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MELA

Di Dacia Maraini

Commedia
Due atti (1981)

PERSONAGGI

ROSARIA, madre di quarant’anni

CARMEN, figlia di diciannove anni

MELA, nonna di sessant’anni


PRIMO ATTO

ROSARIA: (canta l’Internazionale e pulisce per terra) Compagna Chiang Ch’ing, siete accusata di avere usato le guardie rosse come vostro esercito privato; siete accusata di avere fatto una vita da imperatrice, siete accusata di avere portato le gonne corte, di avere messo il rossetto, di avere trasformato il Palazzo del Cielo in un lupanare del capitalismo… Compagna Chiang Ch’ing siete condannata a morte! Avete qualcosa da dire?... E lei, dietro quelle due lenti grosse come due fondi di bottiglia, con quella piccola testa di tartaruga…Con la voce da bambina spavalda dice ferma, a voce bassa: Menzogne e calunnie!... Avete qualcos’altro da aggiungere, compagna Chiang Ch’ing?... Un giorno il popolo saprà la verità e farà piazza pulita di voi tutti… Accidenti, che faccia di bronzo! Mentre gli altri lì, umili, tremanti, che ammettono, negano, piagnucolano e chiedono pietà… Lei,  piccola, nana, brutta, vestita di blu, con i capelli grigi a paggetto e la faccia rugosa… Che fegato!

Riprende a cantare l’Internazionale. Entra Carmen

CARMEN: Che è questo bordello?  

ROSARIA: Non si può cantare ora?         

CARMEN: Sempre quelle noiosissime canzoni politiche! Sei noiosa e monotona come un verme.

ROSARIA: Chi ti ha detto che i vermi sono noiosi?

CARMEN: Non sono noiosi i vermi?

ROSARIA: Che ne sai tu?… Sei mai stata là sottoterra fra le radici e l’umido, il caldo e un buon profumo di terra bagnata?

CARMEN: Tu sì, vero?

ROSARIA: Ho più immaginazione di te.

CARMEN: Usare l’immaginazione per sentirsi verme, allegro!

ROSARIA: Hai fame?

CARMEN: No.

ROSARIA: Hai sete?

CARMEN: No.

ROSARIA: Cercavi qualcosa?

CARMEN: No.

ROSARIA: Non ti alzi mai prima delle due. Sei cascata dal letto?

CARMEN: Non sopporto la tua voce.

ROSARIA: Che ha la mia voce?

CARMEN: Maledetta politica!

ROSARIA: Tornatene a letto. Non canterò più.

CARMEN: Non ho più sonno. E poi ho la nausea.

ROSARIA: Avrai bevuto troppo.

CARMEN: Sarà quella porcheria che mi hai dato ieri sera.

ROSARIA: Il pasticcio di patate?

CARMEN: Non so che era. Non voglio saperlo. Mi è rimasto sullo stomaco.

ROSARIA: Patate bollite, prosciutto cotto, burro, latte, funghi, panna. Niente di pesante.

CARMEN: Ecco, mi pareva… prosciutto. Ti ho detto tante volte che non voglio mangiar carne.

ROSARIA: Carne… Mica è carne!

CARMEN: No, non è carne e che è?

ROSARIA: Ti dà forza. Non lo vedi come sei pallida, sembri una morta… un po’ di prosciutto, mica è carne!

CARMEN: Un uomo giusto vive bene senza bisogno di mangiare cadaveri.

ROSARIA: Ma tu non sei un uomo giusto, sei una ragazzina piena di fisime.

CARMEN: Inutile parlare con te, ragioni come una capra.

ROSARIA: Tornatene a letto. Non è ancora pronto.

CARMEN: Dov’è il bicarbonato?

ROSARIA: Te lo preparo io, col limone, vuoi?

CARMEN: Prima mi metti a tradimento il cadavere di maiale nel piatto e poi mi dai il bicarbonato per digerirlo. È un’immonda ipocrisia.

ROSARIA: Ti ho preparato una bella zuppa di cipolle e fagioli per pranzo, una cosina leggera leggera…

CARMEN: Niente cadaveri, spero…

ROSARIA: C’è gente che si prostituirebbe per una bistecca…

CARMEN: Mangiatori di cadaveri! Una civiltà di cannibali. E tu con loro. Vuoi cambiare il mondo e intanto uccidi, torturi.     

ROSARIA: Ma che cavolo dici Carmen?

CARMEN: Il fatto che non usi le tue mani per uccidere non ti assolve dal delitto contro quelle povere bestie. Tu mangi la carne straziata da qualcun altro.

ROSARIA: Non mi pare che hai smesso di portare le scarpe di vitello, però, e il montone afgano…

CARMEN: Non posso andare in giro a piedi scalzi.

ROSARIA: Vedi che anche tu… porti i guanti fatti con la pelle degli esseri viventi. Scarpe, borse, cinture…

CARMEN: Io non li mangio. Tu li ingurgiti, io mi limito a calzarli.

ROSARIA: Tu non hai sofferto la fame, il freddo…

CARMEN: è un gioco vostro, che non mi riguarda.

ROSARIA: Tu vivi a carico e ti puoi permettere di fare la schizzinosa.

CARMEN: Non vivo per produrre. Come te. Rifiuto il lavoro e mi sento libera.

ROSARIA: Già, come tua nonna.

CARMEN: Dov’è?

ROSARIA: Stanotte è rientrata alle tre.

CARMEN: Dovresti chiuderla a chiave nella sua stanza.

ROSARIA: Stavo sognando di essere alla stazione, aspettavo un treno per Shanghai…

CARMEN: Mentre tu vai a Shanghai, lei va a ballare…

ROSARIA: Che fastidio ti dà?

CARMEN: Mi ha portato via il ragazzo, che fastidio mi dà!...

ROSARIA: Acqua passata…

CARMEN: Ci prova sempre.

ROSARIA: Eccola, si è alzata. Metti su il caffè.

CARMEN: Mettilo tu. Io non muovo un dito per quella sciagurata.

ROSARIA: Ma ha sessant’anni! Abbi un poco di pazienza!

CARMEN: Ce l’hai lei con me? 

Esce Carmen. Entra Mela

MELA: Schiava, signora  ballerina!

ROSARIA: Ah, ti sei alzata. Vuoi del caffè?

MELA: Che cosa avete? Mi parete alterata.

ROSARIA: E questa che roba è?

MELA: Parlo di quella pellegrina, la quale è una donna di malaffare... (Facendo un'altra voce) Eh signorina... Io sono una donna onorata. Non so se così si possa dir di voi... (Altra voce) Se foste una donna onorata non andreste pel mondo birboneggiando...

ROSARIA: Già, birboneggiando... Proprio birboneggiando...

MELA: Era la più bella della compagnia, ma non aveva memoria. Se non era per me che suggerivo... (Soffiando) Siete una bugiarda, siora Placida, e lei con quel petto imbrigliato nelle stecche, prendeva il respiro e tutto d'un fiato: Siete una maliarda siora Placida... Ma no, bugiarda, bugiarda... E lei col suo vestito lungo e gonfio come un pallone mi pestava le punte delle dita con la scarpa... Girava intorno alla buca come un'ape intorno al miele. Io ero il suo motore, la sua anima. Senza di me era morta.

ROSARIA: Ti ricordi quando venivo a vederti? Mi accucciavo su un seggiolino ai tuoi piedi e stavo ferma ferma per non fare rumore. Tu lo stesso, però, ogni tanto, mi davi un calcio per ricordarmi che non dovevo fiatare. Una volta che ho sbadigliato mi hai dato una sberla.

MELA: Perché è uscita quella pettegola?

ROSARIA: è tornata a dormire

MELA: Che brutta faccia.

ROSARIA: Io?

MELA: No, lei.

ROSARIA: Ma se non l'hai vista!

MELA: Lo stesso.

ROSARIA: Ti ho preparato il caffè.

MELA: Già preso.

ROSARIA: Sei già uscita?

MELA: Alle sette. Lo sai che mi piace il garzone del fornaio, no?

ROSARIA: Gli hai dato dei soldi?

MELA: Mai dato soldi agli uomini, io!

ROSARIA: E quelle duecentomila lire dell'altra volta?

MELA: Era un regalo.

ROSARIA: Vuoi del pane e burro?

MELA: Già mangiato. Una ciriola fresca. Ma ho più fame di prima. Ora mi faccio due uova con le salsicce.

ROSARIA: Ti rovini il fegato...

MELA:Sei tu che hai il fegato malato. Sei gialla. Io sto benissimo.

ROSARIA: Le salsicce di prima mattina...

MELA: è la testa che rovina il fegato, mica le salsicce. Quella tua testa piena di preoccupazioni...

ROSARIA: Già la tua è leggera, leggera...

MELA: Sapessi quanto pesa sul fegato la morale! è assolutamente indigesta.

ROSARIA: Costante m i ha mandato dei fiori, hai visto?

MELA: Onomastico?

ROSARIA: Tredici anni di amore.

MELA: La fedeltà poi fa venire i calcoli alla bile, è risaputo... Sono la tua moralità e la tua fedeltà a rovinarti la salute, credimi...

ROSARIA: Un amore come il nostro è molto raro. Io che venivo da un matrimonio infelice, con una figlia sulle spalle... Lui, bello, giovane, solo, senza soldi... Non ci abbiamo pensato un minuto... Abbiamo fatto la fame insieme, abbiamo fatto il Sessantotto, siamo andati insieme in Bolivia...

MELA: Un amore di guerra!

ROSARIA: è molto raro trovare due persone così affiatate... Mai un litigio, una parola grossa... Due vite dedicate l'una all'altra.

MELA: Se vi foste sposati...

ROSARIA: La perfezione del nostro rapporto deriva proprio dal fatto che non ci siamo sposati. Ognuno a casa sua. E ogni incontro è voluto, scelto, non ci siamo impantanati nella quotidianità matrimoniale. Ci sono stati dei momenti in cui avrei voluto vivere con lui, svegliarmi la mattina e trovarmelo accanto... Ma è stato più saggio così...

MELA: Stavo seduta su un bidone... Mi pulivo le unghie e guardavo davanti a me... C'erano degli strani moscerini che mi frullavano attorno agli occhi. Poi ho sentito qualcuno che bussava contro il coperchio. Dico: Oh dio, mi sono seduta sulla tomba di Carmen! Ma no, dico, lei è viva e se ne sta chiusa lì per farmi dispetto. Dico: Sei viva, Carmen? Sono morta, mi fa lei, con una voce strana, come una ragnatela, appiccicosa, filamentosa... Sono morta, ma non voglio stare nella spazzatura, voglio stare in una tomba vera, con i fiori, la lapide e tutto. Ba', dico, una volta che sei morta che te ne importa della lapida! Mica sei viva! Che strano sogno...

ROSARIA: La vorresti morta.

MELA: Io?

ROSARIA: La vorresti morta ma senza ammazzarla...

MELA: Non è vero, io la amo moltissimo. La trovo solo un po'... Un po' insignificante.

ROSARIA: Appunto, insignificante, inesistente, cioè morta.

MELA: I sogni dicono sempre un'altra cosa, Rosaria. L'enigma del sogno è il mistero del passato che diventa avvenire. Cosa vuoi capirci...

ROSARIA: Forse è la morte tua che temi...

MELA: Io? No, per niente. Sono pronta a morire in qualsiasi momento.

ROSARIA: Ma non ti prepari.

MELA: Ho fatto le valige, come disse Papa Giovanni. Aspetto che arrivi il treno. Intanto mi guardo intorno, mi diverto, gioco, ballo, come si fa alla stazione.

ROSARIA: Alla stazione non si balla.

MELA: Certo, tutta quella gente lì coi musi... Seduti sulle panchine... Che noia! Ma se uno è contento i partire, balla, canta. (Cantando sul ritmo del valzer) Tra la la la là... (Butta una scarpa di qua e una di là) Balliamo Rosaria? (La prende per la vita) Tra la la la là...

ROSARIA: Ho da fare, mamma,  lasciami... Cavolo, mi vuoi lasciare?

MELA: Sei una palla mai vista!... Sempre a lavorare, lavorare...

ROSARIA: Se non lavorassi io... Vorrei sapere come fareste voi due  a sopravvivere...

MELA: Vado a dormire, casco dal sonno... Tra la la la là... Tra la la la là... (Cantando) La vita non è che un valzer, nel giro che tocca a teee... Tu, Rosaria, sei una formica e noi siamo le cicale. Alla fine della stagione tu avrai raccolto un quintale di grani e noi niente, piangeremo sotto una foglia bucata... Tra la la la là... (Scalza, ballando se ne va)

ROSARIA: La compagna Chiang Ch'ing si alza, con la sua faccetta raggrinzita, gli occhiali come due fondi di bottiglia... La miopia della rivoluzione... Passa in mezzo a due ali di folla e va a mettersi di fronte a un muro nudo. Chiang Ch'ing mettiti la benda. Lei fa no con la testa. Voglio vedere in faccia i miei assassini, dice, cinesi di merda che prima mi avete amato e ora mi uccidete! Pronti ragazzi... Uno, due, tre, FUOCO!

Rosaria si butta per terra come morta. Entra Carmen. Mela si affaccia, dice la sua battuta e torna fuori.

CARMEN: Che fai lì per terra, mamma?

ROSARIA: Mi hanno fucilata.

MELA : Ah l'hanno fucilata (Se ne va via)

CARMEN: Stai male?

ROSARIA: Pensi che se Stalin avesse saputo che non ero una marxista  ortodossa mi avrebbe fatta fucilare?

CARMEN: La nausea mi è passata. Hai del cognac?

ROSARIA: Io credo proprio di si. La portiera, il vicino di casa, il panettiere, la fruttivendola, persino lo spazzino erano questurini pagati dalla polizia segreta. Sapevano perfino quante volte andavi al cesso!

CARMEN: Che noia!

ROSARIA: La compagna Chiang Ch'ing è stata fucilata.

CARMEN: Chi se ne frega!

ROSARIA: Porca miseria, ma tu dov'eri quando tiravamo le uova marce contro l'ambasciata americana? e quando facevamo le manifestazioni per la Cina, Mao Mao Ho Chi Min! (Scandito) Mao Mao Ho Chi Min!

CARMEN: Avevo dodici anni e pensavo ad altro.

ROSARIA: La compagna Chiang Ch'ing con la testa circondata di fiammelle d'oro... e il compagno Mao con le sue scarpe di pezza... che calpestavano le vecchie regole, i vecchi sentimenti, le vecchie morali... paf...paf...

CARMEN: Cazzate!

ROSARIA: La ragazza dai capelli bianchi... tu non l'hai mai visto quel balletto... io sì, a Parigi quando andammo con una delegazione di metalmeccanici a incontrarci con i "valorosi compagni della rivoluzione culturale cinese"...

CARMEN: Sai che mentre tu eri in viaggio, la nonna e io andavamo tutti i pomeriggi al cinema insieme...

ROSARIA: Fu una serata magnifica: prima l'incontro, i brindisi, quegli occhi accesi, poi il teatro: cento ballerini con le guance rosse che saltavano come uccelli, volavano, coi fucili in braccio... erano bellissimi...

CARMEN: Per non cucinare compravamo tutta roba in scatola: fagioli, tonno, cetrioli, salmone, in pochi giorni abbiamo finito tutti i soldi...

ROSARIA: Quando ero in Bolivia, nella foresta coi compagni...gli scarponi che pesavano un accidenti...

CARMEN: Mamma smetti di sognare!

ROSARIA: Ho sempre combattuto per quello che ritenevo giusto.

CARMEN: Se non ti sei mai mossa di casa!

ROSARIA: Scalare le montagne, in silenzio,in fila, coi sacchi pieni di munizioni sulle spalle... e quelle zanzare... quelle enormi terribili zanzare che mi mangiavano la faccia...

CARMEN: Questa passione per la guerra è proprio insopportabile.

ROSARIA: Io ho il senso della grandezza delle cose. La tua vita è piccola, misera, chiusa. Non esci mai dalla tua stanza e quando esci è per andare a rinchiuderti in un'altra stanza con una larva come te. Il mondo non ti interessa, la storia non ti interessa. Sei vuota come una cucuzza, ignorane come un grillo. Quando avrai la mia età non ti troverai niente in mano salvo uno stomaco rovinato e dei denti cariati.

CARMEN: (le prende la mano e gliela apre) Vedi, l'universo sta qui, nel palmo della tua mano e tu non lo vedi.

Rientra Mela

MELA: Ancora qui a discutere, ma quando si mangia?

ROSARIA: Non  ho avuto tempo di andare a fare la spesa. Adesso vado.

MELA: Hai finito la traduzione?

ROSARIA: L'ho cominciata dieci giorni fa. Mica sono una macchinette!

MELA: Be', potresti essere meno pignola. Ti vedo, sai, lì su quel libro che scrivi e riscrivi ogni parola. Secondo me perdi un sacco di tempo.

ROSARIA: Lo sai il portoghese, tu? no, e allora stai zitta per favore...

MELA: Sei troppo pignola. Tanto per quello che ti pagano...

ROSARIA: Con quello che mi pagano viviamo in tre...

MELA: Ma se tu ne facessi di più potremmo comprarci qualcosa di buono... e magari farci un viaggetto al mare quando viene il bel tempo.

CARMEN: Perché non fai qualcosa anche tu?

MELA: (recitando) L'eccellentissimo signor marchese di Arsura mi sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà. Io non vorrei. Mi piace l'arrosto, e del fumo non so che farne...

CARMEN: Con la parlantina che hai potresti fare la venditrice porta a porta.

MELA: (sempre recitando) La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata [...] A maritarmi non ci penso nemmeno, non ho bisogno di nessuno, vivo onestamente, e godo la mia libertà. Tratto con tutti, ma non m'innamoro mai di nessuno. (Fa un inchino malizioso)

ROSARIA: Tu con la tua Bottega del caffè, mamma, mi fai diventare matta!

MELA: Delinquente, con tutto quell'attaccarti alle mie gonne sotto il palco non sai riconoscere Rosaura da Mirandolina!

ROSARIA: Questi discorsi mi fanno diventare pazza. Io vado a fare la spesa.

MELA: Comprami dei pomodori maturi, devo fare un esperimento...

ROSARIA: I pomodori si mangiano. Sai quanto costano?

MELA: Il succo di pomodoro seccato, mescolato col cuore di papavero e la coda del carciofo sembra che produca degli effetti afrodisiaci... meravigliosi...

ROSARIA: Sei pazza... Ti comprerò delle crocchette di patate congelate e degli spinaci da fare all'agro.

MELA: Le patate le mangi tu... Farò un esperimento con gli spinaci.

ROSARIA: Non te ne darò nemmeno una foglia...

Esce Rosaria

MELA: è  vero che sei rimasta incinta?

CARMEN: Chi te l'ha detto?

MELA: Si vede da un miglio di distanza.

CARMEN: Si vede?

MELA: Solo una cieca non se ne accorgerebbe. E Rosaria è cieca... Come hai fatto?

CARMEN: A che fare?

MELA: A portarglielo via.

CARMEN: è sempre stato innamorato di me...

MELA: Questo non è vero.

CARMEN: Se te lo dico...

MELA: Anche quando dormiva qui quasi tutte le notti e la mattina mangiavamo pane e latte insieme?

CARMEN: Sì, sì.

MELA: Sbruffona! L'ho visto piangere per lei.

CARMEN: Piangere, Costante?

MELA: Sì, per gelosia. Lo sai, lei con la mania dell'indipendenza, le era venuto in mente di partire per il San Salvador a fare la guerrigliera, appresso a un guerrigliero che poi è morto sbudellato, un certo Chopa......

CARMEN: è sempre stato innamorato di me, ti dico.

MELA: Anche quando avevi dodici anni ed eri brutta come la fame?

CARMEN: Sempre.

MELA: Balle. Anche da piccola raccontavi un sacco di balle. A dirla tutta, per un certo momento Costante ha avuto una cotta per me. Ma io non ho voluto approfittarne...

CARMEN:Ma se l'hai detto tu che hai cercato di portarglielo via in tutti i modi.

MELA: Mi sarebbe piaciuto, sì, un uomo così bello e così dolce non si trova facilmente. Ma lei è talmente innamorata........

CARMEN: A me non piace mica tanto.

MELA: Già, ma ci hai fatto l'amore.

CARMEN: Me lo trovo sempre davanti.

MELA: Fra tutti i baccalà dei tuoi amici non ce n'è uno che valga Costante.

CARMEN: Un rivoluzionario dolce dolce.....

MELA: Va' là che ci muori dietro.....

CARMEN: è un tipo prevedibile.

MELA: Mica tanto, visto che né io, né Rosaria abbiamo mai previsto che facesse una cazzata del genere.

CARMEN: è troppo vecchio per me.

MELA: Ma ci sei rimasta incinta.

CARMEN: Ha un bel corpo, questo si, a quarantacinque anni sembra un ragazzo...

MELA: Quante volte l'avete fatto?

CARMEN: Che mi metto a contare quante volte faccio l'amore, nonna! Tu quante volte lo fai?

MELA: Io poco ormai, bambina. Due o tre volte la settimana....

CARMEN: Ma neanche i conigli, scusa... Io lo faccio sì e no due volte al mese.

MELA: Tu sei una degenerata, si sa.

CARMEN: Troppa fatica... e poi a me piacciono le carezze, i baci...

MELA: Sei splendente oggi... Che cipria hai messo?

CARMEN: Una roba che mi ha portato un'amica dall'India. Vuoi provare?

MELA: Ti ha portato qualche afrodisiaco?

CARMEN: No. Un po' d'erba e basta. Ne vuoi?

MELA: Ci sono delle cipolline che nascono in Thailandia: dentro sono rosse e tenere, fuori nere come il carbone e se le schiacci viene fuori un succo amaro che dà alla testa...

CARMEN: A te piace l'avventura, a me piace dormire.

MELA: Dormirò abbastanza quando sarò sottoterra.

CARMEN: E se invece ci fosse un altro mondo?

MELA: Meglio, mi divertirei un mondo ad andare a cercare i vecchi amici... Sai, come fa la folla alla stazione: ciao vecchio, come stai? Dio, come ti sei fatto giovane! Mi sono sempre chiesta se uno rinascerebbe dell'età in cui muore o più giovane

CARMEN: E se ci fosse la reincarnazione?

MELA: Sai che traffico!... File e file di gente in piedi che scalpita  un angelo che passa e dice: Tu cosa vuoi diventare nella prossima vita? Io un generale, io un direttore di banca, io un eroe, io una diva del cinema. E lui si liscia i baffi biondi che gli cascano come due pennacchi sulle labbra e dice: No, tu sarai un mulo, tu un verme, tu una piattola e tu un dromedario...

CARMEN: Comunque ci ho pensato, voglio abortire.

MELA: è la cosa più saggia che puoi fare.

CARMEN: Dopotutto può essere mio padre.

MELA: Hai detto niente a Rosaria?

CARMEN: No.

MELA: Meglio così. Pensi di continuare?

CARMEN: Non lo so.

MELA: Insomma, posso considerarlo libero?

CARMEN: Nonna, sei fuori gioco, vuoi mettertelo in testa, sei fuori fuori fuori, per sempre!

MELA: Ho visto un film l'altra sera sugli orangutan. Sai, quei bestioni con le braccia lunghe, gli occhi piccoli, dolcissimi... Vanno a bande, viaggiano con i bambini al collo, affrontano le pantere, le tigri, i serpenti della giungla... Quando è l'epoca dell'amore le femmine si gonfiano, mettono su un pelo lucido, profumato e gli viene fuori un sedere morbido, festoso, color azzurro lampone come una grossa campanula carnosa... Colore del miosotis. I maschi le annusano, cominciano a girare in tondo sempre più nervosi...Be', lo sai, di tutto il gruppo la più richiesta era la orangutan più anziana, senza peli, brutta, raggrinzita. Era quella che aveva il sedere più celeste, un celeste elettrico, splendente, luminoso...

CARMEN: Ho paura che la mamma la prenda male.

MELA: Avrebbe pure ragione...

CARMEN: Ma io non so tenermi niente. Finirò per dirglielo.

MELA: Già, tu dici sempre la verità, ma dici anche un sacco di balle per cui è difficile distinguere...

CARMEN: Ti ricordi quando ero piccola che ti dicevo: nonna sei bellissima, ti sposerei. E tu: non raccontare balle, Carmen. Io insistevo. E tu dicevi:non ti sposerei mai, sei troppo brutta. Te lo ricordi?

MELA: Eri proprio brutta, ora sei un po' migliorata...

CARMEN: Ti ricordi quando mi facevi il teatro con la Duse e sapevi a memoria La nemica?

MELA: (declamando) Non è di te che parlo, figlio, ma di quell'altro, il bastardo, colui che ha rubato per sempre il mio cuore di madre, diceva pressappoco così...

CARMEN: Eri bellissima... E poi mi piacevano quelle scarpe che portavi con i bottoncini di madreperla...

MELA: Sì, una volta te li ho trovati tutti in bocca.

CARMEN: E mi hai preso a schiaffi.

MELA: Facendotene ingoiare la metà. (Ride)

CARMEN: Per poco non morivo soffocata. E tu gridavi: sputa!

MELA: Ma tu, dura come la morte, non sputavi.

CARMEN: Mi piaceva tenerli sotto la lingua. Erano come tante piccole uova trasparenti...

MELA: Un poco pervertita lo eri già allora...

CARMEN: E quando la mamma tornava dai suoi viaggi e diceva: bé, come siete state? Tu mi prendevi per mano e insieme, come due compagne di scuola, dicevamo le nostre belle bugie con grazia e con candore...

MELA: Sai che ti consiglio? Abortisci... Lascia perdere quel minchione... E' suo, ci tiene troppo. E  non dirle niente. Non sospetta niente. Lei crede nel bene, nell'amore, nella rivoluzione... Ha fiducia in lui... Lascialo perdere...

CARMEN: Tu però mi devi aiutare...

MELA: Sempre stata dalla tua parte, bambina.

CARMEN: Non è vero. La prima notte che sono rimasta fuori casa, te lo ricordi? Mi hai detto: Stai tranquilla, impapocchio qualcosa io a tua madre. Invece poi te ne sei scordata e io me la sono dovuta cavare da sola...

MELA: Bisogna pur sbattere il muso contro le cose qualche volta...

CARMEN: Perciò non mi fido di te, nonna.

MELA: Ma questa volta, fidati!... Anche se io al tuo posto non mi fiderei...

CARMEN: Lo vedi...

MELA: Ma io non sono te. E poi non hai scelta. Perciò fidati.

CARMEN: Sempre la solita egoista...

              Carmen esce, entra Rosaria

ROSARIA: Hai finito di tormentare quella povera bambina?

MELA: Quella povera bambina non è affatto povera: sa quello che vuole e l'ottiene quando vuole.

ROSARIA: E' una bambina.

MELA: Sì, bambina! Quella ne sa più di te e di me messe insieme. E poi basta con le prediche, mi hai proprio stufata! Mi tratti come una vecchia deficiente... Dimentichi quando mi venivi dietro col moccio al naso... Eri goffa, stolida, impacciata... Mi spiavi dal buco della serratura mentre mi vestivo... Non te ne ricordi, eh? Quando uscivo col barone Cianfrusaglia, tutta vestita di broccato cangiante, coi guanti di vellutino rosa... Annusavi il profumo che mi portavo dietro e ne eri appagata: Mamma, ti amo! E piangevi... Mamma, resta con me!... E mi tiravi per la gonna... La gonna di mohair lilla con le foglie ricamate in argento... Monsieur Georges i aspetta nella sua limousine grigio perla... E io scendevo le scale come una regina... Battendo i miei due tacchetti d'argento, ploc ploc ploc... Mi dai centomila lire?

ROSARIA: Ma te ne ho date cento l'altra settimana!

MELA: Finiscono subito, non capisco perché. La mattina le metto in tasca e la sera non ci sono più... Dammene cinquanta

ROSARIA: Lo sai che l'editore non mi ha ancora pagata. E poi c'è la bolletta della luce che aspetta  quella del telefono e se non ci sbrighiamo ce lo tagliano...

MELA: Dammene venti.

ROSARIA: Tieni quindicimila. Ma cerca di non spenderle tutte oggi. Non trovo mica i soldi sugli alberi, io! Fatico tutto il giorno con queste maledettissime traduzioni e poi c'è la spesa e la cucina e i piatti e da stirare eccetera... Mai che una di voi due mi dia una mano...

MELA: Che c'entra! Tu sei una persona equilibrata! Hai il senso della responsabilità.

ROSARIA: Responsabilità! Io sono una che ha sempre lavorato, sempre sgobbato, sempre in prima fila nelle manifestazioni, rischiando di persona!

MELA: Sì, se non c'ero io col mio fidanzato poliziotto eri ancora dentro a marcire: Poliziotto basco nero/ ti mandiamo al cimitero! Sette processi ti sei procurata. Vilipendio, oltraggio, rissa e non so che altro... E quel suo avvocato dell'inferno mi è costato a suo tempo quattrocentomila lire, hai capito, quattrocento!

ROSARIA: Ma era politica quella, mamma; mica giocavo!

MELA: Con la tua politica mi ci pulisco il culo! Tra la la là la là la là...

            Mela raccoglie il boa e fa un'uscita da grande diva. Entra Carmen

CARMEN: Per lei hai sempre soldi. Per me, no.

ROSARIA: Me li ha chiesti.....

CARMEN: Ti chiede i soldi per andare a spenderli coi miei amici. E' irresponsabile, dovresti fare qualcosa.

ROSARIA: Che cosa?

CARMEN: Interdirla... La nonna di una mia amica, per esempio, invece di occuparsi dei nipoti se ne andava a spasso, faceva amicizia coi barboni, li portava in casa, spendeva tutto in birra e sigarette... Bé, l'hanno dichiarata incapace di intendere e volere e l'hanno chiusa in ospedale.

ROSARIA: Ma che dici? la mamma non è affatto matta. Le piace l'amore, va bene, ma che male c'è?... E' sempre stata bellissima e ha sempre fatto quello che voleva... Senza mai approfittare, però... Un'altra al suo posto avrebbe fatto i milioni. Lei, guarda com'è, non ha neanche le mutande di ricambio... Si fa un punto di onore di continuare come prima... Si sente invecchiare, esagera... Ma non fa male a una mosca.

CARMEN. Cazzate sentimentali! Quella ci sotterra tutte e due!

ROSARIA: Ti ricordi, amore mio, quando eri bambina e andavamo tutte e tre al Luna Park e tu facevi l'otto volante aggrappata al collo di nonna e poi ci mangiavamo un gelato in tre per risparmiare?

CARMEN: Cazzo, smetti di divagare! Devi parlarle, dirle che si controlli, che accetti di fare la vecchia... Se ne stia in casa e non rompa le scatole...

ROSARIA: Le parlerò, ma non serve a niente, sai com'è... Ha la testa dura...

CARMEN: Anche io ho la testa dura. Vedremo chi ce l'ha più dura! Ora scappo, avevo appuntamento dieci minuti fa. Ciao

ROSARIA: Quando torni?

CARMEN: Che ne so!

ROSARIA: Ce le hai le chiavi?

CARMEN: Non mi trattare come una bambina, mamma per favore!

ROSARIA: Ciao amore, divertiti... E non prendere freddo! Non mangiare roba pesante che poi dormi male, pensa alla gastrite, non ti stancare troppo...

CARMEN: Che lagna, mamma, ciao!

            Carmen esce. Mentre Rosaria mette a posto entra Mela tutta vestita all'ultima moda, giovanile, in punta di piedi cercando di non farsi sentire. Rosaria la vede

ROSARIA: Mamma! Dove vai! Devo parlarti!

MELA: Dopo, amore, ho un appuntamento con Ghigo che mi aspetta di sotto per andare in discoteca...

              Mela guadagna l'uscita e sparisce. Rosaria fa per correrle appresso ma poi rinuncia.

ROSARIA: (mangiando da sola col piatto in mano in piedi) Questi fagioli, Chopa, sono buonissimi... Cristianos con moros... Li hai proprio cucinati bene... Cavolo che squisitezza!... Dove sono i compagni, Chopa? Giù per la valle? Bene... Basta che si sbrighino a tornare... Sono tre giorni che non mangio, Chopa, salvo un topo arrosto l'altro ieri... Le senti le mitragliatrici dietro il monte! Speriamo che non si avvicinino prima di domani. Credi che ci circonderanno? Chopa! Oh dio... Chopa! ( si alza. Posa il piatto. Fa come se sentisse il cuore di un uomo disteso.) ... L'hanno preso...

             

            Buio. Si sentono suonare le due. Rosaria si è addormentata con le braccia piegate sul tavolo. Entra Mela in punta di piedi. Attraversa la scena con le scarpe in mano. Rosaria si sveglia e accende la luce.

ROSARIA: Mamma!

MELA: Che c'è?

ROSARIA: A quest'ora?

MELA: E tu? Non devi alzarti presto? Che fai lì seduta come una scema?

ROSARIA: Guarda come sei sudata... Ti prenderai una polmonite...

MELA: Ora mi faccio una camomilla.

ROSARIA: Te la faccio io.

MELA: Che mal di piedi! ( Si sdraia coi piedi sul tavolo. Prepara uno spinello)

ROSARIA: Ti sei divertita?

MELA: (Citando da Goldoni) Voglio farvi sentire un bicchierino di vin di Cipro, che , da che siete al mondo non avete sentito il compagno. ( Le porge lo spino)

ROSARIA: Lo sai che non fumo.

MELA: Oh che roba! Oh che intingolo! Oh che odore! Oh che sapore!

ROSARIA: Lo sai che non voglio... Sono contraria...

MELA: Si beve a gocce, come lo spirito di melissa, signor marchese. Ha un odor che consola...

ROSARIA: (Citando, pedante) E' una manovra delle multinazionali per mettere fuori gioco i lavoratori!

MELA: Che nettare! Che ambrosia! Che manna distillata! Signor marchese, provatela!

ROSARIA: E' contro i miei principi... E poi sto troppo male, mamma

MELA: Prova, una sola boccata.

ROSARIA: Ho già preso due aspirine.

MELA: Sei lì rigida, sembra che hai mangiato una scopa. Tira su piano, aspira!

ROSARIA: (Tirando su malamente) Oh dio, mi è andata di traverso, brucia!

MELA: Metti le due mani a coppa, così, e aspira. Chiudi gli occhi e aspira a fondo, dai polmoni, senza passare per la gola, dalla bocca ai polmoni, come il salto di un grillo.

ROSARIA: Mi gira la testa... Strano,  non sento più le spalle... Sono senza spalle, mamma, senza spalle...

MELA: Cotta, stracotta e biscottata!

ROSARIA: Ho il collo lungo... (Ride senza potersi fermare) Il collo lungo lungo lungo... Senza spalle col collo lungo non sembro un uccello? Eh? Non sembro un uccello? ... Che collo lungo... Che collo lungo che ho!

            Mela mette su un disco

MELA: Cotta, stracotta e biscottata!

ROSARIA: Hai visto quei soldati col fucile in spalla?

MELA: Balla, non ci pensare!

ROSARIA: Io non ballo per la truppa.

MELA: Neanche avessi fumato il fungo delirante... A te ogni minuzia produce effetti strepitosi... Pensa cosa succederebbe con le cipolline thailandesi!

ROSARIA: Come sono tetri, questi ragazzi! Un branco di morti, cavolo, un branco di morti! Ma c'è anche Chopa! Dio, com'è dimagrito! La pelle incollata alle ossa!

MELA: Smetti di pensare a quel ronzino! Aveva pure le gambe storte! Balla, ti sentirai meglio!

              Rosaria balla, ma impacciata. Mela la fa salire sul tavolo. Alza la musica e batte il ritmo con le mani.

ROSARIA: Come sono leggera!...Chopa, dove sei? Vieni qui, su, a ballare! Oh dio, che morbidezza, che leggerezza! tra tra tra, tra tra tra, tra tra tra, tra tra tra...

            Rosaria balla ormai scatenata. Mela batte le mani a tempo. Si sentono le proteste dei vicini che picchiano sul muro per la musica troppo alta. Entra Carmen

CARMEN: Mamma!

            Rosaria le lancia dei baci ballando. Carmen rimane a bocca aperta.

                                                                                                                                                                        

              SECONDO ATTO

Mela, Carmen e Rosaria sono a tavola

CARMEN: Mi passi il vino, nonna?

MELA: Un po' di spezzatino?

CARMEN: Non mangio cadaveri!

MELA: Te l'ho raccontato di quando ho mangiato  un gatto al forno con le patatine?
CARMEN: Era buono?

MELA: Mica lo sapevo che era un gatto. Quel coglione di mio cognato dice: è coniglio, mangia. Io taglio, mastico. Un po' dolce questo coniglio, ma che ci hai messo, lo zucchero?... Era il '45... In giro non c'era niente da mettere in bocca... Lui scoppia a ridere  e dice: Hai mangiato il gatto e non te ne sei neanche accorta! Quale gatto? Dico , io. Tarallino, il tuo preferito. Gli ho tirato un coltello che l'ha mancato per un pelo. Avevo mangiato Tarallino, il mio amore e non me n'ero accorta!

CARMEN: Perfetto! Cannibalismo amoroso della più bell'acqua.

ROSARIA: Una notte, saranno state le due, me ne stavo accovacciata a fare la guardia abbracciata al fucile...

CARMEN: Mamma, ti prego...

ROSARIA: Ero intirizzita dal freddo. Il cielo era nero. C'erano delle stelle così lucide che ho pensato: guarda, là sopra hanno appena apparecchiato la tavola: la luna un bel piatto tondo, le stelle dei piattini luccicanti... Ora arriverà qualcosa da mangiare, pensavo... Qualcosa di caldo, di buono...

MELA: Mi passi quello spezzatino per favore?

CARMEN: Vuoi il gatto Tarallino?

MELA: Non fare la scema, mi togli l'appetito.

CARMEN: Mangi come un orco.

MELA: Ho fame. Ieri sera non ho mangiato.

CARMEN: Ti sei divertita con Ghigo?

MELA: Un po' tonto, quel ragazzo. Ma ha un bel corpo. Belle gambe, bel culo...

CARMEN: Viene con te per prenderti in giro.

MELA: L'invidia è una brutta cosa, bambina mia.

CARMEN: Sapessi cosa dicono appena volti le spalle!

MELA: Perché credi che di te parlino bene?

CARMEN: Ma io sono come loro, normale.

ROSARIA: A un certo punto sento degli spari... ta ta ta ta ta ta... Tutti a faccia per terra! Passa un aereo basso ma così basso...

MELA: (rispondendo alla nipote senza badare alla figlia) Normale perché sei giovane come loro. Capirai che normalità!

CARMEN: E' normale che una giovane vada a ballare e faccia l'amore.

MELA: E io sono vecchia pazza e immorale e mi piace così, sto benissimo, mai stata così bene.

ROSARIA: Ta ta ta ta ta... vedo la terra che schizza per aria proprio accanto alla mia testa. Dico: è andata, ciao, va bene, sono morta, addio!

MELA: (citando) Ho qualche annetto, non son bella, ma ho avuto delle buone occasioni...

CARMEN: (alla madre) Lo vedi, è pazza!

ROSARIA: E invece no... Non ero morta... Miguel era morto accanto a me, tutto il sangue che gli usciva dalla bocca... Ma in quel momento non me ne fregava niente... Io ero viva, viva, mi sono messa a ballare, ci credi?

MELA: (citando) Cavaliere carissimo se non le piacesse il pollastro le manderò il piccione.

CARMEN: Con tutti i ragazzi che ci sono al mondo vorrei sapere perché ti devi mettere con quelli miei.

MELA: (citando) Le dirò, signor Cavaliere, alle volte si danno questi sangui che s'incontrano [...] questa simpatia, questo genio, si dà anche tra persone che non si conoscono...

CARMEN: Ti dico che lo fanno per divertirsi alle tue spalle. Quando te ne vai sghignazzano come matti.

MELA: Che importa se sghignazzano... Ghigo bacia come un torero... Tah, tah. ( fa dei gesti eleganti e slanciati come se facesse roteare il lembo di un mantello) Così... Il braccio qui dietro, la mano qua, ti afferra la testa ed è... è come se ti avvolgesse nella sua cappa rossa e ti portasse via.

CARMEN: Ghigo è innamorato di me.

MELA: Sarà innamorato di te. Ma fa l'amore con me.

ROSARIA: Ho fatto una torta. (Portandola in tavola)

CARMEN: Una torta, cazzo! Sai quanto è che non facevi una torta, mamma! Fai sentire. (Ci mette un dito dentro) Buona!

MELA: Giù le mani, assassina!

ROSARIA: Hai rovinato tutto...

MELA: Ci ha ficcato dentro le sue schifosissime mani.

CARMEN: Quante storie per una torta!

MELA: ( A Rosaria che taglia la torta) Dammene un pezzo, ma grosso. Anzi, dammene due.

CARMEN: Morirai d'indigestione. E così, finalmente, ci libereremo di te.

MELA: Non vi libererete mai di me, mai. Anche da morta, mi siederò qui, accavallerò le gambe, mi fumerò uno spinello e mi mangerò il mio pezzo di torta.

ROSARIA: Ti ricordi quella volta che la Denigro era incinta e respirava grosso e andava su e giù per il palcoscenico come un elefante e non si ricordava le battute e tu gridavi e lei non ti sentiva?

MELA: La Denigro, cavolo! Come fai a ricordartene? Avrai avuto quattro anni!

ROSARIA: Me la ricordo benissimo... Che poi ha avuto una bambina e l'ha chiamata Diamante.

MELA: Fino al nono mese a recitare... Per qualche soldo in più... Ma se la sostituivano perdeva il posto in compagnia... Avevo paura che mi cadesse nella buca... Si muoveva male, goffa, pesante come una balena... Gentile d'animo, ma scema, più scema di così si muore.

ROSARIA: Basta ora con la torta. Questa metà la lasciamo per Costante. Ha detto che passa stasera e voglio offrirgli qualcosa.

CARMEN: Stasera? (Sorpresa. Spaventata)

ROSARIA: Così ha detto per telefono.

CARMEN: HA detto che ti vuole parlare?

ROSARIA: No. Oggi è il nostro anniversario. Mi ma mandato una bellissima pianta di azalea.

MELA: Anniversario di che?

ROSARIA: Sono tredici anni di... be', non proprio di matrimonio, ma quasi. Tredici anni di amore.

Squilla il telefono. Mela fa per alzarsi.

CARMEN: Lascia, lascia... Tanto è per me... Pronto? Ciao tesoro... Come? Nonna Mela? Va bene, ora te la passo. Ciao allora, ciao. (A Mela) Vogliono te.

MELA: (tranquillamente, assaporando il suo trionfo) . Ciao, chi sei? Ah Ghigo, come va? Di nuovo a ballare? Ma sei un tale baccalà. Ieri ti sei stancato dopo i primi dieci balli. Se vuoi possiamo andare al cinema... Va be', alle sei... Ciao. Be', ragazze, io vado a riposare, a più tardi. (Esce)

CARMEN: Un giorno o l'altro la faranno fuori e sarà colpa tua che non hai fatto niente per trattenerla.

ROSARIA: Fatta fuori, perché?

CARMEN: Per divertimento, per cattiveria. Tu non li conosci quelli lì, sono delle bestie.

ROSARIA: Che esagerazione! è una donna che sa il fatto suo!

CARMEN: Mamma, volevo dirti una cosa...

ROSARIA: Tra poco viene Costante. Sii gentile con lui. Sei sempre così brusca e scostante. Gli vuoi bene un poco, no?

CARMEN: Proprio a questo proposito, volevo dirti...

ROSARIA: L'hai vista la pianta che mi ha mandato? E' bellissima . E il bigliettino? (Lo prende) Tredici anni di felicità. Ti amo. Costante. Bello, no?

CARMEN: Non ti ha mai tradito in tredici anni?

ROSARIA: Qualche volta sì, certo. Ma cose senza importanza. Col cuore è legato a me.

CARMEN: Un uomo che scopa col cuore altrove. Che cazzo di uomo è?

ROSARIA: Non dire così. Credo che sia raro trovare due persone così unite, fedeli come noi due. Io darei la vita per lui e lui per me. Ci diciamo tutto. Il nostro legame è profondissimo e assoluto.

CARMEN: Sei sicura che ti dica tutto?

ROSARIA: Non è capace di mentire... e poi non lo considererebbe degno di lui... un uomo che ha fatto della lealtà il suo stile...

CARMEN: Ma come fai ad esserne così sicura?

ROSARIA: Lo conosco da anni. E' una parte di me. E lui sa che se mi nascondesse qualcosa lo capirei subito. Siamo troppo uniti e ci conosciamo troppo bene. E ora fammi lavorare. Ho promesso all'editore di consegnargli ogni cosa lunedì.

CARMEN: Aspetta!

ROSARIA: E poi voglio farmi bella per Costante. Fra poco arriva e sono ancora qui con questo vestito da casa.

            Esce cantando felicemente. Entra Mela.

MELA: Gliel'hai detto?

CARMEN: No.

MELA: Meglio così.

CARMEN: E' innamorata.

MELA: E' innamorata e non vede al di là del suo naso.

CARMEN: Non ce la faccio a dirglielo...

MELA: Mai innamorarsi! diventi sorda, cieca, muta e scema...

CARMEN: Non eri quella che sosteneva che bisogna essere sempre innamorati, anche a cent'anni?

MELA: Sì, per gioco. Non per farne un dramma. Impelagarsi, perdere se stessi. Finisci per pendere dalle sue orecchie come un vecchio paio di boccole d'argento...

CARMEN: Se glielo dicesse lui... Ma neanche lui ce la fa.

MELA: Mi presti quella tua cipria indiana, Carmen?

CARMEN: Nonna Mela, sei una catastrofe. Pensi solo a te stessa!

MELA : Senti chi parla!

CARMEN: Io adesso mi sto preoccupando per la mamma.

MELA: Dovevi pensarci prima.

CARMEN: Costante mi ha chiesto di andare a vivere con lui

MELA: E lo farai?

CARMEN: No.

MELA: Lo farai, ti conosco.

CARMEN: Non lo so.

MELA: Se insiste lo farai. Sei innamorata marcia.

CARMEN: Non sono affatto innamorata. Gli voglio bene. E' diverso. E poi c'è il bambino.

MELA: Bello è bello, questo sì. Ma infido. L'ho sempre pensato che è un tipo infido.

CARMEN: Il fatto è che c'è di mezzo pure Mario.

MELA: Chi è Mario?

CARMEN: Il mio ragazzo.

MELA: E ti ama?

CARMEN: Molto.

MELA: Da quanto?

CARMEN: Da sei mesi.

MELA: E lui lo sa?

CARMEN: Certo che lo sa.

MELA: E gli va bene?

CARMEN: Per forza, se mi vuole bene, deve andargli bene.

MELA: Allora mettereste su casa in tre, tu, lui e l'altro.

CARMEN: Così pare.

MELA: E questo Mario è d'accordo.

CARMEN: Mario sì. Forse anche lui è un poco innamorato di Costante. Lo trova affascinante.

MELA: Te l'ho raccontato di quando mi sono innamorata del marito di mia cognata?

CARMEN: Il marito di tua cognata è tuo fratello.

MELA: No, il secondo marito, che poi era cugino di mio cognato, cioè mio cugino d'acquisto, e insomma ci siamo piaciuti tanto che stavamo per scappare insieme...

CARMEN: Sì, e poi lui ti ha proposto di andare a vivere in tre con sua moglie e tu ci hai ripensato.

MELA: Come lo sai?

CARMEN: Me l'hai raccontato trenta volte...

MELA: Sto proprio invecchiando, perdo la memoria. E poi queste gambe... tutti gli animali ne hanno quattro, sei, otto anche trecento... e noi solo due. Che ingiustizia! mi piacerebbe avere sei gambe, ballerei molto meglio. Certo ci sarebbe il problema delle scarpe... secondo te dovrei portare tre paia di scarpe uguali o potrei portarne un paio a mocassino, un paio a stivaletto, un paio a sandalo e così via?

CARMEN: Dovresti darmi una mano, invece di pensare solo a te.

MELA: Ho le mie grane.

CARMEN: Ma non sei incinta di un uomo di vent'anni più grande di te, che per giunta è l'amante di tua madre...

MELA: Pasticciona lo sei sempre stata...

CARMEN: E ora che facciamo?

MELA: Faglielo dire da lui.

CARMEN: Non lo fa, conta su di me.

MELA: Non glielo dire per niente.

CARMEN: Sarebbe un tradimento.

MELA: Il tradimento c'è già stato.

CARMEN: Anche tu hai sempre tradito, tuo marito con tuo cognato, tuo cognato con suo cugino...

MELA: Roba di quarant'anni fa. E poi era dei gemelli. Anche Costante è dei gemelli. Gente infida e labile. Dolci, sì, sono dolci e affettuosi. Ma labili. Mai fidarsi di un gemelli.

CARMEN: (polemica) Meglio i Leoni come te!

MELA: E' bello questo Mario?

CARMEN: Nonna! sei tremenda!

MELA : Ma farà anche lui l'amore con Costante?

CARMEN: Se vorrà.

MELA: E lui lo vorrà?

CARMEN: Non lo so.

MELA: Voglio vedere quando succederà.

CARMEN: La gelosia mi fa vomitare.

MELA: Te l'ho raccontato di quando ero talmente gelosa di Sandro che lo seguivo per strada travestita da uomo?

CARMEN: Secondo me tu non ti sei mai innamorata in vita tua.

MELA: Sei scema! ma se una volta mi sono perfino suicidata per uno!

CARMEN: Però non ci sei riuscita.

MELA: Mi sono buttata dal quarto piano. Mi hanno fermato i fili della luce.

CARMEN: Avevi quindici anni.

MELA: No, ventotto.

CARMEN: Non ci credo.

MELA: Non credi che sia stata innamorata? ma sai che una volta ho dato fuoco alla casa perché lui mi voleva lasciare!

CARMEN: Lui chi?

MELA: (Ci pensa un po' su) Il mio quarto marito...

CARMEN: Che devo fare, nonna Mela?

MELA: Arrangiati, bambina, come hai sempre fatto. Ora vado, ho un appuntamento galante con il sarto di via Gesù e Maria.

            Entra Rosaria.

ROSARIA: Ah, eccovi qua. Sono stanca.

CARMEN: Che mal di pancia!

MELA: Io sto benissimo.

ROSARIA:Nessuno vuole un caffè?

MELA: Hai portato i pomodori maturi?

ROSARIA: Mamma, se vuoi fare i tuoi giochi, ti compri la roba coi tuoi soldi. Io, le cose che servono per mangiare non te le do... L'altro giorno mi hai rubato tutto lo zucchero e tutto il prezzemolo che avevo in cucina...

MELA: Ho fatto un esperimento.

CARMEN: Fallito.

MELA: Sfido, mancava la cosa più importante: l'orina di lucertola gravida... ne ho rincorso una per tutto il giorno ma si è andata a rintanare in un buco, la puttana!

ROSARIA: Cosa devo fare, chiudere  a chiave lo zucchero?

MELA: In questa casa nessuno mi capisce. Vado a cercare qualcuno di più intelligente...

            Esce Mela

CARMEN: Mamma mi racconti di quando vi siete incontrati tu e Costante?

ROSARIA: E come mai questo interesse, ora'

CARMEN: Così; mi va così...

ROSARIA: Davvero ti interessa?

CARMEN: Ma sì.

ROSARIA: Credevo che non te ne fregasse niente.

CARMEN: Forse in effetti non me ne frega niente. Ma ora mi va di farti questa domanda,

ROSARIA: Be'... un giorno mi telefona Gianni e mi fa: Posso portare un amico a cena? e io che dovevo finire una traduzione, avevo la roba sul fuoco e te con gli orecchioni a letto nell'altra stanza,  dico: Va bene. Ma dentro di me bollivo. Lo odiavo già prima di conoscerlo.

CARMEN: E poi?

ROSARIA: Poi arriva mio fratello, con questo. Io vado ad aprire. E appena lo vedo lo tratto male, non gli do neanche la mano. Ma lui niente, come se niente fosse, gentilissimo, rideva, parlava... E' rimasto fino alle due sempre parlando... tu sai come parla bene Costante...

CARMEN: Eh, se lo so!

ROSARIA: Insomma, mi sono innamorata.

CARMEN: Sai, mamma, devo dirti una cosa.

ROSARIA: Dimmi.

CARMEN: Mi sono innamorata.

ROSARIA: Sono contenta. Si sta bene quando si è innamorati.

CARMEN: Mica tanto.

ROSARIA : Io mi sento innamorata come dieci anni fa... sai, a volte mi  fa quasi paura questo rapporto così felice... se gli succedesse qualcosa, ne morirei.

            Silenzio. Si capisce che Carmen sta sulle spine. Non ha il coraggio di dire la verità.

CARMEN: Be'...

ROSARIA: Come?...

CARMEN: Niente, ho detto be'...

ROSARIA: Be', cosa?

CARMEN: Be', be', niente.

ROSARIA: Ah, vabbè...

            Rientra Mela

MELA: Tutto fatto?

ROSARIA: Fatto.

MELA: Ah, sono contenta. La bambina scoppiava se non te lo diceva.

ROSARIA: Sì, me l'ha detto.

CARMEN: Nonna, che immischi? Vai a fare i tuoi esperimenti.

MELA: Sembrava che avevi ingoiato un rospo.

ROSARIA: Sono contenta. Meglio qualsiasi amore dell'indifferenza. L'indifferenza mi fa paura.

MELA: Qualsiasi amore?

ROSARIA: Mica sempre. Solo se l'amato è degno dell'amore che gli si porta.

MELA: E' quello che dico anch'io.

ROSARIA: Tu, mamma, non dovresti parlare, ti metti sempre con dei tipi...

MELA: I miei tipi non hanno mai fatto carognate di questo genere...

CARMEN: (impaziente, spaventata) Nonna, vuoi impicciarti dei fatti tuoi? (Fa dei segnali alla nonna come per dirle che Rosaria non sa ancora)

MELA: Perché mi fai dei segnali, che c'è?

CARMEN: Che segnali?

MELA: Ma gliel'hai detto o no?

ROSARIA: Sì che me l'ha detto.

MELA: ( a Carmen) Vedi?

CARMEN: (a Rosaria) Che ti ho detto, mamma?

ROSARIA: Che sei innamorata.

MELA: L'hai presa bene, però. Mi aspettavo di peggio. E lui che dice?

ROSARIA: Lui chi?

MELA: Quella carogna fetentissima...

CARMEN: (intromettendosi decisamente  per allontanare il pericolo) Nonna, vieni, ti devo fare vedere un'erba  che mi hanno portato dal Tibet...

MELA: Un'erba, che erba?

CARMEN: Un'erba che dà le visioni...

MELA: Ora vengo... prima devo godermi questa bella scena di famiglia: madre e figlia che si dividono pacificamente... (Sta per dire Costante ma viene interrotta da Rosaria)

ROSARIA: ...La casa. A proposito pensi di andare a vivere con lui? e dove?

CARMEN: Ma non lo so, mamma. Lascia perdere. Non è vero che sono innamorata, capito, non sono innamorata, porco diavolo, non sono innamorata e mai lo sarò.

MELA: Quante storie. Tutto per quell'imbecille lì che manda pure i fiori.

ROSARIA: Ti ha mandato i fiori? e dove sono?

CARMEN: Non ho ricevuto nessun fiore, nonna! (Facendo versacci per non farsi intendere)

MELA: (continuando imperterrita) Ma come, li ho visti!

ROSARIA (senza rendersi conto di niente, citando una filastrocca popolare)

            Se ti manda una rosa

            vuole prenderti per sposa

            se ti manda un giglio giallo

            vuole fare solo il gallo...

CARMEN: (non riuscendo a portare via Mela cerca di cambiare discorso) Mamma, mi racconti di quando andavate tu e la nonna in tournée e vi rintanavate nella buca col panino imbottito?

ROSARIA: (abboccando subito ingenua) Oggi sei in vena i ascoltare ricordi. Non vuoi mai. Che volevi sapere?

CARMEN: Di quando giravate l'Italia, tu e lei con la compagnia di Renato Marengo.

MELA: Marengo, figurati, un pazzo. Non pagava mai. Però ti tastava il sedere. E si arrabbiava pure se ti rifiutavi di andare a letto con lui. Ma come, ti faccio lavorare, diceva...

ROSARIA: Ti ricordi a Perugia quel giorno che si sono messi a fischiare a quel povero Ciccietti, e lui soffiando, gesticolando, è venuto verso la buca e voleva buttarcisi dentro?

MELA: E io che mi ero spolmonata a suggerire. Ma quando uno è cane è cane.

ROSARIA: Eri innamorata cotta di lui!

MELA: Amore o no, so distinguere un cane da un usignolo.

ROSARIA: Io, da sotto in su, a guardare quelle belle camicie svolazzanti e mi incantavo... ma perché non ho fatto il teatro non lo so.

MELA: Perché ti sei innamorata della politica. E ti pareva che il teatro non fosse abbastanza politico. E ti sei messa a correre per il mondo inseguendo la rivoluzione...

ROSARIA: Ecco qua, mi state facendo perdere tutto il pomeriggio in chiacchiere. Vado a lavorare.

            Esce Rosaria

CARMEN: Nonna, per poco non hai fatto la frittata.

MELA: Figurati, odio le uova. Solo l'odore mi dà la nausea.

CARMEN: Stavi per dire alla mamma di Costante.

MELA: Ma come, non gliel'hai detto?

CARMEN: No.

MELA: Sei una debosciata. Ma cosa aspetti?

CARMEN: Non ho fatto in tempo. Ci hai interrotte.

MELA: Io ho chiesto: fatto? e mi avete risposto: sì, fatto...

CARMEN: Lei, lei ti ha risposto, non io.

MELA: Che lumaca! senti, ora te la mando e vi lascio sole ma se non glielo dici, glielo dico io.

CARMEN: Glielo dico, glielo dico.

MELA: Tienila qui inchiodata che intanto io faccio un piccolo esperimento in cucina col peperoncino e la ruta, pare che bollendo e bollendo...

            Entra Rosaria

MELA: Ah, eccola qui. Rosaria, Carmen ti deve parlare... buon lavoro! coraggio!

            Esce Mela

CARMEN: Mamma, ti odio.

ROSARIA: Hai ragione. Dovevo stirarti la camicia. Ora lo faccio . E' che stamattina non ho fatti in tempo, nella fretta, sai...

CARMEN: Non è per la camicia. E poi chi ti ha detto che mi devi stirare le camicie?

ROSARIA: L'ho sempre fatto, che ti prende?

CARMEN: Appunto, l'hai sempre fatto e hai fatto male!

ROSARIA: Ma insomma che c'è?

CARMEN: Non c'è un corno di niente,

ROSARIA: Ma perché sei così nervosa?

CARMEN: Mi sento intossicata.

ROSARIA: Io ti ho preparato solo cose sane, Carmen, non so cosa hai mangiato fuori ma qui...

CARMEN: Sto male.

ROSARIA: Ma che ti senti? Mal di pancia?

CARMEN: Sono morta.

ROSARIA: Non dire idiozie, Carmen. Sei solo debole e pigra.

CARMEN: Se ti dicessi che sono innamorata di un uomo più grande di me?

ROSARIA: Lo sai cosa penso: l'amore quando è ricambiato è sempre onesto e necessario.

CARMEN: Ma se lui è già impegnato con un'altra?

ROSARIA: Sposato?

CARMEN: Be', non proprio. Ma si amano da anni.

ROSARIA: E perché  non glielo dice?

CARMEN: Perché... non lo so perché...

ROSARIA: E la moglie, insomma, l'altra, ha l'età di lui?

CARMEN: Già

ROSARIA: Non è bello mentire... diteglielo, capirà.

CARMEN: Ma c'è di mezzo un altro uomo.

ROSARIA: Un altro uomo?

CARMEN: Un altro innamorato di lei.

ROSARIA: Lei chi?

CARMEN: Io, io...

ROSARIA: Non mi sembra una cosa normale.

CARMEN: E' quello che succede a me.

ROSARIA: Ma se ami quello lì sposato come fai a stare con un altro?

CARMEN: Li amo tutti e due.

ROSARIA: Vuoi un consiglio? parla con la moglie di lui. Sii onesta. Poi mettiti con lui, se proprio ci tieni. Ma lascia stare l'altro, che senso ha?

CARMEN: Con la moglie di lui non ci posso parlare.

ROSARIA: E perché?

CARMEN: Perché è una persona che amo.

ROSARIA: Un'altra?

CARMEN: Non hai pensato che fossi così perversa, eh? la mia perversione è senza fondo. Non sai il peggio.

ROSARIA: Lui com'è?

CARMEN: Ha vent'anni più di me. è bello, dolce, innamorato.

ROSARIA: Guadagna?

CARMEN: Guadagna.

ROSARIA: Molto?

CARMEN: Non molto. Anzi, decisamente poco.

ROSARIA: Per un momento ho avuto paura che tu lo facessi per interesse.

CARMEN: Ti sembro il tipo che sta appresso ai soldi?

ROSARIA: E lui che dice di quest'altro?

CARMEN: Non dice niente, si adegua.

ROSARIA: Per amore?

CARMEN: Per amore. E per necessità. E' un uomo ragionevole.

ROSARIA: E l'altro? Pure lui si adegua?

CARMEN: E' felice.

ROSARIA: Ma non ti sembra un poco... un poco malsano tutto questo? non lo dico per me, sai... per me va bene... ma dico...

CARMEN: (aggressiva e disperata) Sei una moralista del cazzo, mamma, non hai mai capito niente, niente di niente!

ROSARIA: Ma perché ti arrabbi che t'ho fatto?

CARMEN: Sei cieca. Sei stupida, stupida di una stupidità senza limiti! col tuo idealismo del cazzo, guarda che cosa hai combinato: sei diventata una vittima di te stessa, una vittima mia, una vittima della nonna. Sgobbi dalla mattina alla sera, fai la serva a tutti, lavori come una negra e per giunta chiedi scusa, scusa di esistere. Te ne rendi conto che sei una imbecille ché tutti ti camminano sulla testa?

ROSARIA: Ma cosa c'è? Perché te la prendi con me, che t'ho fatto?

CARMEN: Odio il tuo sciroppo di ciliege, troppo dolce, hai capito, troppo dolce, mi fa vomitare!

ROSARIA: Scusami se sono stata meschina, Carmen. Hai ragione. Sono una vecchia stupida moralista. A volte non  mi rendo conto di quanto è cambiato il mondo. Fai quello che vuoi, davvero, non ti curare di me. Prendilo, se lo ami, non ti angosciare. E prendi anche l'altro, come vuoi tu, amore... sono io che sbaglio tutto, hai ragione. In tre si vive benissimo! sarai felicissima!

CARMEN: Vedi, sei troppo buona. Cedi subito. Non hai un minimo di coerenza! fai schifo! schifo!

ROSARIA: Sono stata una pessima madre, hai ragione.

CARMEN: Macché, figuriamoci. Non mi hai mai picchiata. Mai rimproverata. Mai detto niente di niente. Tutto quello che facevo era giusto. Mamma, ho messo le dita nella cacca. Non importa, tesoro, adesso te le pulisco io, dai qua. Mamma, ho fatto la pipì a letto. Povero tesoro mio, chissà che brutti sogni: adesso pulisco io... Mamma, non ho voglia di studiare. Va bene, tesoro, vuol dire che studierai domani... e così la bambina è venuta su viziata, pigra, egoista, noiosa, capricciosa. E tutto per colpa tua, per la tua eterna, sbavante, inutile, cretina bontà di madre.

ROSARIA: Ragioniamo un momento, Carmen...

CARMEN: Con te non è possibile ragionare...

ROSARIA: Ma perché? mi sembra che sono sempre stata ragionevole.

CARMEN: Anche troppo.

ROSARIA: Allora...

CARMEN: Con la ragione non risolvi niente, mamma, niente...

ROSARIA: Parliamo.

CARMEN: Neanche parlando. Se ti dico che sono incinta tu mi dirai: Povero amore, com'è successo, adesso ti aiuto io... non è così?

ROSARIA: Sei incinta? e di quale dei due?

CARMEN: E' quello il guaio, non lo so. Ma è meglio così, il bambino avrà due padri anziché uno. Meglio così. Anche se lo sapessi non glielo direi

ROSARIA: Povera bambina mia...

CARMEN: Lo vedi!

ROSARIA: Non mi sembra che sei molto felice...

CARMEN: Io sono felicissima, sei tu che mi metti di malumore.

ROSARIA: Ma perché?

CARMEN: Perché non capisci niente. Mi riempi del tuo sciroppo e non capisci niente.

ROSARIA: Ma cosa dovrei capire?

CARMEN: Non mi hai chiesto chi è lui quest'uomo che amo e con cui ho fatto un figlio... non ti viene una curiosità, niente?

ROSARIA: Perché... Lo conosco?

CARMEN: Lo conosci benissimo. Ma non sai niente di lui. Come il tuo solito. Vedi il mondo intero, le sue miserie, le sue ingiustizie, ma non vedi quello che succede sotto il tuo naso, dentro la tua casa.

ROSARIA: Costante?

CARMEN: Finalmente ci sei arrivata!uffa! (sospiro di sollievo) Che fatica, mamma, per farti capire le cose. Sei cieca, cieca come una talpa!

ROSARIA: E lui?

CARMEN: Lui mi ama moltissimo. E' felice di avere il bambino e di mettere su casa con me e con Mario...

ROSARIA: Fate un errore, Costante si stuferà. Tornerà da me. Lo conosco. Ma se avete deciso così...

CARMEN: Se non si è stufato in due anni...

ROSARIA: Due anni?

CARMEN: Due anni, due anni che ci vediamo di nascosto. Ora abbiamo deciso di farlo alla luce del sole. Ecco, mi sento meglio. Dovevo dirtelo, mamma. Ciao, corro a dirlo a Costante che stava in ansia. Ciao. Ci vediamo dopo.

            Esce Carmen

ROSARIA: Per la foresta, sola, con il sacco sulle spalle... mi rimbocco le maniche, mi slaccio la camicia sul collo... fa caldo... c'è un uccello che fa un verso lugubre... affondo i piedi nelle foglie marce... com'è acuto l'odore di queste foglie! Si mescola a quello dei vestiti incollati al corpo, al grasso che ho passato sul fucile, ai fagioli che stanno chiusi nel sacco.

            Entra Mela

MELA: Che hai? Sei bianca come uno straccio!

ROSARIA: Stavo pensando.

MELA: Carmen ti ha detto di Costante? Devo confessarti che anch'io ci ho provato qualche anno fa. È un uomo troppo bello e affascinante perché le donne non si innamorino di lui.

ROSARIA: Troppo bello, dici?

MELA: Bellissimo. Di una civetteria, poi, infinita, deliziosa... si fa corteggiare con eleganza, prende quello che gli va e poi vola via. Ma questa volta pare che faccia sul serio. Possibile che non ti abbia detto proprio niente?

ROSARIA: Niente.

MELA: E tu non avevi capito niente?

ROSARIA: Niente.

MELA: Io non so da chi hai preso. Da me, no. Io... basta uno sguardi e ho già capito, anche quello che non è ancora successo... Ma, è vero, tu sei quella della rivoluzione, della bontà, della fedeltà. E come puoi capire queste cose così piccine?...

            Mela esce un momento e torna con una carrozzina colma di lana rossa paillette fili d'argento e d'oro; prende una matassa e la mette in mano a Rosaria mentre lei la svolge per farne un gomitolo.

MELA: Hai visto... bello il vestito per la piccola Mela, vero? Pensa a quando andremo insieme, bisnonna e nipote, a ballare in discoteca! Saremo splendenti!

ROSARIA: (impietrita tenendo fra le mani immobili la matassa) Mamma, per favore, lasciami sola, devo preparare la cena... ho mal di testa...

MELA: Sai che mi ha detto Rocco, quello del bar? Melina, devo chiederti un favore. Dico: quale? E lui: puoi tenere una valigia per un paio di giorni? Ma senza che nessuno lo sappia. Dico: tutto qui? E che c'è nella valigia? Dice: che ti importa, se mi tieni la valigia ti do mezzo milione. Mezzo milione è poco, bambino, dico io. Avevo capito l'antifona... L'ho guardato un momento qui, in mezzo ai due occhi... sai, è il punto della sincerità quello... tu quando uno parla devi guardare qui, proprio in mezzo fra l'occhio sinistro e quello destro, vedrai un puntino nero minuscolo come una lenticchia... quella lenticchia dice sempre la verità... insomma, l'ho guardato nella lenticchia e ho capito che aveva paura. Se vuoi che ti tengo la valigia mi dai cinque milioni, ho detto tranquilla. E lui ha chinato la testa.

ROSARIA: Ma saranno rubati, mamma, dovresti denunciarlo.

MELA: Chi non piscia in compagnia è un ladro o una spia. Non sono una spia, io...

ROSARIA: Lasciami sola per favore, devo riflettere... devo cucinare.

MELA: Riflettere per cucinare, una vera degenerazione... (Esce)

ROSARIA: (chiudendo bene le finestre) Compagna Chang Ch'ing, la rivoluzione tradisce, tradisce sempre... Dove sarà la borsa... la... la borsa... (Trova la borsa; si trucca. Si pettina) Mentre il plotone di esecuzione prepara i fucili... noi due... compagna Chiang Ch'ing, che scarpe ti sei messa per affrontare gli aguzzini? Sembrano due barche!... se viene Costante voglio che mi veda tranquilla, non troppo pallida, o troppo ciancicata... Compagna Chiang Ch'ing, fossi in te mi toglierei quelle scarpe di pezza che fanno proprio schifo... mi toglierei quella giacchettina che sembra la giacchetta di un impiegato del catasto... un poco di eleganza, per dio, di fronte alle masse!... una camicia bianca, i capelli ben riavviati, una sigaretta fra le labbra... no, così sembro una diva del cinema, fallita... compagna Chiang Ch'ing, le rivoluzioni tradiscono sempre, come i figli... e noi ce ne fottiamo. La nostra parte l'abbiamo fatta... siamo dei reduci della storia. Dopo di noi arriveranno gli anni della decomposizione politica. Meglio fare un'uscita da regina!

            Va ad aprire la chiavetta del gas, si siede impettita su una sedia e aspetta la morte. Dalla stanza accanto si sentono venire le voci di Carmen e Mela

MELA: Guarda che butto tutta questa roba nella spazzatura!

CARMEN: Aspetta, adesso metto in ordine... Questo bambino già comincia  a pesare. Sarà un colosso.

MELA: Non aspetto neanche un po'. Ho bisogno dell'armadio per la mia valigia. O sgombri subito o getto tutto dalla finestra.

CARMEN: Che furia, ma puoi aspettare un attimo? Ti dico che la tolgo la mia roba. Un momento di pazienza, cazzo!

MELA: Comincio con gli stivali o col registratore? Scegli tu. (Si sente un tonfo) Ho buttato gli stivali...

CARMEN: Nonna, ma sei pazza. I miei stivali nuovi.

MELA : Butto anche questo?

CARMEN: Aspetta... ecco, vai, ho sgombrato tutto.

MELA: Bella roba: hai fatto un mucchio per terra!

CARMEN: Ora metto a posto.

MELA: Come lo chiamerai questo colosso?

CARMEN: Costantino, che ne dici?

MELA: Orrendo.

CARMEN: Carmela, se è femmina, come te.

MELA: Altrettanto orrendo. Io non ci tengo alla discendenza, chiamala pure Padella...

CARMEN: Come Padella, come Padella? (Ridendo)

MELA: Un americano, lì, quello dei petroli, non ha chiamato il figlio grammofono? Tu chiamalo Termometro, oppure Bilancia. Carino Bilancia per una donna, no?

CARMEN: Bilancia e Termometro. E  se fossero due gemelli?

            Entra Mela

MELA: Ma che fai? Ti prepari a un appuntamento d'amore? Sei bellissima, Rosaria, stai proprio bene... Bilancia e Termometro... Bilancia e Termometro hanno fatto la pipì a letto... (Va verso il fornello) L'hai lasciato tu il forno aperto? Deve essere quella sventata di Carmen... guarda... i rubinetti del gas aperti... roba da ammazzarci tutti... per fortuna c'è lo sciopero... niente gas per oggi e domani...

            Rosaria guarda fisso immobile davanti a sé. Mela riesce.

            Rosaria rimane sola.