Mirna 2003
di Paolo Trotti
PROLOGO
PROLOGO
Da dieci anni servivo ai tavoli del mio bar,
perso nella padania, sulle rive del Pò,
Imperatore che decreta vita e morte
di chi lo sfida. Quanti pomeriggi,
nell' aria d' agosto, quando Dio è assente,
delle voci di madri arrivavano.
PASSA UNA MADRE CORRENDO
MADRE
L' ha preso, l' ha preso,
il fiume ha preso mio figlio,
un mulinello, è svenuto,
aiuto, aiuto, cercate il corpo,
è sparito.
PROLOGO
I turisti uscivano correndo dalle case,
andavano all' argine e cercavano con gli occhi
fino a rimanere accecati dal riverbero.
Lui aveva mangiato, aveva avuto la sua vittima,
inutile scomodarsi, quel corpo non sarebbe riapparso.
MADRE
Buttati, trovalo, strappalo a quel bastardo,
ridammelo, buttati, ti prego, non lasciarlo,
è solo svenuto, non è morto, ti prego,
buttati, trovalo.
PROLOGO
Nessuno entrava più in acqua per qualche giorno,
e la notte sentivi la sua maestà ruggire,
sentivi muoversi lo stomaco d'acqua,
le sue urla di fame e di rabbia
arrivavano fino al mio letto.
Li voleva giovani, mai s'è preso un uomo,
così i ragazzini sparivano, inghiottiti e digeriti.
MADRE
Aiuto, se l' è inghiottito,
eravamo sulla sabbia,
l'ho visto scomparire,
aiuto, aiuto, uscite, ve ne prego.
PROLOGO
Nessuno. Nessuno si oppone a lui.
abbiamo provato ad arginarlo, lui esce,
abbiamo ucciso i suoi pesci, lui pulsa,
abbiamo navigato e costruito dighe,
lui mangia e continuerà a mangiarci.
AVVENTORE
Una spuma.
Ne è morto un altro,il figlio della Nina,ieri pomeriggio.
PROLOGO
Non bisogna bagnarsi, lui ci aspetta. Il bastardo.
AVVENTORE
Con sto caldo..
PROLOGO
Mille lire.
Nessuno in paese accorre alle grida,
è inutile piangere, lui è così, bisogna accettare
la sua violenza, non opporsi alla sua fame.
E' umano, capisce, ascolta, aspetta.
PASSA IL PRETE CON UN CROCEFISSO. CANTA UN' OMELIA,
DIETRO DI LUI UNA DONNA VESTITA DI NERO.
IL PRETE
Noi siamo peccatori,
ora pro nobis
Vergine e Madre
levaci il vizio
che per il vizio
facciamo morire i nostri figli.
PROLOGO
Fu in quell' estate, dopo le elezioni,
mentre entrambe le parti, di vinti
e vincitori affilavano, all' ombra,
le armi della repressione, che un uomo,
vestito di nero, con solo una valigia
in mano, entrò qui per la prima volta.
UN UOMO VESTITO DI NERO ENTRA NEL BAR.SI SIEDE. ACCAVALLA
LE GAMBE, CON ESTREMA LENTEZZA.
GIANNI
Un bicchiere di vino romano, oste,
lo voglio bianco e leggermente mosso.
Voglio anche sapere se c' è una casa,
qui in paese e dove abita il sindaco
e già che ci sei, dimmi, chi è la puttana
e dove abita, a che ora riceve
e se è il mio tipo. Ho fatto un lungo viaggio,
devo riposarmi.
PROLOGO
Restai un pochino imbarazzato,
nessuno faceva domande così dirette,
presi il vino e lo portai, emanava un senso,
e non lo dico perché conosco la storia,
di fascino ripugnante, bestiale.
....
Il sindaco non ce l' abbiamo più,
dopo le elezioni è scomparso,
la casa c'è, ma è sul Pò,
nessuno osa avvicinarsi, e poi io non so,
chi è il suo tipo.
....
Mi guardò. Non disse nulla.
Però abita qui davanti, riceve dalle cinque,
ma per un signore come lei, farà eccezione,spero.
GIANNI
Questo vino mi piace.
Versane ancora e bevi con me.
Per ora non posso pagare,
ho finito i soldi, necessari anche all'anima,
trovami un lavoro, che mi impegni fino alle cinque,
sono laureato in storia, antica, moderna e contemporanea.
PROLOGO
Non sarà facile, ma vada al fiume,
la casa è mia, non pagherà affitto,
domani le saprò dire, per il lavoro.
GIANNI SI ALZA ED ESCE
PROLOGO
Chiusi il bar e andai dritto dal capitano,
questi riunì il farmacista e il dottore.
ESCE BUIO
I
INTERNO QUATTRO UOMINI ATTORNO A UN TAVOLO
CAPITANO
Dobbiamo fidarci?
In fondo è forestiero.
DOTTORE
Io sono contrario.
BARISTA
E' un signore molto distinto, dovreste vederlo.
CAPITANO
Sono anni che nessuno ci mette piede.
DOTTORE
Certo che avrebbe bisogno di una pulita.
BARISTA
I libri, se non vengono spolverati, muoiono.
Per me è la persona giusta
proprio perché è di fuori.
FARMACISTA
In fondo sarebbe solo custode di biblioteca.
CAPITANO
Se è una semplice biblioteca,
perché il sindaco, l'ex sindaco,
l'aveva chiusa al pubblico?
DOTTORE
Forse perché è nella vecchia centrale nucleare.
E' possibile che temesse una fuga di radiazioni.
CAPITANO
Non ne sono convinto.
BARISTA
Riaprirla potrebbe voler dire turismo e soldi.
CAPITANO
Ma perché proprio uno sconosciuto.
BARISTA
Dice che è un professore di storia.
DOTTORE
Mettiamolo alla prova,
possiamo sempre mandarlo via.
CAPITANO
Questa storia non mi va.
A maggioranza.
FARMACISTA
Vorrebbe dire più clienti,
se poi fosse vera la storia delle radiazioni...
IN TRE ALZANO LA MANO.L'UNICO A NON FARLO E' IL CAPITANO.
CAPITANO
Mi astengo.
BARISTA
Vado a dirglielo.
BUIO.
FINE DEL PROLOGO, INIZIA LA VICENDA.
CANTICO
ENTRA UNA DONNA VESTITA DA ANGELO, SPIUMATA E IN LUTTO.
LA LEGGE
Mi hanno violata nelle parti più intime,
per difendere politicanti e assassini.
Ho sentito magri membri nelle carni,
membri di paura e corruzione,
sono la Legge, l' ordine, ero vostra signora.
Mi hanno ingarbugliata e sventrata,
sui banchi d' obitorio violentata,
mi hanno aperto e distratto, usato.
Gettata ai cani e alle iene, invocata e fuggita,
sono entrata per porte di servizio, uno spiffero,
nelle vostre vite, sopra automezzi blindati,
occhi accecati e paura.
Sono la figlia moribonda
dei dieci figli di Dio.
Gloria e misericordia a me,
ormai così altéra e lontana da voi.
PRIMA PARTE
L' INCONTRO TRA GIANNI E LA PUTTANANELLA CASA C'E' SOLO
UNO SPECCHIO A GRANDEZZA NATURALE COPERTO DA UN TELO
BIANCO.
PUTTANA
E' presto.
GIANNI
Mi hanno detto che per me farai un' eccezione.
PUTTANA
Sono stanca.
Mi stanco presto, con questo caldo,
e poi, cosa vuoi, sono il solo svago,
a parte la coca.
Qui prima si sniffano e poi vengono da me.
E' un mestieraccio, durano di più quando sono fatti.
Una vera sfacchinata.
Tu hai già sniffato ?
GIANNI
Io non prendo droghe.
PUTTANA
Se deciderai di restare, comincerai anche tu.
GIANNI
Spogliati.
LEI RIMANE IN SOTTOVESTE, REGGISENO, CALZE E MUTANDE
IL TUTTO COLOR CARNE.
Basta. Quanti anni hai ?
PUTTANA
Trentacinque. A ottobre. Credo.
GIANNI
Ne hai più di quaranta, sei sfatta.
Tutte le tue rughe ti tradiscono,
mi rendi triste, sei uno spettacolo sconcio,
il tuo lento imputtridire mi sconforta.
Non coprirti, voglio gustare questo disfacimento,
voglio che questa immagine resti ben fissa
nella mia testa, per quando troverò una giovane
che mi farà innamorare e poi scapperà.
Allora nelle notti insonni, evocherò il tuo corpo,
e sarò confortato. Anche lei, quella bellissima
che mi tradirà, un giorno diventerà come te.
PUTTANA
Perché tanto odio?
Neppure mi conosci, lasciami in pace,
sono stanca
GIANNI
Io non provo odio per te, nulla di quello
che ti farò verrà dall'odio
ma dal ricordo della mia amata.
Un pensiero lontano..
Nei secoli...
Tutto si frantuma, per un pò, poi i pezzi
tornano ad unirsi ed è una fitta;
quando capita ho bisogno di forze,
ho bisogno di un corpo ancora vivo,
ho bisogno del suono di una voce.
Chiunque tu sia.
Ho bisogno di te.
SCOPRE LO SPECCHIO
PUTTANA
Di me...
Io lo odio questo corpo.
Mi piace vederlo umiliato
sotto ogni tipo d' uomo,
lo detesto a tal punto da curarlo,
da rallentare il suo invecchiamento,
perché sia ancora desiderabile
e possano infilzarlo.
Ogni ruga, ogni smagliatura,
la coccolo con infinito amore;
lo lavo e lo profumo
per illuderlo d' essere giovane,
ma lo odio, questo pezzo di carne,
dentro cui Dio mi ha condannato a vivere.
Quando morirò voglio essere sepolta,
non bruciata, voglio che i vermi
siano gli ultimi a violentarmi da morta,
sotto gli occhi orripilati di Dio
e di tutti i suoi santi.
Il sole non l' ha mai toccato,
la mia carne è bianca, fosforescente,
la notte, nello specchio, sembro un fantasma.
Questo sono.Nessuno può avere bisogno di me..
Mi sono imposta di non amare nessuno,
e di non farmi amare, vivo rinchiusa
e gli unici contatti col vostro mondo,
sono mani e cazzi di contadini,
da cui succhio via la vita e rilascio
impotenti dopo ogni seduta.
Questo sono.
GIANNI
Sei una vita buttata come questa coperta.
Parlami di te, fammi bere
il sangue dei tuoi ricordi...
Fidati di me..affidati..scendi,
scendi giù..lentamente.
PUTTANA
Ero giovane, la prima volta, stavo uscendo da messa
tra i miei genitori, il mio ragazzo mi guardava da
lontano, sapevo che mi avrebbe aspettata, al fiume,
dopo pranzo. Esco di casa con l'abito più lacero,
per non insospettire i miei, e già mi trovo a correre
nei prati, accecata dagli odori della Pasqua e dalla
frenesia. Non lo vedo. Non c'è.
Vedo invece quella strada polverosa, dopo l'argine,
il cammion e corro troppo forte, i pori pieni di
sesso, non mi fermo. Non ci riesco. Corro.
Fu il cammion a fermarmi. Passai tre mesi in
ospedale, col ventre schiacciato, fui operata ma mi
sono rimasti i segni addosso. Guarda
MOSTRA IL VENTRE
GIANNI
E' schifoso. Copriti.
LEI SI COPRE
PUTTANA
Quando tornai in paese il mio fidanzato era partito
per la città. Neanche una riga. Così ho iniziato a
punire il mio corpo per quello che mi aveva fatto.
Sono stanca ora. Sono senza forze.
Cosa mi hai fatto ?
GIANNI
Nessuno ti ha mai vista ?
PUTTANA
Non è il ventre che vogliono vedere. Vogliono
entrarci, senza sapere. E' un mondo ignoto per loro,
come il fiume, come i cambi della luna, le vacche.
Questo sono. Stanca. Cosa mi hai fatto ?
Perché ti ho parlato..
ora che te l'ho detto sono come morta,
mi hai tolto i ricordi...
non ho nulla...
solo tanta stanchezza...
GIANNI
Quanto ?
PUTTANA
Cinquantamila...credo.
BUIO
SI SENTE ANSIMARE. UNA PORTA CHE SBATTE.UN URLO.
I°INTERMEZZO
BARISTA
Non aveva più una sola goccia di sangue.
Mi hanno detto che l'hanno trovata riversa sul letto
e che ancora sorrideva. Un'ultima beffa. Il capitano
non si spiega come sia potuto accadere, di solito non
riceveva a quell'ora. Ah, pare anche che avesse
un'enorme cicatrice sul ventre. Una vecchia
operazione, oppure un incidente. Strano.
AVVENTORE
Che schifo.
BARISTA
Se in tutti questi anni non me ne sono mai accorto,
non deve essere tanto antica. Per me il capitano sta
tentando di buttarci del fumo negli occhi.
AVVENTORE
Certo, tu puoi permettertelo e vai in città,
ma noi come facciamo ? Con le nostre vacche ?
BARISTA
Non c'è nulla in città.
AVVENTORE
Deve essere stato uno di qui.
Magari lei lo ricattava.
Ha fatto la fine che meritava.
Puttana e figlia di puttana.
Lo sai che dopo la guerra
sua madre aveva fatto il giro del paese rasata?
Se la faceva coi fasci, la signora!
mentre il marito era alla macchia.
Un partigiano cornuto!
Mi hanno detto che quel giorno c'era lui in testa al
corteo a mostrare i biondi capelli della moglie!
RIDE
BARISTA
Non c'è da ridere.
AVVENTORE
C'è, se pensi che dopo la guerra
la troia ha fatto la parrucchiera.
Capisci, rasata prima e parrucchiera poi.
BARISTA
Non c'è niente da ridere,
lui si è sparato quello stesso giorno.
E' un paese disgraziato, marchiato a fuoco.
AVVENTORE
Io vi lascio il vostro marchio e il vostro fiume,
la prossima settimana parto, per sempre.
BARISTA
E poi torni, come tutti. Non c'è modo di scacciare
la maledizione. Tornate per morire, in un modo o
nell'altro.
AVVENTORE
Tè!
BARISTA
E' fredda ?
AVVENTORE
Ghiacciata.
FINE DELL’INTERMEZZO
CANTICO
ENTRA UNA DONNA CON UN VESTITO ROSSO DA SPOSA E'
L'ORDINE
ORDINE
Quanta amarezza mi porto in cuore
seduta al mio telaio disfatto.
Il ricamo si è sfilato,
sono stata abbandonata in un letto,
per la via, sotto un tetto.
Sono l'Ordine di Dio, gioiello universale
di tiranni e regnanti. Fiore appassito,
acqua torbida, sono l'amante usata per scordare,
portata alle feste, truccata da verità,
presentata come salvezza e poi al ballo dimenticata.
Svenduta.
Di mano in mano, parola in parola,sono svuotata.
Svanisco, ad ogni morto causato in mio nome,
ad ogni prigione riempita, ad ogni diverso bastonato,
un poco di più.
Divento aria, fiato, una sposa tradita,
dimenticata in soffitta, a questo arcolaio.
Non c'è più tempo per me. Muoio. Muoio.
…
Gloria e misericordia per me. Nell'alto dei cieli.
MIRNA E LA MADRE
UN TAVOLO.
MIRNA
Bombe, bombe, bombe.
Ne hanno fatte saltare altre in città questa notte;
ai grandi magazzini, in una banca e chissà dove altro
ancora. Ho paura.
INIZIANO A GIRARE ATTORNO AL TAVOLO
MADRE
Meglio là che quà.
In questo buco si fa la morte del topo.
MIRNA
Lo dici perché non ci sei mai stata.
MADRE
Tuo padre non voleva..
MIRNA
Quale padre ?
MADRE
Eppure io ti ci ho mandata, a studiare,
perché tu non tornassi più.
MIRNA
E ho imparato, ho imparato a non uscire la sera,
ho visto le ronde di polizia, vigili e pompieri,
sparano su chiunque va in giro dopo le dieci.
MADRE
Dovevi rimanere.
MIRNA
A farmi ammazzare ?
MADRE
A vivere quel che succede.
Non sei come me.
MIRNA
Invece sono proprio tua figlia,
figlia anche delle tue paure.
MADRE
E' arrivato un uomo in città.
MIRNA
Non cambiare discorso.
MADRE
E' vestito di nero e ha una valigia.
Forse ha ucciso lui quella puttana.
MIRNA
Dalla città non fanno più uscire nessuno.
La sera si alzano sciami di zanzare e colpiscono i
più deboli, i senza casa; succhiano il sangue e
portano le infezioni.
MADRE
Devi andartene, qui è pericoloso.
MIRNA
Parlano già di peste.
MADRE
Peste?
MIRNA
Peste!
LE DUE SMETTONO DI GIRARE.
MADRE
Devi uscire, presto, devi andartene e cercare una
casa, in qualsiasi parte del mondo, tra le belve e i
templi distrutti, devi nasconderti, lasciare che
tutto passi, mettiti un mantello, non farti vedere,
il nostro è un paese disgraziato, ho paura per te,
bambina mia, scappa, vattene senza un saluto.
MIRNA
Prima parlami ancora di quell'uomo.
MADRE
Non c'è nulla da sapere.
E' alto, ha una valigia, un cappello e gli occhi che
non sorridono. Adesso vai.
MIRNA
Non posso.
Mi sento strana.
Questa notte ho sentito le grida dei morti,
mi chiamavano, urlavano di andare alla biblioteca,
poi lui mi è comparso in sogno e mi ha teso la mano.
E' stato allora che ho iniziato a perdere sangue,
non mi era mai successo. Cosa mi succede ?
Perché mi mancavano le forze mentre la camicia da
notte si allagava ? Poi quel calore al ventre, un
senso di vuoto; sono svenuta davanti alla porta del
bagno.
MADRE
Sono i segni dell'apocalisse.
Vai, vattene!
MIRNA
Qualcuno è arrivato,
qualcuno che mi chiama
ed io non so se sono pronta.
Aiutami, mi sento febbricitante,
il sangue mi cola via ma sono inviolata.
Aiutami, mi tremano le gambe.
Chi ti difenderà quando me ne andrò?
Sono la prima persona che hai amato,
il primo amplesso provato
e tu sei stata il mio unico nutrimento.
Perché ora sto così male?
Aiutami.
MADRE
Quello che hai dentro è tutto il male che ti verrà
fatto, e tu non ne puoi niente per eliminarlo.
Sei come un angelo sceso qui per mondarmi.
Non hai padre, come Cristo, ed io sono solo la pancia
sconsacrata che ti ha nutrito. Guardami, sono la
vecchiaia, sono la morte.
Tu mi chiamavi mentre un uomo mi sfiniva, ma i miei
sensi erano verso di te.
Guardami, prima di partire, sono la tua Madonna,
sarò sempre con te e qualsiasi cosa tu farai sarà
giusta.
Ora è arrivato il tuo momento,
il mio l'ho bruciato o l'ho perso.
Vai, esci da qui. Questo è solo un rifugio.
La tua capanna. Vai angelo mio,
vendica tutto il male che mi hanno fatto.
Arrivai qui con te in grembo
l'unico a nutrirmi fu il fiume,
gettando pesci morti sulla riva,
il tuo latte è stato il sangue che trovavo in pozze,
dopo ogni annegato,
lui ti ha nutrita,
sei la sua figlioccia.
Non ti tradirà.
MIRNA
Allora solo un bacio.
( la bacia )
MADRE
Attenta ai baci.
Amore mio.
MIRNA ESCE
MADRE
Ho finito il mio compito,
posso anche morire,
l'ho nutrita e vestita.
L'ho istruita per questi giorni.
Il mondo tutto l'attende.
Ti amo mio frutto,
anche se non sei il Cristo che speravo
dal mio parto.
BUIO
II INTERMEZZO
BARISTA
C'è stato un altro morto 'sta notte,
anche lui senza una goccia di sangue.
AVVENTORE
Cos'è, il quinto ?
BARISTA
Sesto.
I clienti sono dimezzati, se continua così vado in
rovina.
AVVENTORE
Io parto settimana prossima, ho già un appartamento
in affitto, una zona tranquilla, alberata, dietro il
centro.
BARISTA
La polizia non fa niente. Il capitano non sa che
pesci pigliare, è anche lui spaventato.
AVVENTORE
Da quando il sindaco è scomparso ha paura.
Non ha più nessuno che gli copra le spalle.
BARISTA
Una birra ?
AVVENTORE
Chiara.
BARISTA
Dovremo cercarlo da noi.
Ho già riunito un gruppo di amici,
questa sera ci troviamo qui, dopo la chiusura.
Vieni ?
AVVENTORE
Non so, in fondo tra poco parto, ci penserò su,
se non mi vedi non prendertela.
III CANTICO
ENTRA UNA DONNA CON UN ABITO DA SPOSA IMMACOLATO
VERITA’
- Il mio sorriso è splendente,
il mio manto lucente,
i miei denti bianchi e affilati,
la mia voce sorda, i miei canti flautati,
il mio vestito è dorato
il mio sesso immacolato,
devo solo aspettare, m'ha detto,
apparecchiare, lavare, preparare il corredo.
Non sono come le mie sorelle,
sono pura. Nessuno mai mi ha usata
anche se più volte invocata.
E sorrido, sorrido, guardatemi in vitro.
Non c'è nessuno ?
Non mi vedete ?
Sono Donna Verità,
prendetemi in cento,
sbattetemi sui tavoli di cemento,
vi voglio, vi voglio tutti,
guardate come sono capienti le mie gambe
e quanti seni, venite dentro,
venite fuori, venite intorno.. aiuto,
venite vi prego. Vi aspetto.
Vi voglio. Non ne posso più
di questa solitudine,
smettete di pulirmi, sono una donna
non un soprammobile. Almeno un bacio,
è chiedere troppo ?
Anche da lontano...
BUIO. UN'ESPLOSIONE.
INCONTRO TRA MIRNA E GIANNI
- LA BIBLIOTECA -
GIANNI
Nome ?
MIRNA
Mirna.
GIANNI
Età ?
MIRNA
Ventitre.
GIANNI
Titolo di studio ?
MIRNA
Diploma classico.
GIANNI
Preferenze sessuali ?
MIRNA
Nessuna.
GIANNI
Motivo ?
MIRNA
Scarso interesse all'argomento.
GIANNI
Perché sei qui?
MIRNA
Mia madre l'ha voluto.
Dice che ci sono i segni dell'apocalisse.
GIANNI
Quelli non sono una novità.
MIRNA
Prendetemi con voi.
Ho bisogno di capire.
GIANNI
Saresti solo un peso.
MIRNA
Farò tutto quello che volete.
Vi seguirò dovunque, senza domande.
GIANNI
Non devo andare in nessun posto.
MIRNA
Mi siete apparso in sogno.
GIANNI
Non si preoccupi, è tipico, mi succede spesso,
il fatto è che soffro di insonnia e allora mi piace
andare in giro tra i desideri della gente.
MIRNA
Non mi prenda in giro.
GIANNI
Dovrò metterla alla prova.
Lei ora è nel più grande tempio della cultura,
rifugio da sempre di ciarlatani, ladri ed eroi,
questo è un luogo sacro a pochi ormai,
dimenticato in questo paesino, lontano dalle città.
L'hanno edificato qui
perchè non mettesse gli uomini in tentazione
o perchè non hanno avuto il coraggio
di distruggere i libri che vi sono contenuti.
Ci ho messo anni a trovarlo, ho ucciso per arrivarci,
sono evaso, sono stato più volte ferito e sul punto
di morire. Adesso che è finita la ricerca, inizia il
mio vero lavoro. Domande ?
MIRNA
Il tuo nome.
GIANNI
Gianni.
Altro?
MIRNA
No.
Quello che dici lo sapevo da tempo,
quello che hai attraversato l'ho provato anch'io,
senza saperne il motivo.
Ti aspettavo dalla nascita,
ora mi affido totalmente in te.
GIANNI LE GIRA INTORNO
GIANNI
Sei una vergine nel primo giorno delle mestruazioni,
da te sgorga la vita
e continuerà a sgorgare fino alla fine del nostro impiego.
Sei come un'ultima speranza.
Bene, penso che tu abbia superato il periodo di prova.
MIRNA
Ti ho aspettato come se fossi parte del mio sangue,
come se ogni giorno che mi divideva da te fosse una
tortura, a volte pensavo che non saresti mai arrivato,
che sarei morta sola in questo mondo
Tradita nella mia attesa. Ho provato a cercare
il seme di questo vuoto, ho anche pensato
di uccidere tutti in paese, ma erano troppo occupati per morire,
non mi vedevano nemmeno. Non ho ombra, non ho anima,
ho solo te.
GLI SI AVVICINA PER BACIARLO MA LUI LA RESPINGE
GIANNI
Fermati.
Su di noi c'è una maledizione che ci condanna a
vivere insieme senza poterci sfiorare, pena la morte
di entrambi.
MIRNA
Allora meglio la morte,
meglio mille volte non essere nata
o non averti trovato,
meglio l'attesa casta,
meglio i pomeriggi in chiesa,
i bagni nel fiume,
piuttosto che averti vicino
e non poterti sfiorare.
Se possiamo essere amanti
anche una sola volta
prima di morire,
che sia adesso,
che tu possa venire nel mio sangue
mischiare la tua vita alla mia,
e possano i nostri umori
fecondare la terra
far nascere una nuova razza di animali,
libera, che devasterà
quello che rimane di questo mondo
ed esaurito il suo compito
svanirà semplicemente
per ritrovarci nell'inferno degli amanti.
Allora prendimi subito
e saremo padre e figlia,
saremo fratello e sorella,
saremo marito e moglie
per un istante che durerà per sempre.
GIANNI
Girati.
Guardati attorno, credi che questi libri
valgano solo una delle storie degli uomini?
Sono solo specchi, al confronto, imitazioni,
indici in cui è possibile scovare le vite vissute.
Il nostro compito è di succhiare agli uomini
il loro passato, le parole, che saranno le ultime,
prima della loro morte. Perchè sono già morti tutti quanti,
ma ancora non lo sanno.
Ci chiameranno assassini, ci perseguiteranno,
tenteranno di ucciderci, ma nulla dovrà impedirci
di finire quello per cui siamo stati creati.
MIRNA
Non ti capisco.
Non ti seguo.
Ho paura.
GIANNI
Guarda in faccia la verità,
siamo diversi da loro,
vampiri.
Noi dobbiamo raccogliere la vita che è stata vissuta,
farla entrare in noi per renderla eterna;
non di sangue, non con denti aguzzi, ci nutriamo
ma di quello che la gente ha desiderato e
dimenticato;
mi hanno detto pazzo, ma non ho ucciso;
siamo una fonte d'eterna giovinezza,
la nemesi di un mondo che ha visto traditi i suoi ideali
e si è ritrovato povero, confinato in questa biblioteca,
isolato dalla realtà e giudicato mostruoso,
pericoloso, e inutile;
noi siamo gli iniziatori di una nuova età dell'oro
e se per questo, questo mondo dovrà scomparire, allora
che scompaia. Noi non ne avremo colpa.
MIRNA
Io non so..
GIANNI
Si che lo sai!
Quante volte da bambina l'hai fatto.
Guardavi una tua compagna di banco,
ascoltavi le sue paure,
e la notte tremavi dei suoi stessi timori;
li riportavi tutti sul tuo diario e li leggevi e
tremavi, così è iniziato l'orrore, la paura.
La gente, poi, se ne è dimenticata, non ha più paura,
né ritegno, è sola con le proprie pistole e pronta
all'omicidio; sono caduti i freni e adesso siamo
arrivati noi.
Guardami, amore mio, siamo così.
MIRNA
Io...
ti seguo, ovunque tu vada.
BUIO.
II PARTE
DIALOGO TRA DUE ABITANTI DEL PAESE
ABITANTE A
Hanno ucciso il capitano ieri sera.
ABITANTE B
Anche lui senza sangue ?
ABITANTE A
No, un colpo di pistola alla tempia.
Qualcuno approfitta della situazione.
ABITANTE B
Una volta si stava meglio, la gente non si ammazzava
per le strade come se niente fosse.
ABITANTE A
Ho saputo da Maria che il governo intende ordinare
una grande carica alla manifestazione
dell'indipendenza, e poi che vogliono mandare alcuni
al confino. Tornano i tempi duri !
ABITANTE B
Come fa a saperlo, non abita mica in città ?
ABITANTE A
Sua figlia, la Rosa, è l'amante del capo della polizia,
lo sanno tutti, farà una brutta fine se non tiene chiusa la bocca.
ABITANTE B
Anche qui è pieno di spie, non bastava il fiume,
anche le fucilazioni ci volevano. E' finita mio caro,
è finita.
ABITANTE A
Andiamo al bar, ti offro una birra.
ABITANTE B
Meglio un bicchiere di rosso.
ABITANTE A
Con questo caldo ?
ABITANTE B
Almeno bevo e non ci penso, andiamo.
LA CASA SUL FIUME
GIANNI, MIRNA E IL SINDACO
GIANNI E' SEDUTO IN UN ANGOLO, NON VISTO DALL'EX SINDACO
MIRNA
Pensavo che non sarebbe venuto.
SINDACO
Bellezza, è un pezzo che ti curo e visto che ti sei
presa il disturbo di venire a cercarmi,
capisci, non potevo mancare.
MIRNA
Prima, quando era sindaco non osavo avvicinarla,
ma ora..
SINDACO
Ora che sono caduto in disgrazia, vuoi dire ?
MIRNA
No, ora che l'hanno abbandonata tutti,
come un'amante, eccomi, sarò io la sua nuova amata.
SI TOGLIE UN LUNGO ABITO E RIMANE IN SOTTOVESTE
SINDACO
Sei bella, bellissima, avvicinati e lasciati
guardare, i tuoi seni..
fatti toccare, avvicinati, non avrai paura proprio adesso ?
MIRNA
Non voglio farlo velocemente, voglio gustare ogni
morso che darò al vostro collo, mi parli di lei,
mi ecciti, la prego.
SINDACO
Senti bellezza, sono qui per scoparti,
non per tenere una conferenza,
quindi spogliati se non vuoi che ti riempia di botte.
Spogliati !
MIRNA SI TOGLIE LA SOTTOVESTE E RIMANE CON UN CORPETTO
MOLTO SPESSO
SINDACO
Questa che roba è ?
Sei una di quelle che gli piacciono le frustate?
Toglilo !
MIRNA ESTRAE UN COLTELLO
MIRNA
Questo è per difendere la mia carne, piccolo uomo,
una carne che uno schifoso come te
non avrà mai il bene di sfiorare, neppure col pensiero.
Guardami, ti piaccio, dai sbavami addosso,
non aspetto che quello per conficcarti questa lama
nella giugulare, sarà breve E intenso;
dai avvicinati che ti scanno.
SINDACO
Sei pazza, allontanati, mettilo via, me ne vado.
Prima mi inviti e poi mi vuoi ammazzare?
Sei una pazza.
MIRNA
Dove, vai ?
Gli esseri come te sono inferiori, vanno eliminati.
Perchè guardi le mie coscie, anche prima di morire
sei eccitato?
La tua morte è un evento
che tutti dovrebbero gustarsi,
invece ti troveranno domani
e sputeranno sul tuo cadavere.
No, non indietreggiare,
non sederti,
questo non è un processo,
io non sono una giuria né un giudice,
è un omicidio dal vero,
non come i tuoi, codardo,
fatti in televisione,
visti da decine di persone,
perdonati e dimenticati.
Questo non è un film,
non è un pranzo di gala
tra amici imbastarditi dall'abitudine,
questo è un pugnale tu sei la storia e io ti uccido.
Per quello che non hai fatto,
non per quello che hai fatto.
SINDACO
Ho fatto solo il mio dovere,
quello che mi è stato ordinato, credimi.
Mi incaricavano di urlare ed urlavo,
volevano che tacessi e stavo zitto.
Sono un cane, sono sempre stato un cane da guardia,
e poi mi hanno abbandonato, hanno perso ed ho pagato
io solo. Dammi una possibilità, dammi le tue carni,
ti voglio, voglio solo un pò di giustizia.
LE STRAPPA IL COLTELLO
E adesso cosa dici, piccola puttana, spogliati,
voglio macellarti mentre vomiti perchè ti sto dentro,
voglio vedere un'ultima smorfia e che sia di dolore.
Ho vissuto bene, sono venuto dal nulla.
Mio padre aveva solo un pezzo di terra
ma io l'ho saputo far fruttare, è diventato una poltrona,
di sindaco e se quel figlio di puttana del capitano
non avesse avuto crisi mistiche io sarei ancora sindaco e
lui sarebbe vivo. E' stato un piacere ammazzarlo.
Guardami, guarda il mostro, prima di morire.
Allora, perchè non tremi,
perchè non ti butti ai miei piedi e implori pietà.
Fallo, davanti a un ladro, a un traditore,
all'uomo che avrà le tue carni
e non si sveglierà con te a ridere e scherzare.
Bacia sulla bocca il tuo boia, scopatelo con schifo,
per prolungare di dieci minuti la tua vita,
niente ti salverà, andrai dritta all'inferno
e domanderai di me, saremo uniti anche dopo la morte.
In ginocchio. In ginocchio.
MIRNA
Questo coltello non mi trafiggerà,
le mie mani non tremano, guardale,
non mi piego, non allargo il sorriso,
non ti dono il mio stomaco.
Sono fissa, gelida come la tua morte.
Non è follia, non è paura, non è niente.
Mi hai chiamato puttana, non mi vendo,
mi regalo, mi vuoi ? Non mi avrai. Ti stai svuotando,
mi hai aperto il tuo cuore ed ora sei senza energie.
Guardati, ti trema la mano, ti è caduto il coltello,
ti sei inginocchiato.
il tuo sangue scivola via,
la tua meschinità ti ha ucciso e messo nelle mie mani.
Non ho nemmeno più il gusto di farti da boia.
Il tuo è un caso chiaro di suicidio.
Addio. Questa è la fine delle trasmissioni.
IL SINDACO CADE A TERRA
GIANNI ESCE DAL NASCONDIGLIO
MIRNA
Com'è andata la mia prima volta ?
BUIO
III INTERMEZZO
BARISTA
Ci faranno fuori ad uno ad uno se non ci muoviamo.
ABITANTE B
Io propongo di chiamare la polizia, in città.
ABITANTE A
Dobbiamo sbrigarcela da soli, prendiamo i fucili e andiamo.
AVVENTORE
Andiamo dove, non sappiamo neanche chi può essere.
Potresti essere tu o tu, oppure io.
ABITANTE B
Portami una birra.
ABITANTE A
Ci vogliono delle ronde armate,
bisogna prevenirsi anche dagli sciacalli,
ieri hanno trovato la casa di Franco svuotata,
non hanno nemmeno aspettato che fosse sepolto.
GLI PORTA LA BIRRA
BARISTA
Cinquemila.
Non mi piace la giustizia sommaria.
ABITANTE A
ESTRAE PISTOLA E PROIETTILI
Guarda come luccica, guardate i suoi figli
come le entrano bene in corpo, sono anni che non la uso,
da quando il frocio venne a trovare mio figlio.
AVVENTORE
Allora eri stato tu ?
BARISTA
Te ne stupisci, lo sapeva tutto il paese,
prima l'ha ferito con un colpo alla testa e poi l'hai torturato
appeso alla trave della cascina.
ABITANTE A
RIDE
Davanti agli occhi di mio figlio, come piangeva,
" no papà, ti prego " schifoso, l'ho bastonato
per una settimana..
ABITANTE B
Fino a che non sono arrivato io. Poveraccio,
non aveva il coraggio di ucciderlo,
un padre è pur sempre un padre, l'ho dovuto fare io,
un solo colpo, dietro la nuca.
ABITANTE A
Ti devo un grosso favore,
quel ragazzo era il disonore della famiglia,
figuratevi che una volta l'ho beccato che si masturbava nel fienile,
c'aveva un robino..
RIDE
AVVENTORE
Tutti sapevate e non avete mosso un dito..
ABITANTE B
Gli affari sporchi si lavano in famiglia.
ABITANTE A
Allora per queste ronde, chi fa il primo turno ?
APPARE UNA DONNA VESTITA DI BIANCO
CANTICO
Rombano, danzano,
corrono, s'accalcano,
i figli perduti
della nazione,
alla cieca sparano
sul mucchio, chiudono
gli occhi e singhiozzano
di paura e terrore
sono Signora.
URLA E SPARI
VOCE 1
L'ho preso, correte.
VOCE 2
Lasciami, non ho fatto niente.
SPARO
VOCE 3
Era tuo figlio.
VOCE 1
No, era l'assassino.
VOCE DONNA
Stavamo solo baciandoci
VOCE 1
Con questo buio non si vede niente.
VOCE 3
Accendiamo le torce.
VOCE 1
Era mio figlio.
RIPRENDE IL CANTICO
Oggi i padri uccidono i figli,
i figli i padri, le madri si impiccano
e le sorelle piangono lacrime secche,
scomparso è il dolore;
il languore dopo la battaglia
lascia sul campo case svuotate,
gli abitanti abbassano gli occhi,
come dopo un delitto di massa,
strisciano lungo i muri,
non ci sono altri eroi
se non i dementi che hanno scoperto
il loro male, che ci convivono
e urlano, urlano, tutto il dolore
che gli stanno facendo.
MIRNA, GIANNI E L' AVVENTORE
GIANNI
Dalla città arrivano rinforzi.
Esplosioni riempiono l'aria.
I due partiti si scontrano.
Parlano di tremila morti.
Sanno che sono qua.
MIRNA CANTA MENTRE GIANNI PARLA
MIRNA
Dei sogni e dei sospiri
ho riempito il mio cammino
e ora amaramente
mi sdraio a te vicino.
Nell'ora del perdono
ho deposto il mio amore
ho rubato il tuo dolore
e ora mi avvicino.
Mi sorprendi nelle ombre
mi ami da lontano
ho bisogno del tuo corpo
che mi si agiti di fianco.
I campi e le contrade
del sangue abbiam svuotato
la guerra perdonato
la peste propagato.
GIANNI
Queste sono mani che hanno dovuto costruire il dolore,
che giorno a giorno si sono chiuse sul collo
di quegli uomini incapaci di produrre emozioni
ma implacabili nelle loro sicurezze.
Giorno a giorno, morto a morto,
abbiamo mondato il paese, ora l'opera è completata.
Ci incolperanno di essere mostri,
di aver distrutto le loro case ma con la loro
meschinità con i loro piccoli tradimenti e indifferenza,
le hanno dilaniate.
E tanta è stata per loro la vergogna
di quel che non avevano fatto che si sono uccisi
dopo ogni nostra visita, si sono suicidati per l'orrore
delle loro vite, sbattute via.
Alzarsi, lavarsi, lavorare, scopare
come cani nei fienili, battersi e ringhiare,
adorare Dei di muffa e star di plastica
in una vorticosa caduta verso il basso
senza nemmeno rendersene conto.
MIRNA
Se qui abbiamo finito, andiamo via.
Ho preparato i bagagli,
in paese crederanno che siamo noi i colpevoli di quelle morti;
quelli non fanno processi, ci spareranno come a dei cani e lasceranno
i nostri corpi appesi sulla piazza.
GIANNI
Non ancora, prima devo minare tutto quanto,
ho speso tutta la mia vita per arrivare fin qui
e in qualche modo devo difendere questo pezzo di mondo,
anche facendolo saltare in aria. Tu vai,
ti raggiungerò dietro la casa della puttana.
MIRNA
Ho paura.
GIANNI
Quelli che dalla città riusciranno ad arrivare qui,
chiunque sia, vorrà impadronirsi di questo luogo,
dei libri che ci sono dentro e di nuovo distorcerà tutto
quanto per i suoi interessi, noi non possiamo
permetterlo.
Adesso vai, dietro la casa c'è un lampione rotto,
non ti cercheranno al buio, hanno paura.
MIRNA ESCE. ENTRA L'AVVENTORE CON UNA PISTOLA
AVVENTORE
Fermati!
GIANNI
Chi sei?
AVVENTORE
Il custode di questo posto; ho il compito di
salvaguardarlo e di tenerlo nascosto, i tempi stanno
maturando velocemente, le nostre bombe stanno
saltando e lo scontro è inevitabile.
GIANNI
Esci, vattene da qui.
AVVENTORE
Uscirò con te, principe vampiro.
Credi che non abbia capito?
Quelli come te sono perdenti,
mai da una parte, né con l'uno né con l'altro,
disposti a spendere una vita all'inseguimento di mito
che non esiste, che è meglio che non esista. E ora
vuoi bruciare la reggia che hai cercato,
tutta una vita bruciata in una sola vampata ! Bravo !
E noi? Tu non pensi agli altri.
Straccione.
Il principe straccione ha trovato la sua donna e ora se ne va.
Esci! La zona è nostra.
Hai voluto trovare questo posto ?
Ora lo consegni al popolo.
E' di tutti!
Ora sta a me difenderlo.
GIANNI
A te?
AVVENTORE
A me!
Non ti fidi?
GIANNI
Tu sei privo di spirito. Bombarolo.
Vesti i panni dell'agnello e ti affacci a vedere
morire i tuoi amici, in virtù di un ideale. E' solo
MER-DA!
Non avrete la biblioteca,
i saggi morirebbero nelle vostre mani.
Le storie raccontano storie, bugie,
non la tua verità. Non troverai niente qui
di quello che cerchi.
AVVENTORE
Esci, il fiume ti protegge e nessuno va contro al fiume.
E' un assassino. Ti riconosce a capo.
Ti rispetta.
GIANNI
Tu sei morto.
AVVENTORE
Al contrario, io uccido,
chi credi che abbia sgozzato tutta quella gente in paese?
Davvero pensavi che si fossero suicidate per il rimorso? Buffone!
Credi di avere ucciso, succhiato sangue?
Se non c'ero io le tue vittime avrebbero parlato,
se io non avessi tagliato loro la gola,
ti avrebbero denunciato. Ora esci, ti prego e non mettere mine.
Questo luogo è nostro.
GIANNI
La più insignificante di quelle vite vale il doppio della tua.
Tu e chi sta con te scatena le guerre e
tira indietro la mano; ne ho incontrati a decine
nella mia vita, ma nessuno ha mai avuto il coraggio
di premere quel grilletto, sono le bombe, la peste, i genocidi
le vostre armi. Tu non sparerai a me, c'è luce qui,
mi devi guardare negli occhi,
non sono come quei poveretti che hai sgozzato al buio.
AVVENTORE
Ripetilo. Ripetilo. Ripetiloooo!
GIANNI
LO COLPISCE
Vattene!
Esci, se ritorni io ti ammazzo.
LO BUTTA FUORI
Le mine della solitudine..
poveri storpi e affamati,
vi siete cacciati nella merda
e la merda vi soffoca.
Latrineeeee!
....
Ora non mi rimane che saltare in aria
con quel che resta della mia civiltà.
Addio amore mio.
BUIO
PARTE TERZA
LE STRADA DELLA CITTA'- IL COMIZIO -
IL PRETE
Ho saputo che alcuni di voi si sono riuniti in ronde notturne,
che girate armati per le vie del paese,
ho saputo giusto ? E' vero quel che mi hanno riferito?
Come osate, voi uomini, muovervi, prendere iniziative
che hanno portato la morte,
senza prime venire a ricevere la giusta benedizione.
Il padre che per errore ha ucciso il figlio ora avrà l'anima dannata,
ma così non sarebbe, se in ginocchio si fosse rivolto
a me per avere prima i Santi Sacramenti. Dio avrebbe
capito il suo errore, l'avrebbe perdonato invece ora
vaga piangendo, distrutto dal rimorso senza
possibilità di redenzione.
FOLLA
Preghiamo per lui o Signore
IL PRETE
Pregare non basta più, oramai, adesso bisogna trovare
i colpevoli, bisogna ristabilire la pace, distruggere
il seme del male.
UNA VOCE
Ma non in fretta, Signore. Bisogna lasciare il tempo
al fuoco e ai miei ferri di maniscalco di mondarli.
ALTRA VOCE
A morte, a morte.
IL PRETE
Ora rientriamo nelle case fino al tramonto.
Le prime ronde verranno a farsi benedire alla nove.
FOLLA
Per Cristo nostro Signore.
MIRNA ATTENDE SOLA NEL VICOLO
MIRNA
Com'era vuoto il mio deserto
prima d'averti a fianco e succhiare
la verità su di me, da te e amarti.
Un uomo aspettavo; che mi cercasse.
Incatenata alle tavole di casa
senza aver coraggio d'uscire;
aspettavo. Poi sei arrivato.
Perché tardi, ora?
Sono nel buio della luna morta,
al crocicchio, illuminata dai razzi
della battaglia. Sono debole
senza te, mi stringo contro il muro.
Ho paura; non so cosa si nasconda dietro.
Perché ritardi?
Un sasso ti ha ucciso?
Solo la morte, lo so,
può farti tardare,
solo quel vuoto, che è profondo silenzio,
antico atrio, nero, senza fine,
che divide gli amanti nel pianto,
che può aprirsi sotto me, all'improvviso,
può averti fermato il cammino.
Perché non arrivi?
Io che vivo per il tuo nutrimento,
voglio vedere almeno il tuo spettro,
avvicinarsi.
Sono una pietra, in me sei inciampato,
in te, sono incastonata.
Vieni amore mio, vieni dentro di me
a guardare la mia anima, che aspetta.
Perché tardi?
Brividi, brividi di freddo.
Merda!
Loro mi attendono attorno,
non ho che un pugnale,
un unico colpo per infilzarmi il cuore,
quando ti saprò andato. E non vieni.
Feriscimi, scorri il mio sangue
con lame come col calore
del corpo desiderato e mai avuto.
Sorgo ad attenderti nella bufera
e queste grida di vittoria mi preoccupano.
Ti hanno già trovato?
Sei perso in cima ad una picca?
Hai paletto nel cuore?
Ma neanche questo ci divide.
Che attesa!
Che noia, questa notte.
ENTRA L'ABITANTE A
ABITANTE A
Eccoti qui!
La piccola Mirna, la troietta del Vampiro!
Questo è. Non ti illudere,
ucciderà anche te!
Credi che non l'abbia capito?
Da quando è arrivato sono iniziate le morti
e tu te ne sei andata di casa.
Avete girato il paese,
vi siete divertiti, ad ammazzare.
Eccoti lì, sacco di stracci,
tutta bagnata di lacrime,
la vergine del mostro.
Ma io non credo, in fin dei conti,
che tu sia proprio vergine come dicono.
ESTRAE UN COLTELLO
Ora che lui è morto,
piccola Mirna, cosa farai?
Sei sola, lui è preso, impalato,
come gridava! Dovevi esserci.
LE METTE IN BOCCA IL COLTELLO
Succhia! Succhia!
Lo senti il sapore del suo sangue,
con questo l'ho squartato.
Volevi uccidermi, volevi?
Succhia, troia che puzza d'amore,
Tra poco finirai come lui.
MIRNA
Se lui è finito, uccidimi.
La vita è diventata una bugia dei fantasmi!
Sgozzami, lavati nel mio sangue,
raggiungerò tuo figlio,
e col mio uomo giocheremo a terzilio.
Non vuoi più? Tremi davanti a me?
Ma non hai tremato davanti a Dio
mentre costringevi il tuo migliore amico
a uccidere, mentre lo condannavi,
non ridi, non mostri più i denti,
immondezzaio?
Allora guarda!
SI APRE LA CAMICIA
Questo vuoi?
No, non è questo, vero?
Vorresti scacciare la mosca che hai nella testa,
il tarlo di essere come tuo figlio, lo spavento di
definirti un mostro, è questo che non ti fa dormire.
Belva. Rifiuto degli uomini. Traditore.
Eccolo, qui c'è il mio cuore.
Non hai che odio nelle vene, odio furibondo per quel che sei.
Ti ho visto tornare ubriaco una sera, hai litigato
con tua moglie per poter uscire e seguire un
ragazzino giù alla spiaggia.
Ti ho ancora davanti agli occhi mentre lo impali,
mentre nutri il fiume di sangue e rendi feroci quelle acque.
ABITANTE A
Ho iniziato di notte, non sapevo che tu e tua madre
vivevate al fiume, non vi ho viste altrimenti vi avrei ucciso,
nessuno deve sapere, per questo ho ucciso mio figlio.
MIRNA
Fossa di letame, maschio per errore,
bava di bruchi e testa di cazzo.
Hai vissuto con un segreto,
il segreto è diventato l'incubo
che gli altri sapessero.
Che vita meschina,
hai ucciso tutto di te,
solo per paura e ignoranza..
Mi fai pena.
Mi fate tutti spavento,
ho vissuto in un paese di mostri.
ABITANTE A
Tu sei la concubina del mostro,
siete voi che avete ucciso per niente,
adesso accusi per difenderti,
ma ti porterò in piazza
ti denuncerò..
MIRNA
Lo sai di non poterlo fare..
UNO SPARO, L'ABITANTE A CADE A TERRA MORTO
AVVENTORE
E' morto quel bastardo!
MIRNA
Chi sei?
AVVENTORE
Vengo da parte di Gianni,
vuole che tu vada da lui,
scapperete dalla parte del fiume.
MIRNA
Allora è vivo!
AVVENTORE
Certo che è vivo, quelli si stanno ammazzando tra di
loro. C'è buio, sparano alle ombre, all'alba non ci
sarà più neanche un asse in piedi.
MIRNA
Grazie.
MIRNA ESCE. BUIO.
LE STRADE DELLA CITTA'
PASSAGGI DEGLI ABITANTI CON FIACCOLE, FALCI E PISTOLE.
BARISTA
Fermatevi tutti!
Fermi, così.
Quanti morti abbiamo fatto 'sta notte?
AVVENTORE
In città è la guerra civile, i due partiti si inseguono,
la polizia si fa scudo con donne e bambini
e i fascisti alle finestre aspettano, per spolpare il corpo dei vincitori.
BARISTA
Fermiamoci.
ABITANTE B
Ormai siamo sulle loro tracce, abbiamo avuto dei morti,
ma sono state disgrazie, è stato quello vestito di nero,
alla biblioteca, ammazziamoli!
IL PRETE
Uccidiamoli!
BARISTA
Fermi, non si devono toccare,
non è colpa loro, il colpevole è tra noi.
AVVENTORE
Come puoi accusarci, se non sei loro complice,
vieni con noi. E' un ordine.
BARISTA
In nome di che li uccidiamo,
non c'è stato processo.
IL PRETE
In nome di Dio!
BARISTA
Non si uccide in nome di Dio.
IL PRETE
Taci, nel suo nome hanno ucciso il Cristo.
BARISTA
Voi adorate un Dio che ha ucciso il figlio.
IL PRETE
Alla biblioteca!
Quello è il covo da ungere e bruciare,
è stato l'inizio di tutto e ne sarà la fine.
MADRE DI MIRNA
Prima dovrai passare su di me,
la mia bambina non è un mostro, tu lo sei.
Guardami negli occhi, vecchio,
ammetti le tue colpe.
Ti ricordi la prima volta che mi hai confessata? Io si !
Avevo rubato del latte, non volevi, dicevi che non potevi assolvermi,
che avevo una figlia illegittima,
che dovevo ben più di qualche AVEMARIA,
io ubbidii, andai a mondarmi sul fiume,
quaranta giorni di silenzio e fame,
mentre tu assolvevi con un PATERNOSTER
ben peggio del furto di qualche litro di latte.
IL PRETE
Uccidiamo anche lei che l'ha partorita.
Noi ti abbiamo accolta nella nostra comunità,
con amore cristiano, e tu ci hai portato il diavolo.
MADRE DI MIRNA
E' arrivato il vostro giovedì grasso, mostri, figli
di mostri, partoriti da ventri malati.
Avete ucciso, stuprato, perché così è la guerra.
Dite. Ditevelo. Domani sarete tristi, non riuscirete
a guardarvi in faccia. Ma ora mangiate pure.
Mangiate, cannibali!
LA FOLLA SI GETTA SULLA MADRE DI MIRNA E LA MACELLA
V CANTICO – EPILOGO -
EPILOGO
E così è tutto finito.
Io sono l'Epilogo,
preferisco che mi si chiami così.
Quando le macerie
saranno i soli regni umani,
quando avrete ucciso
tutti i nemici e sarete soli
con la vostra ragione,
io arriverò a prendervi.
Sono la fine dell'amore,
sono l'uomo solo accoltellato al parco,
in pieno sole, che muore e vuol vivere,
sono le sirene di ambulanze e polizia.
Sono il bombardamento,
sono l'instupidimento,
sono vostra figlia.
Grazie d'avermi dato vita,
grazie anche a Dio,
per avervi creati,
siete la mia fonte di vita.
Di voi mi nutro mentre leggo i giornali,
vi mangio guardando un film,
vi sgranocchio seduta sul cesso
e infine vi penso, vi penso molto,
vi spio mentre tenete in vita la vostra stirpe,
per assassinarla.
BUIO E SPARI
FINE DELLA VICENDA INTERNO DELLA BIBLIOTECA
UN GRAN LETTO A BALDACCHINO
GIANNI
Quando ti ho scacciata
avevo la morte nel cuore,
ora finalmente l'ora è arrivata.
Fuori si agitano i fuochi fatui,
ma le porte della nostra tomba
sono sprangate in questo cimitero.
Vienimi a prendere, angelo,
portami con te a ballare
abbracciati nell'etereo eterno,
in tondo contro il tempo.
MIRNA
E' l'ora dei maiali che si scannano,
i bastardi crolleranno con noi
sotto queste mura. Accendi la miccia,
amore mio, e vieni a spargere morte
dentro di me.
I DUE ENTRANO NEL LETTO
BUIO.
LE MURA DELLA BIBLIOTECA CROLLANO, I LIBRI VANNO A
FUOCO, IL LETTO E' UN'ENORME TORCIA, ARRIVANO GRIDA
DI SPAVENTO DEGLI ABITANTI DEL PAESE.
INTERNO DEL BAR
BARISTA
Sono tutti là, sepolti sotto le macerie,
i corpi si sono trasformati in scheletri,
il fuoco ha bruciato per sette mesi.
Anche la citta' è distrutta,
forse l'intera nazione lo è.
Che importa..
AVVENTORE
Tutti morti.
Una spuma!
BARISTA
E' finito il vino, dobbiamo stare svegli,
ricordare. Vigilare le pagine bruciate,
aspettare che le ceneri si spargano,
per seguire tutti nelle tenebre
in cui i due amanti ci hanno precipitato.
AVVENTORE
Domani vado in città.
ESCE
BARISTA
Tanto domani torni, non c'è scampo,
alla fine resterà solo il fiume,
in cambio di tutta l'umanità.
Fino a che, lasciato solo,
morirà lentamente di fame.
SIPARIO