Maledetto il cellulare

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Belmonte Mezzagno, domenica 27 gennaio 2008

Belmonte Mezzagno, sabato 16 febbraio 2008

Maledetto il cellulare

commedia brillante in due atti di Rocco Chinnici 

Certo che la tecnologia può essere una bella cosa, fin quando si riesce a starle dietro; ma quello che accade a Jacopo, uomo di media età e che non riesce a stare al passo coi tempi, è cosa da raccontarla ai morti giacché i vivi se ne farebbero una risata. Per la difficoltà che ha nell’inviare un messaggio, non solo rischia d’impazzire, e a prendere bastonate dal compare, ma di riuscire a finire persino in galera; qualcuno... giovane, figlio di questi tempi, direbbe: “Robba d’altro mondo!”

PERSONAGGI

                        Jacopo                          capo famiglia

                        Loreta                           moglie

                        Calogero                       padre di Loreta

Piergiorgio                    figlio

                        Fabiana                         figlia

                        Pietro                                      compare

                        Concetta                        comare

                        padre Andrea                 parroco

                   Ragazzi (2)

Viscè                             compare

Carabiniere

                        Comparsa

(Stanza di soggiorno, fatta di misere cose. Loreta intenta a stirare; mentre Jacopo, marito, e indaffarato con un telefonino, è nervoso, perché non riesce a comporre un messaggio da inviare).

JACOPO

(Balbuziente, sta per perdere la pazienza) Ma-ma di-dico io, si puo-può’ sapere co-co co-come funziona que-questo ca-cazzo di te-telefonino? E’ ma-mai po-possibile che pe-pe pe-per...

LORETA

(Spazientita per il marito che poverino non riesce a spiegarsi bene) Come se non avessi nulla da fare oggi!

JACOPO

(Adirato, parla con più difficoltà) I-i i-in bocca spe-spero in sa-santo A-Ambrogio ha da-da ve-venirti! Ti-ti stavo di-dicendo, è ma-mai po-possibile che-che pe-per scrivere un me-messaggio de-devo sudare che ne-neanche in una gi-giornata di ta-tagliare le-legna, e a ri-rischio di-di andare a fi-finire de-dentro un ma-manicomio!

LORETA

Bih! E l’ultima ci manca!

JACOPO

Che-che cosa, il te-te te-telefonino?

LORETA

Il telefonino si! D’entrare al manicomio! (Attimo di silenzio).

JACOPO

(Indaffarato e confuso, continua a riscrivere il messaggio nel telefonino) Mi-minchione! E insi-nsiste! Di-dico è mai po-possibile che metto la vi-virgola e mi spu-spunta il pu-punto interrogativo?

LORETA

Ma è sicuro che pigi giusto? E mettiti gli occhiali! Puo’ essere che non vedi più quello che pigi?

JACOPO

Gli-gli occhiali si! Se-se ogni co-cosa che de-devo fare ho da-da mettermi gli-gli occhiali… E’ que-questo co-cosa, che si-sicuramente non fu-funziona be-bene.

LORETA

Come! Ha due giorni che l’abbiamo, e già non funziona più! (Silenzio).

JACOPO

(Nervosissimo) Oh, è da-da sta-stamattina che-che che-che ci pro-provo! ...Toh, toh, toh!Scri-scrivo Pi-pietro, e mi spu-spunta me-metro! Fa-fai co-conto che lo fa-faccio appi-ppiccicare al muro!

LORETA

Te lo avevo detto, lasciamolo stare il tenefono di casa, teniamoccelo che è comodo; no! (Ripete quanto ha detto Jacopo) Si paga assai d’abbonamento; le telefonate costano molto... questo così, quell’altro colì!

JACOPO

I-in que-questa casa ci vuo-vuole un fe-fegato qua-quanto quello di-di una ba-balena! No-non è che ve-vede avvi-vilirmi, no! “So-so so-so so-so...

LORETA

(Capisce al piano di sopra) Sopra?

JACOPO

(Adirato) Qua-quale so-sopra e so-sotto! Di-dico ”so-sopra la fe-ferita la-la pustola!” Oh, ave-vevo tempo da-d’andarci a ca-casa da-da mio co-compare Pie-pietro! E ma-m’avrei pure pre-preso il ca-caffé! (Silenzio. Cerca sempre di scrivere) Mi-minchia, oh! Que-questa non è la-lavirgola! Pe-perché mi-mi da il pu-punto inten-terrogativo?

LORETA

T’ho chiesto: si può sapere come scrivi?

JACOPO

(Rischia di perdere la pazienza) Se-senti no-non co-comiciare a-ad abbagna-gnarci il bi-biscotto pu-pure tu-tu!

LORETA

(Sfotte il marito) Il tutù, si!

JACOPO

Co-continua se-senti! Di-dicevo di-di non abbagna-gnarti il bi-biscoto pure tu! Se-se no que-questo coso su-sul muso te-te lo la-lascio andare! Co-come vuoi che-che scriva? Co-con la ma-mano! (Riprova. Attimo di silenzio). Scri-scri scrivi-viamolo di-di nuovo! Pie-pietro! …e-eccoti qua: me-metro! Gli-gli da-darei un co-colpo di ma-mazzuolo! Po-poi, di-dico, la P è questa, la-la pigio… co-contiuno a scri-scrivere, e co-come pigio lu-l’ultima le-lettera che è la U, sco-scompare la-la P e co-compare: me-metro.

LORETA

Si, ma non è che ancora mi hai detto come scrivi!

JACOPO

E co-continua a-ancora! Co-come vuoi che scriva? Co-con la ma-mano t’ho de-detto! Chi-chiedimelo a-ancora!

LORETA

(Ironica) Ah, con la mano! Dovresti vedere! Dovresti guardarti allo specchio! Gesù, vedi tu come si trasforma per scrivere un messaggio! Sembri appena uscito dal manicomio. Telefona! Telefona! Chi ti porta a scrivere messaggi! Non vedi che ti è difficile farlo!

JACOPO

Ah, do-dovrei pu-pure te-telefonare! Ve-vedi che-che buon co-consiglio mi-mi dai! No-no no-no...

LORETA

Nonno?

JACOPO

Di-dico, no-non lo se-senti che-che ste-stento a pa-parlare, e co-con i me-messagi mi-mi spiego me-meglio! E po-poi tu-tutti i messa-ssaggi che-che ho gratis a chi-chi li ma-mando a tu-tuaso-sorella? No, no, no! I-io lo fa-faccio vo-volare in aria, que-questo co-coso!

LORETA

Ho capito! Te la faccio diversamente la domanda: tu, quando scrivi… che fai T 9?

JACOPO

(Che fraintende, meravigliato, capendo se si muove quando scrive il messaggio). Ve-ve ve-veramente… no!

LORETA

(Ironica) Ah, no! E allora di che ti lamenti? Invece di avvilirti, prova a farlo.

JACOPO

A-allora, (ondeggiando un po’) se-se io…

LORETA

E certo! Se no come fai? Scrivi sempre in automatico, e certe lettere non le da giuste; hai capito?

JACOPO

Ah, vuo-vuole essere do-dondolato, pe-per... scri-scrivere be-bene, a-allora! (Scrive muovendosi) Pie-pie-tro! (Sul telefonino rispunta “metro” e si preoccupa). E-e e-eccolo, a-ancora qua è! Me-me-tro. Puo-puo’ essire che-che devo do-dondolarlo di-di più? (Ondeggia di più, mentre la moglie lo guarda meravigliata) Pie-pie-tro! ...Ma-ma che, se-sempre “me-metro” mi-mi spunta!

LORETA

E ora, cosa fai, balli pure?

JACOPO

(Perde la pazienza) Iiih! Oooh! E co-cosa devo fa-fare? Co-cosa vuoi fa-farmi diventar da-davvero pa-pazzo pu-pure tu-tu, sta ma-mattina? Pri-prima di-dici: “ti-ti muovi”, ora “ba-balli!” Si-si puo’ sa-sapere co-cosa devo fa-fare per scri-scrivere que-queste qua-quattro parole?

LORETA

Che muovere e ballare! T’ho detto T 9, no ti muovi! T 9, Ti comu testone e 9 come numero dei miracoli che mi facesse la Madonna del Tindari perché possa guarirti da questa cieca ignoranza! Hai capito, ora, T 9?

JACOPO

(Stupito) Nie-nientemeno! E io ancora che-che ba-ballavo! E che co-cos’è que-quest’altro T 9?

LORETA

E continua ancora! Ah, ma allora sei più duro di un ciuco! Il T 9 è: che devi pigiare il tasto per toglierlo, se no hai tempo a scrivere!

JACOPO

E se-senti, a-allora, i-i-invece di pi-pigiarlo il tasto, no-non lo po-posso togliere, e no-non se ne pa-parla più?

LORETA

Cosa, il tasto? Vuoi togliere il… tasto? (Meravigliata) No, no! Tu avrai sicuramente il cervello scaduto! Cosa c’entra togliere il tasto! Credi che glielo abbiano messo perché sembrasse più bello? (spiega, quasi sillabando, le parole) Tu devi pigiare T 9 per togliere... no il tasto, ma il genere di scrittura; capito, finalmente? E poi... cosa ti spiego a fare! E’solo tempo perso quello di spiegarti. Per te, la tecnologia è troppo avanzata, e certe cose ti sembrano magìe. Ah, tu volevi scrivere... senza pigiare…

VOCE TELEFONICA DI GIANLUIGI

(Entra Giampiero, il figlio, è gay, ed ha nella tasca dietro i pantaloni un telefonino;  gli parlerà, senza prenderlo, girandosi la testa giacché ha nelle mani degli oggetti. Parlerà da gay anche la voce del suo telefonino). Ciao Giampiero. (Jacopo guarderà meravigliato la moglie). Su, preparati, ch’è ora d’andare a giocare a tennis; sbrigati, se no fai tardi!

JACOPO

(Alla moglie) Co-con chi è che-che pa-parla?

LORETA

Senti, senti più tosto! Altro che messaggio e messaggio!

GIAMPIERO

(Gira la testa e parla col suo telefonino). Scusami Gianluigi, richiami fra dieci minuti che sono indaffarato?

VOCE DI GIANLUIGI

Certo!

JACOPO

(Sempre più sbalordito, alla moglie). Ma-ma… co-co co-con chi pa-parla?

LORETA

Con chi vuoi che parli? Col telefonino!

JACOPO

(Meravigliato) Co-con... chi?

GIAMPIERO

Ciao papy; mamma! Avete sentito? A momenti andrò a giocare a tennis, vi serve qualcosa, o darmi incarico di qualche faccenda, giacché devo uscire?

JACOPO

(Sempre sbalordito dall’accaduto) Se-senti, ma-ma tu… pa-parlavi, ve-veramente co-col… telefonino?

GIAMPIERO

Certo Papy! Con chi, se no?

LORETA

A tuo padre gli era sembrato che tu avessi già incominciato a dare i numeri. 

GIAMPIERO

Solo perché parlavo col telefonino? E’ così che si usa fare ora! Col telefonino, oramai, puoi fare tutto, e senza nemmeno toccare la tastiera! Guarda (gira la testa a parlare ancora al telefonino). Gianluigi! Gianluigi!

VOCE DI GIANLUIGI

Si! Dimmi, amore. (Jacopo è allibito).

GIAMPIERO

Lo chiami per favore Oscar?

VOCE DI GIANLUIGI

Certo! Lo vuoi normale, o viva voce? (Jacopo guarda sbalordito la moglie).

GIAMPIERO

E’ preferibile viva voce; così papà capirà meglio. (Si sentirà il suono della chiamata).

VOCE DI OSCAR

Si, Giampiero! Dimmi. (Jacopo sarà sempre sbalordito).

GIAMPIERO

Vieni anche tu a giocare a tennis?

VOCE DI OSCAR

Verrei volentieri, ma ho molto da studiare.

GIAMPIERO

Allora studia, vuol dire che sarà per la prossima volta. Ci vediamo domani in classe. Ciao, ciao.

VOCE DI OSCAR

Ciao, amore.

GIAMPIERO

(Ringrazia il suo telefonino) Grazie Gianluigi.

VOCE DI GIANLUIGI

E di che, scusa? E’ questo “ciao amore” che non mi piace.

GIAMPIERO

Dai, su, non essere geloso! Oscar è soltanto un amico!

JACOPO

(Alla moglie, intontito) Ma-ma… se-senti, no-non è che que-quei pe-peroni arrost-stiti di ieri se-sera mi-mi sono ri-rimasti su-sullo stomaco (si da delle piccole pacche sul viso), e so-sono co-convinto di-di essere sve-sveglio?

LORETA

Più forte, più forte devi darteli! (Intanto Gianpiero farà finta di parlare sempre col suo telefonino).

VOCE DI GIANLUIGI

Giampiero, Giampiero! Sbrigati che i dieci minuti son già passati.

GIAMPIERO

Si, si vado, se no faccio tardi! Ciao papy, ciao mamma! (Si avvia) Ah, dimenticavo! Stasera mangio fuori con un mio amico (esce).

JACOPO

(Che continua a non capire) Co-con  Oscar, o co-col te-telefonino? …Co-come ha detto di-di chi-chiamarsi?

LORETA

Il telefonino? (Jacopo annuisce) Gianluigi (riprende a stirare).

JAPICU

(Prende il suo telefonino e gli parla) Di-dico hai se-sentito Gia-gianluigi? E tu-tu, ne-neanche sei bu-buono a scri-scivere u-u u-un me-messagio! E ma-m’hai fa-fatto su-sudare co-come un fa-facchino! (Gli sputa sopra) Splut! (Lo butta via) Ma-ma ma-ma va-vai a fa-fare i-in culo!

LORETA

(Richiamata dal rumore del telefonino che batte violentemente, si gira meravigliata). Cos’hai fatto? L’hai rotto? Ah, perché… pensavi di parlare pure... a quel…? Grandissimo allocca allodole! T’è piaciuto comprare il dash, perché c’era il telefonino! Ora cosa vuoi? Ah, tu credevi che doveva pure... risponderti? Le cose buone si comprano, e… (ironica) a caro prezzo pure! Quello che spendi compri! Tu eri convinto che nel dash dovevi trovare… oh quanto sei sciocco! (Riprende a lavorare).

JACOPO

(Rifà, con ironia e in italiano, le veci del figlio, come se avesse nella tasca di dietro dei pantaloni il telefonino). Ca-calogero! Ca-calogero! (fa la voce di Calogero, gretta). “Che-che vuoi, Ja-jacopo?” Lo chi-chiami pe-per favore Pi-pietro, che no-non riesco a ma-mandargli (errori voluti per specificare il volere italianizzare del personaggio poco colto) il me-messaggio? “Lo-lo vuoi no-normale, o che-che grida?” Che-che grida, che-che grida! Anzi, che-che grida fo-forte, co-così a mio figlio Giampie-piero glielo fa-faccio sentire be-bene! (Alla moglie, tornando a parlare normale) Mi-mi mi-minchione! De-devo comprarmi un ce-cellulare, che-che de-deve sapere pu-pulirmi il cu-culo o-ogni vo-volta che fi-finisco di ca-cacare! Qua-quanto fi-finisce sta-sta... (si avvia).

LORETA

Senti, ma dove stai andando? Non dirmi che vai a comprarti il...?

JACOPO

T’ho-t’ho  detto che de-devo co-comprare un mo-mostro, e lo co-comprerò!

LORETA

Vuoi sederti cinque minuti a prender fiato! Hai la faccia che sembri uno spiritato. Stai sempre a roderti il fegato... ma chi ti porta, chi ti porta con questo cellulare! Non puoi lasciar andare, prima che gli rimetti anche le penne? I telefonini son fatti per i giovani, i giovani moderni che son nati in quest’epoca, figliati da quest’epoca; già  abituati a manovrare e perdersi con questi gingilli, e non per noi che veniamo da un passato diverso, pieno di sacrifici, dove l’unico pensiero era quello di vedere come metter su la pentola. Coi nostri figli non siamo dello stesso pensare, come devi capirlo! Loro l’unico pensiero che hanno è solo quello di spendere soldi, spender soldi e andare dietro a tutte queste inutilità di gingilli moderni che quotidianamente si rinnovano, e noi non possiamo stargli dietro! Hai capito, o ancora no? Broccolone che non sei altro!  

JACOPO

Se-senti, tu pe-penza que-quello che-che vuoi, i-io lo ste-stesso mi-mi co-compro un momo-mostro.

LORETA

Un mostru si! Un mostru tu stai diventando, con questa manìa che t’è presa del cellulare. Ora dico io, eravamo così tranquilli, che motivo c’era di farti prendere da questa manìa del cellulare? Eravamo nella santa pace col telefono di casa; ma perché, perché? (Entra Fabiana con in mano un GPS).

FABIANA

Mamma, papà, ditemi, dove volete andare e vi ci porto in cinque minuti! (I due si guardano stupiti). Su, su, dove?

JACOPO

Ma-ma che-che spuntano co-come i funghi, stamattina? Se-senti a st’altra e va-va vattene a le-letto.

FABIANA

Su, ditemi, dove?

LORETA

Ah, senti, portalo a comprarsi il mostro!

FABIANA

Neanche tu mi credi, vero, mamma?

LORETA

Come si vede che non avete nulla da fare, tu e tuo fratello. Ma dove vuoi che abbiamo d’andare?

JACOPO

E... co-cos’è que-questo co-cosa che hai in ma-mano?

FABIANA

Te l’ho detto! Con questo puoi andare ovunque senza correre il rischio di perderti; ti porta dove vuoi! ...Anche in Giappone.

JACOPO

Si-sicuramente è proprio la giornàta. Scu-scusa e co-come fa-faccio? Mi-mi in-fi-filo dentro?

LORETA

Senti a st’altro! Un’altra glien’è venuta! Come fai ad infilarti la dentro? Caso mai gli monti su!

JACOPO

Ah, (alla figlia) mi-mi siedo so-sopra e lu-lui mi po-porta dove vo-voglio io? E... do-dove mi te-tengo?

FABIANA

(Sbalordita) Oh, Dio! A raccontarlo alle amiche ti voglio! Dico... state scherzando tutti e due, vero, mamma?

LORETA

Mi sembra il racconto dei tre sordi.

JACOPO

(Alla figlia) Se-senti, non è che-ch’è pe-per davvero no-notte, e io sto-sto da-davvero do-dormendo? Me-me lo dici che-che ore so-sono, pe-per favore?

FABIANA

Subito (ammacca sul GPS).

VOCE GPS

Sono le 10 e 32 minuti.

JACOPO

(Sbalordito) Mi-minchione! Pu-pure! (Finisce di non capire e si dà ancora due schiaffetti). No-no, no-non pu-puo’ essere, si-sicuramente sto-sto so-sognando.

LORETA

Senti che fai, figlia mia, vai a farti un giro, e più tardi ripassi, prima che perdiamo d’un tutto tuo padre.

FABIANA

Mamma, con questo (riferendosi al GPS) nessuno può più perdersi; è un GPS! Capisci?

LORETA

Un gippi... che?

FABIANA

No che, esse! Esse! Vale a dire, un navigatore satellitare che conosce tutto il nostro pianeta, tu cerchi e lui trova; tu cerchi e lui trova... tu...

LORETA

Si, si ho capito, ho capito! Ciò che tu cerchi, egli subito lo trova! 

JACOPO

Tu-tu... tto, tu-tutto?

FABIANA

Si, certo! 

JACOPO

E allo-llora si-si vede che-che no-non lo-lo sapete ado-doperare be-bene que-quel co-coso!

FABIANA

Certo che so adoperarlo bene!

JACOPO

E vuo-vuoi di-dirmi allo-llora, vi-visto che-che ciò che-che ce-cerchi, egli tro-trova, co-come mai tu-tu e to-to...

LORETA

E ti-ti e ta-ta! Apposto siamo stamatina.

JACOPO

Tu-tuo fra-fratello anco-ncora sie-siete senza la-lavoro? O que-quel co-coso non fu-funziona, o vo-voialtri si-siete più pi-pigri de-della ci-cicala.

FABIANA

Papà... non è che stai scherzando, vero? Questo non cerca lavoro!

JACOPO

E ce-certo! Allora, si-si ve-vede che è più-più pi-pigrone di te-te e di tu-tuo fratello.

FABIANA

(Meravigliata. A sua madre) Mamma, ma cos’ha oggi papà? E’ alquanto strano (bussano).

JACOPO

Va-vai ad apri-prire e ve-vedi chi e più-più tosto! Co-con quest’altra che-che parla a ti-tischi to-toschi (italiano stretto). (Fabiana va ad aprire; entra Pietro, il compare, vestito da lavoro e sporco di colore).

PIETRO

(Preoccupatissimo) Buon giorno a tutti! Compare, è da stamattina che continuo insistentemente a chiamare! Ma il cellulare è muto come un pesce! Ch’è successo?

LORETA

Come fa a risponderle il cellulare? Guardi (indicando il telefono a terra rotto) li!

PIETRO

Bih! E che fu? Gli è passato un treno di sopra?

JACOPO

Eh, se-se sapesse, co-compare! E’da-dasta-stamattina che-che scrivo me-messaggi...

PIETRO

E parli, non mi tenga sulle spine; io per questo son venuto... (prende dalla tasca un metro e glielo porge) Tenga. Mi son visto arrivare una ventina di messaggi tutti con: metro, metro, metro… ma quello che mi ha dato più pensiero sono stati i punti interrogativi! Niente, mi son detto: mio compare chissà cosa sta facendo di tanto urgente e gli serve il metro; e allora che ho fatto, smetto d’imbiancare e corro a comprare un metro! Neanche da mia moglie son passato, che voleva essere accompagnata da sua madre che sta molto male; tenga. Allora, compare, su mi narri l’accaduto per questa sua premura; che fu? Ch’è successo? Quando fu? (Jacopo non sa che dire e guarda la moglie per capire che risposta dare). Non è ch’è stato uno scherzo, e m’ha fatto lasciare tutto in aria per… niente?  

JACOPO

(Preoccupato nel no sapere che risposta dare) No-no, ma-ma qua-quando mai! Che-che scherzo e sche-scherzo! E di-di do-dove co-comincio, co-compare? Io... (silenzio).

PIETRO

Lei... e parli!

LORETA

Sa cos’è, compare, che gli sembra male dirle il motivo, e...

PIETRO

E... cosa? Parli, compare; così grave è quanto successo?

JACOPO

Pe-pe pe-peggio!

PIETRO

Peggio… di che, mi scusi?

JACOPO

Di-di grave! Le-lei non ha de-detto grave? E’ pe-peggio assai di gra-grave!

FABIANA

(Preoccupata, alla mamma) Allora... papà vero male sta! (A suo padre) Papà, telefono a Mario, è un amico mio e di Giampiero; lavora al pronto soccorso, vedrai che subito arriva con l’ambulanza.

JACOPO

Io di-direi di chia-chia-chiamare il... pa-pa il pa-pa il pa-pa...

PIETRO

No! Il Papa?

JACOPO

Ma-ma ma-ma qua-quale Pa-pa e Pa-papa! Io di-di di-di di-di..

LORETA

Senti che fai, diglielo cantando al compare che a lui non sembra male.

FABIANA

Vero, papà ! Dillo cantando che ti viene meglio!

JACOPO

(Meravigliato) Ca-cantando, ca-cantando?

PIETRO

E certo, compare, se capisce che gli viene meglio! Chi è che deve chiamare?

JACOPO

(Parlerà bene cantando un motivetto a soggetto) Direi di chiamare il parroco!

PIETRO

(Si guardano tutti meravigliati) Il parroco?! Si spieghi meglio!

JACOPO

(Dispiaciuto e sempre cantando) Sissignora, proprio lui!

LORETA

(Fa le corna come scongiuri, e, pensando che il marito stesse inventandosi qualcosa, gli va dietro) E basta, Jacopo non avvilirti, che finire ha questa… storia.

PIETRO

Vuole spiegarmi meglio su quanto sta succedendo? (A Fabiana) Di che storia parla?

FABIANA

Io? E come faccio a sapere... (al padre) Papà, ci vuoi dire cosa sta accadendo?

JACOPO

Se sapissi, figlia mia! Tuo nonno… sta… mo-morendo!

LORETA

(Meravigliata fa scongiuri e risponde anch’essa cantando) A te dovrebbero contorcersi legambe, grandissimo figlio di puttana!  

PIETRO

(Scandalizzato) Comare! Cos’è questo linguaggio? Anche lei!

FABIANA

(Meravigliata) Il nonno? (Alla mamma) Mamma, che dice? Se il nonno l’ho lasciato di là che dorme!

PIETRO

Compare, non è che sua moglie da… i numeri? Perché dovrebbero contorcervi le gambe? E... il metro, mi scusi, a cosa le serve… il metro?

JACOPO

Il metro mi serve per la cassa! A prendere le misure per la cassa da morto!

LORETA

(Cantando) Delle corna, per misurare le corna! E forse è meglio che ti tappi la bocca e non canti più!

PIETRO

(Pensando che dese i numeri) Su, comare! Non faccia così! Cosa crede, prima o dopo tutti la (cimitero) dobbiamo andare. Poveraccio, suo padre! Non sembrava… l’ultima volta che lo vidi... E ora, come viene a saperlo la comare, come la prende? Sapete che faccio, vado a chiamarla, e, scendendo verso casa, chiamo anche il prete. (Prende il telefonino e glilo da al compare) Tenga, questo glielo lascio, giacché di quello non può farne più uso, chissà ne avrebbe bisogno (esce).

FABIANA

Mamma, si può sapere quello che sta succedendo? E il nonno, che c’entra il nonno, in questa faccenda?

LORETA

Tutto questo chiediglielo al… cantante. Che poi dico... cosa mette a fare inmezzo mio padre, poverino? Che tra l’altro si trova ad avere grossi problemi al piede e che cammina con difficoltà!

JACOPO

(Preoccupato) Ma-ma chi mi-mi porta, chi-chi mi po-porta a scri-scrivere me-messaggi? Tu-tutti, tu-tutti gli so-sono arrivati! E co-come ca-cazzo ho fa-fatto, ti pa-pare che ne-ne ho ca-capito nie-niente! E ora? Ora co-come fa-facciamo?

LORETA

Me guardi? Non l’hai ingarbugliata tu la matassa? Ora sbrogliala, tirati fuori se vi riesci! E non tirare in ballo pio padre, broccolone che non sei altro! Ora, se hai coraggio, fallo tu il morto!

JACOPO

(Più confuso che persuaso) E si, s-s-si, lo-lo fa-faccio io, no-non preoccu-cuparti!

LORETA

Poi, dico io, perché non gli dicevi la verità al compare? Perché non glielo dicevi che avevi il telefonino nuovo e stavi imparando a scrivere i messaggi, e non hai capito nemmeno tu come hai fatto ad inviarli?

JACOPO

Co-come facevo, me-me lo vuo-vuoi di-dire? No-non lo hai vi-visto che-ch’è arrivato tu-tutto pre-preoccupato? La-lasciando in tre-tredici pu-pure la mo-moglie che-che doveva nadare da-dal do-dottore! Che-che gli-gli di-dicevo, che-che l’ho fa-fatto smettere pu-pure di la-lavorare, che-che sta-stavo insegna-gnandomi a scri-scivere i me-messaggi? 

LORETA

Così non pensi sia stato peggio? Cosa fai ora, il morto per tutta la vita? Non devi risuscitare prima o dopo? E ora... come arriva la comare, il prete? E al vicinato, al vicinato stesso, cosa gli diremo?

JAPICU

(Esplodendo) Oooh! Ba-basta! Ba-basta! Gli-gli di-diciamo che-che mi è ve-venuto u-un co-collasso e sto-sto facendo la-la pro-prova a mo-morire.

LORETA

No, No, No! Tu, sicuramente hai tutto l’ingranaggio fuori uso! Come glielo diciamo che fai le prove? Cos’è, una commedia?

JACOPO

E a-a-allora ch’è? Ah, pe-pensavi forse che-che morivo da-davvero?

FABIANA

Mi venga un colpo se ne ho capito una parola! Volete spiegarmi quello che sta succedendo?

LORETA

(A Fabiana) Se non avessero inventato il cellulare, sicuramente tutto questo non sarebbe successo!

FABIANA

Ah, è certo! Ora si che l’ho capito! Vi volete spiegare meglio, prima che impazzisco?

LORETA

E qui, c’è l’altra! Ora possiamo aprire un manicomio privato! (Si sente suonare un telefonino. Entra Calogero, vecchietto, cammina sorretto dal bastone, trascinandosi il piede ammalato. Parlerà con la voce tremula. Entrerà con l’auricolare messo; il telefonino lo terrà in tasca, e parlerà al microfonico).

 

CALOGERO

E chi era che mi chiamava? Boh! Quello mi ha regalato questo telefonino, ma non è che mi ha spiegato bene… mi disse che per chiamarlo devo pigiare… si così mi pare che ha detto, pigiare, che significa pressare, pressare su questo bottone. Ma si, pigiamo!

VOCE TELEFONINO

(Si sentirà una voce di donna giovane rispondere al telefonino). Telecom italia mobile; il cliente da lei chiamato non può rispondere, la preghiamo di riagganciare.

CALOGERO

(Non capisce e si adira) Che cosa? Signorina, signorina sbaglio c’è! Se lei non mi passa mio nipote che ho da parlargli urgentemente, io non chiudo un bel niente, e ne ha di che ripetere la stessa “camurrìa!”

VOCE TELEFONINO

Telecom italia mobile il cliente da lei chiamato non puo rispondere, perché impegnato...

CALOGERO

Minchione, e continua! Sentiamo, sentiamo dov’è impegnato? Non è che mio nipote è impegnato con lei a fare il “munge munge” (tocca tocca), e non può rispondere? Ch’è, niente mi dice? Non l’ha il coraggio di rispondere? Zozzona! (Cade la linea e si sente chiudere la telefonata). Pure! Ha pure la faccia di puttana di chiudermi la telefonata!  (Gli altri si guardano meravigliati). Aspetta che rifaccio il numero e vedrai! (Si risentirà chiamare, e poi la voce del nipote).

VOCE DI PIERLUIGI

Ciao nonno!

CALOGERO

(Sempre adirato) Ciao nonno, si! Dov’è, dov’è la signorinella? Passamela un po’ che ho dirle due paroline!

VOCE DI PIERLUIGI

Nonno, qui non c’è nessuna signorinella!

CALOGERO

Ora, le ho parlato, proprio adesso! Avete finito di fare i porci? Ineducati che non siete altro!

FABIANA

(Va a togliere il viva voce). Nonno, in silenzio! Non è giusto sentire i vostri discorsi!

CALOGERO

(Parlando sempre al telefono col nipote) Così dici? E va bene, ma aspetta a tornare a casa e poi vedrai! Che cosa? Si, si, ora glielo dico. Va bene t’ho detto! Come? (Jacopo guarda sbalordito gli altri) Sta scrivendo messaggi? Chi, tuo padre? Aaah, non sa scrivere messaggi! E non lo sai ch’è come l’uovo? Più cuoce, più duro diventa! Tu piuttosto, lasciala stare quella signorinella che ti conduce a brutta via! Ciao, ciao.

JACOPO

La si-signorinella lo-lo po-porta a bru-brutta via! Ma-magari la tro-trovasse una si-signorinella! (Ironico) Il si-signorinello.

FABIANA

Nonno, nonno! (Lo va ad abbracciare) Sai cosa sembri?

JACOPO

U-u-na sci-scimmia da-da ci-circo! U-una sci-scimmia amm-mmaestrata!

LORETA

Scimmia tua madre c’è, grandissimo somaro, tragediatore e sacco d’immondizia che non sei altro! Pensa a morire piuttosto, che sta arrivando gente a dir le preghiere.

CALOGERO

(A Fabiana) Chi è che deve morire?

FABIANA

Mio padre.

CALOGERO

Tuo padre? E come fa a sapere di dover morire, se non sa nemmeno come scrivere un messaggio al cellulare? (Si lamenta per il piede) Aih, figlia mia! Stamattina mi sono levato dal letto con un dolore nuovo nel piede vecchio; sai che vuol dire? E devo tirarmelo per d’appresso come un sacco di potate.

LORETA

(A Fabiana) Vieni, aiutami a prendere il lettino per sistemargli sopra tuo padre da morto (Jacopo fa le corna in segno di scongiuri mentre i due escono).

CALOGERO

Che fai, devi morire, allora? E come, come farai? Me lo dici prima che muori? Ti scoppia il cervello? Ti gonfia lo stomaco, o ti viene una peritonìte?

JACOPO

(Fa scongiuri) Oooh! Se-se ne vuo-vuole andare li-liddentro e mi la-lascia tra-tranquillo? U-uccellaccio di-di ma-malaugurio!

CALOGERO

Cerca di calmarti, senti! Se no un colpo (alzando il bastone) qua (indicando la fronte) te ne do! Galeoto che non sei altro! (Entrano Fabiana e Loreta con un lettino).

LORETA

Qua, mettiamolo qua. (Al marito) E tu, cosa aspetti a sdraiarti?

CALOGERO

Eh, grandissimo fesso! Potevi insegnarti a scrivere i messaggi prima di morire! Come arrivi la sopra, cosa gli dici a san Pietro, che non sei in grado di farlo?

JACOPO

E ce-certo! Pe-perché la sopra devo andare a fare il centralinista! E po-poi ve-vedi che-che pensiero ha san Pietro! I-intanto fa-faccia conto che-che lei sa-salirà pri-prima di me da-da sa-san Pietro!

CALOGERO

(Si tocca) Tè! Me dovete aspettare! Prima che salgo io, di te rimarrà solo carbone! Sapessi quanti anni dovrai bruciare all’inferno! E ne hai di gridare: Acqua, acqua! Da qui puoi portartela una brocca.

LORETA

(Finito di sistemare il lettino, invita il marito a sdraiarvisi sopra) Senti, sbrigati, che a momenti arriva gente.

JACOPO

Ih, e co-come! Ve-vestuto co-così?

LORETA

Invece del dash… che ancora è messo li in un angolo, perché non ti compravi un vestito, che ora ti sarebbe servito? Non t’è piaciuto il telefonino? Cosa vuoi adesso? E poi, non è mica detto che si debba morire con i vestiti nuovi? (Si sdraia e la moglie gli lega un fazzoletto come si suole fare ad uno che muore).

JACOPO

(Si solleva adirata per il fazzoletto troppo stretto) Che-che stringi? No-non vedi che-che non posso re-respirare?

LORETA

(Al padre, mentre Jacopo si rimette steso) Sieda qui, e cominciamo col dire il rosario. Prenda sta coroncina e inizia a pregare. (Alla figlia) Anche tu, siedi qui e prendi questo fazzoletto, e ogni tanto fingi di cacciar le mosche sul viso di tuo padre. (Si dispongono attorno al letto).

FABIANA

Mamma, io non so recitare; e poi… neanche mosche ci sono!

CALOGERO

Non stare a preoccuparti che ora, come lui muore, sentono l’odore di morte e subito arrivano a posarsi sul suo viso.

JACOPO

(Si solleva adirato) Oooh!!! Ma-ma do-dove siamo arri-rrivati? Pe-perché non si-si me-mette lei qui, che gia-già gli si-si sente il ra-rantolo di-di morte, e co-comincia co-col fa-fare la pro-prova? (Calogero si tocca facendo un gestaccio).

CALOGERO

(Gestaccio) Tiè!!!

LORETA

(Cerca di farlo sdraiare) Ih, e che dobbiamo fare con questo alzare e stendersi? Devi morire... o preferisci far capire al compare dello scherzo? (Si ridistende e cominciano a pregare facendo il segno della croce). Santa Cecicila!

FABIANA

Mamma io m’impressiono a partecipare a questo gioco!

LORETA

E quando sarà vero, allora che farai?

JACOPO

(Rialzandosi) La lingua! La lingua speriamo in Dio!

LORETA

Ancora con sta ginnastica! (Torna a distendersi). Santa Cecilia!

CALOGERO

Ora pronobis!

LORETA

(Alla figlia) Ih, e tu che hai la lingua di pezza? Ripeti pure tu. (Si sente arrivare gente). Santa Cecilia!

CALOGERO

Questo modo è di dire il rosario? O preghiamo o parliamo d’altro!

LORETA

Santa vergine!

CALOGERO E FABIANA

Ora pronobis.

LORETA

Santa Rosalia!

CALOGERO E FABIANA

Ora pronobis.

LORETA

(A Fabiana, la invita a mandar via le mosche col fazzoletto) E caccia, caccia anche tu le mosche ogni tanto! San Girolamo!

CALOGERO

Dico io, cosa c’entrano le mosche con san Girolamo?

LORETA

(Entra il prete e ripetere con la stessa cantilena del rosario) Padre Andrea!

CALOGERO E FABIANA

Ora pronobis.

CALOGERO

(Rendendosi conto d’avere sbagliato) Oh, padre Andrea! Mi scusi, ma… pure me han fatto sbagliare!

P. ANDREA

(Preoccupato, si fa il segno della croce) Ch’è successo, Loreta? (Guarda Jacopo meravigliato e s’accorge che non è stato il padre di Loreta a morire, bensì il marito) Come! Non era tuo padre a star male? (Calogero si tocca).

LORETA

Ciò vuol dire che il Signore s’è fatto bene i conti e chiamò a se mio marito. (Si sentono arrivare gli altri, Pietro e Concetta sua moglie).

CONCETTA

(Piangendo come si usa piangere i morti) Zio Calogero! Oh zio Calogero! Perché è morto se non aveva niente!?

CALOGERO

(Toccandosi e dispiaciuto) Cosa dice, Concetta?! Io qua sono!

PIETRO

(Meravigliato) Lei! ma…

CONCETTA

(Si sente mancare le forze) Sorreggetemi, sorreggetemi! Una sedia, una sedia! Oh no! (Sviene e Pietro s’appresta a soccorrere la moglie. Vibra il telefonino in tasca a Jacopo e il prete sbalordisce).

P. ANDREA

Miracolo, miracolo! Jacopo è risuscitato! Guardate! (Indicando dove vibra il telefonino). Grazie, grazie, buon Dio!

LORETA

Vuol dire che il Signore si è rifatto i conti, padre Andrea, e non l’ha voluto nemmeno la sopra. (Si sente suonare il telefonino che vibrava).

PIETRO

(Meravigliato) Ma quale miracolo e miracolo, padre! Questo è il mio cellulare! E ora, chi lo prende?

P. ANDREA

Loreta! Come mai hai lasciato che si portasse dietro il telefonino?   

LORETA

Sa che nemmeno lo ricordo, padre! Era da un po’ di tempo che s’era fissato con questo cellulare, tanto che se lo incollò appresso coricandoselo pure la notte. Oggi ha fatto una mattinata intera di scrivere e mandare messaggi, sostenendo che doveva consumarli tutti se no il giorno dopo li avrebbe persi... (Pietro guarda sbalordito; lei s’accorge d’avere sbagliato e si tappa la bocca).

PIETRO

(Meravigliato) Comare... non mi dica (guarda Jacopo sul letto e comncia a capire tutto) che... tutto questo è uno scherzo? E ora, fa pure il morto! per… (Loreta abbassa gli occhi) Ah, si! Aspetti che ora ci penso io! (Si toglie la cinta dei pantaloni. Jacopo capisce quanto sta accadendo, si alza e scappa; la comare, che stava rinvenendo, sviene di nuovo vedendo il compare alzarsi dal letto da morto. Il prete, che non sapeva niente di tutto quello, sviene assieme a Concetta, mentre Pietro insegue con la cinghia in mano il compare. Si sentirà squillare ancora il telefonino caduto sul lettino, Calogero lo prende, mentre gli altri scapperanno a soggetto).

CALOGERO

Pronto! Ih, e cos’è? Ha richiuso la chiamata! Aspetta quanto richiamo di corsa.

VOCE TELEFONINO

Telecom italia mobile, il cliente da lei chiamato non è a momenti raggiungibile…

CALOGERO

Ah, la signorina! Allora lei era! Finalmente l’ho trovata! (Adirato) Mi stia a sentire ora, a mio nipote…

VOCE TELEFONINO

…Il cliente da lei chiamato…

CALOGERO

Ho capito, ho capito ch’è ora di fare i porci! Sa cosa le dico: vada a fare in culo lei e mio nipote pure! (Si vedranno gli altri correre mentre va chiudendosi il sipario).

Fine Primo Atto

Secondo Atto

(Medesima scena. Jacopo è impegnato col telefonino)

LORETA

Ancora cuntinui! Non ti son bastate le cinghiate di tuo compare? Che figura, che figuraccia con padre Andrea! Che vergogna con la comare!  Una cosa è certa, che a casa nostra non vi metteranno più piede. Io, se fossi al posto tuo, di cellulari non vorrei sentirne più nemmeno l’odore; ma, siccome tu hai la faccia di bronzo… buona solo a poter prendere una cantonata…

JACOPO

Tu pa-parli e tu-tu ti asco-scolti.

LORETA

Pure! Hai pure la faccia tosta di parlare!

JACOPO

Di-dico vuo-vuoi stare mu-muta? Mi-mi stai facendo co-confondere tu-tutto! Non ve-vedi che sto scri-scrivendo?

LORETA

(Ironica) Ah, stai scrivendo! E… a chi? Da chi devi prenderle sta volta le bastonate?  Senti, vedi che io non voglio, ne sentire e nemmeno ascoltare qualcuno; e se dovessero bussare alla porta, prendi e te la vai a discutere fuori.

JACOPO

Tè, tè, Tè! Scri-scrivo…

LORETA

E insisti, ancora! E che parlo col muro! Ma dico, altro da fare non ne hai proprio?

JACOPO

Oh, ma-ma come si-si fa! Scri-scrivo Viscé, e mi-mi spu-spunta ca-caffé!

LORETA

Ho uno strano presentimento che tu devi prende un'altra carrettata di bastonate! Vallo a posare t’ho detto!

JACOPO

Ve-vedi, ve-vedi? Vi-vicé! Eeeccolo qua, caffé!

LORETA

Senti, ma… nun è che piggi… e invii, e poi… arriva la sorpresa?

CALOGERO

(Entra con l’auricolare messo e parla al microfono del telefonino) Ciro, Ciro!

VOCE DEL TELEFONINO

Pronto, mi dica! (Jacopo lo guarda sbalordito).

CALOGERO

Lo chiami Pierluigi?

VOCE DEL TELEFONINO

Subito. (Si sente chiamare).

VOCE DI PIERLUIGI

Si, nonno! Dimmi.

CALOGERO

Oh, finalmente! Guarda che la signorinella non voglio più sentirla! Hai capito? Se non vuoi che questo coso che m’hai dato lo butto nel sacchetto della spazzatura… (cade la chiamata) E come, ha chiuso! (Parla al telefonino) Ciro! Ciro!

VOCE TELEFONINO

Si, mi dica! E… come mai è così adirato?

CALOGERO

Questi sono cavoli miei! Piuttisto chiamami a Gianluigi!

VOCE DEL TELEFONINO

…Il cliente da lei chiamato, non è a momenti…

CALOGERO

Ah, si! Vi siete messi pure d’accordo! E allora sa cosa le dico, signorina, (va a prendere un secchio con dell’acqua e gli infila dentro il cellulare): così! Quanto vediamo se sa nuotare!

LORETA

Papà! Ma cosa hai fato? E ora? (Guardando il marito). 

JACOPO

Non gua-guardare me, ah! Che-che sto scri-scrivendo me-messaggi! E se-senza che ne-ne sto ca-capendo nie-niente! Que-questo che-che l’ho tro-trovato pu-pure nel dash? (Continua a scrivere) Ah, si! Co-così la-la pensi? (Si avvia dove c’è il secchio e fa per lasciarlo andare li dentro; poi ci ripensa) Ve-vediamo se-se sa-sai nu-nuotare pu-pure tu… aaanzi no; ve-vediamo se-se tu sa-sai vo-volare! (apre la finestra e lo lancia fuori. Si sentirà dalla strada una voce gridare).

VOCE IN STRADA

Eih! Maleducato e incivile! Ah, ma l’abbiamo visto sa!

LORETA

(Va a guardare fuori dalla finestra) Cos’hai combinato? E se la prendevi in testa quella signora? Ora dico io, se dovesse venire qualcuno che ne vuole soddisfazione, torto ha?

JACOPO

E no-noialtri gli-gli di-diciamo che-che fu tuo pa-padre.

LORETA

T’ho detto di lasciarlo stare mio padre! Vuoi capirlo o no? (Bussano). Eccoli qua!

CALOGERO

(Impaurito) Io sono dall’altra parte (esce facendo segni di bastonate).

LORETA

(Jacopo è impaurito) Vai ad aprire, cosa aspetti che passa il tram? (Jacopo va ad aprire).

RAGAZZO DEL BAR

(Entra con una guantiera con venti bicchierini di caffè) Buon giorno. E… (guardando in giro) dove sono gli altri?

LORETA

(Non capisce) Ma… chi cerchi?

RAGAZZO DEL BAR

Non è lei il signor Jacopo, il padre di… (Facendola voce gay) Gianpiero?

JACOPO

Ih, e co-cos’è que-questo… Gianpiero?

RAGAZZO DEL BAR

Il principale mi ha detto: “porta questi caffé a mio compare Jacopo, il papà del finochietto…

LORETA

Chi, mio compare? Così t’ha detto?

RAGAZZO DEL BAR

Proprio così! E mi disse pure di farmi dare il numero esatto di quanti ne vuole ancora portati. Allora, quanti sono gli altri?

JACOPO

(Non capisce) Ma-ma, gli-gli altri… chi?

RAGAZZO DEL BAR

Gli invitati!

JACOPO

Gli-gli invitati? Qua-quali i-invitati e i-invi-vitati! Lo svitato tu-tu sei! E ora te-te ne vuo-vuoi andare e ti-ti po-porti tu-tutti que-questi ca-caffé?

RAGAZZO DEL BAR

Ma come, il pricipale era pure preoccupato di non poter mandare i caffè tutti in una volta! …e lei dice di non volerne nemmeno uno! (Bussano).

LORETA

E chi è ora? (Al marito) Vai a vedere chi è!

JACOPO

(Entra un’altro ragazzo del bar con un’altra guantiera di bicchierini di caffè) Ih-ih, e che-che vuoi pu-pure tu?

II° RAGAZZO DEL BAR

Mi ha detto il principale, quest’altri bastano, o ce ne vogliono ancora?

LORETA

Sentite, non è che qui vicino sta mattina c’è qualche congresso e avete sbagliato palazzo?

RAGAZZO DEL BAR

(All’altro compagno) Non è che abbiamo sbagliato davvero casa?

JACOPO

Gli-gli dite al pri-principale, co-così: di-dice suo co-compare Ja-Jacopo che il ca-ca ca-carnevale è già-già pa-passato, e que-questi sche-scherzi gli-glieli fa-fa a su-sua sorella.

RAGAZZO DEL BAR

(All’altro. Pure meravigliato) Tu ci hai capito qualcosa?

II° RAGAZZO DEL BAR

No!

RAGAZZO DEL BAR

E nemmeno io! Andiamo. (Escono).

JACOPO

Ma-ma… ma-ma che-che ha vo-voluto si-significare que-questo sche-scherzetto?

LORETA

A me lo chiedi? (Bussano). E chi è ora? Vai ad aprire che aspetti.

JACOPO

Se-sembra che si-sia di-diventato il po-portiere de-dello stabile! (Apre) Entri, si accomodi!

COMPARSA

(Balbetta anch’essa. Adirata e con le mani ai fianchi) Mi-mi ri-riconosce?

JACOPO

Mi-mi sta be-beffando? Mi se-sembra la gi-giornata de-degli indovinelli!

COMPARSA

Ah, si-si! Ha pure la fa-faccia di-di pu-puttana di-di di-di…

LORETA

Pure! Ci mancava l’ultima! Come se io fossi in ferie!

COMPARSA

Di-di beffare, si!

LORETA

Ma cosa va a pensare! Magari! Il fatto è che balbetta pure lui; ed io non ho tempo da perdere con tutti e due!

 COMPARSA

 E…di-ditemi lo co-conoscete (gli mostra il telefonino tutto rotto) que-questo?

JACOPO

E le-lei pensa che-che po-posso co-conoscerlo?

LORETA

Senta, forse è meglio che parla con me, serve a sbrigarci subito. E… invece di fare tutto questo interrogatorio e finisce che si fa notte, mi dica dove vuole andare a parare ch’è la miglior cosa.

COMPARSA

Ah, fa-fa fi-finta di no-non sa-saperne nie-niente! (A Jacopo) Sa-sapete che ave-vete la fa-faccia da sba-batterla al mu-muro?

JACOPO

Ooohhh!!! Si-si puo’ sa-sapere che-che schifo vuo-vuole e se-se ne va a ca-casa, i-in ve-vece di-di anda-dare sco-scocciando le-le persone? Sciò, sciò!

COMPARSA

Lei ha da-da ri-ringrazziare Di-Dio che que-questo co-cosa che-che si chia-chiama te-telefonino, non ha pre-preso in te-testa mi-mio nipote; se-se no glie-glielo fa-facevo vedere io di-di quale e-erba si-si fa la-la scopa! I ce-cellulari se-servono pe-per te-telefonare e ma-mandare me-messaggi…

LORETA

A lui lo dice?

COMPARSA

A-allora de-devo di-dirlo a lei?

LORETA

No no! Cuntinui con lui!

COMPARSA

Ha-ha pensato di fa-fare il fu-furbo bu-buttandolo da-dalla fi-finestra? O pe-pensava inve-vece che-che non la-l’avrei vi-visto?

LORETA

Certo che anche lei ha una faccia! Come fa a dire ch’è stato lui?

JACOPO

Ce-certo!

COMPARSA

(Sempre adirata) Ha ra-ragione a di-dirmi que-questo. Ce-certo, co-come faccio i-in ca-caserma… pe-perché ora è la che-che vado, a di-dimostrare ch’è-ch’è sta-stato lu-lui; c’è la mi-mia pa-parola co-contro la sua! Ma-ma speriamo al pa-patriarca che-che riescono a ri-risalire al pro-proprietario! E do-dopo ve-vediamo. Bu-buongiorno! (Esce).

LORETA

Pure! Pure con un collega te la sei preso. Vedi se fossi io quello che commercia telefonini, non te ne venderei neanche se me lo pagassi dieci volte il suo valore. Tu sei un pericolo pubblico col cellulare in mano.

JACOPO

Che-che vo-vorresti dire?

LORETA

Come, che voglio dire! Non ti basta avere problemi coi messaggi? Ora lanci pure i cellulari ai passanti in strada! Hai già dimenticato le bastonate prese dal compare? (Bussano). Questa casa sta diventando un postu di pellegrinaggio; vediamo chi è stavolta. (Apre, ed entrano i due ragazzi con le guantiere col caffè). Ih, e che è? Di nuovo qui siete?

JACOPO

(Adirato) A-ancora con que-questo avanti e in di-dietro?

RAGAZZO DEL BAR

Stavolta non c’è bisogno che lei s’incazza; glielo spiega direttamente al principale che sta arrivando.

VISCE’

(Infastidito) Buon giorno comare! (Al compare) Compare, vuol spiegarlo a me questo discoroso dei caffé? Lei sa che al bar facciamo servizio a domicilio coi caffè; e come arriva la chiamata… subito mandiamo i ragazzi? (Jacopo annuisce) Oh! Siccome lei è da un paio d’ore che continua ad ordinare caffè… Aspetta ora e aspetta ancora, mi son detto: mio compare avrà sicuramente molti invitati e vuol far figura col caffè del bar, e così feci portare i primi… (Preoccupato) Non è che invece non c’è nessuno e lei vuol farmi lo scherzo che ha fatto al compare Pietro? Perché con me, su queste cose, sa che non amo scherzare; è il mio lavoro! (Jacopo guarda ancora la moglie preoccupato, cercando aiuto alla risposta da dare) E allora?

LORETA

Ma quando mai! Cosa va a pensare compare! Sa com’è… con mio marito è da stamattina che giochiamo a scommettere; io gli dico: “vai a posare il cellulare”, e lui a dirmi: “vuoi scommettere il caffè che non lo poso!” E a furia (allusiva) di scommesse siamo arrivati qua! Certo i caffé li ho persi io ed intendo pagarli, ma lei deve persuaderlo a prenderseli tutti… lui li ha vinti, eh!

VISCE’

E allora facciamo una cosa, comare, siccome il compare di ordini ne ha fatti che…, se dovessi contare il numero dei messaggi, ne avrei da fare caffè sino a dopodomani, (al compare) lei si beve quelli delle due guantiere, ora e davanti a me; la comare mi paga solo questi, e d io le prometto che non ve ne manderò più… se no… ne avete di che pagare!  Allora, che dice?

JACOPO

Co-compare Viscé, tu-tutti… tu-tutti?

VISCE’

Tutti! Se no incomincio a fare tanti di quei caffè che lei nemmeno immagina.

JACOPO

E va-va bene!

VISCE’

(Al primo ragazzo) Comincia col dargli questi.

JACOPO

Ah, pe-perché, c’è pu-pure l’a-l’altra?

VISCE’

Allora non ha capito proprio: c’è pure l’altra se li beve ora e davanti a me; se no ce ne sono altre ed altre ancora! Ha capito, o ancora no?

JACOPO

Io, se-se mi-mi prendo tu-tutti que-questi ca-caffè… già che-che non pa-parlo di-di mio; o-ora co-con tu-tutti que-questi ca-caffè è si-sicuro che-che non a-aprirò più bo-bocca!

VISCE’

A lei non è piaciuto scommettere tutta la mattinata? E ora su, sbrighiamoci che al bar ho molto da fare.

JACOPO

(Prende una brocca di vetro) Svuo-svuotateli qua. (Svuotano i quaranta bicchierini) Mi-mi mi-mi…

RAGAZZO DEL BAR

(Che non capisce) Io non mi chiamo Michele.

JACOPO

(Adirato) Ma-ma qua-quale Mi-michele e Mi-michele! Di-di di-dico: mi-minchione, qua-quanto ca-café!

VISCE’

Compare, aspetto lei per andar via!

JACOPO

Se-sene vada, chi-chi lo-lotiene!

RAGAZZO DEL BAR

Signor Jacopo, il principale ha inteso dire che, se prima non finisce di colarsi sino all’ultima goccia di caffé, di qua non si va via.

JACOPO

Ma-ma qua-quanto è sci-scienziato que-questo ragazzo! Di-di chi sei fi-figlio?

SECONDO RAGAZZO

Digli pure quando sei nato! Perché se no da qui non andiamo più via. Lei cominci a bere piuttosto!

VISCE’

(Jacopo beve, cerca di fermarsi e il compare lo invita facendo segno con la mano) Su, su, su compare che il tempo stringe. (Finalmente beve tutto).

LORETA

Compare, quanto pago per questi caffé?

VISCE’

Sono quaranta caffé, a un euro e venti centesimi perché c’è pure il domicilio… quarantaquattro euri.

LORETA

Scusi, e non potevo comprarmi un altro telefonino?

VISCE’

A me, a suo marito deve dirlo!

RAGAZZO

(A Jacopo) Ih, e la mancia?

JACOPO

Se-se non ve-vene andate di-di co-corsa, u-una manciata di-di bastonate vi-vi-vi do, altro che-che ma-mancia!

LORETA

(Prende i soldi e glieli da al compare) Tenga, e… anche lei, la prossima volta cerchi di non fare affidamento ai messaggi. Mi saluti la comare. (escono, mentre a Jacopo cominciano a venire i tic nervosi, ed entra Calogero).

CALOGERO

Loreta, Loreta! Lo fai un po’ di caffè che mi sta prendendo il sonno? (A Jacopo) Tu, non lo prendi un pò?

JACOPO

(Comincia a tremare e ad essere più nervoso) Si-si to-tolga dai pie-piedi, se-se non vuole che-che gli rompa l’altra ga-gamba!

CALOGERO

(Meravigliato) Ih, e che è! Comè finita? Hai preso ancora bastonate per essere così agitato? (Alla figlia) Perché fa tutti questi movimenti? E’ come se stessimo giocando a briscola e mi fa i segnali.

LORETA

Quali signali e signali! Sicuramente trema perché… sente freddo.

CALOGERO

Questo non è tremore di freddo! La cosa grave è! Non è che… (Bussano).

LORETA

(Preoccupata) E chi è ora? Apra.

CALOGERO

Dico… è sicuro che… (segno di bastonate).

LORETA

Oramai è tutto apposto, puo’ aprire.

CALOGERO

(Va ad aprire, e, preoccupato, alla figlia) Forse era meglio se erano bastonate!

CARABINIERE

(Entrano la comparsa e un carabiniere). Buon giorno. Chi, dei due, è Jacopo?

JACOPO

(Fa un movimento di tic veloce verso il carabiniere e quello mette mano alla pistola) I-io so-sono!

CARABINIERE

Cerchi di parlare e muoversi molto lentamente, e non beffeggi la signora, poverina. Dunque, la signora qui presente asserisce che lei ha buttato dalla finestra questo telefonino rischiando di prenderla in pieno; ha nulla da dire in sua discolpa?

LORETA

Senta, mio marito non beffeggia nessuno; è così che parla. E poi è sicuro voscenza ch’è stato lui?

CARABINIERE

Non sono voscenza! Signora, non solo sappiamo che il telefonino è di suo marito, ma conosciamo a memoria persino i messaggi che ha inviato di recente: trenta messaggi che parlano di un metro e che no si è capito bene di che metro si tratta, e circa settanta con la parola caffè, e devo dirle, a proposito, che stiamo indagando se questi messaggi…, che sembrano in codice, non siano di stampo mafioso. Ecco qua! (mostra lascheda) Questa e’ la scheda di questo telefonino.

LORETA

Senta maresciallo…

CARABINIERE

Carabiniere semplice, prego.

LORETA

Signor carabiniere semplice…

CARABINIERE

Signora! Semplice, semplice carabiniere!

LORETA

E va bene. Signor semplice carabiniere…

CARABINIERE

E allora! Che dobbiamo fare? Vuol prendersi gioco di me?

COMPARSA

Gli-gliel’ho detto che-che sono i-i-i-ncivili; le-lei non m’ha vo-voluto cre-credere!

LORETA

Ma che incivili e incivili! Voscenza ha da sapere, che mio marito ha questa forma di… tirchio…

CARABINIERE

Mi scusi, che c’entra l’essere tirchio?

LORETA

Come che c’entra! Non vede pure lei come si muove?

CARABINIERE

Ah, tic! Voleva dire tic.

COMPARSA

Si-signora, ce-cerchi di di-dire all’appuntato quello che ha da-da dirgli!

CARABINIERE

Io non sono ne maresciallo e ne appuntato! E lei stia zitta perché io so cosa fare! E se non arriviamo al dunque, vi conduco tutti in caserma!

CALOGERO

(Preoccupato) Io sono di la, se avete bisogno chiamatemi. Arrivederci brigadiere. (Esce di corsa),

CARABINIERE

Ah pure lei si ci mette! (Alla signora) Signora, vuol narrarmi come si sono svolti i fatti? E cerchiamo di non perderci in chiacchiere, che già ne abbiamo perso tanto di tempo!

JACOPO

Glie-gliela ra-arcconto io la-la storia di co-co co-co…

CARABINIERE

Dei cocò… che sarebbero i tacchini? E che c’entrano ora i tacchini?

LORETA

La vuole sapere, si o no,  la storia del telefonino?

CARABINIERE

Si, si la narri lei, prima che si fa notte.

LORETA

Stavo dicendogli, che mio marito, con questo… ticket come dice lei, trovandosi ad avere in mano il telefonino, e facendo un ticket più veloce, c’era la finestra aperta e il cellulare gli volò dalle mani; tutto qua! (Alla comparsa). E soddisfatta ora (ironica) la signora? Che motivo c’era di mobilitare lo stato maggiore?

CARABINIERE

(Jacopo farà sempre movimenti nervosi) Intanto, senza volerlo, dobbiamo ancora vedere cosa sono quei messaggi in codice. E quindi le annuncio che a suo marito gli è stato proibito nella maniera più categorica di usare il telefonino, e, se dovessimo vederlo o scoprire che l’adopera… perché oramai è facile scoprirlo, farà un anno di carcere, e dovrà pure pagare una ammenda di mille euri.

LORETA

Potevate pensarci prima! (Al marito) Dico… hai sentito cosa ha detto il…

CARABINIERE

…Solo carabiniere.

LORETA

E ora, mi raccomando, tocca il cellulare e ti faccio cadere le mani.

CARABINIERE

Intanto la cosa la chiudiamo qui, in attesa di eventuali risvolti, augurandovi che quei messaggi poco decifrabili non abbiano un seguito. Arrivederci signora, e lei non lasci per nulla cosa il paese. Su andiamo.

COMPARSA

Sa-sa sa-sa…

CARABINIERE

Su, signora, lasci perdere, ch’è già tardi. (Escono).

LORETTA

E allora, dimmi, ne avevo torto quando ti dicevo: “teniamocelo il telefono di casa!” L’hai capito, ora, che come tocchi il cellulare ti mettono subito le manette?

GIAMPIERO

(Entra venendo da fuori. Ha l’auricolare e parla al telefonino) Si, si va bene! Ciao Ciao! (Parla col suo telefonino che ha sempre nella tasca di dietro ai pantaloni) Gianluigi, Gianluigi mi chiami questo numero?

VOCE TELEFONINO

Certo! Dimmi.

GIAMPIERO

(Guarda suo padre, gli viene una idea, va a scrivere il numero su di un fogliodi carta e lo porge  asuo padre) Tieni Papy, dettaglielo tu, e vedi quanto è più facile.

LORETA

Non ti rischiare, sai! Le manette ti mettono!

GIAMPIERO

(Non capisce) Che cosa?

LORETA

Tuo padre è diffidato dalla Telecom e dai carabinieri, a momenti il porto darmi gli richiedono per portare il cellulare!

JACOPO

Il ca-ca-ca-carabiniere ha de-detto che no-non vuol ve-vedermi più in mano il ce-cellulare, ed io non-non lo-lo voglio to-toccare più!

GIAMPIERO

Su, dai papà, parla che Gianluigi aspetta.

JACOPO

Di-diglielo (a Gianpiero per il telefonino) che-che gli-gli sto da-dando i nu-numeri.

GIAMPIERO

(Al telefonino) Sei pronto Gianluigi?

VOCE DEL TELEFONINO

Certo! E’ da un po’ che aspetto.

JACOPO

(Alla moglie) Gua-guarda se-se sono andati vi-via! (La moglie va a guardare dalla finestra).

LORETA

Se ne sono andati, se ne sono andati. Puoi parlare, su, ma sbrigati! Che ti venga un colpo a te e al telefonino!

JACOPO

(Comincia a dettare) Tre-tre, du-due…

VOCE DEL TELEFONINO

Ripetere il numero, voce sconosciuta. Ripetere il numero…

JACOPO

Pa-parla co-con me?

GIAMPIERO

Gianluigi, Gianluigi!

VOCE DEL TELEFONINO

Si, Giampiero! Sentivo dei rumori strani… cos’erano?

JACOPO

No-non di-dirgli che-che ero io! Se-se no… (fa segno di mettere le manette) Là mi portano!

GIAMPIERO

Forse è meglio lasciare andare e spiegarmi quanto sta succedendo.

LORETA

Si, si, forse è la miglior cosa, perhé tuo padre per ora è come su di una bilancia. Senti cosa fai, vai a comprare queste cose, su vieni che te le scrivo (escononell’altra stanza. Giampiero lascia il telefonino sul tavolo).

IACOPO

U-una bi-bilancia! E che-che vu-vuol di-dire? (Va a guardare se rientra qualcuno e inizia a comporre messaggi). Co-con questo sa-sarà si-sicuramente più fa-facile scri-scrivere un messaggio! E-e che-che scrivo? O-ora scrivo que-quello che-che ha detto mi-mia moglie. (Comincia a scrivere) Ih, e co-cos’è, pi-pigio bi-bilancia e mi-mi spu-spunta a-ambulanza! Ma-ma aaallora è lo-lo stesso de-degli altri ce-cellulari? Pro-provo di-di nuovo (scrive). Bi-bilancia… e-eccoti qua! A-ambula-lanza! (Va a guardare se entra qualcuno) No-no ma-ma de-devo vincere io! Ta-tanto non è mi-mio il ce-cellulare! (E continua a scrivere; dopo un po’ si sente suonare la sirena dell’ambulanza, tanto che entrano, correndo, Loreta e Giampiero. Jacopo posa di corsa il telefonino sul tavolo e fa l’indifferente).

LORETA

Hai sentito? Cos’è questa sirena? (Affaccia alla finestra e subito si preoccupa). Madonna, e ch’è successo per scendere la lettiga? Poverino, chissà chi è a star male! (Preoccupata) Ma... corrono verso di noi! (Meravigliata) Bih! Ci sono pure i carabinieri; Ma… è quello di poco fa! (Guarda meravigliata suo marito e il telefonino sul tavolo) Senti… dimmi un po’, non è che (indicando il cellulare sul tavolo) tu…

GIAMPIERO

(Va aguardare il telefonino e s’accorge che qualcosa non va, corre a guardare fuori e…) Ma è Mario! L’amico mio del pronto soccorso! (A suo padre meravigliatissimo) Papà, non è che... hai pigiato il tasto...?

LORETA

E i carabineri… nun è che quello di poco fa lasciò una cimice appiccicata iin qualche posto? (si mette a cercare: sotto il tavolo dietro un quadro…).

JACOPO

(Preoccupatissimo, cerca di nascondersi) Mi-mi mi-minchiune! E ora?

CARABINIERE

Permesso (entra). Stavolta a poco di che negare; abbiamo pure un elemento nuovo che ci aiuterebbe a scoprire altri indizi: “bilancia” che sta per “legge”, quindi tu… fermo restando che scopriremo chi sono gli altri, studiate un piano per sovvertire lo stato o favorire ambienti criminali.

JACOPO

Co-cornuto se ne ho ca-capito una pa-parola! (Squilla il telefono di Giampiero). No-non vo-voglio pa-passato più a ne-nessuno!

GIAMPIERO

(E’ l’amico suo, Mario) Oh, ciao Mario! Non potete salire con la lettiga? Non occorre salire nemmeno senza! E niente, c’è stato un equivoco; poi passo io e ti spiego. Si, si! Ciao, ciao, e grazie. Erano quelli dell’ambulanza, li ho fatti andare via.

CARABINIERE

Intanto venga con me al comando che chiariremo meglio questo mistero, su, andiamo.

LORETA

Comandante, non è che lei…

CARABINIERE

Badi che non sono nemmeno comandante! E la smetta che non è per niente il momento buono. Vedrà, che scopriremo queste parole in codice.

CALOGERO

(Esce e si  porta verso il proscenio, mentre gli altri rimangono bloccati,  posizioni a soggetto. Calogero parlerà rivolto al pubblico).

Erano migliori i tempi passati, / neanche bisogno di telefonati; / ora, con questi congegni moderni, / sembriamo diavoli scappati d’inferni. / Siamo oramai di poco parlare, / solo messaggi sappiamo inviare. / E il povero Jacopo che non seppe imparare, / vedete che guaio gli tocca passare. / Parlare di prima è tempo perso; / E’ al moderno che andiamo d’appresso. / Solo un proverbio vi voglio lasciare: / abbraccia il presente, e il passato non scordare.

Fine