Miseria bella

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MISERIA BELLA

Commedia in un atto

di PEPPINO DE FILIPPO

Rappresentata dalla Compagnia De Filippo

PERSONAGGI

EDUARDO, scultore

VITTO­RIO, pittore

MELASECCA

PASQUALE, portiere

GIULIA

A Napoli - Epoca presente.

Commedia formattata da

La scena rappre­senta una misera stanza di soffitta adattata a studio di pittura e scultura. A destra, in prima quinta, una porta. In fondo, al centro, uno stipo a muro con battenti. A si­nistra, sempre in fondo, una vasta finestra che sporge su di un terrazzino. A sinistra una branda. Un cavalletto da pittore e uno sga­bello a destra della scena. Tre sedie, un lavandino e un comodino sono tutto il mobilio della stanza. La scena è in ombra, poiché un largo e vecchio tappeto copre per intero la finestra priva di battenti, attenuando così la forte luce esterna di un'assolata giornata estiva. E' il pomeriggio. Al levarsi del sipario Eduardo e Vittorio sono coricati e se la dormono saporitamente, mentre internamente il campanello dell'ingresso suonerà ripetutamente.

Eduardo                        - (svegliandosi) Chi è? (Il campanello più non suona ed Eduardo si rimetterà a dormire, ma dopo poco il campanello riprende a suonare con maggiore in­sistenza, per cui Eduardo infastidito grida forte) Chi è?

Vittorio                         - (svegliandosi bruscamente) Cose c'è?

Eduardo                        - Bussano!...

Vittorio                         - A quest'ora? (Sbadiglia) Chi potrà essere?

Eduardo                        - Qualche creditore certamente! Vai ad aprire!...

Vittorio                         - E perché non ci vai tu? (Il campanello suona).

Eduardo                        - Ti prego, non ho voglia d'alzarmi...

Vittorio                         - Ma scusa, potrebbe essere qualche per­sona che cerca di te!

Eduardo                        - Come potrebbe essere qualche persona che cerca di te invece... e poi, ho tanto bisogno di stendermi un poco...

Vittorio                         - (di malavoglia) Sia fatta la volontà di Dio!

                                      (Scende dalla branda, è in mutande, infila in fretta i pan­taloni, le pantofole ed esce verso destra ritornando se­guito da Pasquale, il portiere, e va di nuovo a rimettersi in branda).

Pasquale                        - Finalmente!

Eduardo                        - Cosa vuoi, Pasquale?

Pasquale                        - Sapete che stavo per telefonare in Que­stura... credevo che vi foste suicidato!

Vittorio                         - E' soddisfacente ricevere un augurio di buon mattino.

Eduardo                        - Hai bussato molto?

Pasquale                        - Tanto da temere qualche disgrazia!...

Vittorio                         - Ma, caro mio, non è questa l'ora di venire a disturbare...

Pasquale                        - Non è questa l'ora? Ma sapete che mezzo­giorno è passato da un pezzo?

Vittorio                         - Possibile? (Va alla finestra alza il tappeto e guarda fuori) Perbacco. È vero... l'orologio della chiesa segna un quarto all'una... (Si infila i pantaloni e poi le scarpe).

Eduardo                        - (a Pasquale) Insomma cosa vuoi?

Pasquale                        - Un giovane ha portato questo foglio per voi, e siccome mi ha detto che si trattava di cosa seria, ho voluto portarvelo io stesso.

Vittorio                         - (prendendo il foglio ma senza leggerlo) Non c'è che dire, sei un portiere modello.

Pasquale                        - Bontà vostra! Buona giornata. (Fa per andare, poi torna) A proposito, dimenticavo: il padrone di casa, ieri sera, mi disse di ricordarvi che ancora non gli avete pagato il mensile...

Vittorio                         - Ma cosa crede che vogliamo scappare da Napoli?... Potrebbe invece mantenere le promesse. Quando discutemmo il contratto di affitto disse e promise che avrebbe pensato per gli accomodi necessari. Ti sembra questo un locale decente?

Pasquale                        - Non so proprio cosa dirvi.

Vittorio                         - Del resto di che si lamenta? E' solamente un mese di fitto che gli dobbiamo...

Pasquale                        - Ma voi da soltanto un mese siete qui...

Eduardo                        - E non credo che ci staremo di più. Ti sem­bra questo uno studio di pittura e scultura? Bella figura con i clienti!... Sai che volendo potremmo fare causa al padrone di casa?...

Vittorio                         - E gliela faremo... sai!

Pasquale                        - Come voi volete!... Comandate niente?...

Vittorio                         - Il caffè lo hai preso?...

Pasquale                        - Si capisce, questa mattina alle sei... Adesso è tutto pronto per la colazione.

Vittorio                         - Cosa mangiate?

Pasquale                        - Pasta e fagioli e baccalà alla marinara!... Permettete e buona giornata. (Esce a destra).

Eduardo                        - (a Vittorio che legge il foglio) Chi è?...

Vittorio                         - (mettendosi il foglio in tasca) Un invito...

Eduardo                        - A Venezia?...

Vittorio                         - No...

Eduardo                        - A San Remo?...

Vittorio                         - In Questura! Il padrone del ristorante è ricorso in Questura! Disperazione maledetta! Ecco cosa significa essere soli al mondo...

Eduardo                        - Essere soli e disgraziati!

Vittorio                         - Alzati che occorre fare un po' di pulizia... sono due giorni che non si esce di casa!

                                      (Va al lavan­dino a lavarsi, si asciuga e poi butta per terra l'acqua della bacinella ed apre la finestra).

Eduardo                        - Cosa fai?

Vittorio                         - E' tardi mio caro, bisogna alzarsi.

Eduardo                        - Per andare dove?...

Vittorio                         - Non fosse altro che per prendere almeno un poco d'aria. (Prende la scopa e si mette a spazzare sollevando polvere).

Eduardo                       - Fai piano!...

Vittorio                        - Ho bagnato il pavimento. (Con la scopa trascina la spazzatura sotto la branda).

Eduardo                       - Non sarà mica diventato un deposito d'im­mondizie questa branda? La vuoi smettere?

Vittorio                        - Dove vuoi che la metta? Poi si toglierà... per il momento...

Eduardo                       - Santo Dio, che vita. Ho una bocca amara come il fiele e non poter prendere una goccia di caffè! Hai almeno un mozzicone?

Vittorio                        - Non ho niente.

Eduardo                       - Due giorni che non si fuma...

Vittorio                        - ...e non si mangia... si beve solamente! Fra le altre, sei testardo... alzati... andremo al caffè... vedremo lì se troveremo un amico...

Eduardo                       - Al caffè non voglio più andarci... (Poi si alza, va al lavandino, si lava e durante la scena si veste).

Vittorio                        - Perché?  (Mette in ordine la branda).

Eduardo                       - Perché non voglio incontrarmi m la Desantis...

Vittorio                        - Come mai? Vuoi spezzare il dolce idillio?

Eduardo                       - ...Per adesso! In seguito forse. C'è troppa differenza fra noi... essa è una signora... io... un povero uomo... e poi siccome mi chiese di voler visitare il mio studio, non vorrei essere costretto a doverle mostrare questa stalla... ecco!

Vittorio                        - Voglio credere che tu sia stato tanto furbo da non darle l'indirizzo...

Eduardo                       - Certamente... anzi le dissi che non potevo farle visitare lo studio,  perché stava  in rinnovazione...

(Campanello interno a destra).

Vittorio                        - Gli uscieri!...

Eduardo                       - Io non ci sono… vai ad aprire.

Vittorio                        - E se cercano me?...

Eduardo                       - Se cercano me, non ci sono... Se cercano te arrangiati... ciao. (Entra nello stipo a muro e vi si chiude dentro).

Vittorio                        - Che tipo! (Esce per la destra e ritorna dopo poco seguito da Melasecca) Avanti, prego...

Melasecca                    (in abito nero, ha in mano un panierino) - E' questo lo studio di pittura e scultura? Vittorio - Sicuro!

Melasecca                    - Parlo con lo scultore Eduardo Morelli?...

Vittorio                        -  No, voi parlate con il pittore  Vittorio Floscio.

Melasecca                    (presentandosi) - Nicola Melasecca... possi­dente!

Vittorio                        - Ben lieto! (Porgendogli una sedia) Acco­modatevi!

Melasecca                    (sedendo) - Grazie. Io però, desidero par­lare con lo scultore Eduardo Morelli... è in casa?…

Vittorio                        (sincero) - Dipende...

Melasecca                    - ...da cosa?

Vittorio                        (confuso) - ...dipende... se è in casa, perché è entrato dall'altro ingresso dello studio... dato che abbia­mo anche un'entrata principale dal parco... o se sia en­trato da questa... (indica la porta a destra). Io veramente non so... perché lo studio è tanto grande... Questa è la stanzetta del nostro servo... (indicando lo stipo) di là poi c'è il corridoio dal quale si accede nei grandi saloni... di posa.

Melasecca                    - Il portiere mi ha detto che Morelli è in casa...

Vittorio                        - Potrò assicurarmene... Voi cosa desiderate?

Melasecca                    - Voglio mettermi  d'accordo con lui per un lavoro che dovrebbe farmi.

Vittorio                        - Un'ordinazione allora?

Melasecca                    - Sicuro!

Vittorio                        (contento) - Benissimo!- Vado subito a chiamarlo... certamente sarà nella grande sala di posa. Attendete, lo chiamerò subito. (Si dirige verso lo stipo, apre cautamente i battenti e chiama forte) Eduardo?… Eduardo?...

Melasecca                    - Non c'è?

Vittorio                        - La sala di posa è così lontana... andrò a chiamarlo... attendete, vi prego. (Entra nello stipo ed esce dopo poco seguito da Eduardo, e tutti e due non si accorgono d'essere tutti impolverati) Questo signore vor­rebbe parlare con te...

Eduardo                       - Buongiorno... comodo... prego...

Melasecca                    -   Grazie.   (Osservandoli)   Ma siete tutti impolverati!..

Eduardo                       - Oh... niente... ero di là a mettere in ordine alcuni sacchi di gesso con le persone di servizio! (Si spolverano sollevando dagli abiti molta polvere). Dunque... di che si tratta?  (Seggono).

Melasecca                    - Ecco... però non vorrei essere importuno... questa è ora di colazione... avete già fatto colazione?...  Altrimenti posso ritornare...

Eduardo                       - Affatto… potete rimanere, perché noi non dobbiamo  fare colazione...

Melasecca                    - Avete già fatto colazione?

Vittorio                        - Eh!... Da tanto, tanto tempo.

Melasecca                    -   Allora posso parlarvi con comodità! Dovete sapere che, dopo una lunga e penosa malattia... la mia povera  Beatrice, venti giorni fa... è morta!   (Si commuove quasi a piangere).

Eduardo                       - Coraggio!...

Vittorio                        - Rassegnazione!

Melasecca                    - Non posso, amico, non posso... Povera la mia Beatrice... (Piange) Un angelo di moglie... l'esem­pio della bontà... (Porta la mano sullo stomaco come a volerlo comprimere) Ahi!...  Ahi…

Eduardo                       - Cos'è?

Vittorio                        - Vi sentite male?

Melasecca                    - Ahi!... Ahi!... Dovete sapere che io sono sofferente di stomaco… il dolore, poi, della morte di Beatrice, maggiormente ha influito sulla malattia... e quando mi commuovo... provo delle sofferenze atroci!... (c. s.) Ahi!... Ahi!...

Eduardo                       - Ci spaventate...

Melasecca                    - Niente spavento!... C'è il rimedio!... Sic­come si tratta di cattiva digestione, non assimilo il cibo, il medico mi ha ordinato di mangiare poco e spesso... anzi spessissimo. Difatti basta ch'io mangi una piccola cosa... e il dolore cessa come per incanto.

Eduardo                       - Strano... mi dispiace soltanto che non ab­biamo niente da offrirvi.

Melasecca                    - Non occorre... Sono provvisto del ne­cessario.

                                     (Apre il panierino dal quale prenderà un pic­colo tovagliolo, se lo spiegherà sulle gambe e sempre dal panierino prenderà una forchettina, poi una sco­dellina nella quale vi saranno piccoli pasticcetti e ne mangerà due sotto gli sguardi affamati di Eduardo e Vittorio).

                                     Ecco...  si  calma...  (Dal panierino prende una piccola bottiglia di marsala e ne beve due o tre sorsi).

Eduardo                       (indicando i pasticcetti) - Cosa sono?

Melasecca                    - Crocchettini di pollo… me li cucina ap­positamente la  mia  cuoca...

Vittorio                        - Che buon profumo!... (Si alza e, come per mettere anche lui qualcosa nello stomaco, va a bere un po' d'acqua dal boccale che è sul comodino accanto alla branda e poi torna).

Melasecca                    - Son fatti in casa dalla mia cuoca... (Ri­mettendosi  dal dolore)  Mi sento meglio!

Eduardo                       - Bravo! (Anche lui si alza, va a bere e poi ritorna a sedere).

Melasecca                    - E' passato!...  (Ripone tutto nel panie­rino e lo richiude).

Vittorio                        -  Meno  male.

Melasecca                    - Stavamo dicendo allora: io vi darò una fotografia della mia povera Beatrice, e voi, da quel va­lente artista che siete, ne ritrarrete una statuetta in marmo...

Eduardo                       - Bene, bene!...

Melasecca                    - Quanto mi può costare?... Io non bado a spesa...

Eduardo                       -  La volete in marmo?

Melasecca                    - Sicuro... e non più grande di così... (indica l'altezza con le mani).

Eduardo                       - ...Un duemila lire!...

Melasecca                    -  Accetto.

Vittorio                        - Accettate?

Melasecca                    - Sì.

Vittorio                        (con gioia) - Eduardo?... Accetta, lui!...

Eduardo                       -  Bene...  occorre  però  un  anticipo...

Melasecca                    -  Di  quanto?

Vittorio                        - Della  metà...

Melasecca                    - Mille lire?

Eduardo                       -  Sicuro!

Melasecca                    -  Immediatamente! (Cerca in tasca il portafogli)  Santo  Iddio!...

Eduardo                       - Che c'è?

Melasecca                    - Ho dimenticato a casa il portafogli con il danaro e la  fotografia! Cervello da pulcino!...

Eduardo                       - Potete ritornare? Io sarò in casa ad aspettarvi.

Melasecca                    - Non mi è possibile... Adesso devo re­carmi dal dottore, poi alle quattro devo partire per Roma per affari urgenti...

Eduardo                       - Possiamo fare così: adesso il mio amico scende con voi, vi accompagna dal dottore, poi a casa voi gli darete l'anticipo, la fotografia... e quando ritor­nerete da Roma, troverete il lavoro ultimato.

Melasecca                    - Non è possibile... dovendo partire per Roma la casa è chiusa e la serva è andata via... per fortuna  ho  già il biglietto  ferroviario...

Eduardo                       -   E  affrontate un viaggio senza  danaro?...

Melasecca                    - A Roma ho mio fratello... ne dovremo parlare al mio ritorno da Roma... Maledetta distrazione!

Eduardo                       -  Quando  ritornerete da  Roma?

Melasecca                    - Fra dieci giorni.

Eduardo                       - Non ci troverete più!

Melasecca                    - Partite?

Vittorio                        - Forse per  sempre!...  Andiamo all'estero!

Melasecca                    - Che peccato, che peccato!... (Porta una mano allo stomaco) Vedete? Alla minima contrarietà... Lo stomaco ne risente... (Lamentandosi) Ahi!... Ahi!... (Fa per aprire il panierino).

Eduardo                       - Vi prego, signor Melasecca... andate per­ché abbiamo da lavorare...

Vittorio                        - Andate a mangiare altrove e buon ap­petito !...

Melasecca                    - Vado... vado... e mille scuse... ci ve­dremo al ritorno...

Vittorio                        - Se ci troverete! (Lo accompagna ad uscire per la destra e poi ritorna) Sia fatta la volontà di Dio!... Quello viene a mangiare proprio qui!…

Eduardo                       - A rischio di farci morire per contrazioni intestinali...

Vittorio                        (deciso) - Edoardo, qui occorre assolutamente trovare qualche cosa di commestibile... é impos­sibile più tollerare... siamo al secondo giorno di forzato digiuno... non vorremo fare lo sciopero della fame!... Io mi sento svenire...

Eduardo                       - Cosa posso farci?... Solo il sacrificio di uno di noi due varrà a sfamare quello che resta...

Vittorio                        - Sei impazzito?… (Campanello interno) Vai  ad  aprire...

Eduardo                       - Va' tu... non ho la forza di  muovermi... Vittorio - Aveva ben ragione il conte Ugolino. (Esce a destra e subito torna)  E' la  signorina Desantis...  ho guardato dal buco della serratura!...

Eduardo                       - Come mai? (Campanello) Aspetta... met­tiamo prima un po' di ordine...

Vittorio                        - Come avrà saputo l'indirizzo? (Alla svelta mettono in ordine la stanza).

Eduardo                       - Non saprei!... (Campanello. Gridando) Ecco... viene subito... (Ed esce per la destra ritornando poi con Giulia) Accomodatevi pure, signorina... come mai qui?...

Vittorio                        (è andato a sedere presso la finestra fingendo di dare gli ultimi ritocchi ad una vecchia tela mala­mente poggiata su di un cavalletto mezzo sgangherato).

Giulia                           -  Vi  meraviglia?...  Semplicissimo: passando per caso ho visto al portone una targhetta col vostro nome e sono salita. (Ironicamente) Finalmente vi si vede, signor Morelli...  (Scorgendo Vittorio)  Vittorio?...

Vittorio                        (alzandosi) - Signorina!

Giulia                           (avvicinandoglisi) -  Prego...   lavorate pure... (Guardando  il quadro)  Cos'è? Vittorio -  Un quadro da restaurare.

Giulia                           (a Eduardo) -  E voi, Morelli...  perché  non vi si vede più?   (Lascia su di una sedia un cartoccino legato).

Eduardo                       - Ho avuto tanto lavoro... e papà il barone?

Giulia                           - E' a letto...

Eduardo                       - A letto?

Giulia                           -   Niente di grave, una leggera indisposi­zione...  la solita indisposizione...

Eduardo                       (ridendo)  -  Mangia  troppo...

Giulia                           -   E come...   contro il volere dei medici... oramai ha un'età...

Eduardo                       - E' un buongustaio papà...

Giulia                           - Quando poi si ammala diventa capriccioso come un bambino!...  Ma parliamo di noi...

Eduardo                        - Già, parliamo di noi... Non avrei mai immaginato...

Giulia                            - (interrompendolo) ... che sarei stata io a venirvi a trovare?... Dimenticate troppo presto gli amici... vero ?

Eduardo                        - Sono stato tanto occupato...

Giulia                            -  E così, io sono venuta per visitare final­mente il vostro famoso studio. Dov'è?

Eduardo                        - Qui!

Giulia                            - (meravigliata) Qui?

Eduardo                        - (notando la meraviglia di Giulia) ... poi... là. (Indica lo stipo a muro),

Giulia                            - (si alza e fa per dirigersi verso lo stipo) Posso andare?

Vittorio                         - (subito sbarrandole il passo) No... questa è la porta che dà nel corridoio... dal quale si accede nelle sale di posa... ma siccome siamo in rinnovazione è tutto ingombro di sacchi, modelli, cavalletti, arnesi...

Giulia                            - E dove lavorate?

Eduardo                        - Qui!

Giulia                            - Qui? E non mi fate vedere qualche vostro capolavoro?... Voi sapete che adoro la scultura...

Eduardo                        - Sono spiacente, ma non ho niente da mo­strarvi, perché proprio stamane ho consegnato le mie ultime tre opere.

Giulia                            - Tre statue?

Eduardo                        - Già!

Giulia                            - E come le avete chiamate?

Vittorio                         - La fame, la peste e la carestia!

Eduardo                        - Già... sicuro... tre nudi di donna che vo­gliono rappresentare: la fame, la peste e la carestia.

Giulia                            - Spero vi siano riuscite bene.

Eduardo                        - Benissimo...

Vittorio                         - Specialmente quella che rappresenta la fame.

Giulia                            - Bene! Caro Morelli, ho un'oretta dispo­nibile... e sono pronta per il bozzetto che mi promet­teste. (Posando) Vi piace così?

Eduardo                        - Cosa?

Giulia                            - La posa per il bozzetto...

Eduardo                        - Sicuro... benissimo... ma...

Giulia                            - Io non pretendo un capolavoro... un boz­zetto così... senza importanza... per avere un vostro ricordo …

Eduardo                        - Già... ma...

Giulia                            - (indispettita) Non sento ragioni. Se oggi non mi fate il bozzetto... me la prenderò a male.

Eduardo                        - Signorina Giulia... perché? Vi assicuro che per oggi non è possibile, perché non ho un pez­zetto di creta, di plastilina...

Giulia                            - Quante bugie...

Eduardo                        - Guardate voi stessa in tutto lo studio... cercate... vedrete che non troverete un'oncia di creta.

Giulia                            - (si alza) Bene! Voglio proprio vedere. (Va verso lo stipo).

Eduardo                        - (fermandola) No! Non entrate là... il pas­saggio è ingombro di tanta roba...

Giulia                            - Non importa...

Eduardo                        - Vi prego... aspettate. Vittorio? (Con intenzione) Vai di là... vedi un po' se hanno messo tutto in ordine... e se le modelle sono andate via... (A Giulia) Ho di là, due allievi che studiano... e non è lecito en­trare all'improvviso... (A Vittorio) Vai... se ancora non è tutto in ordine, e se gli allievi sono ancora con le modelle... me lo farai sapere... vai!

Vittorio                         - Ho capito! Permesso, signorina. (Apre cautamente lo stipo e vi si chiude dentro).

Giulia                            - (ritornando a sedere dispiaciuta) Non im­maginavo proprio che avreste trovato tante scuse per farmi un piccolo bozzetto...

Eduardo                        - Vi sbagliate...

Giulia                            - Fate silenzio. Non vi sembra brutto rifiu­tarvi di modellare un bozzetto della mia testa, piuttosto carina, sorridente... così... tutta per voi...

Eduardo                        - E' vero, ma io posso assicurarvi.

Giulia                            - (indispettita) Chissà che nascondete nella sala di posa... qualche cosa che io non posso vedere... qualche donna... voglio vedere!

Eduardo                        - Vi prego...

Giulia                            - (si alza e si avvicina allo stipo) Voglio vedere, vi dico. (Apre lo stipo e vi ci scorgerà Vittorio accovacciato e impolverato) Che?!...

Eduardo                        - (dopo una pausa e con dolore) Siete con­tenta adesso?

Giulia                            - (meravigliata) Non capisco... M'avevate detto...

Eduardo                        - (umiliato) V'avevo detto che... ecco, guar­date, girate, osservate: questo è il mio studio... cercate la creta, la plastilina, non ve n'è... non ve n'è... neanche l'ombra, perché se pure un'ombra ve ne fosse stata, m'avreste trovato lavorando... ma non ve n'è... e non ve ne sarà, perché son povero... e povero lo sono perché sono onesto... onesto!

Giulia                            - (mortificata) Ma io...

Eduardo                        - (umiliato ma con tono deciso) Vi prego, non domandatemi più niente... perdonate tutto quello che ho detto e cerchiamo invece di non vederci più... ormai avrei vergogna di voi... Voi con la vostra fan­tasia di bella donnina, ricca e giovane, forse credevate di trovare qui quella vita comoda, facile, affascinante, misteriosa che ogni cervello giovane come il vostro, crede che un artista debba vivere! Ce ne sono di quelli che vivono la vita che voi credevate di trovare qui... ma quelli non sono artisti... quelli sono mestieranti, che mai nulla lasceranno del loro ricordo se non un'ora di amore nel cuore di una moglie adultera, di una sartina amante della vita libera o di ragazze che amano vedere modellato nella creta il loro nudo, ansioso solamente di farsi ammirare. Ma quando si ama l'Arte nel puro senso della sua parola... è questa la vita che si affaccia a coloro che ne vengono a scoprire il mistero: tormento, miseria, fame!

Vittorio                         - Fame, sì, fame!

Eduardo                        - Vedete, non ho il coraggio di guardarvi negli occhi... e quasi sono pentito d'avervi aperto tutto me stesso... vi prego, signorina Giulia... lasciatemi solo... solo con il tormento della mia vita di povero artista!...

Giulia                            - (ancora più mortificata) Signor Morelli...

Eduardo                        - Lasciatemi, signorina Giulia... e comprendetemi. Noi arti­sti siano nati per patire... vivendo sappiamo di dover patire perché so­lo soffrendo si sacrifica all'Arte tutta la nostra vita, perché le sofferenze son capaci di aprire il nostro spi­rito alla più alta e pura fantasia, solo il tormento sprigiona dalla nostra fantasia quell'estro, quell'ispirazione necessaria, capaci di darci un gior­no lontano o vicino quell'attimo fuggevole di intima soddisfazione per cui tanto si deve soffrire... vi prego... lasciateci soli !...

Giulia                            - (c. s.) Vado... vado... (Esce per la destra mentre Eduardo e Vittorio restano muti e mortificati. Lunga pausa).

Eduardo                        - (a Vittorio) Imbecille... farti trovare in quella posizione!...

Vittorio                         - Come volevi che mi facessi trovare?

Eduardo                        - Potevi venire fuori un momento prima...

Vittorio                         - Volevo... non ne ho avuto il tempo. (Pausa durante la quale Vittorio girando la scena scor­ge su di una sedia il cartoccetto che Giulia ha lasciato, lo apre e scor­gendovi dentro dei cioccolatini con gioia ne mangia in fretta due e poi rivolgendosi a Eduardo) Eduardo?

Eduardo                        - Cosa vuoi?

Vittorio                         - La signorina Giulia ha dimenticato qui un pacchetto di cioccolatini... ne vuoi?

Eduardo                        - (prontamente) Me lo domandi?... Dài a me!

Vittorio                         - Calma... Li ho trovati io... e divideremo da buoni compagni. (Divide con Eduardo i ciocco­latini che mangeranno poi con avi­dità) Come sono buoni!

Pasquale                        - (entrando dalla destra) Scusate... la porta stava aperta...

Eduardo                        - Che cerchi?

Pasquale                        - Quella signorina che da poco è andata via di qui... ha di­menticato un pacchetto di cioccola­tini... mi ha pregato di venirlo a prendere, perché li ha comprati per il padre... sono cioccolatini purga­tivi!

                                      (Eduardo e Vittorio restano senza fiato guardandosi esterrefatti mentre... cala la tela).

FINE