Magic Studio

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MAGIC STUDIO

MAGIC STUDIO

Atto unico di Beppe Fasolis

Personaggi

Un uomo

Una donna

Un ragazzo

Una ragazza

Il presentatore

6 ballerini

 (Una sala da ballo in un posto qualunque. Il sipario si apre sulla musica, e sul palcoscenico un certo numero di persone sta ballando. Sbuca il presentatore.)

PRESENTATORE – Buonasera, signore e signori, ragazze e ragazzi, e benvenuti al Magic Studio. Se pensate di essere capitati in una qualunque sala da ballo, non troppo brutta e neppure troppo bella, tanto per passare una serata, devo subito togliervi dalla testa questa idea. Perché il Magic Studio non è un posto come un altro, e il suo stesso nome dovrebbe suggerirvi qualcosa. Magic, magico. Oltre ad offrirvi qualunque genere di musica possiate immaginarvi, dai vecchi motivi della nonna ai più sfrenati balli moderni, il Magic Studio ha infatti una particolarità unica.Quello di essere, appunto, magico. Divertitevi, allora, e non stupitevi se vi succederà qualcosa di strano, dentro di voi, se farete meravigliosi incontri, se vi sentirete bene al punto da non volervene più andare. È la nostra prerogativa. Io non so se tornerete ancora, dopo questa sera, ma sono certo che di questo posto parlerete in giro, con gli amici, i parenti, i conoscenti. Perché in qualche modo, statene certi, il Magic Studio vi resterà nel cuore. Buttatevi sulla pista, ballate, ballate fino allo sfinimento. Noi siamo qui per voi e per vostro divertimento. Mi auguro che la magia della nostra sala tocchi tutti voi, ma se a qualcuno non succedesse, beh, provi a tornare: il Magic Studio non ha mai fallito per due volte consecutive. E adesso divertitevi, vi lascio alla nostra orchestra, alla discoteca e soprattutto nelle mani fidate del nostro… MAGIC STUDIO!!!

(Il presentatore esce. Sulla musica e sul ballo lentamente si spengono le luci. Cessa la musica.)

La stessa sala, molto più tardi. L’orchestra e i camerieri se ne andati. Sono rimaste solo quattro persone. Un uomo e una donna intorno ai quarant’anni, e un ragazzo e una ragazza, intorno ai venti. Sono seduti su quattro sedie, sul proscenio. Il ragazzo e la ragazza, sono uno di fronte all’altra, chinati in avanti, e si tengono le mani. L’uomo e la donna sono seduti l’uno di fianco all’altra, non vicini. Quella dei due mentre ragazzi è una storia appena nata, in quella sala; una storia che sta finendo, o che comunque non ha più risorse. Non hanno nomi, non si chiameranno mai per nome, perché sono personaggi di un sogno infinito, che si ripete e si ripete, come la musica. Tutti i personaggi portano, sul viso e negli abiti, le tracce di una lunga notte passata in quella sala.

RAGAZZO – Non ero mai venuto qui.

RAGAZZA – (Sorridendo.) E io neppure.

RAGAZZO – Credevo che fosse un posto da vecchi, uno di quei posti come se ne trovano in certe periferie…

RAGAZZA – Non è poi tanto diverso.

RAGAZZO – Ma ci vengono anche tanto giovani come noi, e se devo essere sincero mi sono divertito.

RAGAZZA – Sì, è vero. Mi sono divertita anch’io.

RAGAZZO – Anche prima, prima di conoscerti.

UOMO – Mi chiedo perché continuiamo, se ci è rimasto così poco da dirci.

DONNA – (Risentita.) Non mi hai considerato per tutta la serata, per tutta a notte. Perché andiamo a casa ?

UOMO – A quest’ora andare subito o fra un po’ che differenza fa ?

DONNA – Fa la differenza di un po’ di sonno in più.

UOMO – Adesso andiamo.

RAGAZZO – Ti piace molto, la musica ? O è il ballo che ti attira ?

RAGAZZA – La musica, ballare… non è la stessa cosa ?

RAGAZZO – Oh, no! (Poi, come ripensandoci.) O forse sì.

(Ridono entrambi. Lui l’accarezza.)

RAGAZZA – La musica si ascolta, ma se ascoltandola i piedi si muovono da soli e non sai resistere alla voglia di ballare…

RAGAZZO - … diventa la stessa cosa.

RAGAZZA – Appunto.

DONNA – Mi chiedo perché hai voluto venire qui. Non abbiamo ballato neppure una volta. E ci saremo detti quattro parole in tutta la sera.

UOMO – Non lo so. È stata un’idea… Non lo so. Forse volevo soltanto sentire un po’ di musica.

DONNA – E ti pare… (Fa un gesto come per lasciar perdere.)

UOMO – E’ da tanto che non entravamo in una sala da ballo.

(La donna annuisce appena, a se stessa, come ricordando.)

RAGAZZO – Non siamo rimasti in molti.

RAGAZZA – (Guardandosi intorno.) No, sembra proprio di no. Credi che abbiano litigato ?

RAGAZZO – Eh ? (Poi capisce che sta parlando dell’uomo e della donna.) Non so. Mi sembrano tristi, o arrabbiati.

RAGAZZA – Mi dispiace, vorrei che questa notte tutti fossero felici…

RAGAZZO – Sembra impossibile che la felicità sia così a portata di mano… e quasi sempre così lontana da noi.

RAGAZZA – Non mi diventerai triste anche tu ?

RAGAZZO – No, no… non è questa la notte.

RAGAZZA – E’ talmente bello, così…

DONNA – A cosa stai pensando ?

UOMO – (Dopo una lunga pausa.) E’ strano come tanti momenti della nostra vita siano legati ad una musica.

(Si ode una musica, un tango, da principio appena avvertibile. La donna, per la prima volta, si volta verso l’uomo. La musica lentamente cresce.)

UOMO – Momenti belli, perlopiù.

DONNA – Sì.

(La musica è salita. Due ballerini entrano sul fondo del palcoscenico. Accennano a qualche passo di danza. Sono appena visibili. L’uomo si gira a guardarli. La donna guarda l’uomo, poi si gira anch’essa. I ballerini ballano appena un poco, poi escono di nuovo. Resta nell’aria la musica, che poco a poco, molto lentamente, svanisce.

I due ragazzi, intanto, hanno spostato le sedie e ora si trovano fianco a fianco; lei ha messo la testa sulla spalla di lui.)

RAGAZZA – Tu credi alla fortuna ?

RAGAZZO – E me lo chiedi stanotte ? (Poi, per provocarla.) E se ti dicessi di no ?

RAGAZZA – (Allontanandosi di lui, e fingendosi arrabbiata.) Prova !

RAGAZZO – (Ride, abbracciandola di nuovo, poi si fa serio.) Non lo so. Al destino, forse, al fatto che certe cose non possono non capitarci. Ma la fortuna… adesso, adesso sì. Adesso io sono la persona più fortunata del mondo… e la più felice.

(Una pausa.)

RAGAZZA – Mi sei piaciuto subito, appena ti ho visto. C’è qualcosa, in te. Un fondo di tristezza negli occhi, che si avverte appena appena…

RAGAZZO – Anche tu mi sei piaciuta subito. Mi sei sbucata davanti, in quella bolgia, ballando come una scatenata, e io mi sono inchiodato di colpo. Non riuscivo più a toglierti gli occhi di dosso.

(Intanto sta crescendo una musica molto veloce e ritmata.)

RAGAZZA – (Ridendo.) Ti avevo visto prima io. Per questo ti sono sbucata davanti !

RAGAZZO – Tu…

RAGAZZA – Credevi di avermi conquistata al primo sguardo ?

(Scoppiano a ridere, mentre sul fondo della scena si sono accese le luci, e una ballerina si esibisce in un ballo scatenato. La ballerina conclude il ballo, la musica cessa. Si spengono le luci di fondo. Dopo un poco, il ragazzo e la ragazza si alzano, ed escono.)

DONNA – Perché hai voluto venire qui ?

UOMO – (Sta per rispondere evasivamente, poi ci ripensa, fa una pausa.) Perché era tanto che non venivamo in una sala da ballo.

DONNA – L’hai già detto. Solo per questo ?

UOMO – Perché una volta ci andavamo sempre, a ballare…

DONNA – (Guardandolo, e facendo un breve cenno d’assenso.) Neppure tanto tempo fa, in fondo.

UOMO – Neppure tanto tempo fa.

DONNA – E facevamo regolarmente mattino.

UOMO – Già. Proprio come questa volta.

(Debolissimo, si risente il motivo del tango.)

DONNA – Non abbiamo ballato neppure una volta.

UOMO – (Faticosamente.) Il fatto è, che quando sono entrato, ho pensato che era stata un’idea stupida.

DONNA – Stupida ? E perché ?

(L’uomo non risponde, la donna capisce che quello di lui è stato un tentativo di ritornare indietro, o di ricominciare, dal punto in cui la loro storia era cominciata. Da una sala da ballo, appunto.)

DONNA – Era molto diversa.

UOMO – Eh ?

DONNA – La sala in cui ci siamo conosciuti. Era molto diversa.

UOMO – Sì. Un vero buco. E sporca.

DONNA – Non che ci interessasse granché.

UOMO – (Guardandola.) E’ vero.

(Sono rientrati i due ballerini del tango, e nella penombra hanno incominciato a ballare sulla musica ancora bassa. La musica sale. L’uomo e la donna restano in silenzio. I ballerini ballano un poco, portandosi più avanti sulla scena, poi di colpo la musica cessa. I ballerini escono. Rientrando il ragazzo e la ragazza. Ridono.)

RAGAZZO – Non c’è proprio più nessuno, neppure i camerieri.

RAGAZZA – E’ bello così.

(Tornando a sedersi.)

RAGAZZO – Lo sai che questa è l’ora in cui avviene il maggior numero di suicidi ?

RAGAZZA – E perché ?

RAGAZZO – Non lo so. La chiamano “l’ora bianca”, ed è il momento in cui dalla notte si passa al giorno, il momento in cui non è più notte, ma neppure ancora giorno.

RAGAZZA – L’ora branca. Che strana definizione.

RAGAZZO – Sì. Come un foglio sul quale ancora tutto da scrivere. Un momento sospeso.

RAGAZZA – (Cambiando discorso.) Non ho avuto sonno neppure una volta, in tutta la notte.

RAGAZZO – (Premuroso.) Sei stanca ?

RAGAZZA – No, no…o forse sì, ma appena un poco. E poi si sta bene qui. È come se rimanesse la musica nell’aria, come se si respirasse musica.

RAGAZZO -  E’ stupefacente il tuo amore per la musica.

RAGAZZA – Non so se l’amo, ma la sento, dentro, capisci ?

RAGAZZO – Musica di qualunque tipo ?

RAGAZZA – Sì, di qualunque tipo, non faccio differenze.

RAGAZZO – Allora questo è il locale giusto per te.

RAGAZZA – Forse. Non so.

(Si ode, in lento crescendo, una musica.)

DONNA – Che luoghi terribili diventano, questi quando restano vuoti.

UOMO – Per lungo tempo, ho creduto che di notte gli oggetti vivessero. Che le cose quotidiane, quelle che di giorno usiamo, e che sono immobili, di notte, quando dormiamo, prendessero vita.

DONNA – Non me l’hai mai detto.

UOMO – L’avevo dimenticato, credo. Me lo ha ricordato questa pista vuota, che ogni sera sopporta i salti e i movimenti di centinaia di persone. Ha diritto a un po’ di vita sua, no ?

DONNA – Forse sì. A me è il contrasto fra il caos di qualche ora fa e il silenzio di adesso, che mette inquietudine. (Una pausa.) Ma che vivessero, come ?

UOMO – Eh ? Le cose di notte…sai che non ci ho mai pensato ? Non di certo che si mettessero a camminare.

DONNA – E cosa allora ? La TV che si guarda un film, lo specchio che si ammira, la biblioteca che si legge un libro ?

UOMO – Sì, può essere. Oppure si parlano. E gli scricchiolii che si sentono di notte, i rumori secchi e improvvisi, il silenzio anche, sono le loro voci.

(Le luci dietro si accendono, ed cresciuta la musica di un valzer. I ballerini sono entrati in pista e cominciano a ballarlo. I quatto personaggi si voltano simultaneamente. Il ballo termina, cessa la musica, i ballerini escono.)

RAGAZZO – Hai visto ?

DONNA – E’ stato…

RAGAZZA – Sì, mi sembra, ma non sono sicura…

UOMO - …un attimo, ho sentito…ho visto…

RAGAZZA – E’ stato talmente breve…

RAGAZZO – No, non breve ma…

UOMO – Come un sogno.

DONNA – Un sogno.

(Le due coppie si guardano furtivamente, per trovare un riscontro a quanto hanno visto, o credono di avere visto.)

RAGAZZA – Forse questa, è anche l’ora dei sogni.

RAGAZZO – C’è una massima giapponese…

RAGAZZA – (Ridendo.) Oh, no ! Anche il Giappone adesso ?

RAGAZZO - …che dice che la vita non è che un sogno dentro a un sogno.

RAGAZZA – (Improvvisamente seria.) Forse è così. (Si stringe al ragazzo.) Ci torneremo ancora, qui ?

RAGAZZO – Tu cosa dici ?

RAGAZZA – Dico che mi sta bene quello che dici tu.

RAGAZZO – Esagerata !

RAGAZZA – Da un lato, vorrei tornarci sempre, vorrei che questo diventasse l’unico posto quale verremo a ballare.

RAGAZZO – E dall’altro ?

RAGAZZA – Dall’altro, mi piacerebbe anche che non ci tornassimo più. Che restasse il posto della prima volta fra me e te. Della prima volta e basta.

RAGAZZO – Sì. Solo per il nostro inizio…

RAGAZZA – Ne conserveremo sempre un bellissimo ricordo.

DONNA – Hai creduto che tornando in una sala da ballo…

UOMO – Non so. Non so quello che ho creduto. Ti ho detto che appena entrato mi è sembrata un’idea stupida.

DONNA – Ma no. Perché stupida ? Se il presente è difficile, capita di volersi voltare indietro a tempi migliori.

UOMO – Anche se non serve a niente.

DONNA – Succede anche a me. È umano.

UOMO – Non mi sopporto quando mi faccio prendere la mano da queste idee improvvise… come se una serata di musica potesse cambiare qualcosa.

DONNA – (Teneramente.) Ma è stato bello da parte tua.

UOMO – (Dopo una pausa.) Forse, semplicemente, le storie finiscono.

DONNA – Non è così facile. Ci sono sempre dei motivi. Se tu…

UOMO – No, ti prego, non ricominciamo, non questa notte. (Un silenzio.) Ricordi la canzone ?

(In sottofondo si ode un motivo lento. Entrano i ballerini tenendosi per mano, e cominciano a ballare.)

UOMO – La ricordo.

DONNA – Quanto eri impacciato. Forse è per quello, che mi sei piaciuto. Eri impacciato e dolce.

UOMO – Anche tu, in quanto a timidezza…

DONNA – Mi sembra passato un secolo.

UOMO – A volte un secolo, a volte mi sembra ieri. Ecco, vedi. (Si volta a guardare le copie che ballano, anche la donna si volta.) Siamo una di quelle coppie. Ci stiamo raccontando nello spazio di un ballo tutta la nostra vita. (Restano un poco a guardare le copie che ballano.)

DONNA – Hai visto quei due ragazzi ?

UOMO – Certo, anche loro han tirato mattino.

DONNA – Credo che si siano conosciuti ieri sera. Credo che questa sia la loro prima notte insieme. Mi fanno tenerezza.

UOMO – (Guardandoli.) Sì, credo anch’io.

DONNA – Chissà se si dicono le stesse cose che ci siamo detti noi, quella prima sera.

(Intanto le copie hanno terminato il ballo e sono uscite. La musica è cessata.)

RAGAZZA – Hai molti amici ?

RAGAZZO – Beh, sì, abbastanza…

RAGAZZA – Amici, amici,dico. Di quelli che non ti fregano.

RAGAZZO – Di quelli… Sì, qualcuno, credo. Ma come si fa esserne sicuri ?

RAGAZZA – Già. Magari dedichi un sacco di tempo e attenzioni a qualcuno, e alla prima occasione quello ti frega.

RAGAZZO – Capita.

RAGAZZA – E finisci per capire che ti conviene contare solo su te stessa.

RAGAZZO – E tu, hai molti amici ?

RAGAZZA – Conosco un sacco di gente, ma proprio amici… no saprei.

(Un silenzio.)

RAGAZZO – Ho perso un sacco di tempo.

RAGAZZA – (Appoggiata alla spalla di lui, si stava quasi appisolando.) Eh ?

RAGAZZO – Dovevo cercarti prima ?

RAGAZZA – (Ridendo.) E dove mi cercavi ?

RAGAZZO – Ti avrei trovata.

RAGAZZA – (Sempre ridendo.) Potevi mettere un’inserzione: “Ti sto cercando”.

RAGAZZO – E perché no ? Credo che avresti risposto. (Cambiando tono.) Tu pensi che le cose  esistano, quando non ci siamo noi ?

RAGAZZA – (Spostandosi in modo da guardalo in faccia.) Eh ?

RAGAZZO – Sì, quando non ci siamo, quando dormiamo. Credi che le cose abbiano una vita loro propria ?

RAGAZZA – Non saprei. (Lo guarda.) Mi sembri matto !

(Ridono entrambi, si stringono forte.)

RAGAZZO – Io a volte credo di sì. Vado a letto e penso che la casa da quel momento appartiene a loro, alle cose. (Si sorridono.) Mi piace come balli e come ti muovi.

UOMO – Mi piaceva come ballavi, come ti muovevi. A volte preferivo non ballare con te, per restare a guardarti.

DONNA – Ero così provocante ?

UOMO – No, non provocante. Mi sembrava che galleggiassi nell’aria, eri così leggera che un soffio di vento avrebbe potuto portarti via.

DONNA – Oh, sei galante. (Una pausa.) Abbiamo tanti bellissimi ricordi, e tante volte crediamo di averli persi per sempre, vero ?

UOMO – Torneranno, credo. Adesso stanno tornando.

DONNA – Questa notte. Questo mattino. Perché qui pare tutto speciale, diverso.

UOMO – Ho fatto bene, allora, a voler venire.

DONNA – Sì, hai fatto bene.

(Esplode improvvisa la musica di un bolgie e due ballerini si precipitano in scena a ballarlo. Dopo un po’ la musica diminuisce di volume, anche se i ballerini continuano a ballarlo.)

DONNA – Ricordi il nostro primo bolgie ?

UOMO – E come no ? Per poco non ti ammassavo…

(Ridono per la prima volta.)

DONNA – Non per niente è stato il primo e l’ultimo.

UOMO – Non hai più voluto saperne…

DONNA – Eh, no. Rischiare la vita per il ballo, proprio no.

(Un silenzio, si guardano e sorridono appena. Intanto la musica cessa e i ballerini escono.)

UOMO – (Serio adesso.) Tu credo che stia davvero finendo, fra noi ?

DONNA – (Distogliendo lo sguardo, quasi disperata.) Non lo so, non lo so, non so più niente. Non parliamone adesso.

(Intanto la ragazza e il ragazzo hanno continuato a parlottare.)

RAGAZZA – A me va bene anche tutte le sere.

RAGAZZO – Esagerata che sei ! Mica esiste solo il ballo nella vita !

RAGAZZA – Beh…

RAGAZZO – Mamma mia. Davvero vuoi farmi passare il resto della mia vita chiuso in sale da ballo ?

RAGAZZA – Va bene. Ti concedo una sera a settimana per fare altro.

RAGAZZO – Ma come sei magnanima.

RAGAZZA – Solo quando voglio.

RAGAZZO – Può andare. (Un silenzio.) Lo sai perché siamo ancora qui ?

RAGAZZA – Credo di sì. Perché vorremo che questa notte non finisce mai…

RAGAZZO – Sì… perché non finisca, perché si prolunghi in un altro giorno e un’altra notte e un altro giorno ancora…all’infinito.

RAGAZZA – Sarebbe bello. Una notte lunga una vita. (Si sposta, vede l’uomo e la donna che hanno un’aria triste, pensierosa. Diventa triste.)

Capiterà anche noi ?

RAGAZZO – (Dando una breve occhiata ai due.) Come possiamo saperlo ? (Poi, ripensandoci.) Ma no ! Forse loro si sono messi insieme perché non avevano di meglio da fare. Forse è stata una storia sbagliata fin dall’inizio. O non si sono mai capiti, o…

RAGAZZA - …non hanno saputo capire.

RAGAZZO – Appunto.

RAGAZZA – Eppure, per soffrire così, devono essere sul punto di perdere qualcosa di bello.

RAGAZZO – Forse. Ma non possiamo saperlo.

UOMO – (Per spezzare l’atmosfera cupa.) Che buffo. È tutta la notte che siamo insieme e quei due ragazzi, da un pezzo siamo rimasti soltanto noi, e non ci siamo scambiati neppure una parola.

DONNA – Forse siamo troppo lontani, come stati d’animo dico.

UOMO – Potremmo almeno fare conoscenza, scambiare quattro chiacchiere.

DONNA – Ma no, lascia stare. Non chiedono altro che di essere lasciati in pace.

UOMO – Sì, probabilmente. (Prende dalla tasca le sigarette e l’accendino e cerca di accendersi una sigaretta, ma l’accendino non vuol saperne di funzionare.) E se andassi a chiedere del fuoco ?

DONNA – (Sorridendo debolmente.) Quando ti metti in testa una cosa…

UOMO – (Alzandosi.) E’ un segno del destino, no ? (Si avvicina ai due ragazzi.) Mi scusi, ha del fuoco ?

RAGAZZO – No, mi dispiace, non fumo.

UOMO – Oh, non importa. (Un attimo di imbarazzo.) Siamo rimasti solo noi, a quanto pare.

RAGAZZO – Eh, già. E da un bel pezzo.

UOMO – Già. Venite spesso qui ?

RAGAZZO e RAGAZZA – (Quasi contemporaneamente.) E’ la prima volta. (Si guardano e ridono, anche l’uomo e la donna sorridono.)

UOMO – Anche per noi è la prima volta.

RAGAZZA – Andate da altre parti, di solito ?

UOMO – Oh, no. Cioè. È da molto tempo che non entravamo in una sala da ballo.

RAGAZZA – (Istintivamente.) Che peccato.

UOMO – (Sorridendo.) Eh, già. E dire che adoravamo ballare.

RAGAZZO – E allora come mai… (Si trattiene.)

DONNA – (Venendogli in aiuto.) E’ bello questo posto. Magari un po’ troppo caotico… (Si guarda intorno.) … prima, intendevo.

UOMO – Mi piace perché suonano un po’ tutti i generi musicali. Anche quelli che ballavamo noi.

RAGAZZA – Sapete ballare, quindi ?

UOMO – Oh, sì, cioè, prima… adesso mi sarò un poco arrugginito.

RAGAZZO – Beh, succede.

RAGAZZA – Ma il senso della musica resta, non è vero ? Resta dentro.

DONNA – Questo è vero, non passa mai. E ad ogni motivo, anche se non si balla, è come se si fosse in pista. I piedi si muovono da soli.

(Di nuovo, improvvisa, esplode una musica. È un foxtrot, questa volta. Entrano i ballerini. I quattro personaggi si voltano e assistono al ballo, fino alla fine. I ballerini escono.)

UOMO – (Voltandosi verso la donna.) Di nuovo…

RAGAZZA – Hai visto ?

RAGAZZO – Per un momento mi è sembrato…

DONNA – Più di un momento…

RAGAZZA – (Con aria quasi assente.) C’è qualcosa, in questo posto…

UOMO – (Rivolto ai ragazzi.) Avete visto anche voi ?

(I due ragazzi annuiscono. Poi tutti sembrano accettare tacitamente il fatto.)

RAGAZZA – Ma questa sera, ieri sera cioè, avete ballato.

UOMO – No, purtroppo.

RAGAZZO – E’ un peccato venire qui e non ballare.

DONNA – Non ci siamo decisi. Abbiamo rimandato di motivo in motivo., finché non ce ne sono più stati.

UOMO – (Dopo un attimo di imbarazzo per la palese bugia, sorridendo alla donna.) In realtà,avevamo altro a cui pensare.

RAGAZZO – Succede.

DONNA – Vi siete conosciuti qui, questa sera ?

RAGAZZA – (Senza riuscire a trattenere un sorriso luminoso.) Sì.

DONNA – Allora per voi è stata una splendida notte.

RAGAZZA – (Con un po’ d’imbarazzo.) Sì. E…

DONNA – Una di quelle notti che si vorrebbero lunghe una vita intera. (Una pausa.) Chissà. (Guardando l’uomo.) Forse anche la nostra è stata buona. O finirà meglio di come era cominciata.

UOMO – (Imbarazzato.) Beh, grazie lo stesso, per il fuoco, voglio dire. (Torna a sedersi.)

RAGAZZA – Una splendida notte… sono simpatici, i nostri compagni di “viaggio”.

RAGAZZO – Sì. Sono simpatici.

UOMO – (Si siede accanto alla donna e l’osserva a lungo.) Cosa volevi dire ?

DONNA – Non chiedermelo, adesso. Sento così.non pretendere di sapere altro. Ma quando ti sei alzato, e sei andato da loro…non so. Sarà questa atmosfera così strana.

UOMO – Il Magic Studio. Forse questo nome ha davvero una ragione d’essere.

DONNA – (Sorridendo un po’ triste.) E chissà. Ci fosse musica adesso, ti costringerei a ballare, ballare e ballare, fino allo sfinimento. (Si alza, e comincia a danzare da sola, senza musica, mentre tutti la guardano. Poi torna a sedersi.)

UOMO – Adesso, probabilmente, ballerei anch’io.

(I due si fissano un attimo, poi ridono.)

RAGAZZO – Che tipi strani.

RAGAZZA – Io non li trovo strani. Mi piacciono.

RAGAZZO – Ma se neppure li conosci…

RAGAZZA – E cosa significa ? A te, ti conosco ?

(Il ragazzo fa una smorfia. Finge di picchiarla, mentre lei si ripara con le mani e ride.)

DONNA – Sono dolci, vero ?

UOMO – Credo che lo siamo stati anche noi.

DONNA – Oh, sì, ne sono convinta. (Una pausa.) E scommetto che ballavamo meglio di loro.

UOMO – Poco ma sicuro.

DONNA – E il nostro tango…

UOMO – Ricordi che spettacolo ?

(Ricompaiono due ballerini. Inizia il tango a piena luce, questa volta. Nessuno si gira a guardarlo. Il tango termina. I ballerini escono.)

RAGAZZO – Ho in testa il motivo di un tango. Non sapevo neppure di conoscerlo, eppure ce l’ho in testa. Chissà dove l’ho sentito.

RAGAZZA – Capita anche a me, a volte. Magari canto una canzone e mi stupisco di conoscerla.

RAGAZZO – C’è musica ovunque, in casa, fuori, a volte ascoltiamo senza neppure accorgercene.

RAGAZZA – Sì. (Una pausa.) Se ci pensassimo bene, credo che troveremmo una canzone, un ritmo, per ogni momento della nostra vita. Come una sottolineatura. (Si perde per un attimo in qualche pensiero.) Non abbiamo ancora una nostra canzone.

RAGAZZO – Anche se abbiamo ballato per buona parte della notte ?

RAGAZZA – Ti è rimasto impresso qualche motivo, fra quelli che abbiamo ballato ?

RAGAZZO – (Pensandoci.) No, è vero, tanti motivi ma nessuno solo per noi. (Resta in silenzio un attimo, con una domanda che non è sicuro di voler fare.) Hai … hai una canzone per ogni ragazzo che hai conosciuto ?

RAGAZZA – (Scegliendo le parole.) Se ti dicessi di no, sarei bugiarda.

RAGAZZO – (Un po’ sulle sue.) Beh, non c’è mica niente di male.

RAGAZZA – Lo so.

DONNA – Non ti viene, ogni tanto, il desiderio di ricominciare ? (L’uomo la guarda, aspettando che si spieghi.) Sì, tornare indietro. Non per modificare qualcosa di quanto abbiamo vissuto. Proprio ricominciare. Avere di nuovo di fronte un foglio bianco.

UOMO – Non so. L’idea forse, mi attira. Ma non so se ne avrei voglia.

DONNA – Senza propositi, di nessun tipo. Senza nessun “farei, direi, sceglierei”. Non una seconda opportunità, ma qualcosa di completamente nuovo.

UOMO – Non so se ne avrei voglia.

DONNA – (Guardandolo teneramente.) Hai sempre avuto bisogno di certezze, di sicurezze.

UOMO – Lo sai.

DONNA – E in fondo preferisci un oggi difficile, doloroso anche, a un salto nel buio.

UOMO – Credo di sì. Ho qualcosa a cui tengo, che non voglio perdere.

DONNA – Spesso non dipende da quello che vogliamo o non vogliamo.

UOMO – Lo so, lo so. Ma non è facile accettare l’idea di aver costruito qualcosa di bello, giorno dopo giorno, e di aver pensato che fosse qualcosa di solido, duraturo, e scoprire che non era poi quella gran costruzione…

DONNA – Non esiste nulla di immutabile.

UOMO – Ma io non volevo qualcosa di immutabile. Mi bastava qualcosa che potesse resistere nel tempo.

DONNA – Ti voglio bene anche per questo.

UOMO – Qualcosa che il tempo potesse mutare, ma non guastare.

RAGAZZO – Hai avuto molti ragazzi, prima di me ?

RAGAZZA – (Un po’ infastidita dal discorso.) No, non molti.

RAGAZZO – (Cercando di mantenere il discorso su un piano discorsivo, leggero, anche se è chiaro che la cosa lo interessa.) Li hai conosciuti tutti in sale da ballo ?

RAGAZZA – (Con finta noncuranza.) Non tutti.

RAGAZZO – Storie lunghe, o cose di una sera ?

RAGAZZA – Qualche volta storie lunghe, altre volte meno.

RAGAZZO – E li ricordi tutti ?

RAGAZZA – (Il suo tono si fa più duro.) Dovrei pensarci, credo di sì, non so.

RAGAZZO – Ma quelli delle storie più lunghe, li ricordi ?

RAGAZZA – Quelli senz’altro, non ho avuto molte storie.

RAGAZZO – Li hai conosciuti ballando ?

RAGAZZA – Qualcuno sì, qualcuno no.

RAGAZZO – Beh, certo. (Una pausa.) E com’erano ?

RAGAZZA – Com’erano ? (L’irritazione adesso è palese. Sta per esplodere.) Com’erano ?

  

DONNA – Oh, sì, ne sono convinta. (Una pausa.) E scommetto che ballavamo meglio di loro.

UOMO – Poco ma sicuro.

DONNA – E il nostro tango…

UOMO – Ricordi che spettacolo ?

(Ricompaiano due ballerini. Inizia il tango a piena luce, questa volta. Nessuno si gira a guardalo. Il tango termina. I ballerini escono.)

 

RAGAZZO – Ho in testa il motivo di un tango. Non sapevo neppure di conoscerlo, eppure ce l’ho in testa. Chissà dove l’ho sentito ?

RAGAZZA – Capita anche a me, a volte. Magari canto una canzone e mi stupisco di conoscerla.

RAGAZZO – C’è musica ovunque, in casa, fuori, a volte ascoltiamo senza neppure accorgercene.

RAGAZZA – Sì. (Una pausa.) Se ci pensassimo bene, credo che troveremmo una canzone, un ritmo, per ogni momento della nostra vita. Come una sottolineatura. (Si perde por un attimo in qualche pensiero.) Non abbiamo ancora una nostra canzone.

RAGAZZO – Anche se abbiamo ballato per buona parte della notte ?

RAGAZZA – Ti è rimasto impresso qualche motivo, fra quelli che abbiamo ballato ?

RAGAZZO – (Pensandoci.) No, è vero, tanti motivi ma nessuno solo per noi. (Resta in silenzio un attimo, con una domanda che non è sicuro di voler fare.) Hai una canzone per ogni ragazzo che hai conosciuto ?

RAGAZZA – (Scegliendo le parole.) Se ti dicessi di no, sarei bugiarda.

RAGAZZO – (Un po’ sulle sue.) Beh, non c’è mica niente di male.

RAGAZZA – Lo so.

DONNA – Non ti viene, ogni tanto, il desiderio di ricominciare ? (L’uomo la guarda, aspettando che si spieghi.) Sì, tornare indietro. Non per modificare qualcosa di quanto abbiamo vissuto. Proprio ricominciare. Avere di nuovo di fronte un foglio bianco.

UOMO – Non so. L’idea forse, mi attira. Ma non so se ne avrei voglia.

DONNA – Senza propositi, di nessun tipo. Senza nessun “farei, direi, sceglierei”. Non una seconda opportunità, ma qualcosa di completamente nuovo.

UOMO – Non so se ne avrei voglia.

DONNA – (Guardandolo teneramente.) Hai sempre avuto bisogno di certezze, di sicurezze.

UOMO – Lo sai.

DONNA – E in fondo preferisci un oggi difficile, doloroso anche, a un salto nel buio.

UOMO – Credo di sì. Ho qualcosa a cui tengo, che non voglio perdere.

DONNA – Spesso non dipende da quello che vogliamo o non vogliamo.

UOMO – Lo so, lo so. Ma non è facile accettare l’idea di aver costruito qualcosa di bello, giorno dopo giorno, e di aver pensato che fosse qualcosa solido, duraturo, e scoprire che non era poi quella gran costruzione…

DONNA – Ti voglio bene anche per questo.

UOMO – Qualcosa che il tempo potesse mutare, ma non guastare.

 

RAGAZZO – Hai avuto molti ragazzi, prima di me ?

RAGAZZA – (Un po’ infastidita dal discorso.) No, non molti.

RAGAZZO – (Cercando di mantenere il discorso su un piano discorsivo, leggero, anche se è chiaro che la cosa lo interessa.) Li hai conosciuti tutti in sale da ballo ?

RAGAZZA – (Con finta noncuranza.) Non tutti.

RAGAZZO – Storie lunghe, o cose di una sera ?

RAGAZZA – Qualche volta storie lunghe, altre volte meno.

RAGAZZO – E li ricordi tutti ?

RAGAZZA – (Il suo tono si fa più duro.) Dovrei pensarci, credo di sì, non so.

RAGAZZO – Ma quelli delle storie più lunghe, li ricordi.

RAGAZZA – Quelli senz’altro, non ho avuto molte storie.

RAGAZZO – Li hai conosciuti ballando ?

RAGAZZA – Qualcuno sì, e qualcuno no.

RAGAZZO – Beh, certo. (Una pausa.) E com’erano ?

RAGAZZA – Com’erano ? (L’irritazione adesso è palese. Sta per esplodere.) Com’erano ?

RAGAZZO – Sì. Voglio dire…

RAGAZZA – Vuoi il numero esatto ? Vuoi nomi e indirizzi di tutti ? E il posto esatto in cui ho conosciuto ognuno di loro ?

RAGAZZO – Ma no, cosa…

RAGAZZA – E qualche annotazione sulle loro prestazione sessuali ?

RAGAZZO – No, grazie.

(I due discostano le sedie. Poi il ragazzo si alza e va sul fondo della scena. La ragazza resta seduta immobile. L’uomo e la donna hanno seguito la scena.)

UOMO – C’è qualche problema…

DONNA – Quanta emotività, eh ? sono a nervi scoperti, esposti a qualsiasi mutamento d’umore nello spazio di un attimo. Fra qualche minuto tornerà da lei. (Si volta verso di lui, e si accorge che è pensieroso.) A cosa pensi ?

UOMO – Che tornerà fra qualche minuto. Ma anche che il più delle volte non ci accorgiamo di tanti piccoli segnali, e quando te ne accorgi è quasi sempre troppo tardi.

DONNA – Alludi al loro screzio ? Ma è stata una cosa da niente.

UOMO – Il loro screzio mi ci ha fatto pensare. Ho pensato che magari ci sarà una seconda discussione, poi una terza… come un piccolo germe, così piccolo che nessuno ci fa caso. Poi quello cresce, si moltiplica, e quando te ne accorgi è quasi troppo tardi.

DONNA – Parli di noi ?

UOMO – Sì, anche, ma non soltanto di noi. È uguale per tutti.

DONNA – Non so. Forse è un germe, ma preferisco pensare che tante cose diventano inevitabili perché siamo individui, con il nostro carattere, la nostra vita, le nostre paure, le nostre certezze.

UOMO – Forse diciamo la stessa cosa.

DONNA – Probabilmente sì. Sapessi quante volte mi dico avrei dovuto stare più attenta, comportarmi meglio, essere più serena, più dura, più intransigente, più comprensiva. Non possiamo essere troppe cose insieme, no ?

UOMO – (La guarda.) No, certo. Ma forse si dovrebbe imparare a capire per tempo i bisogni degli altri. Abbiamo tutti bisogno di qualcosa.

DONNA - È molto che non parlavamo così.

UOMO – Abbiamo sempre parlato…

DONNA – Così serenamente, voglio dire. Così tranquilli.

UOMO – (Annuisce.) Sei molto bella, stasera.

DONNA – E tu sei galante per la seconda volta. Dovremo tornarci più spesso, qui.

UOMO – Ci torneremo, se vuoi.

(Intanto il ragazzo si è avvicinato alla ragazza, da dietro, e la ha posato le mani sulle spalle. Lei ha un breve sussulto, poi si appoggia a lui.)

RAGAZZO – Mi dispiace. (La ragazza gli fa segno di sedersi. Lui si siede.) Mi dispiace. Non volevo…

RAGAZZA – (Posandogli un dito sulle labbra.) Ssssst. (Poi lo abbraccia forte.)

(Musica. Entrano i ballerini che cominciano a ballare.

I personaggi si voltano verso di loro, li guardano un po’, poi si alzano e muovono qualche passo verso i ballerini. Si fermano. Tornano alle sedie. Adesso che l’atmosfera del Magic Studio è stata accettata, i ballerini entreranno ed usciranno dalla scena, a volte accennando brevi balli.

La musica sale, poi ridiscende. Due ballerini smettono di ballare ed osservano gli altri due. I personaggi sono come assenti, guardano davanti a loro. Ognuno parla senza rivolgersi a nessuno in particolare, i discorsi si accavallano.)

RAGAZZO – Invidiavo gli amici che sapevano ballare, per questo sono andato a una scuola di ballo. Per quasi un anno.

DONNA – Prima mi piacevo soltanto i motivi allegri. Adesso credo di preferire le musiche più tranquille, per sentirmi cullata. Cambiano gli stati d’animo e le prospettive.

UOMO – Erano più intime, una volta, le sale, meno caotiche. Adesso c’è troppo rumore, e troppe luci. Ma dipende dagli stati d’animo.

RAGAZZA – Mio nonno mi ha insegnato a ballare. Ero piccola, piccola, e lui mi prendeva fra le braccia. E io mi arrabbiavo perché volevo essere messa giù, per terra, e volevo che lui mi insegnasse i passi.

RAGAZZO - È la notte più bella della mia vita. La ripenserò prima di dormire, e domattina appena sveglio, mi chiederò se è successo davvero.

UOMO – I sogni finiscono. Le notti come questa si nascondono chissà dove. Sono giorni e giorni ormai, che vivo sballottato da uno stato d’animo all’altro. Speranza … sconforto, tristezza…gioia. Viene voglia di far finta di nulla. Nascondere  la testa in un buco, non pensarci più.

RAGAZZA – Cosa sarà di questa notte… giorno felici, altre notti e altre musiche, altre luci… Non so guardare troppo lontano. Non voglio. Adesso è tutto come… altre volte, ma diverso da ogni altra volta, come ogni nuova volta.

DONNA – Il domani mi precede. È oscuro, sconosciuto, ma non voglio averne paura. Se affronto giorni difficili, è per qualcosa di meglio.

RAGAZZA – Io vorrei…

DONNA – Vorrei…

UOMO – Vorrei…

RAGAZZO – Vorrei…

(La musica è svanita. I ballerini si sono fermati. Due di loro escono. Qualche momento di silenzio.)

RAGAZZA – C’è sempre una musica, in noi, c’è e non ce ne accorgiamo quasi mai. Ci accompagna, è come il respiro, o il battito del cuore. Esiste. Prima, quando te ne sei andato è sceso un silenzio enorme. Non la sentito più, e ho avuto paura.

RAGAZZO – (Che sulle prime non aveva capito il discorso.) Èvero. Ero in fondo alla sala e questo posto per la prima volta mi è sembrato pauroso, opprimente, troppo silenzioso.

RAGAZZA – E adesso non più, vero ?

RAGAZZO – No. Adesso non più.

UOMO – Perché abbiamo smesso di andare a ballare ?

DONNA – (Voltandosi lentamente verso di lui, quasi sorpresa di non trovare una risposta.) Non so.

UOMO – Abbiamo smesso di colpo, da un giorno all’altro. Ma non l’abbiamo deciso, e non è successo niente che ce lo abbia impedito.

DONNA – Forse era l’inizio di un periodo difficile…

(I ballerini escono, dopo poco ne entrano altri due che accennano a qualche passo di ballo. Poi escono, mentre altri due entrano. Tutto durante il discorso.)

UOMO – No, quello è stato dopo.

DONNA – Forse era uno di quei segni. (Pausa.) La musica che veniva meno. L’inizio del silenzio.

UOMO – Sono rimasto per mesi senza ascoltare un disco, una canzone.

DONNA – In certi momenti, ci si allontana proprio dalle cose che più si amano. O sono loro che si allontanano da noi. (Si guardano.)

UOMO – (Lentamente.) O sono loro che si allontanano da noi.

DONNA – Mi sentivo forte. Bastavo a me stessa. E quando non mi bastavo, sapevo che c’eri tu, e mi sentivo forte di questo.

UOMO – Ero lo stesso per me.

DONNA – E adesso… sapessi quanto mi sento debole, insicura. Ci sono momenti in cui vorrei far finta di niente, ripetermi che stiamo scherzando, tornare a sentirmi forte.

UOMO – Stai sbagliando. Non si tratta di far finta di niente, né di cercare la via più facile per non soffrire.

DONNA – E di cosa allora ?

UOMO – Di scoprire se quanto rimarrà di noi, dopo questo periodo, sarà abbastanza forte da sopravvivere. (Una pausa.) Vorrei poter dire che questa notte ha cambiato qualcosa. Anche solo per questa notte.

DONNA – Perché non provi ?

UOMO – Anche solo per questa notte.

(Si abbracciano, ed è un abbraccio quasi disperato. I due ragazzi li guardano, senza sorridere, quasi intimiditi. I ballerini, che sono entrati, usciti, rientrati, sono tutti in scena, fermi a guardare l’uomo e la donna.

I personaggi restano immobili nelle loro posizioni. Sale una musica. Si spengono le luci sui personaggi, si accendono quelle sui ballerini, che ballano. Terminato il ballo, i ballerini escono. Le luci tornano come prima.)

RAGAZZO – (Guardando la ragazza.) Cosa c’è ?

RAGAZZA -  È qualcosa di molto grande.

RAGAZZO – (Incerto.) Forse sarebbe meglio andare.

RAGAZZA – (Lentamente, a se stessa.) E forse lo stanno perdendo.

RAGAZZO – Perché dici così ?

RAGAZZA – Abbracciami.

RAGAZZO – Vuoi che andiamo ? Non voglio vederti triste.

RAGAZZA – Non sono triste. Ho avuto un pensiero, ma non sono riuscita a fissarlo, a capirlo.

RAGAZZO – Per noi tutto comincia da questa notte…

RAGAZZA – (Sorridendogli.) Lo so, lo so. La nostra musica è solo all’inizio.

RAGAZZO – E non finirà tanto presto.

UOMO – C’è un senso, vero ?

DONNA – In cosa ?

UOMO – In questa sala, in quei due ragazzi, in noi.

DONNA – Credo di sì.

UOMO – Qualcosa che abbiamo già visto.

DONNA – E vissuto.

UOMO – Siamo un po’ troppo cresciuti, per poterci illudere che questa notte duri per sempre.

DONNA - È quasi finita…

(Sono sereni, ora. Hanno ritrovato il legame che li ha uniti per tanto tempo, la musica che li ha accompagnati. Non hanno garanzie per il loro futuro, forse qualcosa si è spezzato per sempre. Ma lo accettano perché è nel corso della vita e delle cose. Rientrano i ballerini.)

UOMO – (Guardando i due ragazzi.) Per loro invece può prolungarsi in un nuovo giorno, e in un’altra notte, in un’altra ancora…

DONNA – Hanno molti giorni, davanti a loro, molta musica…

UOMO – Anche un poco della nostra.

(Si ode, dapprima debolissima, una musica.)

DONNA – La senti ?

UOMO – Cosa ?

(La musica molto lentamente sale.)

DONNA – La musica.

UOMO – (Dopo un momento.) Sì, adesso la sento.

(Anche i due ragazzi se ne sono accorti. Alzano il capo, si guardano intorno.)

DONNA – È davvero come la musica. Comincia, s’interrompe, riprende, cresce, diminuisce…

UOMO – E non finisce mai.

DONNA – E non finisce mai.

RAGAZZA – (Come obbedendo a un comando.) Adesso è ora di andare.

UOMO – (A voce alta.) Saremo rimasti chiusi dentro ?

RAGAZZO – No, prima sono arrivato fino all’uscita. La porta è accostata, ma aperta.

UOMO – E non è rimasto nessuno.

RAGAZZO – No.

(La musica cresce piano, piano. I ballerini, che erano rimasti immobili, cominciano a muoversi piano, a passeggiare, ed escono.)

UOMO – Credo che andremo a casa.

RAGAZZO – Stavo per andare anche noi.

UOMO – L’abbiamo bevuta fino in fondo, questa notte.

RAGAZZA – Sì, fino in fondo.

(Adesso tutti sono in piedi.)

UOMO – Siamo contenti di avervi conosciuti, anche se non abbiamo parlato molto, insieme.

RAGAZZA – Avevamo forse tutti qualcosa di più urgente, da vivere. Siamo contenti anche noi, di avervi conosciuti.

DONNA – Tornerete ancora qui ?

RAGAZZO – No, credo di no.

RAGAZZA – Forse è un posto per una notte sola.

DONNA – Sì, lo credo anch’io.

RAGAZZO – Ci incontreremo  magari in qualche altra sala …

UOMO – No, non credo. Credo che non andremo più in altre sale…

RAGAZZO – Mi dispiace.

DONNA – Oh, no. Voi non dovete dispiacervi di nulla di questa notte. (Una pausa.) E neppure noi.

RAGAZZA - È bella questa musica.

DONNA – Sì.

RAGAZZA – L’ho già sentita, e non ricordo dove.

UOMO – Succede sempre così. È una musica che si riconosce e si ricorda, ma chissà dove e quando è stata sentita. Forse non l’abbiamo sentita mai.

RAGAZZA – Forse viene da dentro… da noi.

RAGAZZO – (Dopo un silenzio, durante il quale sono rimasti ad ascoltare la musica.) Allora…

UOMO – Ci fate un favore ?

RAGAZZO – Certo.

UOMO – Ballerete anche per noi ?

RAGAZZA – (Fissandolo seria per un attimo.) Balleremo anche per voi.

(L’uomo e la donna escono dando un’ultima occhiata alla sala. Il ragazzo e la ragazza li guardano uscire. La musica lentamente svanisce…I ragazzi si guardano intorno, poi escono lentamente, abbracciati. Inizia il motivo di un tango. I ballerini entrano in scena e quando la musica prende vigore, cominciamo a ballare. Dopo alcuni giri di ballo, si avvicinano alle quinte e uno per uno recuperano gli attori che si portano al proscenio per ringraziare. La musica finisce. I ballerini si fermano e ringraziano. Riprende la musica. Gli attori escono. I ballerini riprendono a ballare. Si spegne la luce. Si chiude il sipario. Resta la musica.)