Maria e il prof…

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MARIA E IL PROF

MARIA E IL PROF…
(Far finta di essere sani)


dramma (a true story with some song) 
in due atti di 

GIANFRANCO SODOMACO


Dedicated to Biljana Srbljianovic,
and to the D fabulous fifth class


PERSONAGGI

1) Giorgio
2) Maria
3) Bianca
4) Il Presidente/Paola
5) Il vicepresidente/Federico
6) Un “commissario”/Luigi
7) Alessandro
8) Francesca


NOTA
Il sottotitolo è un esplicito riferimento allo spettacolo di Giorgio Gaber, presentato dal Piccolo Teatro di Milano nel 1973. Molte delle canzoni ‘utilizzate’ per il presente lavoro, tranne ‘Il direttore’, ‘Viva l’Italia’ e ‘Fila la lana’, appartengono a quello spettacolo (‘I reduci’ fa parte dell’album ‘Libertà obbligatoria’ sempre di Gaber); esse non costituiscono una specie di ‘colonna sonora’ del dramma ma integrano la piece soprattutto con la loro parte testuale. (E su cui la regia, essendo scarse le indicazioni in merito potrà, ovviamente, intervenire con eventuali ‘espansioni’)
E’ evidente, comunque, che tale scelta costituisce, anche, un omaggio al ‘Signor G.’, alla sua opera, alle sue tematiche, agli anni in cui, attraverso una serie di indimenticabili performances, contribuì a ‘far pensare’ il pubblico e, nello stesso tempo, a costruire con esso qualcosa tra il perduto e l’indefinibile, ma che il sottoscritto autore azzarda a chiamare ‘un rigore morale’: qualcosa dell’altro mondo…


Sul fondale nero la scritta bianca: “La scuola è uguale per tutti”. Sopra la scritta ritratto del Presidente della Repubblica e crocefisso. Nel mezzo del palcoscenico i soliti banchi di scuola attaccati, a formare una lunga “barricata”, con sopra carte, libri ecc. Dietro ai banchi quattro persone sedute, una donna e tre uomini: lo scranno nel mezzo è vuoto. Davanti ai banchi la solita sedia solitaria dell’“imputato/candidato”. Il resto è spoglio.
Sipario. Subito inizia la canzone di Giorgio Gaber: “ Vivere, non riesco a vivere, ma la mente mi autorizza a credere che una storia mia, positiva o no, è qualcosa che sta dentro la realtà”…(quindici secondi)
Contemporaneamente entra la presidente (P), che si avvia verso lo scranno. Nello stesso momento Giorgio (G) si alza, va verso il proscenio e canta: “Battiam battiam le mani, arriva il direttor, battiam battiam le mani, all’uomo di valor, gettiamo tulipani e mazzolin di fior, cantiamo tutti in coro evviva evviva, evviva il direttor…!”
P (burocratica): Colleghi, vi comunico che il candidato numero uno ha tentato il suicidio…, ho appena parlato con il maresciallo dei carabinieri di zona…, la ragazza si è data fuoco la scorsa notte…, è stata ricoverata con prognosi riservata…, pare che c’entrino le prove scritte andate male…, i ragazzi non sanno ancora niente…, non resta altro che proseguire con il secondo candidato…
Pausa
P: Mi raccomando,vi ricordo che siamo tenuti al segreto professionale, sicuramente alla fine dei lavori odierni ci aspetteranno dei giornalisti…, non voglio ledere la vostra libertà di…, ma…, fate come me!, io non rilascio dichiarazioni nemmeno in casi ordinari, la stampa distorce sempre il senso delle…
Giorgio, rivolgendosi al “pubblico”, afflitto
G: Dottore…
Poi, rivolgendosi a lei.
G (furioso): Ma si rende conto…? Lei ci raccomanda…, qui è scoppiata una tragedia che chiama in causa tutta la scuola… e lei ci raccomanda di stare zitti, e di continuare come se niente… ma si rende conto?
Rivolgendosi all’altra donna seduta, che porta alle orecchie dei vistosi orecchini.
G: Bianca, di’ anche tu qualcosa, non possiamo semplicemente prendere atto che…
B (sicura): Calmati Giorgio, siamo impotenti davanti a questi fatti… imperscrutabili, impreve…
La interrompe
G (furioso): Impotenti…? Ci siamo chiesti perché le prove scritte…?
A sua volta interrotto.
P: Non vorrà mica insinuare che esistono delle responsabilità…, professore, noi ci conosciamo da un pezzo, la smetta di fare sempre della propaganda …, ascolti piuttosto la sua collega…, visto che è la sola persona con cui lei ha parlato durante questi giorni…
Pausa tesa
G: Come si permette? Cosa vorrebbe insinuare…? Bianca!, usciamo, interrompiamo questo rito del cazzo che non serve a nessuno, che ammazza la gente …!
Giorgio sta per uscire, Bianca non si muove. Di nuovo la presidente.
P (sicura): Intanto la invito a moderare i termini…, guardi che, se voglio, posso sostituirla in qualsiasi momento, lei non interromperà un bel niente…!
Intervengono gli altri due uomini, il vice presidente (V) e il quinto membro della commissione, più giovane degli altri (Q).
V (vagamente minaccioso): Se per caso si allunga il tempo degli esami… io mi do malato! Ho già prenotato l’albergo con mia moglie a …Avrò diritto anch’io alle mie ferie, no?
Q (lamentoso): Se non sbaglio io rappresento, qui, il supplente della supplente…, non fatemi perdere i due punti in graduatoria…e ‘sti quattro soldi…
Giorgio si gira, li guarda, abbassa la testa e viene lentamente, di nuovo, in proscenio.
Pausa
G (come se parlasse al pubblico): Caro dottore, mi scrivi, e mi chiedi, gentile, della mia sempre difficile estate, ed io, con gratitudine, ti rispondo; ad un patto però, che tu non concluda che la mia nevrosi ossessiva è non recuperabile, che il mio pessimismo universale è passato dalla cultura alla patologia, perché le cose che sto per raccontarti sono andate proprio così, cominciate male e finite…)
Di nuovo la presidente:
P: Entri la candidata numero due
Entra in scena una bellissima ragazza, minigonna, calze a rete, abbronzata ecc. Si siede, firma e accavalla le gambe. Ciò fa agitare i due maschi che cominciano a strabuzzare per lei mentre inizia a parlare con il vice. Giorgio, in proscenio, guardandola, commenta.
G: Violento, dottore, a quella apparizione il desiderio di farci l’amore, di esorcizzare, vincere l’idea della morte, già insinuatasi tra noi e il baratro che ci divide…Non riesco a trovare, dottore mio, altro modo per comunicare con questi cani perduti, evanescenti, sensoriali, digitali, ossessionati dall’apparire e dall’avere, fragili come specchi in cui, per colpa nostra, non hanno potuto riflettersi… se non ridando loro il senso della corporeità, della durezza materiale che mai hanno sperimentato: una carezza, una spinta, un abbraccio, una stretta di mano, un pugno allo stomaco; una congiunzione di sessi?… Di questo vorrei colloquiare, dottore, della sua vita e delle mia carezze, di che cos’è per lei, bellissima, la bellezza, vorrei svelare il segreto nefasto ai limiti del ridicolo di questa mattina e dopo, i nostri segreti, vorrei toglierci la maschera…
Interrotto dalla presidente
P: Professore, una domandina di filosofia…?
G (immediato): Francesca, tu che te ne intendi, sei d’accordo con il concetto di bellezza in Kant?
F (immediata): No, la bellezza è soggettiva, non universale, e dipende da fatti concreti, empirici, come…
La interrompe
G: E brava Francesca, non avevo dubbi…, non fai che confermare ciò che già…, ma (rivolgendosi alla presidente e alzando di nuovo la voce) a che serve che io rifaccia le stesse domande…?
La presidente lo interrompe nuovamente rivolgendosi alla ragazza
P: Per chiudere…, progetti per il futuro…?
F (sicura): Voglio fare l’avvocato…
Giorgio, sempre in piedi, ironicamente.
G: Ce la farai senz’altro Francesca…, hai tutti i requisiti, lo sai no…
P: Può andare, tanti auguri…
Giorgio, improvvisamente.
G (teso): E della morte…, della morte, che ne pensi Francesca…?
P (gridando): Professore!!!
G: E’ una domandina filosofica…!
F (sempre sicura): Tutto passa… il resto va!
Pausa. Giorgio ride
G: Bravo avvocato, brava Francesca! Francesco De Gregori… nella canzone?
F: “A Pa’”…, a Pasolini…, ci ha fatto una testa con ‘sto Pasolini, prof…!
P: Vada, vada…
Francesca esce. Appena uscita:
P: Ma dove vuole arrivare lei stamattina…? 
Pausa
G: Stamattina…?
Pausa. Rivolgendosi a Bianca:
G: Diglielo tu, Bianca, dove voglio arrivare…
Pausa
B (per sviare): Presidente, potremmo avere degli aggiornamenti sulle condizioni di Maria?
P: Chi è Maria?
B: E’ la candidata numero uno…
Pausa
P: Se questo può servire a qualcosa…
Esce la presidente. Bianca si alza e va in un angolo. Il giovane si mette a leggere un quotidiano. Il vice presidente mescola le carte. Giorgio torna in proscenio.
G (come se parlasse al pubblico): Dottore, uscito il gatto, per sua natura ambiguo ed infingardo, i topi ballano la rumba; anche i roditori di manici di penne a sfera, di filtri di sigaretta, di vecchi pollici ciucciati fino ad incarnarsi, di caramelle di ogni tipo per difendersi dai batteri stomatosi e dai virus aftosi vaganti nell’aere mefitico della scuola…rosi da infinite nevrosi, fase decisamente orale! Anche loro, dottore, ballano…
Lo interrompe il giovane insegnante, che si rivolge a Giorgio.
Q: Un altro suicidio… ha letto professore?
G: Non darmi del lei per piacere, mi fa sentire più vecchio…, già tra un anno vado in pensione, no!, non li ho manco comprati i giornali, stamattina…, allora…?
Q: Alexander…
Lo interrompe.
G: No! Langer!
Q: Sì…
G: No, cristo santo, no!
Giorgio si avvicina al giovane che gli porge il giornale. Dà una veloce scorta poi guarda Bianca, in angolo.
G: Bianca, lo sapevi…?
Pausa lunga
G (gridando): Bianca, lo sapevi?
B: Sì…, ma, ti prego di star calmo…
Pausa
Giorgio “rinuncia” a Bianca, e va, in proscenio, dal “dottore”.
G: Dottore, se si è ucciso lui non v’è speranza…Esiste forse oggi gruppo compatto, coeso, osmotizzato dall’ideale comune capace di afferrare il suo testimone e continuare a mettere in atto una lezione degna di questo nome? No! Vi sono soltanto compagnie mercenarie, cordate rampanti, assemblee fanatiche e masse rintronate a tirar fendenti, commissioni corporative, feudali come la nostra e lui, dottore, solitario, con la sua fede, contro tutti, contro i branchi lucidamente inferociti, freddamente impazziti della Balcania: fino a rimanerne ammazzato? No, dottore, non venire a farmi discorsi sull’arte del possibile e della mediazione, perché con questa storia arriviamo sempre tardi quando i milioni di morti, affamati, disperati, perseguitati…
Lo interrompe la presidente che rientra con Alessandro.
P: Riprendiamo con Alessandro…! Ti chiami così, vero?
A: Sì…
Pausa. Guardando la presidente:
G: Come sta…?
P: Dopo, professore, dopo…si accomodi…
Alessandro si siede e firma.
P: Cominci lei, professore, così poi…
Provocazione contro provocazione.
G: Perchè no! Alessandro!, ti ricordi che vi avevo parlato…, del tuo omonimo, di Alexander…
Il ragazzo lo interrompe.
A: Langer!
G (felice): Sì, proprio lui…!
P: Ma cosa…
Giorgio la interrompe a sua volta.
G: Fa parte del programma, le assicuro…, non lo ha visto il mio programma? Vai Alessandro…!, ma voglio un giudizio critico, tuo…
A: Okay…, però…, lo sa che è…
G: Bravo Alessandro!, hai già letto i giornali…, anziché i libri di scuola, come stanno facendo i tuoi…, cretinamente, di là, nell’antro dell’…, sei una mosca bianca, Ale… lo sai sì che sei…
A(ironicamente): Bianco di sicuro…
G: Certo…, bianco…, ma anche verde, vero, come Alexander?
A: Sì, sono cattolico e iscritto al partito dei …
Di nuovo la presidente.
P: Sì, e lei è rosso! Io sono…, ma cosa giochiamo…, al gioco del tricolore?, le pare un esame di maturità questo…?
Di sorpresa Bianca.
B: Li lasci continuare…, stiamo a vedere, forse…
Immediato Giorgio (senza guardarla).
G: E tu sei…Bianca…, grazie cara collega, ti sono infinitamente grato!, allora… la lezione di “Alexander”…! (indicando con la mano Alessandro)
A: Pur facendo parte della minoranza altoatesina…
Giorgio si alza e viene in proscenio, dal “dottore”.
G (come se parlasse al pubblico): Dottore, forse c’è una speranza: chiedo e risponde sì ai miei diretti e indiretti interrogativi e argomenta solido, profondo, e spazia, personalizza e interiorizza, e recita un atto di fede laico ed ecumenico e chiude con un j’accuse contro la scuola apparato ideologico di uno stato incancrenito, da rifondare subito…, perché sente pure lui l’aria di morte, thanatos, che si respira qua dentro o quando digita televisione e computer…, e sa che il suo anno di nascita, i suoi giorni, 1975, è cruciale perché è l’anno in cui muore il grande Poeta Civile, il giorno dei morti, sulla spiaggia di Ostia ma anche a Salò, dopo aver trascorso centoventi giorni di abiezione e d’amore, offrendosi martire ad un’Italia già stravolta, corrotta, straniata, imputtanita…
Ritorno alla realtà richiamato, al solito, dalla presidente.
P (paternalistica): Caro ragazzo, con tutta la più buona volontà…, lei non può lasciarsi andare a giudizi sommari, proprio la storia ci insegna che solo la mediazione, la politica come arte del possibile… quindi mi raccomando…
Giorgio la interrompe.
G (furioso): Ancora si raccomanda! Ancora con questa arte del possibile! Arte un cazzo! No, perdìo, lei non può castrare in questo modo la fede rivoluzionaria di un ragazzo…!, le impedisco di usare questi toni…
P: Professore, come si permette?
G: Mi permetto e come!
Per tutta risposta la presidente tira fuori dal caos di carte i compiti scritti di Alessandro e commenta:
P: C’era da aspettarselo…, completamente fuori tema!
Immediato Giorgio.
G: Io non ero d’accordo con quel giudizio…, e nemmeno la collega…
P: La maggioranza, professore, la democrazia…
G: La smetta! Crede che io non sappia…? Voglio vedere di nuovo i criteri di giudizio delle prove…, dove sta il verbale con i criteri di giudizio?
E si mette a rovistare tra le carte come un forsennato, e così facendo fa cadere un quadernino da cui fuoriesce un foglio.
G: E questo cos’è?
P: Lasci stare…sono miei appunti…
G: No, questa è la scrittura del vice presidente…, la riconosco bene…!
P: Professore!, io la richiamo formalmente…, o sarò costretta a…!
G: Ed io protesto formalmente…!, chiamo l’ispettore, qui sono state concordate delle votazioni prima dello scrutinio!
E Giorgio rovescia infuriato altre carte per terra. Sulle grida dei due entra improvvisamente Francesca che grida piangendo:
F: Prof, Maria ha tentato di ammazzarsi!
Si sentono grida e “lamenti” provenire da fuori scena. Francesca va ad abbracciare Alessandro, il quinto membro esce sbuffando: 
Q: Qui va tutto a puttane…,l’avevo capito fin dall’inizio!
La presidente e il vice si mettono a raccogliere le carte cadute, Bianca prende per il braccio Giorgio come per proteggerlo, rassicurarlo, ma lui si scosta con quel pezzo di carta in mano, e va dal “dottore”. Bianca inizia a piangere.
G: E’ il caos, dottore, la bagarre, lo sfaldamento, ognuno per suo conto, candidati che entrano, escono, sciamano piangendo, sbraitando, perduti, commissari che si infrattano bofonchiando e fregandosene di morti e lutti, presidenti affannati che, carponi, esplorano il pavimento e raccolgono, mendicanti, mentecatti, ogni sorta di oggetti, cicche, briciole, caccole, trucioli, per ritrovare il prodotto cellulosico; bidelle che vendono informazioni al miglior offerente, Alessandri che, commossi, forti dei loro viaggi intellettuali, tentano, con la ratio, la consolatio afflictorum, di comprendere, ed io che deambulo barcollando con la prova del delitto in mano. Dovranno uccidermi, martire, per averla…! Come…PierPaolo… Alex…
Giorgio sviene. La presidente carpona per terra in velocità fino a portargli via di mano la carta. Poi lo tira per le braccia fino al tavolo, mentre il vice raccoglie tutte le carte e poi aiuta la presidente a distendere Giorgio sul tavolo, ancora svenuto: poi il vice esce. La presidente dà delle pacche sul viso a Giorgio e dopo un po’ Giorgio rinviene. Si avvicina Bianca ancora piangente. Giorgio “delira”.
G: Marisa…
P: Marisa…? Chi è Marisa? Chi sta chiamando?
Pausa
B: E’ sua moglie…, si sono lasciati da poco…
P: Aaahhh…, ora capisco…
B (immediata): No!, non capisce…
La presidente non riesce a replicare perché Giorgio esce dal delirio.
G: Bianca…non devi piangere…
B (affettuosa): Ci hai fatto prendere paura…, stupido…
G (che si riprende): Non è niente, qualche volta mi capita, è la pressione…
Si tira su lentamente, apre e stringe i pugni come per far tornare il sangue, poi…si accorge che in mano non c’è più il foglio. Guarda la presidente, che lo blocca.
P: Professore, cosa mi combina…, lei deve riposarsi, è esaurito, adesso, da bravo, si rimette in piedi e noi la riportiamo a casa, stiamo preparando il certificato, il suo supplente sta per arrivare…, sarà contento di sapere che la sua Maria è ancora lucida…, anzi, c’ ha informati che vuol parlare con lei, avrà tutto il tempo…!
Giorgio non ha la forza di reagire. Torna il vice con la carta di congedo. Giorgio torna a stringere i pugni, lentamente si alza e, a pugno serrato alzato, canta: “La libertà non è star sopra un albero, non è neanche un gesto, un’invenzione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione…!” (venti secondi)
Poi, barcollante, va verso il proscenio. Durante il percorso compaiono, quasi in quinta, Francesca e Alessandro che, nel frattempo, erano usciti, e 
ripetono, facendo il coro, la canzone sulla libertà.
“La libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione…!” 
Sulle note della canzone, Giorgio si rivolge ancora una volta al ‘dottore’:
G: Sì, forse v’è ancora speranza, dottore, attendo un tuo cenno. Confermami, ti prego, che la mia nevrosi ossessiva, la mia vocazione necrofila, le mie tendenze autodistruttrici sono recuperabili…, dunque che le cose, cominciate male, sono finite peggio…. Cordialmente tuo Giorgio.
Buio.
Restano in scena solo Bianca e Giorgio. Luci soffuse. Bianca dietro il banco, Giorgio al posto dei candidati. 
B: Neanche l’analisi, Giorgio…
Pausa.
G: Non è vero, l’analisi è servita… a rompere con Marisa…
Pausa.
B: Con questo esame hai fatto danno più a te stesso…, mi sento un po’ in colpa…
Pausa.
G: Strano…, da parte tua…
B: Eppure…
G: A ciascuno il suo…, a te la mediazione e a me…
B: Sì, ma ti stai cacciando in un altro guaio, sei esasperato…
G: Non ho bisogno del tuo maternalismo…
B: Sbagli…, desidero solo esserti amic…
La interrompe.
G (declamante): Ah, perdìo!, dell’amicizia e dell’amore, dell’educazione e dell’amicizia: dell’educazione e dell’amore?
Pausa allusiva.
B: Quando vai a trovare la Maria…?
G: Ormai ho tutto il tempo!, ha detto la servitrice dello stato, la presidente, no, ci andrò subito questo pomeriggio… Dio mio, hai ragione tu, sono imperscrutabili…
Pausa allusiva.
B: Non completamente per fortuna…, altrimenti che ci staremmo a fare noi…, l’importante è che noi si giochi a carte scoperte…!
Un guizzo.
G: E’ quello che faccio io!
Pausa.
B: Non ne sarei così sicuro…
Pausa.
G: Cioè…?
B: Sei più impenetrabile di quanto tu creda…!
Pausa.
G: Veramente, il non farsi penetrare si addice assai di più a te, Bianca…!
B: “Mona”!
Pausa.
Sempre Bianca, che pontifica.
B: Con il “tutto o niente” scavi solchi…
G: Che qualcuno forse seminerà…!
Pausa.
B: Chi? I nostri allievi?
G: Almeno non mi respingono…
Pausa.
B: Una vita per la scuola a 55 anni? Cosa pensi di fare adesso, che hai lasciato Marisa…Cosa farai tra un anno, che non avrai più i tuoi allievi…!
G: Resta sempre il volontariato…
Pausa.
B: Mi fai rabbia…, tra noi si potrebbe filare d’amore e d’ac…
La interrompe, si alza e canta andando in proscenio:
G: “Fila la lana, fila i tuoi giorni, illuditi ancora che lei ritorni, libro di dolci sogni d’amore, apri le pagine al tuo dolore”…
Lei gli grida.
B: Sei incapace di confrontarti…!!
Lui immediato.
G: Dottore, glielo dica lei, colloqui con i genitori, incontri con i colleghi, dialoghi con i compagni, partecipazione, cogestione, mutuo soccorso, soccorso rosso, democrazia diretta, assemblea dei delegati, tutto il potere ai soviet, studentioperaiunitinellalotta, piccolo gruppo di lavoro, mozioni d’ordine, mozione di minoranza, mozione mia… e poi organi collegiali della scuola, comitato di salute pubblica, antifascista, centrale, scuolacostituzione per la giusta applicazione dell’insegnamento della religione cattolica… e tu mi vieni a dire, Bianca…Ma non eri tu che ti sentivi in colpa?
Pausa.
B: Sei entrato ed uscito da tutte le organizzazioni…, non sai mettere radici…
G: Perché non le ho e non voglio averle, come Alex…, istrominoritario eppure antietnico come lui…!
Pausa.
B: Così rischi di diventare uno…spostato, in realtà…
Pausa.
G: In realtà…, Bianca?
B: Hai bisogno di casa…, inganni te stesso…, ricordi cosa hai detto dopo che tra noi…
Pausa.
G: Sì, basta donne…, ma non ho mica fatto voto di castità…, intendevo dire…
Lo interrompe.
B: So bene cosa volevi dire…, ma è questo il punto…per te niente mezze misure, o l’amore totale o…, mentre la vita…, tu, una scelta come la mia, da single, mai più…
Giorgio sempre in proscenio.
G: Dottore, le presento la presidente dei single della città… dei ragazzi, neoanalista…, la prenda in considerazione, sennò questa le fa le scarpe!
Bianca grida:
B: Scemo! Dacci un taglio…
Pausa.
G (serio): Se ti senti in colpa veramente…aiutami!
B: Non sono fuggita, io…gli altri piuttosto…,ma sai come ti considerano gli altri…?
Pausa.
G: Un puttaniere, naturalmente!
Pausa lunga. Giorgio si rivolge ancora al dottore/pubblico:
G: L’ho detta dottore, la parola: scritta, letta, cantata, divulgata, annunciata. Coraggio Bianca!, fino in fondo, neofita del profondo, infila la lama, singola maniacale, bellissima estemporanea nella monotonia naturistica e nella varietà infinita dei penduli ai lobi: strega, zingara, sacerdotessa della mediazione, medium…eterea e palpabile!
Pausa.
B (rassicurante): Fregatene…però, ti prego, cerca un equilibrio… Io, per quanto posso…
Pausa riflessiva. Giorgio torna da lei. I toni calano.
G: Okay…, ma stammi vicino… e niente sensi di colpa, preti e madonne…
B: D’accordo…ma ne hai sempre una…, sei come una donna in cinta!
G (simpatico): Stronza! Ma che mestiere sarebbe il nostro se…, anzi, sai cosa faccio subito?, vado a trovare la Maria…Perché non vieni anche…?
Lo interrompe. Ambiguamente:
B: No, vuole te…, salutamela…e…auguri…
Buio lungo. Va, fuori campo, la canzone di Gaber “Chiedo scusa se parlo di Maria”: …”Non è facile parlare di Maria, ci son troppe cose che sembrano più importanti, mi interesso di politica e sociologia, per trovare gli strumenti e andare avanti, mi interesso di qualsiasi ideologia, ma mi è difficile parlare di Maria, la libertà, Maria, la rivoluzione, Maria, il Vietnam la Cambogia, Maria…la realtà…(sino alla fine, circa due minuti,
mentre avviene il cambio scena)
Cambio scena: nel mezzo del palcoscenico un letto e una sedia metallici bianchi. Sotto il lenzuolo, Maria, fasciata fino al collo. Giorgio lascia sul letto un mazzo di margherite.
G: Ciao, Maria…
M (molto sommessa): Ti aspettavo…, sempre…
G (sorpreso): Ah, il medico mi ha detto che non devo affaticarti…
M: La bocca non mi si è bruciata…Ti immagini la Maria che non chiacchiera?
G (ridendo pacatamente): Proprio no…, ti porto i saluti della classe…
M: Come sta andando…?
G: Bene…, è che nessuno …
Lo interrompe.
M: Nessuno riesce a spiegarsi perché io…
G: No…però non voglio che ti stanchi…
M: Con te voglio parlare…, per questo ti aspettavo…Hai paura forse?
G: Perché mai?
M: Mi interessa la tua analisi del fatto…di sangue!
G: Non essere cinica…
M: Dai, attacca! Sono tutta orecchi…
Pausa lunga.
G: Credo sia stato difficile, per una persona come te, che tende alla depressione, andarsene da casa e vivere da sola in una soffitta…
Pausa.
M: E poi?
Pausa.
G: E poi, se non sbaglio, hai lasciato Roberto…Ne hai parlato perfino nel tema di italiano…, che è andato male…, anche matematica… 
Pausa.
G: Poi hai studiato come una matta per prepararti…e hai ceduto! Mettendo insieme tutti gli elementi…
M: I conti tornano…
G: Sì, ma sempre in queste circostanze c’è qualcosa che sfugge…
M: Un raptus, la perdita della ragione…?
G: All’incirca, difficile da definire…
Pausa.
M: E’ finita la lezione di psicologia?
Pausa.
G: Maria, mi hai chiesto…
M: Mi hai deluso…, prof…
Maria inizia a piangere.
Pausa.
G: Mi dispiace, sono confuso, non era mia intenzione…
M: No, non è niente…
Poi si calma gradualmente e inizia a fissarlo.
G: Perché mi guardi in quel modo?
Pausa.
M (provocando): Perché sei bello, prof!
G (schernendosi): Maria…!
M: Com’è che m’hai definito…il profondo conoscitore dell’animo umano, l’amico, il democratico che si fa dare del tu da tutti? Soggetto depressivo?
G: Maria, perché…
M: Sei una figura pubblica dunque esposta alle critiche della gente, dei comuni mortali…come me…
Pausa.
G: Non mi sono mai sottratto…
M: E allora…?
G: In questo momento mi interessa soltanto starti vicino…
M: Aaameeenn…!
Pausa.
G: Maria..., cosa succede?
M: No, scusami… Potrò essere un po’…suscettibile?
G: Certo, hai tutte le attenuanti!
M (ironicamente): Ti ringrazio…, a proposito…, come hai saputo che le margherite…
G: Ho chiesto alla tua amica Arianna… 
Pausa.
M: Ti piace Arianna…, vero prof?
G: E’ una bella ragazza…
M: Ed io…, ti piaccio, prof? 
G: Anche tu sei una bella …
M: Lo dici per farmi…
G: No, perché dovrei…?
Pausa.
M: Ti credo… Però la tua analisi…è scadente…
Pausa.
G: Vuoi spiegare tu perché hai tentato di…
Pausa.
M: Prof…, quanti anni sono che frequentiamo la stessa maledettissima aula scolastica…?
G: Tre…
M: E non ti bastano per…?
G: Dicevamo che la causa ultima, quella scatenante…
M (gridando quanto può): L’ho fatto per amore…!
Pausa.
G: Per amore? Che significa?
M: Significa per amore…, non è chiaro?
G: No! Non afferro…, forse tu e Roberto…
M: No! A differenza di quello che dici sempre tu a scuola, la faccenda è semplice…!
G: Cioè?
M: Io credo che l’amore sia… l’aspetto più importante della vita!
G: Beh, questo lo predicano in tanti…, i cristiani…, tu non sei credente…
M: E non lo sono infatti…, lo stesso non capisci…
G: Continua…
Pausa.
M: E’ stata proprio la religione a distorcere il significato dell’amore…è stato presentato come un sacrificio, un dovere, non qualcosa che ti rende gioioso, pieno, felice verso tutti…
Pausa.
G: Sono d’accordo con te…, ma non vedo…, c’è chi vive l’amore proprio esattamente come dici tu!
M: Ne sei sicuro?
G: Sì, credo di sì…
Pausa lunga.
M: Mi ami…prof?
Pausa.
G: Maria…, non capisco…
P: Rispondimi, perdìo!
G: Ti voglio bene come…
M: Dai, dillo! Come ad una sorella, come ad un’amica…!
G: Sì…
M: Ecco, appunto! Tu non mi ami come ami…tua moglie… Ami tua moglie…?
G: Sono due cose diverse…
M: Allora non hai capito…, e sì che ci hai fatto un culo così sull’unicità della vita, dell’essere…
Pausa.
G: Lascia stare, ti prego la filosofia…, spesso sono soltanto parole che si svuotano da sole…
M: Io la lascio anche stare la filosofia, se vuoi…, però dev’essere un gran casino per te insegnare una roba che poi dici che non serve un cazzo!
G: Non ho detto questo…
Pausa.
M: Prof…, tu credi a qualcosa?
Pausa.
G: Non lo so, forse sì…
M: A cosa?
G: Alla vita…, così come viene, in tutte le sue manifestazioni…
M: Senza alcuna certezza, punto fermo, vero…?
G: Sì…
Pausa.
M: Guarda che questo, dalle tue lezioni, viene fuori…
G: E’ probabile…
P: E’ sicuro! Sei distaccato, senza entusiasmo, alcuna adesione a…
Pausa.
G: Vorresti che vi dessi delle certezze che ritengo fasulle? Anch’io, quando avevo la tua età, ne ho preso di cantonate…ho fatto un casino del diavolo all’esame ma, alla fine…m’han buttato fuori!
M: Hai fatto bene…, vuol dire che eri nel giusto…!
Pausa.
G: Anche tu Maria, mi spiace dirtelo, ti sei illusa su…
M: Neanche per sogno, ti sbagli su ciò come sul resto… Stiamo per far saltare in aria il pianeta? Abbiamo stracciato l’amore in mille pezzi? Ebbene, io ho negato tutto questo, queste negatività, col mio gesto…!
Pausa.
G: Maria…io non ti giudico…, così come non giudico il suicidio di Alex… 
M: Niente di plateale… ma un’azione, una vera azione, sì, perdo! Ma che pretendi?, che alla mia età me ne stia lì, inerme a guardare le cose dall’esterno? Fenomeni da osservare e da studiare e basta? Io voglio vivere…intensamente…
Pausa.
G: Un’azione estrema…, rischiosa…, e poi molti, anche i tuoi compagni, non capiranno…
M: Perché hanno imparato da voi adulti, da voi insegnanti…! Ma ti rendi conto, prof, della responsabilità che hai tu nei miei confronti?
G: Cosa vuoi dire?
M: Che hai disposto della mia vita per anni…
Pausa.
G: Torni ad esagerare, oggi l’educazione, la scuola, rispetto tutto il resto, può ben poco…! 
M: Non è vero, è un alibi…, se tu mi amassi!!
Pausa.
G: Ti ho già detto che io…
M: Se tu mi amassi come io ti amo…
Pausa.
G: Ah, e come mi ami…?
M: Scemo, scemo e cieco, io ti amo…come una donna ama un uomo…!
Pausa.
G: Non immaginavo…
M: No! Fingi…, così come fingi di amare tua moglie!
G: Che ne sai tu di mia…
M: Lo so! Se amavi veramente tua moglie…amavi me!, e tutti noi…, ameresti il mondo, la vita! Ami tua figlia…, professore?
G: Certo che…
M: Come fai ad amare una creatura a cui hai dato la vita… se non ami la vita? Dentro, voglio dire, nelle viscere… dai!, dimmi che sto delirando, che il dottore ha sbagliato iniezione…!
G: Non ho aperto bocca…
M: Ma lo stai pensando…
G: No, voglio solo capire…
Pausa.
M: Perché sei venuto da solo…? Di’ la verità, ti prego!
G: L’hai chiesto tu…
M: Soltanto?
G: No…, forse ti dovevo delle spiegazioni, forse ci dovevamo…
M: Perché sapevi che ti amavo e ti sei sentito, dopo quanto è accaduto, in colpa…
G: Basta con le colpe…
M: Okay, sono d’accordo con te…, quindi…
Pausa.
G: Avevo intuito che …nutrivi una simpatia per me…, mi sono sentito in dovere…
M: Hai visto? Hai usato il linguaggio del dovere… Non mi piace! Io ti amo prof…, ho voglia di fare l’amore con te…anche tu ne hai voglia!
Pausa.
G: Perché dovrei…?
Pausa.
M: Sii sincero fino in fondo…
G: Tutto ciò che ti ho detto…
M: Allora rispondi: hai immaginato qualche volta di fare all’amore con me?
Pausa.
G: Sì…
M: Non occorre altro…
G: Ma una cosa è il pensiero…
M: Comunista del cazzo, ci hai insegnato tu che il pensiero non esiste senza l’azione, la prassi…sei un comunista a ore? Sei un uomo a metà…?
Pausa.
G: Maria…, magari potessimo realizzare tutti i progetti…
M: Però quante idee sono andate a vuoto per mancanza di coraggio, per pigrizia, accidia… Dimmi quante, ti prego, prof?
Pausa.
G: Tante…, Maria…
Pausa.
M: Prof…, tu ritieni che amando tua moglie…non puoi amare un’altra donna? Ti censuri?
G: Qualcuno ha detto che la storia si costruisce sulla repressione…
M: Bella società abbiamo messo in piedi…
Pausa.
G: Queste sono le idee del Sessantotto…
M: E son rimaste lettera morta…!
Pausa.
G: Ma la realtà è sempre più forte delle buone inten…
M: Materialista dei miei stivali, la “storia siamo noi”…degregoriano del cazzo…
G: Sì…, ma è un processo graduale e complesso…
M: Sììììì, verso la deflagrazione totale…! Compriamo e vendiamo i bambini per utilizzarne gli organi e poi li buttiamo…Neanche i nazisti…
Pausa.
G: La storia ha i suoi corsi e ricorsi…
M: E la gente che muore di fame oggi ha il sacrosanto diritto a mangiare oggi…, e se non mangia è perché il potere…ruba, odia, non ama…fino a odiare se stesso senza confessarlo…!
Pausa lunga.
Maria chiude gli occhi per un momento e fa un respiro profondo che le procura dolore.
M: Scusami, ‘sto letto d’ospedale comincia a starmi sul…
Pausa.
G: Perché non ti riposi…? Posso sempre tornare…
M: No! Finchè il dottore non ti scaccia…, il nostro discorso non è terminato…
Pausa.
G (affettuoso): Sei una ragazza in gamba…, anche se mi hai preso in…contropiede!
Pausa.
M: Non credere che io… forse davvero il dottore ha sbagliato …, invece del sedativo… Dio come sono felice che tu sia venuto…
Pausa.
M: Mi ami?
Pausa.
G: Maria, già lo sai che non ho…, per cui ciò che mi stai chiedendo…
Pausa.
M: Con tua moglie…, avevo ragione io…
G: Sì, ci siamo lasciati…, lo sai…
Pausa.
M: Senti… voglio la tua definizione dell’amore…
Pausa.
G: Torniamo al gioco originario…?
M: Sì, fino in fondo!
Pausa.
G: L’amore è…uno scambio reciproco…
M: Che si risolve in un contratto!
G: E’ anche questo…
M: Non credi che molto spesso il togliere prevale sul dare…?
Pausa.
G: Sì, certo, accade…
Pausa.
M: Ci hanno impedito di amare, fin da bambini, non esiste un’educazione all’amore, alla sessualità, al dare…, l’amore tra adolescenti dovrebbe rappresentare la palestra, la scuola, il laboratorio dell’amore…!
G: Stai delineando un altro trattatello sull’“arte di amare”… Perché non lo scrivi…quando sarai guarita?
M: Già, per girare a vuoto con il mio manoscritto sottobraccio ed ogni tanto farmici le seghe…
Pausa.
G: Non sempre scrivere è una fuga…
M: No, ma quasi…
Pausa.
G: Esiste una importante letteratura d’amore…
M: Ma non una vita d’amore… la mia teoria è questa: il potere nasce per mancanza d’amore e allora odia e perseguita chi ama, lo atterrisce fino a togliergli questa capacità…Così crea altro potere e il circolo vizioso si chiude…! Non c’è più spazio per l’amore, bisogna ristabilire un cerchio virtuoso!
Pausa.
G: Eppure la gente si ama, o dice di amarsi…
Pausa.
M: La gente non ama, possiede, conquista l’oggetto amato, è gelosa, esclusiva…
Pausa.
G: Maria…, come vivresti, nel concreto, questo tuo modo di concepire…
Pausa.
M: Davvero me lo domandi…? Non sono stronzate…?
G: No.
Pausa.
M: Amando un altro o un’altra, finchè sento che riesco a dare, senza chiedere nulla in cambio…, e magari il mio dare aiuta l’altro a dare…! Come vedi può esserci un ricevere ma solo se gratuito, al contrario…basta che uno dei due inizi a pretendere… il rapporto cessa…
Pausa.
G: Potrebbe accadere che la frequenza d’onda non sia la stessa…, uno crede di aver dato tutto e rompe…, l’altro invece ritiene di non aver esaurito la sua carica d’amore: non credi che in questo caso ci sia un lascito di sofferenza?
M: Sì, ma di segno positivo…, rispetto al disagio che si crea quando ami per forza, per sacrificio… una sofferenza potenziale perché, vedi, così, l’amore continua, non si cristallizza, riprende la sua strada facendo tesoro delle esperienze precedenti… Ti convince?
Pausa.
G: Non so...
Pausa.
M: Vuoi provare con me? Io ti amo…, e tu non hai mai amato veramente tua moglie…
Pausa.
G: Perché insisti su questo…
M: L’hai mai tradita?
Pausa.
G: Sì…
Pausa.
M: Lei lo sapeva?
G: Sì…
M: Con la Bianca?
Pausa.
G: Sì…
M: Che ti ha lasciato…
G: Sì…
M: E ha fatto bene, perché ami male…, sono queste le vere rivoluzioni, e tu a scuola ci hai insegnato che le rivoluzioni sono strappi violenti…, puoi scegliere tra la violenza dell’amore e la conservazione del disamore…!
Pausa.
G: Ho paura…
M (ironicamente): Di che cosa…? Ah, ho capito…, non è giusto, serio, che un prof ami una collega o, peggio, una sua allieva…!
Pausa.
G: Lascia stare i colleghi…, ma un insegnante deve rimanere sentimentalmente neutrale nei confronti degli allievi…, altrimenti è parziale…, non è una questione di malintesa serietà ma di principio educativo…
Pausa.
M: Indovina a chi penso?
G: La tua fantasia non ha limiti…
Pausa.
M: Al maestro dei maestri!
G: Gesù…
M: Bravo il laico, comunista! Pensavo a Socrate…, e a quando ti lamentavi che non c’erano più maestri degni di questo nome…! In realtà ti confessavi davanti ai tuoi allievi!
Pausa.
G: Può darsi…, ebbene?
M: Socrate amava, voglio dire di un amore fisico i suoi allievi, ed era amato…
G: Non è sicuro…
M: Se anche non è certo è indicativo…, quasi simbolico che lo si racconti…!
Pausa.
G: Vorresti trasformare una classe in una comune che pratica il libero amore?
M: Smettila di difenderti…, l’insegnante ha il compito di educare al gusto, al piacere di conoscere, di vivere…
Pausa.
G: Dovrebbe…
M: Dimmi, allora come possiamo amare lo studio, la natura, senza amare realmente…gli uomini?
G: Non sono la stessa…
M: Sei cocciuto, lo so…, mi piaci anche per questo…
Pausa.
G: Maria…
Maria fatica sempre più a parlare e perciò alza la voce alterandola, ma ormai è stremata.
M: Io voglio che tu sia il mio maestro d’amore…, che ci amiamo alla luce del sole…, senza far torti a nessuno…, e le malelingue…, i censori…, che vadano a fare in culo…
Pausa.
G: Maria…
M: Voglio una risposta…, domani…, va bene…?
Pausa.
G: Maria…
M: Ti amo…, vai adesso…, sono molto stanca…, ho sonno…, forse sognerò che facciamo all’amore…, sdraiati sulla tua scrivania in classe…, dio che rivoluzione…, domani…, domani…
G: Maria..., Maria..., Maria...
Lei non risponde più. Lui si avvicina e la guarda poi grida:
G: Dottore!! Dottore!!
Poi va in proscenio e dice:
G: Dottore...
Buio. 


FINE DEL PRIMO ATTO



La scena. Al centro del palcoscenico una poltrona/divano, ai due lati due poltrone singole a formare un piccolo ‘salotto’ quadrato. Nell’ angolo a sinistra un hi-fi con piatto, nell’ angolo a destra una credenza. Nel mezzo del ‘salotto’ un tavolino, e sopra un vaso con dentro un mazzo di margherite. Sulla poltrona grande Bianca e Giorgio. Dai vestiti, una tarda
primavera.
B: Come sta Marisa…?
Pausa
G: Abbastanza…, mi ha ripreso…, senza grandi risentimenti…!
Pausa
B: Sei preoccupato…?
Pausa
G: Per cosa?
B: Ora le tue classi ti mancheranno…
Pausa
G (sorridendole): Le lascio in buone mani…!
B: Grazie per il complimento…, dopo quello che è accaduto…, quelli della V D son tornati a trovarti, fuori di scuola…
Pausa
G: Sì ma…, dimenticheranno presto…! Mi accontenterei di non perdere di vista qualcuno…!
B: Meglio! Così affronterai più serenamente la tua…, e poi ti aspettano i tuoi nuovi alunni, i rappresentanti della terza età! Non ti pare di essere tornato ai tempi gloriosi delle Centocinquantore…, della classe operaia che tornava sui banchi di…
G: Sai bene che la classe operaia non esiste più…, son passati trent’ anni, Bianca, è cambiato tutto…in peggio, siamo cambiati noi…, però sono curioso…
B: E’ sempre stato un buon segno, ti pare…?
Pausa
G: Arriva ‘sta gente, Bianca..…? Se arriva…
B: Spero di sì…, m’hanno promesso che facevano di tutto per…, certo che tu, col tuo discorso di congedo, non hai incoraggiato…, hai preso tutti i colleghi a pesci in faccia…
G: Collettivamente…, come organo dell’ apparato di…, poi ci sono delle persone, lo sai, che ho sempre stimato, anche se non la pensavano come…
Pausa
B.: Sei stanco…
Pausa
G: E’ stata un giornata faticosa…, in ogni senso…, e in ognidove…, ti dispiace se, nell’ attesa, mi distendo un po’ sul…?
B: Scherzi? Ti voglio pimpante stasera…! Ti chiamo io quando…
Bianca si alza per lasciargli il posto e Giorgio si distende. Il tempo per manipolare qualcosa all’ hi-fi ed uscire di scena, e Giorgio già dorme.
Pausa
Dopo alcuni secondi si sente un brusio fuoriscena, poi voci che si avvicinano chiassose, poi, infine, entrano in scena tre persone, due uomini e una donna di circa mezza età: Federico (più vecchio), Paola (un po’ più giovane), Luigi (ancora più giovane). Luigi ha una borsa di plastica. Giorgio si scuote istupidito.
F: Questo dormiva…, bella accoglienza…, si vede proprio che ormai…, sei in ‘stato di quiescenza’! Allora, vecchia puttana, non si saluta il tuo amico-
nemico…? 
Giorgio si alza a fatica e i due si abbracciano, Federico ‘attivo’, l’altro pas-
sivo. Gli altri due ancora in disparte.
F: E la padrona di casa dov’è…? Ma cos’è ‘sto mortorio…, dobbiamo far bisboccia stasera!
Rientra Bianca che, per tutta risposta, dà un puffetto sul viso a Federico e va dritta ad abbracciare Paola.
B: Cara Paola…, quanto tempo…
P: Ciao Bianca, come stai…, questo è …, Luigi…il mio compagno!
I due si danno la mano.
B: Piacere…
L: Molto lieto…, ho portato qualche bottiglia…
E le porge la borsa di plastica. Bianca mette le bottiglie sul tavolino.
B: Non occorreva…, sei stato gentile…!
L: Federico ha detto che essendo il più giovane…
Federico, che già parlottava con Giorgio, sente.
F: Certo, stasera festeggiamo un ‘matusalemme’ che, finalmente, se ne va e così la matricola paga pegno..!
B: Federico, Federico…, quando la smetterai di fare il goliardico…?
E va ad appoggiare le bottiglie sul tavolino.
G (già un po’ irretito): Paola…, allora…?
Allargando le braccia, come per farla avvicinare.
Paola, senza rispondere, va da lui e lo abbraccia affettuosamente.
P: Voglio presentarti Luigi…
Che si è avvicinato ai due.
G: Ciao…, io sono…
L: Finalmente…, ho sentito molto parlare di te…!
F (sempre lì vicino): Bene o male…?
Si sposta, va ad estrarre dal cassetto del tavolino un cavatappi, e apre una bottiglia.
F: Stiamo aspettando…, bene o male?
L: Per quello che ho capito, bene…, per la sua coerenza, a quanto pare!
F (duro): Guarda come lo ha ridotto la sua coerenza…!
Pausa
G: E guarda come ti ha ridotto la tua in….
Bianca lo interrompe mentre Federico ostenta una risata.
B: Si dia inizio alle feste! Federico, vai a mettere su un disco! E voi (rivolgendosi a tutti e a nessuno) accomodatevi…!
G: Lo faccio io! Ero io…il d.j. della compagnia, non vi ricordate…?
Paola!, tu che eri la memoria storica del gruppo…, dovresti…, ma 
perché avete cambiato scuola…, così il gruppo si è… 
P: Certo, il disc-jockey ma anche il J.D., il John Dewey della situazione…
ricordo perfettamente…
Pausa
L: Il grande pedagogista americano…
F: Il Marx americano!, sapessi le prediche che teneva a scuola, ma anche qui, da Bianca, che è sempre stato il nostro ‘refugium’…, e poi ci domanda
perché abbiamo cambiato…
G: Ecco un’altra, Federico, ma preparata in anticipo da Bianca, non da me..
E va ad azionare il piatto dell’ hi-fi. Si sentono le prime note/parole della 
canzone:
“Cerco un gesto, un gesto naturale, per essere sicuro che questo corpo è mio, cerco un gesto, un gesto naturale intero come il nostro io. Invece non so niente, non so più chi sono”…
Poi:
F: Oh miodio, tanto per cambiare, vero Giorgio, signor G…? Bianca! Hai eseguito gli ordini…, sarà la centesima volta che…
B: Vaffanculo…!
G: Avevo avvertito…! 
Giorgio invita Paola a ballare (davanti al tavolino). Luigi invita Bianca. Federico ‘si ritira’ sulla poltrona. ‘Musica bassa’ e ‘luci’ su Giorgio e Paola. 
G: Posso avere il piacere di questo…corpo a corpo?
P: Certo…
G: Quale onore…
Pausa.
G: Stringo troppo…?
P: No…
G: Stringo di più…?
P: Provaci…!
Pausa.
G: Cerco un gesto, un gesto…
P: Ancora non l’hai trovato?
G: No…, tu invece li trovi da tutte le parti…, spero che Luigi sia l’ultimo della serie…!
P: Non è detto! Che ti interessa? Puoi sempre rivendicare la tua primogenitura…
Pausa.
G: E’ stata una bella storia…
P: Poteva esserlo…
G: Dai, se io…
P: Semplice, se tu non tradivi!
G: Nessuno dei due aveva impegni familiari…, dunque…
P: Dunque hai tradito lo stesso…t’hanno tradito le tue pulsioni, ossessioni…
G: Puoi vivere senza di esse?
P: Non cominciare con la psicanalisi…, e poi, hai messo la testa a posto, no? Sei tornato sotto le ali protettive della …
G: Come lo sai?
P: Dove vivi Giorgio, lo sanno tutti!
G: E tu hai contribuito a diffondere la notizia?
P: Stronzo…, proprio no, sai bene che faccio i cavoli miei…!
Pausa.
G: Non sempre…
Pausa.
P: Cioè…?
G: Lo so io e lo sai tu…
P: Ancora non capisco…
Pausa.
G: Anche tu hai tradito…
Fine della musica. Le coppie si sciolgono. Rompe il silenzio Luigi.
L: Non l’avevo mai sentita…, è molto bella…!
Federico dalla poltrona:
F: Sì ma…, di che anno è…?, settanta…
G: Settantatrè…!
F: Hai capito, Gigi, del settantatrè…, vent’anni…, lui è ancora fermo lì…!
Pausa.
G: E tu non sei da nessuna parte!
Pausa.
B: Ragazzi…
F: No!, adesso chiudi il becco per piacere! Caro Giorgio…, io ho accettato volentieri l’invito di venire a festeggiare la tua …, però questa non ti dà il diritto di offendere…
Pausa.
G: Il mio è un giudizio politico…, hai abbandonato la lotta, il partito, il sindacato…
F: Ma sentite da che pulpito…!
G: Io ho ritenuto di dover continuare la lotta da solo, o con quei pochi con cui riuscivo a …
Lo interrompe.
F: Quelli che erano d’accordo con te e non discutevano!
G: Puoi pensarla come vuoi…, sta di fatto…
Pausa.
P: Sei il solito sparasentenze…, sei fuori dal mondo…
G: Paola, io non ho condiviso le tue…, ma ho sempre rispettato il tuo atteggiamento distaccato, il tuo scetticismo…, a cui sei stata fedele…,quasi sempre!
P: Giorgio, la gente cambia, si cambia…, Federico è cambiato…, la cosa più umana di questo …
La interrompe:
G: Lui non è cambiato!, lui ha voltato la gabbana, è passato dall’altra parte…!
Immediato Federico:
F: Il tuo non è un giudizio politico ma moralistico…, non solo sei fermo al…, più indietro, al cattolicesimo della tua infanzia, sei il solito cattocomunista rompicoglioni! Sei veramente fuori dal mondo, che ormai o è liberista o destinato a…
Di nuovo Bianca, padrona.
B: Guardate che anche questa discussione non è nuova…, ricordate gli scontri tra me e Giorgio? 
F (insinuante): Forse erano di altro tipo…
B: Ti sbagli, Fede, anche ideologici…, però, questo volevo dire, rammentarvi; a un certo punto uno diceva: la parola d’ordine è…qui non si parla né di scuola né di politica!, e si riprendeva a giocare, cantare…
Pausa.
L: Qui non si parla né di scuola né di politica!
Tutti, tranne Giorgio, battono le mani. Poi Bianca intona: “Viva l’Italia”…
Rivolgendosi a Giorgio:
B: Va bene…?
G: Va benissimo…
F: Va benissimo a tutti!
Tutti tornano a sedersi, tranne Bianca che va a posizionare il disco sul piatto e poi esce di scena con Luigi. Va il disco…(circa trenta secondi).
…“Viva l’Italia del 12 dicembre, l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre, l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste”…
F (gridando): Viva l’Italia!
G: L’Italia che resiste…
F: Sì, coi girotondi…, ehi padrona!, dove sei andata?, non hai un po’ di sano rock…?
Torna Bianca con la torta e le 35 candeline accese, Luigi con calici su un vassoio che appoggia sul tavolino.
B: Dopo …adesso c’è la torta…, il brindisi…, e in fondo…la sorpresa!
Pausa.
F (un po’ per provocare un po’ per “ricucire”): Evviva…, la sorpresa! Speriamo sia un po’ osè…, eh Giorgio?
B: Calma, se no che sorpresa è…?
F: Qui ci vuole lo champagne…!
P: C’è, c’è lo champagne…, e proprio quello che piace al professore di musica cantautorale, proletario…
Paola estrae, da una piccola borsa che aveva tenuto vicino a sé, la bottiglia.
P: Eccolo qui…, tieni Giorgio, spetta a te…
Giorgio guarda l’etichetta e:
G: Coccola…se vuoi…
P (ironica): Non avevo dubbi…
Federico gli porge il cavatappi e Giorgio apre la bottiglia e riempie i calici. 
Pausa.
B: E’ il momento di soffiare…forza!
G: Soffia il vento…, fischia la bufera!
Federico fa un gesto con la mano, per dire: che palle! Poi un altro, per dire: meno male che se ne va…
F: Prendo la bombola ad ossigeno…?
Giorgio (per tutta risposta), fa un gesto portando la mano al gomito, per dire vaffan… Poi, con tutte le forze, le spegne tutte. Battimani di tutti. Luigi, serio:
L: Vogliamo il discorso…!
F: Sì sì, l’ultimo sermone…!
P: Forza Giorgio, metti insieme tutti i tuoi…, Pasolini, Don Milani, Dewey, De Gregori, Gaber…, servi il tuo minestrone…!
Pausa. Rivolgendosi a Paola.
G: Ignorante, hai dimenticato Langer…!
E le mostra, come un bambino, la lingua.
G: Credevate che non mi fossi preparato…?
E dal cassetto del tavolino estrae un libro.
P: Non avevo dubbi…, ti pareva che ci risparmiasse l’ autocitazione narcisistica…?
G: La letterata dovrebbe apprezzare…
P: Se fosse letteratura…!
Pausa
L: Ecco dove avevo visto il tuo nome, in libreria…
Pausa
F: Coraggio!, sentiamo il passo…, non sarà un capitolo intero…?
Pausa
B: Saremmo mica invidiosi…?
Scambio di sorrisi, stavolta ‘velenosi’, tra le due donne.
Riprende Giorgio.
G: Io volevo solo dire che per me la vera scuola è…stare otto ore insieme con i ragazzi…, magari anche tutta la giornata…, vivere insieme perdìo, studio e lavoro, verifiche sul campo continue…
F: Dal kolchoz…, alla brigata rossa…!
G (senza badargli): Questa esperienza, sebbene per un periodo assai breve, l’ho fatta…, e l’ho scritta…!
L: Sono curioso, Giorgio…
G: Subito Luigi…caro, t’ho capito sai…, che il padreterno mantenga il tuo desiderio di…
Giorgio s’ infervora, improvvisamente.
G: A me le luci, please…, signore e signori, diamo inizio allo spettacolo, stasera si recita a soggetto, cinque personaggi in cerca…, il titolo è: “Eros al Collegio del Mondo Disunito”, gli interpreti…, Federico, a cui è affidato il corso informatico hot line, sesso virtuale del cazzo, anzi, senza cazzo, anzi, con l’ autocazzo…, Paola, a cui tocca la lettura, collettiva, dei classici di…Harmony!, in inglese s’ intende…!
P: Buffone…!
G: Bianca…, a Bianca una cosa seria, uno studio sistematico del mercato della prostituzione infantile e della vendita degli organi dei bambini a livello mondiale…! Come vedete, Informatica, Inglese, Impresa…, la trinità del nuovo dio Berlusca…!
Bianca, seria.
B: E Luigi…?
Pausa
G: Bianca, mi meraviglio…, l’ ho già detto, a Luigi niente, Luigi può ancora salvarsi…!
Pausa
L: Giorgio…
Lo interrompe Paola.
P: E a te Giorgio?
G: Ma è evidente, amor mio, a me la consulenza psicosessualerotica, con esempi dal vero, da me personalmente gestiti…, e quella musicale, certo!
Signore e signori, stasera il vostro disc-jockey, il vostro jolly-joker, il vostro jolly insomma, senza di cui non vincereste alcun gioco, vi presenta...
vi legge, vi canta, vi declama…
F: E sì che non ha bevuto un sorso…
Pausa
G: Sono più lucido…, di un rasoio…, e adesso vado a tagliarvi…, vado?
P: Vai, buffone…!
G: “Esordii a Monfal-Kong, dopo la grande marcia nella immensa pianura cinespadana, e governavano già le guardie rosse, ed io condividevo riso e tè e la tuta blu, il “terliss”, dei figli degli operai del cantiere navale, dei giovani studentioperaiunitinellalotta del corso sulla filosofia di Marx, Mao e Marcuse e durante il pomeriggio, perdendo, giocavo a ping pong con loro, che son maestri; e d’estate, attraversavamo la palude, la laguna e, approdati al fiume, l’Isonzo giallo, nuotavamo nudi con Mao, come Pasolini, “Amado mio”, nel Tagliamento, con Desiderio, Gil e Jasis…, ma trent’anni più tardi, caro Luigi, dopo terrorismi e controterrorismi, il Tribunale della Santa Inquisizione Scolastica sentenziò che io ero un…terrorista culturale! E così, solo così, un ciclo si chiuse, definitivamente…
Pausa. Solo Bianca reagisce.
B (tenera): E ora ne aprirai un altro, nuovo…, la vita cont…
Pausa.
G: Lo spero tanto…, anche con il tuo aiuto…
Pausa.
F: Eh, eh…, qui c’è sotto qualcosa di intimo…!
G (ironico): Hai sempre capito tutto, Federico…!
Pausa.
L: Siete intolleranti, induriti, avete la stessa intransigenza che probabilmente manifestavate allora…, mi pare che Giorgio cerchi, almeno, di mettersi in discuss…
F e P: Buuuuummmm!!!
Pausa.
B: Allora, questo brindisi…?
Pausa.
L: Mi presterai il libro…?
G: Ho proprio qui delle copie…
Che estrae dal cassetto del tavolino.
P: Che figlio di…, ti fai anche l’autopromozione!, brindiamo, brindiamo…!
Pausa.
B: Sì ma, dulcis in fundo…, la sorpresa!
F: E’ vero, c’eravamo dimenticati dopo tutte ‘ste menate…! Dov’è? Cos’è?
B: Un momento, sta per arrivare…
Bianca chiama:
B: Potete entrare ragazzi…!
Entrano Francesca, Alessandro e Maria.
Pausa di sorpresa.
B: Ed ecco una rappresentanza della leggendaria quinta D: Francesca, Alessandro e Maria…
Giorgio, visibilmente commosso, abbraccia Francesca. 
G: Ciao avvocato Francesca…
F: Ciao prof, ho mangiato quell’idea…, ho deciso di andare in Balcania a fare volontariato…, con Alex…, per Alex…
G: Sono felice…
Pausa. Francesca si sposta. Giorgio abbraccia Alessandro.
G: Alessandro…
A: Ciao prof…
Pausa.
G: Fate coppia libera…?
A: Sì…
G: Sono felice…
Alessandro si sposta. Lunghissimo abbraccio con Maria.
G: Ciao Maria…, come stai…?
M: Bene…, ti ho pensato…
G: Anch’io…
Maria si sposta e consegna un pezzo di carta a Bianca, e dice:
M: Lui l’ha buttata via… ma noi siamo riusciti a trafugare la copia e a conservarla…
Pausa. Bianca inizia a leggere:
B: “I sottoscritti docenti della scuola…dichiarano di approvare incondizionatamente la rimozione operata dalla preside dei cartelloni raffiguranti una presunta ‘storia della famiglia e della donna’, eseguiti dagli allievi della classe quinta D, sotto la guida didattica del prof. Giorgio…
I cartelloni rappresentano un chiaro messaggio di tipo anarcoide e anticlericale che colpisce le coscienze di numerosi operatori scolastici che non condividono la riduzione del rapporto familiare ad atto lipidico, né della donna a oggetto di consumo…
Non solo, lede la loro libertà, in quanto i cartelloni propagano, con il pretesto di una ricerca pseudoculturale, idee contrarie alla morale corrente, demolitrici di valori ancora profondamente sentiti dalla maggioranza del popolo italiano…
Una eventuale insistenza a voler pretendere l’affissione dei cartelloni da parte dell’insegnante e della classe in oggetto sarebbe interpretata, dai sottoscritti firmatari, come un vero atto prevaricatorio dei loro diritti, paragonabile ad un gesto di chiaro terrorismo culturale”… 
Firmato: Fulvia…, Patrizia…, Manuela…, Giovanni…, Federico…, Paola…
Quando Bianca pronuncia gli ultimi due nomi, Federico e Paola, in modo assai ridicolo, iniziano lentamente a carponare ed escono di scena. Bianca ha finito. Intervengono i ragazzi.
Coro: Viva l’anarchia…!
G: Viva l’anarchia…!
Applausi.
Pausa.
B: Sei contento…, ti è piaciuta la sorpresa…?
G: Non ho parole…
B: Visto che ci conosciamo tutti…, possiamo andare finalmente a mangiare e a bere…!
Si crea attorno al tavolino un gruppo di persone, che riempie i bicchieri, che manipola forchette…, poi Bianca:
B: In alto i calici…! Ci siamo tutti…?
Pausa.
M: No, non ci siamo tutti…sono scomparsi Federico e Paola…!
Pausa. Per tutta risposta.
M: Lunga vita al compagno Giorgio…!
Coro: Lunga vita…!
E brindano. Maria va al ‘giradischi’, Giorgio si siede sulla poltrona singola un po’ frastornato dagli avvenimenti. Gli altri quattro si mettono a parlottare, bicchieri in mano, tra loro. Va il disco, e Maria invita Giorgio a ballare, ‘La comune’.
“Da una vita ci guardiamo, si va bene ci vogliamo bene, ma come tutti ci isoliamo, ci deve essere per forza un’altra soluzione, forse la comune, non ha senso la famiglia coniugale, ho bisogno di trovare un‘apertura da una vita troppo chiusa e troppo uguale, forse la comune, dove ognuno può portare le sue esperienze, un po’ stretti, qualche volta in poche stanze, ogni tanto qualche piccola tensione…, tento la comune, specialmente per i figli uno spazio nuovo, per ognuno tante madri e tanti padri, voglio dire senza madri e senza padri, tento la comune, non esiste proprio niente che sia possesso, non è più un problema nemmeno il sesso”…
Progressivamente, mentre i due ballano, escono tutti portandosi via bicchieri ecc. I due rimasti allentano un po’, la musica va in sottofondo.
G: Quanto tempo che non …
M: Un attimo, Giorgio, un attimo…!
Pausa. Ancora frastornato.
G: Davvero…?
M: Certo…
Pausa. Insiste.
G: Cosa hai fatto durante questo…
M: Te l’ho detto, ti ho pensato…
Pausa.
G: Sei stata molto cara stasera…, ma tutti sono stati gentili…!
Pausa
M: Ti amo Giorgio…, ora posso amarti liberamente…, anche tu puoi…
G. Maria…
M: Giorgio, ricordi…?
Pausa
G: A cosa ti…
M: C’è un discorso in sospeso tra noi…, è arrivato il momento…
Pausa
G: Sì…
M: Ho diritto ad una risposta…, ti pare?
Pausa
G: E’ giusto…!
Pausa
M: Sei tornato da tua moglie…?
G: Sì…
M: La ami ancora…?
G: Non lo so…
M: Ogni tanto ti rifugi tra le braccia di Bianca…
G: Sì…
Pausa
M: Non è giusto…, è giusto che tu ami me…, perché tu mi ami, mi hai sempre amato…!
Pausa
G: E’ vero…, solo che non potevo…
M: Ora puoi…, voglio fare l’amore con te, Giorgio…!
Lei lo bacia. Lui la stringe. Si sciolgono, la musica è finita, lei gli prende la mano e lo porta alla poltrona/divano. Poi lei si distende. 
M: Spogliami, Giorgio…
G: Oh, sì…!
Inizia a spogliarla della camicetta ma, subito, si vedono le fasce che coprono il collo e il petto di Maria.
G: Maria, sei tutta…
M: Giorgio, hai detto che ricordi…, ricordi…?
G: Il fuoco…, come i bonzi…
M: E poi?
G: L’ospedale…
M: E poi?
Pausa
G (gridando): Maria…, ma tu…sei morta!
Giorgio si accascia sul divano, dove si era, precedentemente, addormentato.
Buio, Subito dopo, Bianca sul divano al posto di Maria.
B: Giorgio…?
Giorgio si sveglia.
B: Ti sei addormentato subito…
Pausa.
G (sempre frastornato): Credo di avere sognato…
Pausa.
B: Davvero…? Vuoi raccontarmi…?
Pausa.
G: No! Meglio di no…
Si mette a piangere sommessamente.
B: Giorgio…, è stato un incubo! Faresti meglio a …, stai bene?, vuoi che ti faccia un caffè?
G: No…, Bianca… e gli altri?
Pausa.
B: Non è venuto nessuno! Mi dispiace molto, mi avevano assicurato…
Pausa. Giorgio si alza a fatica.
G: Fa niente, c’era da aspettarselo…, tanto li ho incontrati lo stesso…
Pausa.
B: Cosa dici…? 
G: L’ho sognata…, è materia per il mio…lo vedo domani!
Pausa.
B: Facciamo due passi all’aria aperta, ti aiuterà a …
G: No…, che ore sono?
B: Le nove, non è tardi…
Pausa.
G: Non importa…, torno a casa!
B: Sicuro? Vuoi restare qui…?
Pausa.
G (alzando un po’ la voce): No Bianca! Basta…!
Pausa.
B: Giorgio…nessun vincolo, lo sai…!
G: Scusami…, non volevo…, vado, farò una sorpresa a Marisa…!
B: E’ una buona idea…! Piuttosto, sta attento nella guida, fuori piove, sei ancora tutto…
Pausa.
G: Non ti preoccupare…e…, grazie…per la serata…! Si vede che sta scritto da qualche parte che io debba andarmene da solo…
Pausa.
B: Non sei solo…
Pausa. Giorgio sta per andarsene.
B: E quella margherita…sul divano? Come è finita lì?
Pausa.
G: Posso prenderla…?
Pausa.
B: Se ci tieni…
Giorgio torna a prendere la margherita e sta per uscire.
B: Ciao…, un bacio…?
G: Meglio no…, ciao!
Giorgio esce definitivamente. Appena uscito di scena Giorgio, Bianca mette sul ‘piatto’ il brano “I reduci”.
“E allora ritorna la voglia di fare un’azione, ma ti sfugge di mano e s’invischia ogni gesto che fai, e la sola certezza che resta è la tua confusione, il vantaggio di avere coscienza di quello che sei, ma il fatto di avere una coscienza che sei nella merda più totale, è l’unica sostanziale differenza da un borghese normale. E allora ci siamo sentiti insicuri e stravolti, come reduci laceri e stanchi come inutili eroi, con le bende perdute per strada e le fasce sui volti, già vent’anni siam qui a raccontare ai nipoti che noi, noi buttavamo tutto in aria e c’era un senso di vittoria, come se tenesse conto del coraggio la storia!”
Durante la musica, Bianca tira fuori dalla credenza la torta e mette in fila orizzontale sul tavolino i sette bicchieri. Accende poi le 35 candeline. Si sente il rumore di una automobile che parte e, dopo qualche secondo il crash di uno scontro. Bianca, immediatamente, prende il telefonino ed esce di scena. Continua la musica de “I reduci” fino alla fine. 
Buio. Sipario.

FINE