Milord si sposa

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MILORD SI SPOSA

Titolo originale: Relative Values

Commedia in tre atti

di NOEL COWARD

Traduzione di Ada Salvatore

PERSONAGGI

CarloCRESTWELL

ALICE

MOXIE

FELICITA contessa di MARSHWOOD

LADY COSTANZA HAYLING

PIETRO INGLETON

L'ammiraglio GIOVANNI HAYLING

MIRANDA FRAYLE

Il conte NICOLA MARSHWOOD

DONALD LUCAS

ATTO PRIMO

QUADRO PRIMO

La cosa più importante della biblioteca di Marshwood House è che non è una biblioteca. Forse lo è stata in passato, ma è diventata ora la stanza di soggiorno della famiglia. Naturalmente ci sono dei libri e l'ambiente è arredato simpaticamente e co­modamente, senza uno stile particolare. Le coper­ture di chinz sono un po' scolorite e tutti i mobili che sono di diversi periodi, danno l'impressione di essere stati collocati nella stanza in epoche di­verse. In fondo, porta a due battenti che dà nell'anticamera. Sul davanti a destra, porta che dà nello studio di Nicola. Un balcone, dalla stessa parte, conduce alla terrazza e da quella al giar­dino. Sullo sfondo colline boscose. Al levar del si-pario sono circa le due e mezzo del pomeriggio dì un sabato di luglio. Carlo, il maggiordomo, un bell'uomo sulla quarantina, sta raccogliendo su un vassoio i bicchieri del cocktail. Alice, una giovane cameriera, sta vuotando il portacenere in un reci­piente adatto.

Alice                             - .... e proprio alla fine del film lui ca­pisce che lei è precisamente quella di cui è sem­pre stato innamorato e se ne vanno insieme sulla collina tenendosi per mano mentre la musica di­venta sempre più forte....

Carlo                             - Grazie, Alice. Non è necessario che io vada adesso, non e vero?

Alice                             - Ma è bella, signor Carlo! Vi assicuro che è proprio bella!

Carlo                             - Meno male!

Alice                             - Perché non vi piace?

Carlo                             - Come posso saperlo? Non l'ho mai vi­eta!

Alice                             - Ma dovete averla vista in qualche film!

Carlo                             - Cara mia, quando ho qualche ora di libertà ho di meglio da fare. Altro che andarmene a dormire in una sala di cinema e assistere ad una quantità di sciocchezze.

Alice                             - « L'amore è la mia religione » rimane all'Excelsior tutta la settimana. E' uno dei primi film che ha fatto, ma è magnifico. Ci sono andata venerdì. Lei fa la parte di quella monaca...

Carlo                             - Quale monaca?

Alice                             - Quella che è stata fatta prigioniera dai giapponesi.

Carlo                             - Sbrigatevi con quei portacenere, altri­menti i giapponesi verranno a prendere anche voi.

Alice                             - E le fanno delle cose terribili ma lei non rivela mai dove è lui?...

Carlo                             - Lui, chi?...

Alice                             - Donald Lucas!

Carlo                             - Su, su sbrigatevi a far ciò che dovete fare, Alice. A momenti verranno qui tutti.

Alice                             - Sono innamorati anche nella vita, lei e Donald Lucas. L'ho letto in una rivista del cinema.

Carlo                             - Che sia innamorato di questo o di quel­lo è cosa che non vi riguarda. E non dovete cre­dere a tutte le stupidaggini che leggete in quelle riviste del cinema. Sono tutte storie inventate per impressionare le stupidelle come voi. (In questo momento entra la signora Moxton delta Moxie. E' una simpatica donna sui 38 anni. Veste semplice­mente come si addice alla prima cameriera di una gran dama. Il suo viso è un po' crucciato). Che al­tro ha perduto adesso Milady?

Moxie                            - La lista per la festa di Natale. Vuol mo­strarla a Lady Hayling. Gliel'ho messa io stessa nella borsetta stamattina e ora naturalmente non la trova più. (va alla scrivania).

Alice                             - Posso far venire Maria ad aiutarmi a servire il tè domani, signor Carlo?

Carlo                             - Aiutarvi a servire il tè, e perché?

Alice                             - Posso prestarle io un grembiule od una crespina.

Carlo                             - Due anni fa, Alice, è stato offerto a vo­stra sorella Maria il posto che voi occupate adesso. E lei storse il naso perché, secondo lei, fare la ca­meriera non era dignitoso. Non è vero?

Alice                             - (mortificata) Si, signor Carlo.

Carlo                             - Adesso sta dietro al bar dell'osteria dei Pescatori che probabilmente è sempre più aristo­cratico di questa casa. Non è cosi Alice?

Alice                             - (a disagio) Ma... non saprei...

Carlo                             - E perché oggi questa ragazza capric­ciosa, questa concorrente al premio della più bella bagnante dovrebbe improvvisamente prestarsi ad un lavoro di schiava?

Alice                             - Ma... ecco... sapete...

Carlo                             - (con crescendo) Non ha forse detto che qui non trattano bene per il fatto che Emilia dopo essere andata a visitare la mamma ammalata si è dovuta mettere a letto con un eczema e intanto...

Moxie                            - (sta ancora frugando nella scrivania) Smettete di dire sciocchezze, Carlo. Impedite ad Alice di fare il suo lavoro.

Carlo                             - (senza badarle) E ha detto che nessuno se ne è occupato, mentre la ragazza è curata come se fosse in casa sua! Lo riconosce, questo?

Alice                             - Ma io non so...

Carlo                             - (tonante) - No davvero! La vostra so­rellina, come tante delle sue coetanee, è una fan-nullona, una testa vuota che ha solamente la pas­sione del cinema! E vuole aiutarvi a servire il tè unicamente per poter vedere da vicino la signori­na Miranda Frayle e magari chiederle un autografo e vi dichiaro solennemente che lo otterrà soltanto passando sul mio cadavere!

Moxie                            - Avanti, Alice, avete perso abbastanza tempo!

Alice                             - Sì, signora Moxton. (Esce col vassoio dei bicchieri).

Moxie                            - A che serve parlare in quel modo con la ragazza? Non capisce neanche la metà di quello che dite!

Carlo                             - E' una croce che ho imparato a portare con rassegnazione, mia cara Dora. Nessuno capi­sce la metà di quello che dice!

Moxie                            - E allora potreste risparmiare il fiato.

Carlo                             - Che cosa avete, Dora? (segue) Da tre giorni maltrattate tutti.. .. .

Moxie                            - (ha trovato la lista) Ah, finalmente, eccola!

Carlo                             - Che vi è successo?

Moxie                            - Niente! Ora vado a portare questo a Sua Signoria che l'aspetta.

Carlo                             - Da quando è arrivata la notizia vi comportate come una regina da melodramma. Non dovrebbe poi interessarvi talmente!

Moxie                            - E invece mi interessa. Come interessa a tutti noi!

Carlo                             - Ma non dovete credere a quello che di­cono di lei le riviste cinematografiche.

Moxie                            - Non le leggo mai.

Carlo                             - Si che le leggete. La settimana scorsa ne ho visto tre in camera vostra.

Moxie                            - Che siete entrato a fare in camera mia?

Carlo                             - (con dignità) Mi avete pregato di an­dare a prendere il vostro cestino da lavoro, ed io, col mio spirito cavalleresco, che tutte le forze disgrazianti della rivoluzione sociale non hanno po­tuto distruggere, ho salito tre piani di scale per andarvelo a prendere.

Moxie                            - Non vi avevo affatto detto di ficcare il naso tra le mie cose!

Carlo                             - (paziente) Il vostro cestino da lavoro era sul tavolinetto accanto al letto. E lì vicino era­no tre riviste, tutte e tre esclusivamente cinemato­grafiche. Sulla copertina di una spiccava un gran ritratto a colori della futura contessa di Marshwood in costume da bagno a due pezzi, abbracciata af­fettuosamente da un gentiluomo in costume da ba­gno... di quelli chiamati slip.

Moxie                            - Le avrà lasciate Alice quando è andata a rassettare la camera.

Carlo                             - Accetto la vostra spiegazione non con­vincente.

Moxie                            - Del resto, è naturale che io abbia vo­luto vedere che viso ha la futura padrona di casa!

Carlo                             - Questo piccolo spionaggio involontario da parte mia ha avuto luogo la settimana scorsa, prima che chiunque di noi avesse la più lontana idea che Sua Signoria pensasse a prendere moglie!

Moxie                            - Sono veramente stupida, Carlo! Siete in questa famiglia da tanto tempo e mi pare che non siate turbato affatto da questo terribile avve­nimento. Anzi ci scherzate sopra.

Carlo                             - Cara Dora, voi avete la disgrazia di es­sere troppo conservatrice.

Moxie                            - E voi, per chi avete votato nelle ultime elezioni?

Carlo                             - Che c'entra? Non occorre essere con­servatori per dare il voto a questo partito; bisogna sempre scegliere il minore fra due mali!

Moxie                            - Perché non ha preferito una persona della sua stessa classe?

Carlo                             - Classe? Ho dimenticato il significato di questa parola. Ricordatemi di cercarlo nel dizio­nario delle parole incrociate.

Moxie                            - Potete averlo dimenticato voi, ma io no!

Carlo                             - Questo significa dichiarata sconfitta! Vuol dire che siete diventata assolutamente sorda alla squilla del progresso!

Moxie                            - Io la considero la squilla dell'idiozia!

Carlo                             - Dove sono andati a finire i vostri sogni e le vostre ambizioni? Il vostro divino malcon­tento.

Moxie                            - Non è mai esistito.

Carlo                             - A momenti mi direte che siete soddi­sfattissima della condizione in cui Dio vi ha posta.

Moxie                            - Se la smetteste un momento di fare del­lo spirito? So che cercate di prendere la cosa leg­germente, fingendo di non darvi importanza; ma so che non è così. E preferirei che foste sincero almeno con me... proprio Io vorrei (si volge altrove),

Carlo                             - (con dolcezza) Non ve la prendete tan­to a cuore! Forse la cosa non sarà così penosa co­me credete.

Moxie                            - Eppure so che ne siete addolorato quan­to me.

Carlo                             - E se anche fosse? Se anche fosse? Le lamentele sono inutili. Non si può fare altro che considerare la cosa con filosofia e sperare per il meglio.

Moxie                            - Una volgare sgualdrinella tutta trucca­ta che viene da Hollywood per diventare contessa di Marshwood... E dite di sperare per il meglio?

Carlo                             - E' quanto cerca di fare anche la nostra signora! Ha cercato sempre di parlare d'altro du­rante la colazione, quantunque la signora Hayling tentasse sempre di riportarla sull'argomento.

Moxie                            - Dentro di sé Sua Signoria è sconvolta come noi.

Carlo                             - Ve lo ha detto?

Moxie                            - No, ma l'ho capito io.

Carlo                             - Non ne avete parlato con lei?

Moxie                            - No.

Carlo                             - Ma... può essere che la signorina Miran­da Frayle non sia poi tanto volgare! In fin dei conti è inglese, almeno così dice una di quelle ri­viste!

Moxie                            - Anche se fosse nata a Tumbuctu per me sarebbe lo stesso! Non m'importa niente che il suo sangue sia azzurro, nero o giallo. Non m'im­porta che sia inglese, francese, russa o cinese. So solamente che quando lei entrerà in questa casa io ne uscirò.

Carlo                             - (seccatamente) Allora andate a prepa­rare il vostro bagaglio. Devono arrivare verso le sei.

Moxie                            - (cupa) E' quello che intendo fare.

Carlo                             - Vi ripeto che mi sembra che la pren­diate troppo sul serio!

Moxie                            - Può darsi. Ma la penso così e né voi né altri potranno farmi cambiare idea.

Carlo                             - Certo molto dipende da come sarà lei!

Moxie                            - Comunque sia, lui non dovrebbe spo­sarla.

Carlo                             - Questo punto di vista così arbitrario mi urta profondamente.

Moxie                            - Davvero?

Carlo                             - Che ne avete fatto del vostro famoso « lasciar vivere »?

Moxie                            - Forse lo avrò perduto insieme al mio divino malcontento. (Sono interrotti dall'ingresso di Felicita. E' seguita da Lady Hayling, dall'ammira­glio suo marito e da Pietro. Felicita è una donna ben conservata sulla cinquantina, ancora piacente. Lady Hayling è una donna simpatica ma un po' sentenziosetta. L'Ammiraglio, un bell'uomo, molto distinto, giovanile, col modo di fare schietto e un po' rude dei marinai. Pietro, senza età definita, è vestito impeccabilmente, ed ha una espressione piuttosto furba).

Felicita                          - Non l'avete trovata, cara Moxie?

Moxie                            - (porgendole la lista) Sì, Milady, eccola. (Si volge per andarsene).

Felicita                          - No, non ve ne andate. Ho ancora bi­sogno di voi. E anche di voi, Carlo. C'è una terri­bile crisi a proposito della festa della Chiesa. Bi­sognerà cambiare tutto... dov'è quell'orribile pian­ta topografica della località?

Moxie                            - (andando alla scrivania) Credo che sia nella cartella.

Felicita                          - Mi toccherà pregarvi di andare ad ammazzare il sindaco, Carlo.

Carlo                             - Ai vostri ordini, Milady.

Felicita                          - Ha voluto ficcare il naso nel nostro lavoro. Gli ho parlato or ora per telefono. E' stato insopportabile.

Moxie                            - Ecco la pianta, Milady.

Pietro                            - (guardandola al di sopra delle spalle di Felicita) Che cos'è questo spazio?

Felicita                          - E' il piccolo tennis della signora Burrage, e vicino c'è il chiosco del tè. Questo non lo spostare.

Pietro                            - E lì, a destra, quell'altra estremità? Cosa sono quei segnetti?

Felicita                          - Sono le croci del cimitero, Pietro. Non è possibile toccarle né mettere proprio lì vi­cino la vendita dei dolci.

Pietro                            - (indicando) E qui?

Felicita                          - Niente da fare in quell'angolo. E' proprietà della chiesa e benché la festa si faccia a suo beneficio non ce lo vuol cedere...

Carlo                             - Allora, Milady, non si può fare altro che spostare la banda.

Ammiraglio                   - Neanche per sogno! Il Capoban­da non permetterebbe! Non si possono togliere all'ultimo momento dei marinai dal posto loro asse-

Pietro                            - Ho sempre creduto che la Marina si muovesse con facilità.

Felicita                          - Leggete la lista, Moxie. Può darsi che vi sia qualche altra cosa da poter spostare

Moxie                            - (leggendo) Tombola. Signora Edgecombe La ruota della fortuna. Signora Brice...

Pietro                            - Non avrei mai immaginato una unione fra la fortuna e quelle donne!

Felicita                          - Sta' zitto, Pietro! Continuate, Moxie.

Moxie                            - Pesca miracolosa. Signore e signorine Follett Bibite ghiacciate. Signorina Dmt. Stelle fi­lanti. Signorina Miranda Frayle... l’«interrompe).

Felicita                          - Questo non è ancora sicuro perche non glielo abbiamo chiesto... ma non vedo come potrebbe rifiutare.

Pietro                            - Mi pare che sia il meno che possa tare! Costanza   - Magari!

Felicita                          - Sentite, Costanza, e impossibile an­dare avanti cosi; Non abbiamo parlato d'altro a colazione... a proposito, Moxie, dovete dire al si­gnor Durban di preparare il cartello col nome della diva a lettere enormi.

Moxie                            - (con voce strozzata) Si, Milady.

Felicita                          - Che avete, Moxie?

Moxie                            - Niente, Milady. Solo un pò di mal di capo.

Felicita                          - Avete mangiato?

Moxie                            - Sì, Milady, grazie.

Felicita                          - Allora datemi quella noiosissima li­sta e'andate a gettarvi sul letto. Nella mia stanza da bagno c'è dell'aspirina se per caso non ne aveste.

Moxie                            - (dandole la lista) Grazie, Milady... Con permesso (Esce un po' in fretta).

Felicita                          - E' successo qualche cosa, che ha messo Moxie di cattivo umore, Carlo?

Carlo                             - E' un po' giù di corda da tre o quattro giorni.

Felicita                          - Dio mio, speriamo che non si am­mali! Non vi ricordate come son cominciati i di­sturbi di Emilia?

Carlo                             - Non saprei dirlo, Milady. Stava bene e il giorno dopo si è sentita male all'improvviso. Siamo rimasti tutti stupiti.

Felicita                          - Se mandassimo a chiamare il dottore

Carlo                             - Direi di no, Milady. La mia impressio­ne è che... il malessere della signora Moxton sia più morale che fisico.

Felicita                          - Morale? . .

Carlo                             - Credo che l'inattesa notizia del fidanzamento di Sua Signoria sia stato un gran colpo per lei.

Ammiraglio                   - E' stato un gran colpo per tutti noi! .

Felicita                          - Ne ha parlato con voi, Carlo

Carlo                             - Appena un accenno, Milady. Giusto un momento prima che loro signori entrassero.

Felicita                          - Non vi chiedo di tradire la sua con­fidenza, ma vi ha spiegato perché è così sconvolta!  

Carlo                             - Per quanto posso intuire, Milady, cre­do che sia il lato sociale della situazione quello che più la turba.

Felicita                          - Forse la addolora vedere che mio figlio sposa una persona di rango inferiore?

Carlo                             - Proprio così, Milady. Ho cercato di di­scutere con lei, di indurla ad una maggiore tolle­ranza, di farle capire i valori mutevoli di questo mondo mutevole, ma non sono riuscito a nulla.

Felicita                          - Grazie, Carlo.

Carlo                             - Milady non ha bisogno d’altro

Felicita                          - Si, bisognerebbe vedere ancora per questa faccenda della festa. Portate la lista e la pianta al signor Durban e vedete con lui come si possono sistemare le cose.

Carlo                             - (prendendo i fogli) Bene, Milady.

Felicita                          - Debbo vederlo dopo il tè ma può dar­si che nel frattempo abbia qualche idea...

Carlo                             - Speriamolo! (Esce).

Felicita                          - Non so che cosa farei se non avessi Carlo Pensate che durante tutta la guerra, fra lui e Moxie hanno fatto in modo che io non avessi noie di nessun genere. Sentirò terribilmente la sua man­canza.

Costanza                       - Perché dovreste privarvi di lui?

Felicita                          - Perché non posso portarlo via a Ni­cky. Carlo fa parte quasi della casa.

Costanza                       - Siete proprio certa che Nicky vi lascerà andare via?

Felicita                          - Forse non gli farà piacere, ma io non desidero rimanere a far la suocera. Ne ho avu­to abbastanza con la sua prima moglie!

Pietro                            - Credo che questa non assomiglierà mol­to a Gianna!

Felicita                          - Più stupida certo non può essere! Sarebbe umanamente impossibile.

Costanza                       - Sarà stata stupida, ma almeno era una signora!

Felicita                          - (ridendo) Insomma, Costanza!

Costanza                       - Sapete benissimo quello che voglio dire!

Felicita                          - Sì, lo so. Ma ad ogni modo, Miranda Frayle è un'ottima attrice ed ha delle bellissime gambe, il che significa che per lo meno si saprà muovere. Gianna attraversava il salone da ballo come se zampettasse nella neve.

Costanza                       - Perché poi gli è venuta la smania di sposare quella donna? Non ha mai pensato a spo­sare nessuna delle altre. .

Felicita                          - Vi sbagliate! Ha sempre desiderato di sposarle tutte. Ha un senso assai sviluppato della responsabilità morale. Per fortuna la maggior par­te erano già sposate!

Ammiraglio                   - Giuditta Lavanham non lo era!

Felicita                          - Povera Giuditta! Quella apparteneva ad una categoria tutta divèrsa! Quando si sono co­nosciuti era già praticamente nazionalizzata! voglio dire di... pubblico dominio.

Costanza                       - (scandalizzata) Ma Felicita!

Felicita                          - Vedete Gianna aveva tutti gli stessi istinti di Giuditta, ma non aveva il coraggio di seguirli

Costanza                       - Non capisco il vostro atteggiamento, Felicita. Il fatto che il primo matrimonio di Nicky sia stato un disastro, dovrebbe farvi maggiormen­te desiderare che questo secondo fosse un successo!

Felicita                          - Il  primo matrimonio di Nicky non è stato un disastro, ma un trionfo. Innanzi tutto e durato solo due anni; in secondo luogo ha prodotto un figlio ed erede e si è sciolto sènza dolore in tempo utile.

Ammiraglio                   - Come sarebbe a dire in tempo utile?

Felicita                          - Sicuro! Stavo per strozzare Gianna con le mie mani, quando lei ha pensato bene di andarsene. Non sono molto religiosa, ma ho sem­pre consideralo quel brav'uomo di Whittaker che se l'è portata via, come una dimostrazione dell’ effi­cacia della preghiera.

Costanza                       - Mi rendo conto che al giorno d oggi tutte le barriere sociali sono crollate; che una per­ sona vale l'altra e che non si può più parlare di differenza di classe senza diventare ridicoli...

Felicita                          - Se vi rendete conto di questo, perché fate tante chiacchiere su questa faccenda?

Costanza                       - Perché in fondo in fondo non ci credo, come non ci credete neanche voi. Sapete benissimo che se Nicky si permette di sposare que­sta creatura sintetica e artificiosa sarà una spina di più nel nostro cuore!

Felicita                          - (ridendo) Cara Costanza! Vi agitate davvero un po' troppo. Non vorrei che la vostra carnagione ne dovesse risentire!

Costanza                       - Non sì può discutere seriamente con voi, siete esasperante.

Felicita                          - Giovanni, conducete via Costanza. Di­venterà rauca a furia di ringhiare.

Costanza                       - Dico soltanto quello che penso.

Felicita                          - Fatene a meno, cara. E' faticoso!

Costanza                       - Ad ogni modo, Giovanni è d'accordo con me; non è vero?

Ammiraglio                   - Sì, sono d'accordo in questo, che dovremmo fare fronte comune, tutti quanti finché siamo ancora in tempo. E' evidente che Nicky deve essere stato abbindolato Dio sa in che modo. Dopo lutto, non è uno stupido.

Felicita                          - Ma si che lo è, caro Giovanni! E' mio figlio e lo conosco bene.

Pietro                            - Convengo che Nicky è sempre stato un idiota quando si trattava di donne. Ma è ragione­vole supporre che in questa vi sia davvero qualcosa di eccezionale se se ne è innamorato così a prima vista.

Costanza                       - Era innamorato anche della signora Clifford. Mi piacerebbe sapere cosa aveva di ecce­zionale.

Felicita                          - Il «signor Clifford», suo marito!

Costanza                       - (scandalizzata) Ma Felicita!

Felicita                          - Vi dico di sì! Era un tesoro! Non è vero, Pietro?

Pietro                            - Un tesoro piuttosto tranquillo.

Felicita                          - E si era adattato a tutto così bene!

Ammiraglio                   - Sì, si, proprio una brava persona:

Felicita                          - E adorava questa casa. S'è dispia­ciuto moltissimo quando tutto è finito.

Costanza                       - Su, Giovanni, andiamo. Son quasi le tre e mezzo ed hai detto al vecchio Ranshaw di venire alle quattro. Ci vediamo a pranzo.

Ammiraglio                   - Sapete che potete fare assegna­mento su noi, Felicita, per sostenervi, qualunque sia la linea di condotta che voi sceglierete.

Felicita                          - (affettuosamente) Lo so, caro John, ma credo che in questo caso la migliore strategia sia la passività. Intanto studiare la posizione e valutare la forza avversaria prima di iniziare l'at­tacco.

Costanza                       - Andiamo, vieni.

Pietro                            - Salpate le ancore!

Ammiraglio                   - Saremo qui verso le otto e mezzo. In alto il cuore, mia cara!

Felicita                          - (sospira) Temo di essere stata sgar­bata con la povera Costanza. Ma in certi momenti mi fa proprio irritare.

Pietro                            - Per conto mio, trovo tutti e due terri­bilmente noiosi!

Felicita                          - Forse lo sono, ma sono dei così vec­chi amici! Con Costanza siamo state insieme a scuola.

Pietro                            - Doveva essere la prima della classe, in algebra!

Felicita                          - Difatti e quando recitammo Riccar­do II, lei fece la parte di Bolingbroke e le cadde la parrucca.

Pietro                            - Pare che se la sia rimessa. (In questo momento Moxie entra silenziosamente, si ferma sul­ la soglia). ;

Felicita                          - Che c'è, Moxie? Ha dimenticato qual­cosa di importante?

Moxie                            - No, Milady. Volevo solamente parlare con voi, ma verrò più tardi.

Pietro                            - No, no, cara Moxie. Io vado in paese, così vi lascio il campo libero.

Moxie                            - (con noce un po' sofferente) Non im­porta signor Pietro... Vengo dopo... (Esce in fretta).

Felicita                          - Mie Dio!

Pietro                            - Evidentemente è molto agitata!

Felicita                          - Mi fa impressione. Perché credi che se la prenda cosi a cuore?

Pietro                            - Chi lo sa? Ne avete parlato molto con lei?

Felicita                          - No. Ogni volta che ho provato a par­larne, lei ha cambiato discorso. Credo che sia mol­to irritata.

Pietro                            - Con Nicky?

Felicita                          - Si, lo adora. Lo ha sempre adorato da quando è entrata in questa casa. Lui aveva do­dici anni e andavano insieme a teatro di giorno e poi andavano a prendere il tè. Forse le sembra che egli dia prova di debolezza.

Pietro                            - Probabilmente non ha tutti i torti!

Felicita                          - Possiamo ancora sperare che Moxie si inganni.

Pietro                            - Una speranza molto vaga.

Felicita                          - Perché? Dopo tutto, non è la prima volta che un pari inglese sposa un'attrice. In altri tempi la cosa accadeva con una certa frequenza. Naturalmente ci saranno stati anche allora liti e disaccordi nelle famiglie, ma con l'andar del tem­po tutto si è aggiustato. Guarda del resto Gloria Russel che si è seppellita in campagna e lavora tut­to il giorno; e Lilli Grant che ha messo al mondo tutti quei bambini sani e forti. Credo che l'aristo­crazia - quel poco che ne rimane - debba mollo alla professione del teatro.

Pietro                            - Hollywood non è precisamente lo stes­so... E' più... fiammeggiante.

Felicita                          - Non mi pare che questo abbia im­portanza. Viviamo in una epoca di pubblicità e tanto vale che ne approfittiamo.

Pietro                            - Ma fatemi il piacere! Sapete benissimo che detestate i lampi di magnesio che vi abbaglia­no ogni volta che andate ad una première e diven­tate furente quando una macchina fotografica vi coglie ad un tavolo di ristorante con la bocca piena di asparagi!

Felicita                          - E tu, allora? Con tutte le fotografie che ti fanno quando vai a ricevere dei personaggi alla stazione e all'aeroporto? Ti diverte forse que­sto?

Pietro                            - Fa parte del mio mestiere e non mi diverte affatto. Ma non si può dirigere un Ufficio di Viaggi senza pubblicità!

Felicita                          - Uno dei peggiori aspetti della vita moderna inglese, è che dei nostri amici sono co­stretti a lavorare e se la cavano così male!

Pietro                            - La mia Agenzia turistica va benissimo!

Felicita                          - Unicamente perché avete quella ra­gazza con gli occhiali che è tanto brava. Se non ci fosse lei, vendereste sì e no qualche biglietto per i sobborghi.

Pietro                            - Non capisco perché ve la prendete con me, soltanto perché vostro figlio sposa una diva cinematografica e la vostra cameriera ne soffre tanto!

Felicita                          - Ne soffro anch'io. Credo che sia con­tagioso. Questi ultimi tre giorni sono stati infer­nali, con Costanza che seguitava a rasparmi i ner­vi, Moxie sprofondata nella tetraggine,Carlo con l'aria sardonica e una lettera della cara Rosa che mi consigliava di essere energica!

Pietro                            - E lei, che c'entra?

Felicita                          - Vaglielo a domandare! E' anche tua zia!

Pietro                            - Non vi irritate, mia cara, e concen­tratevi sul problema più urgente!

Felicita                          - E' quello che cerco di fare! Ma tutti continuano a parlarne in modo insopportabile! Ho deciso di accettare la signorina Miranda Frayle sen­za pregiudizio, comunque ella sia.

Pietro                            - Può darsi che non sia affatto una crea­tura impossibile. Può anche essere affascinante, op­pure semplice e senza arie, ed empirà la casa tutto il giorno con le sue risa gioconde.

Felicita                          - Questo è quello che temo di più.

Pietro                            - Oppure può essere un po' triste, un po' stanca e delusa della vita come l'abbiamo vista in « Taci, cuor mio ».

Felicita                          - E' quel film nel quale lei prendeva una terribile cotta di Edward Robinson?

Pietro                            - No. Quello era: «Le donne ridono dell'amore ».

Felicita                          - E' la rapidità di tutto questo che mi ha turbata maggiormente!

Pietro                            - Davvero?

Felicita                          - Davvero, ed è inutile assumere quell'aria sarcastica. La cosa riguarda me ed io so come comportarmi.

Pietro                            - Siete molto saggia.

Felicita                          - Mi sono espressamente astenuta dall'analizzare le mie emozioni e dal frugare il fondo della mia anima perché se lo facessi probabilmente verrei a scoprire che è assai più infelice di quan­to credo.

Pietro                            - Sempre più saggia!

Felicita                          - Naturalmente preferirei che questo non fosse successo e «naturalmente » preferirei che avesse scelto una persona meno brillante e meno in vista. Meno inadatta ad essere una buona padro­na di casa e una buona matrigna per il ragazzo.

Pietro                            - Giustissimo!

Felicita                          - E sarebbe stato anche preferibile che avesse scelto qualcuna che amasse le cose che lui ama e avesse i suoi stessi gusti.

Pietro                            - Insomma, una della sua classe?

Felicita                          - Si, se vuoi esprimerti così: una della sua classe. Sei soddisfatto adesso?

Pietro                            - Non soddisfatto, ma rassicurato.

Felicita                          - (aspra) Non vedo di che cosa tu deb­ba essere rassicurato. Mi hai costretta a dire quello che avevo coraggiosamente tentato di non ammet­tere neanche con me stessa. Non sei stato carino.

Pietro                            - Non ci badate, Felicita. Vi state com­portando splendidamente!

Felicita                          - Non prendermi in giro! E' una cosa bestiale e tu lo sai! Tutti i miei istinti sono in lotta con la mia ragione!

Pietro                            - Come succede a Moxie?

Felicita                          - Si capisce. Anche Moxie fa parte di qualche cosa che ormai finisce. Perciò è così av­vilita.

Pietbo                            - E Carlo?

Felicita                          - Che intendi dire?

Pietro                            - Voglio sapere se la stessa cosa si ap­plica anche a lui.

Felicita                          Carlo non è un sensitivo come Mo­xie; è molto adattabile e di quello che succede nel mondo ne sa più di tutti noi messi insieme. Dovre­sti sentirlo quando parla della rivoluzione sociale e delle Nazioni Unite e della decadenza dell'Occi­dente. E' affascinante!

Pietro                            - E che cosa dice di Danny Kaye?

Felicita                          - Non lo so. Ma legge tutto, dai gior­nali più importanti ai più modesti.

Pietro                            - Si vede che ha molto tempo disponi­bile!

Felicita                          - Moxie invece rimane fedele al Times, perché è un giornale conservatore. (Telefono) Sii gentile, Pietro, rispondi tu. Sarà ancora qualche giornalista. E' tutto il giorno che chiamano. Tu saprai sbarazzartene con più autorità.

Pietro                            - (andando al telefono) Credo che siate troppo modesta. (Stacca il ricevitore) Pronto!... Si, 21, 56... Sì. Aspettate un momento. (A Felicita) E' per voi. Chiamata personale da Londra.

Felicita                          - Domanda chi è.

Pietro                            - (al telefono) Chi la desidera?... Ah, si, aspettate. (A Felicita) Il figliuol prodigo in persona.

Felicita                          - Nicky? Oh Dio! (Prende il telefono) Pronto?... Sì, sono io... (A Pietro) C'è una confu­sione sulla linea! Come se ci fosse qualcuno che russa! (Al telefono) Pronto! Pronto! Nicky?... Sì, caro, sono io... Come? Parla più forte! Non sento niente... (A Pietro) Neanche lui sente niente. (Al telefono) Dove sei?... Ho chiesto: dove sei?... Oh, ho capito, stai per partire... Sì, caro, son contento. Come stai, cioè come state tutti e due?... No, ho detto: come state?... Faccio quello che posso! Sto urlando come una dannata!... Dannato, tesoro! D come Donald... A come Achille... N come Nabuco­dònosor... No... No... Na-bu-co-do-no-sor... Beh! N come nessuno!... Non importa! Non fa nulla! Cer­cavo soltanto di spiegarti come stavo gridando... (A Pietro) Mi pare di impazzire!

Pietro                            - Provate a picchiare sulla forcella!

Felicita                          - Ma no! No! Altrimenti tolgo la comu­nicazione... Oh! Ora va meglio! Non russano più! (Al telefono) Va meglio, ora ti sento. Tu mi senti?... Oh, mi dispiace forse perché aveva cambiato letto... (A Pietro mettendo la mano sulla cornetta) Questo non dovevo dirlo? Nicky crederà che sia stata una cattiveria! (Al telefono) Sì, caro... No, ci sono sol­tanto Pietro e gli Hayling. Ho pensato che avresti preferito la prima sera stare un po' tranquillo... Giuoca la canasta?... Beh, non importa! Possiamo insegnargliela... Oh, non è necessario avere un'abi­lità speciale per giocare a canasta... L'ottanta per cento è questione dì fortuna... Si, sì, va bene, non importa, era soltanto un'idea... Va bene, vi aspet­tiamo tra le sei e le sette... Ma senza dubbio, sono sicura che è simpaticissima... (A Pietro) Anche que­sto non dovevo dirlo; pare che mi dia delle arie di superiorità... (Al telefono) No, non era impor­tante; ti era parso Nabucodònosor perché lo avevo detto. Ora non posso spiegartelo: è troppo com­plicato. A più tardi, caro. (Riattacca) E' stata una delle conversazioni più cretine che io abbia avuto in vita mia.

Pietro                            - Vi è sembrato allegro?

Felicita                          - Forse un po' irritabile; ma può darsi che fosse il telefono.

Pietro                            - Sarà stato nervoso.

Felicita                          - Ti sembra che io sia stata sgarbata?

Pietro                            - (ad un tratto la bacia affettuosamente) No, siete stata molto, molto brava. So che è una cosa penosa per voi e vi ammiro moltissimo.

Felicita                          - No, Pietro. Non farmi commuovere. E' un peccato che quella stupida donna non giochi a canasta. Ci facevo assegnamento, perché la se­rata sarà poco piacevole. Sii buono, vammi a cer­care Moxie. E' meglio definire questa cosa. Pro­babilmente sta piagnucolando.

Pietro                            - Vado. Se non riuscite a risollevarle lo spirito ditele che prima del tè l'accompagnerò in macchina fino a Dover. So che le piace andare a spasso.

Felicita                          - Non credo che sarà necessario. Pro­babilmente un piccolo sfogo a quattr'occhi basterà. (Pietro esce. Dopo un momento entra Moxie. E' cal­ma e il suo viso ha una espressione decisa) Dun­que, Moxie, possiamo parlare.

Moxie                            - Sì, Milady. (Dna pausa).

Felicita                          - (con bontà) Mi sembrate molto seria, Moxie, che cosa vi preoccupa?

Moxie                            - Il pensiero di quello che debbo dire a Milady.

Felicita                          - Non sarà una cosa tanto terribile, no?

Moxie                            - Ho paura di sì.

Felicita                          - (battendo la mano sul divano accanto a sé) Sedetevi, mia cara, e abbandonatevi un po' prima di parlare.

Moxie                            - Preferisco stare in piedi. Se mi siedo ho paura di mettermi a piangere. (Una breve pau­sa, poi con grande sforzo) Temo di dovermene andare, Milady.

Felicita                          - Andarvene? Perché, Moxie? Che dia­mine?...

Moxie                            - Oggi stesso, Milady. Ho avuto cattive notizie.

Felicita                          - Dio, Dio, come mi dispiace! Che è successo?

Moxie                            - Mia zia, Milady... la sorella di mia ma­dre... E' gravemente ammalata ed è sola...

Felicita                          - Dove!

Moxie                            - (dopo breve esitazione) In Cornovaglia!

Felicita                          - E perché è sola? Non ha nessuno che la curi?

Moxie                            - C'era suo marito, Milady... ma... ma... è morto improvvisamente due giorni fa. Ho avuto appunto il telegramma da un vicino.

Felicita                          - E dovete partire subito?

Moxie                            - Si, Milady.

Felicita                          - Oh povera Moxie! Che dispiacere! E quando credete di potere tornare?

Moxie                            - E questo è la cosa peggiore, Milady... che non potrò tornare...

Felicita                          - Cosa?...

Moxie                            - Sì, perché è sola... e potrà tirare avanti per degli anni.

Felicita                          - Vorreste dire che intendete lasciarci definitivamente... così da un momento all'altro?

Moxie                            - Non vorrei, Milady... Vi prego di cre­derlo... Ma debbo!

Felicita                          - Ma questa vostra zia, che cos'ha? Di che malattia si tratta?

Moxie                            - Non lo so precisamente, Milady. I dot­tori non l'hanno ancora capito.

Felicita                          - E non potrebbe andare all'ospedale?

Moxie                            - Oh no! E' impossibile trasportarla.

Felicita                          - E il marito... di che cosa è morto? così all'improvviso?

Moxie                            - E' stato investito da un camion.

Felicita                          - (inesorabile) Dove?

Moxie                            - Sulla strada principale.

Felicita                          - E come lo sapete tutto questo?

Moxie                            - C'era nel telegramma.

Felicita                          - Questi vicini dì vostra zia devono essere dei tipi molto strani!

Moxie                            - (mortificata) Sì, Milady.

Felicita                          - Moxie, da quanto tempo state con me?

Moxie                            - Da venti anni. Sono venuta qui come cameriera nell'ottobre del 1931.

Felicita                          - E siete diventata cameriera mia per­ sonale nel 1933. 

Moxie                            - Sì.

Felicita                          - E da allora siete stata, oltre che la mia cameriera, un'amica e un membro della fami­glia.

Moxie                            - (turbala) No, Milady.

Felicita                          - Dunque, abbiamo vissuto insieme, viaggiato, riso, chiacchierato insieme per quasi 19 anni.

Moxie                            - Sì, Milady.

Felicita                          - E' possibile che durante tutto questo tempo voi mi abbiate considerata una perfetta idiota?

Moxie                            - (volgendosi altrove) Milady mi deve perdonare... sapevo che era inutile... che non mi avreste creduta...

Felicita                          - Mentite troppo male, mia cara. Siete sconvolta per il matrimonio di mio figlio, non è vero?

Moxie                            - Si... è vero.

Felicita                          - E desiderate veramente lasciarmi per questo?

Moxie                            - Si, Milady?!

Felicita                          - Ma perché, Moxie? Perché la cosa vi fa tanto' impressione?

Moxie                            - Vi prego, Milady, lasciatemi andare e non chiedetemi spiegazioni. Non posso rimanere più... assolutamente non posso...

Felicita                          - Ma non occorre che ci restiate per molto tempo. Intendo andarmene anch'io appena mi sarà possibile e naturalmente voi verrete con me.

Moxie                            - Mi rincresce, Milady. Devo andarmene subito.

Felicita                          - Perché?

Moxie                            - Ho le mie ragioni.

Felicita                          - E non potete dirmele?

Moxie                            - No, non posso.

Felicita                          - E allora... non c'è altro da aggiun­gere, mi pare.

Moxie                            - (sta per piangere) Oh, Milady!

Felicita                          - Evidentemente non posso obbligarvi a rimanere se non volete, né posso costringervi a spiegarvi se avete deciso di tacere. Per il momento sono molto in collera; ma purtroppo so che la collera è di breve durata. Inevitabilmente, mi passerà e mi lascerà stupita, triste e amareggiata. Amareggiata e delusa. Quando avrete preparato il vostro bagaglio, venite a salutarmi.

Moxie                            - Bene, Milady... (Si avvia avvilita alla porta).

Felicita                          - (Si alza in fretta, la raggiunge e l'ab­braccia) Oh, Moxie, Moxie... Questo è troppo fantastico! Non posso permettere una cosa simile senza fare quanto è in me per impedirlo! Vi prego, ditemi perché mi volete lasciare... Evidentemente contro la vostra volontà... Vi prometto che cerche­rò di capire, qualunque cosa sia...

Moxie                            - (la sua resistenza si spezza) Non pos­so! E' troppo umiliante! Mi vergogno!

Felicita                          - (un pensiero la attraversa) Non è per Nicky? Voglio dire... Non è che abbia mai...

Moxie                            - (inorridita) Oh, no, no, per carità!

Felicita                          - O forse... forse lo amate... diversa­mente?

Moxie                            - (riprendendosi) No, Milady. Niente di tutto questo. Lo giuro! Certo voglio bene a Sua Signoria! Gli ho sempre voluto bene da quando era ragazzo, ma non così...

Felicita                          - (calmandola) Siete cosi turbata per questo improvviso fidanzamento. Ma dobbiamo tutti fare uno sforzo per fronteggiare la situazione con calma e sangue freddo. In fin dei conti il mondo è assai cambiato: una quantità di cose che ave­vano una enorme importanza quando eravamo gio­vani, oggi non ne hanno più. Per quel che sap­piamo, Miranda Frayle può essere una creatura sem­plice e buona e la sola cosa che veramente impor­ti è che lo renda felice. Non è vero?

Moxie                            - Non lo renderà felice.

Felicita                          - Non possiamo dirlo, questo!

Moxie                            - Se frugaste in tutto il mondo non riu­scirete a trovare una persona meno adatta di lei a diventare la moglie di Sua Signoria e la padrona di questa casa.

Felicita                          - Come fate ad essere così sicura? Co­me potete saperlo?

Moxie                            - Per la semplice ragione, Milady, che Miranda Frayle è mia sorella.

QUADRO SECONDO

Sono passate due ore. Felicita è seduta dietro il tavolino del tè. Pietro gira per la stanza con una tazza in mano.

Felicita                          - Vorrei che ti sedessi, Pietro. Non posso vederti girare per la stanza come una trot­tola. Dobbiamo riflettere. La faccenda è seria.

Pietro                            - Anche se riflettiamo per un anno, non riusciremo a venirne fuori. L'unica soluzione pos­sibile è partire immediatamente per l'estero, conducendo Moxie con voi.

Felicita                          - Ma non è una soluzione! Sarebbe solo una misura temporanea! E non mi è neanche possibile partire subito per l'estero. Il mio passa­porto è a Londra e bisogna far espletare le pra­tiche per la valuta. Ho consumato le mie 50 ster­line in febbraio ed anche allora dovetti farmi pre­stare del denaro da Enrichetta.

Pietro                            - Potete farvene prestare ancora.

Felicita                          - Prima di tutto è nel Marocco, poi non potrei, anche se volessi raggiungerla, non potrei rimanere laggiù eternamente, tanto più che Moxie non resiste al clima troppo caldo.

Pietro                            - Allora mandatela in un luogo fresco e piacevole.

Felicita                          - Ti ho detto, una volta per tutte, che non intendo separarmi da Moxie. Non potrei vi­vere senza di lei e non voglio neanche fare la prova.

Pietro                            - Potrebbe non essere per molto tempo. Chi sa, se riuscissimo a dissuadere Nicky dallo spo­sare questa noiosa donna, lei se ne tornerebbe a Hollywood e non se ne parlerebbe più.

Felicita                          - E come pensi di poterlo dissuadere?

Pietro                            - Quando saprà che la sua futura cogna­ta è la cameriera di sua madre, riceverà un colpo non indifferente. Come si chiamano di cognome?

Felicita                          - Birch. Avevano una drogheria in un sobborgo di Londra. Frida, cioè la mia futura nuo­ra, era una ragazza capricciosa. Il nome vero di Moxie è Dora; sposò Morton che era l'autista di Edith. Ebbero un bambino che morì; poi morì anche il marito e Dora tornò alla drogheria.

Pietro                            - E Frida?

Felicita                          - Oh, Frida aveva piantato la barac­ca da un pezzo! pare che abbia cominciato molto presto...

Pietro                            - A far che?

Felicita                          - Non è difficile indovinarlo. E' stata quasi sul punto di avere dei figli... ma senza arri­varci.

Pietro                            - Evidente mancanza di prudenza!

Felicita                          - Pare che vi sia stata una scenata tre­menda e la madre ebbe un colpo; dopo di che Frida si imbarcò per l'America con un agente tea­trale che si chiamava Greenberg. Fu l'ultima volta che Moxie la vide.

Pietro                            - E la madre morì?

Felicita                          - Sì, nel 1931. Il negozio fallì e in quello stesso anno Moxie venne qui come came­riera.

Pietro                            - (pensieroso) Venti anni sono molti.

Felicita                          - Sufficienti per creare dei legami di affetto e di fedeltà che non si possono spezzare.

Pietro                            - Forse Frida o Miranda che sia, non la riconoscerebbe neppure.

Felicita                          - Si, che la riconoscerebbe! Moxie e cambiata pochissimo!

Pietro                            - Però potrebbe cambiare, no?

Felicita                          - Che vuoi dire?

Pietro                            - Ho un'idea.

Felicita                          - (sarcastica) Travestirla?

Pietro                            - No. Per prima cosa, promuoverla; il travestimento viene più tardi.

Felicita                          - Come dici?

Pietro                            - Aspettate un momento... lasciatemi pen­sare. Si, si può fate benissimo.

Felicita                          - Ma che diamine pensi? Metterle un un diadema e dire che è la Duchessa di Devon-shire?

pIETR0                             - Ma no, naturalmente! Non dite scioc­chezze! Però si può fare...

Felicita                          - (esasperata) Che cosa?

Pietro                                        - Ecco. Secondo me, il punto cruciale della situazione è che Moxie è una domestica, una cameriera, insomma è socialmente inferiore.

Felicita                          - Non c'è niente di inferiore in lei, né socialmente né da altri punti di vista.

pIETR0                             - Si, sì, sono pienamente d'accordo con voi. Ma non si tratta di questo.

Felicita                          - Che cosa intendi, col darle una pro­mozione?

Pietro                            - Farle salire un gradino. Far di lei la vostra dama di compagnia, la vostra segretaria.

Felicita                          - Ma stira i miei vestiti, mi pettina, mi porta il vassoio della colazione...

Pietro                            - Però non fa queste cose in pubblico!

Felicita                          - E Nicky che cosa ne direbbe?

Pietro                            - Prima di tutto, credo che Nicky sa­rebbe contentissimo. In fin dei conti è la sua fu­tura cognata!

Felicita                          - Oh Dio!

Pietro                            - Questa esclamazione sarebbe forse un residuo del vecchio snobismo?

Felicita                          - Neanche per sogno! Soltanto tutto questo mi sembra idiota ed inconsistente! Moxie è Moxie. Che importa che sia la mia cameriera o la mia segretaria?

Pietro                            - A prima vista non importa, ma in real­tà la cosa ha la sua importanza. Bisogna fronteg­giare la situazione. Nessuno, per esempio, si stupirebbe se voi conduceste il giovane Stefano Bristol alla « prima » dei balletti e poi a cena al Savoy, non è vero?

Felicita                          - Naturale. E' un ragazzo simpaticis­simo.

Pietro                            - Ma non condurreste con voi Carlo, immagino,

Felicita                          - Carlo non può soffrire i Balletti! Dice che è uno spettacolo indecente!

Pietro                            - Rimane il fatto che non lo condur­reste. Sarebbe imbarazzante per lui e per voi. E anche per i vostri amici. Stefano Bristol è figlio di un tabaccaio di Folkestone; Carlo Crestwell è figlio di una guardia di città. Per quanto concer­ne la classe sociale non vi sarebbe differenza tra i due. Sono entrambi bravi lavoratori inglesi; ma uno è istruttore di golf e l'altro è maggiordomo e l'abisso sociale che si spalanca fra loro anche in questa epoca democratica, rimane invarcabile.

Felicita                          - Non riesco ancora a capire come l'at­tuale problema si possa risolvere facendo di Moxie la mia segretaria. Non sa stenografare né dattilo­grafare e la sua ortografia è piuttosto incerta.

Pietro                            - Anche la vostra!

Felicita                          - Che c'entra? Ma tutti la conoscono come mia cameriera. E mi darebbero della pazza se improvvisamente mi mettessi a dire che è la mia segretaria.

Pietro                            - Allora, dama di compagnia!

Felicita                          - Dove mangiano le dame di com­pagnia?

pIETR0                             - Presumibilmente con le persone di cui sono le compagne! A proposito: dov'è Moxie, adesso?

Felicita                          - In camera sua. Le ho fatto promet­tere di non muoversi fino a quando io non avrò avuto il tempo di considerare la situazione sotto tutti i suoi aspetti.

pIETR0                             - Sicuro. Segretaria, dama di compagnia. Ad ogni modo bisogna rivestirla.

Felicita                          - Ma non accetterà mai, Pietro!

Pietro                            - Perché poi?

Felicita                          - Perché ha il suo orgoglio! Sarebbe troppo umiliata dal pensiero di dover uscire dal proprio ambiente per essere socialmente degna di sua sorella!

Pietro                            - Ad ogni modo, domandiamoglielo!

Felicita                          - Prima di parlare con lei, mi piacerebbe sentire che cosa ne pensa Carlo. Suona il campanello.

Pietro                            - (va a suonare) Possiamo addirittura fare una riunione di famiglia fingendo che Carlo sia un cugino arrivato dal Sud Africa.

Felicita                          - Non essere idiota!

Pietro                            - Scommetto qualunque cosa che posso renderla irriconoscibile. È' solo questione di trucco e di pettinatura.

Felicita                          - Non entusiasmarti, adesso! Non stia­mo combinando uno spettacolo. E non voglio che Moxie diventi ridicola!

Pietro                            - Neanche per idea! Mi sembra invece che sia un'ottima via d'uscita. Perché dovrebbe fa­re obiezione alla proposta di salire un gradino del­la stata sociale?

Felicita                          - Perché il motivo sarebbe mortificante per lei. (Entra Carlo).

Carlo                             - Milady ha suonato?

Felicita                          - Si, Carlo. La signora Moxton è nella sua camera?

Carlo                             - Sì, Milady. Mi sembrava molto abbat­tuta e perciò le ho mandato una tazza di tè. E non ho omesso il cognac.

Felicita                          - Bravo Carlo! Molto premuroso!

Carlo                             - Sono andato anch'io poco fa a vedere come stava. L'ho trovata preoccupata a risolvere le parole incrociate del «Times». L'ho anche aiu­tata un po'. E' molto abile nell'afferrare il signi­ficato delle definizioni, ma trova ostacolo nell'or­tografia.

Felicita                          - Oh.

Pietro                            - A proposito: non sono riuscito a tro­vare, nella terza colonna verticale quel personag­gio shakespeariano che fa anche dei films.

Carlo                             - Oberon, signor Pietro! Del «Sogno di una notte di mezza estate »...

Pietro                            - Sicuro! Merle Oberon! Siete un por­tento, Carlo!

Carlo                             - (modestamente) Si fa quel che si può! .

Felicita                          - Sentite, Carlo. Da un po' di tempo Ma non condurreste con voi Carlo, sto pensando di fare qualche mutamento nel per­sonale. Ma volevo chiedere la vostra opinione pri­ma di decidere definitivamente.

Carlo                             - (inchinandosi) Molto lusingato, Milady.

Felicita                          - Si tratta di Moxie. Vorrei... promuo­verla... cambiare le sue attribuzioni. Non so quale effetto un simile mutamento potrebbe avere sul ri­manente della servitù.

Carlo                             - C'è da considerare seriamente soltan­to la cuoca. Emilia, per il momento, si occupa del suo eczema; Margherita e Alice non contano, e il giovane Franck credo che non rimarrà qui molto tempo.

Felicita                          - Perché?

Carlo                             - Perché non è soddisfatto del suo la­voro. Come molti giovani di oggi, ha idee molto avanzate sull'uguaglianza sociale. E' convinto che tutti i lavori manuali devono essere fatti da un altro!

Pietro                            - E la cuoca?

Carlo                             - E' ragionevole fino ad un certo punto. Qualche volta è impulsiva, quando le circostanze le sono avverse; ma non è sorda alla persuasione. Si tratta di trovare gli argomenti...

Felicita                          - Credete che voglia bene a Moxie?

Carlo                             - Voler bene, mi sembra eccessivo. La rispetta e qualche volta le predice l'avvenire con i fondi del tè: ma non potrei dire che vi sia un vero affetto tra loro.

Felicita                          - Che cosa farebbe se Moxie cessasse di far parte del personale di servizio, diventando la mia segretaria?

Carlo                             - (incredulo) Segretaria?

Felicita                          - Insomma... Dama di compagnia...

Carlo                             - Quello che farebbe è trascurabile... quel­lo che direbbe è certamente più grave!

Felicita                          - A voi cosa sembra di questa idea?

Carlo                             - Ma... fino a che punto questa metamorfosi potrebbe influire sullo statu quo?

Felicita                          - Non saprei. Voglio dire, che biso­gnerebbe usare una certa prudenza.

Carlo                             - Per esempio? I pasti?

Felicita                          - (un po' impacciata) Dio mio... que­sto è il problema più grave, non è vero?

Carlo                             - Certo è un problema, ma non insolu­bile. Penso che potrebbe mangiare nella sala da pranzo quando siete in famiglia, ma...

Felicita                          - Direi di si.

Carlo                             - E d'altra parte, nelle grandi occasioni, si potrebbe portarle il pranzo di sopra. Posso per­mettermi di proporre di trasformare la così detta camera giapponese in un salottino per lei? Nes­suno se ne serve mai, e d'altra parte siccome ha una bella vista, la posizione della signora Moxie ne sarebbe consolidata.

Felicita                          - Ottima idea, Carlo! Non credete che si sentirà troppo sola?

Carlo                             - Ogni promozione porta con sé degli oneri. Mi è stato detto che i comandanti di marina sono spesso disperati quando il nuovo grado li costringe ad abbandonare l'allegria del quadrato degli ufficiali!

Felicita                          - Non avevo mai visto Moxie sotto l'aspetto di un ufficiale di Marina!

Carlo                             - Nondimeno il paragone non è troppo fuori posto!

Felicita                          - Ma non avete ancora risposto alla mia domanda, Carlo! Cosa ne pensate voi?

Carlo                             - Cosa chiedere se ne avete già parlato con la signora Moxton?

Pietro                            - Non ancora. Volevamo prima cono­scere la vostra opinione.

Carlo                             - Basandomi sulla ragione, non avrei nul­la in contrario. Come progetto è senza dubbio in armonia coi tempi, e teoricamente dovrebbe fun­zionare bene; ma, ahimè, come molti schemi ri­voluzionari bisogna vedere cosa rende in pratica.

Felicita                          - Credete che Moxie non accetterebbe?

Carlo                             - Date le circostanze speciali, potrebbe accettare.

Pietro                            - Ma voi cosa sapete?

Carlo                             - Come la maggior parte degli esseri uma­ni, signori, so pochissimo, ma immagino molto.

Felicita                          - Vi prego. Carlo, non siate evasivo. Il momento è grave. (Dopo breve pausa) La signo­rina Miranda Frayle, che Sua Signoria dovrebbe sposare, è sorella della signora Moxton.

Carlo                             - Grazie della fiducia, Milady. Potete con­tare sulla mia discrezione.

Felicita                          - Lo avevate già indovinato?

Carlo                             - Per semplice deduzione e riunendo al­cuni dati di fatto, ero giunto alla conclusione che qualcosa di poco chiaro doveva esservi.

Felicita                          - Avevate ragione, Carlo. In verità non potrebbe esservi nulla di meno chiaro.

Carlo                             - Una coincidenza che è nelle migliori tradizioni del teatro inglese. Figuratevi cosa ne ri­caverebbe Somerset Maugham!

Pietro                            - Molti altri scrittori moderni vi spute­rebbero sopra!

Carlo                             - Se così posso esprimermi, signore, i nostri commediografi moderni trascurano le sfuma­ture più sottili. E' di moda la violenza accompa­gnata da linguaggio brutale.

Felicita                          - Volete aiutarci, Carlo?

Carlo                             - In qual modo, Milady?

Felicita                          - In tutto quello che potete. Siete un uomo intelligente, persuasivo...

Carlo                             - Grazie, Milady...

Felicita                          - Allora volete farmi un favore di pregare Moxie di scendere?

Carlo                             - Vado. (Esce portandosi via il vassoio del tè).

Felicita                          - (a Pietro) Cerca di non divertirti troppo!

Pietro                            - Non capisco perché tu non sposi Car­lo! Tutto sarebbe semplificato!

Felicita                          - Certo, sono molto preoccupata:

Pietro                            - Non è il caso. Se sai manovrare...

Felicita                          - E' Moxie che mi dà pensiero. Im­provvisamente mi sono resa conto di un fatto stra­no ed umiliante; che non la conosco affatto.

Pietro                            - Che diavolo dite?

Felicita                          - Lei mi conosce perfettamente, senza dubbio. Ha studiato i miei capricci, ha obbedito ai miei desideri, conosce tutti i miei problemi, direi quasi tutti i miei pensieri. Vi sono certi aspetti della mia persona che lei sola intuisce. Mi ha cu­rato quando ero ammalata, mi ha vista piangere mi ha vista vestita e spogliata, col viso impiastra­to di crema o truccata alla perfezione ed io... in 19 anni, l'ho vista una sola volta in vestaglia- è stato durante un viaggio, in albergo, quando ebbi un avvelenamento per aver mangiato pesce guasto.

Pietro                            - La conoscenza del carattere di una per­sona non dipende dall'averla vista spesso in ve­staglia!

Felicita                          - Ha sempre fatto il suo dovere fedel­mente, mi è stata devota, mi ha confortata, ha ricevuto tutte le mie confidenze in questi lunghi anni e fino ad oggi io non sapevo neppure che avesse una sorella.

Pietro                            - Se si vergognava di lei e l'aveva esclu­sa dalla propria vita, era naturale che non ne parlasse e non la nominasse neppure.

Felicita                          - Io ho detto a Moxie molte cose di cui mi vergognavo.

(Moxie entra seguita da Carlo).

Moxie                            -Carlo mi ha detto che Milady desidera parlarmi.

Felicita                          - Si, Moxie. Devo parlarvi con urgen­za. Sedete. Qui sul sofà. Vi prego, Carlo, sedete an­che voi. E' una conferenza di famiglia e non è possibile parlare comodamente se tutti rimangono in piedi.

Carlo                             - Bene, Milady. (Lui e Moxie siedono sul sofà).

Felicita                          - E tu, Pietro?

Pietro                            - (sedendo) Eccomi. Mi pare che sareb­be bene avere carta e lapis.

Felicita                          - Dunque, cara Moxie, ho spiegato con­fidenzialmente la situazione al signor Pietro. Ave­vo bisogno di discuterne con qualcuno e so di po­termi fidare della sua discrezione di parente e di amico.

Moxie                            - Capisco, Milady.

Felicita                          - Lo stesso sia detto per Carlo. Ma veramente lui aveva già indovinato.

Moxie                            - (con un'occhiata leggermente sprezzante verso Carlo) Davvero?

Carlo                             - Un processo di deduzione naturalissi­mo. Causa ed effetti.

Moxie                            - Non capisco. Ma capisco benissimo che vi sono persone che si occupano dei fatti altrui.

Felicita                          - Non dovete essere irritata contro Carlo, Moxie. Egli è disposto ad aiutarci come meglio può.

Moxie                            - Come è gentile!

Felicita                          - L'idea che vogliate lasciare la nostra casa per qualsiasi motivo mi addolora profonda­mente, a meno che non sia perché qui siete infelice.

Moxie                            - Ma è appunto per questo, Milady! Sarei infelicissima! E non potrei non esserlo, date le cir­costanze.

Felicita                          - Lo capisco, Moxie, perciò, dopo ma­tura riflessione, ho deciso di mutare le circostanze.

Moxie                            - Posso chiedere in qual modo, Milady?

Felicita                          - Desidero che da questo momento voi non siate più la mia cameriera, e diventiate la mia segretaria e dama di compagnia.

Moxie                            - Impossibile, Milady!

Felicita                          - Perché?

Moxie                            - Perché mi sentirei tanto a disagio, e poi non sarebbe giusto!

Carlo                             - Su, via! Dora, non siate caparbia!

Moxie                            - Questo è affar mio, Carlo, non vostro! Vi siete già impicciato abbastanza! Faremo i conti più tardi, quando potrò parlare liberamente!

Felicita                          - Potete parlare liberamente anche adesso, Moxie.

Moxie                            - Preferisco tacere, per adesso.

Felicita                          - Perché vi sembra che non sia giusto diventare la mia segretaria?

Moxie                            - Prima di tutto, non so scrivere a mac­china ed ho una calligrafia orribile...

Carlo                             - Si tratta di un incarico più onorifico che effettivo!

Felicita                          - (ansiosa) Proprio così!

Moxie                            - Pensate che mia sorella sarebbe meno im­barazzata se mi trovasse in una falsa posizione? E vi pare che la posizione di una dama di compagnia pagata sia tanto superiore a quella di una carne-

Felicita                          - Io non trovo, ma agli occhi del mon­do è così. , , .

Moxie                            - E che utilità avrebbe questo cambia­mento, ammettendo che si faccia?

Felicita                          - Vi metterebbe in una posizione di­ versa, in questa casa Moxie. Per esempio, mange­ rete a tavola con noi quando siamo soli...

Moxie                            - (inesorabile) E quando vi sono invi­tati

Felicita                          - (impacciata) Ma... dipende dal nu­mero degli invitati... E abbiamo pensato di trasfor­mare la camera giapponese in un salottino per voi... nel quale, in caso, potreste farvi servire il pranzo...

Moxie                            - E magari potrei ogni tanto invitare mia sorella a fare uno spuntino, no?

Felicita                          - Non vi arrabbiate, Moxie!

Moxie                            - Non mi arrabbio, Milady, e capisco quel­lo che tentate di fare. Ma è inutile... non servi­rebbe a nulla.

Felicita                          - Perché ne siete tanto certa?

Moxie                            - E' evidente! So che non potrei rappre­sentare questa parte per molto tempo! E' meglio la­sciarmi andare come avevo detto: è l'unica solu­zione.

Pietro                            - Non è affatto una soluzione! Dovun­que andiate, sarete sempre la cognata di Lord Marshwood!

Moxie                            - Ma nessuno lo saprebbe! Felicita Non potrò mai accettare questo sacrifizio da voi! Se l'accettassi, non me Io perdone­rei mai!

Moxib                            - Oh, Milady, non prendetevela tanto! Vi verrà l'emicrania!

Pietbo                            - Intendete proprio rifiutare di prendere in considerazione la proposta di Sua Signoria? An­che come misura temporanea per vedere come si svolgono gli eventi?

Moxie                            - Sarebbe inutile. E ripeto che non sa­rebbe neanche giusto!

Carlo                             - La sentite, Dora!

Moxie                            - (violenta) Tenete la lingua a posto, voi, se non volete che perda la calma e faccia una scenata!

Felicita                          - (con angoscia) Moxie!

Moxie                            - Perdonatemi, Milady, sono proprio ad­ dolorata, ma questa storia mi mette fuori di me! E' più di quanto un essere umano possa sopportare. Sono tre notti che non dormo, cercando una solu­zione Non desidero affatto lasciare questa casa, co­me voi non desiderate che io me ne vada. Ho pas­sato qui 19 anni ed è troppo tardi per cominciare una vita altrove. ,

Felicita                          - Ma non dovete andar via, Moxie! Do­vete capirlo!

Moxie                            - Non posso fare diversamente, Milady! Questa commedia, questa finzione, non risolvereb­be nulla. Io sono quella che sono e non ho nulla da vergognarmi.  

Carlo                             - Lo sappiamo tutti, Dora, e non e il caso che vi crucciate!

Moxie                            - (bellicosa) E perche non dovrei cruc­ciarmi? Dio sa se ne ho motivo! Per voi Carlo, tutto questo ha un'importanza relativa. Non può toccarvi! Voi avete il vostro punto di vista filoso­ fico e ci riempite la testa di queste vostre chiac­chiere. Avete ragione perché niente vi smuoverà dal vostro piedestallo! Non dico che non siate un buon maggiordomo, specie se faccio il confronto con tan­ti altri!... sebbene siate poco accurato per l’argen­teria...

Carlo                             - Dio vi perdoni questa calunnia, Dora!

Moxie                            - Sono io quella che soffre di più per tutto quanto sta accadendo, anche più di Milady. So che per lei è una seccatura e che si troverà in imbarazzo rimanendo senza cameriera: ma in fin dei conti, non perde nulla. Mentre, se questo ma­trimonio si fa, io non avrò più niente: ne il mio posto, né il mio orgoglio, né il sentimento dì ap­partenere a qualcuno. Sarò mortificata finché vivo.

Felicita                          - (desolata) Oh, Moxie!

Moxie                            - (sta per piangere) Sono sempre stata orgogliosa del mio lavoro nel quale ho messo il me­glio di me stessa e chiunque creda di guardarmi dall'alto, si sbaglia di grosso!

Carlo                             - (con fermezza) Sentite, Dora. Smettete di compassionarvi e cercate per un momento di usare il vostro cervello. Nessuno vi guarda dall'alto. Tutti sappiamo che siete una lavoratrice e tutti sap­piamo che siete sconvolta e ne conosciamo il mo­tivo, perciò è inutile discuterne. Sappiamo anche che vi state tormentando e se andaste via per sem­pre non risolvereste nulla. Bisogna assolutamente fare qualcosa, tanto nell'interesse di Milady come nel nostro. E siete voi che dovete farlo. Non c'è tempo da perdere e bisogna decidere subito!

Moxie                            - (irritata) Come vi permettete di parlar­mi in questo tono?

Carlo                             - Zitta un momento! Posso dare un sug­gerimento, Milady?

Felicita                          - Senza dubbio. State tranquilla, Moxie,Carlo ha ragione. (A Carlo) Di che si tratta?

Carlo                             -  Prima di tutto, l'idea della dama di compagnia non va per un motivo.

Pietro                            - Quale? .

Carlo                             - E' sempre una posizione troppo mo­desta.

Moxie                            - Come potete dire una cosa simile

Carlo                             - Quando la sorella di Dora arriverà su questa casa sarà ricevuta come una persona di fa­miglia, non è vero?

Felicita                          - Si capisce!

Carlo                             - Allora per Dora deve esserci lo stesso trattamento.

Pietro                            - Comincio a capire.

Felicita                          - Anch'io. Ma non vedo come si può

Carlo                             - Un momento, Milady, se permettete.

Felicita                          - Continuate, Carlo.

Carlo                             - Sua Signoria è assente ormai da quat­tro mesi, non è vero?

Felicita                          - Si.

Carlo                             - Supponiamo che durante questo tempo uno zio di Dora sia morto in Australia, lasciandole un bel patrimonio, tanto da darle una rendita che le basti per vivere...

Felicita                          - Si, si... andate avanti.

Carlo                             - Essendo sentimentalmente attaccata alla famiglia certo essa non desidererebbe lasciare que­sta casa' anche se fosse finanziariamente indipendente. Vi pare? .

                                      - Felicita Non lo so. Vorreste andarvene, Moxie

Moxie                            - Certo no, Milady!

Carlo                             - (trionfante) Quindi resterebbe - al­meno per un certo tempo - come un'amica per­sonale e incontrerebbe sua sorella da pan a pan, non come una subalterna.

Felicita                          - Capisco. Ma non vedo come questo possa essere spiegato in modo convincente

Pietro                            - Non v'è nessuno a cui si debba spie­ gare/eccettuato Nicky! Potete parlare con lui solo poco dopo il suo arrivo e raccontargli di questa eredità. Potete aggiungere che e molto suscetti­bile, Moxie, e le rincresce che si sappia che e stata cameriera.

Felicita                          - E i due Haylmg?

Pietro                            - Ci penso io! Arriverò un pò prima di pranzo e dirò una parte della verità, ma non tutta. E dovranno giurarmi di mantenere il segreto.

Felicita                          -  Vi pare che così possa andare, Moxie.

Moxie                            - Non mi piace, Milady. Continua a non piacermi.

Felicita                          - Non piace neanche a me, ma ci piac­cia o no, vale la pena di tentare.

Moxie                            -  Credete, Milady? Ne siete proprio certa?

Carlo                             - Via, Dora, ammettete di creare delle difficoltà!

Moxie                            - Zitto, Carlo! Sto parlando con Sua Si­gnoria! (A Felicita) E dopo, Milady? Quando sa­ ranno sposati dovrò ancora star qui, nella stessa casa con lei?

Felicita                          - (non sa che dire) Lo decideremo coi tempo! Probabilmente me ne andrò a stare per con­io mio, e voi verrete con me'

Moxie                            - Non come dama di compagnia o amica di famiglia, o cognata di vostro figlio, ma co­me cameriera!

Felicita                          - Si, Moxie, ve lo prometto!

Moxie                            - E allora va bene, Milady. Se credete che debba farlo, lo farò. E farò del mio meglio!

Felicita                          - Credete che vi riconoscerà?

Moxie                            - Non lo so! Sono vent'anni che non mi vede. Certo avrò qualche cosa da dirle, ma non la dirò. Non posso perdonarle di essere fuggita, la­sciandomi sola con la mamma a mio carico, e non posso perdonarle di essere tornata ora in Inghil­terra a portare lo scompiglio nella vita di Milady!

Pietro                            - La odiate, Moxie?

Moxie                            - No, davvero. Non merita neanche quel­lo. E' sempre stata una creatura falsa ed avida. E smaniosa di farsi notare. Anche da bambina cer­cava di mettersi in vista dimenando le anche quan­do camminava.

Pietro                            - Farò un sopraluogo dopo pranzo!

Felicita                          - Zitto

Pietro                            (a Moxie) Stasera po­tete mettervi il mio abito di Molyneaux. Per gli al­tri parleremo domattina.

Moxie                            - Vi porterò il tè mezz'ora prima.

Felicita                          - Il signor Pietro ha non so quali idee per la vostra pettinatura. Seguite i suoi consigli perché di queste cose se ne intende molto.

Moxie                            - Grazie, signor Pietro.

Felicita                          - Sarà meglio mettere Moxie nella ca­mera gialla, Carlo. Penserete voi a farvi traspor­tare tutta la sua roba.

Carlo                             - Sì, Milady. E per usare una frase nuo­va, dirò che mi pare che l'argomento sia esaurito.

Felicita                          - Perfettamente. (Si sente rumore di au­tomobile) Andate, Moxie! Presto! Mio Dio, stanno arrivando... Sbrigatevi!

Moxie                            - (fa una risatina) Ah, Milady! Non cre­do che ci riuscirò! Ho proprio paura!

Felicita                          - (le prende una mano) Coraggio, Moxie!

Moxie                            - (irrigidendosi improvvisamente e parlan­do con voce mutata) Carlo! Fatemi il favore di dire ad Alice che mi prepari il bagno!

Carlo                             - (ossequioso) Vado subito, signora Moxton!

Moxie                            - E se non vi dispiace; assumete un'aria meno sarcastica! (Gli passa davanti ed esce).

Carlo                             - (conun inchino esageratamente ossequio­so) Come comanda la signora!

SIPARIO

 

ATTO SECONDO

QUADRO  PRIMO

Due ore dopo l’atto precedente. Felicita e Nicky sono soli in scena entrambi vestiti per il pranzo. Nicky, ha 35 o 36 anni, è simpatico e di bello aspet­to. Forse è di carattere un po' debole ma in com­plesso è un buon figliolo. Per il momento è un po' irritato.

Nicky                            - Non capisco bene, mamma.

Felicita                          - Mi sembrava tanto semplice!

Nicky                            - Sai che voglio bene a Moxie e gliene ho sempre voluto. Ma non posso fare a meno di tro­vare che questa improvvisa trasformazione è un po'... direi un po' violenta.

Felicita                          - E' un modo di cominciare una nuova vita. Sai, come quelli che se ne vanno in Rhodesia.

Nicky                            - Sarebbe molto meno imbarazzante se partisse per il Sud Africa!

Felicita                          - Per me, no. Io non posso soppor­tare i vasti spazi. Per me è il contrario della clau­strofobia!

Nicky                            - Ed è assolutamente necessario che tu vada dove va lei e che le rimanga aggrappata sino alla fine dei suoi giorni?

Felicita                          - Assolutamente. Io le sono affezionata come lei è affezionata a me.

Nicky                            - Ma se è finanziariamente indipendente e non è più la tua cameriera, non potrà servirti e occuparsi di te!

Felicita                          - Moxie continuerebbe ad occuparsi di me anche se fosse milionaria.

Nicky                            - Tutto questo mi sembra assurdo. Non vorrei che si dica che sei una donna eccentrica!

Felicita                          - Veramente non me ne importa nien­te. Le persone eccentriche fanno il loro comodo. Del resto, non vedo perché fai tante storie. Moxie sta con noi da anni e tutti la consideriamo un mem­bro della famiglia. Perché non dovrebbe mangiare con noi e chiamarci per nome?

Nicky                            - Chiamarci per nome? Ma mamma!

Felicita                          - Dimmi una ragione!

Nicky                            - E' una cosa che non si usa! Sarebbe terribilmente imbarazzante!

Felicita                          - Silvia Fowler ci chiama per nome e insiste tanto da stordirci!

Nicky                            - E' una cosa tutta diversa. E' la moglie di Giacomo Fowler che conosciamo da anni ed anni.

Felicita                          - Ma faceva la manicure e per di più è di una completa ignoranza. Non vedo perché do­vresti storcere il naso davanti a quella cara Moxie che ci ha dedicato gli anni migliori della sua vita.

Nickv                            - Non storco affatto il naso, ma imma­gino che non sia piacevole né per lei né per noi il suo gironzolare per la casa tutto il giorno senza aver nulla da fare. E poi, per esempio, che ne dirà zia Rosa?

Felicita                          - Zia Rosa è troppo occupata a par­lare del tuo matrimonio con una diva cinemato­grafica per interessarsi di Moxie!

Nicky                            - Come si permette di occuparsene tanto? Non è cosa che la riguardi!

Felicita                          - Neanche questa!

Nicky                            - Miranda è una delle creature più me­ravigliose del mondo! Ha dato illusione e felicità a milioni di persone!

Felicita                          - Eccettuando evidentemente zia Rosa!

Nicky                            - Vada all'inferno zia Rosa!

Felicita                          - Insomma, vuoi fare quello che ti chie­do per Moxie?

Nicky                            - Lo farò ma non lo approvo e non lo approverò mai!

Felicita                          - E mi prometti di non dir niente a nessuno, neanche a Miranda?

Nicky                            - Ma che sciocchezze, mamma! Presto o tardi lo sapranno tutti!

Felicita                          - Permetti?

Nicky                            - Se insisti.

Felicita                          - Insisto. E' di somma importanza.

Nicky                            - E va bene. Prometto.

Felicita                          - Tanto, non sarà per molto tempo. Ce ne andremo presto.

Nicky                            - Perche?

Felicita                          - Perché questa è casa tua, mio caro, e suppongo che tu e Miranda desideriate abitarvi.

Nicky                            - Ma è anche casa tua.

Felicita                          - Solo finché sei scapolo. Le suocere sono un fastidio.

Nicky                            - Sei stata così bene con Gianna!

Felicita                          - E' stata una delle imprese più stra­ordinarie della mia vita. Il mio sistema nervoso non si è mai più rimesso a posto!

Nicky                            - (ricordando) Povera Gianna! Certo era molto noiosa... Non so proprio perché la sposai!

Felicita                          - Me lo son chiesto parecchie volte mentre lei suonava il piano.

Nicky                            - Pestava parecchio, ma non c'era poi tanto male...

Felicita                          - Abbiamo dovuto far rimettere tutti i feltri dopo il divorzio.

Nicky                            - Ti piace Miranda, vero mamma?

Felicita                          - Ho scambiato poche parole con lei e dopo se n'è andata a dormire.

Nicky                            - Era stanchissima per il viaggio in au­tomobile. E poi è abituata a dormire nel pome­riggio.

Felicita                          - Molto giudiziosa.

Nicky                            - (insistendo) Credi che ti piacerà?

Felicita                          - Lo spero, tesoro! Mi sembra simpa­tica. E' curioso che non abbia sopracciglia!

Nicky                            - Vedrai che è una creatura semplice e buona. Molto diversa da quello che immagineresti vedendola sullo schermo.

Felicita                          - L'ho vista soltanto come infermiera, come amante di un gangster, come monaca e come Caterina di Russia. Perciò è un po' difficile for­marmi un'opinione esatta.

Nicky                            - Sono molto innamorato di lei!

Felicita                          - Non ne dubito.

Nicky                            - Sarai rimasta assai colpita dalla noti­zia, non è vero?

Felicita                          - Certo sarebbe stato meglio se avessi preparato prima il terreno!

Nicky                            - Tutto si è svolto così rapidamente!

Felicita                          - Che cosa?

Nicky                            - Il nostro incontro, la mia passione su­bitanea, la mia richiesta di matrimonio. Straordi­nario! Proprio come il classico colpo di fulmine! Fu a capo d'Antibes. Ci trovammo soli su una spe­cie di zattera...

Felicita                          - Come in un film di Tarzan...

Nicky                            - E al primo sguardo sentiamo che eravamo fatti uno per l'altro!

Felicita                          - Inevitabile come in un romanzo dell'Ottocento!

Nicky                            - Immagino che codesto tono scanzonato ha lo scopo di nascondere i tuoi_ veri sentimenti?

Felicita                          - Per essere sincera, non so ancora quello che provo. Non ho avuto il tempo di ana­lizzarmi.

Nicky                            - Hai dei pregiudizi contro di lei. E' na­turale!

Felicita                          - Come ti aspettavi di trovarmi?

Nicky                            - Un po' più comprensiva. So che avrei dovuto avvertirti prima, se fosse stato possibile; ma tu potresti avere un po' di fiducia nel mio buon gusto e nel mio buon senso!

Felicita                          - La tua vita amorosa dall'età di 18 anni è stata troppo movimentata perché io possa aver fiducia nel tuo buon gusto e nel tuo buon senso!

Nicky                            - Questa non è colpa di Miranda. Non la conosci ancora. Potresti almeno accordarle il beneficio del dubbio!

Felicita                          - (soave) Precisamente, caro! Le dò il beneficio dì dubbi gravissimi!

Nicky                            - Sei ingiusta.

Felicita                          - (con fermezza) Non dire sciocchezze. Nicky! Non sono affatto ingiusta! E' naturale che, essendo tua madre, io sia a priori contraria all'i­dea che Miranda Frayle diventi mia nuora. Non so nulla di lei tranne che dorme nel pomeriggio.

Nicky                            - E' una creatura veramente eccezionale! E' sincera e senza pose, il successo non le ha mai dato alla testa. Detesta l'esibizione e la pubblicità e ama le cose buone e semplici della vita; come vivere in campagna, leggere e sferruzzare... adora i bambini...

Felicita                          - Ne ha mai avuti?

Nicky                            - Mai.

Felicita                          - Ma è già stata maritata, mi pare...

Nicky                            - Si, ad un certo Greenberg, che si è com­portato male con lei.

Felicita                          - In qual modo?

Nicky                            - In tutti i modi. Era crudele e poi la piantava sola per parecchie settimane...

Felicita                          - Almeno questo le dava la possibilità di dedicarsi alla lettura ed ai lavori a magliai

Nicky                            - E' evidente che il tuo cuore per lei è di pietra! Non ti dirò più nulla!

Felicita                          - (dopo breve pausa) Ho visto nel gior­nale che Donald Lucas è arrivato in Inghilterra.

Nicky                            - Che c'entra adesso questo?

Felicita                          - Non potrebbe essere imbarazzante per Miranda?

Nicky                            - Credi che io non sappia dei rapporti in­tercorsi tra loro?

Felicita                          - Non lo credo! La loro relazione così agitata e convulsa è di dominio pubblico! Pen­savo soltanto che il suo arrivo proprio in questo momento, sia un fastidio. Tutti dicono che quell'uomo è stato il grande amore della sua vita.

Nicky                            - Ti ho già detto, mamma, che Miranda è assolutamente, sincera. Non ha mai cercato di nascondermi nulla. So tutto della sua relazione con Lucas. E' roba finita da un pezzo; e d'altronde è stata più che altro pubblicità cinematografica.

Felicita                          - Mi fa molto piacere!

Nicky                            - E' una sciocchezza credere a ciò che pubblicano i giornali!

Felicita                          - Lo so. Lo dicono tutti, ma si finisce sempre col credere.

Nicky                            -: Gli"Agenti di pubblicità cinematografica sono assolutamente senza scrupoli. A loro basta che si parli delle dive. Miranda e Lucas hanno gi­rato insieme tre film. Questo è bastato per costruir­vi sopra tutta la storia.

Felicita                          - Mi ricordo di lui nel film della mo­naca. Era molto bravo.

Nicky                            - E' un tremendo ubriacone!

Felicita                          - Mi dispiace per lei! E quando pensi di sposarti?

Nicky                            - Appena possibile.

Felicita                          - Capisco... E... ha famiglia, lei? Pa­renti?

Nicky                            - Sua madre morì quando lei aveva 18 anni. Lei ne rimase molto scossa e questa è una delle ragioni per cui andò in America!

Felicita                          - Quali erano le altre?

Nicky                            - Doveva guadagnarsi da vivere. Faceva la ballerina.

Felicita                          - Acrobatica o di sala?

Nicky                            - Non lo so, mamma. E' importante?

Felicita                          - No davvero. Non avrebbe importan­za neanche se avesse passato l'adolescenza appesa ad un trapezio. Sto cercando solo di sapere più che posso del suo ambiente, per capirne il carattere. Ha fratelli e sorelle?

Nicky                            - (con riluttanza) C'è una sorella, credo, mollo più anziana di lei. Miranda non ne parla volentieri.

Felicita                          - Perché?

Nicky                            - Pare che abbia deviato dalla buona strada...

Felicita                          - In linea generale o particolare?

Nicky                            - Non lo so esattamente. So soltanto che la povera Miranda l'ha aiutata più che ha potuto.

Felicita                          - In che modo?

Nicky                            - Le mandava sempre del denaro. Che pe­rò finiva sempre tutto in liquori!

Felicita                          - Povera Miranda! Dev'essere ossessio­nata dall'intemperanza! Ed è ancora viva quella sorella?

Nicky                            - Non credo.

Felicita                          - Meno male! Altrimenti poteva capi­tare al matrimonio e mettersi a tirar bottiglie sul­la testa degli invitati!

Nicky                            - Miranda non ha avuto una vita facile. Deve esser per questo che desidera allontanarsi dal suo ambiente e sistemarsi tranquillamente.

Felicita                          - Lo immagino anch'io. La nobiltà in­glese è stata spesso un comodo rifugio per chi vo­leva ritirarsi dal mondo.

Nicky                            - Sei sarcastica!

Felicita                          - Si vede che stasera non ne dico una giusta! E' scoraggiante!

Nicky                            - Perché Carlo non ha portato l'occorren­te per il cocktail?

Felicita                          - Ora lo chiamo (mentre suona il cam­panello) Siamo un po' a corto di servitù, in que­sto momento. Emilia è a letto con un eczema...

Nicky                            - Oh Dio! E' contagioso?

Felicita                          - Non credo. Ma ad ogni modo imma­gino che non avevi l'intenzione di passare molto tempo con lei! (entra Pietro in smoking).

Pietro                            - Vi sono due studentesse nell'anticuci­na. Le ho viste dalla finestra.

Felicita                          - E che vogliono?

Pietro                            - Niente. Stanno lì.

Nicky                            - Se sono cacciatrici di autografi, biso­gna mandarle via! Miranda non ne può più dei loro continui assalti!

Felicita                          - Povera creatura! (entra Carlo por­tando liti vassoio con l'occorrente per il cocktail. E' seguito da Alice col secchiello del ghiaccio). Pare che vi siano delle studentesse nell'anticucina, Carlo!

Carlo                             - Sì, Milady. E' tutto il pomeriggio che girano. Mi pare che una dì loro sia la piccola Mumby.

Nicky                            - Chiunque siano, mandatele via!

Felicita                          - Se è Mumby non si può mandarla via. Vedremmo sollevarsi in aria tutto il villaggio.

Nicky                            - Perché?

Felicita                          - Perché ha salvato il fratellino che era caduto nel pozzo. È  un'eroina locale.

Carlo                             - Posate il secchiello del ghiaccio, Alice. e andate a chiedere cosa vogliono.

Alice                             - Vogliono l'autografo  della signorina Frayle, signor Carlo. Anche la signorina dell'Uffi­cio postale lo vuole. Ha mandato il fattorino in bicicletta.

Carlo                             - Fatevi dare tutti i loro album e dite che vengano domattina a riprenderseli. Enon vi fermate a chiacchierare con loro!

Alice                             - Va bene, signor Carlo (esce)

Felicita                          - Grazie, Carlo. Immagino che avremo una quantità di quella gente fra i piedi!

Carlo                             - C'è anche da pensare ai giornalisti, Milady. Vorrei avere istruzioni per sapere cosa devo dire.

Nicky                            - Mandali via.

Carlo                             - C'è il giovane Dillis della « Gazzetta del Kent » che insiste più degli altri. Ha telefonato sette volle e due volte è venuto qui.

Nicky                            - Mandatelo al diavolo!

Felicita                          - Non essere sciocco, Nicky! Non si può mandare al diavolo il figlio della vecchia si­gnora Willis! E' il mio braccio destro nel Comi­tato dell'Ospedale, e ha fatto tutti quei tappetini di lana per la fiera di beneficenza.

Carlo                             - Se Milady potesse concedergli qualche minuto domani mattina e magari presentarlo alla signorina Frayle, lo farebbe felice. E' un ragazzo ambizioso e merita di essere incoraggiato.

Nicky                            - Uno dei motivi per cui ho condotto qui la signorina Frayle, mio caro Carlo, è stato per difenderla dai giornalisti, dai cacciatori di auto­grafi e da tutte le altre calamità che affliggono la sua vita.

Felicita                          - (con fermezza) Bisognerà che tu ve­da il giovane Dillis e dovrà vederlo anche lei. E' sta­to bravissimo durante le elezioni; e tutti gli anni fa mezza pagina di pubblicità gratuita alla festa della Chiesa, (a Carlo) Ditegli che domattina venga da me.

Carlo                             - Va bene, Milady (esce).

Nicky                            - Mi sembra, mamma, che tu sia molto imprudente.

Felicita                          - Neanche per idea! Se Miranda hit deciso di venire a vivere in un piccolo villaggio inglese, dev'essere preparata alla pubblicità. Vuoi fare i cocktails o li preparo io?

Pietro                            - Falli tu, Nicky. Felicita non mette mai abbastanza gin.

Nicky                            - Va bene. Martini per tutti?

Felicita                          - Si, caro. (Miranda entra. E' elegan­tissima in abito da pranzo e ingioiellata con discre­zione. Ha in mano una grande borsa da lavoro di cretonne) Oh eccovi qui, Miranda! Avete ripo­sato bene?

Miranda                        - (con semplicità) Mi sono addormentata in un mondo e mi sono svegliata in un altro.

Felicita                          - Vi sentirete confusa, immagino!

Miranda                        - Ero stanca e abbattuta dopo il viaggio in automobile, ed anche un po' nervosa pensando di dover essere presentata a voi ed agli amici di Ni­cky e non sapendo che cosa tutti avrebbero pensato di me. Ma quando mi sono svegliata ogni cosa mi è parsa diversa. Mi sono sentita tranquilla e serena per la prima volta da molte settimane. Forse di­pende dalla camera. Così bella, quella camera! Vi sono gli spiriti?

Felicita                          - Dipende da chi la occupa!

Pietro                            - Quando vi dormiva Giuditta Lavenham sembrava la stazione Vittoria!

Nicky                            - (dal tavolino delle bibite) Sta' zitto. Pietro!

Felicita                          - Venitevi a sedere, cara!

Miranda                        - (accomodandosi sul sofà) Ho porta-io il mio lavoro. Spero che non dia noia a nessuno!

Felicita                          - Vi pare?

Nicky                            - Un Martini, tesoro?

Miranda                        - No, grazie, caro. Preferisco una bi­bita non alcoolica, se c'è.

Nicky                            - Succo di limone e soda?

Miranda                        - Ottimo! (a Felicita) Voglio serbare la mia mente del tutto sgombra perché possa accogliere le mie nuove impressioni. Mi capite, non è vero? Voglio lasciarmi assorbire completamente da questa atmosfera?"

Nicky                            - Chi viene ad aiutarmi? (Pietro e Nicky servono le signore).

Felicita                          - Ho pensato che per la prima sera non dovevate aver voglia di far molte nuove cono­scenze; perciò oltre a noi, sono a pranzo soltanto l'Ammiraglio Hayling e la signora. Sono vecchi ami­ci nostri ed abitano qui vicino.

Miranda                        - E vi sono altri ospiti in casa?

Felicita                          - Soltanto Pietro... e... Moxie... (lancia un'occhiata a Nicky).

Miranda                        - (sorseggiando la limonata) E' un so­prannome?

Felicita                          - Sì, la chiamano cosi, da tanti anni. E' come se appartenesse alla famiglia.

Miranda                        - Spero di riuscirle simpatica.

Nicky                            - (leggermente irritato dalla umiltà di Mi­randa) Perché non dovrebbe essere così?

Miranda                        - Spesso gli amici di famiglia si in­fastidiscono dell'arrivo di persone nuove più della famiglia stessa. (In questo momento entra Moxie. Indossa un semplice abito da pranzo blu scuro. Ha cambialo pettinatura. Ha al collo due file di perle e al braccio destro un braccialetto di gran prezzo. Ha grandi occhiali cerchiati di tartaruga).

Moxie                            - (avvicinandosi a Felicita) Spero di non essere in ritardo!

Felicita                          - No, carissima Moxie.

Nicky                            - (con uno sforzo) Salve, Moxie.

Moxie                            - Ben tornato... Mio Dio, come state bene!

Felicita                          - (in fretta) La signorina Miranda Frayle... la nostra cara amica Moxie...

Miranda                        - (un po' infantile) Molto lieta! Ho sen­tito tanto parlare di voi. Spero che diventeremo amiche!

Moxie                            - In verità mi sembra di conoscervi già da un pezzo, signorina Frayle.

Miranda                        - (graziosamente impulsiva) Perché non mi chiamate Miranda?

Moxie                            - Con infinito piacere.

Miranda                        - (sincera) Vi ringrazio. Vi ringrazio proprio molto. Capisco come dev'essere difficile per voi... per voi tutti. In fin dei conti, nessuno di voi sa come io sono veramente. Dovete giudicarmi dall'apparenza. E spesso l'apparenza inganna.

Felicita                          - Per fortuna! Pensate come sarebbe spiacevole la vita se la gente si conoscesse perfet­tamente a prima vista!

Moxie                            - Questo è un grande momento per me! Sono una delle vostre più ardenti ammiratrici!

Miranda                        - (graziosa) Grazie!

Moxie                            - Siate, gentile, Pietro, datemi qualcosa da bere. Sono assetata.

Nicky                            - (ha un lieve sussulto ma si riprende) E' meglio che le prepari un altro cocktail, Pietro; nel­lo shaker è rimasto soltanto acqua ghiacciata. Im­magino che vorrete un Martini, Moxie?

Moxie                            - Sì, grazie, My... mio caro...

Miranda                        - (con ostentazione fruga della borsa da lavoro) Non potete immaginare come sia piace­vole starsene qui in famiglia a lavorare, senza gior­nalisti e fotografi... (Ha tirato fuori un lavoro a maglia e comincia a sferruzzare con molta appli­cazione).

Nicky                            - (pieno di ammirazione) Siete un amore con quell'aria di scolaretta zelante!

Miranda                        - (gettandogli un bacio) Grazie, tesoro!

Pietro                            - (guardando il lavoro) Siete una grande lavoratrice, signorina Frayle?

Miranda                        - Si, lo sono sempre stata. Da quando ero piccola. A casa avevo tanto da cucire e da rammendare. Eravamo molto poveri. Mi ricordo che mia madre mi chiamava sempre quando era in istrada a sfocare con le mie compagne, per farmi rammendare le calze o fare un orlo a qualcosa del genere. Non poteva offrirsi il lusso di una macchi­na da cucire.

Moxie                            - Giuocavate in istrada?

Miranda                        - (con una risatina gaia) Ero una vera e propria vagabonda! Una delle prime cose che ri­cordo è di aver fatto una casa per la mia bambola con una scatola di cartone trovata fra la spazzatura.

Moxie                            - Dove abitavate?

Miranda                        - In una orribile catapecchia... poco lontana dalla barriera daziaria.

Moxie                            (dominandosi) Una catapecchia?

Miranda                        - (ricordando) Mi pare di rivederla... Un sabato sera con la folla della periferia e io che andavo a comprare la birra per la mamma in una osteria poco lontana... Una sera c'era un organetto che suonava ed io mi misi a ballare...

Moxie                            - Quanti anni avevate?

Miranda                        - Credo cinque.

Moxie                            - E vi siete messa a ballare al suono di un organetto vicino ad un'osteria a soli cinque anni?

Miranda                        - (con un sorriso malinconico) Sì, così ho incominciato a imparare il ballo... (si interrom­pe) Spero che queste sordide rivelazioni sulla mia infanzia non vi scandalizzino!

Nicky                            - Neanche per idea, tesoro!

Felicita                          - Anzi! Le trovo interessantissime! Non vi pare, Moxie?

Moxie                            - Senza dubbio.

Miranda                        - Si può dire che son proprio una fi­glia della strada. Sono un autentico prodotto del po­polo londinese e ne sono orgogliosa.

Felicita                          - Non ne dubito! E’ una gran bella cosa!

Miranda                        - Ieri, senza neanche dirlo a Nicky, ho messo un vecchio abito ed un velo e ho preso un tram per andare a vedere la strada della mia infanzia.

Moxie                            - E come vi è sembrata la catapecchia?

Miranda                        - Molto cambiata. Venti anni sono tan­ti! La casa c'è ancora e ho provato un senso di pe-na nel vedere la finestra della camera della mam­ma, quella in cui è morta.

Moxie                            - Suppongo che l'avrete assistita con la maggior devozione!

Miranda                        - (semplice) Il meglio che potevo. Ma non era molto.

Pietro                            - Ed eravate sola? Non avevate padre, fratelli, sorelle?

Miranda                        - Mio padre morì poco dopo la mia nascita. Avevo una sorella... molto più grande di me. Povera vecchia Dora!

Pietro                            - Perché? Che le è successo?

Miranda                        - Oh, quello che succede sempre a coloro che si lasciano sopraffare dalla vita.

Felicita                          - In che modo la vita la sopraffece?

Miranda                        - In tutti i modi. Vedete, cominciò col fare un passo falso. Io sono stata molto più for­tunata. Ho sempre avuto la profonda convinzione che, in un modo o in altro, sarei riuscita ad ele­varmi, a liberarmi dalla povertà e dallo squallore del mio ambiente. Devo esser nata con la volontà di riuscire. C'è chi l'ha e chi no! Forse per questo Dora mi odiava!...

Pietro                            - Era crudele con voi?

Miranda                        - No, non posso dirlo. Non mi com­prendeva.

Pietro                            - Non vi ha mai picchiata?

Miranda                        - Mai, quando non era ubriaca.

Moxie                            - Per favore vorrei un altro Martini!

Pietro                            - (prendendo il suo bicchiere) Credo che ne berremo tutti volentieri un altro! (Va al tavolino).

Felicita                          - Ma non ci avete detto come è andata a finire. E' ancora viva?

Miranda                        - No. E' morta qualche anno fa. La no­tizia mi arrivò direttamente. Da anni non avevo più saputo nulla di lei. Le avevo mandato del denaro e pacchi di viveri; ma non me ne fu mai grata. I de­nari credo che finirono tutti in qualche bettola...

Pietro                            - Ah sì?

Miranda                        - Quando seppi che era morta, in cir­costanze addirittura vergognose, ne fui più scon­volta di quel che avrei creduto possibile. Mi toccò andare per qualche giorno in una stazione termale per rimettermi... alle Fonti delle Palme...

Felicita                          - Che bel nome! Sembra quasi biblico!

Miranda                        - Mi resi conto improvvisamente che per la prima volta in vita mia avevo mancato ad un dovere. Mi sentii colpevole e mortificata come se tutto fosse stata colpa e responsabilità mia. Non le era.... Ma sapete, a volte, come si diventa stupidi!

 Felicita                         - Davvero. Penso che le mie sorelle bevono tutte e due. Sono ancora vive. Ma io non vedo mai arrivare un telegramma in casa, senza pensare subito: «Carolina..ha bevuto. troppo  op­pure « Sara ha preso una sbornia spaventosa ».

Felicita                          - (prendendo il bicchiere) Mi sembra molto pallido! Non vedo ragione di risparmiare il vermouth!

Pietro                            - (amabilmente a Miranda) Credo sia giu­sto mettervi in guardia contro la vostra futura suo­cera (scherzoso). E' famosa per la sua malignità per le cose non essenziali.

Felicita                          - Non direi che gin e vermouth siano cose non essenziali!

Pietro                            - Invece, nelle cose importanti, è di una generosità infinita. Non è vero, Moxie?

Moxie                            - Verissimo, signor... il signor Baxter lo diceva l'altro giorno.

Pietro                            - (malizioso) Chi è il signor Baxter?

Felicita                          - (venendo alla riscossa) E' il nuovo curato.

Nicky                            - Il nuovo curato? Perché? Non c'è più Eustachio Parker? E' andato via?

Felicita                          - Sì, scomparso fra le nubi.

Nicky                            - Non me lo hai mai scritto!

Felicita                          - Che vuoi? Certe cose non si possono scrivere!

Nicky                            - Ma era un omino cosi dolce, così inof­fensivo... che diamine ha fatto?

Felicita                          - Veramente non ne sappiamo nulla, Sai, le solite cose...

Nicky                            - Quali cose?

Felicita                          - Te lo dirò più tardi, Nicky. Ora non ho voglia di parlarne. Cara Miranda, mi pare che ormai potreste bere un vero aperitivo. Quella vo­stra limonata è così malinconica!

Miranda                        - No, grazie. Non bevo quasi mai. Stra­no, è proprio la paura che mi ha insegnato a non bere. E si finisce col prendere l'abitudine dell'auto­controllo!

Pietro                            - Spero, per la gioia nostra e di tutto il mondo che non abbiate deciso sul serio di non recitare più!

Miranda                        - Credo proprio di sì! (sorride a Ni­cky). Ritengo che essere moglie di Pussy sia una oc­cupazione sufficiente a riempire tutta la vita.

Felicita                          - Pussy?

Miranda                        - (ride) Oh Dio, mi è sfuggito! Lo chia­mo sempre Pussy! E' un'abitudine un po' sciocca s a volte anche lui mi chiama Pussy!

Felicita                          - E non viene a crearsi un po' di con­fusione?

Miranda                        - (a Nicky) r Oh, riusciamo a capirci, non» è vero, tesoro?

Nicky                            - E' Miranda che ha l'idea di abbandona­re la sua carriera. Per conto mio mi sembra che do­vrebbe fare almeno un film all'anno, per acconten­tare il pubblico; ma non vuol sentirne parlare!

Pietro                            - Perché?

Miranda                        - Non lo capite? Proprio non lo capite? (Marcato) Perché io amo Nicky! Lo amo con tutta l'anima e ho assolutamente deciso che la parte di contessa di Marshwood sarà la più lunga e la più bella che reciterò nella mia vita.

Felicita                          - Speriamo che non sia troppo fatico­sa per voi!

Nicky                            - Mamma!

Felicita                          - So quello che dico! L'ho recitata per tanti anni! Il padre di Nicky era il mio primo at­tore. Ho trovato che era una bella parte ma tecni­camente piuttosto faticosa (entra Carlo).

Carlo                             - (annunziando) L'ammiraglio Hayling e Lady Hayling.

Pietro                            - (a Felicita in un sussurro angosciato) Dio mio! Ho dimenticato di avvertirli! (L'ammira­glio e Costanza entrano.Carlo esce).

Costanza                       - Scusate il mio ritardo, Felicita! Quel brav'uomo di Eustachio Parker è capitato proprio mentre stavamo per uscire e ci ha attaccato un lun­go bottone a proposito della festa della chiesa.

Nicky                            - Eustachio Parker?

Felicita                          - ( in fretta) Oh, sono molto contenta che sia tornato! Si vede che si è chiarito tutto!

Costanza                       - Ma di che state parlando, Felicita?

 

Felicita                          - Niente, niente! Vi spiegherò più tardi.

Ammiraglio                   - Salve, Nicky!

Costanza                       -  Baci tornato a casa vostra, caro!(Ba­cia Nicky).

Felicita                          - Costanza, John, questa è Miranda, Mi­randa Frayle.

Ammiraglio                   - (burbero) Molto lieto!

Costanza                       - (stringendo la mano a Miranda) Vi abbiamo spesso ammirata da lontano.

Miranda                        - (che si è alzata) Grazie.

Costanza                       - (vedendo Moxie) Moxie! Come siamo eleganti! Se avete tempo, mentre pranziamo, dovre­ste farmi il favore di dare due punti alla mia bor­setta che da una parte si è scucita. Volevo dirlo alla cameriera prima di uscire, ma me ne sono dimen­ticata...

Moxie                            - (dopo breve pausa) Ma davvero, Co­stanza... una volta o l'altra perderete la testa!

Costanza                       - (scandalizzala) Che avete detto?

Felicita                          - (afferrando Costanza per un braccio) Venite un momento nello studio, Costanza... anche voi, John. Devo parlarvi dell'Ospedale dei bambi­ni... C'è crisi a causa della prima infermiera. Non so proprio cosa fare, perché questa volta davvero ho ecceduto. Non posso parlarne davanti a tutti, e voi due avete tanto buon senso... Prepara un altro ape­ritivo, Pietro, torniamo subito (quasi spinge fuori la coppia chiudendo la porta).

Nicky                            - Che diamine ha la mamma, stasera? Sembra isterica!

Pietro                            - Quella infermiera farebbe diventare isterico chiunque. E' un diavolo incarnato!

Nicky                            - Se intendi parlare della signora Gaskin mi stupisci. Tutti la adorano.

Pietro                            - No, non si tratta di lei. Di una nuova.

Nicky                            - E da quando?

Pietro                            - (dal tavolino delle bibite) Da quando la signora Gaskin è morta!

Nicky                            - Oh! Ma non sapevo niente! Quando è successo?

Pietro                            - Circa tre settimane fa.

Nicky                            - Poveretta! E di che è morta?

Pietro                            - E' inutile che tu mi faccia questo inter­rogatorio. Io non c'ero. E del resto credo che tutti questi incidenti locali non abbiano alcun interesse per Miranda.

Miranda                        - Ma sì che mi interessano! Fanno par­te della mia nuova vita. Voglio saper tutto. Tutto di questo strano, adorabile mondo inglese che da ora in poi sarà il mio. E' straordinariamente importan­te per me!

Nicky                            - (accarezzandole affettuosamente la mano) Cara!

Miranda                        - (lo guarda con devozione) Certo non sarà tanto facile da principio indurre la gente del paese ad aver fiducia in me, a considerarmi un'a­mica. Ma vedrai che riuscirò a conquistarla. (Fe­licita rientra con gli altri due. Nello stesso momen­to entra anche Carlo).

Carlo                             - (annunziando) Il pranzo è servito, Milady!

Felicita                          - (agli Hagling) Dio mio, vi ho trasci­nati di là senza neanche farvi prendere un cocktail!

Costanza                       - Possiamo prenderlo in sala da pranzo.

Felicita                          - Sarà la miglior cosa se non vi dispia­ce. Come primo piatto abbiamo un soufflé.

Pietro                            - Porterò io i vostri bicchieri di là.

Felicita                          - Allora venite tutti. Miranda... (la prende per un braccio ed esce con lei. Gli altri se­guono discorrendo gaiamente. Moxie, arrivata alla porta, si sofferma. Mormora).Moxie andate avanti, vi raggiungo subito (Torna indietro. Finge di cercare la sua borsetta. Quan­do gli altri sono usciti piomba sul sofà).

Carlo                             - Dora!

Moxie                            - Non posso! Lo sapevo che era impos­sibile!

Carlo                             - Su fatevi coraggio!

Moxie                            - Non posso stare a sentire come parla della mamma! Racconta che andava a prendere la birra alla bettola mentre quella povera donna non ha mai bevuto una goccia in vita sua! Da quando è nata, fino alla morte è sempre stata una donna ri­spettabile, onesta e timorata di Dio.

Carlo                             - Lasciate andare. Dora. Non            può aver avuto il timore di Dio quando era lattante!

Moxie                            - Non fate lo spiritoso!

Carlo                             - Francamente non posso fare a meno di riconoscere in tutta questa faccenda un lato umoristico che mi diverte.

Moxie                            - Perché non l'avete sentita! Non avete sentito tutte le infamie che ha saputo dire...

Carlo                             - Mi fate torto. Dora! Sono riuscito ad af­ferrare i punti più salienti dei discorsi di vostra sorella col semplice sistema di origliare alla porta.

Moxie                            - Non le perdonerò mai! Mai! Mai! Mai! ,

Carlo                             - Su, adesso andate. Si chiederanno perché siete scomparsa.

Moxie                            - (sta per piangere) Oh Carlo!

Carlo                             - Su! su... Non fate la sciocca! (prende il bicchiere del cocktail pieno a metà) Bevete!

Moxie                            - No... preferisco ne... davvero...

Carlo                             - Bevete! Non potrà far male ad una vec­chia ubriacona come voi! (ride; Moxie trangugia un sorso). Così va bene! Su! Testa alta, stringete i den­ti, e affrontate la situazione!

Moxie                            - Ma Carlo!

Carlo                             - Conversazione mondana. Che libro ave­te letto recentemente? (la prende per un braccio e la guida verso la porta).

QUADRO SECONDO

Circa un'ora dopo. Alice gironzola per le stanze canticchiando mentre inette su un vassoio i bic­chieri del cocktail. Entra Carlo.

Carlo                             - Svelta, svelta, Alice! C'è bisogno di voi in cucina!

Alice                             - Vado, signor Carlo!

Carlo                             - Vi dirò, Alice, in questi pochi momenti di intimità che ci sono concessi, che sebbene siate soverchiata dall'onore di aiutare al servizio in ta­vola, potete fare a meno di ansimare a quel modo! Quando avete servito la crema di carote alla futura contessa, sembravate un treno merci su una ripida salita!

Alice                             - Non è colpa mia. Vi assicuro! Vederla torturata dai giapponesi l'altro ieri, e servirle la crema di carote oggi, è una cosa che mi ha tolto il respiro!

Carlo                             - Se ve lo avesse tolto, non dovrei farvi questa osservazione! Vi dirò ancora che è assolu­tamente contrario alle tradizioni del servizio do­mestico il vostro modo di guardare la signora Moxton con gli occhi sbarrati e la bocca aperta!

Alice                             - E' stata una tal sorpresa vederla seduta a tavola coi signori, vestita in quel modo, che c'è mancato poco non mi venisse una convulsione.

Carlo                             - Se andate soggetta alle convulsioni, avreste dovuto avvertirmene in anticipo,

Alice                             - Ma che significa tutto questo, signor Carlo? La signora Moxton che pranza con loro in­vece che con noi e porta il braccialetto di Sua Si­gnoria?

Carlo                             - E' un esperimento sociale basato sull'an­tica e inesatta affermazione che siccome siamo tutti uguali davanti a Dio, dobbiamo esserlo anche agli occhi del nostro prossimo.

Alice                             - Ah!

Carlo                             - Il fatto che questo non risulti - come non risulterà mai - non distoglie in alcun modo gli idealisti dalla loro marcia verso l'utopia.

Alice                             - Che cos'è?

Carlo                             - Una astrazione spirituale igienica se­condo la quale nessuno serve a tavola?

Alice                             - Nemmeno per la seconda colazione? (campanello).

Carlo                             - La porta d'entrata! Chi diavolo può es­sere? Presto, Alice, portate via questa roba e an­date in cucina.

Alice                             - Sì, signor Carlo. (Carlo esce in fretta per andare ad aprire. Alice, con subitaneo sconpio di energia vuota i portacenere nel cestino della car­taccia, raccoglie gli altri bicchieri e mette il tutto nel vassoio e sia per uscire quando la porta si apre e Carlo introduce Donald Lucas. Alice si ferma impressionatissima e rimane a guardarlo a bocca aperta: Donai d Lucas è vicino ai 40 anni ed è un bel divo cinematografico. Ha la pelle abbronzala, il suo abito sportivo è impeccabile, come si addice alla miglior tradizione di Hollywood. E' anche legger­mente brillo).

Carlo                             - Informerò Sua Signoria del vostro ar­rivo.

Donald                          - Aspettate un momento! Non conosco il conte e non è lui che voglio vedere! Desidero par­lare con la signorina Frayle, la signorina Miranda Frayle.

Carlo                             - Bene, signore (si volge per andare).

Donald                          - Prima di dirle che sono qui, potreste... (guarda Alice) ... potreste rimanere un momento qui con me? Vorrei parlarvi.

Carlo                             - Respirate profondamente tre volte, Ali­ce, ma con la bocca chiusa! E lasciateci soli.

Alice                             - Si, signor Carlo (esce a malincuore).

Carlo                             - Volevate dirmi signore?

Donald                          - Ecco... io sono Donald Lucas...

Carlo                             - Vi ho riconosciuto immediatamente. Se posso permettermi di dirlo, con un piacere non sce­vro di costernazione.

Donald                          - Non vi capisco!

Carlo                             - Presumo che vogliate parlare con la si­gnorina Frayle... privatamente?

Donald                          - Proprio così. La signorina Frayle ed io... siamo vecchi amici...

Carlo                             - E' la cognizione di questo fatto, signore, che dà allo spontaneo piacere che provo nel veder­vi una pennellata di apprensione.

Donald                          - Cioè?

Carlo                             - Pur essendo sequestrati in questo re­moto angolo della campagna inglese, non ignoriamo del tutto quanto si svolge nel vasto mondo. Abbia­mo avuto il privilegio, grazie allo schermo ed alle varie pubblicazioni attinenti ad esso, di seguire col più vivo interesse le vostre faccende pubbliche e private. Siete un personaggio molto noto qui da noi.

Donald                          - Grazie mille. Berrei volentieri un whi­sky se lo avete a portata di mano.

Carlo                             - Subito, signore. Lo volete con soda, puro o doppio?

Donald                          - (impressionato) Per bacco! Non è stu­pido l'amico? Le sapete, tutte, eh? Facciamo doppio!

Carlo                             - (andando al tavolino) Subito, signore.

Donald                          - Grazie! Come vi chiamate?

Carlo                             - (versando) Crestwell, signore! Carlo Crestwell.

Donald                          - Dunque, Carlo, ho bisogno del vostro aiuto. Mi trovo in un pasticcio.

Carlo                             - Di che specie? Professionale, legale o sentimentale?

Donald                          - Sentite: col vostro modo di parlare, così estroso, fareste fortuna a Hollywood come dia­loghista.

Carlo                             - Nei miei rari momenti di introspezione malinconica, ho avuto anch'io questa idea! Ma poi ho deciso che sto meglio qui (porge a Donald il bic­chiere con whisky e ghiaccio).

Donald                          - Grazie (lo prende e ne beve un sor­so). Vorrei parlare con voi da uomo a uomo.

Carlo                             - Sarebbe molto strano se desiderate par­lare diversamente!

Donald                          - Questo vostro conte ha veramente l'idea di sposare Miranda, cioè la signorina Fralye? O si tratta di pubblicità? Ho bisogno di sapere cosa bolle in pentola.

Carlo                             - Se avete appetito dopo il vostro lungo viaggio posso servirvi un po' di pollo freddo e in­salata.

Donald                          - (dando segno di irritazione) Smettete per un momento di far la commedia! La cosa ha grande importanza per me. Ho sentito la notizia per radio tre giorni fa e sono saltato sul primo aero­plano in partenza. Ho bisogno di sapere se questo matrimonio è una cosa vera o è una trovata dell'uf­ficio propaganda e pubblicità della nostra società.

Carlo                             - Temo che sia una cosa seria! 

Donald                          - Non può farmi una porcheria simile! Bisogna che la veda, Carlo; vederla sola, subito e voi dovete fare in modo di procurarmi questo col­loquio.

Carlo                             -Sono a metà del pranzo e non so come potrebbe abbandonare la tavola!

Donald                          - Ditele che è un cronista di « Life ». E' pronta a far qualunque cosa per quella rivista!

Carlo                             - E' un impulso irresistibile condiviso da molti personaggi in vista!

Donald                          - Ditele che si tratta di dedicarle quat­tro pagine nel prossimo numero e di mettere la sua fotografia in copertina. Ci cascherà di certo! Chiun­que ci cascherebbe!

Carlo                             - Farò del mio meglio.

Donald                          - Siete un amico, Carlo! Tenete! (Gli dà un biglietto di venti dollari).

Carlo                             - (guardando il biglietto) Venti dollari! Se il governo lo sapesse, vi darebbe un Ordine ca­valleresco! (esce).

Donald                          - (va al tavolino delle bibite, si versa un altro whisky e comincia ad andare su e giù eviden­temente turbato. Dopo qualche istante entra Miran­da, In quale, vedendolo, si affretta a chiudere la porta dietro di sé).

Miranda                        - (incredula) Pussy!

Donald                          - (rauco) Pussy!

Miranda                        - (furibonda) Figlio di una cagna!

Donald                          - (anche pia rauco) Pussy!

Miranda                        - Che razza di scherzo ignobile! Non te lo perdonerò mai e poi mai!

Donald                          - (avvicinandosi) Dolcezza mia... Ho bi­sogno di parlare con te, assolutamente. Altrimenti impazzisco!

Miranda                        - Non ti avvicinare, serpente!

Donald                          - Ho attraversato l'Atlantico in volo su un aereo di linea senza neanche una cuccetta per dormire, perche erano tutte occupate, e tu mi chia­mi serpente!

Miranda                        - Perché lo sei! Non voglio vederli mai più. Te l'ho detto quando me ne sono andata e te lo ripeto!

Donald                          - Non può essere, Pussy! Certo non lo dici col cuore!

Miranda                        - Lo dico con tutta l'anima. Ti ho ta­glialo fuori dalla mia vita come... come un ramo dis­seccato.

Donald                          - Pussy!

Miranda                        - E smettila di chiamarmi Pussy! E' tutto finito!

Donald                          - Non sono affatto un ramo disseccato, e tu lo sai benissimo! (l'afferra per le spalle) Guar­dami!

Miranda                        - (svincolandosi) Lasciami stare!

Donald                          - (baciandola con violenza) Osi ancora dire che sono un ramo disseccato?

Miranda                        - (respingendolo) Come osi?...

Donald                          - Ti voglio un bene pazzo. Da tre anni non vivo che per questo amore.

Miranda                        - (sprezzante) Un bene pazzo! E che cosa ne fai di Betsy Lemaire, di Zenda Hicks e di quella falsa principessa polacca per la quale Daryl Zannuck diede un ricevimento?

Donald                          - Non avevano nessuna importanza per me. E tu lo sai! Erano uccelli di passaggio!

Miranda                        - Può darsi! Ma certo sono passati per la tua villetta di Santa Monica prima di tornare ai loro nidi!

Donald                          - Ricominciamo con queste storie?

Miranda                        - Si capisce! Io ti ho dato tutto quello che potevo darti: il mio cuore, i miei sogni, la mia tenerezza...

Donald                          - Tutta roba a molto buon mercato. Ti ricordi: «Taci, cuor mio»?

Miranda                        - E' stato anche troppo per te, visto che era il primo grande film a cui partecipavi! Cosa potevi aspettarti di più? La Gazzetta dì Hol­lywood ti trattò malissimo e quel giornale di New York disse di te peste e vituperio. Se questo per te significa avere un successo...

Donald                          - Perché parlarne ancora? Ora sono as­sai quotato, più di quanto non lo sia mai stata tu. Anche prima che cominciasse la tua parabola di­scendente.

Miranda                        - (offesa) Parabola discendente?


Donald                          - Credi che non sappia perché vuoi spo­sare questo imbecille titolato? Credi che non lo sappiano tutti? E' perché ti senti mancare il ter­reno sotto i piedi fin da quando hai interpretato Caterina di Russia.

Miranda                        - (livida) Ah, mi manca il terreno sot­to i piedi? Forse ti interesserà sapere che la Metro Goldwyn mi ha offerto tutto quello che voglio per prender parte a « Gli anni peggiori ». Hanno in­sistito per intere settimane.

Donald                          - Hanno insistito con tutte le attrici di Hollywood per trovare qualcuna che volesse accet­tare quella parte. Ma il soggetto è talmente idiota che in 18 mesi non sono riusciti a trovarne una.

Miranda                        - Basta, Don! Sono stufa! Vattene via!

Donald                          - Non me ne vado affatto finché non mi farà comodo! C'è qualche cosetta che desidero dire al tuo conte!

Miranda                        - (cambiando tattica) Ti prego, Don, vattene! In nome di tutto quello che c'è stato fra noi, in nome dei nostri momenti più felici, non venire a fare delle scene e a rovinare ogni cosa. Ti supplico!

Donald                          - Ami quell'individuo?

Miranda                        - Certamente.

Donald                          - Davvero? Tanto quanto amavi me?

Miranda                        - (supplichevole) Ti prego, Don, vatte­ne! Saranno qui a momenti!

Donald                          - (inesorabile) Tanto quanto amavi me?

Miranda                        - E' diverso! Nessuno può amare due volte nello stesso modo!

Donald                          - Ti prego, Pussy, che sono pazzo di te. Ho lottato contro questo sentimento. Ho cercato di dimenticarti. Anche dopo che abbiamo litigato, do­po quella sera in cui ci siamo detti addio e tu mi scaraventasti la statuetta che mi avevano dato in premio nel 1949, ho cercato di strapparti dal mio cuore e dal mio sangue...

Miranda                        - (scossa) No... non... non dirmi altro...

Donald                          - (avvicinandosi a lei) Pussy!

Miranda                        - Basta! Devi andartene!

Donald                          - (coraggiosamente) E va bene! Me ne andrò! Capisco che non c'è più speranza per me! Volevo soltanto assicurarmene! (La guarda con malinconia) Addio Pussy. E' stato molto bello finché è durato.

Miranda                        - (con voce tremula) Addio, Don! (Dol­cemente e teneramente lui la prende fra le braccia e la bacia, in questo momento entra Felicita e i due si separano bruscamente).

Felicita                          - Ero venuta per liberarvi, Miranda, ma vedo che non è necessario.

Miranda                        - (con mirabile presenza di spirito) E' un mio vecchio amico. Stavamo per l'appunto ac­comiatandoci.

Felicita                          - Ma mi pare che sia appena arriva­to, no?

Donald                          - Devo tornare a Londra.

Miranda                        - (con sussiego, presentando) Questo è Donald Lucas... Ti presento a Lady Marshwood.

Felicita                          - (con entusiasmo) Mi era parso di ri­conoscervi, ma non credevo ai miei occhi. Che ma­gnifica sorpresa!

Donald                          - (riconoscente) Grazie, signora'

Felicita                          - Certo, non avrete intenzione di tor-narvene subito a Londra.

Donald                          - Veramente... devo proprio andare...

Felicita                          - No, no! Non dovete neanche dirlo! Quella lunga strada noiosa e monotona, di sera, sotto la pioggia dirotta...

Miranda                        - Ma non sta piovendo affatto!

Felicita                          - Certo pioverà quando sarà arrivato a Canterbury. E' immancabile! Del resto, non posso permettere che Donald Lucas sia entrato in casa mia e se ne vada quasi alla chetichella, senza che nessuno le sappia. Tutto il paese mi lapiderebbe!

Miranda                        - Deve trovarsi a Londra stasera. Ha una conferenza importante domattina presto.

Felicita                          - Mai saputo che si abbiano dei col­loqui importanti di domenica mattina! Signor Lu­cas, insisto assolutamente perché rimaniate alme­no fino a domani! (Suona il campanello).

Miranda                        - Ma veramente, Lady Marshwood...

 Felicita                         - (gaiamente) Cara Miranda, dovete la­sciarmi fare a modo mio. Non siete ancora la mo­glie di Nicky e io sono ancora padrona qui. E intendo di guidarvi tutti con una verga di ferro fino all'ultimo momento. (Le accarezza il braccio affet­tuosamente, poi si volge a Donald) Il mio maggior­domo potrà fornirvi tutto ciò che vi occorre in fallo di pigiama, rasoi e spazzolini da denti. Vi prego, signor Lucas, se rifiutate mi sentirò terribil­mente offesa.

Donald                          - (guardando Miranda) Vi ringrazio in­finitamente, Lady Marshwood, sarà un piacere per me.

Miranda                        - Donald! (Entra Carlo).

Carlo                             - Milady ha chiamato?

Felicita                          - Si, Carlo. Il signor Donald Lucas ri­mane qui stanotte. Provvedete al necessario.

Carlo                             - Sì, Milady. La camera giapponese?

Felicita                          - Sì. (A Donald) Non avete niente in contrario contro il Giappone. Intendo: non avete fatto per caso la guerra nel Pacifico?

Donald                          - No, signora.

Felicita                          - Meno male! Non che tutto sia giap­ponese, in quella stanza; c'è la tappezzeria e un paio di quadretti che rappresentano dei buffi pe­sci. Però ha una bella vista e quando il tempo è limpido si distingue il castello di Dover. Vi siete mai stato?

Donald                          - No. E' la prima volta che vengo in Inghilterra.

Felicita                          - Forse non avete scelto la stagione migliore; ma vi sono molte belle cose da vedere. Carlo! Avvertite sua Signoria che è arrivato il signor Lucas e dite che si sbrighino. Il caffè lo pren­deremo qui.

Carlo                             - Bene, Milady. (Esce).

Felicita                          - Come è strano pensare che l'ultima volta che ho visto insieme voi e la cara Miranda, voi la portavate in braccio, quasi nuda, attraverso un villaggio in fiamme! Bevete qualche cosa?

Donald                          - Grazie! Volentieri!

Felicita                          - Qui sono i liquori. Servitevi. Non credo che vorrete tornare in sala da pranzo, Mi­randa, a finir di mangiare quel dolce cosi poco allettante?!

Miranda                        - (rassegnata) No, grazie.

Felicita                          - Allora sedete, cara, e riposatevi. Ab­biamo tutti bisogno di riposo. E' stata una giornata tremenda: cosi piena di emozioni! Prima l'arrivo vostro e di Nicky, poi la comparsa del signor Lu­cas, e il giardino pieno di studentesse... (Entra Ni­cky. La sua espressione è abbastanza scostante. Al­legra) Oh, eccoti qui, Nicky... Il signor Donald Lu­cas... mio figlio..! Lord Marshwood... (Scambio di convenevoli con scarso entusiasmo da parte di Ni­cky) Pensa che è venuto in macchina da Londra soltanto per salutare Miranda... Sai, sono vecchi amici...

Nicky                            - Lo so.

Felicita                          - E figurati che voleva tornare subito indietro! Hai mai sentito una cosa più assurda? Per fortuna son riuscita a convincerlo a rimanere almeno stanotte.

Nicky                            - Rimanere stanotte!

Felicita                          - Si. Ma non preoccuparti. C'è Carlo che pensa a tutto! Abbiamo deciso di metterlo nella camera giapponese a causa della bella vista.

Nicky                            - Ottima idea! (Entrano l'Ammiraglio, Costanza, Moxie e Pietro. Felicita fa le presenta­zioni. Convenevoli. Poi Costanza siede sul sofà vi­cino a Miranda e Moxie siede su una poltrona ac­canto a Felicita. Gli nomini rimangono in piedi).

Felicita                          - (tono mondano) Figuratevi che è la prima volta che il signor Lucas viene in Inghil­terra.

Costanza                       - Ma guarda! (A Donald) Spero che siate soddisfatto del vostro viaggio!

Donald                          - Abbastanza, signora.

Akm'rari.to                    - Sono stato in America una volta nel 1922. Norfolk, Virginia... conoscete?

Donald                          - No, signore.

Ammiraglio                   - Comandavo una squadriglia di in­crociatori leggeri nelle Indie Orientali. Dovemmo andare a Norfolk a causa di un guasto alle macchine. Faceva un caldo tremendo.

Felicita                          - Si capisce: con le macchine che fun­zionavano male... (Carlo entra col vassoio del caffè che posa su un,tavolo) Grazie, Carlo. Potete prepa­rare la tavola per il bridge nello studio. Forse più tardi giocheremo.

Carlo                             - Va bene, Milady. (Esce).

Felicita                          - Giocate a bridge, signor Lucas?

Donald                          - No, signora. Il mio gioco è piuttosto il poker.

Felicita                          - Il mio defunto marito adorava il po­ker. Peccato che non sia qui! (Durante le battute seguenti Felicita versa il caffè e Pietro e Nicky portano attorno le tazze).

Pietp.o                           - (a Donald) Vi tratterrete molto in Inghilterra?

Donald                          - No. Devo tornare subito in America. Sto per iniziare un nuovo film.

Felicita                          - Che bellezza! Di che si tratta? O è un segreto?

Donald                          - (guardando fisso Miranda) No, non è un segreto. E' una vecchia storia, la più vecchia del mondo. Si tratta di un vagabondo... un tale che non ha dove andare, che non ha come vivere, tanto che si augurerebbe di morire...

Miranda                        - (con uno sforzo per calmarlo) Don!

Felicita                          - Mi sembra molto triste... Ed ha un lieto fine?

Donald                          - No, signora, proprio no. (Con la voce rotta) Non va a finir bene... Permettete? (Esce in fretta dal balcone).

Felicita                          - (dopo breve pausa) Povero signor Lucas! Mi sembra fuori di sé, non so per che cosa. Farai bene a raggiungerlo, Pietro. E, per l'amor di Dio, tienilo lontano dalla lavanderia, perché se Elsa lo vede, lancerà un grido di richiamo a tutte le sue compagne.

Pietro                            - Corro! (Esce di corsa).

Nicky                            - Lo sapevate, Miranda, che doveva ve­nire?

Miranda                        - Non ne sapevo nulla.

Nicky                            - Mi pare che sia stato molto inopportu­no da parte tua, mamma, invitarlo a rimanere.

Felicita                          - Sarebbe stato molto più inopportu­no lasciarlo tornare a Londra in piena notte. Non solo inopportuno ma molto inospitale.

Nicky                            - Dicevo per riguardo a Miranda. E' a lei che penso!

Felicita                          - Anche luì ci pensa. Perciò è scon­volto! Dobbiamo proprio fare di tutto per sollevar­gli il morale. Credo che avremmo fatto meglio a dargli l'antica camera dei bambini invece di quella giapponese. C'è quel fregio con i conigli che ti pia­ceva tanto quando eri piccolo. (Nicky evidentemen­te sospetta qualche cosa ed è molto irritato. Parla in tono glaciale).

Nicky                            - Prima di pranzo mi hai chiesto, mam­ma, quando Miranda ed io intendevamo sposarci.

Felicita                          - Sì, tesoro. Desideravo tanto saperlo!

Nicky                            - E se ben ricordo, ti ho risposto: il più presto possibile.

Felicita                          - Mi ricordo.

Nicky                            - Beh, adesso ho cambiato idea.

Miranda                        - Nicky!

Nicky                            - E' deciso per lunedì. Ho già la licenza. Andremo a Londra la mattina e ci sposeremo nel pomeriggio.

Felicita                          - Non è un po' troppo affrettato, mio caro?

Nicky                            - Anche se lo è, desidero che cosi sia fatto.

Moxie                            - (alzandosi in piedi) Non dev'essere far­lo così...

Felicita                          - Moxie!

Nicky                            - (a Moxie) Mi pare che la cosa non vi riguardi.

Moxie                            - (disperata) Perdonatemi, Milady, ma non posso più. Proprio non posso.

Nicky                            - Di che diavolo parlate?

Moxie                            - Di voi e della signorina Miranda Frayle, Milord. Non la sposerete né lunedì né in nessun altro giorno della settimana. Non la sposerete af­fatto!

 Nicky                           - Ma che avete? Siete impazzita?

Felicita                          - Per l'amor di Dio, Moxie, non dite altro! Non servirebbe a nulla.

Costanza                       - Lasciatela parlare, Felicita. Ormai ha incominciato... servirà almeno a purificare l'aria!"

Nicky                            - Purificare l'aria?!

Moxie                            - (a Felicita) Mi addolora, Milady, che possiate credere che manco al mio impegno, ma non posso continuare a fingere. Non avrei dovuto nean­che cominciare! Giacché siamo arrivati a questo punto, bisogna che Sua Signoria sia a conoscenza di alcuni fatti, prima di sposare mia sorella.

Miranda                        - (balza in piedi inorridita) Mio Dio! Dora!

Moxie                            - Proprio Dora! Quella che ti maltratta­va quando era ubriaca e che è morta in circostanze addirittura vergognose.

Felicita                          - Mio Dio! Ha perso il controllo di se stessa!

Miranda                        - Che cosa fai qui? Non capisco... Cre­devo che fossi morta!

Moxie                            - Non lo hai creduto, perché non ti sei mai curata di sapere se ero morta o viva. Perciò ti turba di vedermi ora. Ma se credi di riuscire a diventare la padrona di questa casa che è la mia da 19 anni, devi ancora ascoltare qualche cosa.

Nicky                            - Per carità, mamma, conducila via!

Miranda                        - (con alterigia) Vi prego, Nicky, vor­rei ritirarmi in camera mia. Tutto questo è troppo spiacevole.

Moxie                            - Un momento! Devi ascoltare quello che ho da dirti anche se dovessero essere le mie ultime parole! Ed è anche inutile continuare a fare la gran dama perché ormai le magagne son venute fuori e tutte 13 tue smorfie non riuscirebbero a nascon­derle più.

Miranda                        - (furibonda) E' insopportabile!

Moxie                            - Hai ragione. E' proprio insopportabile! E' commovente e romantico, immaginarti dinanzi alla catapecchia a contemplare la finestra della ca­mera in cui è morta tua madre; ma può interes­sarti sapere che la mamma è morta all'ospedale di San Tommaso. E probabilmente sarebbe vissuta più a lungo se tu non le avessi spezzato il cuore com­portandoti come l'ultima delle donne e scappando in America con quel sudicio piccolo Agente teatrale.

Miranda                        - Come osi parlarmi in questo modo? Non la ascoltate! Non la ascoltate!

Moxie                            - E' verità sacrosanta, Frida, e lo sai! E non avrei detto una parola se tu non avessi comin­ciato a recitare quella indegna commedia della tua infanzia infelice e miserabile. Povertà e squallore: quando mai? Prodotto del popolino di Londra: quando mai? Sei nata a Sidcup al numero 3 di via della Stazione e se hai sentito di là il suono delle campane di Londra, bisogna dire che avevi l'udito molto fine!

Miranda                        - (crolla sul sofà) Non posso più sop­portare... Non posso! Non posso! Portatemi via, Ni­cky...

Moxie                            - Anche se Sua Signoria dovesse sposarti tre volte, questo non muterebbe il fatto che io sono tua sorella. Ricordatene!

Felicita                          - Mi pare, Moxie, che abbiate detto abbastanza.

Moxie                            - Debbo ancora aggiungere una cosa che mi pesa sul cuore, Milady. Lancerò questa casa do­mattina presto. Non posso più essere cameriera dì Vostra Signoria, neanche con la migliore volontà del mondo. Non c'è più nulla da fare. (Con voce rotta) Addio, Milady! (Corre fuori dalla stanza).

ATTO TERZO

La mattina seguente verso le nove e mezzo. Pie­tro è sdraialo sul divano e legge il giornale. Entra Carlo.

Carlo                             - Avete suonato?

Pietro                            - Sì, Carlo. Mi sentivo troppo solo. Que­sta casa è silenziosa come una tomba. Dove sono tutti?

Carlo                             - Milord è uscito molto presto, dicendo che andava a fare una cavalcata. Sua Signoria e stata svegliata all'ora solita, ma non è ancora scesa. La signorina Frayle non ha suonato per la colazio­ne e il signor Lucas neppure.

Pietro                            - E Moxie?

Carlo                             - E' molto abbattuta. Sta facendo il ba­gaglio.

Pietro                            - Se ne va davvero?

Carlo                             - Si, va a Bexhill dove ha degli amici. Prenderà il treno delle undici e quindici. Siccome è domenica dovrà cambiar treno, ma è una donna di ferro.

Pietro                            - Povera Moxie! Mi sembra molto ingiu­sto tutto questo!

Carlo                             - Credo che sia prematuro abbandonare ogni speranza di un lieto fine. La signora Moxton, come molte del suo sesso, ha la tendenza di lasciar­si dominare dalle sue emozioni. Milady, invece, è tutto il contrario.

Pietro                            - Speriamo che abbiate ragione, Carlo! (Entra Lucas con aria tetra) Salve, amico! Come state?

Donald                          - Malissimo.

Pietro                            - Troppo whisky, ieri sera?

Donald                          - Caro mio, guadagneresti un patrimo­nio se facessi l'indovino.

Carlo                             - Un bitter con soda e angostura vi rimet­terà a posto!

Donald                          - Berrei qualunque cosa per essere in grado di guidare la macchina!

Carlo                             - Il  signore conta di andar via?

Donald                          - Certamente! E non vedo l'ora.

Carlo                             - Lasciate fare a me. Ci penso io. (Esce in fretta).

Pietro                            - Perché non vi sedete?

Donald                          - Perché se mi sedessi non mi alzerei più.

Pietro                            - Ieri sera in giardino mi avete promes­so che vi sareste fatto coraggio e avreste affrontato l'avvenire col sorriso sulle labbra!

Donald                          - Ieri sera! Ma adesso siamo a oggi!

Pietro                            - Avete pianto ancora?

Donald                          - Sentite, Pussy... (Si interrompe) Oh, scusatemi!

Pietro                            - Di che?

Donald                          - Vi ho chiamato Pussy! Mi è sfuggito!

Pietro                            - Non importa.

Donald                          - Per me al mondo c'è una sola Pussy.

Pietro                            - Siete molto carino a dir questo!

Donald                          - Siete stato tanto buono con me ieri sera e vi assicuro che non lo dimenticherò mai. Sia­mo amici, non è vero?

Pietro                            - Diamine! Amici per la pelle!

Donald                          - E' molto bello sentirvi dir questo. Ve lo assicuro con tutta sincerità.

Pietro                            - Ne sono lieto.

Donald                          - L'amicizia è una cosa rara. Una delle più rare in questo schifosissimo mondo. Vogliamo stringerci la mano?

Pietro                            - Perché no, se vi sembra necessario?

Donald                          - (afferrandogli la mano) Bravo ragazzo. (Entra Felicita).

Felicita                          - Che cosa state facendo?

Pietro                            - Ci stringiamo la mano.

Felicita                          - Buongiorno, signor Lucas. Desidera­vo proprio vedervi. Pietro, mi fai il favore di an­dare un momento in giardino?

Pietro                            - Comincio ad essere un po' stufo del giardino.

Felicita                          - Allora va in studio. Desidero parlare un momento col signor Lucas.

Pietro                            - Agli ordini! (Prende il giornale e se ne va nello studio).

Felicita                          - Sedete, signor Lucas... Donald... Non vi dispiace se vi chiamo Donald? Non so perché, mi sembra come se fossimo vecchi amici.

Donald                          - Grazie, signora.

Felicita                          - E voi, dovete chiamarmi Felicita. Si­gnora mi sembra troppo cerimonioso... (Carlo en­tra portando un grosso bicchiere e tre pasticche di aspirina).

Carlo                             - Ecco per il signor Lucas.

Donald                          - (prendendolo) Grazie!

Carlo                             - Ingoiate prima le tre compresse di aspi­rina e poi sorseggiate lentamente.

Felicita                          - Proprio come negli antichi tempi, vero, Carlo? Soltanto il defunto Lord Marshwood invece di ingoiare l'aspirina se la faceva sciogliere in bocca.

Carlo                             - C'è il giovane Willis, Milady. E’ qui dalle otto e un quarto.

Felicita                          - Ditegli che aspetti. Possiamo fargli avere più tardi una sensazionale primizia giorna­listica.

Carlo                             - Sta bene, Milady. (Esce).

Donald                          - Ieri sera ero un po' fuori di me e devo essermi comportalo molto male. Vi domando scusa.

Felicita                          - Anche se aveste agito da mascalzone, Donald, avrei capito benissimo. Eravate in un con­siderevole stato emotivo, non è vero?

Donald                          - Credo di si.

Felicita                          - E lo siete ancora?

Donald                          - (con veemenza) Signora... cioè, Feli­cita... vorrei evadere da questo stato. So benissimo di aver perduto la partita.

Felicita                          - Coraggio, Donald, coraggio!

Donald                          - Non sarei dovuto venire qui a rom­permi il collo e a fare la figura dell'imbecille. Ora me ne rendo conto, a che serve correr dietro a chi non ci corrisponde? Era tutto finito tra Miranda e me da parecchio tempo, ma ero troppo accecato per crederlo.

Felicita                          - Ne siete proprio certo?

Donald                          - Come sarebbe a dire?

Felicita                          - Io sono la madre di Nìcky, perciò quanto sto per dire è doppiamente difficile. Posso fidarmi di voi?

Donald                          - Assolutamente.

Felicita                          - lo sono in fondo una sentimentale e ho sempre creduto forse a torto, che quando due persone si amano davvero nulla al mondo le può separare. Questo progetto di matrimonio fra Miran­da e mio figlio è un errore, un tragico errore, perché Miranda ama voi. Voi siete il solo uomo che lei ami veramente e amerà sempre. Me lo ha detto.

Donald                          - (incredulo) Ve lo ha detto?

Felicita                          - (con un grazioso sorriso) Non con tante parole. Ma io sono una donna e quando vi ho visti insieme ho capito subito dalla espressione dei suoi occhi, dal tono della sua voce che il suo cuore, per quanto caparbio e capriccioso, apparteneva a voi.

Donald                          - Mi ha detto che ero un serpente, un ramo disseccato e che non voleva vedermi mai più.

Felicita                          - Sono cose che si dicono solo quando si ama con passione! Mi stupisce la vostra ingenuità!

Donald                          - (si alza e va su e già) Che debbo fare? Lei ormai si sposa. Tutto è combinato!

Felicita                          - Mi date una delusione, Donald! Se penso con quale presenza di spirito avete salvato Miranda dall'incendio...

Donald                          - Ma quello era un film! Nella vita le cose vanno in un altro modo!

Felicita                          - In linea generale, lo ammetto. Ma non vedo perché una volta ogni tanto non potrebbero svolgersi nella stessa maniera.

Donald                          - Insomma, che posso fare?

Felicita                          - Niente... Aspettare. E soprattutto aver fiducia e non riconoscervi sconfitto. (Dal balcone entra Nicky in abito da cavallerizzo) Buon giorno, caro. Hai fatto una bella cavalcata?

Nicky                            - No.

Felicita                          - (si alza e va alla porta dello studio. Chiama) Pietro!

Nicky                            - (di malumore, a Donald) Buongiorno. Spero che abbiate dormito bene.

Donald                          - (imbarazzalo) Sì, grazie.

Pietro                            - (entrando) Che succede?

Felicita                          - Dovresti sapere che la domenica mat­tina non succede mai niente. Donald desidera vedere la chiesa. Potresti accompagnarlo e mostrargli anche la torre normanna. Va bene, Donald?

Donald                          - Si potrebbe andare più tardi.

Felicita                          - No, no, meglio che andiate ora...

Donald                          - Come credete, signora... Felicita.

Pietro                            - Andiamo. (Escono).

Nicky                            - Volevo appunto parlarti, mamma.

Felicita                          - (andando alla scrivania) Adesso no, tesoro. Ho mille cose da fare prima di andare in chiesa. La cuoca aspetta gli ordini e il giovane Willis è qui dalle otto e un quarto.

Nicky                            - Il giovane Wilhs?

Felicita                          - Ma si. Se né tu né Miranda fili con­cedete un'intervista bisognerà che la faccia con me! Ma non temere che io sia indiscreta. Gli ser­virò qualcuno degli episodi dell'infanzia di Miran­da. Il fatto che non siano molto esalti ha un'impor­tanza relativa.

Nicky                            - Non dirai niente di quegli episodi a questo giornalista. Mi oppongo in modo formale.

Felicita                          - Ma che te ne importa, caro? L'inter­vista non uscirà prima della metà della settimana e tu e Miranda sarete partiti per il viaggio di noz­ze, almeno immagino che vorrai andare a passare altrove la luna di miele.

Nicky                            - E' inutile che cerchi di ingannarmi, mamma. E' inutile fingere che dopo ieri sera tutto è come prima. Sai bene che non è così.

Felicita                          - Quello che è accaduto ieri sera era imbarazzante, lo ammetto, ma non vedo in qual modo possa mutare la situazione.

Nicky                            - Mamma!

Felicita                          - Hai detto a voce abbastanza alta che avevi già la tua brava licenza matrimoniale e che intendevi sposare Miranda nel pomeriggio di domani. E' cosi, no?

Nicky                            - Sono desolato, mamma. Stanotte non ho chiuso occhio. Tu non hai visto Miranda, stamani?

Felicita                          - No, e tu?

Nicky                            - Nemmeno.

Felicita                          - Credo che faresti bene a vederla. Pro­babilmente è anche lei un po' abbattuta.

Nicky                            - Tu non hai simpatia per lei, vero?

Felicita                          - No. Trovo che ha troppa fantasia.

Nicky                            - In fondo voleva crearsi un'aureola ro­mantica. In fondo non mi pare che vi sia nulla di male! E' talmente abituata a vivere i romanzi che si svolgono sullo schermo, che la romanticheria è diventata la sua seconda natura.

Felicita                          - Bisognerà che si corregga. Non pos­siamo permettere che la futura Lady Marshwood vada in giro raccontando le frottole più raccapric­cianti.

Nicky                            - Ma ieri sera era un po' nervosa e a di­sagio, e perciò non avrà riflettuto molto a quello che diceva.

Felicita                          - A me sembrava assai tranquilla e pa­drona di sé, mentre sorseggiava quella orribile li­monata. Perché poi non ha preso il suo bravo ape­ritivo come tutti noi.

Nicky                            - Questo è irragionevole e ingiusto.

Felicita                          - Come mi ricordi tuo padre, in certi momenti!

Nicky                            - Che c'entra?

Felicita                          - Non si interessava mai ad una donna se essa non aveva in sé qualche cosa di fantasioso.

Nicky                            - Però forse avrebbe trovato una via di uscita, mentre io non so cosa fare!

Felicita                          - Non lo so neanch'io!

Nicky                            - Che groviglio di circostanze! Moxie se ne va?

Felicita                          - Si. Va via col treno delle 11 e 15. Va a Bexhill.

Nicky                            - A Bexhill?

Felicita                          - Credo che sia un grazioso posticino. La raggiungerò tra qualche giorno quando tutto sarà tranquillo. Naturalmente lei non lo sa, perché è in tale stato che è inutile aumentare il suo turba­mento.

Nicky                            - Ma tu non puoi andare a Bexhill!

Felicita                          - Non ho detto che voglio andarci ad abitare! Starò in albergo per qualche giorno, fin­ché deciderò dove andare a posar permanentemen­te le mie vecchie ossa!

Nicky                            - Ma tu non hai la più lontana intenzione di lasciare questa casa e non l'hai avuta mai!

Felicita                          - Ti sbagli, caro. Quando avrai sposato Miranda me ne andrò. Vederla lavorare a maglia mi darebbe un collasso nervoso dopo una settimana.

Nicky"                           - (finalmente si decide) Ma come posso sposarla in queste circostanze?

Felicita                          - Non mi dirai che non puoi sposare una persona perché non ha ballato in mezzo alla strada, al suono di un organetto, quando aveva cin­que anni!

Nicky                            - Il tuo sarcasmo è imperdonabile e di pessimo gusto!

Felicita                          - Non essere impertinente, tesoro! Ti sei preparato il letto con le tue stesse mani e hai annunziato pubblicamente di volertici coricare al più presto! Ora non vedo come potresti uscirne. E' troppo tardi!

Nicky                            - Non ho detto di volerne uscire. Ho detto soltanto: come posso sposare Miranda in queste circostanze? E lo ripeto!

Felicita                          - E lei, che cosa ne pensa?

Nicky                            - Non lo so. Ieri sera se n'è andata a Ietto spargendo un fiume di lacrime e mi ha chiuso la porta in faccia.

Felicita                          - Se fossi in te, mio caro, la porterei a fare una bella passeggiata e discuterei la cosa con lei fino a giungere ad una soluzione. Meglio ancora: prendi la macchina e il cestino con una cola­zione fredda e vattene a discorrere tranquillamente sulla spiaggia. (Donald e Pietro entrano dal balco­ne ansanti) Oh santa pace! Siete già tornati?

Pietro                            - Non siamo potuti uscire dai cancelli! C'è tutto il villaggio ammassato davanti!

Felicita                          - (guardando la mano di Donald avvolta nel fazzoletto) Che vi siete fatto, Donald?

Pietro                            - E' inchiostro rosso della stilografica di Elsa.

Felicita                          - Conducilo a lavarsi, Pietro.

Pietro                            - Da questa parte. Se si asciuga non va più via. (Via).

Felicita                          - Stamattina svegliandomi ho avuto la impressione che la giornata non sarebbe andata li­scia. Avevo ragione.

Nicky                            - (indicando da dove è uscito Donald) Ma dovremo godercelo per un pezzo, quell'idiota pia­gnucoloso?

Felicita                          - Non è affatto un idiota. E' simpati­cissimo. E se tu avessi il minimo senso di « nobles-se obblige » lo pregheresti di farti da testimone.

Nicky                            - (amaro) Grazie del consiglio, mamma. Mi sei stata proprio di grande conforto! (Esce sbat­tendo la porta Felicita sospira e torna alla sua scri­vania).

Carlo                             - (entra portando un vassoio con una enor­me pila di album per autografi) Debbo metterli con gli altri, Milady?

Felicita                          - Sì, Carlo, per favore. E dite al gio­vane Wilhs che se ne vada. Temo che non avremo da dirgli nulla di definitivo fino a questo pome­riggio.

Carlo                             - Bene, Milady.

Felicita                          - E fate condurre la macchina del si­gnor Lucas davanti alla scalinata. Può darsi che occorra. Avete fatto la mia ambasciata alla signo­rina Frayle?

Carlo                             - Si, Milady. Dovrebbe scendere a mo­menti.

Felicita                          - Come vi è parsa?

Carlo                             - Un po' palliduccia. Credo che non ab­bia dormito troppo bene.

Felicita                          - O forse non era ancora truccata.

Carlo                             - Si è informata dei treni per Londra. Le ho detto che c'è quello delle 11 e 15, ma che do­vrebbe cambiare due volte.

Felicita                          - Non capisco perché vi sia questo treno. Mi pare che non vada affatto dove i viaggiatori vorrebbero andare. (Entra Miranda, pallida e vestita di nero).

Carlo                             - Milady non ha bisogno d'altro?

Felicita                          - No, grazie. (Carlo esce) Buongiorno, Miranda. Spero che abbiate dormito bene.

Miranda                        - Non ho chiuso occhio.

Felicita                          - Poverina! Dovete essere disfatta! Vo­lete un caffè, un tè, una tazza di brodo?

Miranda                        - No, grazie. Il vostro maggiordomo mi ha detto che desideravate parlarmi con urgenza.

Felicita                          - Che idiota! Non era affatto urgente! Volevo soltanto chiedervi un favore!

Miranda                        - Un favore?

Felicita                          - Si. Volevo pregarvi di concedere una intervista esclusiva al nostro giornale locale. So che siete stufa di trattare coi giornalisti, ma Wilhs e un mio protetto e questo gli gioverebbe molto per la sua carriera.

Miranda                        - Temo di non potervi accontentare, Lady Marshwood. Parto.

Felicita                          - Partite?!

Miranda                        - Non mi è possibile rimanere finché in questa casa c'è mia sorella.

Felicita                          - Ma abita qui da 19 anni!

Miranda                        - Dove abiti è cosa che non mi riguar­da. So soltanto che desidero non vederla mai più.

Felicita                          - Sarà difficile! Non posso muovermi senza di lei. Come vi ho detto ieri sera, le sono molto affezionata.

Miranda                        - Mi ha insultata e umiliata. Non le ri­volgerò mai più la parola finché vivo!

Felicita                          - Credo che non ci tenga! Mi pare che non siate state in rapporti molto intimi da venti anni a questa parte! Del resto Moxie ed io non re­steremo qui permanentemente. Ogni tanto andremo via.

Miranda                        - (inorridita) Cosa? Continuerete ad a-bitare qui dopo che sarò sposata?

Felicita                          - Si capisce, mia cara. Vedete, la casa è mia. Sono rimasta ad abitarvi anche durante il primo matrimonio di mio figlio. Il quale non è du­rato molto, ma non per colpa mia. Almeno credo.

Miranda                        - E Dora? Moxie, come la chiamate... resterà qui anche lei?

Felicita                          - Naturalmente!

Miranda                        - Sarebbe insopportabile!

Felicita                          - Sarebbe più insopportabile per me se dovesse andarsene. Non so far niente senza di lei, non arriverei mai a tempo ai pasti, avrei i capelli in disordine e sarei coperta di spilli di sicurezza da capo a piedi.

Miranda                        - Senta Lady Marshwood, è meglio che ci mettiamo d'accordo.

Felicita                          - Con piacere! Cosa proponete?

Miranda                        - Proporrei che a Dora venisse fatto dono di una casetta in luogo da destinarsi e le fos­se assegnata una pensione ragionevole. Non ne ho parlato con Nicky, ma son certa che aderirà!

Felicita                          - Senza dubbio, perché non ha biso­gno di lei per farsi pettinare la mattina!

Miranda                        - Ammetto che non mi sono compor­tata molto bene con Dora e me ne spiace. Vorrei compensarla di questo come meglio posso.

Felicita                          - Avete detto or ora che non volete più rivolgerle la parola!

Miranda                        - L'ho detto e me ne pento. Non ho dor­mito ed ho i nervi sottosopra.

Felicita                          - Volete un calmante? Deve essere in camera mia. Moxie sa dove trovarlo.

Miranda                        - No, grazie.

Felicita                          - Siamo tutti un po' fuori squadra, sta­mattina. Nicky ha fatto le cose più ragionevoli. E' andato a fare una bella galoppata. Ma non possia­mo imitarlo tutti perché non abbiamo abbastanza cavalli. A proposito, mi pare che Emilia abbia una bicicletta che in questi giorni non adopera!

Miranda                        - Voi non desiderate che io sposi Ni­cky, non è vero?

Felicita                          - Per il momento, no. Ma sono sicura che mi abituerò. Sono molto adattabile. Da princi­pio dovremo farci reciprocamente qualche piccola concessione; ma col tempo tutto si sistemerà.

Miranda                        - Si sistemerà?

Felicita                          - Capisco che detto cosi non deve sem­brarvi molto allettante; ma sono certa che mi com­prenderete.

Miranda                        - Non sono tanto stupida quanto cre­dete!

Felicita                          - Mi fa piacere!

Miranda                        - Ho anche capito che avete organiz­zato tutta quella commedia con Dora per umiliarmi davanti a Nicky e farmi fare una pessima figura.

Felicita                          - Non supponevo che voi stessa avreste contribuito così generosamente al risultato finale!

Miranda                        - Sicché lo avete fatto apposta!

Felicita                          - Veramente no. Tutto è stato improvvisato; magari sbagliando, per salvare la situazione di Moxie e la vostra almeno per un certo tempo.

Miranda                        - E vi immaginate che io lo creda?

Felicita                          - Che lo crediate o no, è la verità. Cer­to so che la vostra parentela con Moxie un giorno o l'altro si sarebbe scoperta; ma speravo che frat­tanto voi ed io ci saremmo conosciute abbastanza e ci saremmo intese tanto da poter discutere della cosa con calma. Purtroppo non è stato così! Moxie,. esasperata, non ha saputo dominarsi, e non posso darle torto.

Miranda                        - Voi no, ma io si!

Felicita                          - Per voi, ha l'unico torto di non es­sere passata a miglior vita!

Miranda                        - (comincia a perdere la calma) Senti­te, vi dico chiaro e tondo che prima che io metta piede in questa casa come moglie di Nicky lei deve-esserne uscita definitivamente.

Felicita                          - Al contrario! Sarà lei che vi riceverà sullo scalone. E non escludo che possa farvi anche una magnifica riverenza per la gioia del fotorepor­ter.

Miranda                        - Dimenticate una cosa. Che Nicky è innamorato di me. Mi sosterrà e non permetterà. che io sia umiliata in pubblico.

Felicita                          - Ne siete tanto certa?

Miranda                        - Che volete dire?

Felicita                          - Nicky è mio figlio e lo conosco be­ne! Però come suo padre odia le scenate e scappa come una lepre al primo accenno di crisi domestica!

Miranda                        - Vorreste insinuare che sarebbe capa­ce di non sposarmi più?

Felicita                          - Neanche per sogno! Nicky è un uo­mo di parola! Ho voluto solo darvi una piccola in­formazione!

Miranda                        - Grazie. Non so che farmene.

Felicita                          - In verità, Miranda, per essere una donna famosa in tutto il mondo per i suoi successi, siete abbastanza sciocca!

Miranda                        - Come vi permettete di parlarmi così?

Felicita                          - Dimenticate, mia cara, che io sono già virtualmente vostra suocera! E poiché mi sem­bra ovvio che siamo destinate ad avere una lunga serie di scenette spiacevoli, tanto vale che abbre­viamo questa! Non vi pare? (Si muove verso la por­la) Di solito andiamo in chiesa poco prima delle undici. (Esce. Miranda, sola, gira un po' per la sce­na come una belva in gabbia. Entra Nicky che ha indossato un completo blu),

Nicky                            - Miranda! Credevo che foste ancora a dormire!

Miranda                        - Che dormire! Mi son preparata ad, andarmene col treno delle 11 e un quarto!

Nicky                            - Andarvene? Perché?

Miranda                        - Vostra madre mi ha insultata.

Nicky                            - Certo non aveva l'intenzione. Non do­vete prenderla troppo sul serio. Parla molto ma la metà di quello che dice non ha importanza!

Miranda                        - Ha dichiarato che rimarrà ad abita­re qui con noi, è vero?

Nicky                            - Certo! Ha sempre abitato qui!

Miranda                        - Nicky!

Nicky                            - Calmatevi, tesoro! Non la vedrete mol­to, eccetto la sera. Di giorno ha sempre da fare coi suoi Comitati, le sue beneficenze, ecc. E' una vera istituzione.

Miranda                        - E immaginate che io voglia sacrifi­care la mia vita, la mia carriera e tutto il resto per vivere con una istituzione?

Nicky                            - Non vi ho mai chiesto di sacrificare nulla! A Cannes mi avete detto di essere stanca e di volervi allontanare da tutto e che la vostra celebrità vi pesava. Vi metteste perfino a piangere quan­do quel povero fotografo volle farvi un'istantanea!

Miranda                        - (senza badargli) Vostra madre mi odia. Capite? Mi odia.

Nicky                            - Lo immaginate voi. Forse stamani è un po' irritabile. La poco piacevole scena di ieri sera, la crisi del personale con una cameriera ammalata e l'altra che se ne va; la lesta della chiesa venerdì... capirete bene che tutto questo la esaspera!

Miranda                        - La esaspera? E che dovrei dire io?

Nicky                            - Sentite, cara...

Miranda                        - (sia per piangere) Non mi amate! Que­sto è chiaro! Ieri sera non vi siete neanche avvi­cinato a me!

Nicky                            - Mi avete chiuso la porta in faccia!

Miranda                        - E stamattina, senza una parola di af­fetto o di comprensione ve ne siete andato a fare una galoppata!

Nicky                            - E' un esercizio molto igienico!

Miranda                        - (esasperata) Non intendo di stare in questa casa con vostra madre. Ho detto!

Nicky                            - (gelido) Come moglie, Miranda, dovre­te abitare dove abito io e fare ciò che vi chiedo di fare. E la prima cosa che vi chiedo è di fare ogni sforzo per andar d'accordo con mia madre. Dete­sto le scene domestiche e non intendo che ve ne siano in casa mia. D'altra parte son sicuro che al primo gesto gentile da parte vostra mia madre vi verrà incontro e potremo vivere tranquillamente tutti insieme. (Esce dignitosamente).

Miranda                        - (emette un grido inarticolato di rabbia e crolla sul sofà piangendo. Dopo un momento en­tra Donald).

Donald                          - Pussy!

Miranda                        - Vattene!

Donald                          - Non piangere! Sai che mi fa male ve­derti piangere!

Miranda                        - Non ne posso più! Non ne posso più!

Donald                          - Ma che è successo, cara? Quel salame titolato ti ha detto qualcosa di spiacevole?

Miranda                        - (dominandosi con un magnifico sforzo) No, Donald, non è nulla. Va via, ti prego. Mi passa subito.

Donald                          - Come vuoi che me ne vada e ti lasci così?

Miranda                        - Tanto non potresti far nulla! (Si alza e si allontana) E' un problema che debbo risolvere da sola!

Donald                          - Se lo andassi a prendere a pugni?

Miranda                        - No, no, non servirebbe a nulla.

Donald                          - Perché piangevi?

Miranda                        - (coraggiosa) Un momento di debolez­za. Mi son sentita ad un tratto sola e abbandonata...

Donald                          - (infelice) Oh, Pussy!

Miranda                        - (recitando) La vita può essere a volte molto crudele. Le persone ipersensibili e fiduciose come me ne soffrono ter...ri...bil...mente!

Donald                          - Non lo dire, Pussy! Una donna intel­ligente come te... cosi coraggiosa... E' la cosa che più mi piace nella tua personalità... Hai sempre mo­strato un bel fegato!

Miranda                        - Grazie, Don!... Pussy!

Donald                          - Non vorrai permettere che questo muc­chio di imbecilli snob prenda in giro te, Miranda Frayle, la nostra grandissima Diva!

Miranda                        - A che serve parlare, Pussy? Forse sono diventata stupida! E forse avrò creato io un pasticcio da cui non so uscire!

Donald                          - E dove è andato il tuo spirito? Non ti ricordi quando non volesti più girare « I sogni non mentono »? Ti sospesero per tre mesi e te ne face­sti una bella risata? Qui, per lo meno, non ti pos­sono sospendere!

Miranda                        - Possono fare di peggio! Possono tor­turarmi e umiliarmi. Possono... (un attimo di sin­cera emozione) possono spezzarmi il cuore.

Donald                          - (abbracciandola) Non lo potranno fin­ché ci sono io. Ti voglio bene, lo sai?

Miranda                        - (commossa) Pussy! (Felicita e Nicky entrano vestiti per andare in chiesa. Pietro li se­gue).

Felicita                          - Insomma, Miranda! Diventa monoto­no, questo!

Miranda                        - (sciogliendosi da Donald) Credo che non abbiamo niente altro da dirci, Lady Marshwood.

Felicita                          - Allora le nostre lunghe serate inver­nali saranno abbastanza scialbe! Bisognerà che met­tiamo la televisione!

 Nicky                           - (dignitoso) Che significa questo, Mi­randa?

Miranda                        - (come lui) Significa che me ne vado!

Nicky                            - Me lo avete già detto prima. Vi accom­pagnerò in macchina dopo colazione!

Miranda                        - Mi accompagna Donald, prima. Vero Donald?

Donald                          - Senza dubbio.

Felicita                          - Beh, non possiamo star qui a discu­tere su questo accompagnamento. Arriveremmo tar­di in chiesa. (Entra Carlo).

Carlo                             - La macchina del signor Lucas è dinan­zi allo scalone, Milady.

Donald                          - (soddisfatto) Okay! Vieni, Pussy!

Nicky                            - (stupefatto) Pussy?

Pietro                            - Non ci badare! In certi momenti di­ventiamo tutti Pussy!

Nicky                            - Preferirei che non andaste a Londra con il signor Lucas, Miranda!

Donald                          - (minaccioso) Da questo momento mi fareste il piacere di smettere di dare degli ordini. Miranda viene a Londra con me. Chiaro?

Felicita                          - Non vi irritate, Donald. Non è neces­sario!

Donald                          - Perdonatemi, signora... Felicita! Ma deve venire con me! Non intendo che rimanga qui per essere torturata e umiliata.

Pietro                            - (a Felicita) Mi pare una specie di idea fissa questa dell'umiliazione!

Nicky                            - Zitto, Pietro (a Miranda). Insistete per partire col signor Lucas?

Miranda                        - Sì. Me ne vado. E vi lascio. Quest'aria per me è irrespirabile! E dite a mia sorella, da parte mia, che può continuare a pettinare vostra madre finché le pare. Andiamo, Donald. (Esce in fretta, Donald, dopo un'occhiata imbarazzata a Felicita la segue).

Felicita                          - Povera Miranda! E' stata tanto ner­vosa tutta la mattina!

Nicky                            - Tutta colpa tua, marnarla! Ora spero che sarai soddisfatta! L'hai gettata fra le braccia di quel volgare fantoccio!

Felicita                          - Niente affatto! E' entrata e uscita dal­le sue braccia, come da una scatola a sorpresa, da quando lui ha messo piede qui!

Nicky                            - Ti sei comportata molto male e mi ver­gogno di te!

Felicita                          - E io mi vergogno di te! Tu, pari d'In­ghilterra e quindicesimo conte di Marshwood ti sei fatta soffiare sotto il naso la donna che ami senza una protesta, Che direbbero i tuoi 14 prede­cessori?

Nicky                            - Confessa che sei felice di esserti libe­rata di Miranda!

Felicita                          - E tu? Non vorrai farmi credere che hai il cuore spezzato?! Non dimenticare che sono tua madre e ti conosco bene! Non sei mai stato ve­ramente innamorato di Miranda come non lo sei mai stato delle altre. Ma ora, per carità, andiamo, perché siamo già terribilmente in ritardo! (Entra Moxie, in cappello e mantello). Ah siete qui, Moxie? Dove vi eravate cacciata?

Moxie                            - Ho preparato la mia roba e son venuta a salutare Milady.

Felicita                          - Sciocchezze! Toglietevi il cappello e non fate la stupida!

Moxie                            - Ma io...

Felicita                          - Obbedite! E datemi un po' di denaro per la questua! E non pensate ad altro! Ora non ho tempo di dir nulla, ma Carlo vi spiegherà. Andia­mo! (Moxie le dà qualche moneta). Grazie (a Car­lo). Date a Moxie un bicchiere di Cherry: pare che stia per venir meno. Vieni, Nicky! E' la prima do­menica che passi qui e' devi cercare di essere indif­ferente come se nulla fosse successo... Veramente, a pensarci bene, che cosa è successo?

Pietro                            - Bisogna passare per le scorciatoie per evitare tutte quelle studentesse... (Esce dalla terraz­za insieme con Felicita).

Nicky                            - (sta per seguirli ma vede ad un tratto l e-spressione di Moxie) Allegra, Moxie! Tutto va bene! (Le batte affettuosamente sulla spalla e se­gue gli altri).

Moxie                            - (con voce tremante) Grazie, Milord! Vi sono tanto grata! (Piomba su una poltrona e fru­ga nella borsa per trovare il fazzoletto).

Carlo                             - Dovete esser contenta, Dora! Non è più il caso dì piangere! Avete sentito?

Moxie                            - Facile a dirsi, per voi! Voi non avete sciolinato in pubblico i vostri panni sudici e non avete spiato tutta la notte!

Carlo                             - (va al tavolino delle bibite) Anche se lo avessi fatto, ora avrei il buon senso di smettere!

Moxie                            - Non potrò mai più camminare a fronte alta!

Carlo                             - (versa due bicchieri di sherry) Allora ecco il modo di non abbassarla! Su! Via le malin­conie! Bevete!

Moxie                            - (prende il bicchiere. Mesta) Grazie, Carlo!

Carlo                             - (prende il proprio bicchiere) Mi pare che abbiate proprio torto, Dora! Non tocca a voi vergognarvi! L'unico vostro errore, se posso permettermi una piccola critica, è stato quello di non cogliere la magnifica occasione che vi si è presen­tata per appiccicarle un bel paio di ceffoni alla vo­stra celebre sorella!

Moxie                            - (leggera risatina) Oh, Carlo!

Carlo                             - (alza il bicchiere) Faccio un brindisi! Bevo solennemente a voi ed a me! Bevo a Milady e a suo figlio che gemono sotto il peso dei privilegi, ma riescono egualmente a tenere alto il morale. E soprattutto bevo al definitivo e inglorioso crollo del sogno più irrealizzabile che abbia mai turbato il credulo cuore dell'uomo: l'Uguaglianza Sociale!

Moxie                            - Nessuno riuscirà mai a farvi smettere di filosofare?

Carlo                             - Credo che sarebbe una fatica erculea! Ma se a volte voleste tentare...

Moxie                            - (ridendo) Oggi sarebbe forse il giorno!

Carlo                             - Allora se bevessimo ancora un sorso?

Moxie                            - Perché no? (mentre Carlo riempie dì nuovo i bicchieri, cala il sipario).

FINE