Masculopatia
Raccolta di monologhi al maschile
Di
Anna Mauro
Il manager
Non sapeva neanche usare la calcolatrice, che dico la calcolatrice, non sapeva neanche usare la lavatrice. Doveva accendere l’aspirapolvere? Mio figlio premeva il bottone. Doveva utilizzare il frullatore? Mio figlio premeva il bottone. L’unica cosa che sapeva fare bene era comporre i numeri telefonici e stare a spettegolare per ore con le sue amiche e si è fatta nuocere al punto tale da rimanere isolata. Indovinate cosa mi ha chiesto in regalo per i suoi cinquant’anni? Un computer. Mah! Io per levarmela dalle scatole ho accettato subito e l’ho accontentata. Perché voi non lo sapete, ma io sono un manager super impegnato della serie che se la morte mi bussa alle spalle, io mi giro, la fisso in teschio e le dico…Senti, torna più tardi che per adesso ho un da fare…E lei se ne va. Dal giorno del suo compleanno mia moglie non alza le chiappe da quella benedetta sedia. Non rompe più le scatole per uscire (non guida), non rompe più le scatole per essere presa in considerazione, non rompe più neanche le uova per fare una frittata. Perché non cucina più. Scrive. Poesie. Poesie vomitevoli senza capo, né coda. Anzi sì, il capo e la coda ci sono.
“Il capo dolcemente reclina
Ti amo
La coda del mio occhio
T’insegue fremendo”
Sembra un film dell’orrore, mica una poesia. Questa sua vena artistica l’ho scoperta per caso una sera che sono rientrato prima del previsto e lei aveva alzato le chiappe dalla sedia per andare al cesso. Si firma con uno pseudonimo strano. Farfalla spaurita. In quanto a spaurita toglierei la u, è di troppo. Lei, infatti, si dovrebbe chiamare farfalla sparita visto e considerato che pesa centoquattro chili e di farfalla non ha proprio niente, neanche le antenne, visto e considerato che la cornifico da trent’anni e lei non se n’è mai accorta.
La commentano in molti e, a quanto leggo, è la prima in classifica anche stasera. Quale fetenzia ha pubblicato stasera? Eccola qui…Mio marito.
“Mio marito è un gentiluomo
Gentiluomo d’altri tempi
Mi scalda d’amore
Mi culla il suo cuore
Se tornassi indietro
Tutto quanto rifarei
Il mio cuor gli ridarei”
Devo risponderle. Assolutamente. Come si mette lo pseudonimo? Ecco sì. Password Ok. Nickname: Stronzo galleggiante. Pubblica. Perdonami farfalla. Ti voglio bene. Tuo marito.
Il cornuto
Ho sopportato musi lunghi e lacrime a tempesta. Ho ingollato spaghetti incollati e carni dure come il marmo. Ho ingurgitato minestre insipide sovraccariche di aglio e di cipolla. Ho masticato lenticchie frammiste a pietruzze color cacca. Ho mandato giù litri di brodo salatissimo che sembrava acqua di mare. Ho indossato pantaloni stirati con tripla piega e camicie plissettate. Ho sostenuto lotte impari, la notte, con pancere dimagranti e becchi d’oca. Ho resistito davanti a maschere a strappo al cetriolo e a maschere a calco all’argilla. Tutto per salvare la famiglia.. All’improvviso lei un giorno si sveglia e mi fa…” Mi dispiace, mi sono innamorata. Ti lascio”. E mentre infilava alla rinfusa tutti i suoi averi in un trolley, inclusione fatta per becchi d’oca e pancere dimagranti, io mi sono sentito attanagliare dai morsi della gelosia e le ho urlato…L’altro…chi è l’altro? “L’altro?”...mi ha detto?...” L’altra! “ (buio)
L’insegnante di felicità
Non trovavo nessuno straccio di posto in nessun posto del mondo.
Nei call center? Neanche come reggifilo telefonico.
In qualche negozio come commesso? Cercavano solo belle ragazze.
Come cameriere? Neanche a parlarne.
Niente di niente di niente.
Un giorno, alla fermata dell’autobus, sono stato attratto da una di quelle locandine …non so se ne avete mai viste , ma penso proprio di sì perché la città ne è invasa…che illustrano corsi per pizzaioli, gelatieri, assistenti alla poltrona…Ebbene quella che ho letto io parlava di un corso per insegnanti di felicità.
Ho fissato un appuntamento telefonico e mi sono presentato.
Non vi dico che signori! Gentilissimi, cortesi…
Quello di cui mi hanno parlato è un nuovo lavoro che consente di insegnare una nuova materia, la felicità… e tratta l’ottimismo, l’empatia, l’autostima e la gratitudine.
Mi hanno fatto leggere un articolo che diceva che all’estero va molto bene.
Sapete che la insegnano già in Inghilterra? Sono stati bravissimi.
Ma forse non hanno capito che io sono una persona profondamente infelice…
Anzi! Mi dicono che gli occhi mi brillano per l’ottimismo… e la gioia di vivere traspare da tutti i miei pori.
Nessuno mi aveva mai detto prima simili cose. Mi sento inorgoglito.
Mi sentivo due fari in mezzo al mare e i pori che ridevano come faccine di emoticon.
Certo, il prezzo è un po’ salato, ma mi pregano di accettare perché cercano persone positive come me.
Quasi non mi danno possibilità di replica.
Durante la prima lezione mi hanno fatto guardare allo specchio. “Cosa noti?”… Mi hanno chiesto…
Io vedevo soltanto un naso talmente rosso da sembrare un clown e, nello stesso tempo me lo soffiavo e strofinavo in continuazione per via della mia allergia. ”
…Il volto di un bell’uomo…ho risposto. E mentre lo dicevo, lo credevo veramente.
Nel corso della seconda lezione mi hanno chiesto se ho paura di qualcosa.
Io mi spavento della mia ombra, mi spavento del buio, mi spavento degli insetti, dei Tir che mi sorpassano...non solo!
In quei momenti il sangue mi si rapprende nelle vene, nello stomaco e nel cervello.
No…ho detto e in quel momento mi sentivo un incrocio fra Zorro e Superman.
Mi hanno chiesto se ho provato molti dispiaceri nella vita.
Io ne ho avuti tanti di dispiaceri nella mia vita, che mi è venuta la gobba.
Mi è morto un fratello annegato, mio padre è stato investito da un autotreno, mia madre ha cominciato a soffrire di demenza senile a cinquant’anni di età, mia sorella si è lanciata dal secondo piano.
Eppure in quel momento ho rimosso tutto quanto e ho fatto cenno di no.
Ho già fatto la domanda per la graduatoria provinciale al CSA , ma ormai sono troppo felice per stare dietro a queste piccole cose della vita. Il lavoro? Puah, che schifo!
Il nonnetto
Anche se vivo a casa di mio figlio, soffro si solitudine…e allora per compagnia mi sono comprato un uccello. Ho scelto una passera. E sì…una passera.
…Come? Come corro?... Ah! Come trascorro la giornata?
Sì, dunque…quando a casa non c’è nessuno, mi piace cucinare. Soprattutto quello che mi piace…Cosa? I legumi. Mi faccio certe minestre! Fra tutti i legumi preferisco i piselli. Amari ricordi!
La vuole sapere una cosa?...A casa i miei nipoti non mi lasciano mai in pace. Quando guardo la televisione e mi muovo sulla sedia tutti mi chiedono….”Nonno, che stai facendo?” Mih! Non si può buttare niente in santa pace. E allora me lo devo trattenere. Certe volte lo faccio a tradimento, ma fa tanta puzza che se ne accorgono tutti.
…Certo che mi piace uscire, ma non sopporto di farlo con mia sorella perché ha una pelliccia che sembra un gatto morto.
…Ma quando mai! A casa di mio figlio non parlano, litigano. Si lamentano quando succhio la minestra e faccio rumore. Denti non ne ho! Come la raffreddo altrimenti…mi stanco a soffiare. Invece succhiandola prende aria e si congela. Mi trema la mano e per non farla cadere…per acchiapparla, tiro il sucone.
Quando bevo la sera, piscio le lenzuola la notte. Il bello è che neanche me ne accorgo. Io mi alzo…penso di alzarmi, ma non è così, vado in bagno, mi siedo sul cesso e…non mi abbasso i pantaloni! Vivamaria! Si sono pisciate le lenzuola...e pure i pantaloni del pigiama. L’indomani mattina bordello!...Papà, ma lei è peggio dei neonati!...Stanotte di nascosto mi metto il pannolone. Vediamo come va. Me lo presta Gerardo, il mio amico…quello che ha fatto il militare con me.
Mi criticano perché rompo sempre gli specchi. E’ vero, lo faccio apposta! E allora? Sono uno superstizioso e per ogni specchio che rompo mi spettano, è vero altri sette anni di disgrazie, ma comunque altri sette anni di vita. Io gliel’ho spiegato duemila volte che è per questo che li rompo, ma loro urlano, sbraitano. La verità è che mi vorrebbero morto. Subito!
Da qualche giorno non fanno altro che ripetere…Li sì che si sta bene! Serviti, riveriti. Parlano di una casa di riposo. A loro ci pare che io sono cretino. Perché non ci vanno loro in questo posto? Perché non ci va mia nuora? Anzi, perché non ci porta sua madre?
Sì…come no? Certo che lo faccio. Da qualche tempo…sì, da qualche tempo mi soffermo a riflettere sulla morte. Mi accade soprattutto quando aspetto il turno in macelleria e mi siedo…rifletto guardando i capretti morti, le testine di vitello, le interiora…poi dimentico di comprare la carne.
Ogni tanto vado dal calzolaio. Quello non è che è un calzolaio! Quello è un gioielliere. Non si sente più neanche odore. Prima c’era un bell’odore di colla che mi faceva strambiare…ora niente! Il mondo è cambiato…è cambiato signore mio!
Tentato omicidio
Cos’è una raccoglipunti? E’ una che afferra cazzi in aria. Raccoglie punti nei supermercati, ovunque…per prendersi quattro stronzate: una scopa, un orologio, quattro piatti, due lenzuola!
C’eravamo appena sposati. Iniziò con la mucca Carolina. Poromporomporomporò…e…ò! Appena vedeva il carosello impazziva! La mucca è sopra l’armadio ed è sempre più sgonfia come il seno di mia moglie.
Anni…anni a raccogliere punti dalle scatole dei detersivi. Quando ci stavano sommergendo, la ditta è fallita e i punti ci sono rimasti tutti sulla pancia. La mia casa è piena di figurine punti.
L’altra volta piangeva a dirotto. Che piangi scimunita? Le ho chiesto. Le avevano scippato la borsa, ma l’attacco di pianto era sopraggiunto a scoppio ritardato. Eppure c’era il ben di Dio in quel borsellino: assegni, carte di credito, bancomat, codice fiscale, soldi in contanti, moneta sonante, documenti. Lì per lì s’è messa la faccia di bronzo, gliene fregava meno di niente. Ma quando ha realizzato che dentro la borsa c’era la tessera sconti del supermercato, ha perso la testa, anzi se la sbatteva muri muri. Le urlavo che quella tessera è una fottipopolo, macchè! Non c’era verso di farla calmare.
Tutte le minchiate le ha lei!
Il fornetto per riscaldare le merendine ogni mattina…Le aprirei il cervello e le direi…ma che ti devi riscaldare la mattina alle sei se non abbiamo il tempo neanche di prendere un caffè in piedi.
Il fornetto…per riscaldarci le corna di sua sorella.
Imbottisce i miei figli di biscotti. Si stanno sformando tutti…i miei figli.
Si potrebbe prendere loro come palloni per giocare a calcio anziché vincerli con la tessera punti.
La tessera della benzina? Ce l’abbiamo!
Mannaggia alla miseria! Con questi bollini mi tira il fiato! E mi tira i piedi!
In continuazione…Mi dice sempre…Ma non la dobbiamo mettere la benzina in questa macchina? Dobbiamo restare a piedi? Ma quanto dura questa benzina…ma mai finisce questa benzina? Ma l’olio non lo devi controllare? Forse ci devi mettere l’olio. Madonna Santa! L’affogherei!
Ma che se ne deve fare di questi premi, ma a che cazzo le servono…L’altro ieri ha preso a schiaffi mio figlio. Per giorni gli aveva rotto le palle che voleva sbarazzata la macchina, quello finalmente si è deciso, ha gettato tutte le bottiglie vuote e le cartacce che c’erano dentro e per sbaglio ha buttato pure la tessera punti della benzina. Non vi dico quello che è successo. Lo ha massacrato.
Ma che se ne deve fare di questi premi, ma a che cazzo le servono…Tempo fa ha preso coi punti una yogurtiera. L’avesse usata una volta! Una, dico una, non due, una volta! Sapete perché? Perché se si compra lo yogurt al banco frigo vince dieci punti e le conviene così. Deficiente! E’ una deficiente. Mah! Compra gli yogurt per prendersi la yogurtiera.
Per non parlare degli altri premi…un barattolo di plastica…quattrocento punti più un euro e settanta in contanti. In qualunque negozio di casalinghi vai, lo compri cinquanta centesimi. Una pattumiera? Quattromila punti oppure duemilasettecentopunti più tredici euro. Se ne comprerebbero due soltanto con i soldi. Senza aggiungere punti.
Si è fatta pure la carta millemiglia. Ma che se ne fa? …le direi io… “Raccolgo i punti per il biglietto aereo” risponde.
Ma che se ne deve fare di questi premi, ma a che cazzo le servono…
Ma che schifo raccogli…le ho detto…Primo: non sei riuscita a salire neanche sul traghetto quando tuo figlio ha fatto il CAR a Taranto! Secondo: ti spaventi dell’aereo. “’Potrei anche decidermi un giorno…Sì, così soldi sopra soldi.
Ma che se ne deve fare di questi premi, ma a che cazzo le servono…
Signor Giudice, che dovevo fare? L’ho presa a coltellata, così i punti se li è raccolti una volta per tutte.
La scuola sempreverde
Personaggi
Professore Anemone Giuseppe, detto Pino.
Professore
I colleghi dicono che sono schizzato, ma io non me ne faccio un cruccio.
Sono così, punto e basta. E’ pur vero, però, che io sono lontano dagli altri anni luce. Della scuola mi piacciono soltanto i ragazzi, a darei fuoco a tutto il resto. L’Istituzione scolastica è diventata un eruzione di parole di gente logorroica che vuol mettersi in evidenza e che all’atto pratico non riesce a concludere nulla. Non parliamo poi dei progetti…Quest’anno, purtroppo, hanno chiesto un progetto perché insegno scienze e quindi ho dovuto cimentarmi anch’io. .
Collegio dei docenti…I professoroni mi guardano con la puzza sotto il naso. E’ noto a tutti che io amo il pianeta verde, non fosse altro per il mio nome e cognome. Io chiamo Anemone Giuseppe, per gli amici Pino Anemone. Il progetto che presento oggi si chiama giust’appunto “La scuola sempreverde”. I più ghignano, ma io me ne fotto e potrei anche gridarlo ai quattro venti che me ne fotto di tutti i miei colleghi, perché alunni non ce ne sono. Comincio a leggere e nel contempo ad illustrare il progetto.
Leggo…“Il progetto è rivolto a tutti gli alunni delle prime classi. Obiettivo primario è quello di combattere la dispersione scolastica, motivando gli alunni delle prime classi alla frequenza e facendo in modo che questi possano prestare attenzione a quei loro compagni che presentano situazioni problematiche o di svantaggio. Il tutto consiste nel sistemare delle fioriere ai balconi dell’Istituto, inserire tante piantine quante sono gli alunni delle prime classi, con il loro nome su una targhetta inserita con un’asticella di legno nel terriccio. Gli studenti, nel corso dell’anno, dovranno prendersene cura per non farle seccare e dovranno prestare attenzione a tutti i compagni che non frequentano assiduamente e invitarli a tornare a scuola, affinché le loro piantine non muoiano.”
A questo punto scoppia l’ilarità fra i miei colleghi.
Le gomitate si sprecano.
Morale della favola: per la prima volta, in trent’anni di servizio m’incazzo di brutto e schizzo su una sedia.
Mi sento improvvisamente una quercia…che so? Un platano? Una magnolia, sì, una magnolia…come quella di Villa Garibaldi a Piazza Marina. Un albero maestoso che si erge sulle quelle teste color rosso menopausa che non vedono l’ora di andare in pensione.
Li guardo. Alcuni sono increduli, altri addirittura terrorizzati. Io me ne fotto e comincio a urlare…Ma che cazzo ne capite di tutti quei progetti che presentate, voi? Per i ragazzi? Cosa fate per i ragazzi?
Perché bocciarmi questo progetto? Cosa c’è di più bello che seguire la crescita di una piantina mentre cresci tu stesso? Cosa c’è di più altruistico del prestare attenzione a chi vive nella stessa classe con te e mostra segni di disagio? …Quale migliore aiuto della telefonata di un compagno se a casa sei avvolto dall’indifferenza…
Non mi riconosco più. Parlo, parlo, parlo, finchè la professionalità ritorna sui loro volti e le mani si alzano per votare sì all’unanimità.
Il padre di famiglia
Mi chiamo Mommo Vacca e sono un macellaio serio e responsabile: possiedo un allevamento e le mie carni sono produzione propria.
I miei animali sono sani come i pesci, anche se io non sono un pescivendolo.
Per non far prendere l’influenza ai miei polli, li imbottisco di antibiotici; Alle mucche, per non farle impazzire, faccio le flebo di camomilla.
Le mie specialità sono i petti di pollo con i reggipetti di prosciutto crudo.
Mia moglie fa la pasticcera, per questo è sempre nei pasticci.
La sua grande virtù è la diplomazia, infatti produce diplomatici in quantità industriali.
Non poteva che esercitare questo mestiere visto che si chiama Iris di nome e Ricotta di cognome.
In suo onore impasta e frigge iris con la ricotta dalla mattina alla sera.
Mia moglie predilige la lavorazione di babà, infatti Alì e i suoi quaranta ladroni era la sua lettura preferita.
Mia moglie è una bella donna: è burrosa e ha le cosce budinose.
Si fa bene i francesi: i bignè, le brisè e i marron glacèes.
Mio figlio il piccolo è simpatizzante dei verdi, ma non si può iscrivere al partito perché è sempre rosso dalla timidezza ed è stato soprannominato il comunista.
Mio figlio non comunica, impreca.
Mio figlio non aggiusta, rompe.
Mio figlio il grande è un violinista.
Alle donne non piace perché tira troppo la corda.
Mio figlio, a tavola, ha il compito di dividere le pietanze: in 4/4, in 6/8, 12/8 perché ha il senso della misura.
Mio figlio è talmente bravo che quando suona non guarda lo spartito, è sicuro di sé ed estasiato dal primo violino della sua orchestra, che si chiama Daria Tromba. E io mi chiedevo come mai questa suona il violino e non la tromba. Sarebbe stato bello e musicale….Signori e Signore, ed ecco a voi….Daria Tromba la tromba.
Adesso mio figlio è un musicista affermato: infatti l’hanno fermato finanza e polizia, perché trasportava droga nel violino.
Accrescitivi
Quando le cose le fanno schifo, ne ingigantisce il nome. Anzi, scusate, usa gli accrescitivi.
Vede uno scorpione? Oddio!...grida…uno scorpionone!
O un calabrone? Per lei è un calabronone.
In più ha paura degli scogli, per cui quando siamo al mare con la barca e ne intravede qualcuno, comincia ad ansimare…Attento! Attento! Ci sono gli scoglioni!
Le cose che le piacciono, invece, le chiama con i diminuitivi. I maccheroni? I maccherronini…che non sono i maccheroncini.
I bottiglioni? I bottiglionini.
Per la verità, chiama anche con i diminuitivi tutti gli ammennicoli scolastici che utilizza per fare l’insegnante e che le hanno fatto guadagnare la fama di prof materna.
I quadernoni diventano i quadernonini, gli evidenziatori…gli evidenziatorini, le penne le pennette e le fotocopie le fotocopiette.
Quello che però non le perdono è il fatto di accorciare i nomi.
Io mi chiamo Calogero. Lei mi chiama Calò e da quando mi chiama Calò mi si sono abbassate tutte cose.
Ha voluto che chiamassimo mia figlia la piccola Fiona. Ok, si chiama Fiona? Perché la deve chiamare Iona? Dice che le fischia la effe.
Quando invita le due sorelle ad uscire insieme, tutti sghignazzano..
Debby esci con Iona…
Debby, esci co Iona.
Debby non vuole più uscire di casa neanche con le cannonate. Avete capito o no? Devo farvi il disegnino?
Una moglie DOC
Mia suocera, quando ero fidanzato, mi diceva sempre…”Io ho una figlia doc”. Secondo voi che significa doc? Per me una giusta, perfetta come l’abbinamento di una coppa di champagne ghiacciato ad un’aragosta.
Ma quando mai! Doc significa che è affetta da un disturbo ossessivo compulsivo. L’ho scoperto soltanto dopo che l’ho sposata. Ha un pensiero soltanto da quando si alza a quando si corica: le pulizie! Ebbene sì, una fissa che l’acchiappa e non fa vivere ne mè, né lei. Quando varco la voglia di casa devo, dico devo, lasciare le scarpe sul pianerottolo e mettere le pantofole. Se ha dato la cera devo strisciare come un verme con le pattine per lustrare il pavimento. Se entro in una stanza mi segue come un ombra e ripassa lo strofinaccio su tutto quello che tocco. Che dico tocco? Sfioro. Se vado in bagno aspetta che utilizzi la carta igienica e poi riavvia lo sciacquone e si mette a spazzolare energicamente con lo sciacquino e l’anticalcare.
Sapete cos’ha combinato stamattina?
E’ venuta a trovarmi in ufficio perché aveva perso le chiavi di casa e casualmente era appena finita una riunione sindacale, per cui la mia stanza era piena di colleghi.
Via via che glieli presentavo, lei gli stringeva…stringeva insomma la mano e poi andava di corsa in bagno a lavare la sua, finchè le si è avvicinata, sorridente, la nuova segretaria del direttore. Una splendida ragazza di colore.
Consueta stretta di mano, poi quella grande imbecille di mia moglie è corsa di nuovo in bagno a lavare la sua con l’acido muriatico che ha trovato accanto al cesso.
Adesso sono in attesa del referto medico.
L’impronta
Ha le fisse. La fissa delle orme. Deve lasciare le sue impronte. Deve lasciare le sue firme…gli autografi, li chiama lei.
E finchè cammina sul bagnasciuga o firma il registro delle presenze a scuola, tutto ok., ma quando deve camminare sul cemento fresco o firmarci sopra con la punta dell’ombrello, la ucciderei.
Vede un cancello dipinto fresco? Lo deve firmare con la chiave della macchina.
Vede un albero sul ciglio della strada? Ci deve intagliare il suo nome.
Fa la crostata? Prima di infornarla, ci imprime sopra le sue cinque dita della mano sinistra. Fa la brioche? Le cinque dita della destra.
Fa il pesce finto al tonno? Ci deve scrivere buon appetito con l’indice della mano sinistra…perché è mancina, naturalmente.
Ovunque va, lascia traccia di sé.
Sui muri, sui tavoli delle birrerie, sulle porte dei cessi pubblici, sui vetri sporchi delle macchine.
Oggi mi ha fatto saltare i nervi. Si è messa a firmare cambiali!
Allora non ci ho visto più dagli occhi e le ho dato due schiaffoni in contemporanea sulle guance.
La stronza è andata alla polizia e l’ispettrice di turno che ha visto le mie impronte sulla sua faccia le ha fatto sporgere denuncia per maltrattamenti.
E a me, a me che non ho la fissa delle orme mi hanno preso le impronte digitali.
Ma appena esco di qua..l’ammazzo! L’ammazzo!
Il prof
Oggi c’è il bullismo. Oggi ogni volta che un alunno spinge un compagno è un bullo. Prima era un rompicoglioni, solo che noi questi termini non abbiamo mai potuto usarli in quanto professori, in quanto educatori. Però mentre io lo richiamavo all’ordine dicendogli…”Sei indisciplinato…tu non sei scolarizzato”…in testa mia pensavo….”Ma guarda ‘sto scassacazzi!”. Prima, in classe, quando qualcuno alzava la mano e mi diceva…Professore…lo fa finire? Mi tira le palline di carta…oppure…”Mi leva la sedia di sotto” …io rispondevo…Smettetela! Che siete, bambini?... ma in testa mia pensavo… Li massacrerei…Tutti! Li affogherei…Cazzo! A certuni li avrei stesi a tappetino per ballarci di sopra.
Oggi, se non avviso le autorità competenti, va a finire che a tappetino ci stendono me. Prima, al ricevimento delle famiglie, quando parlavo con i genitori e spiegavo che il ragazzo andava male, ogni tanto ci scappava qualche scappellotto. Oggi, poco ci manca che lo scappellotto me lo busco io. Prima, quando i miei colleghi erano assenti, le classi gioivano e poco ci mancava che facevano le ole. Oggi vedo che controllano ogni giorno il registro dei professori per contarci le assenze. Non che studino quando noi siamo presenti, ma almeno fanno matematica quando noi siamo assenti. Prima ci facevano le caricature. Oggi ci fanno le fotografie. Solo che non sono caricature e ogni volta ti devi giustificare anche del fatto che ti mangi le unghie. Prima, al mattino, prendevo il mio registro personale e mi sedevo in cattedra. Oggi, che mi sono rotto i coglioni, entro per primo e vado a sedermi all’ultimo banco. Sono certo che nulla potrà accadere da qui alla pensione.
Luomo maturo
Mi voleva e me la sono presa. Certo, era più giovane di me. Di assai. Ma cosa vuole da me? Le ho regalato un ciondolo impestato di diamanti. Ogni diamante era di almeno diciotto caratteri. Certo, adesso ho la mia età, non ci vedo più tanto bene, forse perché ho perso qualche dottrina. Mi sta rovinando. A me! A me, che ero il tutto, a me che ero il fax totum dell’azienda. Ora non sono più nessuno, ora conto come il due di picche con briscola a denari. Mi fa la testa tanta. Dice che è stanca di essere lo zibellino di tutti. A me mi da fastidio quando gli altri, appena sanno che è mia moglie, me la fissano sgranocchiando gli occhi. Lei non da alito ai pettegolezzi, però…Ci dico di andare nelle Maldive e mi dice che si spaventa delle onde anonime. Ci dico di andare a Catania e mi dice che si spaventa dei vulcani in erezione. L’altra volta si è arrabbiata. Dice che sono un ignorante, un cafone. Se n’è accorta adesso? Perché alza la testa…perché s’è laureata con 110 e passa? Si arrabbia pure se ci dico che il latte lo voglio comprato parzialmente stremato, se nella stradina di casa deve procedere a passo d’uovo, sennò ammazza i bambini dei vicini. Poi c’ha un vizio brutto, ma brutto! Gioca sempre col telefonino, anche al buio, quando siamo al cinema. Ma che fai? …ci dico? Mi risponde… lo uso come lampada abbronzante. A furia di spedire messaggi le sta venendo il tunnel carpiato. A me in ufficio me l’invidiano. Già che non mi perdonavano di avere bruciato tutte le mappe del successo. Uff! Arrivano certe zampate di caldo…ho letto che uno quando sta così, né in cielo, né in terra, deve andare da una che si chiama psicoterapeuta di coppia…per questo sono qui, dottoressa. Ora lei mi sta dicendo che non si insegue il proprio piacere, ma quello dell’altro… Ma io mi sto consumando signora dottoressa. Fosse contenta, magari! Ma manco questo. Le ho fatto fare pure un autoritratto da un pittore famoso. Ma che cosa vuole di più? L’altro giorno le ho detto "Ma si può sapere che t’ha colpito di me quando m’hai conosciuto? Lo sa che m’ha risposto?…la tua Ferrari. La mia macchina l’aveva colpita. Ma non era meglio che la investivo in pieno, così la levavo direttamente dalla circolazione!
Televendite
Mi volevo riposare, mi sentivo troppo stressato. Ho preso sette giorni di malattia e mi sono piazzato nel letto davanti alla televisione. Dopo un giorno ero un tutt’uno con le televendite. Si susseguivano, così, una dietro l’altra, inchiodandomi sul cuscino. Materasso…coprimaterasso, copriletto estate, copriletto inverno, copriletto primavera e copriletto autunno, guanciali tutto compreso…con quelle due lì che te l’accarezzano dalla testa ai piedi…millesettecento euro…bah!...Neanche per farlo. E per di più scontato. No! Trecentosettantotto euro? Meno di mezzo caffè al giorno? L’ho ordinato subito.
Non vi posso descrivere che bel culo che aveva quella tizia che usava quell’attrezzo ginnico che vibrava…Per funzionare, funzionava, ho visto io come ballavano quelle chiappe indiavolate. Mica potevano fingere…Ho visualizzato mia moglie su quell’attrezzo con le sue natiche cellulitiche e poi l’ho rivisualizzata dopo un mese di trattamento con le chiappe della tizia. Il pagamento era rateale. Ho telefonato per ordinarlo, intendendo fare un regalo sia a mia moglie che a me.
Per soli novantotto euro, e li ho visti con i miei occhi, potevo avere piatti, bicchieri, friggitrice e fornetto. Novantotto euro è come averli regalati. Li ho ordinati per la dote delle mie figlie…
E ancora centodiciotto euro…trapunta, coordinati bagno, copriletto. Bah! Scontati trentanove euro. Bah! Ma cosa sono oggi trentanove euro. Le mie figlie sono un poco bruttine, ma sono certo che se le amiche di mia moglie, quelle che hanno i figli maschi da accasare, appena vedranno tutto quello che ho ordinato per la dote, insisteranno affinché i nostri figli escano insieme per progettare il loro futuro. Aggiungo tanto altro ben di Dio! I tappeti persiani, il set di coltelli da cucina, mixer e frullatori e sacchi per riporre i vestiti negli armadi e scope roteanti eccetera eccetera. Il tutto in comode rate. Ordino e via via che effettuano le consegne, lascio pure un euro di mancia. Adesso sono al terzo fine mese dalla finta malattia… A quaranta e a cinquanta euro si sono fottuti tutto il mio stipendio. Le mie figlie sono ancora in un angolo, a casa e mi sa tanto che mi resteranno sulla pancia. Sui tappeti persiani c’hanno pisciato i gatti, i coltelli tagliano peggio di quelli che ti fanno usare nei ristoranti, le femmine sensuali, dentro la scatola del materasso non c’erano e il culo di mia moglie è rimasto sempre lo stesso…pieno pieno di buchi, mentre sul mio ci ho dovuto appoggiare le pezze. Prima ero soltanto un uomo stressato, adesso sono un uomo con le pezze sul culo.
Il fuco
Un grande scienziato asseriva che il futuro dell’umanità sarebbe stato governato dalle api regine e che le donne sarebbero diventate il sesso dominante del futuro” . Un profeta! Aveva ragione! Io non ce la faccio più a vivere in questo mondo, non posso più sentire certe cose. Le donne ci stanno fuchizzando. Incredibile. La scrittura è donna… La parità dei diritti… Il teatro è donna…il mondo è donna. E io…io che sono un maschio? OK, ho capito, mi devo operare, risolvere tutto quanto. Pronto?...Vorrei prenotare una visita…nel basso ventre ho un pezzo di carne che mi soverchia…Vorrei che me lo eliminaste al più presto, lo devo tagliare. Ormai è solo una zavorra. Solo così potrò ….Sì, mi dica…quando posso venire. Cosa? Il turno? Fra tre anni?
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