Mio cugino il nordico

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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

Mio cugino

il nordico

Commedia in due atti

di

Santo Capizzi

Santo Capizzi

Cell. 347 80 60 577

santocapizzi1@alice.it

www.santocapizzi.it


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

A te,

che ci sei.

S.C.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

Questa storia è semplicemente frutto della fantasia, pertanto ogni riferimento a persone, fatti e luoghi è del tutto casuale.

S.C.

Sinossi

La routine quotidiana fatta di liti e stenti della famiglia Cucè, è interrotta dall’improvviso ritorno di un cugino (Vito) che molti anni prima è emigrato al nord per fare fortuna. Vito, che torna a casa dichiarandosi ricco imprenditore e proprietario, si presenta con una fidanzata francese. In realtà il cugino “nordico”, consumato lestofante, ha commesso una truffa per la quale rischia molti anni di galera. Il solo modo per scampare il carcere è quello di intestare la società che ha originato la truf fa a qualcuno, celando pero’ che insieme alla società il malcapitato avrebbe ricevuto in dono anche le beghe giudiziarie ad essa legate. Non trovando nessuno tanto ingenuo da non accorgersi dell’inganno, decide di frodare il cugino (Pippo Cucè), animo buono e quasi ingenuo. Con l’aiuto dell’ammaliante fidanzata francese, dopo una rocambolesca serie di eventi, gli farà firmare i documenti che lo investiranno proprietario della società ed unico ca ndidato alla galera. Solo l’impetuosa e passionale moglie di Pippo (Serena), una volta scoperto l’inganno riuscirà a mettere le cose al posto giusto non senza prima dare spettacolo del suo bizzarro carattere, attraverso esilaranti e coinvolgenti momenti di comicità popolare.

Nota dell’autore

C’è chi parte lasciando la propria terra alla ricerca di stabilità economica, affidandosi ad una fortu na che non incontrata sotto il cielo natio spera di intercettare sotto altri cieli del mondo. C’è chi lascia la sua casa per necessità, inoltrandosi in un viaggio alimentato dalla speranza che non sa dove lo farà approdare. C’è poi chi parte inseguendo un mito, quello del successo personale, che la propria casa non

èin grado di mettergli a disposizione. In questo viaggio alcuni demordono, altri raggiungono la meta, altri ancora fingono di esserci riusciti per non dovere ammettere di avere fallito.

Nella propria terra c’è anche chi resta, sfidando il suo cielo, combattendo ogni giorno per migliorarsi e migliorarla, magari perdendosi in certi momenti nell’intimo, dolce e malinconico sogno di ciò che sarebbe potuto essere se avessero avuto il coraggio di partire o…non avessero avuto quello ancor più grande di restare. Delle volte nel viaggio della vita vince chi parte, altre chi resta, perché non ci sono trionfatori assoluti, ma solo donne e uomini camminano verso un sogno.

Scena unica


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

Personaggi

Pippo Cucè

Serena……………………………….…………   Moglie di Pippo

Melissa detta Lissy…………………..………..  Figlia di Pippo

Vito………………………………….…………   Cugino di Pippo

Etoile ………………………………………….   Fidanzata di Vito

Note di caratterizzazione

Pippo: semplice e dal cuore buono rasente l’ingenuità. Vit tima dell’irruenza della moglie, tentabonariamente di combatterla, ma vi soccombe.

Serena: carattere deciso e indole impetuosa. Il suo comportamento con il marito è aggressivo elitigioso.

Vito:       si atteggia da ricco uomo di mondo pur essendo squattrinato.

Etoile:      dall’apparenza elegante, avvenente e seducente. Parla con un forte accento francese. Solo alla fine si svelerà come attrice siciliana.

Note al testo

·Il tono delle conversazioni fra Pippo e Serena è quello del litigio perenne.

·Per esigenze di copione, nei dialoghi le parole in francese (e straniere in generale) sono scritte per come devono essere pronunciate (fra parentesi si troverà la corretta forma). Dove non c’è la corretta forma fra parentesi, è perché al pronuncia è del tutto inventata e funzionale al copione.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ATTO PRIMO

Salotto di una casa del ceto medio basso.

Scena I

(Pippo, Serena)

Pippo rientra in casa dopo una dura giornata di lavoro, stanco morto e vestito da muratore con tanto di cappello di giornale in testa.

PIPPO: (a voce alta)Serena, o Serena; Melissa! Oh ma non c’è proprio nessuno in questa casa?(Avoce alta) dove vi siete importusate? Ma guarda un po’ se una persona che torna stanco mortodopo una giornata di duro lavoro, non deve trovare nessuno ad attenderlo! (A voce alta) Serena dove ti sei conficcata!

Serena sta preparando la cena, dunque entra in scena vestita da casa con tanto di grembiule, panno legato in testa e cucchiaio di legno in mano.

SERENA: (aggressiva)che cosa hai da gridare tanto che sembri uno pazzo? Che ti sono arrivate lealterazioni mentali tutto a un tratto!

PIPPO: (ironico)buona sera anche a te cuore mio. Cosa ti è successo, per caso mentre cucinavi seicaduta dentro il barattolo dello zucchero? Sei così dolce che solo a sentirti parlare mi si stanno cariando due denti!

SERENA: senti, per cortesia non cominciare! Non ti ci mettere pure tu, che ho già un diavolo percapello per conto mio!

PIPPO:       e quando mai! Quale sarebbe la novità! sentiamo, c he cosa ti è successo questa volta?

SERENA: quella lattante di tua figlia Lissy.

PIPPO: chi? Noi abbiamo solo due figli: Francesco il grande e Melissa la piccola. Chi è questa Lessi,la cugina del cane del telefilm, Rin Tin Tin? Ascolta Serena, per caso ci sono novità che io non conosco ancora? Che hai avuto qualche figlia extra coniugabile!

SERENA: ma quale novità Pippo! Lissy è tua figlia Melissa.

PIPPO:     e che è, l’hai battezzata un’altra volta senza invitarmi? Almeno una bomboniera, me l’hai conservata?

SERENA: ma cosa vai farneticando scimunito…

PIPPO:       vedi? E senza sapere né leggere né scrivere, misono ammuccato una benedizione.

SERENA: Lissy è una variabile d’oltremare del nome Melissa.

PIPPO:        e tutto questo bisogno di farsi chiamare come a Reggio Calabria da dove le è venuto?


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SERENA: ma quale Reggio Calabria, scimunito!

PIPPO: (ironico)ti voglio tanto bene pure io, fiato espirante mio! Tu me lo hai detto che era unavariabile d’oltremare, e il mare più vicino a noi qui in Sicilia quale è? Il mare stretto di Messina. E oltre al mare stretto di Missina, non c’è Reggio Calabria?

SERENA: è mia; la colpa è soltanto mia che mi scordo sempredi essere maritata con un insignificantemuratore ignorantone.

PIPPO: senti amica bella, vedi che questo muratore ignorantone, ti mantiene come una gran signora eti da’ da mangiare da anni.

SERENA: e certo, mi da’ da mangiare…un giorno si e uno no!Tanto è vero che ti hanno soprannominato Pippo “lavoretti occasionali”, appun to perché non sei in grado di trovare un lavoro stabile e duraturo e vai avanti facendo lavoretti, quando ne procuri!

PIPPO:       e che è colpa mia se c’è la crisi?

SERENA: ma quale crisi! La crisi ce l’hai tu dentro la testa! Tu hai il cervello in crisi, è tanto ecrisantemo che non ti cammina più. Se avresti statuto un altro uomo, con delle capacità realistiche, facevi come tuo cugino Vituccio; ah, quello si che è un uomo maschio con tanto di contributi. Lui, qui da noi ha visto che la fortuna non girava, ha preso la sua valigia di cartone compressato e se ne è immigrato all’estero, (pausa) in alta Italia, a Milano! Là si è fatto una posizione, e adesso dorme in un letto fatto con carte da cento euri. Ahi stupida me, mi pento ogni benedetto giorno di non avere accettato la sua proposta di fidanzamento quando eravamo ragazzi e di essermi invece sposata con te, uomo senza arte nè parte. Quello, Vito, si che è un vero maschio!

PIPPO:     e perché io cosa sarei?

SERENA: un povero quaquaraquà, squattrinato e ignorantone.

PIPPO:     ma quanto sei sensibile! E comunque tornando al discorso di poco fa, visto che tu con quella licenzietta media serale che a forza di pedate di sei presa a quaranta cinque anni, ti senti tutta intellettualizzata, me lo vuoi dire di quale mare stiamo parlando?

SERENA: del mare oceanico Atlantic! Di quale allora.

PIPPO:       Atlantic? Come quello del film della nave che è affondata?

SERENA: certo, animale della foresta ammazzatica, certo! Lo hanno chiamato apposta così. In onoredella grande nave trans.

PIPPO:       e dove trasi?

SERENA: chi?


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PIPPO:        la nave. Hai detto che è la grande nave che trasi, che entra.

SERENA: ma che entra ed esce, babbione! Tutte le navi grandi si chiamano trans.

PIPPO: ma che mi stai raccontando! E comunque, tu mi vuoi dire che c’era questo mare oceanisticoche non aveva un nome, e hanno dovuto aspettare che affondasse una nave per poterlo nominare?

SERENA: precisamente!

PIPPO:       e tutte queste cose che te le hanno insegnate alla scuola serale?

SERENA: no, le ho lette in un fotoromanzo!

PIPPO:     ah, allora se è così non ci sono più dubbi, è sacrosanta verità! Ma senti, dopo tutta questa lezione di storia…

SERENA: ma quale storia, che dici bestia inservaggita della giungla dell’Africa latina! Perciòabbiamo parlato di mare, di navi, di incontinenti, e secondo te è storia?

PIPPO:       e che cosa sarebbe allora?

SERENA: ah, povero sprovveduto! È educazione civita.

PIPPO:       Civita, come il famoso quartiere? (nota:la Civita è un quartiere della città).

SERENA: civita, civita!

PIPPO:       sei sicura che è Civita, vero? Non e che per caso èdel San Giorgio (altro quartiere)?

SERENA: ma quanto sei spiritoso, essere insignificante! Mi ha fatto la battuta; eh pupazzo dicarnevale con il pennacchio!

PIPPO:       senti Serena, prima di prendermi e buttarmi dentro un cassonetto della spazzatura, me lo vuoi dire cosa è successo a Melissa ovvero Lissy di oltre lo stretto anche detta della Civita?

SERENA: è successo che ora anche le pulci hanno la tosse!

PIPPO:  e tutto questo manicomio per un raffreddore?

SERENA: ma quale raffreddore e influenza; quella poppante di(enfatizzare)  tua figlia…

PIPPO:     oh, ma com’è possibile che ogni volta che ci sono problemi i figli sono miei, quando invece danno soddisfazioni sono tuoi! Serena, guarda che i figli li abbiamo fatti in comunicazione, li abbiamo fatti fiffiti fiffiti!


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SERENA: e si vide che quando abbiamo fatto questa, io non ci ho messo proprio testa, perché èvenuta tutta sfarfallata di cervello, proprio come te. Melissa è sputata spiccicata la fotocopia della tua famiglia!

PIPPO:       e perché che cosa avresti da dire della mia famiglia eh?

SERENA: lasciamo perdere, perché se comincio a parlare, anzi a sbraitare della tua bella famigliolaqui facciamo notte fonda. Almeno avesse preso da tuo cugino Vito… l’unico che di salva.

PIPPO:      e grida pure; vediamo come gridi. Tanto a te solo questo devono darti di strillare contro la mia famiglia, spettegolare dalla mattina alla sera raccontare i vanti, i meriti e i successi di mio cugino Vito. Altri pensieri non ne hai.

SERENA: e allora considerato che io non ho pensieri, pensaci tu a quella squinternata di tua figlia chemi sta facendo fare il sangue acqua. Io non parlo più!

PIPPO:     magari queste parole arrivassero in cielo e la Madonna mi facesse la grazia di esaudirti. Madonnina mia, vedi che quella candela da cento chili che ti ho promesso è sempre pronta, tu fammi la grazia di quietarla e in cinque minuti la candela è bella che arde.

SERENA: tempo perso! Me ne vado!

PIPPO:     e dove vai?

SERENA: in cucina, oggi sto preparando una vecchia ricetta siciliana: u bastaddu affucatu, ovvero ilcavolfiore strozzato.

PIPPO:     ma se stiamo parlano!

SERENA: devo andare a mescolare il cavolfiore, prima che si bruci e si appiccichi alla pentola.

PIPPO:       e quale sarebbe la novità!

SERENA: senti bello, se non ti piace come cucino ti prendi una cameriera, hai capito?

PIPPO:     se avessi i soldi per pagarla, stai sicura che la prenderei all’istante, almeno sarei sicuro di non mangiare ogni sera carbonella e di avere sempre i vestiti puliti e stirati.

SERENA: e che vorresti dire che io non lavo e non stiro?

PIPPO:        si, precisamente!

SERENA: a si! E fammi un esempio.

PIPPO:     vuoi un esempio? Te lo faccio! Serena, torroncino al pistacchio mio, me la prendi una camicia pulita così mi cambio!

SERENA: camicie pulite non ce ne sono. Tempo di lavare e stirare non ne ho avuto.


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PIPPO:     lo vedi? Lo vedi che non dico fesserie. E poi, potrei capirlo se fossi una donna che lavora anche fuori casa; ma sei tutto il giorno infilata dentro e passi il tuo tempo leggendo fotoromanzi e guardando telenovele.

SERENA: e perché non ce l’ho il diritto di riposarmi ogni anto? Oppure devo passare tutta la giornataa lavare calzini puzzolenti e a stirare! E chi ti sembra che sono diventata, la schiava Isaura?

PIPPO: ma che dici? Il mio guardaroba consiste in: due e dico due, paia di calzini buoni per leoccasioni immonde; due paia di calzini per il lavoro, che mi cambio una volta a settimana, un pantalone per la domenica, una camicia bianca per le feste, più una canottiera per quando c’è brutto tempo. Stop! Questi sono tutti i vestiti che posseggo. Perciò dico io, tutto questo gran lavorone di cui ti lamenti, dove lo vedi!

SERENA: senti Pippo, se non ti piaccio, di moglie te ne cerchi un’altra. Voglio proprio vedere se latrovi un’altra santa e martire che ti sopporta.

PIPPO:     e chi ti pare che sono scemo? Perciò, dopo venti cinque anni che ti allevo e sopporto, me ne piglio un’altra che possibilmente mi capita peggio di te! Bestia una volta posso essere. (Un tempo) Serena io sto sentendo puzza di bruciato!

SERENA:   oh, i cavolfiori si sono bruciati! (Esce di corsa).

Scena II

(Pippo, Melissa)

PIPPO: e anche oggi mangeremo carbonella. Ah, che bella accoglienza, gliela auguro a ognuno…deimiei nemici! (Chiama) Melissa, Melissa, a vero ora è diventata americana e se la chiamo in dialettistico non mi capisce. Lissy, Lissy, oh mi pare di chiamare il cane. Lissy vieni qua a papà, qua bella, mmucs…(simula il richiamo per i cani).

MELISSA: ciao papà(gli da un bacio).

PIPPO:     ciao paparella. Ma senti cos’è questa storia che non ti piace più il nome di tua nonna e vuoi essere chiamata all’americana?

MELISSA: no papà, non è che non mi piace più, è solo che…  sai com’è…

PIPPO:         no, non lo so, spiegamelo tu!

MELISSA: e che adesso che non sono più una bambina, voglio internazionalizzare il mio nome eallora mi faccio chiamare Lissy.

PIPPO:      come il cane del telefilm! E senti in questa interinalità nomistica non è che c’entra qualche ragazzino?

MELISSA: (imbarazzata)a dire il vero…


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PIPPO:       (come illuminato) basta non mi dire niente, ho capito. E tua madre lo sa?

MELISSA: si glielo detto, e le ho detto che volevo farlo venire a casa per farvelo conoscere.

PIPPO:     ah ecco, ora ho capito da dove arrivava tutto quel nervosismo, quell’inservaggimento che pareva morsa da una comitiva di api austro-ungariche.

MELISSA: non l’ha presa bene la notizia, mi ha detto letteralmente: ancora sei una poppante chepuzza di latte, e poi in questa casa prima di entrare un ragazzo, deve entrare la sua busta paga.

PIPPO:     sentimentale! Tua madre è stata sempre sentimentale. E vedi poi chi parla, lei che a diciassette anni era già madre.

MELISSA: dice che non mi devo distrarre con i ragazzi prima della laurea.

PIPPO:     ma se ancora sei al quarto anno di liceo! E poi sono sicuro che di questi problemi non ne avremo, è da quando eri una mocciosa che sogni di diventare una grande pisicolabile!

MELISSA: (ridendo)psicologa papà, psicologa.

PIPPO:         e va bene, lo sai che io con queste parole straniere non sono tanto bravo.

MELISSA: veramente è una parola italiana.

PIPPO:         dici sul serio? E quando gliel’hanno data la cittadinanza?

MELISSA: (sorridendo)papà sei sempre il solito!

PIPPO:         almeno ridiamo figlia mia. E senti, come si chiama questo fidanzatino?

MELISSA: Alessandro, ma si fa chiamare Alex.

PIPPO:       e certo, è americano pure lui. Comunque, io capisco la moda, però mi raccomando non ti vergognare mai delle tue origini anche se sono modeste e soprattutto non lasciare mai che siano gli altri a dirti come devi essere.

MELISSA: papà tranquillo.

PIPPO:   avanti, ora dammi un bacio (Lissy gli da un bacio). Fammi una cortesia, portami la solita bacinella con l’acqua calda e il barattolo con il sale grosso; con tua madre la sistemo io la cosa.

MELISSA: la bacinella è già pronta di là, vado a prenderla.

PIPPO:           grazie. E di’ alla contessa dei poveri morti di fame che devo parlarci immediatamente.

MELISSA: corro(esce per andare a prendere la bacinella ed il contenitore col sale).


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PIPPO:         attenta prima che inciampi. E pure la bambina è cresciuta. (Mentre parla si toglie gli scarponi da lavoro, sotto avrà delle calze bucate) sembra ieri che le cambiavo i pannolinie invece già mi parla di fidanzati.

Scena III

(Pippo, Melissa, Serena)

Entra Lissy portando la bacinella con l’acqua ed una asciuga mani, è seguita da Serena che porta il contenitore con il sale e le ciabatte di Pippo.

MELISSA: papà ecco la bacinella con l’acqua calda per il tuo  solito pediluvio.

PIPPO:         grazie zucchero mio. Dammela che mi faccio uno sdilluvio che mi ristoro tutto quanto!

SERENA: (lanciandole pantofole verso il marito)tieni qua, e mi raccomando, mentre ti disgrassi ipiedi, non bagnare il pavimento, l’ho lavato questa mattina!

PIPPO:     l’hai  fatto questo immenso sforzo.

SERENA: che volevi ah?

PIPPO:       com’ è finita con il cavolfiore; si è strozzato?

SERENA: (ironica aggressiva)si, è rimasto teso teso,(un tempo)lui! Forza parla se hai qualcosa dadirmi, perché io ho da fare.

PIPPO:       e che devi fare? Devi andare a seppellire l’ortaggio suicida.

SERENA: ridiamo che il buffone ha fatto la battuta.(Aggressiva)che vuoi? Vuoi parlare ah, forzasbrigati!

PIPPO:   che cos’è questo fatto che sei arrabbiata con Melissa…Lissy volevo dire Lissy, perché c’è un ragazzo che le fa la corte e ci vuole conoscere!

SERENA: ma quale corte e ragazzo? È un poppante di primo pe lo!

MELISSA: ma mamma…

SERENA: muta tu! E poi sia chiaro a padre e figlia…

PIPPO:        e spirito santo…

SERENA: …che prima di mettere piede in casa mia, un eventuale pretenditore della mano di mia figlia, mi deve dimostrare con tanto di carte bollate che ci ha una posizione socialista stabilizzata!

MELISSA: mamma ma Alex ha vent’anni.


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SERENA:   muta tu; che ti attorcigli tutta la lingua, che ancora tiri su con il naso! Ora ci sa Jaxi e candeggina! (Al marito) e poi ancora è una bambina.

PIPPO:    ma che dici? Melissa ha 18 anni; è più grande di te quando abbiamo fatto la fuitinia! Te lo ricordi quando che ne siamo fuiuti?

SERENA: (sarcastica)e chi se lo può scordare; ho fatto il migliore affa re della mia vita!

PIPPO:       (ironico) grazie eh. E con queste parole cosa vorresti dire?

SERENA: che era meglio se rimanevo zitella piuttosto che prendermi te come marito.

PIPPO:      senti principessa Elisabetta dei poveri, vedi che se non c’ero io che ti prendevo e ti toglievo da in mezzo alle zecche dove stavi, a quest’ora tu eri una zitellona acida e con il morbo di fish en croc, perché con questo caratterino simpatico che hai, non ti avrebbe mai presa nessuno! Amore mio, tu sei Serena solo di nome, perché per il resto sei tutta un terremoto.

SERENA: a sei buono tu, povero in canna e squattrinato. Mi hai levato dalle zecche e mi hai messo inmezzo ai pidocchi affamati. Ah, se solo avessi preso anche solo un orecchio, dico solo un pezzo di orecchio da tuo cugino Vituccio…

PIPPO:       avrei le orecchie come un elefante!

SERENA: ma che vai dicendo, uomo ridicolo! Quello si che sa trattare con i giovani; chi sa quanti neha che lavorano nella sua impresa! Lui è uomo di mondo, di mentalità nordistica, non un povero siculo antico come te!

PIPPO:      adesso basta con questo Vituccio, Vitino e Vitello. Mio cugino ci vuole poco che me lo stai facendo diventare antipatico senza motivo. Lui ha avuto coraggio, è partito ed ha sfondato. Basta! Che hai intenzione di macinarmi il cervello per tutta la vita con questa novena?

SERENA: (ironica)e infatti sei tutto mortificato e contrariato!

PIPPO:       sai che ti dico? Ora mi immigro come immigrato a Milano. Me ne vado a lavorare con mio cugino, mi porto pure i ragazzi e ti mollo qua!

SERENA: ah, mi dici questo? E sai io cosa ti rispondo? Che hai perso tempo ad andartene!

MELISSA: dai mamma, papà  finitela; non voglio che litighiat e per colpa mia.

SERENA:   la colpa è di quello sconsiderato di tuo padre!

PIPPO:     ah, io sarei uno sconsiderato? E allora questa volta mi riconsidero e per mia figlia ci penso e decido io!

SERENA: e che cosa vuoi dire che deve fare la scappatella pure lei?


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PIPPO:       ma che stai farneticando? Chi ha parlato di scappatella! Ma certo che nostra figlia avrà tutto il diritto di frequentare un ragazzo e di farcelo conoscere. Ti sembra che siamo rimasti ai nostri tempi, quando per vederci tu dovevi stare affacciata al balcone in piena notte pure a gennaio ed io all’acqua e al vento arrampicato sull’albero di ulivo di fronte casa tua!

SERENA: (ironica)e allora facciamoli fidanzare ufficialmente! Guarda che tutti e due ancorastudiano, lo vuoi capire!

MELISSA: Alex è già diplomato.

SERENA: ti ho detto muta e pipa! Magari li facciamo sposare, ce l’infiliamo in casa, e gli diamo lospasso, il divertimento e li manteniamo pure.

PIPPO:         ma dico io, prima di parlare lo colleghi il cervello alla bocca, oppure dai solamente fiato alle trombe stonate che hai in testa? Ma chi ha parlato di spasso, matrimonio e mantenimenti vari? Qua si parla di due ragazzi che si piacciono e si vogliono frequentare. Punto. Che c’è di male?

SERENA: c’è di male che la gente ha la lingua lunga e parla assai.

PIPPO:       e farla parlare e spettegolare, che te ne frega! Perché forse i loro figli non si sono mai fidanzati? E loro stessi come si sono sposati e come li hanno fatte le loro creature per virtù dello Spirito Santo? Arrimodernati cara mia, siamo negli anni moderni! Oggi giorno due ragazzi che si frequentano non c’è bisogno che si sposino di corsa, hanno tutto il tempo che vogliono per farsi una posizione socievole.

SERENA: ma perché non pensi alla tua di posizione, che nonhai né arte né parte!

PIPPO:       a me la mia posizione mi sta più che bene; se non ti piace dove sono, te ne cerchi un altro più posizionato. E comunque non cambiare discorso, ti ho detto che per nostra figlia questa volta decido io! Punto!

SERENA: e a capo! Allora sai che ti dico?

PIPPO:       che mi dici?

SERENA: se vuoi fare l’uomo una volta nella tua vita, fallo per bene e appena sentirai spettegolare unintero quartiere, sbrigatela tu questa matassa aggrotuppata! (Esce).

Scena IV

(Pippo, Melissa)

PIPPO: (urlandole dietro)e me la sbrigo io, non ci sono problemi; questa insieme alle altre. Hai vistocara Melissa, tutto a posto.

MELISSA: insomma proprio tutto a posto non direi. Ci mancava poco che vi scannavate!

PIPPO:        ma quale! Quella, tua madre, è un cane…


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MELISSA: ma che dici papà?

PIPPO:     volevo dire: è come un cane che abbia e non mozzica. Avanti, ora fammi rilassare un pochino con i piedi ammollo. Vedi cara Melissuccia, per una persona come me che sta tutta la giornata alzato ad impastare cemento indossando quei pesanti scarponi, è importante la sera mettersi con i piedi sotto sale.

MELISSA: ed il pediluvio serale agevola il rilassamento.

PIPPO: non solo. Lo sdilluvio, mi consente di entrare i piedi dentro le pantofole.(Nel frattempoimmerge i piedi nella vasca).

MELISSA: in che senso?

PIPPO: ora vengo mi spiego. Questa tecnica di sgonfiamento piedifero, me l’ha insegnata un dottorementre stavo facendo dei lavoretti a casa sua. Lui mi ha spiegato prima la parte teoretica e dopo il funzionamento praticistico. Dunque, la parte teoretica dice che: se una persona è costretto a stare tutta la santa giornata alzato, tutti i liquami che sono presenti rappresentati nel nostro corpo, siccome che c’è la forza di gravidanza, se ne scendono verso sotto. Ora, considerato che più sotto dei piedi nella corporatura umanistica non c’è niente, loro, i liquami, arrivano in massa nei piedi e li gonfiano come una zampogna nella notte di Natale. È chiaro fino ad ora?

MELISSA: chiarissimo.

PIPPO: mi ha imparato il dottorico, che per sgonfiare la zampogna, la metodistica più meglio è quelladi mettersi i piedi sotto sale (nel frattempo mette del sale sui piedi come a panarli; si può usare del borotalco) e subito dopo di tuffarli in una bella bacinella di acqua calda. Cosìfacendo, l’acqua calda liquida, agevola l’espansion e dei pori portusistici dell’epi-dentice cotennifero; i poriferi si spalancano come i porticati del Colossistico di Roma, e i liquami sono costretti dalla esalazione preventisticamente apposta di sopra, ad uscire e andare ad accoppiarsi con l’acqua della bacinella. Risultato finale, è che i piedi sgonfiano, e diventano come quelli di una ballerina caustica.

MELISSA: bella trovata! Papà ma in cosa era specializzato qu esto medico.

PIPPO:         ah, era uno di quelli come si dice…illuminati, un l    ampionaro…o forse un lupinaro!

MELISSA: un luminare.

PIPPO: si brava uno allampato. Pensa che mi ha detto che è un dottore commerciante. Io a dire laverità mi sono vergognato a chiedergli cosa voleva dire; ma penso che per sapere tutte queste cose deve essere uno che lavora con i piedi!

MELISSA: beh, non proprio…


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PIPPO: va bene poco importa. Anche se non si occupa specialisticamente di piedi, anche se fosse undottore del fegato, dei polmoni, delle emorroidi, non ci fa nulla, a me basta che mi abbia risolto il problema.

Scena V

(Pippo, Melissa, Vito, Etoile)

Suonano alla porta.

PIPPO: e chi è a quest’ora? Melissa, per favore vai ad aprire tu, così nono mi asmollo i piedi.

MELISSA: va bene papà.

Melissa va ad aprire, sulla soglia della porta si affaccia un uomo molto ben vestito.

MELISSA: buonasera; prego desidera?

VITO: (parlando con un inverosimile accento del nord)ostrega, mi sun Vitun, mi cercun mi cusinPipin.

PIPPO: Melissa chi è?

MELISSA: è un signore che parla una lingua che non capisco bene.

PIPPO: aspetta che vengo io!(Va verso la porta )buonasera, in che cosa ci posso essere di utilizzo!

VITO:    (entusiasta di vedere il cugino) Pipin, ostrega, ti ni mi ricuniscì mi?

PIPPO: senta, io quello che dice non lo sto capendo.

VITO:    ma dai…mi sun Vitin, ti cuisin di Milan.

PIPPO: senta ci sto dicendo che non sto capendo nemmeno un’acca. Comunque se è qui per vendereenciclopedie non m’interessano, non ne vogliamo. Noi in questa famiglia alla ignoranza ci teniamo, sono anni che la coltiviamo, dunque grazie e arrivederci.

VITO:  ma qual libri, qual inciclopedies. Mo verament tu non vedi un facc famigliel, ostrega!

PIPPO: che è rappresentate di pentole? Non me ne servono, tanto con mia moglie il cibo si brucia lostesso!

VITO:  ma no, ma mi nin sun a un pentolar…

PIPPO: ah, ho capito. Che mi vuole offrire un’altra religione? Che è un’offerta di quelle prendi il mioDio che è meglio del tuo, cambiagli il nome e ti salverai. No grazie, non mi interessa, io il mio ce l’ho, e per me è sempre lo stesso e unico per tutti, come lo volete chiamare lo chiamate: il principale è uno e uno solo.


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VITO:  (sorridendo)     ma quel religiun…

PIPPO: e che fa, ci ride pure! Senta ora mi sta cominciando ad annoiare. Forza passi avanti, vada inun’altra casa che magari sono interessati. Se ne vada al numero ventisette, tre porte più avanti. Là trova mia comare Mela detta la cortiglia ra pettegola; poverina è vedova e almeno le fate dieci minuti di compagnia.

VITO:     ma son mi, Vitin….

PIPPO:   (innervosito) senti ora dacci un taglio; finiscila e vattene subito altrimenti chiamo iCarabinieri. Melissa fai il 112.

VITO:     (allarmato) no, i Carabinieri no, per favore!

PIPPO:  guarda questo oh, e che è poliglottolo?

VITO:     Pippo sono io, tuo cugino Vito…il milanese. Che    fai non mi arriconosci più?

PIPPO: (sorpreso)Vito? Vituzzo, mio cugino il nordico? E certo che non ti avevo riconosciuto, tu tipresenti parlando tutto in continentale! Vieni qua, abbracciami (si abbracciano affettuosamente).

VITO:       Pippuzzo mio, tu non puoi immaginare che felicità che mi sta dando la tua vista. E questa signorina chi è?

PIPPO:     caro cugino, questa signorinella è mia figlia Melissa, anche detta in campo internazionale Lissy dello stretto.

VITO: Melissa? Ma chi la bambina che quando sono partito per il continente italo-lombardico, ancorastava in una mano tanto era piccola?

PIPPO: e si è lei. Allora era appena nata, oggi invece è una signorinella, devi pensare che fra poco didiploma alle scuole superiori riunite d’Italia.

VITO: niente di meno! Ma senti Pippuzzo, qua fuori davanti la porta c’è la mia compagna; la possofare entrare?

PIPPO: la tua compagna? E che sei diventato comunista?

VITO:  no ma che dici! La mia compagna, cioè la mia fidanzata.

PIPPO: ah! E che domande fai? L’hai lasciata fuori quella poverina? Ah Vituzzo, Vituzzo, a quest’orachi sa cosa starà pensando quella settendrina: nè, sti terrun si ‘nde maleducat, mi lassan for ‘ndi la port. Forza vai a chiamarla questa milanesella.

VITO:  veramente non è milanesa.

PIPPO: a no!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

VITO:  nonsi, è straniera.

PIPPO: e che te la sei presa esterofila? E sbrigati, fammela vedere che non ne ho visto mai femmineesterne!

VITO:  (Verso l’esterno)Etoile, ma sceri’(ma cherie)…

PIPPO: tranquillo che non ce ne sono! Zanzare quante ne vuoi, ma moscerini non ne regnano, contutte quelle lucertole appiccicate alla facciata, sono molto meglio di un cane di guardia.

VITO: (sorridendo)ma quali moscerini e blatte con le ali! Ma sceri’ in francese vuole dire mia cara.

PIPPO: perché la forestiera è francese della Francia?

VITO: certamente. Etual(Etoile)cara, entra pure.

Entra Etoile vestita come un personaggio de la belle epoque. Il suo incedere è sensuale i suoi movimenti sinuosi.

VITO:     caro Pippuzzo, cara Melissa, vi presento Etual, la mia compagna.

PIPPO:    (sottovoce a Vito) oh Vito, complimenti per la compagnia!

MELISSA: bonjur madam(bonjour madame).

ETOILE:    (parla con un forte accento francese) buongiorno a te mia sceri’ (cherie). Parli il francese?

MELISSA: qualche scios, je l’etudiè a l’ecol(quelque chose, je l’etudiè a l’ecole).

PIPPO: Melissa a papà, va bene che tu sei internazionale e parli tutti i linguami del mondo, ma qua c’ègente che non parla bene nemmeno dialetto.

MELISSA: si hai ragione papà, scusa da adesso parlo in itali ano.

PIPPO: non dico per me sia chiaro, io ho fatto il bersagliere a Torino perciò di linguine d’oltre oceanone mastico; è per quella ignorantona di tua madre. Sai com’è fatta quella, indietro di un passo non vuole rimanerci e per non ammettere che non parla il franchico, capace che non capisce manco una parola e fa la figura della fessacchiotta.

ETOILE: e tu devi essere il cugino Pipin le sicilien.

VITO:      asciantè (enchantè).

PIPPO:    che hai, sei sciancata?

VITO:      asciantè, si dice asciantè quando si conosce una donna francesa.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO: A si, si. Ma bell paperet…sciancai! Yes io, me stess medesim, sogn le cugin della Sicil. Morto pliacir di accanoscer a tià.

ETOILE:  ma caro cugino, il tuo francese è impeccabile.

PIPPO:     modestament m’addifend.

ETOILE: ma con me puoi anche parlare in italiano.

PIPPO:       perchè lo capisci?

ETOILE: ma certamente.

PIPPO:       oh che femmine astruitamente astruse, (ironico) proprio come a quella cosa fine ed elegante di mia moglie Serena. Ma accomodatevi, accomodatevi.

Scena VI

(Pippo, Melissa, Vito, Etoile, Serena)

SERENA: (entra urlando e senza vedere gli ospiti)ehi tu, Pippo sbirulino, togliti quei piedi puzzolentida ammollo che a quest’ora saranno gonfiati come il baccalà. Alzati le chiappe dalla sedia e vieni di là in cucina a mangiare prima che si fre ddi tutto! Avanti march…

PIPPO:        (a Etoile) signora, le presento mia moglie Serena, detta anche la Baronessa.

SERENA: (accorgendosi degli ospiti)buo…buonasera(al marito) animale della giara, non me lopotevi dire che c’erano persone, ah? Che figura mi hai fatto fare?

PIPPO:       ti ho fatto comparire per quello che sei: zoticona, antipatica e maleducata.

VITO:         Serena, cugina mia (l’abbraccia).

SERENA: ci ariconosciamo?

VITO:         sono io, Vito il milanese…  nè.

SERENA: (contenta)veramente? Ma non ti avevo riconosciuto! Vediamo, fatti guardare tutto. Bih chesei fatto bello: slanciato, pulito, elegante, fine. A si vede che fai la vita del signore, no come a quello strascicato di mio marito. E la signora chi avrebbe stata?

VITO:        mia cara Serena, ti presento la mia compagna Etoilette.

PIPPO:     hai visto Serena? Lei tualetta, tu bidè.

ETOILE: molto piacere di conoscerti. Sono Etoile dalla Francia.

SERENA: piacere mio, io sono Serena dalla…  Civita.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO: ma venite, sedetevi a mangiare con noi, c’è pasta scotta e appiccicaticcia con melanzane ericotta salata e per secondo cavolfiori strozzati, nella versione bruciacchiata, specialità di mia moglie.

VITO: no Pippo, noi vi ringraziamo, ma siamo venuti solo per un saluto veloce. Ci tratteremo in cittàsoltanto pochi giorni e per questo abbiamo preso una stanza all’hotel 8 stelle del centro, nè. Adesso andiamo a riposarci; magari ci rivediamo domani.

PIPPO: ma quale hotel 8 stelle e 9 lune! Non sia mai che mio cugino il milanese è in città e deveandare a dormire in un albergo! E allora la famiglia che cosa è acqua fresca? Voi sarete ospiti nostri per tutto il tempo che vorrete.

VITO:  ma non vorrei approfittare.

PIPPO: approfitta, approfitta pure, non ci sono problemi. Anzi lo sai che ti dico? Se non approfitti mioffendo!

VITO:      beh se vi offendete, vuole dire che per qualche giorno saremo vostri ospiti.

PIPPO:  oooh, tutti questi complimenti in famiglia…

Scena VII

(Pippo, Melissa, Vito, Etoile, Serena)

ETOILE: bene allora mon scer(mon scher),se hai deciso che per questa sera resteremo qui, io andreia metermi comoda’ (a Serena) sai cara cugina dopo il lungo viaggio in aero da Milano fino a qui mi sento un poco disturbata.

PIPPO: almeno lei si sdisturba dopo il lungo viaggio in aereo, tu Serenella sei sempre disturbatanonostante sei notte e giorno importusata in casa!

SERENA: che certo lo capiscio, dalla Basilicata a qua ci avete dovuto mettere almeno 15 ore diaereo…

PIPPO:       per non parlare della fila e traghetti.

SERENA: ma che dici scimunito?

PIPPO:       è arrivata quella furba! Perché per te non ne hanno fatto fila ai traghetti?

SERENA: e secondo te viaggiando con l’aeroplano ne fanno fila?

PIPPO:       a no?

SERENA: no. L’aero atterra direttamente sopra la nave con tutti i passeggeri aereofagi.

PIPPO: si, glieli lanciano sopra la barca direttamente con il paracadute! Comunque, prego signorina,facesse come se si fosse ritrovata nella sua medesima casa. Si accomodi come appreferisce;


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

nella nostra miseria, quanto più ospedale potiamo essere…fossimo. Lissy a papà (al cugino) mia figlia Melissa la conoscono come Lissy dello stretto. (Alla figlia) senti, accompagna la cugina francesa nel bagno che se si vuole dare una sciacquariata arefrescatoria se la dasse, e poi facci vedere la camera da letto, io e mia moglie per oggi ci accomodiamo sopra il divano.

ETOILE:  allora andiamo cara?

MELISSA: certo seguimi!(Escono).

PIPPO:  e le valigie dove le avete lasciate?

VITO:     sono qua sotto nel tacchisi…te l’ho detto nè, pen savamo di restare solo qualche minuto per un salutino. Faccio un salto a prenderle nè.

PIPPO:   fremmo! Dove vai saltando prima che scivoli per quelle scale scivolose e ti rompi qualche piede. Adesso te li va a prendere mia moglie.

VITO:     no, non permetterei mai nè…una signora nè…

PIPPO:  dove?

VITO:     qua..

PIPPO:  e chi sarebbe?

VITO:    ma Serena, tua moglie!

PIPPO: chi? Quello scaricatore di porto fatto a forma di femmina!

SERENA: lascialo perdere tuo cugino, Vituccio bello mio, illo non mi apprezza! Ci vado io neltassinista e te le prento io i valigiumi!

VITO:  se proprio insisti… almeno prendi (comincia a cercare nelle varie tasche dei soldi che non troverà), prendi almeno… (come sorpreso) oh aibo’… ostrega…

PIPPO: no quale ostrica e pesce spada, alici arrostite ci sono come secondo; queste possiamopermetterci!

VITO:     non mi trovo liquami addosso. Non ho denaro spicciolo nè, devono avermelo rubato all’aereo porto; in mezzo a tutta quella confusione qualche ladruncolo avrà approfittato per sfilarmi la mazzetta con gli spiccioli che tenevo in tasca nè.

SERENA: e quanto avevi?

VITO:         a nulla di che; pochi soldi per il necessario di viaggio, saranno stati otto, nove…cento euro!

PIPPO:     (ironico) ah proprio  lo stretto necessario per le piccole fesserie!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

VITO:  mi ero scordato come funzionano le cose qui da voi. Certo che a Milano è ben diverso nè.Comunque ti dispiacerebbe cara cuginetta Serenetta, anticipare tu, poi…poi te li rendo nè!

SERENA: e che ci sono problemi? Ci penso io!(Uscendo)ma guarda che cose; gioia,nemmeno il tempo di ritornare nella terra nascitrice, che lo hanno pulito del tutto. Gente incivilistica!

Scena VIII

(Pippo, Vito)

VITO: è inutile, questo popolame siculo non cambia mai, sempre con la testa alle cose storte…nè!Dico io nè, al posto di rubare portafogli, perché on si cercano un bel lavoro questi ragazzi…nè? Perché non fanno come i milanesi che si n da piccoli lasciano le scuole e si mettono a fare i fabbricanti operistici nelle fabbriche…nè!

PIPPO: eh caro mio, non per giustificarli, ma qua che ci sono fabbriche che i ragazzi si possonosistemare e lavorare come nel continente milanese? Qua c’è poca roba e mala pagata. Ma parliamo di te invece; chi ti ci porta dopo tanti anni che sei in Italia a tornare in Sicilia?

VITO:    nostalgia Pippo mio, avevo tanta nostalgia della mia terra, nè.

PIPPO: e come mai? Forse le cose non ti vanno tanto bene?

Vito comincia a ridere di gusto, dopo un poco senza capire il perché anche Pippo lo segue nella sonora risata.

PIPPO: (ancora ridendo)Vi…Vito…ma…ma perché stiamo ridendo a spaccarci i      fianchi?

VITO: per quello che hai detto. Caro cuginetto, a me le cose nel continente mi sono andate no bene,ma benissimo. Pippuzzo, io sono partito con una valigia di cartone piena solo si sogni e speranze e ora sono il padrone di Milano, nè.

PIPPO: (sorpreso)niente di meno!

VITO: si caro mio. Là nel nordi, una persona che ha testa , capacità e coraggio, si può fare unaposizione rispettabile in poco tempo, proprio come è successo me, nè! Pippo io oggi sogno proprietario di 14 aziende…

PIPPO: quante 14?

VITO:  si. Pensa, sono tanto ricco che un giorno mi è piaciuta una casetta con una ventina di stanze, con piscina olimpionica, campo da tennis, da calcio, di bocce, di baschetti, circa 178 mila metri quadrati di giardino…

PIPPO: a proprio una casetta…

VITO: insomma per farla breve la stavo comprando, quando all’improvviso mi sono ricordato che giàavevo 16 case…


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO: e allora ti è sembrato peccato sperperare questi soldi e hai lasciato perdere!

VITO: no, ma quale! Sentivo superstizione ad avere 17 case, allora per stare con il cuore in pace, mene sono comprate tre tutte in un’unica risoluzione e sono arrivato a 19, nè.

PIPPO: e io per questo buco di casa che ha le mura che sudano umidità da ogni crepa, ho sulle spallealtri 38 anni di mutuo.

VITO:  sono milionario che i soldi non so più come spenderli. Pensa che a Etoile quando ha fatto il compleanno, le ho comprato un diamante grosso quanto la testa di un bambino di un anno e mezzo e siccome lei è una intellettualistica e appassionata, le ho comprato pure la Scala, in contanti…

PIPPO:  la scala…e gliela hai presa con 8 o con 16 gradini   ?

VITO: ma che hai capito stupidello! Lei è appassionata di musica lirica e di filodrammatica e mi avevachiesto in regalo l’abbonamento stagionale; io per non sbagliare, talmente sono ricco che le ho regalato direttamente il teatro la Scala di Milano con tutti gli attori e i musicanti.

PIPPO: senti, ma per questa musica liquida, al posto della scala non era meglio un secchio!

VITO: ma che vai dicendo? E comunque io ti compatiscio, anche pure io quando ero un povero pazzosenza soldi non conoscevo altro che lavoro e letto; ma quali divertimenti, concerti, musica, scale…

PIPPO: sgabelli…

VITO: si sgabelli…ma quali sgabelli, che mi fai dire, nè ! Comunque caro parente accuginato, tu vuoisapere cosa mi porta oggi dopo tant’anni qua? La nostalgia. La nostalgia e il desiderio di vedere questa terra con occhi diversi, con gli occhi di chi ce l’ha fatta! E oggi posso dire che io ho due paia di occhi per guardare questa terra: quelli del pezzente che ero e questi dell’uomo ricco che sono oggi.

PIPPO: e beato tu che hai due paia di occhi; a me invece non mi stanno restando manco un paio diocchi per piangere!

VITO:     in che senso!

PIPPO: nel senso che le cose non vanno tanto bene. Il lavoro. È il lavoro sopratutto che va mancando;ce n’è poco malo pagato. Qua caro Vitigno, caro mio cugino nordico, la pagnotta si suda, e non sempre la sera la possiamo mettere in tavola.

VITO: (particolarmente interessato alla cosa)a si! Ti capisco, ci sono passato anche io nè. Sentifacciamo una bella cosa. Ti regalo qualcuna delle mie aziende, così problemi di soldi non ne avrai più, nè!

PIPPO: dai non scherzare. Mi regali un’azienda, e che erano caramelle?


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

VITO: non scherzo cugino, anzi insisto! Te l’ho detto, io sono ricco, che vuoi che mi spostino un paio

di aziende regalate. Quante nei vuoi: due, tre, quattro con il pari?

PIPPO: non lo so Vito, fai tu a tuo buon cuore!(Breve pausa di riflessione)Ma dai non diciamofesserie, e che faccio lascio la mia città, la mia terra e me ne vado nel continente, a Milano! E poi, così tutto ad un tratto; prima mi devo fare il passaporto…

VITO: ma che farnetichi? Per andare al nord non c’è bisogno del passaporto nè…ci basta la cartad’identità valida per l’espatrio, almeno fino ad og gi, domani non si sa!

PIPPO: e io la carta d’intintirintà ce l’ho scaduta!

VITO:    te la rinnovi e parti!

PIPPO: senti Vito, io ti ringrazio, ma non è che sono un caruso senza pensieri e radici. Io ho unafamiglia. Che faccio senza dire niente me la metto dentro a una valigia e parto?

VITO: e allora almeno pensaci. Però mi raccomando nè, non dire niente a nessuno, poi a cose fatte, sedecidi di accettare, farai a tutti una bella sorpresa! Ma decidi in fretta, queste sono occasioni che capitano una sola volta nella vita.

PIPPO: va bene.

VITO:  ohu mi raccomando, acqua in bocca.

PIPPO: tranquillo.

VITO: mantieni il segreto!

PIPPO: sarò muto come una triglia sperduta nel mare!

Scena IX

(Pippo, Vito, Serena)

Serena rientra portando comicamente due valigione. Legata goffamente al collo ha una sciarpa “boa“, in testa un grande cappello femminile.

SERENA: (inveendo contro il tassista)speriamo che ti venga un colpo secco! Acqua davanti, vento didietro e sapone sotto le scarpe…

PIPPO:       (a Vito) te la immagini questa al nord no! Tempo due giorni e me la rimpatriano. Prima disalire le devo far fare un corso compresso di civilistica accelerata.

SERENA: ahu, questo coso fetente del tassinabile si è ammuccato trenta euri; e che vi è venuto aprendere sotto la torre di Pisa?

VITO:            all’aereporto…ma tranquilla Serena, i soldi    te li rendo nè.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

SERENA:   ma che nicchi e nacche Vitello bello, che è per i soldi? E per la cafonaggeria di quell’animale con la patente. Gli avevo chiesto gentilmente di darmi una mano a salire i valigiumi e lui lo sapete cosa mi ha risposto: mia cara signora non è compito che mi compete! (Con dolcezza affettata) alle volte si sfilacciava le manine, (con ardore) gran porco, non ci costava niente; con quella gran panza che aveva, tutte e due le valigie le poteva portare comodamente appese all’ombelico!

PIPPO: lucernario mio, lumino da un euro e cinquanta della mia vita, ora libera la porta dalla tuasagoma deformata e porta le valigie nella stanza di letto, così Vituccio e la sua Atolla prima di mangiare si vestono per casa.

VITO:     no, ma lascia le valigie le porto io. Cara Serenella fammi strada, nè.

PIPPO:     perfetto. Vitellino mio, appena siete pronti andiamo a mangiare che forse siamo ancora in tempo.

VITO:    in tempo per cosa?

PIPPO: per assaggiare le specialità di mia moglie: pasta c ollifera appiccicata e cavolfiori bruciè!

FINE PRIMO ATTO


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ATTO SECONDO

Stesso salotto il giorno dopo.

Scena I

(Pippo, Serena)

SERENA: (aggressiva)ahu ma che sei leso di cervello? Ti ho detto di no! E quante volte te lo devoripetere!

PIPPO:   ma Serenetta mia, questo è un treno che passa solo una volta e se lo perdiamo possiamo asciugarci la bocca e stare freschi a vita! Ma come, ti lamenti sempre che facciamo la fame, che io non concludo e adesso che mio cugino mi da questa occasione, tu sei contraria. Ti ripeto che mi vuole regalare quattro aziende! Dice lui che ne ha a bistecche…a bizzelle…senti non lo so come ha detto, ma ne ha ta lmente tante che qualcuna in meno non lo sposta; anzi gli faccio un favore così almeno si rilassa un poco e si può godere la vita e i soldi!

SERENA: e io, Serena Sparacanasce in Cucè, che mi faccio fare la beneficenza da tuo cugino? E cheè, non ne avevo orgoglio!

PIPPO: ma come, prima Vito a destra, Vito a sinistra, Vito nel mezzo, e ora non vuoi accettare un suoregalo.

SERENA:   si,   accettiamo   che   ci   regalino   il   pane,   così   quella   francesina   smorfiosetta,Tualetta…bidè….pilozzo,  come  diamine  la  chiamano,  m    i  guarderà  sempre  come  una

mortazza di fame fallita che sopravvive grazie al suo Vituzzo. Già che si ondeggia tutta che pare la un salvagente all’acqua parchico; già che s i pavoneggia con quella sofisticheria raffinata, con la puzza sotto il naso che pare la principessa della cioccolata al latte, ci manca solo che le dia questa soddisfazione a quella strafallaria strascinata con la erre ammosciata.

PIPPO:       allora che è solo una questione di boria femminista!

SERENA: ma quale boria e vento di ponente! È antipatia pura  e genuina! Sono solo un paio di ore che

èarrivata e già pare la padrona di casa. L’hai vis ta ieri sera mentre mangiavamo come si attorcigliava tutta la lingua vantandosi (imita grottescamente Etoile): je haio stata negli stati riuniti, a vedere il ponte di Brucolin; haio stata nella terra del fuoco in Argentina; haio stata nella giungla dell’Australia ammenzo agli aborigeni . (Sbottando) e perché non se ne torna nella giungla austriaca con gli asburgici asborigini e ce la finisce di fare tutta la signora.

PIPPO:       ma Serenella, signora c’è veramente !

SERENA: e che vorresti dire che io invece signora lo sono per scherzo!

PIPPO:ma che c’entra! Lei ha conosciuto principi a cavallo, ambasciatori esotici, regine con valletti…


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

SERENA: ma che m’interessa a me se lei conosciuto ambasciatori erotichi e regine che giocano a tresette! Io so giocare solo a tombola e a briscola pazza e ne sono fiera!

PIPPO:       no, non…

SERENA: e poi tutta quest’amicizia che ha stretto con mia figlia, non mi sta piacendo.

PIPPO:       ora la figlia è sua.

SERENA: questa notte sono rimaste fino a tardi a parlare come due vecchie amiche. E che c’avevanotutte queste cose da dirsi? Lo vuoi vedere che quella mala femmina franchica tutta emancipaciata, le ha raccontato la storia del principe a cavallo e mi ha scandalizzato la bambina!

PIPPO: ma che dici? Quale scandalizzare! Avranno parlato di cose di femmine; la avrà raccontatoqualcuno dei suoi numerosi viaggi per il globulo mondano!

SERENA: ah, hanno parlato di cosi di femministe! E con me tua figlia perché non ci parla di questecose femministe?

PIPPO: ora la figlia è tornata ad essere la mia! Che vorrà dire che con Ettolitra si trova meglio aparlare.

SERENA: e certo, perché io non sono cosa, vero? Io non ho viaggi a estrogeni da raccontare.

PIPPO: e tu la prossima volta prova a raccontarle una puntata della telenovela che ti guardi! Ma chevuoi Serenissima, quella la fidanzata di Vito, è giovane…

SERENA: e io sono vecchia descrespita?

PIPPO:        è allegra…

SERENA: e io ho il morto in mezzo alla casa?

PIPPO:        è una donna…da scoprire.

SERENA: è io invece?

PIPPO:  tu sei da coprire tutta, da nascondere, specialmente quando per mesi e mesi non ti sdepili.

SERENA: e certo, la francesa è bella, brava, simpatica, ci manca poco che la fanno santa peracclamazione popolare. Si: santa francese etilistica dalla erre ammosciata! Piace a tutti quella gatta morta; ma a me non mi cala, non so perché ma non mi cala!

PIPPO:        ma non ci pensare a lei,  pensa alle nostre aziende.

SERENA: ti ho detto di no e non mi sposto nemmeno di un passo dalla mia ideologia!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

Scena II

(Pippo, Serena, Vito, Etoile)

VITO:         (parla da fuori scena) hai visto mia adorata Etoile, quanto sono ospitali i miei cugini?

SERENA: all’ospedale ci mando lei se mi prendono i cinque minuti!

PIPPO: muta Serenata, muta. Mi raccomando non dire niente a Vito del fatto che ti ho raccontato dellasua proposta. Pipa, gli ho dato la mia parola!

SERENA: si la tua parola, che vale quanto il due di coppe quando la briscola è a oro!

PIPPO:     e mi raccomando, con la sua fidanzata stai buona!

SERENA: tranquillo che non te la tocco. Ora arriva tutta improfumata, il cappello che pare la volieradove atterrano i pappagalli, il fascione per l’albero di Natale attorcigliato al collo, il boa lo chiama la signora; truccata che pare carnevale, e bella fresca e tranquilla piglia possesso della casa e dalla figlia. L’unico di cui posso stare tranquilla sei tu, che sei così brutto e insignificante che manco per lo sfascio ti vogliono.

Vito ed Etoile entrano in scena. Etoile indossa una sottana ed una vestaglia di seta (se possibile rosse).

ETOILE: (fingendo di non vederli ancora)si sono simpaticissimi. Lissy è un amore, tuo cugino ungentiluomo e Serena una vera signora, starebbe benissimo nei salotti milanesi.

PIPPO:     la senti? Tu la sparli alle spalle, mentre lei ti vanta come signora salottiera milanese.

SERENA:   certo. Sentila la gatta morta come mi alliscia; a me non mi sconfinfera. E poi a me dei salotti milanisti non m’intaressa niente, io sto bene così come sono nella mia cucina siciliana.

PIPPO:        Etualetta, Tualetta bella, cuginetta mia, buongiorno. Hai dormito bene?

ETOILE:  o buongiorno mio caro cugin Pipin.

SERENA: (sempre nervosa, rivolta al marito). Ma che è tutta questa confidenza? Caro cugin… io aquesta le do un colpo di legno in testa se non si da una regolata.

PIPPO:  (rimproverandola)serena, Serena, serena!

SERENA: che c’è, dalla forte emozione della vista della stralunata francese sei diventato balbuziente?Si è bloccato il disco e ripeti le cose!

PIPPO: ma quale balbuziente! Stai serena, calma, tranquilla. È solo per un paio di giorni poi se netornano nel continente!

SERENA: io gli do due giorni; tuo cugino può rimanere quant o vuole, ma lei la gatta morta, se non sene va le faccio fare la fine del topo! (Va per uscire).


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

Scambio di battute fra i coniugi, i cugini non le sentono.

PIPPO: Serenella ma allora per quel discorso delle aziende che faccio?

SERENA: Pippo in questa casa i pantaloni li porti tu…(pausa) ma solo per caso; te lo dico perl’ultima volta, qua si fa come dico io, e io ho deto di no, punto. (Minacciosa) Non fare improvvisazioni di testa tua, perché ti mando dritto dritto al pronto soccorso!

VITO: ciao Serena, esci né?

SERENA: escio, escio, che troppa vanteria e pavoneggiativi mi stanno facendo venire la nausea!

ETOILE: buona giornata allora. A bientot(a bientot)cuginet.

SERENA: (uscendo)abbiati tu dal porto(pausa)cuscinet.(Esce)

PIPPO:       (seguendola) aspetta Serenata non fare  così. (Ai cugini) scusatemi, torno subito.

VITO: fai pure con comodo.

PIPPO: (uscendo)Serenicchia, fiato mio, vedi se puoi cambiare idea per quella cosa…

SERENA: non cambio idea nemmeno se scende di nuovo Garibaldi e riunisce un’altra volta l’Italia!

Scena III

( Vito, Etoile)

VITO: (visibilmente preoccupato)qua la vedo messa male. Quello, Pippo, pensa a correre dietro a suamoglie e intanto il tempo passa e io mi sento sempre di più con il fiato della giustizia sul collo.

ETOILE: ma perché, non ha accettato la tua proposta?

VITO:       non ancora; dice che deve rifletterci. Ma dico io, che c’è da rifletterci quando arriva un tuo caro parente e ti propone di regalarti 4 aziende?

ETOILE: forse Pipin non è così sprovveduto come ti ricordavi tu ed ha fiutato l’inganno. Forse è piùfurbo di quanto tu non creda.

VITO:     ma chi, quell’idiota di mio cugino? Dai non farmi ridere. Ma quale sospettare e sospettare, quello non mi ha detto si solo perché ha paura della moglie; non fa un passo se non acconsente Serena. Non lo hai visto poco fa? Pareva un cagnolino bastonato che va dietro al padrone. No, quale capire l’inganno! E poi come faceva a capire? Sono anni e anni che non ci vediamo e le uniche notizie che ha saputo di me, sono state per mezzo di una cartolina per le feste, dove ho sempre detto che sono ricco e che faccio la bella vita.

ETOILE: hai ragione quello, Pipin, è succube della moglie. Ma non ci sono problemi Serena me lalavoro io. Ci penso io a convincerla a fare firmare il marito.


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VITO: (di scatto)no, no! Serena non deve sapere niente se non prima mio cugino ha firmato. Quella ètroppo furba e appena vede movimento capisce tutto.

ETOILE: ma allora io cosa ci sto a fare qua? Perché mi haiscritturata?

VITO: cara Etoile, io ho preso te che sei un’attrice di teatro, per fare la parte della mia compagna chevive nel lusso e fa la bella vita grazie ai miei soldi. Così Pippo si ammorbidisce e firma, e Serena si confonde con tutto il fumo che tu le butti negli occhi e appena che Pippo firma, lei è ancora presa dai turchi e prima che capisca quello che è successo e ci picchia saltandoci al collo come una belva inferocita, noi abbiamo tutto il tempo per scappare e depositare i documenti dal notaio!

ETOILE: e se non riesci a farlo firmare come pensi di fare? Convincendo i tuoi creditori che pagheraiper poi scappare e fare perdere le tue tracce?

VITO: no, questa volta la situazione è molto più complessa. Vedi di solito io truffo i vecchiettipensionati, convincendoli ad investire la loro liquidazione, trenta quaranta mila euro, in società che produrranno enormi guadagni, così loro con un piccolo capitale avranno assicurata una bella e ricca vecchiaia e potranno lasciare ai loro eredi tanti di quei soldi che gli eredi li benediranno per l’eternità. Ovviamente le società s ono false. I vecchi, li porto in un finto notaio e gli faccio firmare dei documenti finti. Dopo un paio di mesi e quando ho raccolto una bella sommetta, dico a quei fessi che mi hanno dato il denaro, che per improvvisi motivi la società è fallita. E chi si è visto si è visto!

ETOILE: però questa volta ti è andata male.

VITO:  si appunto. Questa volta ho avuto l’infelice idea di guadagnare smisuratamente e ho fatto la proposta a un vecchio riccone; lui però mi ha impos to un suo notaio di fiducia. Ora, siccome questo ricco mi ha dato 150 mila euri, io ho pensato che ne valesse la pena per una volta costituire una vera società e poi fallire davvero, tanto ormai i soldi me li ero pappati. Purtroppo non sapevo che con la nostra legge non è che uno arriva fallisce e nello stesso tempo si gode i soldi onestamente truffati facendo il pascià.

ETOILE: no?

VITO: nonsi. Qua se il proprietario non restituisce i soldi, lo arrestano e gli danno 35 anni di carcere.Però, mi ha detto il mio avvocato, che se la societ à con tutti i debiti gliela regalo a qualcuno, lui si accolla tutta la situazione e se non paga, arrestano lui.

ETOILE: solo che uno scemotto che accetta di avere in regalo delle società quasi fallite che gli fannorischiare la galera non lo hai trovato.

VITO: brava, e allora ho pensato: visto che il tempo stinge, andiamo al sicuro. Ora me ne torno a casae questa patata bollente gliela do a quell’imbranato di mio cugino.

ETOILE: così arrestano lui!

VITO:    e che m’interessa. Morte sua, vita mia!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ETOILE: ma il tempo sta per finire.

VITO: e certo, perché la settimana prossima subirò un controllo fiscale e se sarò ancora proprietario,vista la situazione, mi prelevano dalla sedia e mi portano direttamente in gatta bua, senza nemmeno perdere tempo a darmi il pigiama a righe.

ETOILE: se invece entro domani riesci a trovare il pollo che firma, dopodomani consegni tutto alnotaio e per la settimana prossima tu non risulterai avere più nulla a che fare con le aziende.

VITO: brava, sarò libero e felice e ci potremo godere i s oldi faticosamente truffati.

Scena IV

(Vito, Etoile, Pippo)

PIPPO: scusatemi.

ETOILE: non ci sono problem. Certo che la cugin Serenà ha p roprio un bel caratterin.

PIPPO:     e che ci possiamo fare, ognuno porta la propria croce!

VITO: Pippo, mi caro cuginino, ma cos’ha la Serena, si è svegliata con la luna storta, né?

PIPPO: fosse solo la luna! Quella è tutta storta. Comunque non vi preoccupate, piccoli litigi fra maritoe mogliere. Voi nel continente non litigate mai scannandovi amorevolmente fra confortati?

VITO: no, ma che! Noi non litighiamo mai, né. Ci siamo fatti uno slogan…

PIPPO: bih mi dispiace. E questa slogatura come ve la siete fatta, scivolando?

VITO: ma quale slogatura; uno slogan! Cioè noi gente dell’altissimo nord italico, abbiamo un detto:

vivi e lascia vivere.

ETOILE: caro cugin Pipin ancora bongiur a tuà petit(bonjour a toi petit).

PIPPO: che hai appetit? E certo hai ragione, dopo quella gran dormita che vi siete fatti questa notte?Senti Vituccio ma siete sicuri che avete dormito comodi, da qui vi sentivamo russare che era un piacere. Proprio tu sembravi una moto sega.

VITO: e che oramai sono abituato male. Io quando non dormo nel mio materasso al lattice conmemoria di forma, ergonomico e traspiratante, mi viene di russare né.

PIPPO: mi dispiace, il nostro materasso purtroppo non è al mastice, è con le molle. Per quantoriguarda la forma, ormai dopo 19 anni che ce l’abbiamo, l’unica forma che si ricorda è quella della balena sdeformata di mia moglie. L’unica cosa che il nostro materasso ha in comune con tua è che pure questo è economico e che una volta asettimana, quando Serena lo mettere a prendere aria nel cortile, lui traspira e si libera di tutti i fumi scoreggiferi incorporati!

Etoile sbadiglia.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

VITO: Pippo, se non è troppo disturbo si potrebbe avere un poco di caffè?

ETOILE: si, la petit degiunè(petit dejeuner).

PIPPO: cugina Ellittica, ma quale digiunare e digiunare, in cucina è quasi pronto! Vituzzo, per te frapoco dovrebbe passare lo zio Cola con il furgoncino e ti prendo una bella granita mandorla macchiata caffè. Invece per te, moscerina cuscina francesina, stiamo preparando una colazione di quelle che mangiate voi astrusi dell’impero ottomanico: due uova sbattute, tre nodi di salsiccias con il finocchietto, una zuppiera di pepata di cozze nere di Messina, il tutto annebbiato con un bel bicchiere di vino bianco, e per finire cannoli, una cassatela e un bicchierino di vino zibbibbo patronale!

ETOILE: ma è troppo, non ti dovevi disturbare.

PIPPO: nessuno disturbo. Non si dica mai a Milano e in tutta la vallata d’Aostica, che sei venuta quaal suddito e ti abbiamo lasciata deperire per la fame!

ETOILE: bene. Allora io vado in bagnò a sistemare il meica p(make up).

PIPPO:              non c’è bisogno, i capperi ce li abbiamo pure noi, ora due te li esco! A certo che mangia saporita la cuginella.

ETOILE: (ridendo)ma quali capperì, vado a vedere com’è il truccò.

PIPPO: cara Tualetta un consiglio; per ora non te lo mettere il rossetto, prima che quando ti berrai ilbrodo delle cozze, il colore ti si stramma tutto quanto.

Etoile esce.

Scena V

(Pippo, Vito)

VITO:  (fremente)allora cugino caro, ci hai pensato a quella proposta che ti ho fatto?

Pippo è fortemente combattuto fra il volere dominante della moglie ed il suo desiderio di combinare qualcosa di buono per la sua famiglia, sorprendendo positivamente tutti con una scelta vincente. Per il momento vince l’autorità della moglie e lui per non fare con il cugino la figura del pupazzo, cerca di glissare l’argomento.

PIPPO: quale…quale pro…posta?

VITO: dai come quale! Ma quella delle aziende che ti voglio regalare, nè! Guarda che non c’è tempoda perdere; io tra un paio di giorni me ne risalgo in Italia e poi chi lo può sapere quando scenderò un’altra volta; e chi lo sa se scenderò an cora, non è che calo ogni due e tre. Fra l’altro, io questa notte ci ho riflettuto e ho deciso che queste aziende comunque le voglio regalare, perciò se non te le pigli tu, quando arri vo a Milano acchiappo il primo disgraziato che passa e gliele intesto!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO: no Vito è…lo sai …va, la famiglia che si deve spostare…si stramma. Sia chiaro, in questa casa si fa tutti come dico io, perciò se io decido di partire si vanno a preparare le valigie senza dire manco una e parola, e guai a chi si rischia a contraddirmi …(abbassando la voce) la prima è mia moglie; (tono normale) però io penso ai miei figli, il grande lavora, ha una fidanzata, e la piccola ancora va a scuola.

VITO: ma che problemi ti stai facendo? Tuo figlio lascia il lavoro e là sopra gli fai fare il direttoredelle tue aziende, la fidanzata se la porta e vanno a convivere. Per tua figlia, che ti pare che mancano scuole in alta Italia? Là ci sono le meglio scuole private del mondo! Paghi una certa sommetta non indifferente, ma avrà il futuro rassic urato, altro che scuole statali.

PIPPO: si ma c’è anche il mio lavoro,  a me piace!

VITO: ma stai dicendo sul serio? Stai pensando al muratonesimo lavorettistico, a guadagnare 40 eurial giorno spaccandoti la schiena per 12 ore! Vorrà dire che se ne senti la mancanza, a Milano ti compri un cantiere e così per hobby, a tempo perso ti vai costruendo una palazzina.

PIPPO: e poi c’è mia moglie. Lei qua ha le sue cose da fare…

VITO:  e che fa?

PIPPO: e che fa…tante cose…(ci riflette ma non trova molto)     ha…le sue…telenovele, poi…si, guarda

le telenovele… a si si, si legge pure il gand hotel fotoromanzistico, e che ti pare niente! Ora arrivo io gli cambio le abitudini.

VITO: (ridendo di gusto)ah, ah, ah, e tutto questo è il suo da fare? Ma dico, tu non lo sai che letelenovele le fanno a Milano.

PIPPO: ma che mi stai dicendo? Ma l’argentina Grecia Colmenares…

VITO:  ma quale argentina, di Bari è.

PIPPO: e Cuan della beddas di tua sorus…

VITO: è napoletano! Caro Pippo, ma quale televisore! Serena quando ha cuore di guardare unatelenovela, piglia se ne va negli studi registratori e se la guarda in diretta realistica!

Vito con fare lesto esce dalla valigetta dei fogli e una penna dandoli a Pippo, che inizialmente resta interdetto.

PIPPO: che cosa sono queste cose?

VITO: i documenti che devi firmare per diventare proprietario. Guarda caso li avevo proprio qua aportata di mano.

PIPPO: ma come, firmo così all’improvviso?


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

VITO: e che vuoi fare, prima ci balliamo una tarantella? Pippo, forse tu ancora non hai realizzato bene

quello che ti sto facendo diventare: un signore ricco sfondato…  firma Pippo.

PIPPO: (fa eco come rapito e trasognate alle parole del cugino)ricco…(inizia a guardare i fogli).

VITO: servito e riverito per tutta la vita. Frimma Pippo, frimma.

PIPPO: riverito…(accarezza i fogli).

VITO: stimato e invidiato. Non perdere tempo Pippo, sovrapponi la firma.

PIPPO: stimato(guarda la penna).

VITO: belle case, bei vestiti, cibi prelibati a sazietà. Che stai aspettando ancora? Ti ho detto frimma,frimma, frimma!

PIPPO: belle case senza umidità, bei vistiti, mangiare a s azietà(guarda i fogli poi la penna, lentamente comincia ad avvicinare la penna ai fogli).

VITO:  forza Pippo, forza che ci sei quasi. Firma e avrai potere, famosità, rispetto. Frimma, frimma, frimma.

PIPPO: (sentendo la parola rispetto la ripete più volte come in trans)rispetto, rispetto, rispetto(siappoggia a qualcosa per firmare) rispetto, rispetto, rispetto.

VITO: dai Pippo, firma.

Calano le luci e parte una musica indiana di tamburi (come una danza della pioggia). Vito comincia a girare intorno a Pippo ballando e ripetendo quasi in maniera rituale:

VITO: firma firma, Pippo firma.

firma firma, Pippo firma.

firma firma, Pippo firma.

firma firma, Pippo firma.

La musica e la situazione “mistica “ che si è creat  a, durino quanto il regista riterrà necessario.

Quando sta quasi per firmare, Pippo sente la voce della moglie che inveisce contro la figlia.

SERENA: (da fuori)per me ti puoi fare anche monaca di clausura. Se non prima finisci di studiare, inquesta casa fidanzati non ne entrano, e comunque quando entreranno dovranno essere abbondantemente preceduti dalla busta paga.

All’improvviso si interrompe la musica e le luci tornano come richieste dalla scena.

MELISSA: (da fuori)ma mamma!

SERENA:   (da fuori) muta ti ho detto; (come si dice ai cani) siz!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

Pippo con un sussulto come svegliatosi da un sogno, lancia i documenti a Vito e fa un balzo indietro per allontanarsi dai fogli.

PIPPO: presto Vito posa questi fogli!

VITO: (sorpreso)ma che cosa è successo?

PIPPO: sbrigati ti ho detto! Nascondili, levali dalla mia visiva!

.

VITO: ma come, la ricchezza, il rispetto, le case…

PIPPO: ci devo pensare Vito, ci devo pensare!(Pausa)  le cozze!

VITO: che?

PIPPO: scusami ma ha lasciato le cozze sul fuoco, non vorrei che si bruciassero. Mettiti comodo,quando è pronto vi chiamo! (Esce)

VITO: (disperato)c’ero quasi riuscito! Ci mancava un pelo alla firma e me ne uscivo pulito pulito.Mannaggia a Serena, al suo caretrerino…e pure a que sto ragazzo che vuole a sua figlia come fidanzata. Ma con tante bestie della fiera, dico io, questo non se la poteva prendere un’altra? (Esce).

Scena VI

(Etoile, Serena, Melissa)

Nota:        per agevolare il momento comico, Serena fraintenderà continuamente quanto detto da Etoile. La sua reazione verbale non sarà direttamente rivol ta alla francese, ma sarà mediata dalla figlia. Serena si rivolgerà direttamente ad Etoile solo quando indicato dal copione.

Entra  Serena  con  in  mano  un  paio  di  mutandoni  che  sta  rammendando;  è  seguita  da  Melissa.

Continuano una conversazione cominciata prima.

MELISSA: (supplicandola)…ma per favore mamma, consentimi di farlo venire a casa. Alex è un ragazzo serio ed assennato, ti piacerà.

SERENA: non c’è niente di che piacere.

MELISSA: vedrai che t’innamorerai di lui a prima vista.

SERENA: per carità! Pussa via bella, quale innamorare; uno di innamoramento ai suoi tempi mi èbastato e ancora mi avanza! È stato il primo della gioventù e ancora dopo tutti questi anni lo piango.

MELISSA: perché non hai potuto sposarlo vero?

SERENA:   no, perché me lo sono sposato!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

MELISSA: hai visto mamma? Il primo amore della tua vita, papà, ed ancora state insieme. Non èromanticissimo?

SERENA:   certo, romantico come un invasione di topi in casa!

MELISSA: e che c’entra?

SERENA: niente. Appunto, come non c’entra niente che tu al primo che ti liscia un pochetto, me lovuoi portare in casa. Non lo vedo come mi è finita? Mi sono accollata un peso morto e ancora me lo scarrozzo!

SERENA: mamy, ma Alex mi ha detto che avrebbe il piacere di conoscere te e papà.

SERENA: e io invece tutto questo piacere di conoscere un moccoloso che vuole rovinare il futuro dimia figlia non ce lo’ho.

MELISSA: ma quale rovinare! Ci stiamo solo conoscendo meglio.

SERENA: e conoscetevi meglio ognuno alle vostre case.

MELISSA: papà mi ha detto che per lui va bene se Alex viene a conoscervi.

SERENA: e tuo padre quando mai ha concluso qualcosa! Quando mai ha contato in questa casa! Quasi fa come dico io. Discorso sigillato. Senti ora mi vuoi lasciare cucire queste mutandone di tuo padre, che hanno più portusi che un cola pasta.!

ETOILE: (entrando)ah, eccovi qua, cercavo proprio voi due.

Etoile entra vestita come nella scena precedente, ovvero indossando una sottana ed una vestaglia di seta.

SERENA: eccola. È arrivata la cucina esternofila.(Vedendo com’è vestita)e che è, questa scostumatanon ne ha intenzioni di vestirsi; e che ci pare che siamo al frantoio rosso di Torino.

MELISSA: mamma quello è il mulen rug(moulin rouge)di Parigi.

SERENA: e va bene, mulino rosso di Parigi o uva bianca di Pachino, sempre una scostumata è!

ETOILE:  posso accomodarmi?

SERENA: (sarcastica)certo, che ci mancheresse altro; accoffolati oramai che sei trasuta! Ci mancavasolo lei; io che già ho i miei bei cinque minuti. A ppena sgarra le stira il collo.

Etoile sedendosi si scopre lo stinco.

SERENA: Estolita, è meglio che quella coscia scosciata te la copri. Lo sai, qual al sud siculo, c’èvento di boria, non volessi che ti venisse una polmonite stinnicchiante che ti fa stirare i paletti!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ETOILE: ma veramente io questo vento non lo sento(si scopre la gamba fino a sotto il ginocchio).

SERENA: ora a questa che è tutta del nord, tutta emarginata, il vento glielo faccio sentire io. Ci do unacarovana di sberle a grandinare, ma così assi e veloci, che le mani non le vede arrivare, sente solo l’aria che sposto!

ETOILE: anzi sento un poco di caldo, quasi quasi mi tolgo la vestaglia e resto in sottana!

SERENA: ma guarda questa cosa fitusa! E che è venuta a fare lo spogliarello a casa mia? E se passamio marito? A quello gli viene un tic cardiaco del cuore e mi muore di morte subitania, (pausa) se mi va bene. Ma se sono sfortunata invece gli viene solo un icsi e mi resta scemoper tutta la vita. No, no! Fremma, fremma non ti levare niente che fra poco piove.

ETOILE: ma siamo dentro.

SERENA: tu ascolta a me. Qua nel meridiano non piove mai, ma quando piove, l’acqua pare che labutta con i secchi. Ma che dico? Con le giare; ma quali giare? Con le vasche della piscina olimpiaca. Piove così forte, che entra dallo stipite delle porte, passa in mezzo alle crepe dell’intonaco del muro, sposta a una ad una le tegole del tetto e scende dal solaio come se fosse una doccia.

ETOILE:  mah, se lo dici tu!

SERENA: lo vuoi un po’ da fare?(Prende delle mutande da una cesta e gliele lancia)tieni rammendaqueste mutande.

MELISSA: ma mamma, cosa fai? Alla cugina francese!

SERENA: e perché secondo te i francesi non ne rattoppano mutande? Che sono tutti ricchi, indossanoe buttano?

MELISSA: (cambiando discorso)oh Etoile, per fortuna sei arrivata tu. Vedi se riesci a convincere miamadre a fare venire Alex in casa.

SERENA: senti piccoletta, non c’è bisogno che ti cerchi avvocati internazionali. Io sono giuria chenon cambia idea.

ETOILE: ah ecco cosa erano quelle urla. Adesso mi spiego perché siete così animate.

SERENA: (di soprassalto)animali? Questa cosa lurida e strafallaria che mi ha detto animale, a me?Ma io le faccio fare le corse. Le do tante di quelle pedate a due a due, fino a che finiscono col dispari.

MELISSA: ma cosa hai capito mamma? Non ha detto che noi siamo animali, ma che le discussionisono animate.

SERENA: si certo difendila, l’anima innocente.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ETOILE: Melissa, si tratta forse della storia che mi hai raccontato ieri sera?

SERENA: già le hai fatto l’aggiornamento in tempo reale. Oha me, tua madre, prima di raccontare anche solo un pelo ci vogliono mesi e mesi; a questa cosa strascinata in mezz’ora che la conosci hai raccontato tutta la tua vita sentimentalistica.

ETOILE:  ma cara cuginetta Serenet…

SERENA: cara? Ma chi la conosce questa? Che abbiamo fatto il militare insieme? Se non era perl’affetto che ho per Vito, già questa sballata l’av evo mandata a dormire alla stazione.

MELISSA: mamma!

SERENA: senza mamma e mamma. Dicci a questa di levarci quanto mezzo chilo di confidenzaquando parla con me.

ETOILE: retrò!

SERENA: ruttò! E a chi glielo stai raccontando, si vede che  avrà bevuto qualche bibita gassosa!

ETOILE: cara Serenet, tu sei troppo antica, troppo legata all’opinione della gente.

MELISSA: brava Etoile, diglielo tu che da troppo peso alle male lingue. Ma fregatene, lasciale parlaretanto noi siamo gente onesta e abbiamo la coscienza a posto.

SERENA: e non basta! Non basta cara la mia bambina. Se la gente parla, l’onore è compromesso e tusei rovinata per sempre. Lo vuoi capire?

MELISSA: ma questo succedeva cento anni fa! Mamma oggi i ragazzi partono, si conoscono, sifrequentano, insomma vivono il loro tempo e la vita.

SERENA: e allora che vuoi che mantengo te e il tuo fraintentende a fari viaggi e divertimenti?

MELISSA: no, ma cosa c’entra, era così per dire?

SERENA: e non dire, non dire fesserie. Guarda che fai(prende delle mutandone dalla cesta e glielelancia) cuci, cuci. Voi giovani di oggi, volete la libertà e poi due punti non li sapete dare.Imparati imparata al posto di parlare a vanvera.

ETOILE: Lissy ha ragione. Questo modo di pensare andava bene cento anni fa, ma per fortuna ilmondo si è evoluto e le cose sono cambiate. Prendi me per esempio. Io già a 15 anni ho lasciato casa e mi sono messa a viaggiare da sola per il mondo: Canada, States, America del sud, ed ancora tutta l’Europa, Africa, Australia, oriente. A vent’anni avevo girato tutto il mondo.

SERENA: sola?

ETOILE:    no!


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

SERENA: hai visto? Si portava la mamma!

ETOILE:  ma che! Ogni viaggio un uomo diverso. Ogni nazione un amante locale.

SERENA: (alla figlia)tu tappati le orecchie, poppante!

ETOILE: in Inghilterra uno scrittore squattrinato, in Spagna un torero, in Arabia Saudita un principe,in Egitto un cavaliere beduino a cavallo…

SERENA: lo sapevo che mi aveva scandalizzato la bambina con la storia del cavaliere e del cavallo.

ETOILE: ah che bei ricordi…

SERENA: me lo immagino!

ETOILE: ma lista sarebbe interminabile…

SERENA: di questo ne sono sicura! Questa è una vacca.

MELISSA: mamma!

SERENA: varca nel senso di barca nave. È una nave che non c onosce porto. Povero Vituzzo, chi lo saquante gliene fa vedere!

ETOILE: ma cosa ti costa? Fallo entrare Alex, conoscetelo!

SERENA: (direttamente ad Etoile)e certo mia figlia non può viaggiare, perciò per fa rle conoscere ilmondo facciamo diventare questa casa un ufficio di collocazione: uno ne esce e un altro ne entra; cominciamo da questo Achisilli, poi facciamo venire gli arrabbiati con il cavallo, i beduini africani con gli elefanti, il circolo equestre quando è in città e per finire tutta la banda del paese! Ahu ma per chi mi hai preso? Questa casa onesta è, alle volte ti pare perché vedi mio marito che è un cetriolone che nonconta e non sconta …

ETOILE:  scusa cugen, non t’arraggir, je non volevo offendere la nostra onorabilità, ti esorto solo ad essere più moderna.

SERENA: e cerca di esportarti i fatti tuoi, invece di intrometterti nelle modernità altrui.

MELISSA: mamma, ma io voglio solo farvi conoscere Alex, non voglio di certo avere mille fidanzati.

SERENA: sentitela la lattante; ancora la bocca gli fa puzza di latte e già parla di ziti e fidanzati.Comunque sia, torno a ripetere e sentenziare che in questa medesima casa, fino che io campo non entrerà nessuno se non prima lo decido io . Mi ho saputa spiegare? Questa casa è un fortino, e fino a che io respiro nessuno la potrà sfortinare!

ETOILE: e cara Lissy, cosa vuoi farci? Mentalità arretrata, da persona del sud.

SERENA: meglio come a me persona suddita che a come a te persona lurdita.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ETOILE: ah se solo vi trasferiste al nord, in un paio di mesi tua madre cambierebbe modo di pensare.

SERENA: cara mia, se al nord ragionano tutti come te, meglio che me ne resto qua dove sono nata ecresciuta, altrimenti rischio di farmi il sangue acqua e di litigare con tutti ogni minuto. Ma io sono sicura che là sopra la gente è onesta come qua, quella con la testa persa sei tu e vorresti che io facessi di tutta l’erba un fascio.

Scena VII

(Detti,Vito,Pippo)

VITO: (entrando)oh eccole qua le belle signore. Cosa fate di bello.

SERENA: cuciamo mutande e ascoltiamo le fesserie che spara a raffica la tua zita compagna.

VITO: donne del sud!(Con atteggiamento affettato)cara Eoiletta mia, vedi quante cose sanno fare,non come voi che per ogni cosa dovete affidarvi ad altri.

SERENA: e certo, una volta il beduino, un’altra l’arrabbiat o; la lista è lunga caro mio! ComunqueVituzzo, visto che ci sei tu a tenere compagnia, io ne approfitto per sbrigarmi certe altre faccende. (Alla figlia) tu nica, cammina con me che mi pare che questa poco di vicinanza estrica ti sta facendo sfarfallare il cervello (escono).

VITO:      a dopo care, a dopo.

VITO:  (preoccupato)oh, meno male che ci hanno lasciati soli; devo parlarti.

Melissa rientra per dire qualcosa ad Etoile.

MELISSA: ah, senti Etoile…(né Etoile né Vito la sentono e lei non completa al frase).

ETOILE: cosa è successo, Pipin ancora non molla?

Melissa, insospettita da quanto detto da Etoile, si nasconde dietro la porta da cui è entrata. Si vedrà solo la testa per fare capire al pubblico che sta origliando.

VITO: nonosi! Quello è più duro del polpo fresco. Pensavo che sarebbe stato più facile convincerlo,ma niente, non ne vuol sentire. Poco fa eravamo quasi alla firma, quando appena ha sentito la voce della moglie, stop! Di tutta corsa mi ha fatto nascondere i documenti. Bastava solo un altro momento è avrebbe messo la firma che avrebbe salvato me e mandato in carcere per direttissima lui al mio posto. Tu invece a che punto sei con la lavorazione della Serena.

ETOILE: al punto zero. Quella di andare al nord non ne vuole sapere e poi ho una leggeraimpressione che le faccio antipatia. È inutile, sul fronte Serena non possiamo avanzare nemmeno di un passo.

VITO:         e allora non ci resta che l’ultima carta: tu devi sedurre Pippo e convincerlo a firmare.

ETOILE:  va bene ci proverò.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

VITO:        Ecco, qua ci sono documenti che deve firmare, mi serve una firma qua ed un’altra qua.

Melissa allarmata, scappa a raccontare tutto alla madre. Prende una direzione diversa da quella dalla quale entrerà il padre.

ETOILE: solo due firmette?

VITO:        si solo due e poi ce ne scappiamo di tutta corsa!

ETOILE: per me sarà un gioco da ragazzi infinocchiare quel fessacchiotto.

Scena VIII

(Vito, Etoile, Pippo)

Entra Pippo innervosito.

PIPPO: …ma a quella strega di mia moglie glielo faccio vedere io uno di questi giorni chi è Pippo Cucè. Gliela faccio finire una volta per tutte di dire che sono un fessacchiotto che non conto nulla, che sono uno sconclusionato e un rintriciullito.

VITO: (con un sorriso smagliante)Pippo, caro cugino; cosa ti è successo?

PIPPO: niente Vito, niente. Piccoli litigi che succedono fra marito e moglie.

VITO:     eh, il matrimonio: brutta cosa! Ti da un poco di pace, ma ti toglie la libertà, la possibilità di conoscere altra gente, altre donne, altri divertimenti. Avresti dovuto fare come feci io: mollare tutto e tutti, e andare in continente a goderti la vita da ricco. Comunque, non è mai troppo tardi. Adesso scusatemi ma devo fare una commissione né. Pippo tieni tu un poco di compagnia alla mia Etoiletta?

PIPPO: certo ovvio.

VITO: grazie. Allora a dopo(esce).

Per il resto della scena Etoile cercherà di sedurre  Pippo.

ETOILE: Pipin, non ti alterare per una piccola lite con la moglie. Passaci sopra!

PIPPO: si ci passo sopra, ma a mia moglie e con un trattore. Ci passo sopra e ci ballo sulla pancia senon ce la finisce di trattarmi come un pupazzo.

Etoile avvicina seducente, sedendosi sullo stesso divano.

ETOILE: posso?

PIPPO:    accoffolati pure.

ETOILE: e pure in tutto il mondo, si dice che l’uomo siculo sia…focoso   .


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO: (distratto)si fo…( poi si gira e vedendola vicinissima e comincia a     d impappinarsi)…coso!

ETOILE: non è forse così? Non siete calienti.

PIPPO: (comincia ad atteggiarsi, anche se pur sempre goffamente)si certo, calienti! Noi mascolidella Sicilia siamo i meglio calienti del mondo intero, ma che dico del mondo…dell’Europa sud africana. Etilletta mia del mio cuore, ora però …. cuginetta, vedi di allontanarti un

pochettino, perché sto cominciando a calientare come un braciere pieno di carbonella soffiata e alimentata da un mulino a vento. Allaschiti! Come dite dalle tua parti…ascugnè, ascugnè nu pochett, perch io svampè tutto quant.

ETOILE: (ancora più seducente e vicina)e allora perché un uomo bello…

PIPPO: avanti, ora bello, non esageriamo! Piaccio. Diciamo che sono un tipino che va piacento!

ETOILE: forte e massiccio.

PIPPO:  trenta’anni di muratura sulle spalle.

ETOILE: con il tua charm.

PIPPO:     no, scemo lo dici a un altro!

ETOILE: ma quale scemo? Scharm, fascin. Un uomo con il tuo fascin.

PIPPO:  fascion di carciof?

ETOILE: non scherzare, io parlo sul serio.

PIPPO: cara Etolietta tu mi lusinghi, mentre mia moglie mi tratta come in pupo, come un sacchetto dispazzatura sfondato.

ETOILE: caro Pipin, io credo di sapere questo suo atteggiamento a cosa si può imputare.

PIPPO: bella mia, qua l’unica cosa da amputare è la sua testa con un colpo secco, così l’animala nonsoffre!

ETOILE: mio tesoro, tua moglie Serenet è gelosissima di te!

PIPPO:     di me?

ETOILE: certament.

PIPPO:     cartomante?

ETOILE: ma quale cartomante. Lei è gelosa perché sa che tu sei un bell’uomo e che le donnefarebbero follie per te.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO:       ma chi? Le ospiti orbe di un manicomio.

ETOILE: ma cosa vai dicendo? Per un uomo come te, su al nord tutte le donne perderebbero la testa,impazzirebbero.

PIPPO: (cominciando a crederci e compiaciuto di se stesso)a siii? Dici veramente?

ETOILE: ovviò.

PIPPO:    e vorrà dire che sono stato sfortunato a nascere al sudi.

ETOILE:  ma sei ancora in tempo per cambiare vita!

PIPPO:     e come?

ETOILE: lascia quella strega di tua moglie, che non ti merita e vieni con noi a Milano.

PIPPO:     lascio mia moglie?

ETOILE: certo; ammaronè! Vieni con noi, io ho cento amiche…  allegre, da farti conoscere.

PIPPO:       cento…amiche…allegre? Non ce ne metti e non ce ne l   evi?

ETOILE: e poi, se vieni a Milano, anche noi due…potremo stringere la nostra frequentazione…mi sono spiegata!

PIPPO:     ti sei dispiegata troppo bene! Ma tu non sei zita con mio cugino Vito?

ETOILE: stai tranquillo noi siamo una coppia aperta. Lui è libero, io sono libera…

PIPPO: e tutte due siete cornuti!(Pausa)ma poi, anche se decidessi di lasciare Serena e venire aMilano, come campo?

ETOILE: ma con le aziende che vuole regalarti Vitò naturalm ent!

PIPPO: bih vero è, hai ragione. Ma a Vituzzo che è stato anto premuroso e gentile, glieli ho fattoposare i documenti.

Etoile lascia cadere come in maniera casuale la borsa contenente i documenti che era appoggiata da qualche parte (il regista decisa se un tavolino o sul divanetto).

ETOILE: ops, e questa cos’è?(La apre e tira fuori i documenti)ma guarda un po’ che combinazion!Questi sono i documenti da firmare per avere in regalo le aziende. Vitò deve averli dimenticati qui. Pipin, questo è un segnò del destin.

PIPPO:     vero, è un segno clandestino.

ETOILE: non ti resta che firmare.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO:     firmo?

ETOILE: e diventerai ricco. Lasci tua moglie la perfida che ti tratta malissimo e vieni a Milan agoderti la vità.

PIPPO:     (combattuto) e lascio a Serenina mia? Dopo tutti questi anni di matrimonio?

ETOILE: e di maltrattamenti!

PIPPO:  dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto insemola?

ETOILE: e lei che ti rinfaccia ogni istante che sei un fallito.

PIPPO: dopo tutti i bei momenti?

ETOILE: e le liti di ogni giorno perché a lei non piaci, enon ti rispetta più!

Pippo riflette qualche istante, poi risoluto.

PIPPO: Estonia lo sai che ti dico? Hai ragione! Io firmo e divento ricco, così glielo faccio vedere io aquella cosa antipatica di Serena chi è il maschio in questa casa. Una volta per tutte la deve smettere di chiamarmi fallito, rintriciullito, buono a nulla, quaquaraquà. La metto di fronte al fatto compiuto. Se vuole mi segue nel continente, altrimenti mi piglio i miei figli e me ne salgo a fare il signore. (Con decisione firma i documenti).

ETOILE: ben fatto Pipin; bravò!

PIPPO: ah, ora che mi sono comportato da mascolo, sono troppo felice. Ma senti allora ora sonoricco?

ETOILE:  di più. Ora sei ricchione!

PIPPO: Etoletta, mi pare che ancora l’italiano tu non l’ha i imparato molto bene!

Scena IX

(Vito, Etoile, Pippo)

VITO:     (entrando) oh rieccomi qua. (A Etoile) a che punto siamo?

ETOILE: un gioco da ragazzi, te lo avevo detto.

VITO:      ha firmato?

ETOILE: proprio un attimo fa!

VITO: brava, bravissima. Sei la meglio attrice del mondo. Vali fino all’ultimo euro che ti ho dato. Tifaccio candidare al premio Oscar, anzi no, al Nobel; ti faccio candidare al Nobel per la truffa recitata.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

PIPPO: Vito, cugino mio, ho deciso di accettare il tuo generoso regalo. È stata la tua fidanzata(enfatizzare) aperta, a farmi riflettere. Poi come per combinazione del caso, con un colpo disbilenco del destino, dalla borsa sono caduti i documenti, e io mi sono permesso di firmare.

VITO:  …         e hai fatto benissimo. (Frenetico) dove sono documenti?

PIPPO:  eccoli qua.

VITO: (glieli strappa dalle mani e se li infila dentro la camicia)bene, benissimo. Caro cugino amatodel mio cuore non potevi fare una scelta migliore, (fra se) per me.

PIPPO: io non so come ti devo ringraziare, te ne sarò debi tore per tutta la vita.

VITO:  ma che dici? Io ti sono debitore ascolta a me, mi hai tolto un pensiero che mi dava male alla testa giorno e notte.

PIPPO: (al pubblico)quello mi sa che dipende dalle gran corna che la tua fidanzata…aperta ti vastampando. Ora che ho firmato convoco la famiglia e gli comunico che ci siamo arricchiti.

VITO: (allarmato)no, aspetta per adesso non dire niente a nessuno. Dammi il tempo di regolarizzaretutto e di portare i documenti al notaio. Poi a cose fatte farai una bella sorpresona a tutti.

PIPPO:    tu dici?

ETOILE: certo, una bella sorpresina con i fiocchi!

PIPPO: si giusto, avete ragione. A cose ragolamentatizzate faccio una bella sorpresona a tutta lafamiglia. Vituccio me lo fai sapere tu quando sarà tutto a posto?

VITO: tranquillo, te ne accorgerai. Se non verrò io, verr anno delle persone di quelle squisite eaffettuose che ti abbracciano forte forte e non ti lasciano andare più!

PIPPO: ma ora dobbiamo festeggiare!

VITO: no quale festeggiare! Fermo, non fare movimenti strani prima che tua moglie se ne accorge emi rompe…cioè volevo dire, e le roviniamo la sorpre sa.

PIPPO: ma come, nemmeno un piccolo rinfresco.

VITO: stai tranquillo che tempo per stare al fresco ne avrai assaione. E poi noi dobbiamo partire ditutta corsa.

PIPPO: e come mai?

VITO: mi è arrivata una telefonata improvvisa da un mio grosso cliente che ha bisogno di me persubito a Milano. Etoiletta vai a preparare la valigia di corsa; dobbiamo partire con il primo aereo che decolla dalla Sicilia…ovunque vada a scar aventarsi.


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Mio cugino il nordico – 2 atti di Santo Capizzi

ETOILE: vado.

PIPPO: aspetta. Ma come, sei arrivato ieri, mi hai fatto diventare ricco e te ne vai? Una bottiglia,almeno fammi stappare una bottiglia di spumante per festeggiare fra di noi, altrimenti ci sento malaugurio!

VITO: (dopo un attimo di indecisione)e va bene, vai a prendere questa bottiglia, ma sbrigati perchénoi dobbiamo scappare di tutta fretta.

PIPPO: corro, vado e torno(esce correndo per andare a prendere lo spumante).

Scena X

(Vito, Etoile, Pippo, Serena, Melissa)

VITO: e mi raccomando, non farti scoprire! (Felice ed esultante)e vai! Adesso sono un uomo libero!

Abbraccia Etoile ed insieme cominciano a ballare su una musica che Vito canticchia ad alta voce. Il ballo dura una decina di secondi.

PIPPO: (da fuori urlando di dolore)ahi, ahiahi…   piano che mi stai facendo male.

Entrando in scena, Serena tiene Pippo per l’orecchio come un bambino. Sono seguiti da Melissa.

PIPPO:              ahi lasciami stare il capannone aurifero dell’orecchio, perché me lo stai scippando nettisticamente.

SERENA: muto, perché ti sto scippando anche le tonsille golifere.

PIPPO: (piagnucolando)ma che cosa ho fatto? Stavo solo andando a prendere una bottiglia dispumante per farci uno sciampagnino antispastico.

SERENA: ti ho detto stai zitto, scemo rintronato, allora la bottiglia sulla testa te la rompo, a te e aquesti due lestofanti incontinenti!

ETOILE:  (sorpresa)ma cosa sta succedendo’?

SERENA: chiudi quella boccaccia tu, cosa odiosa.

VITO:          mah, cuginetta Serenetta, non capisco cosa ti succede, nè!

SERENA:   caro cuginuccio Vituzzo, ora te lo faccio vedere io cosa sta succideno…nì!

PIPPO:       Serena, Serenella, per cortesia ora me lo lasci l’orecchio, mi sta diventando quanto quella dell’elefante Jumbo!


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SERENA: ma quale elefante, ti può diventare solo come quell a del cetriolo che sei!(Inferocita, parlaa Vito) tu, coso infame che non vali nemmeno il palmo di terra sprecato per seppellirti. Tucoso senza dignità, senza amore, senza onore. Tu, c he volevi truffare mio marito? Tu volevi fare arrestare Pippo al tuo posto?

VITO:         io, ma cosa dici!

MELISSA: vi ho sentiti mentre chiedevi a Etoile di sedurre papà per convincerlo a firmare deidocumenti che avrebbero salvato te e fatto arrestare lui.

VITO:          ma che dici? Avrai frainteso nè !

SERENA: vedi che mia figlia la sentita ce l’ha troppo buona, hai capito? Tu gli volevi fare firmare idocumenti…

PIPPO: ma che state dicendo? Vito mi ha regalato alcune delle sue aziende, e i documenti che io hofirmato servono a regolarizzare tutto. Io vi volevo fare una sorpresa quando il notaio avrebbe registrato le carte, ma voi avete rovinato tutto.

SERENA: ma quale sorpresa giufà! Questo disgraziato lestofa nte ti ha preso in giro per salvare la suapellaccia e mandare in carcere te.

PIPPO:       in carcere?

SERENA: si, e tu ha pure firmato! Vito, dove sono i documenti firmati?

VITO:         non so di cosa parli né?

SERENA: Vito, dammi questi documenti, perché vedi che sono inservaggita ah! Dammeli altrimentiti giro sotto e sopra come un pupazzo. Tirali fuori, perché se ti metto le mani addosso ti rigiro dentro e fuori come un calzino.

VITO:         ma io…

PIPPO:       (deluso e mortificato) li ha nascosti dentro al camicia!

SERENA: a si! Dammeli subito, prima che ti strappo tutto.

ETOILE: (vedendo la situazione degenerare)escuse mua’(excusez moi)…

SERENA: ora ti scucio io a te. Prima fammi finire con in tuo compagno cerviforme!

ETOILE: ma non vorrei disturbare, questi sono affari di famiglia, io non c’entro(va per uscire).

SERENA: (le sbarra il passaggio)dove vai andando tu femmina sperduta! Che volevi fare? Volevisedurre mio marito? Perciò dopo 25 anni di matrimon io che io me lo allevo a mollichina a mollichina, tu me lo volevi rubare?


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ETOILE: ma jè verament…  non connettr…

SERENA: tu non connet? Io non sto connettendo più; non ci sto più vedendo dagli occhi.

Etoile per sfuggire all’ira di Serena si muove per la stanza, mentre Serena la segue. Si inscena una pantomimica caccia del gatto al topo.

SERENA: fremma, dove scappi! Vieni qua!

ETOILE:  ma io non ho colpa di niente!

SERENA: sentila la creatura innocente. Mi volevi fregare il marito e non hai colpe? Vieni qua(conuno scatto felino l’afferra per i capelli, ma considerato che Etoile indossa una parrucca, questa le resta fra le mani). Bih, non solo sei mala femmina, ma sei anche calvignola. Seiuna franchica tignica.

ETOILE: aiuto’, aiuto’, fermatela’!

Serena questa volta l’afferra bloccandola.

SERENA: ora che ti ha preso, ti rompo tutta!

ETOILE: (con il solito accento francese)ahi’, ahi’, cosi mi fai malè.

SERENA: e perché secondo te che ti volevo fare un massaggiosciancazzo!

ETOILE: (adesso sbraitando sguaiatamente)ahu tu, cosa brutta, vedi che mi stai slogando il polso!

Ferma perché mi sconocchi la schiena, u capisti aaah!

SERENA: (sorpresa)ohu e che c’è stato il miracolo della traduzione simultanea dal franchico alsiculo siculorum! E che è, la francese si è sfrancesizzata?

ETOILE: (divincolandosi dalla stretta di Serena)ma quale francese e turca? Io sono di CalascibettaEustafila, paese di 329 anime, messo al centro della Sicilia.

MELISSA: di dove? Ellora perché ti fingevi straniera.

ETOILE: perché sono un’attrice di teatro. Vito mi ha pagato per recitare la parte della sua zita, e miha detto che dovevo essere straniera; siccome che a me a me a fare la francesa mi viene bene, l’ho fatta! Ora però la situazione si è fatta tropp o trubola. Va bene che per recitare una si deve calare nella parte, ma farsi rompere le ossa mi pare esagerato. Io me ne esco. Arrivederci a tutti (va per uscire, poi) ah Serena me la puoi restituire la parrucca, la sai com’è, è strumentazione di lavoro.

Serena ancora stupita gliela lancia.

MELISSA: (divertita)allora a bientot mia cara Etoile.


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ETOILE:    (uscendo) si, ora li portano!

SERENA: l’avete vista la francese, era tutta una fregatura mondiale.

PIPPO:        bih, a preso per fesso pure me.

SERENA: come se ci volesse molto!

VITO:         beh allora scusatemi, tolgo il disturbo anch’io.

SERENA:dove vai tu uomo di niente? (Gli si avvicina minacciosa) dammi le carte che ha firmato mio marito, tuo cugino, tuo fratello di latte!

Vito impaurito le da’ i fogli, Serena li strappa.

VITO: (scoppiando a piangere)mi dovete perdonare, sono un pezzente, un morto di fame. Guardate,guardate qua (si toglie la giacca, sotto ha una camicia logora e rattoppata). Non so dove sbattere la testa…

SERENA: prova nel muro, e forte!

VITO:    sono pieno di debiti; non sapevo più cosa fare.

PIPPO: e hai pensato di rovinare me? Vito, siamo cresciuti insieme come fratelli. Da piccoli ci siamodivisi il letto e tu, e tu vieni a casa mia dopo anni che non ti fai vivo, solo per rovinarmi?

VITO:    perdonami Pippo, perdonami; e perdonatemi tutti.

PIPPO: vattene Vito, vai via. Togliti da davanti ai miei occhi e permettimi almeno di ricordarti comequel ragazzo felice e fiducioso che è partito con una valigia vecchia per conquistare il mondo. Almeno concedimi questo, la dolcezza del ricordo. Non permettermi di farmi persuaso che quel ragazzo, si è malamente perso per la strada.

VITO: addio Pippo, addio cugino buono(va per uscire).

PIPPO: aspetta(esce dalla tasca dei soldi e glieli da)tieni, sono due spiccioli, ma almeno per un paiodi giorni potrai mangiare un piatto di pasta onesto.

Vito prende i soldi e con lo sguardo basso e sconfitto se na va.

SERENA: (aggressiva)lo hai visto che cosa stavi combinando, ah?

PIPPO:     sono il solito sciocco, vero moglie mia?

SERENA: (aggressiva)il solito si(addolcendo la voce e con amore, fino alla fine)sempre il solito.Ma che ti credevi di fare!


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PIPPO: ti volevo dimostrare che non sono un pupo; che sono un uomo che ha la capacità di mantenerela sua famiglia con tutti i crismi!

SERENA: e perché fino ad oggi che hai fatto? Non ci hai mantenuti tu? Non ci hai mai fatto mancarenulla!

PIPPO:  ma io per voi voglio il meglio, il continente, l’America.

SERENA: ma lo vuoi capire o no che la nostra America sei tu! Tu sei il nostro meglio. Io non ticambierei nemmeno per il principe Filiberto!

PIPPO:  e chi è?

SERENA: il protagonista della mia telenovelas preferita.

PIPPO:  ma tu mi dici sempre: tuo cugino Vito di qua, Vito di là.

SERENA: ma te lo dicevo solo per punzecchiarti, e mi sbagliavo. Ma non lo hai visto pure tu chi è tuocugino il nordico? Che cosa è? (Pausa) Amore mio, il peso netto si vede sulla bilancia. (Pausa) Pippo, c’è il fumo e la sostanza, e tu cuore mio sei sempre stato sostanza, unaroccia sulla quale appoggiare la nostra vita.

PIPPO:       ah, Serenuccia mia. Si abbracciano.

MELISSA: tutto è bene quel che finisce bene!(Si avvicina alla madre)mammina oggi c’è stato iltripudio dell’amore; per rendere la giornata perfetta basterebbe solo che tu accettassi di conoscere il mio Alex. Posso farlo venire?

PIPPO:       lo possiamo fare venire questo Axilli!

Serena sorride ad entrambi, poi di nuovo dura in viso grida:

SERENA: vi sto sbattendo le teste sul muro, tipo le campane la notte di Natale.(Indica minacciosa lacucina) andate di là forza, di tutta corsa!

Pippo e Melissa corrono per uscire di scena, Serena li insegue minacciosa ma a metà palcoscenico si gira verso il pubblico e fa un gran sorriso.

SIPARIO


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