Marina Pineda

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MARINA PINEDA

Storia popolare in tre stampe

Di FEDERICO GARCIA LORCA

Versione italiana di Nardo Languasco

PERSONAGGI

MARIANA PINEDA

ISABELLA LA GARO­FANA

DONNA ANGVSTIAS

AMPARO

LUCIA

BIMBO

BIMBA

SUOR CARMELA

NOVIZIA PRIMA

NOVIZIA SECONDA

UNA SUORA

FERNANDO

DON PIETRO DI SOTOMAYOR

PEDROSA

ALLEGRETTO COSPIRATORE PRIMO

COSPIRATORE SE­CONDO

COSPIRATORE TERZO

COSPI­RATORE QUARTO

UN GIUDICE

DONNA DALLA LUCERNA

BIMBE

SUORE

Commedia formattata da

PROLOGO

(La scena riproduce lo scomparso arco mo­resco delle Cucharas con lo sfondo della piazza Bibarrambla di Granata. Essa scena è inquadrata in una cornice giallognola, come una stampa an­tica, illuminata in azzurro, verde, giallo, rosa e celeste. Una delle case più in vista reca pit­ture raffiguranti scene marinare e ghirlande di frutta. Chiaro di luna. In fondo, le bimbe can­tano, con accompagnamento, la romanza po­polare) :

Ah! qual triste giorno per Granata, ch'anco le pietre fa lagrimar, nel veder sul patibol Mariana perché i nomi non vuol denunciar! E Mariana, ben chiusa e silente, non cessava di rimuginar: « Ah! se orlar mi vedesse Pedrosa la bandiera della libertà ». (Da una di quelle finestre s'affaccia una don­na: essa reca in mano una lucerna ad olio, ac­cesa. Il coro tace).

Donna                           - Bimba! Non mi senti!

Bimba                           - (da lontano) Vengo! Vengo!

                                      - (La bimba sbuca sotto l'arco. Essa è vestita alla moda dell’anno 1850, e canta) Ed il candido giglio strapparono, e la rosa porpurea recisero, ed il candido giglio strapparono, ma più bella quell'anima fu. (La bimba con passo lento entra nella sua casa. In fondo, il coro riprende)Ah! qual triste giorno per Granata, ch'anco le pietre fa lagrimar...

CALA LENTO IL SIPARIO

PRIMA STAMPA

(Casa di Mariana. Pareti bianche. Sopra una tavola, un portafrutta di cristallo, colmo di mele cotogne. Anche dal soffitto pende in gran co­pia, legata con spaghi, la medesima frutta. Sul cassettone, ramoscelli di rose finte. Pomerig­gio di autunno. Non appena si alza il sipario si vede donna Angustias - madre adottiva di Marian           - che, seduta, sta leggendo. Veste di scuro. Ha un'espressione fredda, ma al tempo stesso materna. Isabella la Garofana veste con colori sgargianti. Ha trentasette anni).

Garofana                       - (entrando) E Mariana?

Angustias                      - Sempre, sempre al suo ricamo. L'ho veduta or ora attraverso il forellino della toppa. Il filo rosso della bandiera sembrava, fra le sue bianche dita, una lunga e sottile ferita di rasoio.

Garofana                       - Io ho tanta paura!

Angustias                      - Non me lo dire!

Garofana                       - (con inquietudine) Si saprà?

Angustias                      - Ora come ora in tutta Gra­nata nulla si sospetta.

Garofana                       - Ma perché mai si è messa a ricamare quella bandiera?

Angustias                      - Lo fa per i suoi amici libe­rali. (Con intenzione) E soprattutto per don Pietro. Ma intanto essa va incontro a seri pe­ricoli... E' meglio che io non pensi a queste cose!

Garofana                       - Se io dovessi pensarla come un tempo, la direi... stregata.

Angustias                      - (con prontezza) Innamorata.

Garofana                       - (pronta) Sì?

Angustias                      - (vagamente) Chi lo sa!(Con intonazione lirica) Il suo sorriso s'è fatto smor­to come un fiore reciso e abbandonato. Essa dovrebbe lasciar da parte tali intrighi. Che importano a lei le cose della strada? E se vuol ricamare, ricami pure, ma vestiti per la sua bimba, per quando sarà alta. E se il Re non vuol essere un buon Re, non lo sia. Le donne non debbono impicciarsi mai in faccende che non le riguardano.

Garofana                       - La notte passata non ha chiuso occhio.

Angustias                      - Ma se non vive più! Ricordi? Ieri sera... (Un campanello si mette a squillare vivacemente) Sono le figlie del giudice. Fai at­tenzione. (Garofana esce in tutta fretta. Angu­stias va alla porta di destra e bussa) Marianuccia, esci: ti cercano!(Entrano festose le due figlie del giudice, ridendo rumorosamente. Sono vestite alla moda dell'epoca(1), con « mantiglia » e un garofano rosso alle tempie. Lucia è piut­tosto bionda; Amparo, bruna, con due occhioni fondi e sempre in movimento. Non sa stare fer­ma un solo istante, e vuol dire sempre la sua e con prontezza. Augustias va incontro alle due sorelle, a braccia aperte, per baciarle) Le due perle del Campetto in questa casa!

Amparo                         - (dopo aver baciato donna Angustias, rivolta a Garofana) Olà, Garofana! E come sta il signor Garofano, tuo sposo?

Garofana                       - (allontanandosi, seccata, temendo qualche tiro birbone) Così, così! un po' appassito!

Amparo                         - (ridendosene) Pazienza! Ma devi sapere, però, che il garofano senza profumo non può più stare nel mazzo!

Lucia                             - (rimproverandola) Ma Amparo!... (Bacia Angustias) Che ne dite, donna Angustias?

Angustias                      - (ridendo) Sempre la solita far-f alletta!

Amparo                         - Mentre mia sorella legge e rilegge romanzi e novelle, o ricama sul canavaccio rose, uccelli e fregi, io canto e ballo musiche anda­luse e con le nàcchere: il « vito », l'« ole », il « bolero », e voglia il buon Dio, mia cara signo­ra, che questa voglia matta di cantare e ballare non mi abbandoni mai più.

Angustias                      - (sempre ridendo) Che gioia di bimba!(Amparo afferra una mela cotogna e la addenta).

Lucia                             - (adirato) Ma sta buona!

Amparo                         - (a causa dell'aspro sapore del frutto che ha fra i denti, facendo smorfie) Che buo­na mela!

                                      - (1) L'azione si svolge nell'anno 1831 (n. d. t.).

 Angustias                     - (con le mani sugli occhi) Io non posso guardare!

Lucia                             - (adirata) Ma non ti vergogni?

Amparo                         - E Mariana non viene ancora? Ora vado io a cercarla. (Si alza e chiama) Mariana, Mariana, su, su presto, qui con noi, tesoruccio caro!

Lucia                             - Vogliate Scusare, signora!

Angustias                      - (con dolcezza) Ma lasciala fare!(La porta si apre ed appare Mariana, vestita color malva chiaro, con un'acconciatura tutta riccioli, pettine in mezzo e un'immensa rosa rossa dietro l’orecchio. Non porta che un solo anello, di diamanti, alla mano sinistra. Ha l'aria preoccupata e fa vedere, durante tutto il dia­logo, di essere in preda a viva inquietudine. Quando Mariana entra, le due ragazze si preci­pitano verso di lei).

Amparo                         - (baciandola) Quanto ti sei fatta aspettare!

Mariana                         - (affettuosa) Bimbe care!

Lucia                             - (baciandola) Marianuccia!

Amparo                         - Dammi un altro bacio!

Lucia                             - E un altro ancora a me!

Mariana                         - Tesorucci belli!(A donna Angu­stias) Mi è giunta qualche lettera?

Angustias                      - No! (Rimane pensosa).

Amparo                         - (accarezzandola) Come sei sempre giovane, bella ed elegante!

Mariana                         - (sorridendo, ma con qualche punta di amarezza) Ho già compiuto i trenta, bim­ba mia!

Amparo                         - Ma ne dimostri quindici!(Pren­dono posto su di un ampio sofà. Mariana si sie­de in mezzo; le due ragazze, una per ogni lato. Donna Angustias ritira un libro e mette un po' di ordine sul cassettone).

Mariana                         - (sempre con un velo di malinconia) Ma che dici, Amparo! Sono vedovella, e con due bimbi!

Lucia                             - E come stanno?

Mariana                         - Sono tornati poco fa da scuola. Ora sono giù nel cortile.

Angustias                      - Vado a vederli un momento. Non voglio che si bagnino i vestitini con l'acqua dello zampillo. A presto, figliole mie!

Lucia                             - (sempre gentile) A presto, signora!(Donna Angustias esce).

Mariana                         - E tuo fratello Fernando, come sta?

Lucia                             - Ci ha detto che verrà a prenderci qui per salutarti. (Ride) Stava misurando il suo nuovo soprabito azzurro... Egli non fa che ma­gnificare te e i tuoi vestiti. Ora vuole che ci vestiamo come te. Ieri...

Amparo                         - (che vuole sempre parlare, la interrompe) Ieri ci disse che tu (Lucia si fa seria in viso), che tu avevi negli occhi... che più? co­me disse?

Lucia                             - (indispettita) Ma mi vuoi lasciar parlare? (Cerca di continuare) Ieri...

Amparo.                        - (pronta) Ah, ecco, ora ricordo! Ha detto che nei tuoi occhi c'è come un continuo passare di uccelli in volo. (Le prende la faccia per il mento e la guarda negli occhi) Un tre­molìo divino, come di acque fonde, dormienti sotto il mirto in fiore, o come un raggio di luna 6ulla vaschetta di cristallo in cui un pesciolino d'argento dorme un suo rosso sogno.

Lucia                             - (scuotendo Mariana) Non crederle! Queste ultime parole sono invenzione sua...

Ampako                        - Sì, Lucia, proprio così ha detto.

Mariana                         - Quanta gioia e sollievo mi pro­cura questa vostra gaia e sana allegria di bimbe! Dev'essere la medesima gioia che prova il gira­sole quando, all'ora della rossa aurora, vede spuntare sull'orizzonte lontano il dorato gira­sole del cielo. (Prende le due ragazze per le mani) L'identica gioia che prova la vecchierella quando il sole s'addormenta nelle sue mani ed essa lo accarezza sperando che mai la notte fredda e piena di stelle possa circondare la sua casa.

Lucia                             - Mi sembri molto triste, oggi!

Amparo                         - Che hai?     - (Entra Garofana).

Mariana                         - (alzandosi di scatto) Garofana! Dimmi, presto, è giunto?

Garofana                       - (con aria triste) No, signora, an­cora nessuno è venuto! (Attraversa tutta la scena e scompare).

Lucia                             - Se tu attendi visite, noi andiamo via.

Amparo                         - Non hai che da dircelo, e noi an­diamo via subito.

Mariana                         - (nervosa) No, bimbe, non dite­melo così; mi fate indispettire.

Amparo                         - Non mi hai ancora chiesto nulla sul mio viaggio a Ronda.

Mariana                         - E' vero, sei andata là. E, dimmi, ti sei divertita molto?

Amparo                         - Divertita molto? Dalla mattina alla sera, e balla che ti balli.. (Ma rimane subito seria nel vedere Mariana che, inquieta, guarda la porta e si distrae).

Lucia                             - (seria) Andiamo a casa, Amparo.

Mariana                         - (inquieta per qualche cosa che av­viene al di là della scena) Raccontami, dim­mi! Sapessi come mi fa bene il tuo fresco ri­dere. (Mariana rimane dritta, in piedi).

Lucia                             - Vuoi che ti racconti la trama di un romanzo?

Amparo                         - - Descrivile piuttosto la piazza dei tori della celebre Ronda. (Ridono. Si alza e va accanto a Mariana) E siediti qui. (Mariana si risiede e la bacia).

Mariana                         - (rassegnata) Sei stata anche a ve­dere i tori?

Lucia                             - Sì, è andata anche là!

Amparo                         - E fu quella la più grande corrida che vide mai la vecchia Ronda. Cinque erano i tori dal lucente manto, cinque con la banda verde e nera. Ed io pensavo a te, sempre a te, mia dolce amica, e mi dicevo: «oh! se fosse qui, la mia cara Marianuccia Pineda! ». Le ragazze correvano vociando festose su calessi infiorati e dai vividi colori, e grandi ven­tagli muovevano fra luccichii di sole. E i gio­vani di Ronda montavano variopinti e ben bar­dati cavalli e portavano cappelli larghi e grigi, ben calcati, giù, fin sulle ciglia. La piazza, gre­mita di gente ben vestita, profumata, pettinata, piena di gioielli, era tutto un ondeggiare di risa bianche e nere. E quando, poi, il grande Gae­tano, attraversata la piazza, col suo vestito color mela, adorno di sete e con ricami d'argento, svincolatosi gagliardamente dalla gente pigiata che lo tratteneva festante, prese posto nell'arena di fronte ai tori dal mantello rosso scuro che la nostra Spagna alleva nelle sue terre, sembrava che il giorno si facesse più cupo! Ah! se tu avessi visto con quanta grazia egli moveva i piedi. E che destrezza nel maneggiare il drappo e la rossa bandierina. Molto, molto più bravo di Romeo, il torero delle stelle! E i cinque tori egli uccise; i cinque tori dalla banda verde e nera. Con la punta della sua spada cinque fiori recise e cinque volte colpì i cinque musi degli infuriati animali, e ad ogni colpo zampillava una farfalla d'oro con grandi ali vermiglie. Tutta l'arena, al par della sera, fremeva, fremeva e fremeva, e le esalazioni del sangue si confonde­vano con la fragranza della brezza della sera che giungeva dai monti lontani. Ed io pensavo a te, sempre a te, mia dolce amica, e mi dicevo: « Oh! se qui con me fosse la mia cara Maria­nuccia Pineda! ».

Mariana                         - (alzandosi commossa) Anch'io ti ho voluto sempre tanto bene, tanto quanto tu ne vuoi a me.

Lucia                             - (alzandosi) Ora ce ne andiamo. Se tu dai retta a questa torera avremo corride ad ogni momento.

Amparo                         - Ed ora, dimmi, ti senti un po' più contenta? Vedi, questo tuo collo, oh, che collo!(Le bacia il collo) Esso non è fatto per una triste cera.

Lucia                             - (vicina alla finestra) Vi sono sul Parapanda dense nuvole nere. Finirà per pio­vere, anche se a Dio non piaccia.

Amparo                         - Sta un pò 'a vedere che questo inverno sarà piovoso, ed io non potrò far colpo!

Lucia                             - Civetta!

Amparo                         - Addio, Mariana.

Mariana                         - Addio, bimbe. (Si baciano).

Lucia                             - Devi essere più allegra!

Mariana                         - E' già un po' tardi, bimbe. Volete che vi faccia accompagnare da Garofana?

Amparo                         - No, grazie. Torneremo presto.

Lucia                             - E non disturbarti a scendere le scale!

Mariana                         - Arrivederci, allora!(Escono. Ma­riana attraversa rapidamente la scena e guarda l’ora in uno di quei grandi orologi dorali, dai quali emana tutta la squisita poesia dell'ora e del secolo. Si affaccia quindi alla finestra e si mette a contemplare la fioca luce del giorno che muore) Se la sera fosse mai un immenso uccello, quante inflessibili frecce vorrei scagliarle con­tro per farle subito chiudere le ali! Ah! com'è lenta quest'ora e quanto mi pesa sulle ciglia! Sembra che mi torturi, e questo tormento agita il mio petto, serra la mia gola. Ma le stelle do­vranno anche questa sera affacciarsi tutte quan­te al mio balcone e far capolino sul selciato della strada solitaria, su cui lenti e gravi rintroneranno i passi del tardo viandante. Con quale enorme difficoltà e travaglio la luce abbandona Granata! Essa si cela fra i cipressi o si nasconde sotto i flutti. (Con angoscia) E le ombre della notte non scendono ancora! Notte che temo e che attendo, notte questa che da lontano già mi toc­ca e mi punge con le sue lunghissime spade!

Fernando                       - (sulla soglia) Buona sera.

Mariana                         - (spaventata) Che? (Riprendendo­si) Fernando, tu?

Fernando                       - Ti faccio paura?

Mariana                         - Non ti aspettavo (sorridendo) e la tua voce mi è giunta improvvisa.

Fernando                       - Le mie sorelle sono già andate via?

Mariana                         - Sì, poco fa. Non si sono più ricor­date che tu saresti venuto a prenderle. (Fer­nando veste elegantemente, alla moda dell'epoca. Guarda con dolcezza e parla con musicalità. Ha diciotto anni).

Fernando                       - Sono importuno?

Mariana                         - No, siediti qui. (Si siedono).

Fernando                       - Com'è graziosa e quanto mi piace la tua casa! E questo profumino dì mele cotogne. (Aspira) E la facciata quant'è bella con quei dipinti, con quelle barche, con quelle ghirlande!...

Mariana                         - (interrompendolo) C'è molta gente nelle vie della città?

Fernando                       - (con un sorriso) Perché mi chiedi questo?

Mariana                         - (turbata) Per nulla, così!

Fernando                       - Sì, c'è molta gente. Le vie sono molto animate.

Mariana                         - (con impazienza) Davvero?

Fernando                       - Attraversando la piazza Bibarrambla ho visto alcuni capannelli di gente che, sfidando la brezza, ben imbacuccate o avvolte nei loro mantelli, stavano là ferme a commen­tare il fatto.

Mariana                         - (con ansia) Quale fatto?

Fernando                       - Come? Non immagini di che si tratti?

Mariana                         - Cose di massoneria?...

Fernando                       - Un capitano che si chiama... (Ma­riana sta col cuore sospeso) ... non ricordo... libe­rale, un liberale prigioniero di qualche importanza... che è riuscito ad evadere dalle carceri. (Guardando Mariana) Che cos'hai? Non ti senti bene?

Mariana                         - Prego Iddio per lui. E si sa se lo stanno cercando?

Fernando                       - Prima che io venissi qui, un pic­chetto armato si dirigeva verso il Genil per ten­tare di raggiungerlo, ma non sarà difficile che riesca ad acciuffarlo sulla strada di Alpujarra. Che brutte cose!

Mariana                         - (addolorata) Dio mio!

Fernando                       - Il prigioniero, come un fantasma, riuscì a dileguarsi; ma Pedrosa certamente lo afferrerà per la gola. Pedrosa conosce per benino tutte le brecce e i guadi. A proposito, mi hanno detto che tu lo conosci. (La luce va scemando).

Mariana                         - Sì, da quando giunse a Granata.

Fernando                       - (sorridendo) E' tanto una cara persona, Pedrosa; non è vero, Mariana?

Mariana                         - Io lo conobbi per caso. Egli è molto gentile con me e qualche volta viene an­che qui, in casa mia, né io potrei, d'altra parte, evitarlo. Come potrei impedirgli di entrare?

Fernando                       - Che magnifico signore dell'or­dine!

Mariana                         - Io non posso guardarlo in faccia.

Fernando                       - Ti dà molta soggezione ? (Sorride)

Mariana                         - Molta. Ieri sera mentre scendevo dallo Zucatìn, tornando dalla chiesa di S. Anna, e mi dirigevo a casa tutta tranquilla, eccotelo dinanzi a me. Era seguito da due sbirri e pun­tava verso un gruppo di zingare. Tutt'intorno s'era fatto un silenzio! Egli notò che io tremavo. (La scena è in una dolce penombra).

Fernando                       - Il Re fece bene i suoi conti in­viandolo qui a Granata!

Mariana                         - (alzandosi) E' buio. Garofana! Luce!

Fernando                       - A quest'ora i fiumi di Spagna non sono più fiumi, ma lunghissime catene di acqua.

Mariana                         - Ed è per questo che bisogna tenere la fronte alta.

Garofana                       - (entrando con due candelabri) Ecco la luce, signora!

Mariana                         - (pallidissima e come in agguato) Posali lì!(Bussano con forza alla porta di casa).

Garofana                       - Bussano!(Posa i due candelabri).

Fernando                       - (vedendo Mariana tutta sconvolta) Ma Mariana! Perché tremi in tal modo?

Mariana                         - (a Garofana, a bassa voce) Apri subito, per Dio! E corri!(Garofana 'esce in tutta fretta. Mariana rimane in un'attitudine di attesa vicino alla porta, e Fernando in piedi).

Fernando                       - Molto mi dispiace, Mariana, rendermi importuno; ma posso io chiederti che hai? che cosa t'accade?

Mariana                         - (con aria afflitta, ma soave) Quan­do si attende con trepido animo, i minuti non passano mai.

Fernando                       - (inquieto) Scendo giù io?

Mariana                         - Senti? Un cavallo si allontana.

Fernando                       - Oramai si dirige verso la piana.

Mariana                         - E Garofana ha già chiuso lo spor­tello.

Fernando                       - Chi sarà mai?

Mariana                         - (turbata sempre, ma cercando di reprimere l'ansia profonda) Non so!(A parte) E neppure vorrei pensarlo.

Garofana                       - (entrando) Una lettera, signora. (Mariana ritira la lettera con rapido gesto).

Fernando                       - (a parte) Che sarà mai?

Garofana                       - Me l'ha consegnata un uomo a cavallo. Aveva tutta la faccia coperta, gli occhi compresi. Me la son vista brutta. Poi sciolse le briglie e volò via come il vento verso il buio della piazzetta.

Fernando                       - Lo abbiamo sentito anche di qui.

Mariana                         - Gli hai rivolto la parola?

Garofana                       - Io non ho aperto bocca e nep­pure lui. La miglior cosa in queste circostanze è tacere. (Fernando spazzola il suo cappello con la manica. E' alquanto inquieto).

Mariana                         - (con la lettera fra le mani) Non la vorrei neppure aprire! Ah, se mi fosse dato di poter continuare a sognare! Signore Iddio, non mi togliete quanto ho di più caro al mondo! (Straccia la busta e legge).

Fernando                       - (rivolgendosi ansioso a Garofana) Io non capisco più nulla. Mi sembra tutto così strano! Tu non sai di che si tratta? Che cosa succede?

Garofana                       - Vi ho già detto che io non so nulla di nulla.

Fernando                       - (con prudenza) Sto zitto, ma...

Garofana                       - (continuando la frase) Povera mia padroncina!

Mariana                         - (con agitazione) Garofana, met­timi il candelabro un po' più vicino. (Garofana glielo avvicina immediatamente mentre Fernan­do adagia lentamente il suo mantello sul braccio).

Garofana                       - (a Mariana) E che Iddio ci aiuti, signora del mio cuore!

Fernando                       - (irritato e inquieto) Con tuo permesso...

Mariana                         - (riprendendosi) Te ne vai già?

Fernando                       - Sì, me ne vado: farò una sosta al Caffè della Stella.

Mariana                         - (tenera e supplichevole) Ti prego di volermi scusare tutti questi contrattempi.

Fernando                       - (cortese) Se hai bisogno di me, disponi pure liberamente.

Mariana                         - (contenendosi) Grazie... Si tratta di faccende di famiglia che io sola posso siste­mare.

Fernando                       - Ma io vorrei vederti felice. Dirò alle mie sorelline di farti visita un po' più so­vente, te voglia il buon Dio che anch'io una qual­che volta possa esserti d'aiuto. Addio, e fatti animo. (Le stringe la mano).

 Mariana                        - Addio.

Garofana                       - Uscite pure, io v'accompagno. (Escono).

Mariana                         - (non appena Fernando ha oltrepas­sato la soglia, dà libero sfogo alla sua pena) Pietro, Pietro della mia vita! Chi mai potrà re­carsi da te? Giorni pieni di d'amarezza atten­dono la mia casa. E questo mio cuore, questo cuore mio dove mai vuol portarmi? Anche i miei figli sto dimenticando! Tutto è già pronto ed io sono ancora qui senza nessuno! Mi mera­viglio di amarlo tanto! E se glielo dicessi... o se egli lo comprendesse, lo potesse comprendere! Signore, per le piaghe del vostro petto!(Sin­ghiozzando) Sì, Signore Iddio, per le piaghe del tuo petto, fa' che la notte sia buia agli occhi dei soldati!(Con impeto, guardando l’orologio) Sì, sì, è necessario! Tutto debbo osare!(Esce in fretta fuori dell'uscio) Fernando! Fernando!

Garofana                       - (rientrando) E' già nella via, signora

Mariana                         - (affacciandosi alla finestra) Fer­nando!

Garofana                       - (con le mani sul petto, in croce) Ah! donna Mariana, come siete pallida! Da quando avete messo le vostre belle mani su quel­la bandiera dei liberali, sono scomparsi dal vo­stro leggiadro viso i freschi colori della mela­grana.

Mariana                         - (riprendendosi) Apri piuttosto, e non ricordarmi ciò che sto ricamando.

Garofana                       - (uscendo) Iddio provvederà. Il tempo cambia col mutar del vento. Iddio provvederà. Pazienza! (Esce).

Mariana                         - Debbo essere serena, molto serena, benché mi senta tutta fasciata di spavento e di pianto. (Appare sulla soglia Fernando. Tiene il cappello con le mani inguantate. Lo precede Garofana).

Fernando                       - (entrando, premuroso) Che vuoi?

Mariana                         - (risoluta) Debbo parlarti. (A Ga­rofana) Tu puoi andare.

Garofana                       - (allontanandosi rassegnata) A do­mani!(Esce guardando con affetto e tristezza la sua padroncina. Pausa).

Fernando                       - Dimmi, che cosa vuoi?

Mariana                         - Sei mio amico?

Fernando                       - E me lo domandi, Mariana? (Ma­riana si siede su di una sedia, offrendo il suo profilo al pubblico, e Fernando, vicino a lei, ma un po' di fronte: formano entrambi una classica stampa dell'epoca) Tu ben sai quanto ti sia amico.

Mariana                         - Sinceramente?

Fernando                       - Sinceramente!

Mariana                         - Volesse Iddio fosse proprio così!

Fernando                       - Tu parli con un uomo d'onore. (Si mette la mano sullo sparato bianco).

Mariana                         - (con sicurezza) Lo so!

Fernando                       - In che cosa posso servirti?

Mariana                         - Forse chiedo troppo. Ed è per questo che non oso.

Fernando                       - Suvvia, non fare oltre sospirare questo mio tenero cuore. Io sono pronto a servirti e con gioia immensa.

Mariana                         - (tremante) E se fosse, Fernando...

Fernando                       - (con ansia) Che?

Mariana                         - Qualche cosa di pericoloso...

Fernando                       - (deciso) Sono disposto a tutto, ti ripeto. Ma ciò non può essere...

Mariana                         - No, non posso né debbo chiederti troppo. « Sono una folle dama », come si dice a Granata.

Fernando                       - (con tenerezza) Marianuccia!

Mariana                         - No, non posso!

Fernando                       - E allora perché mi hai chiamato? Dimmi?

Mariana                         - (con impeto) Perché ho tanta, tanta paura di morire sola, qui, in questa casa.

Fernando                       - Di morire?

Mariana ;                       - E per poter vivere, per poter con­tinuare a vivere, ho bisogno del tuo aiuto, Fer­nando!

Fernando                       - I miei occhi guardano i tuoi occhi, Mariana, e tu non devi dubitare.

Mariana                         - Ma la mia vita non è qui, è lon­tana da qui, nell'aria, sul mare, io non so dove.

Fernando                       - Quanto sarei felice, Mariana, se potessi alleviare la tua pena!

Mariana                         - No, no, la tua felicità non farà che aumentare il peso della mia catena. (Pone decisa le mani al seno per cercare la lettera. Fernando assume un'attitudine d'attesa e di tenerezza) Confido sul tuo cuore!(Ha la lettera in mano, ma esita) Che silenzio regna su Granata! Ma, vedi, dietro di me, dal balcone, c'è un occhio che mi guarda, che mi spia.

Fernando                       - (meravigliato) Ma che dici?

Mariana                         - Sì, un occhio che ammira (si alza) questo mio seno, questo mio collo che è bello, ed io tremo tutta. E tu, Pedrosa, riuscirai nel tuo intento? (Decisa) Prendi questa lettera, Fer­nando, e leggila a bassa voce, attentamente. E salvami, salvami! Io credo di non dover vivere più a lungo. (Fernando afferra la lettera e l’apre. In questo momento l'orologio batte le venti len­tamente. Le luci topazio e ametista dei ceri danno un tremolìo poetico alla scena. Mariana passeggia e guarda con occhio triste il giovane. Questi legge le prime parole ed ha uno squisito ma contenuto gesto di scoramento).

Fernando                       - (leggendo la lettera, con sorpresa, e guardando sbigottito e triste Mariana) « Ado­rata Marianuccia ».

Mariana                         - Non interrompere la lettura. E' un cuore che ha bisogno dell'aiuto che nello scritto chiede.

Fernando ---------------- - (leggendo con scoramento, ma senza artificio) « Adorata Marianuccia, grazie al­ l'abito di cappuccino che tu tanto abilmente hai potuto farmi giungere nella mia cella, sono riuscito a evadere dalla Torre di Santa Caterina, confuso fra i religiosi che s'allontanavano dopo aver assistito un condannato a morte. Questa notte debbo assolutamente partire alla volta di Cadiar, dove spero di trovare notizie degli amici. Mi occorre il lasciapassare, che è in tue mani, prima delle ventuna, e una persona di tua fidu­cia che si rechi ad aspettarmi con un cavallo un po' più su dell'argine del Genil, e ciò perché io possa poi, attraversando il fiume, prendere la via della montagna. Pedrosa cercherà di strin­gere il cerchio, com'è suo costume, e se non riu­scirò a partire questa stessa notte, sarò irrime­diabilmente perduto. Addio Mariana. Un abbrac­cio e tutta l'anima del tuo Pietro di Sotomayor ». (Con tenerezza) Mariana!

Mariana                         - (coprendosi gli occhi con le mani, con rapida mossa) Lo comprendo. Ma non dirmi nulla, Fernando.

Fernando                       - Ah! come hai fatto svanire tutti i miei sogni!(Mariana fa cenni e gesti di pro­testa) Lo so, la colpa non è tua, no. Ed ora io debbo correre in aiuto ad un uomo che proprio da questo istante incomincio ad odiare. E pen­sare che sono io, io, colui che ti ama! Io, che ti ho amato fin da bimbo, con tutto il trasporto della mia anima candida. Molto prima che ti rubasse il cuore don Pietro. Ma come posso io ora lasciarti in questa dolorosa situazione? E d'altra parte, come potrei venir meno alla parola data?

Mariana                         - (con orgoglio) Andrò io, io sola!(Umile) Dio mio, non c'è tempo da perdere!

Fernando                       - No, vado io a cercare il tuo amante lungo la riva del fiume.

Mariana                         - (orgogliosa e con l'intenzione di cor­reggere l'ironia di Fernando nel proferire la parola « amante ») Dirti, Fernando, come io l'ami non mi fa arrossire. Il suo amore mi rode, mi divora, ma accende in me una luce immensa. Egli ama di puro amore la libertà, ed io di tutto cuore e forse più di lui l'adoro. Le amare verità che spesso mi dice, mi sanno di dolcissimo miele. E a me non importa più che il giorno succeda alla notte, perché con la fiamma che emana dalla sua anima, il mio cammino è rischiarato dai più vivi bagliori. Per quest'amore puro e vero, che brucia il mio tenero cuore, io mi struggo e mi consumo, e pallida in viso mi faccio come il fiore del rosmarino.

Fernando                       - (ad alta voce) Mariana, lascio che questi tuoi lamenti volino al cielo; ma tu, tu non vedi come sanguina questo mio cuore e come mi dolgono queste crudeli ferite?

Mariana                         - Se ti potessi affacciare al mio petto, ed esso fosse cosparso di lastrine di cri­stallo, tu vedresti in esso sgorgare lacrime di sangue.

Fernando                       - Non dirmi altro. Dammi piuttosto il documento!(Mariana si dirige in fretta verso il cassettone) E il cavallo?

Mariana                         - (prendendo le carte) E' già nel cortile. Se ti decidi ad andare, non devi più in­dugiare un solo attimo.

Fernando                       - (pronto e nervoso) Parto in que­sto stesso istante. (Mariana gli porge il docu­mento) Ed è tutto qui?

Mariana                         - (inquieta) Tutto.

Fernando                       - (mettendo il lasciapassare in tasca) Bene!

Mariana                         - Scusami Fernando, amico mio, e che il Signore sia con te.

Fernando                       - (con, naturalezza, cortesia e dol­cezza, mettendosi lentamente il soprabito) Anch'io spero che tutto vada nel migliore dei modi. La notte è buia e non c'è chiaro di luna. E quand'anche vi fosse, i pioppi della riva pro­iettano sulla strada un'ombra così fitta! Addio. E ora asciuga pure il tuo pianto e sappi che nessuno al mondo potrà mai amarti com'io ti amo. Vado, e sta certa che porterò a termine questa missiva tua pur di non vederti soffrire, anche se il mio cuore ebrea di ribellarsi.

Mariana                         - Evita le guardie e i soldati...

Fernando                       - (guardandola con tenerezza) In quei paraggi non v'è anima viva. Posso andarvi a cuor leggero. (Con una vena di amara ironia) Ti occorre altro?

Mariana                         - (turbata e come balbettando) Sii prudente.

Fernando                       - Non accompagnarmi, Mariana. Il tempo stringe ed io voglio varcare il ponte prima che vi giunga don Pietro. A domani. (Escono. La scena rimane deserta per qualche istante. Non appena Mariana e Fernando han­no varcato la soglia, appare dall'altra porta don­na Angustias con un candelabro. Il delicato e autunnale profumo delle mele cotogne invade la scena).

Angustias                      - Mariana! Dove sei? ma guarda un po' che cose! Dov'eri?

Mariana                         - (entrando con un candelabro) Ho accompagnato don Fernando...

Angustias                      - Ah! questi bimbi che monelli. Bisognerà sgridarli.

Mariana                         - (posando il candelabro) Che cosa hanno fatto?

Angustias                      - La bandiera, la bandiera, Ma­riana, che tu ricami in segreto...

Mariana                         - (interrompendola con forza e con accento drammatico) Che cosa? Che cos'hai detto?

Angustias                      - ... l'hanno trovata nel vecchio canterano e vi si sono avvolti fingendosi morti. « Tilin, tilàn - Nonna, dici al parroco che porti immagini e fiori di rosmarino e che tutti i ga­rofani rossi dell'aiuola siano per noi. Ecco i vescovi, dicono " memento uri " », e chiù levano gli occhi, e stavano seri, seri ». Saranno giochi di bimbi, ma io ho la pelle d'oca e le lagrime agii occhi. Ah! quella bandiera, Mariana, quella bandiera!

Mariana                         - (sbigottita) Ma come hanno fatto a scovarla?

Angustias                      - Quali tristi ore, Mariana, vedo io sopraggiungere su questa nostra vecchia casa, senza un uomo, senza l'aiuto di nessuno, in mez­zo a questo silenzio. E tu, tu ancora...

Mariana                         - (smarrita e con tragica intonazione) Per Dio!

Angustias                      - Ah! cosa ti è saltato in mente, Mariana, di dar ricetto in questa casa ad agenti segreti!

Mariana                         - Il cuore mi batte forte, forte e più non so quello che mi voglia.

Angustias                      - Ma dimenticalo, Mariana, di­menticalo!

Mariana                         - (appassionatamente) No, non pos­so dimenticarlo!(Giungono scrosci di risa in­fantili).

Angustias                      - (indicando quelle risa a Mariana perché taccia) I bimbi.

Mariana                         - Andiamo, andiamo. Come han fatto a giungere fin qui?

Angustias                      - E' così che capitano le cose inaspettate. Mariana, pensa ai bimbi, pensa a loro! (Afferra il candelabro).

Mariana                         - Sì, sì, hai ragione, hai ragione. Io non penso a loro. (Escono).

SECONDA STAMPA

 (Salotto della casa di Mariana. Disposizione armonica di tinte grigie, bianche e avorio, co­me in una vecchia litografìa. Mobili bianchi. In fondo, una porta con tenda grigia e due porte laterali. Su di una mensola vi è un'urna con dentro rami di fiori finti, di seta verde e scura. Nel bel mezzo della sala, un pianoforte e sopra di esso candelabri di cristallo. E' notte. Sulla scena, Garofana e i bimbi di Mariana. Essi ve­stono la graziosa moda infantile dell'epoca. Garofana è seduta e ai suoi lati, su due sgabellini, i due bimbi. La sala è modesta, ma carina. In essa fanno pompa alcuni mobili di lusso eredi­tati da Mariana).

Garofana                       - Adesso basta. Non vi racconterò più nulla. (Si alza).

Bimbo                           - (trattenendola per la gonna) Rac­contaci ancora una favola, una sola!

Garofana                       - Ma così mi strappi il vestito!

Bimba                           - (tirando) Tanto è così brutto.

Garofana                       - (dandole la gonna sul visino) Me lo ha comperato tua mamma, sai!

Bimbo                           - (ridendo e tirandole il vestito per farla sedere) Garofana!

Garofana                       - (obbligata a sedersi e ridendo anch'essa) Bimbi! bimbi!

Bimba                           - Raccontaci quella del principe degli zingari.

Garofana                       - Ma gli zingari non hanno mai avuto principi.

Bimba                           - E perché?

Bimbo                           - Io non li voglio con me. Le loro madri sono le streghe.

Bimba                           - Bugiardo!

Garofana                       - (rimproverandola) Ma bimba!

Bimba                           - Ieri ne ho visti due che pregavano ai piedi del Cristo della Porta Reale. Avevano certe forbici lunghe lunghe... e quattro asinelli pelosi che guardavano... con certi occhi... e mo­vevano le code come un mulinello. Oh! poterne avere uno!

Bimbo                           - (con aria di saputello) Li avran­no certamente rubati.

Garofana                       - Forse che sì, forse che no. E chi lo può sapere? (I due bimbi si guardano in cagnesco, facendosi le boccacce e tirando fuori la lingua) Ma «tate buoni!

Bimbo                           - E la romanza del ricamo!

Bimba                           - Ahi! duca di «Lucena!... Come di­ce più?

Bimbo                           - Olivo, oliveto... cuce... (come se cer­casse di ricordare).

Garofana                       - Ve la dirò fra poco, quando an­dremo a letto.

Bimbo                           - Bene!

Bimba                           - D'accordo!

Garofana                       - (facendosi il segno della croce con lentezza, imitata dai bimbi, che stanno a guar­darla) E benedetta sia la santa Trinità, che sul viandante vigila e il marinaro guida... Alla verde, tenue ombra dell'oliveto sta...

Bimba                           - (chiudendo la bocca con le sue manine a Garofana e continuando da sola)      ... una fanciulla e cuce. Mamma! Che cucirà?

Garofana                       - (meravigliata nel vedere che la bimba sa) D'Argento reca gli aghi, di cristallo, il telaio, e cuce una bandiera cantando allegramente. E sotto quegli ulivi, mamma, chi l'amerà?

Bimbo                           - (continuando) E un giovane andaluso l'amava con ardor. (Appare sulla soglia della porta di fondo Ma­riana, vestita di giallo chiaro, un giallo di libro antico, e s,arresta ad ascoltare la romanza, ritraendosi e facendo gestì all’idea della ban­diera e della morte).

 Garofana                      - Bimba che cuci e canti, lascia! più non cucir! che il duca di Lucena dorme e ancor dormirà.

Bimba                           - La bimba gli risponde: « Il vero tu non dici: il duca di Lucena questa rossa bandiera m'ha fatto ricamar perché alla guerra va ».

Bimbo                           - Per le vie di Cordova gli fanno i funerali: vestito egli è da frate e nella cassa sta.

Bimba                           - (come sognando) E d'erbe e molti fiori la cassa è tutt'adorna e un uccelletto verde gli canta pi-pi-pà.

Garofana                       - (con trasporto) Ahi! duca dì Lucena, non ti vedrò mai più! La bandiera che cucio a niuno servirà. E sola, fra gli ulivi, triste mi rimarrò a contemplar le fronde che il vento cullerà.

Bimbo                           - Addio fanciulla bella, giunco e spiga gentile, io parto per Siviglia la truppa a comandar.

Garofana                       - E alla verde, tenue ombra dell'oliveto sta una fanciulla bruna che piange e piangerà. (I bimbi esprimono tutta la loro gioia. Hanno seguito tutta la romanza con molto interesse).

Mariana                         - (entrando) Su, su, bimbi, è ora di andare a letto.

Garofana                       - (alzandosi e rivolgendosi ai bimbi) Avete sentito?

Bimba                           - (baciando Mariana) Mettici tu, mam­mina, a letto!

Mariana                         - Ma io non posso, bimba cara: deb­bo ancora cucirti il mantello.

Bimbo                           - E a me nulla?

Garofana                       - (ridendo) Volevo ben dire io se te ne stavi zitto!

Mariana                         - A te, un bel cappellino con un nastro verde e due d'argento. (Lo bacia).

Garofana                       - Su, bimbi, a nanna, a nanna!

Bimbo                           - (tornando indietro) E io lo voglio, mammina, come gli uomini, alto e largo, sai!

 

Mariana                         - Sì, lo avrai come tu lo desideri, gioietta mia!

Bimba                           - E cerca, questa notte, di star ben coperto e sotto le lenzuola: fuori è buio pesto e il vento urla rabbiosamente.

Mariana                         - (sottovoce a Garofana) E quando li avrai messi a letto, scendi presto giù alla porta.

Garofana                       - Farò presto: i bimbi hanno molto sonno.

Mariana                         - E recitate per benino la pre­ghiera, senza ridere.

Garofana                       - Sì, signora.

Mariana                         - (sulla soglia) Un « salve » alla Vergine e due « credo » a Nostro Signore Gesù Cristo perché ci proteggano.

Bimbo                           - Reciteremo l'orazione di San Gio­vanni e la preghiera per i viandanti e i marmai. (Escono. Pausa).

Mariana                         - (sempre sulla soglia) E dormite in pace, bimbi miei; mentre io, innamorata e pazza, sento ardere dentro di me la rossa fiam­ma del mio petto. E sognate, sognate sogni di oro, luminosi e freschi giardini, l'uccellino in­cantato che svolazza lieto fra le verdi fronde dell'agrumeto in fiore; mentre io dormo e sogno questo tormentoso sogno che mi porta via col vento come un tenue fuscello. (Fa capolino dal­la porta donna Angustias e parla fra sé).

Angustias                      - Antica ed onorata casa, quale pazzia!(A Mariana) Hai visite.

Mariana                         - Chi?

Angustias                      - Don Pietro!(Mariana si pre­cipita verso la porta) Ma non così! Calmati, figlia mia! non è tuo marito, quello!

Mariana                         - (assentendo) Hai ragione, hai sem­pre ragione, tu; ma io non posso!(Mariana giunge in fretta alla soglia della porta nell'istesso momento in cui don Pietro vi mette piede. Don Pietro ha trentasei anni. E' un uomo sim­patico, sereno e forte. Veste correttamente e parla con musicalità. Mariana gli tende le brac­cia e le stringe le mani. Donna Angustias adotta un'attitudine triste e riservata. Pausa).

Pietro                            - (con effusione) Grazie, Mariana, grazie.

Mariana                         - (quasi senza proferir parola) Non ho fatto che il mio dovere. (Durante questa scena Mariana manifesta una veemente e pro­fonda passione).

Pietro                            - (dirigendosi verso donna Angustias) Tante, tante grazie, signora.

Angustias                      - (triste) E per che cosa? Buona notte. (A Mariana) Me ne vado coi bimbi. (Fra sé) Ah! la mia povera Marianuccia!(Esce. E non appena donna Angustias sarà scom­parsa, Pietro, con effusione, cinge Mariana per la vita).

Pietro                            - (appassionatamente) Come potrò mai ricompensare quanto tu hai fatto per me? Tu mi hai ridato la vita e nuovo rigoglio al mio sangue esponendo il tuo fragile e dolce cuore al pericolo. Ah! quanti timori ebbi per quel tuo cuoricino, Mariana!

Mariana                         - (appoggiata a Pietro con abban­dono) Che importa il mio cuore, Pietro, se tu dovessi soccombere? Potrebbe ancora, senz'aria, un uccelletto volare? E allora? Io non potrò dirti mai quanto ti amo. Quando ti sono a fianco, vicina, come ora, tutto tutto di­mentico.

Pietro                            - (con voce dolce) E a quanti peri­coli vai incontro senza il minimo turbamento! E tu sola, sola te ne stai, qui, circondata da sì malevole gente!

Mariana                         - (adagiando la testa sulla spalla di lui e come sognando) Così! E lascia che il tuo respiro accarezzi la mia fronte e fa' ch'egli calmi gli angosciosi pensieri che m'inquietano, quest'amaro sapore che m'invade, questa strana ansia che mi spinge non so dove e, soprattutto, questo sapore d'amore che mi brucia la bocca. (Pausa. Si stacca da lui con mossa repentina e l'afferra per le braccia) Pietro! Nessuno ti cerca? Nessuno t'insegue? Non ti avrà visto nessuno entrare qui?

Pietro                            - Nessuno!(Si siede) Abiti in una via solitaria e, poi, la notte è così buia e brutta.

Mariana                         - Ho tanta paura.

Pietro                            - (prendendola per una mano) Vieni qui, vicino a me.

Mariana                         - (sedendosi) Sì, ho molta, molta paura che si scopra ogni cosa e che tu possa essere ucciso dalla canaglia realista.

Pietro                            - (con passione) Non temere, Ma­rianuccia mia, vita mia! Nessuno sa di questa nostra congiura, non temere! E la bandiera che tu stai ricamando sventolerà bella, al sole, nelle vie e sulle piazze, salutata, fra voci di giubilo, dal popolo in festa. Per te, per merito tuo, la Libertà, da tutti auspicata, prenderà stabile dimora sulla dura terra con grandi piedi d'argento. Ma se così non dovesse essere, se Pedrosa...

Mariana                         - (atterrita) Non continuare!

Pietro                            - ... se Pedrosa venisse a sapere, al­lora sarà la morte...

Mariana                         - Zitto!

Pietro                            - Che cos'è, Mariana, l'uomo senza la libertà? Senza quella luce armoniosa che nasce dal più profondo dell'anima? Come po­trei io volerti bene se non fossi libero di me, dimmi? Come potrei io offrirti questo mio te­nero cuore s'egli mio non fosse? Non temere! Altra volta ho giocato un brutto tiro a Pe­drosa e così penso di continuare fino a che non avrò interamente conquistato il tuo amore, la tua casa, le tue dita. (Gliele bacia).

Mariana                         - Vedi, sento in me qualche cosa che non so dire, che non so esprimere, ma che tutta mi prende! Che gioia stare vicino a te! Ma per quanto allegra, m'invade un'inquietu­dine che mi turba e mi soffoca. Non so, ma mi sembra che persino dietro le cortine ci siano delle spie, mi sembra che le mie parole risuo­nino chiaramente nella via sottostante, da tutti ascoltate.

Pietro                            - (con amarezza) Questo è vero! Che mortale inquietudine, che amarezza! Quali pre­occupazioni ad ogni istante! Ed anch'io quale ^terminabile autunno dovetti passare sulla montagna! Tu non sai!

Mariana                         - Dimmi, hai corso pericolo?

Pietro                            - Foco è mancato che non cadessi nelle mani degli sbirri; ma mi ha salvato il lasciapassare e il cavallo che tu mi hai inviato da quello strano giovane, che non aprì bocca.

Mariana                         - (inquieta e come se non volesse ri­cordare) E dimmi ancora. (Pausa).

Pietro                            - Ma tu tremi?

Mariana                         - Ma no; continua. Dunque?

Pietro                            - Vagai allora per l'Alpujarra. Seppi che a Gibilterra c'era la febbre gialla. Essendo­mi quindi vietata l'entrata in quella città, decisi di attendere il momento propizio, ben nascosto. Ed ora eccomi qui, accanto a te, e con te e per te vincerò, Mariana del mio cuore! E la libertà, anche se occorrerà versare del sangue, oramai batte a tutte le porte!

Mariana                         - (raggiante) La mia vittoria è quel­la di averti qui, accanto a me, quella di poter guardare con i miei occhi questi tuoi occhi che ora guardano altrove. Vedi, quando mi sei vi­cino, io dimentico tutto, tutte le mie pene, tutto quanto mi turba, e mi sembra di non odiare più nessuno, neppure il re, neppure Pedrosa, nep­pure i cattivi. Pietro! Quando si ama si vive in un altro mondo, fuori del mondo, e non esiste più né il giorno, né la notte. Per me esisti tu, tu solamente.

Pietro                            - (abbracciandola) Mariana! Come due bianchi fiumi di candore e di dolcezza sono queste tue due braccia che cingono ora il mio affranto corpo.

Mariana                         - (prendendogli il capo) Ora sì, ora sì che posso perderti, che posso perdere la tua vita. Io sono come l'amante folle del marinaio pazzo che naviga sulla vecchia barca, ed ho dinanzi ai miei occhi il mare tenebroso e tem­pestoso, senza fine né fondo, e attendo che la gente mi ridoni il tuo naufragato corpo.

Pietro                            - Non è questa l'ora, Mariana, di pensare a chimere; ma quella invece di aprire il petto alle belle e vicine realtà di una Spagna tutta spighe e tutta mandrie, di una Spagna in cui il popolo possa mangiare lietamente il suo pane, in mezzo a queste fertili zolle, a questi immensi orizzonti e fra questa pace infinita. La Spagna racchiude in sé quell'antica e nobile fierezza di cavaliere errante, e bisogna salvarla e subito coi pugni e coi denti.

Mariana                         - (coti passione) Ed io sono la prima a chiedere ciò e con ansia. E voglio, anzi, tenere ben aperte tutte le mie finestre al sole e riempire tutta la mia casa di giallissimi fiori e amarti, amarti sicura del tuo amore, senza che più nessuno possa spiarmi, come in questa triste ora. (Con impeto) Ma io sono pronta, pronta a tutto. (Si alza).

Pietro                            - (alzandosi estasiato) Così mi piace vederti, bella Marianuccia! Così!... Molto ora più non dovranno tardare gli amici, e tu, su, su, rianima questo tuo dolce viso e metti brace ai tuoi occhi belli. (Amoroso) ... Sopra quel tuo bianco collo che ha lo splendore della bina. (Fuori comincia a piovere e a levarsi furioso il vento. Mariana fa segni a Pietro di non parlare).

Garofana                       - (entrando) Signora... Mi pare abbiano bussato alla porta. (Pietro e Mariana assumono un'attitudine d'indifferenza. Rivolgendosi a don Pietro) Don Pietro!

Pietro                            - Che Iddio ti conservi!

Mariana                         - Tu sai già chi verrà qui?

Garofana                       - Sì, signora, lo so.

Mariana                         - Il segnale?

Garofana                       - Non lo dimentico.

Mariana                         - Prima di aprire, guarda bene dallo spiraglio grande.

Garofana                       - Sì, farò come voi dite, signora.

Mariana                         - Non accendere luce alcuna, ma lascia soltanto, nel cortile, una candela sempre pronta e chiudi per benino la porta del giardino.

Garofana                       - (uscendo) Va bene!

Mariana                         - E in quanti saranno?

Pietro                            - Pochi. Soltanto quanti hanno inte­resse.

Mariana                         - Notizie?

Pietro                            - Le avrai fra qualche istante. E sentirai se dovremo o meno fomentare la rivolta.

Mariana                         - Zitto!(Fa segni a Pietro di non parlare e sta in ascolto. Giunge dalla strada l'ulular del vento e s'ode lo scrosciar della pioggia) Eccoli qui!

Pietro                            - (guardando ^orologio). Puntua­lissimi, da buoni patrioti. Tutta gente decisa.

Mariana                         - Che Iddio ci aiuti tutti quanti!

Pietro                            - Ci aiuterà.

Mariana                         - Lo dovrebbe fare, se è vero che si cura delle cose di questo mondo!(Si mette dinanzi all'uscio e tira la tenda) Avanti, avanti, signori!(Entrano tre uomini con ampi mantelli grigi: uno di essi porta le fedine. Mariana e Pietro, li ricevono amabilmente. I sopraggiunti stringono loro la mano).

Mariana                         - (stringendo la mano al primo co­spiratore) Ah! Che mani fredde!

Primo Cospiratore         - (vivacemente) Fa un freddo da cani, ed io ho dimenticato i guanti. Ma qui si sta bene.

Mariana                         - E come piove!

Terzo Cospiratore         - (deciso) Lo Zucatìn era tutto un mare. (Si tolgono i mantelli inzup­pati e li scuotono).

Secondo Cospiratore    - (con aria melanconica) E questa pioggia cade come un salice che piange lacrime d'argento sulle case di Granata.

Terzo Cospiratore         - Anche il Darro è in piena: l'acqua vi è melmosa e gialla.

Mariana                         - Siete passati di là?

Secondo Cospiratore    - No. Siamo giunti qui ciascuno per diverse strade. Ci siamo poi trovati tutti quanti all'imbocco della via oscura.

Primo Cospiratore         - Potremmo avere istru­zioni precise questa notte?

Pietro                            - Io spero di sì, se Dio vorrà.

Mariana                         - Parlate piano.

Primo Cospiratore         - (sorridendo) Non oc­corre, donna Mariana, la gente è già tutta a letto a quest'ora.

Pietro                            - Io ritengo possiamo star tranquilli.

Terzo Cospiratore         - Non lo dire ad alta voce. Pedrosa non ha cessato per nulla di farmi spiare, e, benché io giochi d'astuzia nello schi­varlo, egli non abbandona mai le mie piste. Temo ch'egli qualche cosa sappia. (Alcuni pren­dono posto a sedere, altri stanno in piedi, com­ponendo tutti assieme una bella stampa).

Mariana                         - Ieri venne qui da me. (/ presenti hanno cenni e gesti di meraviglia) Egli mi è ami­co... ed io non ho potuto ne posso esimermi dal riceverlo. Mi fece un grande elogio della nostra città; ma mentre parlava, con bel garbo, mi guardava... non so... come se sapesse. (Sottoli­neando) E mi guardava in anodo così penetrante. In sorda lotta con i miei occhi, egli rimase qui per tutto il pomeriggio. Pedrosa è capace ài tutto!

Pietro                            - Non è possibile ch'egli possa im­maginare...

Mariana                         - Io non sono affatto tranquilla e dico e ripeto a tutti quanti che bisogna agire con molta cautela. Alla notte, dopo aver chiuso le finestre, mi sembra di vedermelo dinanzi, con la fronte appoggiata ai vetri...

Pietro                            - (guardando l’orologio) E son già le ventitré e dieci. L'emissario dovrebbe essere a quest'ora nei pressi di questa via.

Terzo Cospiratore         - (guardando l'orologio) Ancora pochi minuti e poi anche quello sarà qui con noi.

Primo Cospiratore         - Lo volesse Iddio. Ogni minuto mi sembra un'eternità! (Entra Garofana con un vassoio con grandi bicchieri di fine cri­stallo e una caraffa di vino rosso, e lascia ogni cosa su di un tavolino. Mariana le parla sotto­voce).

Pietro                            - I nostri amici non dormiranno, io credo.

Primo Cospiratore         - Son già tutti pronti. Non attendono che gli ordini e le istruzioni di questa notte.

Pietro                            - La situazione è grave, ma ottima se sappiamo trarne conveniente profitto. (Garo­fana esce e Mariana tira la tenda) Bisognerà in­nanzi tutto metterci ben d'accordo anche sui più piccoli particolari, affinché il paese il po­polo, risponda senza esitare. L'Andalusia freme, ed è tutta desiosa di libertà. Questa magica pa­rola profuma il cuore di tutte le sue città, dalle vecchie gialli torri fino ai neri tronchi degli ulivi. La terra di Malaga pullula di gente decisa a risollevarsi: pescatori di Palo, marinai e gen­tiluomini. Sono con noi le popolazioni di Nerja, Vélez... e tutte attendono impazienti notizie ed ordini. Algesiras aspetta il momento propizio e in Granata, illustri personalità espongono, co­me noi tutti, la loro vita in modo veramente emozionante. Ah! come sono impaziente!

Terzo Cospiratore         - Come tutti quanti si sentono veramente liberali!

Mariana                         - (timidamente) Ma ci sarà poi chi veramente vi seguirà?

Pietro                            - (con convinzione) Ma tutti, tutti ci seguiranno.

Mariana                         - Nonostante i pericoli?

Pietro                            - (in modo reciso) Sì.

Mariana                         - Non c'è più nessuno che osi an­cora recarsi a passeggiar tranquillamente fino al Viale del Salón, e il Caffè della Stella è sempre deserto.

Pietro                            - (con entusiasmo) Mariana, la ban­diera che tu hai ricamato, sarà rispettata dal re Ferdinando, anche se ciò possa far dispiacere a Calomarde       - (1). (1) Francisco Tadeo Calomarde - ministro del re Fer­dinando VII        - (1773-1842).

Terzo Cospiratore         - Quand'egli non avrà altra via di scampo, si sottometterà per forza ai liberali. Ha un bel fingersi solo e abbandonato da tutti, ma non v'è dubbio ch'egli faccia ancora oggi quello che gli pare e piace.

Secondo Cospiratore    - Mi sembra ora che il ritardo sia eccessivo.

Pietro                            - Non so proprio che cosa dire.

Terzo Cospiratore         - Speriamo non l'abbiano arrestato.

Primo Cospiratore         - Credo di no. La notte buia e la pioggia dirotta concorrono a suo fa­vore, e, poi, egli è prudente.

Mariana                         - Eccolo, eccolo! Egli giunge in questo momento.

Pietro                            - E così potremo finalmente sapere qualche cosa di positivo. (Si alzano, tutti e si dirigono verso la porta).

Terzo Cospiratore         - E benvenuto sia se buoni messaggi egli reca.

Mariana"                       - (con tenerezza, a Pietro) Pietro, ricordati di me e sii prudente. Poco ci vuole per farmi morire. (Appare sulla soglia il quarto cospiratore. E? un uomo robusto, un tipo di campagnolo agiato. Ha un cappello aguzzo con l'ala di velluto, adorno di nastri di seta; la giacca con ornamenti e applicazioni di stoffe di vari colori sulle maniche, ai polsi e sul bavero; ì calzoni, chiusi con bottoni di filigrana, e le ghette di cuoio, aperte da un lato, lasciano ve­dere le gambe. Dalla sua persona emana una dolce tristezza giovanile. Tutti i presenti gli stanno attorno, in piedi, vicini alla porta dalla quale è entrato. Mariana non nasconde la sua ansia e guarda un po' il nuovo venuto, un po' don Pietro, con aria afflitta ed indagatrice).

Quarto Cospiratore       - Signori! Donna Ma­riana!

Pietro                            - (con impazienza) Quali novità abbiamo?

Primo Cospiratore         - (irritato) Lo prevedevo.

Mariana                         - (a Pietro) Sei adirato?

Pietro                            - E la popolazione di Cadice?

Quarto Cospiratore       - Tutto invano. Biso­gna stare bene all'erta. Il Governo ci sta spiando e perseguendo da tutte le parti. Dobbiamo nel modo più assoluto rimandare ad altra epoca l'in­surrezione se non vogliamo lottare inutilmente e farci ammazzare come tanti cani.

Pietro                            - (esasperato) Non so proprio cosa pensarne io di questa novità, io che ho una ferita aperta e sanguinante nel mio fianco e che non mi permette più di attendere, signori miei.

Terzo Cospiratore         - (ad alta voce) Ma don Pietro, trionferemo ugualmente se attenderemo il momento opportuno.

Quarto Cospiratore       - Nessuno vuol morire per nulla.

Pietro                            - (anch'egli ad alta voce) Troppo strazio mi costa quest'attesa.

Mariana                         - (impaurita) Ma parlate piano, più piano!(Si muove per la scena).

Quarto Cospiratore       - La Spagna tutta tace, ma freme, vive. E voi, Mariana, cercate di custo­dire per bene la bandiera.

Mariana                         - L'ho inviata a casa di una vecchia amica, là nell'Albaicin, ma sono in pensiero. Me­glio avrei fatto a serbarla qui.

Pietro                            - E a Màlaga?

Quarto Cospiratore       - A Màlaga un vero di­sastro, un'infamia senza nome di Gonzàlez Moreno. Non è possibile raccontare quello che è avvenuto. (Attesa vivissima. Mariana, seduta sul sofà, vicina a don Pietro, sta ad ascoltare con an­sia il racconto del quarto cospiratore) Torrijos (1) - (1) José Maria Torrijos (1791-1831) (n. del t.). il prode generale, il condottiero dalla pura fronte in cui si specchiava la gente d'An­dalusia, il cavaliere fra i più nobili, il cuore ada­mantino, è stato fucilato sulla spiaggia della indomita Màlaga. L'attirarono con inganni, ai quali egli, per sua disgrazia, prestò fede, e con i suoi battelli s'avvicinò fidente alla costa. Ah! disgraziato il nobile cuore che dei malvagi si fida! Non appena pose il piede sull'umida arena venne catturato dai realisti. Il visconte della Barthe,, che comandava le milizie, dinanzi a tanto obbrobrio, avrebbe dovuto tagliarsi la mano, quella mano che a un così prode gene­rale osava strappare la bella spada, quella spa­da con l'impugnatura di cristallo, adorna di due nastri. E lo uccisero, quel prode generale, durante la notte assieme a tutti i suoi uomini: e uccisero così il cavaliere fra, i più nobili, il cuore adamantino. E immense e gravi nubi si addensano su quella costa, il vento sconvol­ge le onde del mare e i battelli si allontanano velocemente, spinti dai frettolosi remi e dalle gonfie vele. E la scarica di fucileria suona sini­stramente confondendosi col mugghiar dell'onda. Ed il prode condottiero, immobile si giace sulla grigia arena, accanto ai suoi fe­deli, e stilla sangue da ben tre ferite. La morte, anche la morte stessa non sa abboz­zar un lieve sorriso. E sui battelli lagrime amare versano ora i lupi del mare, e le donne, le più belle fra le belle, afflitte ed in gramaglie, si recano in corteo a piangere tra gli aran­ci in fiore della riva.

Pietro                            - (alzandosi, dopo aver ascoltato il racconto) Ogni nuovo intoppo, ogni nuova difficoltà mi dà, signori, maggior ardire, mag­gior lena per intraprendere la nostra marcia. La morte di Torrijo mi spinge alla lotta.

Primo Cospiratore         - Anch'io penso così.

Quarto Cospiratore       - Non bisogna preci­pitare le cose: altre occasioni, altri fatti ci chia­meranno a raccolta.

Secondo Cospiratore    - (commosso) E chis­sà mai fino a quando ci toccherà di attendere!

Pietro                            - Ma le mie forze non scemeranno.

Mariana                         - (sottovoce a Pietro) Pietro, e così finché io viva...

Primo Cospiratore         - Andiamo?

Terzo Cospiratore         - Per quello che ci ri­mane da fare qui. Hai ragione.

Quarto Cospiratore       - Questo è tutto quan­to avevo da dirvi.

Primo Cospiratore         - Bisogna sperar bene.

Mariana                         - Posso offrirvi un bicchiere di vino?

Quarto Cospiratore       - Lo accettiamo con vero piacere.

Primo Cospiratore         - Magnifica idea!(Si alzano tutti e prendono in mano i bicchieri).

Mariana                         - (riempiendo i bicchieri) Come piove!(Giunge da fuori il rumore della piog­gia che scroscia).

Terzo Cospiratore         - Don Pietro è addo­lorato!

Quarto Cospiratore       - Come noi, tutti!

Pietro                            - E' così! Ed abbiamo mille e una ragione per esserlo.

Mariana                         - Ma nonostante questo nostro dolore e le ragioni per essere addolorati... (le­vando il bicchiere in alto)... « Luna coperta, marinaio all'erta », dice laggiù, sul Mediter­raneo, la gente di mare. E come quelli bisogna che anche noi tutti stiamo in vedetta. (Come se sognasse) « Luna coperta, marinaio all'erta ».

Pietro                            - (col nicchiane in mano) E le nostre case siano tutte come tanti battelli sul mare. (Bevono. Pausa. Giungono improvvisamente da fuori alcuni colpi sordi. I presenti rimangono impietriti con i bicchieri in mano, fra il si­lenzio più assoluto).

Mariana                         - E' il vento che sbatte una fine­stra. (Si ode un altro colpo).

Pietro                            - Oidi, Mariana?

Quarto Cospiratore       - Che sarà mai?

Mariana                         - (con ansia) Dio mio!

Pietro                            - (affettuoso) Non temere! Non spa­ventarti, non sarà nulla. (Tutti posano i bic­chieri, in preda a viva agitazione).

Garofana                       - (entrando agitata) Ah, signora. Due uomini mascherati e con loro Pedrosa!

Mariana                         - (con voce ferma, ma affettuosa) Pietro, Pietro, via, via di qui! Salvati! Salva­tevi tutti! Vergine Santa, presto!

Pietro                            - (confuso) Andiamo!(Garofana por­ta via i bicchieri e spegne i candelabri).

Quarto Cospiratore       - Non è bello lasciar lei sola qui!

Mariana                         - (a Pietro) E fa presto!

Pietro                            - Ma da dove?

Mariana                         - (come impazzita) Ah! Da dove?

Garofana                       - Bussano alla porta!

Mariana                         - (riprendendosi) Dalla finestra del corridoio potrai e potrete saltar giù con facilità. Il tetto è basso: poco alto da terna.

Secondo Cospiratore    - No, non dobbiamo la­sciar lei sola, no!

Pietro                            - (con energia) E' necessario! Come potremo giustificare la nostra presenza qui?

Mariana                         - Sì, sì, vai e presto. Mettiti in salvo!

Pietro                            - (con effusione) Addio, Mariana!

Mariana                         - E che Iddio vi aiuti!(Escono tutti rapidamente dalla porta di destra. Garofana spia la strada da una fessura del balcone. Mariana è ritta, dinanzi alla porta) Pietro... e tutti voi in guardia, attenzione! (Chiude la porticina dietro i cospiratori e tira la tenda. Quindi con aria drammatica) Va ad aprire, Garofana! Sono una donna che è legata alla coda di un cavallo. (Garofana esce. Mariana si dirìge decisa al pia­noforte) Gesù, Gesù mio, ricorda il tuo sacrificio e guarda le piaghe delle tue mani! (Si siede e inizia il « Canto del Contrabbandiere », origi­nale di Manuel Garcìa, 1808). Sono il contrabbandiere padron delle mie azioni, jn tutti e tutto sfido perché nessun i' temo. E inseguo le ragazze, vendo del filo nero, e se il cavallo è stanco ai piedi metto l'ali. Ahi! Ahi! Che vien la ronda e piovon fucilate Ahi! Cavallino mio quanto ti voglio bene!

                                      - (Canta con trasporto, ascoltando i passi di Pe­drosa sulla scala. Le tende della porta si aprono ed appare Garofana atterrita. Essa regge con una mano il candelabro con tre candele accese e con l'altra mano, appoggiata al petto, una candela spenta. Pedrosa, che veste di nero, con mantello, viene subito dopo. E' un tipo asciutto, accentua­tamente pallido, freddamente sereno. Dice le frasi con ironia molto velata e guarda tutt'at-torno con molta attenzione, ma con correttezza. E' antipatico. Bisogna, però, sfuggire dalla cari­catura. Quando Pedrosa fa il suo ingresso sulla scena, Garofana si ritira; Mariana cessa di suo­nare il piano e si alza. Silenzio).

Mariana                         - Avanti.

Pedrosa                         - (entrando) Non interrompete per me, signora, la canzonetta che in questo mo­mento stavate cantando. (Pausa).

Mariana                         - (cercando di sorridere) La serata è triste: ed io mi sono messa a cantare. (Pausa).

Pedrosa                         - Ho visto la luce alla vostra finestra ed ho voluto farvi visita. Vogliate scusarmi se oso interrompere in tal modo le vostre occupa­zioni.

Mariana                         - Anzi, la vostra visita mi fa piacere.

Pedrosa                         - Che maniera di piovere!(Pausa. Durante tutta questa scena vi saranno pause im­percettibili e marcati silenzi istantanei, nei quali le anime dei due personaggi lotteranno dispe­ratamente. Scena molto delicata, piena di sfu­mature. Si dovrà evitare di cadere nelle esa­gerazioni che possano pregiudicare le tonalità del quadro e quelle del dialogo. Si dovrà inoltre mettere bene in risalto quello che viene taciuto. La pioggia, che dovrà essere imitata per bene, colmerà senza eccessivo rumore i silenzi della scena).

Mariana                         - (con intenzione) E' già molto tar­di? (Pausa).

Pedrosa                         - (guardandola fissamente, pure con intenzione) Sì, molto tardi. L'orologio del Palazzo di Giustizia ha suonato da un bel pezzo le ventitré.

Mariana                         - (con serenità e indicando una sedia) Non le ho udite.

Pedrosa                         - (sedendosi) Le ho udite, ma lon­tano da qui. Ho poi percorso le vie solitarie del­la città, inzuppato di pioggia fino alle ossa, inti­rizzito da questo vento gelido e sottile che scen­de dall'Alhambra.

Mariana                         - (con intenzione, riprendendosi) E' un vento così acuto che pianta aghi sottili nei polmoni e anche nel cuore.

Pedrosa                         - (restituendo l’ironia) Proprio così! E tutto ciò per dovere del mio duro ufficio. Mentre voi, deliziosa Mariana, nella vostra casa, al calduccio, al riparo dei venti, ve ne state ben chiusa a far merletti o a ricamare... (come ricor­dando) Chi mi ha detto che ricamate molto bene ?

Mariana                         - (atterrita, ma fiera) E' forse un peccato ricamare?

Pedrosa                         - (con un gesto di negazione) Il Re, nostro Signore, che Iddio lo protegga (fa un inchino), passava il suo tempo durante la prigionia di Valenciennes a ricamare, assieme allo zio, l'Infante don Antonio. Occupazione nobilissima.

Mariana                         - (fra i denti) Dio mio!

Pedrosa                         - Vi sorprende questa mia visita?

Mariana                         - (cercando di sorridere) No!

Pedrosa                         - (facendosi serio) Mariana!(Pau­sa) Una donna bella come siete voi, non ha paura di vivere sola?

Mariana                         - Paura? E di chi?

Pedrosa                         - (con intenzione) Vi sono oggi tanti liberali e tanti anarchici in Granata, che la gente non sa più come fare a vivere tran­quilla, a vivere sicura. (Deciso) Voi ben lo sapete!

Mariana                         - (con fierezza) Signor Pedrosa, io sono una donna di casa e nulla più!

Pedrosa                         - (sorridendo) Ed io sono un uomo dell'ordine: ed è per questo che mi stanno a cuore tali faccende. Perdonatemi, Mariana; ma da ben tre mesi mi sto logorando, sto diven­tando pazzo senza riuscire a metter le mani sopra uno solo di quei caporioni. (Pausa. Ma­riana ascolta e comprende. Si mette a giocare col suo anello, cercando di reprimere la sua ansia e la sua indignazione) Un certo don Pie­tro di Sotomayor... (Fa finta di ricordare, ma con voluta indifferenza, il home).

Mariana                         - (alzandosi) Il mio anello!

Pedrosa                         - E' caduto? (Con intenzione) Fa­te attenzione.

Mariana                         - (nervosissima) E' il mio anello di sposa. Non movetevi, state fermo, che non si perda. (Lo cerca).

Pedrosa                         - E dove volete mai si sia andato a ficcare?

Mariana                         - Mi è parso che una mano invi­sibile lo abbia strappato.

Pedrosa                         - Dovete stare più calma      - (Con freddezza) Guardate, eccolo là. (Indica il pun­to dove ha scorto l'anello).

Mariana                         - (si china per prenderlo, in modo da poterlo afferrate prima che la mano, di Pedrosa lo tocchi, ma questi, che è al suo fian­co, nel momento in cui la donna sta per alzarsi, l'abbraccia e con mossa rapida la bacia. Ma­riana grida e si ritira) Pedrosa! (Pausa. Mariana si mette a piangere dirottamente indi­gnata).

PIedrosa                        - Ma siate buona, mia cara signora Mariana!

Mariana                         - (svincolandosi con violenza e af­ferrando Pedrosa per il bavero) Dite, dite! Che vi piglia? Che cosa pensate di fare?

Pedrosa                         - (impassibile) Molte cose.

Mariana                         - Ma io ben saprò fare le mie ra­gioni. Cosa pretendete? Sappiate che io non ho paura di nessuno, che io sono pura come l'acqua della fonte e che non voglio essere con­taminata, né da voi toccata, e so anche difen­dermi. Andate via, e subito!

Pedrosa                         - (con forza e pieno d'ira) Ma ta­cete!(Pausa. Freddo) Io desidero esservi amico. Mi dovete, anzi, ringraziare di questa mia visita.

Mariana                         - (spietata) E posso io permettere che mi si venga ad insultare in casa mia, a queste ore? Perché io... canaglia! Non so come... (Si contiene) Voi volete perdermi!

Pedrosa                         - Il contrario, io sono qui, anzi, per salvarvi.

Mariana                         - (rudemente) Non ne ho bisogno. (Pausa).

Pedrosa                         - (fermo e padrone di se, avvicinan­dosi a lei con un sorriso) Mariana, e la ban­diera?

Mariana                         - (turbata) Quale bandiera?

Pedrosa                         - Quella che avete ricamato con quelle vostre bianche mani (gliele prende), con­tro la legge e contro il Re!

Mariana                         - Chi è stato l'infame mentitore?

Pedrosa                         - (con indifferenza) Ricamata in modo veramente stupendo! Di taffetà granata scuro e con lettere verdi. La trovammo in Albaicin ed è ora in mio potere, com'è in mio potere ora la tua vita. Ma non temere: io ti sono amico. (Mariana rimane sbalordita).

Mariana                         - (semisvenuta) E' menzogna, men­zogna.

Pedrosa                         - (abbassando il tono della voce e con tenerezza) Io ti voglio mia, mi ascolti? Mia o morta. Tu mi hai sempre disprezzato, ma ora posso stringerti a me, cingere con le mie braccia questo tuo collo d'avorio trasparente, e tu dovrai amarmi, amarmi perché io sono la vita per te, la vita...

Mariana                         - (tenera <e supplice in mezzo a tanta angoscia, abbracciando Pedrosa) Abbiate pietà di me! Se voi sapeste! Lasciatemi fuggire e io serberò per sempre la vostra immagine nel­le pupille dei miei occhi. Pedrosa, fatelo per i miei figli!...

Pedrosa                         - (con un abbraccio sensuale) Là bandiera non sei stata tu a ricamarla, bella Ma­riana, e tu sei libera, libera perché io così vo­glio... (Mariana, nel vedere vicina alla sua bocca quella di Pedrosa, con un vigoroso spintone, $i stacca da lui).

 

 Mariana                        - Questo mai e poi mai! Prima dò il mio sangue, e mi costi pure dolore, sacrificio; ma con onore. E andate via di qui, vi dico!

Pedrosa                         - (tentando di convincerla) Mariana!

Mariana                         - Andate via, via di qui; avete capito?

Pedrosa                         - (freddamente e con riserbo) Mol­to bene! Io continuerò l'inchiesta, redigerò la mia relazione e voi sarete perduta.

Mariana                         - E che importa a me tutto ciò! Io, sì, io ho ricamato la bandiera, l'ho ricama­ta con queste mani, guardatele, Pedrosa! E io conosco tutti gli illustri signori che dovevano issarla su Granata. Ma i loro nomi non li sa­prete mai, mai, mai!

Pedrosa                         - Con la forza, con la tortura direte ogni cosa. I ferri vi supplizieranno e una donna è pur sempre una donna. Quando vi deciderete di farlo, non avete che avvisarmi.

Mariana                         - Codardo! Anche se nel mio cuore dovessero configgervi dei vetri taglienti, io non aprirò bocca, siatene certo!(Con slancio) Pe­drosa, potete esserne certo!

Pedrosa                         - Lo vedremo!

Mariana                         - Garofana, il candelabro!(Entra Garofana, atterrita, con le mani in croce sul petto).

Pedrosa                         - Non occorre nulla, signora. Voi siete in arresto, in nome della legge.

Mariana                         - In nome di quale legge?

Pedrosa                         - (freddo e cerimonioso) Buona notte! (Esce).

Garofana                       - Ah, signora mia, mio fiore, mia gioia!

Mariana                         - (in preda alla più viva angoscia e alla più viva agitazione) Io scappo, fuggo. Dammi uno scialle.

Garofana                       - Mettetevi subito in salvo!(Si affaccia alla finestra. Giunge da fuori un'altra volta ancora il rumore della pioggia che scro-scia).

Mariana                         - Andrò a casa di don Luigi. Fai attenzione ai bimbi!

Garofana                       - Si son fermati sulla porta di casa! Non è possibile uscire!

Mariana                         - Era da prevederlo. (Indicando la porta dalla quale sono usciti i cospiratori) Di qui!

Garofana                       - E' impossibile!(Mariana s'im­batte sulla soglia con donna Angustias).

Angustias                      - Mariana, dove vai? La bimba piange. Ha paura del vento e della pioggia.

Mariana                         - Sono venuti ad arrestarmi. Mi hanno arrestata!

Angustias                      - (abbracciandola) Marianuccia!

Mariana                         - (gettandosi sul sofà) Ora inco­mincio a morire!(Le due donne si abbracciano) Guardami e piangi. Ora incomincio a morire!

TERZA STAMPA

(Convento di Santa Maria Egizìaca, di Gra­nata. Fregi arabi. Archi, cipressi, fontanelle e mirti. Qualche sedile e qualche vecchia sedia di pelle. Quando si alza il sipario la scena è deserta. Si ode il suono dell'organo e il canto lontano delle suore. Dal fondo sbucano due novizie: camminano in punta di piedi e guardano da ogni parte per tema di essere vedute. Esse si avvicinano con molta precauzione ad una por­ticina, a sinistra e guardano attraverso il buco della serratura).

Prima Novizia               - Che cosa fa?

Seconda Novizia           - (con la faccia vicina alla toppa) Parla sottovoce!.. Prega.

Prima Novizia               - Fa vedere un po' a me!(Prende il posto dell'altra novizia) Com'è bian­ca, com'è bianca! I suoi capelli brillano nell'ombra della stanza.

Seconda Novizia           - I suoi capelli brillano? Io non riesco a capire nulla. E' una donna buona e la vogliono uccidere. Tu che ne dici?

Prima Novizia               - Vorrei poter guardare il suo cuore per qualche istante e ben da vicino.

Seconda Novizia           - Che donna coraggiosa! Quando ieri vennero qui a leggerle la sentenza di morte, non nascose il suo sorriso.

Prima Novizia               - Quando l'ho veduta in chic sa piangeva, piangeva e mi parve che avesse il cuore in gola. Ma che cosa ha mai fatto di male?

Seconda Novizia           - Ricamò una bandiera?

Prima Novizia               - E ricamare è una brutta cosa?

Seconda Novizia           - Dicono che è liberale.

Prima Novizia               - E che cosa vuol dire?

Seconda Novizia           - Ma! Io... non lo so!

Prima Novizia               - Ma perché l'hanno arre­stata?

Seconda Novizia           - Perché non ama il Re.

Prima Novizia               - E che importa? E come hanno potuto saperlo?

Seconda Novizia           - E neppure la Regina!

Prima Novizia               - Io pure non li amo. (Guar­da) Ah, Mariana Pineda! Già stanno per sboc­ciare i fiori che ti accompagneranno alla tomba. (Appare dal fondo suor Carmela de Borja).

Suor Carmela                - Ma bimbe, che cosa fate?

Prima Novizia               - (spaventata) Sorella...

Suor Carmela                - Non vi vergognate? Su pre­sto, su, al laboratorio. Chi vi ha insegnato mai una così brutta abitudine? Dopo ne parleremo!

Prima Novizia               - Con vostra licenza!

Seconda Novizia           - Con vostro permesso!(Se ne vanno via. Quando suor Carmela è ben certa che le due novizie più non la possono vedere, si avvicina anch'essa con circospezione alla toppa e guarda).

Suor Carmela                - E' innocente! Non v'è alcun dubbio! E tace, tace, con quell'ostinatezza! Chissà poi perché? Io non riesco proprio a ca­pire perché non voglia parlare. (Di soprassalto) Viene!(S'allontana in fretta. Mariana appare. Indossa uno splendido abito bianco. E' palli­dissima).

Mariana                         - Sorella!

Suor Carmela                - (voltandosi) Desiderate qualche cosa?

Mariana                         - Nulla!

Suor Carmela                - Allora dite pure, dite...

Mariana                         - Pensavo...

Suor Carmela                - A che cosa?

Mariana                         - Se potessi rimanermene sempre qui, in questo convento

Suor Carmela                - Come saremmo contente!

Mariana                         - Ma ciò non è possibile.

Suor Carmela                - E perché?

Mariana                         - (sorridendo) Perché io sono morta.

Suor Carmela                - (spaventata) Ma che dite mai, donna Mariana!

Mariana                         - E il mondo mi si fa tutt'attorno, mi stringe: le pietre, l'acqua, l'aria. Come m'ac­corgo ora di essere stata cieca.

Suor Carmela                - Ma vi assolveranno.

Mariana                         - (con sangue freddo) Vedremo! Questo silenzio mi opprime magicamente. Mi pesa come se avessi sopra di me tutto un im­menso manto di viole          - (con passione) e a volte invece come se avessi un'immensa chioma. Ah! Che dolci sogni

Suor Carmela                - (prendendole la mano) Ma­riana!

Mariana                         - Come mi trovate?

Suor Carmela                - Sei tanto, tanto cara.

Mariana                         - Sono una grande peccatrice, ma il mio amore, è così immenso che Iddio vorrà perdonarmi, come Santa Maddalena.

Suor Carmela                - Egli perdona tanto in que­sto quanto in quell'altro mondo.

Mariana                         - Se sapeste, sorella, quante ferite porto dalle cose di questo mondo!

Suor Carmela                - Iddio è pieno di ferite d'a­more, di ferite che mai, mai potranno rimar­ginare.

Mariana                         - Risorge chi cade dolorante. Ora comprendo quanto cieca ero!

Suor Carmela                - (afflitta nel vedere lo stato pietoso in cui versa Mariana) Arrivederci. Verrete -questa sera alla funzione?

Mariana                         - Come sèmpre. Addio, sorella. (Suor Carmela s'allontana. Mariana si dirige in fondo con molta precauzione. Appare di là, Al­legretto, il giardiniere del convento. Egli ride sempre con un sorriso dolce e docile. Veste alla foggia dei cacciatori dell'epoca).

Mariana                         - Allegretto! E allora?

Allegretto                      - Aspettate. Ora vi racconto.

Mariana                         - Dimmi su, presto! Qui non ci possono vedere. Sei stato a casa di don Luigi?

Allegretto                      - Sì. E mi hanno detto che non era possibile a loro salvarvi. E che neppure si provavano perché verrebbero tutti uccisi. Tuttavia cercheranno di fare quanto potranno.

Mariana                         - (con vigore) Sì, essi faranno tut­to il possibile, lo so, ne sono sicura. Gente no­bile, quella, ed anch'io sono nobile, Allegretto. Non vedi come sono tranquilla?

Allegretto                      - C'è soltanto il timore che fa paura. Le vie sono deserte. Solo il vento viene e va, e la gente sì chiude in casa. Durante tutto il percorso non ho incontrato che una bimba, una bimba che piangeva sull'uscio dell'antica filanda.

Mariana                         - Credi tu che vorranno dare la morte a ehi ha minor colpa?

Allegretto                      - Io non so quello che pensano quei signori.

Mariana                         - E non t'hanno detto nulla degli altri?

Allegretto                      - (turbato) Signora!

Mariana                         - Parla pure, continua.

Allegretto                      - Non so. Mi hanno detto che don Pietro di Sotomayor s'è allontanato dalla Spagna, che si dirige alla volta dell'Inghilter­ra. Don Luigi lo sa di sicuro. (Mariana fa un gesto di impazienza).

Mariana                         - (sorridendo incredula e dramma­tica perché in fondo sa che quello corrisponde al vero) Chi ti ha detto questo l'ha fatto per aumentare le mie pene. Non crederci, Al­legretto! E' vero che tu non credi? (Afflitta).

Allegretto                      - (turbato) Come volete voi, signora!

Mariana                         - Don Pietro si precipiterà qui, a briglie sciolte, non appena saprà che io sono stata arrestata per aver ricamato la sua ban­diera. E se dovessero uccidermi, egli verrà a morire sulla mia fossa. Questo egli mi disse una sera, baciandomi i capelli. Egli giungerà qui come un San Giorgio nero e lucente, col suo mantello vermiglio. E poiché egli è nobile e generoso, per non farsi vedere, giungerà alle prime luci del giorno, di buon mattino, quando ancora brilla al chiaror delle stelle tutto l'aran­ceto, quando sull'orizzonte lontano le nubi sembrano navi fatte di ombra. E tu, dimmi, da chi hai saputo queste cose? Che gioia! Sai, io non ho paura.

Allegretto                      - Signora!

Mariana                         - Chi te lo ha detto?

Allegretto                      - Don Luigi.

Mariana                         - Sa della sentenza?

Allegretto                      - Non lo voleva credere.

Mariana                         - (afflitta) Purtroppo è così.

Allegretto                      - Me ne dispiace proprio tanto.

Mariana                         - Tornerai da lui?

Allegretto                      - Come volete voi, signora.

Mariana                         - Tornerai per dire loro che io sono contenta di sapere che verranno tutti, e sono molti!, che verranno tutti quanti. E che Iddio ti aiuti!

Allegretto                      - Arrivederci. (Esce).

Mariana                         - Ed io me ne rimango sola, solet­ta, mentre sotto l'acacia in fiore del giardino la morte mi spia. (Ad alta voce dirigendosi verso il giardino) Ma la mia vita rimarrà qui. Il mio sangue si rimescola e trema come la pianta di corallo in fondo al mare. E quan­tunque il tuo cavallo, a gran trotto; cammini e con i suoi quattro zoccoli semini scintille fra i sassi e la fresca erbetta verde, corri, corri di più, affretta ancora la tua corsa! Vieni a cer­carmi. Sono qui. Sento già a me vicino il tuo respiro e le tue dita lunghe e sottili stanno per accarezzare i miei capelli. (Si dirige verso il giardino, come se parlasse con qualcuno) No, non puoi entrare! Non puoi! Ah, Pietro! E' per te che non osa, ma essa è là seduta accanto alla fontanella e pizzica una chitarra bianca. (Si siede sullo scalino e appoggia la sua testa fra le mani. Dal giardino si ode il suono di una chitarra).

Voce                             - Sulla riva del mare, da nessuno veduta, la speranza scompare.

Mariana                         - (ripete in modo eccellente la can­zone) Sulla riva del mare, da nessuno veduta, la speranza scompare.

                                      - (Dal fondo appaiono due suore, seguite da Pedrosa. Mariana non vede nessuno).

Mariana                         - Questi versi dicono cose che io non vorrei udire. Cuor senza speme, la terra lo divori!

Suor Carmela                - E' qui, signor Pedrosa.

Mariana                         - (alzandosi di scatto, spaventata e come se si svegliasse da un sogno) Chi è?

Pedrosa                         - Signora!(Mariana non si è an­cora riavuta dalla sorpresa e lascia sfuggire un'esclamazione. Le suore si preparano ad al­lontanarsi).

Mariana                         - (alle suore) Ci lasciate?

Suor Carmela                - Abbiamo molte cose da fare... (Se ne vanno entrambe. Vi è in questo momento una grande irrequietezza sulla scena. Pedrosa, freddo e corretto, guarda intensamente Mariana, ed ella, melanconica ma risoluta, sostiene quello sguardo).

Mariana                         - Il cuore me lo diceva, Pedrosa!

Pedrosa                         - Sono qui ancora per sollecitarvi, come sempre, quelle vostre dichiarazioni. Mi sembra, oramai, giunta l'ora. Non vi sembra?

Mariana                         - E' sempre l'ora di tacere e di vivere con letizia. (Si siede su di una panchina. In questo momento, e durante tutto Fatto, Ma­riana è invasa come da uno squisito delirio, che esploderà nel finale).

Pedrosa                         - Conoscete la sentenza?

Mariana                         - Sì, la conosco.

 Pedrosa                        - E allora?

Mariana                         - (raggiante) Io ritengo si tratti di una menzogna. Ho io il collo troppo corto per essere impiccata. Lo vedete bene. Non sarà possibile una simile cosa! E per di più, essen­do esso bello e bianco, nessuno oserà deturparlo.

Pedrosa                         - (con insistenza) Mariana!

Mariana                         - (con energia) E poi voi dimenti­cate che se io morirò tutta Granata morirà con me. E ancora vi ricordo che verranno illustri cavalieri a salvarmi; sì, perché io sono nobile, figlia di un comandante di navi, cavaliere dell'ordine di Calatrava. Lasciatemi tranquilla!

Pedrosa                         - Non ci sarà in tutta Granata un sol cane che s'affaccerà alla finestra quando passerete con la scorta che vi condurrà al pa­tibolo. Gli andalusi chiacchierano molto, ma poi...

Mariana                         - Mi abbandoneranno tutti? No, tutti no: uno ce ne sarà! E quello verrà a mo­rire con me. E ciò mi basta... Ma quello giun­gerà in tempo per salvarmi!(Sorride e respira affannosamente, portando le mani al petto).

Pedrosa                         - (con slancio) No, io non voglio che tu muoia, non voglio! E tu non morirai se parlerai, se darai notizie sulla congiura. Ne sono sicuro.

Mariana                         - (con energia) Ma io non parlerò, non dirò nulla, anche se il mio cuore affranto non può più sopportare oltre nuove e più atroci ferite. Muta e sorda sarò ad ogni vostra lusinga. Prima i vostri occhi mi davan soggezione, ora non più, ora non batto più ciglio a guardarvi. (Si avvicina) E potete star sicuro che né voi né altri potranno penetrare mai nel profondo dei miei segreti. Nessuno potrà sapere. Nessuno! Mai! Sono ferma, Pedrosa, e decisa.

Pedrosa                         - E va bene!(Pausa) Voi sapete che con la mia sola firma io posso spegnere la luce dei vostri occhi. Con una penna e un pochino d'inchiostro io posso farvi dormire per sempre.

Mariana                         - (ad alta voce) E ciò fosse subito, santo cielo, per la mia buona sorte!

Pedrosa                         - (freddamente) Verranno a pren­dervi questa sera.

Mariana                         - (atterrita, rendendosi conto) Come?

Pedrosa                         - Questa sera, ho detto; e ho dato già ordini per farvi entrare nella cappella.

Mariana                         - (protestando con accentuata ira) Ciò non può essere. Codardi! E chi mai in terra di Spagna può dare simili ordini, commettere tali infamie? Perché mi uccidono? Dov'è la giu­stizia? Che delitto ho io commesso? Sulla ban­diera della libertà io ho ricamato l'amore, l'a­more più grande della mia vita. E per questo io debbo essere imprigionata? Chi mai potrà darmi un'ala bianca e pura per poter volare fino a te? (Pedrosa ha seguito soddisfatto questa improvvisa collera di Mariana e le si avvicina lentamente. La luce comincia a scemare e ad assumere i toni del crepuscolo).

Pedrosa                         - (molto vicino a Mariana) Parla, parla e subito, che il Re ti farà grazia, Mariana. E dimmi, dimmi chi sono i congiurati. Io so che tu li conosci tutti, che sei amica loro. Ogni atti­mo d'indugio aumenta il tuo pericolo. Pensa che prima che le ombre della sera scendano sulla terra verranno a prenderti. Dimmi chi sono. I loro nomi. Su via, presto! Non scherzare in tal modo con la morte. Fra poco sarà troppo tardi.

Mariana                         - (decisa) No, non parlerò!

Pedrosa                         - (prendendole le mani) Chi sono?

Mariana                         - Ancor meno di prima ora parlerò (Con disprezzo) E lasciami stare, Pedrosa, e vat­tene. Suor Carmela!

Pedrosa                         - Ma vuoi proprio morire? (Appare, in preda a vivo, spavento, suor Carmela. Altre due sorelle attraversano il fondo della scena).

Suor Carmela                - Che cosa c'è, Marianuccia?

Mariana                         - Nulla.

Suor Carmela                - Non è giusto, signore...

Pedrosa                         - (freddo e autoritario dirige uno sguardo severo alla Madre) Buona sera. (A Mariana) Mi farà molto piacere se vi deciderete a farmi chiamare ed a parlare...

Suor Carmela                - E' così buona, signore!

Pedrosa                         - (altezzoso) Non vi ho chiesto nulla.. (Esce seguito da suor Carmela).

Mariana                         - (sempre seduta, ma con drammatica e lieve intonazione andalusa) Mi tornano in mente quei versi che recitavo all'ombra tenue degli ulivi di Granata: Ah! La bella nave corsara, l'audace padrona del mare! Che mai succede? Che ti piglia? Un agile veliero, un leggero brigantino , t'ha messo in fuga ed or t'insidia!(Come se sognasse) Come mi piacerebbe andare vagando nell'aer, cullata dalla fresca brezza, fra il mare e le stelle!(Con afflizione) Pietro! Su, su prendi il tuo cavallo e corri, vola, a gran ga­loppo qui da me. Ma presto, presto, che già si dirigono verso di me quelli che vogliono toglier­mi la vita. E stimola, stimola con gli sproni que­sto tuo cavallo! (Piangendo): Ah! la bella nave corsara, l'audace padrona del mare! Che mai succede? Che ti piglia? Un agile veliero, un leggero brigantino t'ha messo in fuga ed or t'invidia!(Giungono due suore).

Prima Suora                  - Sii forte, che Iddio t'aiuterà!

Suor Carmela                - Marianuccia, figlia mia, cer­ca di riposare. (Portano via con loro Mariana. Suona la campanella del convento. In fondo appaiono alcune suore, le quali attraversano la scena. Esse fanno il segno della croce passando dinanzi alla Vergine dei Sette Dolori che, con il cuore trafitto di pugnali, piange nella sua nic­chia, tuta infiorata e tappezzata di rose gialle e di carte argentate. Da esse si staccano le novizie prima e seconda. I cipressi cominciano a tingersi di luce dorata).

Prima Novizia               - Che gridi! Li hai uditi?

Seconda Novizia           - Sì, dal giardino; e mi giungevano come da lontano. Ines, io ho tanta paura!

Prima Novizia               - Dove sarà ora la nostra Ma­riana, la rosa e il gelsomino di Granata?

Seconda Novizia           - Attenderà il suo fidanzato.

Prima Novizia               - A me pare che tardi troppo quel fidanzato!

Seconda Novizia           - Se tu l'avessi veduta come era inquieta: non faceva che affacciarsi alla fi­nestra, e dire: a Ah! Se non vi fossero i monti, anche da lontano, da qui, lo distinguerei fra «mille viandanti! ».

Prima Novizia               - Essa lo attende, ed è sicura del suo arrivo.

Seconda Novizia           - Ma purtroppo, vedrai, egli non giungerà!

Prima Novizia               - E pensare che anche Maria­nuccia morirà! Un'altra fiaccola si spegnerà in questa casa!

Seconda Novizia           - E quanti uccelli! Hai vi­sto? Essi non stanno neanche più sui rami degli alberi del giardino, né sulle gronde. Mai ne ho visti tanti. E all'alba, quando suona la campa­na, cantano, cantano e cantano...

Prima Novizia               - ...e all'alba, dalle fresche fronde, si destano le brezze e le nuvolette...

Seconda Novizia           - ...e da ogni stella che si spegne, all'alba, nasce un flebile suono di flauto.

Prima Novizia               - E lei!... Tu l'hai veduta? A me sembra un'anima dell'ai di là, quando la vedo attraversare il coro della cappelletta con quella veste candida.

Seconda Novizia           - Quale ingiustizia! Certa­mente ella è stata tratta in inganno.

Prima Novizia               - E che collo stupendo!

Seconda Novizia           - (portandosi istintivamente le mani al collo) Sì, ma...

Prima Novizia               - Quando la vedevo piangere mi sembrava evanescente, mi sembrava ch'ella svanisse dalla sua veste bianca. (Si avvicinano due suore).

Una Suora                     - Andiamo a recitare un «salve»?

Prima Novizia               - Sì, volentieri.

Seconda Novizia           - Io non ho voglia.

La Suora                       - E' tanto carina.

Prima Novizia               - (fa un cenno alle altre, e tutte si dirigono verso il coro) E strana!(Appare dalla porta di sinistra Mariana e, nel vederla, tutte si fanno in disparte con un certo imba­razzo).

Mariana                         - (sorridendo) Che! mi schivate?

 

 Prima Novizia              - (con voce tremula) Anda­vamo alla...!

Seconda Novizia           - (turbata) Andavamo... Ed io dicevo... che è già tardi...

Mariana                         - E sono io così cattiva?

Prima Novizia               - (con franchezza) No, si­gnora! Chi dice questo?

Mariana                         - Che cosa vuoi mai sapere tu, bimba?

Seconda Novizia           - (confusa) Nulla!

Prima Novizia               - Noi vi vogliamo tutte quante molto bene. (Nervosa) E voi stessa non lo vedete?

Mariana                         - (con amarezza) Grazie!(Mariana si siede sulla panchina, con le mani sul petto e la testa all'indietro, in una posa di dolce attesa).

Prima Novizia               - Andiamo?

Seconda Novizia           - Ahi! Marianuccia, rosa e gelsomino di Granata, che attendi con impa­zienza quel tuo fidanzato che non giunge... (Escono).

Mariana                         - Chi l'avrebbe detto! Ma... pa­zienza!

Suor Carmela                - (entrando) Mariana! Un si­gnore, che ha il permesso del giudice, vuol ve­dervi.

Mariana                         - (alzandosi di scatto e tutta raggiante) Che entri, che entri! Oh, finalmente, Dio mio!(La suora esce. Mariana si dirige di fronte alla parete e, tutta presa dalla sua soave, pas­sione, si aggiusta i riccioli e lo scollo) Presto, presto!... Ero certa io della sua venuta! Dovrei mutarmi il vestito: questo mi fa un po' troppo pallida. (Si siede sulla panchina con amorosa posa, con la faccia volta verso la porta dalla quale deve entrare il visitatore. In quell'istante entra suor Carmela e Mariana, non potendo re­sistere oltre, guarda con ansia. Fra il silenzio della scena, appare Fernando. Mariana guarda il nuovo intervenuto con sbigottimento).

Mariana                         - (sconcertata) No!

Fernando                       - (coti aria triste) Mariana! Non hai piacere che io ti parli? Dimmi!

Mariana                         - Pietro! Dov'è Pietro? Lascialo entrare, per Dio! È giù, sotto, all'ingresso?... Sì, è laggiù! Fallo salire! Tu sei venuto qui con lui, non è vero? Tu sei tanto buono, Fer­nando. Egli sarà molto, molto stanco; ma ora potrà venire su.

Fernando                       - Sono solo, Mariana. Io nulla so di Pietro, nulla di lui!

Mariana                         - Tutti sanno e nessuno sa! Ma allora quando verrà qui per salvare la mia vita? Quando verrà a morire, se la morte sta per pren­dermi? Verrà? Dimmi, Fernando, non è ancora l'ora?

Fernando                       - (energicamente, ma con tristezza, vedendo l'attitudine di Mariana) Don Pietro non verrà qui, Mariana. Egli mai ti ha amato, mai. A quest'ora egli sarà già in Inghilterra, al sicuro, con gli altri liberali. I tuoi amici d'un tempo, ti hanno tutti abbandonata, tutti. Solo io, solo questo mio giovane cuore ti sta vicino e palpita per te, Mariana! Io solo, vedi, Ma­riana, ti sono rimasto fedele, io solo ti amo!

Mariana                         - (coti slancio) Perché mi dici tu queste cose? Io già sapevo, ma mai, mai io volli dirle alla mia speranza. Ed ora? Ora non è più come prima. La speranza, questa mia speranza ha tutto udito ed ora è morta, morta guardando negli occhi del mio Pietro. Sì, io ho ricamato la bandiera per lui. Per vivere ed amare la sua idea io cospirai. E quell'amore fu immenso, più grande ancora di quello verso i miei figli, di quello verso me stessa! Sì, sì, ama la libertà più di te stessa, Marianuccia! Amala, poiché io sarò quella medesima Libertà che tu adori!

Fernando                       - So che ti hanno condannata a morte. Fra qualche istante saranno qui a pren­derti, Mariana. Salvati e denuncia i nomi! Fallo per i tuoi figli! Per me, che ti offro la mia vita!

Mariana                         - No, non voglio che i miei figli un giorno mi disprezzino! I miei figli, invece, avranno un nome chiaro come la luna piena. I miei figli recheranno in viso uno splendore che gli anni e l'aria mai potranno offuscare! Se io parlo, se io denuncio i nomi alle autorità, il nome del nostro casato sarà pronunciato con disprezzo da tutta la gente di Granata.

Fernando                       - (drammatico) No, non può es­sere! Non voglio che un tu sia uccisa! Tu devi vi­vere, Mariana, tu devi vivere per il mio amore.

Mariana                         - (delirante) Ma che cos'è mai « amore », Fernando? Io non so che cosa sia « amore! ».

Fernando                       - (avvicinandolesi) Ma nessuno, nessuno ti ha amato mai quanto io ti amo, Ma­riana!

Mariana                         - (emozionata) Sì, io avrei dovuto amare te più di ogni altro al mondo, se il cuore non fosse il nostro grande nemico. Cuore, perché mi tormenti, se io non amo?

Fernando                       - Ah! tutti, tutti ti hanno abban-donato! Parla, denuncia, amami e vivi!

Mariana                         - (allontanandosi) Ma io sono già morta, amico mio! Le tue parole mi giungono attraverso il grande fiume del mondo che io ho abbandonato. Ora non sono più che una stella che si specchia nell'acqua fonda, non sono più che l'ultimo soffio sottile della brezza che si perde fra le tremule foglie del pioppo. (In fondo passa una suora con le mani al petto in croce e guarda, con inquieto occhio, i due).

Fernando                       - Io non so più che cosa fare per te! Quale strazio! Ora verranno a prenderti! Ah! potessi morire io e a te dare la vita!

Mariana                         - Morire! Qual lungo sonno senza sogni e senza notte! Pietro, io voglio morire, voglio morire per ciò per cui tu non morrai, per il puro ideale che diede improvvisa la sfolgo­rante luce ai tuoi occhi: Libertà! Perché non si spenga mai quel suo bagliore divino, io mi dono, io offro tutta la vita mia. In alto i cuori! Guarda Pietro, guarda dove mi ha portato il tuo amore! E tu mi amerai ancora più dopo, quando sarò morta; mi amerai ancora più e tanto che non ti sarà possibile vivere oltre. (Due suore entrano, con le mani al petto in croce, afflitte più che mai, e non osano avvicinarsi) Ed ora più non ti amo, ombra vaga della mia follia!

Suor Carmela                - (entrando) Mariana! (A Fernando) Signore, è l'ora di andar via.

Fernando                       - (addolorato) Lasciatemi stare an­cora!

Mariana                         - (come pazza) Vai, vai via! Chi sei tu? Io non ti conosco! Io non conosco nes­suno! Lasciatemi riposare, lasciatemi dormire tranquillamente!(Entra improvvisamente una altra suora, tutta emozionata e spaventata. Una altra, in fondo, attraversa % scena con passo affrettato: tiene una mano sulla fronte).

Fernando                       - (sempre più commosso) Addio, Mariana, addio.

Mariana                         - Vattene! Ora vengono a pren­dermi. (Fernanda esce, seguito dalle due suore) Sento il mondo come un granellino di sabbia fra le mie dita. (Viene un'altra suora) Morte! Ma che cos'è mai questa morte? (Rivolgendosi alle suore) E voialtre che cosa fate qui? Come vi sento lontane da me!

Suor Carmela                - (che giunge piangendo) Mariana!

Mariana                         - Perché piangete?

Suor Carmela                - Sono all'ingresso, signora!

Una Suora                     - Ora salgono le scale!(Entrano tutte le suore. Sul volto di tutte si legge la tri­stezza. Le due novizie stanno in prima fila. Suor Carmela, vicina a Mariana. Tutta la scena è invasa fino alla fine dell'atto dal grande e strano chiarore dei crepuscoli granadini. Luce rossa e verde penetra dagli archi, e i cipressi si colorano in modo tale dm sembrare pietre pre­ziose. Dal tetto scende una luce arancione che va ravvivandosi sempre più).

Mariana                         - Cuore, cuore mio non mi abban­donare! Silenzio! Dove vuoi andare? Anche tu hai bisogno di riposo. Ci attende tutta la gamma di luci che ha dietro di sé la morte. Cuore mio, non ti abbattere!

Suor Carmela                - Dimentica il mondo, dolce Mariana!

Mariana                         - Quanto lo sento lontano da me!

Suor Carmela                - Ora vengono a prenderti.

                                     

Mariana                         - Come ben comprendo ora quello che dice questa luce! Amore, amore, amore, ed eterne solitudini! (Entra il giudice dalla porta di sinistra).

Prima Novizia               - Il giudice

Seconda Novizia           - Se la portano via!

Giudice                         - Signora, eccomi a voi: giù, al por­tone, c'è una carrozza.

Mariana                         - Mille grazie, suor Carmela. Io salvo molte creature: esse piangeranno la mia morte. Vi raccomando di non dimenticare i miei figli.

Suor Carmela                - Che la Vergine ti protegga!

Mariana                         - Vi dò il mio cuore! Datemi un serto di fiori. Son questi i miei ultimi istanti, e voglio farmi bella. Voglio sentire la dura ca­rezza del mio anello e coprire i capelli con la mia veletta ricamata. Ama la Libertà sopra ogni cosa: io sono la Libertà in persona. Ti dò il mio sangue, che è il tuo sangue e il sangue di tutte le creature. Il cuore non si può comprare da nessuno. ( Una suora l'aiuta a mettersi la veletta. Mariana si dirige verso il fondo gridando) Ora sì che io so quello che dice l'usignolo e quello che dice l'albero. L'uomo è uno schiavo e non può rendersi libero. Libertà, libertà, supremo bene! Libertà vera, libertà, accendi per me tutte le tue stelle più lontane. Addio! Asciugate il vo­stro pianto!(Al giudice) Andiamo via e presto!

Suor Carmela                - Addio, figliola!

Mariana                         - E raccontate la mia storia a tutti i bimbi che verranno qui.

Suor Carmela                - Perché tanto hai amato, Iddio ti aprirà la sua porta. Ah! disgraziata Marianuccia! Fulgida rosa del più bel rosaio!

Prima Novizia               - (inginocchiandosi) I tuoi occhi belli non vedranno più la luce arancione che sparge la sera sui tetti di Granata. (Giunge improvviso e da lontano uno scampanìo).

Una Suora                     - (inginocchiandosi) Ne' più sentirai la dolce brezza primaverile accarezzare alle prime luci del giorno i vetri della tua ca­meretta.

Seconda Novizia           - (inginocchiandosi e baciando Porlo della lunga veste bianca di Mariana) Fiore di maggio! Luna di Andalusia! il tuo fi­danzato ti attenderà fra le siepi in fiore.

Suor Carmela                - Mariana, Marianuccia dal bello e triste nome, che anche i bimbi possano piangere il tuo martirio lungo la via.

Mariana                         - (uscendo) Io sono la Libertà: e così volle amore! Pietro! La Libertà per cui tu mi abbandonasti. Sono la Libertà, ferita da­gli uomini. Amore, amore, amore e sempiterne solitudini! (Uno scampanìo vivo e solenne in­vade la scena, e un coro di bimbi inizia, lontano, una romanza. Mariana esce lentamente, appog­giata a suor Carmela. Tutte le altre suore sono inginocchiate. Una luce splendente e festosa il­lumina la scena. In fondo, i bimbi cantano): Ah! qual triste giorno per Granata, ch'anco le pietre fa lagrimar, nel veder sul patibol Mariana perché i nomi non vuol denunciar!

FINE