Margherita con fenomeni

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Commedia comicissima in tre atti

di  ANTONIO GANDINO

PERSONAGGI:

GINO BALESTRA, pizzicagnolo

TERESA, sua moglie

CARLOTTA, sua figlia

MARIA, altra sua figlia

ZIA ROSA, donna navigata, moderna, milionaria

BEPPE ARDUINO. geometra, innamorato di Maria

MATTEO RAVA, ragioniere, innamorato di Carlotta

MARGHERITA, sorella di latte di Maria, giovane e sconcertante

FORMICA, portinaio, amico di Gino

BATTISTA FENOGLIO, papà di Margherita

A Torino, periferia. Oggi. Novembre.

Estratto da Eco degli Oratori.

F.O.M. - 20122 Milano - Via S. Antonio, 5 - Telef. 808.487


ATTO PRIMO

Una vasta camera - tinello a piano terreno d'una ca­sa di periferia. Mobile rustico, in fondo a destra, in solido balocco piemontese, con piatti suite mensole. La parte inferiore in tre parti, contiene in quella di sinistra e in quella centrale: piatti, posate, bicchieri per sei, tovaglia bianca e tovaglioli. La parte di de-stra invece, è chiusa a chiave ed è adibita ad arma-dietto degli spiriti, e cioè contiene alcool alimenta-re, un barattolo di funghi sottaceto, uno d'uva e uno di ciliege sotto spirito, per uso della famiglia. La chiave è nella toppa. In precedenza è stata legata a un filo nero, invisibile dalla platea, ma abbastan­za forte da poter sollevare la chiave al momento giu­sto e farla scomparire verso l'alto. Un cassettone, dello stesso stile, con soprastanti doppieri e relative candele. Sedie impagliate, con cuscino. Grande tavolo, quasi al centro, un po' in­dietro, disposto in maniera da lasciar vedere lo spor­tello destro inferiore del mobile di fondo. Una bella poltrona moderna, molto avanti a sinistra, presso la ribalta, contrasta piacevolmente con tutto il resto.

Porta a destra, porta a sinistra e porta al fondo, a sinistra della quale, contro la parete vi è un comune divano, con schienale in ferro.

Al di sopra di questo divano, alla parete, c'è un chio­dino, pronto ad appendere il quadro-fotografia che, a suo tempo, zia Rosa vi collocherà. Ancora un tavolino rotondo, a tre piedi, quasi in fon-do, a sinistra, con soprastante telefono. E' tutto. Mattino d'autunno. Sono le undici e la giornata è bella.

1

Teresa (da sinistra, infilando i guanti, pronta per uscire. Ha valicato la quarantina, ma non lo dice a nessuno. E' tuttavia ancora molto piacente e or­dinata, per quanto modestamente vestita)  Gino?... Io vado. E tu smetti per tempo per pigliare almeno quella di mezzogiorno. Hai sentito?

2

Gino (da destra, sui cinquanta, un po' pelato, mani­che di camicia rimboccate, grembiule bianco, in­sanguinato, indaffarato) - Ma sì, ho sentito: non Sono mica sordo!...

Teresa Smettila, Gino: sono già le undici!... E ti devi ancora cambiare!...

Gino Perché debbo andare a messa? Non è dome­nica, dopo tutto.

Teresa No, ma è ugualmente festa di precetto e devi andare!

Gino Ho ancora da insaccare tre chili di salsiccia: come faccio?

Teresa Là, ho bell'e capito. La vuoi perdete anche questa volta!

Gino Senti, Teresa, non farmi prediche. Non sgon­fiare...

Teresa Peggio per te, sai?

Gino Non sgonfiare, Teresa, fammi il piacere...

Teresa  Oh, fa pure. Hai da andare a casa del dia­volo calzato e vestito! Ciao!... (Via dal fondo).

Gino (sulla soglia)  Eh, mia cara!... Con la tua mes­sa non pago le imposte!... E alla fine del mese ar­rivano le bollette! (Torna, per dirigersi a destra) Farle comprendere le donne... Tempo perso.

3

Maria (da sinistra, una graziosa ragazza sui vent'anni, pronta per uscire) Papà?

Gino (si volta)  Ebbene?

Maria Dammi mille lire, per favore.

Gino Per cosa farne?

Maria Ho bisogno di mille lire.

Gino Non le ho.

Maria Ma va': non contare favole. Vuoi che esca senza una lira nella borsetta?

Gino (sospirando)  Fattele dare da tua sorella, nel negozio.

Maria Grazie.

Gino Però tu, invece di andare a spasso faresti me­glio ad aiutarla a servire.

Maria Carlotta basta da sola, con i clienti che ab­biamo.

Gino Eh, purtroppo! Di questo passo, presto chiu­deremo bottega!

Maria Ah, senti! Se viene Beppe, dirgli di aspet­tarmi, Tornerò prima di mezzogiorno.

Gino Che vuoi da Beppe?

Maria Niente: parlargli.

Gino Questo Beppe ti gira un po' troppo intorno, Maria.

Maria  Ebbene? Che c'è di male?

Gino Oh, niente di male; ma tu faresti bene a non farti illusioni, mia cara. Un ragazzo come lui, un geometra non sposa una ragazza senza quattrini come te.

Maria E' vero, non ho quattrini; ma tu comincia a darmi mille lire, poi vediamo!

Gino Ah, la gioventù, la gioventù, al giorno d'og­gi!... Vieni, vieni!...

(Esce da destra, seguito da Maria, sorridente. Trilla il telefono).

4

Carlotta (Da destra bella ragazza di ventidue anni, asciugandosi le mani con il grembiulino. Al tele­fono)  Pronto!... Ah! sì, mamma, sono io, Carlotta. Sì, Maria è già uscita... Ma tu dove sei? Ah, qui, dal caffè di fronte... Ebbene?... (Meravigliatissima) Cooosa?... Ma no!... Sì, sì, sono sola. Papà è in negozio. Dimmi, dimmi pure... Ah, no? Non tor­na più laggiù?... Eh? Vedova?!... E' rimasta vedo­va... Oh, basta, la!... Eh, sai, è una parola... Non è mica facile dirlo a papà... Se gli parlo di sua sorel­la da in escandescenze, losai... (sempre più stupi­ta) Davvero?... Ma possibile!... Incredibile!... Va bene, va bene... Lascia fare a me. Lo preparo io.

Ci penso io. Ciao... Eh? Ah, bene: ci andrò stase­ra alle sei. Ora non posso. Ciao.

5

Gino (da destra)  Chi c'è? Carlotta La mamma. Gino Che voleva?

Carlotta Voleva dirmi che proprio qui vicino ha incontrato una persona.

Gino E chi? Si può sapere?

Carlotta Preparati pure a una grossa sorpresa.

Gino Bella o brutta?

Carlotta Né bella né brutta; così così...

Gino Riguarda me?

Carlotta Sì e no.

Gino Se non mi riguarda, lascia perdere. Non m'interessa. Ho già abbastanza fastidi per conto mio.

Carlotta Ma papà, la notizia è eccezionale!...  E' fantastica!...

Gino Senti, Carlotta: taglia corto.

Carlotta Ma prima appoggiati alla tavola... Attenzione: è arrivata... zia Rosa!...

Gino Nooo!... Non ti credo.

Carlotta Proprio ora, me l'ha telefonato mamma.

Gino Ma va!...

Carlotta E m'ha pure detto ch'è rimasta vedova.

Gino Tua madre?!...

Carlotta Zia Rosa.

Gino Condoglianze. E ora basta!... Non parlarmi più di quella persona.

Carlotta Un momento! Andiamo adagio. Non ho ancora finito. Ora viene qui.

Gino Eh?!... In casa nostra?!... Carlotta In casa nostra.

Gino Ah, no, eh? In casa nostra no, non metterà piede. Gliel'ho detto chiaro e tondo quand'è partita: « Fa’ pure di tua testa, non venirmi mai più dinanzi! »... Hai capito?

Carlotta Eppure fra dieci minuti sarà qui.

Gino Benissimo. Hai fatto bene a dirmelo. Se si presenta la sbatto fuori!...

Carlotta  Va bene, va bene; ma senti, calmati, non agitarti...

Gino (lanciato)  Non te l'ho mai detto che se n'è andata con un disgraziato cameriere in bolletta?

Carlotta Sì, sì papà. Me l'hai detto.

Gino Un buono a nulla, un pelandrone, un vizioso... lasciandomi sulle spalle padre e madre ammalati, per andarsene in Australia?

Carlotta Va bene, va bene; ma lasciami parlare...

Gino (c.s.)  Non te l'ho mai detto che in vent'anni non ha mandato una lettera, una cartolina, una sola?

Carlotta Va bene, va bene; ma aspetta...

Gino (c.s.)  E quando i genitori hanno chiuso gli occhi per sempre lei non c'era ed io mi sono ipotecato la casa e il negozio per pagare le cure, le operazioni e i funerali?

Carlotta Va bene, va bene; ma...

Gino (c.s.) Va bene un corno!... Va bene niente!... Sto dicendoti che siamo rovinati, che non abbiamo che guai e tu continui a dire: va bene, va bene!... Sei forse stupida?

Carlotta Può darsi; ma adesso tu calmati. Vedrai che le cose cambieranno.

Gino Ora che è vedova, ora che è disperata, si ricorda di suo fratello e viene a chiedere aiuto. Sta fresca!

Carlotta Non credo che venga qui per chiedere aiuto.

Gino Ah, no? Allora perché ha fatto telefonare da tua madre? Eh? per cosa?

Carlotta Per prepararti. Solo per questo.

Gino Io so come debbo regolarmi. Io non ho bisogno di preparazione.

Carlotta Ma ce dell'altro, papà! Non t'ho detto ancora tutto.

Gino E che c'è ancora?

Carlotta Zia Rosa è milionaria!... Gino Ma va'... Chi te l'ha detto?

Carlotta La mamma: ha proprio detto cosi. Zia Rosa è tornata ricchissima, milionaria...

Gino Ah, beh: se le cose stanno così, è un altro paio di maniche.

Carlotta Alla buon'ora... Lo sapevo che, alla lunga ti saresti calmato. Benissimo. Ora fa una cosa. Chiudi il negozio.

Gino Non è ancora mezzogiorno.

Carlotta Non importa. Da un momento all'altro saranno qui tutte e due e tu non devi farti sorprendere in questo stato: levati quel grembiule: sembri un assassino!

Gino Questo grembiule sporco di sangue vi ha tolto la fame finora, mia cara. E tu dovresti saperlo.

Carlotta Ma sì, ma sì, nessuno lo contesta, tanto meno io. Tu fa’ alla svelta, mentre io vado a vestirmi. Ah!... Senti: la moglie del commendatore è tornata a prendere roba a credito.

Gino Porca miseria!... T'ho già detto mille volte di non darle niente!...

Carlotta Non ho potuto farne a meno. Era così gentile, così graziosa (rifacendola) « due etti di parmigiano da grattare... Due etti di pancetta... Tre etti di salame crudo... E poi un dado doppio bro­do... E poi ancora tre etti di groviera... » Me ne ha fatto per millecinquecento lire e se n'è andata senza pagare.

Gino Che sia l'ultima volta!... Hai capito?... L'ulti­ma volta. Tante arie, questi commendatori e poi fanno debiti dappertutto... Porca miseria!... (via a destra irritato).

Carlotta (stringendosi nelle spalle)  Mah!... Così va il mondo: niente da fare!...

 

(Esce a sinistra, can­ticchiando e frattanto, da destra, s'ode il fragore di due serrande del negozio che si chiudono).

6

Formica (portinaio, dal fondo, male in arnese, con una gamba, la destra, anchilosata, barba di otto giorni. Può avere quaranta-quarantacinque anni) Si può? E' permesso?...

Gino (da destra, levandosi il grembiule, e tirando giù le maniche della camiciai) Oh, Masino!... Eb­bene?

Formica Scusami, Gino: non ho più fatto in tem­po a passare dal negozio.

Gino Non importa? Vuoi qualche cosa? Salame? Fontina della valle d'Aosta? Passa di qui. (accen­na a destra).

Formica No, no, guarda... Non volevo nulla... Vo­levo soltanto... (avanza) Volevo soltanto chiederti un favore...

Gino (sul chi vive) Un favore?

Formica Sì, Gino, un grosso favore.

Gino Allora più tardi. Ora non posso proprio: ho molta fretta.

Formica Oh, per questo, sarebbe affare d'un m­mento.

Gino Non posso, dico, a minuti sarà qui Rosa… e io non ho tempo da perdere.

Formica Rosa? Che Rosa?!...

Gino Ma come? Non ricordi? Rosetta, mia sorella!

Formica Rosetta!... Tua sorella!... Ma no!

Gino Ma sì:  è arrivata proprio questa mattina!...

Formica Quella testa balzana ch'è scappata tanti anni fa con quello sventurato... (si accorge della gaffe) Oh, scusami, non volevo offenderti.

Gino Ma no... Niente offeso; ma tu adesso va via, passa più tardi, fammi il favore.

Formica  Va bene, tornerò più tardi... Tanto volevo soltanto dirti che avrei bisogno di diecimila lire...

Gino (ha un sobbalzo) Diecimila cosa?!...

Formica Lire...Ma se ora non puoi, non puoi... e basta!

Gino No, Masino, proprio non posso.

Formica Sono disperato... Non so più che fare.

Gino Capiti male, mio caro.

Formica Non ne ho più... Sono completamente al verde con la mia gamba sempre rigida e mia mo­glie sempre malata.

Gino Ma la tua portineria... non ti rende nulla?

Formica Non pago l'affitto, la luce e il riscalda­mento.

Gino E' già qualche cosa.

Formica Ah, certamente.

Gino E poi ci sarà anche la paga.

Formica Sì, quindici mila lire al mese.

Gino E le mance.

Formica Sì, una volta all'anno e sempre più piccole.

Gino E poi avrai anche la tua brava pensione per la gamba.

Formica Niente: nemmeno una lira.

Gino Ma come!... Eppure è stato per causa dì bombardamento, no?

Formica Sì, mentre scappavo: un autocarro mili­tare m'è venuto addosso e poi ha tirato dritto sen­za fermarsi... Testimoni non ce n'erano... ed io so­no rimasto fregato.

Gino Quindi niente.

Formica Niente.

Gino (sospirando)  Beh!... Aspetta un momento. Vengo subito, (via a destra, rapidamente)

Formica (guarda in giro, qua e là, poi s'avvicina alla poltrona e vi si siede) .

8

Matteo (dal fondo. Giovanotto sta venticinque, ab­bastanza elegante)  Signor Balestra? (entra)  Non c'è?

Formica  E' dì là: ora viene.

Matteo  Oh, non importa. A me interessa la figlia.

Formica Mi pareva!... E scommetto ch'è innamorato di Maria, la più giovane.

Matteo Sbaglia!... Mi piace l'altra, Carlotta. Maria non la posso vedere.

Formica Ma guarda. Nemmeno a me piaceva mia moglie, eppure l'ho sposata.

Matteo E poi? Siete andati d'accordo?

Formica Ma certo!... E' vero che alle volte litighia­mo un po' per delle sciocchezze, come fanno tutti del resto; ma questo non conta.

Matteo Sarebbe meglio non litigare già prima del matrimonio.

Formica Giustissimo. Avrete poi tempo dopo.

9

Carlotta (da sinistra, in un grazioso vestitino, illu­minandosi alla vista del giovanotto)  Oh, Matteo!... Buon giorno, signor Formica. Aspetta qualcuno?

Formica Aspetto suo padre, signorina. E' andato un momento in negozio.

Carlotta Ah, bene! Allora stia pure comodo. Ebbene, Matteo?

Matteo Me lo domandi? Avevo un bell'aspettarti questa mattina...

Carlotta Scusami, non ho potuto. Ed ora ancora meno.

Matteo Bella accoglienza... Sono commosso... Man­chi all'appuntamento, vengo a cercarti a casa e tu mi mandi via... Andiamo bene. Bella soddisfazione!...

Carlotta Sta zitto... Non chiacchierare tanto, che c'è mio padre.

Matteo Ma che c'è? Brutte nuove?

10

Gino (da destra, con un foglio da diecimila in mano e un pacchettino)  Toh, prendi. E qui c'è anche un etto di gorgonzola.

Formica Grazie, Gino. Sono veramente mortificato... Scusami.

Gino Lascia andare. Prendi. (consegna) .

Formica (intascando il tutto)  Grazie. Per ora gra­zie; ma poi garantisco che appena possibile...

Gino Va bene, va bene... Ne parleremo un'altra volta. (vede i due giovani)  E voi? Che fate qui? E chi è questo giovanotto?

Carlotta E' il ragionier Rava... Non lo riconosci?

Matteo Sono Matteo, il figlio di Rava, il falegname...

Gino Ah, sì, sì!... Ebbene?

Matteo Ebbene... niente. Volevo soltanto dire due parole a Carlotta.

Gino Gliele dica in fretta, perché ha tanto da fare, sa? (a Formica)  Ciao, Masino, sta di buon umore e lasciati vedere ogni tanto. Anzi, fa una cosa: questa sera, vieni a prendere il caffè da noi. Sup­pongo ti farà piacere rivedere Rosa.

Formica E come no!... Tu lo sai che avevo un de­bole per tua sorella. Poi le cose sono andate come sono andate... ed ho sposato Lucrezia.

Gino Ad ognuno il suo destino: non c'è niente da fare.

Formica Mah!.... Ciao, Gino e ancora grazie. A rivederla signorina Carlotta,

Carlotta A rivederla, signor Formica.

Formica A rivederla, signor Rava. (via dal fondo, con la sua gamba matta).

Gino Su, Carlotta, svegliati, prepara la tavola men­tre vado in cucina a mettere la pentola sul gas. Si­gnor Rava, torni quando avremo più tempo. A rivederla!... (via a sinistra)

Matteo Sta bene, signor Balestra. Buon giorno!

Carlotta  Scusalo, Matteo. Stamane è piuttosto nervoso.

Matteo Proprio non capisco tutta questa agitazione.

Carlotta Ma non hai sentito? Sta per giungere zia Rosa da un momento all'altro!

Matteo Zia Rosa? Mai vista né conosciuta.

Carlotta Sfido!... Quand'è partita avevo due anni e tu ne avevi cinque. Ora è tornata ricchissima!... (apre lo sportello di sinistra, prende la tovaglia bianca e la stende sul tavolo)

Matteo Ricchissima? Tu scherzi. Carlotta No no, dico seriamente.

11

Margherita (Dal fondo, sedici anni, occhi sempre sgranati, aria stupidirla, capelli a coda di cavallo, magra, pallida, vestita modestamente. Porta una valigetta di fibra, con la destra e una lettera, con la sinistra, tenendola all'altezza del viso, bene in vista)  Scusate: abita qui il signor Balestra?

Carlotta Sì, perché?

Margherita  Allora sono arrivata. Dove la poso? (accenna alla valigia)  Su questa sedia? (eseguisce)

Carlotta  Un momento, prego. Chi sei? Come ti chiami?

Margherita  Margherita. Ma la mamma mi chiama Ghitina... (risolino isterico)  Ih, ih, ih!...

Carlotta  Ghitina... Il tuo nome non mi dice nulla.

Margherita  La sorella balia di Maria.

Carlotta  Oh, basta!... Ghitina!... Ma che fai qui, a Torino?!...

Margherita  Mi ha mandata la mamma... Qui ho la lettera... la lettera spiega tutto.

Carlotta Ma no!

Margherita L'ha scritta proprio tutta lei, senza dirlo a mio padre. (consegna). Carlotta Ma guarda, guarda... (apre la lettera).

Margherita (avvicinatasi a Matteo)  Che bel giovanotto...

Matteo (passo indietro)  Senti Carlotta, io qui me ne vado. Vedo che sei piuttosto occupata.

Carlotta Aspetta. Senti, senti... (legge rapidamen­te) « Gentilissimi signori Balestra, mi raccoman­do alla vostra bontà. Mia marito è stato traspor­tato oggi stesso a Saluzzo per essere operato di ernia strozzata ed io per otto giorni dovrò restar­gli vicino. Affido a voi la mia Ghitina che non pos­so lasciare sola. Abbiate la carità di vegliare su di lei. Dopo vi spiegherò meglio tutto. Scusatemi e che Dio vi benedica. Vostra devotissima Lucia Fe-noglio ».

Margherita (vicinissima a Matteo)  Che bel giovanotto... Mi piace proprio!

Carlotta E lascia stare il giovanotto!... Vieni qui. (La prende per un braccio e l'allontana)  E così sei venuta a passare una settimana da noi, eh?

Margherita Eh, già!... Da Paesana a Saluzzo abbia­mo preso la corriera; ma poi sono salita sul tre­no... Sono stata sul treno fino a Torino!... La mam­ma è rimasta a Saluzzo... Però mi ha spiegato be­ne tutto, prima della partenza. Oh già!...

Carlotta Oh, Signore!... Oh, santa pazienza!...

Margherita Non ero mai venuta a Torino. Ma Torino è più bello di Paesana...

Carlotta Lo voglio credere.

Margherita Ora io sono qui; ma fuori c'è il tassì che aspetta.

Carlotta Cosa?!... Hai preso il tassì, da Porta Nuova? (Posa la lettera sul tavolo)

Margherita Per forza!... Non sapevo quale tram... Non ricordavo il numero... Ora l'autista del tassì vuole milleduecento lire.

Carlotta E tu dagliele.

Margherita Ma io non le ho. (ride)  Ih, ih!...

Carlotta (voltandosi verso sinistra)  Papà?... Vieni un po' qui: ora sentirai.

Matteo E' meglio che me ne vada. Ciao Carlotta.

Carlotta No, resta. Non andare via.

Gino (da sinistra, con giacca e cravatta)  Ebbene?

(vede la ragazzina)  E questa da dove sbuca?!...

Carlotta  Non la conosci? (Intanto prende piatti per cinque coperti, e li disporrà sul tavolo).

Gino Io no.

Carlotta E' Margherita.

Gino Margherita...

Carlotta Ghitina, la figlia della balia di Maria.

Gino (ricordando)  Ah, sì, sì... Ghitina!... E allora?

Carlotta Allora è arrivata fresca come una rosa,

valigia e una lettera e intanto fuori c'è il tassi che aspetta.

Gino Ebbene: che aspetti.

Carlotta Ma è ancora da pagare.

Gino Oh, bella, che lo paghi.

Carlotta Ma Ghitina non ne ha.

Gino Non ne ha?!... (a Margherita)  E' vero?

Margherita Ho soltanto cinquecento lire.

Gino Solo cinquecento?!...

Margherita (mortificata)  Sì...

Gino (sospirando)   Beh, dammi quelle, intanto.

Margherita (piagnucolosa)   Ma queste sono per le caramelle...

Gino (esplodendo)  Oh, per la miseria!... E il tassì

aspetta!... E la tariffa aumenta!... Tutte, tutte a me questa mattina!... (a Matteo)  E lei? Che aspetta?... Che la invitiamo a pranzo?... No, non l'invitiamo!...

Matteo Veramente  me  ne  sarei  già  andato; ma Carlotta non ha voluto.

Gino (a Margherita)   Su avanti, dimmi quanto fa.

Margherita Milleduecento lire; ma vuole anche la mancia.

Gino Gliela darò io, la mancia!... Porca miseria!... (parte decisamente, per uscire, se non che dal fon­do)

13

Zia Rosa (elegantissima, impellicciata, ingioiellata, ben portante, appare con Teresa che le porta una grossa valigia, entrambe cariche di pacchi e pac-chettini che cadranno tutti quanti fra la soglia e il fondo scena, dal momento che l'urto è inevitabi­le, vigoroso, pittoresco)  Eh, là!...

Carlotta (con le mani sul viso)  Ommi, ommi!...

Zia Rosa Accidenti, che finezza!...

Gino Oh, scusi!...

Zia Rosa (voltandosi verso Teresa)  Chi è questo villanzone?

Teresa  E' Gino, tuo fratello!...

Zia Rosa  Gino!... (allarga le braccia)

Gino Rosa!... Rosetta!...

Zia Rosa Oh, finalmente!... Oh Gino!...

(Baci e abbracci ripetuti).

Teresa (contemporaneamente)  Ma guarda: Ghitina!... Oh, bambina, oh, cuoricino... Che sorpresa!... (abbraccio e bacio alla ragazza).

Matteo (accenna a partire)  Buongiorno a tutti, eh? Io vado...

Carlotta (categorica)  No!... Aspetta. Aiutami a rac­cogliere questi pacchi! (ne raccoglie uno che po­serà sul mobile, lasciando raccogliere gli altri da Matteo).

Gino Scusami un momento, Rosa: vado soltanto a pagare il tassì.

Zia Rosa Ma che tassi: lasciati almeno vedere? Non scappare!

Gino Torno subito: il contatore gira e debbo pagarlo io!... Scusami! (esce rapidamente dal fondo).

Carlotta La trovo bene, zia. Come sta?

Zia Rosa Carlotta!... Tu sei Carlotta, no? (l'abbrac­cia e bacia). Oh mia cara, mia cara!... Come passa il tempo!.... Che bella ragazza ti sei fatta!...

Teresa (a Margherita)  E tu, bambina? E tu, cuoricino?... Come sei cresciuta!...

Margherita Oh, sì, io sono cresciuta!... (risolino) Ih, ih!...

Zia Rosa Ma chi è questa fanciulla?

Teresa Margherita, sorella balia di Maria, la più giovane delle mie figliole.

Zia Rosa E dov'è Maria? Non c'è?

Carlotta Ora viene:  è andata a Messa.

Zia Rosa Vedo che avete cambiato il mobilio.

Teresa Si dieci anni fa, quando le cose andavano un pochino meglio.

Zia Rosa (a Margherita)  Tu, quanti anni hai?

Margherita  Sedici, solo sedici.

Zia Rosa Mi sembri un po' patita, poverina.

Teresa Infatti sei scolorita, palliduccia. Non ti senti bene?

Margherita No no, sto bene: è soltanto per via dei fenomeni.

Zia Rosa (e Teresa)  Fenomeni?!...

Margherita Il dottore dice che sono nevropatica. Ih, ih!...

Teresa Nevropatica? Margherita E ostetrica.

Zia Rosa Isterica?!... Oh, poveretta.

Teresa Oh, cuoricino, oh, bambina... (a zia Rosa, confidenziale) Questa povera creatura, da quando s'è sviluppata non è più stata bene.

Zia Rosa I suoi parenti sono povera gente?

Teresa Purtroppo. Lo sono più di noi.

Zia Rosa All right... Lasciami fare. Penserò io a questa ragazza. Yes!... La faremo guarire.

Teresa Hai sentito, Ghitina? Ringrazia la signora.

Margherita Grazie, signora.

Teresa E ora perché sei qui?

Margherita Non lo so. Lì c'è la lettera.

Carlotta (che ha continuato ad occuparsi della ta­vola, a Matteo che ha finito di raccogliere i pac­chi)  Leggila tu, Matteo fammi il piacere.

Zia Rosa E questo giovanotto, chi è?

Teresa Un moscone. Un moscone che gira per casa nostra.

Zia Rosa Okay!... Ho capito. Mi sembra un bravo ragazzo.

Teresa (a Matteo)  Ebbene? Che dice la lettera?

Matteo (lettera in mano)  Dice che gli è calata l'ernia!...

Zia Rosa (e Teresa)  A Ghitina?!...

Matteo No, no, a suo padre.

Zia Rosa (e Teresa)  Ah!... Meno male!

Carlotta (disponendo i piatti)  E sua madre l'ha ac­compagnato a Saluzzo, all'Ospedale, per fargli fare l'operazione.

Teresa Ora capisco.

Margherita E così io rimango da voi per una set­timana!... (risolino)  Ih, ih!... Io sono contenta!

Teresa Vuoi qualche cosa? Hai fame?

Margherita No, grazie. Sono molto stanca.

Teresa E tu siediti, sciocchina! Siediti sul divano.

Margherita Oh già! E' meglio. Questa mattina mi sono alzata presto.

Zia Rosa Ma certo, povera piccola. Allungati sul divano, riposerai meglio.

Margherita Dice sul serio? (si distende sul divano).

Zia Rosa  Oh, yes!... Oh, si certamente, my dear!

Margherita Lei parla tedesco?

Zia Rosa No no, parlo italiano. Mi scappa soltanto qualche parola.

Margherita Le scappa in tedesco?

Zia Rosa No, cara, in inglese.

Teresa Zitta, ora. Riposati. Cerca di dormire un pochino.

Margherita (risolino)  Sì, sì: io adesso dormo!... (Chiude gli occhi).

14

Maria (con Beppe, aitante giovane sui trent'anni, con giubbetto da motociclista)  Zia Rosa!...

Zia Rosa Maria!... Oh, Maria!... (abbraccio)  I am happy toyou see! Lasciati guardare. Oh, cara!... Pensare che quando sono partita tu eri appena na­ta. Eri un topolino piccolo... e ora ti trovo una signorina bella e fatta.

Maria Me l'ha detto il signor Formica che lei era arrivata: l'ha vista entrare qui.

Zia Rosa Formica? Che formica?

Teresa Masino Formica, il portinaio, diamine!... Abita nella casa di fronte!...

Zia Rosa Ah, sì!... Masino!... Masino Formica!... Oh, quanti ricordi! Quante cose da dire e da ascol­tare... Bene, ora lasciatemi andare a fare un po' di toeletta, che ne ho davvero bisogno!

Teresa Ma certo!... Vieni, Rosa, vieni con me.

Zia Rosa (accennando a Beppe)  E questo giovanotto? Un altro moscone ?

Teresa Appunto. Un altro moscone. Sì chiama Beppe Arduino ed è geometra.

Zia Rosa  Geometra? All right!... Può darsi che abbia del lavoro per lei sa?

Beppe Grazie, signora. Le sono grato.

Carlotta E questo si chiama Matteo Rava ed è ragioniere.

Zia Rosa Benissimo. Ho piacere di fare due chiacchiere con questi bravi giovani, appena possibile.

Carlotta Oh, se è per questo, possono venire tutti e due questa sera, dopo cena, a prendere il caffè.

Zia Rosa Brava!... Mi piaci perché sei pronta nel­le tue decisioni. Mi somigli. Very well!... (a Teresa)  Per gentilezza, Teresa, prendi la valigia perché debbo tirar fuori della roba. (a Beppe)  Tanto pia­cere, geometra. (stretta di mano)  Sinceramente.

Beppe (inchina)  Signora, il piacere è mio.

Zia Rosa (a Matteo)  Pure lei, ragioniere. Felicissima. (stretta di mano).

Matteo Onoratissimo.

Zia Rosa Ed ora, Teresa, andiamo a cambiarci. Good bye!... (via a sinistra, seguita da Teresa, con la valigia di Rosa).

Maria (voltandosi)  Oh, bella!... E questa, che fa qui sopra?!...

Carlotta Zitta! E' la tua sorella balia!... Non sta bene: lasciala stare.

Maria Ma come mai si trova qui? Non capisco.

Carlotta C'è poco da capire. E' qui e ci resterà per qualche giorno. (porgendo)  Toh, leggi la lettera.

Maria (occhiata rapida alla lettera)  Proprio oggi ch'è arrivata zia Rosa... capita Ghitina!...

Carlotta Parla piano, che la svegli.

Margherita (scattando a sedere)  No no, io non dormo, io non dormo!... (risolino)  ih, ih!...

Carlotta Giù, giù, mettiti giù... Riposa. Fra poco mangeremo. Ti sveglierò io.

(Ghitina si rimette subito giù).

Maria Tu, Beppe, te ne puoi andare. Ciao. Ti aspettiamo questa sera. Non mancare.

Beppe Raccomandazione superflua: alle venti e trenta sarò qui... (avvicinandosi di più)  Neanche un bacino?

Maria Te n'ho già dato uno: per oggi basta. (schermaglia).

Matteo (a Carlotta)  Hai sentito?... Ne voglio uno anch'io!...

Carlotta Ma sì, ma sì: vieni, salamino...

Matteo  Cooosa?!...

Carlotta (ridendo)  No, no... Toh, prendi. (lo bacia).

Matteo Ah, meno male... E sta qui, non scappare... (Cerca di riafferrarla. Schermaglia)  Non scappare...

Carlotta (gli sfugge e va a riposarsi dietro la tavola) Ti piacerebbe... Basta!... Lasciami in pace che debbo ancora preparare la tavola!

Matteo (inseguimento intorno alla tavola)  La prepari dopo!... Non essere avara. Carlotta... Vieni qui...

Beppe Aspetta, Maria... Sentì...

Maria Bambinone!... (scappa).

Beppe Ah, sì!... (Inseguimento. La prima coppia si sposterà a destra e la seconda a sinistra)  Ora vedrai il bambinone...

Matteo (a Carlotta)  Hai paura?... Non scappare!...

Carlotta Zitto!... Non fatevi sentire!... Piano!... Sveglierete Ghitina. (a un certo punto i due gio­vani hanno raggiunto le ragazze, che per altro, non hanno opposto eccessiva resistenza).

Matteo (tenendola)  Bambolina... Zuccherino...

Carlotta (amorosamente)  Stupidone...

Matteo Eh?!...Come hai detto?

Carlotta Somarone...

Matteo Ah, senti: io so come chiuderti la bocca!... (Vuol baciarla, ridendo; ma la ragazza cerca di vol­tare la testa. Tuttavia alla fine, sappiamo benissi­mo come va a finire).

Beppe (contemporaneamente alle due battute di cui sopra, e con scena analoga)  Tesoro!... Mariuccia...

Maria Tulipano... Tamarindo...

Beppe Cooosa!... (finisce come sopra).

15

Gino (a questo punto, con poca discrezione, ma tem­pestivo all'effetto scenico, entra dal fondo, corruc-ciato)  Millequatrocentocinquanta lire!... (vede le due coppie abbracciate)  Oh, bene fate pure come se io non ci fossi nemmeno... (rude)  E voi giova­notti, non andate a pranzo?

Beppe e Matteo (impacciatissimi)   Ah, si, sì... An­diamo, andiamo subito.

Gino Buon appetito!

Matteo Grazie.

Beppe Buon appetito, signor Balestra. Stavamo appunto... Dicevo appunto a Maria che... Vero Matteo?

Matteo Eh, già!... Io dicevo che ormai era ora e che...

Gino Sì, è ora... E' ora che ve ne andiate.

Beppe A rivederla. Ciao, Maria! (via dal fondo).

Matteo A rivederci! Ciao, Carlotta!... (via dal fondo).

Gino Oggi mi volete vedere morto?... Filate in cu­cina e date una mano a vostra madre! (si volta) E questa? S'è addormentata? Meno male. Ci vole­va soltanto la figlia della balia per fare il pieno! Ora siamo a posto... (via a destra).

Carlotta Vieni, Maria, e facciamo alla svelta per­ché papà mi sembra piuttosto irritato. (Via tutte e due da sinistra).

A questo punto si verifica il pri­mo fenomeno. La chiavetta dello sportello destro del grande mobile di fondo - precedentemente infi­lata in modo da venir fuori al minimo stratto - esce dal buco e cade, mollando il filo dall'alto, sul pavimento. Poi, subito, si alzerà pian piano, dondo­landolo. Quando è a un metro e cinquanta d'altez­za il dondolio ha raggiunto la maggiore ampiezza: un paio di metri. Perché si veda bene, sarà meglio usare una chiavetta cromata o argentata. Dopo qualche istante, scompare improvvisamente verso l'alto.

16

Gino (Da destra, con del salame su un foglio di carta velina. Servendosi d'una forchetta lo disporrà in un piatto che poserà al centro della tavola. Poi chiama, verso sinistra)  Maria? Il vino!

Teresa (da sinistra, con una coperta o plaid che sten­derà senz'altro su Ghitina)  Ma guarda come dor­me quest'angioletto...

Gino Quest'angioletto se rimaneva a casa sua, mi faceva piacere!

Teresa Eh, là, non brontolare sempre! In fondo si tratta di un'opera buona.

Gino Le opere buone avrei bisogno che le facessero a me!

Teresa A proposito: hai visto che lusso?... E devi anche sapere che alla stazione ha dodici bauli, tre valigie e un cassone enorme, da ritirare.

Gino Accidenti!... Dici davvero?

Teresa Quando viene sentirai. E' piena di milioni!

Gino Ah, briccona!... E non ha mai scritto, mai fatto sapere niente.

Teresa Sfido... Era offesa con te; ma ora è molto cambiata, Gino, e pare animata dalle migliori intenzioni.

Gino Ah, sì?

Teresa Non è più quella d'una volta. Dopo la mor­te di suo marito s'è sentita troppo sola ed ha pre­ferito ritornare a Torino, fra la sua gente, e tu sai che i soli suoi parenti siamo noi. Perciò ti racco­mando: fagliele buone, trattala bene. E bada a non offenderla un'altra volta.

Gino Non mi sarà facile. Io non so fingere. Mi sta ancora nel gozzo come s'è comportata in passato.

Teresa Il passato è passato. Tu pensa all'avvenire, Gino. Pensa che abbiamo due ragazze da marito.

Gino Oh, ci penso, ci penso, non dubitare. Ci pen­so anche troppo!

Teresa E allora!... Ah, che uomo!... Alle volte mi fai ridere. Gridi, gridi e poi sei più buono del pane.

Gino  Non sempre, Teresa, non sempre!... Ho anch'io i miei momenti brutti.

Teresa Eh, mio caro, ci vuol pazienza... Senti, fra una cosa e l'altra, sai che ha detto?

Gino No,

Teresa Che ci vuole aiutare.

Gino Ha detto questo?

Teresa Ma sì: e tu non fare lo stupido, non guastare tutto. Fatti furbo una buona volta!

Gino Io sarei già contento se mi togliesse l'ipoteca...

Teresa Ci puoi contare!... Sta tranquillo, vaà... Ed ha aggiunto che vuol fare una buona dote alle nostre figliole.

Gino Ma no!... La dote?!... Alle nostre figlie?!...

Teresa Ma tu sta zitto!... Tu non parlare...

Gino Oh, buon Dio!... La dote, alle nostre figlie...

Teresa Ma tu, alle ragazze, non dire ancora niente. Lascia che glielo dica lei... Hai capito? Tu Lo sai benissimo com'è fatta Rosa: guai a contrariarla, guai discutere le sue idee...

Gino Oh, per questo, lo so: ha una testa...

Teresa Ebbene, tu fa silenzio!... Sta attento quando parli.

Gino Ti garantisco che qualunque cosa dica o fac­cia, io le darò sempre ragione. Basta che scucisca!...

Teresa Vedi che sei un mammalucco?... Dieci mi­nuti fa dicevi che ti stava nel gozzo... Mio caro, sei proprio un povero uomo!... Se non ci fossi io, in questa casa...

Gino Eh, là, là: non darti tanta importanza!... Non ho sempre lavorato come un mulo? Eh? Allora io non conto niente!...

Teresa Ma no, ma no...Non pigliartela, ora... Vo­glio soltanto dire che abbiamo passato brutti gior­ni; ma che finalmente è arrivata un po' dì fortuna!...

Gino Ed era proprio ora!... Ti confesso che non ne potevo più!...

Teresa (con affetto)  Sta allegro, mio caro... Sta tranquillo. Bisogna però che tu abbia un po' più fede, se vuoi che il Signore ti aiuti.

Gino Là, ci siamo: la predica. Bene, guarda, ti fac­cio una promessa: questa sera alle sei, vado a Messa!

Teresa Bravo!... Così va bene!... Meriti un bacio! Toh... (lo bacia e abbraccia) ,

18

Carlotta (da sinistra, con il cestino del pane che po­serà al cèntro del tavolo)  Oh!... Guarda, gli sposini...

Teresa (svincolandosi da Gino)  Tu fa' silenzio!... E procura che fra venticinque anni tu e il tuo ragio­niere vi vogliate ancora bene come ce ne vogliamo noi. Eh, Gino?

Gino Questo è vero!... Bisticciamo tutti i giorni; ma ci vogliamo un bene incredibile!...

19

Maria (da sinistra, con vestitino da casa, portando la bottiglia dal vino che poserà sul tavolo)  Pren­di sei bicchieri, Carlotta.

Carlotta Sei? Perché sei? (eseguisce, prendendoli dall'armadio).

Maria Oh, bella! Perché siamo in sci.

Carlotta Ah, già; dimenticavo Ghitina. (va all'ar­madio e prende un altro coperto).

Gino E zia Rosa?

Maria Viene subito: è quasi pronta.

Carlotta Mancano le posate. (va subito al mobile e da un cassetto prende una manciata di posate che disporrà a fianco dei piatti).

Gino Vieni qui, Carlotta. Mentre siamo tutti qua, possiamo parlare. Vieni anche tu, Maria. Ascolta­mi bene. Zia Rosa...

Teresa (interrompendo)  Zia Rosa vuol fare la vo­stra fortuna e forse anche la nostra. Vero, Gino?

Gino Sì. Ha detto certe cose, certe cose che...

Teresa Le ha dette a me queste cose. Ora vi spiego.

Gino  Insomma, posso o non posso parlare?

Teresa E parla!... Chi te lo impedisce?

Gino ZiaRosa, forse, mi fa cancellare l'ipoteca!... E a voi due...

Teresa E a voi due vuol fare la dote!

Carlotta e Maria Oh, mamma!... Che notizia!... Oh, che bellezza!...

Maria Grossa?!

Teresa Grossa. L'ha detto lei.

Carlotta e Maria Oh, mamma!... Oh, che piacere!...

Teresa Zitte!... Zitte!... A suo tempo ve lo dirà la zia. Non accennatele che ve l'abbiamo detto. Ca­pito?

Maria Oh, che bontà, che buon cuore!...

Teresa Di' pure, Gino, parla pure tu.

Gino Che vuoi che dica, ha già detto tutto.

Teresa Voi dimostratevi riconoscenti. Quella po­vera donna non ha più nessuno al mondo, all'in-

Gino Trattatela bene e soprattutto non contraddi­tela mai, per carità, altrimenti rovinate tutto.

Maria e Carlotta Sì, si, papà!... Sta tranquillo

Teresa Hai finito, chiacchierone?... Parla meno e va un po' di più a Messa!...

Gino Te l'ho già promesso, no? Alle sei, questa se­ra, e faccio anche promessa formale di andarci tutte le domeniche e le altre feste comandate!

20

Zia Rosa (da sinistra, con altro vestito, e un quadro ovale avvolto in carta)  Che cos'è questa novità della Messa alle sei di sera?

Teresa Non è una novità: è da un pezzo che han­no istituita l'usanza...

Zia Rosa Per me è una novità (sciogliendo il pac­co)  Qui c'è un ricordo, anzi il più bel ricordo del­la mia vita. (guardando verso il mobile)  E tutti quei pacchi e pacchettini, là sopra, sono per voi.

Carlotta e Maria Per me?!...

Zia Rosa Sì, per voi... e per Teresa e per te Gino. Ce n'è per tutti.

Tutti (insieme)  Oh, grazie, grazie tante zia... Grazie Rosetta!

Gino Ma non dovevi disturbarti... Io non so come ricompensarti... Non so come ringraziarti.

Zia Rosa E allora sta zitto!... (Alle ragazze che si sono precipitate sui pacchettini)  Lasciate, lasciate stare, ora!... Venite qua un momento!... Avrete tempo dopo pranzo a guardare ì regalini...

Carlotta Ah, sì, sì, zia... Ha ragione.

Maria Ma sì, certamente!... C'è tempo...

Zia Rosa Mie care ragazze, non bisogna essere tan­to curiose. A questo mondo bisogna saper aspet­tare. Ogni cosa a suo tempo. Ed io, ora, voglio par­larvi del mio povero Andrea. Ecco: guardatelo: è il mio caro marito. (si commuove un pochino) Non c'è più: se n'è andato un anno fa. Una sera, tornato da un lungo viaggio, mi hai detto: « Roset­ta mi sento un po' stanco... C'è qualche cosa, qui nello stomaco, che non va ».

Gino E poi?

Zia Rosa E poi s'è seduto sulla poltrona e dopo un poco è venuto bianco come uno straccio... Poi improvvisamente, ha girato gli occhi in su ed è sta­to lì, come un passerotto.

Teresa Oh, pover'uomo!... Era così buono e bravo... Mi dispiace proprio.

Zia Rosa Quarantatre anni, sai? (a Gino)  Con tut­ti i suoi difetti, appena arrivato laggiù s'è rimboc­cate le maniche e s'è dato da fare. Dopo pochi an­ni era già proprietario di una mezza dozzina di Hotels in Australia e due li ha fatti costruire nuovi nell'isola di Tasmania.

Carlotta Accidenti, che uomo in gamba!...

Maria Ma laggiù non parlano inglese?

Zia Rosa Laggiù parlano un po' tutte le lingue; ma specialmente inglese.

Gino Fammi sentire, Rosetta, fammi sentire qualche cosa.

Zia Rosa All right!... I speak English, but I like to speak Italien!... Do you understood? Avete capito?

Gino No, niente.

Zia Rosa Non  importa.   Però  laggiù,  lo  parlavo quasi mai; non mi piace. Tanto vero che,  per sen­tire intorno a me l'aria di famiglia, avevo assunto dodici camerieri italiani, uno per regione d'Italia.

Gino Ah, sì?

Zia Rosa Cinque di Torino, tre di Chivasso e quat­tro di Pinerolo!

Tutti (ridono)  Ah, ah, ah!... Questa sì ch'è buona!... Uno per regione d'Italia!... Ah, ah, ah!...

Zia Rosa Bene, ora parliamo d'altro. (altro tono, guardando in giro)  Dove lo mettiamo?

Gino Oh, per me, mettilo dove vuoi.

Teresa (indicando a destra)  Guarda, mettilo qui che sta bene.

Zia Rosa No, no, lì non c'è luce favorevole.

Maria Allora qui, eh? (indica a sinistra)

Zia Rosa Io direi che starebbe assai meglio là, sopra il divano.

Tutti- Eh, già!... Oh, sì, certo!... E' vero!...

Zia Rosa Guarda che fortuna: v'è già il chiodino piantato.

Maria Prima c'era un quadretto all'inglese e Carlotta l'ha rotto, levandogli la polvere.

Zia Rosa (appende il quadro, e arretra per contem­plarlo)  Eh? Non va bene?

Tutti (c.s.)  Magnifico!... Io lo dicevo! sta proprio bene!... Ci voleva proprio per riempire la parete.

Carlotta Allora, zia, vuole sedere a tavola?

Zia Rosa (siede a capo tavola, di fronte, al pubblico) Ma sì!... Però vi confesso che non ho voglia di mangiare.

Gino (premuroso)  Ah, no? Non ti senti bene?

Zia Rosa Non ho appetito. E tu, Gino?

Gino Abbastanza. E' dalle cinque che sono in piedi ed ho appena bevuto una tazza di caffè.

Zia Rosa E tu, Teresa?

Teresa Oh, io: mangio sempre così poco.

Zia Rosa Sarà  stanchezza,  sarà  stordimento  del viaggio, non ho niente fame.

Maria Guardi, zia, c'è un po' d'antipasto se vuole.

(Porge. Rosa si serve, ma non comincia)  E poi ci sarà una minestrina in brodo. (tutti sono ormai seduti a tavola).

Teresa  (chiamando)  Ghitina!... Vieni a mangiare su! (Ghitina non si muove).

Carlotta E poi, oggi che è festa, abbiamo il pollo arrosto.

Zia Rosa Prenderei qualche cosa che stuzzicasse. Forse non ho digerito.

Teresa (si è servita di prosciutto: anche Maria e Carlotta si sono servite e hanno iniziato)   Dalle un vermut, Gino.

Gino (alzandosi immediatamente)  Vuoi un vermut? Eh?

Zia Rosa No no, niente vermut.

Gino O una ciliegia allo spirito...

Zia Rosa Benissimo!... Una ciliegia allo spirito!..

Gino (voltandosi)  Teresa dov'è la chiave degli spiriti?

Teresa  Non è lì?

Gino No.

Zia Rosa Accidenti!... Le tenete chiuse a chiave? Gino No no... A chiave, sì: ma rimane sempre nella serratura.

Teresa E ora non c'è?

Gino Ma no!... L'hai presa tu, Carlotta?

Gino Tu, Maria?

Maria  Lo sai bene che non le assaggio. Gino Eppure questa mattina la chiave c'era.

Zia Rosa Non importa: lascia stare.

Gino Ah, no! La chiave c'è e dobbiamo trovarla. (Aiutano a cercare).

Gino Che sia caduta sul pavimento? (si mette ad­dirittura carponi e guarda sotto il mobile).

Zia Rosa Ma no, ma no!... Che fai? Non preoccu­parti. Fa lo stesso.

Gino (rialzandosi, vicino a Ghitina)  E questa con­tinua a dormire! Guardatela come è pallida: sembra già morta!

Teresa Povera bambina. Su, svegliala: è ora di mangiare.

Gino (scuotendo la ragazza)  Su, Margherita, alza­ti!...

(In questo preciso istante la chiavetta cade dal soffitto sul tavolo dinanzi alla Zia Rosa che, sempre seduta, volta le spalle a Gino).

Margherita (sedendo sul divano)  Eh?! Cosa c'è?!...

Tutti (meno Gino e Margherita)  Eh?!... Oooh!... Ma guardatela qui la chiave!...

Gino (esterrefatto, avvicinandosi al tavolo)  La chia­ve!... La chiave degli spiriti!... La chiave degli spi­riti!...

Zia Rosa Gino!... Sei matto?!

Gino (c.s.)  Incredibile!... E' cascata dal cielo!.....

Zia Rosa Fammi il piacere, Gino. Ti pare diverten­te?... Come scherzo, io lo trovo abbastanza stupido.

Gino Ma non è uno scherzo!... Dico sul serio!...

Zia Rosa Teresa, digli che la smetta: tu sai come son fatta io!...

Teresa Giusto!... Giusto!... Gino scherza male: è il suo vizio: compatiscilo. (alzandosi)  Vieni, Ghitina, vieni a mangiare. (La prende per mano e l'accompagna al tavolo).

Margherita E quel giovanotto ch'era qui, non viene a mangiare con noi?

Carlotta  Quel giovanotto viene più tardi. E tu non ci pensare adesso.

Teresa Ma sentite questa bambina!... S'interessa dei giovanotti? Siedi lì. E mangia su. (Margherita siede di fronte a Zia Rosa, spalle al pubblico).

Margherita Grazie:  ho proprio fame. (si serve di prosciutto e mangia).

Gino Mah!... Non so che pensare. (siede al proprio posto).

Maria Perché sospiri, papà?

Zia Rosa Che sia l'ultima volta che mi prendi in giro, hai capito?

Gino (assorto)  Eh?!... Cosa?

Zia Rosa Che non mi prenda mai più in giro!

Gino Io? In giro? No... Non ci penso nemmeno. Perché dovrei prenderti in giro? Non c'è motivo.

Zia Rosa Allora basta così. Ora la chiave c'èed io sto aspettando da un pezzo.

Gino (c.s.)  Che cosa?

Zip. Rosa  Insomma, viene o non viene?

Gino (alzandosi subito)  Oh, scusami!... (Porgendo la chiave, a Maria a lui di fronte)  Toh, Maria, va' a pigliarle.

Maria (alzandosi senz'altro, prende la chiave e va ad aprire, poi subito, mostra il braccio e restando ac­covacciata di fianco all'armadio aperto)  Funghi sott'aceto?

Zia Rosa (voltando il capo)  No, no, niente funghi.

Maria (mostra contemporaneamente, uno per ma­no, due barattoli di vetro)  Uva, ciliege sotto spi­rito!

Zia Rosa  Ciliege. Porta qui.

Maria (rimette uno dei barattoli nell'armadio, ri­chiude lasciando la chiave dentro e porta l'altro sulla tavola dinanzi a Zia Rosa)  Ecco, zia.

Zia Rosa Thank you. (a Gino, servendosi)  Dimmi la verità, Gino: non volevi darmela questa ciliegia.

Gino Ma va'... Figurati,

Zia Rosa Vorrei sapere perché.

Gino Non c'è nessun perché. E' il mistero della chiave che non mi va giù.

Zia Rosa (irritata)  Di nuovo?

Teresa E lascia perdere Gino!... (Gli tira la giacca, di dietro).

Gino Eppure, Rosa posso giurarti che proprio non c'era!...

Zia Rosa Non insistere, ti prego, non farmi perdere la pazienza...

Teresa (tira la giacca)  Scherza, scherza...

Gino (ride male)  Eh, eh!... Eh, già!... Io scherzo, io scherzo!... Mi piace giocherellare. (Ride c. s.)  Eh, eh!... (Prende una ciliegia e la mangia)  Discrete.

Teresa Ce l'aveva in tasca lui!... L'ho visto io!...

Gino (sorpreso)  Ma no!...

Teresa Sì, mio caro. (a Zia Rosa)  L'ha fatto per ri­dere... (gli tira la giacca)  e poi a un certo punto l'ha buttata sulla tavola.

Gino Eh, già!... Ma guarda!... Solo per ridere, sai?... L'avevo io in tasca!... Eh, eh!... Però, per essere sincero, veramente... Veramente credevo che... che si trattasse di ben altro!...

Zia Rosa Che cosa, per esempio?

Gino Io credevo che ci fossero gli spiriti!...

Teresa (strattona)  Ehm... ehm...

Gino (a Teresa)  Hai detto qualche cosa?

Teresa Io no. (si serve).

Maria Io ne prendo ancora una fetta. (eseguisce).

Margherita E io ne prendo due. (eseguisce).

Zia Rosa Per essere malata, l'appetito non ti manca. (a Gino)  Non sono male queste ciliegie. (Ne prende una seconda).

Gino  L'anno scorso erano migliori. Non sono cat­tive, ma se debbo dire la verità, queste ciliegie mi stanno in gola.

Zia Rosa Dipenderà dall'annata. (si serve di prosciutto).

Gino No no, non dipende dall'annata.

Carlotta  E da cosa dipende, allora?

Gino Io direi che dipende dagli spiriti. (correggen­dosi)  Dall'alcool, voglio dire.

Teresa  (strattone, vigoroso)  E tu smettila salame!...

Gino  E smettila, tu, porca miseria!... E' un ora che mi tiri la giacca: me la vuoi strappare? Eh? Tutti (ridono) Ah, ah, ah!...

Teresa (allegramente)   Buon appetito a tutti, neh? Buon appetito!

Tutti  Grazie, altrettanto.

Teresa (a Margherita)  E tu bambina, mangia, neh? Mangia, che vieni grande!...

VELARIO


ATTO SECONDO

Stessa scena. Sera dello stesso giorno. Nessuno in scena. Luci spente. La chiavetta misteriosa è ora ap­pesa allo stesso chiodino al quale è appeso il quadro del defunto zio Andrea; ma nessuno lo sa.

1

Teresa (nel suo vestito migliore e con soprabito - siamo in autunno - entra dal fondo e gira l'inter­ruttore)  Vieni, Gino, sediamoci e riposiamoci un poco. (avanza e siede sulla poltrona)  Ah!... Sono proprio stanca e mi sento anche un po' stordita.

2

Gino (entra, seguito da Margherita, entrambi con soprabito)  Come puoi essere stanca, se siamo ri­masti seduti a tavola fino a questo momento.

Teresa Mah!... Non lo so.

Margherita (piagnucolosa.)  Ora io ho voglia di an­dare al gabinetto!...

Teresa E tu va, bambina! Va' al gabinetto!...

Margherita (via in fretta, a sinistra)  Grazie.

Gino (guardandola uscire)  Questa ragazza è proprio stupida.

Teresa Eh, là: abbi pazienza!... Non sta bene.

Gino (si toglie il soprabito e lo butta su una sedia) Vuoi che ti dica una cosa? Non mi sembra vero!...

Teresa Evidentemente ha voluto confonderci.

Gino  Io non immaginavo che dopo la Messa delle sei ci avrebbe invitati tutti quanti a cena.

Teresa E che cena!...

Gino Nel miglior ristorante di Torino!... E che ab­bondanza!... Nemmeno il giorno che ci siamo sposati...

Teresa Troppa, troppa roba!... Mi sento piena fin qui.

Gino L'aragosta, per esempio, non l'avevo mai assaggiata!!!

Teresa E che bottiglie!... Barbera, Nebiolo. Grigno­lino, Barbaresco!... Una vera dovizia!...

Gino Forse hai alzato un po' troppo il gomito: è per questo che sei stordita.

Teresa Ma che dici... Tu piuttosto, mi sembri un po' brillo!...

Gino Io?!... Io, ubriaco?!...

Teresa Veramente ubriaco, no; ma un po' allegro, sì!

Gino Ah, questo sì, mia cara Teresa! Non sono mai stato allegro come in questo momento.

Teresa E pensare che lo devi a tua sorella che tu criticavi.

Gino  Lo riconosco e ti confesso che ne sono pen­tito, sinceramente.

Teresa E' una brava donna, sai? E guarda che de­licatezza: non solo ha offerto la cena ma ha volu­to perfino pagare il tassì che ci ha portato a casa.

Gino Ma, ora, dov'è andata?

Teresa Non hai udito? E' andata con le nostre ra­gazze a gironzolare per Torino... Diceva che voleva rivedere le nostre belle vie, i nostri bei palazzi, i nostri magnifici giardini...

Gino Oh, quanto ai giardini, non è il momento: siamo in novembre, non i;ono più niente. I giardi­ni di Torino bisogna vederli in primavera.

Teresa E poi Carlotta e Maria volevano telefonare ai loro innamorati per dir loro di venire subito

Gino Eh, già!... Erano rimasti intesi che sarebbero venuti dopo cena.

Teresa E dal momento che abbiamo cenato fuori, le ragazze sono già impazienti.

Gino Ma sì, ma sì... Che si sposino e che siano con­tente. Guarda Teresa, come vanno le cose della vita. Ieri ero un uomo amareggiato, pieno di preoc­cupazioni e fastidi e oggi mi sento un'altra perso­na, sono l'uomo più allegro e più fiducioso... Dinanzi a me s'apre come una prospettiva luminosa e il mio cuore si apre come un garofano.

Teresa Tulipano!... Non contare troppo sull'aiuto degli altri!...

Gino Eh, no, mia cara. No!... Questa volta ci posso contare: « A Carlotta e a Maria penso io, come fos­sero mie figlie. E voialtri - diceva a noi due - mi lasciate carta bianca, altrimenti... niente ».

Teresa Bella pretesa:  carta bianca!...

Gino Dagliene!... Dagliene fin che ne vuole!... Bian­ca, rossa, gialla, dagliene di tutti i colori!... Fortu­ne come questa non capitano tutti i giorni, E tu, Teresa, non sollevare obiezioni.

Teresa Senti chi parla!... Tu che se non c'ero io, le avresti sbattuta la porta in faccia!...

Gino Ah, beh, questo è vero!... Ma, vedi, prima, non lo sapevo.

Teresa (ironica)  Che cosa non sapevi?

Gino Non sapevo che... che... E tu non fare tante domande!

Teresa Ci siamo capiti io stesso, va'... Pover'uomo.

Gino (pentito)  Sì, Teresa: hai ragione a compatirmi. Sono davvero un pover'uomo. Alle volte ho pe­na di me stesso. Rifletto sui miei fastidi e alla fine concludo che noi pover'uomini siamo semplice­mente delle marionette. Marionette che si dime­nano e s'arrabattano per campare la vita. Gestico­liamo, ci agitiamo, facciamo capriole, salti mor­tali, genuflessioni e intanto ì giorni passano fin­ché viene la nostra ora nella quale troveremo fi­nalmente la pace e il riposo definitivo.

Teresa Ma sentilo!... Ora fa il filosofo,

Gino Filosofo, io? No, Teresa, questa è vita non filosofia.

Teresa Allora, se non è filosofia è Barbera...

Gino Può darsi. Ed ora andiamo a riporre il so­prabito e prepariamoci per il consiglio di famiglia. (prende il soprabito).

Teresa (alzandosi)  Intanto vado a preparare il caffè. Tu, però, fa ancora una cosa: va a comperare le paste.

Gino Le paste? Io non ho voglia di paste.

Teresa Tu no; ma questa gioventù, le mangerà vo­lentieri. Va, Gino, va a pigliarle.

Gino (infilando il soprabito)  E va bene. Andiamo a comperare anche le paste.

Teresa (uscendo a sinistra)  E sbrigati: non tratte­nerti in chiacchiere.

Gino (uscendo dal fondo, guarda verso l'armadietto a si ferma di botto)  Teresa!... Non c'è più!...

3

Teresa (subito, da sinistra, soprabito sul braccio)  Che cosa non c'è più? M'hai spaventata!...

Gino Non c'è più!... L'hai presa tu?

Teresa Ma cosa?!...

Gino La chiave!.... La chiave degli spiriti!...

Teresa E' di nuovo scomparsa?!

Gino Era lì,nella sua serratura!

Teresa Ed ora non c'è più?!

Gino A mezzogiorno c'era,ti ricordi. Maria aveva aperto per dare la ciliegia a Rosa!... E poi l'ha la­sciata dentro.

Teresa  L'avranno tolta le nostre ragazze.

Gino Ma no, no, non è possibile.

Teresa E dove, mai può essere andata? Qua dentro non c'è nessuno che rubi le chiavi, ch'io sappia. E dopo pranzo, del resto eravamo tutti in casa.

Gino Sì, ma in questa stanza non c'era nessuno. Eravamo tutti nelle nostre camere a fare il sonnellino.

Teresa Ma Ghitina, no, Ghitina è rimasta qui.

Gino Vuoi dire che l'ha presa lei?

Teresa Che vuoi che ne faccia, povera bambina. E poi s'era addormentata con la testa poggiata sulla tavola!...

Gino Questo è vero. Questa ragazza dorme sempre: si direbbe che ha la malattia del sonno. Co­me si ferma casca addormentata.

Teresa Beh, va' a comprare ì dolci. La tua chiave, prima o poi verrà fuori. E tu non farti idee strambe.

Gino Qui non si tratta di idee, qui si tratta di fatti. La chiave non è al suo posto. Questo è un bel mi­stero. (via dal fondo)

4

Margherita (da sinistra)   Non ho nulla da fare, si­gnora Teresa? Eh?

Teresa No, per ora. A proposito: l'hai presa tu la chiavetta degli spiriti?

Margherita (piagnucolosa)  Io no. Perché?

Teresa Perché era qua dentro. (indica all'arma­dio).

Margherita (c.s..)  Io no, io non ho toccato niente. (piangendo)  Ih, ih!...

Teresa Eh, là, non piangere!... Non c'è nulla da piangere!

Margherita Io non l'ho presa!... (piange)  Ih, ih!...

Teresa Basta, basta: vieni con me. Andiamo a pre­parare iì caffè. (S'avvia. Campanello)  Senti. Hanno suonato. Va tu, per piacere.

Margherita (c.s.)  Sì, sì, io vado. Io sono capace ad aprire la porta. (piange)  Ih, ih... (via dal fondo).

Teresa (la guarda uscire, scuotendo il capo)  Pove­ra bambina. (via a sinistra)

5

Margherita (dal fondo, eccitata, seguita da Matteo, con soprabito)  Aspetti, neh? Aspetti un momento. Io torno subito.

Matteo Oh, per me, fa pure. Anche se non torni più è lo stesso.

Margherita Farò in fretta: non vada via. (via da sinistra).

Matteo (rimasto solo, guarda un po' in giro qua e là e poi si ferma dinanzi al ritratto di zio Andrea) Oh, bella! Una novità. Un quadro e una chiave!... (allunga la mano e prende la chiave)  Mai visto mettere una chiave sopra un ritratto. Mah! (Guar­da la chiave, mentre)

6

Margherita (rientra da sinistra, col macinino del caf­fè macinando)  Guardi, io macino... Io sono capa­ce a macinare il caffè!...

Matteo Ma brava!... Sei proprio una ragazza in gamba! Ma, dimmi un po' che vuol dire questa chiave?

Margherita Ah!... La chiave degli spiriti?!...

Matteo Eh?!... La chiave degli spiriti?!...

Margherita La chiave delle ciliege!...

Matteo Questa è matta!

Margherita L'ha presa lei!... La posi subito!...

Matteo Eh, là, non gridare!... Non te la porto mica via!...

Margherita La metta subito al suo posto!

Matteo Non gridare, dico!

Matteo Non ho preso nulla. Volevo solamente domandarti perché era qui. (rimette la chiavetta sul quadro).

Margherita Ma no... Non era lì!... Lì non è il suo posto!... Me la dia qua!...

Matteo (riprende la chiavetta dal quadro e gliela consegna)  Io non capisco che cosa ci sia di tanto straordinario!...

Margherita La metto io al suo posto. (La mette nel buco della sua serratura)  Ecco, ha visto?

Matteo Il suo posto è lì?

Margherita Sì, e lei non la prenda mai più, sa? Altrimenti lo dico al signor Balestra.

Matteo Oh, santo cielo!... Non volevo rubare... Ad ogni modo, fammi il piacere, non dirglielo: è meglio.

Margherita Io non glielo dico; ma lei... per ricom­pensa... voglio una cosa da lei.

Matteo Ah!... Dovrei ricompensarti?!...

Margherita Oh, già!... Se no io parlo?!...

Matteo  Beh, non è poi così stupida come sembra, questa ragazza!

Margherita (s'avvicinai) Io non dirò niente; ma lei… lei mi dia un bacio!

Matteo (allontanandosi)  Ma oh!... (agita la mano dinanzi alla fronte)  Ti gira? Non lo sai che sono fidanzato con Carlotta?

Margherita Carlotta, adesso non c'è!

Matteo Oh, bricconcella!... Ma tu, da dove vieni?

Margherita Da Paesana.

Matteo E laggiù le ragazze sono tutte come te?

Margherita No no: lealtre non hanno i fenomeni.

Matteo Fenomeni?!... Burlona!... Tu scherzi, eh?... Bene, se Carlotta non c'è, me ne posso andare. Tor­nerò più tardi. Ciao.

Margherita  Nooo!... Non vada via... Aspetti.

Matteo Ma va' un po' a farti friggere... (via dal fondo, rapidamente).

Margherita Ci vada lei, a farsi friggere!...

7

Teresa (da sinistra)  Con chi parlavi? Margherita Con il ragionier Rava.

Teresa E dov'è andato, adesso.

Margherita A farsi friggere.

Teresa E perché non ha aspettato?

Margherita Io gli ho detto che Carlotta non c'era e allora se n'è andato.

Teresa E' di buona razza: ritornerà, E tu hai finito di macinare questo caffè?

Margherita Quasi.

Teresa Allora vieni, vieni con me. (via a sinistra, seguita da Margherita che riprende a macinare).

8

Gino (dal fondo, con un pacco di dolci, avanza e lo posa sul tavola, poi nel togliersi il soprabito, per la sorpresa, rimane col braccio alzato, stupitissimo nel rivedere la chiave nella serratura)  Eh?!... Te... Teresa!... C'è?!... Vieni qui!...

9

Teresa (subito, da sinistra)  Hai chiamata?

Gino (indicando, impressionato)  Gu... Guarda lì!...

Teresa Cosa?

Gino La chiave!... La chiave degli spiriti!...

Teresa L'hai travata?

Gino Io no!... L'avrai trovata tu!

Teresa Ma che!

Gino  Giuralo!

Teresa Giuro!

Gino Allora è Margherita! Ora mi sentirà: chiamala!

Teresa Ma lasciala stare, povera piccola. Poco fa, quando le ho domandato, si è messa a piangere.

Gino A piangere?

Teresa Lei non sa nulla, t'assicuro.

Gino Ad ogni buon conto, la chiave ora c'è. Per il momento mi basta. Ma resterò con gli occhi bene aperti e se m'accorgo che c'è qualcuno che si di­verte a prendermi in giro, l'avrà a fare con me!

Teresa Ma sta' tranquillo!... Hai paura di che?

Gino Io paura?... Io non ho paura di niente. (via a sinistra).

Teresa Non si direbbe. Sì direbbe tutto il contra­rio. (Via dietro a lui, a sinistra. Campanello).

10

Margherita (da sinistra)  Hanno di nuovo suonato. Vado io,neh? A me piace aprire. (via dal fondo; ma rientra quasi subito seguita da)

11

Formica (con il suo abito da festa e barba rasata) Non c'è il signor Balestra?

Margherita Sì, sì: c'è.

Formica Chiamalo, digli che c'è Masino il portiere.

Margherita Ah, lei è il portiere della casa di fronte?

Formica Sì.

Margherita Anch'io sono portinaia: io apro e chiu­do la porta!... (ride)  Ih, ih!... (via a sinistra).

Formica Ma da dove viene costei!... (si ferma per guardare il quadro di zio Andrea),

12

Gino (da sinistra, con un sigaro in mano)  Ebbene Masino? (accende).

Formica Sono venuto per vedere Rosa.

Gino E' ancora un po' presto! Formica Non avete ancora cenato?

Gino Oh, sì: anche troppo!... E' Rosa che non è ancora tornata.

Formica Quand'è così, tornerò un'altra sera.

Gino Ma no... Ora ti spiego. Intanto prendi. (gli dà un sigaro)  E vieni con me di là a fare una fumatina.

Formica Oh, grazie. (è davanti all'armadietto).

Gino Ma prima lasciami un po' vedere. (lo tocca per farlo spostare)  Ah, sì: c'è ancora!... Vieni... (via a sinistra).

Formica (voltandosi)  C'è ancora?!... Ha paura che gli portino via l'armadio?

(Campanello).

13

Margherita (subito da sinistra)  Sono io la porti­naia!... E questa sera mangeremo le paste!... (ride)  Ih, ih!... (via dal fondo).

Formica (la guarda uscire, si stringe nelle spalle) Mah!... E pensare che sembra già abbastanza gran­de!... (via a sinistra, con la gamba rigida.).

14

Margherita (dal fondo, precedendo Beppe e Matteo)  Vengano pure avanti. Tanto Carlotta e Maria non ci sono. (ride)  Ih, ih!...

Beppe (in abito elegante)  Ah, no?

Matteo Non capisco perché facciano così tardi... Lo sanno benissimo che questa sera c'è la riunione.

Margherita Ora vado a dire alla signora Teresa che loro sono arrivati, neh?

Beppe Sì, brava. Vaglielo a dire.

Margherita E lei? Come si chiama lei?

Beppe (di botto)  Beppe!

Margherita (scattando indietro)  Eh, non mi spaventi!... Che maniera!...

Matteo Va', cuoricino, va' a chiamare la signora.

Margherita (a Beppe)  Ho sentito? Matteo mi ha chiamata cuoricino.

Beppe Vuoi che te lo dica anch'io?

Margherita No!

Beppe Perché?

Margherita Perché lei non mi piace.

Beppe Ah, no?

Margherita Preferisco Matteo. Vero Matteo?

Matteo Lo so, lo so; ma tu ora va di là, per favore.

Margherita Vado subito, però lei non tocchi più la chiave, altrimenti io le tiro le orecchie!... (via a sinistra).

Beppe Che cos'è questa storia della chiave e delle orecchie?

Matteo Una storia curiosa. (indica l'armadietto, senza toccare)  Devi sapere che questa chiave due minuti fa era appesa a quel chiodino. (indica)  E mi domandavo perché l'avessero appesa proprio là, sopra quel ritratto.

Beppe Va bene. E poi?

Matteo E poi l'ho presa, per curiosità, per osser­varla meglio; ma Ghitina mi ha fatto una mezza scenata e ha perfino minacciato di dirlo al signor Balestra.

Beppe Ma no... Per tutto questo?

Matteo Per tutto questo.

Beppe E dopo?

Matteo Dopo io volevo rimetterla al suo posto; ma la ragazza se l'è fatta consegnare e l'ha messa lì. (Indica dov'è ora)  Che ne dici, eh?

Beppe (ragionevole)  Beh, se la chiave era là. (accen­tui al quadro)  la dovevi lasciare là. Mi pare logico no?

Matteo Probabilmente hai ragione; ma dal momen­to che Margherita dice che il suo posto è qui (indi­ca l'armadio)  mi piacerebbe rendermi conto per­ché mai era là.

Beppe Senti, non ci pensare più. Piuttosto fa una cosa, rimettila dov'era. E lascia perdere.

Matteo Tu dici che è meglio?

Beppe E' meglio, di sicuro. (la prende e l'appende al chiodino).

Matteo  Mah!... Speriamo che non ci sia più niente da dire, ora. Ad ogni modo restiamo intesi, noi due. Qualunque cosa dicessero al riguardo, non sappiamo nulla. Silenzio assoluto. D'accordo?

Beppe D'accordo. (stretta di mano)  Noi due: silenzio.

15

Gino (da sinistra, voltandosi)  Vieni, vieni Masino. Vieni qui a finire la tua fumatina. (si volta)  Oh, buona sera, ragazzi!

Beppe e Matteo  Buona sera, signor Balestra.

Gino Ebbene?

Matteo - Siamo qua.

Beppe Siamo venuti a bere il caffè.

Gino Bravi!... Sta colando. Volete accomodarvi? Le ragazze sono ancora fuori, con la zia; ma ormai non possono più tardare.

16

Formica (da sinistra, fumando)  Buona sera.

Gino E state pure comodi. Se volete levarvi il so­prabito, lì, nel corridoio, c'è l'attaccapanni. (accenna a destra).

Beppe e Matteo (si levano senz'altro il soprabito ed escono a destra)  Grazie.

Gino Sediamoci qua, Masino. Prendi quella sedia. (dispongono quattro sedie, in semicerchio, spalle all'armadietto).

17

Matteo e Beppe (da destra)  Qui si sta meglio: è più caldo.

Formica Di questo passo avremo un inverno anticipato e molto rigido, quest'anno.

Gino Mah!... L'inverno è brutto per tutti. (siede, vicino a Formica: fuma)  Neh, giovanotti, se volete fumare, non fate complimenti. Non abbiate sogge­zione.

Beppe Io non fumo.

Gino Ah, no? E lei, signor Rava?

Matteo  Un poco. Fumare molto fa male alla salute e alla tasca.

Formica Io fumo soltanto quando me ne offrono. Gino Bravo!... Così costa molto meno. Matteo (porgendo a Beppe)  Ne vuoi? Beppe Beh, per una volta. (prende)  Grazie.

Matteo (accende la sigaretta a Beppe)  Prego. (ac­cende anche la sua).

Formica Mio padre buon'anima diceva sempre di tenersi buoni i vecchi vizi; ma non pigliarne mai dei nuovi. Ed ha sempre fumato e bevuto.

Gino Ebbene, signor Arduino, come va il lavoro? Non mi pare troppo allegro. Che cosa c'è?

Beppe Veramente sono un po' preoccupato. Abbia­mo terminato ieri di disarmare un ponte di dodici metri attraverso il bacino della Centrale Elettrica; ma non mi sento tranquillo.

Gino Ah, no? Diavolo.

Beppe A dire il vero, non sono responsabile, ma come assistente ai lavori potrei avere delle noie.

Matteo Ma tu, scusa, che c'entri?

Beppe I calcoli li ha fatti l'ingegnere e il materiale è quello che mi hanno consegnato... Tuttavia io non sono convinto che quel ponte stia in piedi.

Formica Ma, allora, se non sta su, va giù!...

Gino Eh, già!... E' evidente che se non sta su, va giù!... Questo è garantito. (campanello)  Hanno suo­nato alla porta. Sono loro di sicuro. Vuoi andar tu, Masino, per piacere?

Formica Ma certo!... Aprire e chiudere le porte e il mio mestiere... E poi sono impaziente di strin­gere la mano a tua sorella. ( Via dal fondo, caracol­lando, comicamente).

Gino Mentre siamo soli, ascoltatemi bene, cari gio­vanotti. Per le mie figlie e per voialtri sta per a-prirsi la porta della fortuna, proprio in questo momento.

Matteo Sì, signor Balestra, Carlotta e Maria, tele­fonando, hanno già accennato qualche cosa.

Gino Tanto meglio. Allora state bene attenti. Zia Rosa ha un cuore grosso così... ed è ben disposta. Ma ricordatevi di non dirle mai di no, qualunque cosa dica o decida. Siamo intesi?

Beppe Oh, per me, sono d'accordo.

Matteo Certamente:  d'accordo anch'io.

Gino Bravissimi. Voi due mi piacete perché siete bravi ragazzi. Senza parlare tanto rio già assunte le mie informazioni e ho saputo che siete onesti e che avete voglia di lavorare. Questo mi consola. Quando un padre deve staccarsi dalle sue figliole sente uno strazio... come se gli staccassero qualco­sa dal petto... Ma il pensiero che esse saranno af­fidate in buone mani, mi conforta. Non fatemele piangere, mi raccomando.

Beppe Signor Balestra, mi creda, io voglio proprio bene a Maria e sogno soltanto di farla contenta.

Matteo Ed io voglio veramente bene a Carlotta: il mio unico pensiero è quello di farla felice.

Gino Lo so, lo so. Se così non fosse vi avrei già messo alla porta da un pezzo. Dunque, mi sono spiegato: Zia Rosa ha carta bianca. Come dice è ben detto, come fa è ben fatto. Chiaro?

Beppe Ma naturalmente!... Grazie, signor Balestra. (stretta di mano)  Siamo perfettamente d'accordo!

Matteo Grazie, papà!... (stretta di mano).

Gino Un momento!... Andiamo adagio. papà mi chiamerete quando sarete sposati!...

18

Maria (dal fondo, radiosa, correndo verso Beppe, fermo a destra)  Beppe!...

Beppe Maria!... (Abbraccio).

19

Carlotta (dal fondo, felice, correndo verso Matteo, fermo a sinistra)  Matteo!...

Matteo Carlotta!... (Abbraccio)

Maria (staccandosi da Beppe e avvicinandosi a Matteo, a sinistra, dove resterà)  Come va, Matteo? (Stretta di mano. Poi si toglie il soprabito e lo la­scerà sullo schienale della poltrona.)

Carlotta (staccandosi da Matteo e avvicinandosi a Beppe, fermo a destra, dove resterà)  Buona sera, Beppe. (Stretta di mano, poi si toglie il soprabito e uscirà un istante a destra, per posarlo)  Scusa.

Gino Ma guarda un po'! Buona sera e bacio a Beppe, buona sera e bacio a Matteo e a me? Niente?

Maria (senza muoversi)   Ciao papà! Siamo qua.

20

Carlotta (da destra rientrando)  Buona sera, papà!... Siamo arrivate!

Gino Ah, meno male!... Finalmente hanno visto che ci sono anch'io!

21

Zia Rosa (dal fondo, di ottimo umore)  Good evening, my friends!...

Matteo Buona sera, signora Rosa. Beppe Buona sera, signora!...

Zia Rosa Ma guardali, Gino, questi innamorati. Guardali come stanno bene queste due coppiette.

Gino (sorpreso)  Ah!... Loro?... Eh? Stanno bene?

Zia Rosa Non vedi?

(Maria tenta di avvicinarsi a Beppe e contemporaneamente Carlotta tenta di av­vicinarsi a Matteo; ma, aprendo le due braccia, Zia Rosa, le respinge ai due punti di partenza) 

Zia Rosa Re­state lì, restate al vostro posto!... Non abbiate sog­gezione. Vero, Gino che così stanno bene?

Gino Ah, sì, sì: stanno benissimo!... E' proprio uno spettacolo!...

Zia Rosa Burlone!... Quand'è che la smetterai con questo brutto vizio?

Gino Vizio? Che vizio?

Zia Rosa Il vizio di non pigliare mai le cose seriamente. Asino!

22

Formica (dal fondo, e andrà a sedere sulla sedia, estrema destra)  Asino?!... Dice a me?!...

Gino No no: dice a me. Vieni pure avanti. Formica Allora ci siamo tutti, eh?

Gino Sì, meno Teresa. Ora la chiamo. (verso sini­stra)  Teresa!

Zia Rosa (porgendo)  Toh, Gino, fammi il favore, porta di là la mia pelliccia.

Gino Prego. (Prende e porta via a sinistra senz'altro).

Zia Rosa (all'accenno di Maria e Carlotta a nuova­mente spostarsi)  Ferme!... Non rimovetevi, la­sciatevi guardare!... Oh, che bellezza, o, che qua­dretto!... Sembrate proprio fatti uno per l'altra!...

Carlotta Sì, zia, infatti siamo proprio fatte una per l'altro!... Hai indovinato!...

Zia Rosa Zitta!... Ora parlo io .(a Beppe)  Lei è...?

Beppe Beppe Arduino, geometra.

Zia Rosa   E quanti anni ha?

Beppe Trenta.

Zia Rosa E tu, Carlotta?

Carlotta Venticinque.

Zia Rosa Trenta e venticinque: l'età giusta!

Beppe Ma senta, signora, io debbo spiegarle una cosa...

Zia Rosa Lei, ora, non spieghi niente.

Carlotta (tirandogli la giacca)  Non c'è nulla da spiegare, per il momento.

Beppe Io volevo soltanto dire che Carlotta è innamorata... Carlotta E sta zitto!' (nuova tiratina).

Zia Rosa Vorrei vedere!... Vorrei vedere che non fosse innamorata! (a Matteo)  E lei si chiama?

Matteo  Matteo, Matteo Rava, ragioniere.

Zia Rosa E quanti anni ha?

Matteo Venticinque.

Zia Rosa E tu Maria, ne hai ventidue, no?

Maria  Sì, ventidue.

Zia Rosa Va proprio benissimo!... Avete dimostra­to buon senso!... Ed io vi dò la mia approvazione. Bravi!... Sono veramente contenta della vostra scelta!...

Beppe Va bene, ma prima mi permetta...

Matteo Però bisogna che io le confessi che tra Maria e me...

Maria (con rimprovero)  Matteo, aspetta!...

Zia Rosa C'è poco da confessare!... Lasci parlare me. Lei stia a sentire. (a Beppe)  E anche lei. Ho da dirvi alcune cose che vi interessano,

Beppe Va bene, ma prima mi permetta...

Carlotta (tiratina)  E piantala, parli sempre tu!...

Zia Rosa Brava, Carlotta, fallo tacere fin da prin­cipio. Io, al mio povero Andrea, non gli ho dato troppa licenza!... Io parlavo e lui ascoltava. Lui era il padrone ed io comandavo!...

Tutti (ridono male)  Eh, eh!...

23

Teresa (dalla sinistra, con vassoio e otto tazze di già versato)  Ecco il caffè. Bisogna bere il caffè seduti. Accomodatevi tutti.

(A questo punto gli attori sono disposti come segue: Formica alla estrema destra; vicino a lui prenderà posto Gino. A fianco di Gino, terza sedia, Zia Rosa. La quar­ta è riservata a Teresa. Maria siederà nella pol­trona e Matteo resterà in piedi, dietro di lei. Beppe e Carlotta resteranno in piedi dietro a Formi­ca, estrema destra)

 Teresa  L'ho fatto fresco, con la caffettiera napoletana.

Zia Rosa  Oh, yes!... La caffettiera napoletana!... Quando bolle, si volta con le gambe in su e metà del caffè finisce sul pavimento!...

24

Gino (da sinistra, seguito da Margherita che siede-rà sul divano, in fondo)  Sai una cosa? Quella caffettiera è ancora quella che tu mi bai regalato quando ci siamo sposati.

Zia Rosa Ma no... Venticinque anni fa?

Gino Ventisei anni fa. Carlotta ne ha venticinque.

Zia Rosa Possibile!...

Teresa Me ne hanno regalate altre cinque o sei... ma questa l'abbiamo conservata.

Zia Rosa Sarà da archiviare ormai. Ve ne regalo una elettrica.

Gino Oh, grazie, Rosa. (a Teresa)  Manca la tazza di Margherita.

Margherita (dal suo posto)  Io non lo voglio. Il dottore dice che mi fa venire il nervoso.

Teresa (distribuisce)  Lo zucchero l'ho messo io. Ad ogni modo qui c'è la chicchera. (a tempo ri­tirerà le tazza e le poserà sul vassoio).

Zia Rosa Laggiù non si beve caffè. Ero abituata al tè.

Gino Ebbene, Rosa come, hai trovato Masino?

Zia Rosa Molto cambiato, pover'uomo. E mi ha già raccontato le sue disgrazie.

Formica Eh, mia cara, la vita... La vita ci riserva tanti dolori.

Zia Rosa Purtroppo! A questo mondo, nessuno è contento. Con tutti i miei quattrini, non sono più felice di te, mio caro. Figli non ne abbiamo avu­ti, Andrea è morto... Senza la famiglia di mio fra­tello, che sarei? Una povera donna, sola come un cane, senza un affetto, senza una persona che ti di­ca una parola buona quando ti prende lo sconforto.

Margherita (di botto)  E le paste?... Quando le mangiamo le paste?... (ride)  Ih, ih!...

Gino Ah, giustissimo!... Le paste!... Maria apri il pacchetto. (a Rosa)  Lasciamo perdere le malinconie, Rosetta.

Maria -Oh, che bell'idea!... Le paste!...

(Apre e offrirà a tutti, facendo il giro alle spalle di ognuno) Prego zia. (Per ultimo a Matteo, tornando al proprio posto).

Zia Rosa Sono veramente contenta di questa bella riunione!... Finalmente respiro l'aria di casa!... Hanno un bel dire, andare all'estero. A un certo punto bisogna tornare a casa!... E come un'ansia irresistibile, un richiamo, un affanno che toglie il respiro. Bisogna tornare nel nostro bel Paese, alla nostra terra, all'ombra del nostro campanile. A proposito, Gino: ho fissato una messa in suffra­gio del mio povero Andrea, per domani mattina alle sei e trenta.

Gino Alle sei e trenta? Non è un po' presto?

Zia Rosa (a Formica)  E tu, Masino? Perché non hai portato tua moglie?

Formica Lucrezia non sta bene. Verrà una altra volta.

Zia Rosa Mi farà piacere. Ed ora, prima di tut­to, parliamo d'affari. (a Beppe)  Lei è geometra.

Beppe Sì, signora.

Zia Rosa Allora mi faccia la gentilezza di prepararmi subito un progetto per una casa di cin­que piani, fatta con gusto, naturalmente, con tut­ti i servizi e le comodità moderne, ascensore, ri­scaldamento centrale e via dicendo. E mi faccia anche il preventivo della spesa approssimativa. (Teresa e Gino si guardano)  Tempo quindici giorni. La mia intenzione è iniziare subito lo sca­vo per le fondamenta e in primavera provvedere alla costruzione.

Tutti  Oooh!

Zia Rosa Silenzio.  (a Beppe)   Me lo prepara?

Beppe Con entusiasmo, signora. Ci può contare.

Zia Rosa Grazie.

Beppe Grazie a lei, con tutto il cuore.

Zia Rosa E tu, senti Masino. Ho visto passando,

che a fianco della tua portineria c'è un giardi­no circondato da un muro.

Formica Sì, Rosetta. Ci sono tremila metri qua­drati di area fabbricabile, da vendere.

Zia Rosa Lo compro io.

Formica Costerà una bella somma.

Zia Rosa Tu non ti preoccupare della somma. Con tatto e con prudenza domanda al proprieta­rio quanto vuole. Contatta, discuti il prezzo, e fa attenzione a non farti imbrogliare. Ad ogni modo riservati la risposta per ventiquattr'ore.

Tutti  Oooh!..... Fantastico!

Zia Rosa Silenzio!... Al piano terreno della nuo­va casa sistemeremo la tua nuova portineria, due camere per te e tua moglie, e tutti i « garages ».

Tutti- Oooh!... incredibile!...

Zia Rosa Ma volete finirla? Se non la smettete non parlo più.

Gino (agli altri)  Insomma! Non potete tenere la bocca chiusa per un momento?

Zia Rosa E stai zitto anche tu, chiacchierone! Gino  Non parlo più. non parlo più!...

Zia Rosa All right!... Al primo piano faremo il mio alloggio: sei camere e i servizi. Al secondo piano lo stesso:  vi abiteranno Gino e Teresa.

Teresa Oh, Rosa!... Che il Signore ti benedica!

Zia Rosa Ssst!... Ad ogni modo, grazie. Gino Io non parlo più, io non parlo più!...

Zia Rosa Hai tutto da guadagnare!... (riprenden­do)  Al terzo piano vi abiteranno Beppe e Carlotta, quando saranno sposati.

Tutti  Beppe e Carlotta?!... Nooo!... Veramente... Ma senta...

Zia Rosa Che c'è? Vi stupite?

Gino  Zitti, zittì... Va benissimo: Beppe e Carlotta!..... Al terzo piano!...

Carlotta  Ma papà, che vai dicendo?

Gino  Porca miseria!... Vuoi tacere? Eh? (a Rosa) Va pure avanti! Io non parlo più...

Zia Rosa (paziente)  Al quarto piano vi abiteran­no Matteo e Maria. Va bene?

Gino (subito)  A meraviglia!... A meraviglia!

Zia Rosa Ebbene, che ne dice, geometra?

Beppe La proposta è buona... Ma...

Gino Che ma, che ma... Non ci sono ma. Come ha detto la zia Rosa va benissimo. Carta bianca, carta bianca!...

Maria Ma papà:  sei folle?

Gino Folle? Io, folle? No no, io non sono folle... E tu ascoltami... tu lasciami fare. Non ci pensare!

Maria Ma diglielo tu, mamma!

Teresa Senti, Maria, lascia decidere da tuo padre. Vedrai che tutto andrà per il meglio. Sta tran­quilla. (a Rosa)  Continua pure, Rosa.

Zia Rosa Non c'è più niente da continuare: sia­mo arrivati al quarto piano... Mi pare d'aver già detto abbastanza.

Formica Quand'è così, sarà forse meglio ch'io va­da subito a parlare al padrone del terreno.

Zia Rosa Dove abita?

Formica Di sopra la mia portineria: è il mio pa­drone dì casa!

Zia Rosa Very welll!... Bravo, Masino. Va pure su­bito. Però riservati la risposta fino a domani, come t'ho detto.

Formica D'accordo. (via trotterellando, dal fon­do).

Gino Oh, Rosetta: è troppo!... E noi siamo vera­mente commossi per la tua generosità. Le mie ra­gazze sono povere e senza il tuo aiuto io non sa­prei come far loro la dote.

Zia Rosa A proposito della dote. Per la dote...

Gino (subito)  Ebbene? Per la dote...?

Zia Rosa A me pare che dieci milioni bastino, ve­ro?

Gino Eh? Dieci milioni?!... In tutto?! Per tutte e due?...

Zia Rosa No no, dieci a Carlotta e dieci a Maria.

Gino Ah, sì, sì... Basteranno!... Altro che!... Acci­denti, se basteranno!... Un alloggio e dieci milio­ni: le mie ragazze sono a posto!...

Carlotta e Maria (abbracciandola)  Oh, zia! Gra­zie, zia!...

Zia Rosa Siete contente?

Carlotta e Maria    Oh, zia!... Zia!...

Zia Rosa Tu Gino, sei contento?

Gino Figurati se sono contento!... Arcicontento!... E' vero che mi resta sempre la ipoteca... ma que­sto è niente, quello non conta.

Zia Rosa Sei proprio uno stupidone, va'... Oggi, prima di venire qui... (a Carlotta)  Diglielo tu, Carlotta, dove siamo andate.

Carlotta Siamo passate un momento dal notaio Scamotta.

Gino A far che?

Maria A cancellare l'ipoteca!... Domani dovrai an­dare là per fare una firma e tutto è fatto.

Tutti (meno Rosa e le ragazze, s'intende)  Ooh!...

Zia Rosa (alzandosi)  Sei contento, ora?

Gino (alzandosi)  Oh, Rosa, Rosa... (abbraccio)  Io non meritavo tanta bontà... Io sono mortificato, mia cara...

Beppe Mi scusi signora: io vorrei...

Zia Rosa (a Gino)  Ma non parlare... Che vuoi che me ne faccia di tanto denaro... Perché ne ho mol­to, sai? Troppo, per me sola. E quando morirò non potrò portarlo con me nell'altro mondo!

Gino Ah, no! Questo no. I milioni sono utili soltanto in questo!

Zia Rosa E allora...

Gino (con naturalezza)  Grazie Rosa, Grazie.

Zia Rosa Ecco: per me basta che tu mi abbia det­to grazie, così come l'hai detto. E ora smettiamola. Le scene commoventi non sono la mia simpatia.

(a Beppe)  Lei voleva dirmi qualche cosa?

Beppe Ecco, signora, io volevo dirle che la sua of­ferta mi lusinga; ma che, veramente, mi scusi, do­vrei pensarci...

Zia Rosa (seria)  Pensarci? A me pare che ci sia poco da pensare?

Beppe Mi scusi, signora, forse mi sono spiegato male. Lei non può capire perché... (tiratina di Carlotta).

Zia Rosa Ah, no? Io non capisco?

Beppe Ma no. Non intendevo dir questo!...

Zia Rosa E allora, si spieghi un po' meglio per favore. Ma lo faccia in fretta perché io ho poca pazienza.

Matteo (intervenendo)  Ecco, vede, signora, non è tutto qui. Lei deve anche sapere che Maria ed io... non c'è affatto...

Zia Rosa Anche Maria ha qualche obiezione! Mi stupisce!

Gino (subito)  Ma che idea!... Maria non ha obiezio­ni di sorta!... Vero, Maria? Diglielo tu.

Maria Ma papà!...

Gino E nemmeno Carlotta!... Vero, Carlotta? Car­ta bianca, carta bianca!...

Margherita (rimasta sempre seduta sul divano, im­provvisamente)  La chiave!... La chiave non c'è più!...

Gino Cosa?

Margherita (accennando all'armadio)  Prima era lì, al suo posto!

Zia Rosa, Teresa, Gino Che dici? La chiave?... Di nuovo scomparsa?

Gino Oggi è già la seconda volta!...

Margherita Io non ne so niente!... Io non l'ho presa!...

Teresa Tu fai silenzio. Nessuno ti ha detto niente.

Gino Mi piacerebbe tanto sapere chi è che si diverte in questa maniera.

Zia Rosa E a me piacerebbe tanto sapere quando la pianterai con i tuoi scherzi cretini.

Gino Scherzi cretini? (ride male)  Eh, eh! Hai sen­tito Teresa? Io faccio scherzi cretini...

Maria Papà, alla tua età dovresti avere più giudizio.

Carlotta  Io direi.

Zia Rosa Ebbene, ora basta. Qui bisogna con­cludere. Ritiriamoci di là per cinque minuti. La­sciamo che questi fidanzati decidano fra loro. Io non sono abituata ad aspettare tanto le risposte alle mie proposte. Questa volta poi ancora meno. Cinque minuti per decidere: siamo intesi. (via a sinistra).

Teresa Tu Gino sei sempre lo stesso balordo. Che cosa vai a tirare fuori proprio adesso la storia della chiave degli spiriti?

Gino Porca miseria!... Non sono stato io!... E' stata Ghitina che ne ha parlato!

Margherita (piagnucolosa)  Io non l'ho presa, non sono stata io!...

Teresa Oh, santa pazienza!... Vieni, Gino non re­stiamo qui: direbbe che stiamo complottando. Andiamo di là. Vieni. (via a sinistra portando via il vassoio con le tazze).

Beppe  E allora? Dica lei, signor Balestra.

Matteo Non possiamo certo nascondere le cose come stanno.

Gino Ah, no, no...

Maria Papà, bisogna fare qualche cosa subito.

Carlotta Bisogna dirlo subito a Zia Rosa.

Gino Un momento!... E' una parola!... Un momen­to!... Le decisioni affrettate sono sempre le peggiori.

Maria e Carlotta E allora? che suggerisci?

Gino Beh, dopo tutto, pensandoci... Per evitare le conseguenze... A te Beppe - scusami se ti do del tu; ormai ti considero di casa - non ti piace Carlotta? Eh?

Carlotta, Maria e Matteo Eh?!... Cosa?!...

Beppe Non è questione di piacere: è questione d'affezione ed io... io, piuttosto... Oh!

Gino (a Matteo)  E tu, Matteo? Non ti piacerebbe Maria?

Matteo Ma signor Balestra...

Gino Dieci milioni di dote, un alloggio... Andiamo, là... non sono da buttar via.

Maria e Carlotta No, no, niente, piuttosto niente!...

Matteo Vede, signor Balestra, lei deve convincer­si che non è possibile... Io capisco la sua situa­zione, ma anche lei deve capire la nostra.

Beppe Ildenaro ha la sua importanza, natural­mente, ma c'è dell'altro a questo mondo, grazie al cielo, che conta.

Gino Ah, sì, sì... Giusto... Avete pienamente ra­gione! Ci sono anche le bollette del gas e della luce, delle tasse e delle imposte! C'è pure il ri­scaldamento, il vestiario, il mangiare e bere... e le ipoteche!... C'è pure da pensare ai bambini che verranno al mondo, alle malattie e a tutte le dif­ficoltà della vita!

Maria Ma papà, il cuore è il cuore... E al cuore non si comanda.

Gino Alle volte è proprio il cuore, mie care, che fa commettere le sciocchezze più grosse. (sospi­rando)  Purtroppo le ho commesse anch'io, ai miei tempi. Tanto vero, che ho sposato vostra madre, con la camicia che aveva indosso.

Maria e Carlotta Sei forse pentito?

Gino No, sinceramente. Non sono pentito.

Carlotta E allora?

Gino Allora, io vado di là... (un po' triste)  Voialtri pensateci sopra; ma senza preoccuparvi di me e della mia situazione. Non facciamo complimen­ti, vi raccomando. Qualunque sia la vostra deci­sione, per me andrà benissimo. Ormai sono abi­tuato alle amarezze e alle delusioni della vita (via a sinistra).

Maria (avvicinandosi subito a Beppe)  Beppe!... (abbraccio).

Beppe Maria!...

Carlotta (avvicinandosi subito a Matteo)  Matteo!... (Abbraccio).

Matteo Oh, Carlotta!...

Maria Dimmi, Beppe, dimmi subito ciò che pensi!

Beppe Penso che ti voglio bene, Maria.

Carlotta E tu, Matteo? Dimmi subito anche tu il tuo pensiero!

Matteo Il mio pensiero è che tu sei il mio amore, Carlotta! Ti basta?

25

Zia Rosa (da sinistra)  Ebbene? Vi siete decisi? (vede lo scambio, soffoca un grido di sorpresa) Eh?!... Che vuol dire questo cambiamento?

Maria (braccio intorno alla vita di Beppe)  Vuol dire che io voglio bene a Beppe e che Beppe ne vuole a me.

Zia Rosa Ah, sì?... Davvero?!...

Maria (braccio intorno alla vita di Matteo)  Ed io ne voglio tanto a Matteo e Matteo ne vuole tanto a me.

Matteo Vede, signora: noi non sapevamo proprio come dirglielo.

Zia Rosa Ah, no!... Ma guarda!...

Beppe Mi sono provato due o tre volte; ma Carlotta mi tirava sempre la giacca e...

Zia Rosa La giacca?!... La giacca l'avete tirata a me, mi pare!

Tutti  Ma no, non  dica questo!...  Non  è  vero!... Nessuno ha voluto mancarle di rispetto!...

Zia Rosa State zitti!... Voialtri giovani non avete giudizio. Non capite ciò che conta. Date impor­tanza a cose che non ne hanno, e viceversa. Per esempio, mi avete lasciato credere di essere in­namorati Matteo di Maria e Beppe di Carlotta! E a me era piaciuto crederlo, anche perché mi sembrava una scelta molto assennata. Ora scopro che non è come credevo e che è vero il contrario, Pazienza. E pensare che, per voi, avevo già fatto tanti bei progetti. Mi dispiace proprio. Mah!...

Maria e Carlotta (facendosele da presso)  Oh, zia mi perdoni!... Mi perdona?...

Zia Rosa Non lo so ancora. Io sono fatta in una maniera così strana... Lo so anch'io che il mio carattere è piuttosto difficile; ma non ne posso proprio niente. Alle volte mi basta la più pic­cola ombra, la minima contrarietà per farmi ca­scare le braccia o cambiare totalmente idea.

Maria e Carlotta (c.s.)  Ma no, ma no... Lei è tanto buona, lei è generosa... Vero che non cambierà idea?

Beppe Per questa volta.

Matteo Solo per questa volta, signora.

Zia Rosa Per questa volta, in via del tutto ecce­zionale, voglio pensarci sopra.

Maria e Carlotta  Vuol pensarci?

Zia Rosa Sì, e domani vi farò conoscere le mie decisioni.

Tutti  Domani?... E perché domani? E perché non ora, perché non subito?!...

Zia Rosa Subito, no! Non vi conviene, garantito!... Domani, siamo intesi.

Carlotta e Maria Oh zia, non si offenda. Non vo­levamo offenderla.

Zia Rosa Intanto me l'avete fatta! E come!... Ed io ho la memoria di ferro! Ho detto domani e domani sarà!

Maria e Carlotta  Allora va bene. Domani. Noi non insistiamo più. Grazie.

Beppe Ma domani, lei avrà già dimenticato tutto, eh? Ci scommetterei.

(Telefono).

Zia Rosa Non ci scommetta: potrebbe anche perdere.

26

Teresa (da sinistra, seguita subito da Margherita)  Chi è che telefona a quest'ora?

Margherita Rispondo io!... (all'apparecchio)  Pron­to!... Chi parla?

Teresa Ebbene, avete spiegato alla zia?

Zia Rosa Sì, sì, mi hanno spiegato. E ora devi spiegarmi tu, Teresa. Mi stupisco del tuo compor­tamento.

(Controscena fra loro, fra Beppe e Maria, fra Matteo e Carlotta).

Margherita (c.s.)  Ah!... Sì, sì... (guarda Beppe) ma è tanto occupato, adesso. Ha tanto da fare... Dica pure a me. Io farò la commissione. Sì, sì...

Ah!... Oh, bella!... Va bene, va bene... Ma sì, ho ca­pito!... Non sono mica stupida!... Il ponte! Sì, sì, il ponte!... (alla parola «ponte», Beppe drizza le orecchie)  Va benissimo. Glielo dico subito. (riat­tacca).

Beppe Chi era al Telefono?

Margherita Il direttore della Centrale elettrica che che cercava il geometra Arduino.

Beppe Potevi ben dirgli che ero qui!...

Margherita Gliel'ho detto; ma lei non poteva: era troppo occupato con la sua fidanzata!...

Beppe E che cosa voleva? Eh?!...

Margherita Diceva che pochi minuti fa è crollato il ponte sul bacino?...

Tutti  Oooh!... Il ponte?...

Zia Rosa  L'aveva fatto lei?

Beppe (annientato)  Sì, sì, l'avevo fatto io... Però...

Zia Rosa Ah, bene!... Non c'è male come geometra. Bisognerà che ci ripensi sulla faccenda della casa. Non c'è alcuna fretta.

Margherita (allegramente)  E' andato giù il ponte, al signor Beppe!... E' andato giù il ponte!...

27

Gino (da sinistra)  E' andato giù il ponte?!... Beppe Sono rovinato, Maria, sono rovinato.

Maria Ma no. La colpa non è tua.

Beppe Io lo sapevo che non sarebbe stato in piedi... Io lo sapevo.

Margherita E io lo so chi è che nasconde sempre la chiave degli spiriti. Io lo so... Tutti (meno Beppe)  Cosa??... Che dici?!... Margherita E' il signor Rava, il ragioniere!

Tutti (c.s.)  Il ragioniere?!... Il signor Rava?!... Matteo?!...

Margherita L'ha presa lui e l'ha messa qui (indica il quadro).

Zia Rosa (esterrefatta)  Ah, sì?!... Ha osato una cosa simile? Questo è un affronto alla memoria dei mio povero Andrea, sa? E io non gliela perdono!... Maleducato!...

Matteo Ma, ma... Signora!...

Margherita L'aveva già presa una volta!... E io l'avevo avvertito che se la toccava gli avrei tirato le orecchie. (Subito lo prende per un orecchio e glielo tira)  L'avevo detto, l'avevo detto!...

Matteo Ah!... Ma sta ferma cretina!... (La spinge bruscamente verso Gino).

Gino Un momento, signor Rava, Il cretino sarà lei a fare certe azioni!... (prende la chiavetta e la mette nella sua serratura)  E poi, a casa d'altri le chiavi si lasciano dove stanno. Ha capito?

Matteo (annichilito)  Ma... signor Balestra, mi creda. Io le garantisco... Io le giuro che non ne so nulla!...

Margherita Bugiardo!... L'ho visto io!... (Matteo allarga le braccia rassegnato).

Matteo  Non c'è niente da fare: è una bella scalogna!...

Zia Rosa Molto bene! Ora, Finalmente, so come regolarmi. Non ho bisogno di aspettare fino a domani per darvi una risposta.

Maria Zia!... Non dica questo... Aspetti... C'è un equivoco... C'è uno sbaglio.

Zia Rosa Lo sbaglio è uno solo e l'ho commesso io, quando sono tornata in questa casa per farmi prendere in giro da tutti, mentre ero animata dalle migliori intenzioni.

Gino Però senti, Rosa, lascia che ti dica... Lascia­mi ancora una speranza...

Zia Rosa Sta zitto!... E' la più bella cosa che tu possa fare!

28

Formica (dal fondo, zoppicando, radioso)  Permesso? Sono qua!...

Gino  Ebbene?

Formica Il signor Balloira, proprietario del ter­reno, vuote nove milioni e cinquecento mila lire!

Zia Rosa (seccamente)  Ah, sì!...

Formica (stupito, impacciato)  Sì, nove milioni e cinquecentomila lire...

Zia Rosa Digli che se lo tenga!... (si volta per uscire a sinistra, ma)

Gino (sulla soglia, a bocca aperta)  Eh?...

Zia Rosa (spingendolo energicamente, da parte) E tu levati di lì, babbeo!... (via a sinistra)

VELARIO


ATTO TERZO

Il mattino dopo. Mezza luce in scena. Quando s'apre il velario, «Zio Andrea» sta dondolando senza inter­ruzione, con ritmo lento, placidamente. (Un chio­dino piantato nella cornice, lato sinistro, rispetto al pubblico, al quale chiodino è stato legato un filo invisibile, viene tirato di fuori scena, lato sinistro, e il gioco è fatto).

Una sedia, lato destro del tavolo, è rovesciata sul pavimento. Una seconda sedia, lato sinistro del ta­volo, arata da un filo invisibile, cada rumorosamen­te sul pavimento, proprio ora. Trillo del telefono: sussulto del tavolino!... Secondo trillo del telefono: altro sussulto del tavo­lino!...

Terzo trillo, terzo sussulto e poi, subito, tace il te­lefono, sta quieto il tavolino, e si ferma «Zio Andrea»!... Come mai? E' presto chiarito il mistero.

1

Margherita (svegliatasi, entra da sinistra in cami­cia da notte, pallida e assonnata, e si affretta al­l'apparecchio)  Pronto!... No, non c'è!... Qui non c'è nessuno, adesso. Ci sono soltanto io, Ghitina, la sorella balia. Loro sono andati tutti a una Mes­sa da morto. Io no, io non sono andata perché sono malata. No, no... Va bene. Quando il signor Balestra sarà di ritorno, io glielo dirò. E adesso vado di nuovo a letto. Ciareja, neh?

(Riattacca e si volta, rialza la sedia sinistra, senza badare a quella di destra; ma non strapperà il filo)  Una sedia per terra!... (Ride)  Ih, ih!... (via a sinistra).

2

Teresa (dal fondo, con Gino, entrambi con sopra­bito)  Per questa volta possiamo ringraziare!... C'è andata bene, Gino.

Gino (di ottimo umore)  Si vede che qualche santo ci ha protetti. Ieri sera sembrava che il tempo­rale dovesse spazzare via tutte le nostre speranze e invece, questa mattina, è tornato il sereno.

Teresa  Io penso che avendoci dormito sopra, le sia passata. Ma più di tutto penso che è proprio una gran brava donna. Si capisce che non bisogna offenderla.

Gino E chi mai ha voluto offenderla? Figurati un po'. E' lei che s'è messa in testa certe idee. E tu le davi anche ragione!

Teresa Non ne potevo fare a meno!

Gino Questo è vero; ma tu t'ostinavi ed io non sapevo più come regolarmi. (vede la sedia a ter­ra). E questa sedia!...

Teresa Oh, bella!...

Gino Questa mattina l'ho già tirata su una volta... (La rialza).

Teresa Davvero?!...

Gino Ma sì.

Teresa E' ben strano... (A questo punto la sedia di sinistra, tirata dal filo, cade per la seconda volta, rumorosamente). Ah!...

Gino Ma oh!... Che succede?!... Il terremoto?!...

Teresa Oh, Signore, salvatemi!...

Gino Calma, calma!... Sarà stata una piccola scossa.

Teresa Ma, allora, è la terza, da questa mattina!...

Gino Tirala su, Teresa, tirala su.

Teresa Ah, no, eh?

Gino Santo cielo, hai paura? E' una sedia, dopo tutto, e non ti morde!

Teresa Io non la tocco!

Gino La tocco io, allora. (la rialza e contempora­neamente stacca il filo dallo schienale, lasciando­lo cadere).

Teresa Potrei sbagliare; ma da quando Zia Rosa ha attaccato quel quadro, in questa casa c'è qual­che cosa che non va.

Gino (trionfante)  Ah!... Lo ammetti, finalmente!... Finalmente mi dai ragione. Vuoi che ti dica il mio pensiero? Eh? Vuoi che te lo dica?

Teresa (spaventata)  Oh, Gino, Gino, per carità!...

Gino  In questa casa... In questa casa, da ieri...

Teresa (c.s.)  Ebbene?

Gino  In questa casa, da ieri... ci sono gli spiriti!... Teresa (spaventatissima)  Noo!...

Gino Sì Teresa,. Ci sono!... Guarda!... Guarda, qui: la chiave è di nuovo scomparsa!... (indica l'arma-dietto)

Teresa Oh, mio Dio!... Va, va' subito a chiamare il parroco che venga a benedire.

Gino E tu credevi che io volessi faceziare!... Non sarò mai tanto stupido da compromettere l'avve­nire nostro e delle nostre figlie!... Ti pare?

Teresa (sempre in apprensione)  Giusto!... va', va'

a chiamare il parroco!... Gino Prima la chiave degli spiriti, ora anche le sedie...

Teresa (c.s.)  Sì, sì, va' a chiamare don Pietro. Gino E tu e Rosetta dicevate di compatirmi e mi consideravate un povero imbecille.

Teresa No, no, non è vero: sei un uomo intelli­gente. Gino... Scusami. Va, va, a chiamare don Pietro che venga subito!...

Gino Eh, là!... Un momento!... Aspetta prima di fare della pubblicità!... Un momento. Io non per­do la calma. Calmati anche tu, diamine. E aspetta.

Teresa (spalle al pubblico)  Oh, Gino!... Gi... Gino!... Gino  Eh?...

Teresa (indicando, terrorizzata)  Quel qua... quel qua-quadro!... (indica Zio Andrea che ha ripreso a dondolare)  Gu-guarda! Si muove!... (gli cade, fra le braccia; ma non sviene)  Ah!...

Gino Su, su, Teresa... Insomma! Che cosa fai?!... Che cosa fai?!... Probabilmente sono proprio del­le piccole scosse di terremoto. In autunno capita spesso... Non temere, perbacco. Ci sono anch'io qui!

Teresa Oh, mio Dio, oh, mio Dio!... Salvatemi da­gli spiriti e dal terremoto!...

Gino Vieni, vieni, terremoto... Io non ho paura, io!... Io ho fatto la guerra, io!...

Teresa (uscendo, sorretta da Gino  Sì, sì, Gino, sì... Oh, mio Dio, aiutatemi!... (Via a sinistra, tutti e due. La luce è ora intensa).

3

Carlotta e Maria (che ha un giornale in mano. Dal fondo trascinando scherzosamente Zia Rosa, tut­te e tre di ottimo umore, e tutte con soprabito)  Vieni, vieni, zia Innanzi tutto telefoniamo!...

Zia Rosa Oh, che matte, che matte!... Piano, piano... Volete farmi cadere?

Maria Zia, sei un angelo!...  (abbraccio).

Carlotta  Zia, sci un tesoro!... (abbraccio)  Maria, fa subito il numero di Matteo!... Parlo io!...

Maria (va al telefono)  Stai fresca!... Faccio subito il numero di Beppe! (fa il numero).

Zia Rosa Ha ragione: il numero di Matteo lo farai tu.

Carlotta Allora spicciati!... (a Zia Rosa)  Saranno ancora giù di corda, specialmente Beppe, per la faccenda del ponte.

Maria (mano sul microfono)  Non è colpa sua!...

Pronto!... Zia Rosa E vero?

Carlotta Si, zia. Beppe non è responsabile. I cal­coli del cemento armato non li ha fatti lui.

Zia Rosa Meno male, questo mi tranquillizza.

Maria (all'apparecchio)  Sei tu, Beppe? Ciao, Beppe, son io, Maria! Senti, Beppe, vieni subito che c'è una bellissima notizia!... Prendi la moto e vie­ni subito di corsa!... No, non te la dico per tele­fono. Devi venire qui subito. Anzi, fa una cosa: passa da Matteo e portalo qui con te. Hai capi­to?... E subito, neh? E sta dì buon umore. Ciao, ciao!... (riattacca).

Carlotta Hai fatto benissimo a dirgli così!... In questo modo con una sola fava...

Maria Prenderemo due piccioni!...

Zia Rosa Vedo proprio che siete ragazze in gam­ba. Voi due ve la cavereste anche se foste a casa del diavolo!... Brave!

Maria Dice davvero zia? Oh, scusami:   non sono

ancora abituata a darti del tu! Zia Rosa Ma sì, abituatevi a darmi del tu, than I like, che mi fa piacere.

Carlotta Fra dieci minuti questi ragazzi saranno qui e noi non abbiamo ancora fatto colazione!

Maria Vado subito a preparare qualche cosa.

Zia Rosa Per me basterà una tazzina di caffè. Me la porti qui?

Maria Ma certo? E tu, Carlotta, va subito a rior­dinare la camera della zia.

Zia Rosa Ah, no! Nessun vizio!... La mia camera, me la faccio io.

Carlotta Tu, zia, sta tranquilla.

Zia Rosa Voglio darvi il minor disturbo possibile. La mia camera no. Mi dispiace di avervi costret­te a dormire insieme.

Maria Oh, per questo: abbiamo dormito benissimo.

Carlotta Mi sembrava d'esser tornata al tempo in cui eravamo bambine.

Zia Rosa Quando avremo la casa nuova staremo meglio tutti.

Maria Grazie, zia. Voglio darti un bacio. (esegui­sce)  Toh!...

Zia. Rosa (contenta)  Ma sta ferma... Che cosa fai!...

Carlotta  E io no? Anch'io!... (bacio).

Zia Rosa (c.s.)  Ah. queste ragazze, queste ragazze!... Mah!...

Maria Allora, tu aspetta. E intanto siedi qua e leggiti il giornale. (porge il giornale ed esce a sinistra).

Zia Rosa Grazie. Aspetta, Carlotta. (si toglie la pelliccia)  Toh, porta nella mia camera, per favo­re. (trattiene la borsetta).

Carlotta Sì, zia. Subito. Dammi pure. (prende la pelliccia ed esce a sinistra).

Zia Rosa (siede sulla poltrona, prende gli occhiali dalla borsetta, apre il giornata, leggiucchia qual­che titolo a caso, poi sgranando gli occhi)  Una casa di Paesana infestata dagli spiriti... Oh, bel­la!... (legge più forte)  «Da qualche giorno nella casa del contadino Battista Fenoglio, residente al­la periferia della nostra città, si verificano stra­nissimi fenomeni medianici. Mobili che si sposta­no, oggetti che scompaiono e ricompaiono, sedie che cadono, hanno destato il terrore fra i com­ponenti della famiglia del disgraziato agricoltore. Pare che la causa inconsapevole di tali fenomeni sia la figlia del Fenoglio, una ragazza sui sedici anni, sempre malaticcia e di tardo sviluppo intel­lettuale. Allontanata la ragazza dalla casa, gli stranissimi fenomeni sono immediatamente ces­sati ». Sembra incredibile. Eppure qui parla chia­ro!

4

Gino (da sinistra, senza soprabito e senza giacca) Ah, sei qui, Rosa...

Zia Rosa Sono qui che aspetto il caffè.

Gino  Maria lo sta preparando. Viene subito.

Zia Rosa Senti un po' Gino:  ci credi, tu agli spiriti?

Gino (colto di sorpresa)  Io?!... Agli spiriti?!...

Zia Rosa Sì.

Gino Ah, no, no, io no.. Non ci credo!

Zia Rosa Volevo ben dire. Tu fai finta di crederci quando vuoi prendermi in giro.

Gino (ride male)  Eh, eh!.. Sai, mi piace giocherel-lare, mi piace far sparire le chiavi. ma io, agli spiriti, non ci credo: sono tutte storie!...

Zia Rosa Lo so. E specialmente con me, d'ora in­nanzi, farai bene a non giocherellare più, hai capito?

Gino Parola mia!... Mai più, Rosetta, mai più!... Sta' tranquilla. E ora scusami: vado a tirar su le saracinesche che è ora!... (via a destra: si udrà subito il rumore dì due saracinesche che si aprono).

5

Teresa (da sinistra, senza soprabito)  Ebbene, Ro­sa? Fai unpo' di lettura?

Zia Rosa Guarda, stavo leggendo che in una casa di campagna ci sono gli spiriti.

Teresa (subito, spaventata)  Ma allora ci sono dap­pertutto! Non è il terremoto!...

Zia Rosa Il terremoto non c'entra per niente!.. Qui si parla di spiriti!

Teresa Oh, Signore, aiutatemi...

Zia Rosa  Perché ti spaventi? Ci sono dunque an­che in altri posti che tu sappia?

Teresa Nooo!... No, Dicevo così perché... Perché una volta avevo letto qualche cosa di simile sui giornali.

Zia Rosa Eh, già!... Ogni tanto vengono fuori e i giornali ne parlano. Qui si dice che in una casa le sedie cascano per terra...

Teresa Eh?!... Le sedie?!...

Zia Rosa Gli oggetti spariscono misteriosamente.

Teresa Mio Dio!... Dici davvero, Rosetta?

Zia Rosa E' scritto qui.

Teresa Oh, Signore!...  Signore,  aiutatemi!....

Zia Rosa Eh, là, nonc'è motivo per spaventarsi in questa maniera. Qui, gli spiriti, non ci sono.

Teresa (poco persuasa)  Eh, già:  qui non ci sono Guarda  che  stupida:   mi prendo paura per gli spiriti che qui non ci sono...

(Campanello).

6

Gino (da destra, con il grembiule da salumaio, sporco)  Ho aperto il negozio. Teresa, per favo­re, va tu ad aprire.

Teresa Sì, Gino... Vado subito (via dal fondo).

Gino Scusami, Rosa, se ti lasciamo sola: ma il la­voro è lavoro e tu capisci benissimo.

Zia Rosa Giustissimo. Non preoccupatevi. E fate pure, senza badare a me.

Gino (a Maria che sta entrando)  Tu, Maria, vieni ad aiutarmi in negozio (via a destra).

7

Maria (da sinistra, senza soprabito e con una tazzina da caffè)  Ecco, zia. Qui c'è il tuo caffè.

Zia Rosa Grazie, Maria. Posa pure lì.

Maria C'è già lo zucchero. Niente altro, zia?

Zia Rosa No, grazie.

Maria Allora vado ad aiutare un momento papà. (via a destra).

Zia Rosa Brava. Va' pure.

8

Teresa (dal fondo, seguita da Formica)  C'è Masino che ha da parlarti, Rosa.

Zia Rosa Ah, sì?

Teresa Vieni avanti, Masino, Rosetta è qui che sta

bevendo il caffè.

Formica Grazie, Teresa.

Teresa Io vi  lascio alle vostre confidenze.  (via a sinistra).

Zia Rosa Ebbene,  Masino?   Devi  dirmi  qualche cosa?

Formica Veramente dovresti parlare tu, Rosetta.

Zia Rosa Io?!... Non capisco.

Formica Nemmeno io capisco perché ieri sera tu

mi abbia trattato come mi hai trattato.

Zia Rosa Oh, pover'uomo!... Hai ragione!... Ti sei

offeso per la faccenda del terreno!...

Formica Eh, un poco...

Zia Rosa Oh, povero Masino...  Scusami.

Formica Bella figura, in presenza di tutti!

Zia Rosa Vieni qui, siediti vicino a me.

Formica Non posso:  ho da fare in portineria.

Zia Rosa Lascia  stare la portineria, per un momento. Siediti!

Formica Va bene. (siede)  Ecco, sono seduto.

Zia Rosa Bravo. (blanda)  Lo prendi il caffè? Formica No, grazie.

Zia Rosa  (c.s.)   Il caffè si beve sempre. (chia­mando)  Maria?

Formica Non ti disturbare! Tanto non lo prendo.

Zia Rosa L'abbiamo fatto proprio ora: freschissimo.

Formica Io non sono qui per il caffè: sono qui per parlare della figura che mi hai fatto ieri sera!

Zia Rosa  Sempre orgoglioso, eh? Tale e quale co­me allora... Ti ricordi?

Formica Sì, sì, ricordo, ricordo.

Zia Rosa Volevi sposarmi, eh? Mi volevi bene...

Formica Questo non lo ricordo.

Zia Rosa Orgoglioso!...

Formica Tu sei sempre stata più orgogliosa e più capricciosa di me.

Zia Rosa Bisogna aver pazienza, Masino. Ognuno a modo suo. Non c'è niente da fare. (chiamando) Maria? (continuando)  Non te la pigliare, Masino. Eh, mio caro, la vita ci sballotta come vuole e noi dobbiamo rassegnarci.

9

Maria (da sinistra)  Hai chiamato, zia?

Zia Rosa  Per favore:  il caffè a Masino.

Maria Ma subito. Volentieri. (via a sinistra, rapi­damente).

Formica Ma no, lascia stare, Maria.

Zia Rosa Zitto. Senti, Masino, ieri io ero un po' nervosa perché m'han fatto girare la zucca e, lo riconosco, t'ho risposto male; ma ora sono cal­ma, anzi sono perfino contenta perché tutto è sta­to chiarito. E tu scusami.

Formica Già scusata:   non parliamone più.

Zia Rosa Così va bene. Adesso facciamo conto che proprio in questo momento tu abbia parlato con il signor Balloira e che sia venuto per darmi la risposta.

Formica Oh, bella: la risposta te l'ho già data ieri sera!

Zia Rosa Io non ho sentito. Dimmi, su,  quanto vuole?

Formica Nove milioni e cinquecentomila lire.

Zia Rosa Per tremila metri?

Formica Libero subito.

Formica Tremila metri.

Zia Rosa Libero subito?

Zia Rosa Sta bene. Va' a dirgli che, se può, si tro­vi alle undici dal notaio Scamotta, per la stesura dell'atto notarile.

Formica Eh?!... Dal notaio Scamotta?!... Alle undici?!...

Zia Rosa Yes. Alle undici.

Formica (alzandosi)  Vado!... Vado di corsa!...

Zia Rosa No, prima prendi il caffè! Siedi lì. C'è tempo.

Formica (risiede)  Oh, Rosa!... Le tue parole mi consolano!...

Zia Rosa E poi ti chiedo ancora un favore. Vorrei mandare Gino, ma è troppo occupato in negozio. Alla stazione ci sono dodici bauli e tre valigie da ritirare. (apre la borsetta)  Toh, qui c'è lo scontri­no del deposito. Puoi andarmeli a svincolare?

Formica Ma certo!...

Zia Rosa Noleggia pure un camioncino e fa por­tare tutto qui. Poi mi dirai la spesa. Naturalmen­te anche tu sarai ricompensato.

Formica Ma che ricompensa!... Io ci vado con entusiasmo!...

Zia Rosa Sta bene: per ora: grazie.

10

Maria (da sinistra, con la tazzina del caffè)  Ecco il caffè caldo, per il signor Formica. (porge e va via subito, a destra)

Formica Grazie tante, Maria. (prende, beve ada­gio).

Zia Rosa (alzandosi)  Intanto, io vado a riordina­re la mia camera. Tu, Masino, bevi il tuo caffè tranquillamente, e poi fa quello che ti ho detto. E dopo vieni a darmi conferma dell'appuntamento con il signor Balloira.

Formica Sì, sì, Rosa, sta sicura!

Zia Rosa (blanda)  Ancora imbronciato, eh?

Formica No, no:  niente!

Zia Rosa Allora, amici come prima?

Formica Sì, sì, come prima!

Zia Rosa (affettuosamente, dandogli un buffetto sul­la guancia)  Bambinone, va'!... (via a sinistra, con borsetta e occhiali).

Formica Ah, che donna!... Che donna!... (beve il caffè)  Se l'avessi sposata, m'avrebbe fatto cavaliere!...

11

Carlotta (da sinistra, senza soprabito)  Oh, signor

Masino!... Dov'è Maria?

Formica Credo che sia in negozio.

Carlotta Vado a vedere. (via a destra).

12

Margherita (da sinistra, vestita, con una grande taz­za di caffè-latte, bevendo a piccoli sorsi)  Ciareja, Masino!... Lei ha preso il caffè?

Formica Sì, ho preso il caffè.

Margherita Io bevo il caffè-latte, con l'uovo sbat­tuto.

Formica Ah, sì?

Margherita Me l'ha detto il medico. Io alla mat­tina bevo sempre caffè-latte, con l'uovo sbattuto.

Formica Ma guarda. (si alza).

Margherita (fra un sorso e l'altro)  E adesso dove va?

Formica Alla stazione.

Margherita Alla stazione di Porta Nuova?

Formica Sì.

Margherita Io sono arrivata ieri alla stazione di Porta Nuova... Ma poi, per attraversare Corso Vittorio una guardia mi ha fatto passare sotto. Io sono già pratica.

Formica Eh, già!... Sì passa sotto!... Tu sei già pratica. Ciao, neh? (via dal fondo).

Margherita Ciareja.

13

Teresa (da sinistra)  Che fai qui, Ghitina?

Margherita Prendo il caffè-latte, con l'uovo sbattuto.

Teresa  Brava. Poi, vai ad aiutare la zia a riordinare la sua camera?

Margherita Non vuole! Vuole farsela da sola, la sua camera. (campanello).

Teresa Ah, bene! Se non vuole, lasciala stare... Ora vado io ad aprire.

Margherita No, no, vado io!... Teresa Con la tazza in mano?

Margherita Sì, sì, con la tazza in mano... (ride)  Ih, ih!... (via dal fondo, bevendo).

14

Maria (da destra)  Vado anch'io a fare colazione.

Teresa Non hai ancora mangiato nulla, questa mattina?

Maria No.

Teresa E Carlotta?

Maria  E' di là, con papà. (via a sinistra).

15

Margherita (dal fondo, bevendo alla tazza)  Ci so­no i signori Beppe e Matteo!.... Sono arrivati con la moto!

Teresa Fatti da parte, lasciali passare.

Margherita (al centro della porta, allargando il brac­cio sinistro, avendo la tazza nella destra)  Io non li lascio passare!... Io non li lascio passare!... (ride)  Ih, ih!...

Matteo (allontanandola, con alquanta energia)  E spostati, scema!

Margherita Eh, là!... Non vede che mi fa versare il caffè-latte con l'uovo sbattuto?

Matteo (avanza seguito da Beppe che indossa il giubbetto da motociclista, come nel primo atto)  Signora Teresa, siamo qua.

Beppe Signora.

Teresa Siete stati sveltissimi!  Bravi!

Beppe Avevamo  la moto:   siamo venuti  a  tutto gas.

Teresa Tu va' pure, Ghitina. Poi ti chiameremo.

Margherita Io vado; ma se suonano il campanello vado io, neh?

Teresa Sì, sì, sta tranquilla. Sempre tu.

Margherita Ora vado; ma poi ritorno (via a sinistra).

Beppe Ci sono belle novità, signora?

Teresa Belle e grosse!...

Matteo e Beppe Veramente?... Davvero?!...

Teresa Tutto a posto!... Tutto sistemato... Zia Ro­sa, s'è calmata. Anzi, le è passata completamen­te. Insomma, è contenta e ha già dimenticato tutto.

Matteo  Questa sì, ch'è una bella notizia!...

Beppe E non insiste più perché io sposi Carlotta e Matteo sposi Maria?

Teresa Ma no, ma no... Lì per lì, è stata contra­riata perché s'era messo in testa una simile idea; ma poi s'è persuasa che le cose stavano diversamente.

Beppe E la faccenda del mio ponte?

Teresa Ah!... Le abbiamo spiegato che lei non ne può niente.

Beppe Oh, meno male!...

Matteo Allora, possiamo tornare ai nostro lavoro.

Teresa Eh!... Che fretta!... Non volete prima ve­dere le ragazze?

Matteo E' che ho già chiesto un'ora di permesso e non vorrei abusare.

16

Gino (da destra, allegro)  Oh, guardali già qui que­sti cari giovanotti!... Come va? Come va?... (strette di mano).

Beppe Oh, ora va benissimo; ma questa notte ab­biamo dormito poco.

Gino Capisco, capisco al volo!... Anch'io questa notte, ho dormito poco. (a Teresa)  Teresa, va' tu un momento in negozio, e manda qui Carlotta.

Teresa Sì, Gino. (ai due giovani)  Voialtri non an­date via che Zia Rosa vuole vedervi. (via a destra).

Gino Non volete sedere? State comodi.

Beppe Oh, grazie:  stiamo meglio in piedi.

Gino Mia moglie vi ha già spiegato tutto, immagino.

Matteo Sì, sì, signor Balestra, ci ha già spiegato tutto.

Beppe In fondo si trattava semplicemente d'un malinteso, e niente altro!...

Gino Veramente qualche cos'altro c'era e c'è an­cora, ma per il momento preferisco non parlarne.

Matteo Questa è per me, non è vero? Lei ha cre­duto che avessi voluto prenderle la chiave.

Gino Sì, l'avevo creduto; ma poi ho capito che avevo torto.

Matteo Oh, meno male...

Gino Ora so con certezza che lei è completamente innocente.

Matteo Questo mi fa piacere, sa? Mi sento sollevato, finalmente.

17

Carlotta (da destra)  Ciao, Matteo, ciao, Beppe!...

Matteo Ciao, Carlotta!

Gino Sanno già tutto!... Gli abbiamo già spiegato.

Beppe E Maria, non c'è?

Carlotta Sta facendo colazione. Ora viene, non scoraggiarti.

18

Maria (da sinistra)  Eccomi, Beppe!... (lo abbraccia)  Ciao, Matteo!

Beppe Ciao, Maria.

Gino (guardando le due coppie)  Mi fa piacere ve­dervi tutti e quattro riuniti!... E questa volta per sempre!... Si direbbe proprio che il buon Dio vi ha creati Beppe por Maria e Carlotta per Matteo.

Tutti  Eh?!... Davvero?!...

Gino (serio)  Io l'ho sempre detto e, assolutamen­te, non avrei mai acconsentito al matrimonio co­me sperava zia Rosa. Mai.

Tutti  Ah, no?... Ma senti, senti...

Gino (c.s.)  Il cuore, miei cari, il cuore innanzi tutto! « E' meglio un piatto d'erbe dov'è l'amore che un bue ingrassato dov'è l'odio!... »

Tutti  Davvero? Ci vuole un bel coraggio!

Beppe Il signor Balestra sfoggia i proverbi di Salomone!...

Gino (c.s.)  Mai fare matrimoni d'interesse. Mai!... Il matrimonio bisogna farlo d'amore, anche se l'amore porta alla miseria. (al pubblico)  Tanto, adesso, i soldi ci sono!... Faccio bella figura!

Tutti  Bene!... Benissimo!... Bravo!...

19

Teresa (da destra)  C'è di nuovo la moglie del com­mendatore che vuole roba a credito.

Gino (indulgente)  E tu dagliene, dagliene finché ne vuole! Va'.

Teresa (stupita)  Ah, bene! Contento tu, contenti tutti. (via a destra).

Carlotta (a Gino)  Vedi come sei? Quando sono io a servirla, gridi come un disperato. Gino Non meravigliarti: le cose sono cambiate, e poi sono dì buon umore e vedo la situazione da un altro punto di vista.

20

Zia Rosa (da sinistra, molto seria, come avesse ri­cevuto un'offesa mortale, irreparabile)  Dov'è la mia valigia?

Gino La valigia? Quale valigia?

Zia Rosa (c.s.)  Quella che avevo ieri, quando sono arrivata.

Gino Ma... ma... Che vuoi farne, della valigia?

Zia Rosa Non te ne preoccupare.

Matteo Signora Rosa... Siamo qua: ci hanno telefonato e allora...

Beppe Ci hanno dato buone notizie...

Zia Rosa (come non avesse udito, senza voltare il capo, a Gino)  Insomma, questa valigia dov'è?

Maria L'abbiamo ritirata nel ripostiglio, vicino alla tua camera.

Zia Rosa Va bene. (via a sinistra, senz'altro).

Gino Ma... che cosa c'è!...

Carlotta Io non lo so.

Maria (sospirando)  Oh, Gesù, siamo daccapo?

Matteo (seccato)  Ah, beh, ora basta!...

Gino Ma che cosa le avete fatto?

Maria e Carlotta Ma niente!... Proprio niente!... Era così contenta!...

Carlotta Poco fa sorrideva... Ha preso il caffè con Masino...

Maria Era così tranquilla e affabile. Questo è un bel mistero!

Gino (forte)  Questa è la maledizione sulla nostra casa!

Maria papà, per carità, non alzare la voce, non farti sentire!

Gino Ah, no? A casa mia parlo come mi pare, hai capito? E tu lasciami sfogare, altrimenti la mia testa scoppia!

Carlotta No, no, papà ragioniamo...

Gino Non ho voglia di ragionare!... Tu, piuttosto, va' a vedere che cos'ha!... Va' tu, perché se vado io... Se vado io non so che cosa potrebbe capitare!

Beppe Forse, adesso, è meglio che noi due ce ne andiamo via.

Gino No!... Restate qui. Abbiate pazienza: dobbiamo venire in chiaro! (via a destra).

Beppe Questa zia è un bel problema!...

Matteo E' ben difficile da trattare!

Maria  Ma no, non è vero:  è buona come il pane!

Carlotta E' una santa creatura!

Matteo Guarda:   non si direbbe. A me pare ben lunatica!

Carlotta Ora vado a vedere. Voi aspettatemi. (via a sinistra).

Maria Eravamo già tutti troppo contenti.

Matteo Si vede che la contentezza e già durata abbastanza! Ogni cosa ha una fine.

Maria Sì, bravo, è proprio il momento di fare lo spiritoso!

21

Teresa (da destra, preoccupata)  E' proprio vero? Zia Rosa è nuovamente offesa?

Maria Io non so che dirmene. E' entrata qui, se­ria seria, senza guardare nessuno in faccia e ha detto: « Dov'è la mia valigia? ».

Teresa Oh, mio Dio!... Vuole andarsene?

Maria Potrebbe anche darsi che volesse prendere

qualche cosa che vi ha lasciato.

Teresa Ma se l'ha vuotata ieri, in mia presenza! E Carlotta?

Maria E' andata a domandarle che cos'ha.

Teresa Scusatemi: ci vado anch'io. (via a sinistra).

Beppe Senti, Maria, ho mollo da fare questa mat­tina. Telefonami più tardi quando saranno dileguate le nuvole.

Maria Tu rimani. Non lasciarmi nei pasticci in questo momento così difficile. E anche tu, Matteo. Restate qui, tutti e due, fatemi il favore.

(Beppe e Matteo si guardano e allargano le brac­cia rassegnati).

22

Zia Rosa (da sinistra, con gli occhiali, seria seria come prima, seguita da Carlotta e Teresa, smar­rite e addolorate)  La guida del telefono.

Maria E' lì, sul tavolino.  (indica l'apparecchio).

Zia Rosa (s'avvicina, cerca un numero, mentre tut­ti la osservano in un silenzio gravido di elettri­cità)  Pronto!... Qui, casa Balestra!... Yes, Bale­stra, via Nizza, 381. Inviatemi subito un tassì, ma fate presto, per piacere. Grazie. (riattacca, e via a sinistra).

Maria (e gli altri)  Ebbene? Che ne pensate? Eh? Carlotta Non parla, non dice nulla... Maria (a Teresa)  Non le hai domandato?

23

Teresa E come no? Non fiata!... Io non so più che dire!

Gino (da destra, nervosissimo)  Ascoltami bene, Teresa. Per questa volta alla moglie del commen­datore gliene abbiamo ancora dato: la prossima volta, se non paga, la mandiamo a spasso: hai capito?

Teresa Oh, per me, se non me lo dicevi tu, non gliene avrei dato nemmeno questa volta!

Gino (c.s.)  Insomma che cos'ha questa benedetta donna, che cos'ha?

24

Margherita (Da sinistra, con una collana di perle bianche al collo portando la valigia di Zia Rosa, con fatica. Si ferma nel mezzo, posa la valigia) Io ho aiutato Zia Rosa a fare la valigia e lei mi ha regalato questa collana di perle finte. (mostra compiaciuta)  E mi ha detto di posarla vicino alla porta. (la riprende)  Uh, com'è pesante. (posa la valigia a fianco della porta di fondo).

Gino Vieni qui, Ghitina, dimmi un po', forse tu lo sai che cosa ha la zia. Perché vuole partire? Perché?

Margherita Io non lo so: non me l'ha detto. (an­drà a sedere sul divano).

25

Zia Rosa (da sinistra, c.s.)  Abbi pazienza ancora un momento!... Ora te lo dico io. Gino. Te lo dico subito, imbecille!...  (via nuovamente a sinistra).

Gino Ah, no, eh? No!... (s'avvicina alla porta di sinistra, e parla guardando fuori). Imbecille, no!... Tutto posso sopportare del tuo carattere impos­sibile, ma le ingiurie no. Hai sentito, testa balorda?

Teresa Gino, per carità, Gino!...

Maria Papà, sta' calmo. E' in questi frangenti che devi dimostrare d'essere un uomo e non un im­becille. Che hai fatto?

Gino Fatto un corno!... Fatto niente!... E' matta!...

26

Zia Rosa (da sinistra, impellicciata, con la chiavet­ta nel pugno)  Tu povera ragazza, non sai niente del tutto. E, sinceramente, per voi due e per te, Teresa, mi piange il cuore, ma per te, Gino, me ne vado volentieri... Ecco: la tua chiave degli spiriti... (la butta sul tavolo)  Tienitela cara!...

Gino La chiave?... La chiave degli spiriti?... Dov'era?!...

Zia Rosa Era nel mio letto!... Sotto il mio cuscino!...

Tutti - Nel tuo letto?... sotto il cuscino?!...

Zia Rosa Questa è la peggiore azione che tu potessi commettere!...

Gino Ma... ma... Ma Ro... Rosa! Ah! Inutile che parli, tanto è lo stesso. (suono di clacson, fuori).

Zia Rosa Benissimo! Non parlare!... E' molto me­glio. Il tassì è arrivato ed io parto, e vi saluto tutti quanti. Piacere di avervi visto!... Ah! Il mio Andrea! Andrea viene con me. Vado alla stazio­ne, salgo sul primo treno...  (stacca il quadro).

Teresa Sul treno?!... Parti davvero?!...

Zia Rosa Sì, parto, salgo sul treno... Uno qualun­que, purché mi porti lontano da voi...

27

Formica  (dal fondo,  radioso)    Rosetta, siamo a posto... L'appuntamento è fissato per le undici...

Zia Rosa Ah, sì?

Formica  L'autocarro è già andato alla stazione e io prendo il tram per andare a Porta Nuova con lo scontrino.

Zia Rosa Dammelo.

Formica Eh?...

Zia Rosa Dammelo. Alla stazione ci vado io.

Formica Ci vai tu?

Zia Rosa Sì, io!... Parto, vado via e i bauli me li porto appresso.

Formica Ma... Allora vai proprio via?... E perché? (consegna lo scontrino).

 Zia Rosa Perché ne ho abbastanza!...

Gino Ma Rosa, Rosa!... Lasciami parlare!

Zia Rosa Tu non rivolgermi più la parola! Tu non parlare con me.

Formica Eh, no!... Non è giusto!... Lascialo parlare!

Zia Rosa Tu sta zitto, mammalucco!...

Formica Se io sono un mammalucco, tu sei una testa balzana e lunatica!... M'è andata bene a non sposarti!...

Zia Rosa E' andata bene a me!...

Formica Eh, no!... Se mi avessi sposato non sa­resti ancora vedova!

Zia Rosa Se t'avessi sposato, sarei la moglie d'un portinaio squattrinato, e con una gamba rigida! Good by!... (via dal fondo con il quadro sotto il braccio sinistro e afferrando la valigia con la destra).

Gino (sulla soglia, in fondo, parlando fuori, fra la costernazione generale)  Pazza!... Pazza!... Va' pu­re e che Dio ti benedica, te e il tuo denaro!... (tor­na in scena)  Ah!... Dovevo dirglielo una buona volta!... Ora mi sono sfogato!... (via a destra).

Teresa (fra le lacrime, con voce commossa)  Que­sto è un castigo!... Questo è un castigo... (via a sinistra,  asciugandosi le lacrime col fazzoletto).

Margherita (che ha seguito, con occhi spalancati) 

Ma perché fanno tutti così?... Sono tutti scemi?... (uscendo a sinistra)  Che cosa le hanno fatto, si­gnora Teresa... (via).

Formica Bella situazione!... E adesso come fac­cio, io, con il padrone del terreno? Eh? Come faccio?

Maria C'è poco da pensare: vada a dirgli che non lo comperiamo più.

Formica Già!... Se vado a dirgli questo, mi dà una

martellata in testa!... Porca miseria (via dal fondo, caracollando).

Beppe Bene!... Ora io e te possiamo anche andarcene.

Maria (commovendosi)  Sì, sì... Andate pure... Tan­to, ormai... Ormai tutte le nostre speranze, tutte le nostre speranze...  (via a sinistra, piangendo).

Beppe (che l'ha seguita fin sulla, soglia)  Ciao, Maria!...

Matteo Ciao, Carlotta.

Carlotta (piangendo)  Ciao, Matteo... Ciao. Fatti co­raggio; guarda siamo proprio disgraziati... Face­vamo già tanti bei sogni... Si vede che non era destino... (uscendo a sinistra, piangendo)  Non piangere. Maria, non piangere... (via col fazzo­letto).

Beppe Vuoi che ti dica una cosa, Matteo?

Matteo Dilla.

Beppe Questo è un manicomio. (via dal fondo, seguito da Matteo. Trilla il telefono. Subito).

28

Gino (da destra)  Pronto!... Sì, sono io, Gino Ba­lestra! Eh? Ah!... Notaio Scamotta?... Ebbene? Subito lì?... Ah, sì, l'ipoteca!... Dovevo presentar­mi questa mattina per firmare qualche cosa. Sì, sì, per la cancellazione... Già!... Ho capito, sì, sì. Ho capito... Ebbene, stia a sentire: no!... Non ci sono firme da fare: l'ipoteca rimane, ferma, im­mobile, robusta, per sempre!... Buon giorno! (riattacca) .

29

Battista (dal fondo. E' un contadino sui quaranta, piuttosto male in arnese. Dalla tasca sporge un giornale)  Gino!...

Gino (sorpreso)  Battista!... Battista Fenoglio! Il balio!...

Battista (mortificato)  Sono qui, Gino.

Gino  Ti vedo!  non sono mica cieco.

Battista  Scusami  tanto, Gino.. Perdonami.

Gino E perché? Non sei andato a Saluzzo ieri, per farti tirare su l'ernia?

Battista No, Gino, scusami. L'ernia me l'hanno già tirata su l'anno scorso.

Gino L'anno scorso? Eppure abbiamo ricevuto una lettera... Una lettera di tua moglie che dice­va proprio ieri.

Battista (c.s.)  Lo so, lo so...

Gino Insomma, sei o non sei andato, ieri a Saluzzo?

Battista Ma sì, ci sono andato...

Gino Ah!... Ebbene, a far che?

Battista A vendere il porco.

Gino Oh, questa!...

Battista Scusami, Gino. Sono mortificato.

Gino  Ma allora... Dov'era la lettera?... Era qui. (va presso il mobile, cerca, trova, mostra)  Ecco, qui la tua Lucia che ci manda Ghitina perché tu dovevi essere operato.

Battista Lo so, lo so... Scusami, Gino.

Gino Ma, giuramento!... Che cosa devo scusarti? Che cosa?

Battista La bugia di mia moglie.

Gino Ah, già!... Ha scritto una bugia. Perché?

Battista  Ecco, Gino, la questione è tutta qui.

Gino Ti vuoi spiegare?

Battista Lucia non sapeva più dove battere la testa... La faccenda diventava sempre più grave e noialtri siamo povera gente, ignorante e senza ap­poggi. Tu mi capisci.

Gino Io ti capisco un accidente!... Parla, Battista, dimmi tutto in fretta e tutto insieme.

Battista (meravigliato)  Ma tu, dunque, non ti sei ancora accorto di niente!...

Gino Ma di che cosa, per amor di Dio!... Di che cosa?

Battista Non hai ancora notato nulla di straordinario in casa?

Gino Eh?!... Straordinario?!...

Battista Sì, cose stranissime misteriose...

Gino (illuminandosi)  Gli spiriti!... Sì, Battista, gli spiriti!... Da ieri a mezzogiorno in casa abbiamo gli spiriti!...

Battista Io lo sapevo.

Gino Coosa?!... Tu lo sapevi?!... (chiamando a sinistra)  Teresa!... Teresa!... Vieni subito qui!...

30

Teresa (da sinistra, molto triste)  Cosa c'è? Oh, Battista!... Come mai?

Gino Battista dice che lo sapeva!... Lo sapeva!... Hai capito?

Teresa Che cosa?

Gino Che cosa?

Gino Che in casa nostra ci sono gli spiriti!

Teresa Oh, basta!... Questo mi stupisce e ancor più mi stupisce che Battista sia qui e non all'ospedale.

Gino Non è malato, non è malato... Lucia ha rac­contato una frottola!... Avanti Battista, continua!...

Battista Le sedie cascano?

Teresa Eh?!...

Gino Sì, sì:  cascano!... Avanti!

Battista Le chiavi spariscono?

Gino Sì, sì, le chiavi spariscono!... Forza!... Forza, Battista, che ci siamo!...

Battista I quadri ballano?

Gino Sì, ballano!... (altro tono)  Ballavano... Ora non ballano più perché l'ha portato via... (a Battista)  Dai!... e poi?

Battista  Poi niente. Tutte queste cose, e basta.

Teresa Ce n'è già abbastanza.

Battista Lucia ha deciso di mandarla a Torino perché la gente parlava... e perfino i giornali han­no pubblicato qualche cosa... Siamo disperati!... Aiutami tu, Gino per carità...

Teresa Io non ne capisco ancora nulla. Tutto questo è fantastico!...

Gino (improvvisamente)  Zitto!... Zitto!... Forse... Forse ho capito!... «Lucia l'ha mandata a Torino... » Chi?!...

Battista Ma Ghitina, diamine, mia figlia!... Non è qui?

Gino Ah, giuramento!... Porca miseria!... Ah, final­mente!... Ci voleva tanto?... (Da questo momento l'azione procederà con ritmo ancor più veloce) Maria?... Carlotta?... Venite qui, venite qui, imme­diatamente!...

Teresa Ma, Gino...

Battista Allora tu non avevi ancora capito?

Gino Capisco adesso!... (Prende il giornale sul ta­volo)  Ecco, ecco... E' qui, è qui... Strani fenome­ni nella casa di un contadino a Paesan... » Oh, che bestia!... Oh che bestia!... E pensare che perfi­no Zia Rosa mi aveva domandato se io credevo agli spiriti!... Oh, che bestia!... (a Teresa)  Toh, leggi, leggi e capirai anche tu!... (consegna il gior­nale).

Teresa (sgranando gli occhi)   Maria Vergine!... Maria Vergine!...

31

Maria (e Carlotta)  Papà, hai chiamato?

Gino Andate subito a Porta Nuova e portate qui Zia Rosa, viva o morta... No, portatela qui viva, è meglio. (al pubblico)  Non ha ancora fatto testamento.

Maria Ma che dici?

Gino Andate subito e non fate tante domande!

Carlotta (pratica)  Tanto vale che ci mandiamo Beppe che ha lo studio vicino alla stazione.

Maria Giusto!... Ci penso io. Tu va a pigliare i soprabiti.

Carlotta Telefona alla svelta. (via a sinistra).

Maria (fa il numero)  Pronto?... Beppe?... Sono io, Maria!... Senti, va subito di corsa a Porta Nuova e ferma Zia Rosa! Subito, per carità!... Non la­sciarla partire!... A tutti i costi, capito?... Anche se dovessi metterla K.O. Ora vengo anch'io, con Carlotta!... Poi ti spiego!... Fa presto, mi racco­mando. (riattacca).

(Durante la telefonata, il dialogo degli altri attori è continuato e quindi vi è stata sovrapposizione di battute, per qualche istan­te, senza alcun danno per la comprensione, e van­taggio per la naturalezza dell'azione).

Teresa Oh, mio Dio, Signore!... Dunque, a questo mondo succedono simili cose?!...

Battista Questa povera bambina, come si addor­menta, provoca questi fenomeni, senza saperlo.

Gino Margherita con fenomeni!... Non me lo po­teva dire, Lucia nella sua lettera? Eh?

Battista Altro che!... Ma temeva che tu non la volessi ospitare!...

Gino Ah, garantito!... Ah certamente!... Porca miseria!...

Battista Ieri sera, appena tornato da Saluzzo, ho domandato dov'era Ghitina e lei m'ha confessa­to tutto. Allora, questa mattina, sono subito ve­nuto qui per chiederti scusa.

Gino Scusa un corno!... Tu sapessi, Battista, tu sapessi!... Basta!... Speriamo di poter ancora ri­mediare!... Vieni, vieni con me in negozio. Ti spie­gherò tutta. Vieni, disgraziato!... (via a destra).

Battista Mi rincresce; la colpa non è mia... Scu­sami tanto, Teresa... Scusami anche tu, Maria... Scusatemi tutti... (via a destra).

Teresa Oh, che cose!... Oh, che cose!... Oh, mio Dio!...

32

Carlotta (da sinistra, con indosso il soprabito e sul braccio quello di Maria)  Prendi, su, e andiamo!

Teresa (a Carlotta)  Tu prendi questo giornale, fa­glielo vedere alla zia... Dille di leggere qui... Qui!... E dille soltanto che si tratta di Ghitina!... Non avrà bisogno di altre spiegazioni. Avete capito tutto bene?

Maria Abbiamo capito niente del tutto; ma fa lo stesso. Andiamo! (via).

Carlotta Ciao, mamma!... (va dietro a Maria, dal fondo, rapidamente).

33

Margherita (da sinistra, mostrando la collana)  Ci sono cinquantaquattro perle finte, ci sono. Io le ho contate... Cinquantaquattro perle finte.

Teresa Oh, bambina!... Oh, cuoricino!...

Margherita Chi c'era? Ho sentito parlare forte!... Teresa C'era tuo papà!...

Margherita Ah, sì?... Non è andato all'ospedale?

Teresa Ma no... Non è andato all'ospedale, E tu che sei ammalata... Che cosa dicono i dottori?

Margherita I dottori dicono che io ho i fenome­ni!... (risolino)  Ih, ih!... Vero che è bella questa collana di perle finte?

Teresa Povera bambina... Tu sei innocente... Tu non ne hai colpa... E tua mamma, come sta?

Margherita Sta bene, ma piange sempre!

Teresa Sfido, povera donna!... Ma, dimmi un po', tu, in fin dei conti, che cosa ti senti? Eh?

Margherita Io ho sempre fame e sempre voglia di dormire.

Teresa Ah, beh, dopo tutto, non è poi una malat­tia tanto brutta!...

Margherita (ride)  No no!... Ih, ih!...

Teresa Hai ancora fame, adesso? Vuoi qualche cosa?

Margherita Ora no: ho già bevuto il caffè-latte con l'uovo sbattuto.

Teresa Bene. Allora va dilà, in negozio, a saluta­re papà.

Margherita Sì, sì, vado subito!... E gli farò vede­re la mia collana di perle finte. (via rapidamente di corsa, tenendo la collana col braccio tesa, fra due dita).

Teresa Oh signore!... Fate la grazia a questa povera ragazza!

34

Formica (dal fondo, imbronciato)  Sono qui di nuovo. Teresa.

Teresa  Ebbene?

Formica Gliel'ho detto.

Teresa A chi?

Formica Al padrone.

Teresa Che cosa gli hai detto?

Formica Che non lo prendiamo più!

Teresa E lui, che ha risposto?

Formica E' andato su tutte le furie!... (rifacen­dolo)  « Cretino!... Somarone!... Non hai ancora fi­nito?... ». Sono scappato ai corsa!

Teresa Hai fatto malissimo a parlargli del terreno.

Formica Ah, sì?

Teresa Non era davvero il caso di precipitarsi.

Formica Oh, bella!... Dal momento che Rosa se n'è andata via...

Teresa Scommettiamo che fra dieci minuti ritorna? Eh?

Formica Ritorna?!... Se Rosa ritorna, io mangio un cane!...

Teresa Guarda che lo mangi!... Staremo a vedere. Intanto tu faresti bene a tornare dal signor Balloira.

Formica Ah, no!... Ora basta!... «Lo compero, non lo compero... Lo compero di nuovo, non compero più... » Che gioco giochiamo?

Teresa Questa volta è la volta buona, Masino. Anzi, va a svincolare i bauli.

Formica Stai fresca!... Del resto, anche se volessi, lo scontrino ce l'ha Rosetta.

Teresa Giusto!... Questo è vero.

Gino (da destra, togliendosi il grembiule)  Teresa, io vado incontro. Non resisto più! E tu, Masino, hai sentito le novità?

Formica Qualche cosa... Però ti dico subito che da Balloira non ci vado più.

Gino Non ti preoccupare. Anche questo si rime­dia. Sta tranquillo. (via a sinistra).

36

Battista (da destra, seguito da Margherita che s’è rimessa la collana)  Ginomi ha raccontato tut­to. Mi rincresce tanto, Teresa...

Teresa Bene, ora non crucciarti: quello che è fat­to è fatto. Confida nella Provvidenza.

Formica Ma chi è costui?

Teresa  Il babbo di Margherita.

Formica Ma no...

Margherita Sì, invece, è proprio il mio papà e io sono proprio sua figlia!...

Formica Ne sei sicura?

Margherita Sì, sì, sicurissima!...

Formica Ma guarda, questa ragazza è sicura d'es­sere figlia di suo padre!...

37

Gino (da sinistra, infilando la giacca)  Io vado, Teresa. Tu sta attenta al negozio.

38

Matteo (irrompe dal fondo, soddisfatto)  Ci sia­mo!... Ci siamo tutti!

Gino- Anche la Zia?!...

Matteo Anche la zia! Maria, Carlotta e Beppe, sul tassì. Io sono partito con la moto di Beppe e li ho preceduti.

Teresa L'avete trovata alla stazione?

Matteo  Sì, alla stazione!... Quando Maria ha tele­fonato io ero nello studio di Beppe. Lui ha subi­to chiamato un tassì ed io ho preso la sua moto!

Gino Ragazzi in gamba!... Ragazzi in gamba!... Benissimo!...

Matteo Siamo arrivati giusto in tempo a fermarla dinanzi al deposito.

Teresa Oh, Signore!... E' una grazia!... E' una grazia!...

Gino Tu sta zitta!... Lascialo parlare.

Matteo Allora l'abbiamo pregata di aspettare un momento perché Maria e Carlotta volevano par­larle e infatti le signorine sono arrivate subito con una macchina da piazza e le hanno dato un giornale.

Battista Ah!... il giornale d'oggi!... L'ho anch'io!... (accenna a quello che ha in tasca, senza tirarlo fuori).

Matteo Sì, il giornale d'oggi. (a Teresa)  E chi è?

Teresa Il papà di Margherita.

Matteo Ma... ma... E' già guarito?

Gino Zitto!... Zitto!... Lascia perdere!... Ciò che conta, ora, è Zia Rosa. (altro tono)  Ebbene?

Matteo Ebbene, è tutto qui. Zia Rosa ha preso il giornale, gli ha dato un'occhiata ed ha esclamato: «Oh, misericordia!... Oh, misericordia!...»

Teresa Sì, sì. e poi?

Matteo  E poi ha abbracciato Maria e Carlotta, piangendo, e ha detto: « A casa, subito, a casa, mie care! »... E basta.

Gino (trionfante)  Avete sentito? Ora tutto è spie­gato, tutto è limpido come l'acqua della sorgente!...

Matteo Per me, mica tanto!... Ad ogni modo se lo dice lei, mi basta. (suono dì clacson)  Ecco!... So­no qui!...

Gino (sulla soglia)  Rosa!... Rosa!...

39

Zia Rosa (dal fondo, abbracciando Gino)  Oh, Gino, Gino, perdonami!...

Gino Ma va... Perdonami tu, Rosa!...

40

Maria (Con Beppe che porta la valigia dì Zia Rosa e Carlotta, dal fondo, felicissimi)  Mamma!... Sia­mo arrivate a tempo!... (La abbraccia, poi s'avvi­cinerà a Beppe. I fidanzati resteranno vicini).

Zia Rosa Gino, devi scusarmi. Le apparenze era­no tutte contro di te!

Gino Lo so, lo so... Ebbene, pazienza: ora tutto è spiegato. (nuovo abbraccio)  Oh, Rosa, finalmente!...

Margherita Ma che hanno? Perché fanno sempre così?... sono tutti matti?

Battista Zitta!... Zitta, Ghitina, Tu non parlare. (La tira in disparte vicino a sé).

Gino Maria, telefona subito al notaio Scamotta che fra dieci minuti vado a fare quella firma!

Maria (Va al telefono, farà il numero e dirà la sua battuta, mentre il dialogo prosegue. Questa è la seconda e ultima sovrapposizione)  Pronto!... No­taio  Scamotta? Sono Maria Balestra. Mio padre dice che verrà subito per quella firma... Eh?...! (Seria)  Ah, bene!... Sì, sì, glielo dico subito.

(Riat­tacca, alquanto sorpresa, poi, in controscena, parlando con Beppe riderà con lui, sommessamente, evidentemente a motivo di quanto ha udito al te­lefono).

Zia Rosa (ha proseguito)  Lei è il papà?

Battista Sì, madama. Mi scusi anche lei, madama...

Zia Rosa Figuriamoci!... Ma sì, ma sì!... Tutto scusato, A questo mondo bisogna compatirci e aiutarci l'un l'altro. Stia allegro, signor Fenoglio. A sua figlia penso io.

Battista (prendendole la mano, tenta di baciarglie­la)  Grazie, madama... Grazie. Noi siamo poveri e... (si commuove).

Zia Rosa Zitto, zitto.. Stia tranquillo, ora. (ritira la mano, poi si volge a Formica)  Su, Masino, va' subito alla stazione.

Formica Io? Alla stazione?

Zia Rosa Sì, tu, alla stazione. Toh, prendi: qui c'è

io scontrino. Porta qui tutto. Formica (risentito)  Per piacere!

Zia Rosa (sorridendo)  Sempre orgoglioso, eh? Ma sì, per piacere. Ora, trotta, fanciullone!...

Formica (contento)  Ah, così!... Così è un altro paio di maniche. (prende lo scontrino).

Zia Rosa E poi va dal signor Balloira e digli che si trovi pure alle undici dal notaio, come eravamo intesi.

Formica Ah, no!... Questa volta ci vai tu!...

Zia Rosa Io?!...

Formica Sì, perché se ci vado io, mi fa rotolare giù per le scale...

Zia Rosa (sorridendo)  Hai ragione, povero uo­mo! Hai ragione. Va bene: ci vado io e se ci vado io mi faccio tirar giù qualche cosa sul prezzo e quello che mi tira giù te lo regalo, sei contento?

Formica Oh, Rosa!... Rosa!... Sei una cannonata!... Ah, se ti avessi sposata!... A quest'ora sarei commendatore!...

Gino  E tu, Maria, dimmi un po': che ha detto il notaio ?

Maria Ma, io non capisco: ha detto: « Dica a suo padre di farsi furbo! ».

Tutti (ridendo)  Ah, sì?... Oooh!...

Zia Rosa Al notaio spiegherò io. Alle undici an­dremo là per l'atto di compra vendita del terreno. Ma prima di recarci dal notaio dobbiamo sbri­gare una faccenda più pressante. (a Margherita) Vieni un po' qui, bella bambina. (Ghitina s'avvicina timidamente.)  Poverina!... (l'abbraccia)  Ades­so io e te montiamo sul tassì, con tuo papà e mio fratello Gino. Sei contenta?

Margherita Oh, sì, sì!... A me piace andare sul tassì. L'ho già preso ieri quando sono arrivata.

Gino Sì, ed io ho pagato millequattrocentocin-quanta lire!...

Zia Rosa Montiamo sul tassì e andiamo alle Molinette, per farti guarire.

Margherita Cosa sono le Molinette?

Zia Rosa  E' un ospedale grosso, con tanti professori in gamba.

Margherita E che cosa mi faranno i professori: mi tagliano?

Teresa Ma no... Non ti taglieranno. Non aver paura.

Zia Rosa Sta tranquilla. Tutt'al più ti terranno quindici giorni in osservazione.

Gino Ma se Ghitina rimane quindici giorni all'ospedale, farà sparire tutte le chiavi delle Molinette!...

VELARIO

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