Mille volte tua

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“MILLE VOLTE TUA”

DRAMMA IN DUE ATTI

PERSONAGGI

MILENA  - Donna tra i 25 e i 40 anni. Semplice, fresca, con un buon senso dell’umorismo e creatività.

SAVERIO  - Uomo tra i 30 e i 40 anni. Gentile, premuroso, timido, servile. Senza particolari doti apparenti.

MARCO  - Uomo tra i 30 e i 40 anni. Bel portamento e prestanza fisica. Affascinante. Ambiguo. Talvolta spaventoso nei suoi cambi d’umore.


ATTO   I

La scena si apre su un salotto. Sulla destra, sulla parete di sfondo, è visibile la porta blindata d’ingresso. In centro alla stanza c’è un divanetto arancione.

La stanza è arredata in modo sobrio e moderno. Tutto è ordinato tranne un tavolo sul lato sinistro della scena. È evidentemente un tavolo da lavoro, coperto con un telo di plastica trasparente, su cui è visibile in bella mostra tutto il necessario per creare sculture ed effetti speciali per il cinema: ci sono colla, rotoli grandi di adesivo per pacchi, ritagli di gommapiuma, taglierini, grosse forbici etc. Ci sono anche fogli sparsi e disegni di prototipi. E poi a piacere del regista: calchi di teste con ferite aperte e colate di sangue, arti alieni, tentacoli, mani, maschere e pupazzetti di ogni genere. A terra, vicino al tavolo da lavoro,una cassetta con barattoli di vernici e pennelli di vario genere. In un angolo, in mezzo al resto, un computer portatile aperto (possibilmente con lo schermo non a favore di pubblico). Uno sgabello a completare l’“angolo di lavoro”.

Si immagina che dalla quinta di destra si acceda alla cucina, e che invece la quinta di sinistra porti alle altre camere dell’appartamento.

Si sente una voce: è Milena che parla al telefono da fuori scena. Sta rientrando a casa.

MILENA- (Voce fuori campo) …ma figurati, non dirlo nemmeno per scherzo. (…) Certo, certo capisco (…) però è difficile, non credo che si possa ottenere tutto in una volta. Ci vuole tempo…  secondo me tutto insieme non si può fare…

(Si sentono rumori di chiavi e chiavistelli. La porta si apre e compare Milena, semplice, elegante, allegra, con un sacchetto di carta enorme per la spesa fra le braccia, oltre ad altri sacchetti e pacchi. È un po’ in difficoltà: oltre a tenere tutto, tiene in una mano il mazzo di chiavi con cui ha aperto e parla tenendo con la spalla il cellulare premuto all’orecchio. Nonostante la difficoltà, continua a conversare allegramente. Si intuisce che è piuttosto abituata a fare più cose insieme.)

…La mia proposta è che il lavoro venga suddiviso in due fasi, e comunque bisogna essere almeno in tre. Certo, in ogni caso… ci vuole qualcuno che mi aiuti a preparare e a stendere il materiale: fare dei calchi non è propriamente una passeggiata… Bisognerà essere veloci: rischi che quello sotto la colata di lattice si senta poco bene, bisogna fare presto se no…

(Parlando cerca di appoggiare su un ripiano le chiavi ma nell’operazione le cade il cellulare dalla spalla)

…Accidenti!

(Parla rivolta al cellulare) Aspetta!... Sei caduto… (Milena si china sulle ginocchia, sempre tenendo tra le braccia borse e borsine, e parla rivolta al cellulare a terra)

Pronto!... Pronto, ci sei ancora?!... Sei caduto per terra! (Ride)… Ti giuro! In questo momento sei sul pavimento. (…)  Cosa?... Non capisco. (…) No, guarda, è inutile che parli, non capisco nulla. Davvero, anche se urli non sento niente… solo un inutile borbottio metallico… Senti, stai lì un attimo, ti vengo a riprendere subito. (…) Che cosa…? (sbuffa) Ti ho detto: stai lì buono un momento che torno subito! Appoggio la borsa della spesa e arrivo. Capito?... Beh, ciao.

     Milena si rialza e sparisce nella quinta di destra, porta la spesa nel cucinotto lasciando per terra il cellulare.

Un attimo dopo compare dall’uscita di sinistra Saverio, che si guarda intorno col dubbio di aver sentito la voce di Milena. Non vedendo nessuno scuote la testa e ritorna da dov’è venuto.

Dopo un momento ricompare Milena senza spesa tra le braccia, ma ancora con addosso l’impermeabile. Lo toglie, lo appende frettolosamente e raccoglie il telefono da terra.

Eccomi… sì pronto, ci sei ancora?... Scusami ma mi era caduto a terra il cellulare… (Rispondendo) Boh no, non credo… (guardando meglio il cellulare e rigirandolo tra le mani) No, danni direi di no: non ci sono crepe e tu mi parli ancora!… (ride) Poi sai quante volte è già caduto, poverino? …Quindi mi dicevi? Ah no, già. Ero io che ti stavo parlando. Ti stavo dicendo di come…

     Milena scompare nella quinta di destra, mentre subito dopo ricompare Saverio dalla quinta di sinistra, che si affaccia nel salone ma di nuovo resta deluso non vedendo Milena. Alza le spalle e scompare uscendo dalla quinta di sinistra dove ci sono le camere. La scena resta vuota per qualche secondo poi ricompare Milena sempre al telefono, mangiando uno yogurt. Mentre parla va al divanetto, si toglie le scarpe e le lascia cadere alla rinfusa. Parla al telefono mangiando lo yogurt.

…Certo, capisco… beh, mi sembra una bella idea! Ma scherzi? (Con entusiasmo) …È stupendo, ci sarà un sacco di sangue!... A proposito, come lo vuoi?... Il sangue, dico, come lo vuoi: più liquido, più denso… Certo che me lo devi dire prima… Chiaro, devi dirmi se vuoi vederlo colare lentamente o sbrodolare in abbond… cioè? …Cosa intendi… Scusa, quando quello si taglia il braccio non vuoi vedere il suo sangue che sgocciola?... Ah no? (Milena appoggia il vasetto dello yogurt e parlando si massaggia distrattamente i piedi. Delusa) …Come sarebbe a dire che non si tratta di un taglio?!... (In un crescendo) Ah… ah ok… ah però… Ah, ma allora se lo amputa proprio!... Di netto? (Felice) Benissimo! Non mi avevi parlato di una sega elettrica! Che figata! …Ci penso io, è una mia specialità, bisogna che il sangue schizzi improvvisamente dal braccio amputato, e magari imbratti tutta una parete fino al soffitto come in quella scena in cui… (Saverio nel frattempo è entrato e si è avvicinato a Milena senza che questa se ne sia accorta, le tocca delicatamente una spalla e questa trasale, urlando spaventata)

Aaaaaahh! …O mio dio!

SAVERIO- (Mortificato) Scusa  scusa, perdonami…

MILENA- …Ma sei matto? …Da dove esci tu?

SAVERIO- Io… ero già in casa… ti giuro, non volevo…

MILENA- Mi hai fatto morire d’infarto!

(Chiude gli occhi e sospira, cercando di riprendersi un momento. Poi al telefono) Scusa Paweł, ti richiamo tra dieci minuti… (ancora confusa) come? Sì sì, tutto bene. Ci sentiamo più tardi. (Riattacca. Poi a Saverio con rimprovero, alterata, toccandosi la tempia con un dito) Ti ha dato di volta il cervello?!

SAVERIO- Ti ho già chiesto scusa, sul serio, perdonami. Cosa posso fare per farmi perd…

MILENA- (Interrompendolo) Basta, basta così. Che me ne faccio delle tue scuse?! Voglio capire cosa ti è saltato in testa! Come ti sei permesso di entrare senza avvisarmi?!

SAVERIO- …ho provato ad telefonarti, te lo giuro! Avrò provato a chiamarti un’ottantina di volte, e c’era sempre occupato…

MILENA- Si dà il caso che stessi lavorando!

SAVERIO- (Timidamente) Dovevamo andare al cinema stasera, ricordi? (Milena non da cenni di ricordare. Lui è deluso, quasi infantile) Avevamo detto che ci saremmo visti… non te lo ricordavi più, vero?

MILENA- No. Cioè sì… forse. Che ne so, mi è scappato l’orario… Comunque non è importante. Sono molto delusa. Molto. Chi ti ha detto che potevi venire qui, aprire la porta e gironzolarmi per casa?! Mi sembrava di essere stata chiara!

SAVERIO- Hai ragione, perdonami… non volevo…

MILENA- Accidenti Saverio, mi fai pentire di averti dato le chiavi. Cosa dovrei fare io adesso? Dimmelo tu, cosa faresti nei miei panni?

SAVERIO- (Mortificato) Non lo so… davvero Milena, non ti arrabbiare…

MILENA- (Incalzando) Maledizione, Saverio, lo sai cos’ho passato. Dopo quello che ho vissuto, ti sembra il caso che io voglia della gente che va e viene da casa mia come gli pare?

SAVERIO- No, certo che no… però…

MILENA- Però…?

SAVERIO- Però… io non penso di essere “la gente”…(pausa) non credo di non essere proprio nessuno per te… o no?

MILENA- (Lei ci pensa sopra ancora contrariata) Beh. Non voglio che ti intrufoli più in casa mia. Direi che ne ho già passate abbastanza. Le chiavi te le ho date per le emergenze. Nessuno ha quelle chiavi. E lo sai. Mi sembra un atto di fiducia molto grande.

SAVERIO- Lo so, ti prometto che ne farò buon uso.

MILENA- Voglio proprio sperare. Potrebbe averti visto qualcuno?

SAVERIO- Certo che no. Sono stato attento, come sempre. (Milena sembra rilassarsi un poco. Poi Saverio timidamente, con imbarazzo) …Quindi… non usciamo stasera?

MILENA- Ma allora non hai capito! Non me ne frega niente di uscire in questo momento.

SAVERIO- Sei ancora nervosa?

MILENA- Sì che lo sono.

SAVERIO- (Amorevole) Sei stanca, vero?

MILENA- (Asciutta) Sì.

SAVERIO- (Accomodante, gentile, si avvicina) Vuoi che ti faccia un massaggio?

MILENA- Se fossi in te non lo farei.

SAVERIO- No?

MILENA- Se mi tocchi in questo momento rischi di prendere un pugno sul naso. (Saverio si ritrae timido e rispettoso)

SAVERIO- (Silenzio. Poi) Se vuoi ti preparo la vasca per un bagno…

MILENA- Non lo so. Non facciamo in tempo se poi dobbiamo uscire, no?

SAVERIO- Ma allora ci andiamo al cinema?

MILENA- (Ancora acida) Non lo so, te l’ho detto… devo pensarci su.

SAVERIO- (Con tatto) Non vorrei essere scortese ma se dobbiamo decidere bisogna farlo in fretta… Il film comincia tra quaranta minuti…

MILENA- Beh, non so cosa dirti. Stavo facendo altro e non lo calcolavo più. E poi sono ancora infastidita.

SAVERIO- E dai, mi hai sgridato abbastanza mi pare… io volevo solo farti una sorpresa….

MILENA- (Acida) Eh beh, direi che me l’hai fatta!

SAVERIO- E via… non me lo fai un sorriso?

MILENA- No.

SAVERIO- Neanche uno piccolo?

MILENA- No. (Finge di essere ancora arrabbiata, incrocia le braccia) Sei brutto.

SAVERIO- (Annuisce tristemente, stando al gioco) Lo so.

MILENA- E cominci ad essere stempiato.

SAVERIO- Eh già.

MILENA- E poi usi dei calzini orrendi.

SAVERIO- …Quindi è grave?

MILENA- Irreparabile.

SAVERIO- Però… io vedo lì… a un angolino della bocca…

MILENA- Cosa?

SAVERIO- Un piccolo sorrisino che vuole spuntare… (I due giocano)

MILENA- Non è vero.

SAVERIO- Te lo dico io… guarda lì… Fammi vedere meglio… eccolo!

MILENA- Smettila…

SAVERIO- Sono sicuro che l’ho visto… eccolo lì di nuovo… (La prende delicatamente in vita e le da un bacio sulla guancia) Mi piace quando sorridi. Lo adoro.

MILENA- (Un poco rilassata) Pensavo di non esserne più capace…

SAVERIO- E invece, vedi? È un po’ come andare in bicicletta… non ci si dimentica mai veramente, una volta che hai imparato… Dio, sei talmente bella quando sei felice!

MILENA- (Si rabbuia) …Perdonami...

SAVERIO- Di che?

MILENA- Lo so che a volte sono un po’ dura con te…

SAVERIO- (Con dolcezza) …Solo un po’?

MILENA- Hai ragione. Molto. Anzi, spesso sono anche antipatica, odiosa, scontrosa, musona…

SAVERIO- (Continuando la lista col sorriso) …detestabile, insopportabile, sgradevole, odiosa…

MILENA- Odiosa l’ho già detto io.

SAVERIO- Ah, giusto. Astiosa?...

MILENA- Astiosa è nuovo.

SAVERIO- Ti piace?

MILENA- Sì me lo segno. (Pensandoci quasi seriamente) Quindi a che quota siamo arrivati?

SAVERIO- (Elencando) Se non erro: antipatica, odiosa, scontrosa… musona, detestabile, insopportabile, sgradevole e… astiosa!

MILENA- (Seria) Come fai a sopportarmi? Ho ancora talmente tanta rabbia addosso, e tu non mi hai fatto niente. Anzi, sei sempre così buono con me…

SAVERIO- Non ci pensare. È normale, credo.

MILENA- A volte ho paura che non riuscirò più ad essere come prima… Ci sono volte in cui ho addirittura paura di essere stata ‘contagiata’ da tutta questa follia.

SAVERIO- Passerà, vedrai. E poi io sono paziente. Se hai bisogno di sfogarti puoi sempre usarmi come pungiball, so incassare molto bene. L’importante è che alla fine mi regali uno dei tuoi sorrisi splendidi... eccolo lì di nuovo. Sei stupenda. Vorrei vederti sorridere sempre.

MILENA- Sei un tesoro. Mi fai sentire bene e sai darmi tanto coraggio.

SAVERIO- Sai che puoi contare su di me.

MILENA- …Come disse la calcolatrice.

SAVERIO- In che senso?

MILENA- Non la sai la barzelletta?

SAVERIO- Mio Dio, no... è una delle tue?

MILENA- (Imperterrita) La calcolatrice disse all’amico: puoi sempre contare su di me.

SAVERIO- Che stupidaggine.

MILENA- E’ divertente. Come quella dei due computer che si incontrano e uno chiede all’altro: cosa file?

SAVERIO- (Scherzando) Ho appena detto che mi piace quando ti vedo allegra, non farmi pentire di quello che ho detto! A proposito… Ti ho sentito parlare al telefono, prima. Era per il lavoro, vero? (Lei annuisce) Quando parli del tuo lavoro sei diversa. Sei felice, cambi addirittura voce, sai? Con chi parlavi, con quel …Polorlaski?

MILENA- (Correggendolo) Lutoslawski.

SAVERIO- E io cos’ho detto: Ruttolaski…

MILENA- Lutoslawski.

SAVERIO- Beh, quello.

MILENA- Sì, era lui.

SAVERIO- Embeh? Non mi racconti nulla?

MILENA- (Finalmente sorridendo apertamente) Mi ha confermato tutto! Partiamo col progetto.

SAVERIO- Di già? …Benissimo!

MILENA- (Felice) Non hai idea di che bel lavoro sia! (Con un entusiasmo del tutto rinnovato, parlando a macchinetta) Ho già letto la sceneggiatura e visto lo storyboard.Allora: il film s’intitolerà “Il seme del male del giorno dopo”. Parla di un tizio paranoide che stupra delle studentesse, poi le ammazza, le fa a pezzi e poi si tiene le teste in una specie di... come si chiama, una cella frigorifera, tipo in cantina, hai presente?

SAVERIO- Sembra interessante.

MILENA- Ma aspetta, questo è solo il preambolo.

SAVERIO- Ah.

MILENA- Questo tale, che è fuori come un cancello, a un certo punto va in un cimitero indiano, di quelli antichi, sai? e ci seppellisce alcune delle sue vittime, e allora succede di tutto, insomma te la faccio breve: lui muore e diventa uno zombie, e allora inizia a…

SAVERIO- (Interrompendo) Lo psicopatico assassino seriale paranoide diventa pure zombie?! Andiamo bene!...

MILENA- Ma sì… che scherzi?! È un soggetto stupendo! Comunque diventa uno zombie, no? E allora comincia ad ammazzare tutti…

SAVERIO- Veramente aveva già cominciato prima…

MILENA- Uffa, non interrompermi…

SAVERIO- Scusa.

MILENA- (Cercando di essere paziente) Certo che la gente la ammazzava anche prima, però adesso le sue vittime si trasformano tutte in zombie, no?

SAVERIO- Ah, eh certo, non ci avevo pensato.

MILENA- E gli obbediscono! (Riprendendo l’entusiasmo di poco prima) Insomma, questo tizio è potentissimo, una specie di super-non-morto e diventa tipo il capo di tutti i non-morti, però poi arriva una donna vampiro, che in realtà sarebbe la poliziotta che è stata zombificata, che prova a fare anche…

SAVERIO- (Stupito, interrompendo) …Una donna vampiro?!

MILENA- Ma sì, una specie di creatura dell’oltretomba, bellissima e spietata, ah: e che ha anche dei poteri telepatici!

SAVERIO- …Ma ti prego!

MILENA- Davvero!  È che te lo sto spiegando in fretta e male, ma guarda che ‘sto film è proprio carino!

SAVERIO- Ah sì, m’immagino…

MILENA- Beh, insomma. Alla fine il pazzo super-non-morto s’innamora della donna vampiro e si lascia uccidere per amore di lei, liberando dalla maledizione tutti gli altri zombie. Dissolvenza. Fine.

SAVERIO- (Dopo una pausa, leggermente ironico, con un sorriso falso) Beeeeello…

MILENA- In ogni modo, tieniti forte…. Io, proprio io, me medesima: supervisionerò gli effetti speciali!

SAVERIO- (Sorpreso) No!

MILENA- (Entusiasta) Sì! Davvero. Pensavo che il regista mi inserisse semplicemente nel team, e invece… il team lo coordino io!

SAVERIO- Ma è strepitoso!

MILENA- Lo so! Erano almeno due anni che non mi succedeva. Dovrò scegliere i truccatori, ordinare i materiali, fare i disegni da discutere col regista, fare i calchi…

SAVERIO- E’ una notizia bellissima. Bisogna festeggiare! (Dolce) Al diavolo il cinema, stasera andiamo alla ‘Cantina di Dioniso’ e festeggiamo come si deve. (Saverio fa per abbracciarla teneramente ma lei si scosta quasi distrattamente. Saverio sembra abituato ad essere elegantemente respinto e fa finta di niente, anche se sotto sotto ci rimane un po’ male) Immagino tu sia contenta.

MILENA- Oh sì, moltissimo.

SAVERIO- E la paga com’è?

MILENA- Molto dignitosa. Credo non mi abbiano mai pagato tanto.

SAVERIO- Questa è un’ottima notizia. Guarda quante belle soddisfazioni. Mi è già simpatico questo Tamblagowski.

MILENA- Lutoslawski, Saverio. Paweł Michał Lutoslawski.

SAVERIO- E io cos’ho detto... Pramelutromatoslaski…

MILENA- Guarda che è polacco, mica alieno..!

SAVERIO- Guarda che scherzavo.

MILENA- Sì sì, come no…

SAVERIO- Comunque sono proprio felice per te, era ora che riprendessi la tua attività, e con questi riconoscimenti, poi. Beh insomma, cosa mi dici?

MILENA- (Con enfasi, gesticolando improvvisamente) …C’è uno schizzo di sangue enorme, fino al soffitto!

SAVERIO- (Guardandosi intorno preoccupato) Dove!

MILENA- (Ride) Ma nel film, sciocchino! (Lui si rilassa) C’è un tale a cui viene tagliato via un braccio di netto con una sega elettrica, e dal moncherino spruzza sangue su tutta la parete! T’immagini che figata?

SAVERIO- (Sarcastico, ancora scosso) Ehh!

MILENA- E poi una quarantina di zombie da truccare. Addirittura dovrò inventarmi qualcosa per una scena a metà film… il regista vuole che, mentre avanza verso la camera, uno zombie perda un occhio. E vuole vedere tutti i dettagli, vene comprese. Ci devo pensare su… te lo immagini? (Milena imita la scena, avanzando verso Saverio e mimando l’occhio che si stacca e cade)

SAVERIO-  No dai ti prego… (Saverio arriccia il naso, trattenendo disgusto. Milena non gli fa caso e continua il racconto divertita)

MILENA- Penso che userò del lattice per questa scena. D’altronde è una mia specialità: io sono “la regina del lattice”!… (Ci pensa un attimo) Che detta così in realtà, non suona molto bene…

SAVERIO- (Candido) Perché?

MILENA- (Spiegando la battuta) Beh insomma… mi è uscita così, ma dire che sono “la regina del lattice” non è molto carino. Del lattice… capito?! Dai, Saverio ce la puoi fare… (Lui si spreme ma proprio non coglie il doppio senso) Dai... I profilattici sono fatti di lattice, no?

SAVERIO- E allora?

MILENA- Beh, dai. È come dire che io sono… cioè che io…. ma si può sapere perché mi rovini tutte le battute?

SAVERIO- Non fa ridere.

MILENA- No, infatti. Adesso non più. Comunque, stavo dicendo che a un certo punto ci sarà un uomo che verrà tagliato in due con un colpo di badile. Il regista mi ha chiesto se sarei riuscita a mostrarlo già tagliato in due ma ancora vivo… “Però devi rendermelo con pochi soldi” mi ha detto. “Non voglio effetti costosi per questa scena”. Al momento sono entrata nel panico. Senza soldi? E come si fa?!... Poi ci ho pensato. La scena si svolge in un fienile, giusto? E allora che ci vuole?! L’attore lo faccio entrare fin qui in una botola (fa un segno di taglio all’altezza della cintura) così gli riesco a nascondere le gambe. Intorno ci metto anche un po’ di paglia per camuffare, in modo che sembri appoggiato a terra, ed è fatta! Eccoti l’uomo tagliato in due.

SAVERIO- Milena…

MILENA- (Continuando senza dargli retta) Poi per rendere meglio l’idea dello smembramento posso sparpagliare insieme alla paglia roba simile a budella, come se si fossero rovesciate le interiora…

SAVERIO- (Contrariato, ma con dolcezza)  Tesorina, adesso basta…

MILENA- (Cadendo dalle nuvole) Perché?

SAVERIO- Mi fa impressione.

MILENA- (Candida) E’ solo make up. Un po’ di gomma, un po’ di sangue finto …

SAVERIO- Non fraintendermi, sono molto orgoglioso di quello che fai, (cercando di scherzarci su) ma certe brutte cose non stanno bene in bocca a una creaturina graziosa come te…

MILENA- Oh ti prego, sembrano i discorsi di mia madre!

SAVERIO- Cosa c’entra tua madre adesso?

MILENA- (Infastidita) C’entra, c’entra…

SAVERIO- Non mi sembra di aver detto nulla di male…

MILENA- Guarda, Saverio, ci sono abituata. Ho sempre avuto contro tutti, a partire proprio da mia madre. Quando le ho detto che stavo frequentando il corso per truccatori pensava che volessi diventare estetista. Non ti dico la delusione quando ha capito che truccavo mostri e ferite! Non hai idea delle liti! È una vita che mi sento dire che una ragazza non dovrebbe fare un lavoro come il mio, che non è femminile, che non è elegante, che è strano… Ho mandato l’intera famiglia in una spirale di delirio: mia madre per anni ha pianto ripetendo che non avrei mai trovato marito e lei sarebbe morta senza nipotini, mio padre continuava a controllarmi le braccia per vedere se ci trovava dei buchi… Già, perché è normale: uno che si appassiona ai trucchi cinematografici dev’essere per forza sociopatico o drogato!

SAVERIO- Beh, tesorina… ammetterai che è un pochino insolito…

MILENA- E quindi? Sono molto brava in quello che faccio.

SAVERIO- Ma certo, non sto dicendo questo.

MILENA- E cos’è che stai dicendo, perché non capisco.

SAVERIO- Ti ho solo chiesto di non entrare troppo in certi particolari, ecco.

MILENA- Scusami sai, ma io mi occupo proprio di “certi particolari”. È mia precisa responsabilità che quei “particolari” siano il più dettagliati possibile. Le persone pagano per vedere degli effetti speciali precisi e realistici nei film. E ci vogliono credere. Vogliono andare al cinema per sentirsi spaventati, disgustati, nauseati... Sono quasi due anni che non riesco a lavorare come vorrei, perché come sai a ‘qualcuno’ non stava bene. E adesso che finalmente ho ripreso i contatti e riesco a fare quello che mi piace, ti ci metti pure tu…

SAVERIO- Tesorina, io non sono ‘lui’. Io a differenza sua apprezzo moltissimo quello che fai.

MILENA- Anche lui faceva così. Tante belle parole per dirmi quanto apprezzasse il mio grande talento, quanto ammirasse la mia creatività, però guarda caso continuava a lamentarsi. In modo molto dolce e subdolo, certo, ma come si sa, la goccia a poco a poco scava la roccia. Diceva che con questo lavoro non avrei potuto dedicargli abbastanza tempo, che se avessimo mai avuto un figlio non avrei potuto lasciare in giro teste e arti perché sarebbe stato diseducativo… poi invece a volte faceva il premuroso, sembrava preoccupato che dovessi manipolare materiali tossici, oppure mi rimproverava che a modellare gomma, colle e solventi mi si abbruttivano le mani. E naturalmente in casa di effetti speciali non se ne poteva parlare.

SAVERIO- Ma certo che ne puoi parlare. (Dolce e accomodante) Le mie non sono solo ‘belle parole’. Io voglio davvero che tu faccia quello che ti fa stare bene. (Sorride) Anche se si tratta di budella e teste mozzate.

MILENA- Voglio proprio sperare. Perché non voglio di nuovo snaturarmi per amore di un uomo, cercando a tutti i costi la sua approvazione, e magari finire un’altra volta a fare la commessa in qualche negozio di scarpe o di cosmetici!

SAVERIO- Te la stai prendendo troppo. Non mi sembra di averti detto nulla di male…

MILENA- Non me la sto prendendo troppo. Metto solo le cose in chiaro: io sono questa, amo profondamente quello che faccio. E mettiti in testa che se davvero mi vuoi bene, dovrai accettarmi così come sono.

SAVERIO- (Rassegnato) E allora mi sa proprio che dovrò tenerti così come sei.

MILENA- Perché hai sorriso?

SAVERIO- Io ho sorriso? (Sospira. Facendo il punto) Tu mi hai detto che devo accettarti così come sei… e io ti ho risposto che siccome ti amo mi toccherà tenerti così come sei…

MILENA- Avevi un tono strano, cosa intendevi?

SAVERIO- Non intendevo niente, certo che sei permalosa forte!

MILENA- No no, avanti, fuori la verità, sei costretto a tenermi come?! Fammi capire, come sarei?

SAVERIO- Beh… tesorina, non è grave, ti terrò ugualmente, magari ecco… sei un po’ particolare.

MILENA- Cosa vuoi dire, che sono strana?

SAVERIO- Solo un pochino…

MILENA- (Risentita) Non mi sento strana per niente.

SAVERIO- Lasciatelo dire, qualche piccola contraddizione, amore mio, ce l’hai pure tu.

MILENA- Che contraddizione? Non mi pare proprio.

SAVERIO- (Alza le spalle) E’ uguale.

MILENA- No che non è uguale. Fammi un esempio.

SAVERIO- Che sei vegetariana..?

MILENA- E allora?

SAVERIO- Se vedi una bistecca cruda dai di matto, ti viene la nausea e ti passa l’appetito, ma poi lavori con interiora e teste decapitate…

MILENA- Ma che c’entra?

SAVERIO- (Continuando la lista) …zombie, arti che spruzzano sangue…

MILENA- Quella è roba finta. La bistecca invece so benissimo che viene da un animale vero, vivo, che viene ammazzato, macellato… (Arriccia il naso) e io dovrei mangiarla… metterla in bocca, masticarla… bleah.

SAVERIO- Quindi non ci vedi niente di strano?

MILENA- Assolutamente no.

SAVERIO- Ok, continuiamo. Cosa mi dici delle galline?

MILENA- (Raccapricciata) Sono esseri ripugnanti.

SAVERIO- Ma santo Iddio, come fai a dirlo? La gente normalmente ha paura dei ratti, che ne so, dei ragni, dei serpenti… Le galline poverine, che t’hanno fatto? Sono animali buonissimi, addirittura un po’ tonti. Se ne stanno placide nei cortili senza dar fastidio a nessuno…

MILENA- Sono mostruose.

SAVERIO- Sei esagerata. L’ultima volta che siamo stati in campagna non hai voluto scendere dall’auto!

MILENA- (Inorridita) Erano tutte intorno… Quegli occhi spiritati… quel dondolare la testa avanti e indietro… il becco… te lo dico io, sono esseri del demonio. La cosa peggiore è immaginarle ammassate a terra negli allevamenti… ti rendi conto di che abominio sia?! No, dico: ti rendi conto?! Ricorda queste parole, uomo: la volta che quelle bestie orrende si ribelleranno, distruggeranno l’intero genere umano.

SAVERIO- E anche qui tutto normale, giusto?

MILENA- Certo, perché?

SAVERIO- Non ci vedi nessuna contraddizione, immagino.

MILENA- Direi proprio di no: mi fanno paura le galline. Fine.

SAVERIO- E i sacchetti di juta? Vogliamo parlarne?

MILENA- I sacchetti di juta, cosa?

SAVERIO- Quelli con le cuciture al posto degli occhi.

MILENA- (Milena, impressionata, chiude gli occhi e con le mani si tappa le orecchie per non sentire) No no no… Basta.

SAVERIO- Milena? Mi guardi?

MILENA- (Sempre con le mani sulle orecchie) Non ti sento. Non ti sento. Non voglio sapere nulla…

SAVERIO- Milena?

MILENA- (Rifiutandosi di guardarlo) No.

SAVERIO- (Lui la tocca e fa segno che ha terminato) Capito, adesso? Non ti preoccupare, tutti hanno qualche piccola mania. A me per esempio non piace sapere di come gli zombie perdano tutti i loro pezzi…

MILENA- Ti fanno proprio impressione?

SAVERIO- Già.

MILENA- Come a me i sacchetti di juta?

SAVERIO- Come i sacchetti di juta.

MILENA- Accidenti. Che brutta cosa. (Sbuffa) E io a chi le racconto tutte le mie schifezze?

SAVERIO- (Sorridendole) A me. Solo vacci un po’ più calma.

MILENA- Se no ti fa l’“effetto juta”?

SAVERIO- Esatto. Già che siamo in argomento: si può sapere cosa ci vedi?

MILENA- Ma che ne so… un giorno, da ragazzina, ho visto in un film un tizio che portava sulla testa questo sacchetto di tela, a mo di maschera… con due cuciture grezze al posto degli occhi e non ho più dormito per mesi. Quella roba irregolare al posto della faccia è una delle cose più terrificanti che esistano. (Rabbrividisce) Non ci posso pensare.

SAVERIO- (Guarda l’orologio) Abbiamo perso il film.

MILENA- (Sorride) Tanto..! Immagino fosse un drammatico o un romantico, vero?…

SAVERIO- Entrambe le cose, credo.

MILENA- Wow, un “drammantico”… una di quelle pizze melense che piacciono a te. Quand’è che mi porterai a vedere un bell’horror?

SAVERIO- Mh… mai?

MILENA- Risposta sbagliata. Che dici, mangiamo a casa?

SAVERIO- Per me va bene. Tu rilassati, io metto a scaldare qualcosa.

MILENA- Grandioso. Ah, non ho finito di mettere a posto la spesa…

SAVERIO- Ci penso io.

    ( Lui le da un bacio sulla fronte e sparisce nella quinta di destra. Lei si rilassa sul divano. Passa qualche secondo poi nel silenzio squilla il telefono di casa. Lei si irrigidisce. È evidentemente in ansia.

Guarda il telefono e non risponde. Dopo poco compare sulla porta Saverio, con un canovaccio in mano. Anche lui preoccupato. I due si guardano fissamente mentre il telefono continua a squillare.)

SAVERIO- (La scena si svolge lentamente. Entrambi sono bloccati dall’angoscia) Non può essere. Ti rendi conto che non può essere? (Lei non risponde) A chi l’hai dato il numero nuovo?

MILENA- A nessuno, te lo giuro.

SAVERIO- (Il telefono continua a squillare) Beh? Si può sapere chi è?

MILENA- Non lo so.

SAVERIO- Come non lo so! Guarda sul display.

MILENA- “Numero sconosciuto”.

SAVERIO- Com’è possibile?

MILENA- Guarda.

SAVERIO- Non puoi vivere in questo modo. A che serve cambiare la serratura, il numero del cellulare e tutto quanto, se poi ti senti ancora così? (Il telefono smette di squillare e i due si rilassano un poco) Milena, a chi l’hai dato il numero?

MILENA- Solo a mia madre, davvero, e le ho fatto promettere mille volte di non darlo a nessuno.

SAVERIO- E tu sei proprio sicura che lei non…

MILENA- Mia madre è una svampita, ma non penso sia così cretina! Ho insistito tanto perché non lo desse in giro.

SAVERIO- Quindi …potrebbe essere lei?

MILENA- (Ancora scossa) Non lo so… non lo so, davvero… normalmente mi chiama sul cellulare…

SAVERIO- Cerchiamo di stare calmi. Magari hanno sbagliato. (Squilla di nuovo il telefono). Magari è lei. Non rispondi? (Milena non si muove, non sa che fare) Vuoi che risponda io?

MILENA- No, per carità… te lo immagini se sentisse una voce maschile?

SAVERIO- E allora rispondi. Io sto qui accanto a te…

(Leggermente alterato) Milena, ti giuro che se non rispondi lo faccio io!

MILENA- (Improvvisamente Milena afferra il ricevitore e risponde con ansia trattenuta) Pronto! (Improvvisamente si rilassa, le viene quasi da ridere) Chi? Cosa? No grazie. (…) Guardi l’offerta non mi interessa. …No, le ho già detto di no. Ecco, appunto, grazie. …Sì sì, buonasera. Ah. (Più secca) Mi faccia un piacere: per quanto riguarda le vostre promozioni vi chiedo il favore di togliere il mio nome dal vostro elenco. Per sempre. E soprattutto non chiamatemi più a quest’ora della sera, lo trovo piuttosto maleducato e sconveniente. Dovrebbe essere fuori legge. Se lo segni per favore. Grazie. (Riattacca)

SAVERIO- Ben detto.

MILENA- Un’altra offerta telefonica di qualche piano tariffario del cavolo… Maledetti loro, mi hanno fatto prendere un accidente!

SAVERIO- (Ride) Ce lo siamo presi un bello spavento, eh?

MILENA- Già.

(Milena tenta di ridere, o quantomeno sorridere, poi però si porta le mani al volto respirando pesantemente in preda all’ansia)  Lo vedi? Lo vedi come reagisco?

SAVERIO- Calma, calma. Respira, Milena, non è successo niente. È passata. (Lui le si avvicina, le massaggia un po’ le spalle con una mano, ma non osa toccarla oltre. I due finalmente si abbracciano, ma è lei a deciderlo)

MILENA- Non mi piace quello che sono diventata, non mi riconosco più.

SAVERIO- Non ti preoccupare, è passata.

MILENA- Mi sembra che lui sia sempre qui intorno, che sia sempre presente  comunque, come un’ombra sul muro che mi segue ogni momento e non mi molla mai. Me lo sento intorno. Quando passeggio per la strada, quando sono in casa, quando squilla il telefono, quando mi si avvicina qualcuno... A volte me lo sento addirittura addosso.

SAVERIO- (Piano) …addosso?

MILENA- (Annuisce) Hai presente quella sensazione… quando vedi un insetto, e da lì in poi ti senti camminare a fil di pelle, e la sensazione di quelle zampette, di quel solletico sulle braccia e sulla schiena non va via…

SAVERIO- Ho presente.

MILENA- Ecco io… lo sento ancora, ovunque. E… mi vergogno a dirlo… a volte mentre sono con te, mentre tu mi parli, me lo sento ancora nelle orecchie, nelle cose che tu mi dici… Tu mi parli, e cerchi di essere gentile, e invece a me sembra di risentire la sua voce nelle tue parole.

SAVERIO- Milena, no. Io non sono lui.

MILENA- Lo so, lo so… eppure non riesco a togliermi di dosso questa maledetta paura di rivivere le stesse cose. Tutte le cose mi parlano di lui… ogni singola cosa che faccio. Ancora adesso, dopo tanti mesi, mi guardo le mani e mi viene una sorta di angoscia. Perché mi stanno tornando nere.

SAVERIO- (Serenamente) L’ho notato anch’io.

MILENA- Lui non voleva. Mi prendeva le mani e poi le fissava con disgusto, e diceva che puzzavano, che non erano adatte a una signora. Anche qui mi ha lasciato qualcosa… A volte ancora adesso mi accorgo di annusarmele. E ci sono volte in cui mi dico: no, Milena, va bene così. Queste dita scure sono la tua conquista, sono la tua libertà. La tua gioia di vivere, la tua creatività, fregatene. E invece poi vado tre, quattro volte in una sera a lavarle e profumarle, in modo quasi compulsivo… Capisci, Saverio? Lui mi ha lasciato tanta insicurezza, mi ha fatto cambiare tante cose di me, che ancora faccio fatica a ritrovare. E adesso ho paura. Ho paura di lasciarmi andare. Come se ogni singolo uomo portasse dentro il seme di qualcosa che è in lui. Non è colpa tua, tu non c’entri. Sono io che ho un problema. Mio Dio è così difficile spiegare… Tutti, me compresa, lo credevamo un gentiluomo. Beh, veramente lo credono ancora tutti un gentiluomo. Tutti tranne me.

SAVERIO- E tranne me.

MILENA- Questo non fa alcuna differenza. Che c’entri tu? Tu non l’hai conosciuto, se no avrebbe rincretinito anche te. Ti avrebbe ipnotizzato, imbambolato. Lui è un grande incantatore, distorce tutto con le parole, riesce a farti credere quello che vuole… tu non l’hai conosciuto, se no anche tu come tutti gli altri mi rimprovereresti di essere esagerata… Di vedere cose che non ci sono. Per il resto del mondo lui è meraviglioso e io una povera paranoica.

SAVERIO- No, Milena, io ti credo.

MILENA- Lo so. E ti ringrazio di starmi vicino. Se sapessi quanto è difficile… neppure mia madre mi crede fino in fondo.

SAVERIO- Non dire così, lei ti vuole bene.

MILENA- Lei mi ascolta, e in cuor suo sa che ho sofferto, a suo modo cerca di starmi vicino, ma non può capire veramente. Sono convinta che, almeno in parte mi attribuisca la colpa di come sono andate le cose. Purtroppo o per fortuna lei non sa cosa voglia dire vivere accanto a una persona che ti uccide dentro piano, lentamente, giorno dopo giorno. Lei ha avuto vicino un uomo che l’ha amata davvero. Mio padre non l’ha stordita e ammazzata un po’ alla volta, col sorriso e mille parole d’amore. Marco all’inizio ti si presenta come la persona più amorevole e premurosa del mondo, e poi invece… Pensa che non ha mai alzato un dito su di me. Mai uno spintone o uno schiaffo. E non alzava mai la voce, mai. Il male che mi faceva era tutt’altro...

SAVERIO- Ti ha seguito ancora?

MILENA- Non lo so, non credo. Però come faccio a dirlo, io la sensazione che lui sia lì ce l’ho sempre. Ieri mi è sembrato di vederlo alla fermata del bus, per esempio…

SAVERIO- (Allarmato) E me lo dici così? L’hai visto di nuovo?

MILENA- No, te l’ho detto. Mi è solo sembrato…

SAVERIO- Ma poteva essere lui?

MILENA- Non lo so, il volto era nascosto. La corporatura di certo era la stessa. Portava una felpa bianca, col cappuccio tirato sopra la testa. Poteva essere chiunque.

SAVERIO- Ma secondo te era lui?

MILENA- E chi lo sa. Non ci voglio pensare. C’è una parte di me che vuole ritornare a vivere, che non vuole avere paura. Non lo so se era lui, Saverio. Non lo voglio sapere.

SAVERIO- Quanti giorni sono che non lo senti?

MILENA- Mah. Saranno tre settimane, ormai.

SAVERIO- Da quando hai sporto denuncia…

MILENA- All’incirca, sì. Ma che differenza fa? Non ne voglio più parlare. Lui non c’è. E sto finalmente ricominciando a vivere. Sto ricominciando ad uscire, a lavorare, a vedere gli amici. Se Dio vuole ho dei momenti in cui non penso a nulla e in cui sono addirittura felice. Come oggi con il nuovo lavoro. Sto cominciando a riprendere fiducia. (Tenera) Anche perché adesso ho i miei zombie, e ho te.

SAVERIO- (Sorride) Grazie del paragone!

MILENA- (Giocando sul paradosso) Siete le cose a cui tengo di più.

SAVERIO- Pensa un po’. E dovrei sentirmi onorato?

MILENA- Dovresti.

SAVERIO- Sono tanto mostruoso?

MILENA- Mai abbastanza, tesoro. Mai abbastanza.

SAVERIO- Tu sei tutta matta.

MILENA- (Con slancio) Avevi detto che mi avresti portato alla ‘Cantina di Dioniso’. Avevi ragione quando dicevi che dobbiamo festeggiare. Non solo per il nuovo incarico, ma anche per una nuova vita senza ombre oscure. Non cucinare nulla, usciamo. Dammi solo dieci minuti. Mi do una sistemata e andiamo a divertirci.

SAVERIO- Sei sicura?

MILENA- Certo. Che ne dici: mi metto l’abito blu più lungo, o la gonna rossa con una camicetta?

SAVERIO- Non avrai freddo col l’abito blu? Fa ancora freschino…

MILENA- Ma no, è sufficiente un soprabito.

SAVERIO- (Pensieroso) Io non so, non ti sembra strano?

MILENA- …Il soprabito a metà aprile? Direi di no.

SAVERIO- No, dico: non ti sembra strano questo silenzio?

MILENA- In che senso.

SAVERIO- Sinceramente sono un po’ preoccupato. Stando a quanto si dice, questi individui sono ossessivi, e vedono le persone e le relazioni come proprie estensioni, quasi come proprietà. Vogliono avere il controllo. E normalmente scatta l’inferno quando sanno di essere stati denunciati. Non lo trovi inquietante questo suo silenzio, proprio adesso, così all’improvviso?

MILENA- Smettila, Saverio, mi stai facendo paura.

SAVERIO- Sono contento che tu voglia reagire, non fraintendermi. E non voglio rovinare l’atmosfera di questa serata, ma ho una brutta sensazione. Come la quiete prima della tempesta.

MILENA- Non lo so, io non voglio pensarla così.

SAVERIO- E’ sparito all’improvviso, proprio quando avrebbe dovuto arrabbiarsi e reagire.

MILENA- Non lo so. Oltre ad essere patologicamente manipolatore, tieni conto che è molto intelligente. Voglio credere che abbia capito che ci deve andare cauto altrimenti potrebbe avere conseguenze.

SAVERIO- Secondo te sa che esisto anch’io?

MILENA- A questo punto è probabile. Se ci ha seguito si sarà accorto della tua presenza. D’altronde siamo stati attenti per tutti i primi mesi, ma ultimamente qualche uscita insieme l’abbiamo pure fatta.

SAVERIO- Ti ricordi i primi tempi che numeri da circo?

MILENA- A passeggiare per la strada a distanza, facendo finta di non conoscersi…

SAVERIO- Entrare in casa prima uno e poi l’altro, dopo essersi guardati intorno mille volte con circospezione…

MILENA- Vedersi solo in ristorantini sperduti fuori città, come due clandestini…

SAVERIO- E poi farsi mille paturnie su chi potesse averci visto o seguito…

MILENA- Avevo paura che si sarebbe arrabbiato moltissimo e che ti avrebbe fatto del male.

SAVERIO- Certo che Marco sarà pure maniaco e ossessivo, ma lo devo proprio ringraziare. Prima o poi lo fermerò e gli stringerò la mano.

MILENA- …Che stai dicendo?

SAVERIO- Beh, senza di lui forse non ti avrei mai conosciuta.

MILENA- Io avrei preferito conoscerti in tutt’altra situazione.

SAVERIO- Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Non ero mai stato abbordato tanto sfacciatamente da una ragazza.

MILENA- Io non ti ho abbordato!

SAVERIO- Ah no? (Rifacendo la scena e imitando la voce di Milena) Mi scusi, la prego… penso che qualcuno mi stia seguendo… ho tanta paura, può starmi vicino fino a via dei Cipressi?

MILENA- Quanto sei sciocco…

SAVERIO- (Proseguendo la scena e imitando le due diverse voci) Vuole che chiami la polizia, signorina? (Sempre giocando) No no, mi stia vicino… di più, di più… mi stringa forte, oh sì, così, mi stringa forte forte, bel maschione!...

MILENA- Va là scemo, mica ho fatto così!

SAVERIO- Ah no?

MILENA- Io me la ricordo tutta diversa. Sei tu che hai voluto accompagnarmi fino a casa.

     Squilla il telefono. I due restano basiti un momento, ma appaiono più rilassati rispetto a prima. Milena controlla il display, e risponde con più leggerezza.

Pronto?

     Milena cambia espressione. Improvvisamente è terrorizzata. Milena e Saverio, si guardano, e comunicano gesticolando concitatamente. Lui le chiede a gesti se all’apparecchio ci sia “lui”, Marco. Milena fa segno di sì.

Che cosa vuoi? Come l’hai avuto questo numero?... (E’ furiosa) No. Non mi devi più chiamare… L’hai capito o no? Non mi devi più chiamare… (Urlando, si immagina che lei risponda e ‘parli sopra’ alle parole dell’interlocutore) Certo! E sai perché?!... Sai perché? No! Sai perché?! Perché tu non fai più parte della mia vita! Fattene una ragione…. Basta!... Basta! Dimenticati che esisto... Sei fuori di testa. Mi devi lasciare in pace!

     Riattacca. È in preda all’angoscia. Saverio la abbraccia, lei si scansa, ansiosa

SAVERIO- Che ti ha detto? (Squilla di nuovo il telefono) Non rispondere.

MILENA- Maledetto.

SAVERIO- Come ha fatto?

MILENA- Non lo so. Non lo so… Non lo sooo! (Urla di rabbia) Fallo smettere!

(Saverio preme un tasto del telefono e rifiuta la telefonata, poi si avvicina a lei)

SAVERIO- Cerchiamo di stare calmi. Ragioniamo un attimo, Milena. Ci sono qui io, tranquilla.

MILENA- Tranquilla un cazzo! Ti rendi conto di che non mi lascerà più in pace? Adesso che gli ho messo giù il telefono continuerà ad assillarmi per tutta la notte… Lo sai benissimo che quando non gli rispondevo me lo ritrovavo in casa!

(Squilla di nuovo il telefono)

SAVERIO- Non fare così, Milena. Abbiamo cambiato la serratura, da dove vuoi che entri, dalla finestra?!

MILENA- Ne sarebbe capace.

SAVERIO- Respira, Milena. Cerca di stare calma. Adesso rispondiamo insieme.

MILENA- Ah certo! Manca solo questa...

SAVERIO- No, stammi a sentire: tu gli rispondi, e io sto qui accanto a te. Mettiamo il viva voce.

MILENA- (Scuote la testa) Se ne accorge.

SAVERIO- No che non se ne accorge. Non dirò nulla. Non farò un fiato.

MILENA- Non voglio più sentirla la sua voce… voglio staccare il telefono.

SAVERIO- Rispondi Milena, altrimenti non sarà più finita. E cerca di capire come Cristo ha avuto il numero!...

(Milena, dopo una lunga pausa in cui il telefono continua a squillare, decide di rispondere. Saverio e Milena insieme smanettano i pulsanti alla ricerca della funzione viva voce)

MILENA- (Secca) Che vuoi?

MARCO- (Viva voce. Cattivo) Tu il telefono non me lo devi più chiudere in faccia.

MILENA- Come ti permetti di chiamarmi a casa? Secondo te perché ho cambiato il numero?! Mi devi lasciare in pace! Io e te non abbiamo più niente a che spartire. Tu non fai più parte della mia vita.

MARCO- (Ora è sofferente, ferito) Ti diverti ad umiliarmi, vero?

MILENA- Come l’hai avuto questo numero?!

MARCO- Lo sai come sto soffrendo Milena? Lo sai cosa mi stai facendo?

MILENA- E tu lo stai cosa stai facendo a me? E piantala di piagnucolare…

MARCO- Sei cattiva. Tu ci godi a farmi soffrire.

MILENA- Devi lasciarmi in pace.

MARCO- E’ colpa tua se mi comporto così, mi ci hai portato tu. Tu mi hai usato, mi hai rovinato la vita. Con tutto quello che c’è stato tra noi…

MILENA- E’ finita, Marco. Non c’è più niente fra noi.

MARCO- …dopo tutto quello che ho fatto per te…

MILENA- (Urla) Perché, cosa avresti fatto per me?!

MARCO- (Continuando, ferito e amorevole) Io ti ho dato tutto, ti ho sempre protetta, sempre capita, noi eravamo un solo mondo…

MILENA- Ah, è così che la racconti? Mi hai isolato da tutto e da tutti, non avevo più una vita! Vivevo nel terrore di contraddirti, perché se le cose non andavano come volevi tu era un inferno…

MARCO- Non ti ho mai fatto del male.

MILENA- Ah no? Mi instillavi dubbi e sensi di colpa in continuazione. Mi facevi sentire sbagliata, stupida, non ero mai all’altezza di niente… Non è far del male, questo? Non è far del male, secondo te? Qualsiasi cosa facessi non andava mai bene. Mi trattavi malissimo, anche senza motivo, mettevi il muso e non mi parlavi per dei giorni, e io non capivo niente, non capivo più cosa fosse giusto o no. Così piangevo, ma vedermi piangere ti dava fastidio e peggiorava le cose…. poi all’improvviso mi prendevi con forza e pretendevi di fare l’amore, senza esserci nemmeno chiariti. Io non sapevo più niente, solo che tutto quello che facevo era sbagliato. Che io ero sbagliata. Tu le persone le scavi dentro, lentamente, tu alle persone porti via l’anima…

MARCO- (Improvvisamente duro e perfido) Stai ricominciando a farti puzzare le mani, Milena?

MILENA- (Pausa) Non sono affari tuoi.

MARCO- Stai ricominciando a modellare quella merda, vero tesoro?

MILENA- (Alzando la voce) Non sono cazzi tuoi! (Poi con soddisfazione) Sì, sto ricominciando a farmi puzzare le mani, va bene? Modello creta, alcool, lattice, plastilina, gomme e solventi… dovresti sentire che odore nauseabondo, (si annusa le mani, e poi provocandolo, con gusto) mmh, senti qui che fetore!

MARCO- Smettila.

MILENA- Non ti piace, Marco?! Le mie mani sono nere e puzzano. Ma sono le mie mani, e con queste ci faccio quello che mi pare.

MARCO- Smettila. Non parlarmi così. (Dolce) Sei cambiata, quando eri con me…

MILENA- …Quando ero con te avevo le mani linde come quelle di una fata, però avevo il cervello completamente in pappa. Ma la cosa non funziona più. Si è rotto, il giocattolino!

MARCO- (Cambiando ancora intenzione, quasi piagnucoloso) Come hai osato denunciarmi? Cosa ti ho fatto per meritarmi questo?

MILENA- Come che hai fatto! Non mi lasci vivere! Tu devi uscire dalla mia vita. (Saverio gesticolando le suggerisce di farsi dire come ha avuto il numero, ma Milena prosegue presa dalla telefonata e lo ignora)

MARCO- Tu mi rifiuti ma non vuoi davvero allontanarmi. Non puoi vivere senza di me…

MILENA- Stai farneticando.

MARCO- (Risoluto) Credi che sia così facile liberarti di me?

MILENA- (Acida) Se no che mi fai? Cosa vuoi farmi? Vuoi picchiarmi? Vuoi uccidermi? Non fate così, voi stalker maniaci di merda?

MARCO- (Lamentoso) Mi fai paura, Milena.

MILENA- Ah, io ti faccio paura? E quest’ultima cos’era, una minaccia?

MARCO- (Cambiando ancora intenzione, buono) Io volevo dire che sarò per sempre in ogni cosa che fai… come puoi dimenticarmi? Io soffro, Milena, come puoi essere così dura con me? Abbiamo condiviso tutto, non puoi scappare da quello che eravamo noi. Ci siamo amati così tanto… Anche se non vuoi mi ritroverai comunque in ogni luogo e in ogni gesto…

MILENA- Basta. La conversazione è finita. Non ti voglio più né vedere né sentire. Non so come tu abbia avuto questo numero, ma te lo devi dimenticare. Non chiamarmi mai più.

MARCO- Lui non può amarti come ti amo io.

MILENA- (Che stava per riattaccare si blocca) …Di chi parli.

MARCO- Di lui. È lì adesso? È al tuo fianco, non è vero?

MILENA- (Milena e Saverio si guardano allarmati) Non c’è nessuno qui.

MARCO- Non mentirmi Milena. Ti conosco troppo bene. Lui è lì e ti sta accanto, vero?

MILENA- Sei pazzo, non so di chi tu stia parlando.

MARCO- E’ un povero babbeo, non potrà mai darti quello che ti ho dato io. (Subdolo) Stavi per uscire con lui, Milena? Esci a festeggiare? Ti è andata bene col nuovo lavoro, complimenti, hai fatto tombola. (Milena è spaventata, guarda attonita Saverio)

Ti stavi andando a mettere, quell’abitino blu che ti piace tanto?

MILENA- (Confusa) Sei paranoico. Non so di chi o di cosa tu stia parlando, ora riaggancio e ti saluto.

MARCO- (Recitando di seguito) Saverio Cattadori, nato il 24 marzo del 1970, residente in via Dell’Immacolata 132, alto un metro e settantasette, diplomato in ragioneria con voto 56 sessantesimi, impiegato presso…

MILENA- (Milena sgrana gli occhi incredula verso Saverio, i due brevemente si fanno gesti interrogativi, su come Marco possa avere certe informazioni) Che ti stai inventando? Non c’è nessuno qui con me. E poi anche se fosse? Io ho il diritto di rifarmi una vita.

MARCO- Passamelo.

MILENA- Neanche per idea. Che vuoi da lui?

MARCO- Lui non può darti quello che ti davo io…

MARCO- Ti ricordi la passione c’era tra noi? Ti ricordi che fuoco eri tra le mie braccia? Fino a che mi imploravi: basta… basta…

MILENA- Piantala.

MARCO- Dimmi, Milena. Quando lui ti prende non è come fare l’amore con me, vero?

MILENA- Smettila, stai zitto. Non c’è nessuno qui, te l’ho già detto.

MARCO- E già che siamo in argomento… devi rimproverarlo un po’ per come si veste, non ha il minimo stile. Digli che la camicia azzurra e quella maglia marrone fanno un po’ a pugni.

     Milena sempre più spaventata cerca di tappare l’apparecchio e sottovoce rimprovera Saverio: “Sa come sei vestito! Ti sei fatto pedinare, accidenti a te!” Saverio per parte sua gesticola:  “No, assolutamente no”

MARCO- E digli di farsi meglio la barba. Gli è rimasto un ciuffetto di peli sulla guancia destra.

     Milena si avvicina d’impeto a Saverio, gli prende la faccia e lo osserva da vicino. Accorgendosi che Marco ha ragione e sentendosi braccata, lancia lontano il telefono e grida più e più volte mentre cala il sipario.

FINE PRIMO ATTO


ATTO   II

Quadro primo.     La scena si apre sul medesimo salotto. L’atmosfera è diversa rispetto al primo atto, in quanto tutto l’ambiente è in penombra e risulta illuminato solo il tavolo da lavoro dove si vede Milena, con un grembiule da artigiano, che sta modellando una testa con la creta. Milena lavora con attenzione. Prende piccoli riccioli di creta e li lavora sulla scultura dandole minuziosamente forma.

(Si suggerisce al regista, per facilitare la scena, di utilizzare una testa da parrucchiere, in polistirolo, sapientemente ricoperta di creta e rimodellata, fissata ad una base, in modo che non cada).

Squilla il telefono, lei nemmeno si muove per andare rispondere, come se di queste telefonate ne avesse già ricevute a centinaia. Appare esasperata, esausta, ma resta quasi immobile. Solo piccoli gesti trattenuti. Stringe i pugni, si tocca le labbra, si copre gli occhi. Molto lentamente. Ci sono solo il silenzio e lo squillo insistente del telefono.

Poi il telefono smette di squillare. Lei, sempre col respiro sospeso e poco convinta, riprende a modellare il suo lavoro.

Pochi secondi dopo squilla di nuovo il telefono. Lei prova ad ignorarlo, per uno, due, cinque squilli.

Poi prende l’apparecchio, guarda il numero sul display, e con stanchezza, afflitta, rifiuta la chiamata. Tenta di proseguire il suo lavoro, ma è evidentemente a disagio.

Ora c’è un silenzio innaturale, Milena si guarda attorno lentamente con paura e circospezione. Prova a canticchiare sottovoce per mandare via la paura (Si suggerisce qui ‘Minuetto’ di Mia Martini). Lavora per un poco, e per un attimo sembra tornata la pace. Ma dura poco.

Riprende a squillare il telefono di casa.

Milena lentamente si alza e fissa l’apparecchio. Respira pesantemente con angoscia. Sempre lentamente e con ansia trattenuta va a togliere la spina del telefono dal muro. Finalmente è silenzio.

Se ne sta qualche secondo con la presa penzolante in mano. Sospira. Sembra andare meglio.

Pochi secondi più tardi squilla il cellulare. Milena si lascia andare a sedere stancamente sul divano e là singhiozza. Buio.

***

Quadro secondo.     Stesso salotto. Le luci sono accese. Saverio e Milena sono seduti sul divano. Lei è vestita in modo diverso rispetto alla scena precedente, chiaramente è passato del tempo. Sul tavolo da lavoro è cambiata la disposizione degli oggetti, e ce ne sono di nuovi e diversi. Manca il calco della testa, per esempio. Lei sembra in preda all’ansia, parla concitatamente. Lui le sta vicino e con una mano le massaggia la schiena. Saverio è evidentemente molto assonnato per l’ora tarda.

MILENA- Ho chiamato sua madre. Le ho detto: “sai che tuo figlio mi sta facendo vivere una vita d’inferno e tu dall’oggi al domani sei sparita? Non puoi intervenire e dirgli qualcosa?” E lei: “Perché lui cosa ti fa?” “Ma come cosa mi fa, non lo sai? Ha già rimediato due denunce! Mi chiama in continuazione. Me lo trovo davanti casa, fuori dal set, mi chiama venti volte al giorno, mi insulta e io vivo malissimo. Ti prego prova a parlargli tu.” E lei lo sai cosa mi ha risposto? “Io non mi metto in mezzo di certo! Bisogna anche capire perché lui si comporta così. Eh, cara mia, si è sempre in due in una coppia, e la ragione non è mai da una parte sola!”  …Hai capito?! Lo difende! (Saverio crolla dal sonno e fatica a mantenere viva l’attenzione) Le dico che suo figlio è un paranoico, che è controllato dai carabinieri, che guarda caso mi si sono ritrovata la cassetta della posta incendiata già due volte… e lei mi risponde così!! Che la ragione non è mai da una parte sola! Ah, però mi spiace, la tirata d’orecchie l’ha sbagliata in pieno: prima di tutto qui non c’è nessuna coppia, e quindi non si è in due. Io e suo figlio non siamo più insieme da un mucchio di tempo, e questo è quanto. E il mio problema non è avere ragione, ma piantarla con queste ossessioni. Vuoi sapere una cosa? (Saverio si sforza di ascoltare e non appisolarsi ma è in difficoltà) L’anno scorso lei stessa mi ha confessato di aver sofferto per certe reazioni incomprensibili di Marco, e mi ha detto che lui l’ha fatta piangere più di una volta. Mi stai ascoltando?

SAVERIO- (Annuendo in preda al sonno) Mhmh…

MILENA- (Continuando) Ti racconto questa: un giorno mi ha detto: (dolcemente) “Penso di sapere come ti senti, mia cara. A volte vorresti scappar via anche se senti di amarlo tanto, non è vero?” Mio Dio… Io in quel momento mi ero sentita così capita… L’avevo sentita così vicina… Chi se lo sarebbe mai aspettato questo voltafaccia! Eh ma quello era il periodo in cui mi chiamava ‘mia cara’, non ‘cara mia’! Hai notato, basta invertirle, queste due paroline magiche e cambia tutto. E devi sentire che tono acido!... Saverio, dormi?

SAVERIO- (Mezzo addormentato) No no no…

MILENA- (Continuando) D’altronde lui è così. Ti convince di quello che vuole. Quando vuoi bene a una persona del genere ti fai abbindolare, e lui riesce a tirarti per il naso anche se lo conosci benissimo. Anche se sei sua madre…

(Milena si accorge di Saverio, appisolato accanto a lei. Lo guarda un momento con tenerezza)

MILENA- Saverio?

SAVERIO- Mh?

MILENA- Menomale che ci sei tu. Sei un tesoro.

SAVERIO- Figurati. (Si rianima un pochino)

MILENA- Dico sul serio. Ti sei precipitato qui in piena notte… scusami, ma ero molto spaventata, mi sembrava di aver sentito dei rumori. Ho ancora paura che lui riesca ad entrare in casa.

SAVERIO- E come? Passando dalla finestra del cortile interno? Dopo aver scavalcato il muretto, essersi arrampicato alla grondaia, aver saltato il parapetto dei signori Valdenghi, ed essersi fatto scivolare lungo la tettoia dell’avvocato Cerruti?... dovrebbe essere l’Uomo Ragno!

MILENA- Dovrei smetterla di preoccuparmi, secondo te?

SAVERIO- Ma no, perché? Potrebbe sempre sbucare fuori dalla tazza del water!

MILENA- Anche i carabinieri hanno detto una cosa del genere…

SAVERIO- Abbiamo guardato dappertutto, hai visto anche tu che non c’è nessuno. Non sei più tranquilla adesso?

MILENA- Certo, anzi ti ringrazio tanto.

SAVERIO- Spiegami solo cosa ci facevi sveglia a quest’ora. (La guarda) Sei ancora vestita da ieri o ti sei vestita per aspettarmi?

MILENA- Ma va. Non mi sono ancora cambiata. In realtà stavo ancora lavorando.

SAVERIO- Stai finendo l’“Uomo Spaccapietra”?

MILENA- Stavo facendo il suo nemico.

SAVERIO- Il guercio?

MILENA- No, quello con l’artiglio.

SAVERIO- Come! Non l’avevi terminato?

MILENA- Beh, vedi che è una cosa strana… da ieri l’artiglio non lo trovo più.

SAVERIO- Com’è possibile.

MILENA- Non ne ho idea.

SAVERIO- Come si fa a perdere un artiglio di quelle dimensioni? Parte dal gomito, e con tutti gli unghioni sarà grande così…

MILENA- E che ne so. L’ho cercato dappertutto. Sul set non c’è, in laboratorio e a casa nemmeno. Fatto sta che le riprese iniziano venerdì e io lo devo rifare daccapo. E mi viene una rabbia perché mi era venuto proprio bene e adesso lo devo rifare. Che ti devo dire. Ci sarà qualche buontempone che se lo tiene come trofeo su uno scaffale… di deficienti c’è pieno il mondo. (Saverio sbadiglia) Va tutto bene?

SAVERIO- Sono solo un po’ stanco. Davvero non vuoi che dorma qui? Sarebbe più comodo per entrambi.

MILENA- No Saverio, cerca di capirmi. Preferisco non avere presenze maschili in casa.

SAVERIO- Milena, siamo insieme da otto mesi e non siamo dei ragazzini. Non mi sembra così assurdo dormire insieme qualche volta. Penso che sia arrivato il momento di superarle, certe difficoltà. (Si fa romantico) E poi non è che io non ti conosca nell’intimità…

MILENA- No, Saverio, perdonami… Non mi sento ancora pronta. E poi voglio finire di lavorare. Non so nemmeno che orari farò, rischio di disturbarti con i rumori e gli odori della saldatura.

SAVERIO- (Sospira) Milena, ma tu mi ami?

MILENA- Che domande sono? Certo, mi sembra chiaro!

SAVERIO- (Elegantemente contrariato) Non è chiaro per niente. Io non voglio essere solo quello che si precipita quando hai paura e poi viene scaricato.

MILENA- (Stupita) Stai facendo sul serio?

SAVERIO- Sarà che sono stanco e anche un po’ nervoso ma continuare a sentir parlare di Marco qua e Marco là… comincia a starmi un po’ sulle palle. E poi adesso ci aggiungiamo pure la madre, sarà pure colpa sua se il figlio è venuto su a quel modo, è lei che l’ha educato…

MILENA- Che ti prende Saverio?

SAVERIO- Che vuoi che mi prenda? Questa situazione è pesante per tutti… anche per me, sai? Ho sentito parlare di Marco talmente tante volte che mi sembra di esserci stato a letto. Ed è giusto che tu lo sappia: mi sta sul cazzo sapere di tutta la meravigliosa passione che c’era tra voi i primi tempi. Sarò geloso, possessivo, non lo so. Però non mi piace. E scusami, odio fare i paragoni: ma con Marco ci sei andata a vivere dopo solo due mesi che lo conoscevi… io non posso nemmeno pensare di starti accanto mentre dormi, che sembra ti debba esplodere un embolo!…

MILENA- Saverio, ma non è la stessa cosa! Quella era tutta un’altra situazione… non devi essere geloso, non ne vale proprio la pena. E non sai quanto io mi dia della stupida per essere stata così avventata e incosciente con lui. Non passa giorno che io non mi dia della cretina. (Gli si avvicina) E hai ragione, a volte mi comporto da vera egoista. Non ti ho nemmeno chiesto come stai o com’è andato il lavoro… A proposito com’è andato il lavoro?

SAVERIO- Non lo so. Non me lo ricordo. So solo che ho un sonno pesto, sto crollando e non ho la minima voglia di prendere l’auto, andare a casa, trovare parcheggio… e tu non mi vuoi bene.

MILENA- Ma certo che ti voglio bene. E capisco che anche per te non sia facile tutto questo. Credi che non li veda tutti i sacrifici che fai per me, quanto ti preoccupi, quanto mi sostieni e mi stai vicino? Un altro uomo non avrebbe resistito una sola settimana. (Lui si ammorbidisce) Tu non sei come lui, grazie a Dio, e ti ringrazio di esserci sempre quando ho bisogno. Sei il mio amore dolcissimo.

SAVERIO- (Sorride) Sei una ruffiana. Me lo dici solo per non farmi troppo incazzare mentre mi rispedisci a casa mia, in un letto freddo e vuoto.

MILENA- (Sorride) Esatto. Anzi ti ricordo che la tua sveglia suonerà esattamente tra… tre ore e venti.

SAVERIO- Merda!... Devo correre. Sei perfida. Ma ti amo. (La bacia)

MILENA- Ti accompagno al portone.

I due escono. Milena nell’uscire prende un grosso golf per coprirsi e spegne la luce.

La scena rimane buia per qualche secondo.

Quando Milena rientra e riaccende le luci c’è Marco fermo accanto all’uscita di sinistra. Lei non lo vede. Lui è immobile, è vestito in giacca e cravatta ma il viso è coperto da una maschera di juta con cuciture grezze, anche al posto degli occhi. (Si suggerisce al regista di far cucire due piccole pezze di tulle irregolari all’altezza degli occhi, affinché l’attore possa vedere, e non abbia difficoltà nel muoversi sulla scena.) Milena entra, chiude la porta con diverse mandate si toglie il golf e si dirige subito verso la cucina, verso l’uscita di destra, senza quindi accorgersi della presenza di Marco.

Uscendo di scena spegne la luce. La scena resta di nuovo buia per qualche istante.

Dopo poco Milena accende la luce e rientra con un bicchiere di latte in mano.. Marco è sparito.

Milena appare serena. Va al tavolo da lavoro. Con calma prende del fil di ferro o delle asticciole di metallo e le piega, poi le guarda da vicino e le misura controllando anche su alcuni fogli che il lavoro sia preciso. È molto concentrata. Da dietro, dopo un po’, ricompare silenziosamente Marco, sempre col volto coperto dalla maschera. Fa solo pochi passi, si muove lentamente e poi resta immobile per un lungo tempo alle spalle di Milena, mentre questa, più in primo piano, continua a lavorare tranquillamente senza accorgersi di nulla. A un certo punto lei cerca qualcosa di piccolo sul tavolo, tra i tanti oggetti, qualcosa come chiodi o pinzette. Sul tavolo c’è un po’ di tutto, e lei fa passare tra arnesi e barattoli, fatto sta che Milena trova lì in mezzo l’artiglio che aveva smarrito. Lo prende incredula, lo guarda fissamente, al momento senza capire. Poi improvvisamente sgrana gli occhi terrorizzata, col fiato sospeso. Sembra aver compreso. Senza nemmeno voltarsi scatta verso la porta per scappare. Lui è più veloce. La blocca subito.

La tiene stretta da dietro, lei si divincola, ma non può scappare. Tiene ancora tra le mani l’artiglio.

MARCO- Cucù, Milena. (Lui la tiene forte da dietro. Lei gli da le spalle e tiene gli occhi chiusi.)

Ti sono mancato?

(Lei respira a fatica, è in preda a un attacco d’ansia. Tenendola ferma con le braccia bloccate, e lui le annusa la testa strusciando voluttuosamente la faccia contro i suoi capelli. Starà al regista decidere se far scostare leggermente la maschera dal volto dell’attore oppure no).

Hai cambiato profumo, tesoro?Mi complimento, questo sembra proprio untempo di grandi cambiamenti…Hai cambiato la serratura, il numero di telefono, e adesso anche profumo? (Schiocca la lingua più volte in segno di diniego. Lei si divincola e tenta di scappare, ma lui la tiene e le parla con malizia. Lei resta girata di spalle rispetto a lui)

Ah però, brava. Sei diventata scontrosa. Una vera gatta.

L’altro lo fai ballare come un burattino, non è così? Fa tutto quello che gli dici di fare. Con me questo giochino non ti è riuscito… Ah: so che hai telefonato a mia madre. (Melenso) Perché mettere in mezzo le altre persone? Sono cose nostre. Non si mettono in piazza i panni sporchi. Non lo sai? tutte le coppie hanno le loro piccole magagne... Mi hanno detto che c’è anche un gran via vai di uomini in casa tua, ultimamente… Ti piacciono i maschietti in divisa, eh patatina? Se continui a far venire qui tutti questi poliziotti e carabinieri la gente penserà male… certe cose non ce le possiamo risolvere tra noi? (Lei si divincola, riesce a liberarsi dalla presa. Si gira all’improvviso per colpire Marco con il grosso artiglio. Voltandosi col braccio alzato, si accorge della maschera di juta. Accade tutto in un attimo. Milena resta inorridita. Si blocca e prende fiato per urlare, ma lui le tappa la bocca e le porta via l’artiglio. Ora Milena è completamente in balia di Marco, lui la tiene forte e lei non si muove più, terrorizzata. Lui la tira a sé e le parla molto vicino al volto, suadente).

Sssshh… Urlare, che brutta idea… non vorrai disturbare i vicini… Non hai visto che ore sono? A proposito dimmi un po’, cosa ci fai alzata a quest’ora! Non dirmi che stavi ancora lavorando… è molto tardi, le brave bimbe vanno a nanna a presto…

(Le carezza il volto con l’artiglio. Lei respira pesantemente, spaventata)

Lo so, lo so… la maschera. (Improvvisamente più maligno) L’ho fatta apposta per te. Ti piace? Ho pensato: lei che ama maschere e mostri apprezzerà tantissimo questo lavoretto. L’ho fatto in casa pensando a te. Lo vedi? Non sei brava solo tu a fare effetti speciali… questo per esempio mi è riuscito benissimo. (Ride) Dovevi vedere la tua espressione...! Dicono che sia buona cosa affrontare le proprie paure. Guardarle in faccia. (La tocca, la stringe) Guardami Milena, non vuoi fare l’amore coi tuoi incubi peggiori…? Potrebbe essere terapeutico. (Lei piange, singhiozza. Lui la osserva a lungo. Poi si leva la maschera lentamente.)

Guarda cosa mi costringi a fare. Secondo te io sono fiero di farti questo? Sono felice secondo te di comportarmi in questo modo? (Lascia cadere l’artiglio a terra e la stringe a sé, con desiderio. Le tocca un seno. Lei è bloccata, terrorizzata e lo lascia fare).

Sei orgogliosa e testarda, ma so che anche tu mi desideri ancora…Sei ancora bella come ti ricordavo. (Le afferra una mano) Tranne le mani. Hanno un brutto odore, amore mio; perché non ti metti i guanti quando lavori? Guarda qui che peccato… una ragazza così bella… (Le lascia andare la mano e torna suadente) E’ tanto che non ti avevo così vicino, mi sei mancata…. Io e te. Come ai vecchi tempi. Non potevo credere che non ti avrei mai più avuta vicino… e infatti… eccoci qui di nuovo.Non fare la ritrosa, so che mi desideri anche tu. È stato tutto troppo intenso tra noi per non volerne ancora. (Lui fa scendere la mano dal suo seno ai fianchi, fino alle cosce) E’ tanto che desidero questo momento… ritrovarti. Farti mia di nuovo… Non possiamo vivere separati, noi due. C’è qualcosa che ci legherà per sempre. (Contrariato) Ti rendi conto di cosa avevamo? Ci pensi a cosa stai buttando via?... Ti ricordi il nostro viaggio in Toscana? Ti ricordi cosa mi hai detto in quel casolare sperduto sulle colline? Lo recitavi come una cantilena, come in quella canzone (canticchiando ‘Minuetto’ di Mia Martini): “Sono tua, sono tua, sono mille volte tua…” (Milena piange silenziosamente. Si commuove anche lui) Ti ricordi quello, che bel periodo, che bei pomeriggi… eravamo noi due soli, solo noi due e non ci importava nulla del resto del mondo… Dov’è finita questa promessa Milena? Tu in fondo sarai mia per sempre. Non può essere tutto scomparso… (Più ansioso) Forse ho sbagliato, non lo so… ma tu non dai modo di rimediare… sei tu che mi hai ridotto così. Guardami, Milena, accidenti, guarda cosa mi hai fatto diventare. Non mi dai alcuna scelta. Tu non dai scampo alle persone, se sbagliano le tagli fuori dalla tua vita e tanti saluti…

Shh… Basta piangere, Milena… basta piangere, lo sai che ti amo. Che tutto questo lo faccio perché mi manchi. Ogni giorno. È un male quasi fisico. Un dolore che tu neanche puoi immaginare… (In un crescendo) Ho anche pensato di farla finita. E a te non interessa nulla. Ti diverti a farmi stare male. Lo so cosa dici in giro. Lo so cosa pensi adesso di me… Credi che sia brutto quello che ti sto facendo io?! Beh, non è niente in confronto a quello che mi stai facendo tu… (Con dolore le getta la maschera addosso ed esce, lasciandola sola a terra, a piangere).

Sipario.

***


Quadro terzo.     Stesso salotto tempo dopo. Saverio e Milena sono seduti sul divano e guardano davanti a loro fissamente. Le luci della stanza sono abbassate. I due sono illuminati da fioche luci azzurrate che mutano frequentemente, un sottofondo di rumori e dialoghi darà l’idea che stiano guardando un film in televisione. Lei ha un espressione triste e mortificata. Senza distogliere lo sguardo dall’ipotetica tv, Saverio le prende la mano. Sul momento Milena lo lascia fare, ma dopo poco, con nonchalance toglie la mano e cambia posizione, per esempio incrociando le braccia. Saverio incassa il colpo. Si vede che è abituato a reazioni del genere.

SAVERIO- (Dopo un po’, con calma) Come ti senti?

MILENA- (Alza le spalle. I due non si guardano, fissano lo schermo) Un po’ così.

SAVERIO- (Lascia passare qualche attimo. Poi) Milena, non ti devi offendere, io però non ti capisco.

MILENA- (Stancamente) Non so cosa dirti. (Dopo una lunga pausa) Volevi che ti dicessi una bugia?

SAVERIO- No, che c’entra. Una bugia no, però capisci anche tu che resto un po’ confuso…

MILENA- Non c’è niente per cui essere confuso… sono solo sensazioni. Non so che farci... Forse ho sbagliato ad essere sincera.

SAVERIO- Non ho detto questo…

MILENA- Saverio, perdonami, non mi sento di affrontare l’argomento adesso. Per favore. Mi fai seguire il film?

(Saverio annuisce. I due si rimettono in silenzio a guardare la tv. Dopo qualche istante Saverio non ce la fa e torna a parlarle.)

SAVERIO- Scusami sai: ma io non capisco.

MILENA- Saverio, ma dobbiamo proprio parlarne adesso?

SAVERIO- Perché no?

MILENA- Perché il vecchio cowboy sta per rivelare dov’è nascosto il bottino?...

SAVERIO- Ti prego, per una volta sii seria.

MILENA- Non possiamo dormirci su e parlarne domani?

SAVERIO- Domani, tra un’ora o fra una settimana, che differenza fa? Tanto non è mai il momento!

MILENA- Non è meglio che prima digeriamo un po’ la cosa così le diamo il giusto peso? Te la stai prendendo troppo. Non è successo nulla, in fondo.

SAVERIO- (Saverio sta zitto un altro po’, poi) Senti Milena, perdonami: io non commento mai, cerco di essere presente, di sostenerti senza giudicare, ma questa, scusa, me la devi proprio spiegare…

MILENA- Non c’è niente da spiegare, è andata così e basta.

SAVERIO- Dunque: tu sei andata all’incontro col giudice e col tuo avvocato e..?

MILENA- Beh, ovviamente c’era anche lui.

SAVERIO- Fin qui ci sono, e poi?

MILENA- E poi niente. Quello che ti ho detto.

SAVERIO- …Cioè? Cosa significa?

MILENA- Non significa niente. Che mi ha fatto pena. Tutto qui.

SAVERIO- Non ti ha fatto pena, non mi hai detto questo. Guarda, la mente umana è strana, è bizzarra, questo già lo so, ma tu hai provato tenerezza e attrazione, porco di un mondo…

MILENA- E’ stato un attimo. L’ho visto distrutto, a pezzi. E mi guardava in un modo… Vedi che ho fatto male a dirtelo? Come credi che mi sia sentita?

SAVERIO- Non lo so, certo so come mi sento io! Confuso!… e in qualche modo tradito…

MILENA- Non è così.

SAVERIO- E allora com’è.

MILENA- Marco non sta bene. Ha bisogno di essere seguito. E in quel momento mi dispiaceva così tanto tirarlo in tribunale come un criminale, tutto qui.

SAVERIO- Cristo, ma lui è un criminale!

MILENA- Lo so, ma non puoi pensare che per me fare tutto questo sia una passeggiata. In fondo lui è stato anche importante per me, abbiamo vissuto insieme… non puoi pensare che se lo vedo soffrire non me ne importi nulla... in fondo quello che fa… lo fa per amore…

SAVERIO- (Alterato) Per ossessione, vorrai dire! L’amore è un’altra cosa, se mi permetti. L’amore è quella cosa che ti do ogni giorno io, mandando giù bocconi amari, sentendomi continuamente respinto e trattato come uno sfigato. L’amore è quello che ti do quando ti sto vicino, anche se ti vedo ancora legata a quel bastardo!

MILENA- Saverio non parlarmi così… non è vero che ti tratto come uno sfigato, e soprattutto non sono più legata a lui… questo non lo devi dire, adesso ci sei solo tu per me…

SAVERIO- …Ma tu ci credi davvero mentre me lo dici?

MILENA- Certo… Saverio, che cos’hai?

SAVERIO- Prova a dire quanto mi ami, allora, quanta passione ci lega, prova a dire che sei attratta da me, che non mi lasceresti mai…

MILENA- Si può sapere che ti prende?

SAVERIO- Sai che non me lo dici mai? “Ti amo”: non me lo dici mai.

MILENA- Saverio, tu lo sai che io ti amo…

SAVERIO- No, non lo so. Per me due che si amano devono avere anche una certa carica erotica, ma niente! Non facciamo nemmeno l’amore se prima non lo decidi tu, perché se no ti da fastidio essere toccata! Tu non mi ami come amavi lui…

MILENA- (Reagendo) E menomale, accidenti! Non era mica un rapporto molto sano… Per fortuna, io non sono più la stessa, e tu sei tutt’altra persona… Certo che non ti amo come amavo lui… Tu sei un uomo buono, e so che di te mi posso fidare…

SAVERIO- Io sono quello che corre se hai un problema, sono quello che non reagisce se lo tratti come uno zerbino, sono quello che ti coccola dopo che l’uomo macho ti ha strapazzato e fatto soffrire…

MILENA- Non dirlo nemmeno. Guardami, Saverio. Tu sei diverso, e a me questo piace, mi dà calma e serenità. Credi che sia da “sfigati” essere pacato, equilibrato, rispettoso? Beh, non lo è. Adoro quello che sei. Mi piace stare con te, perché mi rassicuri. Tu non fai colpi di testa, sei attento agli altri, e sei tanto disponibile. E hai sempre un sorriso per me anche quando mi comporto da stronza acida e mestruata… (Saverio sorride) È bello sapere che ci sei.

SAVERIO- Tu mi vedi così?

MILENA- Certo. E per quanto riguarda… la nostra intimità… beh, Saverio, a me piace così com’è. Tu aspetti che sia io a fare il primo passo, e poi sei… così delicato. Dopo tutto quello che ho passato, dopo tutto quello che ho vissuto, non riuscirei a fare l’amore in nessun altro modo, e soprattutto non riuscirei a farlo con nessun altro.

SAVERIO- (Si è rasserenato, ma è ancora dubbioso) Sai? Non hai mai usato la parola “passione” per descrivere il nostro rapporto. Mai una volta da quando ti conosco.

MILENA- Tra noi è diverso, non puoi fare un paragone. Questo non vuol dire che la nostra storia non sia ugualmente bella ed importante.

SAVERIO- E cosa mi dici di Marco? Del fatto che hai provato ancora qualcosa per lui..?

MILENA- E’ una stupidaggine, non conta nulla. Adesso tutto il mio mondo sei tu. (Dopo una pausa) Ti senti un po’ meglio, ora?

SAVERIO- Direi di sì. (Milena gli carezza una guancia, con fare quasi materno. Lui le prende la mano, poi la abbraccia, tenta di baciarle il collo, si intuisce desiderio. Lei si scansa con elegante noncuranza)

MILENA- Cosa dici, vediamo di scoprire dove il cowboy ha nascosto la refurtiva? (Saverio annuisce e si rimette al suo posto, un po’ mortificato)

***

Quadro quarto.     La scena è cambiata. Si tratta di un grosso deposito abbandonato. Ci sono macerie e vetri rotti, bidoni e lastre metalliche. C’è polvere e ruggine. Unico particolare che si differenzia in quest’ambiente è un tavolo allestito con una bella tovaglietta, una bottiglia di spumante, due flute di cristallo, e un piccolo candelabro.

C’è un grosso sacco scuro a terra in primo piano, ben visibile al pubblico.

Saverio entra per primo e accompagna all’interno anche Milena, tenendola per le mani. Milena ha gli occhi bendati con un foulard. Lei lo segue fiduciosa.

MILENA- Posso sbirciare adesso?

SAVERIO- Guai a te.

MILENA- Sbaglio o sento della sabbia sotto le scarpe?

SAVERIO- Sì, può essere.

MILENA- Non me lo dici dove siamo?

SAVERIO- Non ancora, è una sorpresa.

MILENA- E’ quasi un’ora che ti seguo bendata, adesso sono curiosa! Abbiamo fatto almeno dieci chilometri in auto. Mi sembra di essere in uno di quei film di spionaggio…

SAVERIO-  Porta pazienza. Adesso capirai. (Saverio lascia Milena in piedi bendata un momento, mentre scarta un cabaret di pasticcini e li dispone ordinatamente sul tavolo. Poi con un accendino accende le candele sul tavolo). Eccoci qui.

(A questo punto le toglie delicatamente il foulard dagli occhi) Tataaan!

MILENA- (Ci mette un attimo ad ambientarsi e a vedere correttamente. Si guarda intorno e non capisce.) Che posto è?

SAVERIO- Te l’ho detto, è una sorpresa.

MILENA- Non capisco… Mi ricorda molto il set dell’ultimo film in cui ho lavorato…

SAVERIO- “L’acciaieria maledetta?” (Ride) No… acqua!

MILENA- E allora che posto è?

SAVERIO- Vediamo se indovini.

MILENA- (Ci pensa, si guarda intorno. Poi ha un’illuminazione) No! Non ci credo! Saverio, ma sei un mito! Hai trovato finalmente l’ambiente per il mio nuovo laboratorio? Ma è stupendo…

SAVERIO- No no… acqua.

MILENA- Non ne ho idea. Non saprei proprio…

SAVERIO- Allora lo vuoi sapere?

MILENA- Certo!

SAVERIO- Volevo farti una sorpresa vera. Una cosa importante per noi. Qualcosa per dare una svolta a quello che siamo.

MILENA- …E’ per il nostro anniversario?

SAVERIO- Anche. So che il posto non sembra granché, ma adesso capirai. (La prende per mano e la porta più in centro alla scena. Poi la guarda in viso, tenendola per le spalle, sta per dirle qualcosa di importante. È romantico, sereno, credibile) Milena, tu sai che io ti amo. In questi due anni abbiamo avuto mille difficoltà, più di tante altre coppie. Siamo stati messi alla prova dal destino e nonostante tutto siamo ancora qui, io e te. Oggi per me è un giorno importantissimo, perché finalmente posso darti ciò di cui abbiamo bisogno entrambi per andare avanti.  Voglio che tu sappia che non posso più pensare alla mia vita senza di te.

(Si inginocchia. Da una tasca estrae una scatolina con un anello e glielo porge) Milena, vuoi sposarmi?

(Milena è sorpresa, non sa cosa rispondere, lui prontamente mette avanti le mani) Aspetta, non rispondermi per adesso. Capisco che se lasciassimo le cose così, non sarebbe giusto. Non sarebbe perfetto. Per questo ti ho portato qui.

MILENA- Qui? Non capisco…

SAVERIO- Milena, io credo che siamo fatti per stare insieme. Tu e io. Me lo sento. Io e te ci completiamo, siamo una cosa sola. Un unico mondo.

MILENA- Aspetta Saverio, io non so se…

SAVERIO- No no no… non rispondermi ora. So anch’io che così non potrebbe funzionare. Te l’ho detto, ho già pensato a tutto quanto. Ti farò una domanda. E tu puoi darmi una sola risposta. Una sola, pensaci bene. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto, che abbiamo superato, secondo te cosa ci manca per essere veramente felici? Per essere davvero noi due in pace con il resto del mondo?

MILENA- Non lo so…

SAVERIO- Prova a rispondere, Milena. Prova. Vedrai che capirai dove voglio arrivare. (Sorride, si batte la fronte) È talmente naturale che non so come abbiamo fatto a non arrivarci prima.

MILENA- Cosa ci manca… non lo so… pensavi… a un figlio?

SAVERIO- No no no, Milena. No… ho formulato male la domanda. Intendevo… cosa c’è che nonostante tutto continua ad essere presente fra noi come un’ombra, e non ci da modo di andare avanti come vorremmo?

MILENA- Amore, non lo so…

SAVERIO- Che cosa ci ha fatto soffrire finora! Anzi: chi ci ha fatto soffrire e dato del filo da torcere fino ad oggi?

MILENA- (Confusa) Saverio, che ti prende..!Spero tu non stia parlando di Marco…

SAVERIO- (Entusiasta) Esattamente!! È chiaro, no?

MILENA- Ma Saverio…

SAVERIO- Lo vedi? È lampante!

MILENA- Frena Saverio, no. Non è così… Non è più così. Lui adesso è fuori dalla nostra vita.

SAVERIO- No che non lo è. Le persone come lui non se ne vanno mai del tutto.

MILENA- Sono convinta che non tornerà.

SAVERIO- (In tono confidenziale, quasi le rivelasse un segreto) Milena, ma non ti accorgi..? Lui non ha bisogno di tornare. Lui non se n’è mai andato…

MILENA- Che stai dicendo…

SAVERIO- (Cercando confidenza) Dimmi… a volte non hai la sensazione che lui ci sia sempre? Che sia sempre presente comunque, come un’ombra sul muro che ti segue e non ti abbandona mai?... Non te lo senti ancora sulla pelle, come quando vedi un insetto, e poi ti senti camminare addosso…

MILENA- No, Saverio. No. Stai sbagliando tutto… C’è stato un tempo in cui ne ero ossessionata. Ma sono serena, ora. È stato difficile, ammetto di aver fatto molta fatica ad uscirne. Riprendere a vivere, ritrovare fiducia in me stessa, smettere di sentirsi braccati in ogni istante.... Ma se Dio vuole, Marco non è più un nostro problema. Ha scontato la sua pena.

SAVERIO- E allora?!

MILENA- Ha scontato i suoi sei mesi di reclusione, mi ha risarcito… e da quando il giudice ha stabilito che non si sarebbe più dovuto avvicinare a casa mia, non si è più visto né sentito. So come la pensi, che la pena è stata fin troppo leggera rispetto a quello che ci ha fatto passare. Però, ringraziando il cielo, la cosa è finita. A onor del vero mi è giunta voce che sta frequentando un centro… sta vedendo degli psicologi…

SAVERIO- E che c’entra questo?

MILENA- Beh, è seguito, adesso. Ha modo di riflettere, di cambiare. E sinceramente credo che non ci darà più fastidio. Adesso tocca a noi, e non ci resta che dimenticare… il nostro compito ora è continuare a vivere.

SAVERIO- Ma non capisci? Milena, come fai a non vedere… Lui resterà per sempre fra noi. Non ci darà mai pace. Lui si è insinuato, ha instillato la sua presenza, ha iniettato i suoi dubbi, le sue cellule malate in noi, nella nostra coppia, come un tumore, e queste come un tumore vanno estirpate…

MILENA- Saverio, ma che stai dicendo?

SAVERIO- Io ti voglio, Milena. Ti amo. Voglio vivere accanto a te per il resto della mia vita. Ma non posso farlo se lui è ancora tra noi, capisci? Guardati: tu l’hai amato, hai sofferto per lui, poi l’hai temuto. Hai cercato di allontanarti da lui ma qualcosa vi tiene ancora legati, indissolubilmente. E ancora non è finita.

MILENA- …Certo che è finita.

SAVERIO- Non vedi come ti comporti? Non vedi quello che ti ha fatto? Dopo tutto tu ancora lo giustifichi, lo difendi…

MILENA- Non mi sembra di averlo difeso, ho solo detto che ha scontato la sua pena…

SAVERIO- (Sarcastico) …che è cambiato, che ‘poverino’ vede degli psicologi, che soffre, lui…

MILENA- Non mi risulta di aver detto ‘poverino’. Ma alla luce di tutto… se ci pensi, per comportarsi a quel modo doveva essere parecchio disturbato. Noi non stavamo bene in quella situazione, questo è certo. Ma  evidentemente non stava bene nemmeno lui…

SAVERIO- (Scuote la testa) Tu sei ancora sua…

MILENA- Che stai dicendo?!

SAVERIO- Io ti ho capito, Milena. Non è colpa tua. Tu ami così, in questo modo assurdo. E questo legame tra voi è talmente forte... Sarà pure malato, ma è indissolubile. Io ci ho provato a darti ciò di cui avevi bisogno. Ho provato a starti vicino in ogni maniera. Ho provato ad assecondarti, a sostenerti, ad aiutarti. Ma non potrò mai sostituirmi a lui. Io sarò sempre secondo. Qualsiasi cosa io faccia, tu non mi vedi. Nemmeno ti accorgi di me.

MILENA- Stai dicendo un mare di sciocchezze. Non capisco se stai scherzando o facendo sul serio…

SAVERIO- Tu sei fatta così e io lo accetto. Con lui hai subito momenti di follia, di tensione, malumori, minacce, ricatti… Eppure ancora lo desideri. In qualche modo ancora pensi a lui. Per molto tempo ho pensato che questo fosse sbagliato, malato, insensato… poi invece ho capito che era proprio questo a tenervi legati. E’ questo il tuo vero modo di amare ed essere amata. Lui sì, riusciva veramente a darti quello di cui avevi bisogno, mentre io... non ne sono stato all’altezza…

MILENA- Mi stai facendo paura…

SAVERIO- (Con gioia) Bene! E pensa che ancora non ho cominciato a fare nulla…

MILENA- Cominciato a fare cosa…? Che stai dicendo…

SAVERIO- Stammi a sentire: io farei qualsiasi cosa per te. Qualsiasi. E se per farmi amare da te devo essere come lui, allora va bene. Sarò come lui. Non ti devi preoccupare, ho studiato tutto alla perfezione. (Con ammirazione) Avevi ragione, lui è un ammaliatore, è una personalità talmente affascinante… (Milena è confusa, lo guarda inorridita senza poter reagire) Se tu lo vuoi cambierò d’umore senza motivo… (La afferra per la vita, insinuante) Ti prenderò all’improvviso, come faceva lui… con passione, come non ho mai osato fare. (Tenta di baciarla, lei si ritrae)

MILENA- Saverio, non mi piace quello che mi stai dicendo, me ne voglio andare…

SAVERIO- Ho tutto sotto controllo. Vedrai che funzionerà. So come fare. Solamente sappi …che ogni tanto ti farò sentire un pochino inadeguata. Ma solo un pochino! (Ride) Visto com’è finita con lui cercherò di andarci piano. Vedrò di non esagerare…

MILENA- Saverio adesso voglio che tu mi porti via da qui.   

SAVERIO- Ah: e in ogni caso ti farò fare le tue cose. Ho capito che il tuo lavoro è importante per te, quindi non te lo posso negare. Vedi? in questo lui ha sbagliato. Nemmeno lui è perfetto. Probabilmente se non avesse preteso di toglierti il tuo lavoro sareste ancora insieme. Per te gli effetti speciali sono un’esigenza. Non ne capisco la ragione, ma è così ovvio… Resta inteso che, se dovessimo avere un figlio, bisognerà cambiare un po’ l’assetto delle cose, trovo che non sarebbe educativo avere per casa tutta quella brutta roba…

MILENA- (Cercando di ragionare) Saverio…

SAVERIO- (Con gioia) Lo so, lo so. All’inizio sembrava assurdo anche a me. E invece è geniale. Devi avere un attimo di pazienza. Ancora non ti ho spiegato tutto… se ci pensi è un progetto bellissimo.

MILENA- Voglio andare via, mi sento molto confusa… Ti prego, andiamocene.

SAVERIO- Ma aspetta, non hai ancora visto la mia sorpresa! (Con entusiasmo) Come ti dicevo, perché tutto sia perfetto bisogna togliere tra di noi la vecchia ombra di Marco… è una figura che va eliminata e sostituita, così potrai finalmente essere mia. La mia sposa, la mia donna… mia per sempre…

MILENA- Saverio basta… perché siamo in questo posto?

SAVERIO- Adesso, adesso… Tutto tra poco ti sarà chiaro. Vieni con me. Eccoti il mio regalo di fidanzamento. (La conduce gentilmente verso il sacco scuro in primo piano).

Sei pronta?Ti amo, Milena. (Toglie un lembo di stoffa e scopre la testa di Marco svenuto, e la solleva orgoglioso, tenendola per i capelli. Milena si agita)

MILENA- Mio Dio, Saverio, che hai fatto?!! L’hai ammazzato!

SAVERIO- Accidenti, Milena, no! Che dici, sei matta?...

MILENA- Dio, Saverio, l’hai ammazzato!

SAVERIO- Calmati. Che cosa vai a pensare… Non ti farei mai uno sgarbo simile. È una cosa che dobbiamo fare insieme.

MILENA- Cosa?!

SAVERIO- Beh, sì. Perché abbia significato dovremo farla insieme.

MILENA- (Va verso Marco e gli tiene la testa con entrambe le mani, preoccupata) Mio dio, cosa gli hai fatto?

SAVERIO- Non ti preoccupare, è sedato. Non può farci nulla.

MILENA- (Sempre tenendo la testa di Marco) Io non avevo idea… Sei un pazzo, Saverio. Sei un delirante pazzo di merda!

SAVERIO- Non parlarmi in questo modo, Milena.

MILENA- Non ti avvicinare, sei un deviato… un lurido criminale del cazzo.

SAVERIO- (Iroso) Non osare parlarmi in questo modo. Non osare! Con tutto quello che ho fatto per te!

MILENA- Mio Dio, parli come lui…

SAVERIO- E’ questo il tuo modo di ringraziarmi? Io cerco una soluzione per noi due e tu mi ripaghi così… Sono sempre stato un gentiluomo con te, non ho mai alzato la voce. Ti sono sempre stato vicino, e tu mi ripaghi in questo modo. Ah ma adesso finirà. Vedrai che quando avremo finito capirai che è la cosa giusta.

MILENA- Non voglio farlo. Non so cosa tu abbia in mente, ma non lo voglio fare. Adesso noi chiameremo la polizia, e faremo arrivare un’ambulanza per lui…

SAVERIO- (Improvvisamente gentile) Hai ragione… Calmiamoci. Adesso sei confusa, lo capisco. Volevo farti una sorpresa e forse ho cercato di spiegarti tutto troppo in fretta… ma se tu mi stai a sentire… dopo sarà tutto bellissimo. Saremo liberi, Milena. Pensaci. Saremo liberi da un peso immenso. (Improvvisamente cattivo, le afferra le mani rabbiosamente) E piantala di toccarlo! Che fai, la crocerossina? (Lei è spaventata) Che vuoi fare, eh? (Poi le guarda le mani, con forza gliele mette davanti al naso) Con queste mani sudice e nere che vuoi fare, la crocerossina? Non te li puoi mettere dei cazzo di guanti quando lavori?! …Adesso facciamo a modo mio. (Si alza, va a prendere una tanica di benzina, la svita e prende a rovesciarla sulla testa di Marco. Milena guarda inorridita senza reagire. Le porge l’accendino) Adesso tu gli dai fuoco. Avanti.

Poi questo posto lo lasciamo bruciare e ce ne andiamo. …Non farmi incazzare Milena, prendi e fai come ti dico.

MILENA- Saverio io non… non posso…

SAVERIO- Non ci riesci? Dopo tutto quello che ti ha fatto… che ci ha fatto… ancora non ci riesci?!

MILENA- Non posso…

SAVERIO- (Lui la guarda, la studia) Ok, senti… va bene. Lo avevo immaginato… (esasperato, confuso) Avevo pensato anche a questo. Posso capire che non sia facile dar fuoco a qualcuno senza essere preparati… (Da una tasca della giacca estrae la maschera di juta di Marco e gliela porge) Lo vedi? Ho pensato a tutto. Puoi mettergli la maschera, così non lo vedi in faccia e ti ricordi cosa ti ha fatto passare.

MILENA- Aspetta. (Lui la sprona. Lei prende la maschera e sta per metterla sul viso di Marco. Ma capisce che se vuole ottenere qualcosa deve assecondarle Saverio). Così no…

SAVERIO- Cosa. Che hai!

MILENA- Aspetta… così, non è giusto, non mi piace…

SAVERIO- Che dici, cos’è che non ti piace?

MILENA- Saverio perdonami io… sono una stupida… Non avevo capito cosa stai facendo per me… per noi. Senti… È un giorno importante questo. Mi hai chiesto di sposarti… mi hai portato in questo posto… oggi io credo che… faremo una cosa che ci legherà per sempre…

SAVERIO- (Ancora incredulo) Sarà bellissimo, amore mio. Vedrai.

MILENA- Lo so… (Con ansia trattenuta) E’ un momento speciale, e noi… non abbiamo fatto nemmeno un brindisi…

SAVERIO- Hai ragione. È tutto troppo importante. Dobbiamo festeggiare. Tutto questo per noi significa una nuova vita insieme. (La prende per mano, la porta al tavolo. Prende un pasticcino dal tavolo e in modo molto sensuale lo offre a Milena sfiorandole le labbra. La abbraccia)

Dimmelo. Dimmi che mi ami Milena.

MILENA- (Trattiene il pianto) …Ti amo.

SAVERIO- Dimmelo ancora, dimmelo come lo dicevi a lui.

MILENA- (Dopo una pausa) …Ti amo.

SAVERIO- E sarai mia?

MILENA- Lo sono già…

SAVERIO- (Lui la guarda, la studia. Poi felice) Sta accadendo davvero… Dio… sono così felice… finalmente non gli apparterrai più, sarai mia per sempre… (Prende l’anello, glielo infila all’anulare. La bacia. Milena sta al gioco, ma si nota un disagio trattenuto. Saverio prende la bottiglia di spumante e stappa. Versa lo spumante nei bicchieri. I due brindano e bevono).

MILENA- Come hai fatto a trovare questo posto? Non hai paura che ci scoprano se incendiamo tutto quanto?

SAVERIO- No tesoro, te l’ho detto. Devi stare tranquilla, è tutto calcolato. Ho pensato io ad ogni particolare, sono mesi che pianifico. Volevo fosse tutto perfetto.

MILENA- (Assecondandolo) E lo è.... Sei stato bravo. Proprio bravo. Hai pensato all’anello, allo spumante, ai pasticcini… (con triste ironia che lui non coglie) alla benzina… a come sistemare Marco… (Lui, sorseggiando dal suo bicchiere, si volta compiaciuto a favore di pubblico, e fissa il sacco con dentro Marco) Hai pensato perfino alla maschera…

SAVERIO- Sono piuttosto soddisfatto, in effetti. Non credevo di convincerti così presto, pensavo che tu non avresti compreso quanto io… (Mentre Saverio guarda a terra e le da le spalle, Milena prende il candeliere, e lo colpisce violentemente alla nuca. Lui cade a terra.

Milena guarda cadere Saverio e resta col candeliere in mano per un lungo momento. Poi si muove. Con un piede tocca Saverio, il quale resta immobile a terra. Milena piange. Si toglie l’anello e lo getta lontano. Poi cerca nelle tasche e trova il cellulare. Compone un numero e si siede a terra accanto a Marco. Mentre telefona gli carezza la testa. Non c’è follia, solo stanchezza e tristezza.).

MILENA- (Stancamente) Pronto? Sì… Vorrei denunciare un tentato omicidio… serve un’ambulanza… ci sono due uomini feriti. …Dove mi trovo... Non lo so dove mi trovo… non lo so, è un magazzino abbandonato, credo… Non so niente… Non so niente… Va bene, aspetto qui.

(Chiude la chiamata e resta seduta accanto a Marco. Gli carezza la testa. Con stanchezza, distrattamente, canta sottovoce)

‘Sono tua, sono tua, sono mille volte tua… na na na…’

Buio

FINE