Meno male che c’è Attilio

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“Meno male che c’è Attilio”

due atti di Bruno Alvino

Personaggi

Nicola  Carolei

Andrea (suo nipote)

Assunta Carolei ( madre di Andrea)

Raffaele Carolei (fratello di Assunta)

Agata sua moglie

Vittorio loro figlio

Attilio amico di Andrea

Sharon la sua compagna

Caterina

Liuba badante di Nicola

Celestino (vicino di casa)

Cafullo  (commerciante di cavalli)

ATTO I

Siamo sul terrazzo coperto di  casa.  In fondo,   una  balaustra  al centro di  un alto muro  di tufo, lascia intravedere un panorama  collinare.  A destra  una parete,  con al centro una edicola in mattonelle raffigurante una Madonna e, in fondo, un cancelletto che immette alle scale  che portano in giardino. Sulla sinistra due porte finestre (definite in seguito 1^ e 2^  dal fondo verso  la ribalta) poste al centro della parete. Un divanetto in vimini con  tavolinetto a dx e  un tavolo da giardino  con  4 sedie a sx. Qualche pianta, un glicine sulla parete frontale, attrezzi da giardino e  oggetti sparsi. E’ prima mattina di un giorno di Agosto quando si apre il sipario. Una musica frenetica  accompagnerà le prime azioni a dimostrazione che non siamo in  una casa che si possa definire “tranquilla”.

SCENA I

(Liuba, Nicola,  indi Vittorio, Agata, indi Raffaele, indi, Andrea)

Liuba (entra dalla 2^  inseguendo Nicola con in mano un cucchiaio di sciroppo. E’  la badante ucràina di Nicola nonchè donna di servizio della casa. Indossa un pantalone e una camicetta con generoso decolletè ) Presto Nicola, non fare perdere tempo. Io ancora fare dentro.

Nicola – (Un uomo sui settant’anni. Lucido e ancora forte. Soffre di un leggero tremito alla mano sinistra   che si scoprirà essere Parkinsonismo.) Nun se ne parla. Tu fai perdere tempo a me. Io adesso devo andare da Giorgio, non lo hai sentito che sta chiamando, qualcosa mi deve dire…(Esce per il canceletto)

Liuba – (inseguendolo) Ma  dai, prendi sciroppo, dopo parla con Giorgio tu….

Vittorio - (Giovane sui vent’anni, è il figlio di Raffaele e Agata. Ragazzo per bene, evidentemente timido e con una leggera balbuzie. Veste in modo semplice con pantalone e maglietta. Entra dalla 2^  seguito a breve da sua madre) Basta, intendo dire basta. Penso proprio di poterlo dire: basta, anzi ancora di più , mamma tu sei una tortura. Ma adesso pure quando telefono mi devi spiare.

Agata - (E’ sua madre, una donna ben curata anch’essa sulla cinquantina. E’ ignorante ma evidentemente l’aver sposato un professore di italiano le fa ritenere di dovere parlare sempre in maniera forbita. Porta un paio di occhiali con lenti spesse per la forte miopia, civettuoli ed inadeguati) Io non ti ho spiato prorio niente. Ti ho incocciato semplicemente che parlavi con quella sciaquetta.

Vittorio - Non la chiamare sciaquetta. Mammà sei pregata di non chiamarla sciaquetta

Agata - Pecchè, ‘ a figlia ‘e ‘nu parcheggiatore ca iusto iusto  tene ‘a scola media e fa ‘e pulizie tuorno tuorno, tu come ‘a chiamme? Direttrice? Professoressa? Comme ‘a chiamme?

Vittorio -Caterina. Mammà, Caterina se chiama. Portale rispetto hai capito?

Agata - Tu haie ‘a sciogliere ‘stu nureco.

Vittorio - Ma perché?

Agata - Perché? Pecchè è ‘na gnuranta e tu presto sarai miedico.

Vittorio - Io nun sciolgo proprio nente. E lasciami stare. (esce dalla 2^.)

Agata - (seguendolo) E po’ vedimmo. Po’ vedimmo se te faie capace o no. (Cessa la musica. Silenzio improvviso sulla scena vuota)

Raffaele –(Dopo un breve tempo introdotto da pochissime note di trombone. Un uomo sulla cinquantina, ben vestito ma trasandato, entra dalla 1^ , ha caldo e si fa vento con una settimana enigmistica, un sigaro spento alla bocca che porterà sempre. Soffre di disturbi psichici da mania di persecuzione ed in famiglia è assecondato da tutti per evitare eventuali reazioni violente. Entra con fare di chi si deve appartare segretamente  e parlare con un interlocutore, che però nel suo caso è soltanto immaginario. Si muove per tutto lo spazio scenico come ad inseguirlo.)  Vieni qua, esci qua fuori. Nun te fa vedè’, che mia moglie a momenti è pronta.. Quella se ti vede poi vuole sapere che volevi e perché stiamo sempre insieme pure a Casalnuovo. Incomincia a fare mille domande, un milione di domande , un miliardo di domande, un miliardo di miliardi di domande.  Stammi bene a sentire , tu a me nun me fai paura. Hai capito che non mi fai paura?  Non mi fai paura, allora non lo hai capito che non mi fai paura?(Ascolta) E che me ne importa.  Tu prova sultanto a dire mezza parola e te faccio vedere che ti succede. Ti taglio la testa netta da sopra ‘o collo e ‘a vaco a buttà’ nei binari della ferrovia. Accussì, … senza gambe quanno arrivà ‘o treno nun pò scappà. ……, …il guidatore non la vede e ne fa carne macinata. (Ascolta) Tu  credi di ricattarmi, di tenermi per le palle…., ma ti sbagli. Vedi quante volte te lo sto dicendo, ma  non mi credi. Non ti è bastato che me ne hai fatto uscire dalla scuola prima del tempo,   t’he miso ‘ncapa ca me vuo’ rovinà’ ma io non te lo permetto. Ti sei fatto male i conti , te lo dice uno che ha insegnato matematica ‘na vita intera. (Ascolta)  Insegnavo italiano? E va bene , ma in matematica andavo bene.  Comunque tu prova a parlà e te faccio vedè’. ….(pausa, siede agitato al tavolino. Ascolta) Si, si le fotografie, le nomini sempre queste fotografie  ma pecchè non me le fai vedere? Eh? (Si rialza e puntando il dito verso il suo inesistente nemico lo incalza  muovendosi come a costringerlo spalle al muro) Sai che te dico, ca tu queste fotografie non le tieni proprio perché se le tenevi le avresti esibite,  hai capito disgraziato farabutto delinquente figlio ‘e zoccola scurnacchiato ‘nciuciero paraculo omme ‘e niente che non sei altro. Le avresti esibite. Hai capito? (Si risiede.  Riprende a farsi vento col cruciverba, poi si ferma e legge) Cinque verticale: Istituto nazionale previdenza sociale. (Ascolta) Ignorante, quello è Istituto Nazionale Assistenza Italiana Lavoratori. Questo è INPS.   Ua’ e che cavero, ma quest’anno farà cchiù cavero ‘e l’anno prossimo (Ascolta) E si! Me ne vado in Sardegna. Sai quanto costa ‘na vacanza in Sardegna? Te si scurdato ca me ne so’ andato prima del tempo, io non avevo maturato manco tutti i contributi, ma quelli si misero tutti quanti nelle orecchie col fatto ca ero esaurito. (Risiede e legge) Otto orizzontale:  Tradisce la moglie…(ascolta) Mo’incominci un’altra volta?Fai ‘o spiritoso? ‘Stu cretino. ….E po’ …..”Io” so’ doie lettere, ca so’ nove…… “fedifrago”(scrive)….embè mo te mengo ‘na cosa ‘nfaccia……(sente arrivare gente e scatta in piedi  assumendo la posizione di chi col proprio corpo vuole nascondere qualcuno)

Agata - Rilasciati,  se ne andato.

Raffaele - Chi?

Agata - L’amico tuo, quello che ti viene a trovare la matina. Io volesse sapere che vuole da te.

Raffaele - L’hai visto?

Agata - E che so’ cecata?

Raffaele -  (Alludendo all vista malata della moglie) Oh Dio! Comunque si,  ..è vero….  stava qua, mi doveva dire una cosa. Ma adesso non mi fare mille domande, un milione di domande, un  miliardo di domande, un miliardo di miliardi di domande.

Agata -  Va bene, va bene non ti gitare, nessuna domanda, piuttosto vedi di farti la siringa che mi pare stai incominciando ‘n’altra volta a sbariare forte, …. ma mo’ se ti vuoi muovere, se no a Napoli stamattina  non ci arrivammo manco per le dieci.

Raffaele - Presente. A Napoli ci andiamo adesso. Non ci andammo l’anno scorso.

Agata - Eh! Lo so. Io ho detto stamattina…

Raffaele -  Si, però hai detto pure ci …..“ci arrivammo”, devi usare il presente del verbo arrivare, prima persona plurale, noi arriviamo..

Agata - Veramente ho detto…”non” arrivammo … ...

Raffaele -  Si, e quindi .. -non arriviamo- , se no devi usare il futuro prossimo: noi non arriveremo…

Agata - Usa quello che vuoi basta che ti muovi che tengo bremura.

Raffaele - Ae .. Vide ‘nu poco…. bremura.

Agata - Bremura, si, stavolta te sbagli tu, se dice –bremura- , hai capito? Quando una va’ di pressa.

Raffaele – Premura, premura co ‘a “P”

Agata - Non è Premuta, ..con la “P”?

Raffaele - Si, ma pure premura….va buo’ lascia sta’.

Andrea- (Entra da 2^. Un bel ragazzo, quasi trentenne, veste bene, alla moda con pantalone e camica.) Ue, zio, buongiorno. Hai visto a mamma?

Raffaele - Ieri sera la lasciai in cucina. Non ci sta?

Andrea - Non credo. A meno che non ha dormito co’ ‘a capa ‘ncoppe ‘a tavola.

Raffaele – E che ne sai. Quella mia sorella è imprevedibile.

Agata - Ma no. E’ impossibile. E’ scomodo. Come si fa. Dormire tutta la notte sulla tavola della cugina?

Andrea - Infatti, si dorme meglio nell’armadio della sorella. Statevi bene.

Raffaele - Aspetta a’’o zio. Ma tu devi scendere?

Andrea - Si devo fare un paio di servizi.

Raffaele - E allora perché non ci dai un passaggio fino alla stazione? Dobbiamo scendere un momento a Napoli io e zia Agata. Che dici?

Andrea - Ma io vado a piedi.

Raffaele - Fino alla stazione?

Agata - E’!Fino alla stazione Rafe’.

Raffaele - Ma quella è lontana la stazione, te fai tutto sponto di sudore. Con questo caldo.

Andrea - (impaziente) Ma io non devo andare alla stazione. Ci dovete andare voi.

Raffaele - Ma se non vai alla stazione perché ci vuoi dare il passaggio?

Andrea - No, il passaggio me lo avete chiesto voi.

Raffaele - E tu allora perché sei venuto a chiamarci?

Andrea - Io nun so’ venuto a chiamarvi. So’ venuto a cercare a mamma’ per dirle che devo scendere.

Raffaele - ‘O vi, devi scendere allora? E ce lo dai un passaggio?

Agata -  Madonna, lascialo stare , quello se ne deve andare.

Andrea - Ho capito. Prendo la macchina.

Raffaele –  Ah si?Così ci dai uno strappo alla stazione, ti trovi a passare.

Andrea - E come no. Certamente. Però vi dovete muovere.(Si avvia per la 2^) Zia facci la siringa a zio Raffaele se no qua è un’altra estate d’inferno.

Raffaele - Infatti.Un inferno, un inferno, fa ‘nu caldo eccezionale.

Agata - Iammo Rafe’.

Raffaele -  Si, andiamo. (Si gira circospetto. La moglie lo vede)

Agata - Se n’è gghiuto.

Raffaele -  Eh?

Agata - (Assecondando) L’amico tuoio.(Segue Andrea)

Raffaele - (Solo)  Amico?  Lo chiami amico.(Esce anch’egli per la 2^)

 

SCENA II

(Celestino, e Assunta, indi Liuba  e Nicola)

Celestino -  (Entra insieme ad Assunta dalla 1^. E’ un uomo sulla quarantina, è gay e non lo nasconde,  esprime con disinvoltura una eccentrica  femminilità,  senza esagerare però in atteggiamenti da “femminiello” Indossa un pantalone di cotone, rosso, una larga camicia bianca e in testa ha una fascia ferma/capelli nera..  E’ affezionato vicino di casa della famiglia Carolei e da questi stimato e amato come uno di loro)…e starà quà fuori Assu’,  ti pare che la paletta metteva le ali e se ne vulava? Pigliava e volava,  tutti quanti che la guardavano col naso per aria e  essa dal cielo che diceva: Uè uè io sono la paletta che vola. Ma ti pare? Mo’ ‘a  trovammo. Non ti agitare, chella se fa veni’ ‘na cosa per la paletta. (Chiamando) Paletta, palettella bella iesci, ietta ‘o sanghe, se no questa nun trova pace stammatina..(Continua ancora a soggetto cercando per tutto il terrazzo insieme ad Assunta)

Assunta – (Una donna matura, sulla cinquantina, è la padrona di casa, vedova, vive col  figlio Andrea in casa del suo anziano padre, anch’egli vedovo. Scorge finalmente,  in un angolo della terrazza, la paletta),  ‘A vide llà. …dietro la pianta. Deve passare un guaio chi ce l’ha messa. Chisto è servizio e ‘ Liuba . Ma io non lo so se questi in Ucraina fanno tutti così. Ma che vizio maledetto. Fa ‘nu servizio e addo’ se trova là  ietta ‘o veleno e lascia.. ‘Na sfaticata, (raccoglie la paletta e vedendo delle erbacce al muro incomincia a tirarle) , guarda qua, ce sta ‘nu bosco vicino a ‘stu muro, mica ne ‘o leva…altro che lavoratori dell’est. Ha ragione ca vaco  a faticà Celestino - E tu  licenziati, così la cacci a quella ietteca.. Non ci andare più al Comune

Assunta – E sì,  accussì ne traseno assai a fine mese. Celesti’ quello tra pensioni  e stipendio giusto giusto si arriva a fine mese.

Celestino – Aspetta ca te do ‘na mano(Prende anch’egli a strappare  erba)

Assunta –Io la centralinista faccio sopra al Comune. La pensione d’’a buonanima ..che te cride quant’è. Quello non aveva neanche quindici anni di contributi mio marito quando morì. ‘A  pensione ‘e papà  … se la zuca tutta quanta  la ietteca..

Celestino – Chillotuo padre s’è alluccuto. Che ci vede, non lo so. E lei se ne approfitta. Ce fa senti’ ‘o profumo d’’o furmaggio ..e ‘o sorece se votta dint’o mastrillo.  Lo illude che glie la da e …nun ce ‘a da maie.

Assunta -  Bravo. Ma te pare che papà alla sua età ha bisogno della badante?  Noi la prendemmo come donna di servizio, pe’ da ‘na mano in casa, a ore,  ‘o ssape essa come fece, gli entrò nelle grazie e quello mise in mezzo il fatto della solitudine, che rimaneva sempre solo co’ Giorgio e che voleva compagnia tutta la giornata. Mo’ è asciuto questo fatto che gli trema la mano….

Celestino – Come fece, come fece, ….occhi azzurri e  petto in fuori, chella svergognata.

Assunta - Avesse ‘a essere viva mammà. Eh! Vulesse vedè’….Così ce la tenemmo a tempo pieno, .. e quanto ci costa….quasi l’intera pensione, mettece ‘o giurnale tutte ‘e iuorne, medicine e altre necessità… è finito il capitale.  Io vorrei sapere a me chi me lo fa fare di abitare con lui. Starei così bene  sola con Andrea ..

Celestino – Quant’è bello ..

Assunta – Chi?

Celestino – Andrea.

Assunta – E che ce azzecca Andrea? Uè, nun te fa veni’ niente co’ mio figlio!

Celestino – Ma tu si scema Assu’, quello si puo’ dire che me lo so’ cresciuto…. e po’ ….è cchiù piccirillo ‘e me… (Riferendosi all’erba) Ma proprio mo’  t’è venuto ‘o vulìo e tirà l’erba’ Io mo’ me l’aggio fatto ‘e mmane , ‘o vi’,  se ne votte tutto ‘o smalto.

Assunta – E lascia sta Celesti’, faccio io sola. Chillo  aggio fernuto. Se non lo tiro io, qua rimane.  

Liuba – (entra dal giardino inseguendo ancora Nicola che va a sedersi sul divanetto.) Su Nicola, dai non fare capatuosta, piglia sciroppo.

Nicola –Nun ce sta niente 'a fa, Assù,  glie lo vuoi dire tu  a questa che mò sto bene!

Assunta – Sì, ma chesto, te rimette in forza, tu si stato otto giorni a letto.

Celestino –E’ ricostituente...

Nicola – E ricostruisciti tu!

Liuba – Se tu non prende medecina…

Nicola – Medicina, non “medicina”. Hai capito? Medico …… medicina..

Liuba – Va bene, me-di-ci-na, se tu non prende mede..cina io dico  a Giorgio.

Nicola - Ecco, se me 'o dice Giorgio: pigliate 'o sciroppo, io me o' piglio, pecchè isso capisce se io sto bene o male.

Assunta – E già, chillo mò Giorgio fa pure ‘o duttore.

Nicola –Tra me e lui c'è una intesa intima, silenziosa, sulo io 'o capisco...

Assunta – Si,si, beato a te, ca capisce  'e cane.

Nicola – Quello non è un cane, è un uomo. …. ca però parla sulo co' me!

Assunta – E sulo tu ‘o  capisce.va bene, ma mò pigliate 'o   sciroppo, ca io tengo 'a che ffà! Liuba damme a me medecina.

Nicola - Pure tu? Medicina si dice.

Assunta -  Lo so, lo so, glielo detto nella lingua sua.., (di nuovo a Liuba) … tu prende scopa e raccogli erba che io ho levato da muro e che dovevi levare tu.

Liuba – Io non sapeve, tu no detto a me.(Le porge il cucchiaio con lo sciroppo ed esce per la 1^)

Assunta – E tu non vedi erba?  Sei cecata?

Nicola – (Giustificandola) Nun ce avrà fatto caso.

Celestino – Chille so’ l’uocchie d’’o padrone ca ‘ngrasseno ‘o cavallo. Ce vedimme doppe Assu’, voglio fernì’ ‘e arricettà, si sapisse tengo ‘na catasta tanta ‘e panne ‘a stirà. E nun piglio mai ‘a via. Ma mo’ n’è cosa, si è accussì ogge c’’o frisco se ne parla.. (Esce dalla 1 ^)

Assunta – Tu  devi finire di difenderla.

Nicola -  A chi?

Assunta - Alla tua…..badante.

Nicola -  E pecchè, che ho detto.

Assunta - ….”non ci  avrà fatto caso” , e a che cosa fa caso? A chi guarda?

Nicola - A me. Lei deve badare a me…., se no che ….badante è? L’erba viene dopo. (Campanello)

Assunta -  Chisto sarà Raffaele, mo’ vide che se so’ scurdate. Tieni  pigliate 'stu sciroppo!

Nicola – (Arreso) E' pigliammece  'o sciroppo (Assunta esce per la 1^ , rimasto solo  Nicola versa lo sciroppo in una pianta) Ecco fatto, voglio vede si 'a fernesce. A' 'a pianta le fa bene! (In quel momento  Liuba  rientra con la  scopa ).

Liuba – Io ho visto, tu hai buttato medecina in pianta.

Nicola – (Tornando a sedere) Medicina, medicina. Pianta..malata.

Liuba – Io dico a Giorgio.

Nicola -  E io…..non ti do il regalino che ti avevo promesso..

Liuba – (Finito di raccogliere l’erba, si avvicina dolce abbassandosi verso il vecchio che viene catturato dal suo decolletè)  Tu cattivo. Va bene, io non dico a Giorgio, perché io buona.

Nicola -  Bona.

Liuba – Si dice buona. (Si avvia)

Nicola – Si dice bona, si dice bona……

Liuba – Ah Nicola, Nicola….(esce smorfiosa per la 2^)

Nicola –(seguendola con lo sguardo estasiato)  Ah Liuba, Liuba.

SCENA III

(Attilio, Sharon, Assunta,  Nicola, indi Celestino)

(Assunta entra seguita da Attilio e Sharon dalla 2^)

Assunta – Ma guarda che sorpresa. Accomodatevi qua fuori, quello mò subito viene, Da che sei partito non ti sei fatto più sentire. E comm ha fatto a ce truvà’?

Attilio – (E’ un amico di Andrea, giovane brillante borioso,   anch’egli vicino alla trentina, entra accompagnato da Sharon, la sua fidanzata. Veste stravagante, occhiali da sole, si intuisce subito che è uno “sveglio”) Me l’ha ditto papà. E si’ perché io la prima cosa ho chiesto di Andrea e papà  m’ha ditto che ve ne eravate andati da Napoli e che stavate a Casalnuovo co’ vostro padre.

Assunta - E quello sai com’è, io ero rimasta vedova, papà teneva qualche conoscenza, pigliaie chist’impiego di centralinista sul Comune di Casalnuovo e ci trasferimmo. Qua non pago pigione e faccio compagnia a papà che mo’ pure lui è solo e si è fatto anziano.  Andrea proprio l’altro giorno ti nominò. La signorina è la tua fidanzata è vero?

Sharon- (Giovane inglese eccentrica e molto oca. Ride facilmente anche senza nessun vero motivo. Questo fatto creerà spesso delle situazioni comiche)Hello, salvatutti.

Attilio- Voleva dire salve a tutti.

Sharon- Oh, si. (ride)

Assunta- Assettateve intanto ve pigliate una limonata.

Attilio-  Ma non vi incomodate. (sedendo insieme a Sharon intorno al tavolo)

Assunta – No, no, e che incomodo, voi vi state un attimo con papà; (rivolta a Nicola) Papà, ce sta Attilio, Attilio Coscienza. Te l’arricuorde? E’l’amico di Andrea, io me credevo che era Raffaele.

Nicola – Voi siete amico di mio nipote Andrea?

Attilio – E voi siete Don Nicola, io vi conosco, ma voi non vi ricordate di me, ci siamo visti poche volte, quando venivo a chiamare Andrea non c’eravate mai.

Nicola-  E dove stavo?

Attilio-  E non lo so

Assunta-  Al lavoro, lavoravi ancora.  (Ad Attilio)  Tu da quanto tempo te ne si’ ggjuto?

Attilo-  Io? Saranno quasi deici anni.

Assunta-  Papà, Attilio, Attilio Coscienza, 'o figlio 'e Carmine Coscienza, ‘o pasticciere.(Esce  per la 2^)

Nicola – Voi, tu sei Attilio? Chillo ca... te chiammavano “guarracino”?

Attilio – Esattamente Don Nicò!

Nicola–Aspita, 'o guarracino, e addo’ si’ stato?

Celestino- Assu’.(Sorpreso dalla presenza di ospiti, si interropmpe e raggiunge Nicola al tavolo, osservando i presenti senza nascondere l’ammirazione per Attilio) Oh, scusate, non sapevo….Col permesso degli amici Don Nico’, vulevo sapè si tenisseve ‘o giurnale di ieri.

Nicola- E no, Celesti’ , Liuba lo ha buttato stamattina presto. Io po’ una volta letto quelle poche cose che mi interessano.

Celestino- E nun fa niente. No, è ca tengo ‘nu paio e‘ biglietti giocati, e vulevo leggere l’estrazione di ieri. I signori sono  amici vostri?

Attilio-  Che è nunme  cunusce cchiù.

Celestino- (realizzando)‘O guarracino, puozz’iettà ‘o spireto e chi t’aveva canusciuto, tutt’alliccato, Mado’ e tu già me facive asci’ pazza ‘a guaglione ma mo’ te si fatto proprio ‘nu mascolono. Te pozzano accidere. Guarda llà. Don Nico’ c’aggio perso ‘o suonno, ma isso niente, maie ‘na speranza.

Nicola- E forse non eri il suo tipo .(Ridono).

Celestino- E chi t’ha visto cchiù. Addo’ si’ stato?

Nicola- E’ quello che stavo chiedendo, 

Assunta – (Torna con un vassoio che poggia sul tavolo) Ecco serviti, di questi tempi ne tengo  sempre una bottiglia preparata nel frigorifero.

Attilio-  Che bella pensata: acqua e limone;  noi ce li sognamo i limoni freschi.

Assunta – Non saranno limoni di Sorrento, ma freschi si. (Incomincia a versare)

Nicola – Noi ne teniamo parecchie piante nel giardino…. e  dunque,  addo si stato tutte chist'anne?

Attilio - Don Nico’, sono stato in Gran Bretagna, e questa è Sharon ,  my girl friend.

Nicola - (finge di non capire e ci scherza su)Fa freddo?

Celestino - (Ridendo)Don Nico’, quello fa ‘sto caldo.

Nicola -  Lo so, io chesto dico, ma lui così ha detto.

Attilio - Che cosa?

Nicola -  Che  fa freddo

Attilio - Io?

Nicola - Eh, tu , mo’mo’ hai  detto : “ma che freddo”

Attilio - ( Per un attimo perplesso, poi realizza e ride) Ah, no, ho detto: my girl friend, significa fidanzata, Sharon , la signorina è la mia fidanzata.

Assunta -  La fidanzata.

Celestino - (ride) Ah, ah, avite capito? Fidanzata ..si dice “che freddo”

Sharon - Girl frend, girl friend, no “che fretta”(Ride)

Celestino - No, io ho detto “che freddo”, “che fretta” significa un’altra cosa: ca vado di pressa.

Attilio - Comunque lei  è la mia fidanzata,  Sharon: Manchester (Nicola finge ancora di non capire per divertire i presenti. Attilio ci casca ancora e  ripete lentamente) Sharon: Manchester!

Nicola - ( A Celestino) A tavola nun va bene?

Celestino -  Chi?

Nicola - Lei.

Celestino - Non lo so.

Attilio - In che senso?

Nicola – (Ad Attilio)E’ una usanza loro?

Attilio - (confuso) Si, cioè no..

Nicola – E pecche?

Attilio - Che cosa?

Nicola -  Mangia ‘n terra? La ragazza mangia per terra?

Attilio –(scherzoso)  Eh, comme a l’indiani.

Celestino - Ah ecco  è indiana.

Assunta - Ah, si? Nun ce pare proprio. E ‘e penne nun ‘e tene?

Celestino - E si’, ‘e penne, quella è indiana mica è ‘na gallina.

Nicola - Però ‘a gallina mange ‘nterra.

Attilio – Ma che avite capite? (Ride) Manchester è la città di Sharon.

Celestino - Avite capito? Nuie Casalnuovo essa Mangenterr.

Attilio – Nossignore! Manchester!

Assunta - Ah, ecco, Manchester.

Nicola – Vabbuò, mangiate addò vulite vuie.

Sharon – Io non capisce, cosa dice Mister Nicola?

Attilio – Niente,  scherza, lui dice  che tu Mange ‘nterra!

Sharon – Oh, yes, mister! Io Manchester!(ride)

Nicola – O vvì, ch’avevo capito bbuono!

Assunta -  Ma non gli credete, papà sta scherzando, sta facendo finta di non capire, vi piglia in giro , chillo è pazzariello.

Sharon –  Oh, Attilio, mister Nicola davvero molto antipatico! (risatina)

Nicola – Io?

Attilio -  (intervenendo) No, Sharon voleva dire il contrario! Simpatico,  Sharon, si dice simpatico. Antipatico è il contrario!

Sharon – Oh, scusi…sintapatico! Comunque, molto piacere, Signor Nicola.

Nicola – II piacere è mio signorina. Ho scherzato un poco, così per ridere.

Assunta - Ah ma parla bene Italiano.

Sharon – Oh yes. Of corse, Attilio ha insegnato Italiano a me,  io  Inglese lui. Io ho imparato presto lingua italiana.

Celestino - E ci vogliamo salutare? Io sono Celestina. (saluta Sharon e poi Attilio abbracciandolo con significato), che simpaticone, niro, niro. (A Sharon)Ma se ti riesce meglio mi puoi chiamare anche Brooke, è il mio secondo nome.

Assunta- Davvero?

Celestino - Si, mo’ me lo so’ messo adesso. Fa effetto. Brooke..

Sharon – Ah, come “Beautiful”, Brooke, Brooke Logan.(ride)

Nicola – Eh, lo cane, … si dice il cane, il cane, eh eh, e voi  avete un cane?

Attilio – Eh... no ..pecchè,   che c'entra il cane?

Nicola – No, cosi per cambiare discorso, lei ha detto lo cane  e a me mi è venuto in mente il cane.

Celestino - Ma quando mai, ha detto: Logan , Brooke Logan.

Assunta - Eh, ‘o personaggio ‘e “beautiful”, ‘a telenovela, Brooke, chella fetentona…n’’è mai sazia.

Nicola - Che ne saccio,io televisione ne veco poca, ma mo’ stamme parlanno d’’e cane, che c’entra chesta Bucca.

Celestino - La lingua batte dove il dente duole.

Assunta - Nun ‘o date audienza, sta pazzìanno ‘n’ata vota.

Nicola -  (ad Attilio)Giorgio non lo conosci?

Assunta - Ecco qua, ci siamo arrivati.

Nicola -  (alla figlia) Statte zitta, fatte ‘e fatti tuoi.(ad Attilio) Lo conosci?

Attilio – No, mai avuto il piacere.

Assunta –Vista parlando del cane!. Prego, pigliate. La limonata non ve la prendete?

Sharon – Oh, grazie. (beve) A me piace molto limone, ma in England non ce ne sono.(ride)

Nicola – Atti, e 'o vuò cunoscere a Giorgio, so’ sicuro che gli sarai simpatico.

Assunta – Papà ma lascialo stare.Quello vuole salutare Andrea.

Attilio – No, no, mi fa piacere, figuratevi, andiamo Don Nicò, Sharon, tu resti qua?

Sharon – Oh yes i do. Sì Attilio. (risatina)

Nicola – Di qua, vieni, ti faccio vedere come si mette a zompare quando ci vede, è un pastore tedesco. Ma parla italiano. (escono per il giardino)

SCENA IV

(Sharon ,  Assunta,  Celestino,  indi Andrea)

Assunta – (Sedendo anch’essa vicino al tavolino)E' fissato per il cane, e che ci volete fare, quello mò è anziano e deve sbariare diuna maniera. You capisce? Sbariare, intalliare, perdere ‘ o tempo…

Sharon – Io, veramente non piaccio tanto i cani, ma amo molto gli uccelli.

Celestino – Ah pure io, esco pazza.

Sharon – Anche Attilio,si, si, lui possiede un bellissimo uccello..

Celestino - E certo, me li immagino, ….sai che merlo….

Sharon – No, non merlo… pappagallino. (Ride)

Assunta – (intenzionale)Hai capito Celesti’? Pappagallino, non pappagallo.

Celestino – Ho capito, da lui  però mi sarei aspettata più….. un merlo.. invece pappagallino?

Sharon - Oh, yes lui adesso  lasciato a Manchester. Nostro amico cura suo uccello.

Celestino - Se lo poteva portare, glie lo curavo io…., io pure tengo dei canarini.

Assunta – E, ma ce vò pacienza per tenerli. Voi dovreste vedere il tempo che perde Celestino vicino ai canarini che tiene...

Sharon – Ma Giorgio è nome di persona, perché si chiama Giorgio? (Ride)

Celestino – Proprio perché è nome di persona, quello per  Nicola non è un cane, è una persona.

Assunta –Ma veramente,  gli manca solo la parola!

Sharon – Don Nicola è una persona molto sintapatica, è ... come si dice... spontaneo.

Assunta – Il fatto di questo non si fida di tenere una parola in bocca.

Andrea  – (Rivolgendosi alla madre. ) Ah, eccoti qua! Tu stai qua fuori? E  io  un altro poco telefonavo a “chi l’ha visto”. Sto girando tutta la casa.

Assunta - Uè, già sei tornato?

Andrea -  Si, ma devo scendere un’altra volta. Me so’ dimenticato ‘o portafoglio, so’ andato pe’ paga’ e non ho trovato il portafoglio.

Assunta – Ah, sta nel cassetto delle posate, in cucina. Tu lo lasciasti sopra ‘o tavolo ieri sera e io l’ho sistemato.

Andrea -  L’hai sistemato? L’hai nascosto!!! Mammà, ma perché non le cionchi le mani dalle mie cose? Tu ogni volta che sistemi qualcosa, che metti in ordine, organizzi una caccia al tesoro. Lasciale dove stanno le cose mie,  ca io ‘e trovo cchiù ampressa, se no mettile sempre allo stesso posto. Se l’avessi lasciato sul tavolo ‘o portafoglio io stamattina lo vedevo e nun me ‘o scordavo.

Celestino -  Quant’è bello quanno s’arraggia..

Andrea -  Buongiorno Celesti’.

Celestino - Non ti sei nemmeno accorto che ci sta una visita per te. ‘Stu rraggiuso…(lo accarezza)

Assunta -  Infatti.,  ‘sto scostumato. Hai salutato? L’hai vista la signorina?

Sharon – Buongiorno. Molti saluti, Sharon Morel.

Assunta – E' la fidanzata di Attilio!

Andrea – Attilio? Attilio 'o guarracino?

Sharon – No, Attilio Coscienza. (Ride)

Andrea – Si, va bene, 'o guarracino, noi così lo chiamavamo, (entusiasta) e addo’ sta?

Celestino- Sta giù al giardino per il cerimoniale cinofilo.

Assunta – Tuo nonno, l'ha portato a conoscere Giorgio.

Scena V

(Attilioe detti)

Attilio – (dal giardino ) Sto qua, sto qua. Avvoca’ sto ccà.

Andrea – Uè,Guarraci’, (si abbracciano, battute a soggetto) e chi se 'o credeva! Che dici? E comme mai si turnato?

Attilio – La nostalgia. Che ci vuoi fare. (alla fidanzata)Sharon he is Andrea.

Andrea - (La saluta) Ciao , Andrea. (ad Attilio)  Che piacere,  quanto tempo te stai?

Attilio – Un mesetto, me ne vorrei tornare verso la metà di Settembre , ci prendiamo un po' di sole….spendo quattro, cinquemila euro e me ne torno. Non lo so, poi si vede, non ho fretta ... per adesso sto qua e non ci voglio pensare!

Sharon – Io ho tanta voglia di amare.

Celestino – E pe’ forza, con questo “bronzo di Riace” vicino…

Attilio – Di andare a mare, Sharon! Ma quanno te ‘mpari?

Andrea - Celesti’ Sharon dice che vuole andare a mare.

Celestino -  Ah? Di andare a mare?  Due parole ? Io avevo capito di ….amare… embè la puoi portare dalle parti di Baia, Bacoli, Miseno…

Attilio - E no. Preferisco la costiera: Sorrento, Positano, Amalfi, …

Sharon – Oh, si! (risatina)

Andrea - La costiera? Chillo appena ce miette ‘o pere  te fanno un buco in fronte.

Assunta - Un bagno da quelle parti te fai interesse 100 euro.

Attilio -  E allora? Che problemi ce stanno? Donna Assu’ fortunatamente so’ fernute ‘e tiempe ca ievo a fa ‘e cozze a Margellina pe’ m’’e vennere. Mo’ tengo qualche sterlina in più.

Assunta - Benedico, me fa piacere.

Andrea – Quanno mai ti è mancata l’intraprendenza. E la casa l'hai vista?

Attilio – No, io proprio da poco so’ venuto, sono stato in giardino co’ tuo nonno..

Andrea -  …pe’ conoscere   Giorgio.

Attilio - Infatti. Bel cane. Ho dato uno sguardo al giardino, proprio bello .

Andrea -  E quello che cos’è, tu dovresti vedere il terreno che teniamo a Casoria, me l’ha lasciato ‘a buonanima ‘e  nonno Leopoldo.

Attilio - (nascondendo l’interesse suscitato)  ..un  terreno a Casoria? Caspita, ed è assai? No, dico è grande questo terreno? A Casoria? E che te ne fai di un terreno a Casoria? Pecchè don Leopoldo è muorto pure isso?

Assunta - E si, so’ quattro anni, giusto due anni doppe a mia suocera. Accussi’…quelli solo a Michele tenevano, mio marito, salute a vuie nun  ce steva  cchù, … e il terreno con la casa di Casoria è andato ad Andrea.

Celestino - Unico erede.

Attilio - Ah?!  C’è pure una casa? Unico erede?

Andrea - Si, ma sta llà, abbandonato, la casa si dovrebbe ristrutturare, non ci andiamo mai. Però, sai com’è …è  una risorsa.

Assunta -  Nun se po’ mai sape’, capisci. Io po so’ vedova.

Andrea - Se dovesse servire, vendiamo.

Celestino - Astipete ‘o pire pe’ quanno te vene ‘a sete, comme se dice.

Andrea - Celesti’, sempre pronto con il proverbio adatto è ovè? Sharon,  do you understand. Hai capito proverbio? Tieni la pera per quando avrai sete.

Sharon - Oh, si.Bene. (Ride)

Celestino -  Ma no, così non c’è sfizio. I proverbi si dicono in napoletano. Sharon ripeti con me : Astipete ‘o pire pe’ quanno te vene ‘a sete.

Sharon - (Provando a ripetere) Oh yes: Astipete ‘o pirete quanno tieni sita.

Assunta -  Celesti’, ‘a vuo’ ferni’. ‘O vi’, che le fai dicere. (Tutti ridono)

Celestino -  Piano piano se impara. Sharon, non  pireto, no, devi dire  piro, …pera se dice piro.

Sharon - Piro (ride )

Celestino - Brava, ma senza ridere.

Attilio -  (Riprendendo il discorso con Andrea) Ma te si laureato po’?

Andrea - E comme no. So’ quasi due anni. Sto pure facendo apprendistato in uno studio a Napoli, a Via Epomeo.

Assunta - E che festa che facemmo..

Attilio - E bravo. Allora mo’ sei un avvocato vero. Sharon, do you know? Andrea è avvocato!

Sharon - Oh, yes i do. Complimenti Andrea. Anche io piaceva avvocato ma poi ho stato banchiere.

Attilio - Bancaria, Sharon. Bancaria, impiegata di banca. Il banchiere è un’altra cosa, te l’ho detto già una volta.

Sharon - Oh scusa. I’m sorry. Io non imparerò mai italiano..

Attilio - (A Celestino) E tu che dici? Stai in grande forma. A Manchester facisse furore.

Celestino - Infatti, io là dovrei vivere. In Inghilterra, un paese civile, aperto, non come il nostro, un popolo di trogloditi. Ancora ti guardano commme a n’animale raro. Nun ‘o ssanno che noi rappresentiamo l’esemplare perfetto del genere umano: forza e sensibilità,  carattere e dolcezza, come Achille, se iesseno a guardà la storia della Grecia antica e vedono nuie chi eravamo. I maschi? Addo’ steveno? Genere di secondo livello erano considerati. Tu ‘o guarraci’ non saresti contato un cazzo. Uh  Maro’, Sharon scusa ho detto cattiva parola.

Attilio -  …sensibilità e dolcezza…;   hai capito Andre’?. (I due ridono)

Celestino - Sfotti, sfotti tu.,  sfuttetore tale e quale a primma. Sharon, lui sfuttetore…

Sharon -  Sfuttetore? Attilio what is,  cosa è sfuttetore? (Ride)

Celestino -  Che tene ‘e corne.

Sharon - Attilio cornee?

Celestino - No cornee quelle degli occhi, corne come quelle dei piecheri. Lui cornuto.

Sharon - Cornuto?

Celestino - Eh, si. Cornuto!

Sharon - Ah, capito. Certo. Attilio cornuto.

Attilio -  Ma che cosa. Sharon, ma tu che dici “certo” se non hai capito. Io cornuto? Assunta - Mado’, ‘a fernite o no? Sharon, non pensare a loro, vieni con me dentro. Ti faccio vedere fotografie di Andrea e Attilio piccolini.

Sharon -  Davvero tu hai?

Assunta - Si, vieni, lasciamoli  soli.

Sharon - Con piacere. Celestino, vieni con noi, lasciamo solo uomini. (Ride)

Celestino - Andiamo, andiamo. Sharon, dopo ti faccio vedere pure mie fotografie.(Esce insieme ad Assunta e Sharon per la 2^ facendo una smorfia ai due e sottolineando il suo ancheggiare)

Assunta – (Ad Andrea, uscendo) Io, me credevo ca era tuo zio Raffaele, so’ andata ad aprire e me li so’ visti davanti. (escono Assunta, Celestino e Sharon)

Scena VI

(Andrea, Nicola, Attilio,)

 

Andrea –(ad Attilio).Zio Raffaele te ‘o ricuorde? L'estate se 'a vene a passa ‘cca pecchè a  Napoli fa cchiù cavero, ccà se sta frisco, chillo ‘o  cavero nun ‘o supporta!

Nicola – (Entrando dalla 1^) È pazzo, e allora noi non gli possiamo dire di non venire, hai capito?(Attraversa la scena e va a sedere al divanetto)

Andrea – Ma quando mai, (ad Attilio) E’ ‘nu poco esaurito, ogni tanto incomincia a sragionare, prende  qualche fissazione, ha lasciato la scuola ma sta sotto cura, quando vediamo che esagera gli facciamo una siringa e torna normale. E tu? Dimmi di te. Che fai a Manchester?

Attilio- Tutto e niente, avvoca’, tu lo sai, io so’ stato sempre un commerciante dentro…...! Commercio. Un po’ di tutto. Ultimamente mi occupo di cavalli. Cavalli da corsa. Vendo, compro, scommesse. Si fanno grossi affari.(Mostra il telefonino)  Tutto senza lavorare. Un paio di telefonate, un appuntamento e vai.

Nicola- (Sarcastico) Stai a cavallo.(Attilio che ha intuito la battuta lo guarda con un sorriso) No, dico:  buono. Hai scoperto come si fa a guadagnare senza lavorare. ….stai a cavallo…

Attilio- Infatti, don Nico’. E’ proprio il caso di dirlo.

Nicola- Beato a te.(Lo guarda con un sorriso pensieroso)

Andrea- Siente io aggio ‘ a scendere ‘nu mumento, perché nun me accumpagne? Sharon resta qua co’ loro. (Ad Attilio affettuosamente)Ia’  guarraci’ ... ma tu nun saie che piacere che mi ha fatto vederti.

Attilio – (Alzandosi)Ti accompagno volentieri..

Andrea – (Al nonno) Noi scendiamo. Ci vediamo dopo.

Nicola-  Iate , iate. Ma andate col cavallo? (Ride)

Attilio- (Salutandolo acido) No don Nico’, mi state sfottendo?. Andiamo a piedi. Io mi interesso di cavalli da corsa. I miei cavalli corrono. (I due escono per la 2^)

Nicola- Hai capito Andre’? Statte attiento ca  quelli corrono. (Rimasto solo , si alza)  I suoi cavalli corrono. ‘Sto ragazzo nun me piace. Quanno maie se fanno ‘e solde senza lavoro. Troppo spacconciello.(Chiama) Liuba, Liuba. (comincia ad estirpare erbacce dalle piante in fondo.)  Oggi la mano mi trema più del solito. E me pare che pure l’altra incomincia a tremare. (Chiama di nuovo)Liuba. Liuba. (Guardandosi intorno, estrae un pacchetto dalla tasca)  ‘O vi’ ccà. Mò ce ‘o do’.. Tanto Assunta sta vedendo le fotografie.

Scena VII

(Nicola e Liuba)

Liuba- (Dalla 2^)  Dicci Nicola. Tu chiamato?

Nicola-  E certo che ti ho chiamato. Non senti. Perché ci metti tanto tempo a venire?

Liuba- Ho fatto doccia e asciugato capelli. Rumore di phono , io non sentito.

Nicola- Si? Tu hai fatto doccia? E non mi hai chiamato?

Liuba- No. (Intenzionale) Ma porta bagno era aperta.

Nicola-  Davvero?

Liuba- Si, perché tu non sai? Porta sempre aperta.

Nicola- (leggermente eccitato) E come non lo so. Ma quelli so’ venuti amici di Andrea. Me so messo a parla’ co’ loro, a te non ti ho visto più. Mannaggia me so’ perso la doccia.

Liuba- (Lo schernisce smorfiosa)Tu non preoccupa, io domani faccio di nuovo doccia.

Nicola-  Ma tu chiamami..

Liuba- Sporcaccione Nicola. Tu mi  fai cacciare da signora Assunta. Se lei sa si arrabbia.

Nicola- Non ti preoccupare lei non sa, e non ti caccia, tu sei la mia badante. Comunque guarda qua.. (Le mostra il pacchetto)  Regalino che ti avevo promesso. (La mano gli trema e il pacchetto gli cade. Pronta Liuba si abbassa per prenderlo e nel rialzarsi gli offre ancora maliziosamente il suo decolleté.)

Liuba- Stai comodo io prendo pacchetto. (Glielo da)

Nicola- (Estasiato lo fa ricadere stavolta di proposito.) E’ caduto ‘n’ata vota.

Liuba-  (Maliziosa ripete la scena) Tu sporcaccione. Ecco pacchetto.

Nicola- (Inebetito ) E’ per te , aprilo.

Liuba- (Esegue) Oh grazie. Tu buono con me. Io voglio bene Nicola.(Aperto il pacchetto scopre gli orecchini che contiene. Ne prende uno e felice lo ammira) Bellissimi. Oh Nicola. Grazie.

Nicola- E dai bacino.

Liuba-   Vabbene. Bacino a Nicola. (lo bacia sulla guancia).

Nicola- E domani non dimenticare la doccia.

Liuba-  Si domani doccia per Nicola.

Scena VIII

(Raffaele , Agata e detti)

Raffaele – (Voce esterna, Liuba nasconde il pacchetto nella tasca dell’accappatoio) Papà, uè papà.

Nicola – Vieni, vieni!  Sto qua fuori.

Raffaele – (Entra da sx insieme ad Agata) Sempre impegnato.

Nicola – Uè, Rafe’ nun site iute a Napule?

Agata- Ma qua’, siamo perso il treno, ci andiamo domani.Mo’ s’è fatte tarde.

Raffele- Andrea ci ha voluto dare a forza un passaggio  per la stazione. Ma ce steva ‘nu traffico, c’ è voluto un quarto d’ora p’arrivà’ ‘a stazione  e abbiamo perso il treno. Mado’, ma che caldo. Stiamo a settanta gradi.

Nicola-  A me me pareva  cchiù frisco ogge….invece settanta gradi?

Raffaele- Sicuro. Sicuro.. Settanta gradi.

Nicola- Ma forse saranno di meno.

Raffaele- E dalle. So’ settanta gradi all’ombra oggi.(Vedendo Liuba in accappatoio)’O vi’?  Liuba  s’è fatta la doccia. Ti sei fatta  la doccia Liuba? Fa caldo.

Liuba- Sì io adesso veste. (Esce dalla 2^)

Agata- E sì, veste, veste. Vedi di no prendere una bronchia. (Poi rivolgendosi a Nicola)Papà comme state?

Nicola – Bene, grazie.

Agata –E fammi andare, mi devo togliere questi panni. Non ce la faccio più papà mio! Ah qua fuori  se sta freschi! Permettete!(Uscendo per la 2^))

Raffaele-  Nun ‘a da retta. Qua’ fresco. Fa caldo dappertutto. Sono almeno settanta gradi. Lei il caldo non lo sente.

Nicola-  E’ sorda.

Raffaele- Bravo sorda e cecata. Assunta sta dinto? Vittorio s’è svegliato? Il caffè te lo sei preso? Hai portato la zuppa  a Giorgio? Il giornale l’hanno portato? La barba te la sei fatta? Andrea è ritornato? Ci sono novità?

Nicola- Le risposte le vuoi tutte insieme o una alla volta?

Raffaele- Fai tu. Che me ne importa a me.(Si siede e si immerge nel suo cruciverba)

Nicola- Comunque risposta secca unica a tutte le domande: si! Assunta sta dinto, tuo figlio Vittorio si è svegliato e si è messo a  studiare, il caffè me lo so preso, Giorgio ha avuto la sua zuppa, Andrea è tornato ma è uscito di nuovo, la novità ci sta: è passato Attilio Coscienza, ‘o figlio d’’o pasticciere, te lo ricordi?

Raffaele- Chillo sfaticatone?

Nicola- Infatti.

Raffaele- E che vuole?

Nicola- Non si sa ancora. Pe’ mo’  ha ditto che è venuto a trovare Andrea. Sta in vacanza, vive in Inghilterra. E’ venuto lui e la sua fidanzata. A me non mi piace.

Raffaele- E’ brutta?

Nicola- Chi?

Raffaele- La fidanzata!

Nicola- No è carina.

Raffaele- E perché non ti piace?

Nicola- Non mi piace lui.

Raffaele- E pecchè? Un bel ragazzo. Celestino ne andava pazzo.(Torna al suo cruciverba, Nicola si arrende) Tredici orizzontale. Chi lo trova,  trova un tesoro….

Nicola- Amico! Ma bisogna stare attenti.

Raffaele- Bravo papà.,  amico. (Scrive)

SCENA IX

( Vittorio, Nicola,  Raffaele, indi  Celestino,  Agata)

Vittorio- (entrando dalla 1^). Buongiorno, nonno,  che dici?

Nicola – Uè buongiorno Vitto’,  che devo dire, tu stai studiando?

Vittorio- Si, da stamattina.  Me so’ fermato un attimo pe’ piglià’ ‘nu poco d’aria, per respirare, quella si crepa dal caldo. Io non lo sopporto.

Nicola-  Comme a tuo padre.

Raffaele- Imbecille.(Vittorio rimane stupito)

Vittorio- Papà….

Raffaele- Che è stato?

Assunta- E te pare ‘o caso?

Raffaele- Qua’ caso? Che cosa?

Vittorio- Di dargli dell’imbecille.

Raffaele- A chi?

Vittorio -  ‘O nonno.

Nicola- Ma no, Vitto’,  quello scherzava.(con espressione eloquente) Lascia stare.

Raffaele-  Ma che cosa? Che dite? Io non vi capisco.

Nicola-  Non se n’è manco accorto.

Raffaele- Io? Di che cosa?

Nicola- Niente. Raffae’ tutto a posto.

Raffaele- Machisti so’ pazzi.

Vittorio- Guardate, chillo ha chiamato imbecille al nonno e non se lo ricorda nemmeno.

Raffaele- Ma qua’ imbecille, io sto facendo il cruciverba. Chi vi sta pensando.‘O vi’, quindici orizzontale: debole di mente, idiota, stupido…(Scrive)..imbecille. (Si alza e facendosi vento con il giornale) Ua’ e che caldo, Madonna che caldo. .Voi non lo sentite il caldo? (rivede l’immaginario nemico) E tu che vuo’. Che ridi? Stai ‘n’ata vota ccà?  Addo’ vaie, vieni qua, ma che dici, ‘sto farabutto, ..le prove, le prove ce le hai? Mi hai visto? E quando mi hai visto? (Esce per il giardino inseguendolo  )

Nicola- Mo’ se ne va da Giorgio.

Vittorio- (chiamando) Papà. Dove vai?

Nicola- Lascia ‘o sta’. Chillo Giorgio lo fa calmare. Lo prende col buono, lo asseconda e chillo se rilassa. Ah, prima,  giù al giardino è passata Caterina.

Vittorio- (entusiasmandosi)Davvero? E nun m’hai chiamato?

Nicola- Accussì facevemo ‘n’altra guerra co’ mammeta. Era venuta con la scusa della menta per vedere se ti vedeva, cioè per vedere se poteva vederti, insomma te vuleva vede’. Comme te chiammavo? Lo sai  ca  tua madre nun’a po’ vede’.

Vittorio- Infatti.Maguarda  nu poco, vide se è mai possibile che io quasi a venti anni, mancano tre mesi e dodici giorni,  a vent’anni non posso decidere a chi voglio vedere e  a chi voglio frequentare. Con chi voglio parlare, con chi voglio uscire, con chi voglio stare. Non la puo’ vedere. Non la puo’ vedere. Non la puo’ vedere. Ce fosse ‘nu motivo serio, una ragione. Non ha studiato. Pecchè essa s’è laureata ad Harvard.

Nicola- (perplesso) Mammeta? Laureata?

Vittorio- No. Sto facendo ironia. Essa mica ha studiato. Però nessuno le ha impedito di sposare papà. Tu capisci quale incoerenza? Non vuole che suo figlio si veda con una ragazza, e pecchè? Pecchè nun ha studiato.  Me fa ‘na guerra ogne giorno.  

Nicola-  E che ci vuoi fare.  L’umanità ha bisogno continuamente  di litigare, di sopraffarsi. Parlano di pace ma amano fare la guerra. Senza ragione. Contrastarsi, opporsi’ giudicarsi, è una guerra continua….appena nasci, vieni messo al fronte, sotto giudizio. Hanno ‘a vede’ se sei bello, se  sei brutto, se sei bruno o castano, se somigli a mammeta o a pateto, ti assegnano il destino: medico, avvocato, ingegnere.

Vittorio- Si, ma io me so’ scucciato, la mia pazienza  ha un limite. Vuole la guerra? E guerra sarà.

Celestino- (dalla 1^) Vitto’ tu stai ccà. Puozze ietta’ ‘o spirito. Io te sto cercanno pe’ tutta ‘a casa. (facendogli l’occhiolino) Se vieni dentro da me ti faccio vedere quella cosa.

Vittorio-  Qua’ cosa, Celesti’?

Celestino- Quella cosa…….

Vittorio- (continua a non capire) Ch’aggio ‘a vede’?

Nicola-  Caterina, Vitto’, Caterina sta  a casa di Celestino….

Celestino-  Ah! Sia fatta ‘a vuluntà ‘e Dio. Ma chisto è proprio ‘nu battilocchio.

Vittorio-  Caterina?

Celestino- (abbassando la voce circospetto)  Si, fa ampressa vieni. So’ andato dentro da me  pe’ piglia’ certe fotografie e l’ho trovata davanti alla porta.  (vede arrivare Agata dalla 2 ^ e cambia tono) E ghiammo, se vuoi venire un momento, vedi tu stesso.

Agata-  Vitto’,  che dici a mammà? Ti stai riposando un po’? Stai facendo un black?

Celestino-  (ridendo rispettosamente)Breack Agati’, breack:

Vittorio- Mo’ pure inglese vuole  parlare? Parla napoletano, pe’ favore.

Nicola- Non è che cambia molto.

Agata- Vuie nun ve preoccupate, mio figlio me capisce lo stesso.

Celestino- Infatti, ..comme se dice ..:’o figlio muto ‘a mamma ‘o ntenne..

Nicola- Ma che ce azzecca? ….là è la madre che capisce, che intende il figlio anche se non parla. Hai citato un proverbio fuori luogo.

Agata- Infatti, quello Celestino basta che cita. Qualsiasi cosa tu dici, lui cita.

Celestino- Si, e tu Tarzan.(ci pensa e scoppia a ridere della sua battuta, coinvolgendo anche Vittorio. Agata che non ha afferrato li guarda indispettita)

Agata- Ma che ridete. Che tenite ‘ a ridere?

Vittorio- Niente, mamma  niente. Celesti’, vogliamo andare?

Celestino- Si, iammo.

Agata- Dove?

Vittorio- Entro un momento da Celestino, mi deve dare un libro.

Agata- Un libro? Lo so io il libro. Che ti credi che mammeta è scema. Che ti pensi che co’ tutto ca so’ cecata non l’ho vista la signorina che è trasuta dal signorino.

Celestino- Guarda che la signorina  è entrata un momento e se ne andata.

Agata- Non è vero. Sta ancora dentro. Io a lei sto facendo la posta.

Nicola- Il guardiano del faro.

Vittorio- Embè’ pure se fosse…

Agata- Non la devi vedere.

Celestino- Agati’, ma che male fanno, il mondo è fatto a scale c’è chi scende e c’è chi sale…..

Nicola- ( Perplesso a Celestino) E che ce trase ?

Celestino- (convincendosi) Niente. Infatti….

Nicola- Ue, ma ne azzecasse  uno.

Agata-( a Celestino)Statte zitto ruffiano.

Celestino- Uh guardate, …ruffiano. Questo non me lo dovevi dire.

Agata- E invece te l’aggio ditto.Un’altra volta ti facevi i fatti tuoi. All’allevamento di mio figlio ci penso io.

Vittorio- Mammà tu la devi smettere. Se permetti all’…..allevamento mio ce penso io. Lo vuoi capire che tengo vent’anni?

Celestino- ‘A vecchia a novant’anne se ‘mparaie ancora….(riflette un attimo) ….Mado’ che dico. Questo è contro a Vittorio.

Agata- Hai ragione ca pateto ha perso ‘e chiocche, se no te facevo vedè’ se tiene vint’anne. E nun vo’ capi’ ca io ‘o faccio pe’ ‘o bene suoio. Figlio irriconoscente e ingrao.

Nicola-  ‘O comunista?

Vittorio- Si, pe’ ‘o bene mio. Basta è meglio ca me ne vaco.(fa per uscire)

Raffaele- (dal giardino, leggendo sul suo cruciverba) C’è n’è una sola…

Agata- (al figlio)Si, bravo, torna a studiare.(esce per la 2^)

Vittorio- (esasperato vorrebbe reagire ma si trattiene) ……mamma!!!

Raffaele- Giusto: mamma. Grazie Vitto’.

Vittorio- Oooh, meglio ca me ne vaco..(esce per la 1^)

SCENA X

(Attilio, Andrea, Raffaele, Celestino e Nicola)

Raffaele- (al padre) Che è, sta nervoso?

Nicola- Infatti.

Raffaele-  Poveretto. A studiare con questo caldo. Saranno cinquanta gradi.

Nicola-  Meno male, sta rinfrescando.

Celestino- (vedendo entrare Attilio e Andrea dalla 1^) Ue, già di ritorno? Atti’, Sharon sta co’ Assunta dint’’a camera d’Andrea.

Attilio-  Ancora a vedere foto? Ma noi altri cinque minuti e poi dobbiamo andare.

Andrea- Celesti’ ce stava Caterina davanti casa tua. Aspetta a te?

Attilio- Nun credo.

Celestino- Spiritoso. Mo’ ce  ‘o vaco a dicere che l’incontro non si può fare.( esce dalla 2^)

Andrea- Tene ‘na cotta pe’ mio cugino Vittorio, anzi è ‘na cotta reciproca, ma è un’amore contrastato.

Attilio- Ah, si?

Andrea- Mia zia Agata, non la vede di buon occhio. Vecchie mentalità, sai ‘a guagliona non ha studiato.

Attilio- E’ ‘na bella piccerella, che fa che non ha studiato. (scorgendo Raffaele assorto nel suo cruciverba)Ue prufesso’, che piacere di vedervi.

Raffaele- (posando la sua rivista) Uè guaglio’, mi avevano detto che stavi qua! Che dici? Come si va? Stai all’estero? A lavorare? Bravo, faticatore comme tuo padre. Mo’ l’ho detto co’ papà. Hai visto che caldo? Tu lo sopporti il caldo? Io non lo sopporto. Saranno 180 gradi farenight.

Nicola – E va’ dinto, va, te fai ‘na sciacquata…

Raffaele – Giusto. Vado dentro. Mi faccio una doccia. Mo’ chiamo a Liuba e mi faccio una doccia.(si avvia per la 1^)

Nicola- (indispettito)Ma io aggio ditto ‘na  sciacquata. Cosa c’entra Liuba?  Basta ‘na sciacquata, giusto pe’ te rinfrescà’.. Liuba già avrà asciugato. Fatti la siringa.

SCENA XI

(Attilio, Andrea, Nicola, Liuba, Sharon)

Attilio- (ad Andrea)Liuba è la signora che abbiamo visto prima?

Andrea- Infatti è la badante del nonno.

Attilio- Bella donna. E bravo don Nicola, vi trattate bene.

Nicola – In che senso?

Attilio- No, dico …la badante giovane..

Nicola- E se me la prendevo vecchia come faceva a ….badarmi? Te pare?

Sharon- (sopraggiunge dalla2^) Oh Attilio che belle foto io ho visto.

Attilio- Di’ la verità, che bei ragazzini.

Liuba- (Entra dalla 2^ portando una scodella) Nicola, io ho preparato carne per Giorgio. Tu vai o io vado?

Nicola- (alzandosi ) No, no. Vengo pur’io. Voglio vede’ comme sta, prima l’ho visto un po’ strano. ‘O vi’, me porto pure ‘a signorina Sharon. (a Sharon)Su, su, venite con me, andiamo a dare da mangiare a Giorgio.

Sharon – Ma io ci ho paura dei cani. (Ride)

Nicola – E questo è il momento di farvi passare la paura, quello Giorgio è docile come un agnello.

Andrea – Mò non è più un "uomo". (Ride affettuoso)

Nicola – Pecche non si dice pure degli uomini, per dimostrarne la bontà?

Attilio – Sharon, allora vai e non ti mettere paura, che io mi faccio una bella chiacchierata con Andrea(siede. Liuba ti vuoi sedere con noi? Ti facciamo sentire un po’ delle nostre imprese adolescenti.

Liuba- Oh, grazie, io piaccio sentire racconti. (Fa per avvicinarsi)

Nicola- Liuba tu non piace sentire racconti. Tu venire con me. Aiutare. Mano trema. Atti’,  lei è la mia badante. E’ vero Liuba?

Liuba- Si, certo, tu scusa Nicola.

Nicola- E ghiammo. Atti’ Liuba viene con noi. Deve stare attenta a me.

Attilio- Liuba, hai visto Nicola? Geloso. (ride)

Nicola- Liuba hai visto Attilio ?……Spiritoso. Andiamo. (Si avvia con le due donne continuando a guardare Attilio con un sorriso strano, il giovane avverte un certo disagio)

Attilio-  Sharon vai e non avere paura. Ci vediamo dopo.

Liuba- Anche io avevo paura di cani, ma Giorgio buono cane.

Nicola- Vi faccio vedere come si mette a zompare quando ci vede. Mangia per terra come voi.. (Ride)

Sharon- Si, però voi  state attenta a me, mister . (Ride)

Nicola- Nessun mistero, venite  non vi preoccupare. (Esce con Liuba e Sharon per il giardino)

SCENA XII

(Andrea, Attilio indi, Nicola,  Sharon, Assunta)

 

Attilio – Che simpaticone tuo nonno, tale e quale a comme me 'o ricordo io, eppure so’passati... mo ti dico io: due anni so’stato in Germania, quattro anni in Svizzera, ho fatto due anni in Belgio, da due anni sto’ in Inghilterra, dieci anni, ma mò sta in pensione?!

Andrea – So cinque anni, e nun ci voleva andare, diceva ca senza lavoro se sentiva male. Po' fortunatamente conobbe Giorgio……, ma parlamme 'e te, che hai fatto tutti questi anni?

Attilio – Eche dovevo fare Andrea? Ho lavorato, ho sudato, in Germania ho fatto il muratore, poi passai in una fabbrica di bulloni. Ma  'o lavoro era pesante, non era adatto a me e così me ne andai in Svizzera,  là facevo 'o cameriere, ma gli svizzeri so’ peggio d’’e tedeschi, non ci possono vedere, resisti oggi, resisti domani, quante umiliazioni Andre’,  accussì non ce la feci più e me ne andai pure da là,  nonostante il lavoro era buono e guadagnavo bene. Po’ stetti due anni in Belgio sempe comme cameriere, oramai ero esperto. Finalmente poi me so’ fermato, so' due anni ca sto’ in Inghilterra e sto proprio bene.

Andrea – E la lingua.

Attilio – M'arrangiavo. Ma po' uno impara. Cunuscette a  Sharon e con l’aiuto suo mi aprii un boomaker. Scommesse in generale, po’ me so’ specializzato coi cavalli, adesso tengo un’agenzia.

Andrea – ‘N’ agenzia?

Attilio – E si Andre, che dovevo fare sempre il dipendente, uno nella vita non si deve mai fermare, sempe annanze. Un’agenzia che coordina tutte le scommesse, l’acquisto e la vendita di cavalli da corsa. Sei dipendenti, rigorosamente  italiani, io e Sharon che dirigiamo!

Andrea – Non lavora in banca.

Attilio- (colto di sorpresa) In banca? Ah sì! Ma adesso si è licenziata. Serve a me in agenzia.

Andrea- E per le ferie l'hai chiusa?

Attilio –No, ho lasciato loro, mi voglio riposare, io so’ il  padrone e me 'o posso permettere, ho raggiunto il mio scopo, tu ‘o ssaie comme ‘a penso,  l'uomo... nella vita deve essere ambizioso, non si deve mai fermare, sempre alla ricerca di uno scopo, e lo deve raggiungere, lo deve raggiungere a qualsiasi costo.  

Andrea – E sì, questo è vero, ma a volte uno si butta troppo alla cieca verso lo scopo, e sbatte contro il muro.

Attilio –Ti sbagli, Andrea, mai arrendersi, bisogna tentare, se ti va male, che ci vuoi fare, sarà pe' 'a prossima vota, ma sempe tentare. (Pausa)E tu invece? .

Andrea –E che t’aggio a dicere 'e me? Me so’ laureato da quattro anni, adesso da qualche mese faccio apprendistato in questo studio co’ ‘a speranza ca presto mi piglino a lavorare fisso.

Attilio – ‘A speranza? Di lavorare fisso? Che bella prospettiva.

Andrea – E che devo fare? Tu si forte.

Attilio –(evasivo) Economicamente come te la passi?

Andrea– Atti, una vita regolare, abbastanza agiata. Lo sai ,simme sempe stata ‘na famiglia modesta, senza pretese. Con la morte di papà ci dovemmo rassegnare, accontentarci del sicuro. Come ti posso dire. Mammà lavora, 'o stipendio e la pensione di papà  bastano,  per il resto, se serve, mettiamo  mano 'a pensione d'o nonno, sebbene non sia un gran che. Questo è tutto. Siamo felici così. Teniamo ‘sta terra a Casoria,  ma è come si nun ce stesse. Non rende un centesimo, e sta llà abbandunata.

Attilio – E perché non te la vendi?? Questo dicevo prima, si deve tentare. Andre’ per esempio, tu c'hai la possibilità di migliorare la tua posizione vendendo la terra, visto che non puoi sfruttarla, perché non venderla? Magari il ricavato investirlo in un altro ramo. Cosi si fa. ‘A tenesse io, te facesse vedé’. Nun ce sta niente ‘a fa. L’intraprendenza ti è sempre mancata.

Nicola – (Dal giardino) 'A signurina s'è rimasta dinto 'o giardino 'a cogliere i fiori, chille ca teneva le so caduti e Giorgio l'ha scamazzati, uè ma mò che ha visto alla signorina abbaiava in un modo strano.

Andrea –Avrà  capito che Sharon nun è italiana,  abbaiava inglese.

Nicola – E che bisogno c'era, quella la signorina lo parla l’italiano, e po’ capisce pure a Liuba che è ucraìna,  no, qualcosa tene. A me, mi proccupa e poi non mangiava di fame come sempre. Si deve chiamare il dottore.

Attilio- Il veterinario?

Nicola- (lo guarda eloquente) Il dottore!

Sharon – (Dal giardino recando un mazzetto di fiori insieme a Liuba) Eccomi qua, ho dovuto raccogliere altri fiori, perché Giorgio me li ha tutti distrutti. Però non ho avuto proprio paura sai Attilio?? (Ride)

Liuba- Giusto. Vero. Lei non paura. (attraversa la scena e si avvia  per la 2^)

Attilio – Brava Sharon. Grazie Liuba. (Liuba si gira e gli risponde con un sorriso)

Nicola- Grazie di che Atti’? E’ dovere.

Attilio-  Be’ andiamo. Let’s go Sharon. (si alza) Andrea ce vedimme? E  stammi a sentire, vendi quella terra, ….vai,  ce arapimmo ‘nu  pub assieme, che dici? Io vendo tutto e me ne torno qua!

Andrea – Ae, sempe ‘o solito, e comme fai ampressa, ce arapimme ‘o pub, accussì su due piedi? .

Attilio- E che c’è da pensare. Guaglio’, mai fermarti, sempre rischiare, intraprendenza, intraprendenza. Pensaci, pensaci, ca io faccio sul serio.L’esperienza la tengo, tu non ti devi preoccupare. Già lo tengo in mente. “Friend’s pub”. ’Na cosa stile Londra. Troviamo un locale dalle parti di Sorrento, Positano, Amafi, là è pieno di stranieri. Ti faccio vedere. Denari a palate.

Andrea- Be’, che t’aggio ‘a dicere. Tu si’ ‘na cosa fantastica. Nun si’ cagnato affatto. Che t’aggio ‘a dicere. Certo , ….l'idea non mi dispiace. …., (annuendo) mo’ ne parlo in famiglia.

Attilio – Ok. Famme sape’. Don Nicò arrivederci.

Sharon – Arrivederci. (Ride)

Assunta- (entrando dalla 2^) Atti’ che fate ? Volete restare a pranzo con noi?

Andrea- Ce l’aggio ditto io pure, ha detto sarà per un’altra volta

Attilio- Infatti, signò’ sto da papà. Io  poi sono arrivato da poco e tutti mi vogliono.

Nicola- Come il barbiere di Siviglia.(tutti ridono)

Andrea – Mo’ vi accompagno.(Esce per la2^ con  Attilio e Sharon)

Sharon-  Bye,bye. (ride ancora))

Nicola – Arrivederci, arrivederci.

Assunta – Stateve buono.(Avvicinandosi alle piante, scorge delle foglie bagnate dallo sciroppo poc’anzi versato da Nicola, le tocca)  Papà... ma questo è sciroppo!

Nicola – (Imbarazzato] Embè, l'ho detto... se non le curo io, nisciuno ci pensa...

Assunta – Giesù, e tu getti lo sciroppo nella pianta.

Nicola – Quello è ricostituente!

Assunta – E non te lo sei preso?

Nicola – Fa cchiù bbene a essa che a me, non ti preoccupare.

Assunta – E che pacienza. Fate voi, nun ve 'o pigliate 'o sciroppo.,  tanto io ve l'aggio dato.(esce dalla 1^)

Nicola – ‘A pacienza? ...'A pacienza 'a tengo io...,  io nun capisco... 'o duttore dice "cinque giorni di cura" no, me n'aggio 'a fa otto. E po' me l'ha ditto pure Giorgio, Giorgio ha detto: Basta medicina! (rimane solo pensieroso, dopo un attimo si versa un bicchiere di acqua e limone rimasta sul tavolino e beve. Si sofferma sulla sua mano tremante.) ‘N’altro poco nun posso fa’ cchiù niente co’ ‘sta mano. (si alza e va verso la scala che immette al giardino chiama e fischia.) Giorgio, Giorgio….. niente nun risponde. (Ritorna  a sedere) Ma io nun capisco, pecchè abbaiava accussì, fa’ ca s’è ‘mparato veramente l’inglese.

Andrea – (torna in scena pensieroso)Non ho capito. Che hai detto? Parlavi co’ me?

Nicola – Niente, niente, pensavo a Giorgio. Fa che l’ha capito veramente ca quella è inglese?

Andrea –Nonno, ma tu veramente fai?

Nicola – E pecchè? I cani capiscono. I cani! (pausa) Ma che vuoi vendere la terra di Casoria?

Andrea – Voglio vendere…, chi  ha ditto che voglio vendere,  Attilio,   così, … mi ha fatto questa proposta. Mo’ vedimme, certo l’idea non è male, dice di vendere la terra e  aprire ‘nu pub assieme.

Nicola- Tu e lui?

Andrea- Eh, io e lui.

Nicola – E l’avvocato?

Andrea –Che c’entra, sarebbe una seconda attività, facendo una società co’ Attilio, io potrei continuare a fare l’avvocato e lui curerebbe ‘o ristorante, chella ‘a terra nun caccia niente, noi apriamo un locale, diventiamo padroni…, hai capito? Nella vita si deve tentare…, nonno a te ti mettiamo alla cassa.

Nicola- Sì, semmai ..”nella” cassa. All’età mia…(Perentorio brucia l’entusiasmo del giovane). Lui curerebbe ‘o locale? A me quel ragazzo non mi piace. 

Andrea- Ma che dici, io ‘o conosco ‘a ‘na vita.

Nicola- Da una vita? Accussì giovane? Tu, hai già vissuto una vita? Eh, eh, bravo e come hai fatto?

Assunta – (Dalla 1^) Uè, ca io so' pronta, iateve a lava’!(Chiamando all’interno) Liuba vai a prendere tre o quattro limoni dal giardino. (Nota Andrea  distratto.)  Che è Andre’?

Andrea- Che cosa?

Assunta-  Ti vedo assorto.

Nicola- Sta pensanno ‘o locale. ... tuo figlio ha deciso di tentare.

Andrea – Nun 'o da retta, ne parlammo a tavola, trasimme

Assunta-  (ancora all’interno uscendo) Liuba, e vuoi andare?  (Escono per la 1^)

SCENA XIII

(Liuba indi Raffaele solo)

Liuba –(dalla 1^, attraversa la scena, uscendo per il cancelletto) Vade, vade, io vade.

Raffaele- (dopo un attimo dalla 2^, entra con fare circospetto, si guarda intorno, si avvicina al cancelletto che immette al giardino, parla all’esterno) Aspetta non salire. Io scendere.

Liuba- (dall’esterno) Tu capa fresca Raffaele.

Raffaele-  Ae, capa fresca, fosse ‘a Madonna. Fa ‘stu caldo. (si gira e rivolgendosi al suo invisibile nemico) Uè , …tu staie sempe dint’’e piedi? ….. (Ascolta) Ma quando mai. Sto andando un momento da Giorgio….. fatti ‘e fatte tuoie.(esce per il giardino.)

(Cala la tela accompagnata da una musica che chiude il primo atto.)

ATTO II

La  stessa scena del 1° atto. E’ passato circa un anno.

SCENA  I

(Liuba indi  Attilio)

Liuba- (dal giardino guardinga entra in scena e va sistemare le sedie intorno al tavolo. Dopo un attimo appare Attilio anch’egli proveniente dal giardino. Liuba lo vede ed ha un sussulto) Tu ancora qua, ma tu non andato via? Tu pazzo, Nicola possibile venire improvviso.

Attilio- Adesso me ne vado. Ti volevo salutare un’altra volta.(cerca di abbracciarla)

Liuba- (smorfiosa)Stare fermo. Perché non lasciare  me in pace? Tu giovane.

Attilio- Io pazzo di te.

Liuba- Tu bugìa. Cosa volere tu da me? Tu hai Sharon.

Attilio- Sharon Inghilterra. Io lasciato  lei. Io resto in Italia con te, ma tu aiutare me. Tu convinci Nicola.

Liuba- Nicola capa tosta. Adesso preoccupato per Giorgio.

Attilio- E’ un anno ca sta preoccupato.

Liuba- Lui vuole bene Giorgio. Ma tu non preoccupa Andrea è convinto.

Attilio- Si convinto, ma Nicola dice sempre paroline e lui non decide.

Liuba- Ma adesso deciso, lui vende terra. Adesso scappa. Io prego te.

Attilio- Si, me ne vado. Ma tu  fammi sapere, tienimi informato. Glie lo hai detto che tra poco vengo col cliente?

Liuba- Si, io detto a Nicola prima,  io detto che incontrato te vicino farmacia e che più tardi tu viene con cliente.

Attilio- Brava.

Liuba- Ma dici. Vero tu vuoi bene me?

Attilio- Vero? Io pazzo. Ci vediamo dopo? (fa per andare)

Liuba- Si. Vai adesso. Ma….tu non dai bacio a me?

Attilio- Ma tu aiuta me…. (si riavvicina ma sente la voce di Vittorio che sopraggiunge e scappa per il giardino) A dopo. Tu aiuta me!

Liuba- Si, tu scappa. (torna a sistemare i fiori)

 SCENA II

(Liuba, Vittorio e Caterina, indi  Raffaele, Agata, Assunta)

Vittorio-   (dalla 1^) Ue Liuba, ma che stavi parlando con qualcuno?

Liuba – Io? No Vittorio. Anzi si, io cantavo.

Vittorio- Cantavi?

Liuba- Sì, vecchia canzone ucraìna. Tu vuoi sentere?

Vittorio- No,no, lascia stare.. Ma adesso vai dentro, me pare che te cercava zia Assunta.

Liuba-(complice)Certo, tu non preoccupa. Io vado. (uscendo dalla2^) Buongiorno Vittorio.

Vittorio- (Si affaccia al cancelletto e chiama) Sali. Sali tu o scendo io? Mo’ scendo.(Si gira)  No meglio di no. Sali tu,così posso controllare meglio la situazione. Vieni, vieni, parliamo qua fuori. (rientra seguito da Caterina) Mi vuoi spiegare o no? (a Caterina che non risponde)E allora?

Caterina-  (Giovane sui vent’anni, bella ma dai modi un po’ rozzi.)  Te l’aggio ditto. Niente.

Vittorio-  E allora, tutti questi sotterfugi? ‘O telefonino spento, ti sto chiamando da l’altro ieri per dirti che venivamo. Ieri so’ arrivato e nun te si fatta truvà’, ma che è stato?  Ce l’hai con me?

Caterina- E che è stato. Che è stato. E’ che me so’ scucciata. . Io faccio ‘e sotterfugi? Io? ‘E sotterfugi ‘e fai tu pecchè te miette paura ‘e mammà‘. Ma che te cride? D’essere ‘o principe ereditario? Tu si vuo’ sta co’ me t’hai decidere.

Vittorio- Ma te l’ho detto: sto aspettando il momento propizio.

Caterina- E quann’è ‘stu mumento propizio? ‘E stesse ccose m’he diciste pure ‘n’anno fa, a chistu posto ccà.

Vittorio- Lo so, ma po’ ti ricordi, … le crisi continue di papà, l’aggravamento del nonno,  po’ fernette ‘a staggione e ce ne tornammo a Napoli.

Caterina- Sì? E pecchè a Napule nun ce putive parlà’ co’ mammà?  Ma che se crede mammeta? ‘O ssape ca se me sfastereo ‘a faccio fui’ pe’ tutto Casalnuovo. ‘A regina ‘e Panecuocolo. ‘Na gnuranta cchiù gnuranta ‘e me. Non vuole, “mio figlio si devo prendero una struita comme a isso.” Vitto’ diciancello a’’a  Regina Madre ca la sottoscritta Caterina Morvillo ne tene a centenare appriesso.

Vittorio- (cercando di calmarla)Ma vo’ bene a Vittorio suo. Adesso calmati, ti prometto che appena ho l’occasione in questi giorni ci parlo. Ce ‘o dico che l’ha da fernì …di osteggiare il mio fidanzamento.

Caterina- L’ha da fernì’……?

Vittorio- …di osteggiare…

Caterina-  E che vo’ dicere?

Vittorio-  …Osteggiare, impedire.

Caterina- ‘O vi’? Pure tu, ‘o ffaie apposta, parole difficili pe’ me fa sentì’ ‘na cretina.

Vittorio- Ma quando maie.

Caterina- Se sape, abituato a parlà co’ tutte chelle culumbrine all’Università.

Vittorio-Che faie, mo’ faie ‘a gelosa? Ti prometto che subito dopo questo esame ci parlo.

Caterina- Esami, esami, sempe esami, chiste esami nun fernesceno maie.

Vittorio-  E’,  come la commedia di Eduardo De Filippo. “Gli esami non finiscono mai.” Ho quasi finito, altri due e la tesi, l’anno che vene ‘e chisti tiempe dovrei laurearmi…(accarezzandola) E chi sono questi centinaia di corteggiatori?

Caterina- Che te cride che pazzèo? ‘O primmo è chillu ‘mbrellino ‘e seta ch’è sciso mo’ ‘a ccà.

Vittorio-  Chi?

Caterina- ‘O cumpagne ‘e tuo cugino Andrea.

Vittorio- Attilio? Quello spaccone? E steve ccà?

Caterina-  Che ne saccio. E’ asciuto d’’o cancello primma ca tu me chiammave.

Vittorio- ‘O ssap’isso. Io nun l’aggio visto.Ah, e fa ‘o spiritoso cu’ te. E Andrea che stravede per lui, Attilio sopra, Attilio sotto, se ne è infatuato. Ma adesso ‘o metto a posto io.

Caterina- Ma che faie? Chillo nun m’ha ditto  niente ‘e male, so’ io che me ne so’ accorta. Isso no, isso è fino, nun se permette. Nun ce dicere niente, metti a posto a mammina cchiù tosto.  

Raffaele  – (voce interna) …….‘E mettevo fore ‘a loggia…, ma tu guarda  ‘nu poco ero pazzo che ‘e mettevo fore ‘a loggia.

Vittorio- Chisto è papà.

Caterina- E che fa?

Vittorio- Niente. Lo so. Ma chille sbarea. Si te vede è capace dint’’a ‘nu mumento ‘e lucidità se ricorda e ‘o ddice annanze a mammà.

Caterina- E chellate fa’ to-tto-è ove’?

Vittorio- Nun me firo d’’a sentere. Non rendere tutto più diffcile. Va, ce vedimmo doppe, appena finito di studiare scendo e ci vediamo al solito posto.

Caterina-  E me ne vaco. Parimme Giulietta e Romeo. Uè ma decidete si no ce penso io. (fa per uscire)

Vittorio- E non mi dai manco un bacio?

Caterina-  (dispettosa) Fattello  da’ da mammarella toia. Statte bbuono. (via per il giardino)

Vittorio – (verso le scale)  Dispettosa.E comme staie arraggiata stammatina.

Raffaele-  (entrando dalla 2^, in preda ad una delle sue crisi maniacali,   si muove cercando per ogni posto) Adesso ti faccio contenta. Guardo pure fore ‘a loggia.  Ma 'nu iuorno pure aggio 'a muri e non sia mai vado all'inferno, l’ aggio 'a fa’ paga tutto,  (rivolto direttamente ora al suo invisibile persecutore)adesso sfotti, sfottimi pure, e si sa, tu sei invisibile, sei uno spirito, e ne approfitti, ma io pure aggio 'a muri, quanno sarà allora, ce verimmo 'e facce nostre   (Continua a cercare, poi stanco) Ma io che cerco a fa, tanto lui se l’ha pigliati, io ieri sera l'aggio miso  'ncoppa ‘o mobiletto in cucina, stanotte chi ce puteva veni’? Duecento euro,  ma che ti  compri? Manco li puoi spendere. Lo fai solo per sfrocoleare la gente. Ma dico io, in mezzo  a tanta gente, iusto a me dovevi pigliare di mira. Non ti basta il ricatto, adesso anche il furto, la sottrazione indebita di denaro.

Vittorio- Papà, Mado’.. ….Ti vuoi calmare? Che è successo?

Agata – (Entra da2^ ) Manco l'hai truvati? E questo è un fatto chiuriosio cusiorio, …crusioro, ..cus… ae vabbe’ ‘e ‘nu fatto curiuso. Ma si sicuro che l'hai lasciati ‘ncoppe ‘o mobiletto aiere sera?

Raffaele – E comme nun so’ sicuro! Io dicette: famme  mettere  'sti solde cca, accussì dimane 'e veco e nun me scordo ‘ e dicere ad Agata ca dicesse ad Assunta ‘e dicere ad Andrea ‘e ricurda’ a Vittorio ‘e paga’ ‘a tassa d’’a macchina.

Vittorio- E ‘e mietti ‘ncoppe’ ‘o mobile d’’a cucina?

Raffaele-  Pecchè, dove li dovevo mettere?

Agata – Meglio nella macchina? Te pare Vitto’?

Vittorio- Comme no, oppure davanti alla porta dell’ascensore.

Agata-  Sotto ‘o cuscino…..pure!?

Raffaele- E come li vedevo stamattina?

Agata- Allora azzeccati  ‘ncoppe  ‘o specchio  ‘ncapo ‘o lavandino  dint’’o bagno.

Raffaele-  E si, così se ne cadevano,  casualmente qualcuno apriva il rubinetto?

Agata- Embè?

Raffaele- Se bagnavano, cretina.

Vittorio-  (Ironico) E tu ce mettive co’ l’attack, così quelli non cadevano.

Agata-,  Eh, ce  l’attaccave. Giusto, bravo Vittorio , li leccavi attorno allo specchio.

Vittorio-  Ma pe’ favore, pe’ favore. La volete finire con queste idiozie? Ma che bisogno c’era ‘e lascia’ ‘e solde in cucina. Un biglietto non  lo potevi scrivere?

Raffaele- E che dovevamo fare la caccia al tesoro?

Vittorio- Madonna, un biglietto, un promemoria pe’ t’arricurda’!

Raffaele- E già, accussì quello me lo strappava e lo buttava.

Agata-  Ma si sicuro?

Raffaele- Che me lo buttava? Ne sono certo. Io lo conosco bene.

Agata- Ma che? Io dico sei sicuro che le duecento euro le sei messe sul mobile in cugina? Non è che te lo hai sognato e le tieni dentro nel portafoglio?

Raffaele-. So’ sicuro, sicurissmo. (riprende a cercare)

Vittorio- Ma io nun credo, dint’’a stessa casa, chi s’’e pigliava. Ve faccio vedè’ca ‘e solde cca stanno.

Agata- Mado’, nun simme manco arrivati. Nun se trove pace, da l’altro ieri ca ci siammo trasferute..

Vittorio- ….riti…

Agata- E pecchè?

Vittorio- Che cosa?

Agata-  Devo ritere.

Vittorio- Non lo so.

Agata- E tu hai detto riti…,

Vittorio- …Riti… pecchè hai detto trasferuti..

Agata- Embè e che ci sta da ritere?

Vittorio-  Niente mammà, nun ce sta niente da ritere, assolutamente niente.

Agata-  Chi te capisce.

Vittorio- Mo’ me vado a fa ‘nu giro..

Agata-  Sei finito di studiare.

Vittorio- Continuo doppe. (Riferendosi al padre) Fallo calmà ‘nu poco. Fagli la siringa.

Agata- E’ troppo presto, chillo hanno passà almeno sei mise.

Vittorio -  Dagli due gocce allora. .

Agata- Va, va. Mo’ gli do un po’di sedalivo.

Vittorio-  Dieci gocce, poco poco, quello si calma. (esce per la 2^)

Assunta – (Entra incrociando Vittorio ) Né ma se pò sapé che iate trovanno 'a stamattina?

Agata –So’ sparite duecento euro. Li era messi Raffaele in cugina ieri sera, sul mobiletto a fianco ‘o frigorifero.  Qualcuno se l'ha pigliate.

Assunta – E chi s’’e pigliava? Spariscono ‘e solde ‘a dint’’a casa.  Tenimme ‘e ladre in famiglia. Ma avite visto buono?

Agata- Abbiamo fatta la casa spingole, non abbiamo più dove guardare. (Esce per la 1^) 

Raffaele- Basta, basta.(Va a sedersi al tavolo e prende il suo cruciverba passando dallo stato di eccitazione totale ad ua calma assoluta) E’ inutile cercare. Lui se l’è presi. (Leggendo) Inspiegabile, indecifrabile.

Assunta – Bò!? Mistero.

Raffaele- Giusto. Brava. Mistero.

Assunta- Che cosa?

Raffele- Inspiegabile, indecifrabile, ….”mistero”, sette lettere,.(scrive)

Assunta - Che ne saccio, io sto pensando ‘e duciento euro.

Raffaele – Ma è inutile ca ve preoccupate, tanto lo so io chi è stato. E questo è un conto che risolverò io. (Agata rientra con un bicchiere  con dell’acqua)

Assunta– Quello tuo figlio, ieri diceva ca nun teneva soldi...

Agata –Ma che si pazza. Vittorio 'sti cose nun 'e fa! (A Raffaele porgendogli il         bicchiere)Tie’ , bive. (Raffaele esegue autonomo)

SCENA III

(Raffaele, Agata, Assunta,  Andrea indi Nicola e poi Liuba)

Andrea – (Entra in pigiama dalla 1^ sorseggiando un caffè, evidentemente pensieroso, si è appena svegliato) Se po' sapè che è succieso.

Assunta- So’ spariti duecento euro.(Prende a sistemare il terrazzo)

Agata-  Eh! Tuo zio dice che ieri sera li ha messi sul mobiletto a fianco del frigorifero.

Raffaele- Saccio io chi è stato.

Andrea- L’amico?

Raffaele- L’amico, lo chiami amico? Lo chiama amico. Ma quale amico.(impettito) Dagli amici mi guardi Iddio. chedai nemici mi guardo io,

Agata- E’, n’ato  proverbio di Celestino.

Raffaele- Ma qua’Celestino, … Napoleone o Mussolini se non sbaglio, o qualcun altro,  nun m’arricordo.

Andrea- Ma è possibile che manco di Domenica mattina se po’ durmi’ ‘nu poco? L’illustre sconosciuto t’ha fregato duecento euro? Se vuleva piglià ‘o cafè?

Agata- E già,  un caffè… duecento euro?

Assunta- Chillo chi sa addo’ l’ha miso…… , vide ‘e t’arricurda’ ‘o vi’, avesseme ‘a passa’ pure pe’ mariuole………..?

Nicola -(Entrando in scena dalla2^, evidentemente ha ascoltato.  E’ preoccupato per la salute di Giorgio. Il tremito alle mani è visibilmente aumentato. A continuare la frase di Assunta) ….. e quà ladri nun ce ne stanno! ….Almeno in famiglia.

Assunta – Papà buongiorno, Liuba ti ha dato le medicine?

Nicola –  Non ancora, l’aggio vista un momento prima e po’ è   sparuta. Chi sa che fine ha fatto? Mi ha detto che  ha  incontrato Attilio pe 'a strada.

Andrea-   Ha incontrato Attilio?  A primma matina? Già in strada?

Assunta- Già in strada?…. Andrea quello so’ passate le dieci. Comme a te che dormi?

Nicola- Quello Attilio non dorme, …soffre di insonnia evidentemente.(vede arrivare Liuba dalla 1^ con una bacinella di panni da asciugare) Ue sei ricomparsa?

Liuba- Perché? Io di sopra terrazza.

Nicola- Ah, non ti vedevo più. Tu badare me.

Liuba- Tu no giusto Io stare sempre vicino a te.

Nicola- Che ti ha detto Attilio- Andrea vuole sapere.

Liuba- Lui che ha truvato  cliente, stamattina stessa se riesce lui porta da te.

Nicola-Ma come se preoccupa, manco si 'a terra se l'avesse ‘a vendere isso.

Andrea – E certo, scusa, quello è ‘n’amico, stiamo in società, è normale che s’interessa.

Nicola – Aha??! Be.....! Andre’, ricordati che..., va bè fai tu.

Liuba- Nicola tu non dai buon consiglio Andrea. Attilio vuole lui bene. Tu non consigli vendere terra? Tu no saggio nonno.

Nicola- Tu pensi?

Liuba-Si, io penso. Fida di me.(Esce per il giardino)

Nicola- Liuba, Liuba, tu giovane.

Andrea – Nonno. Ma che è?  Di che hai paura?

Nicola – Di niente,... di niente. Ma è mai possibile? Ti sei cecato per questo Attilio. Nun capisci più niente, vuo’ vendere ‘a terra, è un’anno, da quando è tornato che non pensi ad altro, cambiare vita, sei diventato intraprendente, imprenditore….ma isso, ti sei chiesto perché co’ un’attività che tene in Inghilterra è un’anno che non ci è tornato più.

Assunta-  Veramente,ma Sharon che fa? Non viene manco pe’ l’estate? Non ne sta parlando più. Ormai stammo a Giugno.

Andrea- Dice che ci sono problemi per chiudere l’agenzia.

Assunta- Ma perché non ci andava  lui a chiudere ‘st’agenzia, io non capisco sta da un’anno quà senza fa niente, mo’ vado, mo’ parto, certo ….tene ‘na capa….

Nicola- Infatti……Chi sa che capa tene….

Andrea- Ve l’ho detto già una decina di volte: questo progetto insieme a me  gli interessa perché gli permetterebbe di lavorare in Italia, a casa sua, senza fare l’emigrante. Ne è entusiasta, Sharon a settembre scorso, quando partì, disse che non c’erano problemi, sarebbe tornata lei da sola  a Manchester  e avrebbe gestito l’agenzia in attesa che  qui si concretizzasse. Attilio non poteva mica  stare qua a seguire  il progetto nostro e in Inghilterra contemporaneamente.

Assunta- Il progetto vostro?

Andrea- Sì, mammà, quello è tutto pronto: progetto, permessi, appalti, mancano solo i soldi. Solo che adesso che  la cosa si sta quagliando, pare ci siano problemi a chiudere l’agenzia. Nun aggio capito …Sharon non ci riesce, ha cambiato idea, insomma non ho capito bene. Vuie ‘o sapite, Attilio quando parla mentre dice ‘na cosa già  ne pensa un’altra. E’ un vulcano.

Nicola- Tergiversa.

Andrea-  Ma che tergiversa!

Nicola- No, la mia era una domanda, scusa, nun aggio fatto sentì ‘o punto interrogativo. Volevo dire: tergiversa?

Andrea- No, non tergiversa,  è distratto, chillo sta pieno di pensieri. Insomma, nun se sape ‘sti duecento euro che fine hanno fatto?

Nicola- Duecento euro?

Agata-  Duecento euri. ‘O figlio vuosto, ‘o vedite ccà,  nun ‘e trova cchiù.‘O ssape isso, mo’ veco ‘n’ ata vota pe’ dint’’a cucina. Duciento euri. Puozze iettà’ ‘o sanghe.

Assunta-  Famme i’ se no pure ‘a messa perdo stammatina. Agati’ tu ‘he veni’ o no? Agata- E comme nun vengo. Mi perdo l’amelìa di don Pasquale? Io perciò me ne vengo a Casalnuovo ‘a stagione, pe’ me sentere ‘e messe soie.

Assunta- E comunque, c’è stata  ‘a luce appicciata tutta ‘a nuttata.

Raffaele –Dove?  In cucina?

Assunta – E’, in cucina! (esce per la 2^ con Agata)

Raffaele – Io l’ho spenta. L’avrà riaccesa qualcuno  dopo di me.

Andrea- Zio Raffae’,  ma tu chi sa dove li hai messi quei soldi. La luce l’ho lasciata accesa io, so’ stato fino alle due in cucina co’ Attilio a ragionare e quando so’ andato a letto avrò dimenticato di spegnerla..

Raffaele-  Ma che c’entra, anche con  la luce accesa, non lo potevate vedere, è spirito, mentre ragionavate, chillo s’ha pigliato ‘e solde, non lo potevate vedere, nè tu nè Attilio...

Nicola –Specialmente Attilio... chillo nun vede niente.

Andrea- Vabbuo’, nonno io ti ho capito. Tu tieni sempre mille sospetti. Fai sempre battute, che ti credi ca un capisco. Ti ho detto mille volte  che ti devi fidare, per me è una fortuna che Attilio mi stia aiutando, lui è esperto, ha girato..

Nicola-  E’ questo il fatto, chillo gira gira….

Andrea- Vabbuo’, è inutile, tanto parlare co’ te…

Nicola – (Interrompendo)... se ce perde 'o fiato,  e nun ce parlate cu me faciteme ‘o piacere. Io sono vecchio, so’ arrivato all'ultimo piano del palazzo, (vede che lo guardano interrogativo),  il palazzo della vita, si , ‘a vita è comme a ‘nu palazzo, io sto all’ultimo piano,... però da questo piano quà il mondo lo vedi meglio. Ti affacci alla finestra e guardi tutta la gente sotto di te, ca corre, va’, vene, nun se ferma maie…. (Sorride malinconicamente, si guarda le mani che tremano )…comme a ‘sti mani, ca nun se vonno ferma’ ‘nu mumento…..

Andrea- Un po’ di pazienza, hai sentito ‘o professore, ci vuole un po’ di tempo che la terapia faccia effetto…

Nicola- Lo so, lo so….. Attilio, nun arriva?

Andrea – ‘N’altra volta Attilio? Mo’ che c’entra col tremito….?

Nicola – Niente, aggio visto pure a isso pe' sotto ‘a finestra, Famme i’ a vede‘ a Giorgio.(Sorride amaro, si alza e lentamente si avvia per il giardino.)

Andrea – Io non capisco perché ce l’ha co’ Attilio. Quello sta facendo tutto il possibile per aiutarmi a vendere 'a terra. Anzi, menomale che c’è Attilio. Io da solo quando ci sarei riuscito.. Lui, è esperto,  è  un bravo ragazzo. (A Raffaele)Ma tu capisci? Noi apriremo un pub al centro di Sorrento, un locale moderno che diventerà una rendita. Mi da la possibilità di continuare a fare l’avvocato e contemporaneamente un occasione di investimento. Appena vendiamo la terra e pigliammo 'e soldi  fittiamo il locale, Attilio già l’ha individuato e contrattato, facciamo i lavori e po’ lo attrezziamo. “Friend’s pub”.(Nonostante lo zio non gli presti più interesse, continua a parlare) Eh? Significa: “Pub degli amici”(come a convincere se stesso e dipanare i dubbi che ormai lo assalgono)  Attilio è un amico, ‘na persona onesta. I soldi della terra servono per partire , per fare i lavori. Hai capito? E’ un anticipo, ma poi fatti i conti faremo tutto a metà e lui mi darà la parte sua come è giusto che sia tra due soci al 50%.. (Si accorge del totale disinteresse di suo Zio) Vabbuo’,  …silenzio.

Raffaele- (Meravigliato) Ua, e come hai fatto?

Andrea- Che cosa?

Raffaele-  A indovinare. Stavi leggendo pure tu? (mostrando il cruciverba) Undici verticale:a volte è insopportabile, “silenzio”. Bravo. (scrive)

SCENA IV

(Celestino, Raffaele, Andrea, indi Liuba)

Celestino- (Trionfante, al limite di una crisi dalla 2^) Popolo di pezzentoni, miseria bella, sfaccendati, disperatoni, preparatevi che si mangia fuori. Offro io. (chiamando) Madonna  mo’ me veneva ‘na cosa. Poco c’è mancato e nun me s’è schiattata  ‘na vena ‘mpietto. Tu apri il giornale come l’ hai aperto migliaia di volte, con la calma e la rassegnazione di sempre , sicuro che è una pura formalità, un atto  dovuto, iusto pe’ nun sta co‘o pensiero, giusto per non tenerti il dubbio in corpo, pecchè lo sai ca ce vonno ‘e cazze vaticane pe’ fa’ ‘e figlie carrettieri.  Magari stai pure soprapensiero, stai pensanno a ‘n’altro fatto e invece incominci guardare , a leggere e poh:  ne trovi uno e poi il secondo e poi, vaffanculo pure ‘o terzo. Rileggi dieci volte,                  venti volte, per essere sicuro e finalmente allucchi: aggio fatto terno.  Io nun ce pozzo credere, aggio fatto ‘nu terno, Mado’ ‘nu terno sicco. Assunta, Agatina,(rivolto ai presenti) addo’ stanno ‘o riesto?

Andrea- Dovevano andare a messa. Puozze passà’ niente.. Un terno?

Celestino- Eh,  vatte a vesti’, fa ‘ampressa. Pranziamo fuori, un terno.

Andrea-  E quanto hai vinto?

Celestino- E fatti il conto, ce avevo messo dieci euro sopra:…. quasi tredicimila euro. (mostrando un biglietto del lotto)

Andrea- Uà checulo Celesti’.

Celestino-  Infatti. Embè. Finalmente me l’hanno ditto pure a me ca tengo ‘nu bellu culo.  _______________________________________________________________________________________________________________________________Me li stavo corteggiando da tre giocate, questi tre scornacchiati: 20, 41  e 75 a Firenze. Guarda cca!

Raffaele-E pecchè a Firenze?

Celestino-  Erano ritardatari.

Raffaele-  E quanno fanno tarde escono a Firenze?

Celestino- Chi?

Raffaele-I numeri.

Celestino- No, che c’entra.

Raffaele-E allora?

Celestino- Non uscivano.

Raffaele- E pecchè? Sai io non ne capisco.

Celestino-  Comme …pecchè. Non uscivano..e basta.

Raffaele- Ma ci deve essere un perché. Se mettevano paura? Faceva freddo e aspettavano il caldo? Il caldo non arrivava e loro non uscivano? Ma mo’ se sono usciti vuol dire che il caldo è arrivato. Io infatti incomincio a sentire caldo. Mamma mia e  che caldo, ci siamo: è arrivato.Giusto? Il caldo è arrivato?E tu li aspettavi?

Celestino- Certo.

Raffaele- E se non arrivavano tu li aspettavi  ancora?

Celestino- Sicuramente.

Raffaele- E quanto tempo ancora? Un’ora? Una giornata? Una settimana? Un mese? Un anno?

Celestino-  (esasperato da quell’ incalzare)Prufesso’, aeh Don Rafe’, e fermateve ‘nu poco, e vuie parite Amadeus, anze almeno chillo t’’e fa a una a’’a  vota ‘e domande. Gesù, chisto ‘o cavero v’ ha pigliato primma chist’anno.Che cazzo ne saccio, ‘e numere so’ asciute e aggio fatto ‘o terno. Basta! (ricomponendosi) E che diamine. Mi fate perdere la pacienza.

Raffaele-  Io una domanda ti ho fatto. (apre il suo inseparabile cruciverba) Otto verticale: lo ascoltano i marinai.(squilla internamente il telefono)

Andrea- ‘O telefono.

Raffaele- Ma qua’ telefono.‘Stu ciuccio. Bollettino.(Andrea esce per la 1^)

Celestino- (Ad Andrea)   Fa ampressa . Vatte a vestere.

SCENA V

(Celestino, Raffaele , Liuba)

Raffaele- (continuando con le sue parole crociate) Subito occorre soccorso…

Celestino- S.o.s.

Raffaele-E già, questa è facile. (scrive, poi avvertendo un dolore alla schiena si alza)  Ah e che dolore, mo’ incomincia a torturarmi col mal di schiena, questo farabutto, chist’ommo ‘e niente, ‘stu disgraziato. Celesti’, statti bene me ne vado ‘a parte ‘e dinto

Celestino- Iate prufesso’, iate e vedite ‘e  ve fa’ passà ‘stu male ‘e schiena se no a pranzo fuori comme ci venite.

Raffaele- Pecchè si va a pranzo fuori?

Celestino-  E certo, dobbiamo festeggiare. Non avete sentito?

Raffaele- Che cosa?

Celestino- Uh, Gesù, prufesso’ aggio fatto ‘o terno.

Raffaele-  Veramente? Bravo. Beato a te. Ah e si mangia fuori?

Celestino- Sine. Offro io.

Raffaele- Fuori dove? Fore ‘a loggia ccà?

Celestino- Aè ‘ncoppe a ‘l’asteco. Fuori, al ristorante, prufesso’, ma primma addo’ stiveve ?

Raffaele- Non lo so. Non mi ricordo. Ua e  che male ‘e schiena.

Celestino- E gghiate, iate, mettiteve ‘nu poco ‘ncoppe ‘o lietto, accussì v’alleggeresce.

Raffaele-  Posso portarepure un amico a pranzo?

Celestino- L’amico vuosto? Il vostro persecutore? Sine, purtate a chi vulite vuie.

Raffaele- Grazie, può darsi ca quello si rabbonisce e mi lascia stare. (vede arrivare Liuba dal giardino  incomincia a farle dei segni come a dirle di seguirlo mentre saluta  di nuovo Celestino) Be’, io me ne trase,  ce vedimmo doppe. Liuba tu che faie?

Liuba-  Niente. Io sentito grida che Celestino vinto lotteria. Vero?

Celestino- E comme nun è overo. Preparati Liuba che vieni pure tu. Pranziamo a ristorante oggi. Ce ne andiamo dalle parti di Baia.

Liuba- Oh, certo io  felice per te , subito preparo.

Raffaele-  E ghiammo, Liuba andiamoci a preparare.

Celestino-  Chè prufesso’ già vi è passato il mal di schiena?

Raffaele- No, ma mo’ me faccio fa’ duie massaggi da Liuba. E’ vero Liuba, tu fai massaggi me?

Liuba- Io non tempo adesso.

Raffaele- Dieci minuti, che ci vuole. Dai, dieci minuti dieci euro.

Liuba-Va bene facciamo massaggi. Tu aspetta me io subito vengo. Facciamo presto presto.

Raffaele- Si presto, ma il tempo che ci vuole ci vuole. Abbiamo detto dieci minuti.  Così mi rilasso pure. (si avvia dalla 2^)

Celestino- He capito ‘o professore. Quanno vo’ isso se sape rilassà’. Ma tu sai fare pure i massaggi Liu’?

Liuba-  No. Ma che io deve fare? Lui dà dieci euro a me. Io dieci euro serve. (esce anche lei per la 2^)

Celestino- E si, dieci a ccà,dieci a llà, così si arrotonda.  Ma che tenarrà cchiù ‘e me chella cosa lavata. Ma l’hanno vista bona? Tra isso e don Nicola come se la corteggiano. Chella ‘n’altro poco è cchiù vecchia ‘e me. Che ce vuo’ fa, le ragazze dell’est. ‘O diceva pure Claudio Baglioni.

Scena VI

(Celestino, Andrea, Attilio)

Andrea- (tornando dalla 1^,) Oggi è proprio un giorno fortunato. Tu il terno e io la terra. Era Giovanni Martinelli a telefono. ‘O confinante ‘e Casoria. Chillo che tene ‘a terra a fianco ‘a nosta.

Celestino- ‘O pate ‘e Beniamino?

Andrea- Proprio isso.

Celestino- Mi fa uscire pazzo.

Andrea- Giovanni Martinelli?

Celestino- Addo’? Beniamino, ‘o figlio, che bel ragazzo… e che voleva?

Andrea-  Chi? Beniamino?

Celestino- Nun fa ‘o  fesso iammo. ‘O pate. T’ha chiamato ‘o pate?

Andrea- Infatti. Niente. Ha saputo che voglio vennere ‘a terra e si è fatto avanti. Dice pe’ nun ‘o fa’i’ a fernì’ in mano ad estranei. E’ d’accordo pure sul prezzo.

Attilio – (Voce esterna) Andrea stai lloco? (Entra dal giardino)So’ passato pe’ ‘o giardino, ho fatto più presto. Andre’, ho trovato! C'ho l'appuntamento tra dieci minuti. So venuto a tè 'o dicere, in modo ca te fai trova’ preparato! Stai ancora in pigiama. Mettete quaccosa ‘ncuolle.  Io te 'o porto direttamente 'ncoppe, accussì facimme subito, subito.

Andrea - Vabbè ma nun c’è bisogno. Io proprio adesso penso di aver concluso l’affare. Ha telefonato mo’ mo’ Giovanni Martinelli, ‘o confinante nostro, te ricordi? Te lo feci conoscere quanno te portai a vedere la terra?

Celestino- Con quel figlio bello bello, Beniamino, carnagione scura, capelli neri, occhi verdi……

Andrea- Le stafacenne ‘a carta d’identità. Celesti’, ma che ce azzecca ‘o figlio? E raffredda ‘nu poco i tuoi bollori.Comunque m’ha chiamato e ha ditto che vuole comprare.

Attilio (Turbato) Ah! .... Veramente?!?... E allora.... e  per il prezzo?

Andrea– Quanto chiediamo noi…., quarantamila euro, non in contanti però, vorrebbe farci un paio di assegni uno subito e un altro a sessanta giorni.

Attilio – (deciso) Embè, te conviene? Questo che ho trovato io ci paga in contanti, è ‘n’amico mio, persona fidata, sta carico ‘e denare, un commerciante di cavalli, va e viene da Manchester, conosce pure a Sharon. Ci da trentaquattromila euro uno ‘a coppe a ‘n’ato. Ci perdiamo? Si pero e' 'soldi l'hai subito, senza che aspetti chissà quanto tempo. Andrea.

Celestino– .... io o faccio pe 'o bene tuio, stamme a sentire .

Attilio – (appare turbato) ..........io ........io o faccio pè bene tuio, stamme a sentì’, chiamalo subito subito e dille ca nun è cchiù cose, che hai cambiato idea, che avevi già dato una parola. Vuo’ ca ‘o chiammo io? Subito me ‘o ‘mpapocchio.

Andrea- No, che chiamme tu. Chiamma isso. Io  nun ‘o saccio chiammà’?

Attilio- E allora io vaco.Tra un quarto d'ora massimo sto qua.

Andrea - Ma io comme faccio a ce dicere: nun è cchiù cosa! Che figura ci faccio? E poi quello ha detto che ci possiamo mettere d’accordo in vari modi.

Attilio – E che vuoi aspettare nu paio d'anni pè ave ‘e soldi?

Andrea- Ma quanno maie, ha detto sessanta giorni.

Attilio- Si, chille accussì diceno, po’ diventano novanta, centoventi…., comunque  fai tu, io 'o cunsiglio te l'aggio dato, però doppe nun voglio sapè niente ?!?! Andrea stammi a sentì. Nuie avimme arapì 'o pub  ...e che aspettammo a isso? Noi dobbiamo aprire.

Andrea - (Pensa un poco, poi)E vabbè, te voglio sta a senti, mo ce ‘o dico, vai vai.

Attilio – Allora io vado? E nun te preoccupa’, ca staie in buone mani. Celesti’, pure a te, è inutile ca fai ‘o spiritoso, Andrea sta in buone mani.

Andrea- Celestino stava scherzando.Chillo tene ‘o core dint’’o zucchero. Adesso è  ricco. Tu nun sai niente. Il signore ha vinto tredicimila euro al bancolotto.

Attilio-Veramente? Tredicimila euro?

Celestino- All’incirca. Mo’ non lo so preciso. 20, 41  e 75 a Firenze.

Attilio-  Tredicimila euro,….tredicimila euro, ….. ma tu lo sai che con tredicimila euro..

Celestino-  ..nun voglio fa niente, me li metto in banca per la vecchiaia. Va, va. Dopo ce ne andiamo tutti quanti a Baia a mangiare. Sei invitato.

Attilio- E me pare. Io sono uno di famiglia. Tredicimila euro. All’anima….. d’’a fortuna.

Celestino- Dice “mazzo”,  fa cchiù effetto. (ridono)

Attilio- Sta bbene. I particolari a dopo. Faciteme i’, così subito facciamo.

Andrea- Notizie di Sharon?

Attilio- Eh? Ah, Sharon, no, la sto tempestando di telefonate, non riesce a liberarsi, l’agenzia, gli affari, vabbe’ po’ ne parlammo. Ue io vado. Vatte a vestì’. Me ne esco pe’ ‘o giardino. (esce)

Celestino- Mi vado a cambiare pure io. Vi devo sbalordire oggi. (esce ancheggiando dalla 1^)

Scena VII

(Andrea, indi Raffaele)

Andrea – Vai, vai .... (Penserioso. Rimane da solo) E mo comme ce aggio 'a dicere a chisto? (Dopo un attimo entra Raffaele dalla 2^ che non visto rimane ad ascoltare) Io ce dico:   "Sentite, caro signore, mi  dispiace,  ma  nun  se  ne  fa  niente  cchiù,   pecchè ..(Interrogandosi) pecchè?" Questo è il fatto, io che scusa trovo, che ce dico. …(Pensa) E certo ca mica 'o posso liquida’  accussì, ce aggio 'a fa 'nu bello discorso, mo me 'o preparo; dunque (incomincia a camminare per la scena, parla tra se stesso, ogni tanto farà sentire qualche parola. Conclude) Tanto piacere di avervi risentito e arrivederci. Proprio accussì ce dico, il discorso calza e la scusa è buona.

Raffaele – (Ha osservato tutta la scena. Deciso) Siente a me Andrea, nun 'e da cunfidenza.

Andrea – (Sorpreso) Eh? A chi? Chi è?

Raffaele – Io accussì facette e mo’ s’è pigliato 'o dito co’ tutta 'a mano,  mi affligge da 'a matina a’’a sera. (Andrea lo guarda stupefatto) ....Si, è spiriti ...... ho capito,   nun ce dà cunfidenza, siente a tuo zio.

Andrea – Ma quali spiriti? 'E spiriti ......nun aggio che fa, io me so preparato ‘o discorso da fare a Martinelli , pe’ ce dicere che 'a terra nun m’ ‘a voglio vendere cchiù.

Raffaele – Ah! Te si convinto?

Andrea – No, 'A vendo a n'ato, 'nu cliente di Attilio. Ci paga in contanti invece chisto voleva tempo.

Raffaele – E te si preparato ...o discorso? E che ce dice?

Andrea – ‘Nu discorso bello, se vieni dentro te faccio sentì’.

Raffaele- No, me sto qua fuori. Mi sento tutto dolori. Tenevo mal di schiena me so’ fatto fa’ duie massaggi da Liuba, ma chella m’ha fatto ‘na mazziata vera e propria.

Andrea- Ma pecchè Liuba sa fare i massaggi? Quanno maie ha fatto ‘e massaggi?

Raffaele- No. Infatti.

Andrea- Embè, ti fai fare i massaggi da Liuba?

Raffaele- (non sa cosa rispondere, apre il suo cruciverba e va a sedersi) Venti orizzontale: vile bugìa…

Andrea- Menzogna. (esce dalla 1^)

Raffaele- (Guarda il giornale)  Ci va, bravo. (Scrive, poi si gira intorno e con fare circospetto parla col suo amico inesistente) Ma quando maie, nun ha capito niente. Mo’non ti mettere nelle orecchie, assettate ccà e statte zitto.

 Scena VIII

( Raffaele,Agata, Vittorio, indi Nicola)

Agata – (Proveniente dal giardino preceduta da Vittorio)E che me ne importa, n’ata vota nun te ce fai vede’ cu chella ietteca, è inutile ca curre addò patete. Che ti credevi che non lo scoprevo il vostro grando segreto? Tu perciò ti mettesti nelle orecchie di Zia Assunta per aver pure tu le chiavi del giardino? Con la scusa che te ne venivi a casa ti andavi  a nascondere nella cantina?

Vittorio – E vabbene, po’ vedimme chi ‘a vence, io o tu. Io te l’ho detto, a Caterina me ’a sposo. E tu è meglio c’acconsenti.

Agata – Manco morta. Si te ’a vuo’ spusa’ l’hai ‘a fa’ senza ’e me, e allora aspiette primme ca more io. Ma fino a che so’ viva, tu nun te ‘a spusi.

Nicola – (sopraggiungendo dal giardino) Fuitenne, bello d’o nonno, nun ‘a da’ retta a mammeta.

Agata – E bravo papà, vuie sentite che consigli.

Vittorio – E io l’avesse ‘a fa veramente, ma è pe’ nun te fa’ suffri’ ca nun ‘o ffaccio. E invece nun te ne importa ‘e nuie, avvisse ‘a sape’ che c’ha ditto a chella povera guagliona, (prende a balbettare ancora più forte)  sulo pecchè stevemo parlanne assieme sotto ‘o purtoncino d’’a cantina.

Nicola- Nun te agità a’o nonno, lo vedi che nun riesci a parla’ cchiù quanno ti innervosisci. Vieni siediti vicino a me ti calmi un po’, stai tutto nervoso.

Agata – E fatelo calma’ che è meglio.

Vittorio – E’ inutile, tanto primma o doppo devi cedere. (sta per sedersi a fianco del padre)

Raffaele- Addo’ ti siedi, nun ‘a vide che è occupata? (Vittorio stizzito esce dalla 1^) )

Nicola – (Ad Agata)Il dottore per Giorgio lo hai chiamato??

Agata –Nossignore. Me so’ scurdata. Mannatece a vostro nipote! (esce dalla  2^)

 Nicola – Quant’è indisponente. E ce manno a Vittorio, sì. E ce aggio ‘a fa’ nu regalo grandissimo, quanno se sposa a Caterina.(A Raffaele)Ma tu capisci che risposte?

Raffaele-  Come no.C’è da uscire pazzi. Una più difficile dell’altra. Guarda questa per esempio: ci vuole tempo per acquistarla;......, automobile? No nun è essa; salute? Troppo corta… sono dieci lettere….

Nicola-  Esperienza! ….., perché non la vende nessuno.

Raffaele- (controlla) Giusto. Bravo  papà (Scrive, intanto dalla 2^ arrivano Attilio, Andrea e Cafullo)

Scena IX

(Attilo, Andrea, Cafullo e detti)

Attilio– Per di qua, prego, accomodatevi (facendo strada all’ospite fa le presentazioni) Eccoci qua,  Albe’, mo’ ce assettammo e ragioniamo al fresco.

Andrea – (seguendolo, rivestito.)Infatti. Questo è il nonno Nicola.

Nicola-  Piacere Carolei.

Cafullo- (persona esuberante ; è un commerciante  di cavalli. Veste bene , ma sportivo. Ha superato abbondantemente  la cinquantina. Stringendo la mano a Nicola) Ma che cos’è ‘sto lei, “caro lei”, “caro lei”,  chiamatemi  Alberto. Io ve posso essere figlio.

Nicola-  Nun credo proprio  Nun credo d’essere accussì vecchio, vuie manco  ‘nu criaturo site…..o me sbaglio?

Cafullo-  Infatti. (ride)Dicevo per dire. Che ce vulite fa, io me sento sempe ‘nu guagliunciello.

Nicola-  Beato voi. E comunque  Carolei è il mio cognome, non è che vi stavo dando del lei,  ma se volete che vi chiamo Alberto vi chiamo Alberto.Non vi do la mano perché difficilmente riuscireste ad acchiapparla. Tengo un piccolo problema. Piacere. Siete amico di Attilio?

Cafullo-  Amico? Direi proprio di si. ‘O conosco da quando nun sapeva neanche addo’ tenev’a vocca. Ad ogni modo sono Alberto Cafullo.

Andrea - Invece questo qua è Zio Raffaele.

Raffaele – (sorpreso) Che è successo, chi mi vuole?

Cafullo- (offrendogli la mano) Piacere.

Raffaele- Piacere? Perché?

Cafullo- No, dico, ….. di conoscervi.

Raffaele-  E ci conosciamo?

Cafullo-  No, adesso ci stiamo presentando. Mi chiamo Alberto Cafullo.

Raffaele- Ah. Adesso? Avete visto che caldo? Sessanta gradi all’ombra.

Cafullo- Uaà esagerato.

Raffaele- Vi dico che so’ sessanta gradi.(riprende a leggere)

Cafullo-(vedendo che i presenti gli fanno cenno di acconsentire) Sarà un caldo secco, nun ce pareva proprio. E comunque figuratevi noi, ch’avimmo avuto piglia’ ‘o tram, po’ ‘o treno….cu’ chella folla. Non si poteva stare.(fa per sedere)

Raffaele- Che fate vi sedete?

Cafullo- Non posso?

Raffaele- Certo che potete. Ma non là. Non vedete che già ci sta una persona seduta?

Cafullo- (guardando meglio) No.

Raffaele- E che volete vedere?  (I presenti ripetono i gesti)

Cafullo- (annuisce e  rivolgendosi alla sedia vuota)Scusate.

Raffaele- Assettateve là, è libera (indica un'altra sedia. Cafullo cambia sedia)

Cafullo- (fa per parlare)Dunque.

Nicola – Siete medico?

Cafullo-  Medico? Pecchè? Ve serve ‘o miedeco?

Nicola- Voi rispondete alla domanda senza fare altre domande. Per caso, siete medico? 

Cafullo - Pe’ ammore ‘e Dio, io si ‘e putesse sparà’, ‘e sparasse a tutti quanti.

Attilio – Pecchè don Nico’?

Andrea-  Giorgio nun sta bene. Dice che è strano… (porge una sedia all’ospite)

Cafullo- Iofaccio l’allevatore di cavalli.

Attilio-  Ah, giusto. E’  vero fa l’allevatore di cavalli.

Nicola-  E allora?

Attilio-  No dico…volendo potrebbe dare uno sguardo pure a Giorgio.

Nicola- E che c’entrano ‘e cavalli co’ Giorgio?.

Cafullo- Giusto!

Nicola- ‘O vi’? Lo  dice pure Alberto.

Raffaele- (sempre riferito ai suoi enigmi) Visto che siete allevatore di cavalli, sentite questa: tiene a freno il cavallo ed è pericoloso quello del cane.

Cafullo- Devo rispondere io?

Raffaele-  E certo, siete allevatore di cavalli?

Cafullo- Si, ma io ero venuto per il fatto della terra.

Andrea – Infatti.

Raffaele- E quale è il fatto della terra?

Cafullo- Che vostro nipote la vuole vendere.

Raffaele- E quindi?

Cafullo-  Io la voglio comprare. Ci voglio fare un maneggio.

Raffaele- Con i cavalli?

Cafullo- E certo!Allora ce metto ‘e cani.

Nicola- Tenete i cani?

Cafullo – (incomincia a spazientirsi) Niente affatto. Tengo ‘e cavalli.

Raffaele- E non la sapete questa? Tiene a freno il cavallo ed è pericoloso quello del cane?

Nicola- Morso.  Basta ca  ‘a fernisce.

Raffaele- Giusto. Bravo papà. Quello poi …con Giorgio…., è esperto…… morso …avite capito? Madonna e che caldo, ua e  che caldo. Aria, aria…(esce per il giardino)

Nicola-  Che c’entra Giorgio? …Con Giorgio che cosa? Ma pecchè Giorgio da’ i morsi?

Cafullo-  E che è  ‘nu cane?

Andrea-  Proprio così. Un cane.  Il cane del nonno. Ma non morde.

Cafullo-  Nun morde? E che cane è scusate?

Nicola- Infatti non è un cane.

Cafullo-  E’ cane o nun è cane?

Attilio- E’ cane.

Cafullo-  E vuole il medico? Penso più ‘nu veterinario.

Attilio--  (perentorio guardando eloquente Nicola) Medico!

Andrea – Sì, è  cane, ma ci vuole un medico perché è come un cristiano.

Cafullo- Ah, ecco! Allora  se vogliamo procedere per questo contratto, io sono pronto. Andrea dovrebbe farmi vedere i documenti, testamento, attestato di proprietà, tutto chello ca tenite.

Attilio- Andre’ ‘ e documenti iammo.

Andrea – E ‘nu mumento; vai ‘e pressa? Io ce li ho qua, eccoli. (Mostra una cartella)

Cafullo – (guardando i documenti)E allora se siamo d’accordo su tutto, fatemi preparare la bozza del contratto.

Andrea – Io faccio l’avvocato, domani stesso provvedo. A me mi ha parlato Attilio, e se è come dice lui io so’ d’accordo.

Attilio – (tirando fuori un foglio dalla tasca) Domani? Modestamente io già ho provveduto.

Andrea- (sorpreso) Ah, già hai fatto?

Attilio- E che aspettammo ‘a carrozza? Trentaquattromila euro in contanti, mezzo moggio. Po’ ve cuntrullate tutte ‘e fatte vuoste Albe’.

Cafullo– E ch’aggia’ cuntrulla’, io ‘a terra ‘a conosco meglio ‘e vuie, sulo che nun è stato mai possibile d’accatta’ pecchè non era in vendita.

Andrea – Io e Attilio ce cunuscimme ‘a piccerilli, mò cu ‘o ricavato d’a terra arapimmo ‘nu locale assieme, un pub, ‘na pizzeria e certamente voi ci darete l’onore all’inaugurazione.Noi vi faremo sapere.

Cafullo- Sarà un piacere.  Dunque vediamo un poco. (Legge il contratto) Addì quattro luglio 2006 dinnanzi a me, poi vedimmo ‘o notaio, ….. (Comincia a leggere tutte le formalità a voce bassissima, gli altri in ascolto, mentre in sottofondo partirà una musica “O pappece”. Alla fine sfuma la musica) Per me va benissimo. Po’ quando saremo dal notaio, se c’è qualcosa , lo correggiamo al momento.

Andrea-  Sta bene Attilio, pure i contratti sa scrivere.

Attilio- Allora non hai capito? Comprare e vendere  è il mio mestiere.

Andrea- Don Albe’, voi siete contento?

Cafullo- E comme no? E vuie site iuto bbuono? (Tira fuori il libretto degli assegni) Mo’ vi’ do pure una caparra. Ve faccio ‘n’assegno così stammo tranquille tutte ‘e duie.

Attilio– Il 10% basta…3500 euro, il resto dopo la firma.

Andrea- ..3400…euro?. Scusa il 10% su 34000…

Attilio- (rimane un attimo spiazzato) Infatti.

Cafullo-  Giusto, esatto, perché sul contratto viene scritto 34000 euro, Atti’.

Andrea-  Viene scritto? Scusate quello è il prezzo reale.

Cafullo-Si. Ma siccome  io però di fatto ne sborso 35000, Attilio si è confuso.

Attilio-  (confuso, non sa come riparare) Vabbe’ se ci vogliamo salutare..

Andrea- Aspetta. Fammi capire.  Com’è ca  don Alberto ne caccia 35000.

Cafullo-  (avverte il disagio di Attilio)…. forse ho detto qualche parola in più. (compila l’assegno e lo firma)

Andrea- (serio) Atti’ mi vuoi spiegare?

Attilio- E che t’aggio ‘a spiega’, ci stanno mille euro in più per il diritto di senseria. A me mi tocca. Tu ‘o ssaie, sei avvocato!

Nicola- Ma in questo locale che  aprirete si mangia pure?

Attilio- Volendo..

Nicola- Andre’, allora pe’specialità avite ‘a fa ‘o purpo, ‘o purpo  affogato.

Scena X

(Celestino e detti, indi Sharon e Liuba)

Celestino- (vestito in maniera eccentrica e sgargiante irrompe in scena cantando dalla 1^  ignaro della presenza di Cafullo , mentre Andrea guarda fisso Attilio) “Voglio una vita spericolata…voglio una vita piena di guai….., (si accorge dell’ospite e della tensione) uh, scusate non sapevo. State parlando di cose serie. Magari ci vediamo dopo.

Nicola-  No, vieni Celesti’, stiamo tutti tra amici. (i due giovani distolgono lo sguardo che  scambiavano reciproco e fissano Nicola che sorride  con una smorfia eloquente) Come siamo eleganti. E che sciarpetta.

Attilio- (tenta di allentare la tensione)Taffetat?

Nicola- Ae, s’affittava. L’ha comprata.

Celestino- (ride alla battuta di Nicola,ma siaccorge di essere solo a divertirsi)  Ma che è questa aria seria?

Cafullo- Seria.  Oddio. Si era appena concluso un affare. Dunque, Andre’ questo è l’assegno.(gli da l’assegno) Quando siete pronti col notaio mi fate sapere, prendiamo un appuntamento vi do il resto e concludiamo.O no?

Andrea- (visibilmente turbato) Nun ve ne incaricate.Affare fatto.

Cafullo- Allora se non c’è altro io vado. Atti’ tu che fai?

Andrea- Deve restare.

Cafullo- Ho capito. Mi dispiace, capisco di avere causato un contrasto tra voi due, ma non potevo sapere. Comunque caro Andrea cercate di minimizzare, il mondo degli affari è pieno di sorprese, d’altronde gli affari sono affari. Sapessi quanti bidoni mi hanno venduto per cavalli.

Celestino- Ma pecchè, Andre’ t’he comprato ‘o cavallo?

Nicola- No, ha venduto la terra.

Celestino- Ah, finalmente, ( a Cafullo) L’avete comprata voi?

Cafullo- Infatti.

Celestino- Siete?

Cafullo- Alberto Cafullo. Piacere.

Celestino- Che simpaticone. Piacere, Celestino. Andre’ me l’aggio cresciuto, sono la sua sorella maggiore. (ride e lo abbraccia) Uè, ma che è ‘sta faccia ‘e peste. Te si’ scurdato ca nuie avimme ‘a festeggià?

Sharon- (improvvisamente si sente la sua voce dall’esterno) Hello. Scusa. E’ qualcuno in casa. (appare sulla soglia della 2^)

Attilio- Sharon?

Sharon- Yes Sharon my dear, finalmente ti ho trovato. Are you surprise? Buon giorno, scuse, porta aperta. Mister Nicola come tu va? How are you  Andrea, come stai? Oh Celestino, my darly?

Celestino- Sharon, ‘sta fetentona. Sei scomparsa, noi ci credevamo che non tornavi più.

Attilio –Sharon, e che fai qua? (Si scuote) Quando sei arrivata? Non hai avvisato.

Sharon- Oh, you are surprise. I now. Andrea, Attilio sorpreso, non mi aspettava. Lui credeva libero di me.

Cafullo- Bè, io vorrei lasciarvi, se permettete.

Sharon- No, resta Alberto. Anche tu sorpresa? Forse avevate scommesso che non sarei più tornata. Che io stupida, che avrei pagato tutti i debiti e restata a Manchester tranquilla? I’m sorry. Stavolta  avete perso scommessa. Io non pago niente e tu mio caro Attilio conviene che torni in Inghilterra restituisci fino ultima sterlina. Credevi fatta franco.

Nicola- Franca, si dice -fatta franca-.(Liuba appare dalla 1^)

Sharon- Oh yes. Credevi fatta franca?. No. That’s a great mistake. I don’t want to see you anymore. That’s the last time you tease me. Torna in Inghilterra e paga i tuoi debiti. Sono veramente stanca di tuoi imbrogli.

Attilio-  Ma no Sharon, in questi giorni ti avrei chiamato. E’ tutto sistemato. Proprio adesso abbiamo concluso la vendita della terra di Andrea e presto sarei tornato per sistemare tutto.

Sharon- Sistemare tutto con i soldi di terra, povero Andrea che ti crede un amico.Andrea lui conosce un solo amico: gioco. Gioco di carte, gioco di casinò, gioco di cavalli. Only this, just that, really Attilio? Quando mi avresti chiamato Attilio? E’ un anno che non mi telefoni, che non rispondi alle mie telefonate, il tuo cellulare sempre spento, hai cambiato numero? Quando mi avresti chiamato?  Alla prossima scommessa perduta per chiedermi soldi? Quando? Tell me, when? E’ un anno che sei scomparso. Come al solito. Adesso basta, non ti credo più. Non voglio più vederti.  Fuk off Attilio.(esce)

Nicola-  ( a Celestino) Che ha detto?

Celestino- Non ho capito tutto. Una specie  di cosa tipo “Vaffanculo”

Attilio-  Aspetta Sharon dove vai, ascoltami.

Liuba – (Lo ferma)  Dove tu vai. Questa verità? Non è vero tu lasciata Sharon. Tu mascalzone. Tu farabutto.

Attilio- Ma che vuoi, che stai dicendo, fammi passare.(la sposta ed esce inseguendo Sharon, Andrea si siede)

Cafullo- (imbarazzatissimo)Io vado con loro.(esce dietro Attilio)

Liuba- (prende a piangere)Tu perdona me Nicola, Andrea scusa, io tradito vostra fiducia.

Andrea- Ma che cosa, Liuba spiegati.

Liuba- Lui mascalzone, lui bugìe me, che lui amava me  e che lasciato Sharon, lui voleva che tu vendere terra ma Nicola dice no, ……….io fare schifo.

Celestino- Effettivamente. Madonna,  aveva fa io ‘nu terno pe’succedere ‘stu ppoco. Nicola- Liuba, non preoccupare, tu non fare schifo. Tu hai fatto quello che io ti chiedevo.

Liuba- Nicola. Cosa tu dici? No, questo non puoi dire. Io mai fatto quello che tu chiedi. Io dire sempre sì, domani, un altro iuorno, ma mai fatto.

Nicola- Appunto, mi illudevi. Me ‘o facive credere. E io questo ti chiedevo, un po’ d’illusione. Ma te pare che alla mia età, potevo mai pensa’ di avere qualche possibilità con una donna tanto più giovane di me? Volevo illudermi, rimanere attaccato alla vita, e così me la compravo quell’illusione , ..con regalini, mazzette.Non fai schifo Ero io che lo volevo.L’amico di mio nipote invece nisciuno gli ha chiesto niente. Vieni qua, dammi bacetto e vai a preparare medecina.

Liuba- Medicina, io so.(si avvicina gli da un bacio sulla guancia.) Oh grazie Nicola. Tu troppo buono., io voglio bene come altra nipote. Tu anche mio nonno.

Nicola-  Vabbuo’ facciamo…fratello, padre, …ma nonno!? Vai, vai. E nun’o pensa’ a Attilio, meriti di meglio.(Liuba esce dalla 1^)

Raffaele- (dopo un attimo dal giardino) Che strunzata, ma chiste a vvote se pensano proprio ca uno è cretino:  esce dall’uovo di Pasqua. Eh,eh, sorpresa!

Nicola- Mica tanto. (E guarda Andrea con intenzione. Il giovane lo guarda duro. Attilio appare sulla soglia della 2^, i presenti lo vedono, silenzio generale rotto poi da  Nicola) Aspettate non è finita ancora.

Scena XI

(Attilio e detti)

Attilio- (comparendo dalla 2^) E no, no che non è finita. Mica può finire così. Io ho il dovere di spiegare perché voi per me  siete un’altra famiglia. Avete il diritto di sapere perché me so’  comportato così. Per quanto riguarda Liuba, la colpa non è sua. La colpa è di chi le ha fatto perdere la testa,(nel parlare casualmente guarda Raffaele senza intenzione)con mille promesse, bugìe, falsità, di chi l’ha fatta ‘a capa tanta fino a farla innamorare e tradire la fiducia di chi invece le voleva veramente bene…..

Raffaele- (che fino a quel momento non ha seguito il discorso) Liuba? Che ha fatto Liuba? Ue, ue, Io non so niente. Io non l’ho mai toccata.. (rivolgendosi al suo immaginario nemico inveisce) Stronzo, hai parlato. Nun te l’he vulute fa’ ‘e fatte tuoi. Adesso scappi? E addo’ fuie, vieni qua ca t’aggio taglia’ ‘a capa. (lo insegue, anzi immagina di inseguirlo uscendo dalla 2^)

Nicola- Be’, io vado.(si alza)Vado un po’ giù….. dal “cane”…. Sto meglio con lui…

Celestino- Forse è meglio ca me ne vaco pure io…

Attilio- No, Celesti’ addo’ vaie… statte… tu sei un amico.

Celestino- Amico? Ue va chiano cu ‘sta amicizia ‘o ssa’ ?  Chi trova un amico trova un tesoro… ma chi trova a te  figlio mio trova ‘a chiavica d’a gente. E scusa, io nun tengo pile ‘ncoppe ‘a lengua.

Attilio- (Continuando nella sua commedia, si siede al tavolo di fronte ad Andrea che  è rimasto di sasso di fronte all’evolversi dei fatti) Hai ragione, bravo Celesti, so ‘a chiavica ‘e l’uommene. Faccio schifo, io me pigliasse a schiaffe…(finge poi si rivolge ad Andrea) ho tradito la tua  fiducia. Ma proprio perché ti sono amico dal profondo del cuore, anzi, la  tua amicizia è l’unica cosa bella che tengo, …che tenevo. Proprio per questo ..vorrei almeno giustificarmi…(Andrea non gli risponde, silenzio, poi riattacca) E allora? Posso spiegarti?

Andrea – . (Durante  questo discorso camminerà nervosamente per la scena, mentre l’amico immobile, a testa bassa, apparirà dispiaciuto, ma in realtà starà soltanto preparando la mossa successiva) Atti’, hai sbagliato. Tu c’hai tutta l’esperienza che vuoi, ma io nun so’ fesso. Certo tu sei esperto, molto più di me, io non ho girato, sono un ragazzo semplice, modesto. Tu invece si’ smaliziato, faie asci’ ‘e solde ‘a int’’o terreno, ma a ‘n amico, …la senseria, addirittura la senseria, ….Da ‘n amico, ‘a nu compagno, tu te piglie ‘a senseria? Nun è p’’e solde, capisci, ma è il principio. Chisto te paga in contanti, chillo no… e chesto…pecchè…ce perdive ‘a senseria? Atti’, io me so’ fidato ‘e te… me ‘o putive pure dicere. Io ci devo guadagnare personalmente su quest’affare… allora ‘a senseria te ‘a putevo da’ pure io. Atti’, nun se fa accussì! (Gli si ferma davanti e lo guarda negli occhi, poi va verso il tavolo)

Attilio – (Dopo un lungo silenzio durante il quale Andrea si sarà seduto) Andre’. Hai ragione, faccio schifo, io ‘a stima toia nun m’a mereto, ma si te posso spiega’…forse capisci… vedi,  l’uomo è ambizioso… ma ognuno tene ‘nu contegno, tene l’orgoglio. E … io per orgoglio non ti ho detto la verità dal primo momento, per orgoglio non ti ho detto … ca’…so’ nu falluto, ‘nu iucatore, carte,cavalli, casinò,  campo di questo. Nun aggio mai faticato.… ‘a pizzeria…. ‘e camerieri… ‘o pizzaiolo…nun è overo niente… Andre’… so’ chino ‘e debbite…Ho campato fino ad oggi sull’amore di Sharon… Faccio schifo…, io l’amicizia tua non la merito. Ti ho persino rubato,..si.., Andre’ ti ho rubato….ieri sera  ho preso i duecento euro,  mi servivano, li dovevo dare ad Alberto stamattina, me li aveva prestati nun sapevo come fare, li vidi llà e……. io me pigliasse a schiaffi (finge di farlo). Sharon mi ha sempre aiutato, io perdevo, Alberto mi prestava ‘e solde e essa pagava, ma mo’ , hai visto, s’è scucciata, pur’essa mi ha abbandonato. Io nun saccio comme aggio ‘a fa. Io in Inghilterra nun ce posso turna’…. (finge di piangere indecorosamente)

Andrea – (Si avvicina all’amico e lo ferma) Ma che fai mò… Atti’…io nun vulevo, me dispiace,  finiscila, statte fermo calmate! ... Guarraci’… (Andrea è sinceramente commosso e dispiaciuto) Calmate Guarraci’ … (Attilio si ferma e finge di ricomporsi, estrae addirittura il fazzoletto dalla tasca) tu ‘o ssaie ca te so’ amico… jamme… forse ho esagerato, io po’ che ne sapevo, me dispiace… calmate…

Attilio-  Andre’, io voglio riparare.

Andrea-  (Lungo silenzio) Quanto te serve?

Attilio – (Finge) Ma tu si pazzo. Non posso permettere Andre’…

Andrea – Jamme nun fa’ ‘o fesso… quanto?

Attilio – Assaie Andre’… assaie…

Andrea – (Si avvicina al tavolo e prende l’assegno) L’assegno basta? Questo dell’anticipo?

Attilio –  No, purtroppo ci vuole di più. Andre’, tu nun saie quanto m’è custato a te dicere ‘sti ccose… e figurate si te putevo dicere: Andre’ io sull’affare della terra… m’aggio ‘a piglia’ ‘a senseria… (Si riprende per un attimo) che poi l’ha pagata il compratore… sia ben chiaro…

Andrea – Ma si tu me parlave chiaro d’’o principio, nuie ‘a terra ‘a vennevemo pe’ quarantamila euro. Comunque lassamme sta’. …’o terno ‘e Celestino basta?

Celestino –(che fino quel momento è rimasto ad ascoltare) Uè, ma qua’ terno? Nun te fa veni’ nisciuno lappese  pe’ ‘a capa.

Andrea- (lo guarda con affetto) Ma tu lo dai ad Andrea tuo……(allunga la mano per farsi dare il biglietto)

Celestino-  (tentenna un poco ma non resiste allo sguardo sincero di Andrea e cede) Tie, puozze ietta’ ‘o spirito tu e isso. Ma ricordate ca io ‘e do’ a te Andre’.  ‘E ‘stu marocchino io nun me fido. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

Andrea- (prende il biglietto e lo da ad Attilio) Ecco qua, l’assegno della caparra e il biglietto di Celestino. Sono quasi sedicimila euro. Noi te li diamo perché ti abbiamo perdonato, ti vogliamo aiutare e ti crediamo.

Celestino- Io un poco di meno veramente.

Andrea-  (A Celestino) Abbi fede Celesti’.

Celestino- Eh, si,  la messa è finita andate in pace.

Andrea- E se no l’amicizia che esiste ‘a fa.

Attilio –   E co ‘o pub, …comme facimmo?

Andrea – Più in là… arapimme cchiù tarde… pare ca jammo ‘e pressa.

Attilio – (Strisciante) Grazie Andre’… io l’aggio sempe ditto ca tu si ‘o meglio amico … mio.(guarda l’assegno e per un attimo gli passa di nuovo la luce maliziosa che lo contraddistingue) Ma si deve girare…l’assegno…

Andrea – (esegue)Tie’… Guarraci’ e mò fernella! (Gli batte una mano sulla spalla)

Attilio – Andre’ … te l’assicuro… entro una settimana sistemo tutto in Inghilterra, e torno, questi soldi ve li restituisco al più presto, compresi i duecento euro.. E po’ avimme apri’ ‘o locale, o no?

Andrea- E certo, ormai è il mio chodo fisso: “ Friend’s pub”

Attilio- “Pub degli amici.” (Ancora commosso lo abbraccia) ‘O meglio amico mio! Andrea – Mo’ basta. Celesti’ ma non dovevi offrirci il pranzo?

Celestino- Pure? Sia fatta ‘a vuluntà ‘e Dio.

Andrea- E pecchè no? Anzi a maggior ragione. Dobbiamo festeggiare.

Celestino- (guarda Andrea tra il serio  e il faceto)Ma comme aggio ‘a fa cu’ te? (ammira per un attimo la sua eleganza) E vabbe’, tanto me’ so’ vestito.

Attilio- Allora io vado, ci vediamo tra un’oretta.(Esce per la 1^)

Andrea- (girandosi vede Nicola comparire dalle scale) Che è stato ‘ no’?

Celestino-  Don Nico’!

Nicola-  Giorgio, ….è morto Giorgio! Liuba, Liuba , addo’ stai? (Attraversa la scena ed esce dalla 2^. Celestino e Andrea rimangono immobili a quella notizia, buio in scena, un attimo,il tempo di fare uscire Celestino e  posizionare un ritratto di Giorgio in scena bene in vista con dei fiori,  si riaccendono le luci  illuminando di nuovo Andrea ancora seduto, in pigiama. Sono passati tre mesi).

Scena XII

(Andrea, indi Assunta, Agata, Liuba),

Agata – (tornando dal giardino insieme ad Assunta con una bacinella di panni appena tolti dall’asciugare. Si  fermano al tavolo per piegarli.) Mò voglio vede’ si ‘a capisce. Stavolta l’ha avuta buona la romanzella, ae ..la ramanzetta, comme se dice ..insomma ‘o cazziatone. Ce l’ho detto chiaro: Tu a figlieme te l’hai ‘a scurda’! … Uè ma è indisponente sa’! “Vittorio e io ce ne scappiamo si vuie nun acconsentite” Si, si… ve ne faccio fuire io!!!

Assunta – Ma che t’affligge a ffa’? Manco si nun ‘o sapisse pure tu, ca primma o doppe sempre se sposano… se si vogliono nun ce faie niente.

Agata – E po’ vedimme… Aggio speso chille solde pe ‘o fa studia’, e ne spengo ancora,  ‘o voglio vede’ vicino a ‘na mugliera degna ‘e isso. Meno male ca dimane ce ne iammo e se ne parla al prossimo anno di tornare. Ssst., .tiene tutto il verno per scordarselo, pecchè io quest’anno nun vengo proprio, manco pe’ Natale.

Assunta – Pe me….fai come vuoi, è figlio a te… (Silenzio)

Agata – Ma papà che sta facendo?

Assunta – E nun l’he visto? Sta vicino ‘a cuccia, sta già ‘a nu paro d’ore, s’assetta e parla  da solo. Io me metto paura ca more pur’isso appresso ‘o cane.

Liuba-  (dal giardino) Assunta dove tu messo maglia di Nicola. Io voglio coprire lui, sembra fa freddino.

Assunta- Dove io ho messo? Io non ho messo prorio niente. Tu hai tolto a Nicola ieri sera. Mo’ vedi tu dove l’hai zeffunata.

Liuba- Ah, si. Tu ragione. Io ricordo. Conservato in cassetto guarderoba.

Agata- Guardaroba. Siente a me: G-u-a-r-d-a-r-o-b-a- , ma comme parle?

Liuba- Si, guardaroba.

Assunta- Che sta facendo?

Liuba- Nicola?

Assunta- E’ si,  Nicola.

Liuba- Sempre stesso. Lui parla, parla, Giorgio risponde e lui risponde.

Agata – Ma nun ce se pò fa’ capi’ ca s’adda rassigna’? Ormai so’ tre mesi. Chisto ‘mpazzesce.

Assunta – E che ‘o faie capi’? Chillo nun parla cchiù, nun risponde, nun vide? Solo Giorgio lo capiva  e mò  ca ‘o cane è morto … non vuole parlare e sentire più!

Agata – Sperammo che col tempo se rassegna. Se ne sta scennenno ‘a dinte ‘e panne juorne pe’ juorne…

Liuba-  Io prendo maglia. (esce per la 1^)

Assunta- Meno male che c’è rimasta la badante. Pensa si doppe ‘o fatto ‘e Attilio l’avremmo cacciata.

Agata –  Usurufì, usfurìi, ae.insomma apprufittaie del perdono generale. Ma a proposito, Andre’, Attilio niente…? (Andrea pensieroso non risponde)

Assunta – Nun rispunne? E non rispondere. A me me sape  ca n’ato ‘mbruoglio ha fatto chillo. E io te ‘o dicette pure. Vuliste  fa ‘e capa toia… dicette una settimana, invece so’ passate tre  mise …. Nun vene isso e manco arrivano ‘e solde. Nessuna notizia ne scritta ne telefonica. (Pausa) Ecco fatto. (raccoglie il suo bucato piegato) Purtammo chesta robba dinto. (Agata la imita; intanto che dalla 1^  entra Raffaele, loro  escono.)

Scena XIII

(Andrea, Raffaele, Nicola, Vittorio, Celestino)

Raffaele- Ve piace ‘a casa? Avete visto che bella loggia? L’amico vostro, quel passaguai che gli tagliai la testa, eh, la conosceva bene questa loggia. Ma non si è fatto i fatti suoi e si è persa la villeggiatura. Zac..e  la buttai dentro i binari…… Mascalzone. Chi? Ma pe’ amore ‘e Dio. Voi siete un’altra cosa. Potete venire quando volete. L’estate è ‘na delizia a sta’ ccà fore, ma mò fa cchiù frisco a chest’ora, ‘o tempo accumincia a cagna’, mò viene l’autunno …  io domani  me ne torno a casa mia a Napoli,  se ne parla l’anno prossimo. Ma … voi ve ne venite o vi restate qua? (intanto è entrato Nicola che lo osserva, ma non dice una parola, i suoi gesti sono quelli di chi commisera, si siede poi sulla dx prende il ritratto di Giorgio tra le mani e lo guarda a lungo con espressione.)

Vittorio – (Dalla 1^ col cellulare in  mano)Papà cu chi  stai parlando mo’?

Raffaele – Cu nisciuno, parlo solo… posso parlare solo?

Vittorio – Si ma mò parla’ nu poco cu mme! O ce lo dici tu a mammà che l’ha dda ‘a ferni’ o faccio una sciocchezza. Ha fermato un’altra volta a Caterina, quella stava passando fuori al cancello per fatti suoi,…..

Raffaele- E’ pazza. E’ pazza. 

Vitttorio- L’ha fatta piangere fino a adesso. Mo’ mi ha telefonato (mostra il cellulare) che piangeva ancora. Perciò parlaci tu pecchè io mò me so’ scucciato. Io tengo vent’anni, all’università vado bene e penso di potermela cavare pure nelle mie scelte. (Si scalda) Nella mia vita non ammetto più interferenze, perciò parlaci tu con mammà.

Raffaele – E che c’aggio ‘a dicere, chella è pazza, nun me fa parla’. (Intanto Nicola continuerà ad ascoltare) Fa’ chello che vuo’ tu, a papà, io pe’ me nun dico niente. Fuitenne, fai quello che vuoi. (Sta per riprendere a parlare col suo nuovo amico)

Vittorio – Ma io non lo voglio fare, è una cosa incivile…ma se mi mette con le spalle al muro lo faccio.

Raffaele – E fallo fallo! Io non dico niente. (Vede finalmente  Andrea) Uè Andre’, hai fatto tardi ieri sera?

Andrea – Aggio fatto tardi, si!

Vittorio – Stai pure tu nervoso né Andre’?

Andrea – Pecchè tu staie nervoso?

Raffaele – Non lo senti? Se ne vo’ fuire cu’ Caterina.

Andrea – (Distratto) E fuitenne, si puo’ fui’…fuie…

Vittorio –Pure tu? Ma allora state tutti d’accordo!? Volete che lo faccio? E io lo faccio.

Andrea – Fai bene, fai bene. Scappa, scappa Vitto’.

Celestino - (Entra dalla 2^ con un giornale e si dirige verso Nicola.) Buon giorno, ca ce sta ‘o giurnale don Nico’. (Lo poggia sul tavolo)  Avete preso il caffè?(Nicola non risponde) E come ve sentite  oggi? (Come sopra) Nun vulite parla’? Niente ancora? (Nicola porta la mano al mento e fa segno di no) E vabbene, quanno ve decidete, nuie ca stamme…

Andrea- (intervenendo)Ma dico io, nun te’o può accatta’ n’ato cane?

Vittorio –Ma lasciatelo stare! Quello prima o dopo se decide, ma mò lasciatelo stare! Chillo ‘o ssape sul’isso chella ca tene ‘ncuorpo. Per il cane ci teneva, e poi ce l’ha pure con voi, pecchè quando Giorgio stava male, voi non ci avete dato importanza, e mammà non andò a chiamare il dottore pecchè ‘o nonno m’aveva difeso. Allora è logico ca chillo considera cchiù ‘o cane che gli uomini.

(A questo punto Nicola prende due pezzetti di ovatta dalla tasca e si tura le orecchie)

Celestino- Ha chiuso pure l’audio.

Raffaele – (Andrea sta per sedersi)Andre’, e llà no…è occupata.

Andrea – (Capisce e assecondandolo cambia sedia, poi rivolto alla sedia) Scusate non vi avevo visto… (Rivolto allo zio) Questa è libera? (Raffaele annuisce). Chi sa come si deve fare per trovare un po’ di pace in questa casa.

Vittorio-  E comme stai odoroso, Andre’. Adesso me ne vado io, ca già tengo ‘nu diavolo per capello. (esce dalla 1^)

Celestino- Nun te piglia’ collera Vitto’, chillo sta nervoso pecchè gli affari al pub vanno male.

Andrea – Embè, ti giuro sul nome mio che quando apro il locale nun te ce faccio mettere manco ‘o piede. Ma tu capisci che devo passare? Tutti convinti  che Attilio mi ha fregato.

Celestino- No, quanno maie. E’ impressione tua.

Andrea – Si, fa ‘o spiritoso, “ Gli affari al pub gli vanno male”. Tu devi avere i soldi? E non ti preoccupare.  (Silenzio) … Tu che dici, non torna?... (Nessuna risposta) Pure io dico di si! Nun ‘a facesse na cosa ‘e chesta! (Assunta sulla soglia della 1^)

Scena XIV

(Assunta, Attilio, Nicola, Raffaele, Andrea, Celestino)

Assunta-  E hai ragione a mammà. Guarda chi ce sta.

Attilio-  (dall’esterno) – E’ permesso?(Nicola ha uno scatto.)

Andrea – (Con espressione di trionfo sul viso) Atti’ sei tu?

Attilio – (entra) Eccomi qua, caro Andrea. Grande, unico amico mio!

Andrea – (Abbracciandolo) Uè Guarraci’!

Attilio – Buongiorno Celesti!

Celestino-  Ue, galiota grandissimo scornacchiato, si’ turnato? Chi non muore si rivede.

Assunta – Bene… ma mò vi lascio soli, dovete parlare…

Attilio – Ma potete restare…e che ci stanno segreti?

Assunta – Lo so, ma io tengo che ffa’ pure ‘a parte ‘e dinto. Permettete.(esce dalla 1^)

Attilio – Prego.(Ad Andrea,, frettoloso, deciso) E allora che mi dici? T’eri preoccupato,  di’ ‘a verità? Te credive ca nun venevo cchiù. Un po’ di ritardo… ma eccomi qua…

Andrea – Io? Ma figurati. E tu lo sai che fiducia ho in te! Io nell’amicizia ci credo. Isso ‘o vi’ Celestino aveva qualche dubbio. E assettate.

Attilio- (Sedendosi) E chillo loro se sentono sempre pigliati per il sedere.(ride)

Celestino- Loro chi?  I ricchioni? I femminielli, i gay, le checche, i  pederasta, gli omosessuali, chi? Perché noi siamo una categoria a parte.Vero? Siamo fuori. Siamo fuori dalla società conformista. Dalla società ben pensante. Loro chi Atti’?  “Loro” quanno tengono un amico gli vogliono bene, hai capito? Guarraci’, gli vogliono bene sinceramente.

Andrea-  Celesti’ ue e che è. Chillo pazziava.

Celestino- E chi ce ‘o  fa fa? Loro! Loro! Loro chi?

Attilio- Vabbe’ basta, vuol dire che non mi permetto più..  

Andrea – Atti’ lascia stare, nun da’ retta. E’ stato un frainteso Allora tutto a posto in Inghilterra?

Attilio – (imbarazzato) Come? Che hai detto?

Andrea – Ho detto: in Inghilterra tutto a posto? I debiti…

Attilio – Ahaa! Si si, tutto a posto. A proposito, eccovi  i soldi che mi prestaste. C’è qualcosa in più, mi sono permesso… non sapevo come ringraziarvi e allora…(Poggia un’assegno sul tavolo)

Andrea – Ma tu che dici Atti’, mi paghi gli interessi? Paghi gli interessi al tuo socio?

Ci pensi? “Friend’s pub”, sai che spettacolo ‘e tabella? Io già ce l’ho in mente. Io nun vedo l’ora. Tu non sai quante speranze ho messo ‘ncoppa a ‘’stu locale. E me n’aggio ‘a piglia’ sfizi. (Andrea è ormai in enfasi, i suoi gesti sono ampi, pare quasi che tocchi ciò che immagina, non si è nemmeno accorto che il suo entusiasmo non è condiviso da Attilio. Intanto Celestino lo guarda commiserandolo)

Attilio – Andrea… Senti… Fermati un momento…

Andrea – Me so’ fatto piglia’… hai ragione! Ma che vuo’ fa’… è troppo importante pe’ me. Avimmo ‘a fa’ ‘e pazzi. … che dici Atti’? E parla, ma tu pare ca nun te siente bbuono, Attilio, che c’è?

Attilio – (La sua voce sembrerà emozionata, ma in realtà è solo l’ultima parte della commedia. Per prendere tempo si rivolge finalmente a Nicola,  gli si avvicina.) Don Nico’, (gli porge la mano ma Nicola non glie la ricambia, rimane perplesso e cerca spiegazioni con lo sguardo ad Andrea.)

Andrea- Giorgio….

Attilio- Giorgio? (Guarda il ritratto nelle mani di Nicola e realizza)Mado’ che peccato.

Andrea- Infatti. Dopo ti spiego. Ma mi vuoi rispondere: (Attilio ritorna sui suoi passi e riprende)

Attilio-   Ah, già, niente…..Andre’, tu non lo sai, …ma mi hai reso tutto più difficile… Il tuo entusiasmo … la tua speranza … la tua fiducia … m’hanno bloccato le parole… nel cuore. Si pecchè quello che ti devo dire mi parte dal cuore. Tu non puoi immaginare quanto mi è costato dirti queste parole.

Andrea – Atti’, tu non hai ditto niente ancora.

Attilio – Andre’ … vedi io non so…

Nicola – (La sua voce scoppia nella frase, ciò che dice lo dice perché non ce la fa a contenersi, è forse in questo momento che capisce che deve parlare, e parla – è una frase breve, ma detta con tanto impeto, con rabbia, con determinazione) ‘O locale nun s’arape cchiù.

Celestino- Ue don Nicola, finito il silenzio stampa? Lassa fa ‘a Madonna.

Andrea –Nonno, hai parlato. (Il suo entusiasmo è breve, subito si rivolge ad Attilio, lo sguardo interrogativo) Atti’ parla.

Attilio – Andre’… è accussì…

(Sul volto di Andrea si dipinge la delusione, il mondo gli è crollato addosso, non si capisce se sta per scoppiare in una rabbia incontenibile, o se sta assumendo la  fredda calma di chi deve ancora aspettare il suo momento)

Andrea – Parla, sputa… famme senti’.

Attilio – Andrea vedi…quando sono tornato dall’Inghilterra,  pecchè io tornai subito, qualche giorno dopo, chiamai il proprietario del locale che avevamo contrattato e quello mi fece trovare la scena cambiata. Disse che il locale lui lo voleva dare ma che voleva diventare socio nel pub, a due, , lui  ed io, . quindi tu…

Andrea – Mi fotto … mi fotto…io sto fuori… io non c’entro…

Attilio – Andrea tu mi devi capire, io non potevo rifiutare… dovevo perdere l’affare pure io? (Da questo momento la voce di Attilio, che continua a parlare, non si udrà più, si sentirà però la frase registrata che lui ha pronunciato  nel primo atto e che ora Andrea ricorda “L’uomo nella vita deve essere ambizioso, deve avere uno scopo, e lo deve raggiungere a qualsiasi costo” La frase si ripete e martella la mente di Andrea, che però ora prende chiara visione di ciò che si nasconde sotto i panni di Attilio)… Hai capito?

Andrea – (è freddo, calmo, quasi sereno) Sì ho capito, aggio capito, Atti’. “Devi avere uno scopo, e lo devi raggiungere… a qualsiasi costo” te ricordi? Mò aggio capito che volevi dire. Prima no! Me credevo ca se s’aveva fa’ male ad un altro, ad un amico, se si doveva fregare qualcuno,, …ecco … allora credevo ca ‘o “scopo” se mandava al diavolo, … io ce credevo a questo. E invece nun è accussì, è overo Atti’? M’aggio sbagliato! S’ha dda essere cchiù cattivi, cchiù egoisti… né Atti’, dimmelo, dimme ‘a verità, ‘mparame…

Attilio – Andrea…

Andrea – Vattenne! (In questa parola è esplosa tutta la rabbia, la delusione, ma è l’attimo, ritorna alla calma) Vattenne! (Silenzio, Attilio si è alzato, vorrebbe parlare ma Andrea ripete con rabbia) Vattenne!

Attilio – E me ne vaco… Però t’aggio ‘a dicere ddoie parole pure io, sì pecchè tu mò sì ‘a vittima, tieni ragione, qua’ giudice te desse tuorto? ‘O fetente so’ io, ‘o ‘nfame so’ io… è overo … ma io nun aggio avuto ‘a fortuna toia, pecchè nisciuno m’ha lasciato proprietà. Tu nun saie che vo’ dicere stare all’estero, la voglia continua di tornare a casa toia, e quando decidi di tornare pecchè nun ce ‘a faie cchiù, è pecchè nun ce ‘a faie cchiù, e se torni ti devi organizzare, pecchè quanno tuorne nun tieni a nisciuno, l’amicizia… sì beato a te ca ce cride… io vulevo vede’ si te dicevo: Andre’ venditi la terra, per prestarmi i soldi, voglio aprire un ristorante Che mi dicevi? Mi dicevi : Atti’ ma all’estero che hai fatto?... Hai capito? … l’amicizia?... statte bbuono! (esce dalla 1^)

Scena XV

(Andrea, Nicola, Raffaele,Celestino, Vittorio, Assunta, Agata, Liuba)

Andrea – Vattenne! (Silenzio assoluto, Nicola e Celestino lo guardano, Raffaele ignaro continua il suo immaginario incontro. Dalle stanze  accorrono Agata e Assunta con Vittorio )

Raffaele- Ma quando maie, voi siete di famiglia, qua’ disturbo. Mio nipote è avvocato, sta fingendo di fare una causa. State tranquilli.

Andrea- (Freddo, estremamente calmo)  E che guardate? M’ha fregato ‘n’ata vota.…, mò me so’ ‘mparate pure io, sarrà p’’a prossima vota. Credevo nell’amicizia. Tutto qua, me so’ sbagliato.

Nicola – Nun te si’ sbagliato. Sei salito soltanto di un gradino. Non vi meravigliate,  Io aggio sempe parlato, ma pe’ vuie si uno vo’ parla’ adda movere ‘a vocca, eh già, se no vuie nun capite. E così? … Capite assaie cchiù poco ‘e  Giorgio. Giorgio mò m’ha capito. È overo, sì, pecchè io cu Giorgio ce parlo ancora… e che chiacchierate ce facimmo…specialmente ‘a sera, quanno tutto è scuro, … noi invece abbiamo bisogno della luce per capirci, appena rimanimme  a’o scuro, nun capimmo cchiù niente… Ma la luce sta sopra, ai piani alti, più saliamo più luce abbiamo.Ti ricordi? ‘A vita è comme a ‘nu palazzo. La saggezza, l’esperienza, la conoscenza del genere umano sta ai piani alti. 

Andrea – Hai ragione. Ho dovuto sbatterci col muso dentro. Ma mi è servito. Mammà, oggi ce ne usciamo fuori a mangiare. Dobbiamo festeggiare. E’ ove’ Celesti’?

Assunta- (Si avvicina e lo abbraccia.) Sissignore. Ben tornato a mammà. Me vaco a cagnà’. Agati’ iammo.(Si avvia per la 2^) Vitto’,  va a chiamma’ a Caterina, ca tua madre pure ha bisogno di salire un gradino.(Vittorio guarda la madre la quale ora convinta annuisce) apparamme ‘stu fidanzamento.

Vittorio – Mammà grazie non ti deluderemo.(esce)

Agata- E ghiammo.  Si, iammo…….., che mi faccio trovare comme a ‘na zenghera da mia nora.(la segue)

Celestino- (abbraccia Andrea)Vieni qua delinquente fatte da ‘nu bacio Pensare che n’altro poco mettevi in dubbio pure il bene mio, l’amicizia mia. Andre’ l’amicizia è un bene vero, continua a crederci. Hai fatto esperienza, hai agito. Ti sei mosso e hai sbagliato. Ma chi è che non sbaglia. Solo chi non fa mai niente non sbaglia mai, non muore mai. E comme more , era già morto quanno campava. Continua a crederci. Te lo dice uno che ha lottato più di te per trovare gli amici, embè, non li ho trovati? Le persone come Attilio servono per farci riflettere. Anzi meno male che ci sono.(pausa)  E mo’ basta co’ ‘sti facce ‘e cazze, a chi ne vulite purta’. Iammo, iammo.. Mi vado a fare bello. (esce in 1^)

Nicola –Andre’, però ricordate: ci cadrai ancora, … ‘a finestra è luntano.(si avvia verso l’interno, poi si gira verso il nipote) Andre’… vide si ‘o truove n’atu cane comme a Giorgio.

Andrea – E’ difficile…

Nicola – Ma non impossibile…

Liuba- (entrando dalla  2^) Nicola, mette maglia che fa freddino.

Nicola- Si , vieni Liuba. Dammi maglia ca so’ vecchio.

Liuba- Oh, Nicola tu parla.

Nicola- Si, so’ salito un altro gradino. Speriamo che non sia l’ultimo. Hai visto Attilio?

Liuba- No, io non visto. Lui tornato? Cosa ha detto?

Nicola- Niente …..le solite cose.(Indossa la maglia uscendo insieme a Liuba dall 1^)

Andrea- (Rimasto solo osserva zio Raffaele che intanto ha continuato il suo immaginario intrattenimento) Zio Raffae’, tu non vieni?

Raffaele- Dove?

Andrea- Fuori.

Raffaele- E pecchè, qua non stiamo fuori?

Andrea- Ae, vabbuo’. (esce in 1^)

Raffaele-(ormai solo in scena) Non li pensate, quelli tengono la capa fresca. (apre il cruciverba e legge) Eh, eh, sentite questa: 8 orizzontale, è il contrario dell’inizio, …..facile. Fine.(scrive mentre parte una musica che accompagna la chiusura del sipario)

 

FINE