Commedia in tre atti
di ROBERTO ZAGO
Personaggi:
Cesare
Nadia
Antonia, madre di Nadia
Mordacci
Sartorio
e Cesarino:
il pesce di casa, amico di Cesare Fortunati
A Milano, o altrove. Oggi.
PRESENTAZIONE DELLA COMMEDIA
Perché «Monolocale per due »? Per diversi motivi che mi sono sembrati uno più convincente dell'altro. Innanzi tutto per divertimento. « Monolocale per due » è una commedia brillante il cui scopo principale è fare allegra la gente. Ma non è una farsa e il ridere a tutti i costi non è il fine ultimo e unico.
Con questa commedia ho cercato di dire qualcosa senza paura: ho penetrato un argomento e un ambiente inconsueti, ho « ingaggiato » quale protagonista una donna di vita e l'ho fatta incontrare con un uomo tutto diverso, semplice ed ingenuo. E lei, esperta d'uomini, soccombe dinnanzi al candore di lui che non sa d'essere tanto forte; la forza dei puri.
La comicità scaturisce, in gran parte, da questo impatto di nature così differenti e nasce l'amore. « Monolocale per due » è anche una commedia d'amore. Un sentimento che diventa necessario a lei come il profumo della pulizia che fa parere insopportabile lo sporco di prima.
Non ho voluto prediche o sermoni per fare arrivare a Nadia il bene di cui è inconsapevole portatore il bancario ragionier Cesare Fortunati che glielo trasmette con la semplicità che gli è abituale anche in ufficio, tra i colleghi che lo motteggiano tacciandolo come l'Eremo di Camaldoli.
Simbolo, poi, di una solitudine tanto attuale, il ragioniere ha per unico compagno un pesce al quale rivolge i propri soliloqui e ne è ripagato con l'affetto ch'egli desidera avere e che immagina che il pesce gli doni.
Affetto e compagnia che gli darà, invece, Nadia, anch'essa sola nonostante gli squallidi incontri dei marciapiedi che frequenta per «tradizione di famiglia».
Ho cercato che nella commedia spiccasse il rapporto fra due creature d'oggi che sono vittime non soltanto di se stesse e del proprio destino, ma anche della società che li ha prodotti e che li abbandona senza pietà.
« Monolocale per due » non è però un lavoro patetico: ribadisco che è una commedia divertente perché se la realtà può essere vista in tanti modi, specie la più cruda, qui è angolata ottimisticamente.
Sono convinto che si deve avere fiducia nella natura degli uomini, specie se ha ricevuto il correttivo di una educazione di saldi valori, come in Cesare.
Inoltre, ho voluto bene ai miei personaggi e non mi sono sentito di giudicarli; anzi, ho fatto in modo di aiutarli un po' affinché potessero incontrarsi e scoprirsi fatti l'uno per l'altra.
Essi vanno accostati senza prevenzioni; facendosi ospitare nel loro monolocale è bene stare al gioco della finzione matrimoniale, pretesto per approcci più sostanziosi e duraturi.
Accadrà, forse, che il condominio dei nostri sentimenti si svuoti di parecchi pregiudizi e, sorridendo, scopriremo pure che il vicino di casa che non conosciamo è un magazzino intatto di cose belle pronte per esserci offerte.
La commedia è stata rappresentata per la prima volta dalla Compagnia dei Giovani di Milano al Teatro Stella di via Pezzotti, durante il carnevale '77. Il pubblico l'ha gradita moltissimo e ci si è divertito: era quello che volevo. Adesso viene affidata agli Amici filodrammatici e a chi vuole metterla in scena. È facile, scorrevole; necessita di essere servita con una recitazione puntuale e non troppo caricata, gli attori devono divertirsi per primi, questo è il segreto per renderla.
A tutti, comunque, auguro un lieto soggiorno nel « monolocale per due », in compagnia dì Nadia e di Cesare dove dimora il buon divertimento.
L'autore
LA SCENA
Una stanza di appartamento composto da un locale più servizi e ripostiglio. Lo abita uno scapolo e lo si vede. Manca totalmente quello che è grazia femminile, cura dei particolari e dei ninnoli.
È strutturato in modo semplice: una porta sul fondo, dalla quale si entra; un'uscita a sinistra mena nel piccolo cucinino cuoci vivande; a destra, un'altra uscita da sul ripostiglio.
Di fianco al cucinino, la porta del bagno.
I mobili sono moderni, senza pretese di eleganza particolare; c'è un divano letto con libreria incorporata; una poltrona che può diventare un letto; un tavolo e delle sedie; un paio di mobili contenitori di abiti e arnesi vari; un mobiletto in un angolo con sopra la sfera piena d'acqua nella quale naviga un pesce rosso. Il telefono nella zona del divano; alcuni quadri alle pareti scelti senza particolari tendenze artistiche.
Agli allestitori, secondo il loro gusto e le loro possibilità, è lasciata la cura delle disposizioni dei mobili ed anche del monolocale.
Avvertenza. La commedia è stata allestita per la prima volta dalla Compagnia dei Giovani di Milano, al Teatro Stella di via Pezzotti, durante il carnevale }77. Il regista, che è l'autore del lavoro, ha avuto l'idea di far « vivere » il pesce mediante un accompagnamento musicale con il pianoforte. In questo modo è risultato un « personaggio » in più che « dialoga » con gli attori. Tale accorgimento è consigliabile a coloro che volessero mettere in scena « Monolocale per due ».
ATTO PRIMO
(Buio. È un pomeriggio alquanto inoltrato di mezza stagione. Qualche attimo di scena vuota ed entra Cesare, un uomo sopra la trentina. Scapolo, tradisce la propria caratteristica per piccoli particolari quali l'abito non perfetto anzi un poco stazzonato e fuori moda, le scarpe non esattamente lucide, la camicia di due giorni, ecc. Ha un fare candido e ancora un poco fanciullesco pervaso da un entusiasmo che gli fa percepire in ritardo quanto gli sta accadendo; una bontà innata e niente affatto stupida, insomma non è quel che si definisce un « dritto ». Cesare accende la luce, si toglie giacca e scarpe e calza le ciabatte che attendono all'ingresso. In seguito, durante il monologo, si toglierà pure cravatta e calzoni che piegherà con cura e andrà in bagno a mettersi il pigiama e una vestaglia da camera. Si avvicina al pesce e lo saluta affettuosamente).
Cesare Ciao, Cesarino! Tutto bene, oggi? Raccontami come te la sei passata. Mio caro, io ho avuto un sacco di rogne... Vuoi saperla l'ultima? Dopo l'ultimo aumento dei telefoni, ci è stato proibito di comunicare con l'esterno senza il permesso del centralino. Bella roba... Adesso ci toccherà fare le telefonate da casa... Immaginati gli strilli dell'ufficio... A proposito, ha telefonato qualcuno, oggi? (si china sul pesce e lo guarda attentamente) No, nessuno. Come al solito, meglio così... E le pratiche? Amico mio, non ti dico le pratiche! Sono un fastidio peggio dei sindacati, il che è tutto dire! Non fare meraviglie, Cesarino, mi stanno tutti addosso che sembro una metropolitana piena!
E vuoi saperne un'altra? Ieri sera ci siamo fatti quel pasticcio che ci piace tanto... Bé, lo sai che ogni volta è la stessa cosa: mi tocca correre per via della colite... (avvicinandosi e guardando dentro) Anche a te ha fatto effetto? Non più del normale... Bene, mi hanno messo il tassametro all'uscita della toilette e stasera mi è stato presentato il conto... (va a frugare nella tasca della giacca e ne cava un bigliettino) Tremila trecento ottantacinque lire per assenze plurime ingiustificate! Hanno pure il tempo di conteggiare i bisogni intimi dei colleghi... Ingiustificate poi, le chiamano... Li vorrei vedere alle prese con... E come se non potessi anch'io presentare una lista tipo conto del ristorante! Prendi per esempio le colleghe! Quelle sembrano nate tutte di domenica e qualcuna pure durante uno sciopero; e si vede! Se tu potessi venire con me in banca le vedresti perennemente col naso dentro ai depliants turistici: sono sempre a sud di Vidigulfo! O a nord di Sesto San Giovanni! Stoccolma! Bangkok! Tokio... E quando rimpatriano eccole posteggiare dalla sarta per il vestitino e dal parrucchiere per il colore delle mèches... I colleghi, invece, sono sempre allo stadio: in ritiro con le proprie squadre. E meno male che si limitano allo sport! Quando attaccano a parlare di donne bisogna esporre il cartello: « vietato ai minori ». Se passano alla politica volano le macchine da scrivere... E io?, ti chiederai tu Cesarino... (dà da mangiare al pesce attingendo da una bustina posta vicino alla sfera d'acqua) Io taccio sempre, taccio e inghiotto, anzi no!, mastico chewing-gum per tenere impegnata la bocca e non dire fesserie! Perché il ragionier Fortunati, è noto, fesserie cerca di non dirne mai! Il tuo Cesare ha dignità... E tu, che hai da dirmi? Guardami negli occhi (lo guarda): ho capito tutto: ti senti solo, come me; taci e sopporti, come me; non hai nessuno, come me... E hai fame, come me... Santo cielo! I fiori! Cesarino nel nostro egoismo ci stavamo dimenticando dei fiori, gli amici silenziosi...
(corre in cucina e ritorna con un piccolo annaffiatoio e bagna i diversi vasetti che stazionano in giro)
Vi siete fatti compagnia, oggi? Che cosa vi ha raccontato Cesarino? E voi, piccoli boy-scouts dalla costante buona azione quotidiana, lo avete ripagato della sua solitudine?
(suono di campanello alla porta d'ingresso)
To', suonano! Chi è? (va ad aprire)
Nadia (appare sul riquadro con una scodella e un cucchiaio in mano. È una giovane piacente, dal trucco un po' pesante ma dal viso furbo e buono. Ha un sorriso accattivante e così si presenta a Cesare) Buona sera. Sono la sua vicina di casa, signor Fortunati. Posso disturbarla?
Cesare (timidamente e imbarazzato con l'annaffiatoio in mano) Bé, sì... Buona sera... Mi scusi, sono in un arnese... poco presentabile.
Nadia Non fa niente, si figuri. La maionese non mi viene e mi occorrerebbe dell'olio. Lei ne ha?
Cesare (mentre cerca di nascondere da qualche parte l'annaffiatoio) Olio?
Nadia Sono rimasta senza. E a quest'ora i negozi chiudono.
Cesare D'oliva?
Nadia Sì.
Cesare Bé, posso vedere. Attenda, per piacere. (va in cucina e ritorna con una bottiglia) Ecco. Quanto gliene occorre?
Nadia Sa come sono le maionesi...
Cesare Sì, le compero.
Nadia Non le fa? (versa nella scodella. E intanto lo guarda un po' provocante)
Cesare Tutto in scatola. Pratico, economico... eccetera.
Nadia A me non piace l'eccetera, così me la faccio. (versa e mena)
Cesare Quanto!
Nadia Poi glielo pago.
Cesare No, non per questo, si immagini! Ma come bisogna sbattere!
Nadia Altrimenti impazza.
Cesare Ho sentito dire. Però lei è brava, vedo.
Nadia Mi piace. Me ne versa ancora un poco, per piacere?
Cesare Certo. La prego, non faccia complimenti.
Nadia Grazie. Se mi capitasse l'avvertirei. Ma non mi capita mai. Sa come sono fatte le donne...
Cesare Circa.
Nadia Sono come la maionese: se si limitano a fare complimenti vuol dire che stanno impazzendo.
Cesare Ah, ah! Che forza che ha lei! (come per nascondere il proprio imbarazzo)
Nadia Le piace?
Cesare La sua forza?
Nadia Già.
Cesare (imbarazzato) Non so... Immagino che avrà sempre la casa pulita.
Nadia Che c'entra?
Cesare Con quell'energia... Io faccio tanta fatica per tenere pulita la mia: mi costa un gas.
Nadia Le costa che?
Cesare Un gas... Un sacco di problemi, di sforzi voglio dire... Sa, io vivo solo, mi faccio tutto.
Nadia Lo so.
Cesare Ah, lo sa!
Nadia Certo. La sento partire al mattino e tornare alla sera. Di giorno: silenzio. Adesso può mettere via l'olio. Grazie.
Cesare Prego. Allora, non le do fastidio.
Nadia Un gas! (con intenzione)
Cesare Come ?
Nadia Intendo... no. Salvo il sabato quando lei si alza presto e si agita.
Cesare Ah, sì. Il sabato pulizia generale: mi rifaccio il letto e sbatto le lenzuola e i tappeti, quando non le cambio le lenzuola... Cioè, di solito le cambio, ma non sempre, allora quando non le cambio le sbatto... (va al divano e lo mette a posto, come per far qualcosa)
Nadia Con i tappeti, appunto.
Cesare Se le do noia cambio giorno. Qual è il suo?
Nadia Tutti... e nessuno. I tappeti vanno sbattuti. (accenna alla maionese) Ne vuole un po'?
Cesare Vorrei dirle di sì, ma lei poi rimane senza.
Nadia Quando ce n'è per due... E mia madre mangia poco.
Cesare Ha una madre? (intanto va a mettersi le scarpe e la cravatta che farà uno strano effetto con il pigiama)
Nadia È inevitabile. Abita con me. Non se n'è accorto? Mi dia una tazza.
Cesare (esegue) Subito. No, non me ne sono accorto. Io vado e vengo, vengo e vado. Però, quando sono in casa fuori di qui è come se ci fosse il deserto.
Nadia E invece, fuori dalla sua porta c'è mia madre, io... e un mucchio di cose belle.
Cesare Ne ho piacere. Io la mangio con il pane. Posso?
Nadia Come no? Se me ne da un pezzetto le faccio compagnia.
Cesare Altroché! (esce e torna con il pane) Sola con la mamma?
Nadia Sì. Solo senza mamma?
Cesare Sì. Mi basto. Mammina è al paese... Io la chiamo mammina, a lei piace. (sta assaggiando) Mammina, che buona! È senz'altro migliore di quella spray, quella dei flaconi, voglio dire.
Nadia (a sua volta) Sì. È riuscita. Merito del suo olio. (smorfie per il sapore della maionese che ha assaggiato)
Cesare Io la compro dal droghiere in fondo alla via. Costa un po' di più ma in effetti rende meglio.
Nadia (ha una faccia schifata in contrasto con quella di Cesare che è soddisfatta. Adocchiando la stanza) Che bella casa.
Cesare Trova? Sporca, piccola, disaccogliente... ma mia! Mi ha fatto un prestito la mia banca: io lavoro in banca.
Nadia Fortunato lei.
Cesare Prefinanziamento; mutuo agevolato; cambiali semestrali. Tutto stabilito. E lei? (comincia a darsi un contegno)
Nadia Contanti. Sull'unghia.
Cesare Complimenti! Monolocale con servizi e solaio?
Nadia No. Doppi servizi, quattro locali, cantina e box.
Cesare Però! Io, millesimi cinquantadue e cinquantadue. E lei?
Nadia Che cosa sono?
Cesare I millesimi di proprietà condominiale.
Nadia Non mi chieda di queste cose, non ci capisco un'acca. Chissà quanto vale, adesso.
Cesare Aumento del sessantasei e quarantaquattro per cento dalla stesura del rogito.
Nadia Bella. Veramente bella. Il bagno?
Cesare Sì. E di fianco il cucinino, piccolo ma godibile. Là, il ripostiglio.
Nadia Arredata bene.
Cesare Idee di « Stefania », la consulente della rivista « fatelo da voi »,
Nadia S'è fatto i mobili?
Cesare No, che dice? « Stefania » mi ha consigliato dove rivolgermi. Io non ho fatto che andare e ordinare. Nessun merito oltre a quello di firmare l'assegno. (suono di campanello) To', suonano. Mi consenta, (si reca ad aprire)
Nadia Faccia pure.
Antonia (si presenta. Una donna dal viso truccato pesantemente e vestita di una vistosa toilette da camera. Volgare ma tutto sommato simpatica) Buona sera. C'è mia figlia?
Cesare Ah, lei è...
Antonia La mamma, sì. Piacere.
Cesare Onorato, signora.
Nadia Che cosa vieni a rompere, mamma?
Antonia (entra) La maionese, cavoli!
Nadia To', prendi.
Antonia (abbassando la voce) Fatto?
Nadia Solo la maionese.
Antonia Sbrigati. Aspettano.
Nadia Non è come fare questa porcheria...
Antonia (a Cesare) Vado. Gliela lascio tutta volentieri.
Cesare L'ho già assaggiata. (segna la scodella sul tavolo)
Antonia (insinuante) Mia figlia, voglio dire. (si avvia) E' migliore della maionese. Provi. (esce)
Cesare Grazie, signora. Ha sentito?
Nadia Sì, ma non le dia retta.
Cesare Bé, è simpatica sua madre.
Nadia Quanto le devo?
Cesare Di cosa?
Nadia Dell'olio.
Cesare La prego... Non lo dica neppure per scherzo, è stato un piacere.
Nadia Che cosa prepara per cena?
Cesare Io? Ecco, adesso ho la maionese... e il contorno è fatto. Una bistecca, e uno yogurt alla frutta come primo piatto.
Nadia Frugale come menù. Mi permette di darle una mano a preparare la cena?
Cesare (non crede ai suoi orecchi) Lei?! Vuole...? Perché ?
Nadia Devo sdebitarmi.
Cesare Ma è troppo! Non le ho dato che un po' d'olio.
Nadia E io ricambio con un po' di mano d'opera.
Cesare Ah, bé...! Io... io sono contento... Che cosa devo fare?
Nadia Non lo so. E io?
Cesare Lei segga. Faccio tutto io!
Nadia Allora non vale.
Cesare Eggià... non vale. Bé, se non vale... facciamo come vuole lei. Sa tagliare la carne?
Nadia Certo.
Cesare Nel frigorifero c'è la fetta grossa. Io faccio la spesa al lunedì, dal macellaio qui sotto, tante bistecche giuste giuste sino al venerdì sera, meno uno: perché mi faccio il pasticcio una volta alla settimana... Al sabato mattina, terminati i mestieri, corro da mammina al paese.
Nadia (dal cucinino) La fetta grossa, dice?
Cesare Faccio in modo che non avanzi. Sì, è quella.
Nadia E se avanza?
Cesare Non è mai successo.
Nadia L'insalata la vuole?
Cesare Non so, faccia lei, a me la danno i contadini...
Nadia Se invece dello yogurt lei mangiasse un bel risotto?
Cesare Sarebbe meglio. Ma chi lo fa?
Nadia Io.
Cesare Lei! No no no... E' troppo...
Nadia Perché? Metto l'acqua a bollire. Il riso ce l'ha?
Cesare Sì. Qualche volta me lo faccio: riso in bianco, per la colite... Mobiletto bianco pensile a sinistra, terzo scomparto. Ma è troppo...
Nadia Bene. (sparisce in cucinino)
Cesare (felice, al pesce) Mi fa il risotto... Hai visto, Cesarino, che sorpresa? Una bella sorpresa, stasera, proprio bella.
Nadia Come dice?
Cesare Sto parlando a Cesarino, il mio pesce; è il mio interlocutore abituale, ci intendiamo.
Nadia Ah! E a chi altro parla, di solito?
Cesare Alle piante e ai fiori. Non ci crederà, ma sia Cesarino che i fiori e le piante sono sensibili ed hanno piacere quando io mi rivolgo a loro.
Nadia Con qualche donna parla mai?
Cesare Sì. Le colleghe. Ma sono insensibili come scrivanie, oppure assenti, per motivi personali.
Nadia E qui dentro, in casa?
Cesare No, mai. Una volta è venuta la signora Rossinini a trovarmi, era con il marito: una pizza! E se mi invitano, non vado... Cioè, non andrei, perché non mi invitano mai.
Nadia Le piacerebbe?
Cesare Chi lo sa? Dipende.. Se fosse la signorina Scudelli a farlo, sì... Ma se fosse la signorina Ortensia o qualche altra, tutte le altre... Con questo voglio che non pensi che io sia antifemminista o misogino.
Nadia Lo è?
Cesare A me piacciono le donne!
Nadia Ah, sì?
Cesare Non si direbbe, secondo lei?
Nadia Bé, ancora non la conosco, come faccio a esprimere un giudizio? Com'è la signorina Scudelli?
Cesare (infervorato) Non è di questi tempi, o almeno non pare... È bella, brava, gentile... È una di quelle che sta a casa meno... Ma è fidanzata, e lui deve essere una frana, pesante... Ha una faccia così! (fa una smorfia)
Nadia Perciò lei ci spera.
Cesare Un po', sì... Ma è inutile. La signorina Scudelli è l'Everest dell'ufficio.
Nadia Everest?
Cesare Irraggiungibile. Invece la Silvana è un Polo Nord, vale a dire di ghiaccio. E il ragioniere capo è una Cina, per via che non si capisce mai niente di quello che dice né di quello che vuole... Mi spiego, in ufficio ci qualifichiamo tutti con un riferimento geografico...
Nadia Ah!
Cesare Così, la signora Rossinini è un golfo degli Aranci, per via della scollatura; la signorina Ortensia è il Tavoliere della Puglia...
Nadia Sempre in seguito alla scollatura, immagino.
Cesare ... sì, e del resto che non esiste.
Nadia E lei, come viene chiamato?
Cesare (tace imbarazzato)
Nadia Non importa.
Cesare L'Eremo di Camaldoli.
Nadia (ride) Perché?
Cesare Perché vivo solo.
Nadia Non le piace?
Cesare È un gas!
Nadia Mangia qui o in cucinino?
Cesare Solitamente in cucinino, sulla mensola, ma stasera mi preparo di qui. Faccio io, lasci. Ecco, la tovaglietta e i piatti... Sa, di solito uso piatti di carta e bevo nei bicchieri di plastica, così evito di lavare.
Nadia Pratico. (gli va vicino) Ma il tovagliolo non è di carta. (lo toglie dal mobile dove lui sta armeggiando )
Cesare È un tovagliolo di tela pregiata. Vede, ci sono anche le mie iniziali ricamate. È un ricordo della nonna. L'anello per tenerlo lo regalarono a mammina il giorno che mi battezzarono: argento puro!
Nadia È chic!
Cesare Sì, è molto bello. Mi fa compagnia mentre mangio, sembra una cosa viva.
Nadia Che effetto le fa, stasera, mangiare con una donna?
Cesare (trasecola) Mang...?!
Nadia Naturalmente se lei mi invita.
Cesare Oh, sì sì... Volentieri...
Nadia Non è contento?
Cesare Sì sì sì... Certamente! Ma non so se ho tutto.
Nadia Io dico di sì.
Cesare In cucina, intendo.
Nadia Ho già visto: c'è tutto.
Cesare Bene. Allora preparo per due... (stacco) E sua madre?
Nadia Sì?
Cesare Non sa nulla.
Nadia Lei dice tutto a mammina?
Cesare Quasi. Però, le cose che potrebbero dispiacerle le taccio. Ha un po' di arteriosclerosi.
Nadia Presumo che anche la mia ne soffra. In compenso ha tanta esperienza. Ma io sono indipendente e me ne frego.
Cesare Lei se ne frega di sua madre?!
Nadia Nella misura che le serve per restare tranquilla. Più o meno quello che lei fa con mammina, quando le tace le cose brutte.
Cesare Eggià.
Nadia È sempre deciso per il riso in bianco?
Cesare Sì. E lei?
Nadia Ha della salsa o del ragù?
Cesare No.
Nadia Allora sono decisa.
Cesare Che gas! È la prima volta che in casa mia ci mangia una donna... Mammina a parte. (prepara per due la tavola)
Nadia Doveva pur avvenire, no?
Cesare Eh, sì. Ma se lo avessi previsto mi sarei preparato, avrei comprato qualcosa di buono e di bello, non so...
Nadia Non trova che così è più sorprendente, improvvisato...
Cesare Certo, lei è sorprendente. Ma la cosa più interessante è che lei ne è consapevole, direi che si trova a suo agio in questa situazione... Io, invece... mi scusi, mi sento così confuso...
Nadia Lo sono perché conosco gli uomini. Non ha fatto caso a quanti uomini vengono in questa casa?
Cesare Sa, io vado e vengo. Non so, può darsi...
Nadia Glielo dico io: qui ci vengono tanti uomini, tutti belli e ricchi.
Cesare Ah, sì? E perché? Ci sta un aperitivo?
Nadia Ci sta. Forse perché ci trovano qualcosa di molto interessante.
Cesare C'è forse una palestra nel seminterrato? (prepara un aperitivo)
Nadia Non una palestra. Qualcosa di meno sportivo e più... affascinante.
Cesare Un parrucchiere?
Nadia Qualcosa di più intimo.
Cesare Ma! (gli aperitivi sono pronti e lui la serve) Cin cin!
Nadia Cin cin! Davvero non riesce ad indovinare? Cesare No. A meno che lei non mi aiuti.
Nadia Vediamo... Se fossimo nel suo ufficio, questo luogo sarebbe probabilmente definito... Pigalle!
Cesare Parigi! Nadia Esatto.
Cesare Ci sono stato con il nostro CRAL! Magnifico! Che favolosa città! La Tour Eiffel e il Louvre! L'Opera e i Campi Elisi...
Nadia E Pigalle!
Cesare Sì, c'è un metrò che porta da quelle parti, l'ho visto sui cartelli, ricordo. Che giorni affascinanti! Indimenticabili!
Nadia A fare?
Cesare Come, a fare?
Nadia Il metrò che ci va a fare a Pigalle?
Cesare È un quartiere di Parigi, ci abita della gente; forse ci sarà pure qualcosa di storico e di interessante, così il metrò ci arriva.
Nadia Infatti, c'è qualcosa di interessante.
Cesare Ah, ma allora lei c'è stata, la conosce!
Nadia Sì. E lei, purtroppo, no.
Cesare Forse ci sarò passato senza accorgermi. Non me ne faccia una colpa. Lei conosce tutto di Milano?
Nadia Sì.
Cesare Non ci credo. Sa dov'è... (stacco) Un momento... Perché casa nostra sarebbe definita come Parigi, nel mio ufficio?
Nadia Non come Parigi: soltanto come Pigalle. In quanto qui si fanno, più o meno, le cose che si fanno là... Ovvero, il fine è il medesimo.
Cesare Che fanno a Pigalle, signorina?
Nadia Oh, beata innocenza! Mammina non le ha detto niente quando ha smesso di portare i calzoncini corti?
Cesare Non ricordo. Però non capisco che cosa c'entri mammina, Pigalle, il mio ufficio e casa nostra. C'è un nesso?
Nadia Eccome! Ma lei naviga ancora nell'acqua di colonia del bagnetto di sua madre.
Cesare Adagio! Qui non si naviga un bel niente! Che cosa c'è a casa nostra che io non so: una tipografia clandestina, forse, di quelle dove si stampano le riviste sconce?
Nadia No.
Cesare Monete false?
Nadia No.
Cesare C'è di peggio?
Nadia Sì.
Cesare Droga?
Nadia No.
Cesare Contrabbando?
Nadia Nemmeno.
Cesare Donne?
Nadia Finalmente! Sì!
Cesare Donne... Non casalinghe, immagino.
Nadia Immagina esattamente.
Cesare Ho capito. Che gas!
Nadia Non mi dirà che le dispiace.
Cesare E lei non mi dirà che è una bella cosa!
Nadia Dipende dai punti di vista. I clienti sono convinti di sì. Il riso è pronto.
Cesare Allora mettiamoci a tavola... (realizza) I clienti! Puah! Mi scusi, lei dice che Pigalle... cioè, casa nostra è come Pigalle: vuol dire che non è casa sua ad essere come Pigalle.
Nadia Tutta la casa! Il mio appartamento compreso.
Cesare Eh!!!
Nadia A me pare cotto a puntino. Deve essere buono.
Cesare A me no!
Nadia Il riso.
Cesare Ma è pazzesco! Tutta la casa!
Nadia Dodici appartamenti su tredici.
Cesare Dodi...
Nadia ... ci! Meno il suo.
Cesare Ci mancherebbe altro!
Nadia Formaggio?
Cesare Mi va tutto di traverso. Grazie, sì.
Nadia (lo serve) Ecco, va bene così? E io sono venuta a dirle di far tredici.
Cesare Cos'è? Il totocalcio?
Nadia Qualcosa del genere. Lei ci guadagna, infatti.
Cesare Signorina, si rende conto di quello che dice?!
Nadia Come no? Sono venuta apposta da lei. Ha visto che maionese? A lei è piaciuta immensamente. Bene, a me riesce tutto così.
Cesare La maionese...
Nadia Mi ascolti, la proposta è questa: lei se ne va e noi facciamo tredici...
Cesare Noi, chi?
Nadia La nostra organizzazione, un trust di cervelli che ha in mano la situazione di tutta la casa.
Cesare Anche sua madre è un cervello?
Nadia Sì, e anch'io. Ma non è il caso di analizzare. Oppure, lei rimane e diventa un cervello a parità di diritti e di guadagni. Cede questo monolocale con servizi durante le ore di assenza e quando ritorna dalla banca ne gode pure gratis gli usufrutti, cioè: io!
Cesare Che cosa?!
Nadia Io! Le sembro un buon usufrutto?
Cesare Non mangio più.
Nadia Non mi dirà che vuol incominciare subito ad usufruire...
Cesare Per favore, vada via da casa mia!
Nadia Che esagerato! (suono di campanello alla porta)
Nadia To' suonano. Vada ad aprire, già che è in piedi.
Cesare Mammina mia... Chi è? (apre) Antonia (appare) Finito di mangiare, gioiette?
Cesare No! E se ne vada! (chiude la porta bruscamente) Il cervello! Quella megera... Vieni via, Cesarino, non guardare le cose brutte. (nasconde il pesce)
Nadia Che modi...
Cesare Signorina. Si può sapere come si chiama?
Nadia Nadia. E lei?
Cesare Cesare.
Nadia Ragionier Fortunati, come da targhetta sulla porta.
Cesare Signorina Nadia, io non la voglio in casa mia!
Nadia Reazione prevista. Onesto borghese scapolo, scandalizzato dalla rivelazione che la casa che abita è un bordello.
Cesare Casa mia, no!
Nadia Lo diventerà: è fatale. Lo sono ormai novecentocinquanta millesimi circa della comproprietà.
Cesare Ma come ho potuto cadere in questo... gas! Per non dire altro.
Nadia È anche quello che ci siamo chiesti noi un mucchio di volte.
Cesare Io vi denuncio alla questura!
Nadia Ci hanno già provato altri: gli è sempre andata male per diversi motivi. Se lei vuoi mettersi in lizza, si accomodi.
Cesare Senta! Lei ha coscienza del mestiere che esercita?
Nadia È il più antico del mondo. Sembra che la prima umana occupazione redditizia sia stata appunto questo mestiere.
Cesare Il male e lo schifo non la soffocano?
Nadia Respiro benissimo.
Cesare E la vergogna?
Nadia Cos'è?
Cesare Ma non sente il richiamo dell'onestà e della pulizia?
Nadia Certo. Mi lavo tutti i giorni. (stacco) Deve essere stato un errore dell'Immobiliare. Si saranno certamente confusi scambiandolo per uno dei nostri.
Cesare Non cambi discorso!
Nadia Nemmeno lei! O solca da qui o si rassegna, non ci son santi! Questo è un palazzo di gente tutta d'un pezzo!
Cesare Meno male che non ha detto: per bene.
Nadia Lo è! Noi applichiamo tariffe concorrenziali e offriamo prodotti di prima qualità! Vada in giro a controllare se le sembra che dica una balla! Questa è una casa di classe: moquette e citofoni dappertutto! E poi la smetta di fare il moralista! Se non provvedessimo noi a certe istanze, ci sarebbero di sicuro degli altri a farlo. Il mercato è quello che è e la domanda sopravanza di gran lunga l'offerta: da sempre! Se la prenda con chi ha costruito gli uomini con determinati bisogni!
Cesare Me la prendo con lei, con me, con tutti! E io che l'amavo come me stesso...
Nadia Di già? Grazie, sono lusingata.
Cesare Questa casa! La prego, signorina Nadia, io non sono un moralista e mi ascolti! So per esperienza... no, quello no... Ma so con certezza, questo sì, che gli uomini sono migliori di quanto appaia e che un buon marito non ha bisogno di... persone e di case come la sua!
Nadia Dica la nostra. E in quanto ai mariti si sbaglia come le previsioni del tempo. Ad un certo punto qualunque marito si accorge di guardare le altre donne con occhio diverso da come, sino allora, ha visto la propria signora. Se le mostrassi l'elenco dei clienti, troverebbe una sfilza di nomi tra i più irreprensibili cui è venuta la vista lunga!
Cesare Non ci credo!
Nadia No?! Poveretto, lei! Inoltre non tutti gli uomini sono sposati! Lei, per esempio, non lo è.
Cesare Io non sono mai entrato in certi posti! Nadia L'Eremo di Camaldoli...
Cesare Ha poco da prendere in giro: io sono fatto così!
Nadia Che gas!
Cesare E tutto questo per il denaro... Il maledetto sterco del diavolo!
Nadia Che il cielo gli mandasse una diarrea eterna che io mi metto sotto a prenderla...
Cesare Nadia... senta... La chiamo Nadia, se permette... Nadia, ha mai pensato ad una vita bella, con un marito e dei bambini che la fanno gioiosamente impazzire?
Nadia No. E lei?
Cesare Sì, sempre! Ci provi a vedersi qui, in questa piccola casa, magari: lei e un uomo che ha sposato per amore.
Nadia Un uomo solo?
Cesare Sì.
Nadia Che carestia...
Cesare (con commovente insistenza) Giorno dopo giorno la vostra esistenza scorre serena e si dipana, finché viene allietata dalla nascita di un marmocchio paffuto e biondo...
Nadia Ma lei legge « Intimità »!
Cesare No. Ma se fosse? Non le pare bellissimo vederlo crescere poco a poco, sentirlo parlare...
Nadia Non dicono altro che parolacce oggi, i bambini.
Cesare ... e lei lo porterebbe a passeggio, poi, alla domenica uscireste tutti e tre e andreste in centro..
Nadia A guardare le vetrine chiuse e a leggere i cartellini dei prezzi sulla merce che non si può comprare perché in cassa mancano i quattrini.
Cesare ... in seguito ne verrebbe un altro di bimbo e, forse, un altro ancora.
Nadia E dove li mettiamo, scusi, qui dentro?
Cesare (colpito, ma prontissimo) Potremo cambiare casa.
Nadia Potremo?! Ehi, ragioniere, non penserà di avermi già sposato?
Cesare Ebbene... perché no?
Nadia Che cosa?!
Cesare (preso dal suo stesso gioco verbale) Sì,sì, io e lei, siamo sposati! Nadia, faccia conto che sia così!
Nadia Ma che dice?
Cesare Io e... te, tesoro, fingiamo che siamo marito e moglie! Io sono il tuo unico uomo e tu l'adorabile mia signora Fortunati!
Nadia (impressionata) Un momento, pazzo...
Cesare (in esaltazione) Pazzo, sì! Pazzo di te, che sei più pazza di me a venirmi a chiedere casa mia e ad offrirti come... usufrutto, per fare del mio alloggio un bordello! Sì, ti prendo, ma non come usufrutto: ti prendo tutta e per sempre!
Nadia Mio Dio! Ma lei sta dando i numeri! La pianti o chiamo aiuto!
Cesare Ascolta! Ora te la faccio io una proposta, bella adescatrice della porta accanto! Ti cederò la casa dopo che tu avrai fatto la parte di mia moglie per... ecco, per un mese, un mese soltanto...
Nadia Che?! Ehi, ehi...!
Cesare (incalzante) Tu sarai la perfetta consorte d'un ragioniere di banca con tutti gli accessori connessi; fedeltà, disponibilità assoluta, servizio di cucina e di spesa quotidiana, affettuosità e difficoltà di sopportazione, eccetera... Se in capo a un mese, mi chiederai ancora questa casa ti prometto di sloggiare e di lasciarti padrona del campo! Accetti di fare questa scommessa?
Nadia (lo guarda, poi come a sfida) Ci sto!
Cesare A due condizioni: che tu dimentichi tua madre e la tua professione per tutto il tempo che resterai con me.
Nadia (un momento di riflessione) Va bene! (una pausa. Cesare pare rendersi conto della situazione che si è venuta creando)
Cesare Forse sono davvero diventato matto... Ma ti voglio provare che, con un marito al fianco, la vita è tutta un'altra cosa da quella che conosci tu. (riprende con decisione, non credendo a se stesso)
Nadia E io sono più matta di te ad accettare, ma ti voglio provare che sei un bischero a farti chiamare l'Eremo di Camaldoli dai tuoi fetentissimi colleghi!
Cesare Okay! Da questo momento sei mia moglie!
Nadia E tu sei mio marito! (stretta di mano quasi rabbiosa)
Cesare Allora lava i piatti! E io, finalmente, mi leggo in pace il giornale! (corre a riprendere il pesce) Cesarino, siamo diventati tre, Cesarino! (con aria estremamente felice, mentre Nadia è quanto mai perplessa e rimane a guardarlo come si guarda un fenomeno),
FINE DEL PRIMO ATTO
ATTO SECONDO
(È sera. Nel monolocale sono presenti Sartorio, Mordacci, Antonia e Nadia. Stanno consultando una pianta della città. Sartorio e Mordacci sono due « cervelli » dell'organizzazione, secondo la definizione di Nadia. I due sono attempati, elegantissimi, veri magnaccia della prostituzione. Appaiono, però, simpatici perché non vi è in loro la cattiveria della professione, ma solo la ironia accentuata, per altro, dal dialetto. A questo proposito, si precisa che i due si esprimono in veneto ed in emiliano, ma è lasciata alla possibilità degli attori giocare sulla preferenza dialettale dei personaggi: non è vincolante nessun dialetto in linea di massima).
Sartorio Mi ve digo che qua la situassion la se mette meio che mai: gavemo tutta la zona sotto control!
Mordaci Fin che non possiederemo sta stallazza di appartamento, non avremo un sanformeint sotto controllo.
Antonia Questo monolocale è già nostro, Nadia se lo sta guadagnando muro per muro. Vero, Nadia?
Nadia (sta aggiustando un paio dì calze di lui) Vero.
Sartorio Alora, mettemo zò la mappa definitiva. (segna sopra la cartina) Qua, dal numero otto al numero ventiquattro della via, sie batterie; sul canton, altre tre.
Mordacci Mo che canton e canton! Oi ben! Cerchiamo di non invadere le pertinenze di compare Bonafé che di impertinenze non ne tollera brisa!
Sartorio A Bonafé ghe penso mi. Ghe mandemo Antonia per ammansirlo.
Antonia Ci vuoi mandare me, Sartorio?
Mordacci Corpo d'un cane! Quello appena se la vede spuntare si sfarfuglia.
Antonia (risentita) Non si sfarfuglia un bel niente! Può darsi che il mio indice di gradimento sia forse un po' in ribasso...
I due Sì! Mo scì!
Antonia Ho detto forse e può darsi, e se non è di buon gusto saprò difendermi, ma Bonafé... me lo sfarfuglio eccome!
Mordacci Sorbole alla piadina!
Antonia E l'angolo è nostro in ogni caso.
Sartorio Bon! Dato per accaparrà el canton, gavemo de sistemar la piassa...
Mordacci Mo senti, dal terzo tombino in avanti ci piazziamo una bateria per negozio, quindi sono: una, due, tre, quattro, cinque e sei. Facciamo un dieci metri di zona franca perché c'è il bar a rompere le uova, e dopo...
Sartorio (salta dentro) Altro canton!
Antonia E tutta la via è nostra! Ci siamo procurati la licenza di esercizio e gli altri comparì sono d'accordo.
Mordacci Ei, mi sta zampillando un dubbio: non vorrei che il comparaggio barasse...
Sartorio I xe tutti de le to bande.
Mordacci Appunto! Sapete come sono conformati sti bolognesi: infingardi, egoisti e bugiardi... Bà, come non detto... Io sono di Gattatico: tutta un'altra parrocchia...
Sartorio Come te voi. Adesso se tratta de rimpolpar le batterie. Mi gò beldà scritto in paese.
Mordacci E pure io l'ho fatto: ragazzole serie e oneste ci abbisognano.
Sartorio No massa.
Mordacci Serie e oneste nella professione, oi ben!
Sartorio Bon! Qua ghe xé el libro mastro: entrade e usside, spese generali, oblazioni e regalie e paghe varie. Se la cooperativa la vol controllar?
Nadia Sì, me lo lasci.
Sartorio (sorpreso) Ti, Nadia?
Nadia Sono un socio della cooperativa. E adesso sono a pregarvi di uscire perché tra poco mio marito rincasa. L'ho fatto andare all'altro capo della città con una scusa.
Mordacci (divertito) Ah, ah... Marito! Quel l'ha più corni che un castel merli.
Nadia Mordacci, la prego di non offendere la mia famiglia.
Mordacci Mo' debon?!
Antonia Che ci vuoi fare, Mordacci, lei se la prende quando glielo strapazzano.
Mordacci Ch'el coion là?! Mo senti senti...
Nadia Mamma, non disturbarci come tuo solito.
Antonia E che vi faccio? Vengo soltanto a chiedere il pane quando resto senza.
Mordacci La fa la mantegnuda.
Sartorio Xé un'abitudine contrada dalla nassita.
Antonia Vi proibisco di offendere la mia reputazione. Io mi sono sempre mantenuta...
Mordacci (interrompe) ... in aria.
Sartorio Con la zavorra che la gh'ha davanti e... de drio, xe un affar...
Antonia Quello che voi chiamate zavorra, mandava in crisi il traffico sulla circonvallazione: che tamponamenti, ragazzi...
Mordacci Mo beati i carrossieri, allora.
Sartorio Sarà stada una serata de nebbia. (risata) Andemo, andemo, Mordacci, lassemo in pase... i sposi.
Antonia Nadia, quando scade il tuo contratto con lui?
Nadia Tra pochi giorni.
Antonia Mi domando se era proprio necessario fare una scommessa tanto assurda.
Nadia Me lo domando sempre anch'io...
Mordacci Una buona salute ai matrimoniati...
Sartorio Se vedemo, Nadia.
Mordaci Oi ben, mo posso baciarle la mano, signora Fortunati? (le bacia comicamente la mano) Che ragazzola superextrafina, sembra pasciuta col parmigiano reggiano, quel formaggio divino che fa la goccia... O è il matrimonio a conferirle la cera che fa esclamar: mo quanto sei bella?
Antonia Gente, l'ho fatta io, datemi il diritto d'autore.
Sartorio Xe sta un error de stampa... Andemo andemo... Antonia Ti lascio un bacetto, tesoro...
Sartorio (cedendole il passo) Ostrega, Antonia, ti gà ancora un bel andar de corpo...
Antonia Dici, amico mio? Grazie del complimento...
(sono usciti)
Nadia (rimette in ordine l'ambiente. Dopo poco suona il campanello d'ingresso, lei va ad aprire ed entra Cesare molto bagnato come d'uno che sia passato sotto un acquazzone)
Cesare Ciao, cara.
Nadia Mio Dio, come sei bagnato!
Cesare Tutta colpa mia. Non avrei dovuto andare a quell'appuntamento.
Nadia Togliti le scarpe.
Cesare Credo che dovrò togliermi tutto. Che acqua! Mammina mia.
Nadia La colpa è solo mia. Non dovevo insistere perché tu uscissi, stasera. E senza ombrello!
Cesare Amore, tu non hai fatto altro che quello che dovevi: convincermi e spronarmi da quella brava moglie che sei. (intanto si spoglia)
Nadia È stata interessante la riunione?
Cesare Non c'è stata nessuna riunione.
Nadia No?! Ma che cosa dici?!
Cesare Ti racconto tutto, tesoro. Arrivo al quartiere Torretta e scendo dall'autobus nel momento esatto in cui incomincia a piovere. Non si vede in giro nessuno e non so dove dirigermi. Grazie. (alludendo ad un capo di vestiario porto da lei, mentre lui si toglie ì pantaloni). Finalmente, passa un tizio in motorino. Lo fermo. Gli chiedo dove tengono la riunione dei bancari aderenti al fondo di solidarietà per quando saranno pensionati anziani. Risponde che non lo sa, anche se lui è un bancario come me. Forse in parrocchia, dice, o al centro sociale e mi indica entrambe le sedi. Intanto gli chiedo perché se ne va in giro in motorino con quel tempo. Ho la macchina al coperto, risponde, e non voglio bagnarla. E se ne va chissà dove. Ma! Allora mi dirigo alla parrocchia... Le calze, grazie, Nadia... C'è una riunione di condomini e una di Comunione e Liberazione o giù di lì... Etcì! (starnuta)
Nadia Salute.
Cesare Grazie.
Nadia Piove?
Cesare Che Dio la manda! A questo punto riattraverso il quartiere e vado al centro sociale. Buio. Neppure un'anima per domandare notizie più dettagliate... (parentesi) Hai dato da mangiare a Cesarino?
Nadia Sì.
Cesare Beato lui che non soffre l'umido... (al pesce) Ciao, Cesarino!
Nadia Allora che hai fatto?
Cesare Allora mi decido a tornare a casa perché capisco che non c'è alcuna riunione. Salgo sull'autobus ma mi accorgo che non ho biglietti; scendo, entro in un bar aperto ma ne sono sprovvisti... Ritorno sull'autobus fermo al capolinea e mi giustifico con il conducente. Risponde che se ne frega: lui non è il controllore, se lo fosse mi avrebbe già multato. Grazie...
Nadia Prego.
Cesare Non a te, al conducente. Quindi, decido di rischiare. Ad ogni fermata sbircio se sale il controllare: niente... Le calze, per favore. Infine, quello che temevo si verifica: i controllori, perché sono in due, salgono tronfi come direttori di agenzia, ma io rapido come un'anguilla accenno a scendere... Uno di quei due, pareva Mennea, mi rincorre e mi blocca sul marciapiede. Biglietto? Chiede. Cerco di spiegarmi e di mostrare almeno la mia buona fede: inutile! Devo pagare, ed è quello che faccio... Mi porti per favore il pigiama? La prima multa della mia vita... Il control-lore se ne va e io sono sempre senza biglietto. Cerco di bloccare un taxi, ma quello non mi vede neppure... Rischiare un'altra multa sul tram? Mi rifiuto, per dignità! Perciò che fare a questo punto?
Nadia Sì?
Cesare Torno a casa a piedi sfruttando i cornicioni.
Nadia E l'hai fatto?
Cesare Perché non s'è visto? Ma Milano è scarsa di cornicioni... Però, ero felice e cantavo « Singing in the rain »...
Nadia Che cosa?
Cesare Cantavo sotto la pioggia, perché ero sicuro che tu mi aspettavi al caldo e all'asciutto. (canta allegramente la famosa canzone americana)
Nadia Sicché, la riunione era... fasulla.
Cesare Appunto. Uno scherzo di qualche buontempone... Riunione dei bancari aderenti al fondo di solidarietà per quando saranno pensionati anziani... Che cretino! E ci ho creduto... Etcì!
Nadia Salute. Tutta colpa mia, Cesare.
Cesare Ti prego, amore, non fartene un cruccio... Perché dovresti fartene? Domani, in ufficio non dirò neppure una parola! Zitto e mosca con tutti! Non gliela voglio dare... etcì!... a quelli la soddisfazione di avermi fregato. Quando mi chiederanno della riunione, poiché me lo chiederanno, risponderò: ah, sì?, quale riunione? Faccio bene, cara?
Nadia Fai benissimo.
Cesare Grazie. Metto i fiori sul balcone, così usufruiscono pure loro della pioggia...
Nadia Lascia, faccio io.
Cesare Sei gentile. Nadia, devi scusarmi di non averti portato niente.
Nadia Come?
Cesare Bé... da quando siamo sposati... questa è stata la prima volta che sono uscito di sera, e dovevo almeno rientrare con un souvenir per dimostrarti che non ti ho dimenticata.
Nadia Grazie, Cesare, questo tuo pensiero è molto bello. Però, noi non siamo sposati, ricordalo.
Cesare Eggià. (pausa) Io continuo a crederlo che lo siamo. C'è tutto per confermare la nostra relazione in modo concreto: io ti voglio bene, tu dimostri di volermene...
Nadia Tutto no, Cesare.
Cesare Manca qualcosa. Nadia?
Nadia Direi di sì.
Cesare Non capisco.
Nadia È chiaro che cosa manca tra noi due per confermare la nostra relazione, come dici tu.
Cesare Tu alludi a noi due...?
Nadia Esattamente.
Cesare Bé, io lo sai come la penso...
Nadia Lo so. Ma se non c'è « quello », come può esistere la conferma?
Cesare Dici? Etcì!
Nadia Dico. Salute.
Cesare Bé, i patti che abbiamo fatto contemplavano un matrimonio bianco non... colorato.
Nadia Colorato! Roba da fine del mondo... e dintorni! Ma come fai ad essere così! Tu sei diverso da tutti gli uomini che ho conosciuto, sei... sei... (una pausa, poi come a se stessa) Forse è proprio per questo che mi piaci... (poi con forza, sotto il naso di lui, come una ribellione) Ma se non c'è « quello » non può esistere nessuna conferma!
Cesare (candido) Ma tu ne senti la mancanza, Nadia?
Nadia (presa in contropiede. Una pausa) Mi pare di essere in ferie...
Cesare Ah, perché voi in ferie non... Nadia Tu quando sei in ferie lavori, Cesare?
Cesare No!!! Eh, ci mancherebbe altro! Però, non pensavo che voi... Una volta ho visto un film, si intitolava « Mai di domenica »... E infatti, quella di domenica mai, ma tutti gli altri giorni... senza ferie... Etcì!
Nadia Salute! Senti, Cesare. Ho il conto della spesa, ti senti di guardarlo?
Cesare Certo.
Nadia (glielo porge).
Cesare (lo legge) Carne, burro, salsiccia, prosciutto, lardo... (si ferma) Abbiamo mangiato la salsiccia, Nadia?
Nadia Altroché. Ti piace tanto.
Cesare Ah, sì... È vero... (seguita a leggere) Dadi, olio, stuzzicadenti, carta igienica, patate, insalata... (c.s.) Ma quanta carta igienica!
Nadia Siamo in due, e poi tu... hai sempre la colite.
Cesare D'accordo... Però io ti porto a casa tutte le sere il giornale.
Nadia Che c'entra?
Cesare Va bene, va bene... Domani farò un prelievo. Orca, se costa una famiglia!
Nadia Vuoi qualcosa che ti corrobori?
Cesare Ti pare che ne abbia bisogno?
Nadia Mi sembri depresso.
Cesare No no, sto bene... Etcì! Se ti fa piacere...
Nadia Fernet?
Cesare Mi fa digerire la pioggia o il conto della spesa?
Nadia Allora, brandy.
Cesare Quello che vuoi, Nadia. Grazie. (lei glielo porta) Ha telefonato mammina?
Nadia Sì. Credeva di aver sbagliato numero. Gliel'ho lasciato credere. Sarebbe stato troppo complicato spiegarle la nostra situazione.
Cesare Hai fatto bene. Andrò da lei la settimana ventura e le parlerò. Etcì!
Nadia Salute.
Cesare Grazie. Ti secca se vado a letto? Ho un po' freddo.
Nadia Te lo preparo subito. (prepara il letto ricavato da un divano)
Cesare Come sei buona, tu. Come una moglie... vera. (fa un separé con le sedie coperte da un grande telo)
Nadia È un bellissimo complimento.
Cesare Ti piace... fare la moglie? È bello, vero Nadia?
Nadia Non cercare di influenzarmi.
Cesare Figurati! Dico così, perché a me piace fare tuo marito. Lo farei per sempre... Etcì!
Nadia Ti spiace se tralascio di dirti ancora salute? Ormai, con il raffreddore che ti sei preso, ne verrebbe un'inflazione...
Cesare Certo, cara... Anch'io non ti risponderò sempre grazie.
Nadia (dopo una pausa, mentre termina di preparargli il letto) Hai già pensato dove trasferirti?
Cesare (non realizza subito) Che? Ah, già... Non voglio pensarci.
Nadia Ecco, il tuo letto è pronto. (pausa) Noi paghiamo in contanti. Così potrai estinguere il mutuo per questo monolocale e accenderne un altro, magari per due locali...
Cesare (non gli piace il discorso) Io non voglio accendere niente! (pausa) Vedi, piuttosto, di spegnere presto la luce. Etcì!
Nadia Come vuoi. Vado a prepararmi per venire a letto... scusa, per andare a letto. (va in bagno)
Cesare Cesarino, Cesarino! Perché non mi hai avvertito che saremmo caduti tanto in basso? Mi pare di vedere il cielo da una buca stretta e liscia e non so come risalire. Etcì! Sei scusato anche tu dal dirmi salute... Eppure, è bello sai, tornare a casa e trovare una donna che ti aspetta. L'avevo provato con mammina, ma ora... con lei... è diverso, (sospensione) pensi che mi stia innamorando? Sarebbe come ammalarsi... Poi, chi mi guarisce? (suono di campanello) Chi può mai essere a quest'ora? (va ad aprire)
Antonia (entra. È in vestaglia da camera ed ha in mano un cruciverba) Buona sera.
Cesare Mia suocera! Deludente visione!
Antonia Fingiamo di non avere sentito, caro genero!
Cesare Facciamo finta di non fare finta, signora! Etcì!
Antonia Salute.
Cesare È esentata anche lei... Mi dica, che cosa desidera?
Antonia Mia figlia.
Cesare Non c'è.
Antonia È uscita? Eppure non doveva entrare in servizio durante il matrimonio...
Cesare Cerchi di non essere volgare, se le riesce: sta parlando di mia moglie.
Antonia Pochi giorni, caro genero, pochi giorni ancora, poi tutto ritorna normale, anzi, migliore.
Cesare Posso esserle utile io? Così toglie immediatamente il disturbo.
Antonia Ah, perché il mio sarebbe...
Cesare È, un disturbo! Anzi, una rottura!
Antonia Villano!
Cesare Molto bene benissimo.
Nadia (Appare in tenuta da notte) Che vuoi, mamma?
Antonia Questo bel tomo...
Nadia Mio marito. (si prepara il suo letto ricavandolo da un altro divano)
Antonia D'accordo! (un sospirone) Nadia, sono in un'impasse... (cruciverba) Una parola di tre lettere: incomincia per A e non riesco a trovarla.
Nadia Capitale dell'Olanda?
Antonia (sorpresa) Sì! Come fai a saperlo?
Cesare Dobbiamo dirglielo o le facciamo fare la notte in bianco?
Nadia Aia.
Antonia Ti sei fatta male?
Nadia È la parola che cerchi. Adesso, vai mamma. Cesare non sta bene e deve riposare in pace.
Antonia Per sempre? (scrive) Aia. Giusto. Che brava! Grazie, Nadia. Buona notte, ragazzi. (vede il separé tra i due letti) Chissà quante volte lo scavalca quel separé, e quante cose avrà da dire...
(Nadia le da un'occhiataccia)
Cesare Etcì!
Antonia (sta per uscire, si volta) Salute.
Cesare Da lei no! (chiude violentemente la porta) Viva il divorzio!
Nadia Ah, sì?
Cesare Con una suocera come tua madre: abbasso il matrimonio! (si infila nel letto. Poi si rizza subito) Buona notte, Cesarino.
Nadia (spegne la luce e si mette a letto) Buona notte, Cesare.
Cesare Buona notte, Nadia. (dopo una pausa) In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Vi adoro mio Dio, Vi amo con tutto il cuore e Vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorn...
Nadia Cesare, vuoi dirle mentalmente le tue preghiere?
Cesare Ma tu mi accompagni.
Nadia E perché? Credi che qualcuno l'ascolti un tipo come me?
Cesare Non te lo posso garantire. Nadia Vedi?
Cesare Ma neppure escludere. (una certa pausa di silenzio. Poi) Nadia!
Nadia Cosa vuoi?
Cesare Non te l'ho mai chiesto... Perché fai il lavoro che fai?
Nadia Ma... Forse perché mi hanno obbligato.
Cesare È stata tua madre?
Nadia Più o meno... Tradizione di famiglia.
Cesare Ti piace?
Nadia Non me lo ricordo più.
Cesare Allora vuol dire che sono stato io a fartelo dimenticare.
Nadia Non ho detto questo!
Cesare Ah! Pensi di farlo per sempre?
Nadia Cesare! Lasciami dormire... È tardi.
Cesare D'accordo. (pausa di silenzio. Quindi piagnucoloso) Nadia... Ho freddo.
Nadia (premurosa) Vuoi che venga da te?
Cesare Se vu... (si corregge subito) Puoi farmi una boulle d'acqua calda?
Nadia Certo, tesoro. (accende la luce, si alza e va nel cucinino. Cesare starnuta infagottato sotto le coperte. Lei ritorna e siede sul letto) Cesare...
Cesare Sì? Ma tu non hai freddo, Nadia?
Nadia No, sto bene... Cioè, sto male... Cesare, sono stata io a farti telefonare stasera per quella riunione che non c'era.
Cesare (silenzio. Poi, gelido) Dovevo saperlo da un pezzo di essere un irrecuperabile idiota.
Nadia (sincera) Adesso mi dispiace. (pausa) Ma che ne sapevo che sarebbe venuto a piovere e che tu eri senza biglietti per l'autobus! (pausa) Almeno per questo... perdonami.
Cesare (dopo un poco) Perché l'hai fatto? Etcì!
Nadia Dovevamo riunirci qui.
Cesare I cervelli dell'organizzazione?
Nadia Sì.
Cesare E io ero di troppo. Naturale.
Nadia Ma puoi sempre diventare un cervello-socio anche tu.
Cesare Dammi la boulle, per favore, e ritorna a letto. Nadia (mortificata esce) Sì.
Cesare Per fortuna che tu sei muto, Cesarino, altrimenti chissà che cosa uscirebbe dalla tua bocca nei miei riguardi.
Nadia (rientra con la boulle) Hai detto qualcosa, caro?
Cesare A Cesarino. L'unico che mi capisce e che, buon per me, non può dire niente. Etcì! Grazie. (la boulle scotta) Ahi!
Nadia (premurosa) È molto calda? Ti porto un asciugamano per avvolgerla.
Cesare Sono già scottato sufficientemente.
Nadia (torna con un asciugamano avvolto attorno alla boulle) Ecco. Va bene?
Cesare Benissimo, grazie. Etcì!
Nadia Sai... Cioè, buona notte, Cesare.
Cesare Difficile.
Nadia (ritorna a letto e spegne la luce. Dopo una pausa) Cesare...
Cesare Sì?
Nadia Dormi?
Cesare Etcì! Come posso se tu mi chiami? E poi non riesco a prendere sonno.
Nadia Ti fa sollievo la boulle?
Cesare Mi fa caldo.
Nadia (come prima) Cesare...
Cesare Sì?
Nadia Posso sperare che mi perdoni?
Cesare Vuoi dormire, Nadia?
Nadia Non posso... Sono afflitta dal rimorso...
Cesare Per così poco?
Nadia Non è poco. Tu ti sei ammalato, forse hai anche la febbre.
Cesare Domani starò meglio.
Nadia Vuoi che ti cuocia il vin brulé? Noi lo beviamo spesso durante la notte... voglio dire che fa bene per le affezioni broncopolmonari.
Cesare (apprensivo) Pensi che abbia la broncopolmonite? Etcì!
Nadia Forse... Anche se spero di no. Però, la febbre l'hai di certo. Dimmi, che cosa vuoi che ti faccia?
Cesare Lasciarmi dormire. Domani dovrò andare in ufficio.
Nadia Non potrai andare in ufficio, caro.
Cesare Andrò! Devo conservare il mio record: non un'assenza e nemmeno un ritardo! Sono l'unico di tutto l'istituto: filiali, dipendenze, agenzie e succursali comprese! Centoquarantatre sportelli!
Nadia Ti danno un premio?
Cesare (silenzio) Mi danno del deficiente. Ma io sono orgoglioso! E adesso, ciao!
Nadia Ciao, Cesare.
(Silenzio. Poi, suono di campanello)
Cesare (si rizza sul letto) Dammi un coltello! Stavolta la trapasso!
Nadia Va via, mamma! Ce lo dirai domani! (campanello insistente) Basta, mamma!
(Ma il campanello è sempre i più insistente).
Cesare (esasperato si alza tenendo la boulle sul petto) -Oh, insomma! (accende la luce e va ad aprire imprecando) Si può saper chi le dà il diritto di rompere le...
(Apre la porta e si trova davanti Sartorio e Mordacci che irrompono nella stanza e vanno da Nadia)
Sartorio Nadia! Nadia! Iuteghe!
Mordacci Bambolona nostra, siamo disperati!
Cesare (esterrefatto) Ma chi sono costoro?!
Sartorio Dopo ghe spieghemo! Nadia, levate su e corri fora! Xe una notte tremenda!
Mordacci Mò c'abbiamo tutte le batterie con l'influensa: brisa una in postazione!
Cesare e
Nadia Cosa?
Sartorio Seguro, un desastro! Mandemo fora anca to mare, adesso!
Nadia No!
Cesare Sì!
I due (a Cesare) Grazie!
Sartorio Daghe una man, coccola, altrimenti semo fregadi!
Nadia Ma... Sartorio, è... è una cosa impossibile...
Sartorio Ghe xe par strada un via vai da notte de car-neval...
Mordacci Mò facci un piacere, bambinona...
Sartorio Te lo domandemo con cor de fradei! Xe vero, Mordacci?
Mordacci Mò vacca, sì!
Cesare (sempre tenendo la boulle al petto mentre batte i denti dal freddo) Ehi, scusi...
(Sartorio e poi Mordacci corrono a stringerli la mano come per liquidarlo e scuotendolo al pari di uno straccio)
Sartorio Piasser! Ettore Sartorio, socio de so mugier!
Mordacci Attilio Mordacci di Gattatico, frassion Pratsell. che vuol dire Praticello! Socio di sua suocera.
Sartorio (tornando da Nadia, sempre a letto) Ghemo dimandà aiuto anca a Bonafé e ai altri, ma anca lori no i sta meio de noaltri...
Cesare (gridando) Ho detto: scusi!!!
Sartorio Gh'ho sentio!
Mordacci Gattona, mo dove tieni i vestiti da lavoro?
Cesare Sono due dei cervelli?
Nadia (si alza e sta cercando gli abiti) -Sì, Cesare.
Cesare Nadia, se esci perdi il monolocale!
Sartorio E noaltri perdemo tutto, movete tosa!
Mordacci Bonafé ti fa valere i suoi diritti di pertinenza e piombiamo nella poltiglia color marrone...
Nadia (una titubanza, guarda Cesare, poi) Vengo subito.
Cesare Non andare, Nadia! Etcì!
Sartorio Salute!
Nadia Devo, Cesare!
Cesare I patti che abbiamo fatto, ricordi?
Nadia (mentre si sposta e Cesare la rincorre) Perfettamente. Ma questa è causa di forza maggiore, io non posso abbandonare nei guai l'organizzazione!
Cesare È un'organizzazione di disgraziati! Sartorio Ciò, attento a come ch'el parla! Mordacci Siamo tutti rispettabili professionisti!
Cesare (voltandosi dalla loro parte)- Zitti, voi, prosseneti!
Sartorio Cossa che vol dir? Ti lo sa ti, Mordacci?
Mordacci Mò sarà una parola difficile... Consulteremo il Zanichelli del mio paese che sa tutto...
Cesare Nadia! Non ti ho mai chiesto niente per me, ma adesso ti domando di non andare!
Nadia (è entrata in bagno a cambiarsi) Non posso, Cesare! Cerca di capire, io sono una di loro!
Cesare (dall'esterno) Se non vai non sei più una di loro e io ti sposo per davvero...
Sartorio Non lassarte far su dalle lingue sacrileghe, Nadia!
Mordacci Ti vogliono imbuccare! Ti vogliono menare alla rovina!
Cesare Rovina? Certo, è una rovina per te, tesoro! (va dai due) Voi siete la... etcì!... la sua rovina! (ha starnutito loro in faccia) Salvati, Nadia sal...
(Viene interrotto dall'apparizione della suocera, incredibilmente bardata e pronta per uscire, che viene avanti con fare trionfante)
Antonia o sono pronta, figliola! Scendiamo ancora una volta nell'agone: la strada ci attende! Chi pensava mai che l'organizzazione avrebbe avuto ancora bisogno delle mie carni vizze... (si batte i fianchi con orgoglio) Bé, non sono poi tanto vizze, anzi!
Cesare (è andato a prendere la coperta dal letto e se la mette addosso) Ma che tipo di madre è lei?
Antonia Perché, di quanti tipi ce ne sono? Vi presento mio genero, ragazzi.
Sartorio e
Mordacci Piasser! Piacere!
Cesare (scatenato) Specie di arpia dal becco ricurvo e dagli artigli insanguinati!
Antonia Questa è nuova! Scrivetemela, ragazzi! Sei pronta, Nadia?
Nadia (dal bagno) Vengo, mamma.
Cesare (incalzante, la rincorre salendo sul letto) Ma chi le ha dato il diritto di essere madre?!
Antonia Chi se lo ricorda più? Sono passati diciamo... troppi anni...
Cesare Buttare un fiore nel pantano del vizio.
Antonia Scrivetemi anche questa...
Cesare (tra uno starnuto e l'altro) La prego, signora... No,ma che prego! A una disgraziata come lei si impone, sì!, si impone di rispettare la virtù di una ragazza!
Antonia Virtù? Conosci questa parola, Sartorio?
Sartorio Me par de recordarla quando gh'ho fatto la cresema... Ma adesso no la gh'ho gnanca in cantina. E ti, Mordacci?
Mordacci Mò il mio Zanichelli non la contempla brisa.
Nadia (appare vistosamente vestita) Andiamo.
Cesare (le corre incontro accorato) No, Nadia, no! Pensa, sto male...
Nadia Lo so, Cesare. E domani perderai il tuo record.
Cesare Nadia... Aspetta! Fuori piove, guarda.
Antonia (un urlo) Viva la strada bagnata! (e si avvia sottobraccio ai due cervelli)
Cesare Se ne vada, megera!
Sartorio Sbrighemosse, Nadia!
Cesare Se ne vada anche lei, non le mancheranno certo i clienti... (sorprendendosi per quello che ha detto) Dio mio! Cosa mi sento dire. Mi pare di essere in banca.
Sartorio Cossa?! Sto qua el me offende! Mi ghe spacco la crapa!
Mordacci (trattenendolo) Lassialo perder! Se ci dai uno smataflone ti rimane incinto! (a fatica lo calma)
Cesare (intanto) Nadia, quanto faresti se... mammina mia, come fare a dirlo? Se tu lavorassi tutta la notte?
Antonia Senti senti...
Nadia (sorpresa) Che cosa stai pensando, Cesare?
Antonia Dipende. Se trova Gianni Agnelli anche la Fiat.
Nadia Mamma!
Antonia Si fa per parlare.
Mordacci Appunto. Una volta la nostra Antonia trovò un arabo, purtroppo era prima della scoperta del petrolio.
Nadia Cesare, tu vuoi?
Cesare Sì, voglio. Ti voglio tutta e soltanto per me. In esclusiva!
Sartorio Sto qua el xe tocco dove ch'el se pettena.
Antonia Quarant'anni di professione e non m'è mai capitato niente di simile!
Cesare (è corso a prendere dalla propria giacca il libretto degli assegni e una penna) Ecco, scrivici la cifra che vuoi.
Antonia (si avvicina con gli altri due)
Cesare Ferma, altrimenti inquinate l'assegno!
Nadia (titubante) Davvero, Cesare?
Cesare Sì, Nadia!
Nadia (lo guarda un attimo, poi prende la penna e scrive) È il massimo. (glielo mostra)
Cesare (legge e sbianca) Non importa... Cioè, farò un altro mutuo. (lo firma)
Nadia (dopo averlo staccato lo allunga a Sartorio) La mia nottata.
Sartorio (un fischio di meraviglia) Ostrega, che sbrego! Nò xe niente mal!
Mordacci (glielo porta via dalle mani) Porca vacca! Mò perché non trovano clienti sempre così pollastrosi le nostre batterie...
Antonia (schiatta) Fammi vedere. Caspiterina! Ehi, genero, ne firmi uno anche a me?
Cesare (è andato a sedersi sul letto) Fuori adesso, tutti! Fuori!
Sartorio Ti, Mordacci, ghe salta fora qualcossa anca par noaltri.
Mordacci Ci facciamo tre giorni di stravaccate dalle mie parti, Sartorio! Tre giorni a visitar stalle e birrerie! Mò vedrai... (si avviano)
Antonia Che figlia! Che figlia! Suo padre non poteva che essere un magnate degli affari! Ehi, ragazzi, aspettatemi, che vengo anch'io a stravaccare in Padania...
Cesare (si mette sotto le coperte starnutando) Tesoro, appena puoi spegni la luce.
Nadia Sì, Cesare. (spegne la luce e siede sul suo letto)
FINE DEL SECONDO ATTO
ATTO TERZO
PRIMO QUADRO
(Mattino. Cesare sta preparando la tavola per la colazione. Si muove lentamente e compreso e l'operazione risulta « importante », quasi un rito svolto con la banalità delle azioni più comuni. La tavola quando è pronta appare simile a un altare adornato: fiori e una candela accesa stazionano tra le tazze e i piattini. Poi prende un foglio protocollo battuto a macchina e lo nasconde sotto i piatti preparati per Nadia, poi, siederà. Come egli ha terminato di approntare siede e attende con aria compunta. Dopo qualche attimo appare Nadia sulla porta del bagno e rimane stupita dalla tavola così adornata).
Nadia Che cosa hai fatto, Cesare? (segna la tavola)
Cesare Ho preparato per la colazione. Sei pronta?
Nadia Sì.
Cesare Puoi sedere al tuo solito posto.
Nadia Perché non hai voluto fare come le altre mattine quando io ti portavo il caffè a letto?
Cesare Perché non è più come le altre mattine.
Nadia (siede) Anche i fiori, Cesare...
Cesare Quando si seppellisce qualcuno, i fiori non mancano mai.
Nadia (anche lei è strana) Già. (sospensione) Mangiamo. (fa per alzarsi)
Cesare Rimani. (si alza, va nel cucinino e ritorna con due recipienti contenenti il caffè e il latte. Lei attende con aria malinconica) Caffè o latte, Nadia?
Nadia Caffè, grazie.
Cesare (glielo versa adagio e le porge lo zucchero, quindi se lo versa nella propria tazza e lei glielo zucchera. Cesare siede. 1 cucchiaini scorrono lenti nelle tazzine e gli sguardi dei due sono assenti ed evitanti) Se...
Nadia (smette di colpo di mescolare) Sì?
Cesare Se… dicevo, cioè volevo dire, non è abbastanza caldo...
Nadia No, no... È perfetto. (ma non lo assaggia)
Cesare Altrimenti lo rifacevo... (beve)
Nadia È...
Cesare (smette di bere) Sì, Nadia?
Nadia È zuccherato sufficientemente?
Cesare È... giusto, anche se non avverto niente di dolce, stamane. (pausa) Ci sono i biscotti e i crackers.
Nadia Vedo.
Cesare Non hai fame?
Nadia Sì sì... (per compiacerlo prende un biscotto elo sbocconcella) E tu?
Cesare No. (si alza e va a sedersi altrove, spalle a lei) Nadia Forse è tardi... Devi andare in ufficio. Cesare Già.
Nadia (dopo una pausa) Cesare... è il nostro ultimo mattino: mi spiace.
Cesare Grazie. Anche a me.
Nadia (si accorge di qualcosa sotto i piatti, li sposta e vi trova l'atto in carta bollata. Lo legge)
Cesare È l'atto di cessione del mio monolocale. La scommessa l'hai vinta tu.
Nadia (vi mette dentro il viso)
Cesare Ti prego di non dire niente. Mi sono già detto tutto da solo.
(Campanello. Nessuno dei due si muove, Il suono insiste)
Cesare Grazie per non andare ad aprire, Nadia. (pausa) Se andassi io butterei chiunque fosse dalle scale.
(Campanello)
Nadia È mia madre.
Cesare Appunto.
Nadia Mi daresti ancora un po' di caffè?
Cesare Sì, cara.
(Si alza a servirla. Il campanello insiste ripetutamente. Allora, in un gesto di stizza trattenuta, lascia cadere il recipiente del caffè e rimane immobile, sorpreso dal suo gesto, come inebetito)
Nadia (lo guarda sorpresa, poi osserva la macchia sul pavimento, fatta dal residuo di caffè che si è travasato) Stai attento, Cesare! È così ben pulito il pavimento!
(Si china a terra e con l'atto di carta bollata si mette ad asciugare il caffè. Finalmente il campanello non suona più. Poi si alza e si reca nel cucinino tenendo in mano l'atto accartocciato e il recipiente)
(Cesare si riscuote e si approssima al vaso del pesce)
Nadia (È rientrata e sparecchia in silenzio; poi prende la borsetta e si avvia all'ingresso. Si ferma e si volta verso di lui) Ciao, Cesare.
Cesare (si blocca) Ciao, Nadia.
Nadia È stato tutto molto bello... quasi.
Cesare Anche per me... senza quasi. (le porge un fiore che toglie dal vasetto in mezzo al tavolo)
Nadia Grazie. Avevi ragione tu.
Cesare Io lo sapevo.
(Nadia esce)
Cesare (si volta e va al telefono dove compone un numero) Ufficio personale, prego. (un attimo) Pronto, signora Lavoli, sono il ragionier Fortunati... Vuole, per favore prendere nota che stamane non vengo in ufficio... Sì, sì, è la prima volta, lo so. Non sto bene!, è forse proibito non star bene? (Posa il ricevitore e siede. Si vedono i suoi sforzi per trattenere le lacrime e il risultato è piuttosto comico, ma dura poco perché si mette a piangere senza ritegno).
FINE DEL PRIMO QUADRO
SECONDO QUADRO
(È sera. Cesare indossa la vestaglia da camera. La tavola è apparecchiata. Al posto occupato prima da Nadia ora c'è il pesce e anche i fiori sono intorno al tavolo. Mano nella mano si rivolge a Cesarino).
Cesare Cesarino... te la puoi scordare l'acqua pulita senza una caccola dentro... Io dovrò abbandonarti nuovamente dal mattino alla sera... Abbiamo sognato un bel sogno in compagnia e non riusciamo a buttar giù i piedi dal letto perché vorremmo che continuasse... Tra un po' ci trasferiremo, non so ancora dove, non chiedermelo... Domani presenterò domanda di trasferimento, cambieremo quartiere, forse città... Chiederò che mi assegnino alla filiale più periferica, in montagna o tra le risaie... Dove non si bada all'orario e i funzionari prendono nota, degli impiegati che si alzano per uscire al suono del campanello del finis... Forse a te spiacerà, ma io sento la necessità di andare via. Scusa se mi commuovo, non ho ritegno a confessarti che le ho voluto bene, più bene che a te... e più bene che a mammina! Forse per la prima volta mi sono innamorato di una donna... e che donna! Appunto, che donna? Dovrei vergognarmi di avere avuto dei sentimenti per una donna così, una... (l'indignazione si tramuta in sentimento) Una bella e buona creatura tanto sfortunata, la cui unica colpa è quella di essere figlia di una strega! Un cervello... bacato! Quella un cervello! Cesarino, ricordi quando mi portò la boulle dell'acqua calda? Come scottava... dolcemente... E le sue pastasciutte? I suoi risottini? Ci metteva dentro l'amore con i funghi... No, solo i funghi! L'amore restava sigillato nelle bustine... e là è rimasto per sempre! Eppure, neanche da bambino, con mammina, mi sono sentito altrettanto felice... Mangia, Cesarino, mangia amico mio... Il Padre Eterno ci promette la Gerusalemme Celeste ma noi ci accontentiamo di un monolocale per due, quaggiù... Poi, ci viene a mancare anche questo. Ma! Come ho potuto illudermi di convincerla? Lei, è così, io sono così... l'Eremo di Camaldoli, come dicono in banca... E facciamo l'Eremo... (va nel cucinino e ritorna con una scodella di latte) Vedi, mi voglio distruggere: bevo il latte, il mio veleno, abbasso la colite!
(suono del campanello telefonico)
Pronto. Buona sera, signora Rossinini. Sto sempre male, grazie. È stata... è stata un'affezione, ecco. Così... Vi sono mancato? È gentile. Certo, certo... Naturale che ne abbia parlato tutta la banca. È la prima volta che il Fortunati si infortuna... Ha fatto benissimo a non svolgere il mio lavoro, ci mancherebbe altro... Domattina? Sì, credo che domani verrò in ufficio... Non si preoccupi, lei dorma tranquilla, provvederò tutto io... Grazie, grazie del suo interessamento. Buona sera. (posa) Figurarsi che colpo deve essere stato per loro trovarsi senza lo schiavetto negro. Il latte! A me!
(Ritorna a tavola e fa per sorbirsi il latte ma suona il campanello dell'ingresso. Sì blocca. Ancora il campanello)
Che faccio, Cesarino? Vado ad aprire? Sì? Che sia... Vietato illudersi, ragioniere, sarà un collega preoccupato per il suo stato di salute. (si alza e apre la porta) Oh, mio Dio!
(Appaiono Antonia, Sartorio e Mordacci)
Antonia Baucette! Eccoci qua!
Cesare Che volete?
Antonia Proviamo ad indovinare?
Mordacci Mò il ragioniere forse è anche intelligente e capisse senza fallare.
Sartorio Me par superfluo dimandar permesso dato che semo in casa nostra.
Cesare In casa vostra?
Mordacci Si deve arguire che non è intelligente, il ragazzo. Puvrein...
Antonia Forse gli piacciono gli indovinelli. Gliene facciamo uno facile facile; che giorno è, oggi?
Mordacci Giovedì, ventiquattro maggio. Antonia Mordacci, non suggerire!
Sartorio Qua ghe xé de sbarracar fora tutto... Vie ste anticaglie...
Cesare Oh, insomma!
Antonia Non ce la fa, il poverino. Risposta: oggi scade il mese pattuito con la signorina Nadia: la scommessa è stata persa e con la scommessa la casa!
Mordacci Sorbole alla piadina.
Cesare Ah, questo è il motivo...
Sartorio Quando se trasloca?
Cesare Chi?
Mordacci Ha il battacchio fermo, sto susinone!
Cesare Ah, sarei io quello che... (siede al tavolo e beve dalla tazza) Volete favorire? (ha acquistato sicurezza)
Antonia Gli piace il latte. Dove sono le verze?
Cesare Lei dovrebbe saperlo, è venuta per un mese intero a svaligiarmi la dispensa.
Sartorio Ciò, basta coi schersi! Qua ghe xé el contratto de firmar.
Cesare Ah, sì? Accomodatevi. Mi dà fastidio la gente in piedi.
Antonia Che cosa vogliamo fare? Cesare E voi? Mordacci Pendiamo dalla scodella.
Cesare Per me è semplice. Questa è casa mia e lo rimane.
Antonia Era, casa sua!
Cesare Il contratto l'ho dato stamattina a sua figlia.
Antonia A Nadia?
Cesare E non l'ha voluto.
Sartorio Dov'elo?
Cesare In spazzatura.
Mordacci Mò, non siamo venuti a farci prendere per i fondelli.
Cesare Badi che io quelle cose lì non le faccio mica!
Antonia Attenzione che potrebbe pentirsi, caro ex genero!
Cesare Ma no!
Mordacci Mò sì!
Cesare Cioè, potreste usare anche i modi bruschi?
Sartorio A malincuor.
Cesare Allora è un gas. (va alla spazzatura del cucinino e torna con il sacchetto dell'immondizia) Alla visura, signori!
(I tre si buttano a rovistare, finché trovano il contratto)
Cesare Mi spiego subito. Se non ve ne andate entro cinque minuti vi dirò che il legale della mia banca è in possesso di tutta la contabilità della banda.
Antonia Banda?
Cesare Perché, vi considerate una confraternita di carità?
Mordacci Smolla el botton!
Cesare Aspetta che mi pulisca la bocca... Sai, queste sono le mie orge... Allora, vi ricordate il libro mastro che avete lasciato a Nadia? Sì. Bé, sapete com'è, è più facile fare le somme con la calcolatrice, così mi sono offerto di collaborare e ho portato in ufficio il bel mastro... Io ho un'elettrocontabile che funziona così... (schiocco di dita) Uno scherzo! E, proprio di fianco, ho a disposizione anche una macchina fotocopie. In tal modo, quasi per passatempo, mi sono divertito a tirarne una mezza dozzina di esemplari. Uno per il legale, uno per la finanza, uno per l'amministrazione fiscale... e gli altri di scorta...
Mordacci Brutt mus de brigant!
Cesare Al Capone, ai suoi tempi, lo condannarono per frodi fiscali non per i cadaveri che aveva seminato. Sono più importanti le tasse dei morti. Non lo sapevate?
Sartorio Semo fregadi!
Cesare Vero? Ma!
I Tre Ma?!
Cesare Vi resta una possibilità: lo starter non ha abbassato ancora la bandierina...
Antonia Parla, delinquente!
Cesare Che frasario per una damazza di marciapiede come lei... Eh, eh... Cedere i 947,48 millesimi della proprietà a gente onesta: gli altri 52,52 non gradiscono vivere in un bordello.
Mordacci Brutt...
Cesare ... mus de briganti Già detto.
Mordacci Quest... el svidi e el sbuderni!
Antonia Ma lei è vigliacco! Si rende conto che potrebbe accaderle qualcosa di orribile?
Cesare Anche a voi, cervelli, se non provvedete in tempo.
Sartorio Quando?
Cesare Il necessario... (ammicca) Facciamo che se entro un mese non saranno stati collocati i dodici appartamenti, il tredicesimo darà il via all'operazione. Va bene?
Sartorio (tra i denti) Va ben!
Mordacci Mò s'te vegnù in ment?
Sartorio Xé meio cussi! Tasi e mosca.
Mordacci Boia d' mond ledar! (a Cesare) Ledar!
Antonia Pensare che sta specie di residuato bellico, avrebbe potuto diventare mio genero: che rischio!
Cesare L'unico a rischiare sarei stato io con una suocera come lei... (va alla porta e la apre) Se adesso vo gliono favorire? Il 24 maggio è diventato il 4 novembre, anzi il due... per voi.
Mordacci Guardes le spalle: brutt secc de merda! Guardes semper le spalle d'ora in qua! (via)
Cesare Senz'altro! Quando sentirò un odore mi volterò e troverò lei...
Antonia Genero! Fortunata mia figlia! (via)
Cesare Siamo in due, signora. (a Sartorio) E lei, quale souvenir mi lascia?
Sartorio (lo guarda) Xé la prima volta che resto fregà... Ma quel che me despiase da un travet de banca: i più stupidi! (esce)
Cesare Centro perfetto! Capita a tutti di imbroccarla una volta... Addio! (torna in mezzo alla stanza, si ferma e si frega le mani soddisfatto, ma subito si blocca e tristemente) Sì, ma questo che cosa cambia per me? (sbaracca il tavolo, poi mette il pesce al suo posto) A nanna, Cesarino! Ci vengo anch'io... Nel mio letto di sempre...
(Mette in posizione il proprio divano letto e si accinge a rincalzare le coperte. Brevissimo suono di campanello. Cesare solleva la testa, poi in punta di piedi si reca alla porta e origlia. Un altro breve suono lo fa sobbalzare)
Chi è?
(Silenzio. Altro brevissimo suono. Apre la porta adagio adagio. Allora appare Nadia, vestita, diciamo, da lavoro e pesantemente truccata)
Nadia! Ciao... (un sorriso grosso così)
Nadia (a testa bassa) Ciao, Cesare... Posso entrare un momento?
Cesare Certamente. (Pausa. Lei avanza timida) Come va?
Nadia Bene... (sospensione) Non è cambiato niente... qui.
Cesare Già... (c.s.) Fa freddo, fuori...?
Nadia No, si sta bene... È maggio...
Cesare Eggià! È maggio...
Nadia Anzi... è una bella sera...
Cesare Sono contento, così tu non soffrirai... (si corregge subito) Posso offrirti qualcosa?
Nadia Se vuoi...
Cesare (sempre guardandola va a prendere una bottiglia e i bicchieri) Fernet o brandy?
Nadia Quello che ti piace di più...
Cesare Brandy! (versa senza staccarle gli occhi di dosso)
Nadia (Bevono all'unisono. Poi) Cesare... Cesare Sì, Nadia!
Nadia Non ce la faccio più! Non ce la faccio più... (e scoppia a piangere con effetto comico perché in lei c'è la rabbia, la gioia di dirlo e lo sfogo)
Cesare (non capisce e solidarizza) -Sì, cara, sì... Devi farcela...
Nadia È un gas! È più forte di me...
Cesare (c.s.) Certo, cara, certo... Ma è tuo dovere, mi pare...
Nadia Andare per le strade... (nuovo scoppio di pianto)
Cesare (finalmente realizza) Cosa?!
Nadia Dopo che sono stata qui un mese a fare tua moglie, non mi riesce più di andare per le strade...
Cesare No... cioè, sì... Tu intendi dire che...?
Nadia (gli si butta addosso e lo abbraccia) Tienimi con te, Cesare! Tienimi con te... (e piange di gioia)
Cesare (un'esplosione di gioia) Nadia! Nadia! Nadia! (mentre la stringe a sé irrefrenabilmente).
FINE DELLA COMMEDIA
Questa commedia, come tutte le commedie di Roberto Zago, è tutelata dalla SIAE.