Maldamore

Stampa questo copione

MALDAMORE

Terzo classificato al XXX Premio Fondi La Pastora 2004

PERSONAGGI

FRANCESCA

IL PROFESSORE

MATILDE

MARCO

PRIMO QUADRO

Sala-studio del professore. Libreria, piccolo divano, tavolo, sedie, quadri, molti libri, un discreto numero di CD, lettore CD. Sul davanti, a destra, un tavolo per computer, completo di tutto. Due porte: quella d’ingresso a sinistra, l’altra a destra. Marco e il padre sono accanto al tavolo del computer. Marco è un giovane di trentun’anni. Il professore ha sessantatre anni: alto, fisico asciutto, capelli in parte ancora scuri. Curato nell’aspetto e nel vestire, anche se vestirà sempre con semplicità.

MARCO - Che ne dici, papà?

PROFESSORE - Devo abituarmi a questo coso.

MARCO - Una bella novità.

PROFESSORE - Una grossa novità, per me.

MARCO - Tu non vuoi proprio saperne.

PROFESSORE - No. preferisco i libri e, soprattutto, (Prende una cartelletta) preferisco scrivere a mano. (La apre) Guarda, sono quasi un’ottantina di fogli.

MARCO - (Sfogliandoli) Non mi sembrano facili da interpretare. Ce ne sono di correzioni.

PROFESSORE - È per questo che ho bisogno della tua amica. Con lei farò la stesura definitiva.

MARCO - Francesca è molto brava. Vedrai la differenza.

PROFESSORE - Ci credo. Però sono e rimango “all’antica”.

MARCO - Lo so, papà. Non hai nemmeno la macchina per scrivere.

PROFESSORE - Sarebbe inutile. Vogliono il dischetto del mio libro.

MARCO - Perché hai preso un appartamento piccolo?

PROFESSORE - Marco, tu chiami piccola una casa con sala, cucina, camera, bagno. Io, come te, vivo da solo.

MARCO - Non hai nemmeno uno studio.

PROFESSORE - (Indicando la sala) Questo è il mio studio e mi sembra un gran, bello studio. No?

MARCO - Beh, sì.

PROFESSORE - Come mai la tua amica non è venuta con te?

MARCO - Aveva un impegno con la madre. Mi raggiungerà qui.

PROFESSORE - Cos’è?

MARCO - Come?

PROFESSORE - Per te. Cos’è questa ragazza?

MARCO - Papà, mi fai l’interrogatorio?

PROFESSORE - Non fare lo stupido. Voglio solo capire che rapporto hai con lei.

MARCO - Ci conosciamo da un mese. È successo tramite amici comuni, in discoteca.

PROFESSORE - Non dirmi che è una ragazza scatenata.

MARCO - Ma no, papà. Dai, non ti preoccupare, è una normale ragazza moderna.

PROFESSORE - Ti piace?

MARCO - (Sorride) Il terzo grado, mi stai facendo il terzo grado.

PROFESSORE - Ti piace.

MARCO - Se lo dici tu. Siamo usciti insieme tre o quattro volte. (Campanello) È Francesca.

PROFESSORE - Apri tu.

Marco va alla porta mentre il professore dà un’occhiata al computer. Entra Francesca. Capelli scuri, non alta, snella, carina. Indossa pantaloni, giacca, berretto, sciarpa. Francesca vestirà sempre con molto buon gusto.

FRANCESCA - Ciao.

MARCO - Ciao. Francesca, lui è mio papà.

Francesca gli dà la mano.

FRANCESCA - Buongiorno.

PROFESSORE - Buongiorno, signorina. Freddo?

FRANCESCA - Troppo, per essere novembre. (Si sveste)

PROFESSORE - Dia tutto a me.

FRANCESCA - Grazie.

PROFESSORE - Torno subito. (Esce a destra)

MARCO - Sei arrivata bene?

FRANCESCA - Nessun problema, nemmeno per parcheggiare. Quello sarà il mio posto di lavoro.

MARCO - Non certo di papà.

FRANCESCA - Sono un po’ tesa.

MARCO - Ma no. Papà ti metterà subito a tuo agio.

Rientra il professore.

PROFESSORE - Posso offrirle una bevanda calda?

FRANCESCA - Grazie, ma ho appena preso una cioccolata bollente con la mamma.

PROFESSORE - Beh, se lei è pronta, io comincerei a spiegarle qualcosa.

FRANCESCA - Sì.

MARCO - Vi saluto, allora.

FRANCESCA - Vai già via?

MARCO - Mi annoierei e basta.

PROFESSORE - (Ironico) Non gli piace il mio libro.

MARCO - Ma se ne conosco a malapena l’argomento.

PROFESSORE - (C. s.) Figli ingrati.

MARCO - (Mentre si mette il giaccone che era su una sedia) Ciao, papà. Ciao, Francesca, ci sentiamo.

FRANCESCA - Sì, ciao.

PROFESSORE - Ciao.

Marco esce. Francesca guarda tutt’attorno.

PROFESSORE - Non le piace? È la casa di un professore.

FRANCESCA - Mi piace.

PROFESSORE - Lo dice così, per educazione.

FRANCESCA - Perché? (Sorride) È la casa di un professore.

PROFESSORE - Solo. Vivo da solo.

FRANCESCA - Lo so. Le spiace?

PROFESSORE - Per niente. Ora io sto meglio così. (Accenna al tavolo centrale) Si accomodi.

Francesca si siede, mentre il professore prende la cartelletta del suo scritto.

PROFESSORE - Nemmeno un cioccolatino posso offrirle, visto cos’ha bevuto poco fa.

FRANCESCA - Io lo mangerei volentieri.

PROFESSORE - Bene. (Prende una ciotola, contenente cioccolatini e torroncini, da sopra un mobile e la depone davanti a Francesca. Più spostata, mette la cartelletta) Prego.

Francesca prende un cioccolatino, lo scarta e lo mangia, mentre il professore si siede.

FRANCESCA - E lei?

PROFESSORE - (Quasi sentendosi colpevole) Veramente, ne ho appena mangiati tre.

FRANCESCA - Allora io non sarò da meno.

PROFESSORE - E l’acne?

FRANCESCA - Nessuna preoccupazione per i brufoletti, perché ho letto in una rivista medica che l’acne non c’entra nulla con il cioccolato. Inoltre, i prodotti a base di cioccolato contengono sostanze antiossidanti che aiutano a prevenire l’invecchiamento cellulare.

Il professore la fissa, fingendosi sorpreso e offeso. Francesca, quasi subito, si guarda in giro, faticando a trattenere il riso.

FRANCESCA - Ma vale per tutti, anche per me.

PROFESSORE - (Divertito) Facoltà di Medicina?

FRANCESCA - Lingue e Letterature Straniere Moderne. E lei lo sa.

PROFESSORE - È vero.

FRANCESCA - Posso? (Allunga la mano verso la ciotola)

PROFESSORE - Quanti ne vuole. Come è messa con gli esami?

FRANCESCA - Terribilmente indietro. Marco le avrà detto. (Mangia il cioccolatino)

PROFESSORE - Non molto in realtà.

FRANCESCA - Due anni fa è morto mio padre. È cambiato tutto, anche economicamente. E allora mi sono impiegata part-time in un'azienda. Chissà a quando la laurea.

PROFESSORE - Sua madre deve essere giovane.

FRANCESCA - La vuole conoscere?

PROFESSORE - È meglio che prenda un altro cioccolatino.

FRANCESCA - Mi scusi, sono stata sfacciata.

PROFESSORE - Oggi, voi siete fatti così. Che cosa sa di me?

FRANCESCA - Niente. Poco. Qualcosa. Mi racconti di lei. (Sorride) Mentre parla, io mangio. (Prende un dolcetto)

PROFESSORE - Paura di ingrassare?

FRANCESCA - Assolutamente no. Ottimo questo imbevuto di rhum. Allora, professore?

PROFESSORE - Sto cercando di capire se lei mi sta prendendo in giro.

FRANCESCA - Perché dovrei? (Maliziosa) Sono solo curiosa.

PROFESSORE - Come tutte le donne.

FRANCESCA - Esatto. Come ogni femmina che si trovi insieme a un maschio sconosciuto.

PROFESSORE - (Sorride) Lei si sta prendendo gioco di me.

FRANCESCA - La verità è che mi comporto così perché mi sento imbarazzata dalla sua presenza. Faccio la disinvolta, ma non lo sono, mi creda.

PROFESSORE - Facciamo così. Soddisferò la sua curiosità una delle prossime volte. Adesso parliamo del suo lavoro.

FRANCESCA - Benissimo.

PROFESSORE - Aspetto economico: qual'è il suo compenso?

FRANCESCA - Non saprei.

PROFESSORE - Signorina, me lo deve dire lei quanto vale ogni ora del suo lavoro.

FRANCESCA - Beh, possiamo fare l'equivalente dell'importo orario che percepisco in azienda.

PROFESSORE - Se va bene per lei, io concordo. Con una variante però: un premio a lavoro concluso, se lo meriterà.

FRANCESCA - (Scherzosa) Consideri il premio già mio.

PROFESSORE - Ha una buona considerazione di sé.

FRANCESCA - (C. s.) Mi conosco bene. L'avrà anche lei.

PROFESSORE - Dipenderà da lei.

FRANCESCA - Non la deluderò, professore.

PROFESSORE - Parliamo del libro.

FRANCESCA - Che libro è?

PROFESSORE - Un libro sulla vita.

FRANCESCA - (Finta delusa) E io che speravo in un romanzo d'amore.

PROFESSORE - (Che sta al gioco) Magari il prossimo. Un bel romanzone sentimentale. Mai porre limiti.

FRANCESCA - Quanto libri ha scritto?

PROFESSORE - Questo è il primo.

FRANCESCA - Ma di che vita parla?

PROFESSORE - Della vita in generale, vista attraverso la mia esperienza di insegnante di Storia e Filosofia in un liceo classico, per un'intera esistenza.

FRANCESCA - Professore, mi scusi, ma chissà che “mattonata”.

PROFESSORE - Speriamo di no.

FRANCESCA - E chi lo pubblica?

PROFESSORE - Un amico editore. Gli ho letto alcune pagine e gli sono piaciute molto.

FRANCESCA - E s'intitola?

PROFESSORE - “Il fiume”.

FRANCESCA - “Il fiume”?

PROFESSORE - Io ho visto passare davanti a me centinaia, migliaia di giovani. Tutti sempre giovani, ma tutti diversi. E se ti metti a guardare lo scorrere di un fiume, l'acqua che passa è sempre acqua, ma quella che vedi non è mai l'acqua di prima. (Francesca tace, colpita dalle parole del professore) Tutto bene, signorina?

FRANCESCA - Sì, sì, molto bene.

PROFESSORE - (Prende la cartelletta) Ho già scritto circa ottanta pagine. (La apre davanti a Francesca, che guarda) Lei avrà bisogno di me.

FRANCESCA - Senz'altro, visto come scrive.

PROFESSORE - Lo dica, lo dica che scrivo male.

FRANCESCA - (Guardandolo, sbarazzina) Lei scrive proprio male. (Sorride) Non si preoccupi, il mio capo scrive cinese.

PROFESSORE - Cinese?

FRANCESCA - Nel senso che scrive peggio di lei, ma io capisco quasi tutte le sue parole.

PROFESSORE - Quindi ci sono buone speranze.

FRANCESCA - Certo. Sarà solo questione di tempo.

PROFESSORE - Due ore al giorno per due giorni alla settimana?

FRANCESCA - Sì. E quando?

PROFESSORE - Decida lei.

FRANCESCA - (Pensa qualche attimo) Martedì e giovedì, dalle quattro alle sei.

PROFESSORE - Perfetto. Cominciamo subito?

FRANCESCA - Sono pronta.

PROFESSORE - (Alzandosi, imitato da Francesca) Andiamo ad affrontare quel “coso”.

FRANCESCA - Quel “coso” si chiama computer e, vedrà, che fra un po' le sarà simpatico.

PROFESSORE - Non credo. Io sono “all'antica”. (Vanno al computer)

FRANCESCA - Già, lei è antiquato.

PROFESSORE - È diverso, Francesca. Antiquato non significa “all'antica”.

FRANCESCA - Allora, da “professore” mi spiegherà la differenza.

PROFESSORE - Chissà perché, ma mi sento preso in giro. (Francesca ride)

Buio.

SECONDO QUADRO

La settimana successiva. Francesca sta osservando un quadro. Entra da destra il professore.

PROFESSORE - Le piace?

FRANCESCA - Da matti. È troppo bello.

PROFESSORE - “Papaveri” di Monet. Logicamente è solo una stampa. L'originale vale un patrimonio.

FRANCESCA - Mi vedevo lì, in mezzo a quella cascata di papaveri.

PROFESSORE - Con l'ombrellino da sole, come una gentile signora di fine 800.

FRANCESCA - A passeggio nella natura, sotto un cielo pulito.

PROFESSORE - Li conosce?

FRANCESCA - Chi?

PROFESSORE - Gli impressionisti. Monet è un impressionista.

FRANCESCA - No. solo di nome.

PROFESSORE - Mi hanno conquistato quando vidi i loro quadri a Parigi. Quei colori, quelle luci mi continuano a dare sensazioni, emozioni. Ti prendono l'anima. Immagini che, quando guardi, ti coinvolgono intensamente.

FRANCESCA - Nei quadri, a me piace soprattutto il giallo.

PROFESSORE - Allora van Gogh è il pittore per lei.

FRANCESCA - Perché?

PROFESSORE - Il giallo è il colore fondamentale di un periodo di van Gogh: un giallo solare che negli interni, negli sfondi e nella serie dei “Girasoli” tocca intensità d'arancio e assume tutte le gradazioni possibili.

FRANCESCA - Sono i fiori che preferisco.

PROFESSORE - Le piacciono i fiori?

FRANCESCA - Moltissimo.

PROFESSORE - È stata a Parigi?

FRANCESCA - No.

PROFESSORE - Quando ci andrà, si ricordi di visitare assolutamente la mostra permanente degli impressionisti. Ne verrà rapita.

FRANCESCA - Lei dice che ci andrò a Parigi?

PROFESSORE - Parigi va vista. È una città unica, imperdibile.

FRANCESCA - Ci è stato con sua moglie?

PROFESSORE - Sì. Giulia, la prima moglie.

Il professore si sente osservato da Francesca.

FRANCESCA - Io sto aspettando.

PROFESSORE - (Sorride) Debbo parlarne.

FRANCESCA - Certo. Me l'aveva promesso sin dal primo giorno.

PROFESSORE - Giulia è stata il mio vero amore. Mi ha dato Marco. Mi ha amato.

FRANCESCA - Siete stati bene, insieme?

PROFESSORE - Sì. Sino al suo ultimo giorno di vita, cinque anni fa.

FRANCESCA - Un'unione felice.

PROFESSORE - Un'unione serena. Ci siamo dati tutto quanto potevamo. (Pausa) Lei mi sta ancora fissando. Non mi lascia scampo.

FRANCESCA - E poi? Deve continuare, professore.

PROFESSORE - Poi, Matilde.

FRANCESCA - La sua seconda moglie.

PROFESSORE - La mia, purtroppo, seconda moglie.

FRANCESCA - Già ex moglie.

PROFESSORE - Separazione, fortunatamente consensuale, avvenuta quasi tre mesi fa, a settembre. E lo sa la curiosa coincidenza? Il giudice aveva fissato l'udienza proprio il giorno in cui compivo sessantatre anni.

FRANCESCA - Doppia festa!

PROFESSORE - (Sorride) Beh, non esageriamo. Una separazione, anche se liberatoria, rappresenta sempre un fallimento.

FRANCESCA - Lei e Matilde sposati per anni?

PROFESSORE - Tre. Tre anni. Come ho fatto? come ho fatto?

FRANCESCA - (Impertinente) A resistere?

PROFESSORE - Sì, a resistere. Eppure sono riuscito a vivere tre anni con Matilde, il maresciallo. (Francesca scoppia a ridere) Rida, rida. Volevo vedere lei al mio posto.

FRANCESCA - Beh, se un maresciallo è carino, io posso anche starci insieme volentieri.

PROFESSORE - Sì, sì, Francesca. Era un'amica di Giulia; la conoscevo superficialmente. Per più di un anno non cambiò nulla. Poi cominciammo a frequentarci e quindi decisi di riposarmi. Mi sembrava di trovarmi bene con lei o forse io avevo bisogno di una compagna. Anche Marco era contento. Io e Marco vendemmo la casa dove avevamo vissuto con Giulia. Lui si comprò un monolocale. La casa di Matilde divenne la nostra casa. Lei è una donna matura, senza grossi difetti. Così credevo.

FRANCESCA - E invece?

PROFESSORE - Invece, il lato peggiore del suo carattere, che mi aveva nascosto...

FRANCESCA - (Lo interrompe) Eh, le donne...

PROFESSORE - Stia zitta, impertinente. La sua vera natura è balzata fuori, poco dopo il lieto connubio. Matilde è una donna aggressiva, autoritaria.

FRANCESCA - Un maresciallo.

PROFESSORE - Già. Un maresciallo. (Pausa) E lei, Francesca, che è una donna...

FRANCESCA - Ah, sì, io sono una donna, donna.

PROFESSORE - Ancora mi interrompe? Lei sa che l'uomo, nel senso di maschio, sul pianeta Terra vive una volta sola. Giusto?

FRANCESCA - (Un po' sorpresa) Sì, ma anche la donna vive...

PROFESSORE - (È lui a interromperla) In questo momento sto parlando dell'uomo. E stia attenta, che devo farle una domanda.

FRANCESCA - (Mettendosi sull'attenti) Sono pronta!

PROFESSORE - Zitta! Visto che l'uomo vive una sola volta, perché deve sprecare la vita, l'unica vita, accanto a una donna aggressiva? (Francesca lo guarda, stupita) Forza, mi trovi un motivo che possa giustificare la scelta di un maschio di stare con una femmina autoritaria.

FRANCESCA - Professore, io non sono né aggressiva né autoritaria né tanto meno sono un maschio. Quella domanda la faccia a se stesso.

PROFESSORE - L'ho fatto. E non ho trovato alcun valido motivo.

FRANCESCA - Conclusione: matrimonio finito.

PROFESSORE - Fortunatamente ci siamo lasciati bene e siamo rimasti in buoni rapporti. E questa, da poco, è la mia nuova casa. (Pausa) Soddisfatta?

FRANCESCA - Sì. Domenica vado a sciare.

PROFESSORE - È brava?

FRANCESCA - No. Riesco a stare in piedi. Mi piace la montagna innevata.

PROFESSORE - Io la preferisco d'estate. Amo passeggiare tra il verde dei monti. Stia attenta a non cadere.

FRANCESCA - Ha paura che mi rompa un braccio?

PROFESSORE - Già. Poi chi lo fa il lavoro?

FRANCESCA - Io detto e lei batte sulla tastiera.

PROFESSORE - No, Francesca, quello è compito suo.

FRANCESCA - Questo computer proprio non lo digerisce. (Il professore sorride) Scappo. Un favore: ha un libro sugli impressionisti?

PROFESSORE - Più di uno. (Va alla libreria) Le do questo che parla del movimento e riporta delle foto a colori dei loro quadri.

FRANCESCA - (Lo prende) Lei è molto geloso dei suoi libri.

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - E si fida a prestarmelo?

PROFESSORE - Sono nelle sue mani.

FRANCESCA - Glielo riporterò tutto spiegazzato.

PROFESSORE - Ci provi.

FRANCESCA - Ammesso che glielo riporti.

PROFESSORE - Cosa? (Francesca ride)

Buio.

TERZO QUADRO

Dodici giorni dopo. Francesca sta scrivendo al computer. Campanello. Si alza e va ad aprire. Entra Matilde, ben curata, capelli tinti. Ha cinquantotto anni.

FRANCESCA - Buongiorno. Lei è la signora Matilde.

MATILDE - Sì. E lei?

FRANCESCA - Io sono Francesca.

MATILDE - Ho capito. Carlo è di là?

FRANCESCA - Il professore non c'è.

MATILDE - (Meravigliata) Non c'è? E lei com'è entrata?

FRANCESCA - Con una copia delle chiavi di casa. Me le ha date il professore.

MATILDE - (C. s.) Ah. Tornerà presto?

FRANCESCA - Credo. Mi ha telefonato dicendomi che era dal meccanico.

Silenzio.

FRANCESCA - Perché non si accomoda e lo aspetta?

MATILDE - Come va il suo lavoro?

FRANCESCA - Procede abbastanza bene. Ormai capisco quasi tutta la scrittura del professore.

MATILDE - Non è delle migliori.

FRANCESCA - Sì.

MATILDE - Le piace il libro?

FRANCESCA - Sinceramente, all'inizio ero titubante, ma ora devo riconoscere che il professore sa scrivere e, soprattutto, che quelle pagine sono intrise della sua cultura, della sua intelligenza e della sua capacità di scandagliare l'animo umano.

MATILDE - Carlo è sempre stato un uomo superiore alla media.

FRANCESCA - Già. Le posso offrire qualcosa?

MATILDE - (Stizzita) Sembra la padrona di casa.

FRANCESCA - No. Però sono tre settimane che vengo qua e mi so muovere.

MATILDE - Vedo.

Silenzio. Entra il professore.

PROFESSORE - Ciao, Matilde. Buongiorno, Francesca.

MATILDE - Ciao, Carlo.

FRANCESCA - Buongiorno, professore.

PROFESSORE - Bene, vedo che vi siete già conosciute.

FRANCESCA - La macchina?

PROFESSORE - A posto. (Si toglie cappotto e sciarpa)

MATILDE - Ti ho fatto una visita per un saluto.

FRANCESCA - Dia a me, professore, così vado a bere un po' d'acqua.

PROFESSORE - Grazie. (Francesca prende cappotto e sciarpa ed esce) Siediti.

MATILDE - No, solo un minuto. Stai bene?

PROFESSORE - Sì. E tu?

MATILDE - Molto bene.

PROFESSORE - Che ne dici di Francesca?

MATILDE - Lo sai che non è più la fidanzata di Marco?

PROFESSORE - Perché? Era la sua fidanzata?

MATILDE - Beh, la sua ragazza. Si frequentavano da...

PROFESSORE - Da pochissimo, da quanto mi risulta. E tu, come lo sai?

MATILDE - Ho chiamato Marco per salutarlo e mi ha detto che Francesca, la tua collaboratrice, non esce più con lui.

PROFESSORE - (Indifferente) Si capisce che Marco non è il suo tipo.

MATILDE - Dici?

PROFESSORE - Succede.

MATILDE - Tutto qua? Non ti dispiace?

PROFESSORE - Cosa vuoi? Che mi occupi della vita sentimentale di Marco?

MATILDE - È tuo figlio.

PROFESSORE - Sì, ma è un uomo di trentun anni, libero, indipendente.

MATILDE - Lei non ti ha detto niente?

PROFESSORE - No. Le piacerà qualcun altro.

MATILDE - Ah, certo, niente di più facile, vero?

PROFESSORE - Ma di cosa stiamo parlando? Perché ti preoccupi degli amori di Marco?

MATILDE - Ti lascio.

Rientra Francesca.

FRANCESCA - Io riprendo il mio lavoro, se non le dispiace.

MATILDE - (Dura) Tanto io tolgo il disturbo. Ciao, Carlo. Buongiorno, signorina.

FRANCESCA - Buongiorno.

PROFESSORE - Ciao.

Matilde esce. Francesca batte i tacchi e fa il saluto militare.

PROFESSORE - (Serio, ma non troppo) Francesca!

Francesca scoppia a ridere. Anche il professore è costretto a imitarla.

FRANCESCA - Che maresciallo!

PROFESSORE - Mi ha detto che non vede più Marco.

FRANCESCA - È venuta a spiarci. Sì, è vero.

PROFESSORE - Ha bisogno di interpretare qualche mia parola?

FRANCESCA - Non mi chiede il perché?

PROFESSORE - Sono cose sue. Non è tenuta a raccontarmele.

FRANCESCA - Niente di particolare. Non mi andava più di uscire con lui.

PROFESSORE - Normale, direi.

FRANCESCA - Dove va domani sera? (Il professore la guarda un po' stupito) Ho visto un suo appunto.

PROFESSORE - A vedere la “Turandot” di Puccini. Ho prenotato un posto. (Francesca assume l'aria imbronciata) Cosa c'è Francesca?

FRANCESCA - Poteva dirmelo.

PROFESSORE - Perché?

FRANCESCA - Sarei venuta anch'io.

PROFESSORE - Tu? All'opera?

FRANCESCA - Perché? non posso?

PROFESSORE - Ma non ti piace, non ci sei mai stata.

FRANCESCA - E lei come fa a saperlo? Mai ci andrò, mai capirò se mi piacerà.

PROFESSORE - (Preso in contropiede) Beh... sì... io...

FRANCESCA - Ha vergogna a portarmi con sé?

PROFESSORE - Vergogna? ma cosa stai dicendo?

FRANCESCA - Se non mi vuole...

PROFESSORE - Ma certo che voglio. Sai cosa faccio? ritelefono e prenoto due posti.

FRANCESCA - (Sorridente) Vicini. Il mio lo pago io.

PROFESSORE - Non essere stupida, Francesca.

FRANCESCA - (Lo guarda furbescamente) Professore, mi sta dando del “tu”.

PROFESSORE - Scusa.

FRANCESCA - Era ora. Così mi piace.

PROFESSORE - Allora questo vale anche per te nei miei confronti.

FRANCESCA - Grazie, professore.

PROFESSORE - Francesca, io ho un nome.

FRANCESCA - Mi piace chiamarti “professore”. Dai, me lo permetti?

PROFESSORE - Come vuoi.

FRANCESCA - Giovedì è il mio compleanno.

PROFESSORE - Dopodomani?

FRANCESCA - Sì. Venticinque anni.

PROFESSORE - Quindi giovedì non verrai.

FRANCESCA - (Delusa) Perché?

PROFESSORE - È il tuo compleanno. Lo festeggerai in discoteca.

FRANCESCA - Professore, io, in discoteca, ci vado quattro, cinque volte all'anno. E non certamente di giovedì.

PROFESSORE - E dove lo festeggerai?

FRANCESCA - (Lo fissa, con un leggero sorriso) Qui.

PROFESSORE - (Stupito) Qui? In casa mia?

FRANCESCA - Però, se non mi vuoi...

PROFESSORE - No... sì... ma...

FRANCESCA - Vengo da sola.

PROFESSORE - (Ancora sorpreso) Sì... e... come ci organizziamo?

FRANCESCA - Non preoccuparti. Ho già fatto io un bel programmino.

PROFESSORE - Ah, hai già predisposto tutto, ancora prima che...

FRANCESCA - (Interrompendolo) Professore, le serate di festa vanno studiate in tempo. Ascolta bene. (Il professore rimane immobile, attento) Giovedì pomeriggio io non lavoro. Arriverò verso le sette. A parte qualche stuzzichino, si prepara un solo piatto. La mamma mi consiglierà quale ricetta fare.

PROFESSORE - Io so cucinare solo cose semplici.

FRANCESCA - Nessun timore. Lo facciamo insieme. Io me la cavo ai fornelli.

PROFESSORE - (Scherzoso) Ah, beh, allora.

FRANCESCA - Vedrai, vedrai. Alla spesa ci pensi tu. Ti telefonerò per la lista. E non è finita, perché io porterò da casa uno splendido tiramisù che farò con le mie manine. Sono sicura che sarà il migliore tiramisù della tua vita.

PROFESSORE - (C. s.) Io sono come San Tommaso.

FRANCESCA - Il vino.

PROFESSORE - Ti piace, il vino?

FRANCESCA - Sì. Mi raccomando, che sia ottimo.

PROFESSORE - Basta così?

FRANCESCA - (Ride) Andiamo al computer.

PROFESSORE - (Quasi preoccupato) Hai bisogno?

FRANCESCA - Ho cambiato l'ultima parte di una pagina.

PROFESSORE - No! un'altra volta!

FRANCESCA - Non mi piaceva.

PROFESSORE - (Scuote il capo) Tu stai distruggendo il mio capolavoro.

FRANCESCA - Ma dai, professore, se non ci fossi io.

PROFESSORE - (C. s.) Con tutto l'impegno che...

FRANCESCA - (Mostrandogli un foglio) Queste frasi non vanno bene.

PROFESSORE - Ma come...

FRANCESCA - Guarda la differenza tra quanto ho scritto a video e la tua pagina. Meglio le mie variazioni. Leggi.

PROFESSORE - (Rassegnato) Sì, leggo.

Buio.

QUARTO QUADRO

Francesca e il professore sono seduti al tavolo. Sono alla fine della cena. Sopra la tovaglia sono rimasti i bicchieri e la bottiglia di vino. Stanno entrambi mangiando l'ultimo boccone di tiramisù. Francesca è ben vestita: gonna lunga, camicetta e due pendenti mai messi. Il professore porta un maglioncino sopra la camicia. Finiscono, in silenzio, il dolce.

FRANCESCA - (Lo guarda) Ora che l'hai finito, mi dici com'era?

PROFESSORE - (Incerto) Mah... devo essere sincero?

FRANCESCA - Sincerissimo.

PROFESSORE - Beh, direi troppo acquoso.

FRANCESCA - (Sgrana gli occhi) Acquoso?!

PROFESSORE - E non solo: a un certo punto l'ho sentito molto... stopposo. (Francesca si imbroncia) Quindi il sapore... come dire... noioso, sì, noioso.

Francesca sta in silenzio, con gli occhi bassi. Il professore la guarda, trattenendo a fatica il riso; fa per sfiorarle il mento, ma Francesca si ritrae.

PROFESSORE - Me ne dai ancora un po'?

FRANCESCA - Ma se non ti piace il mio “schifo”.

PROFESSORE - (Ride) È ottimo, Francesca, una vera bontà.

FRANCESCA - (Lieve sorriso) Mi sono impegnata al massimo. È forse il migliore di sempre.

PROFESSORE - Non ne ho mai mangiato uno così buono. Sei brava.

FRANCESCA - (Contenta) Vado a prenderlo.

PROFESSORE - Aspetta. Prima il brindisi.

FRANCESCA - Sì.

PROFESSORE - Stai bene con quei pendenti.

FRANCESCA - (Scherzosa) Io sto bene con tutti gli orecchini.

PROFESSORE - Ah, certo, una come te. Questi mi piacciono.

FRANCESCA - Bigiotteria, professore.

PROFESSORE - Io amo la bellezza. Mi piacciono le cose belle.

FRANCESCA - L'avevo capito, professore.

PROFESSORE - Hanno detto che “la bellezza salverà il mondo”. Non so se sarà vero, ma se tu riesci a scoprire, a gustare “il bello”, salverai te stesso.

FRANCESCA - Io ho trovato bellissimo preparare insieme, spalla a spalla, il nostro piatto, di là in cucina.

PROFESSORE - Anche la bellezza delle piccole cose è nutrimento per il proprio spirito.

FRANCESCA - (Sorride) anche se noi abbiamo, soprattutto, pensato a nutrire il corpo.

PROFESSORE - (Sorride) Già. In cucina regnavano le mie donne e per me è stata un'esperienza nuova, una “bella” esperienza.

FRANCESCA - Sebbene il risultato finale non sia stato esaltante.

PROFESSORE - Meglio il tuo tiramisù.

FRANCESCA - Mi porterai ancora all'opera?

PROFESSORE - Se vuoi? Ma lo vuoi?

FRANCESCA - Te l'ho detto: lo spettacolo mi ha coinvolto. Non posso dire altrettanto del tipo di musica. Mi piacerebbe riprovarci con l'Aida.

PROFESSORE - E il teatro?

FRANCESCA - Quasi niente. Qualcosa alla superiori.

PROFESSORE - Se ti va, andiamo a teatro.

FRANCESCA - Sì, che mi va. Mi porterai a una commedia “pesante”?

PROFESSORE - Sceglierò uno spettacolo leggero, per divertirci.

FRANCESCA - Benissimo.

PROFESSORE - Perché proprio l'Aida?

FRANCESCA - Perché è ambientata nell'antico Egitto. Quattro anni fa, ho fatto un viaggio in Egitto con i miei genitori. È stata un'esperienza indimenticabile. Sono rimasta incantata da quel mondo di migliaia di anni fa.

PROFESSORE - Una grande civiltà.

FRANCESCA - Sapessi quanti libri ho sull'argomento. Tu, invece?

PROFESSORE - Li conosco gli Antichi Egizi, visto che insegnavo Storia. Certamente non come te.

FRANCESCA - Tornerei subito in Egitto.

PROFESSORE - Quanto hai preso alla maturità?

FRANCESCA - Non fare il professore.

PROFESSORE - Tu mi chiami “professore”.

FRANCESCA - Uffa.

PROFESSORE - Allora?

FRANCESCA - Sessantasette.

PROFESSORE - Un po' scarsina come valutazione, signorina Francesca.

FRANCESCA - La maturità l'ho avuta.

PROFESSORE - (Divertito) Sei sicura di questa “maturità”?

FRANCESCA - (Risponde con una smorfia) Quando brindiamo ai miei anni?

PROFESSORE - Subito. (Guarda l'orologio) Anche perché è tardi per te.

FRANCESCA - No.

PROFESSORE - Sì. Sono già le dieci passate. E non mi va di vederti in giro da sola per Milano, in questa fredda serata invernale.

FRANCESCA - Sei come la mamma.

PROFESSORE - (Alzandosi) Avvertila che tornerai tra mezz'ora. Vado a prendere lo spumante.

FRANCESCA - (Prende il suo cellulare, mentre il professore esce) Ciao... sì, tutto bene... no, sono ancora qui... un'oretta... stai tranquilla... ciao, ciao. (Chiude la comunicazione)

Entra il professore con la bottiglia e due flutes che mette sul tavolo. Francesca si alza.

PROFESSORE - Scusa, torno subito. (Esce di nuovo)

FRANCESCA - Io comincio a togliere carta e gabbietta. (Esegue)

Rientra il professore che tiene una mano dietro la schiena, nascondendo un mazzo di violette.

FRANCESCA - Bravo, professore, uno dei migliori spumanti italiani.

PROFESSORE - Il meglio per i tuoi venticinque anni.

FRANCESCA - Hai perso un braccio?

PROFESSORE - Soltanto questo. (Le mostra i fiori)

FRANCESCA - (Prendendoli, gioiosa) Che belli! (Li annusa) Che profumo.

PROFESSORE - Un piccolissimo pensiero.

FRANCESCA - Grazie. Bacetti. (Si baciano su una guancia) Anche di qua. (Si baciano sull'altra guancia)

PROFESSORE - Brindisi!

FRANCESCA - Brindisi! Brindisi!

PROFESSORE - Apro io. (Prende la bottiglia)

FRANCESCA - Non farla scoppiare. Sai come si fa?

PROFESSORE - Sono domande da fare?

Il professore stappa la bottiglia, senza botto, mentre Francesca mette i fiori sul tavolo e prende i due bicchieri.

PROFESSORE - Fatto!

FRANCESCA - Bravo, professore.

Il professore versa lo spumante, quindi depone la bottiglia sul tavolo. Francesca gli passa un bicchiere. Li fanno tintinnare. Si guardano.

PROFESSORE - Ai tuoi splendidi venticinque anni.

FRANCESCA - A questo compleanno così unico e speciale.

Bevono.

PROFESSORE - Buon compleanno, Francesca.

FRANCESCA - Grazie, mio professore.

Bevono.

PROFESSORE - E ora: secondo giro di tiramisù.

FRANCESCA - (Ride) Com'è goloso il mio professore.

PROFESSORE - (Ride) Di un dolce da leggenda, sì.

FRANCESCA - (C. s.) Ma non era acquoso, stopposo e noioso?

PROFESSORE - (C. s.) Ah, sì? Non mi ricordo. (Ridono)

Buio.

QUINTO QUADRO

Manca un'ora alla mezzanotte del 31 dicembre. Squilla il telefono. Il professore entra e va a rispondere. Indossa una veste da camera.

PROFESSORE - Pronto... ciao, come stai?... io, bene... sì, non mi muovo... starò in compagnia dei botti... sì, se vuoi... certo, mi fa piacere... sì... ciao. (Depone la cornetta, rimanendo qualche attimo perplesso. Campanello. Guarda, meravigliato, la porta di ingresso) Ma... manca un'ora al nuovo anno... chi mai può essere? (Va alla porta) Chi è?

FRANCESCA - Sono io.

PROFESSORE - Francesca?! (Apre)

Entra Francesca. Ben truccata, nuova pettinatura, orecchini, borsetta, sciarpa e cappotto lungo.

FRANCESCA - Sorpresa!

PROFESSORE - Ma potevi avvertirmi.

FRANCESCA - (Allegra) Te l'ho detto: sorpresa!

PROFESSORE - Ma... sono vestito così...

FRANCESCA - (Guardandolo, divertita) Beh? che c'è? Un bell'abito da sera, direi. No?

PROFESSORE - (Osservandosi) Indubbiamente.

Francesca depone la borsetta sul tavolo e si toglie sciarpa e cappotto, mettendoli su una sedia. Indossa uno stupendo abito lungo da sera. Intorno al collo una lucente collana.

FRANCESCA - E il mio, ti piace?

In professore, quasi incantato, non riesce a parlare. Francesca fa un giro su se stessa.

FRANCESCA - Devi vedere anche la parte dietro. Allora?

PROFESSORE - Sei splendida, Francesca.

FRANCESCA - Grazie. Trucco eccessivo, professore?

PROFESSORE - No. direi, giusto.

FRANCESCA - Grazie. Capelli?

PROFESSORE - Belli, belli.

FRANCESCA - Grazie. Orecchini, collana?

PROFESSORE - Mi piacciono molto.

FRANCESCA - Grazie. Voto?

PROFESSORE - 110.

FRANCESCA - (Finta offesa) Senza “lode”?

PROFESSORE - Sì può sempre migliorare.

FRANCESCA - Lo prendo come un complimento.

PROFESSORE - È un complimento.

FRANCESCA - Grazie.

PROFESSORE - Ma... come mai sei qui? devi essere a quella festa.

FRANCESCA - Prima festeggio con il mio professore.

PROFESSORE - Loro ti aspettano. Farai tardi.

FRANCESCA - Lasciali aspettare. Pensa a quante ore dovrò passare con loro. Invece, con te pochissimo tempo, solo per gli auguri di Buon Anno.

PROFESSORE - Già.

FRANCESCA - E non facciamo un brindisi?

PROFESSORE - (Preso alla sprovvista) Ah... sì... certo... ma con cosa?

FRANCESCA - (Ride) Come “con cosa?”, non hai niente? Champagne, spumante, moscato, malvasia dolce?

PROFESSORE - Ho soltanto un po' di vino bianco... aperto... quello che uso per far da mangiare.

FRANCESCA - (C. s.) Va bene. Beviamo quello. Beh? Allora? vai!

PROFESSORE - Subito. (Esce)

Francesca, sorridendo, toglie dalla borsetta una mascherina nera che si mette, coprendosi la parte intorno agli occhi. Estrae un paio di stelle filanti che lancia per la casa. Poi, due trombette e un mini cappello di cartone, multicolore, con l'elastico. Rientra il professore con due bicchieri contenenti il vino. Si blocca, mentre Francesca soffia nella trombetta.

FRANCESCA - (Felice) La tua mascherina è pronta a festeggiare il Capodanno insieme al suo professore.

PROFESSORE - (Sorridente) Sei unica, Francesca.

FRANCESCA - Vieni, perché tu non sei pronto a far festa. Metti i bicchieri sul tavolo. (Esegue, mentre lei prende il cappellino) Questo è per te.

PROFESSORE - Ma... (Ritrae, lievemente, il capo)

FRANCESCA - Stai fermo! Altrimenti come faccio a mettertelo.

PROFESSORE - Va bene. Ai tuoi ordini.

FRANCESCA - Ecco fatto.

PROFESSORE - Come sto?

Francesca arretra di poco e finge di osservarlo attentamente da capo a piedi.

FRANCESCA - Perfetto. Perfetto. Sei il mio professore della sera dell'ultimo dell'anno.

PROFESSORE - Brindisi, mascherina?

FRANCESCA - Brindisi.

Il professore prende i bicchieri, ne dà uno a Francesca e poi li fanno tintinnare.

FRANCESCA - (Dolcemente) Buon Anno, professore.

PROFESSORE - Buon Anno a te, Francesca.

Bevono.

FRANCESCA - Bacetti.

Si baciano sulle guance.

PROFESSORE - E uno speciale di fine anno sul tuo nasino. (La bacia) Il vino com'è?

FRANCESCA - Straordinario. Profumi e sapori mai provati.

PROFESSORE - Prendimi in giro. (Depone il suo bicchiere sul tavolo)

FRANCESCA - (Mentre va alla libreria) Per me questo vino vale cento volte di più dello spumante che troverò alla festa. (Sorseggia, poi mette il bicchiere sulla libreria) Tutti CD di opere?

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - Nient'altro?

PROFESSORE - C'è un CD di blues.

FRANCESCA - Meglio di niente. Lo metti, per favore?

PROFESSORE - (Va a metterlo) Ma perché?

FRANCESCA - Per ballare, professore. È l'ultimo dell'anno.

PROFESSORE - Ballare? Noi due?

FRANCESCA - Sì. (Parte la musica di un nostalgico blues)

PROFESSORE - Ma io non sono... l'ultimo ballo l'avrò fatto quando avevo la tua età.

FRANCESCA - (Gli si avvicina) Balliamo...

PROFESSORE - Ma...

FRANCESCA - Lentamente.

PROFESSORE - Non so...

FRANCESCA - Ti faccio vedere io.

PROFESSORE - Le mani...

FRANCESCA - (Gliele prende) Qui e le mie qui.

PROFESSORE - (Arrendendosi) Va bene, Francesca.

FRANCESCA - (Ride) Certo che va bene.

Più che ballare si muovono lentamente. La musica è solo di sottofondo.

PROFESSORE - Come vado? (Francesca lo guarda, sorridendo) Sono goffo, vero?

FRANCESCA - (Dolce) Sei il mio professore.

Silenzio.

PROFESSORE - Che buon profumo.

FRANCESCA - Ti piace?

PROFESSORE - Molto.

FRANCESCA - Non sopporto i profumi dolci. Questo è speciale. È quasi maschile.

PROFESSORE - Molto particolare. Un regalo?

FRANCESCA - (Sorride) Sì?

PROFESSORE - Di chi?

FRANCESCA - Di me stessa. Costa un occhio della testa. E nessuno me lo regala.

Silenzio.

PROFESSORE - Sono un po' invidioso.

FRANCESCA - Di chi?

PROFESSORE - Di quelli che staranno ore con te.

FRANCESCA - Non devi esserlo. Come mi sento in questo momento, non mi sentirò mai più per tutta la notte.

PROFESSORE - Sei così affascinante.

FRANCESCA - Anche con la mascherina?

PROFESSORE - Soprattutto con la mascherina.

Silenzio.

FRANCESCA - Non ci vado.

PROFESSORE - Ci vai, eccome.

FRANCESCA - Rimango qui.

PROFESSORE - No. Ti aspettano.

FRANCESCA - Ma io...

PROFESSORE - Niente “ma”. Ti cercheranno.

FRANCESCA - Il cellulare l'ho spento.

PROFESSORE - Brava. Riaccendilo subito.

FRANCESCA - Uffa. (Pausa) Ballo finito?

PROFESSORE - (Sorride) Sì. Ballo finito.

Si staccano. Francesca prende il telefonino dalla borsetta, lo accende e quasi subito, squilla.

PROFESSORE - (Mentre spegne la musica) Visto.

FRANCESCA - Sì?... sto arrivando... tutto bene... sì, lo so... fra poco sarò lì... ciao. (Lo rimette nella borsetta) Noiosi.

PROFESSORE - Sono preoccupati.

Il professore si avvicina alla sedia dove ci sono sciarpa e cappotto di Francesca che lo guarda, imbronciata. Campanello.

PROFESSORE - Me ne sono completamente dimenticato.

FRANCESCA - Chi?

PROFESSORE - Matilde. Mi aveva chiamato appena prima che tu arrivassi, dicendomi che sarebbe passata da me.

Si guardano.

FRANCESCA - (Divertita) Beh, cosa fai? Falla entrare.

PROFESSORE - (A voce un po' più alta) È aperto. Avanti.

Entra Matilde. Rimane allibita.

PROFESSORE - Ciao.

MATILDE - Non mi hai detto che c'era una festa privata.

PROFESSORE - Non lo sapevo.

MATILDE - Non lo sapevi?

FRANCESCA - Buonasera, signora. È vero. Ho fatto io la sorpresa. Sono apparsa così, (Allunga le braccia) puff! per magia.

PROFESSORE - Francesca se ne sta andando. Deve partecipare ad una festa.

MATILDE - Prima però la festa l'ha fatta qui.

FRANCESCA - (Esultante)  È l'ultimo dell'anno! (Suona la trombetta) Siamo tutti felici e contenti!

MATILDE - (Stizzita) Lei non ha rispetto.

FRANCESCA - Quasi tutti.

MATILDE - È anche maleducata.

PROFESSORE - (Prendendo il cappotto di Francesca) Vai, sennò farai tardi. (L'aiuta ad indossarlo)

FRANCESCA - Grazie (Si mette la sciarpa, prende la borsetta e, mentre si toglie la mascherina, sbarazzina) Buon Anno, professore. Buon Anno, signora.

PROFESSORE - Buon Anno.

MATILDE - (Fredda) Buon Anno.

Francesca va alla porta e, prima di uscire, fa un saluto con la mano al professore e gli strizza l'occhio, non vista da Matilde che le dà le spalle. Secondi di silenzio.

MATILDE - Sei ridicolo.

PROFESSORE - È Capodanno.

MATILDE - Ti sei visto allo specchio?

PROFESSORE - No.

MATILDE - Dovresti vederti.

PROFESSORE - E perché? Mi sento così bene.

MATILDE - (Allunga la mano per levargli il cappellino) Togliti questo insulso...

PROFESSORE - (Scattando all'indietro) No. Resta dov'è.

MATILDE - E già. Te l'ha messo lei, vero? quindi non si tocca.

PROFESSORE - (Sorride) Proprio così.

MATILDE - Sei patetico.

PROFESSORE - Io sono contento.

MATILDE - Ti fai irretire da una ragazza che ha quasi quarant'anni meno di te. Che uomo sei?

PROFESSORE - Mi ritengo un uomo fortunato.

MATILDE - Sei uno stupido.

PROFESSORE - Non ti svesti?

MATILDE - L'ha già fatto qualcun altro, poco fa. Non ti basta?

PROFESSORE - Sei gelosa.

MATILDE - Non dire idiozie.

PROFESSORE - Sei gelosa.

MATILDE - Taci.

PROFESSORE - Sei gelosa. Incredibile.

MATILDE - Me ne vado.

PROFESSORE - Io non ti mando via.

MATILDE - Sono io che vado via.

PROFESSORE - Come vuoi.

MATILDE - (Va alla porta) Comunque, visto che è d'obbligo: Buon Anno.

PROFESSORE - Anche a te. (Matilde esce. Lui fissa un attimo la porta, poi, sorridendo e scuotendo la testa) Le donne. Sono pazze.

Va al tavolo, prende una trombetta e la suona in direzione dell'ingresso. Ride. Sta per prendere il suo bicchiere che è sul tavolo, ma rinuncia. Si guarda intorno e vede quello di Francesca. Lo prende. Fa ripartire la musica. Beve.

Buio.

SESTO QUADRO

Due settimane dopo. Sul tavolo ci sono alcuni fogli scritti dal professore, la sua penna, un paio di libri. Francesca sta lavorando al computer. Si ferma. Guarda il vuoto, pensierosa. Poi si alza, va al tavolo e, quasi senza guardarlo, prende il primo dei fogli, lo piega e lo mette in tasca. È commossa. So strofina sotto gli occhi, quasi per evitare le lacrime. Osserva attentamente uno dei due libri e, solo ora, è incuriosita da un foglietto che sporge un poco tra le pagine del libro. Prende il libro, toglie il foglietto e legge a voce alta.

FRANCESCA - “Il mio mare”

Come un fiume impetuoso

vorrei rotolar dai monti,

balzare di masso in masso,

travolgere ogni ostacolo,

abbattere le forze ostili,

solcare valli e pianure,

scivolare placido e calmo,

per giungere a Te

che sei il Mio Mare.

Francesca rimette il foglio nel libro. Torna al computer e ricomincia a scrivere. Quasi subito entra da sinistra il professore.

PROFESSORE - Ciao.

FRANCESCA - Mi hai lasciata sola per più di un'ora.

PROFESSORE - (Togliendosi il cappotto e dirigendosi a destra) Così avrai lavorato. (Esce)

FRANCESCA - Cosa intendi dire?

PROFESSORE - (Da fuori) Che hai lavorato.

FRANCESCA - Certo. (Quando il professore rientra) Sono arrivata alla pagina novantuno.

PROFESSORE - (Andando al tavolo) Anch'io ho lavorato bene, oggi. L'avrai già scoperto. (Francesca tace, continuando a battere)

Il professore guarda le sue pagine. Ha un moto di stupore. Prende i pochi fogli e li fa passare, cercando quello mancante. Dà un'occhiata al pavimento, poi fissa Francesca.

PROFESSORE - Francesca. (Francesca finge di non sentire. Le si avvicina con in mano i fogli) Francesca. (Senza guardarla)

FRANCESCA - Cosa c'è?

PROFESSORE - Manca l'ultima pagina.

FRANCESCA - Ah, sì?

PROFESSORE - Dov'è?

FRANCESCA - Non lo so.

PROFESSORE - Guardami. (Si fissano) Quando sono uscito, la pagina era sopra le altre.

FRANCESCA - Non mi piace.

PROFESSORE - Cosa?

FRANCESCA - Quella parola.

PROFESSORE - Che parola?

FRANCESCA - “Fine”. Non mi piace.

PROFESSORE - Ma io ho finito.

FRANCESCA - Non mi piace (Pausa) Continua a scrivere.

PROFESSORE - Il libro è finito, capisci? Dammi quella pagina.

FRANCESCA - L'ho ridotta in mille pezzetti.

PROFESSORE - Non è vero. Dammela.

Francesca si alza e toglie dalla tasca la pagina piegata. Il professore la prende, la spiega e la rimette a posto.

FRANCESCA - Perché non continui?

PROFESSORE - Io ho ultimato il libro, ma tu hai ancora una trentina di pagine da battere e rivedere. Quindi altri giorni di lavoro.

FRANCESCA - Già.

PROFESSORE - (Mettendo sul tavolo del computer i fogli che ha in mano) Cos'è? giornata di capricci?

Francesca tace. Lui va al tavolo e prende i due libri.

FRANCESCA - E quella poesia?

PROFESSORE - (Sorride) L'hai letta?

FRANCESCA - Certo.

PROFESSORE - È saltata fuori oggi, dopo una vita. Chiamarla poesia è troppo. Sono righe che ho scritto da ragazzo. È il desiderio di arrivare a Dio.

FRANCESCA - Dio?

PROFESSORE - Sì. Hai visto che “Te”, “Mio” e “Mare” sono scritti con l'iniziale maiuscola. A quell'età volevo sentirlo il più possibile vicino.

FRANCESCA - E poi?

PROFESSORE - Il fiume della mia vita ha seguito il suo corso, ma Lui non mi ha mai abbandonato.

FRANCESCA - E non ti sei accorto che quei versi possono anche riferirsi a una donna?

PROFESSORE - (Sorpreso) No.

FRANCESCA - Sono molto belli per una donna.

PROFESSORE - (Apre il libro e scorre velocemente la poesia) Hai ragione.

FRANCESCA - Ho sempre ragione.

PROFESSORE - (Mentre mette i due volumi nella libreria) Che fine ha fatto il mio libro sugli impressionisti?

FRANCESCA - L'ho bruciato.

PROFESSORE - (Si gira) Oggi sei in vena di dire bugie.

FRANCESCA - M'è piaciuto molto. Te lo riporterò.

PROFESSORE - Settimana prossima, puoi prendere un giorno di ferie?

FRANCESCA - Perché?

PROFESSORE - Questa volta ho deciso io un bel programma.

FRANCESCA - (Che comincia a illuminarsi) Certo che posso.

PROFESSORE - Ti porto a Lugano.

FRANCESCA - Bello! E il programma?

PROFESSORE - Al mattino visita a una mostra di quadri di impressionisti. Poi pranzo in un simpatico ristorantino. Quindi passeggiata, freddo permettendo, sul lungolago, anche se il lago in inverno è triste.

FRANCESCA - (Contenta) Per me non sarà triste. Poi?

PROFESSORE - (Sorride) Poi ritorno nella nostra Milano. Che ne dici?

FRANCESCA - Dico che questo è il mio professore. Mi farai guidare la macchina?

PROFESSORE - Neanche per sogno.

FRANCESCA - Non ti fidi?

PROFESSORE - Nemmeno un po'.

FRANCESCA - Mai fatto un incidente.

PROFESSORE - C'è sempre una prima volta.

FRANCESCA - Dai, almeno al ritorno.

PROFESSORE - Vedrò in che stato sarai.

FRANCESCA - Non mi sono mai ubriacata.

PROFESSORE - (Scherzoso) Francesca, in questo momento sei pagata per lavorare.

FRANCESCA - Infatti. (Andando al computer) Vieni a vedere.

PROFESSORE - No. Non dirmi così.

FRANCESCA - Ho risolto un problemino a pagina novanta.

PROFESSORE - Ti prego. (Avvicinandosi)

FRANCESCA - C'erano tre righe che non mi piacevano.

PROFESSORE - Sei la mia rovina.

FRANCESCA - (Con una smorfia di disgusto) Erano proprio brutte, brutte.

PROFESSORE - Sei la mia rovina.

FRANCESCA - (Sorride) Averne, di rovine come me.

Buio.

SETTIMO QUADRO

Scena vuota. Sul tavolo ci sono: la penna del professore, una busta da lettera, uno stick di colla, un sacchetto di oreficeria. Entra, da destra il professore. È vestito elegantemente. Ha in mano un libretto di assegni. Si siede al tavolo, compila un assegno, lo firma, lo stacca, lo guarda e lo mette nella busta. Si alza, va alla libreria e prende un foglietto. È la sua poesia scritta da ragazzo. In piedi, assorto, silenzioso, la rilegge e solo alla fine sussurra “per giungere a te, che sei il mio mare”. Guarda avanti, commosso. Si siede. Piega il foglietto e lo mette nella busta, insieme all'assegno. Con lo stick sigilla la busta. Prende il sacchetto e ne estrae una scatoletta. La apre, rimirando, con un sorriso, il contenuto. La richiude, la rimette nel sacchettino di stoffa, si alza e depone il sacchetto, coprendolo con la busta, nella libreria. Va al computer, lo accende e, delicatamente, vi mette una mano sopra, quasi volesse accarezzarlo. Rimane così, pensieroso. Campanello.

PROFESSORE - (A voce bassa) È lei. (Va ad aprire)

Entra Francesca, vestita semplicemente, ma anche lei con eleganza.

PROFESSORE - Ciao. Come stai?

FRANCESCA - Diciamo bene. E tu?

PROFESSORE - Diciamo bene.

FRANCESCA - (Lo fissa) Siamo due pessimi attori.

PROFESSORE - Direi proprio di sì.

Francesca si toglie cappotto e sciarpa e li mette su una sedia.

FRANCESCA - Hai acceso il computer.

PROFESSORE - Sono capace. I tuoi insegnamenti.

FRANCESCA - Perché?

PROFESSORE - Così.

FRANCESCA - Ho finito di usarlo.

PROFESSORE - Lo so, ma il vederlo ancora acceso...

FRANCESCA - Ho finito.

PROFESSORE - Sì. Sei carina.

FRANCESCA - (Ironica) Perché, professore, le altre volte non lo ero?

PROFESSORE - Sei particolarmente carina.

FRANCESCA - (FRANCESCA - ) Così è già meglio.

PROFESSORE - Vuoi qualcosa da bere?

FRANCESCA - No. (Pausa) Oggi non è un bel giorno.

PROFESSORE - C'è il sole.

FRANCESCA - Fuori.

PROFESSORE - Già.

Francesca si avvicina al computer e anche lei lo sfiora delicatamente.

FRANCESCA - Sei soddisfatto?

PROFESSORE - Di che?

FRANCESCA - Del tuo libro.

PROFESSORE - Sì, molto.

FRANCESCA - E di me?

PROFESSORE - Sei stata preziosa, ricca di consigli. Un aiuto insperato per il mio lavoro.

FRANCESCA - Tutto qua?

PROFESSORE - No. E tu lo sai.

FRANCESCA - Che cosa ci stiamo dicendo?

PROFESSORE - Parole.

FRANCESCA - Inutili.

PROFESSORE - Vuote.

FRANCESCA - Come il mio domani.

PROFESSORE - Come il mio domani.

Francesca non lo guarda. Fissa, silenziosa, lo schermo. Il professore va a prendere la busta. Rimane lì, nascondendo così il sacchetto.

PROFESSORE - Francesca, vieni qui. (Francesca gli si avvicina) Questa busta è per te.

FRANCESCA - (Disinteressata) Il mio assegno.

PROFESSORE - Il saldo del tuo compenso, più il premio, meritato. Ma non solo. (Gliela dà) C'è anche un piccolo foglio che leggerai quando sarai sola.

FRANCESCA - L'hai scritto tu?

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - Voglio leggerlo, adesso.

PROFESSORE - No. l'ho sigillata apposta.

FRANCESCA - È il tuo regalo?

PROFESSORE - No.

FRANCESCA - Ah, professore, nessun regalo per Francesca? (Lui la guarda, con un lieve sorriso) Proprio nessun regalo?

PROFESSORE - (Si gira e prende il sacchetto) Questo è per te.

FRANCESCA - (Sorride, per la prima volta, prendendo il regalo) Cos'è?

PROFESSORE - Non lo so.

FRANCESCA - Bugiardo.

Francesca depone la busta sul tavolo e, dopo aver tolto la scatoletta, anche il sacchetto. Apre la scatoletta e rimane quasi abbagliata. È commossa, sorridente. Il professore la osserva, contento.

FRANCESCA - Sono bellissimi. (Lo guarda) Mio professore, sono splendidi. (Toglie due pendenti d'oro, a forma di stele) Il segno dell'Ankh, il simbolo egizio della vita. (È incantata a guardarli)

PROFESSORE - Il simbolo dell'unione tra il principio maschile e femminile.

FRANCESCA - Sì.

PROFESSORE - Mettili.

FRANCESCA - Adesso?

PROFESSORE - Mettili.

Francesca si toglie gli orecchini che porta, posandoli sul tavolo, e si applica quelli nuovi.

FRANCESCA - Grazie, mio professore. Come sto?

PROFESSORE - La regina del Nilo.

FRANCESCA - Non prendermi in giro.

PROFESSORE - Tu sei una regina.

FRANCESCA - Una regina senza re. (Il professore tace) Ho detto bene?

PROFESSORE - Non puoi farmi questa domanda.

FRANCESCA - Perché?

PROFESSORE - Perché non puoi.

FRANCESCA - E allora sarò io a dirti una cosa.

PROFESSORE - Non dirla.

FRANCESCA - Devo dirla.

PROFESSORE - Non devi dirla.

FRANCESCA - Devo, mio professore.

PROFESSORE - Ti faresti del male.

FRANCESCA - Sto già male.

PROFESSORE - Non dirla.

FRANCESCA - Io ti amo.

PROFESSORE - Taci.

FRANCESCA - Io ti amo in un modo smisurato. Il mondo esiste perché esisti tu.

PROFESSORE - Non sai...

FRANCESCA - Cos'è questo amore di ogni istante, di ogni tutto? Se questo amore è così potente, così assoluto, se ti amo troppo, io che colpa ne ho?

PROFESSORE - È un'infatuazione...

FRANCESCA - Cosa posso farci se mi sento viva solo quando sto con te?

PROFESSORE - Ti sei innamorata di una figura...

FRANCESCA - Io sono innamorata della tua anima, io sono innamorata della tua sensibilità, della tua intelligenza. Io sono innamorata di te, mio professore.

PROFESSORE - Non puoi dirmi queste cose.

FRANCESCA - A te posso dire tutto.

PROFESSORE - È a te stessa che non puoi dirle. Rischi di morire dentro.

FRANCESCA - No, non è questo che mi svuota, che mi uccide. Sei tu, solo tu.

Il professore tace. Si fissano, in silenzio, per qualche secondo.

FRANCESCA - Dimmi che non mi ami.

PROFESSORE - Cosa?

FRANCESCA - Dimmi che non mi ami.

PROFESSORE - Non chiedermi questo.

FRANCESCA - Ti supplico, dimmi che non mi ami. (Il professore non parla) Se ne hai la forza, se ne hai il coraggio, se è la verità, ti prego, (A voce alta e tra le lacrime) dimmelo, (A voce bassa) dimmelo...

Lungo silenzio.

PROFESSORE - Tu sei un fiore fresco, rilucente di goccioline di rugiada. Io sono abbastanza appassito.

FRANCESCA - E io ti donerei tutte le mie goccioline di rugiada per farti rifiorire.

PROFESSORE - Avresti contro tutti.

FRANCESCA - Non mi interessa.

PROFESSORE - Parenti, amiche, colleghe.

FRANCESCA - Non mi interessa.

PROFESSORE - Tua madre.

FRANCESCA - Non mi interessa.

PROFESSORE - Mi rispondi come una bambina capricciosa.

FRANCESCA - Non hai ancora capito quanto è totalizzante il mio amore?

PROFESSORE - È per il tuo bene.

FRANCESCA - Cosa?

PROFESSORE - Poi soffriresti di più.

FRANCESCA - Cosa?

PROFESSORE - Un'eventuale storia tra noi due, completa, coinvolgente, quanto potrà durare?

FRANCESCA - Sempre.

PROFESSORE - No. Finirà, per forza, finirà.

FRANCESCA - Questo lo dici tu.

PROFESSORE - Io non posso essere il tuo futuro.

FRANCESCA - Il mio futuro è adesso! il mio futuro è qui! L'amore e la morte non guardano la carta d'identità!

PROFESSORE - E quando finirà, tu soffrirai terribilmente.

FRANCESCA - Io sto già soffrendo.

PROFESSORE - Molto più di adesso.

FRANCESCA - Sono disposta a rischiare.

PROFESSORE - Io no. Non voglio farti così tanto male.

FRANCESCA - Se tu sapessi quanto male mi stai già facendo.

Lungo silenzio.

PROFESSORE - Francesca, guardami. (Francesca lo ignora) Guardami. (Le solleva il mento. Si fissano) È meglio così.

FRANCESCA - Sei cattivo.

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - Sei malvagio.

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - Sei un mostro.

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - Sei il mio amore.

PROFESSORE - Sì.

FRANCESCA - Devo conservare qualche lacrima.

PROFESSORE - Direi di sì.

FRANCESCA - Sarà contenta Matilde, il maresciallo.

PROFESSORE - Sì.

Silenzio.

FRANCESCA - Vuoi che me ne vada? (Il professore tace) Vuoi che me ne vada?

Le luci si abbassano. Penombra. Francesca rimane immobile, poi si gira e compie due passi verso il tavolo. Si ferma. Torna a guardarlo. Quindi si butta verso di lui, stringendolo e premendo il capo contro il suo petto.

FRANCESCA - Mio professore, mio professore...

PROFESSORE - (Le accarezza i capelli) Piccola... piccola... mia...

FRANCESCA - Mio professore...

PROFESSORE - (Avvicina la bocca all'orecchio di lei. In un sussurro) Bacetti?

FRANCESCA - (Solleva il capo dal suo petto e, fissandolo negli occhi) No.

Si guardano, si baciano, si staccano.

PROFESSORE - È il mio regalo.

FRANCESCA - Tu sei stata il dono più prezioso. (Pausa) Ora... vai... vai...

Francesca si allontana da lui. Si ferma. C'è solo grande commozione.

PROFESSORE - Ciao, Francesca.

FRANCESCA - Ciao, mio professore.

PROFESSORE - Grazie, Francesca.

FRANCESCA - Addio. Amore mio. Mio amore. Amore mio. Addio.

Buio.

FINE