Marito impotente, comare fetente

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Ora dicu ju, è mai possibili ca si accussi ‘ntrunatu

Belmonte Mezzagno, 27 Febbraio 2009

            www.roccochinnici.it

MARITO IMPOTENTE, COMARE FETENTE

Commedia brillante in due atti di: Rocco Chinnici

Gaetano, brama tantissimo per la comare che, per continuare a vederla, si finge persino gay; solo che…

PERSONAGGI:

                        Gaitano                                  capo famiglia

                        Rosalia                                   moglie

                        Angelino                                figlio

                        Filomena                                comare

                        Vincenzo                                marito

                        Pietro                                      compare

                        Dottore

                        Rachela                                  megera

                        Carmela                                  vicina

ROSALIA

E avoglia di roba da portare al dottore! Il capretto, il bidone col vino… l’olio nuovo; e ora? Mi vuoi dire, ora, perché non ti butti a mare con una pietra legata al collo? E’ mai possibile dico io che sei così broccolone? Come, andiamo dal dottore per la visita di controllo e cominci col fare ginnastica! E com’eri ginnico!

GAETANO

Lui mi diceva: alza la gamba! Cosa dovevo fare io?

ROSALIA

Cosa dovevi fare? E me lo chiedi pure? Alzavi il braccio, no!

GAETANO

Lui diceva la gamba! La gamba diceva!

ROSALIA

E si, si ho capito! E tu, t’ho appena detto, alzavi il braccio! Il braccio; hai capito? Hai dimenticato cosa t’ha detto compare Pietro? “Se vuoi che ti riconoscano la pensione d’invalidità, devi fare l’inbecille… che tra l’altro lo sei, e fare il contrario di ciò che ti chiede il suo amico dottore, perché la visita non è solo lui a fartela, ci sono altri medici della commissione, e quindi devi fingere per… (evidenziato) gli al-tri! Dovevi solo fare finta di non capire nulla… essere un po’ tonto! Invece…

GAETANO

A me veniva istintivo fare ciò che mi chiedeva il dottore.

ROSALIA

(Esasperata e con un sottile filo di ironia) Ah, si! Ti veniva istintivo, gioia di mamma! E certo. (Adirata) E a me, a me non verrebbe istintivo darti un colpo di borsa sul muso? (Rabbia contenuta)  Però non è che te la do; anche se te ne darei tanti di colpi sino a lasciarmi il manico nelle mani! Come! Era l’occasione buona per sistemarci del tutto, e tu…

GAETANO

Io è già che son bello e sistemato da poi che ho conosciuto te; e la pensione avrebbero già dovuto darmela per il solo fatto che ti sopporto. Oh!!! Ma cosa volete da me, tu e il compare? Non è venuta a voi due questa bella idea dell’invalidità? Perché non vai tu a controllo visto che sai recitare così bene? Son sicuro che ti riconoscerebbero il punteggio massimo.

ROSALIA

Guarda un po’ che faccia da baccalà che ha! E allora perché non glielo dicevamo al compare di lasciar perdere invece di regalare tutto quel ben di Dio al dottore che c’è costato un occhio! Ma poi, dico io, quest’altro caprone, se li è presi tutti i regali, e allora perché non ti riconosceva l’invalidità?

GAETANO

Oh!!! Ancora continui?

ROSALIA

Come, ancora continuo! T’avrebbe riconosciuto quanto meno… la minima insomma! Invece… vuoi dirmi come facciamo ad andare avanti così, senza il becco di un quattrino in casa?

GAETANO

E allora! Cosa vuoi? Mi fermo e incomincio col guardare te per quanto sei bella?  

ROSALIA

Vai a guardare tua sorella, pigrone che non sei altro! E cerca di non continuare a sbagliare, se no questa borsa vero te la rompo in testa! E ricordati che io non ho nessun bisogno di essere guardata da te!

GAETANO

E allora… che faccio… passeggio? Dimmelo tu! O credi che per me sia facile stare senza far niente!

ROSALIA

Ah, si?

GAETANO

Ah, no! Dimmi, ce la faresti te a stare senza far niente?

ROSALIA

Io? Certo che no! Impazzirei.

GAETANO

Ecco! Vedi? Lo dice pure tu ch’è difficile stare senza far niente?

ROSALIA

(Sbalordita) Tu guarda, quanto la sa lunga! E allora perché non ti rompi le gambe e vedi d’andare a far qualcosa? Devo per forza dirtelo io… d’andare a lavorare? Non lo capisci da te? Non capisci che non puoi stare sempre a spasso! Stai consumando tutto il pavimento a furia di passeggiargli sopra. Ricordati che hai una famiglia sulle spalle da mantenere! Lo vuoi capire?

GAETANO

Ah, si! Ho una famiglia; e che famiglia, Dio benedica! Ho te, mezza sconclusionata, e quell’altro inconcludente di tuo figlio che quando parla ci vuole l’interprete… anzi, dove lo hai mandato?

ROSALIA

Senti, non cambiare discorso che se il figlio è nato così è grazie al grandissimo impegno che hai messo nel farlo! Pigrone anche in questo sei stato! E ti ricordo ancora che hai sempre una famiglia sulle spalle; non dimenticarlo.

GAETANO

E allora sapete cosa fate, scendete dalle mie spalle e rompetevi il collo andando a lavorare tutti e quanti siete!

ROSALIA

No, no, no, no! Non può essere, tu (indicando la testa) qui non tieni niente, è vuota; ecco perché il dottore non s’è accorto di nulla! Dove vuoi che lo mandi Angelino… che già è tanto quando mi aiuta far qualche piccola faccenda di casa? Di, non è l’uomo che deve sostenere la famiglia? Hai già dimenticato quanto disse il prete quando ci sposò? Il marito…

GAETANO

Senti, non tocchiamo questo tasto! Guarda che il prete ha detto così perché non ha una moglie come te! E poi senti, bellina, non l’avete voluta l’emancipazione della donna? Quindi… vai e corri a lavorare anche tu! Oh, e avete il coraggio di fare anche la festa della donna! Cosa volete di più? Andate a cercare il lavoro anche voi! Dovreste invece piangere quel giorno, tirarvi i capelli pelo per pelo al pensiero che molte donne sono morte per questa causa, altro che festa! Ogni occasione è buona per far festa, festa e festa! Ma cosa credi di poter vivere solo facendo festa? E poi, come devo dirtelo che a me, in questo periodo, non piace proprio andare a lavorare, lo vuoi capire? Mi se-cca! Quindi vedi cosa devi fare che dopo, quando mi sento, vuol dire che ti darò il cambio.

ROSALIA

(Meravigliata) Ma… è sicuro che… te l’hanno fatta pure in testa la visita?

GAETANO

Senti, è tempo perso ripetere sempre le stesse cose; io, di lavorare non ne ho nessuna intenzione… almeno per ora, quindi organizzati e muoviti.

ROSALIA

Giuro che se non fosse per chi fosse, fosse che fosse la volta buona di mandarti a quel paese in quattro e quattr’otto!

GAETANO

Guarda che a me di tutti questi tuoi fosse non me ne frega proprio niente; e se capisci che non ti conviene… (indicando la porta) vedi? Quella è la porta. Oh! E ora sai chi ti dico?

ROSALIA

(Precedendolo con ironia) …Vado a farmi un riposino, non svegliarmi prima ch’è sera! Oramai la conosco questa musica.

GAETANO

(Ironico) Ah, si! E allora sai che fai, suona e comincia a ballare, serve che ti passa (esce per l’altra stanza).

ROSALIA

E s’è andato a coricare, oh! No, no, no, no, no! Questa è vita che non può continuare! E’ mai possibile che dorme più del materasso! Eh, no! Devo trovarlo un rimedio!

GAETANO V.F.S.

(Da fuori scena con voce altezzosa) Corri a cercati un lavoro  t’ho detto! (Bussano).

FILOMENA

Comare Rosalia! Si può? Si può, comare?

ROSALIA

Sentiamo un po’ cosa vuole la curiosona! Entri, si accomodi!

FILOMENA

Buon giorno comare. Non c’è il compare? (La osserva attentamente) Sa che mi sembra strana! Che c’è? Che ha, comare?

ROSALIA

(Indisposta) Niente! E’ mai possibile che per lei ha da essercene sempre una nuova?

FILOMENA

(Risentita) Non è che stamani l’han morsa le api? O pure suo figlio ne ha combinata una delle sue?

ROSALIA

Nulla di tutto questo! E ora se vuol dirmi…

FILOMENA

Ah, capisco; forse il compare! Vero?

ROSALIA

(Annuisce) Eh!

FILOMENA

Lo sapevo! E scommetto pure che non vuole andare a lavorare!

ROSALIA

Ah, magari lei lo sa? E… non è solo questo; è che qui si va a peggiorare! A peggiorare si va, comare!

FILOMENA

A peggiorare! E come?

ROSALIA

Dice che… a lavorare, d’ora in poi, devo andarci io!

FILOMENA

Dove! A lavorare?

ROSALIA

Si, si comare, non gliel’ho detto!

FILOMENA

Ma, lei… niente! Vero? (Rosalia non risponde) Sa che pure mio marito m’aveva fatto lo stesso discorso?

ROSALIA

Il compare?

FILOMENA

Eh, si, proprio lui! Dice che gli era seccato d’andare a lavorare e voleva stare a in casa… a dormire! Ha capito, comare? A dormire!

ROSALIA

Anche lui! Lo stesso discorso! E’ di là, aggrappato al materasso che dorme.

FILOMENA

Evviva! “E mio padre mi voleva in America!” (Un vecchio modo di dire) Ah, ma io l’ho trovato subito il rimedio per mio marito! E la mattina sa come corre al cantiere, vola! E’ sempre il primo a timbrare il cartellino!

ROSALIA

No!

FILOMENA

Si invece!

 

ROSALIA

Davvero! E come ha fatto, comare?

FILOMENA

Come ho fatto, dice? Semplicissimo! Per prima cosa gli ho detto che se non andava a lavorare, doveva dimenticarsi di quel… (fare a l’amore) discorso… lei mi capisce? Se lo poteva dimenticare di… 

ROSALIA

(Scoraggiata) E allora, comare è tempo perso andare avanti, perché riguardo a questo il compare è da tempo che l’ha dimenticato; sa cosa fa? La sera, quand’è ora d’andare a letto, come io comincio a spogliarmi, lui prende e si gira…

FILOMENA

(Gioisce) Bravo il compare!

ROSALIA

(Meravigliata) Come, bravo il compare! Ma cosa dice!

FILOMENA

(Cerca di riprendersi) No… niente…, volevo dire bravo nel senso che è… educato; lei si spoglia e lui… per non metterla in imbarazzo… si gira; si ecco.

ROSALIA

Ma cosa vuole abbindolarmi? Scusi che forse quando lei si spoglia, suo marito…

FILOMENA

Comare, io per evitare tutto questo, mi corico con tutti i vestiti; poi, quando mio marito s’addormenta, prendo e mi spoglio.

ROSALIA

Il fatto è che lui non mi da nemmeno il tempo di spogliarmi che subito comincia a russare, ma così forte che sembra addormentato da cent’anni! (Gaetano fa capolino e la comare s’accorge di lui).

FILOMENA

Chi, lui? No!!! Non è possibile! Allora sbaglio c’è! (Gaetano fa capire alla comare d’avere sbagliato).

ROSALIA

(Impietrita) Come… come! Sbaglio? E lei… scusi, meglio di me vuol saperlo?

FILOMENA

(Vuol ricredersi, far finta d’avere sbagliato) Io… cosa? Ma quando mai! Cosa ha capito? No! Io… io volevo dire… che il compare, forse poteva essere diventato… (facendo segno di gay) che so, aver preso la strada di… (toccandosi l’orecchio).

ROSALIA

Ah, ancora che sentivo!

FILOMENA

 …E sarebbe potuto diventare… femminuccia; e allora…

ROSALIA

E allora?

FILOMENA

Comare, lei non vede come si comporta? Come cammina? Come parla, insomma? Certo, magari lei standogli accanto… non si rende più conto perché s’è  abituata a vederlo sempre in quel modo; mentre ora deve cercare di stare più attenta e notare i particolari, gli atteggiamenti e se ha questi sintomi… femminili.

ROSALIA

No!!! Non credo… E come, così all’improvviso?

FILOMENA

Comare, quando una disgrazia ha da presentarsi non è che bussa alla porta!

ROSALIA

Così dice? E allora… chi sa. Forse, forse… potrebbe avere ragione! Perché è strano per lui che era… come dire… lei mi capisce…

FILOMENA

(Compiaciuta) Eh, comare!!! Avoglia se la capisco!!!

ROSALIA

(Sbalordita) Ancora! Sa che parla come se lei…

FILOMENA

Io! Io… cosa? Ma quando mai! Che va a pensare! Io dicevo: e come!!! Nel senso che la capisco… inquanto… è dura per lei, che… (Gaetano se ne rientra).

ROSALIA

(Un po’ stupita) Ah, ora si! E poi dice che sono io la strana. Oggi, lei è come se parlasse… al telegrafo. E’ come se lei… con mio marito…

FILOMENA

Ancora, comare! Io! Io cosa? Io sto solo cercando di aiutarla a capire.

ROSALIA

Su, lasci perdere, comare, che oggi non è per niente la giornata giusta; vuol dire che da ora in poi starò più attenta a mio marito. Volevo chiederle: come mai quando è arrivata ha chiesto se mio marito era in casa?

FILOMENA

Io? Del compare?

ROSALIA

Proprio così. E’ arrivata dicendo: non c’è il compare?

FILOMENA

(Cercando di non farsi scoprire) Ah, il compare, e già! Sa com’è? Siccome ho… la lampadina del lampadario che non funziona…

ROSALIA

E cosa c’entra mio marito col suo lampadario? O che forse pensava fosse un elettricista?

FILOMENA

No, no! Solo che lui si presta per questi… lavoretti, ed io…

ROSALIA

(Ironica) Perché si sloga i polsi, o gli cadono i pantaloni a suo marito per cambiare la lampadina? O ha paura che svitando la lampadina possano venirgli fuori le emorroidi?

FILOMENA

Non è per questo, è che mio marito… ha paura della corrente.

ROSALIA

Per svitare una lampadina? (Ironica) oh, quanto è delicato il compare!

FILOMENA

(Risentita) E basta, comare, basta! Quanto la sta facendo lunga oggi! Non ne parliamo più; vuol dire che mi presta la scala e la cambio io!

ROSALIA

(Si sente russare Gaetano) Scusi comare per la mia malacreanza; non gliel’ho detto? Sicuramenti oggi… non è proprio la giornata giusta. Aspetti che con la scusa sveglio mio marito e chiude la falegnameria; sente che musica? Gaetano, Gaetano!

GAETANO V.F.S.

(Che aveva sentito e capito tutto, fa  la voce effeminata) Che c’è? Chiami me? (Rosalìa, sbalordita, guarda la comare che le fa le spallucce).

FILOMENA

(Meravigliata) Urca, comare! Allora non è suo marito a dormire, mi scusi! Meglio di così come ha da dimostrarglielo? Si capisce benissimo da come parla!

ROSALIA

(Meravigliata) Ma… sicuro lui era? Che voce fine che ha! E come, così, all’improvviso!

FILOMENA

Non gliel’ho detto pocanzi? Queste sono malattie strane che arrivano così… in un lampo.

ROSALIA

Aspetti che riprovo a chiamarlo, può anche darsi che ho capito male. Gaetano! Gaetano!

GAETANO V.F.S.

(Sempre con voce gay e sdolcinato) Si, gioia! T’ho detto: che vuoi?

ROSALIA

Oh, Madonna del Carmine! Allora non mi ero sbagliata! Che vergogna! E ora, che dirà la gente? Gli amici, i parenti! Che figuraccia! (A suo marito) Porta, porta qui la scala; c’è la comare che ha una lampadina che non funziona.

GAETANO V.F.S.

Subito, arrivo! (Entra con la scala camminando in modo particolare e facendo finta d’essere dispiaciuto) Non ne aveva da fare a casa, comare, con questa lampadina? Io stavo appunto dormendo! E… se sapesse che stavo sognando… dirigevo un’orchestra…

FILOMENA

Si, si, la sentivamo la musica! (A Rosalia che era rimasta impietrita) Scommetto che era musica da… camera (risatina), vero, comare?

GAETANO

Su, comare, giacché… mi sono svegliato, andiamo…, gliela cambio io la lampadina! Però lei deve sorreggermi la scala, perché se mi gira la testa posso… cadere! (Escono. Rosalia rimane impietrita a guardarli).

ROSALIA

(Sempre sbalordita, fissa l’uscita del marito) Bih!!! E come, così, all’improvviso! E… com’è che non l’avevo ancora notato?  Gesù mio! Però avrei dovuto capirlo già da un po’ che lui… con me… (fa segno di niente) poverino! E io che credevo… che s’era già stancato… d’abbracciarmi… (Preoccupata) E ora… come faccio ora col vicinato, gli amici; che vergogna! Fortuna ch’è venuta la comare, se no… chissà per quanto tempo sarebbe andata avanti questa storia… anche se… a dir la verità, poco fa, non mi era proprio sembrato che fosse così! Niente, sicuramente oramai non gli facevo più caso, e chissà da quanto dura… pover’uomo; ed io che pensavo… (Bussano).

PIETRO

Si puo’, si puo’, comare?

ROSALIA

Oh, compare Pietro! (Tra se) E ora, cosa gli dico? Entri, entri, si accomodi.

PIETRO

(Preoccupato) Buon giorno comare; che faccia che ha! Stamani mi sembra alquanto strana! Ma… mi dica un po’, ho visto per strada compare Pietro con la scala in spalla che andava con donna Filomena; sa che m’è sembrato… non so come descriverlo… era come se… forse è meglio lasciar perdere. (Guarda un po’ in giro e cambia discorso)  Angelino no cè?

ROSALIA

L’ho mandato a comprare il pane e sicuramente si sarà fermato a parlare con qualche suo amico. Mi stava dicendo che ha incontrato mio marito e… allora?

PIETRO

M’è sembrato strano! Camminava un po’… (Facendo un po’ di passi da effeminato) Non è che ha le gambe indolenzite? E poi… sa cosa mi ha detto: (con la voce gay) ciao, ciao compare! Comare non è che siamo a carnevale e ha voluto farmi uno scherzo?

ROSALIA

A carnevale si! Forse il compare avrà fatto un brutto sogno e…

PIETRO

(Stupito) E… cosa?

ROSALIA

Può succedere che quando uno sogna di essere… che so… zoppo, quando si sveglia cammina… zoppicando?

PIETRO

Su, comare! Allora mi succede che sogno di essere ricco, e come mi sveglio comincio col contare banconote da mattina a sera! Ma da dove li prende questi discorsi? E che c’entra il compare con questo discorso?

ROSALIA

(Preoccupata) E che ne so! Poco fa s’è coricato che era… maschio…

PIETRO

(Meravigliato) …Il compare?

ROSALIA

E si certo, allora chi se no! E ora s’è svegliato che è… non mi viene nemmeno la parola…

PIETRO

Ah, ora capisco! Lei pensa che il compare… mentre dormiva, ha sognato d’esser donna e ora… è diventato… Certo potrebbe succedere una cosa del genere, anche se a me sembra alquanto strano; ma questo è lo psicologo che può saperlo.

ROSALIA

(Non capisce) Lo psi… che?

PIETRO

No che; co-lo-go! E’ un dottore che sa tirar fuori dalla nostra pancia tutti i segreti che noi custodiamo gelosamente, cose che neanche lei immagina. E quindi, ora… cosa ci sarebbe da fare?

ROSALIA

A me, lo chiede! (Preoccupata) E che ne so io! M’è sembrato un fulmine a ciel sereno! Così… di punto in bianco, è diventato… una femminuccia. (Alludendo al marito) Lui che era… come si dice, bagnato; gli è piovuto di sopra, quindi…  

PIETRO

No!!! Non credo; fuori non pioveva affatto!

ROSALIA

(Meravigliata) Piovere! Piovere cosa? Ma cos’ha capito?

PIETRO

Non ha detto che gli è piovuto di sopra?

ROSALIA

A chi, a mio marito?

PIETRO

Si, si, a lui! Non ha detto che la pioggia…

ROSALIA

Compare, io ch’ero già bella e confusa, lei… Cosa c’entra la pioggia in questo discorso? Io intendevo dire come quel famoso proverbio che dice: “Piove sul bagnato!” Nel senso che disgrazia sopra disgrazia. Ha capito, ora?

PIETRO

Nientemeno! E io credevo che la pioggia…

ROSALIA

E ora, ora cosa ci sarebbe da fare, quando si diventa così?

PIETRO

(Preoccupato) Oh, oh! Perché continua a guardare me? Io… è meglio chiarirlo subito, di queste cose non ne capisco un tubo, e non so quindi come consigliarla. E poi, stamatina…, quando ha passato la visita, il dottore non lo ha visto che era… così? Aspetti, aspetti… Allora… è fatta!  Gliel’ha riconosciuta la malattia, vero?

ROSALIA

Ma quando mai, compare!

PIETRO

Come! Allora stamatina era… buono?

ROSALIA

Ancora, compare! Le ho detto che lui ora è diventato così! Si spieghi meglio piuttosto.

PIETRO

Cosa c’è da spiegarsi, mi scusi. Volevo dire che a saperlo prima che sarebbe diventato così, non avremmo portato tutti quei regali al dottore!

 

ROSALIA

Ah, perché, adesso… il compare, è diventato… davvero inabile, cioè… invalido?

PIETRO

E certo! Poveraccio, più invalido di com’è!

ROSALIA

E allora, tutti uelli che sono… (facendo il gesto di gay) sono tutti invalidi? (Pietro annuisce) E… hanno tutti la pensione?

PIETRO

Uhm! La pensione si! Lo stato non la riconosce a quelli che stanno per morire, e… vuole che la riconosce a quelli che sono così!

ROSALIA

Siccome lei parlava d’invalidità…

PIETRO

D’invalidità certo! Solo d’invalidità.

ROSALIA

E perché, quando uno è invalido, non ha la pensione?

PIETRO

Comare! A seconda del tipo d’invalidità! Se il compare, oltre a quello che gli è veunto adesso, avrebbe dato ad intendere al dottore che era: sordo, muto, stolido, rincitrullito, pieno di dolori…

ROSALIA

Quando mai! Avrebbe dovuto vederlo! Sembrava un ballerino di flamenco, invece! E un scilinguagnolo (parlantina), neanche un avvocato alla prima causa!

PIETRO

E allora, comare… (fa segnale che non c’è niente da fare). purtroppo, si può pulire il muso. (Poi ci ripensa) Tranne che…

ROSALIA

Che…

PIETRO

Dovreste dichiarare che il compare, siccome è stato contagiato da questa malattia… tanto si vede benissimo, per il dispiacere è venuta a mancargli la vista.

ROSALIA

Ha perso la vista… chi, il compare? E come, non l’ha visto ch’era tranquillo? Anzi, per il dispiacere… come dice lei, è andato a cambiarle la lampadina al lampadario di comare… (Preoccupata) Aspetta, aspetta! Ma… non è che comare Filomena… No! Non credo che tutti e due vogliono farmi… fessa? Certo che la comare… una volta la porta che le cigola, un’altra volta le fa rumore la macchina da cucire, ora la lampadina… Ne può voler mai mio marito di lavorare!

PIETRO

(Non capisce) Non capisco, comare, cos’è successo? Si spieghi meglio.

ROSALIA

C’è che mio marito, facendo… l’impotente, pensa di non farmi capire niente di eventuali… tra-di-men-ti. (Ha un’idea) Compare solo lei può aiutarmi a sciogliere il bandolo di questa matassa che va sempre più ingarbugliandosi.

PIETRO

Io! E come?

ROSALIA

Per prima cosa dovreste diventare… come lui!

PIETRO

Come! Facendo…(facendo il verso di gay)  no, no, no, no, no!

ROSALIA

Per finta, per finta! Una semplice finzione, s’intende.

PIETRO

Non sia mai! Ma lo capisce, se viene a saperlo la comare… Gli amici, la gente che mi conosce! No, no, e no!

ROSALIA

Quale amici e comare! Qui, qui dentro casa mia ha da fare la parte!

PIETRO

Qui… dentro? (Preoccupato) Comare, sa ch’è veramente strana? Non è che… è invece lei a cominciare col dare i numeri?

ROSALIA

Io! Io cosa? Ho l’impressione, invece, che mio marito e comare Filomena… (fa segno come a voler dire stanno vicini) ha capito?

PIETRO

No!!! Allora il compare è per finta che fa… così… Il compare e donna Filomena… No, non credo!

ROSALIA

Io, invece, più ci penso e più vado convincendomi che è così; perché un momento fa, prima che arrivasse la… (ironica) signora! Non m’era sembrato che lui fosse così. Compare, la prego, solo lei puoi aiutarmi a sciogliere questo bandolo. Dovrebbe diventare come mio marito.

PIETRO

(Fa un gestaccio) Teh!!! Mi scusi comare, ma lei…

ROSALIA

Per finta, per finta s’intende!

PIETRO

E allora sa cosa facciamo per capire s’è tutta una falsa? M’è venuta in mente una bellissima idea: io faccio come dice lei, e le farà quello che le dico io.

ROSALIA

Sentiamo un po’ quello che dovrei fare.

PIETRO

Giacché io dovrei diventare come dice lei, femminuccia, ce ne andiamo nella stanaza da letto…

ROSALIA

(Scandalizzata) Ma… compare! Nella stanza da letto ha detto?  La scordi questa idea! Non ci penso nemmeno!

PIETRO

Quale idea se non le ho ancora detto niente.

ROSALIA

Non occorre proprio che si spieghi.

PIETRO

Cosa ha capito, comare? Dicevo nella stanza da letto solo per aspettare che arrivi il compare!

ROSALIA

Pure!!! Quindi per aspettare che arrivi il compare?

PIETRO

Vuole si o no lasciarmi finire di parlare!

ROSALIA

E va bene, continui.

PIETRO

Ci mettiamo nella stanza da letto, e non appena sentiamo entrare, prima esce lei come se fosse soddisfatta di aver fatto… (A l’amore) lei capisce, intanto entro io che vado sistemandomi gli indumenti, e… (le parla all’orecchio) Ha capito, ora?

ROSALIA

Così dice? No è che lei, compare, rischia di prendere bastonate prima di chiarire l’equivoco?

PIETRO

Comare, lei pensa che se il compare fosse diventato così, possa fregargliene qualcosa se entro ed esco dalla stanza da letto con lei? (Si sente rumore, è Gaetano che torna con la scala. Chiama sua moglie sempre come se fosse veramente gay) E… mi raccomando, senza fargli capire niente che tutto va venendo da se.

GAETANO V.F.S.

Rosalia! Amore, apri la porta!

PIETRO

Qui è la donzella! Su, su andiamo! (Escono per l’altra stanza).

GAETANO

Gioia! Dove sei? Apri, che con la scala mi viene difficile. (Silenzio) Che fa, non senti, amore? (Nessuno risponde e prova ad aprire lui) Ho capito, vuol dire che proverò io ad aprire. (Apre e riesce a prendere la scala. Poi fa un verso sdolcinato come a fare un richiamo nei boschi) Iuuuh! Iuuuh! Gioia! Iuuuh! (Entra Rosalia. Ha il viso arrossato, si va sistemando gli indumenti e i capelli). Ma che hai che sei così accaldata? E’ come se avessi voglia di… Che è? Ch’è successo, gioia? (Entra Pietro con i capelli scombinati e che va infilandosi la giacca. Gaetano rimane impietrito e guarda la moglie e il compare). Ih, e com’è finita? Da dove viene quell’altro? (Silenzio. Riprende sempre facendo il gay) Non risponde, compare? (Poi alla moglie) E tu… niente hai da dire, svergognata?

 

ROSALIA

(Sdolcinata) Io? E cosa devo dire gioia? Hai finito, pittosto, di fare… l’elettricista?

GAETANO

(Si avvicina al compare con rabbia contenuta) E’ sicuro che lei non ha niente da dirmi? (Alla moglie) E perché è pure rosso e ha la giacca levata? 

ROSALIA

(Sempre ironica) Sai che fu, gioia?

GAETANO

E finiscila con questo gioia!

ROSALIA

Che non appena sei andato via tu, si è otturato il… lavandino; e mentre tu facevi l’elettrauto, il compare faceva il (ancora ironica) fontaniere, e… ha sturato il… lavandino.

PIETRO

(Facendo anch’egli il gay) Comare, forse è meglio che me ne vada, che qui il compare è un po’ incazzato.

GAETANO

(Alla moglie) E che fu? Perché parla anch’egli così?

ROSALIA

E che ne so! Sicuramente ci saranno microbi che volano in aria e infettano; può essere che è arrivata dalla Norvegia la… finocchite.

PIETRO

Vi saluto comare! Se si dovesse otturare ancora il lavandino, mi chiami che arrivo subito, e… Ciao, ciao, compare. (Esce, camminando da gay, mentre Gaetano resta a guardarlo impietrito).

GAETANO

Senti, cos’è questo discorso del lavandino? (Silenzio) Ah, non rispondi! Scellerata! (Comincia a salire la scala, che era li a gambe aperte, adirato e rivolgendosi al Signore) Oh, Signore, signore!

ROSALIA

(Con un filo di ironia) Sali, Sali che il Signore può sentirti meglio!

GAETANO

(Sale ancora) Vedi tu, signore, cos’hanno da vedere i miei occhi!

ROSALIA

Senti, non salire più in alto che ti vengono le vertigini e puoi cadere, e qui non c’è la (ironica) co-ma-re che può soccorrerti!

GATENAO

(Pensieroso; poi ricordandosi che quella era la stanza da letto…) Ma… aspetta, aspetta! Quella non è la stanza…. E… il lavandino, che c’entra il lavandino nella stanza da letto?

ROSALIA

Ma guarda un po’! Sai che non ci avevo fatto caso! E beh, come viene il compare vuol dire che gli dirò d’avere sbagliato stanza, va bene… gioia?

GAETANO

(Sale sino all’ultimo gradino) T’ho detto finiscila con questo gioia! E se non mi spieghi il discorso del lavandino, giuro che mi butto da qui sopra.

ROSALIA

Senti che fai…

GAETANO

Parla e sbrigati a narrarmi di questo mistero.

ROSALIA

Se hai davvero il piacere di buttarti dalla scala, ti conviene andare li dentro che c’è la scala più alta (bussano).

ANGELINO

(Lo scemo del paese e figlio dei due, e parlerà come tale: la S diventa T, la F la pronunzierà P e così ad andare avanti) Mà, (mamma) oh, ma!

ROSALIA

Entra, entra Angelino. (E’ vestito alla sanfrasò e va leccandosi una lecca lecca). Non dirmi che con i soldi del pane ti sei comprata la lecca lecca?

ANGELINO

Tao, mà! (s’accorge di Gaetano sopra la scala). E te (che) fa lui li topa? Il tomittio? (comizio).

ROSALIA

Eh, quest’anno tuo padre entra in politica! Dice che vuol fare il sindaco. E ha cominciato col fare i comizi.

ANGELINO

Ah, ti! E me lo pai tentire tome (come) pai il tomottio? (Silenzio). A te appetto (aspetto), hai tapito? (Sempre silenzio).

ROSALIA

Senti, ma il pane dov’è? (S’accorge che Angelino ha la camicia strappata) Ih, e come mai hai la camicia strappata? Dove sei stato si può sapere? (Angelino non risponde perché intento a guardare Gaetano sulla scala) Con te parlo! Dove l’hai strappata la camicia?

ANGELINO

Ttavo (stavo) uccendo (uscendo) da dento l’ammadio (armadio) di cotta di cotta (corsa)  e ti è ttappata. (Poi a suo padre) Allora, me lo fai tentire il tomittio? (comizio).

ROSALIA

Perché, ti nascondi negli armadi, ora?

ANGELINO

Ti, ti! (si).

ROSALIA

Ed io non ne sapevo niente.

ANGELINO

Io non mi naccondo nell’ammadio quello notto! (nostro).

ROSALIA

Ah, no!

ANGELINO

Lo tai te fattio, mà, ento(entro) dento le cate (case) delle pettone (persone), e… te vedo te non te (c’è) nettuno, rubbo le cote doci (dolci): tioccolatto, taramelle, biccotti… ma te tento (sento) te tte (c’è) quacuno mi naccondo dento l’ammadio; poi, quando te ne vanno, io ecco di cotta e ccappo (scappo) fuori. Hai tapito?

ROSALIA

(Non capisce) Eh, avoglia! Io ho solo capito: tiritì tiritì tiritì; tirità tirità tirità! E… dimmi unaltra cosa, non è che ti fai venire la felice idea di nasconderti pure nel nostro armadio? Perché… io le gambe ti spezzo, sai!

ANGELINO

No, in quello notto (nostro) non mi ti tono metto! E quetto (mostrando il lecca lecca) lo tai dove l’ho preto?

ROSALIA

Sentiamo, dove?

ANGELINO

Nella cata di donna Pilomena!

ROSALIA

(Meravigliata) Donna… Fi…lomena? La comare?

ANGELINO

Ti, ti!. Allora, tono venute due pettone, un macchio e la tignora Pilomena, però il macchio non mi era tembato (sembrato) il marito della tignora; e io mi tono naccotto di cotta di cotta dento l’ammadio, e mi tono ttappato (strappato) la camita. (Indicandola) Vitto? (visto).

ROSALIA

E alloggio!

ANGELINO

(Non capisce) Tome? Ambrogio? E ti è quetto? (questo).

ROSALIA

No, niente, a questo non lo conosco nemmeno io. (Tra se) Come se oggi non avessi nulla da fare.

ANGELINO

(A Gaitanu) Allora, me lo fai tentire il comittio?

GAETANO

(Sempre con la voce da gay) Ma dico non ne hai da fare prima che perdo la pasienza?

ANGELINO

(A Rosalia) Che dite, vado a mangiare alla menta?

ROSALIA

Si al rosmarino!

ANGELINO

E tome palla (parla), mà (mamma)? Te è raffeddato?

ROSALIA

Senti, Angelino, lascia perdere e dimmi cosa vuoi, parla.

ANGELINO

Devo pallare col tignor tindaco (sindaco). (Guardandolo attentamente) E pure lo tai che tu tembi… tembi…  (Gaetano gli fa segni di stare zitto) Cot’è, gli mantia il nato? Tembi popio quello te è venuto con la tignora Pilomena, lo tai? Tolo te quello non pallava (parlava) tome palli tu.

ROSALIA

(Comincia a capire) Aspetta, aspetta… Senti, Angelino, non è che… Pilomena, vuol dire per caso… Filomena?

ANCILUZZU

Ti, ti!!!  La tignora Pilomena! Catto, finalmente lo hai tapito!

ROSALIA

E… che han fatto, che han fatto allora? Sono entrati… dove c’era l’armadio?

ANGELINO

Nell’ammadio dove ttero (c’ero) io?

ROSALIA

No dentro l’armadio! Nella stanza dove c’era l’armadio! Cioè… nella stanza da… letto?

ANGELINO

Cetto! Pecché l’ammadio, tu, dove lo tieni in cutina?

ROSALIA

E… senti, (indicando il marito) questo signore…

ANGELINO

Il tindaco?

ROSALIA

Il sindaco, si! Non ricordi se era (indicando ancora il marito) lui… lui? (Gaetano gli fa segni di no e di stare zitto).

ANGELINO

(A Rusulia) Ma te (che) ha te fa tempe (sempre) cotì? (ripete gli gesti di Gaetano).

ROSALIA

Lascialo perdere e a scoltami! Allora, ti ricordi o no?

ANGELINO

Io guaddavo dal buco del terratura, e non vedevo tutte cote bene. Però mi era tembato… il tindaco.

GAETANO

(Perde la pazienza e scende per acchiapparlo.) Ah, si, ti è sembrato il sindaco? Aspetta che ora te lo faccio vedere io se era il sindaco o l’assessore!

ANGELINO

(Scappa avanti e indietro per le stanze) Aiuto! Aiuto, mà, mi vuole ammattare! Mi tome (come) t’arrabbia! E te ho detto!

ROSALIA

Ah, si! E allora aspetta che anch’io ho da chiederti qualcosa… (ironica) Il sindaco, l’elettricista! (Prende un mattarello ch’era posato nei pressi e comincia ad inseguire Gaetano che a sua volta inseguiva Angelino. Tutto a soggetto mentre si chiude il sipario del primo atto).

ANGELINO

Pà, non ti è piatuta (piaciuta) la tignora Pilomena? Ora torri, ora!

ROSALIA

Ah, si gli è piaciuta la signora Filomena! Vieni qui, fermati! Fermati t’ho detto!

FINE  PRIMO  ATTO

SECONDO  ATTO

(Scena come la precedente. Gaetano ha delle medicazioni e la testa fasciata per le bastonate)

ROSALIA

E ora, mi raccomando, come il dottore ti dice di alzare la gamba, alzala che come usciamo dallo studio te la do io una gamabata in testa!

GAETANO

Ma io…

ROSALIA

Zitto t’ho detto! Che dopo tutto quello che hai combinato, non hai nessun diritto di parlare.

GAETANO

Ma infine, si puo’ sapere che cosa ho combinato? E’ mai possibile che per quanto ho cambiato una lampadina alla comare mi hai ridotto così? Il pesce, il baccalà; e finiscila ora!

ROSALIA

Tu hai da ringraziare Dio che non posso mettere la mano sul fuoco; perché allora si che te lo darei io il pesce e il baccalà! E unaltra cosa ancora: guai a te se anche questa volta non ti riconoscono l’invalidità, (fa come per tirare il collo ad una gallina) hai capito, vero?

GAETANO

Si, ma…

ROSALIA

Ancora parli!

GAETANO

E se…

ANGELINO

Minta! (minchia) Allora duro tei! Ti devi ttare ttitto, in tilentio!

ROSALIA

E se per caso si azzarda a mettere un piede in questa casa (Angelino gli fa segno come a volere indicare il proprio piede. E lei continua ironica)  la si-gno-ra, vi faccio vedere tutte le stelle del firmamento, prima a te e poi a lei!

ANGELINO

Hai tapito? Il piede cotì, alla… tignora; vi fattio vedere pure tutti i toli (sole) del fimmamento! (Si gira e poi, di scatto, si rigira e lo rimprovera come se avesse parlato) E titto, ti ho detto! Hai tapito? (Poi a sua madre) Mà, tto venendo.

ROSALIA

Dove vai pure tu? In quale armadio vai a chiuderti?

ANGELINO

(A suo padre, in cantilena, come a fargli dispetti) Tto andando nella tignora Pilomena, e tu noo! Tu noo! Non ti puoi venire, ueh!!!

ROSALIA

Dov’è che vai? Non ti azzardare ad andare da quella, sai!

ANGELINO

Te ttota? (cosa) Io tti vado, e di cotta pure! Mi devo andare a pendere il potta monete te mi è caduto dento l’ammadio! Ti pare che ti vado per fare quello te (che) ha fatto lui!

ROSALIA

Come… come! Perché che ha fatto lui? (Gaetano gli fa segnali di bastonate e di stare zitto).

ANGELINO

(A sua madre, meravigliato) Ma te ha, mà? Fa tempe cotì! (Gaetano fa, col pollice e indice di tutte due le mani, la forma di un cerchio. Rosalia, si gira e Gaetano fa finta di niente).

GAETANO

Posso andare…

ROSALIA

(Adirata) Tu, ne parli e nemmeno ti muovi da qui!

ANGELINO

Pa! Allora totto (tosto) tei! Mih! Li vai teccando (cercando) co lantennino! (Lanternino) devi ttare femmo e muto come un pette (pesce); cotì (facendo con la bocca come fa il pesce; poi si ferma pensieroso). Mà, lui pure cotì fateva alla tignora Pilomena (rifà il verso del pesce).

ROSALIA

Nooo!!!

ANGELINO

Ti, invete! Tu non è che tt’eri (c’eri). Cotì, guadda (rifà come il pesce, come quando si suol fare all’amorosa. Poi a suo padre). Dittelo, dittelo te fatevi cotì! (A sua madre, proccupato) Mà, e te vuol dire cotì?

ROSALIA

Ora, ora me lo faccio spiegare da tuo padre cosa vuol dire.

ANGELINO

Va bene. (Poi guarda suo padre che gli fa segnali di minacce, facendo con l’indice e pollice delle due mani ancora un cerchio. Angelino capisce un'altra cosa) Mà, mi ha fatto ancora cotì! Tenti, è inutile te mi vuoi tompare (comprare) i pallone, lo ttetto  (stesso) no etti (esci). Tao, tao!

GAETANO

Senti, ora ch’è uscito Angelino…

ROSALIA

T’ho detto di stare muto! Muto! Se no comincio col gridare da fare accorrere tutto il vicinato! E gli racconto tutto, per filo e per segno.

GAETANO

E cosa gli racconti, che ho fatto col muso (rifà il verso) così? Perché continui a credere a tutto quello che dice Angelino? Ma non vedi che nella sua… ignoranza, si diverte a prendere tutti in giro? Non lo sai tu che il lampadario della comare si trova nella stanza da letto? Di cosa ti meravigli? Quale comare e comare! Che quella è innamorata così tanto di suo marito da risparmiargli persino questi lavori facendoli fare a me. Non vedi che tutte le rogne le viene  acercare qui? (Un po’ drammatico) E ora, non vedi ora che disgrazia mi è venuta! Cosa vuoi che possa fare io alla comare?

ROSALIA

Fosse vero tutto quello che mi stai dicendo…

FILOMENA

E’ permesso? E’ permesso comare?

GAETANO

E ora mi raccomando, dai inzio allo spettacolo senza che ce ne fosse il motivo!

ROSALIA

Così dici? E va bene; ma guai a te!

FILOMENA

Si puo’?

ROSALIA

Entri, si accomodi.

FILOMENA

Buona giornata comare! (S’accorge di  Gaetano medicato) Oh! E ch’è successo al compare? Come fu? Dove fu? Quando fu?

ROSALIA

E basta comare! Che ancora vivo è mio marito!

FILOMENA

Eh, se continua così ne ha per poco!

GAETANO

(Si tocca facendo scongiuri) Bih, comare, pure lei ora!

ROSALIA

Scusi, che sente dire?

FILOMENA

Come che sento dire! Prima il dispiacere ch’è diventato… diciamo…  lei mi capisce; ora tutto medicato. (A Gaetano) Compare, non è che s’è messo a molestare qualche maschione e ha preso una carrettata di botte?

ROSALIA

Comare! Ma come si permette?

FILOMENA

Si calmi, comare! Che ho detto? O pensa di tenerselo in vetrina ora ch’è cosi? Certo, la situazione non è ch’è bella; ma… pasienza, pasienza ci vuole.

GAETANO

Non puo’ essere che com’è venuta se ne va questa… disgrazia?

ROSALIA

E certo che può essere! Sai tu cosa devi fare prima di coricarti? Dovresti leggere qualcosa che possa stimolare, durante il sonno, le papille olfattive, quanto ricominciamo a…

FILOMENA

…Sentire gli odori! Ma cosa dice, comare? Olfattive! Papille ormonali, caso mai!

ROSALIA

Si, insomma queste cose che comincino a svegliare… (pensierosa) Senti…, non è che questo tuo lungo dormire ha fatto addormentare tutti i circuiti neuroveggetativi?

 

GAETANO

Bih, che paroloni difficili! Così un colpo al cuore mi viene! Finitela ora con questi discorsi!

FILOMENA

Forse ha ragione il compare, cambiamo discorsi. Sa perché ero venuta?

ROSALIA

Dica pure che siam qui a sentirla. Scommetto che le si è rotta qualcosa e vuole che mio marito gliela giusti! Sbaglio?

FILOMENA

Giustare… proprio, no. Si tratta di regolare l’antenna, perché i canali si vedono malissimo, e siccome a momenti c’è il programma cento vetrine, non ho come vederlo.

ROSALIA

E lei non è capace di girarla l’antenna?

FILOMENA

A girarla… si; ma comu faccio sa pere quando si vedono bene i canali se son fuori a giraare l’antenna?

ROSALIA

E non vede com’è ridotto il compare? Se prende fresco potrebbe sentirsi più male?

GAETANO

Se è per questo posso coprirmi ben bene!

ROSALIA

(Al marito con rabbia contenuta) Tu stai zitto… (Alla comare) Niente, è meglio lasciar perdere. (Bussano) Chi è?

RACHELA

Rachela, sono.

ROSALIA

(Tra se, meravigliata) La fattucchiera! E cosa vuole?

RACHELA

Si può?

ROSALIA

Entri, si accomodi.

RACHELA

(Una vecchia fattucchiera) Che il diavolo scansi i presenti da tutti i tristi eventi. E’ qui che abita donna Rosalia?

ROSALIA

Si, sono io. E… lei chi è?

RACHELA

(Fattucchiera con tanti ninnoli addosso. Molto cattedratica e molto misteriosa, alcuni momenti come se entrasse in trance) Mi chiamo Rachela, / ma tutti m’intendono “megéra”. / Sono una vecchia che gira il mondo a spanne, / per guarire dolori, mal’occhi e mal’anni./ Non mi guardate con occhio strano; / guarire voglio ora Gaetano! / Un amico mi manda dandomi segno / (spettrale) che in questa casa regna il maligno. / Siedi Gaetano, presto che sia, / che sciogliere devo, questa magìa.

FILOMENA

(Impaurita) Comare, io… a casa vado.

RACHELA

Lei non può andare donna Filomena, / che la comare può averne gran pena. / Il male interessa tutta la corte / che sciogliere devo dalla malasorte. / Signora Rosalia, prenda una sedia e fa sedere Gaetano, mentre voi girate con me intorno a lui ripetendo le mie parole. Ora prenda un po’ di sale, una candela e un piatto. (Mentre invita Gaetano a sedersi, poi prende dalla borsa una corona di peperoncino, dei corni e altri oggetti che servono a schiacciare il malocchio, e se li mettono al collo. Intanto arriva Rosalia con la candela che accenderà e metterà accesa al centro del piatto che terrà Gaetano in testa mentre le due girano quasi ballando e facendo scongiuri; butteranno, ogni tanto un po’ di sale a terra).

ROSALIA

Scusi, sa, ma io non la conosco; è sicura che mio marito ha avuto fatto il malocchio e gli è venuto… quello che gli è venuto?

RACHELA

Ora lo scopriamo subito; se la candela si spegne è segno che ha avuto fatto una stregoneria; se rimane accesa, vuol dire che son corna per la via. (Accende la candela, la mette a centro del piatto che si terrà in testa Gaetano, mentre le altre gireranno a torno a lui con scongiuri). Ripetete con me: Testa di capretto sbollentata, / coda di gatta morta ingrassata. / Capelli di vecchia di cent’anni, / libera Gaetano dai mal’anni! /

GAETANO

(Preoccupato) Fermatevi, fermatevi! Sento un formicolio fra le gambe.

ROSALIA

(Smette con gli scongiuri e supplica la madonna) Santa Rita, Maria Verginei! Fatemi questo miracolo!

RACHELA

Con me ripetete, donna Rosalia, / se vuole che scioglie questa magìa! / queste non sono cose di preghiere, / segua me, convinta di volere. / Gattini figliati dentro una mela…, / spegnersi dovrà questa candela.

FILOMENA

Oh, Madonna, ho paura!

GAETANO

Basta, basta, per l’amore di Dio!

RACHELA

Se di questo male vuoi guarire, / taci Gaetano, ho da finire. / Sento già il male che la vecchia anela, / mentre lenta si spegne la candela. / Chiuda con me gli occhi donna Rosalìa, / per vedere s’è male o corna per la via. / Se la candela, si spegne muta, / vuol dire che esce il male e finisce la seduta. / (Rachela, mentre i due hanno gli occhi chiusi, soffia sulla candela e si ricompone come se nulla fosse).

ROSALIA

(Guarda la candela contenta) Grazie, grazie donna Rachela! Quindi mio marito s’è guarito?

RACHELA

Poverino, finalmente si è liberato di questo gran peso; ma… per finire di guarire del tutto, serve che lei gli mostri fiducia, molta fiducia! E  presto lei s’accorgerà che ritorna come prima… se non meglio.

FILOMENA

Oh, donna Rachela! Ha le mani sante!

ROSALIA

Aspetti che le faccio una piccola offerta (esce per l’altra stanza; e i tre, che sembravano sconoscersi, gioiscono).

FILOMENA

(Va a guardare se rientra Rosalia) Grazie, grazie donna Rachela; poi passa da casa mia che le do quanto promesso.

GAETANO

Sa che mi ha messo tanta paura, donna Rachela! In certi momenti è sembrato che dicevate sul serio.

ROSALIA

(Rientra e tutti si ricompongono facendo gli indifferenti) Prenda, non è tanto ma… più di questo non posso.

RACHELA

Vi lascio tutti nella santa pace, / e a Gaetano tanto felice. / Il bacio a Gesù ha dato Giuda, / coraggio e avanti, in questa verità ch’è cruda. (Esce).

FILOMENA

Comare, io vado se no perdo la puntata di cento vetrine; e lei, compare, non viene a girare l’antenna?

GAETANO

A patto che facciamo di corsa! Vero, comare? Aspetti che prendo qualcosa e mi copro se no il freddo mi entra nelle ossa. (Si mette un indumento sulle spalle e s’avvia ad uscire). A momenti torno, (esce eccentuando la camminata gay ed inviando bacetti alla moglie che guarda incredula) gioia!

ROSALIA

Ma si, cosa sto a pensare, non basta il problema che ha, poveraccio! Pure la megera è dovuta venire a schiaccirgli il malocchio. Cosa vado a pensare ancora; e poi la megera ha detto che devo dargli fiducia… Forse è meglio rizzettarmi un po’ la casa. (Si avvia per l’altra stanza e bussano). E chi e ora? Può essere che c’è freddo e  si sia pentito?

CARMELA

(Una vecchietta che conosce Rosalia da piccola) E’ permesso, Rosalia?

ROSALIA

Oh, quale piacere! Come sta, come sta donna Carmela?

CARMELA

E come vuoi che stia, figlia mia! Gli anni passano e la vecchiaia e alle porte.

ROSALIA

Ma cosa dice! Lei vecchia? Non sono gli anni a farci vecchi.

CARMELA

Non sono gli anni anni, si. Chiamali allora giorni, chiamali mesi, chiamalo tempo; è il tempo che ci invecchia!

ROSALIA

(Prende una sedia) Su, sieda donna Carmela.

CARMELA

No figlia mia, ho a mio marito a cui badare, e di poi che ha preso quel dolore alla gamba…, sta sempre seduto e ci vuole chi  lo aiuta; ma… è mio marito e devo servirlo. M’ha voluto tanto bene pover’uomo; (allusiva e quasi scandendo le parole) E no come certi altri mariti che davanti fanno una faccia, mentre dietro poi…

ROSALIA

Sante parole sono, donna Carmela, solo che certi mariti hanno (indicando la propria testa) la no-ce vu-o-ta!

CARMELA

(Sempre allusiva) I mariti per un verso e le mogli per l’altro! La donna, tanto può fare ricca una casa, quanto povera la porta in un niente.

ROSALIA

(Comincia a capire) Donna Carmela, lei lo sa, l’ho avuta da piccola come una madre, dopo che io persi la mia; non è che ora… con tutte queste parabole vuol dirmi qualcosa?

CARMELA

Si dice: “parlami suocera e sentimi nuora”, anche se tu nuora non mi vieni, t’ho voluto sempre bene come ad una figlia. (Va a guardare se rientra qualcuno) Ho visto entrare ed uscire spesso da questa casa Filomena, e ho da dirti che questa donna non mi scende giù, perché questa non è femmina, diavolo è! Signore perdonatemi. Ti è difficile lasciarla perdere… non frequentarla insomma?

ROSALIA

Io… veramente…

CARMELA

Ti ha portato in casa persino la megéra; quale malocchio e malocchio aveva da schiacciare, se è stata lei ad ammaliare tuo marito. Pensaci, pensaci figlia mia, se tieni ancora alla famiglia. Me ne vado figlia, il mio vecchietto m’aspetta. (Si avvia) Pensaci, pensaci figlia mia.

ROSALIA

Grazie, grazie, mamma Carmela, e mi saluti tanto suo marito. (Esce). Allora la comare… grandissima donnaccia! E femmina fetente! Ecco perché donna Rachela disse: “Il bacio a Gesù ha dato Giuda, / coraggio e avanti in questa realtà ch’è cruda”. E certo! Questo ha voluto dirmi donna Rachela! E io che le giravo attorno! E avoglia di girare che avevo! Ma… tornare ha! (Si sente arrivare Gaetano).

GAETANO V.F.S.

Gioia! Dove sei?

ROSALIA

Toh, eccolo qua! Si parla del diavolo e… a me spuntano le corna.

GAETANO

(Entra) Se tu sapessi che si vedono belli i programmi! Si prendono persino tutti i canali!

ROSALIA

Si? Tutti… tutti? Pure quelli… porno…grafici? (Adirata) E ora siediti qua e mi racconti tutto per filo e per segno!

GAETANO

(Sconvolto) Ma, io…

ROSALIA

Non voglio sentire ne si e ne ma! Se no comincio col gridare così forte da fare correre tutto il paese, altro che vicinato! E faccio persino il telegiornale, visto che i canali, ora, si prendono… tu-tti!

GAETANO

Ma…

ROSALIA

Ah, si! (Apre la porta e comincia a gridare, stringendosi la gola in modo da lasciarsi i segni. Ogni tanto si gira per controllare Gaetano che è seduto) Aiuto, aiuto, aiutatemi! Mi soffoca! Mi soffoca, correte! (Durante questo gridare e mentre è girata a controllare il marito, entra Pietro e il dottore che rimangono sbalorditi a guardare la scena). Aiuto! Mio marito mi sta soffocando! Aiuto! Aiutoooooo!!!

DOTTORE

(A Pietro) Ah, ma qui la cosa è veramente grave! Lei parlava del marito; ecco perché, non gli abbiamo riscontrato niente! Era lei a dovere essere visitata!

PIETRO

(Gioca sull’equivoco) Eh!

ROSALIA

Aiuto! (Ma, appena si gira e s’accorge dei due che la guardavano, cerca di inventarsi una scusa per giustificare quella recita). Haiu… haiu… mi hanno dato una parte difficile, ma così difficile che devo provarla spesso.

DOTTORE

Ah! Quindi lei… recita? (Fa un cenno a Pietro come a voler dire che è pazza) E qual’è, qual’è questa commedia che sta provando?

ROSALIA

Scusi, ma… lei chi è?

PIETRO

Scusi, dottore. (Chiama in disparte la comare). Comare, forse stavolta ci siamo. Questo signore che lei vede qui è il dottore, e no quello… diciamo… fasullo; questo è il responsabile dell’INAIL, ha capito? Questo dottore può fare tutto! L’ho fatto venire personalmente (ogni tanto si gira e fa segni al dottore della pazzìa di lei) a casa sua, come caso urgente; non sapevamo nemmeno che qui… c’era questo… teatrino, quindi cerchi di continuare a far la pazza che questa è finalmente l’occasione buona!

DOTTORE

E allora, signora, permette che le faccio alcune domande?

GAETANO

(Con la voce gay) Io non voglio recitare, sono di là.

ROSALIA

(Comincia col fare la pazza isterica, parlando con gli occhi fuori dalle orbite) Tu, da qui non ti muovi!

DOTTORE

(A Pietro) E’… lui chi è, mi scusi?

PIETRO

Il marito, dottore! Non ricorda?

DOTTORE

(Meravigliato) Ma… quello non parlava così! Sembra… (A Rosalia) Quindi questo è… suo marito?

ROSALIA

(Sapendo di dover fare la pazza, si diverte a farla parlando con gli occhi quasi fuori dalle orbite e da esaltata) No! E’ un attore, un attore che sta facendo la parte di un gay, (allusiva) per finta s’i-nte-nde; (al marito sempre nevrastenica) è vero? E stiamo recitando una commedia.

DOTTORE

Ah, si! E qual’è, qual è le ho chiesto il titolo di questa commedia?

ROSALIA

Marito impotente, comare fetente.

DOTTORE

(Facendo segni a Pietro della pazia di Rosalia) Sarà una storia di… tradimenti? E… a lei, a lei piace recitare?

ROSALIA

(Farà sempre la pazza, in presenza del dottore) Perché a lei no?

DOTTORE

Guardi che io ne recito, e neanche voglio recitare!

ROSALIA

Ora… forse, ma come le si offre l’occasione, lei reciterà l’altro! Come me… d’altronde! (Allusiva, guarda il marito in cagnesco) Non sapendo ognuno fare la propria parte, recita la parte dell’altro!

PIETRO

Comare, il dottore voleva dire…

ROSALIA

Ecco, vede? Anche lui recita la parte dell’altro!

PIETRO

Eh, no! Comarella bella, le ricordo ch’è stata lei a darmi… (sillabato) u-nal-tra- par-te, e che io non volevo. (Gaetano guarda sorpreso).

GAETANO

Compare! Quindi lei… non è… Allora… lei…

PIETRO

Ancora, compare?

DOTTORE

Ma… di cosa parlate? (A Pietro) non è che anche lei, ora…

PIETRO

Io! Io cosa? Dottore vediamo di concludere e ce ne andiamo, che qui… non gliel’ho detto, con questi rischiamo d’impazzire tutti. (Entra Angelino, è stanco e impaurito).

ANGELINO

Mà, mà! Tta venendo donna Pilomena! Dite che mi vuole dare attai attai (assai) battonate!

DOTTORE

(A Pietro) E questo chi è?

PIETRO

(Non sa che rispondere) Chi è… chi è… sicuramente unaltro attore!

ROSALIA

E tu… chi sei?

ANGELINO

Io… chi tono?

DOTTORE

Come?

PIETRO

Vorrebbe dire… che tuono!

DOTTORE

Allora, lui, dice di essere un tuono! Cioè che fa parte di questa… tempesta?

ANGELINO

Mà, e quetto come palla?

ROSALIA

E perché sta venendo questa femmina fetente?

DOTTORE

Ora comincio a capire! Che sarebbe la fetente che fa la parte della comare!

ANGELINO

Pecché mi ha vitto dento l’ammadio!

DOTTORE

(Non capisce. E chiede a Pietro) Eh!

PIETRO

Lui dice vitto… nel senso di mangiare, cioè mangiare dentro l’armadio! (Il dottore continua a non capire). Non ha capito, vero? Bisogna capire prima l’intreccio della commedia che stanno recitando.

ANGELINO

Però io… te tu tapetti quello te ho vitto ta votta… (guarda suo padre) E’ vero? Ti-gnor tin-da-co!

DOTTORE

Ma questo parla solo con le ti; ho solo capito tiritì tiritì tiritì, tirità tirità tirità…

PIETRO

Dottore, sarà sicuramente una battuta da copione della commedia in questione; non gliel’ho detto che…..

DOTTORE

(Meravigliato) Perché, stanno, ancora… recitando?

PIETRO

Qui dentro siamo come a teatro… Cinecittà…

DOTTORE

Io preferirei dire manicomio! Altro che teatro e cinecittà!

ROSALIA

(Ad Angelino) E li ha presi i soldi da dentro l’armadio?

ANGELINO

E pe quetto tta venendo la tignora Pilomena, pecché dite che i toddi (soldi) tono pure tutti tutti tuoi! (suoi).

DOTTORE

Questo è un bravo attore! Anche la parte dello scemo sa fare…, e che parte! La recita veramente bene! (Dubbioso, a Pietro) Ma allora, la signora… non è davvero pazza?

PIETRO

Chi, dottore! La signora? E’ pazza del tutto! E… questi che fanno… gli attori, si divertono a recitare, perché dicono che un’occasione unica quella di reciatre con lei, ne studiano i movimenti e le espressioni di questa che è pazza da manicomio!

DOTTORE

Ah, ce ne sono ancora altri di attori?

GAETANO

(Un po’ impaurito) Io vado di la.

ROSALIA

(Con una cosa in mano) Tu, da qui non ti muovi t’ho detto!

ANGELINO

(Gaetano gli rifà i segni di minaccia). Tenti è tempo petto te fai tempe quetti tegnali.

GAETANO

Con te, come finisce questa commedia, dopo se ne parla!

ANGELINO

Ah, ti! E allora peché non palli (parli) come palli dalla tignora Pilomena, invete di pallare cotì?

PIETRO

Vede che recita, dottore? E quello, quello che fa la parte della femminuccia, e che è il marito della pazza, è un attore famoso! E recita per imparare la mimica, però ha paura di prendere bastonate, tanto che dice spesso di volere andare. Il bello, deve ancora arrivare, perché a momenti, come viene la protagonista, se ne vedranno delle belle! 

ANGELINO

Mà, dove mi naccondo?

ROSALIA

Qui, stai qui accanto a me e prendimi quel bastone (Angelino esegue e si va a nascondere) che come arriva gliene do un colpo sui denti da farglieli cadere tutti a questa donnaccia fetente!  

DOTTORE

(Preoccupato, guarda l’orologio) Beh, signora, io devo andare, ho ben altre visite d’andare a fare.

ROSALIA

Lei da qui non esce sino a quando non finisce lo spettacolo! E ora… (alzando in aria il legno) inginocchiatevi! (I due si guardano sbalorditi) Inginocchiatevi ho detto! Se non volete assaggiare questo bastone! (I due si guardano impauriti).

PIETRO

S’inginocchi dottore! Se no quel bastone di sopra ce lo rompe.

DOTTORE

Questa è davvero pazza! Altro che invalidità! La massima le spetta!

FILOMENA

Buon giorno a tutti! (S’accorge dei due in ginocchio) Ih, e che siamo in chiesa, siamo! (Cerca Angelino che si era nascosto) Dov’è, dov’è quello che mi ha rubato i soldi dall’armadio?

ANGELINO

Non tono qui!

ROSALIA

Esca fuori da casa mia, gran pezza di zoccolona! I soldi dell’armadio… dice? E lei, lei pensa d’esserre migliore che voleva rubarmi il marito?

DOTTORE

(A Pietro) Di quale marito parla, se quello è… un uomosessuale?

PIETRO

Ma no, dottore! Queste sono parole da copione! Non gliel’ho detto che stanno recitando!

FILOMENA

Il marito! Di quale marito parla… di quello, forse? E quello uomo è?

DOTTORE

Allora il marito non è…

ROSALIA

(Alza il bastone verso il dottore) Silenzio! Lei non può suggerire!

FILOMENA

E cosa fa con quel bastone in mano?

ROSALIA

Le devo aprire la testa in due per vedere cosa tiene la dentro!

DOTTORE

(Stava per alzarsi) No, signora! Che cosa vuol fare? Vuol forse andare in manicomio a passare gli ultimi anni? Si goda la pensione che a presto le arriverà, e con una buona cura cercherà di vivere una vita dignitosa per tutto il tempo che le rimane.

ANGELINO

(Facendosi vedere) Eh, no! Appetti dottore te (che) io devo dire antora una cota. Lo ta tome ttanno le tote?

 

DOTTORE

Con tutte queste ti  mi sta facendo confondere tutto. (Bussano, è il marito di Filomena che ne vuole di conto e ragione).

VINCENZO V.F.S.

Vieni qua, svergognata! Dove sei, grandissima donnaccia!

FILOMENA

(Sbalordita) Mio marito! E che sarà successo? (Si nasconde di corsa).

VINCENZO

E’ permesso? (Tira fuori la mano da dietro le spalle e mostra, sventolando, un paio di mutandoni). Vedete questi? Ora voglio sapere di chi sono questi mutandoni, perché se non sono mie… (I due in ginocchio scappano via di corsa) Dov’è, dov’è mia moglie che l’hanno vista entrare qui! (Spauracchio a soggetto per tutti).

ROSALIA

E basta, compare! Si calmi; lei non li conosce perché… può anche darsi che la comare ha voluto fargli la sorpresa…, una volta che oggi c’era il mercatino, di comprargli un po’ di biancheria in-ti-ma!

VINCENZO

E come! Usati me li ha comprati?

ANGELINO

Appettate tutti! Tio Vintento, mi dai battonate te ti dico… (guarda suo padre) di chi tono?

VINCENZO

Parla e sbrigati, sperando che spieghi questo mistero.

ROSALIA

(Angelino comincia con l’abbassarsi i pantaloni) Eih, tu! Che stai facendo?

ANGELINO

Appetta. (Abbassa i pantaloni e rimane in mutandoni. A Vincenzo) Li conotti quetti, tio Vintento?

VINCENZO

(Sbalorditissimo, guarda i mutandoni che ha in mano, e quelli che ha messi Angelino). Ma… sono quelli miei!!! E… comu mai li hai addosso tu?

ANGELINO

Pecché, quando mi tono naccotto dento l’ammadio, ho vitto quette mutande che mi tono piatute attai attai e me le ho tambiate ton quelle che tono mie.

FILOMENA

(Facendosi vedere) E che facevi tu dentro il mio armadio e che mi hai preso pure i soldi?

ANGELINO

Teni, a te non ti tonviene popio pallare; hai tentito?

ROSALIA

(A Vincenzo) La verità è, compare, che ad Angelino piacciono le cose dolci: caramelle, biscotti, mostarda, e io nun potendoglieli comprare, lui si è preso il vizio di rubarli dentro le case d’altri, e, quando sente arrivare gente, corre a nascondersi dentro l’armadio, aspettando… di potere uscire; ha capito, ora?

ANGELINO

(A Vincenzo) Ti tei arrabbiato, ttio Vintento? Ora te li do e non te ne pendo (prendo) più, però una cota ti devo dire: a quetta tignora, dittelo tu di chiudere tempe la cata con la ciave e di non fare entare… (guarda suo padre) Nettuno! Ora appetta che ti do le mutande. (Se li stava abbassando e tutti corrono a soggetto, creando vivacità, a tenerglieli su le mutande. Rimarranno tutti bloccati. Entrerà la vecchietta Carmela e, sul proscenio, reciterà in versi la morale).

CARMELA

Ogni cosa deve avere il suo nesso,

se no, quanto narrato, è tempo perso.

La storia di Filomena e Gaetano,

che può sembrare alquanto strano,

è  un gioco di vita inventata,

per noi narrata per altri… vissuta.

La cosa che vogliamo a tutti ricordare,

è di pigliare esempio di questo narrare.

E ora che siamo a storia finita,

vi sveliamo l’esempio di vita:

dei proverbi abbiatene cura,

se non volete brutta ventura.

La famiglia è il bene più grande,

perché perderla per le mutande?

Rovinarsi la vita per denaro e sesso,

credetemi, è solo tempo perso.

Perché… fatto il danno, non si dica:

si sfasciò la famiglia per una …

concludere non posso come prima;

a voi faccio onore della… rima.

TELA