Maria Stuarda

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MARIA STUARDA di Schiller

MARIA STUARDA di Schiller

MARIA STUARDA

A cura di 

PERSONAGGI

ELISABETTA, regina d'Inghilterra

MARIA STUARDA, regina di Scozia, prigioniera in Inghilterra

ROBERT DUDLEY, conte di Leicester

GEORGE TALBOT, conte di Shrewsbury

WILLIAM CECIL, barone di Burleigh, tesoriere della Corona

CONTE DI KENT

WILLIAM DAVISON, segretario di stato

AMIAS PAULET, cavaliere, custode di Maria

MORTIMER, suo nipote

CONTE DI AUBESPINE, ambasciatore di Francia

CONTE BELLIE'VRE, inviato straordinario di Francia

OKELLY, amico di Mortimer

DRUGEON DRURY, secondo custode di Maria

MELVIL, suo maggiordomo

BURGOYN, suo medico

HANNA KENNEDY, sua nutrice

MARGHERITA KURL, sua cameriera

LO SCERIFFO DELLA CONTEA

Ufficiali della Guardia

Nobili inglesi e francesi

Guardie reali

Cortigiani della regina d'Inghilterra

Camerieri e cameriere della regina di Scozia

ATTO PRIMO

Nel castello di Fotheringhay: una stanza.

Scena prima

Hanna Kennedy, nutrice della regina di Scozia, in un aspro litigio con Paulet

che sta per aprire uno scrigno. Drury, il suo assistente, ha una leva in mano.

KENNEDY

Cosa fate, signore? Ma come osate! Giù le mani da questo scrigno!

PAULET

Da dove viene un gioiello come questo? È stato gettato dal primo piano apposta

per corrompere il giardiniere... Maledetta l'astuzia femminile! Per quanto si

frughi e si sorvegli con cura ogni angolo, ci sono sempre gioielli e tesori

nascosti! (Curvandosi sullo scrigno) Dove c'era questo, ovviamente ce ne saranno

altri!

KENNEDY

Allontanati, screanzato! Qui ci sono i segreti della mia signora!

PAULET

Sono proprio quelli che cerco. (Tira fuori dei documenti)

KENNEDY

Sono documenti che non hanno nessun valore. Esercizi di scrittura per alleviare

la noia e la malinconia del carcere.

PAULET

Nelle ore d'ozio lo spirito maligno affila gli artigli.

KENNEDY

Sono scritti in francese.

PAULET

Ancora peggio! È la lingua dei nemici dell'Inghilterra.

KENNEDY

Sono copie di lettere alla regina d'Inghilterra.

PAULET

Gliele consegnerò... Guarda! C'è una cosa che luccica! (Fa scattare una molla

che rivela altri gioielli in un ripostiglio segreto) Un diadema regale,

tempestato di gemme, coi gigli di Francia! (Dandolo al suo compagno) Prendetelo,

Drury. Aggiungetelo al resto!

(Drury esce)

KENNEDY

È un'infamia dover tollerare insulti di questo genere!

PAULET

Finché possiede qualcosa, è in grado di nuocere. Tra le sue mani tutto può

tramutarsi in un'arma.

KENNEDY

Siate generoso, signore! Non portateci via quest'ultimo ornamento! Ammirare gli

splendori di un tempo è un conforto per lo spirito di questa povera donna. Ci

avete portato via tutto.

PAULET

I suoi beni sono in ottime mani e vi verranno riconsegnati al momento opportuno.

KENNEDY

Chi, guardando questi muri scrostati, penserebbe che questa è la residenza di

una regina? La sua seggiola è priva di baldacchino, ed è costretta ad appoggiare

sulla nuda terra il suo piede abituato ai morbidi tappeti. A tavola viene

servita in piatti di stagno che qualsiasi dama di bassa nobiltà rifiuterebbe

sdegnata.

PAULET

In quelli mangiava suo marito a Sterlyn, mentre lei e il suo amante bevevano da

coppe d'oro.

KENNEDY

Non c'è neanche uno specchio, l'oggetto di cui nessuno può fare a meno.

PAULET

Finché contemplerà la sua fatua immagine, continuerà a sperare e a ordire

complotti.

KENNEDY

Non le avete lasciato neppure il nutrimento spirituale della lettura!

PAULET

Per nutrire il suo cuore, una Bibbia è a sua disposizione.

KENNEDY

Le avete portato via persino il liuto.

PAULET

Lo usava solo per cantare insulse canzoni d'amore.

KENNEDY

È questo dunque il destino di un essere cresciuto tra raffinatezze ed agi,

regina fin dalla culla, che ha conosciuto la regale magnificenza della splendida

corte dei Medici? Non vi basta averle sottratto il potere, volete persino

defraudarla di queste minime povere cose? Un nobile cuore riesce a sopportare

anche la sorte avversa, ma è atroce e doloroso essere costretti a sopravvivere

senza le piccole gioie quotidiane!

PAULET

Che servono solo ad aumentare la frivola fatuità di un cuore che deve

inabissarsi nel profondo e pentirsi delle sue colpe. Una vita dissoluta, colma

di lussi e di piaceri, trova l'espiazione solo nel bisogno e nella

mortificazione.

KENNEDY

Se nella tenera giovinezza ha commesso dei peccati, farà i conti con la sua

coscienza e col Signore. Ma qui in Inghilterra nessuno ha il diritto di

giudicarla.

PAULET

Sarà giudicata nel luogo dove ha peccato.

KENNEDY

Le sue catene sono troppo pesanti perché sia in grado di compiere delitti.

PAULET

Eppure, da qui, nonostante le sue catene, è stata in grado di allungare una mano

e scatenare nel paese l'acre favilla della guerra civile armando bande di sicari

contro la nostra regina, che Iddio ce la conservi! Non ha incitato al regicidio

tra queste pareti Babington e Parry? E queste sbarre le hanno forse impedito di

sedurre il nobile cuore di Norfolk? La testa più illustre di tutta l'isola è

finita per colpa sua sotto la mannaia del boia. E nemmeno un esempio simile è

bastato a scongiurare la corsa di quei dementi, pronti per amor suo a gettarsi

nell'abisso! I patiboli, per lei, rigurgitano di vittime sempre nuove, e tutto

ciò avrà termine solo quando lei, che è la causa di ogni sciagura, sarà

giustiziata. Maledetto il giorno in cui le rive di questo paese accolsero

ospitali questa nuova Elena!

KENNEDY

Ospitali, dite? Infelice! Dal giorno in cui, esule, è sbarcata su questo suolo

invocando aiuto e protezione presso i parenti, è stata fatta prigioniera contro

il diritto delle genti e in spregio della dignità regale, ed è costretta a

passare in carcere duro gli anni migliori della giovinezza... e adesso, dopo

aver dovuto sopportare le privazioni e gli orrori della prigionia, è trascinata

in tribunale come un deliquente comune e viene accusata con infamia

d'assassinio... lei... una regina!

PAULET

È arrivata qui come un'assassina, rinnegata dal suo popolo, deposta da quel

trono che la sua abiezione e la sua colpa avevano turpemente macchiato. È venuta

qui a cospirare contro la pace dell'Inghilterra, per riportarci indietro

all'epoca sanguinosa di Maria la Spagnola, per ripristinare il culto cattolico e

sottomettere il paese alla Francia. Perché non ha voluto firmare il trattato di

Edimburgo rinunciando alle sue pretese al trono inglese ed evitando con un

tratto di penna le mura del carcere? No, ha scelto di restare in prigione, ha

preferito i maltrattamenti pur di non rinunciare alla dignità puramente

esteriore di un titolo! Perché ha agito così? Perché vuole continuare nei suoi

intrighi, nelle congiure e nei tradimenti e, grazie ai suoi complotti e all'arte

innata dell'intrigo, spera di sottomettere tutta l'isola al suo potere.

KENNEDY

Voi vi prendete gioco di noi, signore. E all'amarezza della beffa aggiungete

perdipiù un'implacabile severità! Come potrebbe lasciarsi andare a sogni di

questa portata quando si trova rinchiusa qua dentro, come una sepolta viva,

senza che dalla patria le giunga il conforto di una voce amica, di una parola?

Da tanto tempo l'unico volto che vede è quello crudele e beffardo del suo

carceriere cui si è aggiunto da pochi giorni, ad aumentare le sbarre che la

imprigionano, quel vostro parente rozzo e volgare nelle vesti di secondino...

PAULET

Non c'è una sola inferriata in grado di proteggerci dalle sue arti! Chi mi

assicura che le sbarre, alla base, non siano intaccate dalla lima e che il

pavimento e le pareti di questa stanza, che sembrano apparentemente

inattaccabili, all'interno non siano vuote e, mentre sono immerso nel sonno, non

diventino le vie segrete in cui s'insinua il tradimento? Che maledetto lavoro il

mio! Dover vegliare su questa donna subdola e infida che continua a tessere

intrighi e a pianificare danni incalcolabili! Di notte sono destato dal terrore,

e comincio a vagare come un'anima in pena, controllando che le serrature

funzionino alla perfezione e i carcerieri adempiano scrupolosamente al loro

compito. Tremo all'approssimarsi dell'alba, perché la luce può confermare i miei

più gravi sospetti. Mi auguro che tutto questo non duri a lungo: preferirei

dover vegliare su un branco di dannati precipitati all'inferno piuttosto che

dover custodire questa regina corrotta.

KENNEDY

Sta arrivando.

PAULET

In mano tiene il Crocefisso, ma il suo cuore è agitato dalla superbia e dalla

lussuria.

Scena seconda

I precedenti. Maria, con un velo sul capo, ha il Crocefisso in mano.

KENNEDY (correndole incontro)

O Maestà! Siamo vilipese, calpestate e la tirannia che ci opprime è senza

limiti! Sul vostro capo regale, tutti i giorni gravano sofferenze e umiliazioni

di ogni genere!

MARIA

Calmati! Cos'è accaduto, parla!

KENNEDY

Guardate voi stessa! Il vostro scrigno è stato forzato, i vostri documenti, il

vostro diadema di sposa, l'unica ricchezza che ci è rimasta della Francia, di

tutto si sono impadroniti, ormai! Non avete più niente di ciò che costituisce

l'essenza di una regina, siete stata privata di tutto.

MARIA

Calmati, Hanna. Queste inutili insegne non creano una regina. Possono trattarci

con estremo disprezzo, ma non riusciranno mai a umiliarci ai nostri stessi

occhi! In Inghilterra, ho imparato ad abituarmi a parecchie cose, e sono in

grado di sopravvivere anche se mi si priva di ciò che possiedo! Signore, vi

siete impadronito con la forza di ciò che oggi vi avrei consegnato di mia libera

iniziativa. Tra i miei documenti, c'è anche una lettera indirizzata alla mia

regale sorella che vi ordino di trasmettere personalmente a lei e di non

affidarla alla mano di Burleigh.

PAULET

Penserò al da farsi.

MARIA

Ve ne dirò il contenuto, signore. In questa lettera io imploro una grazia... la

grazia di un colloquio con la donna che non ho ancora conosciuto. Sono stata

convocata davanti a un tribunale di uomini che non sono miei pari e di cui non

posso avere fiducia. Elisabetta è della mia stessa stirpe, della mia famiglia, e

abbiamo pari dignità... solo a lei, alla sorella, alla regina, posso liberamente

mostrare il mio animo.

PAULET

Troppe volte, signora, avete affidato il vostro destino e il vostro onore a

uomini indegni della vostra stima.

MARIA

Vi chiedo ancora una grazia, che solo una crudeltà disumana potrebbe negarmi! Da

tanto tempo qui, in carcere, mi manca il dolce conforto della Chiesa, e soffro

di non potermi accostare ai Sacramenti. La donna che mi ha privato della corona

e della libertà, che minaccia la mia esistenza, spero non vorrà precludermi

anche le porte del Cielo!

PAULET

Quando volete, il nostro decano...

MARIA (interrompendolo bruscamente)

Non voglio il decano! Voglio un sacerdote della mia Chiesa. Voglio degli

scrivani e un notaio per dettare le mie ultime volontà. Le sofferenze e il

tormento della lunga detenzione intaccano giorno per giorno la mia esistenza, ed

io temo di avere poco tempo a disposizione, e credo di non aver molto da vivere.

PAULET

Approvo le vostre parole. Queste sono riflessioni in armonia col vostro stato

attuale.

MARIA

Chi può sapere se una mano rapida non acceleri l'effetto inesorabile della

sofferenza? Voglio fare testamento, e poter liberamente disporre dei miei beni

di fortuna.

PAULET

Siete arbitra di voi stessa. La regina d'Inghilterra non ha la minima intenzione

di impadronirsi delle vostre proprietà.

MARIA

Mi hanno brutalmente divisa dai miei servi, dalle mie fedeli cameriere... Dove

sono? Cosa gli è successo? Posso fare a meno dei loro servizi, ma desidero che

la mia gente non debba soffrire nessun tipo di privazione.

PAULET

Si è provveduto ai vostri servitori. (Si avvia all'uscita)

MARIA

Ve ne andate, signore? Mi lasciate di nuovo senza aver liberato il mio povero

cuore dall'angoscia spaventosa che lo opprime? A causa dei vostri carcerieri,

sono isolata dal resto del mondo, le spesse mura di questo carcere non lasciano

penetrare una sola notizia dall'esterno, e la mia sorte è affidata a chi mi è

nemico! È già passato un mese, un lungo mese doloroso, da quando i quaranta

commissari hanno fatto irruzione in questo castello e con vergognosa rapidità

hanno innalzato una tribuna perché io, indifesa, all'oscuro di tutto, fossi

sottoposta al giudizio di un tribunale che non conoscevo! In preda alla

confusione, sbalordita, sono stata costretta a rispondere ad accuse incredibili,

costruite con squisita malafede, ricorrendo alle lacune e ai ricordi che

costituiscono, ormai, la mia memoria. Si sono avventati su di me come una torma

di orribili spettri, e come spettri sono scomparsi. Da quel momento, tutti

accanto a me non pronunciano neanche una parola, ed io tento inutilmente di

decifrare dai vostri sguardi se ha trionfato la mia innocenza e la premura di

chi mi vuol bene, o la perfida volontà di nuocermi dei nemici. Parlate

finalmente, vi scongiuro, e fatemi sapere in cosa posso sperare e cosa devo

temere.

PAULET (dopo una pausa)

Regolate i conti che avete in sospeso col Cielo.

MARIA

Confido nella Sua misericordia, signore... come spero nella giustizia dei miei

giudici terreni.

PAULET

State certa che vi sarà resa giustizia.

MARIA

Il mio processo è finito, signore?

PAULET

Non lo so.

MARIA

Sono stata condannata?

PAULET

Non so nulla, signora.

MARIA

Qui le cose si liquidano in fretta. Forse il boia mi aggredirà all'improvviso,

come hanno fatto i giudici?

PAULET

Vi incoraggio a riflettere in questo senso, così lui vi troverà in una

disposizione di spirito migliore dell'attuale.

MARIA

Signore, non mi meraviglierò di ciò che un tribunale di Westminster dominato

dall'odio di Burleigh e dalle fervide premure di Hatton avrà il coraggio di

decretare... So quello che può permettersi una regina d'Inghilterra!

PAULET

I sovrani d'Inghilterra hanno da temere solo la loro coscienza e il loro

parlamento. Il giudizio inappellabile della giustizia sarà eseguito senza alcun

timore dal potere regio di fronte al mondo intero.

Scena terza

I precedenti. Entra Mortimer, nipote di Paulet, che si rivolge a quest'ultimo

senza badare alla presenza della regina.

MORTIMER

Vi cercano, zio. (Si allontana come è entrato. La regina lo osserva indignata e

si rivolge a Paulet, che si appresta a seguirlo)

MARIA

Signore, ancora una preghiera. Quando avete qualcosa da comunicarmi... da voi

sopporto molte cose, e tengo nella massima considerazione i vostri capelli

bianchi, ma l'arroganza di questo giovane è assolutamente intollerabile.

Risparmiatemi la sua maleducazione.

PAULET

Ciò che non apprezzate dei suoi modi è quanto mi è di più caro in lui. Non è

certo uno di quei poveri illusi che si lasciano facilmente abbindolare dalle

lacrime di una donna! Ha viaggiato molto, è stato a Reims e a Parigi e ha

riportato qui, indenne, il suo fedele cuore inglese! Le vostre arti sono armi

spuntate con lui, signora! (Esce)

Scena quarta

Maria, Kennedy.

KENNEDY

È orribile che quell'individuo vi risponda così!

MARIA (perduta nei suoi pensieri)

Nei giorni del passato splendore, abbiamo ascoltato con troppa benevolenza le

lusinghe affettate degli adulatori. Mia cara Hanna, adesso dobbiamo giustamente

prestare orecchio alla voce severa del rimprovero.

KENNEDY

Come? Così prostrata e avvilita, mia dolce signora? Un tempo eravate così lieta

e vivace. Eravate voi a consolarmi, mentre io dovevo rimproverarvi per la vostra

leggerezza, e non per la vostra malinconia.

MARIA

Sì, devo ammetterlo... È l'ombra sanguinosa di Darnley che irata emerge dalla

tomba e rifiuta di riconciliarsi con me finché la misura della mia sofferenza

non sia colma.

KENNEDY

Che tristi pensieri...

MARIA

Tu, Hanna, dimentichi, ma io ho buona memoria... Ricorre oggi l'anniversario di

quel delitto infame che, come sai, io celebro in penitenza, osservando uno

stretto digiuno.

KENNEDY

Lasciate in pace quegli spiriti maligni! Avete espiato quella colpa con le

penitenze, le pene, i tormenti. La Chiesa, che sola può lavare dal peccato e

purificare, vi ha assolto e anche il Cielo.

MARIA

Quella colpa, da molto tempo perdonata, ora riemerge chiazzata di sangue dal

sepolcro apparentemente sigillato! Nessuna campana, nessun'Ostia elevata dal

sacerdote può costringere a rientrare nella tomba lo spettro del consorte che

esige di essere vendicato.

KENNEDY

Non l'avete ucciso voi. I colpevoli erano altri.

MARIA

Ma io lo sapevo! Io ho permesso che lo facessero, e con le mie arti lo attirai

nell'agguato mortale.

KENNEDY

La sola colpevole è stata la vostra giovinezza! Eravate tanto giovane a quel

tempo...

MARIA

Sì, ero così giovane... e la mia giovane vita fu responsabile di una colpa tanto

orribile!

KENNEDY

Ci foste costretta da un'offesa atroce e dall'arroganza di un uomo che il vostro

amore, come la mano di un dio, aveva miracolosamente sottratto alla tenebra più

fitta... un uomo che voi innalzaste fino al trono dopo averlo fatto passare

dalla vostra stanza nuziale, e avergli donato una corona regale e la vostra

persona, allora al culmine della grazia e della bellezza! Come poteva

dimenticare di dovere interamente al vostro amore il suo invidiabile destino? Ma

quell'ingrato lo scordò e con sospetti indegni, con la spaventosa volgarità dei

suoi modi egli insultò apertamente la vostra dedizione e finì per risultarvi

odioso. Una volta svanito l'effetto del sortilegio che vi aveva ammaliato, voi

avete abbandonato quell'individuo abietto e l'avete ripagato col vostro

disprezzo... Ed egli... tentò di riottenere il vostro favore? Vi chiese scusa?

Vi ha forse promesso di cambiare, gettandosi pentito ai vostri piedi? Si mise

addirittura contro di voi, invece! Lui, che era vostro suddito, volle divenire

il vostro sovrano e fece assassinare in vostra presenza il vostro prediletto, il

bel cantore Rizzio... Voi avete solo vendicato nel sangue l'infame gesto di

sangue di cui si era reso colpevole.

MARIA

Ma quell'infamia ora ricadrà sanguinosamente su di me! Tu tenti di assolvermi, e

pronunci la mia condanna.

KENNEDY

Quando avete permesso quell'atroce delitto, non eravate padrona di voi stessa.

Folle d'amore, in preda all'ardore dei sensi, vittima di un diabolico seduttore

come quel maledetto Bothwell... Un uomo spaventoso che vi aveva in pugno grazie

alla sua impudenza di maschio, che ebbe ragione della vostra innata debolezza

corrompendovi con arti magiche e infiammandovi il sangue coi filtri

dell'inferno...

MARIA

Le sue arti consistevano unicamente nella sua forza virile e nella mia debolezza

femminile.

KENNEDY

Non è vero, vi ripeto. Per soggiogarvi al suo potere egli fece ricorso ai demoni

dell'inferno, dal momento che non davate retta ai consigli dell'amica, e avevate

abbandonato qualsiasi concetto d'onore e di pudore. Le vostre guance, che

arrossivano pudiche per la timidezza e il riserbo, ardevano dal desiderio e voi

osavate rivelare interi i vostri sentimenti. Quell'uomo perverso e brutale aveva

sopraffatto la vostra debolezza a tal punto che voi decideste di mostrare

pubblicamente il vostro disonore, concedendogli il privilegio, a lui, un

assassino esecrato dal popolo, di portare in trionfo la spada di Scozia per le

vie di Edimburgo! Avete circondato di guardie il Parlamento e là, nella sacra

sede della giustizia, avete imposto con una farsa ignobile ai giudici

l'assoluzione di un imputato colpevole di omicidio. Non solo: vi siete spinta

ancora oltre, Dio mio!

MARIA

Prosegui fino alla fine! Gli ho concesso la mia mano, all'altare!

KENNEDY

Oh, che un eterno silenzio avvolga quell'azione miserabile, atroce, degna di una

femmina perduta! Ma voi non siete perduta, io lo so bene, io che vi allevai

dalla più tenera infanzia! Il vostro cuore è dolce e soave, e voi non siete

aliena dalla modestia. Avete una sola colpa: la leggerezza. Sì, il cuore umano è

la dimora di spiriti perversi che hanno il sopravvento su di noi quando

allentiamo il controllo, e ci costringono a gesti malvagi. Quando il fatto è

compiuto, dileguano e ci lasciano in eredità lo sgomento, la paura e il rimorso.

Dopo quel gesto, che lasciò una cupa traccia sulla vostra vita, non avete fatto

nulla di male. Io posso testimoniare del vostro pentimento! Fatevi coraggio, vi

dico, e state in pace con voi stessa. Nonostante ciò che vi rimproverate, in

Inghilterra non vi si può attribuire nessuna colpa: né Elisabetta né il

Parlamento inglese possono avocare a sé il diritto di giudicarvi. Solo la forza

vi costringe in un luogo come questo, e voi dovete armarvi del coraggio che

possiede l'innocenza di fronte a questo sedicente tribunale.

MARIA

Chi arriva adesso? (Mortimer appare sulla soglia)

KENNEDY

È suo nipote. Ritiratevi.

Scena quinta

I precedenti. Mortimer entra timidamente.

MORTIMER (alla nutrice)

Allontanatevi, fate la guardia fuori dalla porta! Devo parlare con la regina.

MARIA (con autorità)

Tu resti qui, Hanna.

MORTIMER

Non abbiate paura, signora. Imparate a conoscermi. (Le tende un foglio)

MARIA (guarda la lettera e trasale stupita)

Ah! Che significa?

MORTIMER (alla nutrice)

Allontanatevi, Kennedy, e badate che mio zio non ci colga sul fatto!

MARIA (alla nutrice, che esita e la guarda perplessa)

Va! Va! Fa come ti ha detto. (La nutrice si allontana con vivo stupore)

Scena sesta

Mortimer, Maria.

MARIA

Da parte di mio zio, il cardinale di Lorena, in Francia! «Accordate la vostra

fiducia a Sir Mortimer, che vi reca questo foglio, poiché non avete un altro

amico più fedele in Inghilterra». (Guarda Mortimer stupita) È mai possibile? Non

è un sogno? Quando credevo che tutti mi avessero abbandonata, ecco che ritrovo

un amico... e siete voi quell'amico, il nipote del mio carceriere, che scambiavo

per il più accanito dei nemici...

MORTIMER (gettandosi ai piedi di Maria)

Perdonatemi, regina! Vi chiedo perdono per la maschera orribile che ho dovuto

portare con tanta pena e che mi è costata uno sforzo inaudito! Ma solo sotto

questa maschera ho potuto avvicinarmi a voi e recarvi aiuto e salvezza.

MARIA

Alzatevi... mi stupite, signore... non è facile per me passare da un momento

all'altro dalla vertigine della disperazione alla luce della speranza... ditemi,

signore... spiegatemi questa fortuna insperata, se volete che la condivida.

MORTIMER (alzandosi)

Il tempo vola. Presto arriverà mio zio, in compagnia di un essere odioso. Prima

di essere sopraffatta dall'atroce notizia che vi comunicherà, lasciate che vi

spieghi in che modo il Cielo provvede alla vostra salvezza.

MARIA

Me la invia grazie a un miracolo della sua onnipotenza!

MORTIMER

Permettete che cominci parlandovi di me.

MARIA

Parlate pure, signore!

MORTIMER

Avevo vent'anni, regina, ed ero stato educato nella rigida osservanza del

dovere, ed avevo assorbito col latte della nutrice un odio senza limiti per il

papato, quando un desiderio impetuoso mi attrasse verso il Continente. Lasciai

le umili stanze dove predicano i puritani, abbandonai la patria, e percorsi a

volo d'uccello la Francia. Desideravo ardentemente giungere in Italia, di cui

avevo sentito tanto parlare. Era l'epoca del Grande Giubileo, le vie erano

affollate di pellegrini, le immagini sacre erano cinte di fiori, e si aveva

l'impressione che tutta l'umanità avesse iniziato un mistico pellegrinaggio in

direzione del Cielo. Io stesso rimasi coinvolto nella folla dei fedeli che mi

trascinò fino a Roma. Cosa non provai allora, regina, quando vidi innalzarsi

davanti ai miei occhi nel loro fulgore le colonne e gli archi di trionfo, quando

la sublime maestà del Colosseo abbagliò il mio sguardo, e il meraviglioso

spirito dell'arte mi svelò i suoi incanti e i suoi prodigi! Non conoscevo il

potere ammaliatore dell'arte. La Chiesa che mi aveva educato detesta

l'allettamento dei sensi e rifiuta le immagini, tributando onore alla nuda

parola priva dell'involucro del corpo. Cosa non sentii in seguito, una volta

penetrato dentro le chiese, quando dal cielo scese ad avvolgermi l'onda divina

della musica, quando una schiera tumultuosa di immagini si staccò veemente e

prodiga dai muri e dal soffitto e di fronte ai miei sensi sopraffatti

dall'estasi io vidi fremere ed agitarsi ciò che di più sublime e nobile esiste

sulla terra! Quando ammirai i simboli e le immagini del Divino, il saluto

dell'angelo, la nascita di Nostro Signore, la Madre di Dio, la Trinità scesa in

terra, la Trasfigurazione che ardeva del suo stesso fulgore, e il Papa nella sua

magnificenza cantare la messa solenne e benedire le folle! Paragonato a questo,

cos'è lo splendore dell'oro e delle pietre preziose di cui si addobbano i

sovrani della terra? Solo lui è cinto dall'aureola divina. Il Cielo, regno della

verità, è la sua dimora, perché quei simboli e quelle visioni non appartengono a

questo mondo.

MARIA

Abbiate pietà di me! Non stendetemi davanti il fresco tappeto della vita... Sono

una povera prigioniera.

MORTIMER

Lo ero anch'io, regina! Ma le mie catene si sono spezzate, e d'improvviso lo

spirito, liberato, salutò gioioso la vita sotto la sua chiara luce! Allora

giurai odio eterno contro il piccolo tetro libro che opprime lo spirito, giurai

di cingermi le tempie di una fresca corona, e di unirmi in letizia a chi vuole

assaporare la gioia! Molti nobili scozzesi seguirono il mio esempio, ed anche

parecchi nobili cavalieri di Francia che mi scortarono da vostro zio, il

Cardinale di Guisa... Che uomo! Sereno, sicuro di sé, pacato e virile! Nato

apposta per governare le anime, modello regale di sacerdote, un principe della

Chiesa che assai di rado è dato contemplare!

MARIA

Voi avete proprio visto quel nobile essere, quell'uomo che ho tanto amato, che è

stato la guida, il tutore della mia prima giovinezza! Parlatemi di lui! Si

ricorda ancora di me? La fortuna gli è rimasta amica, e la vita gli è sempre

benigna? È ancora alto, forte e sano, come una colonna della Chiesa?

MORTIMER

Quell'uomo ammirevole si degnò di spiegarmi le più inaccessibili verità di fede,

e fugò in tal modo i dubbi che nutrivo in cuore. Mi ha dimostrato che la

ragione, analizzandosi impietosamente, induce l'uomo all'errore. Mi ha insegnato

che, per credere a determinate cose, l'uomo deve constatarle di persona. Che la

Chiesa ha bisogno di un capo che tutti siano in grado di vedere e che lo spirito

della verità alitava veramente sui padri riuniti a concilio. Ciò che la mia

anima di fanciullo riusciva solo a tratti a percepire, è stato illuminato con

ardore dalla luce della sua intelligenza ed è stato definitivamente sopraffatto

dalle sue parole calde ed eloquenti. Tornai nel grembo della Chiesa e, tra le

sue mani, abiurai la mia eresia.

MARIA

Siete uno di quelli, ne esistono più di mille!, che sono stati felicemente

convertiti all'eterna salvezza dalla sua calda e suprema eloquenza che possiede

la sovrana maestà del Sermone della Montagna!

MORTIMER

Qualche tempo dopo, quando i suoi doveri lo richiamarono in Francia, egli mi

inviò a Reims, dove la Compagnia di Gesù con singolare alacrità educa i

sacerdoti per la chiesa d'Inghilterra. Là conobbi il nobile scozzese Morgan, e

il dotto vescovo di Ross, il vostro fedele Lesley che trascorrono in Francia i

tristi giorni dell'esilio... Mi aggregai a questi nobili personaggi per

rafforzare la mia fede. Un giorno, mentre ero a casa del Vescovo, vidi

casualmente un ritratto femminile di un fascino singolare. Quell'immagine mi

colpì a tal punto, mi suscitò un'impressione talmente profonda che, vinto

dall'empito del sentimento, rimasi attonito ad ammirarla, completamente fuori di

me. Allora il Vescovo soggiunse: «Comprendo la vostra emozione alla vista di

questo ritratto. La donna più bella che esista al mondo è anche la più infelice.

Soffre per la nostra fede, e proprio il vostro paese è il luogo in cui geme e si

consuma».

MARIA

O che nobile spirito! No, non ho ancora perduto tutto, finché nella mia miseria

mi resta un amico come lui.

MORTIMER

Poi, con rara e commossa eloquenza, cominciò a narrarmi il martirio che state

subendo e la sete di sangue dei vostri nemici. Mi descrisse dettagliatamente il

vostro albero genealogico, mi spiegò la vostra parentela coi Tudor e mi convinse

che voi sola siete l'erede del trono d'Inghilterra, che tocca in eredità a voi e

non a quella falsa regina, generata tra le braccia dell'adulterio, ripudiata

persino da suo padre Enrico e considerata una bastarda! Non volli credere alla

sua tesi, e chiesi chiarimenti a parecchi giuristi, consultai molti trattati di

araldica e tutti gli esperti con cui parlai mi confermarono la piena legittimità

del vostro diritto. Ora so che la vostra sola colpa è la legittima pretesa alla

corona d'Inghilterra, e che questo paese dove siete un'infelice murata in un

carcere vi appartiene di diritto.

MARIA

Maledetto sia questo diritto! Che è la sola causa delle mie sciagure!

MORTIMER

A quell'epoca mi dissero che eravate stata trasferita dal castello di Talbot e

affidata alle cure di mio zio... Questa circostanza insolita e sorprendente mi

indusse a credere nell'intervento diretto del Cielo, ed io lo interpretai come

un segno del destino che aveva scelto il mio braccio a liberarvi. Gli amici sono

d'accordo nell'esortarmi all'impresa, il Cardinale mi offre i suoi consigli e

m'impartisce la benedizione oltre ad ammaestrarmi nell'arte difficile della

simulazione. Si traccia rapidamente un piano d'azione, ed io parto alla volta

della patria dove, come sapete, sono tornato dieci giorni fa. (Una pausa) Allora

finalmente vi ho visto, mia regina, vi ho visto di persona, e non solo il vostro

ritratto! Che ricchezza è imprigionata in questo castello! Voi lo definite un

carcere, questo? No, è un tempio che ospita una divinità, assai più splendido

del palazzo reale d'Inghilterra... Felice chi ha il privilegio di respirare

l'aria che respirate! Lei ha perfettamente ragione a tenervi nascosta! Tutta la

gioventù inglese si alzerebbe in piedi risoluta e nessuna spada resterebbe in

ozio dentro il fodero, la ribellione alzerebbe il capo e a passi da gigante

calcherebbe quest'isola quieta e serena, se gli inglesi potessero contemplare la

loro regina!

MARIA

Che donna felice sarebbe, se tutti gli inglesi la vedessero coi vostri occhi!

MORTIMER

Oh, se tutti avessero la possibilità che ho io di osservare da vicino le vostre

pene, e di ammirare la dignità e la pazienza con cui sopportate la sorte

avversa! Da queste orrende prove non uscite forse da vera sovrana? I tremendi

disagi del carcere non sono riusciti a umiliare la vostra radiosa bellezza. Voi

non avete nulla di ciò che rende bella l'esistenza, eppure attorno a voi si

diffonde una magica luce divina. Io non varco mai una soglia come questa senza

che la sofferenza non mi afferri alla gola e senza, al tempo stesso, una gioia

illimitata perché comunque posso rivedervi! Ma su di noi si avventa l'ora della

decisione, il pericolo aumenta da un momento all'altro, e io non posso più

indugiare né celarvi questa orribile cosa...

MARIA

La mia sentenza è stata pronunciata? Ditelo pure. Sono in grado di udirlo.

MORTIMER

Sì, è stata pronunciata. I quarantadue giudici vi hanno dichiarata colpevole. La

Camera dei Lord e la Camera dei Comuni e la città di Londra fanno vive pressioni

perché la condanna sia eseguita al più presto. Solo la regina esita, non per un

senso umanitario ma semplicemente per scaltrezza, perché vorrebbe essere

costretta a farlo.

MARIA (rassegnata)

Sir Mortimer, le vostre parole non mi sorprendono né mi sgomentano. Era una

notizia che mi aspettavo da lungo tempo. Date le sofferenze che mi sono

inflitte, comprendo benissimo che i giudici non potevano certo concedermi la

libertà. Vedo molto bene ciò a cui tendono. Vogliono rinchiudermi in carcere a

vita e, nella notte eterna della prigione, seppellire la mia vendetta e i miei

diritti insieme a me stessa.

MORTIMER

No, regina, oh no! Questo è troppo poco per loro! Alla tirannide non basta

lasciar l'opera incompiuta. Finché sarete in vita, continueranno a vivere i

timori della regina d'Inghilterra. Per voi non esiste un carcere abbastanza

profondo, e solo la vostra morte può assicurarle il trono.

MARIA

Avrebbe il coraggio di mettere la mia testa coronata sopra un ceppo ignominioso?

MORTIMER

Ne avrà il coraggio. Non dubitate.

MARIA

Per trascinare nella polvere la sua regale maestà e quella di tutti i sovrani?

Non ha paura della vendetta della Francia?

MORTIMER

Sta per concludere con la Francia un'alleanza duratura e donare la sua mano e il

trono al duca d'Anjou.

MARIA

Ma il re di Spagna non scenderà in campo contro di lei?

MORTIMER

Finché è sicura della pace interna nel suo regno, Elisabetta non teme il mondo

intero sollevato contro di lei.

MARIA

E vorrebbe offrire agli inglesi uno spettacolo simile?

MORTIMER

Questo paese, maestà, ha visto molte regine negli ultimi tempi scendere dal

trono e salire sul patibolo! Un cammino che è stato percorso dalla madre di

Elisabetta... come da Caterina Howard... per non parlare di Lady Grey che era di

sangue reale.

MARIA (dopo un attimo di pausa)

No, Mortimer! Vi acceca un timore vano, inutile! L'apprensione che regna nel

vostro cuore fedele suscita terrori inesistenti! Io non temo il patibolo. Con

altri mezzi più subdoli e infallibili la regina d'Inghilterra può soffocare i

miei diritti e conquistarsi la pace. È più facile armare la docile mano di un

sicario che trovare un carnefice! Di questo, signore, io ho paura! Non accosto

mai alle labbra un calice senza temere che possa essermi amorosamente offerto

dalla mia cara sorella.

MORTIMER

Né in segreto né in pubblico riusciranno a portare a termine il piano spaventoso

di porre fine alla vostra vita. Non abbiate timore! Siamo pronti, dodici giovani

della nobiltà del paese sono con me: stamattina, dopo la comunione, hanno

giurato di ricorrere alla forza per liberarvi dal castello! Il conte Aubespine,

ambasciatore di Francia, al corrente della congiura, si impegna a fornirci il

suo aiuto, e il suo palazzo è il luogo scelto per adunarci.

MARIA

Signore, voi mi fate tremare ma non di gioia! Un tetro presagio si insinua nel

mio cuore! Siete consapevole di ciò che state per affrontare? Non vi sgomentano

le teste mozze di Babington, di Tichburn, esposte a monito universale sul ponte

di Londra? Non vi insegna nulla la morte di coloro che a migliaia hanno

sacrificato inutilmente la vita in questa folle impresa per riuscire solo ad

aumentare il peso delle mie catene? Giovane infelice, pieno d'illusioni,

fuggite! Fuggite, se siete ancora in tempo, se Burleigh non è già stato

informato e se non vi ha già messo un traditore alle costole! Tutti coloro che

hanno voluto proteggere Maria Stuarda non sono mai stati accompagnati dalla

fortuna!

MORTIMER

Non mi fanno paura le teste mozze di Babington e di Tichburn, esposte a monito

universale sul ponte di Londra, e neppure la morte di coloro che hanno

sacrificato la vita in questa impresa, perché hanno ottenuto in premio la gloria

eterna e morire per la vostra salvezza è comunque una fortuna.

MARIA

È inutile! Né la forza né l'astuzia possono salvarmi! Il nemico veglia e detiene

tutto il potere. Davanti alla mia porta non ci sono soltanto Paulet coi suoi

aguzzini, ma tutto il popolo inglese. Solo il libero volere di Elisabetta può

schiudermi quella porta.

MORTIMER

Oh, non speratelo!

MARIA

Solo un uomo può aprirla.

MORTIMER

Ditemi come si chiama.

MARIA

Il conte di Leicester.

MORTIMER (indietreggiando stupito)

Leicester! Il conte di Leicester! Il vostro nemico più implacabile! Il favorito

di Elisabetta... lui...

MARIA

Se ho una possibilità di salvezza, solo lui me la può garantire. Cercatelo!

Parlategli in piena, totale fiducia e, per assicurarlo che sono io che vi mando,

portategli questo foglio col mio ritratto. (Si toglie un foglio dal seno.

Mortimer indietreggia ed esita a prenderlo) Prendetelo! Lo conservo da molto

tempo, da quando la rigorosa vigilanza di vostro zio mi impedì di giungere fino

a lui. Il mio buon angelo vi ha mandato da me...

MORTIMER

Regina, svelatemi questo enigma...

MARIA

Sarà Lord Leicester a spiegarvelo. Abbiate fiducia in lui, ed egli avrà fiducia

in voi. Chi c'è adesso?

KENNEDY (entrando in fretta)

Sir Paulet con un gentiluomo di corte.

MORTIMER

È Lord Burleigh. Coraggio! Udite con fredda calma, regina, ciò che vi dirà.

(Esce, seguito da Hanna Kennedy, da una porta laterale)

Scena settima

Maria, Lord Burleigh, tesoriere della Corona d'Inghilterra, e il cavalier

Paulet.

PAULET

Oggi volevate conoscere esattamente ciò che vi aspetta: sarete ampiamente

soddisfatta da Lord Burleigh. Accettate il suo messaggio con rassegnazione.

MARIA

Spero di farlo con la dignità che si accompagna sempre all'innocenza.

BURLEIGH

Vengo come inviato del tribunale.

MARIA

Lord Burleigh offre servizievole al tribunale la sua bocca, dopo aver offerto il

suo cervello.

PAULET

Parlate come se foste già informata della sentenza.

MARIA

Se è Lord Burleigh a comunicarmela, è come se la sapessi già! Veniamo al fatto,

signore!

BURLEIGH

Voi, signora, vi siete sottomessa al giudizio del tribunale dei Quarantadue...

MARIA

Perdonatemi, Milord, se mi vedo costretta a interrompervi fin dall'inizio. Voi

dite che mi sono sottomessa al giudizio dei Quarantadue? Io non mi sono affatto

sottomessa. Non potevo farlo... Potevo forse ripudiare la dignità del mio rango,

del mio popolo, di mio figlio e dell'intera sovranità? La legge inglese

prescrive esplicitamente che l'imputato venga giudicato da giudici che gli siano

pari di grado. Chi, in quel collegio, era mio pari? I miei pari sono soltanto i

re.

BURLEIGH

Voi avete sentito i capi d'accusa, e li avete anche confutati in tribunale...

MARIA

Sì, l'odioso inganno di Hatton mi persuase, ma solo per salvare il mio onore e

fiduciosa del mio buon diritto, ad ascoltare i capi d'accusa per dimostrarne

l'inconsistenza! L'ho fatto per rispetto nei confronti delle persone dei Lord, e

non certo per la carica che rivestono, che ricuso nel modo più assoluto.

BURLEIGH

Il fatto che li ricusiate o meno, Milady, è solo una pura formalità che non può

impedire il procedimento in corso. Voi respirate l'aria d'Inghilterra, voi

godete la protezione e il beneficio delle sue leggi che siete tenuta a

rispettare!

MARIA

Io respiro l'aria di un carcere inglese! Questo voi lo chiamate vivere in

Inghilterra e beneficiare delle sue leggi? Non le conosco nemmeno, e non sono

certo tenuta a rispettarle. Non sono una suddita di questo regno, sono una

persona libera, regina di un altro paese.

BURLEIGH

E credete che il nome di regina vi permetta di seminare impunemente la discordia

in un paese straniero? Dove risiederebbe la sicurezza degli Stati se

l'implacabile spada di Temi non fosse in grado di colpire la fronte omicida

dell'ospite regale come la fronte del mendicante?

MARIA

Io non ho detto di voler sottrarmi al giudizio, io ricuso i miei giudici.

BURLEIGH

I giudici? Ma come, Milady? Sono forse degli immondi rifiuti della plebe, degli

spudorati mentitori pronti ad essere assoldati come strumenti della tirannide?

Non sono invece i primi gentiluomini del paese, autonomi al punto di potersi

permettere la sincerità assoluta e di proclamarsi infinitamente superiori sia ai

cortigiani immersi nella loro viltà che agli stolidi timori dei re? Non sono le

stesse persone che governano in libertà e giustizia un nobile popolo, e che

basta solo nominare per fugare qualsiasi dubbio ed estinguere ogni sospetto? Il

loro capo è il pastore dei popoli, un uomo adorno di virtù come il Primate di

Canterbury; subito dopo viene il saggio Talbot che è il guardasigilli, e il

comandante della flotta, Howard. Cosa poteva fare la nostra regina oltre che

scegliere i nobili più illustri del regno a dirimere questa contesa tra sovrane?

Pur ammettendo che uno di loro possa essere stato vittima di un odio fazioso, è

ammissibile attribuire a quaranta una sentenza che sia frutto della passione e

dell'arbitrio?

MARIA (dopo qualche istante di silenzio)

Ascolto con vivo stupore prorompere l'eloquenza dalle stesse labbra che finora

mi hanno sempre annunciato sventure. Come potrò, misera donna ignorante,

misurarmi con un oratore di questa portata? Oh, certo, se questi Lord

corrispondessero alla descrizione che mi avete fatto, allora non potrei far

altro che tacere e, in caso di condanna, la mia causa sarebbe irrimediabilmente

perduta. Ma i nomi che voi mi magnificate e che dovrebbero schiacciarmi col loro

peso immane, li vedo impegnati a sostenere ruoli assai diversi nella storia di

questo paese. Vedo quell'alta nobiltà inglese, il maestoso senato del regno,

adulare come fanno gli schiavi di un sultano ogni capriccio del mio prozio

Enrico VIII... Vedo la Camera dei Lord e quella dei Comuni, entrambe corrotte,

sancire ed abrogare leggi, sciogliere matrimoni e celebrarne altri a seconda del

desiderio di chi sta al potere, diseredare una principessa reale oggi

chiamandola pubblicamente bastarda e incoronarla regina l'indomani. Vedo questi

degni Pari manifestare quattro opinioni diverse sotto quattro governi diversi...

BURLEIGH

Affermate di ignorare le leggi inglesi, ma vedo che siete ben informata delle

nostre sventure!

MARIA

E questi sarebbero i miei giudici! Non voglio essere ingiusta nei vostri

confronti, Lord Tesoriere! Ma voi non comportatevi diversamente con me! Mi

dicono che vi sta sinceramente a cuore la sorte del regno, che amate la vostra

sovrana, che siete vigile e instancabile. Lo credo. Penso che i vantaggi

personali non siano il vostro obiettivo, e che solo il bene del trono e del

paese sia il fine cui si ispirano le vostre azioni. Proprio per questo motivo,

nobile Lord, vi invito a diffidare di voi stesso: state attento a non scambiare

il bene dello Stato con la giustizia! So benissimo che, accanto a voi, ci sono

altri gentiluomini tra i giudici, ma sono dei protestanti che amano

l'Inghilterra e forzatamente giudicano me, regina di Scozia, una papista! Un

antico proverbio dice che un suddito britannico non può rendere giustizia a uno

scozzese. Per questo, secondo il diritto consuetudinario, in un dibattimento un

inglese non può testimoniare contro uno scozzese, come uno scozzese non può

testimoniare contro un inglese. Questa strana legge è nata dalla necessità, e

nelle vecchie usanze, Milord, risiede un significato profondo che dev'essere

rispettato. La natura ha gettato su una zattera in mezzo al mare questi due

popoli focosi, ma ha ripartito la zattera in modo disuguale e li ha spinti a

contendersene la proprietà. Solo l'esiguo fiume Tweed è l'incerto confine tra

questi spiriti minacciosi, e già più volte il sangue dei rivali si mescolò alle

sue acque. Da mille anni, con la mano sull'elsa della spada, si guardano

minacciosi da una riva all'altra. Nessun nemico ha mai minacciato l'Inghilterra

senza che gli scozzesi non gli abbiano prestato aiuto, e non c'è mai stata una

sola rivolta in Scozia cui l'Inghilterra non abbia dato il suo appoggio. L'odio

avrà fine solo quando saranno fraternamente congiunti sotto un solo Parlamento,

ed un solo scettro governerà l'isola.

BURLEIGH

E una Stuarda dovrebbe concedere questo beneficio al paese?

MARIA

Perché negarlo? Confesso sinceramente di aver sperato di unire, libere e serene,

le due nazioni all'ombra dell'olivo. Non credevo di finire vittima del loro odio

reciproco, speravo di mettere fine in eterno alla loro gelosia, di spegnere la

loro antica discordia e, come il mio antenato Richmond dopo una guerra

spaventosa riuscì ad unire le due rose, speravo di poter unire in un solo paese

le due corone di Scozia e d'Inghilterra.

BURLEIGH

Ma vi siete adoperata a questo fine servendovi di mezzi illeciti! Volevate

mettere a ferro e fuoco il regno e salire al trono nell'orrore della guerra

civile.

MARIA

Questa non era la mia volontà, e Dio mi è testimone! Quando ho manifestato

un'intenzione simile? Dove sono le prove?

BURLEIGH

Non sono venuto qui a discutere. La causa è giudicata, e non c'è più spazio per

il dibattito! Quaranta voti contro due hanno dichiarato che avete trasgredito il

patto firmato lo scorso anno. Che testualmente dice: «Se nel regno scoppieranno

rivolte in nome e a favore di chiunque vanti pretese al trono, si proceda

legalmente contro di lui e lo si condanni alla pena capitale». Dal momento che è

ampiamente dimostrato che voi...

MARIA

Lord Burleigh! Sono perfettamente convinta che una legge scritta per me, emanata

nel dichiarato intento di perseguitarmi, possa essere usata impunemente per

nuocermi! Guai alla vittima se le stesse labbra che hanno emanato il decreto

pronunciano anche la sentenza! Potete negare che quell'editto sia stato

accuratamente pianificato per provocare la mia rovina?

BURLEIGH

Doveva essere un avvertimento, e voi l'avete tramutato in una trappola. Avete

scorto la voragine che vi si spalancava davanti, siete stata lealmente

avvertita, e vi ci siete avventata a precipizio. Vi eravate alleata col

traditore Babington e i suoi sicari e, informata minuziosamente, avete tenuto in

mano dal carcere le fila della congiura.

MARIA

E quando l'avrei fatto? Mostratemi i documenti.

BURLEIGH

Vi sono stati esibiti poco tempo fa, al processo.

MARIA

Mi sono state esibite soltanto delle copie, vergate da una scrittura ignota.

Dimostratemi che ho dettato io quelle lettere, e nella forma in cui me le avete

lette nel corso del dibattimento.

BURLEIGH

Babington prima di morire confessò che erano proprio quelle che aveva ricevuto.

MARIA

Perché, quando era vivo, non sono stata messa a confronto con lui? Perché avete

avuto tanta fretta di farlo sparire prima di portarlo in aula davanti a me?

BURLEIGH

Anche i vostri scrivani, Kurl e Nau, hanno confermato sotto giuramento di avere

scritto esattamente ciò che gli avevate dettato.

MARIA

E basta a condannarmi la testimonianza dei miei servi? Si crede a chi, nel

momento in cui testimoniava contro di me, tradiva la propria sovrana?

BURLEIGH

Voi stessa avete dichiarato che lo scozzese Kurl è un uomo d'onore.

MARIA

Lo ritenevo tale, ma solo al momento del pericolo si riconosce la virtù di un

uomo. Forse il terrore della tortura l'ha spinto a rivelare e a confessare ciò

che non sapeva. Dichiarando il falso, avrà sperato di salvarsi senza recar

eccessivo danno a me, alla sua regina!

BURLEIGH

L'ha giurato da uomo libero.

MARIA

Ma non in mia presenza! Cosa dite? Qua ci sono due testimoni ancora in vita,

metteteli a confronto con me e che facciano davanti a me la loro deposizione!

Perché mi negate un favore, per non dire un diritto di cui neanche l'assassino

viene privato? Apprendo da Talbot, il mio precedente custode, che questo governo

ha emanato una legge che ordina tassativamente il confronto tra accusatore ed

accusato. Ho frainteso? Sir Paulet, so che siete un uomo onesto: fornitemene la

prova! Esiste o non esiste questa legge in Inghilterra?

PAULET

Sì, Milady. Questa è la legge. È la verità, lo affermo.

MARIA

Dunque, Milord! Se vengo trattata con questo rigore secondo le leggi inglesi,

quando le leggi mi sono avverse, perché volete a bella posta ignorarle quando

potrei trarne vantaggio? Rispondete! Perché, come prescrive la legge, non sono

stata messa a confronto con Babington? E perché non sono stata messa a confronto

con gli scrivani che sono ancora vivi?

BURLEIGH

Non agitatevi, Milady! Non si tratta soltanto della congiura con Babington...

MARIA

Se è solo questa che mi condanna a sottostare alla legge, solo da questa devo

tutelarmi. Restate in tema, Milord, non cambiate argomento!

BURLEIGH

... perché voi avete concluso un'alleanza segreta con Mendoza, l'ambasciatore

spagnolo...

MARIA (bruscamente)

Restate in tema, Milord!

BURLEIGH

... avete cospirato contro la religione di Stato e sollevato i sovrani d'Europa

a muovere guerra all'Inghilterra...

MARIA

E se l'avessi fatto? Vi dico che non l'ho fatto, ma anche se fosse? Lord

Burleigh, io sono qui in carcere in spregio al diritto delle genti. Sono giunta

in questo paese come una supplice, e non con la spada in pugno, invocando il

sacro diritto dell'ospitalità, gettandomi tra le braccia di una regina che è

della mia stessa famiglia, ma sono stata catturata, imprigionata, quando cercavo

solo aiuto! Dite, come e perché dovrei sentirmi in obbligo verso l'Inghilterra?

Che doveri ho nei suoi confronti? Se cerco di liberarmi del peso delle catene

che mi opprimono, se tento di contrastare la forza con la forza ed incito gli

Stati del Continente a prestarmi aiuto, non faccio altro che invocare un sacro

diritto di natura se mi servo dei mezzi normalmente leciti in guerra quando si

combatte lealmente da entrambe le parti. Solo l'orgoglio e la mia coscienza mi

vietano l'omicidio, la congiura segreta, la cospirazione sanguinosa. L'omicidio

sarebbe un disonore senza pari per me. Sì, sarebbe un disonore per me... ma non

potrebbe assurgere a una condanna, non potrebbe mai provocare una sentenza di

colpevolezza perché, vi ripeto, tra me e l'Inghilterra non si tratta di diritto

ma di forza.

BURLEIGH (intenzionalmente)

Milady, non ricorrete allo spaventoso diritto della forza! Potrebbe causare

gravi danni a chi si trova in carcere.

MARIA

Io sono debole, e lei è forte. Faccia quindi uso della sua forza: mi uccida, mi

offra in olocausto alla sua sicurezza! Ma abbia il coraggio di ammettere di aver

fatto ricorso alla forza, e non alla giustizia! Per liberarsi di una rivale che

detesta, non chieda il sussidio della legge per colpire con la spada! E non

ricopra di un manto pietoso ciò che è solo una sanguinosa prova di forza! Questa

tragica farsa non deve ingannare il mondo! Lei mi può uccidere, non giudicare!

Rinunci ad unire i frutti del crimine al volto immacolato della virtù, e abbia

il coraggio di mostrarsi davanti a tutti per ciò che realmente è! (Esce)

Scena ottava

Burleigh, Paulet.

BURLEIGH

Cavalier Paulet, questa donna ci sfida, e continuerà a farlo fino ai piedi del

patibolo. Nulla potrà mai abbattere un orgoglio simile. Si è mostrata stupita

della condanna? L'avete vista versare una sola lacrima? O farsi appena un po'

pallida? No, non fa appello alla nostra pietà. Sa invece in quali penose

incertezze si dibatta la nostra regina e dalle nostre apprensioni attinge un

coraggio sorprendente.

PAULET

Lord Tesoriere! Questo inutile orgoglio scomparirà se le toglieremo l'occasione

di esercitarlo! Ammettiamolo: ci sono state parecchie irregolarità nel processo.

Doveva essere messa a confronto coi suoi scrivani, come con Babington e

Tichburn.

BURLEIGH (di scatto)

No, cavalier Paulet, no! Non potevamo correre un rischio di questa portata!

Esercita un fascino immenso sui cuori, e voi sottovalutate il potere delle

lacrime femminili! Se fosse messa a confronto col suo scrivano Kurl e

quest'ultimo dovesse pronunciare in sua presenza la parola destinata a perderla,

sono certo che ritratterebbe immediatamente tutto quanto, che revocherebbe la

deposizione...

PAULET

E così i nemici dell'Inghilterra ci copriranno di voci tendenziose, di calunnie,

e il carattere solenne del processo diventerà infame, apparirà come un

sacrilegio!

BURLEIGH

Questo è il timore che affligge la nostra sovrana. Oh, se questa messaggera di

sventure fosse morta prima di metter piede sul suolo inglese!

PAULET

È la mia opinione.

BURLEIGH

Se una malattia mortale l'avesse colta in carcere!

PAULET

A questo paese molte sofferenze sarebbero state risparmiate.

BURLEIGH

Eppure, anche se fosse morta per cause naturali, noi saremmo stati ugualmente

imputati d'assassinio.

PAULET

È vero. Non si può impedire alla gente di pensare quello che vuole.

BURLEIGH

Tuttavia non potrebbero dimostrarlo, e farebbe meno scalpore.

PAULET

Cosa importa lo scalpore? E se l'accusa è formulata ad alta voce o in un

bisbiglio? Solo quando è fondata l'accusa ferisce.

BURLEIGH

Oh! Neppure la giustizia divina può sottrarsi al dissenso! L'opinione pubblica

si schiera sempre per l'infelice, mentre il vincitore, considerato il beniamino

della fortuna, è sempre perseguitato dall'invidia. La spada del diritto, che si

addice all'onore virile, quando è impugnata da una donna diventa odiosa. Il

mondo non crede che una donna possa comportarsi secondo giustizia quando la

vittima è un'altra donna. È del tutto inutile che noi abbiamo giudicato secondo

coscienza. A lei rimane il regale diritto della grazia. Lo invochi e ne usi, è

inammissibile che si applichi una legge così severa...

PAULET

E allora?

BURLEIGH (interrompendolo bruscamente)

Dovrebbe vivere? No, mai, non deve vivere! È questa la causa dell'inquietudine

della regina, che le toglie il sonno e la mantiene in uno stato d'agitazione

continua... Dai suoi occhi traspare il dissidio che ha luogo nel suo spirito: la

sua bocca non ha il coraggio di esprimere ciò che il suo cuore desidera, ma il

suo sguardo silenzioso sembra chiedere: «Tra i miei sudditi non c'è nessuno che

mi risparmi questa scelta orribile? Continuare a regnare in preda al terrore, o

consegnare una regina, che è del mio stesso sangue, alla mannaia del boia?».

PAULET

Questa è l'implacabile Necessità, e non si può evitarla.

BURLEIGH

Invece la regina pensa che si possa evitare, sempre che ci siano a sua

disposizione dei sudditi solleciti...

PAULET

Solleciti?

BURLEIGH

In grado di interpretare un cenno silenzioso.

PAULET

Un cenno silenzioso?

BURLEIGH

... che non veglino come se fosse una gemma preziosa o un gioiello inestimabile

un nemico, un serpente velenoso che gli è stato affidato!

PAULET (intenzionalmente)

Una gemma preziosa, signore, è la reputazione, il nome inattaccabile della

nostra regina! Su questo tesoro non si veglierà mai abbastanza!

BURLEIGH

Quando Maria Stuarda fu sottratta alla custodia di Shrewsbury e affidata a

Paulet, si pensava che...

PAULET

Voglio credere, signore, che si pensasse soltanto a questo: ossia che il compito

era passato in mani al di sopra di ogni sospetto! Dio mio! Avrei rifiutato di

fare il carceriere, se non avessi pensato che doveva esercitarlo l'uomo migliore

d'Inghilterra! Non fatemi pensare che debba questo incarico a qualcosa che non

ha niente a che vedere con la mia reputazione.

BURLEIGH

Si sparge la voce che è indisposta, la si fa ammalare inesorabilmente, e per

finire la si fa morire in santa pace finché tutti quanti se la sono scordata...

E la vostra reputazione è intatta.

PAULET

Ma non la mia coscienza.

BURLEIGH

Se non volete aiutarci di persona, non impedite che un'altra mano...

PAULET

Nessun sicario varcherà mai la soglia del suo carcere, finché gli dei della mia

casa veglieranno su di lei! La sua vita mi è sacra, come mi è sacro il capo

della regina d'Inghilterra! Voi siete i giudici. Giudicate! Spezzate la verga! E

quando sarà giunta l'ora, chiamate il falegname con la scure e la sega perché

rizzi il palco. Le porte del mio castello saranno sempre aperte allo sceriffo e

al carnefice. Ma finché sarà sotto la mia tutela, state pur certo che veglierò

su di lei perché non faccia alcun male, e perché nessuno le arrechi offesa!

(Escono entrambi)

ATTO SECONDO

Il palazzo di Westminster.

Scena prima

Il conte di Kent e Sir William Davison s'incontrano.

DAVISON

Siete voi, Milord di Kent? Già di ritorno dal torneo? È finita la festa?

KENT

Come? Non c'eravate alla giostra?

DAVISON

Ero impegnato.

KENT

Avete perso lo spettacolo più sbalorditivo che l'eleganza abbia concepito e il

decoro abbia messo in scena! Si rappresentava l'assedio della casta rocca della

Bellezza da parte del Desiderio. Il Lord Maresciallo, il Guardasigilli, il

Siniscalco ed altri dieci cavalieri della regina difendevano la rocca, che era

stretta d'assedio da cavalieri francesi. All'inizio appariva un araldo che,

recitando un madrigale, intimava la resa al castello mentre il Cancelliere gli

rispondeva dall'alto delle mura. Poi cominciarono a entrare in azione le

artiglierie: piccoli calibri di campagna scagliarono mazzi di fiori e squisite

essenze odorose. Ma fu tutto inutile, perché gli attacchi vennero respinti e il

Desiderio fu obbligato a una brusca ritirata.

DAVISON

Un segno di cattivo augurio, conte, per il pretendente francese.

KENT

Ma non era che un gioco! Mentre, in realtà, penso proprio che la fortezza prima

o poi dichiarerà la resa.

DAVISON

Lo credete davvero? Io no.

KENT

Gli articoli più controversi sono già stati riveduti e la Francia, su di essi,

si è trovata d'accordo. Monsieur si impegna ad ascoltare la messa nella sua

cappella privata e a tributare onori, in pubblico, alla religione di Stato...

Dovevate vedere con quale entusiasmo il popolo ha accolto la notizia! Perché il

timore del popolo è che lei muoia senza eredi e l'Inghilterra ricada sotto il

dominio del Papa, nel caso le succeda la Stuarda.

DAVISON

Oh, ma adesso non c'è più nulla da temere. Lei si dirige all'altare e la Stuarda

al patibolo.

KENT

Arriva la regina!

Scena seconda

I precedenti. Elisabetta, al braccio di Leicester. Il conte Aubespine,

Bellièvre, il conte di Shrewsbury, Lord Burleigh entrano con un seguito di

cavalieri inglesi e francesi.

ELISABETTA (ad Aubespine)

Conte, sono profondamente dispiaciuta che questi gentiluomini, trasportati fin

qui, in quest'isola, dalla loro galante missione, non trovino da me la

magnificenza e gli splendori della corte di Saint-Germain. Quelle feste

sontuose, degne degli dèi, che in Francia la regina madre è in grado di

allestire meravigliosamente, ahimè, io non sono in grado di offrirvele! Un

popolo felice e concorde che mi si affolla intorno formulando auguri e

benedizioni nei miei confronti, tutte le volte che mi faccio vedere in pubblico,

ecco il solo spettacolo che posso esibire con orgoglio agli occhi degli

stranieri. La grazia incantevole di quelle fanciulle che trasformano la corte di

Caterina in un giardino fiorito farebbero scomparire la mia persona che certo

non può vantare dei meriti paragonabili ai suoi.

AUBESPINE

La corte di Westminster agli occhi del viaggiatore, felicemente stupito, mostra

una sola signora che tuttavia racchiude in sé tutto il fascino del gentil sesso.

BELLIÈVRE

Nobile e sovrana maestà, concedete che prendiamo commiato da voi e torniamo da

Monsieur, nostro signore, con la sospirata notizia. Era così divorato

dall'impazienza, che non ha potuto restare a Parigi e si è recato ad Amiens dove

aspetta con ansia i messi con l'annuncio della sua immensa gioia. Gli inviati

francesi si sono spinti fino a Calais per annunciargli con la rapidità del vento

ciò che le tue auguste labbra pronunceranno e che egli ascolterà pazzo di gioia.

ELISABETTA

Conte Bellièvre, vi prego di non insistere! Vi ripeto, non è il momento adatto

per accendere liete fiaccole nuziali. Su questo paese incombe un cielo tetro e

cupo, e a me si addice più il velo vedovile che la splendida acconciatura

nuziale! Un avvenimento atroce e spaventoso sta per abbattersi sulla mia casa, e

far tremare il mio cuore.

BELLIÈVRE

Concedici almeno una promessa, Maestà: e rinviamo a giorni più lieti il

coronamento di tanta felicità.

ELISABETTA

I sovrani sono soltanto gli schiavi del trono, e ad essi è interdetto

assecondare gli impulsi del cuore. Ho sempre desiderato morire nubile perché un

giorno si potesse leggere sulla mia tomba questa iscrizione: «Qui giace la

regina vergine». Ma i miei sudditi hanno espresso parere contrario, e pensano a

quando non ci sarò più. Non basta che il mio paese adesso sia prospero e lieto,

io devo sacrificarmi in vista della sua futura felicità e rinunciare alla mia

libertà di donna nubile, il bene più prezioso che possiedo, e accettare che mi

venga imposto un padrone. In questo modo il mio popolo mi notifica che sono

soltanto una donna, quando credevo di aver governato come un uomo e come un re.

So benissimo che chi contrasta la legge di natura non può definirsi un servo di

Dio, e dobbiamo ricoprire di lodi chi ci ha preceduto per aver aperto i conventi

e aver ridonato alla vita migliaia di infelici vittime di una malintesa

religiosità. Ma una regina, che non passa il suo tempo dedita all'ozio o ad una

sterile contemplazione, e che si assume i compiti più gravosi senza mai tradire

il minimo sforzo dovrebbe poter evitare quella legge che rende metà del genere

umano soggetta all'altra metà...

AUBESPINE

Non c'è una sola virtù, regina, che tu sul trono non abbia posto in giusta luce,

e ormai sei il modello esemplare del tuo sesso, la sua luminosa esaltazione! Al

mondo, certo, non esiste un uomo che meriti gli sia sacrificata la tua libertà.

Tuttavia se per nascita, eroico valore e prestanza virile un mortale può

considerarsi degno di questo onore...

ELISABETTA

È indubbio, signor ambasciatore, che un matrimonio con un regale principe di

Francia costituisce, per me, un grande onore. Confesso sinceramente che, se

devo... se non posso evitare di piegarmi alle aspettative del mio popolo - che

temo sia più forte della mia volontà - non conosco in Europa un altro principe

cui sacrificare con minor ripugnanza la mia ricchezza più preziosa: la libertà.

Per il momento, vi basti un attestato come questo.

BELLIÈVRE

È una meravigliosa speranza, ma è solo una speranza, e il mio signore vorrebbe

qualcosa di più...

ELISABETTA

Cosa pretende, allora? (Si sfila un anello dal dito e lo guarda pensierosa) Una

regina non possiede niente che la distingua da una donna qualsiasi! Un identico

simbolo la incatena allo stesso dovere, alla stessa soggezione... L'anello è il

simbolo del matrimonio, e tanti anelli in fila formano una catena. Portatelo in

dono al vostro signore. Non è ancora una catena, non mi lega ancora ma potrà

tramutarsi nel cerchio che mi terrà prigioniera.

BELLIÈVRE (s'inginocchia a ricevere l'anello)

In suo nome, graziosa sovrana, ricevo in ginocchio il tuo dono e ti bacio

devotamente la mano.

ELISABETTA (al conte di Leicester, che ha continuato a fissare durante le ultime

parole)

Permettete, Milord! (Gli toglie il nastro azzurro dell'Ordine della Giarrettiera

e lo mette al collo di Bellièvre) Mettete al collo di Sua Altezza questo nastro

che io in questo momento annodo al vostro, dichiarandovi membro del mio Ordine!

Honny soit qui mal y pense! Sparisca la diffidenza tra i nostri due paesi e un

saldo vincolo d'amicizia stringa fraternamente le corone d'Inghilterra e di

Francia.

AUBESPINE

Sovrana Maestà, questo è un giorno di gioia! Che tutti i sudditi di quest'isola

vivano in letizia e nessuno soffra e pianga! Il tuo volto irradia clemenza. Oh,

se uno di questi raggi illuminasse un'infelice regina legata da vincoli di

parentela sia alla Francia che all'Inghilterra!

ELISABETTA

Non spingetevi oltre, conte! Non mescoliamo due cose assolutamente

incompatibili. Se la Francia effettivamente desidera un'unione con me, deve

condividere le mie apprensioni e non stringere alleanza coi miei nemici...

AUBESPINE

La Francia si sentirebbe indegna ai suoi stessi occhi se, concludendo questo

patto, si scordasse l'infelice, vedova del suo re, della sua stessa fede...

L'onore e l'umanità impongono che...

ELISABETTA

In questo senso apprezzo come merita questa parola d'intercessione. La Francia

adempia come meglio crede ai suoi obblighi d'amicizia e lasci a me il compito di

agire da sovrana. (Fa un inchino ai nobili francesi, che si ritirano insieme

agli altri Lord)

Scena terza

Elisabetta, Leicester, Burleigh, Talbot. La regina si siede.

BURLEIGH

Gloriosa sovrana, oggi tu coroni i voti del tuo popolo. Solo oggi assaporiamo

davvero i giorni sereni di cui ci fai dono, poiché non tremiamo più al pensiero

dell'incerto futuro che ci attende. Ma ancora una nube incombe sul nostro

orizzonte, c'è ancora un sacrificio che tutti esigono a gran voce. Ti prego di

concedercelo, e allora potremo finalmente proclamare che l'Inghilterra, da oggi,

è un paese felice.

ELISABETTA

Cosa vuole ancora il mio popolo? Parlate, Milord!

BURLEIGH

Esige la testa della Stuarda. Se vuoi assicurare al tuo popolo il dono

incommensurabile della libertà, la vera fede che abbiamo acquistato a prezzo di

tante fatiche, lei deve scomparire. La tua nemica deve morire, se vuoi che non

tremiamo per la tua stessa vita! Tu sai che gli inglesi non sono ancora

schierati sotto gli stendardi della fede, che il pagano culto di Roma conta

ancora numerosi adepti su quest'isola, e che questi ultimi sono animati da una

viva e tenace ostilità. Parteggiano per la Stuarda, sono alleati dei duchi di

Lorena, gli implacabili avversari della tua regale dinastia. Questo partito

composto da fanatici esaltati ti dichiara una guerra a oltranza che prosegue in

segreto con arti diaboliche nella speranza di annientarti. Reims, la sede

arcivescovile del cardinale di Lorena, è la fucina dove si forgiano le armi

contro di te, dove si tiene alta scuola di regicidio e si ammaestrano

incessantemente i missionari di questa ideologia, dei fanatici folli che

marciano su quest'isola travestiti in mille modi. Da laggiù per ben tre volte è

partito un sicario, e quell'antro continua a partorire sempre nuovi nemici

pronti in qualsiasi istante a scendere in campo contro di te... Il castello di

Fotheringhay è la dimora dell'Ate di questa eterna guerra che, con la fiaccola

dell'amore, incendia tutto il regno. I giovani si dichiarano pronti a morire per

lei, vittime delle illusorie speranze che suscita nei loro cuori... La scusa

ufficiale è di liberarla, ma la verità è che vogliono insediarla al tuo posto

sul trono. Infatti i duchi di Lorena si rifiutano di riconoscere il tuo

legittimo diritto e, ai loro occhi, tu non sei altro che una volgare usurpatrice

protetta dalla fortuna! Sono stati loro a incoraggiare quella sciocca a

pretendere il trono inglese! Con lei e la sua gente, non c'è nessuna pace

possibile! La sua vita è la tua morte! La sua morte è la tua vita!

ELISABETTA

Milord! Il vostro compito è assai triste. So che la vostra ansia è sinonimo di

onestà, conosco la profonda saggezza di ogni sillaba che pronunciate, ma questa

saggezza che prescrive di spargere del sangue io la detesto dal profondo del

cuore... Vorrei che mi deste un consiglio meno drastico... Lord Shrewsbury! Dite

la vostra opinione.

TALBOT

Hai giustamente lodato la fedeltà e l'onestà di Burleigh... ma anch'io ho in

petto un cuore che batte fedele, anche se la mia eloquenza non è paragonabile

alla sua. Possa tu vivere a lungo, mia regina, per la felicità del tuo popolo e

di quest'isola che, da quando è amministrata dai suoi autentici sovrani, non ha

mai conosciuto giorni così gloriosi! Dio non voglia che acquisti questa

prosperità a prezzo del suo buon nome perché, se dovesse accadere una cosa

simile, spero che gli occhi di Talbot siano già chiusi per sempre!

ELISABETTA

Dio non voglia che macchiamo il nostro buon nome!

TALBOT

Allora dovrai pensare a un altro mezzo per salvare il regno... mandare a morte

la Stuarda è un'ingiustizia. Tu non puoi emettere nessuna sentenza ai danni di

chi non è tuo suddito.

ELISABETTA

Quindi il Parlamento, il Consiglio di Stato, e tutti i tribunali del regno che

mi hanno riconosciuto questo diritto, si sarebbero sbagliati?

TALBOT

La maggioranza non basta a fornire un attestato di legittimità: l'Inghilterra

non rappresenta il mondo, e il tuo Parlamento non rappresenta i diritti

dell'umanità. L'Inghilterra di oggi non è l'Inghilterra di domani, come non è

quella di ieri... Come cambiano le passioni e i sentimenti, analogamente si

evolve l'onda del giudizio. Non dire che sei obbligata ad accondiscendere alla

necessità e alle pressioni del tuo popolo. In qualsiasi momento puoi dimostrare

che la tua volontà è libera. Fanne la prova! Dichiara che il sangue ti fa

orrore, che vuoi salvare la vita della sorella, mostrati indignata e accesa

d'ira regale contro chi ti dà il consiglio opposto, e allora all'improvviso

vedrai cancellarsi la necessità e il giusto diventare ingiusto. Tu, solo tu, hai

il diritto di giudicare. Non puoi basarti su una tremula canna che oscilla ad

ogni soffio di vento! Cedi all'innata clemenza del tuo cuore! Nel tenero cuore

femminile, Dio non ha collocato l'implacabile rigore... e i fondatori di questo

regno, che hanno concesso anche alla donna la possibilità di regnare, hanno

ampiamente mostrato che la virtù dei re non deve essere il rigore.

ELISABETTA

Il conte di Shrewsbury è un accanito protettore della mia nemica, mia e del mio

regno! Preferisco il consiglio di chi si adopera per la mia sicurezza.

TALBOT

Non le è concesso un difensore, e nessuno osa provocare il tuo sdegno, parlando

in suo favore... Quindi concedi a me, un vecchio che si trova vicino alla morte

e che è ormai esente da seduzioni e allettamenti mondani, di intercedere per lei

che da tutti è stata abbandonata! Che non si dica un giorno che nel tuo

Consiglio hanno parlato la passione e l'egoismo, e non si è mai alzata la voce

della pietà! Tutto cospira ai suoi danni, tu non l'hai mai vista, e nel tuo

cuore non c'è il minimo impulso in favore di questa estranea. Non che voglia

assolverla! Dicono che abbia fatto assassinare il marito, e comunque ha sposato

il suo assassino! Un delitto inaudito, che tuttavia è avvenuto in anni

spaventosi, in mezzo ai tremendi sussulti della guerra civile quando lei, una

donna inerme, fu stretta dall'assedio e dalle minacce dei vassalli e, per

salvarsi, si gettò tra le braccia del più intrepido e forte... Chi può dire da

quali arti fu vinta? Ricordatevi della fragilità della donna!

ELISABETTA

La donna non è fragile! Ci sono delle anime particolarmente forti tra loro...

Non voglio che si alluda in mia presenza alla debolezza del mio sesso.

TALBOT

La tua scuola è stata la severa avversità e la vita non ti ha mai mostrato un

volto ridente di gioia! Tu, da lontano, non vedevi un trono ma il sepolcro che

ti si spalancava davanti! A Woodstock e nelle tenebre spaventose della Torre, il

Dio di pietà che governa questo paese ti educò nelle sofferenze al senso del

dovere e del rigore. Non c'era nessun adulatore al tuo fianco, e perciò assai

presto, senza le inutili distrazioni e il futile chiasso mondano, hai imparato

l'arte difficile della riflessione, e hai cominciato a meditare sull'autentico

valore della vita... Quell'infelice, invece, non ha avuto nessun Dio che abbia

vegliato sui suoi giorni. Era solo una bambina quando venne condotta in Francia,

a quella corte frivola e vana, di gioie effimere e superficiali dove, tra feste

magnifiche e incessanti, non le fu mai concesso di ascoltare la voce severa

della verità. Frastornata dal vizio, fu travolta e sedotta dal male. Le era

toccata in sorte una virtù pericolosa, la bellezza, l'arma con la quale trionfò

facilmente sulle altre donne grazie alle forme incantevoli e ai nobili natali...

ELISABETTA

Milord Shrewsbury, tornate in voi! E pensate che siamo seduti a giudizio su

questioni assai più gravi! Quella donna deve proprio disporre di attrattive

notevoli se riesce a infiammare un vecchio come voi! Lord Leicester! Solo voi

non dite una parola! Ciò che infiamma la sua eloquenza vi toglie la facoltà di

parlare?

LEICESTER

Maestà, io taccio stupìto sentendo che ti si riempie di timori assurdi e

ridicoli! Mi meraviglia constatare che le favole che suscitano tanto facili

apprensioni tra la plebe nei vicoli di Londra si insinuino qua dentro, nella

pace e nella tranquillità del tuo Consiglio di Stato e che uomini noti per il

loro discernimento vi attribuiscano fede! Ti confesso di provar stupore all'idea

che questa regina di Scozia, che non è riuscita nemmeno a conservarsi il suo

piccolo trono, derisa dai suoi sudditi ed esiliata dal suo paese, possa farti

tanta paura dal fondo di un carcere! Dio mio, cos'è che te la fa temere? Le sue

pretese al regno? O il fatto che i Guisa non ti riconoscano come regina? Ma

l'opposizione dei Guisa può forse invalidare il diritto che ti viene dalla

nascita e che un decreto del tuo Parlamento ha ratificato? Lei non è stata

esclusa dalle estreme volontà di Enrico? Credi davvero che l'Inghilterra, che

finalmente assapora la gioia della nuova luce, tornerà a gettarsi tra le braccia

di una papista? Che voglia abbandonare te, adorata sovrana, per correre

dall'assassina di Darnley? Cosa vogliono ancora questi folli, questi esaltati

che, in vita, non ti danno tregua per via della successione e non vedono l'ora

di farti sposare per salvare lo Stato e la Chiesa? Non si rendono conto che sei

qui, nel fiore della giovinezza e della forza, mentre l'altra s'indebolisce e

langue ogni giorno di più e si avvicina inesorabilmente alla tomba? Per Dio! Tu

camminerai sulla sua tomba molti anni ancora senza bisogno di gettarla nella

fossa con le tue mani...

BURLEIGH

Lord Leicester non è sempre stato di questo parere.

LEICESTER

Sì, in giudizio mi sono espresso per la condanna a morte. Ma qui, nel Consiglio

di Stato, parlo diversamente. Qui non si tratta di giustizia, ma di interesse. E

non mi pare che questo sia il momento di temerla, ora che il suo unico campione,

la Francia, l'abbandona e tu stai per concedere la tua mano all'erede al trono,

e la speranza della successione arride al paese... Perché ucciderla? È già

morta! Il disprezzo è la vera morte. Fa' attenzione che la pietà non la richiami

in vita! Ecco il mio consiglio: non annullare la sentenza di morte, e lascia che

lei sopravviva, ma sotto la continua minaccia del patibolo e, non appena una

mano si appresti a difenderla, lascia che la scure le piombi sul capo.

ELISABETTA (alzandosi)

Signori, ho ascoltato i vostri consigli e vi ringrazio per le vostre premure.

Con l'aiuto di Dio, che illumina sempre i sovrani, vaglierò attentamente le

vostre parole e farò la scelta che riterrò opportuna.

Scena quarta

I precedenti, Paulet e Mortimer.

ELISABETTA

Ecco Sir Paulet! Che notizie ci recate, cavaliere?

PAULET

Maestà! Mio nipote, reduce da un lungo viaggio, s'inchina davanti a te lieto di

prestare il suo giuramento. Accettalo benevolmente, e permettigli di crescere al

sole del tuo favore.

MORTIMER (inginocchiandosi)

Saluto la mia sovrana! Che la gloria e la gioia le splendano sempre in fronte!

ELISABETTA

Alzatevi, signore, vi dò il benvenuto in Inghilterra. Avete compiuto un cammino

assai lungo, avete visto Roma e attraversato la Francia, dove avete soggiornato

a Reims. Ditemi, cosa fanno laggiù i nostri nemici?

MORTIMER

Che Dio li confonda e rivolga contro i loro petti gli strali che vogliono

scagliare contro la mia sovrana!

ELISABETTA

Avete visto Morgan, e il Vescovo di Ross, quell'eterno intrigante?

MORTIMER

Ho visto tutti gli esuli scozzesi che cospirano a Reims contro il bene di

quest'isola. E ne ho conquistato la fiducia allo scopo di poter conoscere i loro

perfidi piani.

PAULET

Gli sono state affidate delle lettere riservate alla regina di Scozia che ci ha

fedelmente consegnato.

ELISABETTA

Quali sono, attualmente, i loro obiettivi?

MORTIMER

La notizia che la Francia li abbandona per stringere alleanza con l'Inghilterra

li ha colti come un fulmine. Adesso confidano nella Spagna.

ELISABETTA

Così mi scrive Walsingham.

MORTIMER

Quando stavo per lasciare Reims, era appena arrivata la bolla che papa Sisto ha

scagliato contro di voi. Sarà qui con la prossima nave.

LEICESTER

Questi fulmini non fanno più tremare l'Inghilterra.

BURLEIGH

Ma diventano spaventosi tra le mani dei fanatici.

ELISABETTA (osservando attentamente Mortimer)

Siete accusato di aver frequentato la scuola di Reims e di aver abiurato la

vostra fede. È vero?

MORTIMER

Non posso negare di aver abiurato, ma l'ho fatto di proposito, e unicamente per

amor vostro.

ELISABETTA (a Paulet, che le tende delle carte)

Cosa c'è?

PAULET

Una lettera da parte della regina di Scozia.

BURLEIGH (cercando di impadronirsene)

Datemela!

PAULET (consegnando le carte alla regina)

Perdonate, Milord Tesoriere, ma mi è stato raccomandato di consegnarla

personalmente a Sua Maestà. Dice sempre che le sono nemico. Ma combatto

unicamente i suoi vizi. Ciò che non è in contraddizione col mio compito di

custode sono lieto di accordarlo.

(Elisabetta prende la lettera. Mentre legge, Leicester e Mortimer si scambiano

alcune parole a bassa voce)

BURLEIGH (a Paulet)

Cosa ci può essere scritto in quella lettera? Vani rimproveri che dovremmo

risparmiare al cuore pietoso della regina.

PAULET

Lei non me ne ha celato il contenuto. Chiede semplicemente la grazia di poter

vedere la regina.

BURLEIGH (bruscamente)

Questo mai!

TALBOT

Perché? Non c'è niente d'ingiusto in questa richiesta.

BURLEIGH

Ha istigato al delitto e si è adoperata perché fosse sparso il sangue della

regina, perciò non ha il diritto di vederla. Chi desidera il bene di Sua Maestà

non può dare un consiglio tanto abbietto.

TALBOT

E se la nostra sovrana volesse dar libero corso alla pietà e alla clemenza, voi

fareste di tutto per impedirglielo?

BURLEIGH

È condannata! Il suo capo è già sotto la scure. L'occhio sereno del sovrano non

può contemplare un capo consacrato alla morte. Se la regina le si accostasse, la

sentenza non potrebbe essere più eseguita, perché concedere il beneficio di un

colloquio è sinonimo di grazia.

ELISABETTA (asciugandosi gli occhi dopo aver letto la lettera)

Cos'è mai l'uomo! Cos'è mai la felicità a questo mondo! A quale estremo è

ridotta questa regina, che ha cominciato la sua vita con speranze tanto fulgide,

chiamata a regnare sul più antico trono d'Europa, e che aveva in animo di porsi

in capo ben tre corone! Adesso parla una lingua completamente diversa da quando

si attribuiva lo stemma d'Inghilterra e, dai suoi cortigiani, si faceva chiamare

regina delle isole britanniche! Scusate signori, ma mi si spezza il cuore, sono

oppressa dalla tristezza e dal dolore constatando l'incertezza delle cose

terrene, e sentendo il destino umano, nel suo aspetto più atroce, passarmi

accanto e sfiorarmi la fronte!

TALBOT

O regina! Dio ti ha toccato il cuore! Ascolta questa ispirazione che ti viene

dal cielo! Ha espiato duramente la sua colpa, ed è ora che la prova finisca!

Tendile la mano, se è caduta così in basso, e scendi come un angelo di luce

nella cupa notte del suo carcere...

BURLEIGH

Non cedere, grande sovrana! Non lasciare che un senso d'umanità, sia pur

lodevole, ti faccia desistere dalla decisione presa e ti faccia commettere un

grave errore! Non precluderti la libertà di compiere ciò che ritieni necessario.

Tu non puoi graziarla né salvarla, quindi non esporti nemmeno all'accusa

orribile di aver voluto gioire alla vista della tua vittima, esibendoti davanti

a lei nel tuo trionfo per recarle una nuova, crudele umiliazione!

LEICESTER

Signori, restiamo nei limiti che ci siamo imposti! La regina è saggia e non ha

bisogno dei nostri consigli per prendere la decisione più adatta. Il colloquio

tra le due sovrane non ha niente a che fare con le decisioni del tribunale. È la

legge inglese, e non la volontà della regina, a condannare Maria. Va ascritto a

merito di Elisabetta se segue il nobile impulso del suo cuore, purché la legge

mantenga il suo corso.

ELISABETTA

Andate, signori. Troveremo il modo di conciliare come si conviene ciò a cui la

clemenza ci invita e ciò a cui la necessità ci costringe! Ed ora... lasciatemi!

(I Lord si allontanano, Elisabetta richiama Mortimer che è gia sulla soglia) Una

parola, Sir Mortimer!

Scena quinta

Elisabetta, Mortimer.

ELISABETTA (dopo averlo scrutato attentamente per un istante)

Avete dato prova di molto coraggio e di un considerevole dominio su voi stesso,

alla vostra età! Chi ha imparato con tanto anticipo l'arte difficile della

simulazione, matura precocemente ed abbrevia gli anni d'apprendistato. Io vi

predìco che il destino vi riserva a grandi prove, e fortunatamente sarò io a

garantire che la profezia si avveri.

MORTIMER

Nobile sovrana, tutto il mio essere e tutto il mio valore sono consacrati a

servirti.

ELISABETTA

Avete imparato a conoscere i nemici dell'Inghilterra. Il loro odio nei miei

confronti è implacabile, ed essi tramano continuamente spaventose congiure ai

miei danni. Finora l'Onnipotente mi ha protetta, ma la corona non sarà mai

sicura sul mio capo finché rimarrà in vita la donna che offre pretesti ai

fanatici e incrementa le loro folli speranze.

MORTIMER

Basta un cenno da parte tua, e non vivrà più.

ELISABETTA

Ahimè, credevo di essere ormai giunta alla meta e invece sono appena all'inizio!

Volevo che la legge seguisse il suo corso senza sporcarmi le mani di sangue! La

sentenza è stata pronunciata. Ma che vantaggio posso trarne? Dev'essere

eseguita, e comunicare quest'ordine spetta a me sola. Quel gesto odioso ricade

interamente su di me. Devo riconoscerne la responsabilità e, insieme, salvare le

apparenze. Questo è il lato peggiore della faccenda!

MORTIMER

Che t'importano le apparenze, se la causa è giusta?

ELISABETTA

Cavaliere, voi non conoscete il mondo. Tutti giudicano in base a come appari,

non a come sei! Non potrò mai convincere nessuno del mio buon diritto, e perciò

devo fare in modo che la mia responsabilità nella sua morte resti per sempre

avvolta in una luce ambigua. In queste faccende controverse, che hanno un

duplice aspetto, l'unica via di scampo è agire nell'oscurità. Il passo peggiore

è quello che si ammette di aver compiuto, ed è perduto solo ciò a cui si

rinuncia.

MORTIMER (cercando di interpretare le sue parole)

Allora il partito migliore sarebbe...

ELISABETTA (rapida)

Certo, sarebbe il partito migliore! Il mio buon angelo parla attraverso le

vostre parole! Continuate, signore, esprimete fino in fondo il vostro pensiero!

Voi dimostrate di considerare seriamente le cose, e volete andare fino in fondo,

siete un uomo completamente diverso da vostro zio...

MORTIMER (scosso)

Hai rivelato al cavaliere la tua volontà?

ELISABETTA

Mi pento di averlo fatto.

MORTIMER

Scusalo, è un uomo anziano, gli anni lo rendono incerto e pieno di dubbi. Le

azioni temerarie richiedono una baldanza giovanile...

ELISABETTA (in fretta)

Allora vi posso...

MORTIMER

Io ti presterò la mano e tu, se ti è possibile, salva il nome...

ELISABETTA

Ah, signore! Se un mattino mi svegliaste annunciandomi: Maria Stuarda, la tua

mortale nemica, non fa più parte del mondo dei vivi!

MORTIMER

Conta su di me.

ELISABETTA

Quando potrò riposare in pace?

MORTIMER

Col prossimo novilunio non soffrirai più nessun timore.

ELISABETTA

Addio, signore! Non abbiatevene a male, se la mia profonda gratitudine dovrà

essere avvolta dalle fitte tenebre della notte. Il Silenzio è il dio dei

fortunati, e i legami più fidati e più dolci sono quelli che si tessono in

segreto... (Esce)

Scena sesta

MORTIMER (solo)

Vattene, regina falsa e ipocrita! Come tu inganni il mondo, io inganno te!

Tradirti è un gesto buono e giusto! Somiglio forse a un assassino? Sulla mia

fronte hai letto un pudore privo di scrupoli? Fidati pure del mio braccio, e

trattieni il tuo! Assumi davanti al mondo la maschera ipocrita della pietà e,

mentre confidi nel mio delitto, noi guadagneremo il tempo necessario alla sua

salvezza! Tu vuoi innalzarmi, e mi fai scorgere da lontano la speranza di una

ricompensa... e forse quella ricompensa sei tu stessa! Ma chi sei tu,

sciagurata, e quali favori mi vuoi concedere? Non ho ambizioni di gloria, e solo

accanto a lei per me la vita possiede fascino e incanto... Attorno a lei in un

eterno coro di gioia aleggiano le divinità del piacere e della giovinezza, e la

divina felicità risiede sul suo seno, mentre tu puoi solo concedere cose fredde

e morte! Il bene supremo che allieta l'esistenza, quando un cuore nel completo

oblio di se stesso si dona liberamente a un altro cuore, questa gioia che

idealmente corona il destino della donna tu non l'hai mai posseduta, tu con

l'amore non hai mai fatto la felicità di un uomo! Devo aspettare Lord Leicester

e consegnargli la sua lettera. Che incarico odioso! Non mi piace quel

cortigiano. Solo io posso salvarla, solo io: il rischio, la fama e la ricompensa

devono essere soltanto miei! (Mentre sta per uscire, incontra Paulet)

Scena settima

Mortimer, Paulet.

PAULET

Cosa ti ha detto la regina?

MORTIMER

Nulla, signore. Nulla d'importante.

PAULET (fissandolo severamente)

Ascolta, Mortimer! Il suolo su cui cammini sdrucciola ed è pieno di insidie. Il

favore dei sovrani è un'esca allettante per i giovani a caccia di onori. Non

lasciarti vincere dall'ambizione!

MORTIMER

Non siete stato voi a presentarmi a corte?

PAULET

Non l'avessi mai fatto! La fortuna della nostra casa non è avvenuta a corte. Non

vacillare, nipote! Non comprare a caro prezzo le tue ambizioni! Non scendere a

compromessi con la tua coscienza!

MORTIMER

Cosa vi salta in mente? Che timori vani!

PAULET

Per quanto siano allettanti le promesse che la regina ti fa balenare, non

fidarti delle sue lusinghe! Non appena le avrai obbedito, ti disconoscerà e per

conservare il proprio nome senza macchia si vendicherà a tue spese del delitto

che ti aveva commissionato.

MORTIMER

Avete parlato di delitto...

PAULET

Basta con questi sotterfugi! So cosa esige da te la regina. Spera che la tua

giovinezza, avida di onori e fama, sia più arrendevole della mia rigida

vecchiaia. Rispondi: glielo hai promesso?

MORTIMER

Zio!

PAULET

Se hai fatto questo, ti maledico e ti ripudio...

LEICESTER (entrando)

Permettetemi, signore, di rivolgere una parola a vostro nipote. La regina, di

cui gode la piena fiducia, ordina che gli venga affidata sotto la sua piena

responsabilità la persona di Maria Stuarda. Essa ha un'assoluta fiducia nella

sua onestà...

PAULET

Ha un'assoluta fiducia... Bene!

LEICESTER

Come dite, signore?

PAULET

Milord, la regina ha fiducia in lui, ed io ho fiducia in me e nei miei occhi

bene aperti! (Esce)

Scena ottava

Leicester, Mortimer.

LEICESTER (meravigliato)

Cos'aveva il cavaliere?

MORTIMER

Non lo so. L'inattesa fiducia accordatami dalla regina...

LEICESTER (fissandolo)

Credete di meritar fiducia, cavaliere?

MORTIMER (fissandolo a sua volta)

Lord Leicester, potrei porvi la stessa domanda.

LEICESTER

Volevate parlarmi in segreto.

MORTIMER

Rassicuratemi, prima, che posso farlo senza rischio.

LEICESTER

E chi mi assicura di voi? Non offendetevi della mia sfiducia! Vedo che a corte

mostrate due volti opposti, e uno dei due deve per forza essere falso. Vorrei

sapere qual è quello vero.

MORTIMER

Mi succede la stessa cosa, Lord Leicester.

LEICESTER

Chi per primo avrà fiducia nell'altro?

MORTIMER

Chi corre meno pericoli.

LEICESTER

Allora, voi!

MORTIMER

No, voi! Una vostra dichiarazione, di un uomo che gode della vostra posizione e

del vostro potere, può annientarmi mentre la mia non potrebbe far nulla contro

il vostro grado e il vostro favore.

LEICESTER

Vi ingannate, signore. In tutto il resto, ho molto potere, ma in un punto

particolarmente delicato qui, a corte, sono assai vulnerabile. Sto per

rivelarvelo, e vi prego di credere che una piccola cosa insignificante può

determinare la mia rovina.

MORTIMER

Se il potente Lord Leicester si abbassa a farmi una confessione simile, allora

mi è lecito nutrire un'opinione più alta di me stesso e posso generosamente

dargli il buon esempio.

LEICESTER

Precedetemi nella fiducia, ed io vi imiterò.

MORTIMER (tirando fuori in fretta la lettera)

Da parte della regina di Scozia.

LEICESTER (trasale e lo afferra di scatto)

Abbassate la voce. Cosa vedo? Il suo ritratto! (Lo bacia e lo contempla in

estasi senza dire una parola)

MORTIMER (che l'ha fissato con attenzione mentre leggeva)

Ora vi credo, Milord.

LEICESTER (dopo aver scorso in fretta la lettera)

Sir Mortimer! Ne conoscete il contenuto?

MORTIMER

Non ne so nulla.

LEICESTER

Come! Vi avrà pur detto...

MORTIMER

Non mi ha detto nulla. O meglio mi ha detto che voi mi avreste svelato il

mistero. Ed è un mistero impenetrabile per me che Lord Leicester, nemico

dichiarato di Maria e favorito di Elisabetta, uno dei giudici, debba essere

l'uomo da cui lei si aspetta la salvezza... Eppure non ci sono dubbi. I vostri

occhi esprimono con singolare efficacia ciò che provate per lei.

LEICESTER

Spiegatemi subito come mai v'interessate a lei con tanto ardore e come avete

ottenuto la sua fiducia.

MORTIMER

Ve lo spiego in due parole, Milord. Ho abiurato a Roma la mia fede, e sono

passato al partito dei Guisa. Una lettera dell'arcivescovo di Reims mi ha

accreditato presso la regina di Scozia.

LEICESTER

Ero a conoscenza della vostra abiura, e per questo motivo ho avuto fiducia in

voi. Datemi la mano, e perdonate la mia diffidenza. Non si è mai abbastanza

prudenti, poiché Walsingham e Burleigh mi detestano e tentano da sempre di farmi

cadere in trappola. Voi potevate essere una loro creatura, inviata al preciso

scopo di perdermi...

MORTIMER

Un Lord così nobile e potente costretto a muoversi guardingo e a guardarsi alle

spalle... Conte, vi compiango di cuore!

LEICESTER

Che gioia potermi finalmente stringere al petto di un amico e liberarmi

dall'affanno che da tanto tempo mi grava addosso! Voi vi meravigliate, signore,

che i miei sentimenti nei confronti di Maria siano cambiati con tanta rapidità.

In realtà, non l'ho mai odiata. Le circostanze avverse mi costringevano ad

esserle ostile. Era promessa a me da anni, molto prima che, nello splendore

della sua giovinezza, andasse sposa a Darnley. Allora respinsi freddamente

questa felice opportunità e invece adesso, in carcere, alle soglie della morte,

metto la mia esistenza in pericolo pur di farle visita.

MORTIMER

Un gesto di grande generosità!

LEICESTER

Nel frattempo tante cose sono cambiate. Allora l'ambizione cancellava in me

qualsiasi sensibilità alla gioventù e alla bellezza. Ritenevo insignificante

ottenere la mano di Maria, e speravo di conquistare la regina d'Inghilterra.

MORTIMER

È risaputo, che vi ha preferito a qualsiasi altro.

LEICESTER

Così pareva, signore... Ma adesso, dopo dieci anni di penosi sforzi per

conquistarla e di odiosa schiavitù... Ah, mi scoppia il cuore!, devo liberarmi

dal peso che mi opprime... Sì, godo la fama di essere un uomo appagato, ma se

solo si sospettasse di cosa sono fatte le catene che mi invidiano! Per dieci

anni lunghi e penosi mi sono sacrificato all'idolo della sua vanità, mi sono

assoggettato come uno schiavo ai suoi capricci da sultana, mi sono ridotto a un

balocco delle sue smanie e dei suoi miserabili appetiti, ora soavemente

carezzato ora respinto con fredda arroganza, tormentato dalla sua severità e

dalla sua dolcezza, strettamente tenuto a bada dai cento occhi d'Argo della sua

gelosia, sottoposto come un ragazzino a interrogatori incalzanti, redarguito

come un servo... Oh, non ci sono parole per descrivere questo inferno!

MORTIMER

Mi fate pena, conte.

LEICESTER

Ed ora che sto per toccare la meta, la ricompensa mi viene sottratta. E arriva

un altro a rubarmi il frutto di una dedizione conquistata a così caro prezzo!

Devo cedere ad uno sposo giovane e bello i diritti che da tanto tempo detengo, e

abbandonare la scena dove per anni e anni sono stato arbitro assoluto.

Quest'ultimo arrivato minaccia di sottrarmi non solo la sua mano, ma anche il

suo favore. Non dimenticate che lei è donna, e che lui è un uomo assai

attraente.

MORTIMER

È figlio di Caterina, e ha imparato l'arte dell'adulazione a una scuola

eccellente.

LEICESTER

Così le mie speranze tramontano. E, nel naufragio della mia felicità, cerco

un'asse a cui aggrapparmi... e il mio occhio torna di nuovo a volgersi alle

speranze di un tempo. Davanti a me riappare nel suo incantevole fulgore il volto

di Maria, la bellezza e la giovinezza tornano a far valere i loro diritti, io

abiuro la gelida ambizione e rivaluto il cuore che mi fa comprendere la gioia

immensa cui avevo, un tempo, rinunciato. Con terrore, la vedo precipitata così

in basso, e per colpa mia! Ecco quindi che nel mio cuore si afferma l'orgogliosa

speranza di salvarla dall'abisso e farla mia per sempre. Per mezzo di un fedele

servitore, riesco a farle sapere che i miei sentimenti sono cambiati ed ora

questa lettera di cui siete latore mi assicura che sono stato perdonato e che,

se riesco a salvarla, sarà lei la mia ricompensa!

MORTIMER

Ma non avete ancora fatto nulla per la sua salvezza! Aveta lasciato che venisse

condannata, e siete stato perdipiù uno di coloro che si sono espressi per la sua

condanna! C'è voluto un miracolo, e cioè che la luce della verità penetrasse in

me, nipote del suo guardiano, a Roma, in Vaticano, e che io fossi destinato a

rappresentare per lei il ruolo del salvatore! Se tutto ciò non si fosse

verificato, non avrebbe trovato il modo di giungere a voi!

LEICESTER

Signore, quante sofferenze ho dovuto sopportare per questo! Intanto era stata

trasferita dal castello di Talbot a quello di Fotheringhay e affidata alla

tutela rigorosa di vostro zio. Tutte le vie d'accesso erano precluse e, agli

occhi del mondo, dovevo fingere di esserle apertamente ostile. Non dovete

credere, tuttavia, che sarei rimasto a vederla andare al patibolo! No, voglio

impedire che le cose si mettano in questo modo e devo trovare il mezzo per

liberarla.

MORTIMER

È già trovato... Leicester, la vostra fiducia merita di essere ricambiata. La

libererò io, sono qui per questo, c'è già un piano d'evasione, ed ora il vostro

inestimabile appoggio ci promette la riuscita.

LEICESTER

Cosa dite? Mi fate paura... Voi osereste?

MORTIMER

Voglio forzare le porte della prigione. Ho dei compagni, è tutto pronto...

LEICESTER

Avete dei seguaci, dei complici! Povero me! In che impresa volete coinvolgermi!

Sono informati anche loro del mio segreto?

MORTIMER

Non abbiate timore. Il piano è stato studiato senza di voi e sarebbe stato

portato a termine senza il vostro intervento, se lei non desiderasse che voi

foste il suo liberatore!

LEICESTER

Allora voi mi assicurate che, nella congiura, non è stato fatto il mio nome?

MORTIMER

State tranquillo. Come mai, conte, siete tanto preoccupato per una notizia che

vi favorisce? Volete salvare la Stuarda e farla vostra, trovate degli alleati e

all'improvviso vi cadono dal cielo anche i mezzi adatti a raggiungere lo

scopo... e manifestate perplessità e non un irrefrenabile entusiasmo?

LEICESTER

La forza è inutile in questo caso. La faccenda è troppo rischiosa.

MORTIMER

Anche l'attesa presenta dei rischi.

LEICESTER

Vi ripeto, cavaliere, che non possiamo correre rischi.

MORTIMER (con amarezza)

Non potete farlo voi, che volete possederla! Mentre noi che desideriamo la sua

salvezza non abbiamo esitazioni...

LEICESTER

Giovanotto, siete troppo audace e la strada è un terreno pieno di insidie.

MORTIMER

E voi avete un'eccessiva prudenza in una partita dove è in gioco l'onore.

LEICESTER

Io vedo le reti che ci vengono tese.

MORTIMER

Io ho il coraggio di distruggerle.

LEICESTER

Questo coraggio è follia, e vana audacia.

MORTIMER

Milord, sarete saggio ma non vi si può definire coraggioso.

LEICESTER

Volete fare la fine di Babington?

MORTIMER

Non mi pare che vogliate emulare la grandezza di Norfolk.

LEICESTER

Norfolk non ha conquistato la sua sposa.

MORTIMER

Ma ha dimostrato di meritarla.

LEICESTER

Se perdiamo, la trascineremo nella rovina.

MORTIMER

Se badiamo alla nostra incolumità, lei non si salverà di certo.

LEICESTER

Ma voi, rifiutandovi di pensare e di ascoltare buoni consigli, in un soprassalto

d'impeto e d'ira rovinerete ciò che era prossimo alla realizzazione.

MORTIMER

Prossimo, e intrapreso da voi, non è così? Cosa avete fatto per salvarla? Ah, se

fossi stato così infame da assassinarla come mi aveva ordinato la regina, e come

si aspetta che io proceda... dite, cosa avete deciso per proteggere la sua vita?

LEICESTER (stupito)

La regina vi ha dato un incarico simile?

MORTIMER

Si è sbagliata a giudicarmi, come Maria con voi.

LEICESTER

E voi avete acconsentito? Parlate!

MORTIMER

Le ho offerto la mia mano, perché non ne assoldasse altre.

LEICESTER

Avete agito prudentemente. Questo ci lascia un certo margine. Lei è certa che

voi eseguiate il triste compito che vi ha affidato, la sentenza è sospesa e noi

guadagniamo tempo...

MORTIMER (impaziente)

No, lo perdiamo, invece!

LEICESTER

La regina ha fiducia in voi, e per questo non esiterà a mostrarsi generosa e

pietosa davanti al mondo. Forse, con un po' d'astuzia, la convincerò a

incontrarsi con la sua rivale, un gesto che la riscatterà ai suoi stessi occhi.

Burleigh ha ragione. Se la incontra, la sentenza non può essere eseguita. Sì,

tenterò, farò di tutto.

MORTIMER

Cosa otterrete? Quando la regina capirà che l'ho ingannata, e che Maria continua

a vivere, tutto non rimarrà come prima? Non guadagnerà mai la libertà. Nella

migliore delle ipotesi, rimarrà in carcere. Se, per risolvere la faccenda, ci

vuole una prova di forza, allora perché esitare? Avete il potere e, se volete,

la possibilità di armare un esercito solo contando i nobili che vivono nei

vostri castelli! Maria ha molti altri amici segreti: le nobili casate degli

Howard e dei Percy, anche se prive dei loro capi, sono pur sempre ricche di

uomini di valore e attendono solo un Lord audace e potente che dia il buon

esempio! Giù la maschera. Agite allo scoperto! Da cavaliere difendete la donna

amata, e impegnatevi per amor suo in una nobile tenzone! Se volete, potete

impadronirvi della regina d'Inghilterra. Convincetela ad accompagnarvi, come

fece tante volte in passato, in uno dei vostri castelli, e comportatevi

virilmente, asservitela al vostro dominio e tenetela sequestrata finché non

abbia liberato la Stuarda!

LEICESTER

Mi fate tremare... Dove vi trascina la vostra follia? Non conoscete il terreno

su cui vi muovete? Non sapete nulla di questa vita? O ignorate come stanno le

cose qui a corte dove la tirannia di questa donna ha imposto agli animi una

schiavitù assoluta? Inutile cercare qua dentro le tracce di quello spirito

eroico che si sentiva risuonare un tempo... Tutti sono schiavi di una donna, e

il coraggio non ha più alcuna possibilità di sopravvivenza. Ascoltatemi

attentamente, e non sciupate le vostre energie in gesti precipitosi. Sento

venire qualcuno. Ritiratevi.

MORTIMER

Maria spera! Devo tornare da lei con un nulla di fatto?

LEICESTER

Ripetetele il mio eterno amore!

MORTIMER

Ripeteteglielo voi stesso! Mi sono offerto spontaneamente per salvarla, e non

per trasmetterle le vostre ambasciate d'amore! (Esce)

Scena nona

Elisabetta, Leicester.

ELISABETTA

Chi c'era qui poco fa? Ho sentito parlare.

LEICESTER (voltandosi terrorizzato a quelle parole)

C'era Sir Mortimer.

ELISABETTA

Cos'avete, Lord? Come mai siete così agitato?

LEICESTER (riprendendosi)

È colpa del tuo aspetto! Non ti ho mai visto così bella, e il tuo splendore mi

confonde. Ahimè!

ELISABETTA

Perché sospirate?

LEICESTER

Non ne ho forse motivo? Ti guardo, contemplo estasiato il tuo aspetto che mi

rinnova crudelmente il dolore della tua prossima perdita.

ELISABETTA

Cosa perdete?

LEICESTER

Perdo il tuo cuore, la tua amata persona. Presto sarai felice tra le braccia di

un consorte focoso e appassionato, che possederà il tuo cuore. Egli è di sangue

reale, ed io non lo sono, ma sfido il mondo intero a trovare qualcuno che ti ami

più di me, che ti adori fino alla follia! Il d'Anjou non ti ha mai visto, e

perciò in te egli ama solo il nome, l'aureola della tua gloria, mentre io amo

solo te! Se fossi una povera pastorella, e io il principe più ricco del mondo,

scenderei dal trono per deporre la corona ai tuoi piedi.

ELISABETTA

Non rimproverarmi, Dudley: devi compiangermi, invece! Io non sono libera di

porre domande al mio cuore, che avrebbe fatto un'altra scelta. Come invidio le

altre donne che possono elevare al proprio rango l'uomo che amano! Io non ho la

fortuna di poter cingere la corona in capo all'uomo che amo più di qualsiasi

cosa sulla terra... La Stuarda è stata in grado di farlo, e ha concesso la sua

mano a chi le dettava il cuore: lei si è concessa tutta la felicità possibile, e

ha bevuto fino all'ultima goccia il calice del piacere!

LEICESTER

Ma adesso vuota il calice amaro della sofferenza.

ELISABETTA

Non si è mai preoccupata del giudizio del mondo. Ha vissuto con deplorevole

leggerezza, e si è sempre rifiutata di assumersi quelle gravi responsabilità che

io ho scelto di mia libera iniziativa! Avevo anch'io il diritto di pretendere le

gioie della vita, ma ad esse ho preferito i doveri irrecusabili che spettano a

un sovrano. Eppure lei ha sedotto tutti gli uomini, perché ha voluto ad ogni

costo essere soltanto una donna e ancor oggi giovani e vecchi ne ricercano i

favori. Gli uomini sono fatti così: schiavi dei sensi, cercano ovunque il

piacere e non sanno piegarsi con devozione e rispetto a tutto ciò che

rappresenta un dovere! Non hai notato che foga giovanile ha inalberato Talbot

quando ci ha descritto la sua bellezza?

LEICESTER

Perdonalo. È stato il suo guardiano, e lei con la sua abilità a forza di

lusinghe l'ha sedotto.

ELISABETTA

Ma è proprio così bella? Ho sentito tanto spesso tessere le lodi di questo

fantasma che mi è venuta la curiosità di appurare se il giudizio comune

corrisponde al vero. In genere i ritratti ingentiliscono, le descrizioni

esagerano, e ho imparato a fidarmi solo dei miei occhi... Perché mi guardi così?

LEICESTER

Ti confrontavo mentalmente a Maria. Devo confessarti che, se si potesse fare in

segreto, una volta mi piacerebbe ammirarti vicino a lei! Allora il tuo trionfo

sarebbe schiacciante! Che umiliazione sarebbe per lei dover constatare di

persona - l'invidia ha buoni occhi, come sai - che tu, oltre a superarla di

statura e nobiltà d'aspetto, le sei immensamente superiore in qualsiasi altra

virtù!

ELISABETTA

Lei è molto più giovane.

LEICESTER

Più giovane! Non sembra a vederla. Probabilmente, le sofferenze l'hanno fatta

invecchiare precocemente. Ma la sua più crudele umiliazione sarà quella di

vederti andare sposa. Tutte le sue speranze ormai fanno parte del passato, ed

essere costretta a vederti andare incontro alla felicità, sposando il Delfino...

Lei che si è sempre vantata delle sue nozze francesi, di quella corte di cui

continua a invocare la protezione!

ELISABETTA (con finta indifferenza)

Tutti mi implorano perché la veda.

LEICESTER (vivacemente)

Lo sollecita come una grazia, e tu dovresti concederglielo come un castigo! Tu

puoi mandarla al patibolo, ma credimi: preferirebbe morire piuttosto di vedersi

annientata dalla tua bellezza! Voleva uccidere te, e tu uccidi lei... Se ti

vedrà nel tuo splendido aspetto, sorretta dalla tua fama senza macchia,

circonfusa dalla pura aureola della virtù - la stessa virtù che, nei suoi amori,

ha dissipato in modo deplorevole - quando ti vedrà, cinta del tuo diadema

rilucente, dolce e soave in prossimità delle nozze, allora sì, non c'è dubbio,

per lei suonerà l'ora della fine. Non solo. Ora, più ti guardo e mai come in

questo momento ti ho vista pronta a sostenere questo confronto e a trionfare

della tua bellezza! Un minuto fa, quando sei entrata in questa stanza, mi hai

inondato di luce come una meravigliosa visione. Se tu le apparissi davanti

adesso, in questo aspetto, non troveresti mai un'occasione più adatta...

ELISABETTA

Adesso? No, no, adesso no, Leicester... devo rifletterci con calma, parlarne con

Burleigh...

LEICESTER (interrompendola vivacemente)

Burleigh! Un uomo che pensa solo al bene della nazione, mentre anche la tua

femminilità ha i suoi diritti. È una questione che tu sola devi risolvere, e non

un argomento di discussione per l'uomo di Stato. Anche la politica, comunque,

esige che tu la veda e che, con un gesto di clemenza, ti conquisti l'opinione

pubblica. In seguito, penserai a liberarti dell'odiosa rivale nel modo più

opportuno.

ELISABETTA

Non ritengo sia un bene che veda una mia parente nel bisogno e nell'afflizione!

Dicono che non viva in un ambiente consono al suo rango regale... e la sua

miseria suonerebbe come un amaro rimprovero per me.

LEICESTER

Non c'è bisogno che ti avvicini alle sue stanze. Ascolta il mio consiglio. Il

caso ci favorisce. Oggi è giorno di caccia e il castello di Fotheringhay è sulla

via tracciata per il corteo. Basta concedere alla Stuarda il permesso di

passeggiare nel parco, tu arrivi come per caso, senza ordinare il minimo

preparativo e, se non vuoi, puoi anche evitare di rivolgerle la parola.

ELISABETTA

Se faccio una stupidaggine, sarà colpa vostra, Leicester, e non mia! Oggi non

voglio rifiutarvi nulla, perché siete il più infelice dei miei sudditi, quello

cui ho fatto più male! (Guardandolo teneramente) Probabilmente è un capriccio da

parte vostra, ma l'affetto si dimostra nel concedere volentieri proprio ciò che

la ragione non approva. (Leicester si getta ai suoi piedi mentre cala la tela)

ATTO TERZO

Radura in un parco. Dietro gli alberi, un paesaggio sconfinato.

Scena prima

Maria entra correndo tra gli alberi, Hanna Kennedy la segue lentamente.

KENNEDY

Correte come se aveste le ali ai piedi, e io non ce la faccio a tenervi dietro.

Aspettatemi!

MARIA

Lasciami godere questa nuova libertà, lascia che torni all'infanzia, e torna

bambina insieme a me! Lascia che posi il mio passo lieve sul verde tappeto

dell'erba! Sono dunque evasa dalla mia oscura prigione? Quel cupo sepolcro non

mi tiene più prigioniera? Lascia che beva a gran sorsi questo effluvio di

libertà, quest'aria pura e celestiale!

KENNEDY

O mia dolce signora! Il vostro carcere si è appena dischiuso. Se attorno a voi

non scorgete le tetre mura che vi imprigionano, è solo per colpa degli alberi e

dei loro fitti rami!

MARIA

Grazie, vi ringrazio gentili alberi verdi che mi celate la vista della mia

prigione! Voglio sognare d'essere libera e felice: perché vuoi destarmi dalla

dolcezza di questa visione? Non sono avvolta dal cerchio immenso del cielo? Lo

sguardo, libero dagli impacci che lo trattenevano, ormai vaga nell'immensità

dello spazio. Laggiù, dove le montagne cinte dalla grigia nebbia si alzano

maestose, cominciano i confini del mio regno e queste nuvole in fuga verso

mezzogiorno vanno alla ricerca di quel mare lontano che bagna la terra di

Francia. Nuvole vagabonde, naviganti nei cieli! Felice chi può viaggiare e

lasciarsi trasportare da voi! Salutatemi la terra lieta della giovinezza! Io

sono qui prigioniera, in catene, e voi siete le mie sole messaggere! Voi, che

siete libere di correre nell'aria e non siete suddite di questa terribile

regina.

KENNEDY

Dolce signora, non lasciatevi trasportare dal delirio! La libertà, che invocate

da tanto tempo, vi induce a cadere nella follia.

MARIA

Scorgo in lontananza un pescatore che accosta la barca alla riva, quel povero

strumento potrebbe salvarmi e condurmi rapidamente in città amiche. Dà appena

ciò che assicura il sostentamento a quel pover'uomo, ma io vorrei riempirlo di

ricchezze, vorrei che facesse una pesca che non si è mai vista e trovasse tutti

i beni possibili nelle sue reti se acconsentisse a portarmi via sulla sua barca.

KENNEDY

Sogni impossibili! Non sentite dietro a noi i passi dei nostri sorveglianti? Un

divieto disumano ci tiene lontani da chiunque abbia pietà di noi!

MARIA

No, mia buona Hanna. Credimi, la porta del carcere non mi è stata aperta invano.

No, non sbaglio: questo infimo favore è il preludio di una felicità più grande.

Ne sono debitrice alla mano sollecita dell'amore, al braccio vigoroso e audace

di Lord Leicester. Poco alla volta i muri del carcere si allargheranno, vogliono

che mi abitui alle cose grandi per mezzo delle cose piccole, finché un giorno

finalmente non scorgerò chi mi libererà per sempre dalle catene.

KENNEDY

Ahimè, non so spiegarmi queste contraddizioni: solo ieri vi hanno notificato la

condanna a morte, ed oggi improvvisamente vi concedono questa inaudita libertà.

Ho sentito dire che vengono liberati i prigionieri che stanno per incamminarsi

verso la libertà eterna.

MARIA

Senti lo squillo sonoro del corno da caccia che echeggia nei boschi e nei prati?

Oh, se potessi salire su un focoso destriero e unirmi alla lieta brigata! Vorrei

fare di più! Quella voce diletta, che evoca soavi e tristi ricordi, che mi

riempiva il cuore di un'immensa gioia sui valichi dirupati della Scozia quando

nell'empito e nel fragore della caccia passava il corteo, oh come vorrei udirla

ancora!

Scena seconda

Maria, Kennedy, Paulet.

PAULET

Allora, Milady? Come mi sono comportato oggi? Merito un ringraziamento da parte

vostra?

MARIA

Come dite, cavaliere? Questo favore me l'avete procurato voi, proprio voi?

PAULET

Perché non avrei dovuto essere io? Sono stato a corte, dove ho consegnato la

vostra lettera.

MARIA

L'avete proprio consegnata? Davvero? E la libertà di cui godo è l'effetto della

mia lettera?

PAULET (allusivo)

Non è il solo. Aspettatevi una conseguenza ben più significativa.

MARIA

Ben più significativa? Cosa volete dire, signore?

PAULET

Avete udito i corni...

MARIA (indietreggia terrorizzata)

Voi mi fate paura!

PAULET

La regina è a caccia qua vicino.

MARIA

Come?

PAULET

Tra poco la vedrete.

KENNEDY (accorrendo perché Maria si sente mancare)

Cosa c'è, signora? Siete pallida!

PAULET

E allora? Non era questo il favore che chiedevate con insistenza? Non vi è stato

concesso prima del previsto? Siete sempre stata così loquace, adesso è il

momento di parlare!

MARIA

Perché non mi avete dato il tempo di prepararmi? Adesso non mi sento pronta a

riceverla, adesso no. Il favore più grande che ho mai chiesto, mi appare una

cosa atroce e spaventosa... Vieni, Hanna, rientriamo, devo riprendermi, ho

bisogno di calma.

PAULET

Rimanete! Dovete aspettarla qui. È logico che abbiate timore di comparire

davanti al vostro giudice.

Scena terza

Shrewsbury e i precedenti.

MARIA

No, non è per questo! Dio mio, è qualcosa di completamente diverso! Mio caro

Shrewsbury, arrivate al momento giusto, come un angelo mandato dal cielo! Non

posso vederla, risparmiatemi, vi scongiuro, la sua vista odiosa...

SHREWSBURY

Coraggio, Maestà! Ritornate in voi. Questo è il momento decisivo.

MARIA

L'ho atteso da tanto tempo. Mi sono preparata per anni, ho vagliato attentamente

ogni parola che ho imparato a memoria, per suscitare la sua emozione. Ed ora,

all'improvviso, tutto si è cancellato, e in me non c'è più nulla di vivo oltre

all'atroce tormento della sofferenza! Il cuore si rivolta contro di lei in modo

violento e incontrollabile, tutti i saggi proponimenti spariscono d'incanto e i

demoni infernali danzano attorno a me agitando delle chiome che sembrano serpi!

SHREWSBURY

Mettete a freno l'agitazione, cacciate via l'amarezza profonda che vi spezza il

cuore! Quando l'odio cozza contro l'odio, ciò che ne deriva è solo un frutto

malsano. Per quanto sia difficile, obbedite alla necessità del momento attuale.

Lei detiene il potere: inchinatevi a lei!

MARIA

Non posso umiliarmi in sua presenza, non lo farò mai!

SHREWSBURY

Dovete farlo! Parlatele con rispetto, con calma. Implorate la sua generosità,

non proclamate i vostri diritti, non è il momento.

MARIA

Ahimè, io ho provocato la mia rovina ed ecco che, al colmo della sfortuna, vengo

esaudita! Non dovevamo incontrarci mai, e da questo incontro non può derivare

altro che male! È più facile che l'acqua e il fuoco si mescolino, e che

l'agnello abbracci la tigre... Ho sofferto troppo, e lei mi ha troppo offesa...

No, tra noi è impensabile una riconciliazione!

SHREWSBURY

Almeno accettate di guardarla in faccia! L'ho vista commossa dalla vostra

lettera, ho visto gli occhi che le si riempivano di lacrime. No, non è spietata,

dovete avere più fiducia in voi! L'ho preceduta apposta per avvertirvi e farvi

coraggio prima di incontrarla.

MARIA (prendendogli una mano)

Ah, Talbot, voi mi siete sempre stato amico, ah, se fossi rimasta sotto la

vostra tutela! Shrewsbury, con che spietata intransigenza mi trattano!

SHREWSBURY

Adesso dovete dimenticarvene. Pensate solo a riceverla in devozione e umiltà.

MARIA

Burleigh, il mio cattivo angelo, è con lei?

SHREWSBURY

È accompagnata da Lord Leicester.

MARIA

Lord Leicester!

SHREWSBURY

Non abbiate timore! Non desidera la vostra rovina. È stato lui a persuadere la

regina a questo colloquio.

MARIA

Ah, lo sapevo!

SHREWSBURY

Come dite?

PAULET

Sua Maestà la regina!

(Tutti si fanno rispettosamente da parte, tranne Maria sorretta da Hanna

Kennedy)

Scena quarta

I precedenti, Elisabetta, il conte di Leicester e il seguito.

ELISABETTA (a Leicester)

Come si chiama questa tenuta?

LEICESTER

È il castello di Fotheringhay.

ELISABETTA (a Shrewsbury)

Inviate il seguito a Londra. C'è troppa gente che si accalca per le vie, e noi

preferiamo riposare un poco nel silenzio di questo parco. (Talbot fa allontanare

il seguito, Elisabetta fissa attentamente Maria mentre si rivolge a Paulet) Il

mio popolo mi ama troppo, e mi adora al punto di scambiarmi per un idolo! Così

si venera un dio, e non un essere umano.

MARIA (che, fino a questo istante, si era sorretta alla nutrice, adesso si

risolleva e i suoi occhi incontrano lo sguardo fisso e inesorabile di

Elisabetta. Trema e torna a sorreggersi ad Hanna)

Dio mio, su quel viso non c'è la minima traccia di un sentimento!

ELISABETTA

Chi è questa signora? (Silenzio generale)

LEICESTER

Maestà, sei a Fotheringhay.

ELISABETTA (si finge sorpresa e getta a Leicester uno sguardo di rimprovero)

Chi mi ha fatto venir qui? Lord Leicester!

LEICESTER

Ormai sei qui, Maestà. E poiché il cielo ha guidato i tuoi passi, dai ascolto

alla pietà e alla generosità del tuo cuore!

SHREWSBURY

Maestà, degnati di accogliere la nostra supplica e volgi gli occhi a un'infelice

che qui, davanti a te, sta per venir meno!

(Maria si fa coraggio e, dominandosi, fa qualche passo verso Elisabetta ma, a

metà strada, si ferma tremante. I suoi gesti esprimono un dissidio violento e

irrefrenabile)

ELISABETTA

Cosa mi avete raccontato, signori? Chi mi ha parlato di un'infelice umiliata e

vinta! Io vedo un'orgogliosa che non si è lasciata abbattere dalle avversità!

MARIA

E sia! Sopporterò anche questo. Addio, sterile orgoglio di un animo nobile!

Voglio dimenticare chi sono e le mie spaventose sofferenze, e gettarmi ai piedi

di chi è stata la causa della mia rovina. (Rivolgendosi ad Elisabetta) Il cielo,

sorella, si è schierato dalla tua parte, e il tuo capo è cinto dall'aureola

della vittoria. Ed io venero il Dio che ti ha fatto salire così in alto! (Si

inginocchia davanti a lei) Ma ora, sorella, dimostrate anche voi generosità e

misericordia! Non lasciatemi affondare nell'umiliazione e nella polvere!

Porgetemi la vostra mano regale perché possa sollevarmi dalla vergogna che mi ha

spinto così in basso!

ELISABETTA (indietreggiando)

Voi, Lady Maria, siete al posto che vi spetta ed io ringrazio Dio che non ha

voluto che fossi qua ai vostri piedi come voi, ora, siete qui davanti a me.

MARIA (accalorandosi)

Pensate all'eterno avvicendarsi delle cose umane! Riflettete che gli dèi

puniscono il peccato d'orgoglio! Adorate e temete quella tremenda maestà che mi

ha costretta a gettarmi ai vostri piedi. E, per considerazione nei confronti di

chi ci osserva e ci circonda, rispettate voi stessa nella mia persona e non

profanate il sangue dei Tudor che scorre nelle mie e nelle vostre vene... Dio

del cielo! Non restate gelida e inaccessibile come lo scoglio che il naufrago

cerca ad ogni costo, nella sua disperazione, di accostare! Tutto, la mia vita e

la sorte che mi attende, dipendono dal potere di persuasione delle mie parole, e

dall'eloquenza del mio pianto! Alleviate il mio cuore, fate che si doni al

vostro e vi commuova! Quando mi penetrate col gelo dei vostri occhi, il cuore

tremando si chiude in se stesso, le lacrime si seccano e un atroce orrore mi

impedisce di rivolgervi la supplica che ero pronta a sottoscrivere!

ELISABETTA (con severità e durezza)

Lady Stuarda, cosa volete dirmi? Avete chiesto di parlarmi. Voglio mettere da

parte la regina, che è stata gravemente offesa, e comportarmi come una sorella

misericordiosa: perciò ho deciso di accordarvi la mia presenza. Cedo alla

generosità dell'impulso, consapevole di espormi a delle critiche per aver osato

abbassarmi fino a questo punto... voi sapete che avete cercato di uccidermi.

MARIA

Da dove cominciare? Come collocare una accanto all'altra le parole perché vi

commuovano e non vi offendano? Dio mio, conferite forza e persuasione alle mie

parole, e privatele di qualsiasi appiglio che possa ferire! Ma non posso

perorare la mia causa senza accusarvi, e non voglio farlo! Siete stata crudele

con me. Sono una sovrana, come voi, e voi mi avete gettata in un carcere. Vi ho

chiesto umilmente aiuto, come una supplice, e voi disprezzando il diritto delle

genti e le sacre leggi dell'ospitalità, mi avete rinchiuso tra queste mura; gli

amici, i servi vengono allontanati, sono ridotta a una spaventosa miseria e, per

finire, sono costretta a subire le deliberazioni di un tribunale ignobile... Non

voglio dire altro! L'oblio ricopra per sempre le sofferenze del mio passato...

Questo, in fondo, è il gioco prediletto del destino. Né voi né io siamo

colpevoli. Uno spirito maligno scaturito dal profondo è sorto ad alimentare in

noi la fiamma dell'odio che ci aveva già divise nella giovinezza. È cresciuto

nell'intimo di noi stesse, e i malvagi ne hanno attizzato la fiamma mentre i

fanatici, nella loro follia, hanno messo in mano agli innocenti la spada e il

pugnale... Questa è la maledizione dei sovrani che, nei loro conflitti,

coinvolgono i popoli e dalla loro rivalità alimentano spaventosi furori. Ma

adesso nessun estraneo si è messo tra noi due (le si avvicina confidenzialmente,

in tono insinuante) e siamo una di fronte all'altra. Parlate, sorella! Dite di

cosa sono colpevole, e vi confesserò semplicemente la verità. Oh, se mi aveste

ascoltato quando tentavo ad ogni costo di incontrarvi! Non saremmo finite a

questo punto, e questo doloroso incontro non sarebbe avvenuto in un luogo così

triste!

ELISABETTA

La mia buona stella ha vegliato su di me e non ha permesso che mi allevassi una

serpe in seno! Non incolpate il destino, ma il vostro cuore, e l'ambizione

spaventosa della vostra casata. Non c'era la minima ostilità tra noi quando

vostro zio, quel prete arrogante avido di potere, che allunga la mano audace

verso tutti i troni disponibili, mi dichiarò guerra e vi convinse a pretendere

la mia corona, ad adottare il mio stemma, e a sfidarmi ad una contesa mortale. A

cosa non è ricorso per combattermi? All'eloquenza dei sacerdoti, alla spada dei

popoli, alle armi ingloriose del fanatismo e della esaltazione religiosa.

Persino qua, nella pace del mio regno, ha tentato di appiccare la scintilla

della sedizione. Ma Dio è dalla mia parte, e quel prete superbo deve cedere il

campo. Il suo colpo era diretto contro la mia testa, ed è la vostra a cadere!

MARIA

Sono nelle mani di Dio. Non vorrete abusare in modo così orribile del vostro

potere.

ELISABETTA

Chi me lo impedisce? Vostro zio ha fornito una lezione esemplare ai sovrani

della terra su come concludere la pace col nemico! La mia scuola sia la notte di

San Bartolomeo! I vincoli di parentela, e il diritto delle genti cosa sono in

definitiva? La Chiesa stessa, santificando lo spergiuro e il regicidio, ci

libera dai vincoli e ci assolve dai doveri! Io mi limito a praticare

l'insegnamento dei vostri preti. Rispondete: se decidessi di rimettervi in

libertà, se lo facessi spinta dal mio animo generoso, voi che garanzia mi

dareste in cambio? Con quale serratura potrei rinchiudere la vostra lealtà? La

chiave di San Pietro potrebbe sempre aprirla. L'unica garanzia di cui dispongo è

la forza, e con un nido di vipere non si scende a patti.

MARIA

Oh questa tetra diffidenza, ecco balenare di nuovo timori e sospetti! Mi avete

sempre considerata un'estranea, una nemica: se mi aveste riconosciuta erede,

come è mio diritto, l'affetto e la gratitudine mi avrebbero trasformata in

un'amica e in una cara parente!

ELISABETTA

I vostri amici, signora, non sono qui: i vostri fratelli sono i preti, e la

vostra casa è il papato. Dite che avrei dovuto nominarvi erede? Ah, che insidia

ben congegnata! Perché, mentre sono ancora in vita, voi lasciva Armida possiate

sedurre in pace il mio popolo e far cadere nelle vostre reti voluttuose i nobili

migliori del paese, perché tutti comincino ad adorare il nuovo sole, ed io...

MARIA

Regnate in pace! Cedo a qualsiasi pretesa su questo regno. Ahimè, le ali del mio

spirito sono spezzate, la grandezza non mi seduce più... Avete raggiunto il

vostro scopo: non sono che l'ombra di Maria. Quell'ardente coraggio che

possedevo un tempo è stato stroncato negli anni bui e nel disonore del

carcere... Avete ottenuto ciò che era assolutamente imprevedibile: mi avete

distrutta nel fiore degli anni! Ma adesso arrivate alla conclusione, sorella!

Pronunciate quella parola! Quella che vi ha fatto venire fin qui! Ditemi: «Siete

libera, Maria! Avete conosciuto il rigore inflessibile della mia forza, ed ora

imparate a conoscere la mia generosità d'animo!». Dite queste parole, e allora

vedrete che rinascerò per merito vostro alla libertà e alla vita... Una sola

parola che annullerà per sempre il passato. Io sono qui ad attenderla, non

fatemi aspettare ancora! Guai a voi se mi abbandonerete senza averla

pronunciata, se non prenderete congedo da me come una dea benevola e pietosa.

Oh, cara sorella, per tutte le ricchezze di quest'isola e di ogni terra

circondata dalle acque del mare, non vorrei stare qui davanti a voi come voi

siete ora davanti a me!

ELISABETTA

Ammettete finalmente la sconfitta? Avete finito di tramare i vostri intrighi?

Non c'è più nessun sicario che mi assalga a tradimento? E nessun avventuriero

pronto ad essere assoldato per le vostre tristi imprese? Allora per voi non c'è

più scampo, Lady Maria. Non sedurrete più nessuno, e il mondo si occuperà di ben

altro. Nessuno si candiderà mai più al ruolo di vostro... quarto marito, dal

momento che siete imparziale nell'eliminare sia mariti che spasimanti!

MARIA (trasalendo)

Sorella! Sorella! Dio mio, fammi restare padrona di me stessa!

ELISABETTA (fissandola a lungo con aperto disprezzo)

Sarebbero queste, Lord Leicester, le doti che nessun uomo può ammirare

impunemente e che nessuna donna può mai sperare di uguagliare? Devo ammettere

che la fama di cui gode è ampiamente sopravvalutata. Per diventare la bellezza

universale basta diventare la bellezza di tutti!

MARIA

Questo è troppo!

ELISABETTA (con una risata di scherno)

Adesso mostrate il vostro vero volto, quello di prima era solo una maschera.

MARIA (con estrema dignità, fremente d'ira)

Ho compiuto parecchi sbagli deplorevoli nella mia giovinezza, ed ognuno di noi

può sbagliare. Ho adorato il potere apertamente, e con un regale orgoglio da cui

non andava esente la lealtà non ho mai fatto mistero di ciò che ero. Il mondo è

informato di me nei dettagli più intimi e atroci, ma posso affermare di essere

migliore della fama che mi circonda. Guai a voi se un giorno vi strapperete quel

manto d'ipocrisia col quale nascondete con tanta abilità le vostre ardenti e

violente passioni! Da vostra madre non vi è certo stata trasmessa l'onestà:

sappiamo tutti per quale eletta virtù Anna Bolena è salita sul patibolo!

SHREWSBURY (intromettendosi tra le due regine)

Dio mio! A questo dovevamo arrivare! Dove sono l'umiltà e la condiscendenza che

mi avevate promesso, Lady Maria?

MARIA

Condiscendenza? Ho sopportato ciò che è umanamente sopportabile! Adesso ti

abbandono per sempre, miserabile condiscendenza che si addice a una pecora!

Vattene, vile pazienza, il mio cuore ti ripudia! Ira da troppo tempo repressa,

spezza le tue catene ed esci dall'orrida voragine dove da troppo tempo ti eri

inabissata! Tu che hai regalato al basilisco quello sguardo che è in grado di

uccidere, fa' spuntare sulla mia lingua una freccia intinta di veleno...

SHREWSBURY

È fuori di sé! Perdona a questa povera folle, che il dolore ha travolto!

(Elisabetta, ammutolita dall'ira, fissa Maria con estremo livore)

LEICESTER (molto agitato, cercando di allontanare Elisabetta)

Non ascoltare questa pazza! Abbandona questo luogo maledetto!

MARIA

Il trono d'Inghilterra è profanato da una bastarda, e il nobile popolo

britannico è ingannato da un'astuta istriona! Se regnasse il diritto, voi ora

sareste qui, nella polvere, in mia presenza perché sono io la vostra regina.

(Elisabetta si allontana in fretta, e i Lord la seguono in grande costernazione)

Scena quinta

Maria, Hanna Kennedy.

KENNEDY

Cos'avete fatto! Se n'è andata schiumante di bile! Adesso è tutto finito, e non

c'è più speranza.

MARIA (tuttora fuori di sé)

Schiumante di bile! E con la morte nel cuore! (Abbracciando Hanna) Oh, come sono

felice, Hanna! Finalmente, dopo anni di cocenti umiliazioni e di atroci dolori,

un istante di vendetta e di trionfo! Mi sono tolta dal cuore un peso spaventoso,

ora che ho immerso il pugnale nel seno della mia nemica!

KENNEDY

Infelice! Vi siete lasciata trasportare dalla follia, e avete ferito a morte

qualsiasi possibilità di riconciliazione! Lei è la regina, e detiene la folgore

del potere, e voi avete osato denigrarla davanti al suo amante!

MARIA

L'ho umiliata in presenza di Leicester! Egli ha visto, ed è stato testimone del

mio trionfo! Quando l'ho costretta a scendere dalla sua sublime altezza, lui era

qui e questo mi ha dato la forza di farlo!

Scena sesta

Le precedenti, Mortimer.

KENNEDY

Signore! Che esito atroce...

MORTIMER

Ho sentito tutto. (Fa cenno alla nutrice di ritirarsi e si avvicina a Maria. Il

suo aspetto tradisce una passione violenta) Hai vinto! L'hai costretta a mordere

la polvere! Tu eri la regina, e lei la colpevole! Ammiro il tuo coraggio, e ti

amo dal profondo del cuore: adesso mi appari regale e splendida come una dea...

MARIA

Avete parlato a Leicester, gli avete consegnato la mia lettera, il mio ritratto?

Ditemi, vi supplico!

MORTIMER (guardandola con passione)

Com'eri bella, nel fulgore regale della tua ira! Che fascino assumevi ai miei

occhi! Nessuna donna al mondo è più bella di te.

MARIA

Signore, vi scongiuro, rompete gli indugi! Cosa vi ha detto Lord Leicester? Sono

autorizzata a sperare?

MORTIMER

Chi? Quello? È un vile, un miserabile... Non dovete aspettarvi nulla da lui...

Riservategli tutto il vostro disprezzo, e dimenticatelo!

MARIA

Cosa dite?

MORTIMER

Dovrebbe possedervi, salvarvi! Lui! Vorrei vederlo alla prova! Solo con la morte

può strapparvi da me!

MARIA

Non gli avete consegnato la mia lettera? Oh, allora tutto è perduto!

MORTIMER

Quel vile ama la vita. Chi vuole possedervi e salvarvi deve avere il coraggio di

slanciarsi tra le braccia della morte senza la minima esitazione!

MARIA

Non vuole fare nulla per me?

MORTIMER

Non parliamone più! Cosa può fare per voi, e perché dovremmo ricorrere al suo

aiuto? Solo io, io solo vi salverò!

MARIA

Ahimè! Cosa contate di fare?

MORTIMER

Non illudetevi, non crediate di trovarvi nelle stesse condizioni di ieri! Il

modo in cui se n'è andata la regina, l'andamento del colloquio, tutto afferma

che siete perduta, e che non c'è nessuna speranza che venga accordata la grazia.

Adesso bisogna agire, e la svolta decisiva sarà determinata dal coraggio.

Giochiamo il tutto per tutto! Prima dell'alba, sarete libera.

MARIA

Come? Stanotte? È mai possibile?

MORTIMER

Ascoltate le decisioni che abbiamo preso. Ho riunito segretamente i compagni in

una cappella, abbiamo sentito la messa e un prete ci ha dato l'assoluzione non

solo per i peccati commessi ma per quelli ancora da compiere. Abbiamo ricevuto

l'estrema unzione e siamo preparati alla morte.

MARIA

Orribili preparativi!

MORTIMER

Stanotte assaliremo il castello, mi sono già procurato la chiave. Uccideremo i

guardiani, vi porteremo via dalla vostra stanza e, se è il caso, uccideremo

chiunque tenti di impedirci la fuga per non lasciare in vita nemmeno un

traditore che possa denunciare il rapimento.

MARIA

E i miei guardiani Drury e Paulet? Si faranno uccidere e opporranno resistenza

fino all'ultimo...

MORTIMER

Saranno le prime vittime dei nostri pugnali.

MARIA

Come? Vostro zio? Il vostro secondo padre?

MORTIMER

Lo ucciderò con le mie mani.

MARIA

Che delitto spaventoso!

MORTIMER

Da qualsiasi crimine siamo assolti fin da ora. Posso commettere i delitti più

atroci, e li commetterò.

MARIA

È orribile!

MORTIMER

Ho giurato sull'Ostia consacrata che se dovessi uccidere la regina, lo farò.

MARIA

No, Mortimer! Non voglio che sia sparso tanto sangue attorno a me!

MORTIMER

Cos'è la vita paragonata a te, e al mio amore? Che il mondo crolli miseramente e

un nuovo diluvio sommerga anche l'ultimo essere umano... per me non ha più

importanza! Prima che io rinunci a te, l'intero universo andrà in frantumi!

MARIA (indietreggiando)

Mio Dio, che modo di esprimersi! Che occhiate! Mi fate tremare, signore!

MORTIMER (con gli occhi sbarrati e un'espressione attonita e folle)

La vita è solo un istante, esattamente come la morte! Possono trascinarmi fino a

Tyburn, e strapparmi la carne con una tenaglia arroventata... (avanzando verso

di lei a braccia aperte) basta solo, amor mio, che possa abbracciarti...

MARIA (indietreggiando)

Andate indietro, pazzo, sconsiderato!

MORTIMER

Su questo seno, su queste labbra che alitano d'amore...

MARIA

Per amor di Dio, signore! Lasciatemi rientrare!

MORTIMER

È un folle chi non sa afferrare la felicità e tenerla avvinta a sé in un nodo

indissolubile, quando gli viene donata dalle mani di un dio! Voglio salvarti, e

ti salverò a costo di sacrificare mille vite... ma, com'è vero Dio, giuro che

dopo dovrai essere mia!

MARIA

Oh, non c'è neppure un angelo che mi venga in aiuto! Che spaventoso destino il

mio, che si diverte a farmi passare da un terrore a un altro terrore! Sono nata

solo per suscitare odio e violenza? L'odio e l'amore hanno stipulato un patto

solo per gettarmi nella desolazione?

MORTIMER

Sì, ti amo con lo stesso accanimento con cui ti odiano i tuoi avversari!

Vogliono decapitarti, e tagliare con la mannaia questo collo candido come la

neve. Consacra al dio della felicità e della vita ciò che dovresti sacrificare

all'odio! Fai la felicità dell'amante con questi doni che non ti appartengono

più! Questi bei riccioli, queste chiome morbide come la seta consacrate alle

fredde divinità della morte, usale per incatenare a te il tuo schiavo per

sempre!

MARIA

Che linguaggio devono subire le mie orecchie! Se non avete nessun rispetto per

il mio capo regale, rispettate almeno la mia angoscia e la mia miseria.

MORTIMER

La corona ti è caduta dal capo, la maestà terrena che adorna i sovrani in questo

mondo ti ha abbandonata. Prova a scagliare un ordine e vedi se un amico, un

salvatore risponde e corre in tua difesa. Non hai più nulla se non la tua

bellezza che rapisce il cuore e il suo divino potere che mi costringe a correre

tutti i rischi e ad affrontare spavaldo persino la mannaia del carnefice...

MARIA

Ah, chi mi salverà dalla sua follia!

MORTIMER

Chi affronta queste prove estreme, deve ottenere un'adeguata ricompensa. Perché

un valoroso versa il proprio sangue? La vita è il bene più grande e chi la getta

via per nulla è solo un povero pazzo. Io, prima, voglio godere l'ardente calore

del tuo seno... (La stringe tra le braccia con ardore)

MARIA

Devo chiamare qualcuno che mi protegga da chi vuole salvarmi?

MORTIMER

Tu non sei affatto priva di sensibilità. Nessuno ti ha mai accusata

d'indifferenza e di freddezza. Una supplica amorosa ti sconvolge, hai fatto la

felicità del cantante Rizzio, e hai permesso a un Bothwell di sedurti...

MARIA

Insolente!

MORTIMER

È stato solo un tiranno per te! Tu lo amavi e, al tempo stesso, tremavi davanti

a lui. Se è il terrore ad assicurare la tua conquista, allora io in nome

dell'inferno...

MARIA

Lasciatemi! Siete pazzo?

MORTIMER

Dovrai tremare anche davanti a me!

KENNEDY (entrando in gran fretta)

Arrivano, vengono! Il parco è pieno di soldati.

MORTIMER (trasale e sguaina la spada)

Io ti difenderò!

MARIA

Hanna, salvami dalle sue mani! Dove posso nascondermi? Quali santi invocare? Qui

sono minacciata dalla violenza, e là dentro c'è la morte. (Rientra nel castello,

seguita da Hanna)

Scena settima

Mortimer, Paulet e Drury entrano in grande agitazione. Persone del seguito

attraversano la scena.

PAULET

Sbarrare le porte! Alzate i ponti!

MORTIMER

Zio, cosa succede?

PAULET

Dov'è l'assassina? Sia rinchiusa nel più orrido carcere!

MORTIMER

Ma cosa c'è? Cos'è accaduto?

PAULET

La regina! Da mani infami ed empie! Che audacia infernale!

MORTIMER

La regina? Quale regina?

PAULET

D'Inghilterra! È stata assassinata sulla via di Londra! (Entra nel castello)

Scena ottava

Mortimer, subito dopo Okelly.

MORTIMER

Sono completamente pazzo? Non ho incontrato qualcuno un minuto fa? Non mi ha

gridato che è stata assassinata la regina? No, no, si è trattato di un sogno. Un

delirio spaventoso mi fa apparire reale e autentico quello che è soltanto un

parto mostruoso dell'immaginazione. Chi c'è adesso? Okelly. È terrorizzato,

glielo si legge in faccia!

OKELLY (entrando di furia)

Fuggite, Mortimer, fuggite! Tutto è perduto.

MORTIMER

Cos'è perduto?

OKELLY

Non fate domande! Pensate a fuggire immediatamente!

MORTIMER

Cos'è successo?

OKELLY

È stato quel pazzo di Sauvage.

MORTIMER

Allora è proprio vero?

OKELLY

È vero, è vero! Pensate a salvarvi!

MORTIMER

È stata assassinata, ed ora Maria è incoronata regina d'Inghilterra.

OKELLY

Assassinata? Chi ve l'ha detto?

MORTIMER

Voi stesso!

OKELLY

È viva! E voi ed io, tutti noi siamo perduti.

MORTIMER

È viva!

OKELLY

Il colpo è mancato, il mantello ha parato l'arma, e Shrewsbury ha disarmato

l'assassino.

MORTIMER

È viva!

OKELLY

È viva, per la rovina di noi tutti! Venite! Il parco è già circondato.

MORTIMER

Chi è l'autore di questa follia?

OKELLY

Il barnabita di Tolone che avete visto assorto in meditazione nella cappella

quando il prete ci illustrò l'anatema lanciato dal Papa contro la regina. Ha

voluto scegliere la via più breve e, con la sua audacia, liberare la chiesa di

Dio e spianarsi il cammino al martirio. Solo al prete ha confidato ciò che

intendeva fare, che ha compiuto sulla via di Londra.

MORTIMER (dopo una lunga pausa)

Infelice, che atroce destino si accanisce eternamente su di te! Sì, adesso devi

morire. Il tuo angelo custode ha preparato la tua irrimediabile caduta.

OKELLY

Ditemi, dove fuggirete? Io corro a nascondermi nei boschi a settentrione.

MORTIMER

Fuggite, e che Dio vi protegga! Tenterò di salvarla per l'ultima volta e, se

fallirò, voglio morire sul suo sepolcro.

(Escono dai lati opposti)

ATTO QUARTO

Anticamera.

Scena prima

Il conte di Aubespine, Kent e Leicester.

AUBESPINE

Come sta Sua Maestà? Signori, non riesco ancora a riprendermi dal terrore. Com'è

potuto accadere? Com'è successo un episodio del genere in mezzo a una

popolazione così affezionata?

LEICESTER

Non è stato il popolo. È stato un suddito del vostro re, un francese.

AUBESPINE

Ovviamente un pazzo.

KENT

Un papista, conte Aubespine!

Scena seconda

I precedenti. Entra Burleigh che parla con Davison.

BURLEIGH

Stendiamo immediatamente l'ordine d'esecuzione, e corrediamolo del sigillo. Non

appena sarà pronto, fatelo sottoscrivere alla regina. Andate! Non c'è tempo da

perdere.

DAVISON

Sarà fatto. (Esce)

AUBESPINE (andando incontro a Burleigh)

Milord, il mio cuore fedele condivide la giusta gioia del paese. Sia lode al

cielo che ha distolto la mano omicida dal capo regale!

BURLEIGH

Lode a Lui che ha sventato e rivelato la perfidia dei nostri avversari!

AUBESPINE

Dio maledica l'autore di quest'azione ignobile!

BURLEIGH

L'autore e il suo infame mandante.

AUBESPINE (a Kent)

Lord Maresciallo, abbiate la compiacenza di condurmi da Sua Maestà perché

deponga ai suoi piedi i voti del mio re e sovrano.

BURLEIGH

Non prendetevi questo disturbo, conte!

AUBESPINE (in tono cerimonioso)

Lord Burleigh, conosco il mio dovere.

BURLEIGH

Il vostro unico dovere è quello di abbandonare l'isola al più presto.

AUBESPINE (indietreggiando con vivo stupore)

Come? Cosa significa?

BURLEIGH

Il vostro ufficio vi conferisce oggi l'immunità, ma domani potrebbe essere

troppo tardi.

AUBESPINE

Che colpa avrei commesso?

BURLEIGH

Se la nominerò, non verrà mai perdonata.

AUBESPINE

Spero, Milord, che i diritti dell'ambasciatore...

BURLEIGH

Non si applicano ai traditori.

LEICESTER e KENT

Come? Cosa dite?

AUBESPINE

Milord! Riflettete!

BURLEIGH

Nelle tasche dell'attentatore è stato trovato un passaporto scritto di vostro

pugno.

KENT

Possibile?

AUBESPINE

Io concedo parecchi passaporti, ma non posso sapere cosa pensa un uomo.

BURLEIGH

L'assassino si è confessato in casa vostra.

AUBESPINE

La mia casa è aperta.

BURLEIGH

Ad ogni nemico dell'Inghilterra.

AUBESPINE

Pretendo un'inchiesta!

BURLEIGH

Guardatevene!

AUBESPINE

Insultando la mia persona, voi insultate il mio sovrano, che vorrà infrangere

l'alleanza.

BURLEIGH

La regina l'ha già infranta: non ci sarà nessun matrimonio tra Inghilterra e

Francia. Lord Kent, scortate il conte perché salpi incolume. Il popolo

inferocito ha assalito la sua casa, vi è penetrato di forza, e ha scoperto

all'interno un arsenale impressionante d'armi d'ogni genere. Minaccia di

linciarlo se lo vede. Tenetelo al sicuro, finché non si sarà calmato. Rispondete

della sua vita!

AUBESPINE

Abbandono un paese come questo, dove non si rispetta il diritto delle genti e si

gioca coi trattati... Il mio sovrano chiederà soddisfazione col sangue...

BURLEIGH

La chieda pure! (Kent e Aubespine escono)

Scena terza

Leicester e Burleigh.

LEICESTER

Così sciogliete un patto che di vostra iniziativa vi eravate adoperato a

concludere con tanta fatica! L'Inghilterra non ve ne sarà riconoscente. Potevate

risparmiarvelo.

BURLEIGH

Il fine era onesto, ma Dio ha disposto altrimenti! Beato chi non ha niente di

peggio da rimproverarsi!

LEICESTER

Conosciamo molto bene la faccia che fa Lord Cecil quando va a caccia di

cospirazioni contro lo Stato! Questo è il momento opportuno per voi, Milord. È

stato commesso un infame delitto, i cui responsabili sono tuttora ignoti. Adesso

comincerà l'inchiesta, si peseranno le parole e gli sguardi e si esamineranno

con scrupolo persino i pensieri! E voi diventate l'uomo più influente del Paese,

l'Atlante che regge lo Stato, e tutta la nazione vi peserà sulle spalle.

BURLEIGH

In voi, Milord, riconosco il Maestro dato che una vittoria come quella che avete

ottenuto con le vostre doti oratorie io non l'ho mai riportata.

LEICESTER

A cosa alludete di preciso, Milord?

BURLEIGH

Non siete stato voi che, alle mie spalle, avete convinto la regina a recarsi a

Fotheringhay?

LEICESTER

Alle vostre spalle? Quando mai ogni mio gesto si è sottratto al vostro

controllo?

BURLEIGH

Cos'ho detto? Che avete condotto la regina a Fotheringhay? Non è esatto! Voi non

avete condotto la regina a Fotheringhay! È la regina che vi ci ha portato!

LEICESTER

Cosa volete insinuare, Milord?

BURLEIGH

Non c'è che dire, avete fatto recitare una bella parte alla regina! Un trionfo

eccezionale per la donna ignara e fiduciosa che vi aveva dato retta... la nostra

cara sovrana! Schernita, vilmente derisa, senza il minimo riguardo! Sarebbe

questa la moderazione, sarebbe questa la clemenza di cui all'improvviso siete

diventato paladino al Consiglio di Stato? Oh, certo, la Stuarda è un nemico

talmente insignificante che non vale la pena di macchiarci del suo sangue! Un

piano mirabile, di estrema intelligenza, tanto intelligente che è andato in

frantumi!

LEICESTER

Vile! Seguitemi immediatamente! Voglio che ripetiate queste parole davanti al

trono e alla regina!

BURLEIGH

Mi vedrete là. Ma badate, Milord, che l'eloquenza stavolta non vi tradisca!

(Esce)

Scena quarta

Leicester solo, poi Mortimer.

LEICESTER

Sono stato scoperto, mi hanno smascherato! Come ha potuto rintracciarmi, quello

sciagurato? Guai a me se possiede delle prove, e se la regina viene informata

della possibilità di un'intesa tra me e Maria... Dio! Ai suoi occhi ormai non

sarei altro che un reo confesso! Come le apparirebbero perfidi e subdoli i miei

consigli, e soprattutto le mie infelici pressioni per condurla a Fotheringhay!

Penserebbe che l'ho crudelmente schernita, che l'ho tradita a tutto vantaggio di

una rivale odiosa! Mai, mai più potrebbe perdonarmi! Tutto le sembrerebbe

spaventosamente premeditato, persino il tono amaro e beffardo che ha assunto il

colloquio, il trionfo della nemica e il suo riso di scherno. E, per finire, mi

attribuirebbe di aver armato la mano dell'assassino che, evento inatteso del

Fato, è intervenuta sanguinosa e terribile. Non vedo nessuna salvezza, da

nessuna parte! Ah, chi viene?

MORTIMER (entra in preda a un'agitazione febbrile guardandosi intorno con

timore)

Siete voi, Lord Leicester? Nessuno ci spia?

LEICESTER

Andatevene, sciagurato! Cosa cercate qui?

MORTIMER

Sono sulle nostre tracce, e anche sulle vostre, state attento!

LEICESTER

Andatevene, andatevene!

MORTIMER

Sono stati informati della riunione segreta a casa del conte Aubespine...

LEICESTER

E a me che importa?

MORTIMER

... e che era presente l'assassino...

LEICESTER

Affari vostri! Temerario! Con quale coraggio volete coinvolgermi nelle vostre

sanguinose imprese? Difendeteli da solo i vostri crimini!

MORTIMER

Vi prego, ascoltatemi!

LEICESTER (al colmo dell'ira)

Andate all'inferno! Perché vi appiccicate alle mie vesti come uno spirito

malvagio? Andatevene! Io non vi conosco e non ho niente a che fare con gli

assassini.

MORTIMER

Non volete ascoltarmi. Sono venuto a mettervi in guardia. Anche voi siete stato

scoperto...

LEICESTER

Ah!

MORTIMER

Il Lord Cancelliere dopo l'attentato si è recato a Fotheringhay e ha dato ordine

di perquisire la stanza della regina. È stato trovato...

LEICESTER

Cosa?

MORTIMER

Una lettera appena iniziata della regina indirizzata a voi...

LEICESTER

Povera infelice!

MORTIMER

... in cui vi chiede di mantenere la vostra parola, vi promette di nuovo la sua

mano, e parla del ritratto...

LEICESTER

Morte e dannazione!

MORTIMER

Lord Burleigh s'è impadronito della lettera.

LEICESTER

Sono perduto! (Durante le successive battute di Mortimer, percorre disperato la

scena)

MORTIMER

Cogliete l'occasione! Prevenitelo! Salvatevi e salvate Maria! Giurate il falso,

trovate delle scuse per evitare il peggio! Io non posso fare più nulla. I miei

compagni sono in fuga, il gruppo non esiste più. Corro in Scozia a cercare nuovi

seguaci. Ora è il vostro turno: dimostrate quanto vale un gran nome e un ardire

disposto ad affrontare qualsiasi rischio!

LEICESTER (si ferma, calmandosi improvvisamente)

Farò come dite voi. (Va verso la porta, l'apre e chiama) Ehi, guardie!

(All'ufficiale che entra con un manipolo di guardie) Arrestate questo traditore,

e sorvegliatelo! È stata scoperta un'orribile cospirazione, vado personalmente a

riferirlo a Sua Maestà. (Esce)

MORTIMER (impietrito dallo stupore, si riprende e osserva con infinito disprezzo

Leicester che si allontana)

Ah, infame! Non me lo merito? Aver riposto la mia fiducia in quel miserabile!

Che mi schiaccia e passa oltre, e la mia rovina gli offre un insperato appiglio

per salvarsi... Salvati pure! Terrò la bocca chiusa. Non voglio coinvolgerti

nella mia rovina, non voglio averti accanto nemmeno nella morte. La vita è il

solo bene in dotazione ai miserabili. (All'ufficiale della guardia che si

avvicina ad arrestarlo) Cosa pretendi da me, vile servo dei tiranni? Io rido di

te, io sono libero! (Estrae un pugnale)

UFFICIALE

È armato... Strappategli il pugnale! (Le guardie lo assalgono, e Mortimer si

difende)

MORTIMER

Nella libertà del mio ultimo istante di vita, aprirò il mio cuore e scioglierò

la lingua! Maledizione e rovina si abbattano su voi che avete tradito il vostro

Dio e la vostra autentica sovrana! Che avete abbandonato la Maria terrena e la

Maria divina che sta nell'alto dei cieli, e vi siete venduti ad una bastarda!

UFFICIALE

Avete sentito la bestemmia? Prendetelo!

MORTIMER

Adorata! Non sono riuscito a salvarti, ma ti offrirò in cambio un esempio di

virilità e di coraggio! Santa Maria prega per me e accoglimi con te nel regno

dei cieli (Si trafigge col pugnale e cade tra le braccia delle guardie)

Scena quinta

Stanza della regina. Elisabetta con una lettera in mano, Burleigh.

ELISABETTA

Portarmi fin là e schernirmi in quel modo! Traditore! Espormi così davanti alla

sua amante! Oh, Burleigh, nessuna donna è stata ingannata fino a questo punto!

BURLEIGH

Non riesco ancora a capacitarmi di quale potere o magia disponga per essere

riuscito a far dimenticare alla mia regina la sua innata prudenza!

ELISABETTA

Muoio di vergogna! Come avrà riso della mia deplorevole debolezza! Credevo di

umiliarla, e invece l'oggetto del suo scherno feroce sono stata io!

BURLEIGH

Ti rendi conto, ora, che i miei consigli avevano qualche fondamento.

ELISABETTA

Sì, e sono stata punita in modo esemplare per non averli seguiti fedelmente! Ma

come avrei potuto non prestargli fede? Come avrei potuto immaginare che i suoi

giuramenti di fedeltà e d'eterno amore fossero uno scaltro inganno? A chi dovrei

credere, se lui si è preso gioco di me? L'uomo che ho collocato più in alto di

tutti gli altri, che è sempre stato il più vicino al mio cuore, cui ho permesso

di comportarsi a corte come il Signore assoluto, come il sovrano!

BURLEIGH

Mentre lui ti tradiva con questa falsa regina di Scozia!

ELISABETTA

Lo pagherà con la vita! Ditemi, la sentenza è pronta?

BURLEIGH

È pronta, come avevi ordinato.

ELISABETTA

Deve morire, lui deve assistere alla sua caduta e poi cadere dopo di lei. L'ho

bandito per sempre dal mio cuore. L'amore è morto, e resta solo la vendetta. La

sua caduta dev'essere direttamente proporzionale all'altezza in cui l'avevo

posto, deve essere terribile, deve incutere terrore! Accompagnatelo sotto scorta

alla Torre. Voglio nominare un tribunale di Pari del regno che lo giudichi con

tutti i rigori della legge.

BURLEIGH

Verrà da voi a giustificarsi.

ELISABETTA

Come potrà farlo? Non lo accusa questa lettera? Il suo delitto è chiaro come la

luce del sole!

BURLEIGH

Ma tu sei pietosa e clemente, e il suo aspetto imponente, la sua virile

prestanza...

ELISABETTA

Non voglio vederlo! Mai, non voglio vederlo mai più! Avete ordinato di non farlo

entrare se si presenta?

BURLEIGH

L'ho fatto, sì.

UN PAGGIO (entrando)

Lord Leicester!

ELISABETTA

L'infame! Non voglio vederlo, ditegli che non voglio vederlo!

PAGGIO

Non oso dirlo a Lord Leicester, non mi crederebbe.

ELISABETTA

L'ho collocato così in alto che i miei servi temono più lui di me!

BURLEIGH (al paggio)

La regina gli vieta di avvicinarsi!

(Il paggio esce in preda all'incertezza)

ELISABETTA (dopo una pausa)

Eppure, se potesse... se trovasse una giustificazione valida... Secondo voi, non

potrebbe trattarsi di un tranello teso dalla Stuarda per dividermi dal mio amico

più affezionato e fedele? Oh, è una donna scaltra e infame, sapete! Se avesse

scritto quella lettera, solo per farmi balenare il sospetto e provocarmi, per

vendicarsi di lui che detesta ed essere l'artefice della sua rovina...

BURLEIGH

Maestà, considera...

Scena sesta

I precedenti, Leicester.

LEICESTER (spalanca l'uscio con violenza ed entra con grande autorità)

Voglio vedere in faccia quel temerario che si permette di vietarmi l'accesso

alla stanza della mia sovrana!

ELISABETTA

Impudente!

LEICESTER

Chi mi scaccia? Se Burleigh può vederla, posso vederla anch'io!

BURLEIGH

Milord, avete un bel coraggio a precipitarvi qua dentro contro un espresso

divieto.

LEICESTER

E voi, Lord Burleigh, avete un bel coraggio a intromettervi e a prendere la

parola! Divieto! Che significa? Nessuno, a questa Corte, può permettere o

vietare qualsiasi cosa al conte di Leicester! (Avvicinandosi umilmente a

Elisabetta) Voglio sentirlo dalle labbra della mia regina.

ELISABETTA (senza guardarlo)

Indegno! Andatevene via!

LEICESTER

In queste parole crudeli non ritrovo gli accenti della mia cara Elisabetta, ma

quelli di Lord Burleigh che mi è ostile! Io mi appello alla mia Elisabetta. Hai

ascoltato lui, ed ora devi ascoltarmi!

ELISABETTA

Parlate, impudente che non siete altro! Peggiorate la vostra situazione!

Smentite la vostra colpevolezza!

LEICESTER

Prima congedate questo importuno. Andatevene, Milord. Quello che intendo dire a

Sua Maestà non ha bisogno di testimoni. Andatevene!

ELISABETTA (a Burleigh)

Restate, invece! È un ordine!

LEICESTER

Perché una terza persona deve intromettersi tra noi? Io devo trattare solo con

la mia regina, e intendo far valere i diritti che mi conferisce il mio rango.

Diritti sacri! Voglio che Milord se ne vada!

ELISABETTA

Riconosco il vostro tono arrogante!

LEICESTER

Certo che ho questo tono, perché io sono quel felice mortale che tu hai voluto

distinguere tra tutti, e questo favore di cui godo mi rende immensamente

superiore agli altri. Questo rango di cui mi vanto lo devo al tuo cuore e, per

Dio, ciò che l'amore mi ha concesso saprò conservarlo dovesse andarne della mia

vita! Congeda questo individuo, e mi basterà un attimo a convincerti!

ELISABETTA

Sperate invano di confondermi con le vostre chiacchiere.

LEICESTER

Poteva confonderti con delle frasi insulse solo un millantatore come lui, mentre

io intendo rivolgermi al tuo cuore e ciò che ho avuto l'ardire di compiere,

nella certezza del tuo favore, voglio confessarlo a te, e a te sola! Riconosco

un solo tribunale: quello del tuo affetto!

ELISABETTA

Spudorato! Sarà questo sentimento a provocare la vostra rovina. Milord,

mostrategli la lettera.

BURLEIGH

Eccola.

LEICESTER (scorre la lettera, senza manifestare il minimo imbarazzo)

È la calligrafia della Stuarda!

ELISABETTA

Leggete e non dite una parola!

LEICESTER (con calma, dopo aver letto)

Le apparenze sono contro di me ma non vorrete, mi auguro, giudicarmi in base

alle apparenze.

ELISABETTA

Potete negare di esservi inteso in segreto con la Stuarda, di aver ricevuto in

dono il suo ritratto, e di averle fatto sperare la libertà?

LEICESTER

Se mi sentissi in colpa, sarebbe facile per me smentire le accuse che mi rivolge

una nemica. Ma la mia coscienza è senza macchia, ed ammetto che ciò che scrive è

la pura verità!

ELISABETTA

E allora, sciagurato?

BURLEIGH

Le sue stesse parole lo condannano.

ELISABETTA

Allontanatevi. Alla Torre, traditore!

LEICESTER

Non ti ho tradita! Ho sbagliato, non rivelandoti questo mio passo. Ma le mie

intenzioni erano buone. L'ho fatto unicamente per comprendere i più intimi

pensieri della tua nemica, e causare la sua rovina.

ELISABETTA

Misera scusa.

BURLEIGH

Come, Milord? Credete che...

LEICESTER

Ho giocato una partita assai rischiosa, e solo il conte di Leicester qui, a

Corte, poteva avere il coraggio di compiere un gesto simile! Tutti sanno quanto

odio la Stuarda. Il rango che occupo, la fiducia che Sua Maestà mi accorda

devono bastare a non mettere nemmeno in dubbio l'onestà delle mie intenzioni!

L'uomo che, col tuo favore, hai collocato più in alto di chiunque altro può

intraprendere una strada personale, nonostante i rischi, per fare il suo dovere.

BURLEIGH

Perché l'avete tenuto nascosto, se era una buona causa?

LEICESTER

Milord, voi avete l'abitudine di parlare molto prima di agire, e vantate in

lungo e in largo tutto ciò che fate. Questa è la vostra condotta. Mentre io ho

l'abitudine di agire e, solo dopo, di parlare.

BURLEIGH

Parlate solo perché vi si obbliga a farlo.

LEICESTER (squadrandolo con arroganza e disprezzo)

E voi credete di aver fatto qualcosa d'inaudito, di aver smascherato una

congiura e salvato la regina! Siete certo di sapere tutto, e credete che nulla

sfugga al vostro sguardo! Povero illuso! Nonostante l'acume delle vostre ben

note facoltà, oggi Maria Stuarda sarebbe libera, se io non l'avessi impedito.

BURLEIGH

E voi avreste...?

LEICESTER

Sì, Milord. La regina, fidandosi di Mortimer, gli svelò le sue intenzioni fino

ad affidargli un incarico sanguinoso diretto contro Maria, un incarico che lo

zio aveva rifiutato con orrore. È vero o no, rispondete!

(La regina e Burleigh si fissano stupiti)

BURLEIGH

Come avete fatto a sapere queste cose?

LEICESTER

È o non è vero? Ditemi, Milord, dov'erano finiti i vostri cento occhi d'Argo se

non vi eravate neppure accorto che Mortimer vi tradiva, che era un papista

fanatico, una creatura dei Guisa, un temerario rotto a qualsiasi azione, tornato

in patria per uccidere la regina e liberare la Stuarda?

ELISABETTA (al culmine dello stupore)

Quel Mortimer!

LEICESTER

Era l'intermediario di cui si serviva Maria per trattare con me, è così che ho

fatto la sua conoscenza. Oggi dovevano liberarla dal carcere, me l'ha appena

rivelato. Perciò l'ho fatto arrestare ed egli, disperato per essere stato

scoperto, vedendo il fallimento delle sue ambizioni, si è ucciso.

ELISABETTA

Sono stata ingannata in modo atroce... Quel Mortimer!

BURLEIGH

E tutto ciò è accaduto ora? Da quando vi ho lasciato?

LEICESTER

Mi dispiace molto che sia finito così. Se fosse ancora vivo, la sua

testimonianza mi avrebbe prosciolto da ogni accusa e su di me non peserebbe

nemmeno l'ombra di un sospetto. Per questo motivo l'avevo consegnato alla

giustizia: perché un'indagine accurata dimostrasse a tutti la mia innocenza.

BURLEIGH

Avete detto che si è ucciso... non l'avrete ucciso voi?

LEICESTER

Che sospetto mostruoso! Interrogate la guardia cui l'ho affidato! (Va alla porta

e chiama l'ufficiale della guardia) Riferite a Sua Maestà la fine di quel

Mortimer.

UFFICIALE

Montavo la guardia in anticamera, quando il conte aprì l'uscio all'improvviso e

mi ordinò di arrestare il cavaliere perché era un traditore dello Stato. Lo

vedemmo andare su tutte le furie, bestemmiare in modo irriferibile e atroce

contro la regina, estrarre il pugnale e, prima che glielo potessimo impedire,

trafiggersi e cadere morto al suolo.

LEICESTER

Bene. Potete andare. La regina è stata edotta a sufficienza...

(L'ufficiale esce)

ELISABETTA

Che abisso di orrori inauditi!

LEICESTER

Dimmi adesso, chi ti ha salvata? È stato Lord Burleigh? Cosa ne sapeva dei

pericoli che ti minacciavano da ogni lato? È stato lui a sventarli? No, è stato

il tuo fedele Leicester, il tuo angelo custode!

BURLEIGH

Conte! Quel Mortimer è morto al momento giusto per voi.

ELISABETTA

Non so più cosa pensare. Vi credo, e non vi credo. Penso che siate colpevole, e

penso che non lo siate. Oh, come odio quella donna che è l'artefice di ogni

male!

LEICESTER

Deve morire. Anch'io adesso voto a favore della sua morte. Io ti avevo

consigliato di sospendere l'esecuzione finché non si presentasse qualcun altro a

difenderla. Questo avvenimento si è verificato, e quindi non c'è più motivo di

rinviare la sentenza!

BURLEIGH

E siete voi a consigliarlo! Voi!

LEICESTER

Per quanto detesti ricorrere a questi mezzi estremi, credo fermamente che la

sicurezza di Sua Maestà esiga questo sacrificio. Propongo quindi che venga

immediatamente eseguita la sentenza!

BURLEIGH (alla regina)

Dato che le intenzioni di Lord Leicester sono di una lealtà a tutta prova, io

propongo che l'incarico sia affidato a lui!

LEICESTER

A me!

BURLEIGH

A voi. In che modo inequivocabile potete fugare qualsiasi sospetto che si possa

avanzare sul vostro conto, se non facendo morire la donna che secondo l'accusa

avreste amato?

ELISABETTA (fissando Leicester)

Milord ha ragione. Do il mio assenso. E così si proceda!

LEICESTER

Il mio alto grado dovrebbe inibirmi un incarico così triste che sarebbe assai

più adatto a un Burleigh qualunque, e non a me. Chi vive in tanta intimità con

la regina dovrebbe astenersi da compiti così lugubri. Ma per dimostrare la mia

devozione e soddisfare la mia sovrana, rinuncio ai privilegi del mio rango e

assumo questo odioso incarico.

ELISABETTA

Insieme a Lord Burleigh! (A Burleigh) Fate in modo che l'ordine sia preparato

immediatamente.

(Burleigh esce. Da fuori si sentono voci e grida)

Scena settima

Il conte di Kent, e i precedenti.

ELISABETTA

Cosa succede, Lord Kent? Cosa sono queste grida? Cosa avviene qui, in città?

KENT

Maestà, la folla circonda il palazzo e chiede a gran voce di vederti.

ELISABETTA

Cosa vuole il mio popolo?

KENT

A Londra corrono voci spaventose. Si dice che la tua vita è in pericolo, che la

città è piena di sicari inviati dal Papa ad ucciderti, che i cattolici sono

scesi in campo per liberare la Stuarda con la forza e proclamarla regina. Il

popolo ci crede e si solleva. Solo la testa della Stuarda, che dovrebbe cadere

oggi stesso, può restituirgli la calma.

ELISABETTA

Come? Vogliono obbligarmi?

KENT

Sono decisi a restare finché non avrai firmato la sentenza di morte.

Scena ottava

Burleigh e Davison con un foglio. I precedenti.

ELISABETTA

Cosa mi avete portato, Davison?

DAVISON (avvicinandosi in tono d'estrema serietà)

Me l'hai ordinato, Maestà...

ELISABETTA

Cosa? (Mentre sta per prendere il foglio, trasale e ritira la mano) Mio Dio!

BURLEIGH

Obbedisci alla voce del popolo, che è la voce di Dio.

ELISABETTA (lottando con se stessa)

Signori! Chi mi garantisce che quella che ascolto sia davvero la voce del popolo

e di tutto il mondo? Ahimè, ho paura che se mi piego al grido della folla, debba

poi sentire una voce completamente diversa... e che proprio coloro che mi

spingono a questa decisione si tramutino in giudici severi e implacabili a fatto

compiuto!

Scena nona

Shrewsbury, i precedenti.

SHREWSBURY (in estrema agitazione)

Maestà, vogliono forzarti la mano! Abbi forza, resisti! (Vede Davison col foglio

in mano) È già avvenuto? Ahimè! Vedo un foglio infausto in quella mano. Non

dovete presentarlo adesso a Sua Maestà!

ELISABETTA

Mio nobile Shrewsbury! Mi obbligano a farlo.

SHREWSBURY

Chi ti può obbligare? La regina sei tu, comportati come tale. Ordina di tacere a

quelle voci barbare e disumane che osano forzare la tua volontà regale e

determinare il tuo giudizio. Il popolo è terrorizzato e non è in grado di

connettere. Tu stessa sei intimamente offesa, sei stata provocata, sei fuori di

te, ed è logico che ora tu sia incapace di ponderare con calma il tuo giudizio.

BURLEIGH

Si è giudicato da tempo. Qui non si tratta di giudicare, ma di eseguire.

KENT (che all'arrivo di Shrewsbury si era allontanato, tornando)

Il tumulto cresce, non riusciamo più a trattenerli.

ELISABETTA (a Shrewsbury)

Vedete che pressioni mi fanno!

SHREWSBURY

Vi chiedo di soprassedere. Questa firma decide della tua pace e della felicità

della tua vita. Ci hai riflettuto per anni, ed ora vuoi lasciarti travolgere da

un turbine passeggero? Ti chiedo solo una breve dilazione. Rifletti seriamente,

e aspetta un momento più opportuno.

BURLEIGH (con foga)

Aspetta, rimanda, esita finché il regno non sia messo a ferro e a fuoco, e la

tua nemica non sferri il colpo decisivo! Per tre volte Dio ti ha salvato

distogliendolo dal tuo capo: oggi è fallito di stretta misura. Sperare in un

altro miracolo sarebbe proprio mettere Dio a dura prova!

SHREWSBURY

Il Dio che per ben quattro volte ti ha protetto con la sua mano miracolosa, lo

stesso Dio che oggi ha dato al braccio di un vecchio la forza di sopraffare un

pazzo, merita ogni fiducia. Non voglio far risuonare in questo momento la voce

della giustizia: non riusciresti a distinguerla in mezzo a questo tumulto. Ma

ascolta soltanto una cosa: adesso tu tremi di fronte a Maria viva, ma non è lei

viva che tu devi temere. Trema davanti a lei morta, decapitata! Perché sorgerà

dal sepolcro e il suo spirito vendicatore si aggirerà terribile nel tuo regno a

fomentare discordie alienandoti per sempre il cuore del popolo. Adesso gli

inglesi la odiano perché la temono ma, non appena sarà morta, si alzeranno a

vendicarla. L'estinta non sarà più la nemica della fede: in lei vedranno

soltanto la nipote del loro sovrano, vittima dell'invidia e dell'odio, e il

sentimento predominante sarà la pietà. Molto presto assisterai a un cambiamento

radicale. Non appena commesso il delitto, va per le vie di Londra, e mostrati al

popolo che ti circondava prorompendo in grida di gioia! Vedrai un'altra

Inghilterra, un altro popolo: perché l'aureola della giustizia che ti guadagnava

il loro affetto ti avrà abbandonata per sempre! Solo il terrore, che

orribilmente si associa all'immagine del tiranno, ti precederà e farà sì che

ogni strada davanti a te sia spopolata e deserta. Se ti decidi a compiere questo

passo estremo, se farai cadere un capo che dovresti considerare sacro, quale

altro capo si sentirà mai sicuro?

ELISABETTA

Ahimè, Shrewsbury! Oggi mi avete salvato la vita, facendo deviare il colpo

dell'assassino. Perché l'avete fermato? Ogni sintomo di discordia non

esisterebbe più, ed io liberata dal tormento e dal dubbio, serena e innocente,

riposerei tranquilla, in silenzio, nella tomba! Sono stanca di vivere e di

regnare! Se una di noi regine deve cadere, perché l'altra possa vivere -

riconosco che non può essere altrimenti - perché non dovrei essere io a cadere?

Lo stabilisca il popolo, io sarò felice di rendergli lo scettro. Dio mi è

testimone che ho vissuto unicamente per il bene del mio popolo. Se confida in

un'era più lieta sotto il governo della Stuarda, una regina più giovane e piena

d'attrattive, io mi dichiaro pronta ad abdicare e a ritirarmi nella pace serena

di Woodstock dove ho trascorso in umiltà e modestia la giovinezza, lontana da

false grandezze, scoprendo in me stessa l'intima essenza della regalità...

Probabilmente non sono adatta al ruolo di sovrana! Chi regna deve essere

comunque spietato, mentre il mio cuore è troppo tenero. Ho regnato felicemente

per anni e anni, perché pensavo che il mio dovere fosse quello di distribuire

gioia e felicità! Adesso che devo affrontare il duro compito di un monarca, mi

sento del tutto impotente...

BURLEIGH

Per Dio! Quando mi vedo costretto ad ascoltare dalle labbra della mia regina un

discorso così poco regale, sono convinto che tacere vorrebbe dire venir meno al

mio dovere e attentare vilmente contro la patria! Dici di amare il tuo popolo

più della tua vita: è il momento di dimostrarlo! Non ritagliarti un angolo di

pace, lasciando che i fortunali e le tempeste spazzino via il tuo regno! Pensa

alla Chiesa! Vuoi che il ritorno della Stuarda riporti sugli altari riti estinti

e orribili superstizioni? Vuoi che tornino a comandare i preti e che il legato

pontificio sbarchi qui a chiudere le nostre chiese e a deporre i nostri sovrani?

Io ti chiedo ragione delle anime dei tuoi sudditi: si salveranno o saranno

perdute per sempre a seconda di come ti comporterai! Questo non è il momento di

versare lacrime o di mostrare un facile sentimentalismo da femmina debole e

vile: il tuo primo dovere è assicurare il bene del popolo. Se Shrewsbury ti ha

salvato la vita, io salverò l'Inghilterra... e anche qualcosa d'altro!

ELISABETTA

Lasciatemi riflettere in solitudine! In questo momento drammatico gli uomini non

possono offrirmi nessun conforto e nessun consiglio! Devo rivolgermi al Giudice

Supremo, e comportarmi di conseguenza... Vi prego, signori, ritiratevi! (A

Davison) Voi, signore, restate nella stanza accanto.

(I Lord si ritirano. Solo Shrewsbury, si ferma un attimo davanti alla regina, la

fissa intensamente, e poi si allontana profondamente costernato)

Scena decima

ELISABETTA (sola)

Oh, l'orribile schiavitù di chi deve regnare! Odiosa schiavitù! Come sono stanca

di essere costretta ad adulare un idolo che intimamente disprezzo! Quando sarò

finalmente libera su questo trono? Essere costretta a badare in eterno

all'opinione pubblica per conservare il favore del popolo... e dover sfamare

quotidianamente una plebe che adora e applaude solo il ciarlatano che urla più

forte degli altri! Si può definire sovrano chi deve piacere sempre al mondo?

Solo chi è libero di comportarsi come crede, senza curarsi dell'opinione altrui,

può essere chiamato re! Ho sempre amato la giustizia ed ho sempre esecrato il

puro e semplice arbitrio ma, agendo in questo modo, non ho finito per legarmi le

mani nei confronti di questo inevitabile atto di forza che sono obbligata a

sottoscrivere? Il mio stesso esempio mi condanna. Se fossi stata un tiranno come

Maria Tudor che mi ha preceduto sul trono, ora potrei versare del sangue regale

impunemente! Ma comportarmi secondo giustizia è stato un atto di libera scelta?

No, è stata una virtù che mi ha imposto la Necessità, un potere onnipotente che

costringe nelle sue ferree maglie persino la libertà di decisione di un monarca.

Circondata dai nemici, devo la mia sopravvivenza su questo trono solo al favore

del popolo. Tutte le potenze del Continente congiurano per la mia rovina. Il

Papa, da Roma, mi lancia la scomunica; la Francia con un bacio, fraterno solo in

apparenza, si appresta a tradirmi; la Spagna mi dichiara guerra aperta sui mari

ed è pronta a sterminarmi! Sono una donna indifesa che deve combattere contro il

mondo e ammantare di virtù i miei diritti dinastici precari e contestabili oltre

alla macchia della mia nascita di cui mio padre, per primo, è responsabile.

Ahimè, tento di coprirla inutilmente! È stata rivelata dai miei feroci

avversari, che mi oppongono la Stuarda come uno spettro foriero di minaccia! No,

questa eterna angoscia deve finire! La sua testa deve cadere! Io ho diritto alla

pace! È lei la furia perversa che sconvolge ed agita la mia esistenza, la

tortura che il destino ha voluto porre sulla mia strada. Dove nutro una speranza

e coltivo con dedizione una gioia, incontro quella diabolica serpe pronta a

intromettersi e a sbarrarmi l'accesso! Mi porta via l'amante, mi ruba il

consorte, e ogni mia sventura ha un solo nome, sempre quello: Maria Stuarda! Se

finisce cancellata per sempre dal mondo dei vivi, allora sarò libera, libera

come l'aria pura dei monti! (Una pausa) Con che disprezzo i suoi occhi mi hanno

trafitto! Sembrava che lanciassero dei fulmini contro di me! Eppure tu sei

impotente, io dispongo di armi assai superiori alle tue. Sono armi letali, e

quando ti avranno colpita, non esisterai più! (Corre rapidamente al tavolino, e

prende la penna) Hai osato darmi della bastarda? Miserabile! Lo sono solo finché

tu vivi e respiri. Non appena ti avrò annientata, qualsiasi dubbio sulla

legittimità della mia nascita morrà con te. Quando ogni suddito britannico non

avrà altra scelta, l'unica erede frutto di un'unione legittima sarò soltanto io!

(Firma con energia e decisione, poi lascia cadere la penna e indietreggia

sgomenta. Dopo qualche minuto, suona il campanello)

Scena undicesima

Elisabetta, Davison.

ELISABETTA

Dove sono gli altri Lord?

DAVISON

Sono andati a placare il tumulto e a calmare il popolo. Il tumulto è cessato

subito, non appena si è mostrato Shrewsbury. «Eccolo! Eccolo!», hanno urlato

centinaia di voci. «È stato lui a salvare la regina, ascoltatelo! È l'uomo più

coraggioso d'Inghilterra!». Il nobile Talbot allora cominciò a parlare, e

rimproverò il popolo dei suoi disordini. Le sue parole calme e ponderate erano

così persuasive che tutti si calmarono e la folla si disperse senza clamori.

ELISABETTA

Oh, la folla volubile che muta ad ogni direzione del vento! Guai a chi si fida

di quel fuscello incostante! Va bene, Sir Davison. Potete andare. (A Davison,

quando è sulla soglia) Prendete questo foglio, ve lo affido in custodia.

DAVISON (guardando terrorizzato il foglio)

Il tuo nome, Maestà! Hai deciso, allora?

ELISABETTA

Dovevo firmare, e l'ho fatto. Un foglio non risolve ancora nulla, un nome non

uccide.

DAVISON

Maestà, il tuo nome su questo pezzo di carta risolve tutto, è come un fulmine

che atterra e annienta al suo passaggio. Questo foglio ingiunge ai commissari e

allo sceriffo di andare immediatamente al castello di Fotheringhay ad annunciare

l'imminente esecuzione alla regina di Scozia che sarà condotta al patibolo al

levar del sole. Non c'è possibilità di rinvio: una volta consegnato questo

foglio, è come se lei fosse già morta.

ELISABETTA

Sì, Davison! Dio affida alle vostre mani un grande destino! Pregatelo perché vi

assista nella sua Onnipotenza. Io vado, vi lascio al vostro dovere. (Si avvia

all'uscita)

DAVISON (sbarrandole il passo)

No, Maestà! Non lasciarmi prima di avermi fatto esplicitamente intendere qual è

la tua volontà. C'è bisogno di ulteriori istruzioni, o i tuoi ordini vanno

eseguiti alla lettera? Tu mi affidi questo foglio perché ciò che vi è contenuto

venga immediatamente eseguito?

ELISABETTA

Provvederà a ciò la vostra saggezza...

DAVISON (interrompendola terrorizzato)

Non la mia! Dio me ne guardi! La mia sola saggezza consiste nell'ubbidirti! Qui

niente dev'essere lasciato all'arbitrio della mia saggezza! Un errore

insignificante può concludersi in un regicidio, e causare un disastro abnorme,

tremendo, incalcolabile! Lascia che in un affare di importanza fondamentale come

questo io mi limiti ad essere il cieco strumento del tuo volere. Ti invito a

dichiarare la tua volontà. Come debbo comportarmi con questa sentenza di morte?

ELISABETTA

Il suo nome te lo indica senza possibilità di dubbio.

DAVISON

Vuoi che sia eseguita seduta stante?

ELISABETTA (esitando)

Non ho detto questo, il solo pensiero mi fa tremare.

DAVISON

Vuoi che la custodisca ancora per qualche tempo?

ELISABETTA (rapidamente)

Sulla vostra diretta responsabilità! Ve ne addebiterò le conseguenze.

DAVISON

Conseguenze? Io? Dio del cielo! Dimmi cosa vuoi realmente, Maestà...

ELISABETTA (impaziente)

Voglio mettere la parola fine a questa storia maledetta, e trovare per sempre,

finalmente, la pace!

DAVISON

Ti costerà una sola parola. Di' cosa vuoi fare di questo foglio.

ELISABETTA

Vi ho già risposto, non tormentatemi ancora!

DAVISON

L'hai già detto? Non hai detto nulla. Ricordatelo, ti prego, Maestà!

ELISABETTA (battendo un piede per terra)

È intollerabile!

DAVISON

Abbi pazienza con me! Solo da pochi mesi ricopro questo incarico. Non so ancora

destreggiarmi col linguaggio delle corti e dei monarchi... ho ricevuto

un'educazione semplice. Quindi, ti prego di essere indulgente con chi ti serve!

Pronuncia, ti scongiuro, una parola meno ambigua che mi ponga nelle migliori

condizioni di fare il mio dovere... (Si avvicina in tono supplichevole alla

regina, che gli volge le spalle. Disperato, ma in tono reciso) Riprenditi questo

foglio! Mi brucia le mani. In questo orribile caso, serviti di qualcun altro.

ELISABETTA

Fate il vostro dovere! (Esce)

Scena dodicesima

Davison e, subito dopo, Burleigh.

DAVISON

Se n'è andata! Mi lascia nell'incertezza e nel dubbio, senza sapere come devo

comportarmi, cosa fare di questo foglio orribile... Lo devo conservare, o lo

devo consegnare? (A Burleigh che entra in scena) Milord, giungete al momento

opportuno. È a voi che devo la mia attuale incombenza: dispensatemene! Quando ho

accettato, ignoravo le pesanti responsabilità che comporta! Lasciatemi tornare

di nuovo nell'oscurità da cui provengo, dove mi avete scoperto. Questo non è un

posto che fa per me...

BURLEIGH

Cosa succede, Davison? Calmatevi. Dov'è la sentenza? La regina vi aveva

convocato.

DAVISON

Mi ha appena lasciato in preda alla collera. Datemi un consiglio, vi supplico!

Aiutatemi! Liberatemi da questo dubbio infernale... Ecco la sentenza: è firmata!

BURLEIGH (vivacemente)

È firmata? Consegnatemela! Subito!

DAVISON

Non posso.

BURLEIGH

Come?

DAVISON

Non ha detto esplicitamente qual era la sua volontà.

BURLEIGH

La sua volontà? C'è la sua firma! Consegnatemela!

DAVISON

Devo farla eseguire? O non farla eseguire? Mio Dio, non so più cosa fare!

BURLEIGH (senza concedergli tregua)

Dovete farla eseguire immediatamente. Datemela! Un attimo di indugio, e siete

finito!

DAVISON

Sono finito, se mi precipito senza riflettere.

BURLEIGH

Siete un povero pazzo! Su, datemela! (Gli strappa di mano il foglio ed esce a

precipizio)

DAVISON (correndogli dietro)

Cosa fate? Fermatevi! Volete rovinarmi!

ATTO QUINTO

La stessa stanza del primo atto.

Scena prima

(Hanna Kennedy, vestita a lutto, con gli occhi rossi di pianto, e un'espressione

di indicibile sofferenza sul volto, sta sigillando lettere e pacchi. Spesso il

dolore la distoglie dalle sue occupazioni, e si mette a pregare in silenzio.

Entrano Paulet e Drury, anch'essi vestiti a lutto, seguiti da alcuni servi che

portano vasi d'oro e d'argento, quadri, specchi ed altri oggetti preziosi di cui

riempiono il fondo della stanza. Paulet porge alla nutrice uno scrigno di

gioielli con un foglio, e a gesti le fa intendere che si tratta dell'inventario.

Alla vista degli oggetti, aumenta la disperazione della nutrice che piomba in un

silenzio muto e doloroso, mentre gli altri si allontanano. Entra Melvil).

KENNEDY (in un grido, scorgendolo)

Melvil! Siete voi! Dopo tanto tempo!

MELVIL

Cara Hanna, ci rivediamo!

KENNEDY

Dopo una separazione così lunga e penosa!

MELVIL

Che incontro doloroso!

KENNEDY

Dio mio! Voi venite...

MELVIL

A salutare la mia regina per l'ultima volta!

KENNEDY

Solo oggi, il giorno della sua morte, le viene permesso di rivedere la sua

gente, come desiderava... Oh, caro Melvil, non voglio sapere come avete vissuto

in questi lunghi anni, né raccontarvi cosa abbiamo sofferto da quando ci hanno

divisi. Avremo il tempo, per questo. Ahimè! Dovevamo vivere per vedere l'alba di

un giorno simile, Melvil!

MELVIL

Hanna, non è il momento di piangere! Lo farò per tutto il resto della mia vita.

Il sorriso non incresperà mai più le mie labbra, e continuerò per sempre a

vestire a lutto! La mia pena non avrà mai fine, ma oggi devo radunare il

coraggio che mi resta... Promettetemi anche voi di dominarvi. Quando tutti

piomberanno nella più profonda disperazione, noi dovremo mantenere un contegno

di estrema fermezza per fornirle tutta l'assistenza di cui avrà bisogno negli

ultimi istanti, prima della morte.

KENNEDY

Vi sbagliate, Melvil, a supporre che la regina abbia bisogno di noi per morire

con dignità! Vi giuro che invece sta dandoci l'esempio di un coraggio e di una

virtù inauditi. Non abbiate timore: come un eroe e come un sovrano morrà Maria

Stuarda.

MELVIL

Come ha accolto l'annuncio dell'esecuzione? Dicono non vi fosse preparata.

KENNEDY

No, non lo era. Il suo animo era occupato da altri affanni, da altre dolorose

preoccupazioni. Non aveva paura della morte, ma di chi doveva salvarla... Ci era

stata promessa la libertà, Mortimer ci doveva rapire stanotte, e Maria aspettava

l'alba, incerta tra la speranza e il terrore, timorosa se affidare o meno a quel

giovane spavaldo e noncurante il proprio onore e la propria vita...

All'improvviso sentiamo provenire dal castello un tremendo trapestio, un battere

di martelli ci assorda spaventosamente e ci fa sussultare. Crediamo che si

tratti dei nostri liberatori, e ricominciamo a sperare, si ridesta in noi tutta

l'immensa dolcezza con cui si ama la vita che si insinua col suo potere fino a

travolgerci... poi la porta si spalanca di colpo... è Sir Paulet che ci annuncia

che, lì sotto, al piano terreno, il falegname sta erigendo il palco del

supplizio! (Si nasconde il volto, sopraffatta dal dolore)

MELVIL

Mio Dio! Come ha affrontato, narratemi, questo spaventoso mutamento?

KENNEDY (con calma, dopo una pausa)

Quando si abbandona la vita non lo si fa adagio, un passo dopo l'altro. Il

passaggio dal contingente all'eterno deve effettuarsi senza perder tempo,

subito, e Dio ha concesso alla mia signora la grazia di rinnegare con coraggio

ogni speranza terrena e di rivolgersi al cielo armata di una fede che non

conosce ostacoli! Nessun segno visibile di timore passò sul suo volto, nemmeno

un gemito le uscì dalle labbra... Solo quando apprese l'ignobile tradimento di

Lord Leicester e il terribile destino del povero valoroso giovane che si è

sacrificato per lei e vide il dolore del vecchio cavaliere che con lei

seppelliva la sua ultima speranza, allora proruppe in lacrime. Non era il suo

destino ma l'infelicità altrui a provocare il suo pianto!

MELVIL

Posso vederla? Dov'è?

KENNEDY

Ha trascorso la notte in preghiera, ha scritto le sue lettere d'addio agli amici

più cari e ha vergato di suo pugno il testamento. Adesso sta riposando, cerca la

pace in quest'ultimo sonno.

MELVIL

Chi c'è accanto a lei?

KENNEDY

Burgoyn, il suo medico personale, e le sue donne.

Scena seconda

Margherita Kurl e i precedenti.

KENNEDY

Signora Kurl, che notizie portate? S'è svegliata Sua Maestà?

KURL (asciugandosi le lacrime)

È già vestita. Vi desidera.

KENNEDY

Vengo subito. (A Melvil che vuole accompagnarla) No, adesso non venite. Devo

prepararla alla vostra visita. (Entra nelle stanze interne)

KURL

Melvil! Il nostro vecchio maggiordomo!

MELVIL

Sì, sono proprio io.

KURL

Questa casa non ha più bisogno di qualcuno che ne abbia cura! Voi venite da

Londra, Melvil. Avete notizie di mio marito?

MELVIL

Sarà rimesso in libertà, dicono, non appena...

KURL

Non appena Sua Maestà non ci sarà più! Ah, che indegno traditore! È lui il

criminale responsabile dell'assassinio della regina! Dicono che è stata la sua

testimonianza a provocare la sua rovina.

MELVIL

È vero.

KURL

Sia maledetto per l'eternità! Ha giurato il falso...

MELVIL

Signora Kurl! Non dite così.

KURL

Lo griderò in tribunale, glielo urlerò in faccia, lo ripeterò al mondo: muore

innocente...

MELVIL

Lo voglia Iddio!

Scena terza

Burgoyn, poi Hanna Kennedy. I precedenti.

BURGOYN (scorgendo Melvil)

Oh, Melvil!

MELVIL (abbracciandolo)

Burgoyn!

BURGOYN (a Kurl)

Prendete un bicchiere di vino per la regina, presto!

(Margherita Kurl esce)

MELVIL

La regina sta male?

BURGOYN

Niente affatto. Dice di non aver bisogno di nulla, si sente forte ma l'eroismo è

una pericolosa illusione: deve ancora sostenere un'aspra lotta. I suoi nemici

non devono vantarsi di averla vista tremare dal terrore e sbiancare in viso,

quando è solo vittima di una debolezza passeggera.

MELVIL (alla nutrice che rientra)

Vuole vedermi?

KENNEDY

Sarà qui tra poco. Vi guardate attorno con stupore e il vostro sguardo sembra

dirmi: «Come mai tanta ostentazione davanti alla morte?». Ahimè! Abbiamo tanto

dolorosamente sofferto in vita, e solo con la morte tornano le ricchezze di un

tempo!

Scena quarta

I precedenti. Altre due cameriere di Maria, vestite a lutto, che piangono

scorgendo Melvil.

MELVIL

Ah, Gertrude, Rosmunda! Dio mio, in che momenti ci rivediamo!

SECONDA CAMERIERA

Ci ha congedato dicendo che voleva affidarsi a Dio per l'ultima volta.

(Entrano altre due cameriere in lutto che esprimono a gesti un'infinita

disperazione)

Scena quinta

I precedenti e Margherita Kurl. Quest'ultima regge un calice colmo di vino e lo

posa sul tavolo appoggiandosi tremando a una seggiola.

MELVIL

Cosa avete, signora Kurl? Cosa vi fa paura?

KURL

Mio Dio!

BURGOYN

Cosa c'è?

KURL

A cos'ho dovuto assistere!

MELVIL

Calmatevi. Diteci cosa avete visto.

KURL

Stavo scendendo la grande scala che porta alla sala da basso, quando si è aperta

la porta ed io... ho dato un'occhiata all'interno... Dio mio!

MELVIL

Calmatevi! Cos'avete visto?

KURL

Le pareti erano tappezzate di nero, e al centro si rizzava un palco grande,

ricoperto di panno scuro, tappezzato di nero, con un ceppo nero, un guanciale e,

accanto al guanciale, una scure appena affilata... La sala era piena di gente,

attorno a quel palco che annuncia la morte, gente in attesa della vittima con

gli occhi iniettati di sangue...

LE CAMERIERE

Abbi pietà, Dio del cielo, della nostra regina!

MELVIL

Fate silenzio! Sta entrando.

Scena sesta

(I precedenti. Maria, vestita a festa, in abito bianco, porta al collo una

collana di piccole perle da cui parte un medaglione con l'immagine dell'Agnus

Dei. Ha in mano un Crocefisso, e in testa un diadema sopra il velo nero che, dai

capelli, le scende lungo le spalle. Quando appare, tutti indietreggiano ai lati

opposti della scena in atteggiamento di profonda costernazione. Melvil

involontariamente è caduto in ginocchio)

MARIA (con maestosa serenità, guardandosi intorno)

Perché piangete? Perché queste lacrime? Dovreste essere lieti, invece, che la

fine della mia lunga infelicità sia venuta: le mie catene s'infrangono, la

prigione si apre e la mia anima si libra sulle sue angeliche ali, in alto, verso

la libertà! Quando ero oppressa dalla mia orgogliosa nemica, quando soffrivo

insulti e privazioni indegni di una sovrana, quando mi era negata qualsiasi

sorta di libertà, allora avreste dovuto piangere! La morte, come un'amica severa

e affettuosa, mi si avvicina con soavità estrema e vela le mie antiche colpe con

le sue cupe ali... Una nobile fine risolleva chi era caduto in basso! Mi sembra

di avere di nuovo la corona in capo, e che la mia anima, lavata dalla

sofferenza, sia colma di orgoglio e rinnovata dignità. (Fa alcuni passi avanti)

Chi vedo? Melvil, voi qui? No, non fate così, amico mio! Alzatevi! Non siete qui

per assistere alla morte della vostra regina, ma al suo trionfo! Mi è stata

concessa una fortuna insperata: al momento della morte la mia fama non sarà

l'unico appannaggio dei miei irriducibili nemici perché un amico, un uomo della

mia stessa fede, un testimone mi sarà accanto! Ditemi, cavaliere, da quando vi

hanno costretto a forza ad abbandonare il mio servizio, come avete vissuto su

questo suolo ostile e inospitale? Ho pensato tante volte a voi con angoscia.

MELVIL

Il mio solo dolore era pensare al tuo destino, e l'orribile constatazione di non

poter far nulla per servirti.

MARIA

Come sta Didier, il mio vecchio cameriere? Probabilmente quel cuore fedele e

affezionato riposa da tempo nel sepolcro: aveva tanti anni!

MELVIL

Dio non gli ha concesso questa grazia. Vive per veder scendere sotto terra la

tua giovinezza.

MARIA

Oh, se prima di morire potessi stringere al petto i miei cari, che immensa gioia

sarebbe per me! Ma devo morire tra estranei, e le sole lacrime che vedo scorrere

sono le vostre! Melvil, a voi, al vostro cuore fedele affido le ultime volontà

per i miei cari. Benedico mio cognato, il re cristianissimo e tutta la famiglia

reale di Francia. Benedico il cardinale mio zio e il mio nobile cugino Enrico di

Guisa. Benedico il Papa, vicario di Cristo, perché a sua volta mi benedica, e

benedico Sua Maestà Cattolica che si è generosamente offerto di salvarmi e

vendicarmi... Ho ricordato tutti nel mio testamento: spero perciò che, per

quanto di lieve entità, i miei cari non disprezzino i doni che offro loro come

pegni del mio affetto. (Rivolgendosi ai servi) Vi ho raccomandato tutti al mio

regale fratello di Francia, che si prenderà cura di voi donandovi una nuova

patria. Se vi sta a cuore la mia ultima preghiera, non restate in Inghilterra,

vi scongiuro: non desidero che gli inglesi siano liberi di gioire della vostra

sorte, non voglio che vedano prostrati dalle sofferenze i miei cari e fedeli

servitori. Giurate su questo crocefisso che, quando sarò morta, abbandonerete

per sempre questo paese!

MELVIL (toccando il crocefisso)

Lo giuro in nome di tutti.

MARIA

Io, derubata, avvilita, spogliata, ho diviso tra voi tutto ciò che possedevo,

tutto ciò di cui potevo disporre. Mi auguro che rispetterete le mie ultime

volontà. Anche le poche cose che indosso al momento della morte saranno

vostre... Nel cammino che mi conduce al Cielo, voglio gioire ancora una volta

della magnificenza che regna in terra! (Alle sue donne) A voi, mie care Alice,

Gertrude, Rosmunda lascio le mie perle e i miei abiti, poiché da giovani fa

piacere adornarsi. Tu, Margherita, più delle altre hai diritto alla mia

generosità, perché sei la più infelice. Il mio testamento proclamerà a

sufficienza che non intendo vendicare su di te le colpe di tuo marito! Tu, mia

cara Hanna, non sei attratta né dal valore dell'oro né dalla bellezza delle

gemme. Un mio ricordo, ecco la pietra più preziosa che ti è riservata! Prendi

questo fazzoletto, nelle ore della sofferenza l'ho ricamato per te, è intessuto

delle mie lacrime. Quando sarà il momento, mi benderai gli occhi con questo velo

sottile... Voglio che, con le sue mani, sia la mia Hanna a rendermi quest'ultimo

servizio.

KENNEDY

Oh Melvil! Non resisto più!

MARIA

Venite qui tutti! Venite a ricevere l'ultimo addio! (Tende le mani, i servi

cadono uno dopo l'altro in ginocchio e le baciano la mano piangendo) Addio,

Margherita... Addio, Alice! Vi ringrazio, Burgoyn, per le vostre fedeli

attenzioni... Gertrude, le tue labbra bruciano... Sono stata molto odiata, ma

anche molto amata! Spero che un gentiluomo nobile e generoso faccia la felicità

della mia Gertrude: il suo cuore ardente reclama a viva voce l'amore... Berta,

tu hai fatto la scelta migliore: vuoi diventare la casta sposa del Signore. Vai,

non perder tempo, adempi il tuo voto! I beni di questo mondo sono poca cosa,

trai questo insegnamento dalla sorte della tua regina... Ho finito! Addio!

Addio! Addio per sempre! (Si volta e si allontana da loro, escono tutti tranne

Melvil)

Scena settima

Maria, Melvil.

MARIA

Ho messo a posto tutte le mie cose terrene, e spero di lasciare questo mondo

senza dovere nulla a nessuno. C'è solo una cosa, Melvil, che inibisce al mio

spirito oppresso dall'angoscia di librarsi verso il cielo, sciolto da qualsiasi

vincolo.

MELVIL

Rivelala a me! Liberati il cuore dagli affanni e confidati al tuo affezionato

amico.

MARIA

Sono sulla soglia dell'Eternità, e tra poco mi presenterò al Giudice Supremo: ma

non ho ancora chiesto il suo perdono. Mi negano il conforto di un sacerdote

della mia chiesa. Io non voglio ricevere dalle mani di falsi preti il sacro cibo

del Sacramento. Voglio morire nella fede della mia Chiesa, che è la sola ad

assicurarci la salvezza.

MELVIL

Calmati! Per il Cielo il desiderio devoto e santo ha lo stesso valore di un atto

compiuto. Il potere del tiranno può legarti le mani, ma lo spirito s'innalza

liberamente fino a Dio. La parola è una cosa morta mentre la fede ci schiude la

vera vita.

MARIA

Ahimè, Melvil! Il cuore non basta, e la fede per elevarsi alla beatitudine

nell'alto dei Cieli esige un pegno terreno. Per questo Dio si è fatto uomo ed ha

misteriosamente rinchiuso in un forma visibile i doni invisibili del Cielo! La

Chiesa, nella sua sacra magnificenza, innalza per noi la scala che conduce

all'Empireo: si chiama Chiesa Cattolica e universale perché la fede

dell'individuo risulta corroborata, accresciuta, ingigantita dalla fede di

tutti. Dove migliaia di uomini pregano e adorano il Signore, la fiamma

dell'ardore divampa e lo spirito s'innalza lieto in volo verso il Cielo. Oh

beati quelli che si radunano nella dimora del Signore, e felicemente si

ritrovano insieme in preghiera! L'altare è adorno come nei giorni di festa, le

candele sono accese, la campana squilla lieti rintocchi, l'incenso si spande

intorno. Ed ecco il Vescovo nella sua pianeta immacolata che alza il calice, lo

benedice e annuncia lo straordinario miracolo della transustanziazione mentre,

alla presenza del Signore, la folla cade in ginocchio convinta della propria

fede... Ahimè, io sola sono stata esclusa poiché la benedizione del Cielo non

penetra nella mia prigione!

MELVIL

Sì, invece, scende fino a te! Ecco, ti è già accanto... Continua a credere

nell'Onnipotente: il ramo secco grazie alla forza della fede può fiorire e

fruttificare! Colui che ha fatto sgorgare l'acqua pura di una fonte dalla roccia

può allestire per te un altare qui, nel carcere, e in un attimo tramutare questo

calice adibito al tuo ristoro terreno in un ristoro divino. (Prende il calice

posato sul tavolo)

MARIA

Vi ho inteso bene, Melvil? Sì, vi ho capito bene! Qui non c'è nessun prete,

nessuna chiesa e nessun sacramento ma il Salvatore ha detto: «Dove due esseri si

riuniscono in mio nome, io sono là in mezzo a loro». Cosa consacra il sacerdote

e lo assimila a Dio? Il cuore puro, e l'integrità di vita. Quindi voi, anche se

non siete stato ordinato sacerdote, per me è come se lo foste. Siete un inviato

del Signore che mi porta la pace. Voglio fare a voi l'ultima confessione, voglio

che siano le vostre labbra a pronunciare per me la salvezza eterna.

MELVIL

Se il tuo cuore lo desidera con tanto ardore, allora sappi, Maestà, che Dio per

offrirti consolazione può compiere un miracolo. Tu credi che qui non ci siano né

sacerdote, né chiesa, né Corpo del Signore? Ti sbagli: qui c'è un prete, e Dio è

presente. (Si scopre il capo e le mostra un'ostia in una patena d'oro) Io sono

un prete, ho ricevuto sul mio capo le sette unzioni per ascoltare la tua ultima

confessione e concederti finalmente la pace lungo la via che conduce alla morte.

Ti somministro quest'Ostia nel nome del Santo Padre che l'ha benedetta con le

sue mani.

MARIA

Oh, che gioia celeste mi è riservata alle soglie della morte! Come un immortale

che scende su una nuvola d'oro, come un giorno l'Apostolo fu liberato da un

angelo dalla tenebra oscura del carcere - e nessun chiavistello, nessun custode

hanno potuto trattenerlo, egli nella sua potenza era in grado di attraversare i

cancelli sbarrati ed eccolo risplendere del suo alone di luce nella tetra

prigione - ora sono felicemente sorpresa dal messo divino che giunge dopo tanti

inutili sforzi umani! Voi eravate un giorno il mio servo, ed ora siete il servo

di Dio e parlate dalle sue labbra divine! Come un tempo vi inginocchiavate

davanti a me, ora io nella polvere m'inginocchio davanti a voi! (S'inginocchia

davanti a Melvil)

MELVIL (facendo il segno della croce su di lei)

In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo... Maria, regina, hai

interrogato il tuo cuore? Giuri di confessare la verità davanti al Dio della

verità?

MARIA

Apro il mio cuore a te e a Lui.

MELVIL

Quale peccato opprime la tua coscienza dall'ultima volta che ti sei confessata?

MARIA

Il mio cuore traboccava d'odio e d'invidia, e persino del desiderio di vendetta.

Peccatrice, contavo sul perdono divino e non ho saputo perdonare alla mia

nemica.

MELVIL

Ti penti di questa colpa? Vuoi davvero lasciare questo mondo perdonando tutti?

MARIA

Sì, come spero che Dio perdoni me.

MELVIL

Di quale colpa ti accusa ancora il tuo cuore?

MARIA

Ahimè, non mi sono limitata ad offendere Dio con l'odio, ma anche con l'amore!

La vanità del mio cuore fu attratta da quell'uomo che in seguito mi abbandonò e

mi tradì!

MELVIL

Ti penti di questa colpa? Il tuo cuore ha abbandonato il falso idolo e si è

rivolto con rinnovato ardore a Dio?

MARIA

È stata la lotta più difficile che abbia mai dovuto affrontare: ma l'ultimo

vincolo con la terra l'ho infranto!

MELVIL

Altre colpe affliggono la tua coscienza?

MARIA

Un lontano delitto, confessato molti anni or sono, all'ora della resa dei conti

torna ad opprimermi il cuore e come un tetro incubo mi sbarra l'accesso al

Cielo: ho fatto uccidere il mio sposo, ho offerto al seduttore la mia mano e il

mio cuore. Ho adempiuto con scrupolo a tutte le penitenze più rigorose che la

Chiesa mi ha ingiunto, ma il rimorso continua come un tarlo inesorabile a

corrodermi.

MELVIL

Il cuore non ti accusa di altre colpe che non hai ancora né confessato né

espiato?

MARIA

Sai tutto ciò che mi opprime il cuore.

MELVIL

L'Onnipotente ti sta accanto! Pensa alle pene che la Chiesa infligge a chi

confessa solo in parte le sue colpe! Questo significa peccare contro lo Spirito

Santo, e merita la morte eterna.

MARIA

In coscienza, posso affermare di non averti nascosto nulla: che la grazia divina

mi assista e mi faccia trionfare in quest'ultima lotta!

MELVIL

Come? Nascondi al tuo Signore il delitto per cui oggi vieni punita? Come mai non

mi racconti nulla della congiura di Babington e Parry? Per questa colpa sei

condannata a morte: per questa colpa vuoi morire per l'eternità?

MARIA

Sono pronta a penetrare nell'eternità. Prima che le lancette abbiano compiuto

sul quadrante il giro di un'ora, apparirò davanti al tribunale del mio giudice:

ma ti confermo che la mia confessione è terminata.

MELVIL

Rifletti. Spesso il cuore inganna. Forse, nonostante nell'intimo approvassi il

delitto, hai accuratamente evitato con abilità e scaltrezza di pronunciare

quella parola che ti dichiara colpevole. Ricorda, tuttavia, che nessuna subdola

astuzia può trarre in inganno quell'occhio di brace che penetra nell'intimo dei

cuori.

MARIA

Ho implorato tutti i regnanti perché mi liberassero dalle mie catene infami,

eppure mai con atti o con pensieri ho attentato alla vita della mia rivale.

MELVIL

Quindi i tuoi scrivani hanno fornito falsa testimonianza?

MARIA

Le cose stanno in questi termini. Sulle loro testimonianze, sia Dio a giudicare!

MELVIL

Sali al patibolo persuasa della tua innocenza?

MARIA

Con questa morte che non merito, Dio mi permette di espiare il grave delitto di

un tempo.

MELVIL (tracciando su di lei il segno della croce)

Vai in pace, ed espialo con la tua morte! Cadi come una vittima rassegnata

davanti all'altare. Il sangue può cancellare i delitti di sangue. Tu hai peccato

per debolezza femminile, e le debolezze umane non seguono lo Spirito che le

abbandona e si eleva al Cielo! In virtù del potere che detengo di legare e di

sciogliere, io ti assolvo da qualsiasi colpa. Come hai creduto, così sia! (Le

porge l'Ostia) Prendi questo corpo che si è immolato per te. (Prende il calice,

lo solleva dal tavolo e glielo porge, dopo averlo consacrato in silenzio. Maria

esita, poi con un gesto lo rifiuta) Prendi questo sangue, che è stato versato

per te. Prendi, è una grazia che il Pontefice ti concede. Il massimo diritto dei

sovrani, quello sacerdotale, ti è concesso in punto di morte. (Maria prende il

calice) E come tu, in un sacro mistero, ti sei unita col tuo corpo terreno al

corpo divino, ora ti sei tramutata in un angelo luminoso del suo regno di eterna

beatitudine dove non esistono né la colpa né il pianto. (Posa il calice. Sente

un rumore, si copre il capo e va ad aprire. Maria rimane in ginocchio e prega in

assoluto silenzio) Devi ancora sostenere una dura lotta. Ti reputi abbastanza

forte da sconfiggere l'odio e l'amarezza?

MARIA

Non temo di ricadere nell'errore. Ho offerto a Dio il mio odio e il mio amore.

MELVIL

Allora preparati a ricevere Lord Burleigh e Lord Leicester che sono alla tua

porta.

Scena ottava

I precedenti. Burleigh, Leicester e Paulet. Leicester rimane lontano sul fondo,

a capo chino. Burleigh, che non lo perde di vista, si colloca tra lui e la

regina.

BURLEIGH

Vengo, signora, a raccogliere le vostre ultime volontà.

MARIA

Vi ringrazio, Milord!

BURLEIGH

La mia sovrana desidera che nulla di lecito vi sia negato.

MARIA

Il mio testamento è l'espressione delle mie estreme volontà. L'ho consegnato al

cavalier Paulet e spero che venga scrupolosamente eseguito.

PAULET

Non dubitate.

MARIA

Chiedo che, senza recar loro offesa, i miei servi siano mandati in Scozia o in

Francia, come meglio credono.

BURLEIGH

Così faremo!

MARIA

Poiché la mia salma non potrà riposare in terra consacrata, concedete al mio

servo fedele che porti il mio cuore in Francia ai miei cari. Ahimè, non ha mai

lasciato quel luogo!

BURLEIGH

Sarà fatto. C'è altro che desiderate?

MARIA

Recate da parte mia un saluto a mia sorella, la regina d'Inghilterra... ditele

che le perdono la mia morte con tutto il cuore e le domando scusa della mia

collera di ieri... Dio sia con lei, e le conceda di felicemente regnare!

BURLEIGH

Ditemi! Non avete cambiato opinione? Rifiutate ancora l'assistenza del nostro

decano?

MARIA

Mi sono già riconciliata col mio Dio! Sir Paulet! Senza volerlo, vi ho causato

un grande dolore privandovi del sostegno della vostra vecchiaia... Lasciatemi

con la speranza che, pensando a me, non mi maledirete!

PAULET (dandole la mano)

Dio sia con voi! Andate in pace!

Scena nona

I precedenti. Hanna Kennedy e altre donne del seguito entrano sgomente, seguite

dallo sceriffo con un bastone bianco in mano. Dietro allo sceriffo, dall'uscio

aperto, s'intravedono uomini armati.

MARIA

Cosa c'è, Hanna? Sì, adesso è l'ora! È venuto lo sceriffo, per condurci alla

morte. Dobbiamo separarci. Addio! Addio! (Le donne le si attaccano alle vesti,

disperate. A Melvil) Mio caro, voi e la mia Hanna diletta mi accompagnerete per

l'ultima volta. Spero non vorrete negarmi questa grazia, Milord!

BURLEIGH

Non ho la facoltà di concedervelo.

MARIA

Come? Anche questo piccolo favore mi verrebbe negato? Non avete la minima

considerazione per il mio sesso. Chi dovrebbe prendersi cura di me per l'ultima

volta? La mia cara sorella non può volere che il mio sesso venga umiliato e che

venga contaminata da rudi mani virili!

BURLEIGH

Nessuna donna può salire con voi i gradini del patibolo. Le sue lacrime e le sue

grida...

MARIA

Ma lei non piangerà! Vi posso assicurare del suo coraggio! Rispondo io della mia

Hanna! Siate indulgente, Milord! Non dividetemi in punto di morte dalla mia

nutrice, dalla mia fedele governante! Mi ha portato tra le braccia quando mi

incamminavo verso la vita, e soavemente, appena sfiorandomi, adesso mi

accompagnerà a morire.

PAULET (a Burleigh)

Acconsentite.

BURLEIGH

E sia!

MARIA

Adesso a questo mondo non mi resta più nulla da fare... (Prende il crocefisso e

lo bacia) Mio Salvatore! Mio Redentore! Come hai aperto le braccia sulla croce,

spalancale ora ad accogliermi! (Quando si volta per avviarsi, il suo sguardo

incontra quello del conte di Leicester che in quel momento involontariamente si

è riscosso e l'ha fissata. Alla sua vista, Maria comincia a tremare, le si

piegano le ginocchia e minaccia di crollare esanime al suolo, ma Leicester la

sorregge e la prende tra le braccia. Maria lo guarda in silenzio ma egli non

riesce a sostenerne la vista. Infine parla) Avete mantenuto la vostra parola,

conte di Leicester! Mi avevate promesso il vostro braccio per condurmi fuori dal

carcere, e adesso me lo offrite! (Leicester appare distrutto, mentre Maria

prosegue soavemente) Sì, Leicester. Non volevo esservi debitrice della sola

libertà. Dovevate tramutarla in qualcosa di prezioso e insostituibile per me:

felice del vostro amore, avrei voluto prendervi per mano e ricominciare, con

voi, una nuova vita! Adesso, che sto per abbandonare il mondo e trasformarmi in

uno spirito beato immune da qualsiasi passione e seduzione terrena, adesso,

Leicester, posso confessarvi senza arrossire che sono stata vittima di una

simile debolezza, e l'ho felicemente superata. Addio! Siate felice, se potete.

Vi è stata data la possibilità di aspirare a due regine, ma avete respinto un

cuore che vi amava teneramente, e l'avete vilmente abbandonato per muovere alla

conquista di un cuore arrogante e superbo. Inginocchiatevi davanti a Elisabetta!

Vi auguro di ricevere un premio che non si tramuti in un orribile castigo!

Addio! Più nulla ormai mi tiene legata a questo mondo!

(Esce, preceduta dallo sceriffo, accompagnata da Melvil e dalla nutrice, seguita

da Burleigh e Paulet. Gli altri la guardano allontanarsi piangendo finché

scompare alla loro vista, e a quel punto escono dalle porte laterali)

Scena decima

Leicester, solo.

LEICESTER

Sono ancora vivo! E non mi vergogno di vivere! Questo tetto non crolla e non mi

seppellisce? Nessun abisso si spalanca ad inghiottire il più infelice tra gli

esseri umani? Cosa ho perduto! Che perla, che celeste beatitudine ho allontanato

da me con orrore! Ecco, si allontana per sempre, si è ormai mutata in uno

spirito circonfuso di luce, e a me tocca la disperazione senza scampo dei

dannati! Dov'è finita la decisione di soffocare gelidamente la voce del cuore, e

di assistere impassibile al supplizio quando cadrà il suo capo? La sua vista ha

il potere di ridestare in me un rimorso che credevo finito per sempre? Lei,

morendo, mi lega a sé coi vincoli più dolci dell'amore! Maledetto! A te non è

dato versar lacrime e gemere tra i lamenti come una povera donna! La felicità

amorosa non si trova sul tuo cammino. Una corazza di ferro ti stringa il petto,

e la tua fronte diventi più dura della pietra! Se non rinunci al frutto della

tua infamia, devi sostenerla e arrivare fino alla fine senza tradire il minimo

cedimento! Taci, pietà! Occhi, pietrificatevi! La vedrò cadere, voglio essere

testimone della sua morte! (Si dirige a passo deciso verso la porta da cui è

uscita Maria, ma a metà strada si ferma) No, non posso, non posso! Sono colto da

una vertigine infernale, non posso assistere a questo atroce spettacolo, non

posso vederla morire... Taci? Cos'è stato? Sono già da basso... quell'ordigno

spaventoso sta per mettersi in moto qui, sotto i miei piedi... sento delle

voci... Fuggi! Fuggi da questa dimora della paura e della morte! (Cerca di

uscire da un'altra porta, ma la trova chiusa, e fa un balzo indietro) Come? C'è

un dio che m'inchioda al suolo? Devo essere costretto a udire ciò che mi fa

paura guardare? La voce del decano... L'ammonisce... E lei lo interrompe...

Taci! Sta pregando... con tono fermo... C'è un gran silenzio... Un profondo

silenzio... Sento solo il pianto, i singhiozzi delle donne... la spogliano...

Taci! Accostano lo sgabello... s'inginocchia... appoggia il capo... (Dopo aver

pronunciato queste ultime parole con ansia crescente ed essere rimasto un attimo

in silenzio, d'improvviso trema violentemente e cade a terra svenuto. Da basso

sale un brusio confuso che dura a lungo)

Scena undicesima

La seconda stanza del quarto atto. Elisabetta, sola.

ELISABETTA (entra da una porta laterale. I suoi passi e i suoi gesti tradiscono

angoscia e inquietudine)

Non c'è nessuno qui! Nessun messaggio! Non scenderà mai la sera? Sulla via

celeste il sole si è fermato? Non resisto più all'interminabile tortura

dell'attesa. È avvenuto o no? Sia l'una che l'altra eventualità mi fanno

semplicemente orrore, e non oso chiedere. Non c'è traccia del conte di

Leicester, e nemmeno di Burleigh cui ordinai di far eseguire la sentenza. Hanno

lasciato Londra... Il che significa: è stata eseguita! La freccia è scoccata,

vola, colpisce, raggiunge il bersaglio e non potrei più fermarla nemmeno a

prezzo del mio regno... Chi va là?

Scena dodicesima

Elisabetta, un paggio.

ELISABETTA

Sei tornato da solo. Dove sono i Lord?

PAGGIO

Lord Leicester e il Gran Cancelliere...

ELISABETTA (con viva impazienza)

Allora?

PAGGIO

Non sono a Londra.

ELISABETTA

No? E dove sono andati?

PAGGIO

Nessuno ha saputo dirmelo. Pare abbiano lasciato in fretta e furia la città

prima dell'alba.

ELISABETTA (prorompendo)

Sono la regina d'Inghilterra! (Camminando nervosamente nella massima agitazione)

Va'! Chiama! No, rimani! Lei è morta! Finalmente su questa terra c'è spazio

sufficiente per me! Perché tremo? Perché sono colta da un brivido? Il sepolcro

occulta per sempre la mia paura, e chi può affermare la mia responsabilità? Non

mi mancheranno le lacrime per piangere e commiserare la sua fine! (Al paggio)

Sei ancora qui? Di' al mio scrivano Davison di venire a presentarsi

immediatamente! Chiamate il conte Shrewsbury! Ah, eccolo qua! (Il paggio esce)

Scena tredicesima

Elisabetta, e il conte di Shrewsbury.

ELISABETTA

Benvenuto, Milord! Che notizie mi recate? Non è certo un argomento

insignificante quello che vi costringe a tornare qui così tardi!

SHREWSBURY

Nobile sovrana, il mio cuore, sempre sollecito della tua fama, mi ha condotto

oggi alla Torre dove sono rinchiusi gli scrivani di Maria, Kurl e Nau: volevo

appurare ancora una volta la fondatezza delle loro affermazioni. Il tenente di

guardia, perplesso e sgomento, non vuole condurmi in presenza dei detenuti, e

riesco a entrare solo dopo reiterate minacce. Dio mio, cos'ho mai visto! Lo

scozzese Kurl giaceva su un materasso coi capelli in disordine e lo sguardo

ebete e folle di un uomo perseguitato dalle Furie. Non appena mi vede, quello

sciagurato mi si getta ai piedi emettendo un urlo disumano e mi abbraccia le

ginocchia disperato torcendosi come un verme... Mi supplica, mi implora di

rivelargli cos'è accaduto alla sua regina, poiché la voce della condanna a morte

era penetrata anche negli oscuri recessi della Torre. Quando gli confermai la

notizia, ed aggiunsi che proprio la sua deposizione ne aveva determinato

l'infelice destino, balzò in piedi come un pazzo e assalì il compagno di cella,

lo immobilizzò con la forza immane che solo la follia può conferire, e tentò di

strangolarlo. Riuscimmo a strappare quel disgraziato dalle sue mani furenti con

una fatica estrema. Ma allora si rivoltò contro se stesso, si martellò il petto

di pugni, maledisse sé e il compagno, e richiamò su entrambi tutti gli spiriti

maligni dell'inferno. Urlò che aveva fornito falsa testimonianza, che le lettere

indirizzate a Babington, di cui aveva dichiarato l'autenticità, erano false e

che lui stesso, spinto dall'infame Nau, aveva aggiunto parole diverse da quelle

che la regina gli aveva dettato. Subito dopo corse alla finestra, la spalancò e

si mise a gridare in strada provocando un vistoso assembramento che lui, lo

scrivano di Maria, era un manigoldo che aveva giurato il falso, uno spergiuro e

un mentitore!

ELISABETTA

Voi stesso mi confermate che era fuori di sé. Le parole di un pazzo non sono da

considerarsi prove.

SHREWSBURY

Non è vero, questa pazzia è invece singolarmente probante! Regina, ti prego di

ascoltarmi! Non precipitare gli eventi, e ordina una nuova inchiesta.

ELISABETTA

Voglio esaudire la vostra richiesta, conte, ma solo perché siete voi a

chiedermelo, e non perché ritengo che i miei Pari abbiano giudicato

superficialmente la causa. Per rassicurarvi, verrà istruito un nuovo processo.

Per fortuna, siamo ancora in tempo! Sulla nostra intangibile fama non deve

cadere nemmeno l'ombra di un sospetto!

Scena quattordicesima

Davison e i precedenti.

ELISABETTA

Signore, dov'è la sentenza che vi avevo affidato?

DAVISON (al culmine dello stupore)

La sentenza?

ELISABETTA

Che ieri vi ho dato in custodia...

DAVISON

In custodia a me?

ELISABETTA

Il popolo esercitava pressioni inaudite perché firmassi, ed io fui obbligata ad

accondiscendere. Affidai a voi quel foglio, per guadagnare del tempo, e voi

sapete bene cosa vi dissi consegnandovelo... Ebbene, ridatemelo!

SHREWSBURY

Ridatecelo, signore. Ora la situazione è cambiata, e verrà istruito un nuovo

processo.

ELISABETTA

Non continuate a tergiversare! Dov'è il decreto?

DAVISON (disperato)

Sono perduto! Sono un uomo morto!

ELISABETTA (interrompendolo bruscamente)

Voglio sperare, signore, che...

DAVISON

Sono perduto! Non l'ho più.

ELISABETTA

Come? Cosa dite?

SHREWSBURY

Dio del cielo!

DAVISON

È da ieri nelle mani di Burleigh.

ELISABETTA

Miserabile! In questo modo mi avete obbedito? Non vi ho ordinato di custodirlo

con cura?

DAVISON

Non me l'hai ordinato in questi termini, Maestà.

ELISABETTA

Insolente! Osi insinuare che mento? Quando mai ti avrei detto di consegnarlo a

Burleigh?

DAVISON

Non esplicitamente, tuttavia...

ELISABETTA

Scellerato! Hai il coraggio di interpretare le mie parole? Di aggiungervi un

significato criminale? Guai a te, ne risponderai con la vita se questo gesto

arbitrario ha avuto atroci conseguenze! Conte Shrewsbury, vedete come si abusa

del mio nome!

SHREWSBURY

Lo vedo, mio Dio!

ELISABETTA

Cosa dite?

SHREWSBURY

Se il cavaliere ha osato assumersi la responsabilità di questa azione senza che

tu ne venissi informata, dovrà essere giudicato dai Pari per aver esposto il tuo

nome all'infamia nei secoli dei secoli.

Scena ultima

I precedenti, Burleigh e infine Kent.

BURLEIGH (piegando un ginocchio davanti alla regina)

Lunga vita alla mia nobile sovrana, e possano i nemici di quest'isola finire

tutti come la Stuarda!

(Shrewsbury si copre il volto, Davison disperato si torce le mani)

ELISABETTA

Dite, Milord! Avete ricevuto dalle mie mani la sentenza di morte?

BURLEIGH

No, mia sovrana. Mi fu consegnata da Davison.

ELISABETTA

E Davison ve la trasmise in mio nome?

BURLEIGH

No, questo no...

ELISABETTA

E voi l'avete fatta eseguire, senza conoscere esattamente il mio volere? La

sentenza era equa, e il mondo non ha il diritto di rimproverarci, tuttavia non

rientrava nei vostri compiti impedire a noi un moto spontaneo di pietà... Per

questo motivo, vi esiliamo dalla nostra presenza! (A Davison) Un giudizio assai

più severo vi attende: voi siete colpevole di abuso di potere, per avermi

sottratto un sacro pegno che vi avevo ordinato di custodire. Portatelo alla

Torre! Voglio che paghi con la vita l'insano gesto che ha commesso. Nobile

Talbot, voi solo tra i miei consiglieri sapete cosa sia la giustizia. Voglio che

da questo momento diventiate la mia guida, e il mio amico fidato.

SHREWSBURY

Non esiliare i tuoi amici più cari, non chiudere in prigione chi ha agito per

te, e ora tace per te! Potente sovrana, concedimi di restituirti il sigillo che

mi hai affidato dodici anni fa.

ELISABETTA (dolorosamente stupita)

No, Shrewsbury! Non vorrete abbandonarmi adesso...

SHREWSBURY

Perdonami, ma sono troppo vecchio, e questa mano ormai è troppo rigida per porre

il suggello alle tue nuove imprese!

ELISABETTA

Chi mi ha salvato la vita vuole abbandonarmi?

SHREWSBURY

Ho fatto ben poco. Non sono riuscito a salvare la parte migliore di te. Vivi e

regna felice! La tua nemica è morta. Da questo momento non hai più niente da

temere, e niente da rispettare. (Esce)

ELISABETTA (a Kent, che entra)

Chiamatemi il conte di Leicester!

KENT

Lord Leicester si scusa, ma si è imbarcato per la Francia.

(Elisabetta si domina e resta assolutamente impassibile mentre cala il sipario)

FINE

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