MARIA STUARDA di Schiller
MARIA STUARDA
A cura di
PERSONAGGI
ELISABETTA, regina d'Inghilterra
MARIA STUARDA, regina di Scozia, prigioniera in Inghilterra
ROBERT DUDLEY, conte di Leicester
GEORGE TALBOT, conte di Shrewsbury
WILLIAM CECIL, barone di Burleigh, tesoriere della Corona
CONTE DI KENT
WILLIAM DAVISON, segretario di stato
AMIAS PAULET, cavaliere, custode di Maria
MORTIMER, suo nipote
CONTE DI AUBESPINE, ambasciatore di Francia
CONTE BELLIE'VRE, inviato straordinario di Francia
OKELLY, amico di Mortimer
DRUGEON DRURY, secondo custode di Maria
MELVIL, suo maggiordomo
BURGOYN, suo medico
HANNA KENNEDY, sua nutrice
MARGHERITA KURL, sua cameriera
LO SCERIFFO DELLA CONTEA
Ufficiali della Guardia
Nobili inglesi e francesi
Guardie reali
Cortigiani della regina d'Inghilterra
Camerieri e cameriere della regina di Scozia
ATTO PRIMO
Nel castello di Fotheringhay: una stanza.
Scena prima
Hanna Kennedy, nutrice della regina di Scozia, in un aspro litigio con Paulet
che sta per aprire uno scrigno. Drury, il suo assistente, ha una leva in mano.
KENNEDY
Cosa fate, signore? Ma come osate! Giù le mani da questo scrigno!
PAULET
Da dove viene un gioiello come questo? È stato gettato dal primo piano apposta
per corrompere il giardiniere... Maledetta l'astuzia femminile! Per quanto si
frughi e si sorvegli con cura ogni angolo, ci sono sempre gioielli e tesori
nascosti! (Curvandosi sullo scrigno) Dove c'era questo, ovviamente ce ne saranno
altri!
KENNEDY
Allontanati, screanzato! Qui ci sono i segreti della mia signora!
PAULET
Sono proprio quelli che cerco. (Tira fuori dei documenti)
KENNEDY
Sono documenti che non hanno nessun valore. Esercizi di scrittura per alleviare
la noia e la malinconia del carcere.
PAULET
Nelle ore d'ozio lo spirito maligno affila gli artigli.
KENNEDY
Sono scritti in francese.
PAULET
Ancora peggio! È la lingua dei nemici dell'Inghilterra.
KENNEDY
Sono copie di lettere alla regina d'Inghilterra.
PAULET
Gliele consegnerò... Guarda! C'è una cosa che luccica! (Fa scattare una molla
che rivela altri gioielli in un ripostiglio segreto) Un diadema regale,
tempestato di gemme, coi gigli di Francia! (Dandolo al suo compagno) Prendetelo,
Drury. Aggiungetelo al resto!
(Drury esce)
KENNEDY
È un'infamia dover tollerare insulti di questo genere!
PAULET
Finché possiede qualcosa, è in grado di nuocere. Tra le sue mani tutto può
tramutarsi in un'arma.
KENNEDY
Siate generoso, signore! Non portateci via quest'ultimo ornamento! Ammirare gli
splendori di un tempo è un conforto per lo spirito di questa povera donna. Ci
avete portato via tutto.
PAULET
I suoi beni sono in ottime mani e vi verranno riconsegnati al momento opportuno.
KENNEDY
Chi, guardando questi muri scrostati, penserebbe che questa è la residenza di
una regina? La sua seggiola è priva di baldacchino, ed è costretta ad appoggiare
sulla nuda terra il suo piede abituato ai morbidi tappeti. A tavola viene
servita in piatti di stagno che qualsiasi dama di bassa nobiltà rifiuterebbe
sdegnata.
PAULET
In quelli mangiava suo marito a Sterlyn, mentre lei e il suo amante bevevano da
coppe d'oro.
KENNEDY
Non c'è neanche uno specchio, l'oggetto di cui nessuno può fare a meno.
PAULET
Finché contemplerà la sua fatua immagine, continuerà a sperare e a ordire
complotti.
KENNEDY
Non le avete lasciato neppure il nutrimento spirituale della lettura!
PAULET
Per nutrire il suo cuore, una Bibbia è a sua disposizione.
KENNEDY
Le avete portato via persino il liuto.
PAULET
Lo usava solo per cantare insulse canzoni d'amore.
KENNEDY
È questo dunque il destino di un essere cresciuto tra raffinatezze ed agi,
regina fin dalla culla, che ha conosciuto la regale magnificenza della splendida
corte dei Medici? Non vi basta averle sottratto il potere, volete persino
defraudarla di queste minime povere cose? Un nobile cuore riesce a sopportare
anche la sorte avversa, ma è atroce e doloroso essere costretti a sopravvivere
senza le piccole gioie quotidiane!
PAULET
Che servono solo ad aumentare la frivola fatuità di un cuore che deve
inabissarsi nel profondo e pentirsi delle sue colpe. Una vita dissoluta, colma
di lussi e di piaceri, trova l'espiazione solo nel bisogno e nella
mortificazione.
KENNEDY
Se nella tenera giovinezza ha commesso dei peccati, farà i conti con la sua
coscienza e col Signore. Ma qui in Inghilterra nessuno ha il diritto di
giudicarla.
PAULET
Sarà giudicata nel luogo dove ha peccato.
KENNEDY
Le sue catene sono troppo pesanti perché sia in grado di compiere delitti.
PAULET
Eppure, da qui, nonostante le sue catene, è stata in grado di allungare una mano
e scatenare nel paese l'acre favilla della guerra civile armando bande di sicari
contro la nostra regina, che Iddio ce la conservi! Non ha incitato al regicidio
tra queste pareti Babington e Parry? E queste sbarre le hanno forse impedito di
sedurre il nobile cuore di Norfolk? La testa più illustre di tutta l'isola è
finita per colpa sua sotto la mannaia del boia. E nemmeno un esempio simile è
bastato a scongiurare la corsa di quei dementi, pronti per amor suo a gettarsi
nell'abisso! I patiboli, per lei, rigurgitano di vittime sempre nuove, e tutto
ciò avrà termine solo quando lei, che è la causa di ogni sciagura, sarà
giustiziata. Maledetto il giorno in cui le rive di questo paese accolsero
ospitali questa nuova Elena!
KENNEDY
Ospitali, dite? Infelice! Dal giorno in cui, esule, è sbarcata su questo suolo
invocando aiuto e protezione presso i parenti, è stata fatta prigioniera contro
il diritto delle genti e in spregio della dignità regale, ed è costretta a
passare in carcere duro gli anni migliori della giovinezza... e adesso, dopo
aver dovuto sopportare le privazioni e gli orrori della prigionia, è trascinata
in tribunale come un deliquente comune e viene accusata con infamia
d'assassinio... lei... una regina!
PAULET
È arrivata qui come un'assassina, rinnegata dal suo popolo, deposta da quel
trono che la sua abiezione e la sua colpa avevano turpemente macchiato. È venuta
qui a cospirare contro la pace dell'Inghilterra, per riportarci indietro
all'epoca sanguinosa di Maria la Spagnola, per ripristinare il culto cattolico e
sottomettere il paese alla Francia. Perché non ha voluto firmare il trattato di
Edimburgo rinunciando alle sue pretese al trono inglese ed evitando con un
tratto di penna le mura del carcere? No, ha scelto di restare in prigione, ha
preferito i maltrattamenti pur di non rinunciare alla dignità puramente
esteriore di un titolo! Perché ha agito così? Perché vuole continuare nei suoi
intrighi, nelle congiure e nei tradimenti e, grazie ai suoi complotti e all'arte
innata dell'intrigo, spera di sottomettere tutta l'isola al suo potere.
KENNEDY
Voi vi prendete gioco di noi, signore. E all'amarezza della beffa aggiungete
perdipiù un'implacabile severità! Come potrebbe lasciarsi andare a sogni di
questa portata quando si trova rinchiusa qua dentro, come una sepolta viva,
senza che dalla patria le giunga il conforto di una voce amica, di una parola?
Da tanto tempo l'unico volto che vede è quello crudele e beffardo del suo
carceriere cui si è aggiunto da pochi giorni, ad aumentare le sbarre che la
imprigionano, quel vostro parente rozzo e volgare nelle vesti di secondino...
PAULET
Non c'è una sola inferriata in grado di proteggerci dalle sue arti! Chi mi
assicura che le sbarre, alla base, non siano intaccate dalla lima e che il
pavimento e le pareti di questa stanza, che sembrano apparentemente
inattaccabili, all'interno non siano vuote e, mentre sono immerso nel sonno, non
diventino le vie segrete in cui s'insinua il tradimento? Che maledetto lavoro il
mio! Dover vegliare su questa donna subdola e infida che continua a tessere
intrighi e a pianificare danni incalcolabili! Di notte sono destato dal terrore,
e comincio a vagare come un'anima in pena, controllando che le serrature
funzionino alla perfezione e i carcerieri adempiano scrupolosamente al loro
compito. Tremo all'approssimarsi dell'alba, perché la luce può confermare i miei
più gravi sospetti. Mi auguro che tutto questo non duri a lungo: preferirei
dover vegliare su un branco di dannati precipitati all'inferno piuttosto che
dover custodire questa regina corrotta.
KENNEDY
Sta arrivando.
PAULET
In mano tiene il Crocefisso, ma il suo cuore è agitato dalla superbia e dalla
lussuria.
Scena seconda
I precedenti. Maria, con un velo sul capo, ha il Crocefisso in mano.
KENNEDY (correndole incontro)
O Maestà! Siamo vilipese, calpestate e la tirannia che ci opprime è senza
limiti! Sul vostro capo regale, tutti i giorni gravano sofferenze e umiliazioni
di ogni genere!
MARIA
Calmati! Cos'è accaduto, parla!
KENNEDY
Guardate voi stessa! Il vostro scrigno è stato forzato, i vostri documenti, il
vostro diadema di sposa, l'unica ricchezza che ci è rimasta della Francia, di
tutto si sono impadroniti, ormai! Non avete più niente di ciò che costituisce
l'essenza di una regina, siete stata privata di tutto.
MARIA
Calmati, Hanna. Queste inutili insegne non creano una regina. Possono trattarci
con estremo disprezzo, ma non riusciranno mai a umiliarci ai nostri stessi
occhi! In Inghilterra, ho imparato ad abituarmi a parecchie cose, e sono in
grado di sopravvivere anche se mi si priva di ciò che possiedo! Signore, vi
siete impadronito con la forza di ciò che oggi vi avrei consegnato di mia libera
iniziativa. Tra i miei documenti, c'è anche una lettera indirizzata alla mia
regale sorella che vi ordino di trasmettere personalmente a lei e di non
affidarla alla mano di Burleigh.
PAULET
Penserò al da farsi.
MARIA
Ve ne dirò il contenuto, signore. In questa lettera io imploro una grazia... la
grazia di un colloquio con la donna che non ho ancora conosciuto. Sono stata
convocata davanti a un tribunale di uomini che non sono miei pari e di cui non
posso avere fiducia. Elisabetta è della mia stessa stirpe, della mia famiglia, e
abbiamo pari dignità... solo a lei, alla sorella, alla regina, posso liberamente
mostrare il mio animo.
PAULET
Troppe volte, signora, avete affidato il vostro destino e il vostro onore a
uomini indegni della vostra stima.
MARIA
Vi chiedo ancora una grazia, che solo una crudeltà disumana potrebbe negarmi! Da
tanto tempo qui, in carcere, mi manca il dolce conforto della Chiesa, e soffro
di non potermi accostare ai Sacramenti. La donna che mi ha privato della corona
e della libertà, che minaccia la mia esistenza, spero non vorrà precludermi
anche le porte del Cielo!
PAULET
Quando volete, il nostro decano...
MARIA (interrompendolo bruscamente)
Non voglio il decano! Voglio un sacerdote della mia Chiesa. Voglio degli
scrivani e un notaio per dettare le mie ultime volontà. Le sofferenze e il
tormento della lunga detenzione intaccano giorno per giorno la mia esistenza, ed
io temo di avere poco tempo a disposizione, e credo di non aver molto da vivere.
PAULET
Approvo le vostre parole. Queste sono riflessioni in armonia col vostro stato
attuale.
MARIA
Chi può sapere se una mano rapida non acceleri l'effetto inesorabile della
sofferenza? Voglio fare testamento, e poter liberamente disporre dei miei beni
di fortuna.
PAULET
Siete arbitra di voi stessa. La regina d'Inghilterra non ha la minima intenzione
di impadronirsi delle vostre proprietà.
MARIA
Mi hanno brutalmente divisa dai miei servi, dalle mie fedeli cameriere... Dove
sono? Cosa gli è successo? Posso fare a meno dei loro servizi, ma desidero che
la mia gente non debba soffrire nessun tipo di privazione.
PAULET
Si è provveduto ai vostri servitori. (Si avvia all'uscita)
MARIA
Ve ne andate, signore? Mi lasciate di nuovo senza aver liberato il mio povero
cuore dall'angoscia spaventosa che lo opprime? A causa dei vostri carcerieri,
sono isolata dal resto del mondo, le spesse mura di questo carcere non lasciano
penetrare una sola notizia dall'esterno, e la mia sorte è affidata a chi mi è
nemico! È già passato un mese, un lungo mese doloroso, da quando i quaranta
commissari hanno fatto irruzione in questo castello e con vergognosa rapidità
hanno innalzato una tribuna perché io, indifesa, all'oscuro di tutto, fossi
sottoposta al giudizio di un tribunale che non conoscevo! In preda alla
confusione, sbalordita, sono stata costretta a rispondere ad accuse incredibili,
costruite con squisita malafede, ricorrendo alle lacune e ai ricordi che
costituiscono, ormai, la mia memoria. Si sono avventati su di me come una torma
di orribili spettri, e come spettri sono scomparsi. Da quel momento, tutti
accanto a me non pronunciano neanche una parola, ed io tento inutilmente di
decifrare dai vostri sguardi se ha trionfato la mia innocenza e la premura di
chi mi vuol bene, o la perfida volontà di nuocermi dei nemici. Parlate
finalmente, vi scongiuro, e fatemi sapere in cosa posso sperare e cosa devo
temere.
PAULET (dopo una pausa)
Regolate i conti che avete in sospeso col Cielo.
MARIA
Confido nella Sua misericordia, signore... come spero nella giustizia dei miei
giudici terreni.
PAULET
State certa che vi sarà resa giustizia.
MARIA
Il mio processo è finito, signore?
PAULET
Non lo so.
MARIA
Sono stata condannata?
PAULET
Non so nulla, signora.
MARIA
Qui le cose si liquidano in fretta. Forse il boia mi aggredirà all'improvviso,
come hanno fatto i giudici?
PAULET
Vi incoraggio a riflettere in questo senso, così lui vi troverà in una
disposizione di spirito migliore dell'attuale.
MARIA
Signore, non mi meraviglierò di ciò che un tribunale di Westminster dominato
dall'odio di Burleigh e dalle fervide premure di Hatton avrà il coraggio di
decretare... So quello che può permettersi una regina d'Inghilterra!
PAULET
I sovrani d'Inghilterra hanno da temere solo la loro coscienza e il loro
parlamento. Il giudizio inappellabile della giustizia sarà eseguito senza alcun
timore dal potere regio di fronte al mondo intero.
Scena terza
I precedenti. Entra Mortimer, nipote di Paulet, che si rivolge a quest'ultimo
senza badare alla presenza della regina.
MORTIMER
Vi cercano, zio. (Si allontana come è entrato. La regina lo osserva indignata e
si rivolge a Paulet, che si appresta a seguirlo)
MARIA
Signore, ancora una preghiera. Quando avete qualcosa da comunicarmi... da voi
sopporto molte cose, e tengo nella massima considerazione i vostri capelli
bianchi, ma l'arroganza di questo giovane è assolutamente intollerabile.
Risparmiatemi la sua maleducazione.
PAULET
Ciò che non apprezzate dei suoi modi è quanto mi è di più caro in lui. Non è
certo uno di quei poveri illusi che si lasciano facilmente abbindolare dalle
lacrime di una donna! Ha viaggiato molto, è stato a Reims e a Parigi e ha
riportato qui, indenne, il suo fedele cuore inglese! Le vostre arti sono armi
spuntate con lui, signora! (Esce)
Scena quarta
Maria, Kennedy.
KENNEDY
È orribile che quell'individuo vi risponda così!
MARIA (perduta nei suoi pensieri)
Nei giorni del passato splendore, abbiamo ascoltato con troppa benevolenza le
lusinghe affettate degli adulatori. Mia cara Hanna, adesso dobbiamo giustamente
prestare orecchio alla voce severa del rimprovero.
KENNEDY
Come? Così prostrata e avvilita, mia dolce signora? Un tempo eravate così lieta
e vivace. Eravate voi a consolarmi, mentre io dovevo rimproverarvi per la vostra
leggerezza, e non per la vostra malinconia.
MARIA
Sì, devo ammetterlo... È l'ombra sanguinosa di Darnley che irata emerge dalla
tomba e rifiuta di riconciliarsi con me finché la misura della mia sofferenza
non sia colma.
KENNEDY
Che tristi pensieri...
MARIA
Tu, Hanna, dimentichi, ma io ho buona memoria... Ricorre oggi l'anniversario di
quel delitto infame che, come sai, io celebro in penitenza, osservando uno
stretto digiuno.
KENNEDY
Lasciate in pace quegli spiriti maligni! Avete espiato quella colpa con le
penitenze, le pene, i tormenti. La Chiesa, che sola può lavare dal peccato e
purificare, vi ha assolto e anche il Cielo.
MARIA
Quella colpa, da molto tempo perdonata, ora riemerge chiazzata di sangue dal
sepolcro apparentemente sigillato! Nessuna campana, nessun'Ostia elevata dal
sacerdote può costringere a rientrare nella tomba lo spettro del consorte che
esige di essere vendicato.
KENNEDY
Non l'avete ucciso voi. I colpevoli erano altri.
MARIA
Ma io lo sapevo! Io ho permesso che lo facessero, e con le mie arti lo attirai
nell'agguato mortale.
KENNEDY
La sola colpevole è stata la vostra giovinezza! Eravate tanto giovane a quel
tempo...
MARIA
Sì, ero così giovane... e la mia giovane vita fu responsabile di una colpa tanto
orribile!
KENNEDY
Ci foste costretta da un'offesa atroce e dall'arroganza di un uomo che il vostro
amore, come la mano di un dio, aveva miracolosamente sottratto alla tenebra più
fitta... un uomo che voi innalzaste fino al trono dopo averlo fatto passare
dalla vostra stanza nuziale, e avergli donato una corona regale e la vostra
persona, allora al culmine della grazia e della bellezza! Come poteva
dimenticare di dovere interamente al vostro amore il suo invidiabile destino? Ma
quell'ingrato lo scordò e con sospetti indegni, con la spaventosa volgarità dei
suoi modi egli insultò apertamente la vostra dedizione e finì per risultarvi
odioso. Una volta svanito l'effetto del sortilegio che vi aveva ammaliato, voi
avete abbandonato quell'individuo abietto e l'avete ripagato col vostro
disprezzo... Ed egli... tentò di riottenere il vostro favore? Vi chiese scusa?
Vi ha forse promesso di cambiare, gettandosi pentito ai vostri piedi? Si mise
addirittura contro di voi, invece! Lui, che era vostro suddito, volle divenire
il vostro sovrano e fece assassinare in vostra presenza il vostro prediletto, il
bel cantore Rizzio... Voi avete solo vendicato nel sangue l'infame gesto di
sangue di cui si era reso colpevole.
MARIA
Ma quell'infamia ora ricadrà sanguinosamente su di me! Tu tenti di assolvermi, e
pronunci la mia condanna.
KENNEDY
Quando avete permesso quell'atroce delitto, non eravate padrona di voi stessa.
Folle d'amore, in preda all'ardore dei sensi, vittima di un diabolico seduttore
come quel maledetto Bothwell... Un uomo spaventoso che vi aveva in pugno grazie
alla sua impudenza di maschio, che ebbe ragione della vostra innata debolezza
corrompendovi con arti magiche e infiammandovi il sangue coi filtri
dell'inferno...
MARIA
Le sue arti consistevano unicamente nella sua forza virile e nella mia debolezza
femminile.
KENNEDY
Non è vero, vi ripeto. Per soggiogarvi al suo potere egli fece ricorso ai demoni
dell'inferno, dal momento che non davate retta ai consigli dell'amica, e avevate
abbandonato qualsiasi concetto d'onore e di pudore. Le vostre guance, che
arrossivano pudiche per la timidezza e il riserbo, ardevano dal desiderio e voi
osavate rivelare interi i vostri sentimenti. Quell'uomo perverso e brutale aveva
sopraffatto la vostra debolezza a tal punto che voi decideste di mostrare
pubblicamente il vostro disonore, concedendogli il privilegio, a lui, un
assassino esecrato dal popolo, di portare in trionfo la spada di Scozia per le
vie di Edimburgo! Avete circondato di guardie il Parlamento e là, nella sacra
sede della giustizia, avete imposto con una farsa ignobile ai giudici
l'assoluzione di un imputato colpevole di omicidio. Non solo: vi siete spinta
ancora oltre, Dio mio!
MARIA
Prosegui fino alla fine! Gli ho concesso la mia mano, all'altare!
KENNEDY
Oh, che un eterno silenzio avvolga quell'azione miserabile, atroce, degna di una
femmina perduta! Ma voi non siete perduta, io lo so bene, io che vi allevai
dalla più tenera infanzia! Il vostro cuore è dolce e soave, e voi non siete
aliena dalla modestia. Avete una sola colpa: la leggerezza. Sì, il cuore umano è
la dimora di spiriti perversi che hanno il sopravvento su di noi quando
allentiamo il controllo, e ci costringono a gesti malvagi. Quando il fatto è
compiuto, dileguano e ci lasciano in eredità lo sgomento, la paura e il rimorso.
Dopo quel gesto, che lasciò una cupa traccia sulla vostra vita, non avete fatto
nulla di male. Io posso testimoniare del vostro pentimento! Fatevi coraggio, vi
dico, e state in pace con voi stessa. Nonostante ciò che vi rimproverate, in
Inghilterra non vi si può attribuire nessuna colpa: né Elisabetta né il
Parlamento inglese possono avocare a sé il diritto di giudicarvi. Solo la forza
vi costringe in un luogo come questo, e voi dovete armarvi del coraggio che
possiede l'innocenza di fronte a questo sedicente tribunale.
MARIA
Chi arriva adesso? (Mortimer appare sulla soglia)
KENNEDY
È suo nipote. Ritiratevi.
Scena quinta
I precedenti. Mortimer entra timidamente.
MORTIMER (alla nutrice)
Allontanatevi, fate la guardia fuori dalla porta! Devo parlare con la regina.
MARIA (con autorità)
Tu resti qui, Hanna.
MORTIMER
Non abbiate paura, signora. Imparate a conoscermi. (Le tende un foglio)
MARIA (guarda la lettera e trasale stupita)
Ah! Che significa?
MORTIMER (alla nutrice)
Allontanatevi, Kennedy, e badate che mio zio non ci colga sul fatto!
MARIA (alla nutrice, che esita e la guarda perplessa)
Va! Va! Fa come ti ha detto. (La nutrice si allontana con vivo stupore)
Scena sesta
Mortimer, Maria.
MARIA
Da parte di mio zio, il cardinale di Lorena, in Francia! «Accordate la vostra
fiducia a Sir Mortimer, che vi reca questo foglio, poiché non avete un altro
amico più fedele in Inghilterra». (Guarda Mortimer stupita) È mai possibile? Non
è un sogno? Quando credevo che tutti mi avessero abbandonata, ecco che ritrovo
un amico... e siete voi quell'amico, il nipote del mio carceriere, che scambiavo
per il più accanito dei nemici...
MORTIMER (gettandosi ai piedi di Maria)
Perdonatemi, regina! Vi chiedo perdono per la maschera orribile che ho dovuto
portare con tanta pena e che mi è costata uno sforzo inaudito! Ma solo sotto
questa maschera ho potuto avvicinarmi a voi e recarvi aiuto e salvezza.
MARIA
Alzatevi... mi stupite, signore... non è facile per me passare da un momento
all'altro dalla vertigine della disperazione alla luce della speranza... ditemi,
signore... spiegatemi questa fortuna insperata, se volete che la condivida.
MORTIMER (alzandosi)
Il tempo vola. Presto arriverà mio zio, in compagnia di un essere odioso. Prima
di essere sopraffatta dall'atroce notizia che vi comunicherà, lasciate che vi
spieghi in che modo il Cielo provvede alla vostra salvezza.
MARIA
Me la invia grazie a un miracolo della sua onnipotenza!
MORTIMER
Permettete che cominci parlandovi di me.
MARIA
Parlate pure, signore!
MORTIMER
Avevo vent'anni, regina, ed ero stato educato nella rigida osservanza del
dovere, ed avevo assorbito col latte della nutrice un odio senza limiti per il
papato, quando un desiderio impetuoso mi attrasse verso il Continente. Lasciai
le umili stanze dove predicano i puritani, abbandonai la patria, e percorsi a
volo d'uccello la Francia. Desideravo ardentemente giungere in Italia, di cui
avevo sentito tanto parlare. Era l'epoca del Grande Giubileo, le vie erano
affollate di pellegrini, le immagini sacre erano cinte di fiori, e si aveva
l'impressione che tutta l'umanità avesse iniziato un mistico pellegrinaggio in
direzione del Cielo. Io stesso rimasi coinvolto nella folla dei fedeli che mi
trascinò fino a Roma. Cosa non provai allora, regina, quando vidi innalzarsi
davanti ai miei occhi nel loro fulgore le colonne e gli archi di trionfo, quando
la sublime maestà del Colosseo abbagliò il mio sguardo, e il meraviglioso
spirito dell'arte mi svelò i suoi incanti e i suoi prodigi! Non conoscevo il
potere ammaliatore dell'arte. La Chiesa che mi aveva educato detesta
l'allettamento dei sensi e rifiuta le immagini, tributando onore alla nuda
parola priva dell'involucro del corpo. Cosa non sentii in seguito, una volta
penetrato dentro le chiese, quando dal cielo scese ad avvolgermi l'onda divina
della musica, quando una schiera tumultuosa di immagini si staccò veemente e
prodiga dai muri e dal soffitto e di fronte ai miei sensi sopraffatti
dall'estasi io vidi fremere ed agitarsi ciò che di più sublime e nobile esiste
sulla terra! Quando ammirai i simboli e le immagini del Divino, il saluto
dell'angelo, la nascita di Nostro Signore, la Madre di Dio, la Trinità scesa in
terra, la Trasfigurazione che ardeva del suo stesso fulgore, e il Papa nella sua
magnificenza cantare la messa solenne e benedire le folle! Paragonato a questo,
cos'è lo splendore dell'oro e delle pietre preziose di cui si addobbano i
sovrani della terra? Solo lui è cinto dall'aureola divina. Il Cielo, regno della
verità, è la sua dimora, perché quei simboli e quelle visioni non appartengono a
questo mondo.
MARIA
Abbiate pietà di me! Non stendetemi davanti il fresco tappeto della vita... Sono
una povera prigioniera.
MORTIMER
Lo ero anch'io, regina! Ma le mie catene si sono spezzate, e d'improvviso lo
spirito, liberato, salutò gioioso la vita sotto la sua chiara luce! Allora
giurai odio eterno contro il piccolo tetro libro che opprime lo spirito, giurai
di cingermi le tempie di una fresca corona, e di unirmi in letizia a chi vuole
assaporare la gioia! Molti nobili scozzesi seguirono il mio esempio, ed anche
parecchi nobili cavalieri di Francia che mi scortarono da vostro zio, il
Cardinale di Guisa... Che uomo! Sereno, sicuro di sé, pacato e virile! Nato
apposta per governare le anime, modello regale di sacerdote, un principe della
Chiesa che assai di rado è dato contemplare!
MARIA
Voi avete proprio visto quel nobile essere, quell'uomo che ho tanto amato, che è
stato la guida, il tutore della mia prima giovinezza! Parlatemi di lui! Si
ricorda ancora di me? La fortuna gli è rimasta amica, e la vita gli è sempre
benigna? È ancora alto, forte e sano, come una colonna della Chiesa?
MORTIMER
Quell'uomo ammirevole si degnò di spiegarmi le più inaccessibili verità di fede,
e fugò in tal modo i dubbi che nutrivo in cuore. Mi ha dimostrato che la
ragione, analizzandosi impietosamente, induce l'uomo all'errore. Mi ha insegnato
che, per credere a determinate cose, l'uomo deve constatarle di persona. Che la
Chiesa ha bisogno di un capo che tutti siano in grado di vedere e che lo spirito
della verità alitava veramente sui padri riuniti a concilio. Ciò che la mia
anima di fanciullo riusciva solo a tratti a percepire, è stato illuminato con
ardore dalla luce della sua intelligenza ed è stato definitivamente sopraffatto
dalle sue parole calde ed eloquenti. Tornai nel grembo della Chiesa e, tra le
sue mani, abiurai la mia eresia.
MARIA
Siete uno di quelli, ne esistono più di mille!, che sono stati felicemente
convertiti all'eterna salvezza dalla sua calda e suprema eloquenza che possiede
la sovrana maestà del Sermone della Montagna!
MORTIMER
Qualche tempo dopo, quando i suoi doveri lo richiamarono in Francia, egli mi
inviò a Reims, dove la Compagnia di Gesù con singolare alacrità educa i
sacerdoti per la chiesa d'Inghilterra. Là conobbi il nobile scozzese Morgan, e
il dotto vescovo di Ross, il vostro fedele Lesley che trascorrono in Francia i
tristi giorni dell'esilio... Mi aggregai a questi nobili personaggi per
rafforzare la mia fede. Un giorno, mentre ero a casa del Vescovo, vidi
casualmente un ritratto femminile di un fascino singolare. Quell'immagine mi
colpì a tal punto, mi suscitò un'impressione talmente profonda che, vinto
dall'empito del sentimento, rimasi attonito ad ammirarla, completamente fuori di
me. Allora il Vescovo soggiunse: «Comprendo la vostra emozione alla vista di
questo ritratto. La donna più bella che esista al mondo è anche la più infelice.
Soffre per la nostra fede, e proprio il vostro paese è il luogo in cui geme e si
consuma».
MARIA
O che nobile spirito! No, non ho ancora perduto tutto, finché nella mia miseria
mi resta un amico come lui.
MORTIMER
Poi, con rara e commossa eloquenza, cominciò a narrarmi il martirio che state
subendo e la sete di sangue dei vostri nemici. Mi descrisse dettagliatamente il
vostro albero genealogico, mi spiegò la vostra parentela coi Tudor e mi convinse
che voi sola siete l'erede del trono d'Inghilterra, che tocca in eredità a voi e
non a quella falsa regina, generata tra le braccia dell'adulterio, ripudiata
persino da suo padre Enrico e considerata una bastarda! Non volli credere alla
sua tesi, e chiesi chiarimenti a parecchi giuristi, consultai molti trattati di
araldica e tutti gli esperti con cui parlai mi confermarono la piena legittimità
del vostro diritto. Ora so che la vostra sola colpa è la legittima pretesa alla
corona d'Inghilterra, e che questo paese dove siete un'infelice murata in un
carcere vi appartiene di diritto.
MARIA
Maledetto sia questo diritto! Che è la sola causa delle mie sciagure!
MORTIMER
A quell'epoca mi dissero che eravate stata trasferita dal castello di Talbot e
affidata alle cure di mio zio... Questa circostanza insolita e sorprendente mi
indusse a credere nell'intervento diretto del Cielo, ed io lo interpretai come
un segno del destino che aveva scelto il mio braccio a liberarvi. Gli amici sono
d'accordo nell'esortarmi all'impresa, il Cardinale mi offre i suoi consigli e
m'impartisce la benedizione oltre ad ammaestrarmi nell'arte difficile della
simulazione. Si traccia rapidamente un piano d'azione, ed io parto alla volta
della patria dove, come sapete, sono tornato dieci giorni fa. (Una pausa) Allora
finalmente vi ho visto, mia regina, vi ho visto di persona, e non solo il vostro
ritratto! Che ricchezza è imprigionata in questo castello! Voi lo definite un
carcere, questo? No, è un tempio che ospita una divinità, assai più splendido
del palazzo reale d'Inghilterra... Felice chi ha il privilegio di respirare
l'aria che respirate! Lei ha perfettamente ragione a tenervi nascosta! Tutta la
gioventù inglese si alzerebbe in piedi risoluta e nessuna spada resterebbe in
ozio dentro il fodero, la ribellione alzerebbe il capo e a passi da gigante
calcherebbe quest'isola quieta e serena, se gli inglesi potessero contemplare la
loro regina!
MARIA
Che donna felice sarebbe, se tutti gli inglesi la vedessero coi vostri occhi!
MORTIMER
Oh, se tutti avessero la possibilità che ho io di osservare da vicino le vostre
pene, e di ammirare la dignità e la pazienza con cui sopportate la sorte
avversa! Da queste orrende prove non uscite forse da vera sovrana? I tremendi
disagi del carcere non sono riusciti a umiliare la vostra radiosa bellezza. Voi
non avete nulla di ciò che rende bella l'esistenza, eppure attorno a voi si
diffonde una magica luce divina. Io non varco mai una soglia come questa senza
che la sofferenza non mi afferri alla gola e senza, al tempo stesso, una gioia
illimitata perché comunque posso rivedervi! Ma su di noi si avventa l'ora della
decisione, il pericolo aumenta da un momento all'altro, e io non posso più
indugiare né celarvi questa orribile cosa...
MARIA
La mia sentenza è stata pronunciata? Ditelo pure. Sono in grado di udirlo.
MORTIMER
Sì, è stata pronunciata. I quarantadue giudici vi hanno dichiarata colpevole. La
Camera dei Lord e la Camera dei Comuni e la città di Londra fanno vive pressioni
perché la condanna sia eseguita al più presto. Solo la regina esita, non per un
senso umanitario ma semplicemente per scaltrezza, perché vorrebbe essere
costretta a farlo.
MARIA (rassegnata)
Sir Mortimer, le vostre parole non mi sorprendono né mi sgomentano. Era una
notizia che mi aspettavo da lungo tempo. Date le sofferenze che mi sono
inflitte, comprendo benissimo che i giudici non potevano certo concedermi la
libertà. Vedo molto bene ciò a cui tendono. Vogliono rinchiudermi in carcere a
vita e, nella notte eterna della prigione, seppellire la mia vendetta e i miei
diritti insieme a me stessa.
MORTIMER
No, regina, oh no! Questo è troppo poco per loro! Alla tirannide non basta
lasciar l'opera incompiuta. Finché sarete in vita, continueranno a vivere i
timori della regina d'Inghilterra. Per voi non esiste un carcere abbastanza
profondo, e solo la vostra morte può assicurarle il trono.
MARIA
Avrebbe il coraggio di mettere la mia testa coronata sopra un ceppo ignominioso?
MORTIMER
Ne avrà il coraggio. Non dubitate.
MARIA
Per trascinare nella polvere la sua regale maestà e quella di tutti i sovrani?
Non ha paura della vendetta della Francia?
MORTIMER
Sta per concludere con la Francia un'alleanza duratura e donare la sua mano e il
trono al duca d'Anjou.
MARIA
Ma il re di Spagna non scenderà in campo contro di lei?
MORTIMER
Finché è sicura della pace interna nel suo regno, Elisabetta non teme il mondo
intero sollevato contro di lei.
MARIA
E vorrebbe offrire agli inglesi uno spettacolo simile?
MORTIMER
Questo paese, maestà, ha visto molte regine negli ultimi tempi scendere dal
trono e salire sul patibolo! Un cammino che è stato percorso dalla madre di
Elisabetta... come da Caterina Howard... per non parlare di Lady Grey che era di
sangue reale.
MARIA (dopo un attimo di pausa)
No, Mortimer! Vi acceca un timore vano, inutile! L'apprensione che regna nel
vostro cuore fedele suscita terrori inesistenti! Io non temo il patibolo. Con
altri mezzi più subdoli e infallibili la regina d'Inghilterra può soffocare i
miei diritti e conquistarsi la pace. È più facile armare la docile mano di un
sicario che trovare un carnefice! Di questo, signore, io ho paura! Non accosto
mai alle labbra un calice senza temere che possa essermi amorosamente offerto
dalla mia cara sorella.
MORTIMER
Né in segreto né in pubblico riusciranno a portare a termine il piano spaventoso
di porre fine alla vostra vita. Non abbiate timore! Siamo pronti, dodici giovani
della nobiltà del paese sono con me: stamattina, dopo la comunione, hanno
giurato di ricorrere alla forza per liberarvi dal castello! Il conte Aubespine,
ambasciatore di Francia, al corrente della congiura, si impegna a fornirci il
suo aiuto, e il suo palazzo è il luogo scelto per adunarci.
MARIA
Signore, voi mi fate tremare ma non di gioia! Un tetro presagio si insinua nel
mio cuore! Siete consapevole di ciò che state per affrontare? Non vi sgomentano
le teste mozze di Babington, di Tichburn, esposte a monito universale sul ponte
di Londra? Non vi insegna nulla la morte di coloro che a migliaia hanno
sacrificato inutilmente la vita in questa folle impresa per riuscire solo ad
aumentare il peso delle mie catene? Giovane infelice, pieno d'illusioni,
fuggite! Fuggite, se siete ancora in tempo, se Burleigh non è già stato
informato e se non vi ha già messo un traditore alle costole! Tutti coloro che
hanno voluto proteggere Maria Stuarda non sono mai stati accompagnati dalla
fortuna!
MORTIMER
Non mi fanno paura le teste mozze di Babington e di Tichburn, esposte a monito
universale sul ponte di Londra, e neppure la morte di coloro che hanno
sacrificato la vita in questa impresa, perché hanno ottenuto in premio la gloria
eterna e morire per la vostra salvezza è comunque una fortuna.
MARIA
È inutile! Né la forza né l'astuzia possono salvarmi! Il nemico veglia e detiene
tutto il potere. Davanti alla mia porta non ci sono soltanto Paulet coi suoi
aguzzini, ma tutto il popolo inglese. Solo il libero volere di Elisabetta può
schiudermi quella porta.
MORTIMER
Oh, non speratelo!
MARIA
Solo un uomo può aprirla.
MORTIMER
Ditemi come si chiama.
MARIA
Il conte di Leicester.
MORTIMER (indietreggiando stupito)
Leicester! Il conte di Leicester! Il vostro nemico più implacabile! Il favorito
di Elisabetta... lui...
MARIA
Se ho una possibilità di salvezza, solo lui me la può garantire. Cercatelo!
Parlategli in piena, totale fiducia e, per assicurarlo che sono io che vi mando,
portategli questo foglio col mio ritratto. (Si toglie un foglio dal seno.
Mortimer indietreggia ed esita a prenderlo) Prendetelo! Lo conservo da molto
tempo, da quando la rigorosa vigilanza di vostro zio mi impedì di giungere fino
a lui. Il mio buon angelo vi ha mandato da me...
MORTIMER
Regina, svelatemi questo enigma...
MARIA
Sarà Lord Leicester a spiegarvelo. Abbiate fiducia in lui, ed egli avrà fiducia
in voi. Chi c'è adesso?
KENNEDY (entrando in fretta)
Sir Paulet con un gentiluomo di corte.
MORTIMER
È Lord Burleigh. Coraggio! Udite con fredda calma, regina, ciò che vi dirà.
(Esce, seguito da Hanna Kennedy, da una porta laterale)
Scena settima
Maria, Lord Burleigh, tesoriere della Corona d'Inghilterra, e il cavalier
Paulet.
PAULET
Oggi volevate conoscere esattamente ciò che vi aspetta: sarete ampiamente
soddisfatta da Lord Burleigh. Accettate il suo messaggio con rassegnazione.
MARIA
Spero di farlo con la dignità che si accompagna sempre all'innocenza.
BURLEIGH
Vengo come inviato del tribunale.
MARIA
Lord Burleigh offre servizievole al tribunale la sua bocca, dopo aver offerto il
suo cervello.
PAULET
Parlate come se foste già informata della sentenza.
MARIA
Se è Lord Burleigh a comunicarmela, è come se la sapessi già! Veniamo al fatto,
signore!
BURLEIGH
Voi, signora, vi siete sottomessa al giudizio del tribunale dei Quarantadue...
MARIA
Perdonatemi, Milord, se mi vedo costretta a interrompervi fin dall'inizio. Voi
dite che mi sono sottomessa al giudizio dei Quarantadue? Io non mi sono affatto
sottomessa. Non potevo farlo... Potevo forse ripudiare la dignità del mio rango,
del mio popolo, di mio figlio e dell'intera sovranità? La legge inglese
prescrive esplicitamente che l'imputato venga giudicato da giudici che gli siano
pari di grado. Chi, in quel collegio, era mio pari? I miei pari sono soltanto i
re.
BURLEIGH
Voi avete sentito i capi d'accusa, e li avete anche confutati in tribunale...
MARIA
Sì, l'odioso inganno di Hatton mi persuase, ma solo per salvare il mio onore e
fiduciosa del mio buon diritto, ad ascoltare i capi d'accusa per dimostrarne
l'inconsistenza! L'ho fatto per rispetto nei confronti delle persone dei Lord, e
non certo per la carica che rivestono, che ricuso nel modo più assoluto.
BURLEIGH
Il fatto che li ricusiate o meno, Milady, è solo una pura formalità che non può
impedire il procedimento in corso. Voi respirate l'aria d'Inghilterra, voi
godete la protezione e il beneficio delle sue leggi che siete tenuta a
rispettare!
MARIA
Io respiro l'aria di un carcere inglese! Questo voi lo chiamate vivere in
Inghilterra e beneficiare delle sue leggi? Non le conosco nemmeno, e non sono
certo tenuta a rispettarle. Non sono una suddita di questo regno, sono una
persona libera, regina di un altro paese.
BURLEIGH
E credete che il nome di regina vi permetta di seminare impunemente la discordia
in un paese straniero? Dove risiederebbe la sicurezza degli Stati se
l'implacabile spada di Temi non fosse in grado di colpire la fronte omicida
dell'ospite regale come la fronte del mendicante?
MARIA
Io non ho detto di voler sottrarmi al giudizio, io ricuso i miei giudici.
BURLEIGH
I giudici? Ma come, Milady? Sono forse degli immondi rifiuti della plebe, degli
spudorati mentitori pronti ad essere assoldati come strumenti della tirannide?
Non sono invece i primi gentiluomini del paese, autonomi al punto di potersi
permettere la sincerità assoluta e di proclamarsi infinitamente superiori sia ai
cortigiani immersi nella loro viltà che agli stolidi timori dei re? Non sono le
stesse persone che governano in libertà e giustizia un nobile popolo, e che
basta solo nominare per fugare qualsiasi dubbio ed estinguere ogni sospetto? Il
loro capo è il pastore dei popoli, un uomo adorno di virtù come il Primate di
Canterbury; subito dopo viene il saggio Talbot che è il guardasigilli, e il
comandante della flotta, Howard. Cosa poteva fare la nostra regina oltre che
scegliere i nobili più illustri del regno a dirimere questa contesa tra sovrane?
Pur ammettendo che uno di loro possa essere stato vittima di un odio fazioso, è
ammissibile attribuire a quaranta una sentenza che sia frutto della passione e
dell'arbitrio?
MARIA (dopo qualche istante di silenzio)
Ascolto con vivo stupore prorompere l'eloquenza dalle stesse labbra che finora
mi hanno sempre annunciato sventure. Come potrò, misera donna ignorante,
misurarmi con un oratore di questa portata? Oh, certo, se questi Lord
corrispondessero alla descrizione che mi avete fatto, allora non potrei far
altro che tacere e, in caso di condanna, la mia causa sarebbe irrimediabilmente
perduta. Ma i nomi che voi mi magnificate e che dovrebbero schiacciarmi col loro
peso immane, li vedo impegnati a sostenere ruoli assai diversi nella storia di
questo paese. Vedo quell'alta nobiltà inglese, il maestoso senato del regno,
adulare come fanno gli schiavi di un sultano ogni capriccio del mio prozio
Enrico VIII... Vedo la Camera dei Lord e quella dei Comuni, entrambe corrotte,
sancire ed abrogare leggi, sciogliere matrimoni e celebrarne altri a seconda del
desiderio di chi sta al potere, diseredare una principessa reale oggi
chiamandola pubblicamente bastarda e incoronarla regina l'indomani. Vedo questi
degni Pari manifestare quattro opinioni diverse sotto quattro governi diversi...
BURLEIGH
Affermate di ignorare le leggi inglesi, ma vedo che siete ben informata delle
nostre sventure!
MARIA
E questi sarebbero i miei giudici! Non voglio essere ingiusta nei vostri
confronti, Lord Tesoriere! Ma voi non comportatevi diversamente con me! Mi
dicono che vi sta sinceramente a cuore la sorte del regno, che amate la vostra
sovrana, che siete vigile e instancabile. Lo credo. Penso che i vantaggi
personali non siano il vostro obiettivo, e che solo il bene del trono e del
paese sia il fine cui si ispirano le vostre azioni. Proprio per questo motivo,
nobile Lord, vi invito a diffidare di voi stesso: state attento a non scambiare
il bene dello Stato con la giustizia! So benissimo che, accanto a voi, ci sono
altri gentiluomini tra i giudici, ma sono dei protestanti che amano
l'Inghilterra e forzatamente giudicano me, regina di Scozia, una papista! Un
antico proverbio dice che un suddito britannico non può rendere giustizia a uno
scozzese. Per questo, secondo il diritto consuetudinario, in un dibattimento un
inglese non può testimoniare contro uno scozzese, come uno scozzese non può
testimoniare contro un inglese. Questa strana legge è nata dalla necessità, e
nelle vecchie usanze, Milord, risiede un significato profondo che dev'essere
rispettato. La natura ha gettato su una zattera in mezzo al mare questi due
popoli focosi, ma ha ripartito la zattera in modo disuguale e li ha spinti a
contendersene la proprietà. Solo l'esiguo fiume Tweed è l'incerto confine tra
questi spiriti minacciosi, e già più volte il sangue dei rivali si mescolò alle
sue acque. Da mille anni, con la mano sull'elsa della spada, si guardano
minacciosi da una riva all'altra. Nessun nemico ha mai minacciato l'Inghilterra
senza che gli scozzesi non gli abbiano prestato aiuto, e non c'è mai stata una
sola rivolta in Scozia cui l'Inghilterra non abbia dato il suo appoggio. L'odio
avrà fine solo quando saranno fraternamente congiunti sotto un solo Parlamento,
ed un solo scettro governerà l'isola.
BURLEIGH
E una Stuarda dovrebbe concedere questo beneficio al paese?
MARIA
Perché negarlo? Confesso sinceramente di aver sperato di unire, libere e serene,
le due nazioni all'ombra dell'olivo. Non credevo di finire vittima del loro odio
reciproco, speravo di mettere fine in eterno alla loro gelosia, di spegnere la
loro antica discordia e, come il mio antenato Richmond dopo una guerra
spaventosa riuscì ad unire le due rose, speravo di poter unire in un solo paese
le due corone di Scozia e d'Inghilterra.
BURLEIGH
Ma vi siete adoperata a questo fine servendovi di mezzi illeciti! Volevate
mettere a ferro e fuoco il regno e salire al trono nell'orrore della guerra
civile.
MARIA
Questa non era la mia volontà, e Dio mi è testimone! Quando ho manifestato
un'intenzione simile? Dove sono le prove?
BURLEIGH
Non sono venuto qui a discutere. La causa è giudicata, e non c'è più spazio per
il dibattito! Quaranta voti contro due hanno dichiarato che avete trasgredito il
patto firmato lo scorso anno. Che testualmente dice: «Se nel regno scoppieranno
rivolte in nome e a favore di chiunque vanti pretese al trono, si proceda
legalmente contro di lui e lo si condanni alla pena capitale». Dal momento che è
ampiamente dimostrato che voi...
MARIA
Lord Burleigh! Sono perfettamente convinta che una legge scritta per me, emanata
nel dichiarato intento di perseguitarmi, possa essere usata impunemente per
nuocermi! Guai alla vittima se le stesse labbra che hanno emanato il decreto
pronunciano anche la sentenza! Potete negare che quell'editto sia stato
accuratamente pianificato per provocare la mia rovina?
BURLEIGH
Doveva essere un avvertimento, e voi l'avete tramutato in una trappola. Avete
scorto la voragine che vi si spalancava davanti, siete stata lealmente
avvertita, e vi ci siete avventata a precipizio. Vi eravate alleata col
traditore Babington e i suoi sicari e, informata minuziosamente, avete tenuto in
mano dal carcere le fila della congiura.
MARIA
E quando l'avrei fatto? Mostratemi i documenti.
BURLEIGH
Vi sono stati esibiti poco tempo fa, al processo.
MARIA
Mi sono state esibite soltanto delle copie, vergate da una scrittura ignota.
Dimostratemi che ho dettato io quelle lettere, e nella forma in cui me le avete
lette nel corso del dibattimento.
BURLEIGH
Babington prima di morire confessò che erano proprio quelle che aveva ricevuto.
MARIA
Perché, quando era vivo, non sono stata messa a confronto con lui? Perché avete
avuto tanta fretta di farlo sparire prima di portarlo in aula davanti a me?
BURLEIGH
Anche i vostri scrivani, Kurl e Nau, hanno confermato sotto giuramento di avere
scritto esattamente ciò che gli avevate dettato.
MARIA
E basta a condannarmi la testimonianza dei miei servi? Si crede a chi, nel
momento in cui testimoniava contro di me, tradiva la propria sovrana?
BURLEIGH
Voi stessa avete dichiarato che lo scozzese Kurl è un uomo d'onore.
MARIA
Lo ritenevo tale, ma solo al momento del pericolo si riconosce la virtù di un
uomo. Forse il terrore della tortura l'ha spinto a rivelare e a confessare ciò
che non sapeva. Dichiarando il falso, avrà sperato di salvarsi senza recar
eccessivo danno a me, alla sua regina!
BURLEIGH
L'ha giurato da uomo libero.
MARIA
Ma non in mia presenza! Cosa dite? Qua ci sono due testimoni ancora in vita,
metteteli a confronto con me e che facciano davanti a me la loro deposizione!
Perché mi negate un favore, per non dire un diritto di cui neanche l'assassino
viene privato? Apprendo da Talbot, il mio precedente custode, che questo governo
ha emanato una legge che ordina tassativamente il confronto tra accusatore ed
accusato. Ho frainteso? Sir Paulet, so che siete un uomo onesto: fornitemene la
prova! Esiste o non esiste questa legge in Inghilterra?
PAULET
Sì, Milady. Questa è la legge. È la verità, lo affermo.
MARIA
Dunque, Milord! Se vengo trattata con questo rigore secondo le leggi inglesi,
quando le leggi mi sono avverse, perché volete a bella posta ignorarle quando
potrei trarne vantaggio? Rispondete! Perché, come prescrive la legge, non sono
stata messa a confronto con Babington? E perché non sono stata messa a confronto
con gli scrivani che sono ancora vivi?
BURLEIGH
Non agitatevi, Milady! Non si tratta soltanto della congiura con Babington...
MARIA
Se è solo questa che mi condanna a sottostare alla legge, solo da questa devo
tutelarmi. Restate in tema, Milord, non cambiate argomento!
BURLEIGH
... perché voi avete concluso un'alleanza segreta con Mendoza, l'ambasciatore
spagnolo...
MARIA (bruscamente)
Restate in tema, Milord!
BURLEIGH
... avete cospirato contro la religione di Stato e sollevato i sovrani d'Europa
a muovere guerra all'Inghilterra...
MARIA
E se l'avessi fatto? Vi dico che non l'ho fatto, ma anche se fosse? Lord
Burleigh, io sono qui in carcere in spregio al diritto delle genti. Sono giunta
in questo paese come una supplice, e non con la spada in pugno, invocando il
sacro diritto dell'ospitalità, gettandomi tra le braccia di una regina che è
della mia stessa famiglia, ma sono stata catturata, imprigionata, quando cercavo
solo aiuto! Dite, come e perché dovrei sentirmi in obbligo verso l'Inghilterra?
Che doveri ho nei suoi confronti? Se cerco di liberarmi del peso delle catene
che mi opprimono, se tento di contrastare la forza con la forza ed incito gli
Stati del Continente a prestarmi aiuto, non faccio altro che invocare un sacro
diritto di natura se mi servo dei mezzi normalmente leciti in guerra quando si
combatte lealmente da entrambe le parti. Solo l'orgoglio e la mia coscienza mi
vietano l'omicidio, la congiura segreta, la cospirazione sanguinosa. L'omicidio
sarebbe un disonore senza pari per me. Sì, sarebbe un disonore per me... ma non
potrebbe assurgere a una condanna, non potrebbe mai provocare una sentenza di
colpevolezza perché, vi ripeto, tra me e l'Inghilterra non si tratta di diritto
ma di forza.
BURLEIGH (intenzionalmente)
Milady, non ricorrete allo spaventoso diritto della forza! Potrebbe causare
gravi danni a chi si trova in carcere.
MARIA
Io sono debole, e lei è forte. Faccia quindi uso della sua forza: mi uccida, mi
offra in olocausto alla sua sicurezza! Ma abbia il coraggio di ammettere di aver
fatto ricorso alla forza, e non alla giustizia! Per liberarsi di una rivale che
detesta, non chieda il sussidio della legge per colpire con la spada! E non
ricopra di un manto pietoso ciò che è solo una sanguinosa prova di forza! Questa
tragica farsa non deve ingannare il mondo! Lei mi può uccidere, non giudicare!
Rinunci ad unire i frutti del crimine al volto immacolato della virtù, e abbia
il coraggio di mostrarsi davanti a tutti per ciò che realmente è! (Esce)
Scena ottava
Burleigh, Paulet.
BURLEIGH
Cavalier Paulet, questa donna ci sfida, e continuerà a farlo fino ai piedi del
patibolo. Nulla potrà mai abbattere un orgoglio simile. Si è mostrata stupita
della condanna? L'avete vista versare una sola lacrima? O farsi appena un po'
pallida? No, non fa appello alla nostra pietà. Sa invece in quali penose
incertezze si dibatta la nostra regina e dalle nostre apprensioni attinge un
coraggio sorprendente.
PAULET
Lord Tesoriere! Questo inutile orgoglio scomparirà se le toglieremo l'occasione
di esercitarlo! Ammettiamolo: ci sono state parecchie irregolarità nel processo.
Doveva essere messa a confronto coi suoi scrivani, come con Babington e
Tichburn.
BURLEIGH (di scatto)
No, cavalier Paulet, no! Non potevamo correre un rischio di questa portata!
Esercita un fascino immenso sui cuori, e voi sottovalutate il potere delle
lacrime femminili! Se fosse messa a confronto col suo scrivano Kurl e
quest'ultimo dovesse pronunciare in sua presenza la parola destinata a perderla,
sono certo che ritratterebbe immediatamente tutto quanto, che revocherebbe la
deposizione...
PAULET
E così i nemici dell'Inghilterra ci copriranno di voci tendenziose, di calunnie,
e il carattere solenne del processo diventerà infame, apparirà come un
sacrilegio!
BURLEIGH
Questo è il timore che affligge la nostra sovrana. Oh, se questa messaggera di
sventure fosse morta prima di metter piede sul suolo inglese!
PAULET
È la mia opinione.
BURLEIGH
Se una malattia mortale l'avesse colta in carcere!
PAULET
A questo paese molte sofferenze sarebbero state risparmiate.
BURLEIGH
Eppure, anche se fosse morta per cause naturali, noi saremmo stati ugualmente
imputati d'assassinio.
PAULET
È vero. Non si può impedire alla gente di pensare quello che vuole.
BURLEIGH
Tuttavia non potrebbero dimostrarlo, e farebbe meno scalpore.
PAULET
Cosa importa lo scalpore? E se l'accusa è formulata ad alta voce o in un
bisbiglio? Solo quando è fondata l'accusa ferisce.
BURLEIGH
Oh! Neppure la giustizia divina può sottrarsi al dissenso! L'opinione pubblica
si schiera sempre per l'infelice, mentre il vincitore, considerato il beniamino
della fortuna, è sempre perseguitato dall'invidia. La spada del diritto, che si
addice all'onore virile, quando è impugnata da una donna diventa odiosa. Il
mondo non crede che una donna possa comportarsi secondo giustizia quando la
vittima è un'altra donna. È del tutto inutile che noi abbiamo giudicato secondo
coscienza. A lei rimane il regale diritto della grazia. Lo invochi e ne usi, è
inammissibile che si applichi una legge così severa...
PAULET
E allora?
BURLEIGH (interrompendolo bruscamente)
Dovrebbe vivere? No, mai, non deve vivere! È questa la causa dell'inquietudine
della regina, che le toglie il sonno e la mantiene in uno stato d'agitazione
continua... Dai suoi occhi traspare il dissidio che ha luogo nel suo spirito: la
sua bocca non ha il coraggio di esprimere ciò che il suo cuore desidera, ma il
suo sguardo silenzioso sembra chiedere: «Tra i miei sudditi non c'è nessuno che
mi risparmi questa scelta orribile? Continuare a regnare in preda al terrore, o
consegnare una regina, che è del mio stesso sangue, alla mannaia del boia?».
PAULET
Questa è l'implacabile Necessità, e non si può evitarla.
BURLEIGH
Invece la regina pensa che si possa evitare, sempre che ci siano a sua
disposizione dei sudditi solleciti...
PAULET
Solleciti?
BURLEIGH
In grado di interpretare un cenno silenzioso.
PAULET
Un cenno silenzioso?
BURLEIGH
... che non veglino come se fosse una gemma preziosa o un gioiello inestimabile
un nemico, un serpente velenoso che gli è stato affidato!
PAULET (intenzionalmente)
Una gemma preziosa, signore, è la reputazione, il nome inattaccabile della
nostra regina! Su questo tesoro non si veglierà mai abbastanza!
BURLEIGH
Quando Maria Stuarda fu sottratta alla custodia di Shrewsbury e affidata a
Paulet, si pensava che...
PAULET
Voglio credere, signore, che si pensasse soltanto a questo: ossia che il compito
era passato in mani al di sopra di ogni sospetto! Dio mio! Avrei rifiutato di
fare il carceriere, se non avessi pensato che doveva esercitarlo l'uomo migliore
d'Inghilterra! Non fatemi pensare che debba questo incarico a qualcosa che non
ha niente a che vedere con la mia reputazione.
BURLEIGH
Si sparge la voce che è indisposta, la si fa ammalare inesorabilmente, e per
finire la si fa morire in santa pace finché tutti quanti se la sono scordata...
E la vostra reputazione è intatta.
PAULET
Ma non la mia coscienza.
BURLEIGH
Se non volete aiutarci di persona, non impedite che un'altra mano...
PAULET
Nessun sicario varcherà mai la soglia del suo carcere, finché gli dei della mia
casa veglieranno su di lei! La sua vita mi è sacra, come mi è sacro il capo
della regina d'Inghilterra! Voi siete i giudici. Giudicate! Spezzate la verga! E
quando sarà giunta l'ora, chiamate il falegname con la scure e la sega perché
rizzi il palco. Le porte del mio castello saranno sempre aperte allo sceriffo e
al carnefice. Ma finché sarà sotto la mia tutela, state pur certo che veglierò
su di lei perché non faccia alcun male, e perché nessuno le arrechi offesa!
(Escono entrambi)
ATTO SECONDO
Il palazzo di Westminster.
Scena prima
Il conte di Kent e Sir William Davison s'incontrano.
DAVISON
Siete voi, Milord di Kent? Già di ritorno dal torneo? È finita la festa?
KENT
Come? Non c'eravate alla giostra?
DAVISON
Ero impegnato.
KENT
Avete perso lo spettacolo più sbalorditivo che l'eleganza abbia concepito e il
decoro abbia messo in scena! Si rappresentava l'assedio della casta rocca della
Bellezza da parte del Desiderio. Il Lord Maresciallo, il Guardasigilli, il
Siniscalco ed altri dieci cavalieri della regina difendevano la rocca, che era
stretta d'assedio da cavalieri francesi. All'inizio appariva un araldo che,
recitando un madrigale, intimava la resa al castello mentre il Cancelliere gli
rispondeva dall'alto delle mura. Poi cominciarono a entrare in azione le
artiglierie: piccoli calibri di campagna scagliarono mazzi di fiori e squisite
essenze odorose. Ma fu tutto inutile, perché gli attacchi vennero respinti e il
Desiderio fu obbligato a una brusca ritirata.
DAVISON
Un segno di cattivo augurio, conte, per il pretendente francese.
KENT
Ma non era che un gioco! Mentre, in realtà, penso proprio che la fortezza prima
o poi dichiarerà la resa.
DAVISON
Lo credete davvero? Io no.
KENT
Gli articoli più controversi sono già stati riveduti e la Francia, su di essi,
si è trovata d'accordo. Monsieur si impegna ad ascoltare la messa nella sua
cappella privata e a tributare onori, in pubblico, alla religione di Stato...
Dovevate vedere con quale entusiasmo il popolo ha accolto la notizia! Perché il
timore del popolo è che lei muoia senza eredi e l'Inghilterra ricada sotto il
dominio del Papa, nel caso le succeda la Stuarda.
DAVISON
Oh, ma adesso non c'è più nulla da temere. Lei si dirige all'altare e la Stuarda
al patibolo.
KENT
Arriva la regina!
Scena seconda
I precedenti. Elisabetta, al braccio di Leicester. Il conte Aubespine,
Bellièvre, il conte di Shrewsbury, Lord Burleigh entrano con un seguito di
cavalieri inglesi e francesi.
ELISABETTA (ad Aubespine)
Conte, sono profondamente dispiaciuta che questi gentiluomini, trasportati fin
qui, in quest'isola, dalla loro galante missione, non trovino da me la
magnificenza e gli splendori della corte di Saint-Germain. Quelle feste
sontuose, degne degli dèi, che in Francia la regina madre è in grado di
allestire meravigliosamente, ahimè, io non sono in grado di offrirvele! Un
popolo felice e concorde che mi si affolla intorno formulando auguri e
benedizioni nei miei confronti, tutte le volte che mi faccio vedere in pubblico,
ecco il solo spettacolo che posso esibire con orgoglio agli occhi degli
stranieri. La grazia incantevole di quelle fanciulle che trasformano la corte di
Caterina in un giardino fiorito farebbero scomparire la mia persona che certo
non può vantare dei meriti paragonabili ai suoi.
AUBESPINE
La corte di Westminster agli occhi del viaggiatore, felicemente stupito, mostra
una sola signora che tuttavia racchiude in sé tutto il fascino del gentil sesso.
BELLIÈVRE
Nobile e sovrana maestà, concedete che prendiamo commiato da voi e torniamo da
Monsieur, nostro signore, con la sospirata notizia. Era così divorato
dall'impazienza, che non ha potuto restare a Parigi e si è recato ad Amiens dove
aspetta con ansia i messi con l'annuncio della sua immensa gioia. Gli inviati
francesi si sono spinti fino a Calais per annunciargli con la rapidità del vento
ciò che le tue auguste labbra pronunceranno e che egli ascolterà pazzo di gioia.
ELISABETTA
Conte Bellièvre, vi prego di non insistere! Vi ripeto, non è il momento adatto
per accendere liete fiaccole nuziali. Su questo paese incombe un cielo tetro e
cupo, e a me si addice più il velo vedovile che la splendida acconciatura
nuziale! Un avvenimento atroce e spaventoso sta per abbattersi sulla mia casa, e
far tremare il mio cuore.
BELLIÈVRE
Concedici almeno una promessa, Maestà: e rinviamo a giorni più lieti il
coronamento di tanta felicità.
ELISABETTA
I sovrani sono soltanto gli schiavi del trono, e ad essi è interdetto
assecondare gli impulsi del cuore. Ho sempre desiderato morire nubile perché un
giorno si potesse leggere sulla mia tomba questa iscrizione: «Qui giace la
regina vergine». Ma i miei sudditi hanno espresso parere contrario, e pensano a
quando non ci sarò più. Non basta che il mio paese adesso sia prospero e lieto,
io devo sacrificarmi in vista della sua futura felicità e rinunciare alla mia
libertà di donna nubile, il bene più prezioso che possiedo, e accettare che mi
venga imposto un padrone. In questo modo il mio popolo mi notifica che sono
soltanto una donna, quando credevo di aver governato come un uomo e come un re.
So benissimo che chi contrasta la legge di natura non può definirsi un servo di
Dio, e dobbiamo ricoprire di lodi chi ci ha preceduto per aver aperto i conventi
e aver ridonato alla vita migliaia di infelici vittime di una malintesa
religiosità. Ma una regina, che non passa il suo tempo dedita all'ozio o ad una
sterile contemplazione, e che si assume i compiti più gravosi senza mai tradire
il minimo sforzo dovrebbe poter evitare quella legge che rende metà del genere
umano soggetta all'altra metà...
AUBESPINE
Non c'è una sola virtù, regina, che tu sul trono non abbia posto in giusta luce,
e ormai sei il modello esemplare del tuo sesso, la sua luminosa esaltazione! Al
mondo, certo, non esiste un uomo che meriti gli sia sacrificata la tua libertà.
Tuttavia se per nascita, eroico valore e prestanza virile un mortale può
considerarsi degno di questo onore...
ELISABETTA
È indubbio, signor ambasciatore, che un matrimonio con un regale principe di
Francia costituisce, per me, un grande onore. Confesso sinceramente che, se
devo... se non posso evitare di piegarmi alle aspettative del mio popolo - che
temo sia più forte della mia volontà - non conosco in Europa un altro principe
cui sacrificare con minor ripugnanza la mia ricchezza più preziosa: la libertà.
Per il momento, vi basti un attestato come questo.
BELLIÈVRE
È una meravigliosa speranza, ma è solo una speranza, e il mio signore vorrebbe
qualcosa di più...
ELISABETTA
Cosa pretende, allora? (Si sfila un anello dal dito e lo guarda pensierosa) Una
regina non possiede niente che la distingua da una donna qualsiasi! Un identico
simbolo la incatena allo stesso dovere, alla stessa soggezione... L'anello è il
simbolo del matrimonio, e tanti anelli in fila formano una catena. Portatelo in
dono al vostro signore. Non è ancora una catena, non mi lega ancora ma potrà
tramutarsi nel cerchio che mi terrà prigioniera.
BELLIÈVRE (s'inginocchia a ricevere l'anello)
In suo nome, graziosa sovrana, ricevo in ginocchio il tuo dono e ti bacio
devotamente la mano.
ELISABETTA (al conte di Leicester, che ha continuato a fissare durante le ultime
parole)
Permettete, Milord! (Gli toglie il nastro azzurro dell'Ordine della Giarrettiera
e lo mette al collo di Bellièvre) Mettete al collo di Sua Altezza questo nastro
che io in questo momento annodo al vostro, dichiarandovi membro del mio Ordine!
Honny soit qui mal y pense! Sparisca la diffidenza tra i nostri due paesi e un
saldo vincolo d'amicizia stringa fraternamente le corone d'Inghilterra e di
Francia.
AUBESPINE
Sovrana Maestà, questo è un giorno di gioia! Che tutti i sudditi di quest'isola
vivano in letizia e nessuno soffra e pianga! Il tuo volto irradia clemenza. Oh,
se uno di questi raggi illuminasse un'infelice regina legata da vincoli di
parentela sia alla Francia che all'Inghilterra!
ELISABETTA
Non spingetevi oltre, conte! Non mescoliamo due cose assolutamente
incompatibili. Se la Francia effettivamente desidera un'unione con me, deve
condividere le mie apprensioni e non stringere alleanza coi miei nemici...
AUBESPINE
La Francia si sentirebbe indegna ai suoi stessi occhi se, concludendo questo
patto, si scordasse l'infelice, vedova del suo re, della sua stessa fede...
L'onore e l'umanità impongono che...
ELISABETTA
In questo senso apprezzo come merita questa parola d'intercessione. La Francia
adempia come meglio crede ai suoi obblighi d'amicizia e lasci a me il compito di
agire da sovrana. (Fa un inchino ai nobili francesi, che si ritirano insieme
agli altri Lord)
Scena terza
Elisabetta, Leicester, Burleigh, Talbot. La regina si siede.
BURLEIGH
Gloriosa sovrana, oggi tu coroni i voti del tuo popolo. Solo oggi assaporiamo
davvero i giorni sereni di cui ci fai dono, poiché non tremiamo più al pensiero
dell'incerto futuro che ci attende. Ma ancora una nube incombe sul nostro
orizzonte, c'è ancora un sacrificio che tutti esigono a gran voce. Ti prego di
concedercelo, e allora potremo finalmente proclamare che l'Inghilterra, da oggi,
è un paese felice.
ELISABETTA
Cosa vuole ancora il mio popolo? Parlate, Milord!
BURLEIGH
Esige la testa della Stuarda. Se vuoi assicurare al tuo popolo il dono
incommensurabile della libertà, la vera fede che abbiamo acquistato a prezzo di
tante fatiche, lei deve scomparire. La tua nemica deve morire, se vuoi che non
tremiamo per la tua stessa vita! Tu sai che gli inglesi non sono ancora
schierati sotto gli stendardi della fede, che il pagano culto di Roma conta
ancora numerosi adepti su quest'isola, e che questi ultimi sono animati da una
viva e tenace ostilità. Parteggiano per la Stuarda, sono alleati dei duchi di
Lorena, gli implacabili avversari della tua regale dinastia. Questo partito
composto da fanatici esaltati ti dichiara una guerra a oltranza che prosegue in
segreto con arti diaboliche nella speranza di annientarti. Reims, la sede
arcivescovile del cardinale di Lorena, è la fucina dove si forgiano le armi
contro di te, dove si tiene alta scuola di regicidio e si ammaestrano
incessantemente i missionari di questa ideologia, dei fanatici folli che
marciano su quest'isola travestiti in mille modi. Da laggiù per ben tre volte è
partito un sicario, e quell'antro continua a partorire sempre nuovi nemici
pronti in qualsiasi istante a scendere in campo contro di te... Il castello di
Fotheringhay è la dimora dell'Ate di questa eterna guerra che, con la fiaccola
dell'amore, incendia tutto il regno. I giovani si dichiarano pronti a morire per
lei, vittime delle illusorie speranze che suscita nei loro cuori... La scusa
ufficiale è di liberarla, ma la verità è che vogliono insediarla al tuo posto
sul trono. Infatti i duchi di Lorena si rifiutano di riconoscere il tuo
legittimo diritto e, ai loro occhi, tu non sei altro che una volgare usurpatrice
protetta dalla fortuna! Sono stati loro a incoraggiare quella sciocca a
pretendere il trono inglese! Con lei e la sua gente, non c'è nessuna pace
possibile! La sua vita è la tua morte! La sua morte è la tua vita!
ELISABETTA
Milord! Il vostro compito è assai triste. So che la vostra ansia è sinonimo di
onestà, conosco la profonda saggezza di ogni sillaba che pronunciate, ma questa
saggezza che prescrive di spargere del sangue io la detesto dal profondo del
cuore... Vorrei che mi deste un consiglio meno drastico... Lord Shrewsbury! Dite
la vostra opinione.
TALBOT
Hai giustamente lodato la fedeltà e l'onestà di Burleigh... ma anch'io ho in
petto un cuore che batte fedele, anche se la mia eloquenza non è paragonabile
alla sua. Possa tu vivere a lungo, mia regina, per la felicità del tuo popolo e
di quest'isola che, da quando è amministrata dai suoi autentici sovrani, non ha
mai conosciuto giorni così gloriosi! Dio non voglia che acquisti questa
prosperità a prezzo del suo buon nome perché, se dovesse accadere una cosa
simile, spero che gli occhi di Talbot siano già chiusi per sempre!
ELISABETTA
Dio non voglia che macchiamo il nostro buon nome!
TALBOT
Allora dovrai pensare a un altro mezzo per salvare il regno... mandare a morte
la Stuarda è un'ingiustizia. Tu non puoi emettere nessuna sentenza ai danni di
chi non è tuo suddito.
ELISABETTA
Quindi il Parlamento, il Consiglio di Stato, e tutti i tribunali del regno che
mi hanno riconosciuto questo diritto, si sarebbero sbagliati?
TALBOT
La maggioranza non basta a fornire un attestato di legittimità: l'Inghilterra
non rappresenta il mondo, e il tuo Parlamento non rappresenta i diritti
dell'umanità. L'Inghilterra di oggi non è l'Inghilterra di domani, come non è
quella di ieri... Come cambiano le passioni e i sentimenti, analogamente si
evolve l'onda del giudizio. Non dire che sei obbligata ad accondiscendere alla
necessità e alle pressioni del tuo popolo. In qualsiasi momento puoi dimostrare
che la tua volontà è libera. Fanne la prova! Dichiara che il sangue ti fa
orrore, che vuoi salvare la vita della sorella, mostrati indignata e accesa
d'ira regale contro chi ti dà il consiglio opposto, e allora all'improvviso
vedrai cancellarsi la necessità e il giusto diventare ingiusto. Tu, solo tu, hai
il diritto di giudicare. Non puoi basarti su una tremula canna che oscilla ad
ogni soffio di vento! Cedi all'innata clemenza del tuo cuore! Nel tenero cuore
femminile, Dio non ha collocato l'implacabile rigore... e i fondatori di questo
regno, che hanno concesso anche alla donna la possibilità di regnare, hanno
ampiamente mostrato che la virtù dei re non deve essere il rigore.
ELISABETTA
Il conte di Shrewsbury è un accanito protettore della mia nemica, mia e del mio
regno! Preferisco il consiglio di chi si adopera per la mia sicurezza.
TALBOT
Non le è concesso un difensore, e nessuno osa provocare il tuo sdegno, parlando
in suo favore... Quindi concedi a me, un vecchio che si trova vicino alla morte
e che è ormai esente da seduzioni e allettamenti mondani, di intercedere per lei
che da tutti è stata abbandonata! Che non si dica un giorno che nel tuo
Consiglio hanno parlato la passione e l'egoismo, e non si è mai alzata la voce
della pietà! Tutto cospira ai suoi danni, tu non l'hai mai vista, e nel tuo
cuore non c'è il minimo impulso in favore di questa estranea. Non che voglia
assolverla! Dicono che abbia fatto assassinare il marito, e comunque ha sposato
il suo assassino! Un delitto inaudito, che tuttavia è avvenuto in anni
spaventosi, in mezzo ai tremendi sussulti della guerra civile quando lei, una
donna inerme, fu stretta dall'assedio e dalle minacce dei vassalli e, per
salvarsi, si gettò tra le braccia del più intrepido e forte... Chi può dire da
quali arti fu vinta? Ricordatevi della fragilità della donna!
ELISABETTA
La donna non è fragile! Ci sono delle anime particolarmente forti tra loro...
Non voglio che si alluda in mia presenza alla debolezza del mio sesso.
TALBOT
La tua scuola è stata la severa avversità e la vita non ti ha mai mostrato un
volto ridente di gioia! Tu, da lontano, non vedevi un trono ma il sepolcro che
ti si spalancava davanti! A Woodstock e nelle tenebre spaventose della Torre, il
Dio di pietà che governa questo paese ti educò nelle sofferenze al senso del
dovere e del rigore. Non c'era nessun adulatore al tuo fianco, e perciò assai
presto, senza le inutili distrazioni e il futile chiasso mondano, hai imparato
l'arte difficile della riflessione, e hai cominciato a meditare sull'autentico
valore della vita... Quell'infelice, invece, non ha avuto nessun Dio che abbia
vegliato sui suoi giorni. Era solo una bambina quando venne condotta in Francia,
a quella corte frivola e vana, di gioie effimere e superficiali dove, tra feste
magnifiche e incessanti, non le fu mai concesso di ascoltare la voce severa
della verità. Frastornata dal vizio, fu travolta e sedotta dal male. Le era
toccata in sorte una virtù pericolosa, la bellezza, l'arma con la quale trionfò
facilmente sulle altre donne grazie alle forme incantevoli e ai nobili natali...
ELISABETTA
Milord Shrewsbury, tornate in voi! E pensate che siamo seduti a giudizio su
questioni assai più gravi! Quella donna deve proprio disporre di attrattive
notevoli se riesce a infiammare un vecchio come voi! Lord Leicester! Solo voi
non dite una parola! Ciò che infiamma la sua eloquenza vi toglie la facoltà di
parlare?
LEICESTER
Maestà, io taccio stupìto sentendo che ti si riempie di timori assurdi e
ridicoli! Mi meraviglia constatare che le favole che suscitano tanto facili
apprensioni tra la plebe nei vicoli di Londra si insinuino qua dentro, nella
pace e nella tranquillità del tuo Consiglio di Stato e che uomini noti per il
loro discernimento vi attribuiscano fede! Ti confesso di provar stupore all'idea
che questa regina di Scozia, che non è riuscita nemmeno a conservarsi il suo
piccolo trono, derisa dai suoi sudditi ed esiliata dal suo paese, possa farti
tanta paura dal fondo di un carcere! Dio mio, cos'è che te la fa temere? Le sue
pretese al regno? O il fatto che i Guisa non ti riconoscano come regina? Ma
l'opposizione dei Guisa può forse invalidare il diritto che ti viene dalla
nascita e che un decreto del tuo Parlamento ha ratificato? Lei non è stata
esclusa dalle estreme volontà di Enrico? Credi davvero che l'Inghilterra, che
finalmente assapora la gioia della nuova luce, tornerà a gettarsi tra le braccia
di una papista? Che voglia abbandonare te, adorata sovrana, per correre
dall'assassina di Darnley? Cosa vogliono ancora questi folli, questi esaltati
che, in vita, non ti danno tregua per via della successione e non vedono l'ora
di farti sposare per salvare lo Stato e la Chiesa? Non si rendono conto che sei
qui, nel fiore della giovinezza e della forza, mentre l'altra s'indebolisce e
langue ogni giorno di più e si avvicina inesorabilmente alla tomba? Per Dio! Tu
camminerai sulla sua tomba molti anni ancora senza bisogno di gettarla nella
fossa con le tue mani...
BURLEIGH
Lord Leicester non è sempre stato di questo parere.
LEICESTER
Sì, in giudizio mi sono espresso per la condanna a morte. Ma qui, nel Consiglio
di Stato, parlo diversamente. Qui non si tratta di giustizia, ma di interesse. E
non mi pare che questo sia il momento di temerla, ora che il suo unico campione,
la Francia, l'abbandona e tu stai per concedere la tua mano all'erede al trono,
e la speranza della successione arride al paese... Perché ucciderla? È già
morta! Il disprezzo è la vera morte. Fa' attenzione che la pietà non la richiami
in vita! Ecco il mio consiglio: non annullare la sentenza di morte, e lascia che
lei sopravviva, ma sotto la continua minaccia del patibolo e, non appena una
mano si appresti a difenderla, lascia che la scure le piombi sul capo.
ELISABETTA (alzandosi)
Signori, ho ascoltato i vostri consigli e vi ringrazio per le vostre premure.
Con l'aiuto di Dio, che illumina sempre i sovrani, vaglierò attentamente le
vostre parole e farò la scelta che riterrò opportuna.
Scena quarta
I precedenti, Paulet e Mortimer.
ELISABETTA
Ecco Sir Paulet! Che notizie ci recate, cavaliere?
PAULET
Maestà! Mio nipote, reduce da un lungo viaggio, s'inchina davanti a te lieto di
prestare il suo giuramento. Accettalo benevolmente, e permettigli di crescere al
sole del tuo favore.
MORTIMER (inginocchiandosi)
Saluto la mia sovrana! Che la gloria e la gioia le splendano sempre in fronte!
ELISABETTA
Alzatevi, signore, vi dò il benvenuto in Inghilterra. Avete compiuto un cammino
assai lungo, avete visto Roma e attraversato la Francia, dove avete soggiornato
a Reims. Ditemi, cosa fanno laggiù i nostri nemici?
MORTIMER
Che Dio li confonda e rivolga contro i loro petti gli strali che vogliono
scagliare contro la mia sovrana!
ELISABETTA
Avete visto Morgan, e il Vescovo di Ross, quell'eterno intrigante?
MORTIMER
Ho visto tutti gli esuli scozzesi che cospirano a Reims contro il bene di
quest'isola. E ne ho conquistato la fiducia allo scopo di poter conoscere i loro
perfidi piani.
PAULET
Gli sono state affidate delle lettere riservate alla regina di Scozia che ci ha
fedelmente consegnato.
ELISABETTA
Quali sono, attualmente, i loro obiettivi?
MORTIMER
La notizia che la Francia li abbandona per stringere alleanza con l'Inghilterra
li ha colti come un fulmine. Adesso confidano nella Spagna.
ELISABETTA
Così mi scrive Walsingham.
MORTIMER
Quando stavo per lasciare Reims, era appena arrivata la bolla che papa Sisto ha
scagliato contro di voi. Sarà qui con la prossima nave.
LEICESTER
Questi fulmini non fanno più tremare l'Inghilterra.
BURLEIGH
Ma diventano spaventosi tra le mani dei fanatici.
ELISABETTA (osservando attentamente Mortimer)
Siete accusato di aver frequentato la scuola di Reims e di aver abiurato la
vostra fede. È vero?
MORTIMER
Non posso negare di aver abiurato, ma l'ho fatto di proposito, e unicamente per
amor vostro.
ELISABETTA (a Paulet, che le tende delle carte)
Cosa c'è?
PAULET
Una lettera da parte della regina di Scozia.
BURLEIGH (cercando di impadronirsene)
Datemela!
PAULET (consegnando le carte alla regina)
Perdonate, Milord Tesoriere, ma mi è stato raccomandato di consegnarla
personalmente a Sua Maestà. Dice sempre che le sono nemico. Ma combatto
unicamente i suoi vizi. Ciò che non è in contraddizione col mio compito di
custode sono lieto di accordarlo.
(Elisabetta prende la lettera. Mentre legge, Leicester e Mortimer si scambiano
alcune parole a bassa voce)
BURLEIGH (a Paulet)
Cosa ci può essere scritto in quella lettera? Vani rimproveri che dovremmo
risparmiare al cuore pietoso della regina.
PAULET
Lei non me ne ha celato il contenuto. Chiede semplicemente la grazia di poter
vedere la regina.
BURLEIGH (bruscamente)
Questo mai!
TALBOT
Perché? Non c'è niente d'ingiusto in questa richiesta.
BURLEIGH
Ha istigato al delitto e si è adoperata perché fosse sparso il sangue della
regina, perciò non ha il diritto di vederla. Chi desidera il bene di Sua Maestà
non può dare un consiglio tanto abbietto.
TALBOT
E se la nostra sovrana volesse dar libero corso alla pietà e alla clemenza, voi
fareste di tutto per impedirglielo?
BURLEIGH
È condannata! Il suo capo è già sotto la scure. L'occhio sereno del sovrano non
può contemplare un capo consacrato alla morte. Se la regina le si accostasse, la
sentenza non potrebbe essere più eseguita, perché concedere il beneficio di un
colloquio è sinonimo di grazia.
ELISABETTA (asciugandosi gli occhi dopo aver letto la lettera)
Cos'è mai l'uomo! Cos'è mai la felicità a questo mondo! A quale estremo è
ridotta questa regina, che ha cominciato la sua vita con speranze tanto fulgide,
chiamata a regnare sul più antico trono d'Europa, e che aveva in animo di porsi
in capo ben tre corone! Adesso parla una lingua completamente diversa da quando
si attribuiva lo stemma d'Inghilterra e, dai suoi cortigiani, si faceva chiamare
regina delle isole britanniche! Scusate signori, ma mi si spezza il cuore, sono
oppressa dalla tristezza e dal dolore constatando l'incertezza delle cose
terrene, e sentendo il destino umano, nel suo aspetto più atroce, passarmi
accanto e sfiorarmi la fronte!
TALBOT
O regina! Dio ti ha toccato il cuore! Ascolta questa ispirazione che ti viene
dal cielo! Ha espiato duramente la sua colpa, ed è ora che la prova finisca!
Tendile la mano, se è caduta così in basso, e scendi come un angelo di luce
nella cupa notte del suo carcere...
BURLEIGH
Non cedere, grande sovrana! Non lasciare che un senso d'umanità, sia pur
lodevole, ti faccia desistere dalla decisione presa e ti faccia commettere un
grave errore! Non precluderti la libertà di compiere ciò che ritieni necessario.
Tu non puoi graziarla né salvarla, quindi non esporti nemmeno all'accusa
orribile di aver voluto gioire alla vista della tua vittima, esibendoti davanti
a lei nel tuo trionfo per recarle una nuova, crudele umiliazione!
LEICESTER
Signori, restiamo nei limiti che ci siamo imposti! La regina è saggia e non ha
bisogno dei nostri consigli per prendere la decisione più adatta. Il colloquio
tra le due sovrane non ha niente a che fare con le decisioni del tribunale. È la
legge inglese, e non la volontà della regina, a condannare Maria. Va ascritto a
merito di Elisabetta se segue il nobile impulso del suo cuore, purché la legge
mantenga il suo corso.
ELISABETTA
Andate, signori. Troveremo il modo di conciliare come si conviene ciò a cui la
clemenza ci invita e ciò a cui la necessità ci costringe! Ed ora... lasciatemi!
(I Lord si allontanano, Elisabetta richiama Mortimer che è gia sulla soglia) Una
parola, Sir Mortimer!
Scena quinta
Elisabetta, Mortimer.
ELISABETTA (dopo averlo scrutato attentamente per un istante)
Avete dato prova di molto coraggio e di un considerevole dominio su voi stesso,
alla vostra età! Chi ha imparato con tanto anticipo l'arte difficile della
simulazione, matura precocemente ed abbrevia gli anni d'apprendistato. Io vi
predìco che il destino vi riserva a grandi prove, e fortunatamente sarò io a
garantire che la profezia si avveri.
MORTIMER
Nobile sovrana, tutto il mio essere e tutto il mio valore sono consacrati a
servirti.
ELISABETTA
Avete imparato a conoscere i nemici dell'Inghilterra. Il loro odio nei miei
confronti è implacabile, ed essi tramano continuamente spaventose congiure ai
miei danni. Finora l'Onnipotente mi ha protetta, ma la corona non sarà mai
sicura sul mio capo finché rimarrà in vita la donna che offre pretesti ai
fanatici e incrementa le loro folli speranze.
MORTIMER
Basta un cenno da parte tua, e non vivrà più.
ELISABETTA
Ahimè, credevo di essere ormai giunta alla meta e invece sono appena all'inizio!
Volevo che la legge seguisse il suo corso senza sporcarmi le mani di sangue! La
sentenza è stata pronunciata. Ma che vantaggio posso trarne? Dev'essere
eseguita, e comunicare quest'ordine spetta a me sola. Quel gesto odioso ricade
interamente su di me. Devo riconoscerne la responsabilità e, insieme, salvare le
apparenze. Questo è il lato peggiore della faccenda!
MORTIMER
Che t'importano le apparenze, se la causa è giusta?
ELISABETTA
Cavaliere, voi non conoscete il mondo. Tutti giudicano in base a come appari,
non a come sei! Non potrò mai convincere nessuno del mio buon diritto, e perciò
devo fare in modo che la mia responsabilità nella sua morte resti per sempre
avvolta in una luce ambigua. In queste faccende controverse, che hanno un
duplice aspetto, l'unica via di scampo è agire nell'oscurità. Il passo peggiore
è quello che si ammette di aver compiuto, ed è perduto solo ciò a cui si
rinuncia.
MORTIMER (cercando di interpretare le sue parole)
Allora il partito migliore sarebbe...
ELISABETTA (rapida)
Certo, sarebbe il partito migliore! Il mio buon angelo parla attraverso le
vostre parole! Continuate, signore, esprimete fino in fondo il vostro pensiero!
Voi dimostrate di considerare seriamente le cose, e volete andare fino in fondo,
siete un uomo completamente diverso da vostro zio...
MORTIMER (scosso)
Hai rivelato al cavaliere la tua volontà?
ELISABETTA
Mi pento di averlo fatto.
MORTIMER
Scusalo, è un uomo anziano, gli anni lo rendono incerto e pieno di dubbi. Le
azioni temerarie richiedono una baldanza giovanile...
ELISABETTA (in fretta)
Allora vi posso...
MORTIMER
Io ti presterò la mano e tu, se ti è possibile, salva il nome...
ELISABETTA
Ah, signore! Se un mattino mi svegliaste annunciandomi: Maria Stuarda, la tua
mortale nemica, non fa più parte del mondo dei vivi!
MORTIMER
Conta su di me.
ELISABETTA
Quando potrò riposare in pace?
MORTIMER
Col prossimo novilunio non soffrirai più nessun timore.
ELISABETTA
Addio, signore! Non abbiatevene a male, se la mia profonda gratitudine dovrà
essere avvolta dalle fitte tenebre della notte. Il Silenzio è il dio dei
fortunati, e i legami più fidati e più dolci sono quelli che si tessono in
segreto... (Esce)
Scena sesta
MORTIMER (solo)
Vattene, regina falsa e ipocrita! Come tu inganni il mondo, io inganno te!
Tradirti è un gesto buono e giusto! Somiglio forse a un assassino? Sulla mia
fronte hai letto un pudore privo di scrupoli? Fidati pure del mio braccio, e
trattieni il tuo! Assumi davanti al mondo la maschera ipocrita della pietà e,
mentre confidi nel mio delitto, noi guadagneremo il tempo necessario alla sua
salvezza! Tu vuoi innalzarmi, e mi fai scorgere da lontano la speranza di una
ricompensa... e forse quella ricompensa sei tu stessa! Ma chi sei tu,
sciagurata, e quali favori mi vuoi concedere? Non ho ambizioni di gloria, e solo
accanto a lei per me la vita possiede fascino e incanto... Attorno a lei in un
eterno coro di gioia aleggiano le divinità del piacere e della giovinezza, e la
divina felicità risiede sul suo seno, mentre tu puoi solo concedere cose fredde
e morte! Il bene supremo che allieta l'esistenza, quando un cuore nel completo
oblio di se stesso si dona liberamente a un altro cuore, questa gioia che
idealmente corona il destino della donna tu non l'hai mai posseduta, tu con
l'amore non hai mai fatto la felicità di un uomo! Devo aspettare Lord Leicester
e consegnargli la sua lettera. Che incarico odioso! Non mi piace quel
cortigiano. Solo io posso salvarla, solo io: il rischio, la fama e la ricompensa
devono essere soltanto miei! (Mentre sta per uscire, incontra Paulet)
Scena settima
Mortimer, Paulet.
PAULET
Cosa ti ha detto la regina?
MORTIMER
Nulla, signore. Nulla d'importante.
PAULET (fissandolo severamente)
Ascolta, Mortimer! Il suolo su cui cammini sdrucciola ed è pieno di insidie. Il
favore dei sovrani è un'esca allettante per i giovani a caccia di onori. Non
lasciarti vincere dall'ambizione!
MORTIMER
Non siete stato voi a presentarmi a corte?
PAULET
Non l'avessi mai fatto! La fortuna della nostra casa non è avvenuta a corte. Non
vacillare, nipote! Non comprare a caro prezzo le tue ambizioni! Non scendere a
compromessi con la tua coscienza!
MORTIMER
Cosa vi salta in mente? Che timori vani!
PAULET
Per quanto siano allettanti le promesse che la regina ti fa balenare, non
fidarti delle sue lusinghe! Non appena le avrai obbedito, ti disconoscerà e per
conservare il proprio nome senza macchia si vendicherà a tue spese del delitto
che ti aveva commissionato.
MORTIMER
Avete parlato di delitto...
PAULET
Basta con questi sotterfugi! So cosa esige da te la regina. Spera che la tua
giovinezza, avida di onori e fama, sia più arrendevole della mia rigida
vecchiaia. Rispondi: glielo hai promesso?
MORTIMER
Zio!
PAULET
Se hai fatto questo, ti maledico e ti ripudio...
LEICESTER (entrando)
Permettetemi, signore, di rivolgere una parola a vostro nipote. La regina, di
cui gode la piena fiducia, ordina che gli venga affidata sotto la sua piena
responsabilità la persona di Maria Stuarda. Essa ha un'assoluta fiducia nella
sua onestà...
PAULET
Ha un'assoluta fiducia... Bene!
LEICESTER
Come dite, signore?
PAULET
Milord, la regina ha fiducia in lui, ed io ho fiducia in me e nei miei occhi
bene aperti! (Esce)
Scena ottava
Leicester, Mortimer.
LEICESTER (meravigliato)
Cos'aveva il cavaliere?
MORTIMER
Non lo so. L'inattesa fiducia accordatami dalla regina...
LEICESTER (fissandolo)
Credete di meritar fiducia, cavaliere?
MORTIMER (fissandolo a sua volta)
Lord Leicester, potrei porvi la stessa domanda.
LEICESTER
Volevate parlarmi in segreto.
MORTIMER
Rassicuratemi, prima, che posso farlo senza rischio.
LEICESTER
E chi mi assicura di voi? Non offendetevi della mia sfiducia! Vedo che a corte
mostrate due volti opposti, e uno dei due deve per forza essere falso. Vorrei
sapere qual è quello vero.
MORTIMER
Mi succede la stessa cosa, Lord Leicester.
LEICESTER
Chi per primo avrà fiducia nell'altro?
MORTIMER
Chi corre meno pericoli.
LEICESTER
Allora, voi!
MORTIMER
No, voi! Una vostra dichiarazione, di un uomo che gode della vostra posizione e
del vostro potere, può annientarmi mentre la mia non potrebbe far nulla contro
il vostro grado e il vostro favore.
LEICESTER
Vi ingannate, signore. In tutto il resto, ho molto potere, ma in un punto
particolarmente delicato qui, a corte, sono assai vulnerabile. Sto per
rivelarvelo, e vi prego di credere che una piccola cosa insignificante può
determinare la mia rovina.
MORTIMER
Se il potente Lord Leicester si abbassa a farmi una confessione simile, allora
mi è lecito nutrire un'opinione più alta di me stesso e posso generosamente
dargli il buon esempio.
LEICESTER
Precedetemi nella fiducia, ed io vi imiterò.
MORTIMER (tirando fuori in fretta la lettera)
Da parte della regina di Scozia.
LEICESTER (trasale e lo afferra di scatto)
Abbassate la voce. Cosa vedo? Il suo ritratto! (Lo bacia e lo contempla in
estasi senza dire una parola)
MORTIMER (che l'ha fissato con attenzione mentre leggeva)
Ora vi credo, Milord.
LEICESTER (dopo aver scorso in fretta la lettera)
Sir Mortimer! Ne conoscete il contenuto?
MORTIMER
Non ne so nulla.
LEICESTER
Come! Vi avrà pur detto...
MORTIMER
Non mi ha detto nulla. O meglio mi ha detto che voi mi avreste svelato il
mistero. Ed è un mistero impenetrabile per me che Lord Leicester, nemico
dichiarato di Maria e favorito di Elisabetta, uno dei giudici, debba essere
l'uomo da cui lei si aspetta la salvezza... Eppure non ci sono dubbi. I vostri
occhi esprimono con singolare efficacia ciò che provate per lei.
LEICESTER
Spiegatemi subito come mai v'interessate a lei con tanto ardore e come avete
ottenuto la sua fiducia.
MORTIMER
Ve lo spiego in due parole, Milord. Ho abiurato a Roma la mia fede, e sono
passato al partito dei Guisa. Una lettera dell'arcivescovo di Reims mi ha
accreditato presso la regina di Scozia.
LEICESTER
Ero a conoscenza della vostra abiura, e per questo motivo ho avuto fiducia in
voi. Datemi la mano, e perdonate la mia diffidenza. Non si è mai abbastanza
prudenti, poiché Walsingham e Burleigh mi detestano e tentano da sempre di farmi
cadere in trappola. Voi potevate essere una loro creatura, inviata al preciso
scopo di perdermi...
MORTIMER
Un Lord così nobile e potente costretto a muoversi guardingo e a guardarsi alle
spalle... Conte, vi compiango di cuore!
LEICESTER
Che gioia potermi finalmente stringere al petto di un amico e liberarmi
dall'affanno che da tanto tempo mi grava addosso! Voi vi meravigliate, signore,
che i miei sentimenti nei confronti di Maria siano cambiati con tanta rapidità.
In realtà, non l'ho mai odiata. Le circostanze avverse mi costringevano ad
esserle ostile. Era promessa a me da anni, molto prima che, nello splendore
della sua giovinezza, andasse sposa a Darnley. Allora respinsi freddamente
questa felice opportunità e invece adesso, in carcere, alle soglie della morte,
metto la mia esistenza in pericolo pur di farle visita.
MORTIMER
Un gesto di grande generosità!
LEICESTER
Nel frattempo tante cose sono cambiate. Allora l'ambizione cancellava in me
qualsiasi sensibilità alla gioventù e alla bellezza. Ritenevo insignificante
ottenere la mano di Maria, e speravo di conquistare la regina d'Inghilterra.
MORTIMER
È risaputo, che vi ha preferito a qualsiasi altro.
LEICESTER
Così pareva, signore... Ma adesso, dopo dieci anni di penosi sforzi per
conquistarla e di odiosa schiavitù... Ah, mi scoppia il cuore!, devo liberarmi
dal peso che mi opprime... Sì, godo la fama di essere un uomo appagato, ma se
solo si sospettasse di cosa sono fatte le catene che mi invidiano! Per dieci
anni lunghi e penosi mi sono sacrificato all'idolo della sua vanità, mi sono
assoggettato come uno schiavo ai suoi capricci da sultana, mi sono ridotto a un
balocco delle sue smanie e dei suoi miserabili appetiti, ora soavemente
carezzato ora respinto con fredda arroganza, tormentato dalla sua severità e
dalla sua dolcezza, strettamente tenuto a bada dai cento occhi d'Argo della sua
gelosia, sottoposto come un ragazzino a interrogatori incalzanti, redarguito
come un servo... Oh, non ci sono parole per descrivere questo inferno!
MORTIMER
Mi fate pena, conte.
LEICESTER
Ed ora che sto per toccare la meta, la ricompensa mi viene sottratta. E arriva
un altro a rubarmi il frutto di una dedizione conquistata a così caro prezzo!
Devo cedere ad uno sposo giovane e bello i diritti che da tanto tempo detengo, e
abbandonare la scena dove per anni e anni sono stato arbitro assoluto.
Quest'ultimo arrivato minaccia di sottrarmi non solo la sua mano, ma anche il
suo favore. Non dimenticate che lei è donna, e che lui è un uomo assai
attraente.
MORTIMER
È figlio di Caterina, e ha imparato l'arte dell'adulazione a una scuola
eccellente.
LEICESTER
Così le mie speranze tramontano. E, nel naufragio della mia felicità, cerco
un'asse a cui aggrapparmi... e il mio occhio torna di nuovo a volgersi alle
speranze di un tempo. Davanti a me riappare nel suo incantevole fulgore il volto
di Maria, la bellezza e la giovinezza tornano a far valere i loro diritti, io
abiuro la gelida ambizione e rivaluto il cuore che mi fa comprendere la gioia
immensa cui avevo, un tempo, rinunciato. Con terrore, la vedo precipitata così
in basso, e per colpa mia! Ecco quindi che nel mio cuore si afferma l'orgogliosa
speranza di salvarla dall'abisso e farla mia per sempre. Per mezzo di un fedele
servitore, riesco a farle sapere che i miei sentimenti sono cambiati ed ora
questa lettera di cui siete latore mi assicura che sono stato perdonato e che,
se riesco a salvarla, sarà lei la mia ricompensa!
MORTIMER
Ma non avete ancora fatto nulla per la sua salvezza! Aveta lasciato che venisse
condannata, e siete stato perdipiù uno di coloro che si sono espressi per la sua
condanna! C'è voluto un miracolo, e cioè che la luce della verità penetrasse in
me, nipote del suo guardiano, a Roma, in Vaticano, e che io fossi destinato a
rappresentare per lei il ruolo del salvatore! Se tutto ciò non si fosse
verificato, non avrebbe trovato il modo di giungere a voi!
LEICESTER
Signore, quante sofferenze ho dovuto sopportare per questo! Intanto era stata
trasferita dal castello di Talbot a quello di Fotheringhay e affidata alla
tutela rigorosa di vostro zio. Tutte le vie d'accesso erano precluse e, agli
occhi del mondo, dovevo fingere di esserle apertamente ostile. Non dovete
credere, tuttavia, che sarei rimasto a vederla andare al patibolo! No, voglio
impedire che le cose si mettano in questo modo e devo trovare il mezzo per
liberarla.
MORTIMER
È già trovato... Leicester, la vostra fiducia merita di essere ricambiata. La
libererò io, sono qui per questo, c'è già un piano d'evasione, ed ora il vostro
inestimabile appoggio ci promette la riuscita.
LEICESTER
Cosa dite? Mi fate paura... Voi osereste?
MORTIMER
Voglio forzare le porte della prigione. Ho dei compagni, è tutto pronto...
LEICESTER
Avete dei seguaci, dei complici! Povero me! In che impresa volete coinvolgermi!
Sono informati anche loro del mio segreto?
MORTIMER
Non abbiate timore. Il piano è stato studiato senza di voi e sarebbe stato
portato a termine senza il vostro intervento, se lei non desiderasse che voi
foste il suo liberatore!
LEICESTER
Allora voi mi assicurate che, nella congiura, non è stato fatto il mio nome?
MORTIMER
State tranquillo. Come mai, conte, siete tanto preoccupato per una notizia che
vi favorisce? Volete salvare la Stuarda e farla vostra, trovate degli alleati e
all'improvviso vi cadono dal cielo anche i mezzi adatti a raggiungere lo
scopo... e manifestate perplessità e non un irrefrenabile entusiasmo?
LEICESTER
La forza è inutile in questo caso. La faccenda è troppo rischiosa.
MORTIMER
Anche l'attesa presenta dei rischi.
LEICESTER
Vi ripeto, cavaliere, che non possiamo correre rischi.
MORTIMER (con amarezza)
Non potete farlo voi, che volete possederla! Mentre noi che desideriamo la sua
salvezza non abbiamo esitazioni...
LEICESTER
Giovanotto, siete troppo audace e la strada è un terreno pieno di insidie.
MORTIMER
E voi avete un'eccessiva prudenza in una partita dove è in gioco l'onore.
LEICESTER
Io vedo le reti che ci vengono tese.
MORTIMER
Io ho il coraggio di distruggerle.
LEICESTER
Questo coraggio è follia, e vana audacia.
MORTIMER
Milord, sarete saggio ma non vi si può definire coraggioso.
LEICESTER
Volete fare la fine di Babington?
MORTIMER
Non mi pare che vogliate emulare la grandezza di Norfolk.
LEICESTER
Norfolk non ha conquistato la sua sposa.
MORTIMER
Ma ha dimostrato di meritarla.
LEICESTER
Se perdiamo, la trascineremo nella rovina.
MORTIMER
Se badiamo alla nostra incolumità, lei non si salverà di certo.
LEICESTER
Ma voi, rifiutandovi di pensare e di ascoltare buoni consigli, in un soprassalto
d'impeto e d'ira rovinerete ciò che era prossimo alla realizzazione.
MORTIMER
Prossimo, e intrapreso da voi, non è così? Cosa avete fatto per salvarla? Ah, se
fossi stato così infame da assassinarla come mi aveva ordinato la regina, e come
si aspetta che io proceda... dite, cosa avete deciso per proteggere la sua vita?
LEICESTER (stupito)
La regina vi ha dato un incarico simile?
MORTIMER
Si è sbagliata a giudicarmi, come Maria con voi.
LEICESTER
E voi avete acconsentito? Parlate!
MORTIMER
Le ho offerto la mia mano, perché non ne assoldasse altre.
LEICESTER
Avete agito prudentemente. Questo ci lascia un certo margine. Lei è certa che
voi eseguiate il triste compito che vi ha affidato, la sentenza è sospesa e noi
guadagniamo tempo...
MORTIMER (impaziente)
No, lo perdiamo, invece!
LEICESTER
La regina ha fiducia in voi, e per questo non esiterà a mostrarsi generosa e
pietosa davanti al mondo. Forse, con un po' d'astuzia, la convincerò a
incontrarsi con la sua rivale, un gesto che la riscatterà ai suoi stessi occhi.
Burleigh ha ragione. Se la incontra, la sentenza non può essere eseguita. Sì,
tenterò, farò di tutto.
MORTIMER
Cosa otterrete? Quando la regina capirà che l'ho ingannata, e che Maria continua
a vivere, tutto non rimarrà come prima? Non guadagnerà mai la libertà. Nella
migliore delle ipotesi, rimarrà in carcere. Se, per risolvere la faccenda, ci
vuole una prova di forza, allora perché esitare? Avete il potere e, se volete,
la possibilità di armare un esercito solo contando i nobili che vivono nei
vostri castelli! Maria ha molti altri amici segreti: le nobili casate degli
Howard e dei Percy, anche se prive dei loro capi, sono pur sempre ricche di
uomini di valore e attendono solo un Lord audace e potente che dia il buon
esempio! Giù la maschera. Agite allo scoperto! Da cavaliere difendete la donna
amata, e impegnatevi per amor suo in una nobile tenzone! Se volete, potete
impadronirvi della regina d'Inghilterra. Convincetela ad accompagnarvi, come
fece tante volte in passato, in uno dei vostri castelli, e comportatevi
virilmente, asservitela al vostro dominio e tenetela sequestrata finché non
abbia liberato la Stuarda!
LEICESTER
Mi fate tremare... Dove vi trascina la vostra follia? Non conoscete il terreno
su cui vi muovete? Non sapete nulla di questa vita? O ignorate come stanno le
cose qui a corte dove la tirannia di questa donna ha imposto agli animi una
schiavitù assoluta? Inutile cercare qua dentro le tracce di quello spirito
eroico che si sentiva risuonare un tempo... Tutti sono schiavi di una donna, e
il coraggio non ha più alcuna possibilità di sopravvivenza. Ascoltatemi
attentamente, e non sciupate le vostre energie in gesti precipitosi. Sento
venire qualcuno. Ritiratevi.
MORTIMER
Maria spera! Devo tornare da lei con un nulla di fatto?
LEICESTER
Ripetetele il mio eterno amore!
MORTIMER
Ripeteteglielo voi stesso! Mi sono offerto spontaneamente per salvarla, e non
per trasmetterle le vostre ambasciate d'amore! (Esce)
Scena nona
Elisabetta, Leicester.
ELISABETTA
Chi c'era qui poco fa? Ho sentito parlare.
LEICESTER (voltandosi terrorizzato a quelle parole)
C'era Sir Mortimer.
ELISABETTA
Cos'avete, Lord? Come mai siete così agitato?
LEICESTER (riprendendosi)
È colpa del tuo aspetto! Non ti ho mai visto così bella, e il tuo splendore mi
confonde. Ahimè!
ELISABETTA
Perché sospirate?
LEICESTER
Non ne ho forse motivo? Ti guardo, contemplo estasiato il tuo aspetto che mi
rinnova crudelmente il dolore della tua prossima perdita.
ELISABETTA
Cosa perdete?
LEICESTER
Perdo il tuo cuore, la tua amata persona. Presto sarai felice tra le braccia di
un consorte focoso e appassionato, che possederà il tuo cuore. Egli è di sangue
reale, ed io non lo sono, ma sfido il mondo intero a trovare qualcuno che ti ami
più di me, che ti adori fino alla follia! Il d'Anjou non ti ha mai visto, e
perciò in te egli ama solo il nome, l'aureola della tua gloria, mentre io amo
solo te! Se fossi una povera pastorella, e io il principe più ricco del mondo,
scenderei dal trono per deporre la corona ai tuoi piedi.
ELISABETTA
Non rimproverarmi, Dudley: devi compiangermi, invece! Io non sono libera di
porre domande al mio cuore, che avrebbe fatto un'altra scelta. Come invidio le
altre donne che possono elevare al proprio rango l'uomo che amano! Io non ho la
fortuna di poter cingere la corona in capo all'uomo che amo più di qualsiasi
cosa sulla terra... La Stuarda è stata in grado di farlo, e ha concesso la sua
mano a chi le dettava il cuore: lei si è concessa tutta la felicità possibile, e
ha bevuto fino all'ultima goccia il calice del piacere!
LEICESTER
Ma adesso vuota il calice amaro della sofferenza.
ELISABETTA
Non si è mai preoccupata del giudizio del mondo. Ha vissuto con deplorevole
leggerezza, e si è sempre rifiutata di assumersi quelle gravi responsabilità che
io ho scelto di mia libera iniziativa! Avevo anch'io il diritto di pretendere le
gioie della vita, ma ad esse ho preferito i doveri irrecusabili che spettano a
un sovrano. Eppure lei ha sedotto tutti gli uomini, perché ha voluto ad ogni
costo essere soltanto una donna e ancor oggi giovani e vecchi ne ricercano i
favori. Gli uomini sono fatti così: schiavi dei sensi, cercano ovunque il
piacere e non sanno piegarsi con devozione e rispetto a tutto ciò che
rappresenta un dovere! Non hai notato che foga giovanile ha inalberato Talbot
quando ci ha descritto la sua bellezza?
LEICESTER
Perdonalo. È stato il suo guardiano, e lei con la sua abilità a forza di
lusinghe l'ha sedotto.
ELISABETTA
Ma è proprio così bella? Ho sentito tanto spesso tessere le lodi di questo
fantasma che mi è venuta la curiosità di appurare se il giudizio comune
corrisponde al vero. In genere i ritratti ingentiliscono, le descrizioni
esagerano, e ho imparato a fidarmi solo dei miei occhi... Perché mi guardi così?
LEICESTER
Ti confrontavo mentalmente a Maria. Devo confessarti che, se si potesse fare in
segreto, una volta mi piacerebbe ammirarti vicino a lei! Allora il tuo trionfo
sarebbe schiacciante! Che umiliazione sarebbe per lei dover constatare di
persona - l'invidia ha buoni occhi, come sai - che tu, oltre a superarla di
statura e nobiltà d'aspetto, le sei immensamente superiore in qualsiasi altra
virtù!
ELISABETTA
Lei è molto più giovane.
LEICESTER
Più giovane! Non sembra a vederla. Probabilmente, le sofferenze l'hanno fatta
invecchiare precocemente. Ma la sua più crudele umiliazione sarà quella di
vederti andare sposa. Tutte le sue speranze ormai fanno parte del passato, ed
essere costretta a vederti andare incontro alla felicità, sposando il Delfino...
Lei che si è sempre vantata delle sue nozze francesi, di quella corte di cui
continua a invocare la protezione!
ELISABETTA (con finta indifferenza)
Tutti mi implorano perché la veda.
LEICESTER (vivacemente)
Lo sollecita come una grazia, e tu dovresti concederglielo come un castigo! Tu
puoi mandarla al patibolo, ma credimi: preferirebbe morire piuttosto di vedersi
annientata dalla tua bellezza! Voleva uccidere te, e tu uccidi lei... Se ti
vedrà nel tuo splendido aspetto, sorretta dalla tua fama senza macchia,
circonfusa dalla pura aureola della virtù - la stessa virtù che, nei suoi amori,
ha dissipato in modo deplorevole - quando ti vedrà, cinta del tuo diadema
rilucente, dolce e soave in prossimità delle nozze, allora sì, non c'è dubbio,
per lei suonerà l'ora della fine. Non solo. Ora, più ti guardo e mai come in
questo momento ti ho vista pronta a sostenere questo confronto e a trionfare
della tua bellezza! Un minuto fa, quando sei entrata in questa stanza, mi hai
inondato di luce come una meravigliosa visione. Se tu le apparissi davanti
adesso, in questo aspetto, non troveresti mai un'occasione più adatta...
ELISABETTA
Adesso? No, no, adesso no, Leicester... devo rifletterci con calma, parlarne con
Burleigh...
LEICESTER (interrompendola vivacemente)
Burleigh! Un uomo che pensa solo al bene della nazione, mentre anche la tua
femminilità ha i suoi diritti. È una questione che tu sola devi risolvere, e non
un argomento di discussione per l'uomo di Stato. Anche la politica, comunque,
esige che tu la veda e che, con un gesto di clemenza, ti conquisti l'opinione
pubblica. In seguito, penserai a liberarti dell'odiosa rivale nel modo più
opportuno.
ELISABETTA
Non ritengo sia un bene che veda una mia parente nel bisogno e nell'afflizione!
Dicono che non viva in un ambiente consono al suo rango regale... e la sua
miseria suonerebbe come un amaro rimprovero per me.
LEICESTER
Non c'è bisogno che ti avvicini alle sue stanze. Ascolta il mio consiglio. Il
caso ci favorisce. Oggi è giorno di caccia e il castello di Fotheringhay è sulla
via tracciata per il corteo. Basta concedere alla Stuarda il permesso di
passeggiare nel parco, tu arrivi come per caso, senza ordinare il minimo
preparativo e, se non vuoi, puoi anche evitare di rivolgerle la parola.
ELISABETTA
Se faccio una stupidaggine, sarà colpa vostra, Leicester, e non mia! Oggi non
voglio rifiutarvi nulla, perché siete il più infelice dei miei sudditi, quello
cui ho fatto più male! (Guardandolo teneramente) Probabilmente è un capriccio da
parte vostra, ma l'affetto si dimostra nel concedere volentieri proprio ciò che
la ragione non approva. (Leicester si getta ai suoi piedi mentre cala la tela)
ATTO TERZO
Radura in un parco. Dietro gli alberi, un paesaggio sconfinato.
Scena prima
Maria entra correndo tra gli alberi, Hanna Kennedy la segue lentamente.
KENNEDY
Correte come se aveste le ali ai piedi, e io non ce la faccio a tenervi dietro.
Aspettatemi!
MARIA
Lasciami godere questa nuova libertà, lascia che torni all'infanzia, e torna
bambina insieme a me! Lascia che posi il mio passo lieve sul verde tappeto
dell'erba! Sono dunque evasa dalla mia oscura prigione? Quel cupo sepolcro non
mi tiene più prigioniera? Lascia che beva a gran sorsi questo effluvio di
libertà, quest'aria pura e celestiale!
KENNEDY
O mia dolce signora! Il vostro carcere si è appena dischiuso. Se attorno a voi
non scorgete le tetre mura che vi imprigionano, è solo per colpa degli alberi e
dei loro fitti rami!
MARIA
Grazie, vi ringrazio gentili alberi verdi che mi celate la vista della mia
prigione! Voglio sognare d'essere libera e felice: perché vuoi destarmi dalla
dolcezza di questa visione? Non sono avvolta dal cerchio immenso del cielo? Lo
sguardo, libero dagli impacci che lo trattenevano, ormai vaga nell'immensità
dello spazio. Laggiù, dove le montagne cinte dalla grigia nebbia si alzano
maestose, cominciano i confini del mio regno e queste nuvole in fuga verso
mezzogiorno vanno alla ricerca di quel mare lontano che bagna la terra di
Francia. Nuvole vagabonde, naviganti nei cieli! Felice chi può viaggiare e
lasciarsi trasportare da voi! Salutatemi la terra lieta della giovinezza! Io
sono qui prigioniera, in catene, e voi siete le mie sole messaggere! Voi, che
siete libere di correre nell'aria e non siete suddite di questa terribile
regina.
KENNEDY
Dolce signora, non lasciatevi trasportare dal delirio! La libertà, che invocate
da tanto tempo, vi induce a cadere nella follia.
MARIA
Scorgo in lontananza un pescatore che accosta la barca alla riva, quel povero
strumento potrebbe salvarmi e condurmi rapidamente in città amiche. Dà appena
ciò che assicura il sostentamento a quel pover'uomo, ma io vorrei riempirlo di
ricchezze, vorrei che facesse una pesca che non si è mai vista e trovasse tutti
i beni possibili nelle sue reti se acconsentisse a portarmi via sulla sua barca.
KENNEDY
Sogni impossibili! Non sentite dietro a noi i passi dei nostri sorveglianti? Un
divieto disumano ci tiene lontani da chiunque abbia pietà di noi!
MARIA
No, mia buona Hanna. Credimi, la porta del carcere non mi è stata aperta invano.
No, non sbaglio: questo infimo favore è il preludio di una felicità più grande.
Ne sono debitrice alla mano sollecita dell'amore, al braccio vigoroso e audace
di Lord Leicester. Poco alla volta i muri del carcere si allargheranno, vogliono
che mi abitui alle cose grandi per mezzo delle cose piccole, finché un giorno
finalmente non scorgerò chi mi libererà per sempre dalle catene.
KENNEDY
Ahimè, non so spiegarmi queste contraddizioni: solo ieri vi hanno notificato la
condanna a morte, ed oggi improvvisamente vi concedono questa inaudita libertà.
Ho sentito dire che vengono liberati i prigionieri che stanno per incamminarsi
verso la libertà eterna.
MARIA
Senti lo squillo sonoro del corno da caccia che echeggia nei boschi e nei prati?
Oh, se potessi salire su un focoso destriero e unirmi alla lieta brigata! Vorrei
fare di più! Quella voce diletta, che evoca soavi e tristi ricordi, che mi
riempiva il cuore di un'immensa gioia sui valichi dirupati della Scozia quando
nell'empito e nel fragore della caccia passava il corteo, oh come vorrei udirla
ancora!
Scena seconda
Maria, Kennedy, Paulet.
PAULET
Allora, Milady? Come mi sono comportato oggi? Merito un ringraziamento da parte
vostra?
MARIA
Come dite, cavaliere? Questo favore me l'avete procurato voi, proprio voi?
PAULET
Perché non avrei dovuto essere io? Sono stato a corte, dove ho consegnato la
vostra lettera.
MARIA
L'avete proprio consegnata? Davvero? E la libertà di cui godo è l'effetto della
mia lettera?
PAULET (allusivo)
Non è il solo. Aspettatevi una conseguenza ben più significativa.
MARIA
Ben più significativa? Cosa volete dire, signore?
PAULET
Avete udito i corni...
MARIA (indietreggia terrorizzata)
Voi mi fate paura!
PAULET
La regina è a caccia qua vicino.
MARIA
Come?
PAULET
Tra poco la vedrete.
KENNEDY (accorrendo perché Maria si sente mancare)
Cosa c'è, signora? Siete pallida!
PAULET
E allora? Non era questo il favore che chiedevate con insistenza? Non vi è stato
concesso prima del previsto? Siete sempre stata così loquace, adesso è il
momento di parlare!
MARIA
Perché non mi avete dato il tempo di prepararmi? Adesso non mi sento pronta a
riceverla, adesso no. Il favore più grande che ho mai chiesto, mi appare una
cosa atroce e spaventosa... Vieni, Hanna, rientriamo, devo riprendermi, ho
bisogno di calma.
PAULET
Rimanete! Dovete aspettarla qui. È logico che abbiate timore di comparire
davanti al vostro giudice.
Scena terza
Shrewsbury e i precedenti.
MARIA
No, non è per questo! Dio mio, è qualcosa di completamente diverso! Mio caro
Shrewsbury, arrivate al momento giusto, come un angelo mandato dal cielo! Non
posso vederla, risparmiatemi, vi scongiuro, la sua vista odiosa...
SHREWSBURY
Coraggio, Maestà! Ritornate in voi. Questo è il momento decisivo.
MARIA
L'ho atteso da tanto tempo. Mi sono preparata per anni, ho vagliato attentamente
ogni parola che ho imparato a memoria, per suscitare la sua emozione. Ed ora,
all'improvviso, tutto si è cancellato, e in me non c'è più nulla di vivo oltre
all'atroce tormento della sofferenza! Il cuore si rivolta contro di lei in modo
violento e incontrollabile, tutti i saggi proponimenti spariscono d'incanto e i
demoni infernali danzano attorno a me agitando delle chiome che sembrano serpi!
SHREWSBURY
Mettete a freno l'agitazione, cacciate via l'amarezza profonda che vi spezza il
cuore! Quando l'odio cozza contro l'odio, ciò che ne deriva è solo un frutto
malsano. Per quanto sia difficile, obbedite alla necessità del momento attuale.
Lei detiene il potere: inchinatevi a lei!
MARIA
Non posso umiliarmi in sua presenza, non lo farò mai!
SHREWSBURY
Dovete farlo! Parlatele con rispetto, con calma. Implorate la sua generosità,
non proclamate i vostri diritti, non è il momento.
MARIA
Ahimè, io ho provocato la mia rovina ed ecco che, al colmo della sfortuna, vengo
esaudita! Non dovevamo incontrarci mai, e da questo incontro non può derivare
altro che male! È più facile che l'acqua e il fuoco si mescolino, e che
l'agnello abbracci la tigre... Ho sofferto troppo, e lei mi ha troppo offesa...
No, tra noi è impensabile una riconciliazione!
SHREWSBURY
Almeno accettate di guardarla in faccia! L'ho vista commossa dalla vostra
lettera, ho visto gli occhi che le si riempivano di lacrime. No, non è spietata,
dovete avere più fiducia in voi! L'ho preceduta apposta per avvertirvi e farvi
coraggio prima di incontrarla.
MARIA (prendendogli una mano)
Ah, Talbot, voi mi siete sempre stato amico, ah, se fossi rimasta sotto la
vostra tutela! Shrewsbury, con che spietata intransigenza mi trattano!
SHREWSBURY
Adesso dovete dimenticarvene. Pensate solo a riceverla in devozione e umiltà.
MARIA
Burleigh, il mio cattivo angelo, è con lei?
SHREWSBURY
È accompagnata da Lord Leicester.
MARIA
Lord Leicester!
SHREWSBURY
Non abbiate timore! Non desidera la vostra rovina. È stato lui a persuadere la
regina a questo colloquio.
MARIA
Ah, lo sapevo!
SHREWSBURY
Come dite?
PAULET
Sua Maestà la regina!
(Tutti si fanno rispettosamente da parte, tranne Maria sorretta da Hanna
Kennedy)
Scena quarta
I precedenti, Elisabetta, il conte di Leicester e il seguito.
ELISABETTA (a Leicester)
Come si chiama questa tenuta?
LEICESTER
È il castello di Fotheringhay.
ELISABETTA (a Shrewsbury)
Inviate il seguito a Londra. C'è troppa gente che si accalca per le vie, e noi
preferiamo riposare un poco nel silenzio di questo parco. (Talbot fa allontanare
il seguito, Elisabetta fissa attentamente Maria mentre si rivolge a Paulet) Il
mio popolo mi ama troppo, e mi adora al punto di scambiarmi per un idolo! Così
si venera un dio, e non un essere umano.
MARIA (che, fino a questo istante, si era sorretta alla nutrice, adesso si
risolleva e i suoi occhi incontrano lo sguardo fisso e inesorabile di
Elisabetta. Trema e torna a sorreggersi ad Hanna)
Dio mio, su quel viso non c'è la minima traccia di un sentimento!
ELISABETTA
Chi è questa signora? (Silenzio generale)
LEICESTER
Maestà, sei a Fotheringhay.
ELISABETTA (si finge sorpresa e getta a Leicester uno sguardo di rimprovero)
Chi mi ha fatto venir qui? Lord Leicester!
LEICESTER
Ormai sei qui, Maestà. E poiché il cielo ha guidato i tuoi passi, dai ascolto
alla pietà e alla generosità del tuo cuore!
SHREWSBURY
Maestà, degnati di accogliere la nostra supplica e volgi gli occhi a un'infelice
che qui, davanti a te, sta per venir meno!
(Maria si fa coraggio e, dominandosi, fa qualche passo verso Elisabetta ma, a
metà strada, si ferma tremante. I suoi gesti esprimono un dissidio violento e
irrefrenabile)
ELISABETTA
Cosa mi avete raccontato, signori? Chi mi ha parlato di un'infelice umiliata e
vinta! Io vedo un'orgogliosa che non si è lasciata abbattere dalle avversità!
MARIA
E sia! Sopporterò anche questo. Addio, sterile orgoglio di un animo nobile!
Voglio dimenticare chi sono e le mie spaventose sofferenze, e gettarmi ai piedi
di chi è stata la causa della mia rovina. (Rivolgendosi ad Elisabetta) Il cielo,
sorella, si è schierato dalla tua parte, e il tuo capo è cinto dall'aureola
della vittoria. Ed io venero il Dio che ti ha fatto salire così in alto! (Si
inginocchia davanti a lei) Ma ora, sorella, dimostrate anche voi generosità e
misericordia! Non lasciatemi affondare nell'umiliazione e nella polvere!
Porgetemi la vostra mano regale perché possa sollevarmi dalla vergogna che mi ha
spinto così in basso!
ELISABETTA (indietreggiando)
Voi, Lady Maria, siete al posto che vi spetta ed io ringrazio Dio che non ha
voluto che fossi qua ai vostri piedi come voi, ora, siete qui davanti a me.
MARIA (accalorandosi)
Pensate all'eterno avvicendarsi delle cose umane! Riflettete che gli dèi
puniscono il peccato d'orgoglio! Adorate e temete quella tremenda maestà che mi
ha costretta a gettarmi ai vostri piedi. E, per considerazione nei confronti di
chi ci osserva e ci circonda, rispettate voi stessa nella mia persona e non
profanate il sangue dei Tudor che scorre nelle mie e nelle vostre vene... Dio
del cielo! Non restate gelida e inaccessibile come lo scoglio che il naufrago
cerca ad ogni costo, nella sua disperazione, di accostare! Tutto, la mia vita e
la sorte che mi attende, dipendono dal potere di persuasione delle mie parole, e
dall'eloquenza del mio pianto! Alleviate il mio cuore, fate che si doni al
vostro e vi commuova! Quando mi penetrate col gelo dei vostri occhi, il cuore
tremando si chiude in se stesso, le lacrime si seccano e un atroce orrore mi
impedisce di rivolgervi la supplica che ero pronta a sottoscrivere!
ELISABETTA (con severità e durezza)
Lady Stuarda, cosa volete dirmi? Avete chiesto di parlarmi. Voglio mettere da
parte la regina, che è stata gravemente offesa, e comportarmi come una sorella
misericordiosa: perciò ho deciso di accordarvi la mia presenza. Cedo alla
generosità dell'impulso, consapevole di espormi a delle critiche per aver osato
abbassarmi fino a questo punto... voi sapete che avete cercato di uccidermi.
MARIA
Da dove cominciare? Come collocare una accanto all'altra le parole perché vi
commuovano e non vi offendano? Dio mio, conferite forza e persuasione alle mie
parole, e privatele di qualsiasi appiglio che possa ferire! Ma non posso
perorare la mia causa senza accusarvi, e non voglio farlo! Siete stata crudele
con me. Sono una sovrana, come voi, e voi mi avete gettata in un carcere. Vi ho
chiesto umilmente aiuto, come una supplice, e voi disprezzando il diritto delle
genti e le sacre leggi dell'ospitalità, mi avete rinchiuso tra queste mura; gli
amici, i servi vengono allontanati, sono ridotta a una spaventosa miseria e, per
finire, sono costretta a subire le deliberazioni di un tribunale ignobile... Non
voglio dire altro! L'oblio ricopra per sempre le sofferenze del mio passato...
Questo, in fondo, è il gioco prediletto del destino. Né voi né io siamo
colpevoli. Uno spirito maligno scaturito dal profondo è sorto ad alimentare in
noi la fiamma dell'odio che ci aveva già divise nella giovinezza. È cresciuto
nell'intimo di noi stesse, e i malvagi ne hanno attizzato la fiamma mentre i
fanatici, nella loro follia, hanno messo in mano agli innocenti la spada e il
pugnale... Questa è la maledizione dei sovrani che, nei loro conflitti,
coinvolgono i popoli e dalla loro rivalità alimentano spaventosi furori. Ma
adesso nessun estraneo si è messo tra noi due (le si avvicina confidenzialmente,
in tono insinuante) e siamo una di fronte all'altra. Parlate, sorella! Dite di
cosa sono colpevole, e vi confesserò semplicemente la verità. Oh, se mi aveste
ascoltato quando tentavo ad ogni costo di incontrarvi! Non saremmo finite a
questo punto, e questo doloroso incontro non sarebbe avvenuto in un luogo così
triste!
ELISABETTA
La mia buona stella ha vegliato su di me e non ha permesso che mi allevassi una
serpe in seno! Non incolpate il destino, ma il vostro cuore, e l'ambizione
spaventosa della vostra casata. Non c'era la minima ostilità tra noi quando
vostro zio, quel prete arrogante avido di potere, che allunga la mano audace
verso tutti i troni disponibili, mi dichiarò guerra e vi convinse a pretendere
la mia corona, ad adottare il mio stemma, e a sfidarmi ad una contesa mortale. A
cosa non è ricorso per combattermi? All'eloquenza dei sacerdoti, alla spada dei
popoli, alle armi ingloriose del fanatismo e della esaltazione religiosa.
Persino qua, nella pace del mio regno, ha tentato di appiccare la scintilla
della sedizione. Ma Dio è dalla mia parte, e quel prete superbo deve cedere il
campo. Il suo colpo era diretto contro la mia testa, ed è la vostra a cadere!
MARIA
Sono nelle mani di Dio. Non vorrete abusare in modo così orribile del vostro
potere.
ELISABETTA
Chi me lo impedisce? Vostro zio ha fornito una lezione esemplare ai sovrani
della terra su come concludere la pace col nemico! La mia scuola sia la notte di
San Bartolomeo! I vincoli di parentela, e il diritto delle genti cosa sono in
definitiva? La Chiesa stessa, santificando lo spergiuro e il regicidio, ci
libera dai vincoli e ci assolve dai doveri! Io mi limito a praticare
l'insegnamento dei vostri preti. Rispondete: se decidessi di rimettervi in
libertà, se lo facessi spinta dal mio animo generoso, voi che garanzia mi
dareste in cambio? Con quale serratura potrei rinchiudere la vostra lealtà? La
chiave di San Pietro potrebbe sempre aprirla. L'unica garanzia di cui dispongo è
la forza, e con un nido di vipere non si scende a patti.
MARIA
Oh questa tetra diffidenza, ecco balenare di nuovo timori e sospetti! Mi avete
sempre considerata un'estranea, una nemica: se mi aveste riconosciuta erede,
come è mio diritto, l'affetto e la gratitudine mi avrebbero trasformata in
un'amica e in una cara parente!
ELISABETTA
I vostri amici, signora, non sono qui: i vostri fratelli sono i preti, e la
vostra casa è il papato. Dite che avrei dovuto nominarvi erede? Ah, che insidia
ben congegnata! Perché, mentre sono ancora in vita, voi lasciva Armida possiate
sedurre in pace il mio popolo e far cadere nelle vostre reti voluttuose i nobili
migliori del paese, perché tutti comincino ad adorare il nuovo sole, ed io...
MARIA
Regnate in pace! Cedo a qualsiasi pretesa su questo regno. Ahimè, le ali del mio
spirito sono spezzate, la grandezza non mi seduce più... Avete raggiunto il
vostro scopo: non sono che l'ombra di Maria. Quell'ardente coraggio che
possedevo un tempo è stato stroncato negli anni bui e nel disonore del
carcere... Avete ottenuto ciò che era assolutamente imprevedibile: mi avete
distrutta nel fiore degli anni! Ma adesso arrivate alla conclusione, sorella!
Pronunciate quella parola! Quella che vi ha fatto venire fin qui! Ditemi: «Siete
libera, Maria! Avete conosciuto il rigore inflessibile della mia forza, ed ora
imparate a conoscere la mia generosità d'animo!». Dite queste parole, e allora
vedrete che rinascerò per merito vostro alla libertà e alla vita... Una sola
parola che annullerà per sempre il passato. Io sono qui ad attenderla, non
fatemi aspettare ancora! Guai a voi se mi abbandonerete senza averla
pronunciata, se non prenderete congedo da me come una dea benevola e pietosa.
Oh, cara sorella, per tutte le ricchezze di quest'isola e di ogni terra
circondata dalle acque del mare, non vorrei stare qui davanti a voi come voi
siete ora davanti a me!
ELISABETTA
Ammettete finalmente la sconfitta? Avete finito di tramare i vostri intrighi?
Non c'è più nessun sicario che mi assalga a tradimento? E nessun avventuriero
pronto ad essere assoldato per le vostre tristi imprese? Allora per voi non c'è
più scampo, Lady Maria. Non sedurrete più nessuno, e il mondo si occuperà di ben
altro. Nessuno si candiderà mai più al ruolo di vostro... quarto marito, dal
momento che siete imparziale nell'eliminare sia mariti che spasimanti!
MARIA (trasalendo)
Sorella! Sorella! Dio mio, fammi restare padrona di me stessa!
ELISABETTA (fissandola a lungo con aperto disprezzo)
Sarebbero queste, Lord Leicester, le doti che nessun uomo può ammirare
impunemente e che nessuna donna può mai sperare di uguagliare? Devo ammettere
che la fama di cui gode è ampiamente sopravvalutata. Per diventare la bellezza
universale basta diventare la bellezza di tutti!
MARIA
Questo è troppo!
ELISABETTA (con una risata di scherno)
Adesso mostrate il vostro vero volto, quello di prima era solo una maschera.
MARIA (con estrema dignità, fremente d'ira)
Ho compiuto parecchi sbagli deplorevoli nella mia giovinezza, ed ognuno di noi
può sbagliare. Ho adorato il potere apertamente, e con un regale orgoglio da cui
non andava esente la lealtà non ho mai fatto mistero di ciò che ero. Il mondo è
informato di me nei dettagli più intimi e atroci, ma posso affermare di essere
migliore della fama che mi circonda. Guai a voi se un giorno vi strapperete quel
manto d'ipocrisia col quale nascondete con tanta abilità le vostre ardenti e
violente passioni! Da vostra madre non vi è certo stata trasmessa l'onestà:
sappiamo tutti per quale eletta virtù Anna Bolena è salita sul patibolo!
SHREWSBURY (intromettendosi tra le due regine)
Dio mio! A questo dovevamo arrivare! Dove sono l'umiltà e la condiscendenza che
mi avevate promesso, Lady Maria?
MARIA
Condiscendenza? Ho sopportato ciò che è umanamente sopportabile! Adesso ti
abbandono per sempre, miserabile condiscendenza che si addice a una pecora!
Vattene, vile pazienza, il mio cuore ti ripudia! Ira da troppo tempo repressa,
spezza le tue catene ed esci dall'orrida voragine dove da troppo tempo ti eri
inabissata! Tu che hai regalato al basilisco quello sguardo che è in grado di
uccidere, fa' spuntare sulla mia lingua una freccia intinta di veleno...
SHREWSBURY
È fuori di sé! Perdona a questa povera folle, che il dolore ha travolto!
(Elisabetta, ammutolita dall'ira, fissa Maria con estremo livore)
LEICESTER (molto agitato, cercando di allontanare Elisabetta)
Non ascoltare questa pazza! Abbandona questo luogo maledetto!
MARIA
Il trono d'Inghilterra è profanato da una bastarda, e il nobile popolo
britannico è ingannato da un'astuta istriona! Se regnasse il diritto, voi ora
sareste qui, nella polvere, in mia presenza perché sono io la vostra regina.
(Elisabetta si allontana in fretta, e i Lord la seguono in grande costernazione)
Scena quinta
Maria, Hanna Kennedy.
KENNEDY
Cos'avete fatto! Se n'è andata schiumante di bile! Adesso è tutto finito, e non
c'è più speranza.
MARIA (tuttora fuori di sé)
Schiumante di bile! E con la morte nel cuore! (Abbracciando Hanna) Oh, come sono
felice, Hanna! Finalmente, dopo anni di cocenti umiliazioni e di atroci dolori,
un istante di vendetta e di trionfo! Mi sono tolta dal cuore un peso spaventoso,
ora che ho immerso il pugnale nel seno della mia nemica!
KENNEDY
Infelice! Vi siete lasciata trasportare dalla follia, e avete ferito a morte
qualsiasi possibilità di riconciliazione! Lei è la regina, e detiene la folgore
del potere, e voi avete osato denigrarla davanti al suo amante!
MARIA
L'ho umiliata in presenza di Leicester! Egli ha visto, ed è stato testimone del
mio trionfo! Quando l'ho costretta a scendere dalla sua sublime altezza, lui era
qui e questo mi ha dato la forza di farlo!
Scena sesta
Le precedenti, Mortimer.
KENNEDY
Signore! Che esito atroce...
MORTIMER
Ho sentito tutto. (Fa cenno alla nutrice di ritirarsi e si avvicina a Maria. Il
suo aspetto tradisce una passione violenta) Hai vinto! L'hai costretta a mordere
la polvere! Tu eri la regina, e lei la colpevole! Ammiro il tuo coraggio, e ti
amo dal profondo del cuore: adesso mi appari regale e splendida come una dea...
MARIA
Avete parlato a Leicester, gli avete consegnato la mia lettera, il mio ritratto?
Ditemi, vi supplico!
MORTIMER (guardandola con passione)
Com'eri bella, nel fulgore regale della tua ira! Che fascino assumevi ai miei
occhi! Nessuna donna al mondo è più bella di te.
MARIA
Signore, vi scongiuro, rompete gli indugi! Cosa vi ha detto Lord Leicester? Sono
autorizzata a sperare?
MORTIMER
Chi? Quello? È un vile, un miserabile... Non dovete aspettarvi nulla da lui...
Riservategli tutto il vostro disprezzo, e dimenticatelo!
MARIA
Cosa dite?
MORTIMER
Dovrebbe possedervi, salvarvi! Lui! Vorrei vederlo alla prova! Solo con la morte
può strapparvi da me!
MARIA
Non gli avete consegnato la mia lettera? Oh, allora tutto è perduto!
MORTIMER
Quel vile ama la vita. Chi vuole possedervi e salvarvi deve avere il coraggio di
slanciarsi tra le braccia della morte senza la minima esitazione!
MARIA
Non vuole fare nulla per me?
MORTIMER
Non parliamone più! Cosa può fare per voi, e perché dovremmo ricorrere al suo
aiuto? Solo io, io solo vi salverò!
MARIA
Ahimè! Cosa contate di fare?
MORTIMER
Non illudetevi, non crediate di trovarvi nelle stesse condizioni di ieri! Il
modo in cui se n'è andata la regina, l'andamento del colloquio, tutto afferma
che siete perduta, e che non c'è nessuna speranza che venga accordata la grazia.
Adesso bisogna agire, e la svolta decisiva sarà determinata dal coraggio.
Giochiamo il tutto per tutto! Prima dell'alba, sarete libera.
MARIA
Come? Stanotte? È mai possibile?
MORTIMER
Ascoltate le decisioni che abbiamo preso. Ho riunito segretamente i compagni in
una cappella, abbiamo sentito la messa e un prete ci ha dato l'assoluzione non
solo per i peccati commessi ma per quelli ancora da compiere. Abbiamo ricevuto
l'estrema unzione e siamo preparati alla morte.
MARIA
Orribili preparativi!
MORTIMER
Stanotte assaliremo il castello, mi sono già procurato la chiave. Uccideremo i
guardiani, vi porteremo via dalla vostra stanza e, se è il caso, uccideremo
chiunque tenti di impedirci la fuga per non lasciare in vita nemmeno un
traditore che possa denunciare il rapimento.
MARIA
E i miei guardiani Drury e Paulet? Si faranno uccidere e opporranno resistenza
fino all'ultimo...
MORTIMER
Saranno le prime vittime dei nostri pugnali.
MARIA
Come? Vostro zio? Il vostro secondo padre?
MORTIMER
Lo ucciderò con le mie mani.
MARIA
Che delitto spaventoso!
MORTIMER
Da qualsiasi crimine siamo assolti fin da ora. Posso commettere i delitti più
atroci, e li commetterò.
MARIA
È orribile!
MORTIMER
Ho giurato sull'Ostia consacrata che se dovessi uccidere la regina, lo farò.
MARIA
No, Mortimer! Non voglio che sia sparso tanto sangue attorno a me!
MORTIMER
Cos'è la vita paragonata a te, e al mio amore? Che il mondo crolli miseramente e
un nuovo diluvio sommerga anche l'ultimo essere umano... per me non ha più
importanza! Prima che io rinunci a te, l'intero universo andrà in frantumi!
MARIA (indietreggiando)
Mio Dio, che modo di esprimersi! Che occhiate! Mi fate tremare, signore!
MORTIMER (con gli occhi sbarrati e un'espressione attonita e folle)
La vita è solo un istante, esattamente come la morte! Possono trascinarmi fino a
Tyburn, e strapparmi la carne con una tenaglia arroventata... (avanzando verso
di lei a braccia aperte) basta solo, amor mio, che possa abbracciarti...
MARIA (indietreggiando)
Andate indietro, pazzo, sconsiderato!
MORTIMER
Su questo seno, su queste labbra che alitano d'amore...
MARIA
Per amor di Dio, signore! Lasciatemi rientrare!
MORTIMER
È un folle chi non sa afferrare la felicità e tenerla avvinta a sé in un nodo
indissolubile, quando gli viene donata dalle mani di un dio! Voglio salvarti, e
ti salverò a costo di sacrificare mille vite... ma, com'è vero Dio, giuro che
dopo dovrai essere mia!
MARIA
Oh, non c'è neppure un angelo che mi venga in aiuto! Che spaventoso destino il
mio, che si diverte a farmi passare da un terrore a un altro terrore! Sono nata
solo per suscitare odio e violenza? L'odio e l'amore hanno stipulato un patto
solo per gettarmi nella desolazione?
MORTIMER
Sì, ti amo con lo stesso accanimento con cui ti odiano i tuoi avversari!
Vogliono decapitarti, e tagliare con la mannaia questo collo candido come la
neve. Consacra al dio della felicità e della vita ciò che dovresti sacrificare
all'odio! Fai la felicità dell'amante con questi doni che non ti appartengono
più! Questi bei riccioli, queste chiome morbide come la seta consacrate alle
fredde divinità della morte, usale per incatenare a te il tuo schiavo per
sempre!
MARIA
Che linguaggio devono subire le mie orecchie! Se non avete nessun rispetto per
il mio capo regale, rispettate almeno la mia angoscia e la mia miseria.
MORTIMER
La corona ti è caduta dal capo, la maestà terrena che adorna i sovrani in questo
mondo ti ha abbandonata. Prova a scagliare un ordine e vedi se un amico, un
salvatore risponde e corre in tua difesa. Non hai più nulla se non la tua
bellezza che rapisce il cuore e il suo divino potere che mi costringe a correre
tutti i rischi e ad affrontare spavaldo persino la mannaia del carnefice...
MARIA
Ah, chi mi salverà dalla sua follia!
MORTIMER
Chi affronta queste prove estreme, deve ottenere un'adeguata ricompensa. Perché
un valoroso versa il proprio sangue? La vita è il bene più grande e chi la getta
via per nulla è solo un povero pazzo. Io, prima, voglio godere l'ardente calore
del tuo seno... (La stringe tra le braccia con ardore)
MARIA
Devo chiamare qualcuno che mi protegga da chi vuole salvarmi?
MORTIMER
Tu non sei affatto priva di sensibilità. Nessuno ti ha mai accusata
d'indifferenza e di freddezza. Una supplica amorosa ti sconvolge, hai fatto la
felicità del cantante Rizzio, e hai permesso a un Bothwell di sedurti...
MARIA
Insolente!
MORTIMER
È stato solo un tiranno per te! Tu lo amavi e, al tempo stesso, tremavi davanti
a lui. Se è il terrore ad assicurare la tua conquista, allora io in nome
dell'inferno...
MARIA
Lasciatemi! Siete pazzo?
MORTIMER
Dovrai tremare anche davanti a me!
KENNEDY (entrando in gran fretta)
Arrivano, vengono! Il parco è pieno di soldati.
MORTIMER (trasale e sguaina la spada)
Io ti difenderò!
MARIA
Hanna, salvami dalle sue mani! Dove posso nascondermi? Quali santi invocare? Qui
sono minacciata dalla violenza, e là dentro c'è la morte. (Rientra nel castello,
seguita da Hanna)
Scena settima
Mortimer, Paulet e Drury entrano in grande agitazione. Persone del seguito
attraversano la scena.
PAULET
Sbarrare le porte! Alzate i ponti!
MORTIMER
Zio, cosa succede?
PAULET
Dov'è l'assassina? Sia rinchiusa nel più orrido carcere!
MORTIMER
Ma cosa c'è? Cos'è accaduto?
PAULET
La regina! Da mani infami ed empie! Che audacia infernale!
MORTIMER
La regina? Quale regina?
PAULET
D'Inghilterra! È stata assassinata sulla via di Londra! (Entra nel castello)
Scena ottava
Mortimer, subito dopo Okelly.
MORTIMER
Sono completamente pazzo? Non ho incontrato qualcuno un minuto fa? Non mi ha
gridato che è stata assassinata la regina? No, no, si è trattato di un sogno. Un
delirio spaventoso mi fa apparire reale e autentico quello che è soltanto un
parto mostruoso dell'immaginazione. Chi c'è adesso? Okelly. È terrorizzato,
glielo si legge in faccia!
OKELLY (entrando di furia)
Fuggite, Mortimer, fuggite! Tutto è perduto.
MORTIMER
Cos'è perduto?
OKELLY
Non fate domande! Pensate a fuggire immediatamente!
MORTIMER
Cos'è successo?
OKELLY
È stato quel pazzo di Sauvage.
MORTIMER
Allora è proprio vero?
OKELLY
È vero, è vero! Pensate a salvarvi!
MORTIMER
È stata assassinata, ed ora Maria è incoronata regina d'Inghilterra.
OKELLY
Assassinata? Chi ve l'ha detto?
MORTIMER
Voi stesso!
OKELLY
È viva! E voi ed io, tutti noi siamo perduti.
MORTIMER
È viva!
OKELLY
Il colpo è mancato, il mantello ha parato l'arma, e Shrewsbury ha disarmato
l'assassino.
MORTIMER
È viva!
OKELLY
È viva, per la rovina di noi tutti! Venite! Il parco è già circondato.
MORTIMER
Chi è l'autore di questa follia?
OKELLY
Il barnabita di Tolone che avete visto assorto in meditazione nella cappella
quando il prete ci illustrò l'anatema lanciato dal Papa contro la regina. Ha
voluto scegliere la via più breve e, con la sua audacia, liberare la chiesa di
Dio e spianarsi il cammino al martirio. Solo al prete ha confidato ciò che
intendeva fare, che ha compiuto sulla via di Londra.
MORTIMER (dopo una lunga pausa)
Infelice, che atroce destino si accanisce eternamente su di te! Sì, adesso devi
morire. Il tuo angelo custode ha preparato la tua irrimediabile caduta.
OKELLY
Ditemi, dove fuggirete? Io corro a nascondermi nei boschi a settentrione.
MORTIMER
Fuggite, e che Dio vi protegga! Tenterò di salvarla per l'ultima volta e, se
fallirò, voglio morire sul suo sepolcro.
(Escono dai lati opposti)
ATTO QUARTO
Anticamera.
Scena prima
Il conte di Aubespine, Kent e Leicester.
AUBESPINE
Come sta Sua Maestà? Signori, non riesco ancora a riprendermi dal terrore. Com'è
potuto accadere? Com'è successo un episodio del genere in mezzo a una
popolazione così affezionata?
LEICESTER
Non è stato il popolo. È stato un suddito del vostro re, un francese.
AUBESPINE
Ovviamente un pazzo.
KENT
Un papista, conte Aubespine!
Scena seconda
I precedenti. Entra Burleigh che parla con Davison.
BURLEIGH
Stendiamo immediatamente l'ordine d'esecuzione, e corrediamolo del sigillo. Non
appena sarà pronto, fatelo sottoscrivere alla regina. Andate! Non c'è tempo da
perdere.
DAVISON
Sarà fatto. (Esce)
AUBESPINE (andando incontro a Burleigh)
Milord, il mio cuore fedele condivide la giusta gioia del paese. Sia lode al
cielo che ha distolto la mano omicida dal capo regale!
BURLEIGH
Lode a Lui che ha sventato e rivelato la perfidia dei nostri avversari!
AUBESPINE
Dio maledica l'autore di quest'azione ignobile!
BURLEIGH
L'autore e il suo infame mandante.
AUBESPINE (a Kent)
Lord Maresciallo, abbiate la compiacenza di condurmi da Sua Maestà perché
deponga ai suoi piedi i voti del mio re e sovrano.
BURLEIGH
Non prendetevi questo disturbo, conte!
AUBESPINE (in tono cerimonioso)
Lord Burleigh, conosco il mio dovere.
BURLEIGH
Il vostro unico dovere è quello di abbandonare l'isola al più presto.
AUBESPINE (indietreggiando con vivo stupore)
Come? Cosa significa?
BURLEIGH
Il vostro ufficio vi conferisce oggi l'immunità, ma domani potrebbe essere
troppo tardi.
AUBESPINE
Che colpa avrei commesso?
BURLEIGH
Se la nominerò, non verrà mai perdonata.
AUBESPINE
Spero, Milord, che i diritti dell'ambasciatore...
BURLEIGH
Non si applicano ai traditori.
LEICESTER e KENT
Come? Cosa dite?
AUBESPINE
Milord! Riflettete!
BURLEIGH
Nelle tasche dell'attentatore è stato trovato un passaporto scritto di vostro
pugno.
KENT
Possibile?
AUBESPINE
Io concedo parecchi passaporti, ma non posso sapere cosa pensa un uomo.
BURLEIGH
L'assassino si è confessato in casa vostra.
AUBESPINE
La mia casa è aperta.
BURLEIGH
Ad ogni nemico dell'Inghilterra.
AUBESPINE
Pretendo un'inchiesta!
BURLEIGH
Guardatevene!
AUBESPINE
Insultando la mia persona, voi insultate il mio sovrano, che vorrà infrangere
l'alleanza.
BURLEIGH
La regina l'ha già infranta: non ci sarà nessun matrimonio tra Inghilterra e
Francia. Lord Kent, scortate il conte perché salpi incolume. Il popolo
inferocito ha assalito la sua casa, vi è penetrato di forza, e ha scoperto
all'interno un arsenale impressionante d'armi d'ogni genere. Minaccia di
linciarlo se lo vede. Tenetelo al sicuro, finché non si sarà calmato. Rispondete
della sua vita!
AUBESPINE
Abbandono un paese come questo, dove non si rispetta il diritto delle genti e si
gioca coi trattati... Il mio sovrano chiederà soddisfazione col sangue...
BURLEIGH
La chieda pure! (Kent e Aubespine escono)
Scena terza
Leicester e Burleigh.
LEICESTER
Così sciogliete un patto che di vostra iniziativa vi eravate adoperato a
concludere con tanta fatica! L'Inghilterra non ve ne sarà riconoscente. Potevate
risparmiarvelo.
BURLEIGH
Il fine era onesto, ma Dio ha disposto altrimenti! Beato chi non ha niente di
peggio da rimproverarsi!
LEICESTER
Conosciamo molto bene la faccia che fa Lord Cecil quando va a caccia di
cospirazioni contro lo Stato! Questo è il momento opportuno per voi, Milord. È
stato commesso un infame delitto, i cui responsabili sono tuttora ignoti. Adesso
comincerà l'inchiesta, si peseranno le parole e gli sguardi e si esamineranno
con scrupolo persino i pensieri! E voi diventate l'uomo più influente del Paese,
l'Atlante che regge lo Stato, e tutta la nazione vi peserà sulle spalle.
BURLEIGH
In voi, Milord, riconosco il Maestro dato che una vittoria come quella che avete
ottenuto con le vostre doti oratorie io non l'ho mai riportata.
LEICESTER
A cosa alludete di preciso, Milord?
BURLEIGH
Non siete stato voi che, alle mie spalle, avete convinto la regina a recarsi a
Fotheringhay?
LEICESTER
Alle vostre spalle? Quando mai ogni mio gesto si è sottratto al vostro
controllo?
BURLEIGH
Cos'ho detto? Che avete condotto la regina a Fotheringhay? Non è esatto! Voi non
avete condotto la regina a Fotheringhay! È la regina che vi ci ha portato!
LEICESTER
Cosa volete insinuare, Milord?
BURLEIGH
Non c'è che dire, avete fatto recitare una bella parte alla regina! Un trionfo
eccezionale per la donna ignara e fiduciosa che vi aveva dato retta... la nostra
cara sovrana! Schernita, vilmente derisa, senza il minimo riguardo! Sarebbe
questa la moderazione, sarebbe questa la clemenza di cui all'improvviso siete
diventato paladino al Consiglio di Stato? Oh, certo, la Stuarda è un nemico
talmente insignificante che non vale la pena di macchiarci del suo sangue! Un
piano mirabile, di estrema intelligenza, tanto intelligente che è andato in
frantumi!
LEICESTER
Vile! Seguitemi immediatamente! Voglio che ripetiate queste parole davanti al
trono e alla regina!
BURLEIGH
Mi vedrete là. Ma badate, Milord, che l'eloquenza stavolta non vi tradisca!
(Esce)
Scena quarta
Leicester solo, poi Mortimer.
LEICESTER
Sono stato scoperto, mi hanno smascherato! Come ha potuto rintracciarmi, quello
sciagurato? Guai a me se possiede delle prove, e se la regina viene informata
della possibilità di un'intesa tra me e Maria... Dio! Ai suoi occhi ormai non
sarei altro che un reo confesso! Come le apparirebbero perfidi e subdoli i miei
consigli, e soprattutto le mie infelici pressioni per condurla a Fotheringhay!
Penserebbe che l'ho crudelmente schernita, che l'ho tradita a tutto vantaggio di
una rivale odiosa! Mai, mai più potrebbe perdonarmi! Tutto le sembrerebbe
spaventosamente premeditato, persino il tono amaro e beffardo che ha assunto il
colloquio, il trionfo della nemica e il suo riso di scherno. E, per finire, mi
attribuirebbe di aver armato la mano dell'assassino che, evento inatteso del
Fato, è intervenuta sanguinosa e terribile. Non vedo nessuna salvezza, da
nessuna parte! Ah, chi viene?
MORTIMER (entra in preda a un'agitazione febbrile guardandosi intorno con
timore)
Siete voi, Lord Leicester? Nessuno ci spia?
LEICESTER
Andatevene, sciagurato! Cosa cercate qui?
MORTIMER
Sono sulle nostre tracce, e anche sulle vostre, state attento!
LEICESTER
Andatevene, andatevene!
MORTIMER
Sono stati informati della riunione segreta a casa del conte Aubespine...
LEICESTER
E a me che importa?
MORTIMER
... e che era presente l'assassino...
LEICESTER
Affari vostri! Temerario! Con quale coraggio volete coinvolgermi nelle vostre
sanguinose imprese? Difendeteli da solo i vostri crimini!
MORTIMER
Vi prego, ascoltatemi!
LEICESTER (al colmo dell'ira)
Andate all'inferno! Perché vi appiccicate alle mie vesti come uno spirito
malvagio? Andatevene! Io non vi conosco e non ho niente a che fare con gli
assassini.
MORTIMER
Non volete ascoltarmi. Sono venuto a mettervi in guardia. Anche voi siete stato
scoperto...
LEICESTER
Ah!
MORTIMER
Il Lord Cancelliere dopo l'attentato si è recato a Fotheringhay e ha dato ordine
di perquisire la stanza della regina. È stato trovato...
LEICESTER
Cosa?
MORTIMER
Una lettera appena iniziata della regina indirizzata a voi...
LEICESTER
Povera infelice!
MORTIMER
... in cui vi chiede di mantenere la vostra parola, vi promette di nuovo la sua
mano, e parla del ritratto...
LEICESTER
Morte e dannazione!
MORTIMER
Lord Burleigh s'è impadronito della lettera.
LEICESTER
Sono perduto! (Durante le successive battute di Mortimer, percorre disperato la
scena)
MORTIMER
Cogliete l'occasione! Prevenitelo! Salvatevi e salvate Maria! Giurate il falso,
trovate delle scuse per evitare il peggio! Io non posso fare più nulla. I miei
compagni sono in fuga, il gruppo non esiste più. Corro in Scozia a cercare nuovi
seguaci. Ora è il vostro turno: dimostrate quanto vale un gran nome e un ardire
disposto ad affrontare qualsiasi rischio!
LEICESTER (si ferma, calmandosi improvvisamente)
Farò come dite voi. (Va verso la porta, l'apre e chiama) Ehi, guardie!
(All'ufficiale che entra con un manipolo di guardie) Arrestate questo traditore,
e sorvegliatelo! È stata scoperta un'orribile cospirazione, vado personalmente a
riferirlo a Sua Maestà. (Esce)
MORTIMER (impietrito dallo stupore, si riprende e osserva con infinito disprezzo
Leicester che si allontana)
Ah, infame! Non me lo merito? Aver riposto la mia fiducia in quel miserabile!
Che mi schiaccia e passa oltre, e la mia rovina gli offre un insperato appiglio
per salvarsi... Salvati pure! Terrò la bocca chiusa. Non voglio coinvolgerti
nella mia rovina, non voglio averti accanto nemmeno nella morte. La vita è il
solo bene in dotazione ai miserabili. (All'ufficiale della guardia che si
avvicina ad arrestarlo) Cosa pretendi da me, vile servo dei tiranni? Io rido di
te, io sono libero! (Estrae un pugnale)
UFFICIALE
È armato... Strappategli il pugnale! (Le guardie lo assalgono, e Mortimer si
difende)
MORTIMER
Nella libertà del mio ultimo istante di vita, aprirò il mio cuore e scioglierò
la lingua! Maledizione e rovina si abbattano su voi che avete tradito il vostro
Dio e la vostra autentica sovrana! Che avete abbandonato la Maria terrena e la
Maria divina che sta nell'alto dei cieli, e vi siete venduti ad una bastarda!
UFFICIALE
Avete sentito la bestemmia? Prendetelo!
MORTIMER
Adorata! Non sono riuscito a salvarti, ma ti offrirò in cambio un esempio di
virilità e di coraggio! Santa Maria prega per me e accoglimi con te nel regno
dei cieli (Si trafigge col pugnale e cade tra le braccia delle guardie)
Scena quinta
Stanza della regina. Elisabetta con una lettera in mano, Burleigh.
ELISABETTA
Portarmi fin là e schernirmi in quel modo! Traditore! Espormi così davanti alla
sua amante! Oh, Burleigh, nessuna donna è stata ingannata fino a questo punto!
BURLEIGH
Non riesco ancora a capacitarmi di quale potere o magia disponga per essere
riuscito a far dimenticare alla mia regina la sua innata prudenza!
ELISABETTA
Muoio di vergogna! Come avrà riso della mia deplorevole debolezza! Credevo di
umiliarla, e invece l'oggetto del suo scherno feroce sono stata io!
BURLEIGH
Ti rendi conto, ora, che i miei consigli avevano qualche fondamento.
ELISABETTA
Sì, e sono stata punita in modo esemplare per non averli seguiti fedelmente! Ma
come avrei potuto non prestargli fede? Come avrei potuto immaginare che i suoi
giuramenti di fedeltà e d'eterno amore fossero uno scaltro inganno? A chi dovrei
credere, se lui si è preso gioco di me? L'uomo che ho collocato più in alto di
tutti gli altri, che è sempre stato il più vicino al mio cuore, cui ho permesso
di comportarsi a corte come il Signore assoluto, come il sovrano!
BURLEIGH
Mentre lui ti tradiva con questa falsa regina di Scozia!
ELISABETTA
Lo pagherà con la vita! Ditemi, la sentenza è pronta?
BURLEIGH
È pronta, come avevi ordinato.
ELISABETTA
Deve morire, lui deve assistere alla sua caduta e poi cadere dopo di lei. L'ho
bandito per sempre dal mio cuore. L'amore è morto, e resta solo la vendetta. La
sua caduta dev'essere direttamente proporzionale all'altezza in cui l'avevo
posto, deve essere terribile, deve incutere terrore! Accompagnatelo sotto scorta
alla Torre. Voglio nominare un tribunale di Pari del regno che lo giudichi con
tutti i rigori della legge.
BURLEIGH
Verrà da voi a giustificarsi.
ELISABETTA
Come potrà farlo? Non lo accusa questa lettera? Il suo delitto è chiaro come la
luce del sole!
BURLEIGH
Ma tu sei pietosa e clemente, e il suo aspetto imponente, la sua virile
prestanza...
ELISABETTA
Non voglio vederlo! Mai, non voglio vederlo mai più! Avete ordinato di non farlo
entrare se si presenta?
BURLEIGH
L'ho fatto, sì.
UN PAGGIO (entrando)
Lord Leicester!
ELISABETTA
L'infame! Non voglio vederlo, ditegli che non voglio vederlo!
PAGGIO
Non oso dirlo a Lord Leicester, non mi crederebbe.
ELISABETTA
L'ho collocato così in alto che i miei servi temono più lui di me!
BURLEIGH (al paggio)
La regina gli vieta di avvicinarsi!
(Il paggio esce in preda all'incertezza)
ELISABETTA (dopo una pausa)
Eppure, se potesse... se trovasse una giustificazione valida... Secondo voi, non
potrebbe trattarsi di un tranello teso dalla Stuarda per dividermi dal mio amico
più affezionato e fedele? Oh, è una donna scaltra e infame, sapete! Se avesse
scritto quella lettera, solo per farmi balenare il sospetto e provocarmi, per
vendicarsi di lui che detesta ed essere l'artefice della sua rovina...
BURLEIGH
Maestà, considera...
Scena sesta
I precedenti, Leicester.
LEICESTER (spalanca l'uscio con violenza ed entra con grande autorità)
Voglio vedere in faccia quel temerario che si permette di vietarmi l'accesso
alla stanza della mia sovrana!
ELISABETTA
Impudente!
LEICESTER
Chi mi scaccia? Se Burleigh può vederla, posso vederla anch'io!
BURLEIGH
Milord, avete un bel coraggio a precipitarvi qua dentro contro un espresso
divieto.
LEICESTER
E voi, Lord Burleigh, avete un bel coraggio a intromettervi e a prendere la
parola! Divieto! Che significa? Nessuno, a questa Corte, può permettere o
vietare qualsiasi cosa al conte di Leicester! (Avvicinandosi umilmente a
Elisabetta) Voglio sentirlo dalle labbra della mia regina.
ELISABETTA (senza guardarlo)
Indegno! Andatevene via!
LEICESTER
In queste parole crudeli non ritrovo gli accenti della mia cara Elisabetta, ma
quelli di Lord Burleigh che mi è ostile! Io mi appello alla mia Elisabetta. Hai
ascoltato lui, ed ora devi ascoltarmi!
ELISABETTA
Parlate, impudente che non siete altro! Peggiorate la vostra situazione!
Smentite la vostra colpevolezza!
LEICESTER
Prima congedate questo importuno. Andatevene, Milord. Quello che intendo dire a
Sua Maestà non ha bisogno di testimoni. Andatevene!
ELISABETTA (a Burleigh)
Restate, invece! È un ordine!
LEICESTER
Perché una terza persona deve intromettersi tra noi? Io devo trattare solo con
la mia regina, e intendo far valere i diritti che mi conferisce il mio rango.
Diritti sacri! Voglio che Milord se ne vada!
ELISABETTA
Riconosco il vostro tono arrogante!
LEICESTER
Certo che ho questo tono, perché io sono quel felice mortale che tu hai voluto
distinguere tra tutti, e questo favore di cui godo mi rende immensamente
superiore agli altri. Questo rango di cui mi vanto lo devo al tuo cuore e, per
Dio, ciò che l'amore mi ha concesso saprò conservarlo dovesse andarne della mia
vita! Congeda questo individuo, e mi basterà un attimo a convincerti!
ELISABETTA
Sperate invano di confondermi con le vostre chiacchiere.
LEICESTER
Poteva confonderti con delle frasi insulse solo un millantatore come lui, mentre
io intendo rivolgermi al tuo cuore e ciò che ho avuto l'ardire di compiere,
nella certezza del tuo favore, voglio confessarlo a te, e a te sola! Riconosco
un solo tribunale: quello del tuo affetto!
ELISABETTA
Spudorato! Sarà questo sentimento a provocare la vostra rovina. Milord,
mostrategli la lettera.
BURLEIGH
Eccola.
LEICESTER (scorre la lettera, senza manifestare il minimo imbarazzo)
È la calligrafia della Stuarda!
ELISABETTA
Leggete e non dite una parola!
LEICESTER (con calma, dopo aver letto)
Le apparenze sono contro di me ma non vorrete, mi auguro, giudicarmi in base
alle apparenze.
ELISABETTA
Potete negare di esservi inteso in segreto con la Stuarda, di aver ricevuto in
dono il suo ritratto, e di averle fatto sperare la libertà?
LEICESTER
Se mi sentissi in colpa, sarebbe facile per me smentire le accuse che mi rivolge
una nemica. Ma la mia coscienza è senza macchia, ed ammetto che ciò che scrive è
la pura verità!
ELISABETTA
E allora, sciagurato?
BURLEIGH
Le sue stesse parole lo condannano.
ELISABETTA
Allontanatevi. Alla Torre, traditore!
LEICESTER
Non ti ho tradita! Ho sbagliato, non rivelandoti questo mio passo. Ma le mie
intenzioni erano buone. L'ho fatto unicamente per comprendere i più intimi
pensieri della tua nemica, e causare la sua rovina.
ELISABETTA
Misera scusa.
BURLEIGH
Come, Milord? Credete che...
LEICESTER
Ho giocato una partita assai rischiosa, e solo il conte di Leicester qui, a
Corte, poteva avere il coraggio di compiere un gesto simile! Tutti sanno quanto
odio la Stuarda. Il rango che occupo, la fiducia che Sua Maestà mi accorda
devono bastare a non mettere nemmeno in dubbio l'onestà delle mie intenzioni!
L'uomo che, col tuo favore, hai collocato più in alto di chiunque altro può
intraprendere una strada personale, nonostante i rischi, per fare il suo dovere.
BURLEIGH
Perché l'avete tenuto nascosto, se era una buona causa?
LEICESTER
Milord, voi avete l'abitudine di parlare molto prima di agire, e vantate in
lungo e in largo tutto ciò che fate. Questa è la vostra condotta. Mentre io ho
l'abitudine di agire e, solo dopo, di parlare.
BURLEIGH
Parlate solo perché vi si obbliga a farlo.
LEICESTER (squadrandolo con arroganza e disprezzo)
E voi credete di aver fatto qualcosa d'inaudito, di aver smascherato una
congiura e salvato la regina! Siete certo di sapere tutto, e credete che nulla
sfugga al vostro sguardo! Povero illuso! Nonostante l'acume delle vostre ben
note facoltà, oggi Maria Stuarda sarebbe libera, se io non l'avessi impedito.
BURLEIGH
E voi avreste...?
LEICESTER
Sì, Milord. La regina, fidandosi di Mortimer, gli svelò le sue intenzioni fino
ad affidargli un incarico sanguinoso diretto contro Maria, un incarico che lo
zio aveva rifiutato con orrore. È vero o no, rispondete!
(La regina e Burleigh si fissano stupiti)
BURLEIGH
Come avete fatto a sapere queste cose?
LEICESTER
È o non è vero? Ditemi, Milord, dov'erano finiti i vostri cento occhi d'Argo se
non vi eravate neppure accorto che Mortimer vi tradiva, che era un papista
fanatico, una creatura dei Guisa, un temerario rotto a qualsiasi azione, tornato
in patria per uccidere la regina e liberare la Stuarda?
ELISABETTA (al culmine dello stupore)
Quel Mortimer!
LEICESTER
Era l'intermediario di cui si serviva Maria per trattare con me, è così che ho
fatto la sua conoscenza. Oggi dovevano liberarla dal carcere, me l'ha appena
rivelato. Perciò l'ho fatto arrestare ed egli, disperato per essere stato
scoperto, vedendo il fallimento delle sue ambizioni, si è ucciso.
ELISABETTA
Sono stata ingannata in modo atroce... Quel Mortimer!
BURLEIGH
E tutto ciò è accaduto ora? Da quando vi ho lasciato?
LEICESTER
Mi dispiace molto che sia finito così. Se fosse ancora vivo, la sua
testimonianza mi avrebbe prosciolto da ogni accusa e su di me non peserebbe
nemmeno l'ombra di un sospetto. Per questo motivo l'avevo consegnato alla
giustizia: perché un'indagine accurata dimostrasse a tutti la mia innocenza.
BURLEIGH
Avete detto che si è ucciso... non l'avrete ucciso voi?
LEICESTER
Che sospetto mostruoso! Interrogate la guardia cui l'ho affidato! (Va alla porta
e chiama l'ufficiale della guardia) Riferite a Sua Maestà la fine di quel
Mortimer.
UFFICIALE
Montavo la guardia in anticamera, quando il conte aprì l'uscio all'improvviso e
mi ordinò di arrestare il cavaliere perché era un traditore dello Stato. Lo
vedemmo andare su tutte le furie, bestemmiare in modo irriferibile e atroce
contro la regina, estrarre il pugnale e, prima che glielo potessimo impedire,
trafiggersi e cadere morto al suolo.
LEICESTER
Bene. Potete andare. La regina è stata edotta a sufficienza...
(L'ufficiale esce)
ELISABETTA
Che abisso di orrori inauditi!
LEICESTER
Dimmi adesso, chi ti ha salvata? È stato Lord Burleigh? Cosa ne sapeva dei
pericoli che ti minacciavano da ogni lato? È stato lui a sventarli? No, è stato
il tuo fedele Leicester, il tuo angelo custode!
BURLEIGH
Conte! Quel Mortimer è morto al momento giusto per voi.
ELISABETTA
Non so più cosa pensare. Vi credo, e non vi credo. Penso che siate colpevole, e
penso che non lo siate. Oh, come odio quella donna che è l'artefice di ogni
male!
LEICESTER
Deve morire. Anch'io adesso voto a favore della sua morte. Io ti avevo
consigliato di sospendere l'esecuzione finché non si presentasse qualcun altro a
difenderla. Questo avvenimento si è verificato, e quindi non c'è più motivo di
rinviare la sentenza!
BURLEIGH
E siete voi a consigliarlo! Voi!
LEICESTER
Per quanto detesti ricorrere a questi mezzi estremi, credo fermamente che la
sicurezza di Sua Maestà esiga questo sacrificio. Propongo quindi che venga
immediatamente eseguita la sentenza!
BURLEIGH (alla regina)
Dato che le intenzioni di Lord Leicester sono di una lealtà a tutta prova, io
propongo che l'incarico sia affidato a lui!
LEICESTER
A me!
BURLEIGH
A voi. In che modo inequivocabile potete fugare qualsiasi sospetto che si possa
avanzare sul vostro conto, se non facendo morire la donna che secondo l'accusa
avreste amato?
ELISABETTA (fissando Leicester)
Milord ha ragione. Do il mio assenso. E così si proceda!
LEICESTER
Il mio alto grado dovrebbe inibirmi un incarico così triste che sarebbe assai
più adatto a un Burleigh qualunque, e non a me. Chi vive in tanta intimità con
la regina dovrebbe astenersi da compiti così lugubri. Ma per dimostrare la mia
devozione e soddisfare la mia sovrana, rinuncio ai privilegi del mio rango e
assumo questo odioso incarico.
ELISABETTA
Insieme a Lord Burleigh! (A Burleigh) Fate in modo che l'ordine sia preparato
immediatamente.
(Burleigh esce. Da fuori si sentono voci e grida)
Scena settima
Il conte di Kent, e i precedenti.
ELISABETTA
Cosa succede, Lord Kent? Cosa sono queste grida? Cosa avviene qui, in città?
KENT
Maestà, la folla circonda il palazzo e chiede a gran voce di vederti.
ELISABETTA
Cosa vuole il mio popolo?
KENT
A Londra corrono voci spaventose. Si dice che la tua vita è in pericolo, che la
città è piena di sicari inviati dal Papa ad ucciderti, che i cattolici sono
scesi in campo per liberare la Stuarda con la forza e proclamarla regina. Il
popolo ci crede e si solleva. Solo la testa della Stuarda, che dovrebbe cadere
oggi stesso, può restituirgli la calma.
ELISABETTA
Come? Vogliono obbligarmi?
KENT
Sono decisi a restare finché non avrai firmato la sentenza di morte.
Scena ottava
Burleigh e Davison con un foglio. I precedenti.
ELISABETTA
Cosa mi avete portato, Davison?
DAVISON (avvicinandosi in tono d'estrema serietà)
Me l'hai ordinato, Maestà...
ELISABETTA
Cosa? (Mentre sta per prendere il foglio, trasale e ritira la mano) Mio Dio!
BURLEIGH
Obbedisci alla voce del popolo, che è la voce di Dio.
ELISABETTA (lottando con se stessa)
Signori! Chi mi garantisce che quella che ascolto sia davvero la voce del popolo
e di tutto il mondo? Ahimè, ho paura che se mi piego al grido della folla, debba
poi sentire una voce completamente diversa... e che proprio coloro che mi
spingono a questa decisione si tramutino in giudici severi e implacabili a fatto
compiuto!
Scena nona
Shrewsbury, i precedenti.
SHREWSBURY (in estrema agitazione)
Maestà, vogliono forzarti la mano! Abbi forza, resisti! (Vede Davison col foglio
in mano) È già avvenuto? Ahimè! Vedo un foglio infausto in quella mano. Non
dovete presentarlo adesso a Sua Maestà!
ELISABETTA
Mio nobile Shrewsbury! Mi obbligano a farlo.
SHREWSBURY
Chi ti può obbligare? La regina sei tu, comportati come tale. Ordina di tacere a
quelle voci barbare e disumane che osano forzare la tua volontà regale e
determinare il tuo giudizio. Il popolo è terrorizzato e non è in grado di
connettere. Tu stessa sei intimamente offesa, sei stata provocata, sei fuori di
te, ed è logico che ora tu sia incapace di ponderare con calma il tuo giudizio.
BURLEIGH
Si è giudicato da tempo. Qui non si tratta di giudicare, ma di eseguire.
KENT (che all'arrivo di Shrewsbury si era allontanato, tornando)
Il tumulto cresce, non riusciamo più a trattenerli.
ELISABETTA (a Shrewsbury)
Vedete che pressioni mi fanno!
SHREWSBURY
Vi chiedo di soprassedere. Questa firma decide della tua pace e della felicità
della tua vita. Ci hai riflettuto per anni, ed ora vuoi lasciarti travolgere da
un turbine passeggero? Ti chiedo solo una breve dilazione. Rifletti seriamente,
e aspetta un momento più opportuno.
BURLEIGH (con foga)
Aspetta, rimanda, esita finché il regno non sia messo a ferro e a fuoco, e la
tua nemica non sferri il colpo decisivo! Per tre volte Dio ti ha salvato
distogliendolo dal tuo capo: oggi è fallito di stretta misura. Sperare in un
altro miracolo sarebbe proprio mettere Dio a dura prova!
SHREWSBURY
Il Dio che per ben quattro volte ti ha protetto con la sua mano miracolosa, lo
stesso Dio che oggi ha dato al braccio di un vecchio la forza di sopraffare un
pazzo, merita ogni fiducia. Non voglio far risuonare in questo momento la voce
della giustizia: non riusciresti a distinguerla in mezzo a questo tumulto. Ma
ascolta soltanto una cosa: adesso tu tremi di fronte a Maria viva, ma non è lei
viva che tu devi temere. Trema davanti a lei morta, decapitata! Perché sorgerà
dal sepolcro e il suo spirito vendicatore si aggirerà terribile nel tuo regno a
fomentare discordie alienandoti per sempre il cuore del popolo. Adesso gli
inglesi la odiano perché la temono ma, non appena sarà morta, si alzeranno a
vendicarla. L'estinta non sarà più la nemica della fede: in lei vedranno
soltanto la nipote del loro sovrano, vittima dell'invidia e dell'odio, e il
sentimento predominante sarà la pietà. Molto presto assisterai a un cambiamento
radicale. Non appena commesso il delitto, va per le vie di Londra, e mostrati al
popolo che ti circondava prorompendo in grida di gioia! Vedrai un'altra
Inghilterra, un altro popolo: perché l'aureola della giustizia che ti guadagnava
il loro affetto ti avrà abbandonata per sempre! Solo il terrore, che
orribilmente si associa all'immagine del tiranno, ti precederà e farà sì che
ogni strada davanti a te sia spopolata e deserta. Se ti decidi a compiere questo
passo estremo, se farai cadere un capo che dovresti considerare sacro, quale
altro capo si sentirà mai sicuro?
ELISABETTA
Ahimè, Shrewsbury! Oggi mi avete salvato la vita, facendo deviare il colpo
dell'assassino. Perché l'avete fermato? Ogni sintomo di discordia non
esisterebbe più, ed io liberata dal tormento e dal dubbio, serena e innocente,
riposerei tranquilla, in silenzio, nella tomba! Sono stanca di vivere e di
regnare! Se una di noi regine deve cadere, perché l'altra possa vivere -
riconosco che non può essere altrimenti - perché non dovrei essere io a cadere?
Lo stabilisca il popolo, io sarò felice di rendergli lo scettro. Dio mi è
testimone che ho vissuto unicamente per il bene del mio popolo. Se confida in
un'era più lieta sotto il governo della Stuarda, una regina più giovane e piena
d'attrattive, io mi dichiaro pronta ad abdicare e a ritirarmi nella pace serena
di Woodstock dove ho trascorso in umiltà e modestia la giovinezza, lontana da
false grandezze, scoprendo in me stessa l'intima essenza della regalità...
Probabilmente non sono adatta al ruolo di sovrana! Chi regna deve essere
comunque spietato, mentre il mio cuore è troppo tenero. Ho regnato felicemente
per anni e anni, perché pensavo che il mio dovere fosse quello di distribuire
gioia e felicità! Adesso che devo affrontare il duro compito di un monarca, mi
sento del tutto impotente...
BURLEIGH
Per Dio! Quando mi vedo costretto ad ascoltare dalle labbra della mia regina un
discorso così poco regale, sono convinto che tacere vorrebbe dire venir meno al
mio dovere e attentare vilmente contro la patria! Dici di amare il tuo popolo
più della tua vita: è il momento di dimostrarlo! Non ritagliarti un angolo di
pace, lasciando che i fortunali e le tempeste spazzino via il tuo regno! Pensa
alla Chiesa! Vuoi che il ritorno della Stuarda riporti sugli altari riti estinti
e orribili superstizioni? Vuoi che tornino a comandare i preti e che il legato
pontificio sbarchi qui a chiudere le nostre chiese e a deporre i nostri sovrani?
Io ti chiedo ragione delle anime dei tuoi sudditi: si salveranno o saranno
perdute per sempre a seconda di come ti comporterai! Questo non è il momento di
versare lacrime o di mostrare un facile sentimentalismo da femmina debole e
vile: il tuo primo dovere è assicurare il bene del popolo. Se Shrewsbury ti ha
salvato la vita, io salverò l'Inghilterra... e anche qualcosa d'altro!
ELISABETTA
Lasciatemi riflettere in solitudine! In questo momento drammatico gli uomini non
possono offrirmi nessun conforto e nessun consiglio! Devo rivolgermi al Giudice
Supremo, e comportarmi di conseguenza... Vi prego, signori, ritiratevi! (A
Davison) Voi, signore, restate nella stanza accanto.
(I Lord si ritirano. Solo Shrewsbury, si ferma un attimo davanti alla regina, la
fissa intensamente, e poi si allontana profondamente costernato)
Scena decima
ELISABETTA (sola)
Oh, l'orribile schiavitù di chi deve regnare! Odiosa schiavitù! Come sono stanca
di essere costretta ad adulare un idolo che intimamente disprezzo! Quando sarò
finalmente libera su questo trono? Essere costretta a badare in eterno
all'opinione pubblica per conservare il favore del popolo... e dover sfamare
quotidianamente una plebe che adora e applaude solo il ciarlatano che urla più
forte degli altri! Si può definire sovrano chi deve piacere sempre al mondo?
Solo chi è libero di comportarsi come crede, senza curarsi dell'opinione altrui,
può essere chiamato re! Ho sempre amato la giustizia ed ho sempre esecrato il
puro e semplice arbitrio ma, agendo in questo modo, non ho finito per legarmi le
mani nei confronti di questo inevitabile atto di forza che sono obbligata a
sottoscrivere? Il mio stesso esempio mi condanna. Se fossi stata un tiranno come
Maria Tudor che mi ha preceduto sul trono, ora potrei versare del sangue regale
impunemente! Ma comportarmi secondo giustizia è stato un atto di libera scelta?
No, è stata una virtù che mi ha imposto la Necessità, un potere onnipotente che
costringe nelle sue ferree maglie persino la libertà di decisione di un monarca.
Circondata dai nemici, devo la mia sopravvivenza su questo trono solo al favore
del popolo. Tutte le potenze del Continente congiurano per la mia rovina. Il
Papa, da Roma, mi lancia la scomunica; la Francia con un bacio, fraterno solo in
apparenza, si appresta a tradirmi; la Spagna mi dichiara guerra aperta sui mari
ed è pronta a sterminarmi! Sono una donna indifesa che deve combattere contro il
mondo e ammantare di virtù i miei diritti dinastici precari e contestabili oltre
alla macchia della mia nascita di cui mio padre, per primo, è responsabile.
Ahimè, tento di coprirla inutilmente! È stata rivelata dai miei feroci
avversari, che mi oppongono la Stuarda come uno spettro foriero di minaccia! No,
questa eterna angoscia deve finire! La sua testa deve cadere! Io ho diritto alla
pace! È lei la furia perversa che sconvolge ed agita la mia esistenza, la
tortura che il destino ha voluto porre sulla mia strada. Dove nutro una speranza
e coltivo con dedizione una gioia, incontro quella diabolica serpe pronta a
intromettersi e a sbarrarmi l'accesso! Mi porta via l'amante, mi ruba il
consorte, e ogni mia sventura ha un solo nome, sempre quello: Maria Stuarda! Se
finisce cancellata per sempre dal mondo dei vivi, allora sarò libera, libera
come l'aria pura dei monti! (Una pausa) Con che disprezzo i suoi occhi mi hanno
trafitto! Sembrava che lanciassero dei fulmini contro di me! Eppure tu sei
impotente, io dispongo di armi assai superiori alle tue. Sono armi letali, e
quando ti avranno colpita, non esisterai più! (Corre rapidamente al tavolino, e
prende la penna) Hai osato darmi della bastarda? Miserabile! Lo sono solo finché
tu vivi e respiri. Non appena ti avrò annientata, qualsiasi dubbio sulla
legittimità della mia nascita morrà con te. Quando ogni suddito britannico non
avrà altra scelta, l'unica erede frutto di un'unione legittima sarò soltanto io!
(Firma con energia e decisione, poi lascia cadere la penna e indietreggia
sgomenta. Dopo qualche minuto, suona il campanello)
Scena undicesima
Elisabetta, Davison.
ELISABETTA
Dove sono gli altri Lord?
DAVISON
Sono andati a placare il tumulto e a calmare il popolo. Il tumulto è cessato
subito, non appena si è mostrato Shrewsbury. «Eccolo! Eccolo!», hanno urlato
centinaia di voci. «È stato lui a salvare la regina, ascoltatelo! È l'uomo più
coraggioso d'Inghilterra!». Il nobile Talbot allora cominciò a parlare, e
rimproverò il popolo dei suoi disordini. Le sue parole calme e ponderate erano
così persuasive che tutti si calmarono e la folla si disperse senza clamori.
ELISABETTA
Oh, la folla volubile che muta ad ogni direzione del vento! Guai a chi si fida
di quel fuscello incostante! Va bene, Sir Davison. Potete andare. (A Davison,
quando è sulla soglia) Prendete questo foglio, ve lo affido in custodia.
DAVISON (guardando terrorizzato il foglio)
Il tuo nome, Maestà! Hai deciso, allora?
ELISABETTA
Dovevo firmare, e l'ho fatto. Un foglio non risolve ancora nulla, un nome non
uccide.
DAVISON
Maestà, il tuo nome su questo pezzo di carta risolve tutto, è come un fulmine
che atterra e annienta al suo passaggio. Questo foglio ingiunge ai commissari e
allo sceriffo di andare immediatamente al castello di Fotheringhay ad annunciare
l'imminente esecuzione alla regina di Scozia che sarà condotta al patibolo al
levar del sole. Non c'è possibilità di rinvio: una volta consegnato questo
foglio, è come se lei fosse già morta.
ELISABETTA
Sì, Davison! Dio affida alle vostre mani un grande destino! Pregatelo perché vi
assista nella sua Onnipotenza. Io vado, vi lascio al vostro dovere. (Si avvia
all'uscita)
DAVISON (sbarrandole il passo)
No, Maestà! Non lasciarmi prima di avermi fatto esplicitamente intendere qual è
la tua volontà. C'è bisogno di ulteriori istruzioni, o i tuoi ordini vanno
eseguiti alla lettera? Tu mi affidi questo foglio perché ciò che vi è contenuto
venga immediatamente eseguito?
ELISABETTA
Provvederà a ciò la vostra saggezza...
DAVISON (interrompendola terrorizzato)
Non la mia! Dio me ne guardi! La mia sola saggezza consiste nell'ubbidirti! Qui
niente dev'essere lasciato all'arbitrio della mia saggezza! Un errore
insignificante può concludersi in un regicidio, e causare un disastro abnorme,
tremendo, incalcolabile! Lascia che in un affare di importanza fondamentale come
questo io mi limiti ad essere il cieco strumento del tuo volere. Ti invito a
dichiarare la tua volontà. Come debbo comportarmi con questa sentenza di morte?
ELISABETTA
Il suo nome te lo indica senza possibilità di dubbio.
DAVISON
Vuoi che sia eseguita seduta stante?
ELISABETTA (esitando)
Non ho detto questo, il solo pensiero mi fa tremare.
DAVISON
Vuoi che la custodisca ancora per qualche tempo?
ELISABETTA (rapidamente)
Sulla vostra diretta responsabilità! Ve ne addebiterò le conseguenze.
DAVISON
Conseguenze? Io? Dio del cielo! Dimmi cosa vuoi realmente, Maestà...
ELISABETTA (impaziente)
Voglio mettere la parola fine a questa storia maledetta, e trovare per sempre,
finalmente, la pace!
DAVISON
Ti costerà una sola parola. Di' cosa vuoi fare di questo foglio.
ELISABETTA
Vi ho già risposto, non tormentatemi ancora!
DAVISON
L'hai già detto? Non hai detto nulla. Ricordatelo, ti prego, Maestà!
ELISABETTA (battendo un piede per terra)
È intollerabile!
DAVISON
Abbi pazienza con me! Solo da pochi mesi ricopro questo incarico. Non so ancora
destreggiarmi col linguaggio delle corti e dei monarchi... ho ricevuto
un'educazione semplice. Quindi, ti prego di essere indulgente con chi ti serve!
Pronuncia, ti scongiuro, una parola meno ambigua che mi ponga nelle migliori
condizioni di fare il mio dovere... (Si avvicina in tono supplichevole alla
regina, che gli volge le spalle. Disperato, ma in tono reciso) Riprenditi questo
foglio! Mi brucia le mani. In questo orribile caso, serviti di qualcun altro.
ELISABETTA
Fate il vostro dovere! (Esce)
Scena dodicesima
Davison e, subito dopo, Burleigh.
DAVISON
Se n'è andata! Mi lascia nell'incertezza e nel dubbio, senza sapere come devo
comportarmi, cosa fare di questo foglio orribile... Lo devo conservare, o lo
devo consegnare? (A Burleigh che entra in scena) Milord, giungete al momento
opportuno. È a voi che devo la mia attuale incombenza: dispensatemene! Quando ho
accettato, ignoravo le pesanti responsabilità che comporta! Lasciatemi tornare
di nuovo nell'oscurità da cui provengo, dove mi avete scoperto. Questo non è un
posto che fa per me...
BURLEIGH
Cosa succede, Davison? Calmatevi. Dov'è la sentenza? La regina vi aveva
convocato.
DAVISON
Mi ha appena lasciato in preda alla collera. Datemi un consiglio, vi supplico!
Aiutatemi! Liberatemi da questo dubbio infernale... Ecco la sentenza: è firmata!
BURLEIGH (vivacemente)
È firmata? Consegnatemela! Subito!
DAVISON
Non posso.
BURLEIGH
Come?
DAVISON
Non ha detto esplicitamente qual era la sua volontà.
BURLEIGH
La sua volontà? C'è la sua firma! Consegnatemela!
DAVISON
Devo farla eseguire? O non farla eseguire? Mio Dio, non so più cosa fare!
BURLEIGH (senza concedergli tregua)
Dovete farla eseguire immediatamente. Datemela! Un attimo di indugio, e siete
finito!
DAVISON
Sono finito, se mi precipito senza riflettere.
BURLEIGH
Siete un povero pazzo! Su, datemela! (Gli strappa di mano il foglio ed esce a
precipizio)
DAVISON (correndogli dietro)
Cosa fate? Fermatevi! Volete rovinarmi!
ATTO QUINTO
La stessa stanza del primo atto.
Scena prima
(Hanna Kennedy, vestita a lutto, con gli occhi rossi di pianto, e un'espressione
di indicibile sofferenza sul volto, sta sigillando lettere e pacchi. Spesso il
dolore la distoglie dalle sue occupazioni, e si mette a pregare in silenzio.
Entrano Paulet e Drury, anch'essi vestiti a lutto, seguiti da alcuni servi che
portano vasi d'oro e d'argento, quadri, specchi ed altri oggetti preziosi di cui
riempiono il fondo della stanza. Paulet porge alla nutrice uno scrigno di
gioielli con un foglio, e a gesti le fa intendere che si tratta dell'inventario.
Alla vista degli oggetti, aumenta la disperazione della nutrice che piomba in un
silenzio muto e doloroso, mentre gli altri si allontanano. Entra Melvil).
KENNEDY (in un grido, scorgendolo)
Melvil! Siete voi! Dopo tanto tempo!
MELVIL
Cara Hanna, ci rivediamo!
KENNEDY
Dopo una separazione così lunga e penosa!
MELVIL
Che incontro doloroso!
KENNEDY
Dio mio! Voi venite...
MELVIL
A salutare la mia regina per l'ultima volta!
KENNEDY
Solo oggi, il giorno della sua morte, le viene permesso di rivedere la sua
gente, come desiderava... Oh, caro Melvil, non voglio sapere come avete vissuto
in questi lunghi anni, né raccontarvi cosa abbiamo sofferto da quando ci hanno
divisi. Avremo il tempo, per questo. Ahimè! Dovevamo vivere per vedere l'alba di
un giorno simile, Melvil!
MELVIL
Hanna, non è il momento di piangere! Lo farò per tutto il resto della mia vita.
Il sorriso non incresperà mai più le mie labbra, e continuerò per sempre a
vestire a lutto! La mia pena non avrà mai fine, ma oggi devo radunare il
coraggio che mi resta... Promettetemi anche voi di dominarvi. Quando tutti
piomberanno nella più profonda disperazione, noi dovremo mantenere un contegno
di estrema fermezza per fornirle tutta l'assistenza di cui avrà bisogno negli
ultimi istanti, prima della morte.
KENNEDY
Vi sbagliate, Melvil, a supporre che la regina abbia bisogno di noi per morire
con dignità! Vi giuro che invece sta dandoci l'esempio di un coraggio e di una
virtù inauditi. Non abbiate timore: come un eroe e come un sovrano morrà Maria
Stuarda.
MELVIL
Come ha accolto l'annuncio dell'esecuzione? Dicono non vi fosse preparata.
KENNEDY
No, non lo era. Il suo animo era occupato da altri affanni, da altre dolorose
preoccupazioni. Non aveva paura della morte, ma di chi doveva salvarla... Ci era
stata promessa la libertà, Mortimer ci doveva rapire stanotte, e Maria aspettava
l'alba, incerta tra la speranza e il terrore, timorosa se affidare o meno a quel
giovane spavaldo e noncurante il proprio onore e la propria vita...
All'improvviso sentiamo provenire dal castello un tremendo trapestio, un battere
di martelli ci assorda spaventosamente e ci fa sussultare. Crediamo che si
tratti dei nostri liberatori, e ricominciamo a sperare, si ridesta in noi tutta
l'immensa dolcezza con cui si ama la vita che si insinua col suo potere fino a
travolgerci... poi la porta si spalanca di colpo... è Sir Paulet che ci annuncia
che, lì sotto, al piano terreno, il falegname sta erigendo il palco del
supplizio! (Si nasconde il volto, sopraffatta dal dolore)
MELVIL
Mio Dio! Come ha affrontato, narratemi, questo spaventoso mutamento?
KENNEDY (con calma, dopo una pausa)
Quando si abbandona la vita non lo si fa adagio, un passo dopo l'altro. Il
passaggio dal contingente all'eterno deve effettuarsi senza perder tempo,
subito, e Dio ha concesso alla mia signora la grazia di rinnegare con coraggio
ogni speranza terrena e di rivolgersi al cielo armata di una fede che non
conosce ostacoli! Nessun segno visibile di timore passò sul suo volto, nemmeno
un gemito le uscì dalle labbra... Solo quando apprese l'ignobile tradimento di
Lord Leicester e il terribile destino del povero valoroso giovane che si è
sacrificato per lei e vide il dolore del vecchio cavaliere che con lei
seppelliva la sua ultima speranza, allora proruppe in lacrime. Non era il suo
destino ma l'infelicità altrui a provocare il suo pianto!
MELVIL
Posso vederla? Dov'è?
KENNEDY
Ha trascorso la notte in preghiera, ha scritto le sue lettere d'addio agli amici
più cari e ha vergato di suo pugno il testamento. Adesso sta riposando, cerca la
pace in quest'ultimo sonno.
MELVIL
Chi c'è accanto a lei?
KENNEDY
Burgoyn, il suo medico personale, e le sue donne.
Scena seconda
Margherita Kurl e i precedenti.
KENNEDY
Signora Kurl, che notizie portate? S'è svegliata Sua Maestà?
KURL (asciugandosi le lacrime)
È già vestita. Vi desidera.
KENNEDY
Vengo subito. (A Melvil che vuole accompagnarla) No, adesso non venite. Devo
prepararla alla vostra visita. (Entra nelle stanze interne)
KURL
Melvil! Il nostro vecchio maggiordomo!
MELVIL
Sì, sono proprio io.
KURL
Questa casa non ha più bisogno di qualcuno che ne abbia cura! Voi venite da
Londra, Melvil. Avete notizie di mio marito?
MELVIL
Sarà rimesso in libertà, dicono, non appena...
KURL
Non appena Sua Maestà non ci sarà più! Ah, che indegno traditore! È lui il
criminale responsabile dell'assassinio della regina! Dicono che è stata la sua
testimonianza a provocare la sua rovina.
MELVIL
È vero.
KURL
Sia maledetto per l'eternità! Ha giurato il falso...
MELVIL
Signora Kurl! Non dite così.
KURL
Lo griderò in tribunale, glielo urlerò in faccia, lo ripeterò al mondo: muore
innocente...
MELVIL
Lo voglia Iddio!
Scena terza
Burgoyn, poi Hanna Kennedy. I precedenti.
BURGOYN (scorgendo Melvil)
Oh, Melvil!
MELVIL (abbracciandolo)
Burgoyn!
BURGOYN (a Kurl)
Prendete un bicchiere di vino per la regina, presto!
(Margherita Kurl esce)
MELVIL
La regina sta male?
BURGOYN
Niente affatto. Dice di non aver bisogno di nulla, si sente forte ma l'eroismo è
una pericolosa illusione: deve ancora sostenere un'aspra lotta. I suoi nemici
non devono vantarsi di averla vista tremare dal terrore e sbiancare in viso,
quando è solo vittima di una debolezza passeggera.
MELVIL (alla nutrice che rientra)
Vuole vedermi?
KENNEDY
Sarà qui tra poco. Vi guardate attorno con stupore e il vostro sguardo sembra
dirmi: «Come mai tanta ostentazione davanti alla morte?». Ahimè! Abbiamo tanto
dolorosamente sofferto in vita, e solo con la morte tornano le ricchezze di un
tempo!
Scena quarta
I precedenti. Altre due cameriere di Maria, vestite a lutto, che piangono
scorgendo Melvil.
MELVIL
Ah, Gertrude, Rosmunda! Dio mio, in che momenti ci rivediamo!
SECONDA CAMERIERA
Ci ha congedato dicendo che voleva affidarsi a Dio per l'ultima volta.
(Entrano altre due cameriere in lutto che esprimono a gesti un'infinita
disperazione)
Scena quinta
I precedenti e Margherita Kurl. Quest'ultima regge un calice colmo di vino e lo
posa sul tavolo appoggiandosi tremando a una seggiola.
MELVIL
Cosa avete, signora Kurl? Cosa vi fa paura?
KURL
Mio Dio!
BURGOYN
Cosa c'è?
KURL
A cos'ho dovuto assistere!
MELVIL
Calmatevi. Diteci cosa avete visto.
KURL
Stavo scendendo la grande scala che porta alla sala da basso, quando si è aperta
la porta ed io... ho dato un'occhiata all'interno... Dio mio!
MELVIL
Calmatevi! Cos'avete visto?
KURL
Le pareti erano tappezzate di nero, e al centro si rizzava un palco grande,
ricoperto di panno scuro, tappezzato di nero, con un ceppo nero, un guanciale e,
accanto al guanciale, una scure appena affilata... La sala era piena di gente,
attorno a quel palco che annuncia la morte, gente in attesa della vittima con
gli occhi iniettati di sangue...
LE CAMERIERE
Abbi pietà, Dio del cielo, della nostra regina!
MELVIL
Fate silenzio! Sta entrando.
Scena sesta
(I precedenti. Maria, vestita a festa, in abito bianco, porta al collo una
collana di piccole perle da cui parte un medaglione con l'immagine dell'Agnus
Dei. Ha in mano un Crocefisso, e in testa un diadema sopra il velo nero che, dai
capelli, le scende lungo le spalle. Quando appare, tutti indietreggiano ai lati
opposti della scena in atteggiamento di profonda costernazione. Melvil
involontariamente è caduto in ginocchio)
MARIA (con maestosa serenità, guardandosi intorno)
Perché piangete? Perché queste lacrime? Dovreste essere lieti, invece, che la
fine della mia lunga infelicità sia venuta: le mie catene s'infrangono, la
prigione si apre e la mia anima si libra sulle sue angeliche ali, in alto, verso
la libertà! Quando ero oppressa dalla mia orgogliosa nemica, quando soffrivo
insulti e privazioni indegni di una sovrana, quando mi era negata qualsiasi
sorta di libertà, allora avreste dovuto piangere! La morte, come un'amica severa
e affettuosa, mi si avvicina con soavità estrema e vela le mie antiche colpe con
le sue cupe ali... Una nobile fine risolleva chi era caduto in basso! Mi sembra
di avere di nuovo la corona in capo, e che la mia anima, lavata dalla
sofferenza, sia colma di orgoglio e rinnovata dignità. (Fa alcuni passi avanti)
Chi vedo? Melvil, voi qui? No, non fate così, amico mio! Alzatevi! Non siete qui
per assistere alla morte della vostra regina, ma al suo trionfo! Mi è stata
concessa una fortuna insperata: al momento della morte la mia fama non sarà
l'unico appannaggio dei miei irriducibili nemici perché un amico, un uomo della
mia stessa fede, un testimone mi sarà accanto! Ditemi, cavaliere, da quando vi
hanno costretto a forza ad abbandonare il mio servizio, come avete vissuto su
questo suolo ostile e inospitale? Ho pensato tante volte a voi con angoscia.
MELVIL
Il mio solo dolore era pensare al tuo destino, e l'orribile constatazione di non
poter far nulla per servirti.
MARIA
Come sta Didier, il mio vecchio cameriere? Probabilmente quel cuore fedele e
affezionato riposa da tempo nel sepolcro: aveva tanti anni!
MELVIL
Dio non gli ha concesso questa grazia. Vive per veder scendere sotto terra la
tua giovinezza.
MARIA
Oh, se prima di morire potessi stringere al petto i miei cari, che immensa gioia
sarebbe per me! Ma devo morire tra estranei, e le sole lacrime che vedo scorrere
sono le vostre! Melvil, a voi, al vostro cuore fedele affido le ultime volontà
per i miei cari. Benedico mio cognato, il re cristianissimo e tutta la famiglia
reale di Francia. Benedico il cardinale mio zio e il mio nobile cugino Enrico di
Guisa. Benedico il Papa, vicario di Cristo, perché a sua volta mi benedica, e
benedico Sua Maestà Cattolica che si è generosamente offerto di salvarmi e
vendicarmi... Ho ricordato tutti nel mio testamento: spero perciò che, per
quanto di lieve entità, i miei cari non disprezzino i doni che offro loro come
pegni del mio affetto. (Rivolgendosi ai servi) Vi ho raccomandato tutti al mio
regale fratello di Francia, che si prenderà cura di voi donandovi una nuova
patria. Se vi sta a cuore la mia ultima preghiera, non restate in Inghilterra,
vi scongiuro: non desidero che gli inglesi siano liberi di gioire della vostra
sorte, non voglio che vedano prostrati dalle sofferenze i miei cari e fedeli
servitori. Giurate su questo crocefisso che, quando sarò morta, abbandonerete
per sempre questo paese!
MELVIL (toccando il crocefisso)
Lo giuro in nome di tutti.
MARIA
Io, derubata, avvilita, spogliata, ho diviso tra voi tutto ciò che possedevo,
tutto ciò di cui potevo disporre. Mi auguro che rispetterete le mie ultime
volontà. Anche le poche cose che indosso al momento della morte saranno
vostre... Nel cammino che mi conduce al Cielo, voglio gioire ancora una volta
della magnificenza che regna in terra! (Alle sue donne) A voi, mie care Alice,
Gertrude, Rosmunda lascio le mie perle e i miei abiti, poiché da giovani fa
piacere adornarsi. Tu, Margherita, più delle altre hai diritto alla mia
generosità, perché sei la più infelice. Il mio testamento proclamerà a
sufficienza che non intendo vendicare su di te le colpe di tuo marito! Tu, mia
cara Hanna, non sei attratta né dal valore dell'oro né dalla bellezza delle
gemme. Un mio ricordo, ecco la pietra più preziosa che ti è riservata! Prendi
questo fazzoletto, nelle ore della sofferenza l'ho ricamato per te, è intessuto
delle mie lacrime. Quando sarà il momento, mi benderai gli occhi con questo velo
sottile... Voglio che, con le sue mani, sia la mia Hanna a rendermi quest'ultimo
servizio.
KENNEDY
Oh Melvil! Non resisto più!
MARIA
Venite qui tutti! Venite a ricevere l'ultimo addio! (Tende le mani, i servi
cadono uno dopo l'altro in ginocchio e le baciano la mano piangendo) Addio,
Margherita... Addio, Alice! Vi ringrazio, Burgoyn, per le vostre fedeli
attenzioni... Gertrude, le tue labbra bruciano... Sono stata molto odiata, ma
anche molto amata! Spero che un gentiluomo nobile e generoso faccia la felicità
della mia Gertrude: il suo cuore ardente reclama a viva voce l'amore... Berta,
tu hai fatto la scelta migliore: vuoi diventare la casta sposa del Signore. Vai,
non perder tempo, adempi il tuo voto! I beni di questo mondo sono poca cosa,
trai questo insegnamento dalla sorte della tua regina... Ho finito! Addio!
Addio! Addio per sempre! (Si volta e si allontana da loro, escono tutti tranne
Melvil)
Scena settima
Maria, Melvil.
MARIA
Ho messo a posto tutte le mie cose terrene, e spero di lasciare questo mondo
senza dovere nulla a nessuno. C'è solo una cosa, Melvil, che inibisce al mio
spirito oppresso dall'angoscia di librarsi verso il cielo, sciolto da qualsiasi
vincolo.
MELVIL
Rivelala a me! Liberati il cuore dagli affanni e confidati al tuo affezionato
amico.
MARIA
Sono sulla soglia dell'Eternità, e tra poco mi presenterò al Giudice Supremo: ma
non ho ancora chiesto il suo perdono. Mi negano il conforto di un sacerdote
della mia chiesa. Io non voglio ricevere dalle mani di falsi preti il sacro cibo
del Sacramento. Voglio morire nella fede della mia Chiesa, che è la sola ad
assicurarci la salvezza.
MELVIL
Calmati! Per il Cielo il desiderio devoto e santo ha lo stesso valore di un atto
compiuto. Il potere del tiranno può legarti le mani, ma lo spirito s'innalza
liberamente fino a Dio. La parola è una cosa morta mentre la fede ci schiude la
vera vita.
MARIA
Ahimè, Melvil! Il cuore non basta, e la fede per elevarsi alla beatitudine
nell'alto dei Cieli esige un pegno terreno. Per questo Dio si è fatto uomo ed ha
misteriosamente rinchiuso in un forma visibile i doni invisibili del Cielo! La
Chiesa, nella sua sacra magnificenza, innalza per noi la scala che conduce
all'Empireo: si chiama Chiesa Cattolica e universale perché la fede
dell'individuo risulta corroborata, accresciuta, ingigantita dalla fede di
tutti. Dove migliaia di uomini pregano e adorano il Signore, la fiamma
dell'ardore divampa e lo spirito s'innalza lieto in volo verso il Cielo. Oh
beati quelli che si radunano nella dimora del Signore, e felicemente si
ritrovano insieme in preghiera! L'altare è adorno come nei giorni di festa, le
candele sono accese, la campana squilla lieti rintocchi, l'incenso si spande
intorno. Ed ecco il Vescovo nella sua pianeta immacolata che alza il calice, lo
benedice e annuncia lo straordinario miracolo della transustanziazione mentre,
alla presenza del Signore, la folla cade in ginocchio convinta della propria
fede... Ahimè, io sola sono stata esclusa poiché la benedizione del Cielo non
penetra nella mia prigione!
MELVIL
Sì, invece, scende fino a te! Ecco, ti è già accanto... Continua a credere
nell'Onnipotente: il ramo secco grazie alla forza della fede può fiorire e
fruttificare! Colui che ha fatto sgorgare l'acqua pura di una fonte dalla roccia
può allestire per te un altare qui, nel carcere, e in un attimo tramutare questo
calice adibito al tuo ristoro terreno in un ristoro divino. (Prende il calice
posato sul tavolo)
MARIA
Vi ho inteso bene, Melvil? Sì, vi ho capito bene! Qui non c'è nessun prete,
nessuna chiesa e nessun sacramento ma il Salvatore ha detto: «Dove due esseri si
riuniscono in mio nome, io sono là in mezzo a loro». Cosa consacra il sacerdote
e lo assimila a Dio? Il cuore puro, e l'integrità di vita. Quindi voi, anche se
non siete stato ordinato sacerdote, per me è come se lo foste. Siete un inviato
del Signore che mi porta la pace. Voglio fare a voi l'ultima confessione, voglio
che siano le vostre labbra a pronunciare per me la salvezza eterna.
MELVIL
Se il tuo cuore lo desidera con tanto ardore, allora sappi, Maestà, che Dio per
offrirti consolazione può compiere un miracolo. Tu credi che qui non ci siano né
sacerdote, né chiesa, né Corpo del Signore? Ti sbagli: qui c'è un prete, e Dio è
presente. (Si scopre il capo e le mostra un'ostia in una patena d'oro) Io sono
un prete, ho ricevuto sul mio capo le sette unzioni per ascoltare la tua ultima
confessione e concederti finalmente la pace lungo la via che conduce alla morte.
Ti somministro quest'Ostia nel nome del Santo Padre che l'ha benedetta con le
sue mani.
MARIA
Oh, che gioia celeste mi è riservata alle soglie della morte! Come un immortale
che scende su una nuvola d'oro, come un giorno l'Apostolo fu liberato da un
angelo dalla tenebra oscura del carcere - e nessun chiavistello, nessun custode
hanno potuto trattenerlo, egli nella sua potenza era in grado di attraversare i
cancelli sbarrati ed eccolo risplendere del suo alone di luce nella tetra
prigione - ora sono felicemente sorpresa dal messo divino che giunge dopo tanti
inutili sforzi umani! Voi eravate un giorno il mio servo, ed ora siete il servo
di Dio e parlate dalle sue labbra divine! Come un tempo vi inginocchiavate
davanti a me, ora io nella polvere m'inginocchio davanti a voi! (S'inginocchia
davanti a Melvil)
MELVIL (facendo il segno della croce su di lei)
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo... Maria, regina, hai
interrogato il tuo cuore? Giuri di confessare la verità davanti al Dio della
verità?
MARIA
Apro il mio cuore a te e a Lui.
MELVIL
Quale peccato opprime la tua coscienza dall'ultima volta che ti sei confessata?
MARIA
Il mio cuore traboccava d'odio e d'invidia, e persino del desiderio di vendetta.
Peccatrice, contavo sul perdono divino e non ho saputo perdonare alla mia
nemica.
MELVIL
Ti penti di questa colpa? Vuoi davvero lasciare questo mondo perdonando tutti?
MARIA
Sì, come spero che Dio perdoni me.
MELVIL
Di quale colpa ti accusa ancora il tuo cuore?
MARIA
Ahimè, non mi sono limitata ad offendere Dio con l'odio, ma anche con l'amore!
La vanità del mio cuore fu attratta da quell'uomo che in seguito mi abbandonò e
mi tradì!
MELVIL
Ti penti di questa colpa? Il tuo cuore ha abbandonato il falso idolo e si è
rivolto con rinnovato ardore a Dio?
MARIA
È stata la lotta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: ma l'ultimo
vincolo con la terra l'ho infranto!
MELVIL
Altre colpe affliggono la tua coscienza?
MARIA
Un lontano delitto, confessato molti anni or sono, all'ora della resa dei conti
torna ad opprimermi il cuore e come un tetro incubo mi sbarra l'accesso al
Cielo: ho fatto uccidere il mio sposo, ho offerto al seduttore la mia mano e il
mio cuore. Ho adempiuto con scrupolo a tutte le penitenze più rigorose che la
Chiesa mi ha ingiunto, ma il rimorso continua come un tarlo inesorabile a
corrodermi.
MELVIL
Il cuore non ti accusa di altre colpe che non hai ancora né confessato né
espiato?
MARIA
Sai tutto ciò che mi opprime il cuore.
MELVIL
L'Onnipotente ti sta accanto! Pensa alle pene che la Chiesa infligge a chi
confessa solo in parte le sue colpe! Questo significa peccare contro lo Spirito
Santo, e merita la morte eterna.
MARIA
In coscienza, posso affermare di non averti nascosto nulla: che la grazia divina
mi assista e mi faccia trionfare in quest'ultima lotta!
MELVIL
Come? Nascondi al tuo Signore il delitto per cui oggi vieni punita? Come mai non
mi racconti nulla della congiura di Babington e Parry? Per questa colpa sei
condannata a morte: per questa colpa vuoi morire per l'eternità?
MARIA
Sono pronta a penetrare nell'eternità. Prima che le lancette abbiano compiuto
sul quadrante il giro di un'ora, apparirò davanti al tribunale del mio giudice:
ma ti confermo che la mia confessione è terminata.
MELVIL
Rifletti. Spesso il cuore inganna. Forse, nonostante nell'intimo approvassi il
delitto, hai accuratamente evitato con abilità e scaltrezza di pronunciare
quella parola che ti dichiara colpevole. Ricorda, tuttavia, che nessuna subdola
astuzia può trarre in inganno quell'occhio di brace che penetra nell'intimo dei
cuori.
MARIA
Ho implorato tutti i regnanti perché mi liberassero dalle mie catene infami,
eppure mai con atti o con pensieri ho attentato alla vita della mia rivale.
MELVIL
Quindi i tuoi scrivani hanno fornito falsa testimonianza?
MARIA
Le cose stanno in questi termini. Sulle loro testimonianze, sia Dio a giudicare!
MELVIL
Sali al patibolo persuasa della tua innocenza?
MARIA
Con questa morte che non merito, Dio mi permette di espiare il grave delitto di
un tempo.
MELVIL (tracciando su di lei il segno della croce)
Vai in pace, ed espialo con la tua morte! Cadi come una vittima rassegnata
davanti all'altare. Il sangue può cancellare i delitti di sangue. Tu hai peccato
per debolezza femminile, e le debolezze umane non seguono lo Spirito che le
abbandona e si eleva al Cielo! In virtù del potere che detengo di legare e di
sciogliere, io ti assolvo da qualsiasi colpa. Come hai creduto, così sia! (Le
porge l'Ostia) Prendi questo corpo che si è immolato per te. (Prende il calice,
lo solleva dal tavolo e glielo porge, dopo averlo consacrato in silenzio. Maria
esita, poi con un gesto lo rifiuta) Prendi questo sangue, che è stato versato
per te. Prendi, è una grazia che il Pontefice ti concede. Il massimo diritto dei
sovrani, quello sacerdotale, ti è concesso in punto di morte. (Maria prende il
calice) E come tu, in un sacro mistero, ti sei unita col tuo corpo terreno al
corpo divino, ora ti sei tramutata in un angelo luminoso del suo regno di eterna
beatitudine dove non esistono né la colpa né il pianto. (Posa il calice. Sente
un rumore, si copre il capo e va ad aprire. Maria rimane in ginocchio e prega in
assoluto silenzio) Devi ancora sostenere una dura lotta. Ti reputi abbastanza
forte da sconfiggere l'odio e l'amarezza?
MARIA
Non temo di ricadere nell'errore. Ho offerto a Dio il mio odio e il mio amore.
MELVIL
Allora preparati a ricevere Lord Burleigh e Lord Leicester che sono alla tua
porta.
Scena ottava
I precedenti. Burleigh, Leicester e Paulet. Leicester rimane lontano sul fondo,
a capo chino. Burleigh, che non lo perde di vista, si colloca tra lui e la
regina.
BURLEIGH
Vengo, signora, a raccogliere le vostre ultime volontà.
MARIA
Vi ringrazio, Milord!
BURLEIGH
La mia sovrana desidera che nulla di lecito vi sia negato.
MARIA
Il mio testamento è l'espressione delle mie estreme volontà. L'ho consegnato al
cavalier Paulet e spero che venga scrupolosamente eseguito.
PAULET
Non dubitate.
MARIA
Chiedo che, senza recar loro offesa, i miei servi siano mandati in Scozia o in
Francia, come meglio credono.
BURLEIGH
Così faremo!
MARIA
Poiché la mia salma non potrà riposare in terra consacrata, concedete al mio
servo fedele che porti il mio cuore in Francia ai miei cari. Ahimè, non ha mai
lasciato quel luogo!
BURLEIGH
Sarà fatto. C'è altro che desiderate?
MARIA
Recate da parte mia un saluto a mia sorella, la regina d'Inghilterra... ditele
che le perdono la mia morte con tutto il cuore e le domando scusa della mia
collera di ieri... Dio sia con lei, e le conceda di felicemente regnare!
BURLEIGH
Ditemi! Non avete cambiato opinione? Rifiutate ancora l'assistenza del nostro
decano?
MARIA
Mi sono già riconciliata col mio Dio! Sir Paulet! Senza volerlo, vi ho causato
un grande dolore privandovi del sostegno della vostra vecchiaia... Lasciatemi
con la speranza che, pensando a me, non mi maledirete!
PAULET (dandole la mano)
Dio sia con voi! Andate in pace!
Scena nona
I precedenti. Hanna Kennedy e altre donne del seguito entrano sgomente, seguite
dallo sceriffo con un bastone bianco in mano. Dietro allo sceriffo, dall'uscio
aperto, s'intravedono uomini armati.
MARIA
Cosa c'è, Hanna? Sì, adesso è l'ora! È venuto lo sceriffo, per condurci alla
morte. Dobbiamo separarci. Addio! Addio! (Le donne le si attaccano alle vesti,
disperate. A Melvil) Mio caro, voi e la mia Hanna diletta mi accompagnerete per
l'ultima volta. Spero non vorrete negarmi questa grazia, Milord!
BURLEIGH
Non ho la facoltà di concedervelo.
MARIA
Come? Anche questo piccolo favore mi verrebbe negato? Non avete la minima
considerazione per il mio sesso. Chi dovrebbe prendersi cura di me per l'ultima
volta? La mia cara sorella non può volere che il mio sesso venga umiliato e che
venga contaminata da rudi mani virili!
BURLEIGH
Nessuna donna può salire con voi i gradini del patibolo. Le sue lacrime e le sue
grida...
MARIA
Ma lei non piangerà! Vi posso assicurare del suo coraggio! Rispondo io della mia
Hanna! Siate indulgente, Milord! Non dividetemi in punto di morte dalla mia
nutrice, dalla mia fedele governante! Mi ha portato tra le braccia quando mi
incamminavo verso la vita, e soavemente, appena sfiorandomi, adesso mi
accompagnerà a morire.
PAULET (a Burleigh)
Acconsentite.
BURLEIGH
E sia!
MARIA
Adesso a questo mondo non mi resta più nulla da fare... (Prende il crocefisso e
lo bacia) Mio Salvatore! Mio Redentore! Come hai aperto le braccia sulla croce,
spalancale ora ad accogliermi! (Quando si volta per avviarsi, il suo sguardo
incontra quello del conte di Leicester che in quel momento involontariamente si
è riscosso e l'ha fissata. Alla sua vista, Maria comincia a tremare, le si
piegano le ginocchia e minaccia di crollare esanime al suolo, ma Leicester la
sorregge e la prende tra le braccia. Maria lo guarda in silenzio ma egli non
riesce a sostenerne la vista. Infine parla) Avete mantenuto la vostra parola,
conte di Leicester! Mi avevate promesso il vostro braccio per condurmi fuori dal
carcere, e adesso me lo offrite! (Leicester appare distrutto, mentre Maria
prosegue soavemente) Sì, Leicester. Non volevo esservi debitrice della sola
libertà. Dovevate tramutarla in qualcosa di prezioso e insostituibile per me:
felice del vostro amore, avrei voluto prendervi per mano e ricominciare, con
voi, una nuova vita! Adesso, che sto per abbandonare il mondo e trasformarmi in
uno spirito beato immune da qualsiasi passione e seduzione terrena, adesso,
Leicester, posso confessarvi senza arrossire che sono stata vittima di una
simile debolezza, e l'ho felicemente superata. Addio! Siate felice, se potete.
Vi è stata data la possibilità di aspirare a due regine, ma avete respinto un
cuore che vi amava teneramente, e l'avete vilmente abbandonato per muovere alla
conquista di un cuore arrogante e superbo. Inginocchiatevi davanti a Elisabetta!
Vi auguro di ricevere un premio che non si tramuti in un orribile castigo!
Addio! Più nulla ormai mi tiene legata a questo mondo!
(Esce, preceduta dallo sceriffo, accompagnata da Melvil e dalla nutrice, seguita
da Burleigh e Paulet. Gli altri la guardano allontanarsi piangendo finché
scompare alla loro vista, e a quel punto escono dalle porte laterali)
Scena decima
Leicester, solo.
LEICESTER
Sono ancora vivo! E non mi vergogno di vivere! Questo tetto non crolla e non mi
seppellisce? Nessun abisso si spalanca ad inghiottire il più infelice tra gli
esseri umani? Cosa ho perduto! Che perla, che celeste beatitudine ho allontanato
da me con orrore! Ecco, si allontana per sempre, si è ormai mutata in uno
spirito circonfuso di luce, e a me tocca la disperazione senza scampo dei
dannati! Dov'è finita la decisione di soffocare gelidamente la voce del cuore, e
di assistere impassibile al supplizio quando cadrà il suo capo? La sua vista ha
il potere di ridestare in me un rimorso che credevo finito per sempre? Lei,
morendo, mi lega a sé coi vincoli più dolci dell'amore! Maledetto! A te non è
dato versar lacrime e gemere tra i lamenti come una povera donna! La felicità
amorosa non si trova sul tuo cammino. Una corazza di ferro ti stringa il petto,
e la tua fronte diventi più dura della pietra! Se non rinunci al frutto della
tua infamia, devi sostenerla e arrivare fino alla fine senza tradire il minimo
cedimento! Taci, pietà! Occhi, pietrificatevi! La vedrò cadere, voglio essere
testimone della sua morte! (Si dirige a passo deciso verso la porta da cui è
uscita Maria, ma a metà strada si ferma) No, non posso, non posso! Sono colto da
una vertigine infernale, non posso assistere a questo atroce spettacolo, non
posso vederla morire... Taci? Cos'è stato? Sono già da basso... quell'ordigno
spaventoso sta per mettersi in moto qui, sotto i miei piedi... sento delle
voci... Fuggi! Fuggi da questa dimora della paura e della morte! (Cerca di
uscire da un'altra porta, ma la trova chiusa, e fa un balzo indietro) Come? C'è
un dio che m'inchioda al suolo? Devo essere costretto a udire ciò che mi fa
paura guardare? La voce del decano... L'ammonisce... E lei lo interrompe...
Taci! Sta pregando... con tono fermo... C'è un gran silenzio... Un profondo
silenzio... Sento solo il pianto, i singhiozzi delle donne... la spogliano...
Taci! Accostano lo sgabello... s'inginocchia... appoggia il capo... (Dopo aver
pronunciato queste ultime parole con ansia crescente ed essere rimasto un attimo
in silenzio, d'improvviso trema violentemente e cade a terra svenuto. Da basso
sale un brusio confuso che dura a lungo)
Scena undicesima
La seconda stanza del quarto atto. Elisabetta, sola.
ELISABETTA (entra da una porta laterale. I suoi passi e i suoi gesti tradiscono
angoscia e inquietudine)
Non c'è nessuno qui! Nessun messaggio! Non scenderà mai la sera? Sulla via
celeste il sole si è fermato? Non resisto più all'interminabile tortura
dell'attesa. È avvenuto o no? Sia l'una che l'altra eventualità mi fanno
semplicemente orrore, e non oso chiedere. Non c'è traccia del conte di
Leicester, e nemmeno di Burleigh cui ordinai di far eseguire la sentenza. Hanno
lasciato Londra... Il che significa: è stata eseguita! La freccia è scoccata,
vola, colpisce, raggiunge il bersaglio e non potrei più fermarla nemmeno a
prezzo del mio regno... Chi va là?
Scena dodicesima
Elisabetta, un paggio.
ELISABETTA
Sei tornato da solo. Dove sono i Lord?
PAGGIO
Lord Leicester e il Gran Cancelliere...
ELISABETTA (con viva impazienza)
Allora?
PAGGIO
Non sono a Londra.
ELISABETTA
No? E dove sono andati?
PAGGIO
Nessuno ha saputo dirmelo. Pare abbiano lasciato in fretta e furia la città
prima dell'alba.
ELISABETTA (prorompendo)
Sono la regina d'Inghilterra! (Camminando nervosamente nella massima agitazione)
Va'! Chiama! No, rimani! Lei è morta! Finalmente su questa terra c'è spazio
sufficiente per me! Perché tremo? Perché sono colta da un brivido? Il sepolcro
occulta per sempre la mia paura, e chi può affermare la mia responsabilità? Non
mi mancheranno le lacrime per piangere e commiserare la sua fine! (Al paggio)
Sei ancora qui? Di' al mio scrivano Davison di venire a presentarsi
immediatamente! Chiamate il conte Shrewsbury! Ah, eccolo qua! (Il paggio esce)
Scena tredicesima
Elisabetta, e il conte di Shrewsbury.
ELISABETTA
Benvenuto, Milord! Che notizie mi recate? Non è certo un argomento
insignificante quello che vi costringe a tornare qui così tardi!
SHREWSBURY
Nobile sovrana, il mio cuore, sempre sollecito della tua fama, mi ha condotto
oggi alla Torre dove sono rinchiusi gli scrivani di Maria, Kurl e Nau: volevo
appurare ancora una volta la fondatezza delle loro affermazioni. Il tenente di
guardia, perplesso e sgomento, non vuole condurmi in presenza dei detenuti, e
riesco a entrare solo dopo reiterate minacce. Dio mio, cos'ho mai visto! Lo
scozzese Kurl giaceva su un materasso coi capelli in disordine e lo sguardo
ebete e folle di un uomo perseguitato dalle Furie. Non appena mi vede, quello
sciagurato mi si getta ai piedi emettendo un urlo disumano e mi abbraccia le
ginocchia disperato torcendosi come un verme... Mi supplica, mi implora di
rivelargli cos'è accaduto alla sua regina, poiché la voce della condanna a morte
era penetrata anche negli oscuri recessi della Torre. Quando gli confermai la
notizia, ed aggiunsi che proprio la sua deposizione ne aveva determinato
l'infelice destino, balzò in piedi come un pazzo e assalì il compagno di cella,
lo immobilizzò con la forza immane che solo la follia può conferire, e tentò di
strangolarlo. Riuscimmo a strappare quel disgraziato dalle sue mani furenti con
una fatica estrema. Ma allora si rivoltò contro se stesso, si martellò il petto
di pugni, maledisse sé e il compagno, e richiamò su entrambi tutti gli spiriti
maligni dell'inferno. Urlò che aveva fornito falsa testimonianza, che le lettere
indirizzate a Babington, di cui aveva dichiarato l'autenticità, erano false e
che lui stesso, spinto dall'infame Nau, aveva aggiunto parole diverse da quelle
che la regina gli aveva dettato. Subito dopo corse alla finestra, la spalancò e
si mise a gridare in strada provocando un vistoso assembramento che lui, lo
scrivano di Maria, era un manigoldo che aveva giurato il falso, uno spergiuro e
un mentitore!
ELISABETTA
Voi stesso mi confermate che era fuori di sé. Le parole di un pazzo non sono da
considerarsi prove.
SHREWSBURY
Non è vero, questa pazzia è invece singolarmente probante! Regina, ti prego di
ascoltarmi! Non precipitare gli eventi, e ordina una nuova inchiesta.
ELISABETTA
Voglio esaudire la vostra richiesta, conte, ma solo perché siete voi a
chiedermelo, e non perché ritengo che i miei Pari abbiano giudicato
superficialmente la causa. Per rassicurarvi, verrà istruito un nuovo processo.
Per fortuna, siamo ancora in tempo! Sulla nostra intangibile fama non deve
cadere nemmeno l'ombra di un sospetto!
Scena quattordicesima
Davison e i precedenti.
ELISABETTA
Signore, dov'è la sentenza che vi avevo affidato?
DAVISON (al culmine dello stupore)
La sentenza?
ELISABETTA
Che ieri vi ho dato in custodia...
DAVISON
In custodia a me?
ELISABETTA
Il popolo esercitava pressioni inaudite perché firmassi, ed io fui obbligata ad
accondiscendere. Affidai a voi quel foglio, per guadagnare del tempo, e voi
sapete bene cosa vi dissi consegnandovelo... Ebbene, ridatemelo!
SHREWSBURY
Ridatecelo, signore. Ora la situazione è cambiata, e verrà istruito un nuovo
processo.
ELISABETTA
Non continuate a tergiversare! Dov'è il decreto?
DAVISON (disperato)
Sono perduto! Sono un uomo morto!
ELISABETTA (interrompendolo bruscamente)
Voglio sperare, signore, che...
DAVISON
Sono perduto! Non l'ho più.
ELISABETTA
Come? Cosa dite?
SHREWSBURY
Dio del cielo!
DAVISON
È da ieri nelle mani di Burleigh.
ELISABETTA
Miserabile! In questo modo mi avete obbedito? Non vi ho ordinato di custodirlo
con cura?
DAVISON
Non me l'hai ordinato in questi termini, Maestà.
ELISABETTA
Insolente! Osi insinuare che mento? Quando mai ti avrei detto di consegnarlo a
Burleigh?
DAVISON
Non esplicitamente, tuttavia...
ELISABETTA
Scellerato! Hai il coraggio di interpretare le mie parole? Di aggiungervi un
significato criminale? Guai a te, ne risponderai con la vita se questo gesto
arbitrario ha avuto atroci conseguenze! Conte Shrewsbury, vedete come si abusa
del mio nome!
SHREWSBURY
Lo vedo, mio Dio!
ELISABETTA
Cosa dite?
SHREWSBURY
Se il cavaliere ha osato assumersi la responsabilità di questa azione senza che
tu ne venissi informata, dovrà essere giudicato dai Pari per aver esposto il tuo
nome all'infamia nei secoli dei secoli.
Scena ultima
I precedenti, Burleigh e infine Kent.
BURLEIGH (piegando un ginocchio davanti alla regina)
Lunga vita alla mia nobile sovrana, e possano i nemici di quest'isola finire
tutti come la Stuarda!
(Shrewsbury si copre il volto, Davison disperato si torce le mani)
ELISABETTA
Dite, Milord! Avete ricevuto dalle mie mani la sentenza di morte?
BURLEIGH
No, mia sovrana. Mi fu consegnata da Davison.
ELISABETTA
E Davison ve la trasmise in mio nome?
BURLEIGH
No, questo no...
ELISABETTA
E voi l'avete fatta eseguire, senza conoscere esattamente il mio volere? La
sentenza era equa, e il mondo non ha il diritto di rimproverarci, tuttavia non
rientrava nei vostri compiti impedire a noi un moto spontaneo di pietà... Per
questo motivo, vi esiliamo dalla nostra presenza! (A Davison) Un giudizio assai
più severo vi attende: voi siete colpevole di abuso di potere, per avermi
sottratto un sacro pegno che vi avevo ordinato di custodire. Portatelo alla
Torre! Voglio che paghi con la vita l'insano gesto che ha commesso. Nobile
Talbot, voi solo tra i miei consiglieri sapete cosa sia la giustizia. Voglio che
da questo momento diventiate la mia guida, e il mio amico fidato.
SHREWSBURY
Non esiliare i tuoi amici più cari, non chiudere in prigione chi ha agito per
te, e ora tace per te! Potente sovrana, concedimi di restituirti il sigillo che
mi hai affidato dodici anni fa.
ELISABETTA (dolorosamente stupita)
No, Shrewsbury! Non vorrete abbandonarmi adesso...
SHREWSBURY
Perdonami, ma sono troppo vecchio, e questa mano ormai è troppo rigida per porre
il suggello alle tue nuove imprese!
ELISABETTA
Chi mi ha salvato la vita vuole abbandonarmi?
SHREWSBURY
Ho fatto ben poco. Non sono riuscito a salvare la parte migliore di te. Vivi e
regna felice! La tua nemica è morta. Da questo momento non hai più niente da
temere, e niente da rispettare. (Esce)
ELISABETTA (a Kent, che entra)
Chiamatemi il conte di Leicester!
KENT
Lord Leicester si scusa, ma si è imbarcato per la Francia.
(Elisabetta si domina e resta assolutamente impassibile mentre cala il sipario)
FINE
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