Mi è caduta una ragazza nel piatto

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MI È CADUTA UNA RAGAZZA NEL PIATTO


Tre atti

di Terence Frisby

Personaggi:

ROBERT DANVERS, conduttore televisivo

CLARE FINCH, amante di Robert

ANDREW HUNTER, amico di Robert

JOHN, portiere

PAULETTE, governante di Andrei

MARION, strana ragazza

JIMMY, amico di Marion

Scene:

L’appartamento di Robert, soggiorno, cucina, bagno e camera da letto separati da pannelli scorrevoli, in un quartiere elegante di Londra.

È a vista anche il pianerottolo sul quale ai apre la porta di ingresso.

ATTO PRIMO

Robert e Clare, faccia al pubblico, sono abbracciati sul sofà e guardano la televisione. Il teleschermo, che ovviamente gli spettatori non possono vedere, accende nella stanza buia e sui due personaggi dei barbagli azzurrini in movimento. La TV sta mandando in onda un programma culinario di Robert: è una ricetta per un pollo al vino bianco di Capri. Sarebbe interessante se, prima ancora di aprire il sipario o comunque prima di rendere visibili i due attori, nella penombra venisse proiettato su un grosso schermo in ribalta la parte finale della rubrica. Diciamo, Robert con un grande cappello da cuoco e un grembiule, ma in modo che alla fine, via il cappello e il grembiule, appaia un gentiluomo elegantissimo che si sciacqua la punta delle dita in un bacile d’argento portato da una valletta. Dare insomma il senso del “sublime dilettante”. Del resto, la chiacchieratina televisiva di Robert deve riguardare una ricetta, ma deve essere condita di citazioni eleganti e anche di informazioni che lo concernono personalmente. Per esempio, deve dire che questo pollo al vino bianco di Capri era una specialità di sua nonna, aristocratica signora napoletana. Napoletano è, insomma, un quarto del suo sangue e Robert se ne vanta, snobisticamente. La proiezione scompare, lo schermo va via e il programma di Robert si conclude in un solo audio: nel senso che il pubblico sente solo le parole mentre si suppone che le immagini relative appaiano sul teleschermo che i due stanno guardando. L’ultima frase di Robert deve riguardare la scelta di un pollo “autenticamente ruspante”.

ROBERT     (stringe Clare mentre risuona la sigla di chiusura del programma) Anche tu sei come un pollastrello ruspante, con la ciccia soda!

CLARE        (si libera dall’abbraccio e, infuriata, accende una lampada accanto) Non potresti dimenticare, almeno qualche volta, la tua orribile professione?

ROBERT     Il tuo rossetto ha un delizioso aroma secco e il tuo profumo lo valorizza. (annusa) C’è un non so che… come dire… vagamente di rosmarino.

CLARE        Capirai che complimenti!

ROBERT     Che fai, ti offendi? Il rosmarino è la fine del mondo se lo cospargi su una bella gallinella…

CLARE        Se continui a spremermi, fra un minuto faccio l’uovo. (Robert la bacia sul collo con trasporto. Lei si allontana) Ahi! Che morso… Ma mi baci o mi assaggi? La professione del buongustaio ti sta confondendo le idee sempre di più!

ROBERT     Che sciocchezza: tutti gli uomini sono pronti a donare il loro cuore se vengono presi per lo stomaco. Accidenti, come sei carina!

CLARE        Oh Robert, sapessi come ti amo.

ROBERT     Lo so. (la bacia)

CLARE        E poi…

ROBERT     E poi?

CLARE        E poi e basta.

ROBERT     Ti adoro. Scusami un attimo.

CLARE        Dove vai?

ROBERT     Resta qui, torno subito. (Va nella stanza da letto, toglie la sovracoperta, infila la spina della coperta elettrica, si leva giacca e cravatta e ritorna nel soggiorno)

CLARE        (ha notato il cambiamento, ma lui per distrarla ricomincia a baciarla) A proposito, Robert…

ROBERT     A proposito di che?

CLARE        Indovina che mi è successo l’altro ieri.

ROBERT     Che cosa?

CLARE        Ma indovina!

ROBERT     Non ho idea. (sfila un piede dalla scarpa)

CLARE        Lo vuoi sapere?

ROBERT     Dimmelo.

CLARE        Mi hanno fatto una proposta.

ROBERT     (baciandola sulla nuca) Che proposta?

CLARE        Una proposta: sai, un tipo in ginocchio coi fiori in mano.

ROBERT     Ah, vuoi dire una proposta di matrimonio?

CLARE        Sì.

ROBERT     Oh, poveraccio! (si sfila l’altra scarpa)

CLARE        Come sarebbe?

ROBERT     Beh, gli avrai detto di no…

CLARE        È qui che sbagli.

ROBERT     Gli hai detto sì?

CLARE        No: l’ho tenuto a fiamma bassa, per usare il tuo gergo.

ROBERT     Brava! Fiamma bassa e mescolare lentamente. La coperta elettrica dev’essere già calduccia: una delizia… (fa per sollevarla e portarsela in camera da letto, ma lei si raggomitola per bloccarlo)

CLARE        E adesso indovina un po’ per quando debbo dargli una risposta definitiva. Indovina!

ROBERT     Tesoro, l’indovinello è un giochetto divertente, ma facciamolo dopo.

CLARE        No, prima. Perché dopo ti passa l’appetito, lo so…

ROBERT     E allora dimmelo: quando devi dargli questa risposta?

CLARE        Stasera.

ROBERT     Stasera?

CLARE        Sì, gli ho detto stasera per poterti vedere prima, al pomeriggio: sono una ragazza onesta, io… (lo guarda e capisce le sue intenzioni: si ritrae) Allora, che faccio?

ROBERT     Per il matrimonio, dici?

CLARE        Già.

ROBERT     Vedi Clare, onestamente… io non vorrei entrare in una cosa tua…

CLARE        Ma ci sei entrato eccome, fino ad oggi, in una cosa mia. Lo capisci che quello è innamorato di me e che vuole sposarmi, di conseguenza?!

ROBERT     …di conseguenza…

CLARE        Certo! Mi sembra, naturale che se un uomo ama una donna voglia sposarla.

ROBERT     Giusto!

CLARE        Tu, per esempio, dici che mi ami…

ROBERT     Io? Mai detto!

CLARE        Dici che mi adori.

ROBERT     Non è mica la stessa cosa!

CLARE        Capisco. Allora è meglio che me lo sposi, eh?

ROBERT     Se proprio insisti… (lei si prepara ad uscire) Clare, tesoro mio… Dunque questo è il nostro ultimo incontro dopo sei mesi favolosi… Clare, facciamo che il nostro addio, sia meraviglioso, incancellabile… (l’abbraccia e la indirizza verso la camera da letto)

CLARE        (si stacca) Neanche per sogno! Il tuo contratto è scaduto. (si guardano, lei sospira) Ah, che cosa ti perdi…

ROBERT     Tesoro, non sarebbe meglio concludere con un grido piuttosto che con un sospiro?

CLARE        No. Non sarebbe leale nei suoi confronti. È uno che ha dei principi morali molto forti in materia di rapporti personali.

ROBERT     Va, va pure: sono certo che saprai renderlo felice. Oh Dio, com’è tardi… Dico al portiere di chiamarti un taxi. Il tempo vola quando sto con te, Clare… (al citofono) John, per favore, mi chiami subito un taxi. E poi salga da me. Grazie. (riappende e spegne il giradischi) Addio… addio, Clare. (cambia tono) Ci vediamo la settimana prossima?

CLARE        Tu sei un maiale, te lo debbo dire! Mi vuoi vedere solo per quella faccenda…

ROBERT     Ma è una faccenda sublime! (lei ride, pur non volendo) Come sei bella, Clare! Come stavamo bene insieme… Ti prego, andiamo avanti così, fino all’ora segnata dal destino!

CLARE        (guarda l’orologio e sussulta) Che or’è? Sai, io gli dirò di sì soltanto stasera alle dieci: ci mancano tre ore, al diavolo!

(si abbracciano: lui la prende in braccio e la porta in camera da letto quando Andrew compare sul pianerottolo. Sembra preoccupato. Robert depone Clare sul letto, sta per distendersi anche lui, quando Andrew suona il campanello, asciugandosi il sudore dalla fronte)

ROBERT     Accidenti… E chi è?

CLARE        Sara per il taxi.

ROBERT     Ah, già. Gli dico di tornare tra mezz’ora.

CLARE        Beh, facciamo almeno tre quarti d’ora, Robert.

ROBERT     (va ad aprire tirando fuori, un biglietto da dieci scellini mentre Clare si toglie le scarpe e va in bagno con la sua borsetta. Robert apre la porta)

Grazie, John, ma non serve più… Andrew!

ANDREW   Ciao, Robert.

ROBERT     Che diavolo sei venuto a fare?

ANDREW   Oh, non ti ci mettere anche tu! Ho avuto una giornata d’inferno…

ROBERT     Sì, Andrew, ma vedi… è un momento un po’ particolare…

ANDREW   Perché? Hai qualche pietanza nel forno?

ROBERT     No, no.

ANDREW   Stai manipolando una nuova salsa?

ROBERT     No, non è questo.

ANDREW   Qualche ricetta comp1icata?

ROBERT     Ma no!

ANDREW   E allora, santo Dio, perché non sei ancora pronto?

ROBERT     Pronto a che cosa?

ANDREW   Robert, sono qui per portarti via con me.

ROBERT     Oggi? Ma è domani!

ANDREW   È oggi.

ROBERT     No, domani: venerdì.

ANDREW   Venerdì è oggi!

ROBERT     Oggi è venerdì!

ANDREW   Guarda che anche se capovolgi la frase, il concetto rimane…

ROBERT     E dove è finito giovedì?

ANDREW   Sbrigati, forza: ti aspettiamo.

ROBERT     “Aspettiamo”? C’è anche Gilly con te?

ANDREW   Sì. E anche i bambini.

ROBERT     (allarmato) I bambini? Dove stanno?

ANDREW   Sta tranquillo, sono giù in macchina, li ho imbavagliati. Dammi qualche cosa da bere, ne ho bisogno. Gilly mi è venuta a prendere in ufficio con i cinque bambini, la nuova governante e il cane. Capito? Meno male che la tartaruga e il pesce rosso hanno preferito passare la serata in casa. Forse per vedere il tuo programma alla TV. Andiamo, Robert…

ROBERT     Andrew, tu devi scusarmi ma adesso non posso proprio.

ANDREW   Non puoi? Ma tu devi! Io non sono in grado di affrontare tutta quella gente che gremisce la mia automobile senza lo zio Robert.

ROBERT     Eppure dovrai essere in grado.

ANDREW   Ma per quale ragione?

CLARE        (entra in camera da letto togliendosi il rossetto con un tovagliolino) Robert, tesoro…

ANDREW   (guarda verso la camera da letto e verso Robert, poi consulta il suo orologio) Sono le cinque e mezzo: è l’ora di punta per il traffico…

CLARE        Tesoro…

ROBERT     Vengo cara…

CLARE        Sì, ti prego…

ANDREW   Ti sei messo a fare orario continuato?

ROBERT     Devi scusarmi, Andrew: ti raggiungo più tardi a Putney…

ANDREW   Stammi bene a sentire. Hai promesso ai bambini che gli leggerai le favole prima che vadano a letto: tu non puoi rimangiarti la promessa.

ROBERT     Ebbene, io me la rimangerò.

ANDREW   D’accordo: e allora scegli. O scendi con me, o te li sguinzaglio tutti quassù.

ROBERT     Sei matto?

ANDREW   Puoi scegliere, Robert.

ROBERT     È un sudicio ricatto il tuo!

ANDREW   E il tuo è un sudicio tradimento! (Si guardano con rabbia: Clare torna nella stanza da letto)

CLARE        (irritata) Ma tesoro, vieni o no? (si sdraia sul letto)

ANDREW   (alludendo a Clare) Te la immagini quella quando i miei piccoli faranno irruzione qui dentro?

ROBERT     (Calmo) E va bene: però devi aiutarmi.

ANDREW   A fare che cosa?

ROBERT     A liberarmi di lei.

ANDREW   D’accordo.

CLARE        Ma dove sei, tesoro?

ROBERT     (va in camera da letto) Senti, cara: c’è di là un mio amico, un imbecille, non so come mandarlo via: debbo uscire con lui. Mi dispiace tanto.

CLARE        Uffa! Mi ero levata il rossetto: sei proprio una frana. (va nel bagno, protestando) Ah, ma la cosa non finisce qui…

(John suona alla porta)

ROBERT     Deve essere John: fallo entrare. Non farà una scenata davanti al portiere.

ANDREW   Bene. (apre la porta) Salve, John, entri pure.

JOHN           Buonasera, signor Hunter. C’è giù il taxi del signor Danvers.

ANDREW   Faranno presto.

JOHN           Sua moglie dice che se lei non si sbriga a scendere strozzerà uno dei bambini, a caso.

ANDREW   Ah sì? Le dica che faccio subito.

JOHN           Ho visto che lei ha messo su una bella squadretta di juniores. sono cinque, eh? Giusti per una formazione di pallacanestro.

ANDREW   Meno male che lei ha pensato alla pallacanestro, John, piuttosto che al rugby che si gioca in quindici. Vuole una sigaretta?

JOHN           No, grazie.

ANDREW   Beh, arrivederci, John. (glielo dice come per congedarlo)

JOHN           Ma… il signor Robert, io credo, ha qualcosa da farmi fare. Deve aver bisogno di me.

ANDREW   Non credo… se la caverà da solo: sta ultimando una operazione di sfratto.

JOHN           (allude con aria complice a Clare) Eppure quella è arrivata solo mezz’ora fa: è stato un match particolarmente breve, oggi.

ANDREW   Forse è finito per K.O…

JOHN           (ride per l’allusione sportiva) Sì, sì… alla prima ripresa, ih, ih… Signor Hunter, io non ci capisco niente: arrivano, si accampano qui, poi vanno via disperate, in lacrime… qualcuna minaccia il suicidio… Insomma, “lui” che gli fa alle donne? Va bene che si vede spesso alla TV coi suoi consigli di cucina… ma signor Hunter, se lei fosse una ragazza, davvero andrebbe in estasi davanti a uno che ti dice “fate soffriggere lentamente e aggiungete un pizzico di malva?

ANDREW   Si vede che avrà delle virtù nascoste…

JOHN           E poi che pezzi di figliole! Lisce, tornite, tutte burro e panna, roba da fare una indigestione. E lui non ne rifiuta nessuna, ragazzina o tardona, zitella o sposata… Già, nemmeno la sposata lascia perdere, lui… A proposito, come sta sua moglie, signor Hunter?

ANDREW   Scoppia di salute, John.

JOHN           E questa qui l’ha vista? (si riferisce a Clare) Roba da Playboy!

ANDREW   No, non l’ho ancora vista.

JOHN           Beh, è uno spettacolo che merita. Certe gambe…

ANDREW   Davvero?

JOHN           Sì, sì… sono gambe… sono gambe super, non so se mi spiego.

ANDREW   Lei si spiega benissimo, John.

JOHN           Sa quelle gambe lunghe lunghe che partono dal pavimento e arrivano su, fino al sedere.

ANDREW   Molto interessante: un caso piuttosto raro, direi.

JOHN           Eh, lo credo: a mia moglie questo non succede.

ROBERT     (passando dal bagno al soggiorno) Tutto a posto… Dica al tassista che la signorina scende subito.

JOHN           Va bene, signor Danvers. (esce)

CLARE        (entra guardandosi nello specchio) Guarda come sono combinata.

ROBERT     Ma stai benissimo, tesoro.

CLARE        Sì, proprio!

ROBERT     Oh, Andrew, vorrei presentarti la signorina Finch… Clare, il signor Andrew Hunter… È l’editore della rivista alla quale collaboro ogni settimana, sai… (i due si stringono la mano) Andrew, la signorina va via…

ANDREW   Oh, che peccato…

CLARE        Eh già… Lieta di averla conosciuta, signor… m… m…

ANDREW   Arrivederla, signorina… hm… mm…

ROBERT     Ciao Clare, tesoro…

CLARE        Ciao, disgraziato.

ROBERT     Sono certo che farai un matrimonio felicissimo.

CLARE        Ti inviterò alle nozze, ma non presentarti col solito tostapane o con un tuo libro di cucina con dedica.

ROBERT     Posso baciare la sposa? (la bacia) Ti telefono dopo la luna di miele.

CLARE        Sì, ma non prima: lui ci tiene alle forme. (esce)

ANDREW   Sei proprio un bruto. Col sesso ti regoli come con l’assaggio dei vini: un gargarismo e poi li sputi!

ROBERT     (non lo fila per niente) Allora, programma della serata: prima le favole ai bambini, poi una festa, vero?

ANDREW   Sì.

ROBERT     Smoking o abito scuro?

ANDREW   Abito scuro: è soltanto un party.

ROBERT     (indica i drinks) Fa il pieno che intanto mi cambio. Dov’è questo party? (si cambia durante la scena seguente)

ANDREW   Qui vicino, dopo l’incrocio di Kings Road.

ROBERT     Che diavolo? E intanto mi trascini fino a Putney per leggere un giornaletto ai bambini?

ANDREW   Non fare storie, Robert. Lo sai che se i ragazzi associano la tua presenza alla televisione si addormentano subito. È l’ABC della psicanalisi!

ROBERT     E così quei mocciosi mi costringono a sorbirmi i fumetti dell’elefante Ba-Bar che, alla fine, viene premiato con un sacchetto di mele, capirai!

ANDREW   Robert, ma si tratta d’un elefante! Cosa dovrebbero dargli, una sigaretta alla marijuana?

ROBERT     Sono proprio stufo.

ANDREW   La verità è che devi piantarla con questa vita da dongiovanni. Quanti anni hai, Robert? Diciamo quaranta… e quanti?

ROBERT     Sì, press’a poco.

ANDREW   Bene, una cifra esatta! Senti, se continui così un giorno o l’altro, tac… (fa schioccare le dita) stecchito fra le braccia di una ragazza idiota che seguiterà a dire: “Robert, tesoro, sei un po’ freddino oggi…”

ROBERT     Meglio così che morire vecchio e rimbambito, al guinzaglio di una donna che poi si gode la mia polizza sulla vita.

ANDREW   Che buffo? Voi donnaioli non fate che disprezzare le donne.

ROBERT     Disprezzarle? Scherzi? La vista di una bella donna desiderabile e ben disposta è eccitante almeno quanto un carrello di pietanze preparate dai più grandi cuochi della storia.

ANDREW   Hai mai provato a fare amicizia con una bella figliola?

ROBERT     Amicizia? L’anatra all’arancia non vuole diventare tua amica, vuole soltanto essere mangiata.

ANDREW   Se scrivi questo in uno dei prossimi numeri della mia rivista, ti licenzio. Le nostre lettrici non gradirebbero il paragone con le anatre.

ROBERT     Ma all’arancia, Andrew!

ANDREW   (tira fuori delle carte) Tieni, è per te.

ROBERT     Che è?

ANDREW   Il biglietto d’aereo per Lione… la tessera per la fiera del vino a Macon e i tuoi appuntamenti per tutto il periodo.

ROBERT     Grazie, mettili là.

ANDREW   Quando avrai concluso l’assaggio dei vini, un nostro redattore ti intervisterà.

ROBERT     Va bene.

ANDREW   Solita roba… con fotografie a colori mentre consumi un pasto di classe.

ROBERT     D’accordo: il conto a carico tuo.

ANDREW   Una delle foto sarà un primo piano: forchetta verso la bocca e strizzata d’occhio. Per la copertina del supplemento “Cibi e vini”.

ROBERT     Ottima idea: boccone in bocca e occhio strizzato… Gastronomia ed erotismo…

ANDREW   Se tutte le tue… ex anatre ne comperano una copia per amore del passato possiamo raddoppiare la tiratura. (Robert si sfila i pantaloni) Originali quelle mutande: sono sul conto della mia rivista anche loro?

ROBERT     No… è stato un regalo. Ti piacciono?

ANDREW   Non me ne intendo. Debbo supporre che mutande del genere, appartengano al bagaglio dei grandi seduttori?

ROBERT     No, Andrew… (indica se stesso) Quando sei arrivato a questo punto della navigazione, il porto è vicino. Voglio dire, puoi calare l’ancora.

ANDREW   E c’è ancora chi dice che l’emancipazione femminile è in progresso…

(Paulette, arrivata sul pianerottolo, suona il campanello)

È Gilly! Sarà una belva!

(apre la porta mentre Robert corre in bagno)

PAULETTE   Prego, monsieur Hunter! Dice madame che lei deve discendere subito. I bambini esigono…

ANDREW   Sì, certo, entri. (ad alta voce) Robert, quanto ti manca? Gilly, vuol sapere…

ROBERT     (dal bagno) Ciao, Gilly! (sporge la testa) Mi sto mettendo il vestitino della festa e… Oh! (sgrana gli occhi)

PAULETTE   Bon soir. I bambini aspettano con ansia le bon papa…

ROBERT     Ah, le bon papa… lui…

ANDREW   Questa è Paulette. Bada lei ai ragazzi.

ROBERT     Ma come la possono apprezzare quegli innocenti? Faccio in un attimo, signorina… Andrew, offri da bere alla signorina Paulette… si accomodi, prego. (torna in camera da letto)

ANDREW   Berrà un’altra volta, Paulette. Adesso corra giù da mia moglie. Le dica che scendiamo subito.

PAULETTE   Oui, monsieur… Madame dice…

ANDREW   Vada per piacere… vite… schnell… quick… scelga lei.

PAULETTE   Oui, monsieur. (esce lasciando aperta la porta)

ROBERT     (si controlla faccia e ventre di profilo allo specchio. Parla venendo verso il soggiorno) Très bien, Paulette… Spero che il mio amico le abbia fatto buona compagnia… Ma dov’è andata?

ANDREW   L’ho mandata giù, alla macchina.

ROBERT     Ma no, tutto sbagliato!

ANDREW   Non piangere. La vedrai tra un minuto. Non sarà invecchiata troppo nel frattempo.

ROBERT     Quella ragazza è uno schianto…

ANDREW   Ah, davvero?

ROBERT     Ma come fai a restare lì, indifferente? (Andrew scrolla le spalle) Adesso capisco perché gli uomini sposati vivono più a lungo: sono già mezzi morti…

ANDREW   Ascoltami bene, Robert: io so apprezzare una bella ragazza esattamente quanto te… Solo che non mi faccio prendere dall’epilessia.

ROBERT     (ride) Lo so, lo so: è l’indifferenza che prelude all’impotenza.

ANDREW   Spero di aver capito male.

ROBERT     Ma certo! Altrimenti perché avresti procreato così in fretta? Per metterti al sicuro! L’ultima raffica di fecondità prima del silenzio.

ANDREW   (offeso) E allora vogliamo parlare di te, gran conoscitore di donne, di vini e di pietanze di contorno? Se tu non ti barricassi ogni settimana in quella clinica dell’Hampshire per il controllo della carburazione avresti già fuso le bronzine da un bel pezzo.

ROBERT     Ah, è così? E perché non ci vai anche tu? Mi sembri un po’ allentato di ammortizzatori.

ANDREW   E le tue povere arterie indurite? Il sangue ci passa per scommessa. Sei bolso, Robert!

ROBERT     Tocca qua: tutto muscolo!

ANDREW   È lardo, vuoi dire!

ROBERT     Senti chi parla! Ossa e tendini…

ANDREW   Mi fai ridere: sono scattante come un ghepardo.

ROBERT     Cinque sterline che sono più in forma di te!

ANDREW   Solo cinque? Vuoi risparmiare! Scegli il giorno e il luogo.

ROBERT     Adesso e qui.

ANDREW   D’accordo. Sono pronto.

ROBERT     Ma tua moglie non ti sta aspettando?

ANDREW   Al diavolo anche lei! Tu sei lo sfidante, a me tocca la scelta dell’arma.

ROBERT     Scegli.

ANDREW   Flessioni sul pavimento.

ROBERT     Vuoi dire “così”? (fa il gesto con le braccia)

ANDREW   Esatto. Non ho mai guadagnato cinque sterline con tanta facilità. Quasi un furto.

ROBERT     Allora facciamo dieci, se sei tanto sicuro.

ANDREW   No: sarebbe come rubare a un poppante.

ROBERT     Il poppante è pronto! (si toglie la giacca, imitato da Andrew)

ANDREW   Pronti? Al via si parte. Il primo che molla o che perde l’equilibrio paga. D’accordo?

ROBERT     D’accordo. (Sono ambedue indecisi e preoccupati)

ANDREW   Che aspetti?

ROBERT     Aspetto te.

ANDREW   Io sono pronto.

ROBERT     Incominciamo. (si inginocchiano. Robert è dietro il divano)

ANDREW   Pronti? Ma vieni qua, voglio tenerti d’occhio. Pronto?

ROBERT     Ma sì. Pronto!

ANDREW   A posto?

ROBERT     A posto.

ANDREW   Via!

(fanno due flessioni contando. Andrew si muove appena)

ROBERT     Tu non ti abbassi completamente! (sono arrivati a cinque quando Paulette entra nell’appartamento. Robert imbroglia toccando il pavimento con le ginocchia)

ANDREW   Tira su quelle ginocchia da terra! (Andrew è il più stanco: Paulette guarda strabiliata)

PAULETTE   Monsieur Hunter… pardon, chiedo scusa… (batte sulla spalla di Andrew che, a quel lieve tocco si abbatte sul pavimento)

ROBERT     Ho vinto io. (si alza)

ANDREW   Non vale: sono stato colpito da un estraneo.

ROBERT     Tu cerchi delle scuse… (A Paulette, ansimando) Vuol bere qualcosa… senza complimenti, cara…

PAULETTE   Madame è in molta collera, monsieur.

ROBERT     (Indicando Andrew che per l’affanno non riesce a parlare) Monsieur scenderà subito… Come stai vecchio rudere? Sei in riserva, eh?

ANDREW   (si alza a fatica e dà a Robert cinque sterline) Spero che ti vergognerai di accettare del denaro vinto slealmente.

ROBERT     Non mi vergogno. (intasca)

ANDREW   (Senza fiato) Oh Dio… Gilly… mia moglie… i bambini! (sbaglia porta; va al bagno)

ROBERT     Dove vai? Sei in un banco di nebbia. (lo indirizza verso il pianerottolo) Sempre dritto per sud-sud est.

(Andrew esce barcollando. Paulette fa per seguirlo ma Robert la trattiene)

Un minuto, Paulette: mi darebbe una mano? (si fa aiutare a rimettere a posto il tavolino da tè, spostato per la gara di flessioni)

PAULETTE   Prego, monsieur.

ROBERT     Mi dica, lei capisce bene la nostra lingua?

PAULETTE   Solo un pochino.

ROBERT     Un pochino, ma è bravissima, invece…

PAULETTE   Grazie, signore.

ROBERT     Mi dica: le piace la cucina spagnola?

PAULETTE   Je l’adore!

ROBERT     (Le dà un biglietto da visita) Questo è il mio telefono… Mi chiami! È molto importante…

PAULETTE   Perché?

ROBERT     Per la paella. La faccio io: 24 ore di preparazione.

PAULETTE   Lei è molto gentile. Potrò io ricambiar la sua cortesia?

ROBERT     Potrà se vorrà! Ma lei è proprio un sogno…

PAULETTÈ   Oh, come questo è charmant, signore, un sogno! Ma i sogni svaniscono all’alba, no?

ROBE:RT    È vero, però prima che albeggi… Da quanto tempo è in Inghilterra?

PAULETTE   Una settimana.

ROBERT     Soltanto? Ma allora non ha ancora visto niente, Paulette! Mi permetta di sedurla… volevo dire di condurla… Oh, che gaffe… che lapsus… Cara… bellissima… uno schianto…

(Escono. La luce cala fino al buio, sullo schermo in ribalta una festa hippy. Non si sentono voci ma solo una canzone. Dal totale scatenato dei ragazzi, uno zoom su Robert che con gesti estremamente enfatici, dimostra come si prepara un cocktail. Lo fa assaggiare a Marion che beve e lo ricompensa con un bacio sulla guancia. Quando la proiezione finisce e lo schermo scompare, la luce si riaccende perché Robert, tornando a casa, gira l’interruttore del soggiorno)

Eccoci qua: dammi la tua roba.

(Lei lo ignora e si mette a curiosare nel soggiorno. Consulta il suo orologio e lo confronta con la pendola. Lui si controlla nello specchio poi va a mettere un disco. Vedendosi osservata da lui, Marion sorride e continua a studiare la stanza con distaccata curiosità. Non è né sorpresa né impressionata. Robert, pur restando nei limiti della correttezza, reprime l’eccitazione che gli viene dalla quasi certezza di poter possedere una donna nuova e attraente)

Beh, c’è la tua approvazione?

(Lei alza le spalle)

Mi pare che non manchi nulla, eh?

(Lei lo guarda interrogativamente)

Vuoi bere? (lei annuisce) Che preferisci?

MARION    Chissà quanto c’è da scegliere, eh?

ROBERT     Siamo ben forniti.

MARION    Per esempio?

ROBERT     Sherry, cognac, whisky scozzese, bourbon, liquori dolci e secchi; vodka, Dubonnet, Campari, Slivovitz, Porto, saké, tequila, champagne. È tutto.

MARION    Niente grappa?

ROBERT     No, ma nell’armadietto del bagno ci deve essere dell’alcool denaturato.

MARION    Mi dia un po’ di tutto.

ROBERT     Non mi sembra un gran cocktail.

MARION    Sì, ma posso averlo?

ROBERT     Se proprio vuoi…

MARION    (si sfila il cappotto) Diciamo whisky.

ROBERT     Acqua o soda?

MARION    Liscio.

ROBERT     Dammi il cappotto.

MARION    Faccio da sola. Dove?

ROBERT     In quell’armadio.

MARION    (va ad appendere il cappotto) Vorrei un bicchiere d’acqua.

ROBERT     (va in cucina mentre Marion, seguitando nella sua ispezione, apre senza far rumore la porta di casa ed esce sul pianerottolo. Così la scopre Robert che arriva dalla cucina)

Cos’è che non va?

MARION    Niente.

ROBERT     Te ne volevi andare?

MARION    Stavo guardando.

ROBERT     Fa’ pure, se vuoi.

MARION    Che cosa?

ROBERT     Dico, se te ne vuoi andare…

MARION    Se vuole che me ne vada…

ROBERT     Ma no che non voglio… (lei riflette, poi chiude l’uscio) E allora, il tuo whisky? (Ritornano nel soggiorno)

MARION    (riferendosi all’arredamento) Le escono da tutte le parti, eh?!

ROBERT     Che cosa?

MARION    I soldi.

ROBERT     Beh, diciamo che me la passo discretamente.

MARION    Ci avrei giurato.

ROBERT     (le porge il bicchiere) Tieni.

MARION    (beve il whisky tutto d’un fiato poi brinda) Cin cin.

ROBERT     Siedi qua. (le indica una sedia ma lei, deliberatamente, sceglie il divano lasciando posto anche per lui. Lui se ne accorge e siede su una poltrona di fronte a lei. Lei nota la manovra e guarda l’orologio) Ma che festa era quella? Ti capitano spesso riunioni del genere?

MARION    E a lei?

ROBERT     A me no. È gente che non vorrei avere alla porta accanto. Un fracasso… (lei ridacchia) Quello che suonava la batteria spaccava proprio le orecchie.

MARION    Sì, è un tacchino.

ROBERT     Come?

MARION    Un fanatico: è stato in giro con un complesso pop e si è montato.

ROBERT     Ho capito.

MARION    Di mestiere fa il “mochettaro”.

ROBERT     Che?

MARION    Sa, quelli che mettono le moquettes per le case. Prima suonava meglio. Me ne dà un altro?

ROBERT     Certo. (le prende il bicchiere)

MARION    Mi dà una sigaretta?

ROBERT     Oh sì, scusami. (gliene offre una)

MARION    (l’accende e aspira) È liscia?

ROBERT     In che senso?

MARION    (mostrando la sigaretta) Tabacco e basta? Niente strappa?

ROBERT     (realizza) Ah? Eh? Si, tabacco e basta: sono un vizioso, scusami. Ma tu, prima, te ne volevi andare?

MARION    Lei crede di sì?

ROBERT     Io credo di sì.

MARION    Cercavo il suo nome sulla porta.

ROBERT     Perché?

MARION    Per saperlo.

ROBERT     Vuoi dire che non sai come mi chiamo?

MARION    Eh già.

ROBERT     E nemmeno sai che faccio?

MARION    Dovrei saperlo, dice?

ROBERT     Credevo che tu mi avessi riconosciuto, alla festa… quando sei venuta via con me.

MARION    Allora, come si chiama?

ROBERT     Io sono Robert Danvers. (si aspetta una reazione che non viene, perciò ripete usando la “dizione sigla” dei suoi programmi televisivi) Sono Robert Danvers al vostro servizio.

MARION    In che senso?

ROBERT     Niente, come non detto. Del resto, diciamolo pure, alle feste di quel tipo nessuno fa delle presentazioni ufficiali. Te lo immagini, in quello scantinato, un maggiordomo sulla porta che batte la mazza per terra e annuncia: “Il signor Robert Danvers!” (ancora nessuna reazione di lei) Comunque, in quel putiferio, nessuno avrebbe sentito… E tu come ti chiami?

MARION    Marion.

ROBERT     (con esagerato entusiasmo) Ma è un nome bellissimo!

MARION    (stupita) Dice a me?

ROBERT     Senti, lì alla festa eri sola… dico, non stavi con nessuno?

MARION    Beh, parlavo un po’ con tutti, no?

ROBERT     (ironico) Ah, lo chiami “parlare”?

MARION    Poi è arrivato lei e mi ha sequestrata.

ROBERT     No, mettiamo le cose in chiaro: a una strana festa mi viene davanti una strana ragazza e mi fa “Lei abita lontano?” Io rispondo “Dieci minuti a piedi o due minuti in taxi.” E allora lei: “Prendiamo il taxi”. Beh, non direi proprio che ti ho sequestrata io…

MARION    Ma io volevo sapere soltanto dove abitava e non come ci si arrivava. L’iniziativa è stata sua.

ROBERT     Beh, lasciamo perdere.

MARION    Scommetto che le stava per venire l’infarto quando ho accettato di venire qua… Me ne dà un altro? (allunga il bicchiere)

ROBERT     Hai deciso di sbronzarti?

MARION    Figuriamoci, ci vuole altro!

ROBERT     (le riempie il bicchiere) È un po’ meglio, no, della robaccia che bevevi alla festa?

MARION    Che c’entra? Quella era una mistura fatta in casa.

ROBERT     Con che cosa?

MARION    Con quello che c’è, no? I ragazzi portano le bottiglie e le vuotano tutte nella vasca da bagno.

ROBERT     Capisco: ma c’era una ragazza scalza che passeggiava nella vasca.

MARION    Uh, quella!!! Tutta bocca e tette… Deve sapere che un cretino che lei aveva rimediato per strada s’era impegnato ad asciugarle i piedi con la lingua dopo quel pediluvio… Sono certi fanatici quei tipi là!

ROBERT     Certo non è gente che bada troppo alle convenzioni sociali.

MARION    E poi sono rimasti fregati tutti e due perché lei è scivolata nella vasca e s’è bagnata completamente e lui ha dovuto asciugarla tutta…

ROBERT     Sempre con la lingua?

MARION    Sì, e si è sbronzato. Posso averne un altra? (gli porge il bicchiere vuoto)

ROBERT     Visto che sei decisa a fare il pieno, perché non ci mangi sopra qualcosa? Magari una cosetta ben preparata?

MARION    Perché, lei sa cucinare?

ROBERT     (cita se stesso) “Un amico fedele nella vostra cucina”! (nessuna reazione)

MARION    Mi dia un pezzo di pane.

ROBERT     Pane e basta?

MARION    Pane secco: assorbe i liquidi. (Robert va in cucina) Posso levare questo strazio? (si riferisce al disco)

ROBERT     Non ti piace?

MARION    Mica troppo.

ROBERT     Eri sola?

MARION    Come?

ROBERT     Alla festa.

MARION    E lei?

ROBERT     L’ho chiesto a te.

MARION    Io l’ho chiesto a lei, no?

ROBERT     (torna dalla cucina con un coltello da pane) Va bene, io non ero solo. Stavo con certi amici ma poi li ho persi di vista. Avevamo sbagliato festa, un errore di porta, credo. (torna in cucina)

MARION    Io l’avevo capito che lei non era dei nostri, ma chi ci fa caso? Certe ragazze si tirano dietro i tipi più incredibili…

ROBERT     (rientrando) Davvero? Pensa che io credevo di essere l’unica persona normale là dentro.

MARION    Beh, dipende da che cosa lei intende per normale.

ROBERT     Sarà così. Il palazzo era quello ma siamo finiti in un altro appartamento. La vostra festa era in cantina, la mia all’ultimo piano.

MARION    Sì, l’attico: dove abitano quelle mummie…

ROBERT     Ecco il pane.

MARION    Grazie, me ne basta una fetta.

ROBERT     Con chi stavi?

MARION    Con nessuno, perché?

ROBERT     Chi ti ci aveva portata?

MARION    Nessuno, perché?

ROBERT     Sto cercando di indovinare il tipo col quale potresti essere andata alla festa.

MARION    Perché?

ROBERT     Mi interessa.

MARION    In che senso?

ROBERT     Alle domande rispondi sempre con altre domande?

MARION    E non lo fa anche lei?

ROBERT     Certo. Vuoi bere ancora?

MARION    Che, mi vuole far sbronzare, adesso? Lo sa che se mi sbronzo faccio paura?

ROBERT     Se è per questo riesci a spaventarmi anche se bevi acqua minerale.

MARION    Ancora, per piacere. (porge il bicchiere che lui riempie)

ROBERT     Stava con te quel tipo col quale parlavi in cucina, quando sono entrato io?

MARION    Lei vuol dire quello che mi sbaciucchiava?

ROBERT     Diciamo così.

MARION    (guarda l’orologio) No, quello era lì per combinazione.

ROBERT     Ma poi lo hai mollato quando sei venuta accanto a me?

MARION    Per forza, no?

ROBERT     (le riempie il bicchiere e va a sedersi accanto a lei sul sofà, rilassato. Lei guarda l’orologio) In quelle feste, per la verità, uno potrebbe portarsi dietro il monumento a Nelson e nessuno se ne accorgerebbe… (la battuta non fa ridere Marion) Ma che diavolo di ballo stavate facendo?

MARION    Quale ballo?

ROBERT     Non so: tremavate tutti, ma senza fare un passo. Proprio davanti a me una ragazza… sembrava che le fosse caduta una sigaretta accesa nella scollatura e che lei cercasse di liberarsene.

MARION    Ah, quello così. (ripete, stando seduta, i movimenti del ballo, ma si versa addosso un po’ di whisky)

ROBERT     Attenta!

MARION    Presto, prima e si asciughi! (col fazzoletto lui asciuga lentamente)

ROBERT     (rimangono per un attimo vicini, si sorridono, poi lui tende la mano con la bottiglia) Ne vuoi ancora?

MARION    Grazie. (si accorge che lui sorride) Che c’è da ridere?

ROBERT     Niente. Pensavo che si va a ballare per conoscere gente nuova e non per stare lì, ognuno per proprio conto, ad agitare gambe e braccia senza senso.

MARION    Ma uno va a ballare per ballare. Agitare gambe e braccia vuol dire ballare, no? Se uno vuol fare conversazione, toglie la musica e parla, no?

ROBERT     Sì, sì, certo. Dei giovani d’oggi si può dire tutto tranne che si servano del ballo per abbracciarsi, come usava una volta. (le porge il bicchiere e le si avvicina di più)

MARION    Lei parla come mio padre.

ROBERT     (accusa il colpo e cerca un contegno) Davvero?

MARION    Che, si è offeso?

ROBERT     Io? No, no, hai ragione.

MARION    Ma lei si è offeso.

ROBERT     No, davvero…

MARION    Allora perché si è allontanato?

ROBERT     Io? No… forse per stare più comodo. (lei ridacchia) E poi ti guardo meglio. Sei carina da guardare, sai… (lei, fa una smorfia) Te l’assicuro, sei formidabile…

MARION    Ah, sì?! (guarda l’orologio)

ROBERT     Devi tornare a casa?

MARION    Perché?

ROBERT     No… siccome seguiti a guardare l’ora…

MARION    Sto cronometrando.

ROBERT     Cronometrando che cosa?

MARION    Beh, lei mica mi avrà portata qui solo per guardarmi!

ROBERT     Sei stata tu a portarmi qui.

MARION    Oh, povero innocente! Tra un momento chiamerà aiuto!

ROBERT     Se sarà necessario lo farò.

MARION    Lo sa che lei è proprio di un’altra epoca? Quando in cucina lei scoprì che mi sbaciucchiavo con Brian, la sua faccia era uno spettacolo incredibile… come un bambino che vede un lecca lecca… Poi mi fa venire qua e aspetta nove minuti e trentadue secondi prima di dire una cosa che, magari alla lontana, riguarda il sesso…

ROBERT     Ma che stai dicendo?

MARION    Perché? Non è vero che voi di quell’epoca là parlate un po’ dì sesso prima di venire al dunque? Dev’essere per creare l’atmosfera, credo.

ROBERT     L’atmosfera per “chi”?

MARION    Per la ragazza, penso. Perché voi siete già pronti alla cosa. È per questo che lei ha voluto portare il discorso su me e su Brian che facevamo i giochetti in cucina: per provocare la mia memoria sessuale.

ROBERT     Va’ avanti!

MARION    Poi, dopo aver portato il discorso sul sesso, lei si è messo a sedere accanto a me. Una manovra che ha richiesto venti secondi. Allora io, rovesciandomi addosso la bibita, le ho facilitato l’operazione e lei si è sentito più sicuro, eh? Tanto sicuro che, per scaricare l’emozione, ha dovuto farsi un paio di risatine. Però siccome a quel punto lei pensava che la cosa era fatta, io ho voluto metterla in crisi paragonandola a mio padre. Attacco di sinistro, doppiato da un gancio di destro, fermato da un colpo d’incontro… Nulla di fatto, si ricomincia. Lei torna alla carica con un complimento. Niente male. Ma un complimento già me lo aveva fatto prima, pure se io l’avevo schivato.

ROBERT     Quando?

MARION    Quando aveva detto: “Marion è un nome bellissimo”. Troppo smaccato. Se fossi in lei, toglierei quella battuta dal copione.

ROBERT     Tu dici?

MARION    Sì è meglio.

ROBERT     Va bene, taglio.

MARION    Lei dev’essere proprio un caso unico. Tutti i ragazzi che conosco io mi sarebbero saltati addosso prima ancora di passare per quella porta, mica hanno voglia di perdersi in chiacchiere, loro. Vanno in giro coi blue jeans e i giubbotti di pelle e aspettano che noi ragazze diamo un’occhiata alla merce e la scegliamo. Ma lei non ha troppa roba da mettere in mostra, per forza deve portarmi a casa sua, mostrarmi che ha la grana e poi lasciar cadere il discorso sulla sua posizione sociale in modo che io il giorno dopo io corra dalle mie amiche e possa strillare come un’oca: “Ohi, ragazze, indovinate un po’ da chi ho ricevuto il miracolo, stanotte.” (pausa)

ROBERT     Non ti vado giù per niente, eh?

MARION    Io lei non la conosco.

ROBERT     Dico: il mio aspetto non ti piace.

MARION    (alza le spalle) Beh, non è di primo pelo, lei…

ROBERT     E allora perché sei venuta con me?

MARION    E lei perché?

ROBERT     Perché il tuo aspetto mi è piaciuto subito.

MARION    E pensava di portarmi a letto.

ROBERT     È la stessa cosa, detta con parole diverse.

MARION    Dev’essere così.

ROBERT     E allora: perché sei venuta con me?

MARION    Perché lei era diverso dagli altri, là dentro.

ROBERT     Capisco: e se adesso mi comportassi come gli altri, quale sarebbe la tua reazione?

MARION    Oh, adesso vuol giocare sul sicuro… vuol conoscere il risultato prima di fare la sua brava puntata, eh? Quante probabilità pensa di avere, sentiamo.

ROBERT     Per essere così giovane fai un uso molto preciso delle parole.

MARION    Lei vuol dire che ho le idee chiare?

ROBERT     Posso farti una domanda senza che tu mi risponda con un’altra domanda?

MARION    Dipende.

ROBERT     Perché giochi a “tira e molla” con me? E mi ecciti e mi geli in continuazione?

MARION    Sa, la legge della domanda e dell’offerta. Se c’è richiesta sul mercato chi ha la merce è in vantaggio. Adesso la merce sono io, no?

ROBERT     E preferisci restare chiusa nel magazzino.

MARION    Sì, per un po’ di tempo. Per far salire il prezzo.

ROBERT     Insomma, fai i tuoi calcoli.

MARION    E lei non li fa?

ROBERT     Sì, ma con un minimo di eleganza, che diavolo!

MARION    Mi vuole sposare, lei?

ROBERT     Come?

MARION    Non vuole?

ROBERT     No.

MARION    Allora mi vuole pagare?

ROBERT     Pagare? Dico, non, sarei mica una…

MARION    Lo dico solo per l’esattezza. Lei non vuole compromettersi con un matrimonio e, nello stesso tempo è troppo avaro per passarmi un po’ di talleri…

ROBERT     Non è questione di avarizia!

MARION    Ho capito: se lei pagasse, la sua virilità sarebbe mortificata. Così cerca un affare d’oro: nessun rischio e zero uscite! Accidenti, nemmeno Paperone!

ROBERT     Il tuo ragionamento si riferisce a un baratto sessuale che è passato di moda..

MARION    Da quando?

ROBERT     Noi non siamo qui per scambiarci sesso e affetto al prezzo più alto, no? Sono cose che marciano da sole, per conto loro. Siamo due persone adulte e consapevoli che vorrebbero passare qualche ora piacevole, qualche ora insieme. (lei con le dita sulle labbra fa un suono come di bolle) Che, stai facendo?

MARION    È l’unico modo per commentare queste vecchie fesserie.

ROBERT     Ma io sto parlando sul serio.

MARION    Lei è fenomenale: da quanto tempo va in giro a raccontare alle donne queste cose?

ROBERT     Hai un modo di fare che leva il gusto di essere maschio e femmina. Sai, il corteggiamento astuto, le schermaglie d’amore e poi il piacere, alla fine, da dividere in parti uguali. Qualcuno dice che la donna riesca addirittura a superare l’uomo.

MARION    Vuol dire che io potrei godere quanto lei?

ROBERT     Forse di più! (lei lo squadra trattenendosi dal ridere) Certo, sei più bella si me, ma questo non c’entra. Un uomo, un uomo maturo, può offrire a una donna qualcosa di meglio di un aspetto piacevole, non ti pare?

MARION    Fantastico! Mi diverte il suo richiamo, all’antica, ai miei istinti femminili! Il meraviglioso sacrificio di immolarsi per la gioia del prossimo! Il quale prossimo, nel migliore dei casi, aspetta che tu ti immoli e poi chiama un taxi. È poetico, no?

ROBERT     (la fissa un attimo) Quanti anni hai?

MARION    Diciannove.

ROBERT     Dio mio…

MARION    E lei?

ROBERT     Sigaretta? (gliene porge una e, mentre sta per accenderla, si accorge del suo sguardo fisso. Si china e la bacia lentamente)

MARION    Cos’è? Il gong di inizio?

ROBERT     È solo un gesto di affetto.

MARION    Scommetto che l’ha fatto tante volte che ci crede per davvero. Ma io corro un brutto rischio.

ROBERT     Tu sai difenderti da sola.

MARION    Lei crede?

ROBERT     Ne sono certo.

(Le va vicino. Lei lo fissa, lui la bacia dolcemente. Poi con passione. Lei guarda passivamente il soffitto. Piange in silenzio. Lui se ne accorge e le asciuga una lacrima)        

Mi dispiace, io…

(Lei gli getta le braccia al collo e lo attira sopra di sé. Nel bacio lei è sopraffatta dai singhiozzi. Lui si alza e la guarda preoccupato)

MARION    Sa, quella festa…

ROBERT     Beh?

MARION    Era la “mia” festa.

ROBERT     La tua?

MARION    Sì, in pratica io abito là.

ROBERT     E che importanza ha?

MARION    Sa… quel ragazzo della batteria…

ROBERT     Quello che faceva quel chiasso orrendo…

MARION    Sì, ma prima era bravo…

ROBERT     Il “mochettaro”…

MARION    Sì, il “mochettaro”…

ROBERT     E allora?

MARION    Si chiama Jimmy.

ROBERT     Caspita!

MARION    Era anche la “sua” festa.

ROBERT     Vuoi dire che state insieme, tu e lui?

MARION    Prima.

ROBERT     E adesso?

MARION    L’ho mollato.

ROBERT     Stasera?

MARION    Sì. E non lo voglio più vedere.

ROBERT     Ho capito: non sai dove andare.

MARION    Già.

ROBERT     (una pausa. Con gentilezza) E la tua famiglia?

MARION    Sta a Kingston.

ROBERT     Va bene, non ti preoccupare. Tu dormi qui e domattina, dopo il caffellatte, prendi il tuo autobus per la contea di Kingston.

MARION    I miei stanno a Kingston nella Giamaica.

ROBERT     (deluso) Oh…

MARION    Posso restare qualche giorno mentre mi cerco una stanza?

ROBERT     Mi dispiace, non è possibile.

MARION    Sarò carina con lei… comprensiva.

ROBERT     Grazie: è la proposta più romantica che abbia mai avuto.

MARION    Allora, mi vuole o no?

ROBERT     Certo che ti voglio!

MARION    Dunque, posso rimanere per un po’?

ROBERT     Senti, facciamo una cosa: decidiamo tutto domani mattina. Che ne dici?

MARION    Grazie. (Si appoggia a lui piagnucolando di sollievo. Lui la tiene fra le braccia) Sa, io prima andavo con un amico di Jimmy, un certo Mark. Questo Mark, all’improvviso cominciò a trattarmi male e allora Jimmy mi disse di piantare Mark e di andare a vivere con lui. Da un po’ di tempo però anche Jimmy è diventato insopportabile, sa… E allora Brian, quello che in cucina mi baciava quando lei è entrato, mi voleva convincere a mettermi con lui. Brian è grande amico di Jimmy e allora io gli faccio “Perché mi parli così?” E lui mi risponde che glielo aveva chiesto Jimmy per farmi fuori, a causa di Julie. Julie era la ragazza di Brian, ma adesso se l’era presa Jimmy come Jimmy aveva fatto prima con me. Insomma, mi passavano dall’uno all’altro come si fa con un piatto di dolci. Sa, “prendi un bignè” e poi via. Mica è divertente, farsi servire in giro. (singhiozza)

ROBERT     (la conforta con dolcezza) Non ci pensare più. Oramai hai chiuso con quelli là… (la bacia delicatamente. Lei tira su col naso e se lo asciuga col dorso della mano) Tieni, soffia. (le porge il fazzoletto, poi va in camera da letto, tira via la sovraccoperta e accende la luce. Ritorna) Allora, che cosa posso offrirti? Vuoi un po’ di torta? (Lei fa di no con la testa) Un po’ di cianuro per il tuo ragazzo? (lei sorride)

MARION    Lei è molto buono. Grazie.

ROBERT     (siede accanto a lei) Adesso sei qui con me al calduccio… (il suo braccio risale dietro le spalle di lei) Va meglio?

MARION    Sì, va meglio. (il suo sorriso si spegne)

ROBERT     E andrà sempre meglio. (la bacia e intento si sfila una scarpa: qualche difficoltà nello sfilamento, sicché il bacio deve prolungarsi)

MARION    Dov’è il bagno?

ROBERT     Di là. (altro bacio, altra scarpa)

MARION    (si alza) Presto passeremo il confine: è meglio che ci vada subito.

ROBERT     Nessuno potrebbe accusarti di essere troppo romantica, eh?!

MARION    Ma non è questo che vuole, lei?

ROBERT     Sì, ma con un minimo… come dire… di garbato interesse alla cosa, ecco.

MARION    Insomma dovrei pure provarci gusto?

ROBERT     Sai, questo in genere è l’obiettivo dell’esercitazione.

MARION    Dice che non se ne potrebbe fare a meno, stavolta?

ROBERT     (sorride con sicurezza virile) Si vedrà. (la prende fra le braccia e la depone sul letto) Qui si sta meglio, è vero?

MARION    Lei non sarà mica un pervertito, eh?

ROBERT     Io, perché?

MARION    Questo letto è una griglia per l’arrosto. (salta giù dal letto)

ROBERT     Ma no!

MARION    Senta qua. (lui tasta il lenzuolo e stacca la spina)

ROBERT     Ah, la coperta elettrica… Forse stamattina la cameriera, rifacendo il letto, ha girato l’interruttore. (scuote le lenzuola mentre lei torna in salotto) Si raffredda subito. Ma dove vai?

MARION    Senta: lo so che sono stata io a correrle dietro, ma…

ROBERT     Non ti preoccupare: ci sono abituato.

MARION    Ecco, proprio per questo non voglio che lei abbia una delusione.

ROBERT     Lascia perdere: l’importante è che non ti deluda io. E sta tranquilla che non ti deluderò.

MARION    Ci scommetterebbe anche la camicia?

ROBERT     La camicia e tutto il resto. (fa per prenderla in braccio un’altra volta)

MARION    Mi è venuta un’idea. Tiriamo a sorte: se viene testa lo facciamo e io prometto che prenderò parte alla cosa, se viene croce lasciamo perdere.

ROBERT     Ma neanche per sogno!

MARION    Andiamo: o tutto o nulla. E più divertente.

ROBERT     Ma se, come dici, puoi prendere parte alla cosa dopo il sorteggio, perché non puoi anche prima?

MARION    Certo che potrei, ma non voglio! Via, non sia fifone… tiriamo la moneta… È un bel giochetto.

ROBERT     Bello? Ho tutto da perdere e niente da guadagnare.

MARION    Eppure lei ha qualcosa da guadagnare: glielo prometto.

ROBERT     (ride) Va bene, tiriamo la moneta. Testa, partecipazione reciproca e tutto il resto, va bene? Croce, tu dormi qui (indica il letto) e io nello stanzino. È una scommessa abbastanza leale per te?

MARION    Per me sta bene.

ROBERT     Lo sai che ci hanno già fatto un film su questa situazione? Se usciva testa lei ci stava, se usciva croce lui doveva sposarla.

MARION    Grazie tante! Io perderei in tutti e due i casi.

ROBERT     Era un film del ‘33. Adesso le cose sono cambiate.

MARION    Un film del ‘33? E quando l’ha visto?

ROBERT     (seccato) L’anno scorso, in una retrospettiva al cineclub.

MARION    E adesso, coraggio: via con la monetina! (lui lancia la moneta e la riafferra al volo) No, no… deve cadere in terra se no non vale.

ROBERT     Mica crederai che io voglia imbrogliarti? La scommessa è una faccenda d’onore!

MARION    Sì, bell’onore!

(Robert esita e poi getta la moneta che cade tra di loro. La guardano insieme, poi si guardano negli occhi. Lui va a prendersi il pigiama da sotto il cuscino e torna nel soggiorno)

ROBERT     Buona notte.

MARION    Buona notte. (va in camera da letto, lasciandolo solo)

SIPARIO


ATTO SECONDO

La proiezione all’inizio dell’atto mostra un brutto sogno di Robert: immagini molto sexy di Marion, ma con dettagli deformati dalla visione onirica, Robert che la insegue invano al rallentatore sempre più disperato. Poi la raggiunge e la stringe, ma tra le braccia si ritrova un enorme tacchino arrosto e bruciacchiato che manda un greve fumo nero. Come scompare la proiezione, la scena si illumina. Vediamo Robert nella branda dello stanzino svegliarsi di colpo come da un incubo. L’ambiente è davvero invaso dal fumo perché Marion, preparando la colazione e friggendo uova e pancetta, non si accorge che il pane sta bruciando nel tostapane. La ragazza sembra cercare affannosamente, ma senza successo, gli arnesi da cucina. Robert, in pigiama, la raggiunge sbalordito. Le pareti scorrevoli della cucina sono ancora chiuse.

MARION    Salve.

ROBERT     Buongiorno… Accidenti, che attività!

MARION    Le sto preparando la colazione.

ROBERT     Ah sì? Comunque, il numero telefonico dei pompieri è 05.05.

MARION    Non riesco a trovare la roba.

ROBERT     Dammi un minuto di tempo e ti indico tutto. (apre i pannelli scorrevoli e appare una cucina organizzatissima) Giornata afosa, oggi, eh? Uno smog eccezionale…

MARION    Mi dispiace per il fumo, ma se trovassi quello che mi serve non farei bruciare tutto… (fa scattare dal tostapane le fette carbonizzate)

ROBERT     (indica le fette) Che ne facciamo? Un funerale religioso o disperdiamo le ceneri al vento?

MARION    Se lo gratto col coltello andrà benissimo.

ROBERT     Lascia perdere: lo utilizzerò per il caminetto, a Natale. E questo che cos’è?

MARION    Sono uova con la pancetta. Non si vede?

ROBERT     (prende in mano la padellina) Sai, anche la polizia ha delle difficoltà coi cadaveri sfigurati. Chiamano i parenti per il riconoscimento della salma.

MARION    Non le piacciono le uova con la pancetta?

ROBERT     Ti dirò: è tanto tempo che non ne mangio…

MARION    Se mi dice dove stanno, le faccio i fiocchi d’avena. Oppure preferisce il porridge?

ROBERT     Il porridge? (inorridito) Beh, nella circostanza di un lungo assedio… di fame prolungata… esauriti i cani e i topi…

MARION    Ma il porridge fa diventare robusti…

ROBERT     Ma io sono già robusto! E posso dimostrarlo ogni volta che vinco a “testa e croce”.

MARION    Rimetto le uova sul fuoco?

ROBERT     No, ti prego. Lascia che si spengano in pace. Amen.

MARION    Ma allora che le preparo?

ROBERT     Niente. Mettiti tranquilla e lasciami riprendere fiato.

MARION    Mentre lei riprende fiato io potrei fare qualcosa.

ROBERT     Ti prego, non recitare la parte della piccola massaia… (solleva il citofono) Oh John, potrebbe fare un salto a prendermi i beigles, per favore? No, stamattina me ne servono quattro. (ride) Grazie… (riaggancia) Facciamo una pazzia e lasciamo perdere le uova alla pancetta.

MARION    Va bene. Preferisce il caffè o il the? Il caffè l’ho già fatto.

ROBERT     (annusa l’aria) Sì, me ne accorgo.

MARION    Oh, ma forse lei è per il the…

ROBERT     No, per carità…

MARION    Adesso glielo faccio.

ROBERT     No, lascia stare! Tra un minuto ci penso io.

MARION    L’avrei già preparato se fossi riuscita a trovarlo da qualche parte.

ROBERT     (prende una rivista, la “sua” rivista) Qua, allungati qua, e sfoglia questa rivista… con, calma… rilassata… Intanto io mi vesto.

MARION    Io volevo soltanto rendermi utile.

ROBERT     Davvero? Beh, non hai rifatto il letto. Se vuoi proprio collaborare, il lavoro c’è!

MARION    Sì, certo, subito.

(Lui va nel bagno mentre Marion, maldestramente, tira su le coperte. Scopre un lungo guanto femminile e lo nasconde sotto il cuscino. Poi si adagia sofisticata sul divano e prende a sfogliare la rivista. Sbarra gli occhi quando, evidentemente, scopre l’articolo di Robert: si guarda intorno, va alla libreria, prende un libro di cucina)

Ehi?

ROBERT     Mi hai chiamato?

MARION    Come ha detto che si chiamava lei, ieri sera?

ROBERT     (sorriso soddisfatto e lozione dopobarba in mano) Robert Danvers: e anche stamattina mi chiamo ancora Robert Danvers!

MARION    Sicché lei fa solo questo? Lei mangia e beve per vivere.

ROBERT     Già, come tutto il mondo. Eppoi, cucino, invento, scrivo, scelgo vini e cibi, consiglio, ispeziono, critico, parlo alla televisione, viaggio… domani, per esempio, vado in Francia per l’assaggio dei barili dell’ultima annata.

MARION    Fino in Francia per farsi qualche bevuta?

ROBERT     E anche più lontano, certe volte.

MARION    Accidenti. Ma è un lavoro, questo?

ROBERT     Certo: io sono un lavoratore!

MARION    Sì, sì: se entra in sciopero il suo Sindacato per l’Inghilterra è una tragedia…

ROBERT     Puoi dirlo!

(Lui torna in bagno spruzzandosi. pomposamente la lozione. Lei va in cucina e butta tristemente nella spazzatura la roba che ha cucinato. John appare sul pianerottolo e suona il campanello)

MARION    Hanno suonato.

ROBERT     (dal bagno) Saranno i beigles, va a vedere. (Marion apre la porta)

JOHN           (euforico) Buon giorno, signorina… Bella giornata, eh?

MARION    Uno schianto.

JOHN           (innocente) Dormito bene stanotte? (lei lo fissa duramente, lui annuisce con familiarità)

MARION    Tutto un sonno.

JOHN           Anche lui?

MARION    Non lo so.

JOHN           Uh… non lo sa. (lui ride, lei no) Ecco qua i beigles: sette scellini e sei pences… me li paga oggi… il sabato.

MARION    Aspetti. (gli chiude la porta in faccia)

JOHN           Ma che fa?

MARION    Ha degli spiccioli?

ROBERT     (da fuori) Come?

MARION    Per il portiere, sette scellini e quattro…

ROBERT     (da fuori) Arrivo… (entra dicendo) Salve, John… (non lo vede) Ma dove sta?

MARION    (indica la porta) L’ho chiuso fuori.

ROBERT     Ma no, che hai fatto? È come uno di famiglia, lui…

MARION    Bei parenti! (Robert apre la porta)

JOHN           Buon giorno, signor Danvers.

ROBERT     Salve, John. Quant’è? (gli dà un biglietto da mezza sterlina)

JOHN           Solo sette scellini e quattro di beigles… (confidenziale) Non c’è stato un gran movimento questa settimana… Certe volte il conto è arrivato a tre sterline!

ROBERT     L’uomo non è di ferro, John… Tieni il resto.

JOHN           Grazie, signore.

ROBERT     Dove sono i beigles?

JOHN           Li ha presi la signorina. Sono ancora caldi del forno. Una squisitezza. Buon appetito.

MARION    Portiere, può farmi un favore prima di andare via?

JOHN           Se posso, con piacere!

MARION    (gli porta il secchio dei rifiuti) Lo vuota?

JOHN           Come?

MARION    Guardi: il grasso della pancetta, raffreddandosi si è tutto incollato sul fondo. Allora lei con un po’ d’acqua calda e un po’ di pazienza sfrega bene bene finché viene via… (col secchio sotto al naso di John)  Sente come puzza?

ROBERT     (parlano tutti e tre insieme) Ma non è compito di John…

JOHN           Signorina, io non ho mai pulito questa robaccia…

MARION    (spingendolo fuori) Vada e mi riporti il secchio quando vuole, con comodo, ma non più tardi di mezz’ora. Suoni e verrò a vedere se l’ha pulito bene. Grazie… Ciao. (chiude la porta)

ROBERT     Oh Dio, che hai combinato!

MARION    Così impara, quello là.

ROBERT     Dio… Dio… un bel guaio…

JOHN           (sul pianerottolo) Che figlia di buona donna… E in questo suo sporco secchio io dovrei mettere le mani… So io dove le metterei! (esce)

MARION    Fa sempre così? Con la scusa della spesa viene qui per spiare?

ROBERT     Non dirmi che incominci ad apprezzare le buone maniere…

MARION    È che non mi va di essere confusa con le altre di passaggio… Qui c’è più transito che a Piccadilly, pare.

ROBERT     (mentre sta preparando un’omelette) Non ti arrabbiare, sennò ti passa l’appetito.

MARION    Posso aiutarla?

ROBERT     No, sta buona. Mettiti a sedere e raccontami la storia della tua vita… (ride) Lo sai che una volta ho detto questo a una ragazza e lei davvero si è messa a raccontare tutto dall’inizio… Ricordo le prime parole: “Erano le due del mattino quando mi tirarono fuori col forcipe…”

MARION    Le sta bene. Così impara a sedurre le ragazze fingendo interesse per loro. In generale, dopo la seduzione è la ragazza che deve sorbirsi tutta la storia di lui… che è tanto infelice e che è stato tanto solo nell’infanzia. (Robert prende dallo scaffale una bottiglia di Champagne e la mette a raffreddare) Ohi, champagne di prima mattina! Non sarà mica un alcolizzato, lei?

ROBERT     Ecco l’omelette, dorata alla perfezione!

MARION    Perché non me l’ha detto che è un cuoco invece di costringermi a fare quel macello in cucina, poco fa?

ROBERT     Ieri sera ho cercato di dirtelo.

MARION    No, lei cercava di dirmi che è un uomo famoso. Non è lo stesso.

ROBERT     Se tu m’avessi lasciato fare…

MARION    …se l’avessi lasciato fare a quest’ora sarei incinta. (lui ride) È allegro, eh? Che ha fatto stanotte? È uscito e si è cercato un’altra donna?

ROBERT     Lo faccio solo nelle notti di luna piena… e il quartiere si riempie di ululati…

MARION    (indica una tartina) Perché si chiamano beigles?

ROBERT     È una parola yiddish di origine tedesca. Vuol dire “piccola curva”.

MARION    Lei sa tutto sulla cucina straniera?

ROBERT     Beh, ho mangiato in tutti i ristoranti più famosi del mondo. È lì che si fa la vera scuola.

MARION    Ho capito: e poi a casa fa i compiti…

ROBERT     Lo sai che sei spiritosa, per essere così giovane? (con un ampio gesto rompe due uova con una mano sola)

MARION    Per la miseria! Sembra quello della tavola calda giù all’angolo…

ROBERT     Grazie per il paragone… Ma adesso dobbiamo parlare di cose serie.

MARION    Uffa… (va a sedere sul divano)

ROBERT     Allora: dove andrai a stare?

MARION    (alza le spalle) Bnnn…

ROBERT     Guarda che domani parto. Vado in Francia.

MARION    Allora qui non ci resta nessuno…

ROBERT     Esatto: una casa vuota e chiusa a chiave dall’esterno.

MARION    È un delitto! Un appartamento così!

ROBERT     Può darsi. Ma intanto bisogna che tu ti trovi subito un posto dove andare. Domani è domenica.

MARION    Lei ha qualche idea da darmi?

ROBERT     Nessuna idea.

MARION    Peccato!

ROBERT     Che ne diresti della Giamaica?

MARION    Che Giamaica?

ROBERT     Da papà e mamma, no? Kingston, Giamaica.

MARION    (alza le spalle) Stanno a Kingston sul Tamigi!

ROBERT     Perché hai detto una bugia?

MARION    E perché avrei dovuto dire la verità? Kingston, una noia…

ROBERT     Comunque ci cono i tuoi: va da loro.

MARION    Non ci penso neppure.

ROBERT     Avete litigato?

MARION    No. È che non mi va e basta.

ROBERT     Me lo faresti un piacere?

MARION    Quale?

ROBERT     Piantarla di rispondere alle mie domande con altre domande. Posso anche strozzarti.

MARION    Con la calza di seta? Come Hitchkock?

ROBERT     Senti, adesso ti do un po’ di soldi così sgomberi senza dover tornare da quel suonatore di batteria.

MARION    Non voglio soldi in regalo.

ROBERT     Allora te li presto, va bene? Sei al verde, credo.

MARION    Certo.

ROBERT     …perciò da qualcuno dovrai farteli prestare, no? Tanto vale che te li presti io… ti trovi una stanza. Hai un lavoro?

MARION    Sì.

ROBERT     Dove?

MARION    In un bar: giro col vassoio delle sigarette.

ROBERT     Ecco, lascia perdere il bar e trovati un lavoro vero. Che vorresti fare?

MARION    E che ne so?

ROBERT     Ma qualche volta ci pensi?

MARION    No, perché?

ROBERT     Dovresti pensarci.

MARION    Davvero dovrei?

ROBERT     Certo, devi pure campare, no?

MARION    Ma io campo.

ROBERT     Tu stai sprecando la tua vita, la tua giovinezza. Se uno ha un capitale non deve buttarlo via!

MARION    Beh, siccome il mio capitale è questo (si passa le mani sul seno e sui fianchi) dovrei fare la battona. È esatto.

ROBERT     Non fare la stupida.

MARION    Stupida? Se lo facessi gratis sarei una stupida e butterei via il capitale. Ma farsi pagare per un lavoro che piace è una meraviglia. Come fa lei, no? Lei campa assaggiando i vini, io potrei assaggiare gli uomini e classificarli sulle guide turistiche. I bruti, i raffinati, i delicati, i violenti. “Fred, tre asterischi: dovendo passare la notte a Folkstone, rivolgersi a Fred Blenkinsop, Cromwell Street 25. Fa il droghiere, ma resterete stupite dalla ricchezza delle sue iniziative: 15 sterline, il servizio è incluso, naturalmente”.

ROBERT     D’accordo, fa pure la prostituta.

MARION    Ohi, brutto sporcaccione, non vorrà mica istigarmi a battere?

ROBERT     L’omelette è pronta. Mangia.

MARION    E lei no?

ROBERT     Io prendo la mia colazione solita.

MARION    E sarebbe?

ROBERT     Beigels, caviale e champagne.

MARION    Caviale? Caspita! Dicono che a una certa età il caviale aiuta: però come stimolante e un po’ costoso. Perché non prova col formaggio piccante come fanno tutti?

ROBERT     Sappi, per regola tua…

MARION    Me lo farebbe un piacere?

ROBERT     Quale?

MARION    Debbo andare da Jimmy a riprendermi la mia roba ma non mi va di incontrarlo da sola.

ROBERT     E io dovrei accompagnarti?

MARION    Sì, grazie.

ROBERT     Che tipo è questo Jimmy? Un violento?

MARION    È violento solo coi suoi tamburi in generale.

ROBERT     E se gli prende un attacco da matto?

MARION    Non si preoccupi. Se va su di giri, il sistema per calmarlo subito io ce l’ho.

ROBERT     Immagino, ma non vorrei assistere.

MARION    E allora?

ROBERT     No: ho un sacco di cose da fare prima della partenza. Ti aiuterò a cercarti un albergo. Quanto a Jimmy, darò una sterlina al portiere perché ti ci accompagni.

(Clare, arrivata al pianerottolo, suona il campanello)

ROBERT     Sarà John col secchio delle immondizie: vedrai che l’ha lucidato come uno specchio. (apre la porta)

CLARE        Ciao tesoro, scusami se vengo a quest’ora, avrai un mucchio di lavoro ma, sai, mi sono accorta di aver dimenticato uno dei miei guanti… (vede Marion e la fissa, furiosa, mentre Marion continua a mangiare in silenzio)

ROBERT     Clare, questa è Marion… Marion…

(si rende conto che ne ignora il cognome) Marion questa è Clare Dorlaton Finch…

(Marion, masticando, alza una mano in segno di saluto. Clare guarda Robert con aria di accusa)

Sicché, sei tornata per un guanto?

CLARE        Precisamente.

ROBERT     Ah, bene… (si mette a cercare, imbarazzato, mentre Marion seguita a mangiare)

CLARE        Lei lo conosce da molto, signorina… signorina…

MARION    (masticando consulta l’orologio) Dieci ore.

CLARE        Quasi amici d’infanzia, eh!

MARION    (a Robert) Questa qui sarebbe la sua pantera?

CLARE        La sua “che cosa”?

ROBERT     No, no, no. Clare è fidanzata. Con un altro, voglio dire. Sei fidanzata, vero?

CLARE        Certo, da dieci ore e mezza. (mostra l’anello) Ti piace?

ROBERT     Si beve qualcosa per festeggiare, eh?

CLARE        Sei davvero gentile, accetto. Caspita che servizio! Caviale e champagne.

MARION    (mormora) Dove sono le coppe?

CLARE        Non si preoccupi: io so dove trovare la roba qua dentro.

MARION    La prima colazione è sempre così, da queste parti?

CLARE        Solo i primi tempi: poi, quando passa l’entusiasmo, soltanto panini del giorno prima e caffè riscaldato.

ROBERT     Senti Clare, io ho semplicemente offerto a Marion un letto per la notte. E basta.

CLARE        Navi di passaggio: ricovero in porto.

ROBERT     Va bene, lo so che come pretesto è un po’ fiacco.

CLARE        L’importante è che non ti sia dimostrato fiacco tu, Robert. Il mio guanto!

MARION    Mi dispiace se lei pensa che io abbia invaso il suo territorio di caccia.

CLARE        Prego, lei non ha invaso proprio niente! Per quello che mi riguarda qui c’è transito libero. Anche se qualche volta si sta un po’ strettini. (Robert va in bagno a cercare il guanto)

MARION    Pure se lei è fidanzata, se vuole me ne vado subito.

CLARE        Perché dovrebbe andarsene, ragazza mia?

MARION    Perché io la capisco, sa…

CLARE        Uh, quanto è generosa! Come mai?! Non le piace Robert?

MARION    Io me ne frego di lui: se vuole se lo tenga.

CLARE        (ironica) Oh, grazie!

MARION    E poi mi sembra che voi due stiate bene insieme. Stessa classe sociale, stessa età…

CLARE        Ma lei è matta? Lo sa quanti ha Robert?

ROBERT     (rientra dal bagno, ha sentito l’ultima frase) Siamo arrivati alla contabilità, adesso? Clare, il tuo guanto non c’è. E ora se non ti dispiace…

CLARE        Sta’ tranquillo, me ne vado. Vuol dire che me lo manderai. E questa tua “signorina” come si chiama, è meglio che tu non le faccia perdere troppo tempo. La sua padrona potrebbe licenziarla se trascura le pulizie.

MARION    Non si preoccupi, sono a mezzo servizio. Lei, piuttosto, alle 10 del mattino non è ancora andata a letto dopo una notte che ha passeggiato su e giù per il lungofiume…

CLARE        (a Marion) Ciao e goditi lo champagne: quando ti ricapita più? Addio!

MARION    Robert, per favore dà il braccio alla vecchia fino alla porta. Potrebbe inciampare.

ROBERT     Vi prego, non litigate per causa mia: non ne vale la pena.

CLARE        Per te? Figuriamoci! Uno che offre champagne a tutte le serve del palazzo!

(esce infuriata sbattendo la porta)

MARION    (Scoppia a ridere) Ah… ah… ah… hai visto l’anello? Autentica stagnola delle bottiglie del latte!

ROBERT     Mi dispiace, Marion.

MARION    Non sapevo che le dame dell’aristocrazia come quella là avessero l’abitudine di portare anelli falsi!

ROBERT     È colpa del calo della sterlina, credo.

MARION    Quand’è che vi siete piantati?

ROBERT     Ieri pomeriggio.

MARION    Non ha perso tempo, la pantera!

ROBERT     Ne aveva un altro pronto: come ruota di scorta. (va nella stanza da letto)

MARION    Povero disgraziato, quello… se cerca il guanto è sotto il cuscino.

ROBERT     Come lo sai?

MARION    L’ho trovato nel letto stanotte e l’ho nascosto per vedere che sarebbe successo.

ROBERT     Che bel giochetto! Potevi dirlo, no!

MARION    A chi, a quella? Pensi che spiegazioni complicate.

ROBERT     Forse hai ragione.

MARION    Senta, io crepo dalla voglia di sapere una cosa.

ROBERT     Quale?

MARION    Perché quella lì, a letto, si mette i guanti?

ROBERT     Una vera signora sta sempre con qualcosa addosso, non lo sai? E poi è eccitante.

MARION    Davvero? Jimmy si teneva i calzini perché è uno sporcaccione, mica perché è un signore.

(Robert va al bagno, lei morde una mela e subito fa una smorfia di disgusto. Si toglie di bocca il boccone e lo esamina)

Puah… Ah… Pfff…

(si fa un gargarismo con lo Champagne, prende un coltello e fa schizzare un verme nel piatto. Rivolta al verme)

A noi due, adesso.

ROBERT     (rientra vestito dal bagno) Che è? Un gioco nuovo?

MARION    C’era un verme nella mela.

ROBERT     Buttalo nel lavandino, no?

MARION    Senza nemmeno dirgli niente? (Al verme) Sudicio verme capitalista, sfruttatore, se arrivano i cinesi te ne accorgi! Evviva il presidente Mao! Abbasso i revisionisti del Cremlino! (col coltello taglia in due il verme) Guardi come si contorcono le due metà!

ROBERT     Ma tu sei una selvaggia.

MARION    Perché?

ROBERT     Sei una maniaca omicida. Fai a pezzi un povero verme innocente.

MARION    Innocente? Ma scherza, lei? A momenti me lo inghiottivo…

ROBERT     E che colpa ne ha lui?

MARION    Lui? Dice che era un maschio?

ROBERT     Forza, usciamo.

MARION    Dove andiamo?

ROBERT     A cercare un albergo per te.

MARION    Ma proprio adesso?

ROBERT     Sì, subito.

MARION    Ma io non ritorno qui, dopo?

ROBERT     No: prendi la tua roba. Non vorrei che al prossimo verme in una mela la mia casa diventasse il quartier generale della rivoluzione maoista.

MARION    (molto carina e gentile) Lei è stato molto buono a lasciarmi dormire qui. Andiamo. Lo sa che è la prima volta che esco insieme con un uomo famoso? La gente per strada si gira quando passa lei?

ROBERT     Bene, succede spesso, ti dirò. (lo dice con sussiego)

MARION    Davvero? E per chi la scambiano?

(Ride con sfottente allegria. Escono insieme. Buio. La proiezione sullo schermo in ribalta mostra un indiavolato “a solo” di Jimmy alla batteria. Il pezzo musicale prosegue anche quando Jimmy, in un accesso di furore, lancia verso la macchina da presa le bacchette, i piatti, i tamburi, insomma, tutto il suo armamentario. Controcampo per vedere che i destinatari del bombardamento sono Robert e Marion in fuga, inseguiti dai proiettili. Marion ha due valigie, Robert arranca con un baule sulle spalle)

MARION    (Apre con le chiavi di Robert la porta di casa: Robert la segue con le due valigie) Jimmy è proprio un teppista! Uno che ti fa vomitare… Un capoccione, panzone, energumeno, degenerato… Lo odio.

ROBERT     (a John che segue col baule) Di là, John, per favore.

(John mette il baule nello stanzino)

MARION    Io spero che lui la metta incinta e che poi la debba sposare. Jimmy incastrato: questo sì che è un bel colpo! E chissà che bei figli vengono fuori… Una sfilata di mostri…

JOHN           Ma che c’è qua dentro? Rottami di ferro?

ROBERT     Sono libri.

JOHN           Libri?

MARION    (grida) Già: ne ha mai sentito parlare? Sono quei cosi che si leggono. (John la guarda frastornato per l’insulto) Beh, lasci perdere.

ROBERT     Tenga, John… (gli dà una mancia) e grazie.

JOHN           Grazie a lei, signore. Scusi, la signorina resterà qui per molto?

ROBERT     No, no. Pochissimo.

JOHN           Sa, siccome si è portata tutti quei libri, credevo… Arrivederla. (esce)

MARION    Lo sa che io non m’ero mai accorta, fino a stamattina della bruttezza di Jimmy?

ROBERT     Io non dico che sia bello, no: ma qualsiasi persona svegliata nel suo letto da una secchiata d’acqua ha un aspetto poco attraente.

MARION    E poi, come puzzava!

ROBERT     Forse, a puzzare, era la pattumiera che gli hai scaricato addosso dopo il secchio.

MARION    E lei, quella disgraziata, non sembrava uno spaventapasseri coi capelli di stoppa ossigenati e le radici nere che si vedevano?

ROBERT     Sai, in quella confusione non ci ho fatto caso.

MARION    Ohi, appena ho mollato Jimmy quella lì ha preso subito il mio posto. Proprio un’accattona! Se l’è beccata anche lei la secchiata d’acqua, eh? Sono schizzati via dal letto come i cani al cinodromo, quando danno il via… Mi ha rimpiazzato subito, quel farabutto!

ROBERT     Anche tu te ne sei trovato un altro, no?

MARION    Ma io almeno quella faccenda me la sono giocata a testa e croce, ho rischiato al 50%…

ROBERT     Sì, ma il povero Jimmy…

MARION    Dico, ma lei sta dalla parte di Jimmy, per caso?

ROBERT     No, vorrei solo farti ragionare.

MARION    Già, voi uomini fate sempre comunella, si sa. (suona il campanello)

JOHN           (appare sul pianerottolo con Jimmy evidentemente sbronzo e afflitto da un gran mal di testa. Si muove a fatica) Alta così, ha detto? Capelli biondi e nevrastenica?

JIMMY        È il suo ritratto.

JOHN           E se la vuole portar via? Ha ragione, lo faccia! Bravo! (gli porge la pattumiera) E le consegni questo da parte mia e le dica che adesso ci si può anche mangiare dentro.

(Jimmy, per inerzia, va a suonare il campanello e sussulta al suono di esso)

MARION    Scommetto che è lui.

ROBERT     Impossibile.

MARION    Forse ci è venuto dietro.

ROBERT     Se è arrivato fin qui, John gli ha indicato di sicuro l’appartamento.

MARION    Comunque, io non lo voglio vedere. (va nello stanzino mentre Robert va ad aprire)

ROBERT     Beh, che c’è?

JIMMY        Dove sta? La voglio vedere.

ROBERT     E poi?

JIMMY        Non si preoccupi, non ci sarà la rissa. Solo due parole.

ROBERT     Mi dispiace, Marion non vuole.

JIMMY        (tira fuori un pezzetto di carta e lo mostra a Robert) Questo è l’indirizzo di qua, eh?

ROBERT     Sì.

JIMMY        Beh, è la calligrafia di Marion. Me lo ha lasciato sul tavolino. Evidentemente Marion vuole vedermi.

ROBERT     Sembra anche a me. Entri.

JIMMY        Sì.

MARION    (comparendo) Sloggia, vattene, mi fai ribrezzo.

JIMMY        Non strillare, per piacere. (a Robert) Ce l’avrebbe un’aspirina?

ROBERT     Un’aspirina? Credo di sì.

MARION    Non gliela dia. È così sbronzo che gli fa da droga.

JIMMY        Allora, un caffè o una cosa qualsiasi.

MARION    Niente.

JIMMY        (si mette a sedere, cauto) Senti, mi sbaglio o t’ho visto con Brian ieri sera?

MARION    Davvero?

JIMMY        E dove hai passato la notte?

MARION    Io? E tu?

JIMMY        (puntando il dito su Robert) Eri con lui?

MARION    E tu con chi eri?

JIMMY        Piantala, per piacere con queste domande cretine.

MARION    E perché dovrei piantarla?

JIMMY        Sono stato in pensiero per te.

MARION    In pensiero? Sporco bugiardo. (gli tira un cuscino) Tu di me te ne freghi… Me l’ha detto Brian, sai? Me l’ha detto che cercavi il modo di mollarmi…

JIMMY        Io voglio che tu ritorni con me.

MARION    Sei un porco! (altro cuscino) Tu mi vuoi far fuori per portarti a casa quella vacca.

JIMMY        (soffrendo alle orecchie) Non strillare, non ce la faccio.

MARION    Strillare? Ma io voglio sbraitare, voglio! (prende un soprammobile da lanciare)

ROBERT     No, quello no! (glielo toglie)

JIMMY        (quasi implorando) Oh, la mia povera testa.

MARION    Mi auguro che la testa ti si apra come un melone e che il tuo cervello si spappoli sul pavimento e che tu ci vada a finire sopra coi piedi e ci scivoli su lungo disteso. (corre nella camera da letto)

ROBERT     (col disgusto di stomaco per il racconto) Sembra un film di Frankenstein in technicolor.

JIMMY        Insomma, la posso avere questa aspirina?

ROBERT     Sì, certo. (si accorge della pattumiera che Jimmy seguita a tenere abbracciata) Mi scusi, ma quello dove l’ha preso?

JIMMY        (vago) Me l’ha dato un tizio.

ROBERT     Ah, grazie. (gli leva il secchio e va a prendere l’aspirina)

JIMMY        Mi sento gli occhi come due uova sode in gelatina. Ce l’ha una sigaretta a portata di mano?

ROBERT     Come?

JIMMY        No, niente, neanche mi va di fumare. Uno dice “le donne”, eh? Non è che io ce l’abbia con quella lì, ma è proprio picchiata. Certe volte è fenomenale. Poi uno dice una frase e lei si fa venire l’attacco e spacca tutto. Vacci a capire con quella là… (Robert gli si avvicina con l’aspirina) Gliel’ho già chiesta l’aspirina? (si accorge di Robert) Ah, grazie. (butta giù la pasticca e beve dal bicchiere che Robert gli porge. Ha una smorfia di disgusto) Bleah… che è sta roba?

ROBERT     Acqua.

JIMMY        Ah, sarebbe questa, l’acqua! E poi è capace delle cose più cretine… Sì, davvero, le più cretine. Sì, va bene, d’accordo, per essere una ragazza è fin troppo intelligente. Per esempio: le ragazze dicono sempre: “Tu da me vuoi una cosa e basta”! Dicono tutte così.

ROBERT     Sì, è vero.

JIMMY        Lo dicono pure a lei?

ROBERT     Sì, purtroppo.

JIMMY        Sì, è così. In tutto il mondo in un certo momento ci sono milioni di ragazze che dicono “tu vuoi da me una cosa e basta”. Ci pensa? Tutte insieme in tutto il mondo con lo stesso ritornello. Lei ha mai sentito cantare il coro dell’Armata Rossa? Beh, pressappoco. Beh, quando mi dicono “tu vuoi da me una cosa e basta”, lo sa io che cosa rispondo?

ROBERT     Che cosa?

JIMMY        Rispondo: “E tu che altro hai da offrirmi?” Questo le mette al tappeto, giuro! Ma quando incontrai Marion, mentre ci stavamo sbaciucchiando, io provai per scherzo a fare la parte della vittima, capisce? E le dico con un sospiro amaro… le dico: “Ecco, tu vuoi da me una cosa e basta”. Beh, mi risponde subito: “E tu che altro hai da offrirmi?” Sono rimasto come un idiota.

ROBERT     E magari lei chissà quante altre cose aveva da offrire a Marion, vero?

JIMMY        In che senso?

ROBERT     Niente. Dicevo per dire.

JIMMY        Insomma, adesso solo perché voglio prendermi Julie in casa, quella si fa venire le convulsioni!

ROBERT     Beh, è naturale.

JIMMY        Come, naturale? Julie le terrebbe compagnia e, in due a badare a me e alla casa, faticherebbero la metà no? E invece, no, lei non vuole, s’offende. Accidenti alle donne! Sa che le dico? Che se le ragazze non mi piacessero tanto, beh, io cambierei genere e magari… magari mi metterei con un tipo come lei. (indica Robert)

ROBERT     Sa… io la ringrazio della proposta, signor Jimmy, sono lusingato ma, come dire, ho già altri impegni…

(Jimmy si è messo due cuscini sotto la testa e si è sdraiato sul divano)

Scusi, mi sente? Vuole prima farsi un sonnellino o se la porta via subito?

JIMMY        Io per me, se lei me la incarta, me la porterei via, ma ha visto? Prima mi dà l’indirizzo e poi mi carica d’insulti.

ROBERT     Forse è sconvolta?

JIMMY        Sconvolta? Quella? E io allora, che sono ridotto uno straccio? Preso a sputi in faccia?

ROBERT     Certo Marion non poteva entusiasmarsi all’idea di dividere un ragazzo con un’altra.

JIMMY        Quante storie: tutti i miei amici hanno una ragazza per quartiere.

ROBERT     Già, ma non le ammassano tutte nella stessa stanza.

JIMMY        E il risparmio di quattrini, dove lo mette? Io sono uno che al bilancio familiare ci sta attento, sa?

MARION    (rientrando) E adesso basta. Chiuso! Vattene.

JIMMY        Ma no, Mari… Vedrai che Julie ti piacerà. È una che non rompe le scatole.

MARION    (a Robert) Visto che argomenti per convincermi? (a Jimmy) E adesso scompari.

JIMMY        D’accordo. Ma almeno pensa un po’ al povero Brian: è cotto di te.

MARION    Di’ a Brian che si butti nel fiume.

JIMMY        Io no, Brian no. Ma qualcosa dovrai pur fare, no?

MARION    (si accosta a Robert e lo accarezza) La situazione mi sembra chiara, ormai.

JIMMY        Ma mica ti posso lasciare con questo qua, io. Andiamo fuori a cercare una stanza, Marion.

ROBERT     Ecco, è un’idea. Andate fuori tutti e due.

JIMMY        Lo vedi che tipo è, questo? Se ne frega di te. T’ha tenuta una notte e adesso ti dà lo sfratto.

ROBERT     La parola è dura ma precisa: sfratto!

MARION    Va bene, è finita!

JIMMY        Lo vedi che non ti posso lasciare accanto a questo qua!

ROBERT     Scusi la domanda: ma che ci sarebbe di tanto ripugnante se, per pura ipotesi, restasse qui con me?

JIMMY        Beh, mi pare chiaro… Alla sua età lei certe cose le dovrebbe capire. Voglio dire che Marion non è una di quelle che se la possono fare con uno… uno… insomma…

ROBERT     Con uno che cosa?

JIMMY        (a Marion) Ti prego, andiamocene fuori a parlare… (esce sul pianerottolo, lei lo segue e socchiude la parta alle spalle) Marion, te lo chiedo in ginocchio, ritorna…

MARION    Ah, sì, insieme con quell’altra? Ma vedi di sparire!

(Jimmy si allontana)

E che avete combinato alla festa dopo che io me ne sono andata?

JIMMY        È finita subito dopo, alle cinque, per colpa di un disgraziato che ha levato il tappo alla vasca.

MARION    Che maiale, quello!

JIMMY        Senti, dì la verità… Tu stai con lui per farmi rabbia, eh? Figurati se tu, dopo aver provato con me, sei capace di sopportare che quel vecchiaccio ti tocchi. Non lo vedi che è tutto flaccido, casca da tutte le parti? Roba da voltastomaco.

MARION    Se è per questo, è più in gamba di te. È un drago!

JIMMY        (la tocca timidamente) Marion, ritorna!

MARION    (scatta) Non mi toccare, sai! Va a toccare quella là.

ROBERT     (apre la porta) Smettetela di gridare! C’è altra gente che abita in questo palazzo… (rientra in casa)

MARION    È meglio che te ne vai.

JIMMY        Sì, sì… ma hai visto come s’è arrabbiato quel tizio? Dici che è meglio chiedergli scusa? (chiama) Ehi, collega!

(Robert va verso la porta mentre Jimmy la spalanca. Colpito in faccia proprio sull’occhio, Robert indietreggia barcollando con un grido di dolore)

Che è stato?

MARION    Che è successo?

JIMMY        C’è qualcosa che non va? (Marion va a prendere un asciugamano)

ROBERT     Fuori dalle scatole, pezzo di farabutto!

JIMMY        Ma che ho fatto io?

MARION    Questo le farà bene.

ROBERT     Andate via!

JIMMY        Io stavo venendo a chiederle scusa.

MARI0N     Si metta seduto. Jimmy, dàgli una mano.

JIMMY        (lo prende sottobraccio) Ecco, venga qui.

ROBERT     Non ho bisogno d’aiuto. Faccio da solo. (si scosta da Jimmy e inciampa nel soggiorno. Siede sul divano)

MARION    (applicando all’occhio di Robert un tovagliolo bagnato) Così: non si muova.

ROBERT     Ahi, fa piano.

MARION    Sto facendo pianissimo.

ROBERT     Mi fai male.

MARION    Se non la smette, spingo più forte.

ROBERT     È gelato.

MARION    Apposta, fa bene.

JIMMY        Ci vorrebbe una bistecca di manzo… anche andata a male.

ROBERT     Non ho in casa bistecche andate a male.

MARION    Tenga indietro la testa… Bravo, così…

ROBERT     Si gonfia?

MARION    Via, passa subito… (gli fa una carezza)

JIMMY        Tu, piantala!

MARION    Che cosa?

JIMMY        Le moine che gli fai: non mi vanno.

MARION    E tu non guardare! (mette le braccia attorno al collo di Robert) Non stavi per andartene?

JIMMY        Io non so come ti regge lo stomaco.

ROBERT     A fare che?

JIMMY        Beh, insomma… Uno che sa di stantio come lei…

MARION    Scommetto che tu non pensavi che sarei arrivata fino a questo punto!

JIMMY        Ci puoi giurare.

ROBERT     (scatta in piedi) E adesso basta! Fuori!

MARION    Vattene, Jimmy!

ROBERT     Tu sei l’imbecille più pallone gonfiato che abbia mai incontrato! Se una dona ti guarda tu credi che debba cascarti ai piedi… e chiunque abbia compiuto i 35 anni è un vecchiaccio schifoso…

JIMMY        Scusi, guardiamo le cose come stanno. Una ragazza mica se ne va in giro con un pezzo d’antiquariato come lei solo per la sua bella faccia…

ROBERT     Se lo vuoi sapere, io posso soffiarti tutte le donne che voglio.

JIMMY        Davvero?

ROBERT     Sì, proprio perché non ho la bocca che mi puzza di latte.

JIMMY        Senti, collega, l’unico puzzo che hai addosso…

MARION    (spingendolo) Vai fuori dai piedi!

(Jimmy barcolla sotto la spinta. Si blocca. Si afferra la testa che gli fa male)

JIMMY        Oh, Dio! Mi sta proprio per scoppiare…

MARION    (lo spinge sul pianerottolo) Torna dalla tua sporcacciona e sputale in faccia da parte mia! (chiude la porta, Jimmy va via barcollando)

ROBERT     Che bell’esemplare di ominide! Che hai detto che fa? Il “mochettaro”?

MARION    Sì, nelle ore libere.

ROBERT     Beh, è un’attività troppo intellettuale per lui.

MARION    Hai visto, crepava di gelosia!

ROBERT     Ma perché diavolo gli hai dato il mio indirizzo?

MARION    Che ne sapevo che avrebbe combinato questo casotto?

ROBERT     Non ti capisci che ti considera una sgualdrina da quattro soldi, un oggetto fatto per andarci a letto e lavargli i piatti? Mi pare abbastanza carogna, per essere così giovane.

MARION    Giovane lui? Ma ha ventitré anni, è l’uomo più vecchio che io… Beh, forse più che giovane è infantile: e quelle cose me le ha dette perché ha paura… perché mi voleva smontare. (fissa pensosa Robert) Mi scusi, eh… (gli tocca una guancia e gliela pizzica)

ROBERT     Sta attenta.

MARION    Oh, mi dispiace. (gli infila una mano sotto la giacca e gli tasta le costole) Beh, niente male in fondo: la ciccia è soda, appena appena un po’ di grasso. Può andare.

ROBERT     Pensa che affare se aprissi una macelleria!

MARION    (lo annusa) Ha pure un buon odore! Mi piace. Lo sa che per lui la lozione da dopobarba è da checca?

ROBERT     Ah, si fa la barba quello là? (lei lo bacia: il bacio si fa consistente. Si separano)

MARION    (pensosa) È formidabile. Non so perché Jimmy mi ha raccontato tante fesserie sui vecchi… Lo sa che lei sa baciare bene?

ROBERT     Ti dirò che ci sono state donne, nella mia vita, che non mi hanno trovato repellente. Dio, ma sei proprio un sogno.

MARION    Uffa, come sei banale.

ROBERT     Ma io lo penso. Sei dolce e fragrante come una pesca vellutata.

MARION    Però io a lei gliene ho combinati di guai! Tutti questi pasticci… l’arrivo di Jimmy… la botta sull’occhio… ed è pure andato in bianco!

ROBERT     Già, ma per colpa di chi?

MARION    Mica per colpa sua, certo.

ROBERT     Meno male. (si guardano un momento)

MARION    Però possiamo rimediare, no?

ROBERT     Come… adesso?

MARION    Perché no?

ROBERT     Già, perché no. (la prende in braccio e la porta in camera da letto)

MARION    Lei non fa che trasportarmi dal divano al letto e viceversa. Sembra un tram.

ROBERT     Sì, ma stavolta non vorrei girare al capolinea. (La depone sul letto. È un po’ ansante per lo sforzo. Si siede accanto a lei, l’abbraccia e le cerca sulla schiena l’apertura del vestito)

MARION    Se stai cercando di eccitarmi e di mandarmi nel pallone per tirare giù la chiusura lampo, lascia perdere. Faccio prima a spogliarmi da sola.

ROBERT     Vedo che preferisci l’aspetto realistico della cosa, eh? D’accordo, ci sto. (comincia a togliersi i pantaloni e li piega)

MARION    Vedi, il fatto di rotolarsi mugolando e nello stesso tempo di spogliarsi, va bene in teoria, ma in pratica non funziona.

ROBERT     Teoria, pratica… Ma dove hai imparato a fare all’amore, in laboratorio?

MARION    Magari! Nei laboratori non c’è l’ortica sotto la schiena… e le formiche!

ROBERT     Capisco: un’alcova di lusso. (Marion corre nel soggiorno) Dove scappi?

MARION    Prendo le sigarette: per dopo.

ROBERT     Già, per dopo.

MARION    Il pacchetto è vuoto!

ROBERT     Devi trovarle proprio adesso?

MARION    Certo. Non ne hai altre?

ROBERT     Adesso le cerco. (le cerca, in mutande, nel soggiorno, mentre lei controlla il funzionamento dell’accendino)

MARION    Prendi anche lo champagne: è divertente. E anche qualcosa da mangiare. Da piccola mi piaceva mangiare a letto di nascosto.

ROBERT     Se vuoi, me ne vado a fare due passi mentre tu consumi la tua merenda nel dormitorio…

MARION    Non vedi che sto cercando di rendere piacevole la cosa? (Robert sta dietro il divano)

ROBERT     Sei una ragazza che ha il genio dell’organizzazione, lo riconosco: però (viene allo scoperto in mutande) adesso stai distruggendo quel meraviglioso mistero che circonda l’intimità del sesso. Tanto per cambiare, perché non cerchi di essere un po’ romantica?

MARION    Romantica?

ROBERT     Sì, voglio dire: elevarsi con lo spirito… guardare che c’è al di là della nostra stoffa di ogni giorno… (si accorge per la prima volta della figura che fa in mutande)

MARION    (ride) Che ci dev’essere al di là della stoffa? (soffoca dalle risate)

ROBERT     Debbo ridere anche io?

MARION    Prova a ridirlo guardandoti allo specchio!

ROBERT     Dicevo soltanto, elevarsi con lo spirito… (si rende conto del ridicolo: lascia sigarette e champagne e afferra i calzoni)

MARION    Beh, hai cambiato idea? (si riallaccia il vestito ridendo)

ROBERT     (furioso e mortificato) Non vedo perché un uomo senza pantaloni ti debba provocare una specie di attacco epilettico!

MARION    Scusa, ma eri tanto buffo!

ROBERT     Va al diavolo, tu e le tue risate!

MARION    Non strillare, sennò l’occhio ti diventa più nero.

ROBERT     Dovrei prenderti a sculacciate come una bambina maleducata.

MARION    Provaci e mi rotolo per terra dalle risate un’altra volta.

ROBERT     È meglio che tu te ne vada.

MARION    Rinunci alla lotta, eh? Bel vigliacco! Ci vuoi scommettere che te le do con una mano sola? Vieni avanti. (è in posizione da boxe)

ROBERT     Non mi piacciono le colluttazioni!

MARION    I Romei di mezza età preferiscono gettare la spugna, eh, quando se la vedono brutta…

ROBERT     Stammi a sentire: farai meglio ad andartene.

MARION    Ah sì?

ROBERT     Tieni, ti do un po’ di soldi per l’albergo.

MARION    Ma stai parlando sul serio? Vuoi che me la squagli?

ROBERT     Lo voglio con tutte le mie forze.

MARION    Bene. Grazie per l’ospitalità. È stato tutto molto carino. E così spero per te. Vuoi che lavi i piatti prima di andarmene?

ROBERT     C’è la donna a ore, grazie.

MARION    (prende le valigie. È melodrammatica) Addio!

ROBERT     Bene. Sembri l’ultimo atto delle “Due orfanelle”.

(Lei improvvisamente si gira e corre a buttargli le braccia al collo. Piange. Lui è imbarazzato)

Che fai adesso?

MARION    Ho preso la cotta per te…

ROBERT     …e mi copri di insulti…

MARION    Ma se non ti amassi non ti insulterei, no?

ROBERT     È un discorso che non fa una piega. (la allontana) Allora, li vuoi o no questi soldi?

MARION    No, grazie. (pausa) Vuoi che ci riproviamo?

ROBERT     No, grazie… (lei si siede sul sofà e sfodera un sorriso radioso) Che vuol dire quel sorriso, adesso?

MARION    Accanto a te, amore mio, mi sento così diversa…

ROBERT     Marion… santo Iddio… ma tu… tu sei proprio…

MARION    Ti prego, va avanti.

ROBERT     Sei proprio una meraviglia.

MARION    E tu… tu sei… (cerca la parola) Tu sei tanto distinto… e anche bello. (lo bacia, lui non ricambia) E dimmi, adesso che mi sono innamorata che farai? Mica approfitterai di me? (va verso la stanza da letto) Io, al posto tuo, lo farei… È il momento buono, sai… (si sfila il vestito) Sta tranquillo, tesoro: ti prometto che non scoppierò a ridere. Casomai, mi girerò dall’altra parte… (gli tende una mano e se lo trascina come un capretto che si avvia al macello)

SIPARIO


ATTO TERZO

Sono passate due settimane, i cui avvenimenti si riassumono nella proiezione alla ribalta. Vediamo Robert e Marion alla sagra del vino di Macon: lui assaggia e sputa come fanno gli intenditori, lei è elegantissima. Suona una banda paesana, si distribuiscono diplomi ai viticoltori, eccetera. Bandiere francesi dappertutto, vecchi colonnelli commossi. La “grandezza” della Francia esplode anche per la fatica dei vignerons. Al termine della proiezione, mentre la luce sale, squilla il telefono nel soggiorno di Robert. Robert entra di corsa seguito da Marion carica di tutte quelle cose che si acquistano in una vacanza all’estero e sull’aereo del ritorno. Hanno una borsa di paglia da spiaggia e una sacca della BEA. Dentro ci sono cognac, sigarette, frutta, una “baguette” di pane francese, un berrettino alla Beatles, sandali, pallone da mare, portacenere di albergo, asciugamani. Marion ha un largo e curioso cappello e un abito molto elegante comperato in Francia. Lui indossa un vestito leggero. Come Robert arriva al telefono, lo squillo cessa)

ROBERT     Va al diavolo!

(Marion entra semisommersa da pacchetti e bagagli. Robert cerca fra la corrispondenza arrivata. Marion si libera di tutto)

Attenta, cara, così rompi tutto.

MARION    Che cosa fetente dover ritornare. Fetente, fetente, fetente, uffa.

ROBERT     (trova il messaggio che lo interessa, un cartoncino d’invito) Accidenti, è per mezzogiorno e mezzo. Finirà che faccio tardi. Prova un po’ a chiamare questo numero.

MARION    Che ci vai a fare?

ROBERT     Debbo andarci.

MARION    Diciamogli che l’aereo ha fatto ritardo e ce ne andiamo a spasso.

ROBERT     Dove?

MARION    In giro… sul Tamigi… al Luna Park.

ROBERT     Figurati!

MARION    Beh, da qualche altra parte.

ROBERT     Vedi, cara, quelli aprono un ristorante in cima a un grattacielo e, se manco io, perdono un sacco di pubblicità.

MARION    Che esagerato!

ROBERT     Certo: se non ci vado io nessuno saprà che quelli stanno lassù sul tetto ad aspettare i clienti. E moriranno di insolazione.

MARION    (ha fatto il numero) Pronto? Je veux, s’il vous plait, le numero un et un… sette e sei… Pronto? Che è sto casino? C’è un bombardamento da quelle parti?… Pronto?… Aspetti che le passo il principale. (Copre il microfono e grida) Corri Robert, che li ho beccati…

ROBERT     (arriva e prende l’apparecchio) Pronto, qui Robert Danvers… Pronto?… Hanno staccato.

MARION    Dev’essere un numero sbagliato.

ROBERT     Provaci ancora. Accidenti alla teleselezione, non si riesce mai a parlare.

MARION    (rifà il numero) Si vede che è destino che tu molli tutto ed esci con me.

ROBERT     Dai, possiamo uscire quando ci pare, no?

MARION    Accidenti a quando siamo ritornati. (con voce affettata) Pronto, parlo col “Nido del falco”?… Ho una chiamata per voi da parte del signor Danvers. Resti in linea, per favore… (copre il microfono) Vieni, sono in linea… corri, giuggiolone…

ROBERT     Hai coperto il microfono, almeno?

MARION    Sì, perché?

ROBERT     Lo debbono sapere tutti che mi chiami “giuggiolone”?

MARION    Ah no?

ROBERT     No. (lei si allontana canticchiando) Pronto… Vorrei parlare con Victor Hilary, per favore… Sono Robert Danvers, grazie.

(Marion fruga nella borsa della BEA e ne estrae molte stecche di sigarette)

Oh, ma ne hai avuto di sangue freddo a passare la dogana con tutta quella roba! Non ti veniva la pelle d’oca?

MARION    A me? Ma io avevo messo tutto nella borsa tua.

ROBERT     Pronto?… Ciao, Victor. Sono Robert. Scusami tanto, ma siamo rientrati proprio adesso e farò un po’ tardi. Siamo rimasti a Cannes una settimana di più e poi, a Nizza l’aereo ci ha fatto aspettare per due ore. Eravamo infuriati… Come?… Sì, noi… voglio dire , noi passeggeri…

(Marion lo minaccia col dito)

Non so, qualche guasto, penso. Sai, fanno come gli pare, quelli là.

(Marion si stende sul letto)

Ti dicono che il tuo aereo non parte perché è guasto e intanto sulla pista ne vedi un sacco che non fanno niente… (osserva Marion) Pensa che abbiamo perso due valigie, oltre tutto… Senti, non potrò essere lì prima dell’una.

(Marion fa dei segnali)

Sì, va bene… Aspetta un momento. (copre il microfono) Che c’è?

MARION    Digli se posso venire anche io.

ROBERT     (nel microfono) Allora d’accordo, Victor: a più tardi, ciao.

MARION    Perché io non posso venirci?

ROBERT     Ti annoieresti a morte.

MARION    Sì, perché qui mi diverto.

ROBERT     Sai, è una cosa ufficiale, con tutti gli inviti già preparati da quattro mesi.

MARION    Pure l’assaggio dei vini era una cosa ufficiale e mi ci hai portato.

ROBERT     Ma era diverso.

MARION    Sì, perché non c’erano i fotografi.

ROBERT     Ma no, non era questo il motivo.

MARION    Ah no? E allora perché all’aeroporto di Londra hai fatto finta di non conoscermi?

ROBERT     Lo faccio per te, per la tua reputazione.

MARION    Beh, allora non lo fare, io non mi vergogno di te.

ROBERT     Ma supponi che i tuoi genitori vedano una nostra foto sul giornale: tuo padre che fa, arriva qui col fucile?

MARION    Sei stato tu a dirmi di non compromettermi con uomini che non sono disposti a compromettersi almeno quanto me.

ROBERT     Ma io mi riferivo ad altri uomini, mica a me…

MARION    Sei una canaglia…

(Sul pianerottolo John con due valigie)

ROBERT     Insomma, vuoi comprometterti per me?

MARION    Chi io? Io voglio solo essere fotografata…

(John suona il campanello)

ROBERT     Va tu, per piacere.

MARION    (apre e dice sgarbatamente) Ah, buongiorno.

JOHN           (deluso) Ah, buongiorno signorina. Le valigie del signor Danvers: le porto dentro?

MARION    Va bene.

JOHN           (cordiale) Oh, salve signor Danvers! Fatto buon viaggio?

ROBERT     Ottimo John, grazie.

JOHN           Bene, sono proprio contento di rivederla… Anche la signorina, certo.

ROBERT     John, aspettiamo ancora due valigie: debbono mandarle dal terminal quando le avranno trovate. Quando arriveranno, pensi lei a pagare il taxi e me le porti su, per favore.

JOHN           Benissimo, signore.

ROBERT     Grazie. Tenga. (gli dà la mancia)

JOHN           Grazie, signore. (Robert va al bagno, Marion fruga nella borsa) Posso fare qualcosa per lei, signorina?

MARION    Per esempio?

JOHN           Non so: chiamarle un taxi…

MARION    Un taxi? Per andare dove? (come per caso estrae dalla borsa dei sacchettini di organza con confetti di nozze, ne dà uno a John) Posso dargliene uno, John?

JOHN           Oh, grazie signorina… signora… (esce con aria avvilita)

ROBERT     (entra mentre Marion sta scucendo le cifre di un asciugamano) Ciao, tesoro, scappo. Ma quante cianfrusaglie hai rimediato?

MARION    Mi piacciono, sono ricordi.

ROBERT     Che è questo?

MARION    Un portacenere.

ROBERT     Hotel Carlton: l’hai rubato?

MARION    Oh, li mettono lì per questo. E poi mi piaceva anche più dell’asciugamano.

ROBERT     Che asciugamano?

MARION    (glielo mostra) Quello grande, della doccia, non ti ricordi?

ROBERT     Sempre Carlton?

MARION    Ma no! “Esplanade”…

ROBERT     Lo sai che potresti finire in galera?

MARION    Per questo gli sto scucendo la scritta!

ROBERT     Beh, ciao: la colazione andrà per le lunghe. Non tornerò prima delle cinque e mezza. (la bacia)

MARION    Alla faccia della colazione! Senti, giuggiolone…

ROBERT     Adesso che abbiamo riattraversato la Manica, chiamami Robert, ti prego.

MARION    Va bene, Robert. Voglio dirti che è stato un viaggio meraviglioso, Robert. Grazie, Robert.

ROBERT     È stato meraviglioso anche per me, Marion. (la bacia) Sei adorabile.

MARION    Lo sai che certe volte dici le cose come se le pensassi davvero?

ROBERT     Ciao.

MARION    Ciao.

(Robert se ne va. Le luci si attenuano. Quando la scena si illumina nuovamente, Marion in cucina sta versando del vino sulle pesche. Arriva Andrew al pianerottolo: suona, Marion gli apre. Poiché Andrew non parla)

Beh? Le serve qualcosa?

ANDREW   (triste) Ho paura che sia troppo tardi.

MARION    Ma di che cosa sta parlando?

ANDREW   “Lui” c’è?

MARION    “Lui” non c’è. Perché?

ANDREW   Sta arrivando?

MARION    Pressappoco. Perché?

ANDREW   Non è sconveniente se lo aspetto qui?

MARION    Non lo so. Lei che ne pensa?

ANDREW   Dipende dalle circostanze. (Annusa nell’aria) Che c’è sul fuoco?

MARION    (ansiosa) È un buon odorino?

ANDREW   Eccellente. Cucina lei?

MARION    Sì, perché?

ANDREW   E lui si aspetta di trovarla qui, in cucina?

MARION    Qui sì: in cucina, no. È una sorpresa. Faccio bene?

ANDREW   Non lo so: comunque è un gesto coraggioso.

MARION    Beh, prima o poi dovevo tentare, no? Apparecchio per tre persone?

ANDREW   Grazie, ma io debbo proprio andare a casa. Gli dica di telefonarmi appena avrà la forza di fare il numero.. Mi chiamo Andrew.

MARION    (stupita) Andrew? Lei è Andrew? Andrew è lei? Andrew Hunter, l’editore!

ANDREW   Non si spaventi, non perda la calma… il mio è un mestiere come gli altri, in fondo.

MARION    Venga, si accomodi.

ANDREW   Grazie. Lei è Marion, vero?

MARION    (lo fa entrare e chiude la porta) Sicché lei è proprio Andrew? (scoppia in una risata insolente)

ANDREW   (imbarazzato) Se vuole, posso mostrarle i documenti.

MARION    No, non c’è bisogno: ma sa, dalle descrizioni che mi aveva fatto giuggiolone…

ANDREW   Come dice?

MARION    Niente: ma Robert mi aveva parlato di lei come d’una specie d’un vecchio zio più di là che di qua!

ANDREW   Io e lui siamo coetanei, sa. Ma lui pensa di essere Dorian Gray, mentre io dovrei fare la parte del ritratto che va in putrefazione.

MARION    Ma lei non va in putrefazione, vero?

ANDREW   (si annusa addosso) Non ancora, pare. Anche lei è migliore delle descrizioni di Robert, sa. Posso mettermi a sedere?

MARION    Sì, certo.

ANDREW. Com’è andato il viaggio in Francia?

MARION    Favoloso! Robert è stato un vero leone…

ANDREW   Un leone?

MARION    Sì, nella scelta dei vini e delle portate.

ANDREW   Ah, volevo dire.

MARION    Lì erano tutti un po’ matti: entravano in quelle grandi cantine in punta di piedi e parlavano a bassa voce come in chiesa. Io, la prima volta, non sapevo proprio che fare, ero commossa… Così mi inginocchiai e mi misi a pregare piangendo. Mi tirò su un vecchio signore molto buono. Mi diceva: “Non è niente, ragazza mia, bisogna avere fede nell’Altissimo…” E intanto mi teneva per la vita e anche un po’ più giù.

ANDREW   Una situazione mistica, capisco.

MARION    La verità è che ero sbronza. Prendevo una sbornia al giorno, con tutti quegli assaggi.

ANDREW   Ma non l’hanno avvertita di sputare il vino dopo ogni assaggio?

MARION    Sì, ma siccome io non dovevo dare nessun parere, perché sprecare quella grazia di Dio?

ANDREW   A proposito di grazia di Dio, è merito suo se Robert è rientrato con una settimana di ritardo?

MARION    Veramente non gliel’ho chiesto io di portarmi a Cannes, ma lei sa come vanno queste cose.

ANDREW   So come vanno. Vi siete divertiti?

MARION    Da morire! A parte quei camerieri che, quando non c’era Robert, facevano certi commenti… Proprio osceni, sa. Allora sa che ho fatto? Ho comperato un anello da sposa e un po’ di sacchettini con confetti: Poi ho convinto Robert a cambiare albergo.

ANDREW   E che è successo?

MARION    Alla portineria del nuovo albergo, mentre davamo i documenti, ho lasciato cadere la mia borsa e tutti i confetti si sono sparsi per terra. Robert si è fatto rosso scarlatto, io ho abbassato gli occhi come un’educanda e da allora tutti sono diventati tanto carini con noi. È un trucco formidabile, ci provi anche lei.

ANDREW   Ci ho provato. Dieci anni fa. Ma era una cosa ufficiale.

MARION    È una bomba, sa? Io non partirò mai più per un week end senza una scorta di confetti: Lo sa poi che anche Robert ci ha preso gusto? Però esagerava: ogni volta che si usciva si lasciava dietro una traccia di confetti come Pollicino nel bosco.

ANDREW   Dov’è andato Robert?

MARION    A inaugurare un nuovo ristorante. Starà per tornare, ormai. Posso farle una domanda molto personale?

ANDREW   (sussulta) Personale, in che senso?

MARION    Lei non desidera mai qualcosa che la tiri un po’ su?

ANDREW   Ah, grazie… ma appena un dito e con poco ghiaccio.

MARION    Oh, vuole un whisky? Mi scusi… (gli prepara il drink) Ma lei non ha risposto alla mia domanda.

ANDREW   Qual e domanda?

MARION    Quella molto, molto personale. Insomma a proposito di pasticci con le ragazze, Robert dice che lei è l’unico uomo sposato di sua conoscenza che… che… insomma non si butta…

ANDREW   È vero. (prende il drink) Cin cin.

MARION    E perché non si butta?

ANDREW   Perché? Beh, a parte ogni questione di amore e di lealtà, io penso che non sia giusto nei confronti della moglie. E poi sono cose che si vengono a sapere! D’altra parte, perché mettersi le dita nel naso in pubblico quando si ha un fazzoletto in casa?

MARION    Lei sì che è romantico, Andrew! Robert invece non vuole sposarsi perché dice di essere infedele per natura.

ANDREW   Chi ha toccato il tasto del matrimonio? Lui o lei?

MARION    Lui: ma sicuramente per evitare che ne parlassi io.

ANDREW   È tipico del comportamento di Robert.

MARION    (controlla l’ora e spegne il gas sotto i carciofi e le patate) Lei ne capisce di cucina?

ANDREW   Come cuoco sono a zero! Come consumatore ho l’esperienza di tutta una vita.

MARION    Queste pesche col vino vanno messe nel frigo oppure no? Nel libro di Robert c’è scritto che le pesche devono essere fredde ed il vino caldo. Come si fa?

ANDREW   Non saprei: Robert è pieno di contraddizioni.

MARION    Forse è meglio lasciar perdere. È già molto se ho avuto il coraggio di affrontare l’agnello arrosto e i carciofi.

ANDREW   Non si emozioni: vedrà che il suo professore sarà indulgente agli esami.

MARION    Mica vero: è l’unico argomento sul quale Robert è un duro… (squilla il telefono, va a rispondere) Pronto?… Come? Ah, ciao… Sì, dipende da te, no?… Che, proprio adesso?… Che ne so?… Sì, va bene… Aspettami (riaggancia) Debbo uscire.

ANDREW   Adesso?

MARION    Sì. (indica i fornelli) Ci dia un’occhiata lei, per favore.

ANDREW   Beh, ci provo.

MARION    (si leva il grembiule e lo allaccia a lui) Si metta questo se no si sporca.

ANDREW   Speriamo bene. E se quella roba esplode?

MARION    Non credo. Basta mescolare ogni tanto… Si infili questo. (gli mette il guanto da forno) Così…

ANDREW   Grazie. Se in dieci minuti mi ha ridotto così, che ne ha fatto del “giuggiolone”?

MARION    È sopravvissuto, comunque. Ma non lo chiami più giuggiolone. Arrivederci.

(Sul pianerottolo si incontra con John che porta due valigie)

Le metta in camera da letto. (esce)

JOHN           (entra e vede Andrew col grembiule) Buona sera, signor Hunter. Vedo che quella ragazza è entrata anche nella sua vita.

ANDREW   Deliziosa, eh? Non trova, John? Dirai deliziosamente contagiosa!

JOHN           Contagiosa? Se il signore allude alla peste di Londra nel 1634…

ANDREW   Perché, non le piace?

JOHN           Forse la conosco poco, signor Hunter.

ANDREW   Avanti, fuori il rospo, John. Non lo dirò a nessuno.

JOHN           Sa, il signor Robert me ne ha fatte vedere tante in tanti anni. Ma forse l’arrivo di questa ragazza è solo il segno della punizione dell’Onnipotente.

ANDREW   Tu credi in Dio, John?

JOHN           Sì, signore. E so anche che i disegni di Dio sono misteriosi. Per esempio, volendo castigare il signor Robert, perché l’Onnipotente se la prende anche con me?

ANDREW   Lei dovrebbe scrivere una lettera alla rubrica religiosa del Times, a questo proposito.

JOHN           Credo che lo farò, signore! (se ne va)

ANDREW   (si versa un altro whisky e sfoglia il libro di ricette che Marion aveva consultato) “L’arrosto con i carciofi è particolarmente consigliabile per le cenette a due durante la luna di miele. Il potere attivante dei carciofi, infatti, è noto sin dall’antichità…” Caspita, è più eccitante di un romanzo erotico.

ROBERT     (arriva al pianerottolo, apre con la chiave e irrompe gridando) Tesoro… Tesoro!

ANDREW   Dimmi, dolcezza!

ROBERT     Come sei entrato?

ANDREW   Indovina.

ROBERT     E lei dov’è?

ANDREW   L’hanno chiamata al telefono ed è uscita. Fra un po’ ritorna.

ROBERT     (di malumore) Uhm…

ANDREW   Non ti preoccupare, Andrew penserà a te: la pappotta è nel forno, e se tu mi accarezzi il muso, ti porto le pantofole in bocca… bau, bau…

ROBERT     Perché hai quella ridicola roba addosso?

ANDREW   Sono del tuo guardaroba. Me li ha dati lei.

ROBERT     Dài, togliti quegli stracci.

ANDREW   Va bene. Comunque, abbiti le mie congratulazioni. Quella ragazza è un amore. Questo sì che si chiama un glorioso tramonto!

ROBLRT     Tramonto un corno!

ANDREW   E poi sa anche cucinare. Pietanze adatte alla circostanza, direi… “sin dall’antichità il carciofo…” Una meraviglia.

ROBERT     È dolcissima!

ANDREW   È vero: come una divisione corazzata all’attacco!

ROBERT     Guarda, cucina per me! Quale altra donna lo farebbe?

ANDREW   Quasi tutte le donne lo fanno! Non te ne sei mai accorto?

ROBERT     (scoperchia la pentola) Lo ha fatto per me! Chissà se è roba mangiabile?

ANDREW   Basterebbe assaggiare…

ROBERT     Ti giuro che sono commosso! Agnello arrosto? Questo sì che è amore! Carciofi in umido?

ANDREW   Questa sì che è pornografia!

ROBERT     (con tono di dolce rimprovero) Ah, ah! Il coperchio, no! Col coperchio diventano amari… Ma come? Si è bevuta un’intera bottiglia del mio Chateau Gris 1947!

ANDREW   Assaggia le pesche, Robert.

ROBERT     (assaggia) Pesche di fuoco! Oh Dio, le ha letteralmente incendiate nel mio vino!

ANDREW   Una sbronza da frutta: può essere un’idea!

ROBERT     Oltre vent’anni di invecchiamento, mio caro Chateau Gris, per finire i tuoi giorni…

ANDREW   Che cos’è? Una commemorazione?

ROBERT     (ride) Tutti possono sbagliare, no? Caro tesoro… amore mio… Ci ha spinto dentro il turacciolo! (bacia la bottiglia)

ANDREW   Robert, per caso non picchiava troppo forte il sole della Costa Azzurra?

ROBERT     Senti, mica si offenderà se buttiamo via la sua salsa e prepariamo un mantecato di cipolle, eh?

ANDREW   (lo osserva lavorare con disgusto. Si toglie grembiule e guanto) Ti prego di considerarmi licenziato. Dove diavolo hai pescato quella ragazza?

ROBERT     Ci siamo incontrati. Un colpo di fulmine.

ANDREW   Così d’improvviso?

ROBERT     D’improvviso. Zac zac!

ANDREW   Sicché la poveretta ha lanciato uno sguardo alla tua pancia ed è cascata in ginocchio come Giovanna d’Arco quando sentì le voci…

ROBERT     Più o meno.

ANDREW   Ah, come giornalista debbo dirti che è una cronaca piuttosto incredibile.

ROBERT     È la pura verità. Ti ricordi quando ci infilammo per sbaglio a quella festa in cantina? Beh, lei abitava lì in fondo.

ANDREW   Capisco il suo desiderio di salire.

ROBERT     Viveva con un batterista che metteva anche le moquettes… Una situazione orribile…

ANDREW   E anche rara, perché di solito i batteristi e quelli delle moquettes appartengono a due sindacati diversi…

ROBERT     Riconosco che in principio lei vide in me una specie di vecchio zio sporcaccione.

ANDREW   E adesso, come ti vede?

ROBERT     Beh, debbo dirti che il viaggetto in Francia l’ha un po’ ridimensionata. Quando cadeva la notte…

ANDREW   Risparmiati i particolari, ti prego!

ROBERT     E poi è svelta, intelligente, capisce tutto al volo, giovane com’è…

ANDREW   Beh, ma è quella l’età in cui si capisce al volo, i guai vengono dopo.

ROBERT     Se lo dici per me sbagli. Io sono ancora un grillo e lei è felice di vivermi accanto. Anche perché posso insegnarle tante cose…

ANDREW   A cucinare, per esempio.

ROBERT     Sì, tra l’altro.

ANDREW   Sono contento, Robert. Penso che saprete riempire bene le lunghe sere di inverno con le ricette del manzo alla bolognese. E quando esploderà la primavera e i vostri istinti sessuali si risveglieranno dal letargo… beh, allora sotto con le fragole alla panna e l’insalata di radicchi. Un’orgia!

ROBERT     C’è un’altra cosa meravigliosa.

ANDREW   Qual è?

ROBERT     Io imparo molte cose da lei. Ti stupisci?

ANDREW   Al contrario.

ROBERT     E poi, debbo dirti una cosa: una mia invenzione. Quando vai in albergo con una donna, se vuoi essere trattato come un miliardario, portati un po’ di confetti.

ANDREW   Davvero?

ROBERT     Ma sì: Funziona a meraviglia! Provaci.

MARION    (arriva) Ciao tesoro! (ad Andrew) Tutto bene?

ANDREW   Non è scoppiato niente, se è questo che vuol sapere. Nulla di nuovo…

MARION    Magari! (un bacetto a Robert) Com’è andata? Sei stanco?

ROBERT     È stata una colazione lunga e faticosa. (alita sul viso di Marion che indietreggia)

MARION    Ma che hai mangiato? Gatti morti?

ROBERT     Cucina meravigliosa: molto aglio, sai…

ANDREW   Me ne ero accorto, ma non volevo dirtelo.

ROBERT     Ogni professione ha i suoi rischi, si sa. (mangia del pane secco) Sei stata molto cara a cucinare per me, tesoro. Ma perché hai consumato una bottiglia di Château Gris 1947?

MARION    Sai, la ricetta dice che va bene un vino qualunque, che non c’è bisogno di roba extra e allora io ho preso la bottiglia più sporca e polverosa che c’era. Dì ad Andrew di restare a cena. Ti farà compagnia.

ROBERT     Ma a me basta la tua compagnia.

MARION    Digli di restare.

ROBERT     (a Andrew) Gilly ti aspetta a cena, vero?

ANDREW   Sì.

ROBERT     Hai visto? Non può.

MARION    Beh, senti. Io ti ho preparato tutto, ma ti seccherebbe mangiare da solo?

ROBERT     Perché? È proprio necessario?

MARION    Oh, caro! Sono forse per me questi fiori?

ROBERT     Perché lo dici in tono così tragico?

MARION    Come sono belli, essi!!!!

ROBERT     Ho anche un’altra cosa per te.

MARION    Anche io ho un regalo per te.

ROBERT     Un regalo? E perché?

MARION    Perché è il tuo compleanno, oggi.

ROBERT     Come fai a saperlo?

MARION    Beh, in viaggio, ho guardato il tuo passaporto con la data di nascita. (Robert è atterrito)

ANDREW   Oh, che anno quello! Da Trafalgar, Nelson mandò un telegramma alla puerpera…

ROBERT     (A Marion) Ecco, per te.

MARION    Oh, non dovevi, Robert! Cartier: non posso accettare!

ROBERT     Aprilo.

MARION    (apre ed estrae un braccialetto) Ma è un sogno.

ROBERT     È per questo che ho fatto tardi. Lascia che te lo metta!

MARION    (non porge il polso ma la caviglia) È splendido.

ROBERT     (indicando la caviglia) Ma… ma lo vuoi lì?

ANDREW   Via Robert! Come sei provinciale!

MARION    E adesso tocca a te… Scusi, Andrew… (prende un pacchetto da sotto il cuscino su cui è seduto Andrew)

ROBERT     Bello. (tasta) Che è?

MARION    Aprilo.

ROBERT     (apre e trova un tubo tipo dentifricio) Che cos’è?

MARION    Indovina.

ROBERT     Dentifricio.

MARION    No; crema per il viso a base di ormoni.

ROBERT     (sbarra gli occhi) Che?

MARION    La spalmi sul viso e tutte le rughe spariscono.

ROBERT     E dovrei mettermi questa pomata in faccia come fanno le tardone prima di addormentarsi?

MARION    Ma no, mica per la notte! Questa non durerebbe fino al mattino.

ANDREW   È raccapricciante! Spunta l’alba e nel letto avviene la metamorfosi… Bleah… Come nei film dell’orrore!

MARION    Va messa solo in circostanze speciali. Non so… per apparire alla TV… Dura solo quattro ore.

ANDREW   …e se il programma si allunga, arriva Frankenstein. Non si preoccupi, Marion… Se la metterà questa crema, di nascosto, non appena avrà superato lo shock…

MARION    (a Robert) Sai, non sapevo che regalarti. Ho preferito una cosa utile…

ROBERT     (si sforza di sorridere) Scusami… è un regalo bellissimo. Grazie. (Smette di sorridere. Pausa di imbarazzo)

ANDREW   Beh, io me la svigno.

MARION    (presa dal panico) No, Andrew, non se ne vada proprio adesso, la prego. Tenga compagnia a Robert.

ROBERT     Non ho bisogno di balia. So badare benissimo a me stesso mentre tu te ne vai per i fatti tuoi.

MARION    Andrew, perché non va a dare una controllata al forno?

ANDREW   Certo: posso rifare il pieno?

MARION    Ecco, si prenda la bottiglia e vada..

ANDREW   Grazie. Lo sa che è proprio bella quando si mette a dare ordini?

ROBERT     Bada, che i complimenti non le piacciono.

ANDREW   Io la penso al contrario, vero?

MARION    Mi piacciono pazzamente.

ROBERT     Va’ di là, Andrew, ti prego.

ANDREW   Considerami scomparso. (Va in cucina e tira i pannelli)

MARION    Ho preferito non dirtelo davanti a Andrew. Me ne vado.

ROBERT     Ah, così. (Lei comincia a preparare la valigia) Perché tanta fretta?

MARION    (si stringe nelle spalle) Meglio un taglio, no?

ROBERT     Non poteva durare, eh?!

MARION    No.

ROBERT     Capisco: una bella vacanza all’estero e ciao.

MARION    Sì.

ROEERT     Te ne vuoi andare così?

MARION    Sì, mi dispiace. Ah, c’è ancora della roba tua nella mia valigia. Te la rimanderò.

ROBERT     Perché non parti domani?

MARION    Tra pochi minuti varrà a prendermi.

ROBERT     Lui?

MARION    Sì, Jimmy.

ROBERT     Quel disgraziato di un batterista?

MARION    Sì... abbassa la voce.

ROBERT     Perché dovrei abbassarla? Si può sapere che diavolo è successo?

MARION    Ti prego. Non poteva vivere senza di me, lui.

ROBERT     Ah, davvero?

MARION    Sì. E mi ha pure perdonato.

ROBERT     Lui ha perdonato te? Incredibile! Non ti ricordi più perché sei venuta qui?

MARION    Sai, ha mollato Julie.

ROBERT     Che gentiluomo!

MARION    O meglio, la molla se io torno da lui. Mi ha supplicato. Dice che Julie è cretina. Forse ha nostalgia dei piatti rotti…

ROBERT     E tu che hai risposto?

MARION    Gli ho detto che non tornerò fino a che quella non avrà fatto le valigie.

ROBERT     Hai il tuo orgoglio tu, eh?

MARION    Mi ha detto che in tre ci sarebbe più gusto, un’esperienza nuova… “Sarà nuova per te”, gli ho detto io. Comunque ha promesso di far fuori Julie… (sentimentale) Pensa: Jimmy che sente la mia mancanza!

ROBERT     Anche io la sentirò. E sarò solo come un cane.

MARION    Vuoi che dica a Jimmy di mandarti Julie?

ROBERT     No, grazie.

MARION    Ma è carina, sai. E poi non sa dove andare, poverina.

ROBERT     Due settimane fa dicevi che è una strega.

MARION    Beh, ce l’avevo con lei… Forza, c’è tanto posto qui… vi farete compagnia.

ROBERT     Non voglio gli avanzi di Jimmy.

MARION    Adesso la offendi.

ROBERT     Uh, come te la prendi per lei…

MARION    Ti piacerebbe se qualcuno mi chiamasse un rifiuto di Jimmy? O un tuo avanzo? Ti sentiresti offeso, no? Guarda, non ho più un paio di mutandine pulite…

ROBERT     Perché vuoi tornare da quell’animale?

MARION    Non lo so… Vedi… forse dopo tutto… Jimmy è innamorato di me.

ROBERT     Che intendi dire? Due settimane fa tu non dicevi di amarmi?

MARION    Davvero dicevo così? Che buffo!

ROBERT     Ma lo pensavi o no?

MARION    Io? Certo! (alza le spalle e va nel soggiorno)

ANDREW   (s’affaccia cauto) Oh, scusatemi.

MARION    Venga pure, Andrew.

ANDREW   Tutto bene? Sapete, è preoccupante sentire delle grida e poi, all’improvviso, il silenzio. È classico nei verbali di Scotland Yard.

MARION    Robert era fuori di sé.

ANDREW   Capisco. (guarda la valigia)

MARION    Sì, me ne sto andando.

ANDREW   Ah…

MARION    C’è rimasto male.

ANDREW   Ah…

MARION    Gli passerà subito.

ANDREW   Ah…

ROBERT     Smettila di fare “ah” come se mostrassi le tonsille al dottore.

ANDREW   Oh.

(Marion va in camera da letto)

ROBERT     Insomma dicevi di amarmi, solo per restare qui?

MARION    No, era la verità.

(Jimmy sul pianerottolo)

Ma in fondo che te ne importa, visto che non sei innamorato di me.

ROBERT     Beh, ma anche se noi due…

(Jimmy suona alla porta)

MARION    Dev’essere Jimmy. Lo sai che stasera suona a Basingstoke? Forse già lo aspettano. Ti dispiace se lo faccio entrare mentre tu te ne vai di là?

ROBERT     Certo che mi dispiace!

MARION    Glielo avevo detto di non venire. (campanello) Ma lo sai com’è fatto…

ROBERT     Lo so benissimo: e in casa mia non ce lo voglio!

ANDREW   (fa capolino) Debbono aver bussato alla porta.

MARION    Sì, è Jimmy!

ROBERT     Accidenti a Jimmy! (Lui e Marion vanno nel bagno)

ANDREW   Forse è meglio aprire, eh? (apre) Lei deve essere Jimmy: si accomodi.

JIMMY        Ma lei non è mica lui, vero?

ANDREW   Caspita, che fisionomista!

JIMMY        Come dice?

ANDREW   Niente! Vuole uno skotch?

JIMMY        Grazie. Sto dicendo… lei non è quel tizio bavoso che ha sequestrato la mia ragazza, eh?!

ANDREW   No, non sono il tizio bavoso. Ma, scusi, adesso è lei che vuole sequestrare Marion, è vero?

JIMMY        Io c’ero prima di lui e lui l’ha vista dopo di me!

ANDREW   Prego! Sembra una lite per il posto in autobus. Lei è Jimmy il batterista, eh?

JIMMY        (lusingato) Ah, è stato a qualche mia esecuzione?

ANDREW   No, no: frequento pochissimo il Convent Garden, io. Senta Jimmy, che ne ha fatto della sua ultima conquista?

JIMMY        Quella? L’ho messa fuori a calci nel didietro!

ANDREW   Oh, proprio la fine di un amore ottocentesco…

JIMMY        Sì, sì… e neanche so che sta facendo, adesso.

ANDREW   Beh, si starà massaggiando il sedere, suppongo.

JIMMY        Dov’è Marion?

ANDREW   Verrà subito: lasci che dica addio al vecchio bavoso come meglio le va. Sa, non tutte gradiscono un benservito a pedate nelle natiche.

JIMMY        Qualcuno vuole picchiare Marion?

ANDREW   Ma no, no: solo che il suo intervento potrebbe peggiorare le cose e magari gettarla nelle braccia del mostro.

JIMMY        Dice?

MARION    (torna e ammucchia oggetti da toilette nella valigia) Ciao!

JIMMY        ove sta Herbert?

MARION    Robert.

JIMMY        Uh, come si chiama si chiama, quello là.

MARION    Andrew, la prego rimanga: Robert è proprio a terra. (entra Robert)

ANDREW   Va bene.

MARION    Oh, tesoro: ti presento Jimmy.

JIMMY        Tesoro, quello?

MARION    Non fare il cafone, Jimmy! In fondo, voi due non vi siete ancora presentati. Dovete diventare amici. Jimmy, questo è Robert. Robert, questo è Jimmy. (si danno la mano con riluttanza)

ANDREW   E adesso che vi siete stretti la mano, fuori i secondi e niente colpi bassi.

JIMMY        (a Andrew) Che tipo il suo amico, eh? Chissà perché se la prende. La ragazza rimane a me… Nessun rancore!

ROBERT     Nessun rancore.

JIMMY        Vedo che non me l’ha sciupata. E questo è l’importante.

ROBERT     Spero che nemmeno lei la sciupi.

JIMMY        Stia tranquillo: tre buoni pasti al giorno.

ROBERT     E la mandi a letto presto, la sera. Con qualcosa di caldo nello stomaco.

ANDREW   Che cos’è? Un consulto?

MARION    Siete davvero cari.

JIMMY        Siamo diventati amici e basta. E anche parenti, no?

ROBERT     Parenti?

JIMMY        Certo, perché noi tre… Insomma…

MARION    Lui vuole dire quasi cognati, non ufficia1mente.

ANDREW   Beh, si potrebbe chiedere la dispensa all’Arcivescovo di Canterbury…

MARION    Mannaggia… Non ho scolato i piselli!

JIMMY        Che?

ROBERT     Penso che sia meglio lasciar perdere i piselli, oramai!

MARION    Che c’entra? Dovrai pure mangiare, no? (va in cucina)

ROBERT     Andrew, credo che io debba bere qualcosa, adesso.

MARION    Che ci fanno qui le cipolle?

ANDREW   È un progetto di salsa: Robert sostiene che la cipolla è il punto di forza della gastronomia del futuro.

MARION    Davvero? Bisogna che me lo scriva se no dimenticherò tutto.

JIMMY        Sbrigati, Marion, dobbiamo arrivare fino a Basingstoke. Se perdiamo l’autobus ce la dobbiamo fare a piedi con la batteria e tutto.

MARION    Tesoro, mi prenderesti le valigie?

ROBERT e JIMMY Subito, cara.

ANDREW   Se vi serve una voce di testa, vengo anch’io nel coro.

ROBERT     Adesso chiamo il portiere.

JIMMY        Per fare cosa?

ROBERT     C’è ancora un baule coi libri e altre cose.

JIMMY        Accidenti, ancora altra roba?

ROBERT     (al citofono) John, potrebbe salire a prendere le valigie? Lo so, lo so, John… ma bisogna riportarle giù. (riaggancia) Andrew…

ANDREW   Che c’è?

ROBERT     Sparisci.

ANDREW   Ma dove?

ROBERT     Lo stanzino… o dove vuoi.

ANDREW   Lascia perdere: è troppo tardi..

JIMMY        Capirai che viaggio comodo! Ti ci dovrai sedere sopra, Marion. (esce)

ROBERT     Marion, non andare con lui. Resta. Ti sposo. Ma ti prego, non andare via.

MARION    No: bisogna che vada.

ROBERT     Ti poterò con me dappertutto. Farò tutto.

MARION    Dici così solo perché credi che io stia facendo una fesseria.

ROBERT     No: io ti amo. Rimani: ti prego.

MARION    Mah…

ROBERT     Allora?

MARION    (in lacrime) Magari fosse possibile… ti meriteresti di avermi, tu. Ma proprio non posso.

ROBERT     Ma io ti voglio sposare.

MARION    Sì, lo so.

ROBERT     E allora, ti scongiuro.

MARION    Comunque, grazie per avermelo chiesto. (lo bacia mentre Jimmy rientra)

JIMMY        Ohi, che gioco state facendo?

MARION    Mi ha chiesto di sposarlo.

JIMMY        Ma guarda che sporchi trucchi tira fuori, questo qua: uno gira le spalle e… plaf… cercano di fregargli la ragazza.

ROBERT     Lei la sposerebbe Marion?

JIMMY        Ma pensi un po’ alle corna sue!

ROBERT     Lo vedi? Non gliene importa niente di te.

JIMMY        Questo è un ricatto. Stammi a sentire, Noè… Simpatico non mi sei stato mai, però adesso la voglia di spaccarti il muso non me la leva nessuno.

MARION    Piantala Jimmy! (Jimmy avanza, Robert indietreggia e Marion si interpone tra i due, separandoli. Per la spinta Robert cade nella sedia in cui siede Andrew, il quale fa appena in tempo a schizzare via)

JIMMY        Mi sono proprio rotto le scatole con un vecchio cacciavite come te che insidia la mia bambina, approfittandosi che io sono una persona civile e educata.

MARION    Basta! Non sposerò Robert. E neanche te!

JIMMY        Come se io te l’avessi chiesto!

MARION    Non cambiare argomento.

JIMMY        Comunque che ci ho io che non ti funziona?

MARION    Ne parleremo dopo.

ANDREW   Vi dispiace se metto bocca?

MARION    Beh?

ANDREW   Senta, Marion: mi pare chiaro che lei non vivrà felice e contenta per sempre col giovane Lancillotto qui presente.

JIMMY        Con chi?

MARION    Lascia perdere.

ANDREW   E Robert, senza di lei, non vivrà felice e contento per sempre. Chiaro? Allora, Marion, perché lei non si divide tra i due e li fa felici?

MARION    In che modo?

JIMMY        (inorridito) Lei vuole dire che noi tre…

ANDREW   Esattamente.

JIMMY        Oh, dico… si sturi le orecchie, lei….

MARION    Sta zitto. Vada avanti, Andrew.

(John suona il campanello)

ANDREW   Per me, ho finito, debbo aprire la porta?

MARION    Sicché dovrei spaccarmi in due?

ANDREW   Beh, non sarebbe un gesto nobile?

ROBERT     Secondo te dovrei accontentarmi di mezza donna?

ANDREW   Ma no. Una donna intera. Per la metà del tempo. Non sarebbe un paradiso?

MARION    (a Jimmy) Lo senti? Quello che volevi fare tu con me e Julie… solo, alla rovescia.

JIMMY        Ma è una cosa immorale. (a Andrew) E poi, lei e quel suo amico là… piantatela di ficcarle nel cranio a questa… idee troppo furbe.

(Jimmy avanza, Andrew indietreggia)

Questa è già troppo sveglia da sola, figuriamoci se ha bisogno di certi consigli…

ANDREW   Scusi, Jimmy, ma io non avevo l’intenzione…

(Vengono interrotti da un urlo di dolore perché indietreggiando Andrew schiaccia un piede di Robert. Di scatto, Andrew si gira per vedere che accade e colpisce col gomito l’occhio di Robert)

Uh… scusa.

JIMMY        Che occhio è? Quello di prima, o l’altro?

MARION    Aspetta che ci metto qualcosa.

JIMMY        (la tira) Andiamo, vieni!

MARION    Ma s’è fatto male, non vedi?

JIMMY        Sì, s’è fratturato un pelo del sopracciglio sinistro. Se la caverà, vedrai. Andiamo! (la prende per la mano e la tira via)

ANDREW   Ti chiedo scusa. Io volevo solo rendermi utile.

ROBERT     Perché non vai a casa? Tua moglie ti aspetta.

ANDREW   Ti fa male.

ROBERT     Già.

ANDREW   Credo che applicando una bistecca cruda…

ROBERT     L’ho già sentito dire.

JOHN           (sulla soglia) Mi voleva, signor Danvers?

ROBERT     (scopre un occhio) Sì, John. Il baule. Se ne sono andati senza prenderlo.

JOHN           Ah, la signorina ci lascia?

ROBERT     Sì, John.

JOHN           Per sempre?

ROBERT     Chi lo sa? Potrebbe tornare oppure no.

JOHN           “La serenità dell’uomo dura quanto un fiore d’ibisco.” Isaia, 4, 27.

MARION    (entra di corsa) Mi porta il baule, per piacere?

JOHN           (con gelo) Con vero piacere, signorina.

MARION    (a Andrew) Grazie per quel consiglio, eh? Lei è formidabile. (Dà un bacio a Robert) A presto, tesoro. Oh, il tuo povero occhio!

ROBERT     Dimmi: ce la faresti a vivere con lui e ogni tanto, venire da me?

MARION    Non lo so. Non ci ho provato mai. Forse è una soluzione.

ANDREW   Migliaia di persone lo fanno e con ottimi risultati.

MARION    Comunque, pensa che arma per me, contro di lui, se non riga dritto.

ROBERT     Sai come sono contento di essere un’arma!

(John rientra dallo stanzino con il baule)

JIMMY        (da fuori) Beh?

MARION    Vengo… Ti telefono. La tua cena è quasi pronta. Spero che ti piacerà.

JOHN           È sicura di aver preso tutto?

MARION    Caso mai, ritorno.

JOHN           Oh bene, me lo auguro.

(Marion corre fuori, seguita da John)

ROBERT     È la fine di tutto, Andrew. Da questo colpo non mi riprenderò mai più.

ANDREW   Capisco. Una prova con due dita di whisky?

ROBERT     Impossibile! Ho un senso di vuoto assoluto qui allo stomaco. Deve essere amore…

ANDREW   Può anche essere fame, Robert: non hai ancora cenato.

ROBERT     Dio! Dio che ragazza! Era una creatura così lontana da tutto… Ci credi che non è mai riuscita a parlarmi seriamente?

ROBERT     Ci credo.

ROBERT     Pensa, durante il viaggio capitiamo a Saint Tropez… Beh, c’era un sacco di gente a bocca aperta davanti alla villa di Brigitte Bardot.

ANDREW   E allora?

ROBERT     E allora Marion mi dice: “Ma davvero stanno tutti lì ad aspettare quella vecchia?”

ANDREW   (colpito) Eh già, quell’antico rudere di Brigitte…

ROBERT     Ho fatto i conti con la velocità di un computer: un risultato agghiacciante!

ANDREW   Sono calcoli che distruggono, lo so…

(Squilla il telefono, Robert non ci bada)

Il telefono, Robert!

ROBERT     Sarà qualche donna. (risponde all’apparecchio) Flaxman 5468… Sono io… Chi? Può ripetere, prego… È sicura? Aspetti un momento!

(copre il microfono e si rivolge a Andrew)

È una straniera: dice che l’ho invitata a cena in un ristorante cinese…

ANDREW   Vacci, no? Vedrai che ti tirerà un po’ su!

ROBERT     Ma io sono già su, che discorso…

ANDREW   Meglio così, Robert… Ciao, ti lascio… Oh, senti, perché non ci provi? (gli porge il tubo di crema contro le rughe) Spalmatelo sul viso prima dell’appuntamento… (si avvia) Oh, Robert, mi raccomando: non stare con lei più di quattro ore. (esce)

ROBERT     (giocherella col tubo) Pronto… Senta, veramente io stasera non potrei uscire… Come? È libera solo stasera? Beh, in questo caso faccia così, venga qui da me… Mangeremo agnello arrosto. D’accordo?… Bene!

(riaggancia e davanti allo specchio si spalma la pomata sul viso: parla alla propria immagine riflessa)

Ehi, dico a te! Ma lo sai che sei uno schianto?

SIPARIO