Mi è scoppiata la protesi

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a-Ecco, guardala qua; guarda come luccica

Teatro Comico Italiano

MI È SCOPPIATA LA PROTESI

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore

CAMILLO VITTICI

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera

PERSONAGGI

Adelmo

Il padrone di casa

Felice

L’amico di Adelmo

Ilona

Moglie di Adelmo

Giuseppa

Moglie di Felice

Deborah

Un trans

Eluana

Amica di Ilona

La storia si svolge in un modesto soggiorno

La storia

Mania di trapianti di ogni tipo; seni, nasi, labbra, facce, cosce e chi più ne ha più ne metta.

La commedia è una provocazione sugli eventuali effetti secondari che ne possono derivare.

Un trans, una “signorina” e due mariti alle prese con le sexi richieste delle mogli.

PRIMO ATTO

ADELMO: Ecco, guardala qua; guarda come luccica! Più nuova della mia Ilona quando mi sono deciso a sposarla

FELICE: Ma dai Adelmo , mica l’avrai presa usata

ADELMO: Parli di questa carta?

FELICE: No, della Ilona

ADELMO: Guarda, io non so se quando ho preso la mia Ilona era nuova o usata, però ho i miei dubbi

FELICE: Dubbi su che cosa

ADELMO: Insomma…, se era nuova o usata. Prima di me aveva fatto qualche moroso

FELICE: Qualche? Guarda che il qualche vuol dire due o tre o una buona decina se non più

ADELMO: Le donne, quando si parla di morosi passati, sono piuttosto ambigue; non si ricordano… erano cose ormai dimenticate… non avevano importanza… non erano certo come te… tu sei sicuramente il migliore…

FELICE: Dopo tutto risponderesti anche tu così se qualcuno ti facesse la stessa domanda

ADELMO: Io di morose passate non ne ho mai avute nemmeno una

FELICE: Non dirmi che ne hai qualcuna… presente

ADELMO: Né presente né passata; io ho avuto solo la mia Ilona e sarei pronto a mettere la mano sul fuoco se…

FELICE: Fermati Adelmo , potresti bruciartela e dopo ti chiamerebbero il monco

ADELMO: Comunque questa piccola carta di plastichino è il regalo di compleanno per la mia Ilona

FELICE: Complementi; te la cavi con poco

ADELMO: Con poco? Ma lo sai almeno cos’è questa cosa?

FELICE: Un pezzo di plastica. Beato te ad avere una moglie, e per di più così giovane, che si accontenta di quella cosa lì come regalo di compleanno

ADELMO: Forse tu non lo sai e non la conosci. Questi sono soldi sonanti; me l’ha consegnata la banca pochi minuti fa; si chiama carta di credito

FELICE: Se è carta deve valere davvero pochino

ADELMO: Ti faccio rispettosamente notare Felice che anche le cartelle di 100 e 500 euri sono di carta, ma valgono dei bei soldini. Se tu consegni questa in qualsiasi negozio puoi comperare tutto quello che vuoi

FELICE: Certo che oggi fanno delle belle invenzioni; se ho ben capito puoi andare senza soldi e mostrare solo quella carta… Scusa, ma chi paga? Insomma al negozio chi li dà i soldi poi?

ADELMO: La banca, no? Tu non paghi proprio niente; ci pensa la tua banca. Avrei mai pensato che le banche fossero così generose… Magari lo fanno per una promozione, per farsi conoscere dalla gente, magari per fare un regalo di Natale ai loro clienti

FELICE: Ma come hai fatto a scoprire questa cosa, insomma questo metodo di non pagare e comperare tutto quello che uno vuole senza tirar fuori nemmeno una palanca?

ADELMO: E’ stata la mia Ilona a consigliarmelo; anzi, è stata proprio lei a volere che gliela regalassi per il compleanno e quindi, visto che a me non costa proprio niente perché pensa a tutto la banca, sono andato a prendergliela

FELICE: Ma non potrei averne una anch’io?

ADELMO: Certo che la puoi avere, basta essere un cliente e te la tirano dietro

FELICE: Purtroppo io non ho mai avuto dei soldi da mettere in una banca. Sai, con la mia pensione sociale non saprei come fare a depositare qualche soldo

ADELMO: Provaci anche solo con dieci euri; tu ne depositi dieci, richiedi la carta di credito, ci fai stampare sopra il tuo nome e cognome e poi puoi spendere e spandere come vuoi. Hai capito Felice? Abbiamo finalmente trovato il modo di diventare ricchi a spese della banca

FELICE: Ma quanto può durare una fortuna simile?

ADELMO: Fin che la banca va, lasciala andare…

FELICE: Ma te l’hanno data subito, senza fare storie?

ADELMO: Nessuna. Però mi hanno detto che il mio conto era sotto…

FELICE: Sotto? Cosa vuol dire che il conto è sotto?

ADELMO: Mah, forse era nell’ultimo cassetto della scrivania. Mi hanno detto che dovevo coprirlo

FELICE: Coprire che cosa? Il conto? E come si fa a coprire un conto che è sotto

ADELMO: Sarà per la privàci; ci si mette sopra un foglio e così si copre e si sposta nel primo cassetto, quello sopra

FELICE: Ma non è per caso che abbiano voluto dire che il tuo conto è in rosso? Quello lo so cosa vuole dire… mi avevi detto che avevi versato tutti i soldi della tua liquidazione

ADELMO: Ma è passato un bel po’ di tempo da quando li avevo messi lì. Ma che me ne frega dei colori del conto! Ah, mi hanno chiesto se desideravo un fido, ma io ho detto subito di no; non volevo che al posto di questa carta mi dessero un cane

FELICE: Allora le banche si fidano di tutti

ADELMO: Penso di sì, ma forse non troppo perché perfino la penna biro che ti danno per firmare è legata ad una catenella

FELICE: Beh, dopo tutto ci sarà una ragione…

ADELMO: Vero, se no non si capisce perché dovrebbero assumere solo ragionieri

FELICE: Ma com’è andata poi con quel fido? Avevano lì davvero un cane?

ADELMO: No, poi me l’hanno spiegato; è solo un sistema che le banche ti danno per poter spendere di più di quello che hai

FELICE: E tu l’hai preso?

ADELMO: Cosa, il cane?

FELICE: Non il cane biscaro, il fido

ADELMO: Certo che l’ho preso; se ti danno più soldi di quelli che hai sarei stato stupido a non prenderlo

FELICE: Però, che bravo quell’impiegato

ADELMO: Gentile? Gentilissimo! Parlava come un libro stampato. Giacca, cravatta, abbronzato…

FELICE: Abbronzato? In banca? Come si fa ad essere abbronzati in un posto simile?

ADELMO: Me lo sono chiesto anch’io, ma poi ho capito. Aveva in parte il Sole 24 Ore

FELICE: Senti un po’ Adelmo, che nome c’è scritto su quel plastichino lì

ADELMO: Quello della Ilona, me l’ha chiesto lei di fare così

FELICE: Ma allora la potrà usare solo lei

ADELMO: Eh già, a questo non avevo pensato, ma, sai, lei ha ogni giorno un sacco di spese e almeno con questa avrà tutto gratis

FELICE: Allora vado?

ADELMO: Dove vai?

FELICE: A depositare dieci euri e a farmi dare la carta di debito

ADELMO: Ma no; come si vede che di queste cose non ti intendi… Se ti fai dare la carta di debito vorrebbe dire che poi sei tu che devi dare i soldi alla banca. Devi chiedere, e tienilo ben a mente e non sbagliare, la carta di credito, così i soldi te li regalano tutti loro

FELICE: Beh, ti ringrazio per l’informazione, prima corro a dirlo alla mia Giacoma perché può servire anche a lei adesso che deve cambiare la dentiera e poi scappo in banca. Allora vado. Devo ricordarmi il nome. Ah già… (Nell’uscire ripete continuamente). Carta di credito… Carta di credito… Carta di credito…

ADELMO: Ora metto la carta in una busta e la regalo alla mia Ilona. E ci infilo anche questa lettera che ho preparato in questi giorni in bella scrittura. Oddio, ho fatto un bel po’ di fatica, ma quando la leggerà le esploderà il cuore per la gioia e mi getterà le braccia al collo. Certo, non è facile scrivere una lettera d’amore per il compleanno della moglie soprattutto se ha trent’anni meno di me. D’altronde come facevo a non innamorarmi di Ilona? Una ragazza che fa girare la testa a tutti quelli che la incontrano per strada. Quando ci siamo conosciuti mi ha detto una bugia, e sono sicuro che è l’unica bugia che mi ha detto fin’ora, e cioè che era ceca e che anche tutti gli abitanti del suo paese erano cechi, ma io l’ho capito che ci vedeva benissimo. Infatti non l’ha mai vista con gli occhiali neri. Certo, sono stato fortunato a sposarla; non pensavo mi dicesse subito di sì. Pronto, tutto pronto. Sarà il più bel compleanno della sua vita (Entra Ilona)

ILONA: Ciao Adelmo. Ma come, non hai ancora preparato la cena? E le polveri? Ma guarda che casa sozza che hai lasciato. C’è più polvere qua che nel deserto del Sahara

ADELMO: E’ stato quel cavolo di Adelmo a farmi perdere tempo altrimenti sarebbe tutto finito

ILONA: Ma tu stai a perdere tempo con i tuoi amici pensionati?

ADELMO: Ma se è l’unico amico che ho!

ILONA: E i panni in lavatrice?

ADELMO: Fatti, devo solo toglierli e stirarli

ILONA: E meno male che non devo fare tutto io in questa casa. C’è la pettinatrice, la manicure, la sarta, la massaggiatrice, l’estetista… tutte cose che mi sono necessarie quando esco la sera

ADELMO: Infatti volevo chiederti dove vai quando esci tutte le sere

ILONA: Come tutte le sere? Almeno tre o quattro sere al mese sto a casa qui con te

ADELMO: Certo che sono davvero poche tre o quattro sere qui a casa con me. Comunque apprezzo, vuol dire che mi vuoi bene

ILONA: Ma certo, caro, ma può anche darsi che in quelle tre o quattro sere i possa essere ammalata

ADELMO: Vuoi che ti chiami il dottore?

ILONA: No, oggi è uno di quei giorni in cui sto bene; e poi di dottori ne conosco anche troppi

ADELMO: Ma stai male così spesso? Li chiami tu?

ILONA: No, sono loro che chiamano me; ma non solo dottori, anche avvocati, notai, veterinari, e anche fisici

ADELMO: Ti chiamano loro? Mica sarai un dottore tu per poter curare tutta quella gente. I fisici poi… Ma che fai ai fisici?

ILONA: Beh, curo… i fisici

ADELMO: I fisici dei fisici…

ILONA: Infatti, i fisici dei fisici. Sai, le mie mani sono meglio di qualsiasi balsamo o medicina

ADELMO: Anch’io ho un dolorino qui in fondo alla schiena

ILONA: Ti metti un bel Cerotto Bertelli e il dolore passa

ADELMO: Ilona, ho un regalo per te. Sai, oggi è il giorno del tuo compleanno…

ILONA: Io non ho compleanni, ho sempre trent’anni

ADELMO: E io ne ho 15

ILONA: Dai Adelmo, non farmi ridere che oggi non ne ho voglia. Come fai a dire che ne hai 15? Sei rincretinito?

ADELMO: Certo che ne ho 15; io compio gli anni al 29 febbraio e quindi li ho già compiuti 15 volte

ILONA: Hai detto che hai un regalo per me?

ADELMO: Certo mia cara. Eccolo

ILONA: A vedere la busta mi sembra poca cosa. Ma vediamo… ah, c’è anche una lettera. L’hai scritta tu?

ADELMO: Vorrei ben vedere, mica si sarà scritta da sola

ILONA: Certo che hai una calligrafia schifosa

ADELMO: Vero, in bella scrittura a scuola mi davano sempre cinque

ILONA: E’ più facile leggere il cirillico che i segni fatti con le tue zampe di gallina. Comunque… “Cara Ilona, il mio cuore batte per te come le ali di un pipistrello…”. Sta attento Adelmo che alla tua età il cuore può fare brutti scherzi, magari c’è un infarto dietro la porta

ADELMO: Quale porta?

ILONA: Sì, quella della cucina. Andiamo avanti. “Sono solo tre anni che siamo assieme, ma a me sembrano pochi giorni”. Veramente a me un’eternità. “Tutte le notti che sei a letto con me, veramente non so perché qualche notte non torni, io sogno…”. Non sognare Adelmo, dormi e basta. “Io sogno di sposarti di nuovo e di nuovo regalarti quel permesso di soggiorno cui tanto tenevi”. Veramente me ne basta solo uno e adesso ce l’ho.”E toglierti dal marciapiede davanti alla nostra casa dove tutte le sere e qualche volta anche la notte vedevo che ti incontravi con le tue amiche per parlare del più e del meno”. Ma cos’hai scritto? Un romanzo! Troppo lungo; finirò di leggerlo appena avrò tempo. Vediamo il regalo. Ah, finalmente, ti sei deciso. Una bella carta di credito nuova e fiammante. Grazie Adelmo. Bacino bacino… non qui, sulla guancia, mi rovini il rossetto

ADELMO: Adesso potrai spendere e spandere come e quanto vuoi

ILONA: Ma… sei sicuro che posso? Com’è il colore del tuo conto?

ADELMO: Mah, qualche volta rosso, poche volte nero, ma adesso è sicuramente arancio

ILONA: Come arancio? Ho mai saputo…

ADELMO: Ma certo, ne sono sicuro; ho fatto il Conto Arancio, ma penso sia virato al rosso, Comunque ci penso io; faccio un assegno o faccio il bancomat, lo do alla banca e sistemo tutto. Va tranquilla

ILONA: Sai Adelmino… C’è la pettinatrice, la manicure, la sarta…

ADELMO: La massaggiatrice, l’estetista… tutte cose che ti sono necessarie quando esci la sera

ILONA: Comunque grazie del regalo, vorrà dire che ne approfitterò subito

ADELMO: Adesso? Ma tutti i negozi alla domenica sono chiusi

ILONA: Allora lo inaugurerò domani. Mi hanno dato l’indirizzo di un certo dottore che fa miracoli

ADELMO: Un dottore della chiesa?

ILONA: Non so se è un dottore della chiesa, ma, effettivamente, ha lo studio in parte a una chiesa

ADELMO: E di che malattia si tratta?

ILONA: Non sempre si va dai dottori per una malattia, ma anche per un’aggiustatina

ADELMO: Mica sarà un dottore meccanico

ILONA: Meccanico no, al limite… dottore carrozziere

ADELMO: Certo che in medicina oggi ci sono davvero tanti specialisti; ma quella del dottore carrozziere non l’ha mai sentita. E cosa ti dovrebbe fare questo dottore carrozziere?

ILONA: Ma tu non ti sei mai accorto?

ADELMO: Mai accorto di… cosa?

ILONA: Ma dei miei seni, no?

ADELMO: Da quando ci siamo sposati non sono mai riuscito a vederli. A toccarli poi… Top secret!

ILONA: Per forza; per cosa credi che tenga sempre il reggiseno a letto, ma non solo con te…

ADELMO: Come non solo con me?

ILONA: Volevo dire… non solo con te, ma anche con me, quando sono allo specchio. Ecco perché uso solo soltanto reggiseni a balconcino

ADELMO: A… balconcino? Cosa centrano i balconi?

ILONA: I balconi servono a tener su la gente, no? E il reggiseno a balconcino serve a tener su altre cose

ADELMO: E cosa avrebbero di strano o speciale i tuoi seni?

ILONA: Sono… piccoli, flaccidi, microscopici, quasi invisibili

ADELMO: Ma chi se ne frega! Mica devi allattare. Mi sa che di figli qui non se ne facciano mai visto che i nostri incontri sono uno ad ogni morte di vescovo e, nella nostra città, guarda che mi sono informato, il Vescovo è ancora giovane e chissà quando morirà

ILONA: Ma per una donna sono una grossa e seria limitazione, insomma, con due seni più grandi sarei più presentabile, più desiderabile, più appetibile…

ADELMO: E il dottore carrozziere cosa centra?

ILONA: Centra, eccome; mi dovrebbe sistemare la carrozzeria

ADELMO: Perché, hai avuto uno scontro?

ILONA: Qui non si tratta di scontri, ma di incontri

ADELMO: Scusa Ilona, io continuo a capirci niente

ILONA: Dai Adelmo, un po’ di fantasia…

ADELMO: Dai Ilona, un po’ di chiarezza

ILONA: Allora sarò più chiara. Questa carta mi servirà per pagare il conto del dottore

ADELMO: Ma non hai dei soldi da parte tu? E sì che ti daranno qualche soldo, qualche mancia magari dove lavori tu tutte le sante sere

ILONA: Ogni fine mese mando i soldi ai parenti. Là ho dei parenti molto, molto stretti

ADELMO: Per forza sono stretti, mi hai detto che da quelle parti non mangiano mai…

ILONA: E quindi li devo spedire tutti là.

ADELMO: Io però non ho ancora capito bene dove lavori

ILONA: Ma se te l’ho detto mille volte! Ma, se mi fossi dimenticata di dirtelo, allora sappi che lavoro al… al bar dell’oratorio di (Si citi un paese vicino). Ma per fortuna il mio Adelmuccio mi ha regalato questa magica carta

ADELMO: Ma io non ho ancora capito a cosa ti serve

ILONA: Per fare una plastica, no? Ma non l’hai ancora capito?

ADELMO: Ma cosa centra la plastica? La plastica si può piegare, rompere; non sarebbe meglio il ferro o l’acciaio?

ILONA: Adelmo; tu non hai ancora capito niente. Apri le orecchie e, già che ci sei, anche il cervello. Allora… Fare una plastica vuol dire modificare una parte del proprio corpo per una causa estetica. Fin qui ci sei? Bene. Se una ha i seni piccoli, con una facile operazione si possono ingrandire. Fin qui ci sei?

ADELMO: Certo che ci sono, se sono qui… Ma come fanno a ingrandirli? Li gonfiano con una pompa, come coi palloncini?

ILONA: No, ci infilano sotto direttamente i palloncini e così la tua Ilona tutte le sere si presenterà al suo Adelmo provocante e fisicamente e eroticamente esplosiva

ADELMO: Allora vorresti dire che avresti dei palloni qui davanti come le Zoccoline della televisione?

ILONA: Finalmente hai capito; era ora

ADELMO: Quello che non ho ben capito è quanto ci costerà quell’operazione lì dal dottore carrozziere

ILONA: Ma una sciocchezza Adelmo, solo quattromila euro. Una buona quinta costerebbe così

ADELMO: Ma non potresti fare solo una mezza?

ILONA: Ma dai, già che ci siamo facciamo una quinta

ADELMO: Veramente sei tu che la fai, non… noi

ILONA: Ora però devo uscire; fra poco passerà Eluana a prendermi visto che non mi hai regalato nemmeno una piccola auto, che ne so… una Mercedes, una Lamborghini, una Ferrarina

ADELMO: Ma guarda bellina che nemmeno io ho l’auto, altrimenti verrei a trovarti e bere qualcosa all’oratorio dove lavori, anzi, ci verrei col mio amico Felice

ILONA: Eh no, assolutamente no! È vietato!

ADELMO: Vietato andare al bar dell’oratorio?

ILONA: E’ permesso solo a quelli che… che hanno la tessera dell’Azione Cattolica. Tu ce l’hai la tessera dell’Azione Cattolica?

ADELMO: Mai avuta la tessera dell’Azione cattolica

ILONA: Allora non ci puoi venire

ADELMO: Ma con cosa ci vai all’oratorio di (…)?

ILONA: Te l’ho appena detto; con l’auto della mia amica Eluana

ADELMO: Anche lei lavora al bar dell’oratorio?

ILONA: Ma certo, una alla cassa e una al banco. Ma se potessi avere anch’io un’auto… Dopo tutto, però, quando ci siamo conosciuti, mi avevi detto che avevi parecchie terre al sole

ADELMO: Certo… sette o otto, non ho detto bugie; ma erano solo vasi di gerani. (Entra Eluana. Parla con le labbra il più possibile rivolte all’esterno se non si trova altro modo, come se fossero state gonfiate e, quindi, parla di conseguenza)

ELUANA: Era aperto e sono entrata. Ciao Adelmo. Sono passata a prendere Ilona

ADELMO: Ma… Cosa ti è successo? Hai sbattuto la faccia contro il muro?

ELUANA: Come contro il muro?

ADELMO: Vedo due salsicce al posto delle labbra

ELUANA: Ah ah ah, ma no, è solo opera del chirurgo estetico

ILONA: Che sarebbe il dottore carrozziere tanto per essere chiari

ADELMO: E ti ha conciata così?

ELUANA: Ma non trovi che mi abbiano dato un’espressione sensuale, desiderabile, esplosiva?

ADELMO: Sì, proprio esplosiva perché mi aspetto che, da un momento all’altro, quelle scoppino davvero. A me ricorda il maialino che aveva il mio povero nonno, ma, se a te va bene così… Comunque qualcosa di positivo ce l’hanno… Se ti inciampi e cadi con la faccia in giù rimbalzi e ti ritrovi di nuovo in piedi

ILONA: Ma cosa vuoi sapere tu dei miracoli della chirurgia estetica…

ADELMO: Se è per quello bisogna che non preghi più Sant Antonio per ottenere il miracolo di farmi diventare più carino; se poi mi concia così… Ma ditemi un po’… Siete sicure che tutta quella gente lì abbia la tessera dell’Azione Cattolica?

ILONA: Certo che ce l’hanno; da ragazzi tutti facevano i chierichetti

ELUANA: Di quali chierichetti parli Ilona?

ILONA: Di quelli che incontriamo tutte le sere al bar dell’oratorio, no?

ELUANA: Ah, ma certo; pensi Adelmo che qualcuno ha fatto anche qualche anno al seminario. Buona gente, brava gente, solo casa, chiesa e famiglia e da noi bevono solo cose che ricordano il paradiso

ADELMO: Che ricordano…

ELUANA: Certo… Come alcolici… San Giovese, San…buca Molinari, San…gria, Don Perignon e Cardinal Mendoza; se vogliono bere solo acqua prendono rigorosamente l’acqua di San Pellegrino o di San Benedetto, come verdura patatine San Carlo e pomodorini di San Marzano e, come dolce, la Sant Onorée

ADELMO: E come aperitivo?

ILONA: San Bitter. Più devoti di così… (Entra Deborah, un trans. Voce da uomo, abiti femminili)

DEBORAH: Scusate ragazze se mi permetto, ma è mezz’ora che vi sto aspettando in auto e mi sono rotto

ADELMO: E questo chi è?

ELUANA: Un nostro amico

ILONA: Si chiama Deborah

ADELMO: Aspettate un attimo, lasciate che il cervello riesca a mettere a fuoco. È vostro amico e si chiama Deborah…

ILONA: Cosa c’è di strano; molte ragazze si chiamano Andrea

ADELMO: Ma questo, o questa, parla come un uomo perdio!

ILONA: Deborah, questo è mio marito Adelmo

DEBORAH: Ma che piacere conoscere tuo marito. Bell’uomo, non c’è da discutere, e piuttosto prestante. Quasi quasi ci faccio un pensierino se permetti Ilona. Piacere Deborah

ADELMO: Piacere… Anselma

DEBORAH: Ma… come Anselma? Ah, tuo marito mi sta simpaticamente prendendo per il di dietro. Magari…

ADELMO: Ma si può sapere una buona volta cos’è ‘sto coso o ‘sta cosa?

ILONA: Ma Adelmo, non l’hai ancora capito? È un trans!

ADELMO: Trans… nel senso di…

DEBORAH: Di tutti i sensi Adelmo

ADELMO: Ma insomma, sei un uomo vestito da donna o una donna camuffata da uomo?

DEBORAH: Diciamo… diciamo che sono un uomo che vorrebbe diventare donna

ADELMO: E come si fa?

ELUANA: Semplice; si va a Casablanca…

ADELMO: Si incontra Obama e gli dice che vuole diventare come la Michelle, ma sarà un po’ difficile perché è nera

ILONA: Ma non alla Casa Bianca, a Casablanca! In Marocco! Lì sono specializzati nelle operazioni per cambiare sesso

ADELMO: Ma fanno anche quelle cose lì adesso?

ELUANA: Certo, e con gran facilità. È la famosa operazione del Balzac

ADELMO: E cosa sarebbe…

ILONA: Bal… Zac!

ADELMO: Guarda tu in che mondo viviamo… Ai miei tempi l’uomo era uomo e la donna era donna; adesso ci sono anche i miscugli, come il panaché (panascé), mezza birra e mezza gazzosa

ELUANA: Ilona è tardi, gli appuntamenti sono da rispettare. L’ingegnere ci vuole entrambe

ADELMO: E quello cosa dovrebbe fare? Ridisegnare il bancone del bar? Risistemare pareti e soffitto dell’oratorio?

ELUANA: E poi c’è l’avvocato. Lo sai che quello ha delle esigenze particolari

ILONA: Sì, lo so, quello è un sado-maso; dobbiamo frustarlo

ADELMO: Accidenti, cos’ha fatto di così grave per essere frustato? Deve aver perso qualche causa importante

ELUANA: E poi il dottore. È un feticista

ADELMO: Feticista? Vorrete dire fascista! O, magari, farmacista

ELUANA: E dovremo chiudere col veterinario; quello è il più tranquillo, si limita a fare il guardone

ADELMO: E quello cosa fa? Cosa guarda?

ILONA: I suoi animali, no? Dai, andiamo ragazze che si è fatto tardi. Domattina, Adelmo, arriverò tardi, verso mezzogiorno; devo prima passare da quel dottore che ti dicevo. (I tre salutano ed escono)

ADELMO: Io, più il tempo passa, più capisco sempre meno della mia Ilona. Quattromila euri per farsi gonfiare lo stomaco? Chissà cosa diranno quelli della banca quando dovranno pagare alla Ilona tutti quei soldi. Ma, tanto, le banche ne hanno dei soldi… E menomale che ho fatto il cane… volevo dire… il fido. Però sono brave le banche, non c’è che dire, fanno bene a fare beneficenza e aiutare i poveri. Sicuramente si guadagneranno il paradiso. (Entrano Felice e Giacoma)

FELICE: Brutte notizie Adelmo; la banca non mi ha dato la carta di credito

ADELMO: Perché?

FELICE: Perché dicono che non ho un conto nella loro banca

ADELMO: Ma non hai versato i dieci euri?

FELICE: Certo che li ho versati, ma me ne hanno chiesti cinquanta per aprire il conto

ADELMO: E non gliel’hai dati?

FELICE: Cinquanta erano un po’ troppi, comunque ho versato anche quelli; vorrà dire che la mia Giacoma rinuncerà alla dentiera anche se una buona parte gliela passa la mutua. Insomma loro volevano i liquidi

ADELMO: Acqua?

FELICE: No, liquidi

ADELMO: E tu dovevi dire che l’acqua è un liquido; forse se n’erano dimenticati o mangiano senza bere. E la carta?

FELICE: No soldi in banca, no carta. E la tua? L’hai data a Ilona?

ADELMO: Certo, dovevi vedere com’era contenta

GIUSEPPA: Chissà come sarà stata felice di ricevere in regalo qualcosa per il suo compleanno. Il mio Felice non se lo ricorda mai

FELICE: Per forza, sei tu che non me lo ricordi mai; lo sai bene che la mia memoria da un po’ di tempo va spesso in trasferta. E tu allora? Quando mai ti ricordi del mio?

GIUSEPPA: Con tutte le cose che si devono fare in una casa non posso certo ricordarmi anche dei tuoi compleanni

FELICE: Scusa la curiosità, Adelmo, ma per cosa la usa adesso quella carta la tua Ilona?

ADELMO: Sta zitto; non ho capito bene, ma vorrebbe mettere un palloncino al posto dei seni; gonfiarli insomma

GIUSEPPA: Ma che brava! Che fortunata! Beata lei che lo può fare

FELICE: Perché, vorresti dire che cosa?

GIUSEPPA: Felice, io ti dico una cosa e tu ascoltami bene. Te la dico adesso che siamo in casa dell’Adelmo così non puoi né arrabbiarti né urlare perché è da maleducati urlare in casa d’altri. Vero Adelmo?

ADELMO: Se lo dici tu…

FELICE: Parla o donna! E sarò muto come una tromba

GIUSEPPA: Rinuncio alla dentiera

FELICE: E menomale, meno soldi da spendere

GIUSEPPA: Però voglio anch’io due seni nuovi e bei grossi

FELICE: Cosa? Ma dico, Giuseppa, sei diventata scema? Ma lo sai almeno quanto costa un’operazione del genere?

GIUSEPPA: Felice, senza dirtelo io ogni giorno ho risparmiato qualche euro sulla spesa e me li sono messi in parte. Adesso, però, me li voglio spendere come voglio e io mi faccio i miei seni nuovi

FELICE: Ma quanto costano due seni nuovi Adelmo?

ADELMO: Quattromila euri

FELICE: Cosa? Quattro… O dio Giuseppa; mi sento svenire. Non sarà per caso perché, per risparmiare sulla spesa e metter via i soldi, comperi sempre meno da mangiare?

GIUSEPPA: Non di solo pane vive l’uomo

FELICE: Ma anche di un po’ di mortadella o di stracchino che non comperi mai; e tu sempre pane e minestra di verdura mi prepari tutti i santi giorni, sia a pranzo che a cena

GIUSEPPA: La verdura ti pulisce l’intestino

FELICE: Ma cosa vuoi pulire se non c’è mai dentro niente? Comunque per i quattromila euri niente da fare

GIUSEPPA: Ma non dire scemenze Felice! Guarda che io ho trovato da farlo per molto, ma molto meno. In panetteria ho parlato con un’amica che l’ha fatto. È andata da un dottore fresco fresco di chirurgia estetica che lo fa a poco prezzo. Sai, a lui serve per far pratica. Oddio, le è rimasto un piccolo difetto, un seno più alto dell’altro, uno sotto un’ascella e l’altro sotto l’ombelico, ma a lei va bene lo stesso; tanto, per quello che ha pagato… Comunque il dottore ha detto che metterà a posto le cose a sue spese. Abbasserà una e alzerà l’altra e questa volta userà una livella dei muratori per non sbagliare le altezze

ADELMO: Io, comunque, ci penserei bene prima di farmi toccare da un tipo come quello; magari potrebbe commettere gli stessi errori

GIUSEPPA: Ma cosa dici Adelmo; capita a chi è all’inizio della carriera. Errare urbanum est. Beh, un altro errorino l’ha fatto con la cugina della Lucrezia, la giornalaia

FELICE: Cos’ha combinato?

GIUSEPPA: Niente di importante. E solo andata a rifarsi il naso

ADELMO: E allora?

GIUSEPPA: Lui gliel’ha fatto; bello, bellissimo, a regola d’arte. Il punto è che… che si è dimenticato una cosa

FELICE: Cosa?

GIUSEPPA: Di fargli i buchi. Nonostante questo io mi fido, per cui, ho deciso, vado da quello, e ci vado domani!

FELICE: Ma cosa devo fare Adelmo per far capire a questa matta che non lo deve fare?

GIUSEPPA: Ma non vuoi, Felice, che la tua Beppa diventi sexi? Che ogni sera, prima di andare a letto, ti faccia la danza del ventre? Che ti faccia la danza dei sette veli? Che stimoli i tuoi ormai spenti e decrepiti sensi con due seni grandi e prosperosi? Che ti faccia vedere il paradiso qui in terra?

FELICE: Se vai avanti così vedrò solo l’inferno. A me piaci così, o dio… piaci così…, tutta normale, come mamma ti ha fatto. E cosa dovrò toccare? Qualcosa che mi sembreranno due budini, due uova al burro, due mozzarelle andate a male?

GIUSEPPA: Guarda, carino, che non ci mettono né budini, né uova e né mozzarella, ma il silicone. Mai sentito parlare di silicone? Ma allora tutte quelle che lo hanno fatto perché lo hanno fatto?

FELICE: Perché non sono contente di se stesse, sono come auto col motore truccato che prima o poi cede, sono come i ragazzi in maschera a carnevale, sono come un albero di natale di plastica; non sono vere!

GIUSEPPA: Ma se lo fanno è perché avranno le loro buone ragioni, per ringiovanire. Ce ne sono tante che si fanno anche il leasing (lising) al viso

ADELMO: Cosa sarebbe quella cosa lì?

GIUSEPPA: Ti tirano la pelle del muso e diventa liscio come il marmo

FELICE: Certo, ma dovranno poi stare attente a quando ridono altrimenti si sfascia tutto e poi ogni poco lo devono rifare e, una volta dopo l’altra la pelle si tira in tale modo che, quando sbattono gli occhi, si piegano le ginocchia

GIUSEPPA: Anche se non si tira la pelle, comunque, c’è sempre il botulino. Una bella siringata e via

FELICE: Lo sai dove te la metterei io la siringata? Nel cervello e ti infilerei un po’ di buonsenso. Anzi, proprio se vuoi trapiantarti qualcosa, trapiantati il cervello! Ma, dico io, ci sarà pure un sistema per fare quelle cose lì senza spendere

GIUSEPPA: Quelle cose lì richiamano protesi

FELICE: Ripeto; ci sarà pur un sistema per fare quelle prostesi lì senza tirar fuori dei soldi. Magari…

GIUSEPPA: Magari?

FELICE: Trovato! Ho trovato! Risolto! Tutto risolto! Ti prendi due scolapaste dalla cucina, te li infili sotto la canottiera e, voilà, la Giuseppa ha due tettone da far invidia a tutte le donne del paese

GIUSEPPA: Ma sei scemo Felice? E coi manici come la metteresti? Li faresti uscire dal collo?

FELICE: Basterebbe andare dal fabbro e farseli togliere

GIUSEPPA: Ma guarda che queste cose le fanno anche gli uomini, sai

ADELMO: Nooo, si fanno mettere i seni?

GIUSEPPA: Macchè seni, si fanno togliere i peli del torace con la ceretta…

ADELMO: La ceretta? Quella delle candele?

GIUSEPPA: Più o meno. Uno strappo e via!

ADELMO E FELICE. Ahia che male!

GIUSEPPA: E i capelli?

FELICE: Anche quelli li strappano con la cera?

GIUSEPPA: No, quando sono pelati come un ginocchio quelli se li impiantano sulla testa

FELICE: Nooo, ma non basterebbe mettersi un bel cappello?

GIUSEPPA: Insomma, la vuoi capire che uno si da una sistemata per trovarsi meglio con se stesso? Guarda quante donne fanno anche la lippoassoluzione

ADELMO: E quella cos’è? Una roba di preti?

GIUSEPPA: Ma va! Ti infilano un siringa nelle chiappe e ti tolgono tutto il grasso che c’è dentro e tu dimagrisci di colpo

ADELMO: E di quel grasso lì poi cosa ne fanno?

FELICE: Non è che lo usino al posto del burro per cuocere la frittata ai ricoverati?

GIUSEPPA: Ma cosa vuoi che sappia io di cosa ne fanno

FELICE: Magari lo rimettono nello stesso posto a quelli magri…

ADELMO: Ascolta Felice, se lei vuol farsi quella cosa lì, quella di gonfiarsi quelle due cose lì davanti, lasciaglielo fare. Lascia che lei sia come te…

FELICE: Come, come me?

ADELMO: Felice! Non ti chiami Felice? Se vuoi che la tua Giuseppa sia felice lasciaglielo fare, se costa così poco poi…

GIUSEPPA: Grazie Adelmo; tu sì che le capisci le donne

ADELMO: Certo che le capisco le donne, meno la mia Ilona

GIUSEPPA: Perché, cos’ha la tua Ilona?

ADELMO: Mah, c’è qualcosa che non mi quadra

GIUSEPPA: Cos’è che non ti quadra?

ADELMO: L’oratorio

FELICE: Perché? Vorresti demolirlo?

ADELMO: No, l’oratorio va bene dov’è. È il bar

FELICE: Cos’ha il bar?

ADELMO: Il bar niente, ma non riesco a capire cosa ci fa lì tutta quella gente, il dottore, l’ingegnere, l’avvocato, il fisico… Non mi vengano a dire che hanno tutti la tessera dell’Azione Cattolica… Un giorno o l’altro vado anch’io dal parroco di (…) e mi iscrivo anch’io. Basta che poi non diano delle frustate anche a me

SECONDO ATTO

FELICE: (Stanno giocando a dama). Eh no, caro mio; non vale. Tu hai approfittato che mi pulissi il naso e hai spostato la tua pedina; stavo per mangiartene due

ADELMO: Senti Felice, ha voglia di dare i numeri?

FELICE: Non dirmi Adelmo che hai imbrogliato. Dovevo mangiarmene due di quelle nere e ora lo spazio non c’è più

ADELMO: Della serie… Odissea nello spazio. Senti, sono stanco di giocare; ce lo facciamo un goccetto?

FELICE: Lo sai che per queste cose non dico mai di no

ADELMO: (Versa da bere). Dai, tiriamoci su il fisico e il morale. Salute; alle nostre mogli!

FELICE: Certo che le mogli sono degli strani tipi; non le conosci mai abbastanza. Adesso poi, che si sono messe in testa di cambiarsi il seno…

ADELMO: I seni, due

FELICE: Certo, mica uno solo. Che pignolo che sei. Dicevo… adesso che hanno deciso di cambiare la carrozzeria sono diventate tutte strane

ADELMO: Io direi matte

FELICE: Ma, dico io, a chi devono piacere? Un marito ce l’hanno, se a lui va bene che siano come sono non vedo problemi. Eh, le donne… Hai presenti le monete come sono Adelmo?

ADELMO: Certo che lo so; qualcuna, anche se piccola, ne ho sempre in tasca

FELICE: Io e la mia Giuseppa siamo come le due facce di una moneta; non possono vedersi eppure stanno insieme

ADELMO: Tu lo sai Felice che io leggo sempre i giornali. Recentemente ho letto che l'amore è una questione di chimica. Deve essere per questo che mia moglie mi tratta come se fossi un rifiuto tossico. Cosa facevi Felice prima del matrimonio?

FELICE: Quello che volevo; e ti pare poco? Adesso è lei che comanda a casa. Quando l’ho conosciuta era un angelo, ma poi ho conosciuto cos’è il diavolo. Prima di conoscerla avevo anche messo un annuncio sul giornale: “Cerco moglie”. Il giorno seguente ho ricevuto un centinaio di lettere. Tutte dicevano la stessa cosa: 'Ti cedo la mia”, e allora ho deciso di scegliere la Beppa

ADELMO: Non dirlo a me; se la mia, quando rientra, non trova la casa pulita e linda come uno specchio lo so io le madonne che mi dice. Il matrimonio è l'unica guerra nella quale uno dorme con il nemico; e bada bene, si dorme e basta perché per il resto… calma piatta

FELICE: A proposito di piatta; mi sa che fra poco arriveranno qui che non sono più piatte e con due seni da far invidia alla Anita Ekberd o alla mucca del mio povero nonno

ADELMO: Eh già, adesso è spuntata anche questa storia delle… non mi viene la parola Felice

FELICE: La Giuseppa le ha chiamate… protesi

ADELMO: Comunque io ti confesso Felice che non ho ancora capito bene di che cosa si tratta

FELICE: Ci sarebbe un sistema per saperlo

ADELMO: E quale?

FELICE: Non hai in casa un vocabolario Adelmo?

ADELMO: Certo che ce l’ho, è un po’ vecchio, ma ce l’ho e ogni tanto lo uso perché io voglio tenermi istruito. Quando leggo sul giornale una parola che non conosco prendo il vocabolario e ci guardo

FELICE: E allora fallo anche per questo

ADELMO: Eccolo qui, è sempre a portata di mano. Cosa cerco?

FELICE: Protesi

ADELMO: Aspetta… vediamo… vediamo… eccola qua

FELICE: Cosa dice?

ADELMO: Aspetta che te lo leggo… “Del senno di poi sono piene le fosse”. Ci capisci qualcosa Felice?

FELICE: Non è proprio bel chiaro…

ADELMO: Però parla del senno…

FELICE: Sì, ma con due enne, non del seno con una enne sola

ADELMO: Se i seni sono due ci vorranno due enne

FELICE: Ma sei sicuro Adelmo di aver letto bene?

ADELMO: Mica sono inalfabeto; qui c’è scritto… Aspetta aspetta… Ma guarda tu, invece di protesi ho letto… proverbi

FELICE: Ma stai diventando scemo Adelmo? Dai, cerca di nuovo, ma sta attento però

ADELMO: Eccolo qua… Leggo? A me sembra ancora più difficile di quello di prima. Comunque… “E’ presupposto essenziale per poter esercitare l'azione di regresso che spetta al portatore del titolo”. Presupposto, cosa vuol dire presupposto?

FELICE: Per me ha qualcosa a che vedere con le supposte. Se parla di regresso vuol dire che è qualcosa che va di dietro, altrimenti avrebbero scritto ingresso

ADELMO: Però di seni, nasi o faccia non ne parla

FELICE: Fa vedere a me che forse riesco a capirci qualcosa

ADELMO: Toh, guarda qua; aspetta, te lo sottolineo

FELICE: Senti Adelmo, per me sei davvero rincoglionito. Ma cos’hai cercato?

ADELMO: Protesi

FELICE: Ma qui hai sottolineato… protesti; ecco perché non si capiva niente

ADELMO: Senti, lasciamo perdere il vocabolario se no la testa ci va in fumo. (Entra Deborah trafelata)

DEBORAH: Mi manda Ilona, dice di non farsi trovare in casa perché fa un macello

ADELMO: Scusa Deboro o Deborah, chi vorrebbe macellare l’Ilona?

DEBORAH: Proprio tu, l’Adelmo

ADELMO: E perché dovrebbe macellarmi?

DEBORAH: Per la carta di credito

ADELMO: Ma se gliel’ho appena data, nuova di pacca

DEBORAH: Lei ha detto che… (Entra Ilona come una furia)

ILONA: Eccolo qua! Delinquente! Assassino! Truffatore

FELICE: Hai ammazzato qualcuno Adelmo?

ADELMO: Finora no, ma se questa non mi dice cos’è successo il macello lo faccio io

ILONA: Guarda qua, guarda cosa mi hai combinato (Si gira in modo che si noti che ha un solo seno nuovo)

FELICE: Cos’è ‘sta roba? Ma te li mettono a rate? Scusa Ilona, ma mi viene da ridere

ILONA: E io ti do un calcione in un posto che non solo smetti di ridere, ma ti pieghi in due come un foglio di carta velina. (Ad Adelmo). È tutta colpa tua bastardo e avaro lombrico italiano!

ADELMO: Guarda che non sono stato io a operarti…

ILONA: Ma sei stato tu a darmi la carta di credito

ADELMO: Pensavo di averti fatto un favore

ILONA: Bel favore che mi hai fatto! Ma non sapevi che la tua carta aveva un massimale di duemila euro al mese?

FELICE: Cosa vuol dire?

DEBORAH: Vuol dire che il massimo che si può prelevare in un mese sono solo duemila euro e non un centesimo di più

ADELMO: E allora?

ILONA: Allora il chirurgo si è preso i duemila euro e di seni me ne ha messo uno solo. Fin quando non verserò gli altri duemila, non mi metterà l’altro

DEBORAH: E quindi dovrà aspettare un mese

ILONA: Io un mese così? Ma questa è la peggiore disgrazia che mi potesse capitare. (Fuggendo fuori). Sono rovinata, sono una donna distrutta, senza futuro, senza patria, senza famiglia, senza un seno…

ADELMO: Felice, sai che ti dico? Che anche a me è capitata una disgrazia

FELICE: Quale disgrazia Adelmo?

ADELMO: Quella di essermi tirato in casa una matta come quella. Adesso vorrò vedere come ci starà dietro il banco del bar dell’oratorio; non basteranno tutte le preghiere del medico, dell’avvocato, dell’ingegnere e del fisico a farle ricrescere l’altro seno anche se hanno la tessera dell’Azione Cattolica

DEBORAH: Certo che per una donna è triste avere un seno solo. Guardate i miei, li ho da quattro anni e sono ancora su come il K2. Toccate, toccate… per voi gratis

FELICE: Ma piantala Deborah, non vedi che in questa casa si sta consumando una tragedia?

DEBORAH: Per me Ilona esagera, prima o poi si troverà un sistema per sistemare il tutto

ADELMO: Sì, ma non so come; fallo capire tu a quella matta

FELICE: Ma scusa Deborah, fammi capire… Ma a te non piacciono le donne?

DEBORAH: Certo che mi piacciono le donne, di qualunque sesso siano

ADELMO: Ma invece di stare un po’ di qua e un po’ di là deciditi una buona volta se vuoi diventare un uomo o una donna

DEBORAH: Te l’ho detto ieri; presto diventerò donna

FELICE: E perché donna e non uomo

DEBORAH: Mica sono scema; lo faccio perché ho sentito dire che le donne vivono più a lungo

FELICE: Anche mio nonno, che ha 94 anni vuole cambiare sesso…

DEBORAH: A 94 anni?

FELICE: Certo, a 94 anni, lo vuole cambiare perché ne vuole uno più nuovo

ILONA: (Rientrando). Sono rovinata! Il lavoro a rotoli e i clienti non mi vorranno più vedere

ADELMO: Vuol dire che cambieranno bar e tutti quei santi che bevevano e mangiavano li andranno a prendere da un’altra parte. Va bene così?

FELICE: Bravo Adelmo; fatti sentire!

ILONA: Dovrò stare qui rinchiusa come una suora di clausura…

FELICE: Suora poi… Io direi che andrebbe meglio… prigioniera, suora direi proprio di no

ILONA: Non potrò più vedere né sentire nessuno

ADELMO: Oltre che ceca anche sorda

DEBORAH: Sentite gente, vediamo di considerare la situazione…

ILONA: Situazione? Disastrosa! Vorrei vedere te con un seno solo

FELICE: Mio nonno una volta avevo una mucca, la Carolina, che aveva un seno solo, ma faceva lo stesso un sacco di latte

ILONA: Ma cosa vuoi che mi freghi del latte della tua Carolina! No, non c’è rimedio, non c’è rimedio

ADELMO: Ma certo che c’è un rimedio e costa poco. Prendiamo un melone, te lo piazzi dall’altra parte e il gioco è fatto

ILONA: Ma tu sei tutto scemo. Cosa credi? Che chi lo tocca non se ne accorga?

ADELMO: Scusa Ilona; ma chi dovrebbe toccarlo? Il curato dell’oratorio?

ILONA: Tu non lo tocchi più di sicuro

ADELMO: Per le volte che l’ho fatto posso sempre fare a meno. L’ultima volta che ho fatto un tentativo hai detto che ti veniva un tale solletico che prima ti mettevi a ridere come una matta e poi ti arrabbiavi come una jena della savana africana

DEBORAH: E invece un rimedio c’è. Se mi aveste lasciato finire…

ILONA: Parla Deborah; ormai, arrivati a questo punto, tutto può far brodo

FELICE: Forse può far latte vorrai dire

ILONA: Zitto tu che ho saputo che anche la tua Giuseppa sta facendo la stessa cosa

FELICE: Ma ne farà due però! E costeranno molto di meno

DEBORAH: Vedi Ilona, col mio lavoro quotidiano…

ADELMO: Sempre al bar dell’oratorio…

DEBORAH: Se non al bar… da quelle parti

ILONA: La lasci parlare o no?

DEBORAH: Col mio lavoro guadagno parecchio e io ti potrei anticipare i duemila euro che ti servono per completare l’operazione; il mese prossimo me li restituisci e saremo pari

ILONA: Deborah, non ho parole

ADELMO: Io invece di parole ne avrei, eccome

ILONA: Tu sta zitto che i conti li faremo poi. Accompagnami Deborah e voi due mi vedrete ritornare presto, ma con due palloni grossi così e sta pur certo che le mani non ce le metterai mai!. Piuttosto te le taglio! (Escono)

ADELMO: Ma tu ci credi Felice alla storia del bar dell’oratorio?

FELICE: Ma neanche se venisse qui davanti l’Arcangelo Gabriele in persona ad annunciarmelo con tanto di ali e aureola

ADELMO: Ma lo sai che qualche dubbio era venuto anche a me a proposito di quel bar?

FELICE: Era ora che ti svegliassi; anche se non sono un’aquila qualcosa avevo capito anch’io

ADELMO: Infatti mi sembrava strano che in quel bar potessero andare solo gli scritti all’Azione Cattolica

FELICE: Senti Adelmo, o sei tonto o sei scemo

ADELMO: Perché dovrei essere scemo?

FELICE: Perché… E adesso chi c’è? (Entrano Eluana e Giuseppa che singhiozza)

ELUANA: Ho trovato la qui presente Giuseppa in fondo alle scale tutta piangente e mi ha detto di accompagnarla qui

FELICE: Ma cos’è successo? Non dovevi fare l’operazione?

GIUSEPPA: Sì, l’ho fatta

FELICE: E allora dovresti essere finalmente felice

ELUANA: Beh, l’operazione l’ha fatta, ma deve esserci stato un problema

FELICE: O dio, quel tipo non ti avrà fatto la stessa cosa che ha combinato alla cugina della Lucrezia, la giornalaia; uno su e uno giù

ELUANA: Peggio. Guarda dove li ha impiantati. Girati Giuseppa… (Si notano due seni prorompenti sulla schiena)

FELICE: Nooo! Non può essere vero! È andata per farsi mettere una quinta…

ADELMO: E invece le hanno messo la retro

GIUSEPPA: E adesso che faccio Felice?

FELICE: Te l’avevo detto di non fare quella cretinata lì, a me piacevi, insomma… piacevi…, andavi bene così com’eri. Insomma ti preferivo piatta, va bene?

ADELMO: Per una donna essere piatta non è un male, anzi… vuoi mettere la comodità di dormire comoda a pancia in giù?

ELUANA: Mia cugina è talmente piatta che sul petto si è fatta tatuare “Davanti”. Ma non solo; è così piatta che, quando va in discoteca, l’unico ballo che può fare è il liscio. Pensa che suo padre un giorno la stava per spedire con il fax… Qui, comunque, dobbiamo fare qualcosa per rimediare al mal fatto; magari un’altra operazione, che tolga quello che ti hanno messo dietro e che te lo mettano davanti

FELICE: Un’altra operazione? Ma siamo matti? Altri soldi? Ma chi li trova?

ELUANA: Comunque scusami Giuseppa, ma devo proprio scappare, ho degli impegni che non possono attendere

ADELMO: Eluana, già che ci vai, vedi se riesci a fare avere anche a me quella tessera dell’Azione Cattolica… Ah, se riesci ad averla in omaggio meglio ancora

ELUANA: Ma lo sai, dovresti chiederlo al parroco

ADELMO: Comunque digli che da piccolo ho servito messa per due anni, poi mi sono stancato di alzarmi presto al mattino; comunque per dieci anni ho votato Democrazia Cristiana

ELUANA: Sta tranquillo, riferirò. Un abbraccio a tutti, sia ai belli che ai brutti. (Esce)

GIUSEPPA: E adesso cosa me ne faccio di queste due cose qui dietro?

FELICE: Magari se si riuscisse con qualche martellata a farli passare dall’altra parte…

GIUSEPPA: La martellata io la darei a quel disgraziato che mi ha combinato questo disastro

ADELMO: Ho già capito che dovrà andare di nuovo dal dottore carrozziere

FELICE: Ma anche se si potesse, con i soldi come facciamo? Non è che con la tua carta…

ADELMO: Niente da fare; ce l’ha la Ilona

GIUSEPPA: Ma io così non ci posso stare

FELICE: Guarda che ci sono anche i gobbi a questo mondo; loro ne hanno una e tu due! Mica sarai meno degli altri tu, no?

ADELMO: E siccome dicono che toccare la gobba a un gobbo porta fortuna… immaginati quanta ne potrai dispensare tu che ne hai due. Verrò a toccartele tutte le sere

GIUSEPPA: Ma Felice, lo sai che la sera, dopo aver preparato tavola, mi piace sedermi sulla poltrona e lavorare all’uncinetto

FELICE: Giuseppa, guarda che quella specie di apprendista chirurgo della mutua le mani non te le ha tagliate e quindi puoi sempre continuare a lavorare all’uncinetto

GIUSEPPA: Quello lo so, ma come faccio ad appoggiarmi allo schienale della poltrona?

FELICE: Semplice, ci facciamo due bei buchi, infili le tue protesi lì e sei di nuovo a posto come una regina

GIUSEPPA: Ma dovrò stare così per tutta la vita?

FELICE: Ma quanto vuoi campare ancora Beppa? Una quarantina d’anni o giù di lì e ti faccio presente che il tempo passa…

ADELMO: E fugge via

FELICE: Bravo Adelmo

ADELMO: Grazie Felice

GIUSEPPA: Ho deciso; vado a buttarmi dal ponte dell’autostrada

FELICE: Ti avverto che, se poi cadi di schiena, rimbalzi su come una pallina e magari vai a finire sotto qualche macchina e poi, come fai ad andare al ponte dell’autostrada se non hai nemmeno la patente per andarci? (Entra Eluana)

ELUANA: Appuntamento annullato, moglie in agguato

ADELMO: Moglie di chi?

FELICE: Probabilmente di uno dei clienti di quel bar. Magari lei è un Figlia di Maria e controlla che il marito frequenti le funzioni religiose ed Eluana fa il chierichetto

ADELMO: Certo che questa casa è diventata peggio di una stazione ferroviaria; chi va, chi viene…

ELUANA: E ringraziate il signore che sono tornata. Ho una buonissima notizia per te Giuseppa

GIUSEPPA: A questo punto più che di una buonissima mi accontenterei anche di una buona, anzi, discreta. Dimmi Eluana e zitti voi due, sempre tra i piedi voi due; anzi, fatemi un favore... Uscite che queste sono cose di donne.

FELICE: Ma chissà perchè poi le spese le devono sostenere gli uomini.

ADELMO: Ma sentite un po’; voi che ormai siete pratiche di queste cose… non è per caso che ci sia un posto dove si possa trapiantare qualcosa anche a noi uomini di una certa età?

FELICE: Magari a prezzo ragionevole

ELUANA: Che cosa, per esempio?

GIUSEPPA: Magari, rivolgendovi al dottore dove vado io…

ELUANA: Quello fa proprio di tutto

FELICE: Ma per amor di Dio, teniamoci quello che abbiamo e accontentiamoci

ADELMO: Magari ce lo impianterebbe al posto del naso

FELICE: Andiamocene Adelmo, prendi quella bottiglia e quei bicchieri che andiamo di là a rinfrescarci la gola.

ADELMO: Ottima decisione, approvo

FELICE: Però una cosa voi due, non combinate altri casini…

ADELMO: Perché bastano quelli che abbiamo. (Escono)

GIUSEPPA: Dimmi Eluana, pendo dalle tue labbra, anzi, dai tuoi labbroni

ELUANA: Belli neh, libidinosi e provocanti. Non piacerebbe anche a te averne due così?

GIUSEPPA: Senti Eluana, non mi pare il caso di gettarmi in altre imprese del genere; mi basta quello che mi è capitato. Non vorrei che quel semi dottore là me li mettesse al posto delle orecchie. Dammi subito la notizia che volevi dirmi

ELUANA: La Jessica è una mia amica

GIUSEPPA: Va beh, sarà una tua amica, ma cosa centro io?

ELUANA: Stammi a sentire perchè ho una grande novità per te

GIUSEPPA: E cosa ha da vedere con me la tua amica?

ELUANA: Se taci un attimo te lo spiego. Devi sapere che Jessica è una transgender. Chiaro fin qui?

GIUSEPPA: Certo, la Jessica è una tedesca

ELUANA: Ma no che non è tedesca

GIUSEPPA: Se quello non è un nome tedesco… Transgender, come Schumacher, Kappler, Hitler…

ELUANA: Lascia perdere questi che non centrano un fico secco. Senti, te lo spiego in poche parole

GIUSEPPA: Però spiegalo in italiano perchè il tedesco per me è arabo, anzi, non spiegarmelo nemmeno perché di quelle cose lì la Giuseppa non ci capisce un cavolo

ELUANA: Ma è semplice, è solo un disturbo, una deviazione della sessualità

GIUSEPPA: Scusa Eluana, vogliamo venire all’uovo sodo?

ELUANA: Si tratta di questo… Jessica ha voluto che le mettessero una sesta

GIUSEPPA: Una sesta? Ma cos’è? Una mongolfiera?

ELUANA: Infatti, e lei non sopportava più di avere due palloni così  grossi qui sul davanti. Se l’è appena fatta togliere e fatto inserire due più piccole

GIUSEPPA: E io cosa centro?

ELUANA: Cosa centri? Certo che centri! Quelle che le hanno tolto sono ancora in ottimo stato. Una bella disinfettata e sono come nuove di zecca. Le potresti comperare tu di seconda mano e a prezzo di svendita, insomma del tipo paghi uno prendi due, e fartele impiantare tu, però questa volta al posto giusto

GIUSEPPA: E di queste due dietro cosa ne faccio?

ELUANA: Beh, le potresti tenere di riserva

GIUSEPPA: Certo, così sembrerò una carrozza del treno con i respingenti davanti e dietro

ELUANA: Idea! Vai da quel cane che ti ha fatto l’intervento, gli dici che lo denunci per malasanità se non ti toglie quelle cose lì dietro e, in omaggio, ti fai sistemare quelle della Jessica. Anzi, per dare più visibilità alla cosa, ti accompagno io e gli faccio credere di essere il tuo avvocato. Dai, forza che andiamo; prima passiamo dalla Jessica a prendere il materiale in oggetto e poi filiamo da quella specie di dottore

GIUSEPPA: Dici che mi posso fidare?

ELUANA: Ad occhi chiusi. Via! Partenza! (Escono. Entrano gli uomini)

ADELMO: Beh? Non c’è nessuno? Non mi sembra vero dopo il via vai di ieri e oggi. Non è che la Beppa sia andata davvero a gettarsi dal ponte dell’autostrada?

FELICE: No, tranquillo; quella soffre di vertigini e non si sporgerebbe mai da quell’altezza, rischierebbe di morire prima di buttarsi. (Entra baldanzosa Deborah)

DEBORAH: Signori, rullino le trombe e suonino i tamburi! Preparatevi ad un’angelica apparizione!

ADELMO: Felice, la pace è finita

FELICE: E la matta è ritornata

DEBORAH: Signori vi presento la principessa Ilona con tutti i suoi attributi in bella mostra. In tutta la potenza del cinemascope e del suono stereoscopico la qui presente duchessa Eluana vi presenta… Ilona! (Entra pomposamente Ilona con due grossi seni che fa più giri su se stessa)

ILONA: E adesso? Che ne dite?

FELICE: Però, sembra proprio una donna, di quelle vere

ADELMO: Carambola, che bambola! Proprio come quelle dei giornali sexi

ILONA: Ora sì che sono realizzata! Ora il futuro è tutto mio! E sono totalmente appagata. Grazie Deborah, sei un tesoro. Già da ora ti annuncio che ci metteremo in società e ci sistemeremo in un…

ADELMO: In un manicomio! Senti Madame Pompadour, va di la e togliti da dosso quella puzza di disinfettante che hai

ILONA: Vado, e tornerò più affascinante che mai. Mi dedicherò solo alla cura del mio corpo. (Esce).

ADELMO: E voi l’avete finita la via crucis di montaggi e smontaggi?

DEBORAH: Ormai per me è quasi fatta, devo solo farmi l’epilazione definitiva

FELICE: Che sarebbe?

DEBORAH: L’asportazione definitiva di tutti i peli

ADELMO: A cosa ti serve?

DEBORAH: Ad essere sempre più donna

FELICE: Ah già, con la ceretta

DEBORAH: Ah che ridere! Ma dove siete rimasti voi due? La ceretta è una cosa superata, antiquata; oggi, per eliminare definitivamente i peli, si usa il laser ad onde Pulsar

ADELMO: Pu…?

FELICE: Devono essere onde che puzzano. Bah, le inventano proprio tutte…

DEBORAH: Cari i miei ometti, Deborah se ne deve andare; il dovere la chiama e, se qualche volta doveste avere bisogno di me, videochimatemi. Ilona il mio numero ce l’ha. Ciao carini! (Esce)

ADELMO: Felice, ho un’idea

FELICE: Spara Adelmo

ADELMO: E se ce le facessimo fare anche a noi quelle onde puzzolenti lì? Pensa, non dovremmo più farci la barba tutte le mattine e risparmieremmo di rasoi e sapone

FELICE: A volte Felice mi sembri proprio intelligente. (Entra Giuseppa con seni prorompenti)

GIUSEPPA: Felice…; che ne dici?

FELICE: (Girandole attorno). Guarda guarda guarda… Ma che sorpresa! Adesso mi dici come hanno fatto a ribattere davanti quelle dietro, come minimo c’è voluto un fabbro. Non sarà stato ancora quella specie di apprendista dottore…

GIUSEPPA: Sì, proprio lui e stavolta ha fatto un capolavoro e soprattutto aggratis. (Si gira verso Felice ovviamente verso il fondo del palco. Si apre la camicetta a mostrare il petto)

FELICE: Ma che meraviglia! Mai viste dal vero due cose cosi grandi e grosse. E tutte due al loro posto, ne su, né giù

ADELMO: Posso guardare anch’io?

GIUSEPPA: Tutti possono vedere com’è fatta ora la Giuseppa. Ammirate ed esultate

ADELMO: Ma neanche il Botticello poteva fare qualcosa di meglio. Aspetta un po’… Felice, vedi anche tu quello che vedo io?

FELICE: Che la mia Beppa è diventata un bella gnocca

ADELMO: Però…

FELICE: Però che cosa?

ADELMO: Però… C’è un particolare che mi sembra strano. Guarda Felice

FELICE: Dove?

ADELMO: Lì, proprio in mezzo a quelle due cose lì. Ma sei orbo o non ci vedi?

GIUSEPPA: (Si ricopre). Beh sì, ha ragione Adelmo, ma è solo una sciocchezza. Dovete sapere che, durante l’intervento, al dottore sono caduti i miei capezzoli e sono andati a finire chissà dove. Li abbiamo cercati dappertutto, ma non si sono più trovati. Magari sarà stato quel gatto che gironzolava per la sala operatoria e allora, al posto di quelli, è stato costretto a cucire due bottoni. Ma sono di madreperla però

FELICE: Volevo ben dire che non ne avesse combinata un’altra

GIUSEPPA: E Ilona? Che ne è di Ilona

ADELMO: E’ di là, si starà guardando allo specchio

GIUSEPPA: (Rivolta verso l’esterno). Ilona! Che stai facendo?

ILONA: (Dall’esterno). Sto facendo cinquanta flessioni per rinvigorire i muscoli pettorali

GIUSEPPA: Ma sta attenta; guarda che può essere pericoloso, il dottore ha detto di stare immobile per 24 ore. Hai appena fatto l’intervento e… (Da dentro si sente un botto. Si potrebbe far scoppiare un palloncino precedentemente gonfiato). Che è successo?

ILONA: Aiuto! Soccorso!

ADELMO: Cos’è successo Ilona!?

(Entra urlando). Tragedia! Disastro! Apocalisse! Mi è scoppiata la protesi! (Il sipario si chiude con tutti che si mettono le mani nei capelli)