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MOGLIE

Commedia in tre atti

Di Giovanni BOKAY

(Traduzione italiana di Mario De Vellis)

PERSONAGGI

ANNA

ELENA

GIOVANNI

PAOLO

MARTA, governante

ROSA, Cameriera  di Elena

BETTINA, Cameriera  di Anna

A Budapest – Oggi.

I Atto: Il salotto di Elena - II Atto: il salotto di Anna - III Atto: lo studio di Giovanni

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Un salottino da signora arredato con comoda mollezza. Al proscenio, verso destra, una piccola scrivania col telefono. In mezzo alla parete di fondo un caminetto all'inglese con sopra uno specchio. Sul piano del caminetto una grande fotografia di Giovanni in cornice. In secondo piano due porte; quella di destra mette nell'anti­camera: quella di sinistra nella camera da letto di Elena, Le undici di sera. Quando il sipario si alza la scena è quasi interamente al buio: solo da sinistra trapela un po' di luce. Per qualche attimo la scena rimane vuota: poi la porta di sinistra si apre piano ed entra Elena, guardinga. Indossa una vestaglia di seta. Cautamente richiude l'uscio dietro di sé, accende la luce, torna in punta di piedi verso la porta e origlia. Fa qualche passo verso il telefono, poi cambia idea, corre alla porta di destra, preme il bottone del campa­nello, apre e mentre guarda sempre ansiosa verso la camera da letto, chiama con finta eccita­zione e coti voce soffocata;

 

Rosa! Rosa!...  Rosa, per amor di Dio!... Sono io, si... non sentite? Venite qui, subito! (nel vano della porta apparisce Rosa in camicia da notte e pantofole, ravvolta in uno scialle coi capelli arruffati, insonnolita e stropicciandosi gli occhi).

Rosa                              - (spaventata) Gesù Maria! Che cosa è successo?

Elena                             - (come sopra) Il signore si sente male... correte a chiamare un medico...

Rosa                              - (piagnucolosa) Oh Dio! Il signor inge­gnere...

Elena                             - (spingendola fuori) Andate! andate subito! Cosi come siete. Mettetevi indosso una cosa qualunque e correte... Nel portone acconto, a sinistra, al numero 18, abita un medico...

Rosa                              - (la interrompe) Anche in questa casa ve n'è uno! Potrebbe venire più presto...

Elena                             - (stizzita, energica) Non avete sentito che ho detto? Chiamatemi il dottore della casa accanto...

Rosa                              - (ostinata) Anche questo qui è un ottimo medico, signora...

Elena                             - (irata) Fate ciò che vi ordino e non chiacchierate tanto! Si chiama Paolo Kovac... Beh! che avete da guardarmi? Avanti! Andate una buona volta! Ditegli che ab­biamo urgente bisogno di lui... Correte!

Rosa                              - Oh mio Dio! Mio Dio! (via. Appena Elena richiude la porta la sua finta agitazione cessa e si vede subito che è tranquilla. Cauta­mente, in punta di piedi, va al telefono e con un sorrisetto beffardo stacca il ricevitore, mentre guarda timorosa verso la porta di sinistra, come se temesse di essere sorpresa. Fa nervosamente un numero che però non risponde. Rifà il numero quasi irata, e attende risposta; è sempre più irrequieta e batte un piede a terra. Ad un tratto sorride, poi con voce bassa, soffocata, parla all'apparecchio ricoprendo il microfono col palmo della mano ad imbuto. Di tanto in tanto guarda la porta di sinistra).

Elena                             - (al telefono) Pronti! Pronti! Casa Major?...  Vorrei parlare con la signora... Siete voi, signora? (con finta agitazione) Vi prego, venite subito... vostro marito si sente male... Non so, è svenuto... Ho già fatto chiamare un medico... Via Kaplar, 20... secondo piano, prima porta... Non ha impor­tanza, lo saprete qui... Sì, numero 20, se­condo piano, prima porta... (riattacca il ricevitore. Sulla soglia a sinistra comparisce Giovanni).

Giovanni                       - Con chi parlavi?

Elena                             - (fingendosi agitata, però carezzevole) Ti sei alzato di nuovo? Ti avevo detto di star­tene tranquillamente disteso aspettando che tornassi col cognac...

Giovanni                       - Non ho bisogno di cognac... oramai mi sento benissimo!

Elena                             - (lo abbraccia con amore) Se sapessi come mi sono spaventata, caro... Temevo di vederti svenire...

Giovanni                       - È stato soltanto un piccolo capogiro... Oggi ho avuto una giornata faticosis­sima... e poi quella stupida scena fra noi...

Elena                                        - (lo interrompe scherzando affabilmente) Ecco! Vedi?... perché mi contrarisci sempre.

Giovanni                       - Non chiedermi cose impossibili!

Elena                             - Io faccio soltanto per amore, Gio­vanni mio...

Giovanni                       - Tu conosci la mia situazione... te l'ho spiegata cento volte e ti ho detto che mia moglie...

Elena                      - (gli mette una mano sulla bocca) Pst!... Ricominciamo?...  Dimmi, invece... ti senti proprio bene, ora?

Giovanni                       - (brontola) Bene! Benissimo!

Elena                             - (con finta ansia) All'improvviso ti ho visto diventare così pallido...

Giovanni                       - Dì' un po': a chi telefonavi?

Elena                             - (distratta, con aria ingenua) Io?... a nessuno... Perché?

Giovanni                       - Mi era parso di sentire la tua voce...

Elena                             - Parlavo con Rosa.

Giovanni                       - Che volevi da Rosa, a quest'ora?

Elena                             - (un po' timida, con aria contrita) L'ho mandata a chiamare un medico...

Giovanni                       - Un medico?... che ragione c'è? Sei impazzita?

Elena                             - (con affettuosa premura) Ero talmente spaventata... E’ colpa mia?

Giovanni                       - (stizzito) Quante storie!

Elena                             - (con tono lamentoso) Ecco... oramai ti dispiace anche se mi preoccupo per te... se sono premurosa...

Giovanni                 - Ma tu, per una cosa da nulla metti in subbuglio tutta la casa!

Elena                             - Come potevo sapere che era una cosa da nulla? All'improvviso sei piombato giù....

Giovanni                       - (interrompe, seccato) Piombato giù! Mi sono semplicemente disteso sul divano!

Elena                             - (per deviare il discorso) 1,'importante è che oramai stai bene... Dimmi: lo vuoi il cognac?

Giovanni                       - (sospettoso) Chi è il medico che hai fatto chiamare?

Elena                             - (con finta indifferenza) Non è lo stes­so?... Uno qualunque... Ho detto a Rosa di correre a chiamare il medico più vicino... quello che riesce a trovare...

Giovanni                       - (in collera) Non mi occorre nessun medico, hai capito? Mandalo via subito e digli che non abbiamo più bisogno di lui... che era un falso allarme.

Elena                             -Non glielo dirò affatto! No! No! Anzi, deve visitarti scrupolosamente... Non si ha un capogiro senza un motivo serio!

Giovanni                       - (nervoso) Non essere sciocca Elena! I,o vedi anche tu che non ho bisogno di medici... E poi non voglio che nessuno mi trovi a casa tua a quest'ora.

Elena                             - (con leggerezza) Scusa... che può sapere un estraneo?

Giovanni                       - Ti ripeto di mandarlo via! Io in­tanto torno di là... (esce a sinistra. Subito dopo si sente bussare alla porta di destra ed entra frettolosamente Paolo con la borsa dei ferri sotto il braccio).

Paolo                             - Buona notte... Dov'è il malato?

Elena                             - Di là... in quella camera... (Paolo si avvia a sinistra). Un momento, dottore... (Paolo si ferma). Mio marito si è sentito male... Ha avuto una specie di deliquio... ma ora sta già un po' meglio. Si è irritato che Ilo chia­mato il medico...

Paolo                             - (un po' seccato) Allora, se non c'è più bisogno di me...

Elena                             - (premurosa) No no, al contrario... Sono molto contenta che siate venuto!. Se sapeste come sono preoccupata per lui... Dovete visitarlo. Ma non bisogna prenderlo dì sor­presa... lo persuaderò io piano piano... (si avvia a sinistra. Intanto Paolo guarda intorno e il suo sguardo cade sulla fotografia di Gio­vanni. Ha un gesto di stupore).

Paolo                             - Scusate, signora... (Elena si volge). Perdonatemi la domanda indiscreta... Come mai quella fotografia si trova qui?

Elena                             - (con finta meraviglia) Come mai...? Perché?

Paolo                             - Sì... volevo dire... di chi è quella fotografia?

Elena                              Non capisco... di mio marito!

Paolo                             - (marcato) E’ la fotografia del mio migliore amico.

Elena                             - (con finto stupore) Conoscete Giovanni?

Paolo                             - Non lo sapevate?

Elena                             - (ingenua) Come avrei potuto saperlo?

Paolo                      - Ah sì?... Ecco... sicché... Giovanni è qui? E lui che si è sentito male?

Elena                             - Sì, lui. Lo chiamo subito.

Paolo                             - (un po' imbarazzato)No, vi prego! Non lo chiamate,., sarà meglio che me ne vada... Preferisco non incontrarlo.

Elena                             - (energica, quasi offensiva) Scusate, dottore. Che maniera è questa? Siete stato chiamato da un ammalato ed è vostro dovere prestargli aiuto! (apre con un colpo la porta di sinistra). Giovanni! Ti prego, caro, vieni! (Giovanni appare sulla soglia e vedendo Paolo si ferma sbigottito).

Giovanni                       - (involontariamente) Paolo!

Elena                             - (in fretta a Paolo con finta emozione) Vi scongiuro, dottore! Fategli una visita minuziosa... sono molto preoccupata per luì.

Giovanni                       - (a Elena, un po' brusco) Abbi pazienza, lasciaci soli.

Elena                             - (a Paolo) Mi raccomando, dottore... Non gli date ascolto se vuoi mandarvi via... Si è sentito veramente male... è svenuto!

Giovanni                       - (energico) Ti ho già pregato di an­dartene... Va! Va!

Elena                             - (sì avvicina a Giovanni e fa per abbrac­ciarlo, ma lui imbarazzato la respinge con un gesto affettuoso) Vado, cuor mio... ma tu mi prometti di raccontare tutto al dottore, non è vero? Tutto, mi raccomando... tutto... non devi avere segreti per lui! (esce a sinistra).

Paolo                             - (cupo) Giovanni, come mai ti trovi in questa casa? (Giovanni non risponde, pas­seggia su e giti). Che rapporti hai con quella donna?

Giovanni                       - (gli si ferma davanti con durezza) E la mia amante, se proprio vuoi saperlo!

Paolo                             - Iva tua amante?

Giovanni                       - Sì... la mia amante...

Paolo                             - (involontariamente) Inaudito! (pausa. Giovanni cammina nervosamente su e già, poi di nuovo si ferma davanti a Paolo).

Giovanni                       - (quasi provocante) E tu sei scanda­lizzato, eh?

Paolo                             - Sì. Sono scandalizzato.

Giovanni                       - Lo immaginavo...

Paolo                             - Dimmi, che ti è successo? Sei impaz­zito?

Giovanni                       - Lasciamo questo argomento, ti prego. Ne parleremo un'altra volta.

Paolo                             - Perché mi ha chiamato quella donna? Con che scopo mi ha fatto venir qui?

Giovanni                       - Nessuno scopo... Mi sono sentito male e si è spaventata. Ha mandato a chia­mare un medico e per caso sei venuto tu.

Paolo                             - Sapeva chi sono! Ha fatto chiamare me appositamente.

Giovanni                       - (nervoso) Macché! Non. lo sapeva!

Paolo                             - La Cameriera  mi ha detto che voleva assolutamente me. Mi sembra che ci troviamo di fronte ad una commedia bene organizzata.

Giovanni                       - E perché l'avrebbe fatto?

Paolo                             - Mah!... Certo è che lei non ignorava che sono tuo amico. Voleva farmelo sapere... evidentemente vuole comprometterti... vuole lo scandalo! Vuoi dare pubblicità alla cosa...

Giovanni                       - Elena non è capace di un'azione simile!

Paolo                             - (stizzito) Fammi il piacere! Non vuoi darmi ad intendere che sì farebbe scrupolo...

Giovanni                       - Ti proibisco di offenderla!

Paolo                             - (con ironia) Eh, capisco... ti ha preso nella rete... ti ha accalappiato! E tu la di­fendi, poverina!

Giovanni                       - (energico) Finiscila! Basta!

Paolo                             - (erompe) Non si riesce mai a capirvi, voialtri mariti! Qualunque giudizio è sempre sbagliato. Avete la fortuna di trovare una compagna ideale... una donna come non ve n'è un'altra tra mille... ed essa vi guarda, vi ammira, come se foste esseri eccezionali... vive soltanto per voi... vi serve, vi da dei figli... è buona, docile, gentile... e al tempo stesso è un fiore di grazia e di bellezza... e voialtri?... Voialtri, invece di passare la vita in ginocchio davanti a lei... e di ringraziare giorno e notte Iddio che ve l'ha data... perdete la testa per una donnetta qualunque solo perché ha un bel sorriso e un corpo desiderabile...

Giovanni                       - (lo interrompe) Come medico do

 Paolo                            - (lo interrompe) Non so nulla! So sol­tanto che sei uno stupido... e che il mignolo di Anna vale più di tutta quella lì

Giovanni                       - (a bassa voce) Non conosci Elena...

Paolo                             - La conosco meglio di te! In questo campo uno scapolo ha tutti i vantaggi...

Giovanni                       - (con forzata energia) Ti ho già detto di non offenderla! Io l'amo...

Paolo                             - (sbigottito) L'ami?

Giovanni                       - (esitante) L'amo... (da un'occhiata a sinistra: più piano)... non quanto Anna, ma amo anche lei ed essa fa parte della, mia vita.

Paolo                             - (con un sogghigno amaro) Fa parte della tua vita? Congratulazioni! (stizzito). E io,., che imbecille! Io che invidiavo la tua vita!

Giovanni                       - (con sarcasmo forzato) Forse mi invidiavi Anna!

Paolo                             - Sì. Te la invidiavo, se proprio vuoi saperlo!

Giovanni                       - Meno male che lo confessi!

Paolo                             - Ma credevo che tu la meritassi... che la rendessi felice!

Giovanni                       - Sicuro che la rendo felice! Forse non è felice accanto a me?

Paolo                             - (con disprezzo) Però, di nascosto, mantieni un'amante...

Giovanni                       - Che c'entra?

Paolo                             - E se Anna per caso venisse a saperlo?

Giovanni                       - (un po' impaurito) Spero che tace­rai, Paolo... mi vuoi tanto bene!

Paolo                             - (sdegnato) Io sì che tacerò, non aver paura... mi disgusta, ma tacerò... non perché ti voglio bene... soltanto per Anna... Però sta in guardia : potrebbe parlare lei!

Giovanni                       - (alza il capo) Chi?

Paolo                             - (indica la porta a sinistra) Quella lì!

Giovanni                       - Per Elena puoi star tranquillo.

Paolo                             - Invece non sono tanto tranquillo...

Giovanni                       - (senza troppa convezione) Elena non pretende nulla da me.

Paolo                             - Allora perché ti ha tolto alla tua famiglia? Perché ti ha fatto girare la testa?

Giovanni                       - (irritato) Elena, poverina, non ha fatto niente... sono stato io, invece... sono stato io che l'ho assediata! (Paolo ride sar­casticamente, sempre più irritato) Perché ridi? Sì! La colpa è mia, unicamente mia! Sono io responsabile di quanto è accaduto.

Paolo                             - (sprezzante) Parli come uno studentello...

Giovanni                 - Essa è soltanto colpevole di amarmi...

Paolo                             - (ironico) E ti ama tanto che ti vuole tutto per sé.

Giovanni                       - Da che lo deduci?

Paolo                             - Si indovina facilmente.

Giovanni                       - E se anche fosse?

Paolo                             - (energico) Allora dovresti decidere: quale delle due vuoi tenere... Anna o lei? (Giovanni vorrebbe rispondere. Ha un gesto impetuoso ma prima che possa aprir bocca entra Elena da sinistra).

Elena                             - (con finta ansia) Dunque, dottore... avete visitato Giovanni? Che cosa gli avete trovato?

Paolo                             - (a denti stretti)Nulla di speciale.

Elena                             - E allora quel malessere?., .

Paolo                             - (secco, con tono professionale) Pres­sione alta... sistema nervoso scosso... qualsiasi agitazione può nuocergli. Ha bisogno di riposo.

Elena                             - (verso Giovanni con tono affettuoso) Lo vedi cuor mio? Te l'ho detto sempre...

Paolo                             - (un po' brusco) La cosa migliore sarebbe che partisse con sua moglie...

Elena                             - (spaventata come se ad un tratto le venisse in mente qualche cosa) Oh mio Dio! Mio Dio!

Giovanni                       - Che hai?

Elena                             - (recitando la Parte dall'ingenua) Ho fatto una cosa terribile...  solo ora mi viene in mente... In tanto trambusto me n'ero completamente dimenticata.

Giovanni                       - (impaziente) Di che si tratta? Parla!

Elena                             - Mi ucciderai...

Giovanni                       - Non fare la bambina! Avanti! Avanti!

Elena                              - Ho detto a tua moglie di venir qui.

Paolo                             - Come?!

 Giovanni                      - (con voce rauca) Mia moglie... qui? (Elena fa cenno di sì con, aria compunta- fuori di sé) Come hai potuto fare una cosa simile?

Elena                             - (tremante) Tesoro mio, cerca dì com­prendere... mettiti al mio posto... Quando ti ho visto disteso, immobile... bianco come un cencio... e ho creduto... ho avuto terrore del peggio... nel primo attimo di sgomento... in fin dei conti è tua moglie! Era mio dovere... Figurati che tu fossi morto e io non l'avessi neanche avvertita...

Giovanni                 - (ha un balzo) Ma che morto e morto!

Paolo                             - (piano a Giovanni, con sarcasmo) Vedi?...  che ti avevo detto?

Giovanni                       - (irritato a Elena) Ah! Allora par­lavi con lei al telefono?... e me l'hai negato...

Elena                             - (fingendo di lottare con le lacrime) No, cuor mio, credimi... non me ne ricordavo più... te lo giuro! (Si avvicina a Giovanni e fa per abbracciarlo; ma lui la respinge).

Giovanni                       - (secco) Lasciami, ti prego!

Elena                             - (piagnucolosa) Non ho pensato ad altro che a te... Aspettavo il medico... ero in uno stato d'animo indicibile...

Paolo                             - (energico, tagliente) Bisogna fare su­bito qualche cosa! Telefonerò io ad Anna. (Va verso il telefono).

Elena                             - (con ironia mal celata) Non vi distur­bate, caro dottore... è troppo tardi. Sarà qui da un momento all'altro.

Paolo                             - (a Giovanni, incitandolo) Andiamo via immediatamente, in modo che Anna non ci trovi più qui. Vieni Giovanni... (fa un passo verso la porta e anche Giovanni sta per avviarsi).

Elena                             - (a Giovanni, trattenendolo per un brac­cio) E io?...  che cosa le dirò, io?

Paolo                             - (si volge indietro, energico) Che non conoscete l'ingegnere Giovanni Major... che non l'avete mai visto... che deve trattarsi di un equivoco! E istruite bene anche la vostra Cameriera !

Elena                             - (tagliente) Dite un po'... chi vi da il diritto di disporre di me?...

Paolo                             - (senza darle ascolto) Vieni, Giovanni... presto! (Scampanellata tra le quinte).

Elena                             - (con mal celato trionfo) Eccola!

Paolo                             - (in fretta) Va bene... allora le dirò che... (non riesce a finire la frase perché Anna, ansante, irrompe in scena come un colpo di vento. Corre verso Giovanni, gli getta le braccia al collo, lo bacia e lo accarezza).

Anna                             - (sconvolta, felice, amorosa) Giovanni! Amor mio! Giovanni! Che ti è accaduto?...  Oh. 1 finalmente ti stringo tra le mie braccia... Ho avuto tanta paura! Temevo che... Dim­mi... è passato ora? Ti senti meglio?

Giovanni                       - (cupo) Non ho più nulla! Sto benissimo! Ho avuto un leggero capogiro... (Anna di colpo si piega su sé stessa, si accascia su una sedia, si copre il viso ed è scossa da un pianto soffocato. Giovanni si china su di lei con tenerezza) Anna! Piccina mia! Cal­mati... vedi... sono qui, accanto a te...

Anna                             - (lo guarda attraverso le lacrime, sorriden­do) Scusami... l'ansia, l'agitazione... e poi la gioia improvvisa di rivederti... ho avuto un momento di debolezza... non è colpa mia.

Giovanni                       - Ora sta' tranquilla!

Anna                             - (intravede Paolo, meravigliata) Paolo! Anche voi siete qui? Giovanni non ha nulla di serio, non è vero?

Paolo                             - (con calore) Potete rassicurarvi, Anna. Ha avuto un piccolo malessere passeggero.

Anna                             - (a un tratto si guarda intorno come se si svegliasse da un sogno. Il suo sguardo si ferma su Elena e la Osserva sbigottita. Scrutandola dice con altra voce, imbarazzata e titubante) Giovanni... mi avevi detto che andavi al circolo... Come sei capitato qui? Chi abita in questa casa?

Elena                             - (si fa avanti con disinvoltura insolente) Io, signora...

Anna                             - (si alza, stupita) Voi?!

Giovanni                       - (precedendo Elena che sta per rispon­dere e facendole un segno) Ti spiegherò . tutto subito...

Paolo                             - (interrompe Giovanni, in fretta, con finta disinvoltura) Ve lo spiegherò io, cara Anna, perché la colpa è mia. Sono io responsabile di tutto.

 Anna                            - (scrutando Paolo) Voi?

Paolo                             - Sono stato io ad invitare qui Gio­vanni. È per causa mia che ha dovuto men­tire.

Anna                             - (incerta) Non capisco...

Paolo                             - (sorridendo) permettetemi di presen­tarvi Elena, la... la mia amica.

Elena                             - (protestando) Scusate! Che cosa vi salta in mente?

Paolo                             - (si volge verso Elena, la fissa con seve­rità e intanto dice con tono disinvolto) Senti, cuor mio... non h;d ragione di vergognarti davanti ad Anna. E così buona e così intelli­gente che può comprendere tutto... (con alle­gria forzata ad Anna) Vedete... sono costretto a svelarvi i miei segreti di scapolo. Fino ad oggi soltanto Giovanni ne era al corrente... A voi li ho sempre celati.,. Convenite che non sarebbe stato dì buon gusto, non è vero, cara Anna?

Anna                             - (incerta, scrutando entrambi) Insomma, voi e lei... (indica Elena).

Paolo                             - Si, è la mia piccola compagna... già da qualche tempo. E questa è la mia seconda casa. Giovanni qualche volta viene a trovarci, (in tono scherzoso)... in gran segreto, per non farlo sapere a voi.

Anna                             - Perché?

Paolo                             - Oh Dio... ho sempre temuto che ci giudicaste severamente... e poi non volevo mettervi in una situazione imbarazzante(Con sorriso forzato). Però qualche volta anche uno scapolo impenitente come sono io vuoi crearsi l'illusione di avere un foco­lare... ecco perché invitavo Giovanni per chiacchierare un po'... tutti e tre... in una serena intimità familiare...  come facciamo da voi... Ho avuto torto, lo riconosco.

Anna                             - (sembra convinta) Ma no, caro Paolo... vi capisco perfettamente... (Porge la mano ad Elena con un sorriso un po' imbarazzato) Sono felice di conoscervi.

Elena                             - (mentre si stringono la mano, con accento maligno) E,io!...  era tanto che desideravo vedervi! Giovanni mi ha parlato molto di voi... Accomodatevi, vi prego.

Anna                             - Devo essere terribilmente in disordine...  sono saltata dal letto... Se permettete mi rassetto un po'. (Elena indica lo specchio del caminetto. Anna si volge, risale verso il fondo, si avvicina al caminetto e scorge la fotografia di Giovanni. Si ferma di colpo per un attimo, poi si avvicina allo specchio. Rimane così con le spalle al pubblico mentre si ravvia i capelli ma il tremito delle sue marti e di tutta la per­sona rivelano la sua emozione. I tre hanno compreso che cosa avviene; il volto di Giovanni è contratto: egli guarda turbato Paolo il quale sorride sarcasticamente).

Paolo                             - (dominando la situazione, ali'improvviso) Proprio oggi Giovanni ci ha dato quella fotografia… perché oggi festeggiamo il nostro anniversario... Sì... Elena ed io ci siamo cono­sciuti un anno fa... (Anna si volge con un sor­riso forzato. L'attrice deve far sentire al pub­blico che non crede alle parole di Paolo.. Di colpo le è balenata la verità; Giovanni è l'amante di Elena. Però evidentemente per seguire un suo piano, si sforza di celare Ì suoi sospetti ed è esageratamente gentile e disinvolta con Elena, alla quale in seguito darà anche del tu. Però da alcuni suoi gesti convulsi e da qualche parola detta con voce tremante traspare la lotta che si svolge nel suo animo).

Anna                      - I miei auguri più cordiali. Paolo... (a Giovanni) Strano, cuor mio... quella tua fotografia non la conoscevo. Quando l'hai fatta fate?

Giovanni                       - Non ricordo...

Anna                      - Avresti potuto darne una anche a me...

Giovanni                       - È una brutta fotografia... mal riuscita...

Anna                             - Al contrario! Io la trovo magnifica! (Ad Elena) E tu?...  Oh scusa... ti ho dato del tu... mi è venuto così spontaneo!...  Ma ora veramente potremmo darci del tu! E a te piace?

                                      - (marcato) A me piace molto. (a Giovanni) Ecco, vedi?...  piace anche ad Elena...

 Paolo                            - (continua con zelo) Insomma, ab­biamo invitato Giovanni a passare la serata con noi, e perciò ha dovuto dirvi che andava al Circolo... Una piccola bugia per farci piacere. Ora vi rendete conto di tutto, non è vero?

Anna                             - Naturale!

Paolo                             - (con troppo zelo) Forse abbiamo be­vuto un po' troppo... e qui faceva molto caldo... Giovanni ha avuto un capogiro... Elena, poverina, si è spaventata... e a nostra insaputa vi ha telefonato.

Anna                             - (sincera) Non vi ha detto nulla?

Giovanni                       - No.

Elena                      - La signora certo può comprendere…

Anna                             - (interrompe, marcato) Oh! ti com­prendo... ti comprendo perfettamente I Ma ti prego: chiamami semplicemente Anna. Oramai dobbiamo essere amiche, non è vero?

Elena                      - (imbarazzata) Se permetti... come vuoi...Mi sono talmente spaventata... temevo che Giovanni... e il mio primo pensiero è stato per te.

Anna                             - (con fine sarcasmo) Come sei buona!

Elena                      - Niente affatto! Era mio dovere, Dopo tutto, sei sua moglie!

Anna                             - Dopo tutto...?! Che intendi dire?

Elena                      - (turbata, stupidamente) Sai... in modo che...  che se a un marito succede qualche cosa in casa nostra... senza dubbio abbiamo una certa responsabilità nei riguardi di sua moglie... Non so se mi sono espressa bene.

Anna                             - Magnificamente!

Paolo                             - (come uno che si getta a corpo morto tra due contendenti) Dunque, vedete... le cose sono andate cosi! Mi perdonate, Anna?

Anna                             - (sincera, un po' tremante) A voi, sì... ancora vi ringrazio dì essere stato tanto... di aver avuto tanto tatto con me.

Giovanni                       - (per dire qualche cosa) Eri molto in ansia?

Anna                             - (con un po' di malinconia) E sono ancora preoccupata, caro Giovanni... Sai... se qui un uomo della tua età, senza un motivo serio, gira la testa... allora... allora la moglie deve sorvegliarlo... e aver molta cura di lui, perché un giorno la testa non la perda del tutto!

Giovanni                       - (non capisce l'allusione) Non esa­gerare, ti prego... E stato un malessere insi­gnificante... passato senza lasciare tracce

Anna                             - (sincera) Lo spero anch'io!

Paolo                             - La cosa migliore sarebbe che ve ne andaste a casa, così Giovanni potrà riposare.

Anna                             - Sì, andiamo subito. Però vorrei dire ancora qualche cosa... specialmente a voi, Paolo. (Sorridendo). Mi ritenete una donna così antiquata, così vecchio stile da scanda­lizzarsi di tutto? In verità speravo che mi conosceste un po' meglio! Chi sa che cosa penserà di me Elena...

Elena                             - Oh ti pare... io, anzi...

Anna                             - (la interrompe) No, no! Avresti per­fettamente ragione di deridermi. (A Paolo). Ditemi, Paolo, perché fare tanti misteri con me? Perché nascondermi una cosa così sem­plice?

Paolo                             - Sapete...

Anna                             - (interrompendo) Voi siete un uomo libero, indipendente... siete scapolo... non dovete render conto a nessuno! Potete fare quello che vi piace...e io sono per voi un'amica così sincera, che posso voler bene alla donna da voi amata... sia o non sia vostra moglie.

Paolo                             - Grazie. Siete veramente buona. Ma vedete, vi sorto certe convenienze sociali, certi pregiudizi...

Anna                             - E a me, che importa?

Paolo                             - Anna... non potevo invitarvi a casa... della mia amante...

Elena                             - (stizzita, offensiva) Questa è bella! Come vi permettete di parlare così di me ì! Badate che finirò per perdere la pazienza!

Paolo                             - (la interrompe, in fretta) Scusami, cara…, non volevo offenderti!

Elena                             - (irritata) E non mi date più del tu, vi prego!

Paolo                             - (ad Anna) È un po' nervosa, pove­rina... Quello che è accaduto stasera l'ha un po' scossa.

Anna                      - (a Elena) Sei dunque tanto affe­zionata a Giovanili?

 Elena                            - (confusa ma con malizia) Sicuro! GÌ: voglio bene assai più di quanto non immagini

Anna                             - (con finta disinvoltura) Mi fa vera­mente piacere! Sai... io sono orgogliosa d mio marito e vorrei che tutti lo apprezzassero quanto me.

Giovanni                       - (a disagio) Ma Anna...

Anna                             - Ti assicuro, Elena... anch'io sarei venuta con piacere da voi... (a Giovanni) Spero, cuor mio, che non avresti avuto nulla in contrario...

Giovanni                       - (imbarazzato) Davvero... davvero non so...

Anna                             - (ride) Incredibile come siete pieni d scrupoli voialtri uomini! Sembrate delle vecchie beghine... (ad Elena) Sai... ora voglio prendermi la rivincita! Da oggi in poi, quando Giovanni verrà a trovarvi, lo accompagnerò sempre... supponendo che tu me lo permetta..

Giovanni                       - Ma no, cara... non è possibile..

Anna                             - Perché? (Ad Elena coti una gentilezze che sembra frutto del più sincero affetto). Deve confessarti, cara Elena, che io ho sempre nu­trito una profonda ammirazione per le donne come te... che non pretendono nulla dall'uomo che amano... non gli chiedono di sposarlo., non gli tolgono la libertà... non gli pongono condizioni... ma si abbandonano a lui, semplicemente, disinteressatamente, solo perche lo amano. Trovo che tutto questo è bello e degno di stima...

Paolo                             - (piano) Siete una creatura meravigliosa!

Anna                      - Contro chi pecca una tale donna? Che male fa? Riempie di gioia la solitudini di un uomo... senza portarlo via a nessuno., senza rendere infelice un'altra donna... tranne, forse, sé stessa. (D'improvviso cambia tono Con più forza). Non è, certo, come quelle altre, che disprezzo dal profondo del cuore e che mi fanno ribrezzo... le quali non mirano che a distruggere la felicità altrui... che portano via l'uomo ad un'altra donna, allontanandolo dal suo focolare, distogliendolo dai figli... per egoismo, per calcolo, per vizio... abusando della sua debolezza e solo per farne un disgra­ziato. Questo è orribile, è imperdonabile! (Cambia tono. Melliflua, ad Elena), Non ho ragione, cara?

Elena                             - (eccitata) Ma se quell'uomo non ama sua moglie? Se la famiglia lo annoia?...

Anna                             - (con ironia) Oh cuor mio! Un marito comincia ad annoiarsi della moglie solo quando un'altra donna gli fa perdere la testa.

Elena                             - Io sono convinta che se una moglie riesce ad interessare alla sua vita il marito, se è capace di legarlo a sé, se sa renderlo felice, non esiste donna al mondo che possa portarglielo via.

Anna                             - Come conosci male gli uomini! Non v'è uomo che resista alle lusinghe della va­nità. Digli che lo ammiri per il suo ingegno, che nessuno lo eguaglia per lo spirito, che è un essere eccezionale e che sei disposta a sacrificarti per lui, perché soltanto tu sei capace di comprenderlo... e lo tieni già nelle tue mani, ne hai fatto il tuo schiavo.

Giovanni                       - Che dici, Anna?!

Paolo                      - È così... proprio cosi...

Elena                             - (quasi arrabbiata) Se è una cosa tanto semplice, perché anche voi mogli non fate lo stesso?

Anna                             - (sincera, con un po' di tristezza) Perché vogliamo che nostro marito ci ami per noi stesse che ami in noi quello che in un'altra donna non può trovare: la sincerità. Noi abbiamo già fatto per lui quello che le altre gli promettono... lo abbiamo prescelto fra tutti e gli abbiamo affidato la nostra vita. Non abbiamo bisogno di dirglielo noi chi siamo... ha imparato a conoscerci lui stesso, sempre più intimamente, giorno per giorno, nella vita in comune. Siamo legate a lui ed esigiamo che anche lui rimanga legato a noi, non per debolezza né per vanità, ma per l'onore e per amore... e un po' forse anche per gratitudine. (A Giovanni, in altro tono). Non ho ragione, Giovanni?

Giovanni                       - (nervoso) A che servono queste disquisizioni teoretiche?

Anna                             - (un po' tremante) Scusami, caro... io... a queste cose... non avevo mai pensato... e non avrei neppure immaginato che tu... ma poco fa, quando ho avuto quella tele­fonata... mentre correvo qui... mi è bale­nato in mente che forse... forse anche tu... e ora, involontariamente, tutto è tornato a gali a...

Giovanni                       - (offeso nella sua vanità, con ama­rezza) Dunque... non temevi per la mia vita...

Anna                             - (seria) Per molto di più, Giovanni... per la « nostra » vita... la vita di noi due e dei nostri bambini...

Giovanni                       - (stizzito) liceo come siete voialtre donne: un pericolo minaccia la vita di vostro marito e voi pensate soltanto alla vostra tranquillità.

Anna                             - (a bassa voce) Alla nostra felicità... che vuoi dire lo stesso.

Giovanni                       - (impaziente) Andiamo, ti prego... sono stanco.

Anna                             - Subito, cuor mio. Non aver tanta fretta (a Elena con forzata gentilezza). Mi permetti, non è vero, che da ora in poi anch'io venga a trovarti... che mi associ anch'io alla vostra compagnia... (con un sor­riso) come quarto incomodo...?

Elena                             - (cupa) Figurati... sarà per me un grande onore...

Anna                             - Mi inviterete di tanto in tanto alle vostre riunioni intime, come quelle di sta­sera, per far piacere al tuo Paolo che tutti noi amiamo come un fratèllo.

Paolo                      - Grazie, Anna... ne riparleremo...

Anna                             - (con finta allegria) No, Paolo... non ne riparleremo. Se non mi invitate, mi offendo. Voglio conoscere meglio la vostra Elena. Confesso che è una curiosità fem­minile... (confine ironia). Vorrei sapere come è...  che cosa ama in lei un uomo magnifico come voi... e come fa essa a tenervi legato. Certo non soltanto con la sua bellezza... perché un uomo come Giovanni, o come voi, nella donna cerca qualche altra cosa: non si appaga della gioventù e della bellezza. Non è vero? (con altro tono ad Elena). Sai che facciamo, cara? Vieni tu, domani, da me... nel pomeriggio, per il té... Faremo una lunga chiacchierata a quattrocchi, senza nomini. Verrai, non è vero?

Elena                             - (quasi avidamente, con gli occhi bril­lanti) Molto volentieri ì

Paolo                             - (subito, spaventato) Domani non è possibile, scusate. Abbiamo un altro im­pegno.

Anna                             - (severa) Paolo! Non è bello da parte vostra! (ad Elena, affettuosa). Sicché, ver­rai, cara? Verso le sei, se non ti dispiace, per aver tempo abbastanza... Ti aspetto immancabilmente, (si stringono la mano). Addio Paolo.

Paolo                      - Bacio le mani.

Anna                             - Vieni, Giovanni... andiamo. (Si av­viano). Non saluti neanche Elena? Oh come sei distratto!

Giovanni                       - (seccato) Sono stanco. Buona notte, Elena! Vieni anche tu, Paolo!

Paolo                             - Io rimango ancora un po'.

Giovanni                 - (c. s.) È già tardi... non per­dere tempo... vieni via!

Anna                             - (ridendo a Giovanni) Non ti capisco, cuor mio. Se Paolo vuoi rimanere, lascialo.

Giovanni                 - (a Paolo, irritato) Beh I se ti fa piacere... rimani pure. Ciao.

Anna                             - (dalla soglia, volgendosi ad Elena) Ti ringrazio ancora una volta di avermi tele­fonato. (Anna e Giovanni escono da destra).

Elena                             - (dopo breve pausa, gelida, pungente) Volete qualche cosa da me? O siete rimasto qui soltanto per allontanare ancora di più i sospetti di quella donna?

Paolo                             - (severo) Ditemi, perché avete in­scenata questa commedia?

Elena                             - Commedia?.., io?... Soltanto voi avete recitato una commedia… e devo ri­conoscere che l'avete fatto magnificamente.

Paolo                             - Perché avete chiamato qui Anna? Anna e anche me... A che scopo? Che cosa vi proponevate? (breve pausa. Elena ac­cende una sigaretta, si avvicina a Paolo e lo fissa negli occhi).

Elena                             - (beffarda) Sentite, caro dottore... potrei dirvi che non ho nessun dovere di rispondervi e pregarvi dì lasciarmi in pace perché sono stanca. In altri termini, potrei mettervi garbatamente alla porta e a voi non rimarrebbe che ubbidire...

Paolo                             - Prego... se volete, posso andar via.

Elena                             - (continua) potrei anche dirvi che ignoravo chi foste e avendo bisogno di un medico...

Paolo                      - Ma non è vero!

Elena                      - Si capisce che non è vero! (altro tono). Del resto... dovete ringraziarmi di avervi assecondato così bene, altrimenti non vi sarebbe riuscito dì deviare i sospetti dì quella donna... (medita, manda fuori qualche boccata di fumo). Però... anche così non sono proprio sicura che vi siate riuscito.

Paolo                             - (spaventato) Perché... credete che Anna...

Elena                      - Era troppo calma... troppo gar­bata.. . continuava a scrutarci... Sentivo nelle sue parole... (con un altro tono, con un sorriso insolente). Beh! se si è accorta di qualche cosa, la colpa è vostra.,.

Paolo                             - (come per tranquillizzare se stesso). No, no... Anna non si è accorta di nulla... al­trimenti si sarebbe tradita.

Elena                      - (ironica) Tradirsi?... lo fate sol­tanto voi... è una prerogativa maschile! Noi donne possiamo sempre dominarci... (altro tono). Ditemi, caro dottore, che avreste fatto voi due, se non vi avessi te­nuto mano... se avessi scoperto il vostro gioco?

Paolo                      - È un'ipotesi assurda.

Elena                      - Perché?

Paolo                             - In fin dei conti, non avete interesse a provocare uno scandalo.

Elena                      - Niente affatto! Ho tutto l’interesse... è proprio quello che desideravo. Anzi, vi confesso che vi ho invitato qui appunto perché sì sapesse della nostra re­lazione.

Paolo                             - (tra i denti) L’avevo indovinato!

Elena                      - (con passione) Volevo che final­mente si arrivasse ad una decisione: o io o lei! L'ho già chiesto fin troppe volte a Giovanni che scelga tra noi due.

Paolo                             - (indignato) Volete che Giovanni abbandoni sua moglie per voi?

Elena                             - Naturale che lo voglio! Esiste forse una donna innamorata che non abbia lo stesso desiderio?

Paolo                      - E avreste l'animo di farlo?

Elena                             - (con un riso beffardo) E voialtri non avete l'animo di sedurre una donna e poi abbandonarla?...

Paolo                             - Sapevate che Giovanni ha famiglia...

Elena                      - Avevo il diritto dì credere che or­mai fosse stanco della sua famiglia.

Paolo                      - Non è vero, Giovanni la ama.

Elena                      - E se l'ama, perché mi ha voluta?

Paolo                      - È stato un attimo di smarrimento...

Elena                      - (sarcastica). Poverino... a 40 anni!

Paolo                             - E rimasto abbagliato dalla vostra bellezza!

Elena                             - Grazie per il complimento!

Paolo                             - (cupo) Non scherzate, vi prego! Non è il momento! (Altro tono, con passione). Rendetevi conto una buona volta che si tratta della vita di un'intera famiglia.

Elena                      - E anche della mia vita.

Paolo                             - Non potete essere così egoista!

Elena                             - Oh! in tema dì egoismo gli uomini farebbero meglio a tacere! Di che cosa non siete capaci voialtri quando si tratta della vostra carriera? Vi battete a pugni chiusi, spietata mente, per eliminare il vostro rivale... e non è certo né romantica, né cavalleresca la lotta per strapparvi il pane di bocca. E questo non è egoismo? Ed è lecito farlo? Dunque, anche noi abbiamo la nostra car­riera... una sola: l'amore... l'uomo... Ed è l'unica strada che ci conduce alla vittoria!

Paolo                             - Se Giovanni vi sentisse avrebbe or­rore di voi.

Elena                             - Mio caro, da che mondo è mondo nessun uomo ha mai disprezzato una donna perché si attacca a lui e Io vuole solo per sé... Anzi è precisamente quello che lo lu­singa e lo fa felice.

Paolo                             - Insomma, non vi importerebbe nulla se gli ripetessi il vostro discorso?

 

Elena                      - Fate, fate pure tranquillamente; ve ne ringrazierò.

Paolo                             - Anche se lo informassi che avete chiamata qui sua moglie, apposta, per par­tito preso...

Elena                             - (un po' titubante) Anche... se vi fa piacere...

Paolo                             - (brusco) Concludendo: che volete da Giovanni?

Elena                      - (ironica) Che domanda spiritosa! Cre­devo l'aveste capito da un pezzo! Voglio che divorzi e che mi sposi.

Paolo                             - Non lo farà mai!

Elena                      - Perché no? Cose del genere sono già accadute!

Paolo                             - («» po' eccitato) Se sapeste quanto Anna ama suo marito....

Elena                             - (lo interrompe) Si capisce che l'ama! Ama la sua tranquillità.... Ma anch'io S'amo!

Paolo                             -... e come Giovanni ama lei!

Elena                             - (ironica) Dì questo sono un po' meno convinta!

Paolo                             - (sbalordito) Vorreste informare Anna dei vostri rapporti?

Elena                             - (flemmatica) Né più né meno!

Paolo                             - (fuori di sé) Ve lo proibisco!

Elena                      - Scusate... con quale diritto?

Paolo                             - Se amate Giovanni di vero amore...

Elena                             - (lo interrompe con ironia) Prego! Prego! fasciamo stare le romanticherie!

Paolo                             - Non vi capisco: se volevate fare uno scandalo... se eravate decisa a tutto, perché vi siete lasciata sfuggire l'occasione poco fa?

Elena                             - La vostra sciocca trovata mi ha in­tontito... mi ha colta alla sprovvista e mi sono confusa...! lì per lì non sono subito riu­scita a riprendermi... (altro tono). E poi ve lo confesso: non mi dispiaceva il giuoco... anche perché mi consentiva dì studiare me­glio la mia rivale. È una donna abbastanza interessante... più di quanto non la giudi­cassi. (Marcato, ironica, sorridendo all'idea che le è balenata). Ora capisco perché vi piace tanto!

Paolo                      - (un po' confuso) Ho per lei una stima illimitata...

Elena                             - (beffarda) Me ne sono accorta subito... e proprio per ciò non ho voluto turbare il vostro cavalleresco piacere.... E poi c'è an­cora un altro motivo: la vostra presenza mi metteva un po' a disagio.

Paolo                             - (fuori di se) Rientrate in voi! Volete proprio renderlo infelice, quel povero Giovanni!

Elena                             - (ridendo) Tutt'altro! Non voglio che la sua felicità.

Paolo                             - Sicché, domani vi proponete di an­dare da Anna!

Elena                             - Mi ha invitata.... Non posso offen­derla, poverina!

Paolo                             - Lo ha fatto soltanto per un eccesso di cortesia verso di me, ritenendo che...

Elena                      - (lo interrompe) E non credete che desterei i suoi sospetti se rinunziassi...

Paolo                             - Potreste dire che ve l'ho proibito io.

Elena                             - Mi inviterebbe di nuovo... o verrebbe lei da me.,..

Paolo                             - E allora, partite! (Breve pausa). Mi accollo io le spese...

Elena                             - (in tono offeso) Per chi mi prendete? Sono una signora per bene, io... come la vostra Anna... soltanto sono meno fortu­nata di lei!

Paolo                             - (quasi implorando) Datemi ascolto... se li conosceste come me... Anna crede cie­camente in Giovanni... è una santa quella donna... (Elena ride)… e poi hanno due bam­bini che adorano... Rovinereste tutta la loro vita senza concludere nulla.

Elena                      - (con improvviso interesse) Ah si?... dite, dite!

Paolo                             - La conosco bene Anna... perdone­rebbe a Giovanni... Ha un cuore così nobile...

Elena                             - (nervosa) Ne siete certo?

Paolo                             - Non lo abbandonerebbe mai... anche per i figli...

Elena                             - (con passione) E se Giovanni non rinunziasse a me... se non avesse la forza di rinunziarvi, come del resto non l'ha avuta finora?...

Paolo                             - Se dovesse scegliere, se fosse costretto a farlo, sceglierebbe Anna. Ve lo garan­tisco io!

Elena                             - (ironica) Allora di che temete, se siete tanto sicuro che rimarrò sconfitta?

Paolo                             - Perché tormentare inutilmente Anna... perché sconvolgere la sua esistenza?

Elena                             - (isterica) Insomma, dovrei tirarmi in disparte senza fiatare...? Dovrei sparire... sparire da questo mondo...? Uccidermi forse?...

Paolo                             - Non esagerate!

Elena                      - (si ferma dinanzi a lui e lo fissa bef­farda)... solo perché voi siete innamorato di lei...?

Paolo                             - Siete impazzita?

Elena                      - (fredda) Credete forse che non abbia occhi? Perché la difendete così disperata­mente?

Paolo                             - (nervoso) Sono un amico...

Elena                             - (cinica) Già... « l'amico » di casa...!

Paolo                             - Non vi permetto...

Elena                             - Credete di avere voi solo il diritto dì offendere?

Paolo                             - Non ho mai osato sfiorarla neppure con un pensiero meno che rispettoso...

Elena                      - (ironica) Badate, dottore... questa è la classica frase degli innamorati!

Paolo                             - Anna è una creatura perfetta...

Elena                      - (c. s.) Punfete! Ora non vi manca che dichiarare che le volete bene come ad una sorella... (un po' volgare)... e sono pronta a scommettere che fra breve andrete a letto insieme!

Paolo                             - (urlando) Tacete! per amor di Dio!

Elena                      - Perché quest'idea vi turba tanto ì

Paolo                             - Non vi rendete conto di ciò che dite! Non posso più ascoltarvi!

Elena                             - Gli uomini detestano la verità quando riguarda loro... Come siete ipocriti!

Paolo                             - Giovanni è il mio miglior amico. E lui che difendo innanzi tutto!

Elena                      - (ironica) Però finora, avete parlato soltanto dì Anna. (Siede, accende una siga­retta e osserva con la coda dell'occhio Paolo che va agitato su e giù per la scena. Breve pausa. Altro tono). Sapete, caro dottore, per­ché vi ho invitato stanotte qui? Perché con­tavo su voi. Giovanni mi ha parlato molto del vostro ideale... triangolo... (al gesto di protesta di Paolo)). No no! non volevo of­fendervi! Scusatemi! Insomma, sono stata informata della vostra ideale amicizia e, ri­costruendo per mio conto il quadro fami­liare, vi ho dato una mia interpretazione... personalissima. Ritenevo che qui avreste ap­preso delle notizie piacevoli per voi e che forse mi avreste aiutata... Insomma che sa­reste stato un prezioso collaboratore.

Paolo                             - (sbalordito) Io?...  aiutarvi?... .

Elena                             - Sì sì... nel vostro interesse! Perché, vedete, io sono un'ingenua...  e credo ancora che se un uomo è innamorato di una donna, la sposa volentieri, anche se non è più ra­gazza... e anche se ha due figli!

Paolo                             - Vaneggiate!

Elena                      - Va bene, mi sono sbagliata... E al­lora che devo fare? Sono rimasta sola... so­sterrò la mia battaglia senza alleati- Però... ripensateci.... chi sa che non abbia ragione io...? Forse non è uno svantaggio per voi se Giovanni divorzia dalla vostra Anna e voi rimanete solo in campo!...

Paolo                             - (in collera, deciso) Io vi impedirò dì andare domani da Anna!

Elena                             - (con flemma, insolente) Sarà difficile, caro dottore!

Paolo                             - Voi due non vi incontrerete mai più!

Elena                             - (decisa, con crescendo) Sentite, caro amico... se domani parlerò con quella donna... non so ancora che cosa le dirò... non ho de­ciso se risolverò tutta la questione... e non è neanche escluso che cambi idea... Ma se voi cercate di contrariarmi, se mi fate irri­tare, immischiandovi nei miei affari... al­lora non avrò più nessun riguardo... e po­tete essere sicuro che provocherò un tale scandalo... ma uno scandalo così grosso, che ne rimarranno travolti irrimediabilmente tutti... Giovanni, la vostra Anna... e anche voi! Siamo intesi?...  Uomo avvisato... (si alza si avvia a sinistra. Sulla soglia si volta, con un sorriso ironico). Buona notte e buon riposo!

Fine primo tempo

ATTO SECONDO

Il giorno seguente alle cinque e mezzo del pome­riggio. Il salotto di Anna, che contrasta, in modo evidente, con quello di Elena. Solida e borghese comodità; è la casa di una famiglia e non il nido di una donna: soltanto il caminetto alla parete di fondo ricorda quello della casa di Elena. Anche qui, sul piano del caminetto, una grande fotografia di Giovanni in cornice, naturalmente in una posa diversa. Sul caminetto, invece di uno specchio, un vecchio orologio stile Impero. Sulla parete a sinistra due grandi ritratti a olio rappresentanti un ragazzo di 8 anni e una bam­bina di sei. Tre porte: quella del fondo da nell'an­ticamera, quella di destra nello studio di Gio­vanni e quella di sinistra nel resto dell'apparta­mento. A sinistra un divano, due poltrone e un piccolo tavolo rotondo: vicino ad esso un tavolino a rotelle con l'occorrente per il le. A destra, in primo piano, altre due poltrone e un tavolino da fumo. Quando il sipario si alza Anna è sola in scena e apparecchia per il té -  per due per­sone -  sul piccolo tavolo rotondo, prendendo ciò che le occorre dal tavolino a rotelle. Indossa un vestito di pomeriggio elegante ma molto semplice. Dopo qualche momento, da sinistra, entra Marta, la governante dei bambini.

Marta                            - Posso aiutarvi, signora?

Anna                             - No, grazie. Marta,.. Piuttosto rima­nete vicino ai bambini. Li avete già vestiti?

Marta                            - Luigino studia ancora; Annuccia è già pronta.

Anna                      - Sbrigatevi, cara. Vorrei che usciste più presto possibile, prima che arrivi la mia ospite.

Marta                            - Sì signora. (Si avvia ma Anna la ferma).

Anna                             - (incerta, imbarazzata) Aspettate...  ho ancora qualche cosa da dirvi. Disponete in modo che i bambini eventualmente possano rimanere la notte da mia madre... e anche voi, s'intende.

Marta                            - (stupita) Rimanere la notte,..?

Anna                             - (con disinvoltura forzata) Sì, si. Può darsi che dopo cena mio marito abbia qui una riunione di affari... Aspettiamo gente... Temo che i bambini non dormirebbero... È meglio che rimangano da mia madre... Ma non è ancora certo... vi telefonerò. (Da destra entra Giovanni. Rimane fermo sulla soglia. Anna gli volge le spalle). Prima di andar via, avvertitemi: voglio abbracciare i bambini.

Marta                            - State tranquilla, signora.

Anna                             - Salutate la mamma.

Marta                            - Non mancherò... (esce).

Giovanni                       - Perché mandi via i bambini?

Anna                             - E; tanto tempo che non vedono la nonna. Glielo avevo promesso.

Giovanni                       - (un po' seccato) Avrei preferito che rimanessero a casa.

Anna                             - Perché?

Giovanni                       - (imbarazzato) Sai... sai... per Elena... perché li vedesse... Le avrebbe fatto molto piacere.

Anna                             - (le sfugge) Macché! A lei i bambini non interessano.

Giovanni                       - (quasi offeso) Ti sbagli... ad Elena, invece, piacciono molto...

Anna                             - Davvero?...  Ma lei ha figli?

Giovanni                       - No... vuoi bene ai figli degli altri.

Anna                             - (con sottinteso, un po' ironica) Ti pare. Giovanni... come potrebbero interessare ad Elena i nostri bambini?., . Anche noi ci co­nosce appena appena.... siamo quasi degli estranei per lei!

Giovanni                       - Se avessi visto come era entusiasta quando le ho fatto vedere le fotografie.

Anna                             - (con sincero dolore) Tu?...  tu hai fatto vedere ad Elena, le fotografie dei nostri pic­cini?

Giovanni                       - Sì capisce. Posso essere orgoglioso di loro!

Anna                             - (involontariamente, uscendo dalla sua parte, quasi con impeto) Questo poi non avresti dovuto farlo!

Giovanni                       - Come sei strana! Non ti capisco... Che c'è di male?

 Anna                            - (si padroneggia, con tono leggero) In ve­rità, nulla... eppure.... Non so....  provo una curiosa sensazione! Non mi piacerebbe che una donna di quel genere baciasse le mie creature innocenti.

Giovanni                       - (stizzito) Che genere?

Anna                             - Ma... ma come è Elena...

Giovanni                       - (con calore) Elena è una signora per bene, come te e come le altre...

Anna                             - (in tono scherzoso) Davvero?

Giovanni                       - (continuando)... ha divorziato da suo marito perché era un buono a nulla ed è rimasta sola, poverina.

Anna                             - Tuttavia... i suoi rapporti con Paolo...

Giovanni                       - Non ti capisco, Anna. Sei una strana creatura I Le dai subito del tu, le prometti di andare a trovarla, nonostante le mie proteste la inviti a casa nostra, e den­tro di te la disprezzi!

Anna                             - (un po' sarcastica) E io non capisco te, Giovanni.... Ti fa piacere che i tuoi figli la conoscano e viceversa hai paura che « io io, la conosca!

Giovanni                 - Non ho paura, ma...

Anna                             - Ma...?

Giovanni                       - (imbarazzale) Non siete fatte l'una per l'altra... siete due donne di carattere di­verso        - (altro tono). Dammi retta, Anna, la cosa più giudiziosa sarebbe che trovassi un preteso per evitare la- sua visita. Non ha nessun senso...

Anna                             - Che cosa?

Giovanni                       - Che voi due ve ne stiate qui, sole... a far chiacchiere inutili...

Anna                             - (coti un gesto delta mono) Oh oh!... (altro tono). Del resto è troppo tardi. Elena sarà qui da un momento all'altro.... E poi non vorrei offendere Paolo.

Giovanni                       - Anzi... Paolo ne avrebbe piacere. Per lui è ancora più penoso.

Anna                             - Spiegami una cosa, Giovanni…. per­ché veramente non vi capisco, voialtri uo­mini... Se amate una donna e ad essa vi stringono legami... più intimi... non dovete vergognacene. Se la stimate degna dei vostri abbracci, vuoi dire che l'avete già portata al vostro stesso livello... e allora....  perché ve ne vergognate?

Giovanni                       - (seccato) Sono cose che non puoi capire.

Anna                      - O forse non ritieni Elena degna di Paolo?

Giovanni                       - (balbettando) Macché... anzi... molto... la considero molto garbata...

Anna                             - (sorridendo con lieve canzonatura) Dimmi... non ti sembra un po' stupida quella po­verina?

Giovanni                       - (scatta) È intelligentissima! (più calmo). È una donna molto intelligente...

Anna                             - E anche un po' volgare... non trovi?

Giovanni                       - No, no! Tutt'altro!

Anna                             - (con leggerezza confidenzialmente e birichina) Senti, Giovanni.... quella sua ve­staglia di raso giallo... così pomposa... ho dovuto farmi forza per non ridere! Dimmi, dimmi.,., sono sempre vestite così quelle donne?

Giovanni                 - (irritato) Ti ho già detto che...

Anna                             - (lo interrompe subito)... che è una signora per bene... Naturale! Naturale! L'a­vevo dimenticato... Scusami....

Giovanni                       - Invece lo è proprio!...  anche se non lo credi.

Anna                             - Ti credo, caro... Però, che diresti se anch'io ricevessi i tuoi amici in vestaglia e camicia da notte?

Giovanni                       - Che c'entra?...  è una cosa tutta diversa!

Anna                             - (trionfante) Ecco, vedi?...  allora nean­che tu la consideri proprio eguale a me I

Giovanni                       - (confuso) Oh Dio!... pensa più liberamente... ma è altrettanto onesta!

Anna                             - Insomma, tu ti spieghi che a Paolo possa piacere?

Giovanni                       - (con calore spontaneo) È una crea­tura deliziosa... No?... Anche tu devi ri­conoscerlo.

 Anna                            - (con disinvoltura forzata) Sai... io...« non è colpa mia... ma non riesco a persuadermi che tra Paolo e quella donna... per me è incomprensibile. Ho sempre avuto per: Paolo una grande stima... lo ritenevo uni uomo superiore... E poi, Elena... come dovrei dire... è di una altra classe... ha una cultura limitata...

Giovanni                       - (nervoso) Come puoi giudicare con tanta leggerezza una persona che hai visto una volta sola?

Anna                             - (come se non lo ascoltasse) Dimmi... una donna simile, con che cosa riesce ad attana­gliare gli uomini

Giovanni                       - (sempre pili nervoso) Ti prego... cambiamo discorso!

Anna                             - (scherzosa, quasi in tono bambinesco) Invece mi piacerebbe tanto saperlo.... E poi., credi che Paolo le dia del denaro?

Giovanni                       - (indignato) Che discorsi sono que­sti? Naturale! Naturale che non gliene da...

Anna                             - (seria) Insomma, non troveresti nulla da ridire se Paolo la sposasse... Tu, al suo posto, la sposeresti?

Giovanni                       - (sbalordito, confuso) Io?!

Anna                             - Si... supponendo che fossi libero e che amassi Elena... (Giovanni non risponde). Dun­que... la sposeresti?

Giovanni                       - (mormora) Non lo so.

Anna                             - (spaventata) Non lo sai? (Giovanni va su e giù. Accende una sigaretta nervosamente, Anna lo segue con lo sguardo. Breve pausa).

Giovanni                       - (allontanai! do si da Anna mormora quasi a se stesso) Elena può far felice un uomo...

Anna                      - Per quanto tempo?

Giovanni                       - Non si può mai sapere da prima.

Anna                             - (amara) Sì, sì... su questo punto hai ragione... perché o cambia l'uomo o cambia la donna... o cambiano tutti e due.

Giovanni                       - Che intendi dire?

Anna                             - Nulla... (altro tono) Però... se io fossi Paolo... io non la sposerei.

Giovanni                       - Perché? (Siede accanto ad Anna).

Anna                             - (con finto imbarazzo) Oh mio Dio... io... io... augurerei una donna migliore a Paolo... (si accosta a Giovanni, confidenzial­mente). Ti confesso una cosa, caro... però non mi fraintendere... Io ho sempre immaginato che Paolo cercasse una donna come...  come me... (con un riso imbarazzato)... e forse forse è rimasto scapolo appunto perché non ha trovato una che somigliasse a me.

Giovanni                       - (seccato) Sciocchezze!

Anna                             - Paolo da dieci anni vive accanto a noi... ha vissuto sempre con noi... di noi... direi quasi che fa parte della nostra vita coniugale...

Giovanni                       - (stupito, balbettando) Come?...  che vuoi... che vuoi dire?

Anna                             - (continua, disinvolta) Ha avuto sempre noi davanti agli occhi... siamo stati noi il suo modello... e naturalmente mi voleva bene...

Giovanni                       - (sempre più agitato) Intendi dire che è innamorato di te?

Anna                             - Oh no, ora non più... questo è certo! Poiché ama Elena...

Giovanni                       - (minaccioso) Te lo ha forse detto?

Anna                             - Noi donne le sentiamo queste cose...

Giovanni                       - E sempre più strano! Beh! Con­tinua!

Anna                             - (senza turbarsi) Capisci... quando ho visto quella donnetta vuota, insignificante... il cuore mi si è stretto un po'. Possibile?... Una donna simile dopo di me?

Giovanni                       - (con un rantolo) Dopo di te!?... Anna! che cosa stai dicendo?

Anna                             - (calma) Perché ti agiti? Cerca piut­tosto di comprendermi. Sì... mi sento offesa nel mio amor proprio... è la mia vanità di donna che sì ribella... Un uomo che non ha visto che me, che in certo qual modo era abituato a me... come fa ad innamorarsi di quella là? Ecco... ti confesso che mi sento umiliata! Non è spiegabile, forse?

Giovanni                       - (sconvolto) Insomma, se capisco bene, tu sei gelosa di Paolo.

Anna                             - (ridendo con aria innocente) Certo... un po' sono gelosa... mi secca un tantino... È quasi quasi come se tu mi avessi abbando­nata per quella specie di bestia sensuale.

Giovanni                       - (urla) Taci, ti prego! Basta!

Anna                             - (ingenua) Oh cuor mio... ho detto forse qualche cosa che ti ha offeso? (Breve pausa).

 Giovanni                      - (agitato) Ora vorrei proprio sapere che cosa c'è stato tra voi due.

Anna                             - Nulla, tesoro! Nulla in questo mondo!

Giovanni                       - (energico) Insomma... ti ha fatto la corte o no? (Entra Paolo, ha in matto delle rose rosse).

Paolo                             - Disturbo?

Anna                             - (gli va incontro e gli porge la matto. Gen­tile). Neanche per soglio! Tutt'altro! È un pezzo che vi aspettiamo... e anche con una certa impazienza. Dove avete lasciato Elena?

Paolo                             - (che sta baciando la mano ad Anna, ha un soprassalto) Elena?... non so... Ah! andava dal parrucchiere... mi ha mandato avanti... Ciao, Giovanni.

Giovanni                       - (cupo) Ciao (Paolo porge le rose ad Anna).

Anna                             - Fiori? Per me?... mi viziate, Paolo... vi ringrazio molto, molto! Li vado a mettere subito in un vaso perché non si sciupino. (via a sinistra).

Paolo                             - (in fretta) Hai parlato con Elena? Sei riuscito a convincerla di non venire?

Giovanni                       - (cupo) No!

Paolo                             - E se... davanti ad Anna... ti sma­schera?

Giovanni                       - (va su e giù. Breve pausa. Alza le spalle) mi smascheri pure! (Vede il viso spaventato di Paolo. Altro tono). Perché fai quel viso spaventato?

Paolo                             - Giovanni, guardami negli occhi e rispondimi sinceramente. Perché non la finisci con questa disgraziata storia? Perché non rompi con Elena?

Giovanni                       - (mormora) Non ho la forza di rinunziare a lei.

Paolo                             - Credevo che la lezione di stanotte ti avesse rimesso la testa a posto. Per amor di Dio, pensaci bene... Si tratta di Anna... dei bambini... di tutta la vostra vita...

Giovanni                       - (sospettoso) Perché la nostra vita ti interessa tanto?

Paolo                             - Perché mi interessa? Perché vi voglio bene!

Giovanni                       - (borbotta con le mani in tasca) Natu­rale!

Paolo                             - (lo osserva dopo breve pausa) Che hai?

Giovanni                       - (cupo) Niente.

Paolo                             - Sei così strano... (Giovanni si allon­tana da Paolo e accende una sigaretta. Paolo lo segue con lo sguardo. Poi, agitato). Ti ripeto ancora una volta : stai attento, non lasciarle sole! Bada che Elena è decisa a tutto1

Giovanni                       - (si volta di scatto e lo fissa quasi mi­naccioso) Anch'io!

Paolo                             - Che vuoi dire?

Giovanni                       - (scatta) Che se continuate a tor­turarmi, la faccio finita una volta per sem­pre!

Paolo                             - Sei impazzito? Ti vuoi rovinare?

Giovanni                       - (in collera) Anche questo riguarda solo me! Faccio ciò che mi pare... e sarebbe meglio se non ti immischiassi...

Paolo                             - (lo interrompe) No, Giovanni... è mio dovere... come amico...

Giovanni                       - (lo interrompe stizzito) Smettila con la tua ipocrisia! Ne ho lino alla gola! (Borbotta). Comincio a intravedere il tuo gioco!

Paolo                             - (stupito) II mio gioco?

Giovanni                       - Di me non ti importa nulla! Ti preoccupi soltanto per Anna.

Paolo                             - Mi preoccupo per tutti e due, egual­mente.

Giovanni                       - Non è vero!

Paolo                             - (lo guarda sbalordito. Breve pausa, poi serio, con calma forzata, ma energico) Che intendi dire?

Giovanni                       - (con amara ironia) Lo sai benissimo! Non fare l'ingenuo!

Paolo                             - Ti prego di parlar chiaro! Che hai contro di me?

Giovanni                       - Da ieri ho saputo certe cose sul suo conto...

Paolo                             - (come se capisse di colpo. Con sollievo) Ah sì... ho capito... Elena!... Che ti ha detto dì me

Giovanni                       - Non Elena... Anna!

Paolo                             - (sorpreso) Anna?!

Giovanni                       - (con voce soffocata) Sì, se proprio lo vuoi sapere! (Da sinistra entra Anna. Ha in mano un vaso con le rose di prima).

 Anna                            - (a Giovanni in tono leggero) i bambini stanno per andar via. Non li vuoi salutare?

Giovanni                       - Falli venir qui.

Anna                             - No, scusa, caro... sono in giardino... hanno già indossato i cappottini e qui fa tanto caldo... Piuttosto va tu da loro. (Gio­vanni un po' indeciso esce da sinistra. Anna lo segue con lo sguardo, poi si volge a Paolo e gli dice con calore, ma un po' commossa). Vi ringrazio, Paolo... vi ringrazio di ciò che ieri sera avete fatto per me.

Paolo                             - (con finto stupore, senza voler dare peso) Per voi, Anna? Ma io non ho fatto nulla!

Anna                             - (seria) Lasciamo andare, vi prego. Giovanni può tornare da un momento all'altro... mettiamo da parte le finzioni. (Altro tono). Stanotte ho capito tutto. Avete inteso, Paolo? Tutto!

Paolo                             - (con sorpresa che non riesce a dominare) Anna!

Anna                      - So che quella donna non è la vostra amante... È l'amante di Giovanni!

Paolo                             - (con uno sforzo) Vi giuro...

Anna                             - (lo fa tacere con un gesto) Non sono una sciocca... lo sapete benissimo... Ho ca­pito dal primo momento... ma mi sono domi­nata. Ho accettato il gioco. Che potevo fare? Uno scandalo?... sarebbe stato disgustoso... E del resto, anche se l'avessi fatto... lì, su due piedi... che avrei ottenuto? Sarebbe stato peggio per me. Avevo tutto da perdere... (altro tono). Per amor di Dio, non mi tradite! Giovanni non deve neanche sospettare che sono al corrente della sua tresca.

Paolo                             - State tranquilla, Anna.

Anna                             - Da quanto tempo Giovanni e lei...?

Paolo                             - Non lo so.

Anna                             - (con sforzo) E... e ditemi... che cosa credete, voi...  Giovanni vuoi bene a quella donna? Voglio dire che...

Paolo                             - (la interrompe) Vuoi bene a voi, Anna! (Anna si volge altrove e si asciuga le lagrime). Credetemi, é così. Ha avuto un attimo di smarrimento... ha perduto la testa... ma...

Anna                             - (gli fa cenno di tacere) Vi prego!

Paolo                             - Sono certo che tornerà a voi.

Anna                             - (scoraggiata) Perché dovrebbe tornare?

Paolo                      - Perché siete tanto diversa da quella altra...

Anna                             - (triste) Ai vostri occhi, Paolo... (breve pausa).

Paolo                             - Non la ricevete in casa vostra! Non vi abbassate a parlarle!

Anna                             - Perché? Di che temete? Che cosa posso io apprendere che non sappia già?

Paolo                             - Risparmiatevi una mutile tortura... Ditemi... perché l'avete invitata?

Anna                             - (incerta) Perché... perché devo comin­ciare col vincere Elena, se voglio vincere la battaglia! Devo battermi da sola a sola con lei...

Paolo                             - (con un gesto) Non riuscirete mai a convincerla di rinunziare a Giovarmi!

Anna                             - Non è questo che voglio! Sarei troppo ingenua! (titubante). Voglio renderle la pari­glia... le tenderò anch'io un tranello...

Paolo                             - E come?

Anna                             - (con un sorriso enigmatico) Ho un piano... chi sa se oserò attuarlo... è così audace, così stravagante...

Paolo                             - Volete confidarmelo?

Anna                             - (esita) No, neanche a voi... pensere­ste che sono impazzita!

Paolo                             - (preoccupato) Riflettete bene prima di agire, Anna... state attenta!

Anna                             - (amara) Perché dovrei stare attenta? Oramai non ho più niente da perdere! (Breve pausa).

Paolo                             - (con altro tono) Sapreste dirmi che cosa ha Giovanni contro dì me?

Anna                             - (con subito interesse) Perché?... che vi ha detto?

Paolo                      - Era così strano, così amaro... Mi ha parlato quasi con ira...

Anna                             - (quasi con gioia) Davvero?!

Paolo                             - Mi ha trattato come un nemico... come se gli avessi fatto una cattiva azione.

Anna                      - Insomma... che cosa ha detto?

Paolo                             - Ha fatto degli accenni vaghi, confusi... Non ho capito a che alludesse... (marcato, fissandola). L'unica frase precisa è stata questa: « Ho saputo certe cose sul tuo conto...»

Anna                             - Da chi?

Paolo                             - (c. s.) Da voi, Anna... (breve pausa. Anna si volge altrove con un sorriso di trionfo). Che gli avete detto di me?

Anna                             - (lo guarda) la verità, Paolo.

Paolo                             - Non vi capisco...

Anna                             -Gli ho detto che mi volete bene.

Paolo                             - (spaventato) Anna!

Anna                       - Non è veto?

Paolo                             - (titubante, a voce roca, senza guardarla) È vero! (Breve pausa).

Anna                             - (con un lieve sorriso) Siete in collera con me perché vi ho tradito?

Paolo                             - (mormora, turbato) To... io credevo che non lo sapeste...

Anna                             - Mi perdonate?

Paolo                             - Perché lo avete fatto?

Anna                             - (con affetto, imbarazzala) Perché voi... voi siete l'unico uomo, Paolo, che ritengo capace di fare un sacrificio per me, se fosse necessario... Anche a costo di perdere l'ami­cizia dì Giovarmi-..

Paolo                             - (piano, come se facesse una confessione) T/importante è poter conservare la « vostra » amicizia!

Anna                             - (gli porge la mano, commossa) Grazie, Paolo. Avevo bisogno di sentirvelo dire prima dì... prima di decidermi. Spero che non mi giudicherete male... e che mi aiuterete anche se il compito sarà arduo! (Giovanni rientra da sinistra. Anna continua a parlare senza interrompersi ma in tono vivace, come conversando mentre indica il tavolo da le). Si capisce che ho preparato solo per due! No no! Non prenderete il té con noi... ci disturbereste. A voi sarà servita una buona tazza dì caffè nello studio dì Giovanni.

Giovanni                       - (nervoso) Perché non possiamo rimanere qui?

Anna                             - Quando non vi sono uomini, le donne si comportano in modo assai diverso, par­lano con maggiore libertà, con più franchezza, s1 sentono solidali e provano subito il bisogno di confidarsi... Credi a me, se ci lasciate sole faremo più presto amicizia.

Cameriera               - (Apre la porta del fondo e fa passare Elena) Di qui, prego... (Elena entra. Indossa un abito da pomeriggio un po' troppo elegante e un po' troppo vistoso, dello stesso gusto della vestaglia del primo atto).

Anna                             - (le corre incontro porgendole la mano) Oh cara! Finalmente! Ti aspettavamo con impazienza.

Giovanni                 - Bacio le mani.

Paolo                             - (freddo, un po' rude) Ciao.

Elena                             - (a Paolo, con inarcata ironia) Buona sera! (ad Anna). Scusami se sono in ri­tardo. Ho avuto un'infinità di cose da sbri­gare e...

Anna                             - (la interrompe con velata ironia) Spero che non ti sarai fatta tanto bella solo per me I Hai un abito stupendo! Ti sta a mera­viglia! (suona il campanello alla parete).

Elena                             - (con stupida modestia) Oh... un ve­stito molto semplice... una cosina da nulla... fa Giovanni). Allora... anche voi siete qui? Credevo che saremo state sole... (intanto la Cameriera  è entrata con la teiera. La posa sul tavolino a rotelle ed esce).

Anna                             - (ridendo) Ho fatto di tutto per cac­ciarli via... Impossibile! Non possono fare a meno di vederti. Ti devono volere molto bene.

Elena                             - Beh! non c'è nessuno pericolo!

Anna                             - Porse hanno paura che ci confidiamo i nostri più intimi segreti. (Le fa cenno dì sedere). Siedi qui, sul divano, accanto a me... (mentre Elena va verso il divano il suo sguar­do si ferma sui quadri).

Elena                      - I tuoi bambini?

Giovanni                       - (subito, con orgoglio) Sì. (Indi­cando). Luigino... Annuccia...

Elena                             - (a Giovanni) Molto carini! TI ma­schietto è tutto voi!

Anna                      - Sì, somiglia a Giovanni: anche di lui c'è poco da fidarsi... la bimba è un an­gelo.

Elena                             - (con ironia) Tal e quale te!

Paolo                             - Perfettamente.

Anna                             - Però è più docile... ha più pazienza... io). Sai, non bisogna credere che io sia una di quelle donne innocue... (prende la teiera e comincia a versare).

Elena                             - (mentre siede) Non l'ho pensato neanche per un momento! (anche i due uomini seggono).

Anna                             - (mentre versa il té)...  che sopportano tutto, specialmente dal marito... Io esigo che Giovanni abbia per me tutti i riguardi.

Elena                             - Potrei vedere i bambini? Avrei tanto piacere di conoscerli.

Anna                             - Non sono in casa.

Giovanni                       - (scusandosi) Purtroppo erano in­vitati a cena da mia suocera e non è stato possibile rimandare.

Anna                      - (sorridendo) Sai... Giovanni non vuole che i bambini entrino in salotto quando vi sono estranei. Dice che è troppo piccolo borghese. È stato luì a mandarli via poco fa.

Elena                             - (a Giovanni, subito, un po' urtata) Voi?...  mi avevate promesso dì... (ingoia la parola).

Anna                             - (con finto stupore) Ah! allora vi siete già visti, dopo ieri sera?

Elena                             - (imbarazzata) Ci siamo incontrati per caso, in strada. Non te l'ha detto Giovanni?

Anna                             - No. (A Giovanni). Perché non mi hai detto nulla?

Giovanni                       - I/ho dimenticato. Non era un avvenimento molto importante!

Anna                             - (a Paolo) E voi, Paolo, non dite neanche una parola? Avete qualche cosa?

Paolo                             - No, no! Ascolto...

Elena                             - (tagliente) Oh lui parla soltanto quando nessuno glielo chiede!

Anna                      - (scherzosa) Non permetto che si dica male di Paolo: è il mio unico amico e mi vuole veramente bene... Anche se in questi ultimi tempi è stato un po' infedele... per causa tua, cara... come poi sono venuta a sapere stanotte. (Altro tono, a Giovanni). E ora, andate! Vogliamo restar sole! Ab­biamo tante cose da dirci... Quando avremo esauriti tutti ì nostri argomenti vi chiame­remo. Va bene?

Paolo                             - (si alza) Vieni, Giovanni. Andiamo.

Giovanni                 - (si alza a malincuore, ad Anna) Dobbiamo proprio...?

Anna                             - Dovete, dovete, caro! Va, va! Al­trimenti ci sciupate tutto il nostro pomerig­gio! (i due uomini si avviano a destra).

Elena                             - (grida loro dietro ridendo un po' vol­garmente) Insomma, siete stati messi alla porta senza tanti complimenti!

Anna                             - Accendi una sigaretta, cara! Quando si fuma si è sempre più disinvolti... Puma, fuma!...  vedrai-che la nostra conversazione prenderà subito un tono di maggiore inti­mità. (Offre una sigaretta ad Elena, gliela fa accendere e accende anche lei). Ti ringra­ziodi essere venuta!

Elena                              - Ti pare! Devo ringraziarti io, in­vece, dì avermi invitata... Sono venuta molto volentieri!

Anna                      - Temevo che ti avessero dissuasa.

Elena                             - (guarda intorno) Che bella casa, avete... È vostra la villetta, non è vero?

Anna                      - SI, dì nostra proprietà.

Elena                      - Tua?... o di Giovanni?

Anna                             - Nostra. Cioè... secondo la legge, è di Giovanni, (altro tono) Vorrei chiederti una cosa. forse la domanda è un po' indi­screta... ma non avertene a male... Da quando vi conoscete, voi due?

Elena                             - (incerta, imbarazzata) Con Paolo?

Anna                             - (fingendosi stupita) Naturale

Elena                      - (sorride) Da circa un anno.

Anna                             - (con finto dolore) E già tanto tempo!

Elena                      - Sì, si.

Anna                      - E... gli vuoi ancora bene?

Elena                             - Che strane domande mi fai!

Anna                             - (guarda Elena, Molto seria) Dì... vuoi che parliamo sinceramente? Elena         - (un po' turbata, ma affettando disin­voltura) Sicuro che lo voglio! Anzi, non chiedo di meglio.

Anna                             - Ma proprio sinceramente, senza fin­zioni... non come la notte scorsa?

Elena                             - In quanto a me volevo parlarti sin­ceramente fin da ieri.

Anna                             - Lo so. 13 perciò ti ho invitata a ve­nir qui.

 Elena                            - (la scruta, poi ironica - «u.; » anche tu hai recitato la commedia?

Anna                      - Sono stata costretta a farlo, per causa degli uomini. Non potevo tradirmi in presenza loro.

Elena                             - (insolente) Hai recitato magnifi­camente! Non ti avrei mai creduta capace dì tanto!

Anna                             - Se sapessi che sforzi ho dovuto fare per padroneggiarmi!

Elena                             - Perciò tu, fino ad ieri sera, non so­spettavi di nulla?

Anna                             - No. E non lo avrei neanche immagi­nato...

Elena                      - Fantastico!

Anna                             - (con sincera amarezza) E’ stata la notte più terribile della mia vita!

Elena                             - (sfacciata) Povera piccola! Ti com­patisco davvero!

Anna                             - (richiamandola all'ordine) Non essere cosi beffarda!

Elena                             - (arrogante) Se preferisci... posso parlare anche in altro tono!

Anna                             - Voglio parlarti, da donna a donna... Vorrei che mi comprendessi.

Elena                             - (c. s.) E’ inutile che ti affatichi tanto! So perfettamente che cosa mi vuoi dire.

Anna                      - Forse non sai ancora tutto.

Elena                      - Ma sì, ma sì... ignoro soltanto il metodo che sceglierai: minacce, preghiere, scenate... per me fa lo stesso! Serviti pure! Tanto non otterrai nulla. Sono decisa a lottare fino all'ultimo per la mia felicità.

Anna                             - (recisa) Anch'io!

Elena                             - (con superiorità) Non mi fai paura! (alza le spalle, un po' sprezzante). Non sei un avversario temibile! E non mi sacrifi­cherò per i tuoi begli occhi!

Anna                      - Neanche se Sapessi di distruggere la mia vita?

Elena                      - No!

Anna                             - (con finta violenza crescente. Però sem­pre padrona di sé in modo da studiare l'ef­fetto su Elena) Allora va bene! Ci bat­teremo! I/hai voluto tu!...  Sappi che qua­lunque cosa tu faccia... puoi anche metterti con la testa all'ingiù e i piedi all'aria... an­che a costo di morire... non rinunzio al mio amante!

Elena                             - (quasi urlando dalla sorpresa) Chi? il tuo amante?...  Ma di chi stai parlando?

Anna                             - (imitandola, un po' volgare) Di chi? Di chi?...  dì Paolo... che mi hai portato via!

Elena                             - (quasi le manca il respiro e boccheggia) Paolo è il tuo amante?

Anna                             - (c. s.) Poverina! Perché...  non lo sapevi?

Elena                             - (scoppia, in una risata e nasconde il viso nel fazzoletto) Questa poi... E Co­lossale!...

Anna                      - (con finta ira) Cosa c'è da ridere?

Elena                             - (ancora ridendo, allegra) Scusami... non ho potuto frenarmi... la tua confessione inaspettata...

Anna                             - (come se non capisse) Inaspettata?...

Elena                             - (trionfante) Figurati che Paolo non mi ha detto una sola parola dei vostri rap­porti.

Anna                             - (fingendosi sbigottita) Non ti ha detto niente? Impossibile!

Elena                             - Anzi... ha negato recisamente!

Anna                             - Sicché tu non sapevi...

Elena                      - No, no... ti assicuro!

Anna                             - Oh Dio!... oh Dio!...

Elena                             - (dopo breve pausa, sferzante) Ecco! cosi siete voialtre mogli oneste! Brave don­nine di casa, innocenti, caste... e poi... ah! ah!

Anna                             - (fingendosi agitata) Non ti credo! Non ti posso credere! Lo dici per ingannarmi... Se proprio in questo momento hai dichiarato di essere decisa a tutto, di non avere nessuna intenzione di sacrificarti per me..

Elena                             - (in imbarazzo crescente) Già, già... io credevo che voi due... tu e Giovanni... come vecchi amici di Paolo, non vedeste di buon occhio tutta questa... tutta questa faccenda... e che voleste convincermi a lasciarlo... Però, che tu fossi la sua amante... fino a questo punto, poi...

Anna                             - (fingendosi sospettosa) E allora, che volevi da me, ieri ì

Elena                             - (balbetta) Volevo... volevo conoscerti... proprio per Paolo... pensavo che, servendomi dei suoi amici, avrei potuto meglio tenerlo in pugno... Capisci? Volevo pregarti di aiu­tarmi anche tu...

Anna                      - (con finta indignazione) To?!... aiutare te?! ... Mai!

Elena                             - Naturalmente... ora mi rendo conto...

Anna                             - (con finta passione) Sono io che ti prego... ti scongiuro... di non portarmi via Paolo... Non potrei vivere senza di lui...

KLBNA                        - (scrutandola) Gli vuoi proprio tanto bene?

Anna                             - (come sopra) Immensamente! B l'u­nica gioia in questa mia esistenza arida e vuota!

Elena                             - (con avido interessamento] - È tanto noiosa la vita accanto a Giovanni?

Anna                             - Mio Dio... dopo dieci anni... dieci anni di matrimonio... puoi immaginare! Anche Giovanni, poverino, è un po' stanco di me. Mi trascura... è quasi sempre fuori di casa... e io... io sono ancora giovane... ho il diritto dì essere felice!

Elena                             - (ironica) Povera Anna!

Anna                             - (subito, con finta passione) Oh! tu mi comprendi, allora?...  Ero certa che mi avresti compresa!...  Non puoi essere tanto spietata!...  (implorando). Sei giovane, bella, libera... senza pregiudizi... puoi trovare facilmente cento uomini che ti consolino della perdita di uno solo!...  Ma io, se mi porti via Paolo, io perdo tutto!

Elena                             - (come colta da un'idea) Insomma tu... tu, per avere Paolo, saresti disposta a divor­ziare da Giovanni?

Anna                             - (con un sorriso canzonatorio) Eh no... questo poi no! E perché? Che bisogno c'è che io divorzi da Giovanni?

Elena                             - Supponiamo che Giovanni venisse a sapere e che...

Anna                             - (la interrompe, con finto sbigottimento) Hai forse intenzione di denunziarmi a Gio­vanni? Elena! per amor di Dio! Non mi tra­dire! Te ne scongiuro! Mi sono fidata di te...

Elena                             - (evasiva) Oh, cara... ma queste cose, prima o poi, un marito le viene a sapere! E se è lui a chiedere il divorzio, che cosa ci guadagni, tu, da uno scandalo?

Anna                             - (celando un sorriso) Credi che... se Giovanni sapesse...

Elena                             - Certamente!

Anna                             - (incalzante) Però tu tacerai? Posso contare su di te? Giura di non tradirmi!

Elena                              - Ti pare..

Anna                             - (implorando con finta disperazione e con crescendo che giunge fino al pianto) Elena! cara Elena! Sono nelle tue mani... mi ci sono messa stupidamente! Ora puoi fare di me ciò che vuoi! Potresti anche ricattarmi... abbi pietà! Non ti vendicare!... Sii generosa e lasciami Paolo! (scoppiando in un pianto iste­rico nascondendo il volto tra le mani. Elena, molto eccitata, guarda con ansia verso la porta di destra sperando che Giovanni senta il pianto di Anna. Infatti la porta di destra sì spalanca e Giovanni entra di scatto, seguito da Paolo. Entrambi si fermano spaventali vedendo la scena. Anna singhiozza, Elena sorride trionfante).

Giovanni                       - Che c'è? Che succede? C'è stata qualche cosa tra voi? (Anna esce di corsa dalla

Paolo                             - (a Elena con durezza) Che le avete detto?             - (Elena lo squadra con un sorriso beffardo e poi si volge dall'altra parte).

Giovanni                       - (fuori di se) Insomma, che le hai detto?

Elena                             - (si alza con dignità. Sorride con sarcasmo sferzante) Niente, cuor mio! Niente! Stai tranquillo! Non ho fiatato!

Giovanni                       - Perché piangeva?

Elena                             - Si è commossa, poverina! Ha I nervi un po' in disordine...

Giovanni                       - (nervoso) Che è accaduto fra voi? Perché qualche cosa deve essere accaduta...

Elena                             - (gli si pianta davanti, trionfante) Sì! Qualche cosa è accaduta! Una cosa molto sorprendente... ma non ciò che pensi tu. Una cosa molto più originale...

Giovanni                       - Insomma, non è venuta a sapere nulla di noi?

 Elena                            - (come sopra) No!    - (don,., io sono venuta a sapere qualche cosa di « lei »!

Giovanni                       - Tu?...  di lei?, ,. Non capisco.

Elena                             - (si volge a Paolo con un sorriso insolente) Neanche voi... non capite, caro dottore?

Paolo                             - (spingendo via Giovanni) Va! Va da Anna! Non perdere tempo... tranquillizzala! Hai visto in che condizioni era... (Giovanni sta per avviarsi, ma Elena lo trattiene),

Elena                             - (con energia) Rimani! Devo parlarti!

Paolo                             - (si avvia a sinistra) Allora vado io?. .

Giovanni                       - Sì, si, benissimo,., ti raggiungo subito! (Paolo è già sulla soglia quando Elena gli grida dietro).

Elena                             - Assicurate Anna che potrà tenervi tutto per sé... io rinunzio a voi in suo favore!

Giovanni                       - (sbalordito) Come?

Paolo                             - (fuori di sé) Che avete detto?!

Elena                             - (indica Paolo a Giovanni, con un gesto di trionfo) Ecco l'amante di tua moglie!

Paolo                              - Non è vero!

Elena                             - (a Giovanni) Domandalo ad Anna! È lei che me lo ha detto!

Paolo                             - Mentite!

Giovanni                       - (ansando) Bada, Elena! Non men­tire! Su questo argomento non ammetto scherzi. Sta attenta a quello che dici.

Elena                             - È inutile che mi minacci. So benissimo che cosa dico!. ., Qui, cinque minuti fa, pro­prio in questo posto, mi ha scongiurata di restituirle il suo amante, perché non può vivere senza di lui!

Paolo                             - Menzogna! Menzogna!

Giovanni                       - (con un gesto di orrore) Taci! (si accascia su una sedia).

Elena                             - A mani giunte mi ha supplicata! (con ironia volgare). Ecco! Questa è la tua Anna! Il puro Angelo... il povero agnellino innocente che non volevi sacrificare a me!

Giovanni                       - (balza in piedi, indica a Paolo la porta del fondo e urla, fuori di sé) Vattene! Levati dai piedi, altrimenti...

Paolo                             - Giovanni!...  ti giuro...

Giovanni                       - (fuori di sé, sconvolto) Vattene, per amor di Dio, altrimenti non rispondo più di me! (Paolo si avvia verso la porta del fondo. Giovanni gli grida dietro). Ci rivedremo presto!

Elena                             - (sarcastica a Paolo) Addio, caro dot­tore! - (Paolo va via).

Giovanni                       - (sì riaccascia sulla poltrona coprendosi il volto con le mani) E mostruoso!

Elena                             - (siede sul bracciuolo della poltrona, gli accarezza la testa e dice con affettata tenerezza) Perché, caro... perché ti addolori tanto? In fin dei conti è una cosa da nulla!

Giovanni                       - (con un rantolo) Da nulla?!

Elena                             - Naturale! Non hai mai amato Anna...

Giovanni                       - (amaro) Non l'ho amata?

Elena                             - SI, sì, ti comprendo, cuoricino mio... sei stato offeso nella tua vanità,.. E la vanità che ti duole... Tutti uguali gli uomini!...

Giovanni                       - E io... ero convinto che mi ado­rasse!

Elena                             - (ride) Tutti i mariti ne sono convinti, finché qualcuno non apre loro gli occhi!

Giovanni                       - Che cosa ti ha detto? (breve pausa). È proprio vero che ti ha detto che non può vivere senza Paolo

Elena                             - Parola per parola! E se avessi visto come era fuori di sé! Pareva che volesse strapparsi i capelli!

Giovanni                       - (quasi con disgusto) Oh come ero cieco! Che imbecille! (Elena è stupita) Non credevo che ti dolesse tanto!

Giovanni                       - (quasi a sé stesso, con dolore) Dieci anni!...  Tutta la nostra vita!...  E i bambini...

Elena                             - (carezzevole) Non ci sono io, per te?

Giovanni                       - (non la ascolta) E stata capace di una simile ignominia!

Elena                             - (scrutandolo) Bisogna liquidare il pas­sato quanto più presto è possibile!

Giovanni                       - Oh se si potesse...

Elena                             - (con leggerezza) Scusa! una donna come Anna non merita neanche un tuo pen­siero! Devi dimenticarla come se non l'avessi mai vista. Divorzierai... e tutto sarà imito! (Giovanni la guarda). Del resto non volevi già divorziare?...

Giovanni                       - (cupo)''- Chi te l'ha detto?

Elena                             - (sorpresa) Chi me l'ha detto?...  tu!

Giovanni                       - (mormora) Non l'ho neppure pen­sato!

Elena                             - Non fare scenate e non lasciarti commuovere dalle sue lacrime di coccodrillo,.. Credi a me, quelle donne lì non sanno far altro che piangere. Rimandala a casa da sua madre; è la soluzione migliore! (Giovanni guarda fisso a terra premendosi le tempie fra le palme) Anzi... devi costringere Paolo a sposarla. E suo dovere... ed è il meno che possa fare! (Giovanni ha un gesto impetuoso. Elena gli si avvicina di nuovo e ricomincia ad accarez­zarlo) . Pensa un po' che gioia: stare con me tutto il giorno,., sempre, sempre soli... con una donna che vive soltanto per te... Sarò tutta tua, la tua moglie legittima! Vedrai che vita farai con me! Altro che con quella borghesuccia... una piccola oca qua­lunque...

Giovanni                       - (scatta) E asta! Non la offendere! Te lo proibisco!

Elena                             - (volgare) Scusa! Scusa! Perché urli con me? Sono stata forse io a fare qualche cosa di male? Sono stata forse io a metterti le corna?

Giovanni                       - (riesce appena a padroneggiarsi. Con voce rauca) Vattene, Elena! Vattene! La­sciami solo, ti prego! Non vedi in che stato sono? Se continui cosi non so che cosa farò!

Elena                             - (sfidandolo) Mi scacci?

Giovanni                       - Non ti scaccio... ti prego di andar­tene... Ne parleremo domani. Ora non sono in grado... dovresti capirlo...

Elena                             - (sfacciata) Saresti molto più intelli­gente se scacciassi via lei... non me! Di me che intendi fare?

Giovanni                       - (mormora) Non ti ho mai pro­messo nulla!

Elena                             - Non mi hai promesso nulla? E tutto ciò che è stato fra noi, non conta? Non era. una promessa? Non vale più di qualsiasi parola? Eh già... capisco... ora vorresti squagliartela... ora che finalmente potresti essere libero... mentre ogni uomo di carattere, al tuo posto, scaccerebbe la donna che l'ha tradito e beffato... e sarebbe felice di legare a sé quell'altra che si è sacrificata soltanto per amore, per puro disinteresse! Così mi ricompensi?!       - (Pianto isterico).

Giovanni                       - (seccato) Non piangere, ti prego i Finiscila!

Elena                             - (con singhiozzo convulso) Vieni qua... baciami...

Giovanni                       - Lasciami!

Elena                             - (con civetteria, ma energica) Voglio che mi baci!...  e che mi chiedi subito perdono. (Giovanni rimane immobile e la guarda cupo) Non hai sentito? Ti ho detto di venire qui!

Giovanni                       - (sconvolto), Basta con gli scherzi, Elena! Non capisci che oggi in me è crollato tutto?

Elena                             - (spaventata) Che significa?

Giovanni                       - (tremando dalla commozione) Che io... che io amo Anna!

Elena                             - (indignata) E lo racconti proprio a me? Sei veramente un uomo pieno di tatto... lascia che te lo dica!

Giovanni                       - Va!

Elena                             - (con sarcasmo volgare) Mio caro... ad una conclusione simile, avresti dovuto giungere prima... prima di correre dietro alle mie gonnelle e prima ancora che la tua ange­lica moglie andasse a letto col tuo migliore amico!

Giovanni                       - (fuori di sé, con un gesto di minaccia) Se non te ne vai subito...

Elena                             - (mentre raccoglie in fretta la sua roba e comincia ad avviarsi) Calma! Calma! Che bisogno c'è di urlare? Non vedi che str per andarmene? Però ti dico una cosa...  ver­gognati!

Giovanni                       - (fra i denti) Bestia!

Elena                             - (si volta. Con ironia) Come hai detto? (Pausa) Bestia?... Spero che parlavi di tua moglie... O forse... (indicando se stessa) Ma sicuro! Naturale! Tu, a lei, perdoni e...

Giovanni                       - (fuori di sé) Non le perdono, se proprio lo vuoi sapere! Mi voglio divertire... oggi stesso parlerò ad Anna... anzi, subito! Sei soddisfatta? Però non ti illudere che io ti sposi... di questo puoi essere sicura!

Elena                             - (decisa, con ira) Oh non sarà tanto semplice come credi! Non aver paura, senti­rai ancora parlare di me! (Via in fretta dal fondo. Giovanni rimane come pietrificato. Da sinistra entra la Cameriera . Giovanni trasa­lisce e si volta: evidentemente credeva che fosse Anna).

Giovanni                       - Che volete?

Cameriera                      - Volevo portar via le tazze del té.

Giovanni                       - Lasciate stare… (esitante) Dov'è la signora?

Cameriera                      - Su, nella sua camera.

Giovanni                       - (c.s.) Fatemi il favore... ditele che... che la prego di venir qui... che sono solo... qui non c'è più nessuno.

Cameriera                      - Sì, signore, (esce. Giovanni va su e giù nervosamente. Sì vede che fa uno sforzo per dominarsi. Di tanto in tanto guarda verso sinistra, ma quando Anna comparisce sulla soglia volge altrove la testa) .

Anna                             - Mi hai fatto chiamare (Giovanni non risponde. Sorpresa) Dov'è Elena?

Giovanni                       - (cupo) E’andata via.

Anna                             - E Paolo? Che ne è di luì? (Giovanni con impeto le sì pianta davanti) Che hai? (Giovanni di nuovo si volge altrove. Non ri­sponde. Breve pausa) Desideravi qualche cosa da me?

Giovanni                       - (si rivolge nuovamente, con impeto soffocato) Paolo l'ho messo alla porta!

Anna                             - (dopo breve pausa guardandosi intorno con aria di stupore) L'hai messo alla porta? (Breve pausa. Giovanni passeggia su e giù poi le si ferma davanti).

Giovanni                       - (quasi con un gemito) Anna!... come hai potuto fare una cosa simile?., .

Anna                             - Insomma, Elena mi ha tradita! Ti ha raccontato tutto... È una prova della sua vigliaccheria!

Giovanni                       - (continuando c. s.) ... come hai potuto esserne capace?! (Anna lo guarda senza rispondere. Con voce tremante, riuscendo appena a padroneggiarsi) Non dici neanche una parola?! Rispondi qualche cosa, per amor di Dio! (Anna tace) Allora è vero?

Anna                             - (piano) Non ho bisogno di scagio­narmi...

Giovanni                       - (con dolore) E credevo che tu mi amassi!

Anna                             - (c. s.) Ti amavo, Giovanni...

Giovanni                       - (ironico) Mi amavi e mi tradivi!

Anna                             - E questo ti fa soffrire...

Giovanni                 - Tu!... proprio tu!... Mi illudevo che fossi l'onestà, la purezza in persona...

Anna                             - (calma) E dipeso da te. Sono diven­tata quello che tu hai voluto!

Giovanni                       - (nervoso) Che dici?

Anna                             - Nulla.

Giovanni                       - Parla, parla... non aver riguardi! Come vorrei sapere che cosa è accaduto in te!...

Anna                      - Quello che accade in ogni donna quando il marito la trascura.

Giovanni                       - Sicché... mi accusi anche?

Anna                             - Mi difendo. Mi hai chiesto tu...

Giovanni                       - Ti ho sempre amata, Anna...

Anna                             - Anch'io, Giovanni.

Giovanni                       - (con un rantolo) Vuoi burlarti di me?

Anna                             - E tu di me?...  Perché potrei conside­rare una beffa...

Giovanni                       - (turbato) Ammettiamo che abbia commesso un errore... anche se ti ho fatto qualche piccolo torto... questo non vuoi dir nulla... non vuoi dire che non ti amo più...

Anna                             - Posso terminare io?

Giovanni                       - Che cosa?

Anna                             - Quello che volevi dire... il tuo pen­siero...

Giovanni                       - Non capisco.

Anna                             - Vorresti persuadermi che la vostra infedeltà... l'infedeltà degli uomini... non ha nessuna importanza... non bisogna prenderla sul serio... perché l'uomo, si sa, è tutt'altra cosa!

Giovanni                       - Proprio così!

Anna                             - (con passione crescente) Può darsi. Am­metto che la vostra colpa sia minore, che abbiate mille attenuanti... ma una cosa è certa: che quando siamo tradite noi donne soffriamo quanto voi. In questo non v'è pro­prio nessuna differenza.

Giovanni                       - Strano! Parli proprio come se fossi stato io a tradirti... e non tu...

 Anna                            - (lo fissa negli occhi) Parlo come se ci fossimo traditi reciprocamente... ma tu, prima, e io, soltanto dopo! (Breve, pausa).

Giovanni                       - Insomma mi rendi responsabile di tutto?

Anna                      - Sì.

Giovanni                       - Con qual diritto? Di che mi ac­cusi?

Anna                             - (esita un po', poi fissandolo) Dimmi, Giovanni... che penseresti se un bel giorno ti accorgessi che la compagna della tua vita è cambiata? Non ti ascolta quando le parli... quasi quasi non si accorge neanche della tua presenza... è distratta, nervosa... non è mai in casa e, quando rientra, ti racconta con gran lusso di particolari dove è stata, chi ha visto, che cosa ha fatto... mentre tu sai che menti­sce. Le rare volte che ti abbraccia vedresti apparirti l'immagine dell'altra persona che ha tenuto fra le sue braccia e alla quale ha detto le stesse parole che una volta diceva a te... Ti ribelleresti, non è vero? Ti sembre­rebbe di impazzire... proveresti disgusto, ribrezzo...

Giovanni                       - Taci!

Anna                             - ... e anche tu cambieresti...

Giovanni                       - (senza convinzione) Parole! Pa­role vuote di senso! Il solito alibi!

Anna                                        - (continua come se non avesse sentito) ..e finiresti per accorgerti di avere accanto un'altra persona... ogni giorno, sempre... più tenera, più gentile... che gode a starti vicina...

Giovanni                       - (la interrompe, fuori di sé) Paolo! Eh?!

Anna                             - (con coraggio) Sì, Paolo... per il quale io sono ancora una donna, più attraente delle altre e più preziosa. Un uomo che mi stima e che mi restituisce il mio amor proprio di donna, calpestato!

Giovanni                       - Ah sì? Insomma,.. per vendetta!

Anna                             - (con dolore) Non per vendetta, ma per­ché non mi amavi più mentre lui, si, mi amava!

Giovanni                       - (turbato) Questa non è un'atte­nuante... e del resto poi non risponde neppure a verità.

Anna                             - Tu, invece, non hai neanche un'atte­nuante, perché quando mi hai tradita, ti amavo ancora dell'amore più tenero... con amore immutato...

Giovanni                       - (commosso, con voce rauca) Eora... ora ami Paolo  

Anna                             - (si volge altrove, piano) Tra voi due è lui che mi merita... (breve pausa).

Giovanni                       - (affranto) Allora... allora a che serve? Oramai... non voglio farti dei rimpro­veri. Forse non ne ho neppure il diritto. Però voglio dirti una cosa, Anna, prima che ci dividiamo: ti credevo diversa, più conciliante, più pura... credevo che, anche se io... Ma ormai fa lo stesso!...  lì poi ancora un'altra cosa: non è vero che non ti amavo più... come non è vero che avrei potuto amare qualcuno al mondo più di te... chiunque fosse stato... Ma questo tu, certo, non lo capirai mai!

Anna                             - No. Non lo capirò mai!

Giovanni                       - (erompendo) Ma dimmi!... come puoi essere capace di rimanere così tranquilla? Non vedi come soffro? Non capisci che mi hai distrutto completamente?

Anna                             - (dominandosi) Te ne prego, sii calmo. A che serve torturarci a vicenda?

Giovanni                       - (ormai padrone di sé. Piano) Scu­sami... non volevo, ma è stato più forte di me... (Altro tono, cortese) Allora vuoi dirmi quale soluzione desideri? Devo lasciare io la casa... o... o preferisci tornare tu da tua madre?

Anna                             - Me ne vado io. Sarà meglio.

Giovanni                       - (ansioso) Quando te ne vuoi an­dare?

Anna                             - Ora... subito...

Giovanni                       - (quasi implorando) È proprio ne­cessario?

Anna                             - Sì.

Giovanni                       - (esitante) Va bene... come vuoi... Però... forse potresti andare anche domani...

Anna                      - È più ragionevole farlo subito.

Giovanni                       - E i bambini?

Anna                             - (decisa) Rimangono con me.

Giovanni                       - (geloso) Con te e con Paolo?

Anna                             - Con me e con mia madre    - (Pausa).

Giovanni                       - (con dolore soffocato)  E te ne vai così... senza una parola?! (Anna non risponde. Lottando con la sua commozione) Allora... addio, Anna! Io... (La voce gli si spezza. Si volge di colpo ed esce. Appena Anna rimane soia il suo volto ha una contrazione di dolore. Una lacrima le riga il viso. Fa un gesto istin­tivo verso Giovanni e fissa pietrificata la porta dalla quale è uscito. Poi si riprende, si asciuga gli occhi, va al telefono, appoggia la mano sull'apparecchio e rimane incerta sul da fare. Infine stacca il ricevitore e forma un numero. Breve pausa).

Anna ,                           - (al telefono) Siete voi, Marta?... Sì, sono io... Che fanno i bambini?...  non hanno corso troppo... non sono accaldati?...  (ascolta) No no, rimangono dalla mamma     - (con voce rauca) Metteteli a letto... tra poco verrò anch'io... Sì sì, mi fermerò lì stanotte... Do­vreste avvertire la mamma... (con improvvisa eccitazione guardando verso la porta) Pronti! Pronti! Aspettate un momento!... No no, non le dite nulla... non posso ancora venire... mio marito non mi lascia venire... (un lieve sorriso le sfiora il volto)... ha ancora bisogno di me!

Fine del secondo tempo

ATTO TERZO

La mattina seguente nello studio di Giovanni. In fondo, vicino ad un'ampia finestra che da sul giardino, un lungo tavolo da disegno. Poltrone di cuoio intorno ad un tavolino da fumo. Tele­fono. Due porte; una a destra, in secondo piano, che è la comune: l'altra, a sinistra, che da in salotto. Anche questo ambiente è arredato con solido buon gusto borghese. Quando il sipario si alza, Giovanni è solo in scena, volge le spalle al pubblico e guarda fuori dalla finestra. Dalla comune, senza far rumore, entra la Cameriera . Giovanni non la sente e non si muove. La Cameriera , evidentemente, teme di disturbarlo.

Cameriera                      - (timidamente) Scusate, signor in­gegnere...

Giovanni                       - (trasalisce e si volta. Ha il viso pallido e stanco) Ah!... siete voi, Bettina... Che volete?

Cameriera                      - C'è il capomastro... dice che...

Giovanni                       - (la interrompe) Non ho tempo.

Cameriera                      - Però... si tratta di cosa molto urgente...

 

Giovanni                       - (seccato) Quante volte devo ripe­tervi che oggi non ricevo nessuno? Nessuno. Avete capito?... Soltanto il signor Paolo! Il capomastro può tornare domani.

Cameriera                      - Sì, signore... (si avvia).

Giovanni                       - Quando viene il signor Paolo fatelo passare qui da me, e badate che nessuno ci disturbi.

Cameriera                      - Sì, signore... (si avvia. Quando è vicina alla porta, suona il telefono. Istinti­vamente si volge, si ferma e guarda interroga­tivamente Giovanni che però non si muove. Il telefono squilla di nuovo).

Giovanni                       - Rispondete.

Cameriera                      - (al telefono) Pronti... Casa Major... Non so... vado a vedere... (copre con la mano il microfono). Chiedono di voi... una voce femminile...

Giovanni                       - (subito, reciso) Non ci sono! (siccome la Cameriera , scioccamente, sta per rispondere subito, le fa un imperioso cenno di aspettare un momento).

Cameriera                      - (è rimasta col microfono in mano, in attesa, guardando Giovanni. Ad un nuovo cenno di luì, al telefono) II signore non c'è...

Giovanni                       - (intanto dice) Sono partito!

Cameriera                      - (al telefono)... è partito... sì. sì, è partito... ve lo assicuro... Non. lo so... non. l'ha detto... Scusate... non gridate, per fa­vore... perché ve la prendete con me?... non è colpa mia...!

Giovanni                       - (nervoso) Riattaccate! Riattaccate una buona volta!

Cameriera                      - (al telefono) Riverisco! (riattacca). H andata terribilmente in collera... ha detto che...

Giovanni                       - (interrompe, secco) Non mi inte­ressai (II telefono comincia di nuovo a squillare). Non rispondete! Staccate il telefono! (La Cameriera  va alla parete e stacca il con­tatto. Breve pausa. Esitante, con altro tono). Ditemi, Bettina... è ancora in casa la signora?

Cameriera               - Sì si... è su dai bambini...

Giovanni                       - (sorpreso, quasi con gioia) Dai bambini?... allora i bambini sono tornati?

Cameriera                      - Sono tornati appena adesso...

Giovanni                       - (cercando di dominare la sua agita­zione) E dite un po'... la signora ha già cominciato a fare le valigie?

Cameriera                      - Quando partite, signore? (Il tona della risposta non deve essere di sorpresa, in modo che Giovanni possa equivocare).

Giovanni                       - (rassegnato) Ho capito... sta fa­cendo le valigie...

Cameriera                      - (subito) No no, scusate... lo sento adesso da voi. La signora non mi ha detto nulla. Non. ha neanche fatto portar le valigie giù dal solaio. (Campanello tra le quinte). Suonano... Permettete... (esce in fretta da destra. Giovanni è visibilmente agitato seb­bene cerchi di dominarsi e di apparire calmo, fissa la porta dalla quale, dopo qualche istante, entra Paolo, che, come Giovanni, ha il viso pallido e stanco e cerca di vincere l'agitazione che lo pervade).

Paolo                             - (cupo) Buon giorno. (Giovanni sì volta dall'altra parte senza rispondere. Breve pausa). - Come vedi, sono venuto subito. Che vuoi da me?

Giovanni                       - (si volta a guardarlo. Con voce rauca e con commozione mal repressa) Non temere, non temere... non farò una scenata...

Paolo                             - Lo so... non, ho nessun timore.

Giovanni                       -... e nemmeno ti chiederò conto... per quanto potrei averne il diritto... Vorrei soltanto domandarti una cosa.

Paolo                             - (conciliante) Ti prego, Giovanni... Ascoltami prima di cominciare. Ti do la mia parola d'onore che...

Giovanni                       - (lo interrompe stizzito) Bastai Non continuare!. Fiato sprecato! Se vi è ancora in te un residuo della vecchia amicizia, ri­sparmiami 1 e tue menzogne!

Paolo                             - (duro, dignitosamente) Non ho l'abi­tudine di mentire.

Giovanni                       - (ironico) A meno che non si tratti di rendere un servigio ad Anna.

Paolo                             - Neanche per rendere un servigio ad Anna!

Giovanni                       - (prorompe) E tu ti illudi... sei proprio pazzo!...  che esistano parole che possano ridarmi la tranquillità... parole alle quali io possa prestar fede?! Dopo tutto quello che lei stessa mi ha confessato?! Ma mi ritieni proprio un idiota?! Puoi parlare quanto vuoi... nessuno riuscirà mai a persua­dermi che tu ed Anna non siate stati... nean­che se fosse vero!

Paolo                             - (serio, calmo) Eppure è proprio vero, Giovanni!

Giovanni                       - (si domina con uno sforzo. Si volta di scatto e si pianta davanti a Paolo. Sarcasti­co) Sicché, ira voi, non c'è stato mai nulla?...

Paolo                             - Non c'è stato mai nulla. Soltanto...

Giovanni                       - Soltanto...?

Paolo                             - Soltanto io amavo Anna.

Giovanni                       - (ironico) Già, naturale... così... platonicamente... innocentemente... come... amico...

Paolo                             - (dopo breve esitazione) No! L'amavo d'amore.

Giovanni                       - (sorpreso) D'amore?

Paolo                             - Sì. (Pausa).

 Giovanni                      - (ironico) Almeno qualche cosa co­minci ad ammettere! Facciamo dei progressi!

Paolo                             - (con impeto spontaneo, quasi urlando) L'amavo più di te! Mille volte più di te, se proprio lo vuoi sapere!

Giovanni                       - Non è vero!

Paolo                             - (c. s.) Per lei ho saputo rinunziare a tutto... anche alle piccole sudicie avventure... eppure non avevo nessun dovere di esserle fedele... non era mia moglie!

Giovanni                       - (con amaro sarcasmo, torturandosi) Era la tua amante, eh?!

Paolo                             - (fuori dì sé) Non era la mia amante.... capiscilo una buona volta! Non lo era! (mor­mora). Purtroppo... Tradire Anna per una donna come Elena... mia sgualdrina da sa­lotto! Che schifo! (Si allontana da Giovanni, cava fuori il portasigarette, accende. Breve pausa).

Giovanni                       - (a bassa voce) L'ho messa alla porta, Elena.

Paolo                             - (si volge stupito) L'hai messa alla porta? (ironico). Hai tatto male : oramai potevi anche tenertela.

Giovanni                       - Che intendi dire?

Paolo                             - Hai già distrutto la vita della povera Anna.

Giovanni                       - (sarcastico) La ricostruirai tu!

Paolo                             - (con dolore, amaro) Io?!

Giovanni                       - (e. s.) Tu! Naturale! Tu! La me­riti... sei degno di lei...

Paolo                             - E’ inutile fare il sarcastico : sicuro che ne sono degno! È molto più di te!

Giovanni                       - Certo certo... anche Anna lo ha detto...

Paolo                      - Che ti ha detto? Come ti ha detto?

Giovanni                 - (amaro) Che fra noi due, sei tu che la meriti di più...

Paolo                             - (sempre più turbalo) Cosi ha detto?

Giovanni                       -... e che vuoi divorziare da me per poterti sposare.

Paolo                             - Non è vero! Non poteva dirlo!

Giovanni                 - Le parole forse erano diverse... ma il senso era questo!... Perché?... forse non la sposeresti volentieri? (Paolo non risponde). Rispondi : la sposeresti?

Paolo                             - (a stento, cupo) No.

Giovanni                       - (stupito) No?...

Paolo                             - (con amarezza) Non la sposerei nean­che se fosse lei a chiedermelo.

Giovanni                       - (ironico) E perché, se è lecito? Non ne sei innamorato?

Paolo                      - (c.s.) Perché... Anna non mi vuoi bene... nonostante tutto, ti ama ancora.

Giovanni                       - (beffardo) Mi ama e mi ha tradito con te...

Paolo                             - (con impeto) Non ti ha tradito! Non ti ha tradito con nessuno!

Giovanni                       -... mi ama e vuole abbandonarmi per te!

Paolo                             - Non è per me che vuole abbandonar­ti... è per Elena... è amareggiata, disgustata...

Giovanni                 - Non ha accennato ad Elena neanche con una sola parola.

Paolo                             - Perché si vergognava... perche non voleva umiliarsi...

Giovanni                       - Ha... lo sapeva?

Paolo                      - Dal primo momento lo ha capito! Ha indovinato tutto, subito... soltanto non ha voluto dimostrarlo per non scendere al livello di quella dorma... davanti a noi due,.. E ricorsa ad un'astuzia, per tenerti... pro­prio come quell'altra! Voleva metterti alla prova, sapere se sei geloso dì lei... se l'ami ancora... e perciò ha detto di essere la mia amante.

Giovanni                       - (con uno slancio sincerò) Paolo!... è proprio vero? (Paolo volge altrove il capo) Non lo posso credere... tu vuoi ingannarmi...

Paolo                      - (irritato) Se ti fa piacere, non lo credere!

Giovanni                       - (amaro) Forse una volta mi amava, ma l'ho delusa... È vero : prova disgusto per me, le faccio ribrezzo! Sì, lei stessa me l'ha detto, con queste precise parole... Ed è innamorata dì te!

Paolo                             - (turbato) Innamorata di me?! Impos­sibile!

Giovanni                       - Perche, impossibile? Sei stato sempre affettuoso con lei... buono... cortese...

Paolo                             - (reciso) Non le ho mai fatto la corte!

 

Giovanni                       - Ti sei mostrato ancora più abile... è nella tua natura!...  sei stato cauto, pa­ziente... aspettavi il momento propizio...

Paolo                             - (lo interrompe) Sei più vile di quanto non credessi!

Giovanni                       - (continuando)...ti sei assunta la parte del gentiluomo, mentre io ero il volgare mascalzone... hai fatto risaltare le mie colpe...

Paolo                             - (energico) Non è vero!

Giovanni                       - Il risultato lo dimostra,..

Paolo                             - (gli si avvicina, lo fissa negli occhi e dice molto serio e con profondosentimento) Allora ascoltami, Giovanni... ti dirò ancora una cosa e poi ho finito. Per me questa partita era già chiusa. Nei momento stesso in cui ho capito di amare Anna ho rinunziato a lei. Guardavo a lei come ad una persona che sarà sempre irraggiungibile... perché sentivo che amava te, che solo tu potevi renderla felice... (sempre più amaro). La notte dor­miva accanto a te... i suoi figli lì ha avuti da te... in te ammirava l'uomo, il compagno forte, virile... e nessuna mia astuzia... -  come tu dici - ... poteva distruggere tutto questo... Io per lei occupavo il secondo posto... ero un essere debole, insignificante... l'uomo al quale, per compassione, si concede un sorriso... insonnia ero quello che sì dice: un buon amico. Ero questo e niente altro! E del resto, non pretendevo di essere altro! E anche volendo, non avrei potuto essere altro!... E vero: ti ho invidiato... qualche volta, anzi, ti ho perfino odiato, ma ti volevo anche bene, ti volevo bene, direi, con tene­rezza... non so perché... forse perché facevo parte di Anna. Ed ero felice così, a modo mio, col mio segreto, vivendo di queste amore... (Paolo che ha detto la, battuta con lieve esaltazione sempre crescente, si interrompe di colpo. Breve pausa. Altro tono) Ecco!...  giacché mi hai costretto a dirtelo., ora conosci il mio peccato! (si volge altrove va al tavolino da fumo e accende una sigaretta con- mano tremante. Giovanni rimane immobile al suo posto, guarda turbato Paolo, poi u: sorriso ironico gli sfiora il viso).

Giovanni                       - Perciò... non è vero?... vorresti che ti aprissi le braccia e ti chiedessi perdono

Paolo                             - (irritato) Non ti domando nulla!

Giovanni                       - (amaro, con passione crescente) Adesso avrai la bontà di ascoltarmi anche tu. Ripeto le parole di Anna... e a lei non crederai... Quando il suo amore comincia ad affievolirsi... lo ammetto: per colpa mia voglio darti questa soddisfazione...  tu eri sempre accanto, con la tua fedeltà incrollabile, con gli occhi puntati su lei come il bracco, col tuo amore implorante che, pei non chiedeva nulla... ma bramava sempre una ricompensa...

Paolo                             - Tu vaneggi!

Giovanni                       - (con crescendo) Anna, come è naturale, non poteva non accorgersene... non r. nulla è donna... Ne era lusingata, prova un certo calore... le piaceva... E piano pia ha cominciato ad amarti, a misura che le ispiravo ribrezzo... (grida). Perché ai te! Vile! Me lo ha confessato!

Paolo                             - (cercando di nascondere la sua emozione)Te lo ha confessato?

Giovanni                       - (non risponde. Si avvicina alla fine si guarda un po' fuori, poi ridiscende in scena accostandosi a Paolo gli dice piano, con voce rauca) E ora ecco ciò che penso io…, poi ho finito. Fa quello che ti pare… puoi detestarmi... puoi credermi debole, pusillanime... non mi interessa i Amo Anna le perdono... e me la tengo... anche se voi due... Hai capito? Le perdono e i voglio saper nulla!... Da te non prete che una sola cosa: sparisci dalla nostra v subito, in questo momento... e che né A né io ti rivediamo mai più (Paolo guarda Giovanni con aria di sfida e non risponde) Siamo intesi?

Paolo                             - (dopo breve incertezza, quasi a stenti No!

Giovanni                       - No?!

Paolo                             - (risoluto) Non rinunzio ad Anna!

Giovanni                       - Pochi minuti fa hai detto avevi rinunziato a lei dal primo momento mi volesse bene!

Giovanni                       - Hai detto che non la. sposeresti neanche se te lo chiedesse...

Paolo                             - Finche ama te no! Se mi si desse solo per compassione, avendo sempre te nel cuore, non potrei farla felice. E anche io non potrei che soffrire... Ma ora tutto è cambiato!

Giovanni                       - (con ira repressa) Anna è mia moglie! Mi appartiene! Il suo posto è qui.

Paolo                      - (deciso) Ma io non rinunzio a lei per farti piacere! Non mi tiro in disparte, capisci? Finché l'hai resa felice, mi sono sacrificato per lei... e ho taciuto anche quando soffriva, perché soffriva per te, per amor tuo... ma ora, no... ora voglio io renderla felice... oramai io soltanto posso ridarle la gioia e la serenità (Giovanni gli si pianta davanti e i due uomini si fissano).

Giovanni                       - (come se gli mancasse il respiro) Ah, sì?. .dunque ti devo considerare un rivale?... un nemico?

Paolo                             - Proprio così.

Giovanni                       - Vuoi distruggere la mia vita?

Paolo                      - Non permetto che tu distrugga la vita di Anna!

Giovanni                       - (fuori di sé) Vattene!

Paolo                             - (risoluto, sfidandolo) Non me ne vado!

Giovanni                       - (minaccioso) No?

Paolo                             - No! (un attimo di tensione. Bisogna avere l'impressione che Giovanni stia per gettarsi su Paolo, Poi si domina con uno sforzo e risale verso il fondo. A voce più bassa). Senti, Giovanni... ragioniamo... Entrambi vogliamo la stessa cosa: la felicità di Anna, Parliamo con lei. È lei che deve decidere. Interpelliamola.

Giovanni                       - (lo fissa cupo. Dopo breve pausa) E’ giusto. Va bene. Interpelliamola.

Paolo                             - Ma non devi tormentarla... non devi forzare la sua volontà...

Giovanni                       - (mentre suona il campanello, ironico) Non te ne preoccupare... non le farò del male... (mormora). Gliene ho già fatto abba­stanza... (Da destra entra la Cameriera ).

Cameriera                      - (a Giovanni) Avete suonato, signore?

Giovanni                       - Pregate la signora di venir qui. Ditele che è il signor Paolo che la prega... perché vuoi parlarle... (la Cameriera  esce a sinistra. Ironico). Così verrà di certo... sa­pendo che sei tu che l'aspetti... (breve pausa. Poi cercando di vincere la sua commozione). Riconosco di avere molti torti... Però ti prego... non dovrei farlo perché ora siamo avversari... non abusare della tua condizione privilegiata per strapparmi Anna... non eccedere nel biasimarmi... (non può finire la frase perché da sinistra entra Anna. Anna va direttamente da Paolo fingendo di non accor­gersi neppure di Giovanni).

Anna                             - Mi avete fatto chiamare, Paolo?

Giovanni                       - (con calma mal dissimulata) Sì, Anna... vuoi parlarti da solo a solo... io... io vi lascio... ascoltalo con calma... e pensaci molto prima di rispondere. Ridetti bene per non pentirti dopo... (esce in fretta a sinistra).

Anna                             - (piano) Dunque, Paolo...

Paolo                             - (imbarazzato, quasi balbettando) Non so davvero come cominciare... E1 così... così inaspettato, ciò che accade... Io... credetemi Anna... non avrei mai immaginato dì potervi dire un giorno quello che ora sto per dirvi... che è mio dovere dirvi! (Tace. Si padroneggia. Ancora più piano, con maggiore imbarazzo, ansante) Credo, Anna, che potrei... che potrei ancora rendervi felice! (Anna volge altrove la testa per nascondere la sua commo­zione. Breve pausa). Non mi rispondete nulla?

Anna                             - (gli porge la mano e lo guarda con un lieve sorriso) Vi ringrazio, Paolo...

Paolo                                        - (le prende la manoe dice un po' deluso) È tutto?

Anna                             - (con sincerità) Siete l'unico uomo nel quale posso ancora aver fiducia.

Paolo                             - (le bacia la mano. Breve pausa. Con più vivacità, rinfrancato) Non dovete pen­sare che io voglia approfittare del vostro stato d'animo... non vi chiedo una risposta immediata. No! Aspetterò pazientemente avrete dimenticato...

Anna                             - (con dolore) Dimenticare, Paolo!

Paolo                             - Voglio dire finché... finché sarà tornata la serenità nel vostro spirito. Non vorrei che foste guidata dalla collera, dall'amarezza e che più tardi vi pentiste... Ascoltatemi, Anna... vorrei che la vostra decisione fosse presa con molta prudenza, con ponderazione...

Anna                             - Ma in sostanza... non capisco... ditemi finalmente che cosa dovrei fare...

Paolo                             - (rauco, con grande sforzo) Io... io sarei l'uomo più fortunato del mondo se accon­sentiste a diventare mia moglie, (Anna alza gli occhi su lui, gli sorride lievemente e la com­mozione le impedisce di rispondere). Ve ne prego, non rispondete ancora. Giacché ho avuto il coraggio di cominciare, lasciate che vi dica tutto, che vi apra l'animo mio. La mia vita, Anna, non avrebbe che un solo scopo: vegliare su di voi, evitarvi le più pic­cole tristezze, compensarvi di tutti i dolori che Giovanni vi ha dato... (Anna fa tin gesto come se volesse allontanare il ricordo e volge altrove la testa). Perdonatemi se parlo anche di Giovanni... so che vi faccio soffrire, ma vi sono costretto. Giovanni ed io siamo ora uno di fronte all'altro... devo portarvi via a lui... devo cancellare in voi anche il suo ricordo!

Ansa                              - (piano, quasi con lieve rimprovero) Credevo che gli voleste bene!

Paolo                             - Era mio amico... era il mio migliore amico! Ma ormai Io considero un nemico perché vi ha fatto piangere.

Anna                             - (molto piano) Vi sono tante altre donne che piangono...

Paolo                             - Giovanninon meritava una donna come voi... non ha saputo apprezzare un tesoro così prezioso... Io ne conosco il valore e saprò custodirlo... Nelle mie mani riac­quisterà tutto il suo splendore.

Anna                             - (commossa) Oh come fanno bene le vostre parole!

Paolo                             - Vi fanno bene! Davvero?

Anna                             - (sincera) Molto, molto... specialmente dette da voi. Paolo.

Paolo                             - (non riuscendo quasi a, frenare la sua gioia) Ma allora... allora posso chiedercelo... volete essere mia moglie?

Anna                             - (esita, poi lo fissa negli occhi) Vi farei molto felice?

Paolo                             - Non si tratta di me, Anna... si tratta soltanto di voi, della «vostra» felicità. Io non conto.

Anna                             - (subito, come spaventata) No no, Paolo... voglio sapere... per me è molto importante... se sareste capace di dimenticare tutto quello che è stato... ì dieci anni che ho passati con Giovanni... il mio amore per luì...

Paolo                             - Se voi sarete capace dì dimenticare...

Anna                             - No, Paolo, io non potrei... e non devo neanche farlo... per i miei figli! (con dolore). E mai possibile cancellare dieci anni della propria esistenza, così, semplicemente...?

Paolo                             - (china la testa con tristezza) Allora come potete chiedermi di essere allegro, spen­sierato? Sicuro che soffrirei...

Anna                             - Soffrireste?

Paolo                             - Sì... ma questo non deve preoccu­parvi... vi ho già detto che io non conto. Sono qui soltanto per aiutare voi.

Anna                             - (un po' nervosa si alza va al tavolino da fumo e volgendogli la schiena accende una si-garetta. Rimane così un momento poi si volge) Insomma io non potrei rendervi felice?

Paolo                             - (sorpreso dal tono di Anna) Non mi fraintendete, Anna. Sì capisce che mi fareste felice, molto, molto... immensamente... non ho altro desiderio... però...

Anna                             - Però...

Paolo                             - Ascoltatemi... come posso spiegarmi? Io vi vogliotroppo bene perché non mi faccia soffrire il pensiero che dentro di voi. Il   passato è sempre vivo... Non è umano?

Anna                             - (delusa) Ho capito. Ho capito.

Paolo                             - (con passione) Ma che importanza può avere questo per voi? Io, nonostante tutto, vi amerei, anzi forse vi amerei di più, con maggiore passione, con desiderio più ardente... e sarei felice anch'io, a modo mio... (sorride tristemente). Vedete, Anna... vi è una specie  sempre più intenso...

Anna                             - (piano) Lo conosco quanto voi.

Paolo                             - Chi soffre per amore è già un po' felice, perché l'amore, per sé stesso, è feli­cità, sia che ci rattristi, sia che ci rallegri. Noi desideriamo dare la gioia alla persona che amiamo, non a noi stessi...

Anna                             - Come avete ragione!

Paolo                             - L'importante è che voi possiate sor­ridere... io non desidero altro!

Anna                             - (con voce pacata e con un lieve sorriso) No, Paolo... non è possibile... Sapete che cosa mi avete detto, voi? Dì che cosa mi avete convinta, profondamente, irrimedia­bilmente? Che non devo legare la mia vita alla vostra...

Paolo                             - (spaventato) Anna!

Anna                      - ...perché non riuscirei mai a darvi la serenità. E invece, soltanto a questa con­dizione potrei ricominciare una nuova vita... soltanto questo potrebbe giustificare tutto: tentare di nuovo l'esperienza, per voi. Sa­pete quale è l'unico scopo della vita di una donna?... una donna degna di tal nome naturalmente ...diffondere intorno a sé calore, luce, serenità; far felice un uomo, ren­dergli la vita un incanto... Noi donne siamo nate per amare, e se sappiamo dare la gioia a chi ha accettato il nostro amore, il nostro compito è assolto: abbiamo vinto! Se nostro marito ci trascura, non soffriamo perché ci pospone ad un'altra donna, ma perché è quell'altra che lo circonda di premure e perché noi non possiamo più prodigargli la nostra tenerezza. Noi siamo madri. Paolo... non siamo amanti! La nostra vita finisce se non abbiamo un essere al quale dedicarci con passione. Io non ho bisogno di un uomo che si sacrifichi per me; ho bisogno di un uomo al quale dare tutta me stessa. Ecc è l'unica ragione della mia esistenza.

Paolo                      - E non vi basta che io vi ami?

Anna                             - No. Se mi aveste detto: voi siete l'unica donna al mondo che mi può far felice... accanto a voi sarò allegro, gaio, spensierato... allora, chi sa?...  forse mi sarei decisa... Ma così...  quale rivincita avrei sulla sconfitta di oggi? (con un sorriso stanco). Voi uomini non siete nati per essere tristi... non soppor­tate a lungo il dolore... e senza gioia non c'è amore. Amore e gioia devono andare sempre insieme.

Paolo                             - (rassegnato) Il vero guaio, cara Anna, è che voi non mi volete bene... (a un gesto di Anna, subito) non me ne volete abbastanza per tentare di essere felice accanto a me.

Anna                             - (piano) Nella vita si è felici una volta sola... e forse forse neanche una volta.

Paolo                             - Io invece farei tutto, tutto il possi­bile...

Anna                             - (graziosa, con affetto) Grazie, Paolo. Lo so che con voi sarei tranquilla e serena... che avrei amore, rispetto, protezione... e che forse mi rimarreste anche fedele...

Paolo                             - Forse?...  no, Anna: certo! Io sarei incapace di tradirvi.

Anna                      - (con amarezza) Non si può mai sa­pere da un uomo... avete visto Giovanni...

Paolo                             - Oh Giovanni è un'altra cosa! Non tutti gli uomini sono capricciosi, volubili, infidi come lui! Giovanni non rimarrà mai attaccato a nessuna donna. Vedete, per esem­pio: fino a ieri pareva che per Elena volesse abbandonare tutto e tutti... oggi, invece l'ha cacciata via!

Anna                             - (sorpresa) L’ha cacciata via?!

Paolo                             - Almeno così ha detto...

Anna                      - E perché, poi?

Paolo                             - (ironico) Perché... improvvisamente ha scoperto che ama voi!

Anna                             - (tremante) Ve l'ha detto lui?

Paolo                             - Sì... ma non crediate che si tratti di vero amore. Nella migliore ipotesi è vanità offesa. È irritato perché mi volete bene... gli secca che si possa amare un altro uomo che non sia luì. E sapete che cosa mi ha detto ancora?...  questo poi caratterizza il suo senso morale ... che vi perdonerebbe qualunque cosa ci fosse stata fra noi.

Anna                             - (lo fissa) Voi, naturalmente, non mi perdonereste se... se io...

Paolo                             - (risoluto) No. Sarebbe impossibile! Io vi disprezzerei!

Anna                             - (breve pausa. Poi lo guarda, piano) Paolo... chi credete che mi ami di più tra voi due? Voi o Giovanni?

Paolo                             - (nervoso) Perché me lo domandate? Il perdono è debolezza, non amore.

Anna                             - (china la testa. Molto piano) Anche l'amore è debolezza...

Paolo                             - (turbato) Anna... che accade in voi? Non vorrete rimanere con Giovanni?

Anna                             - (molto umanamente) Se fossi sicura dì farlo ancora felice gli resterei vicino...

Paolo                             - (va al tavolino da fumo e accende una sigaretta. Si vede che la mano gli trema. Alza le spalle) Per qualche tempo, forse, sì...

Anna                             - (raggiante) Credete?...  Davvero?...

Paolo                             - (quasi rosso dalla collera) Oggi, certo, sarebbe soddisfatto! (con disprezzo). Non vi ha mai tanto desiderato... Naturale! È con­vinto che siete la mia amante!... Ma fino a quando durerà questo ritorno di fiamma? (Pausa. Anna si alza, gli si avvicina e gli ap­poggia una mano sul braccio).

Anna                             - (lo guarda. Con dolcezza) Mi serbate rancore?

Paolo                             - (sorpreso, balbettando) Volete dire... volete dire che...

Anna                             -... che ora ci diciamo addio.

Paolo                             - (con dolore) Allora non mi amate? Non mi amate neanche un poco?

Anna                             - (non risponde. Volge altrove la testa. Poi torna nuovamente a guardarlo, gli sorride e dice piano, commossa) Datemi un bacio, Paolo...

Paolo                             - Anna! (Esita un momento, poi ra­pidamente la bacia. È un bacio molto breve. Sconvolto mormora) Grazie per l'elemosina.

Anna                             - (quasi congedandolo, però con molta grazia e molto affetto) Ma ora andate via... presto!

Paolo                             - (si avvia, poi si volta) Quando potrò rivedervi?

Anna                             - Mai, Paolo... mai più! (Paolo vor­rebbe dire qualche cosa, ma poi si volta ed esce in fretta. Anna ha un gesto involontario come per richiamarlo. Si asciuga una lagrima. Ri­mane un po' immobile, poi va alla finestra e guarda fuori rivolgendo le spalle al pubblico. Da sinistra entra Giovanni, piano cautamente. Anna non lo sente, Giovanni guarda intorno, scorge Anna. Breve pausa).

Giovanni                       - (piano, con voce cupa) Anna.... (Anna trasalisce, si volta, è commossa. Geloso) Guardavi Paolo, eh? (Anna fa cenno di sì con la testa. Ironico). Avete discusso molto a lungo....

Anna                             - (quasi in tono di sfida) Non è tanto facile perdere un amico al quale si vuoi bene.

Giovanni                       - (stupito) Perché? Che cosa è acca­duto fra voi?

Anna                             - (sorride fissando Giovanni. Marcato) Paolo mi ha dato un bacio... (al gesto di Gio­vanni). Si sì, ci siamo baciati. Per la prima volta...

Giovanni                       - (incredulo) La prima volta?...

Anna                             - ...e per l'ultima volta. Per congedarmi da lui.

Giovanni                       - (per un attimo il suo viso si rischiara, Poi stizzito) E ora, naturalmente, piangi... Lo rimpiangi! Ti duole il cuore per lui...

Anna                             - (lo guarda, decisa) Sì, Giovanili: mi duole il cuore per lui. Mi duole molto!

Giovanni                       - (ironico) Magnifico!

Anna                      - Non si perde un amico così fedele senza versare una lacrima.

Giovanni                       - Allora, piangi, piangi, se ti fa piacere!

Anna                             - (quasi a sé stessa) Poverino! L’ho sacri­ficato... mentre avrebbe meritato tutt'altro...

Giovanni                       - Che strano modo di esprimersi!

Anna                             - (con passione) Ti dico una cosa, Gio­vanni. Lo so che sono stata una sciocca... che non avrei dovuto regolarmi così. Avrei dovuto preferire Paolo, andarmene via con lui e così avrei scelto il compagno migliore. Paolo mi avrebbe portata per tutta la vita in palmo dì mano.

 Giovanni                      - (irritato) Allora va! Corri! Cor­rigli dietro! Nessuno di trattiene!

Anna                             - (si avvia in fretta verso la porta. Con du­rezza) Va bene! Se preferisci...

Giovanni                       - (spaventato) Anna!

Anna                             - (si volta, fredda) Desideri ancora qualche cosa?

Giovanni                       - (cupo) Smettila con questo gioco!

Anna                             - Chi gioca?

Giovanni                 - Non farmi perdere la ragione... mi hai già punito abbastanza!

Anna                             - Me l'hai detto tu di andarmene... che non mi trattenevi...

Giovanni                       - (mormora) Non dicevo sul serio.

Anna                             - (quasi ripetendo la sua intonazione, iro­nica) Ah... non dicevi sul serio! Eh già...  non hai preso sul serio il nostro matrimonio... non amavi sul serio Elena...

Giovanni                       - Questo poi è certo!

Anna                             - (con passione, quasi gridando) Per te non esiste nulla di serio! Nulla al mondo! Tutto è capriccio, ripicca, leggerezza... e perciò non sei responsabile di nulla. Però mi hai distrutta... hai spezzata la mia vita... e ora pretenderesti che mi gettassi tra le tue braccia, dimenticando tutto! (Più piano). E invece ti dico: sta attento, Giovanni! Bada a quello che fai! Non essere così sicuro di te! Ancora una sola parola e mi perdi per sempre!

Giovanni                       - Saresti capace di lasciarmi sapendo quanto ti amo?

Anna                                        - (volge altrove la testa, poi con amarezza) Risparmiami le tue dichiarazioni di amore... mi offendono più dei tuoi tradimenti!

Giovanni                       - (le prende una mano con tenerezza) Siedi qui accanto a me...

Anna                             - Lasciami!

Giovanni                       - Sii buona, siediti! (Anna siede di malavoglia). E ascoltami con calma...

Anna                             - (scoppia in una risata ironica) Con calma?!

Giovanni                       - (con calore) So tutto, Anna... è inutile qualunque parola... tu non potresti staccarti da me, anche volendo...

Anna                             - Credi?

Giovanni                       - Ne sono certo.

Anna                      - Allora ascoltami... Io già la notte scorsa ero risoluta...

Giovanni                       - Eppure ti è mancata la forza!

Anna                             - ... e anche oggi c'è stato un attimo nel quale ero fermamente decisa a separarmi da te.

Giovanni                       - Adesso?

Anna                             - Non adesso. Qualche momento fa, mentre parlavo con Paolo. Volevo andar­mene con Sui.

Giovanni                       - (sbalordito) Con lui?...  Dunque lo ami?

Anna                             - (dopo breve pausa, piano) Avrei potuto amarlo se fossi stata sicura di renderlo felice.

Giovanni                       - (con amore, piano) E io... non esisto più? Non vuoi far nulla per me?

Anna                             - (con un sorriso) Ho già provato tante volte, Giovanni... e con quale risultato?... Elena!

Giovanni                       - (nervoso) Non ne parliamo più.

Anna                             - (con lieve ironia) Naturale... non par­liamo di Elena... è la cosa più comoda... (da sinistra entra Marta).

Marta                            - (si ferma sulla soglia) Chiedo scusa...

Giovanni                       - (irritato) Che volete?

Marta                            - (ad Anna) Luigino fa i capricci... non vuole ubbidire.

Giovanni                       - (fa un gesto della mano) Date­gliene quattro...

Anna                             - (con dolcezza) Vengo subito, Marta... (Marta via. Anna si alza).

Giovanni                       - (con impeto) Spero che ora non mi pianterai in asso per i bambini!...

Anna                             - Se vuoi, posso tornare.

Giovanni                       - Non andar via, Anna. Non mi lasciare solo... Dobbiamo ancora dirci tante, ma tante cose.

Anna                             - (piano) Che altro vorresti dirmi, Gio­vanni?

Giovanni                       - (con passione, esitante) Che io... che io mi vergogno... che sono pentito... pentito amaramente... credimi... e che farò d tutto per ridarti la serenità... farò tutto a mondo perché tu dimentichi... come pure anch'io dimenticherò... se per caso tu avessi mancato verso di me. (Vibrato). Non che io lo creda! Lo so... hai voluto soltanto darmi una lezione perché tornassi in me, per farmi ingelosire... Però avevi pensato di farlo davvero... tu stessa l'hai confessato... e questi avresti dovuto risparmiarmelo. I nostri giorni ora saranno più belli, più lieti... basti soltanto aver fiducia nella vita... volere.. Per conto mio non ti darò più motivo.. (Si interrompe imbarazzato).

Anna                             - (dopo breve pausa lo guarda con un lievi sorriso ironico) Era solo questo che volevi dirmi?

Giovanni                       - Che altro dovrei aggiungere? Noi ti basta?...  (Anna non risponde. Continua e fissarlo sorridendo come sopra. Impaziente Però anche tu potresti dirmi qualche cosa., una parola almeno! (Anna china la teste senza rispondere. Un po' tremante) Dimmi., non sei contenta? (Anna volge altrove la teste e rimane così con le spalle a Giovanni. Agitato) Anna... non mi rispondi? Che succede? (Con crescente agitazione) Non trovi neanche una parola? Vuoi farmi perdere la ragione? Per amor di Dio!...  parla!

Anna                             - (si volge con impeto e dice con passioni crescente) Giovanni... ma di che cosa se fatto?...  che opinione hai di me?...  immagino che io possa riprendere la vita là dove si eri interrotta... che possa avere la stessa fiducia di una volta... che possa guardarti con gli stessi occhi?...  È mai possibile?...  esiste una donna al mondo che lo farebbe?

Giovanni                       - (col tono di un ragazzo capriccioso alzando le spalle) Eppure io ' non sarei capace di vivere diversamente.

Anna                             - E io non sono capace di essere la stessi donna di prima! E se anche fosse possibile questo non avverrebbe mai subito, per due paroline che mi hai dette! Prima devo guarire, ritrovare me stessa... (con amarezza. Tu hai spezzato qualche cosa dentro di me mi hai sconvolto l'anima... non sono pii quella dì ieri: il dolore mi ha mutata.

Giovanni                       - (turbato) Non vuoi essere di nuovo felice?

Anna                             - Oh se potessi!... Tenterò...

Giovanni                       - (Rinfrancato) Finalmente!

Anna                             - ... ma non so se mi riuscirà!

Giovanni                       - (fanciullescamente) Ma sicuro! Si vuoi, ti riuscirà

Anna                             - (con amarezza, scherzosa) Siete proprie come i bambini, voi uomini! Se avete pianto volete ridere... dopo le sculacciate, pretendete un bacio... siete ancora nell'angolo il castigo e già pensate ai giocattoli... Quasi quasi andate in collera se non vi perdonasi! alla prima moina! (altro tono, con più. senti mento) Ma la vita qualche volta fa delle beffi che voi giudicate insignificanti, perché noi lasciano tracce nel vostro animo, ma che noi possono rimanere impunite e delle qual dovete sopportare le conseguenze, anche si v: sembrano dure.

Giovanni                       - (piano) Mi umili... ma me lo merito.

Anna                             - (piano) E io sono più umiliata di ti perché non ho avuto la forza di lasciarti..

Giovanni                       - (le prende una mano) Perché se così amara?

Anna                             - Come dovrei essere?

Giovanni                       - Lasciamo fare al tempo... io ho fiducia... Però aiutami anche tu... dammi un po' di speranza che... (tace e la guarda coi tenerezza).

Anna                             - (non risponde. Lo fissa sorridendo lieve mente, poi scuote un po' il capo. Si alza) Ora vado su dai bambini... sgriderò Luigino.. (marcato) «nostro figlio... e poi gli perdo nero... e bacerò Annuccia... (marcato) « nostra » figlia... Poi tornerà qui... e chi sa?., forse... forse bacerò anche te... perché sono… (marcato) « tua moglie »...

 

FINE