My fair man – Il pigmalione napoletano

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SAVERIO Ah, oijoco oj…

L’agenzia di produzione teatrale


presenta

“My Fair Man”

Il Pigmalione napoletano

di Mauro Palumbo

Commedia musicale in due atti

(liberamente ispirato al mito di Pigmalione, di Ovidio, ed al Pygmalion di George Bernard Shaw)

Personaggi principali:

IGNAZIO DE SIMONE, PROFESSORE

PIETRO D’ISANTO, GIORNALISTA

SIGNORA DE SIMONE, MADRE DI IGNAZIO

ROSA PICCOLO, PESCIVENDOLA

PROCOLO PICCOLO, SPAZZINO

OTTAVIO DI BONITO

VITTORIA DI BONITO, MADRE DI OTTAVIO

GIULIA DI BONITO, SORELLA DI OTTAVIO

Altri personaggi:

PASQUALE, IL PORTUALE

MARIA, LA BARISTA

ALFREDO & BRUNO, CARABINIERI

PASSANTE 1 - PASSANTE 2

3 BALLERINI - 3 BALLERINE


ATTO PRIMO – MY FAIR MAN di Mauro Palumbo

SCENA PRIMA

Apertura Sipario. Fondale raffigurante un Molo, a Napoli. La Scena presenta al pubblico i “nobili”: sono viaggiatori in attesa di imbarcarsi con l’aliscafo per Capri. I presenti, cominciano a muoversi sulla musica, dandosi delle arie. Durante la canzone, dopo la prima parte, entrano da destra due uomini ed una donna: il professor Ignazio De Simone con la madre ed il giornalista Pietro D’Isanto, appena rientrati da una gita a Capri. Nello scambio rituale di biglietti da visita tra gentiluomini, il biglietto del professor De Simone cade a terra e viene raccolto da un’ambulante, la pescivendola Rosa Piccolo. Infine, gli altri passeggeri iniziano ad incamminarsi verso una scaletta immaginaria, posta ai lati della scena, cantando e muovendosi con movimenti coreografici. Sul finale della canzone i “nobili”, disposti in formazione, agitano i fazzoletti in segno di saluto a chi rimane sulla banchina. Ottavio Di Bonito, in ritardo, corre inutilmente per prendere l’aliscafo, ma è costretto ad aspettare il successivo.

MUSICA : Traccia 1 (3’32’’)

LUCE 1: Motorizzati e cambio colori su canzone.

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LE CORSE AGLI ALISCAFI

Ogni ricco sa che a Napoli,

son considerati nobili,

quelli che in vacanza andranno a Capri

e chi si fa notare di esser lì.

Con il Rolex sul polsino…

Attento al motorino… Posteggia qui.

(- ‘Ngopp’a banchina?!? - Fatt’e ‘ttoje barbarossa -)

Ed in borsa due tre cellulari.

L’uomo se è in affari, fa così.

Pronto…? Care! Lenti, scure!

Bella, cosa… Qui ti puoi sparar la posa!

Gli aliscafi la, partono di già.

Dai salpiamo tutti chissà quando arriverà… Il Caremàr!

LUCE 2: Taglio dal basso e dall’alto da destra. Poi effetti di animazione luce sul resto della canzone.

Non c’è niente a questo mondo

Che ti fa sentire ancor più chic,

delle corse degli aliscafi a Capri,

mentre i poveracci restan qui.

Lampadato a passeggiare se ne sta,

blasonato esempio della società.

Se tu vuoi rassomigliare a noi,

devi fare invidia a tutti voi.

Non c’è niente a questo mondo

Che ti fa sentire ancor più chic,

delle corse degli aliscafi a Capri,

mentre i poveracci restan qui.

Ogni ricco sa che a Napoli,

son considerati nobili,

quelli che andranno ai faraglioni,

gli altri, due maroni, restan qui.

Son le corse degli aliscafi a Capri,

gli altri, poveracci, restan qui.

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SCENA SECONDA

Molo Beverello, a Napoli. Scena dei “poveri”. Alcuni uomini e donne si trascinano stancamente sulla banchina del porto di Napoli. Tra di essi, Procolo Piccolo, di Maddaloni.

LUCE 3: Luce giorno. Frontale, frontale dx e sx, faretti su piantane esterne

PROCOLO             (Rivolto verso il molo da cui sono salpati i “ricchi”) Bravi, jatevenne… Aiutatece a tene’ Napule pulezzata! Nun turnate propeto chiù… (Adocchia un passante e cerca di trarne profitto) Neh, signurì: ve servesse ‘na scheda antismagnetizzazione p’o bancomàt…? Doje evere!

PASSANTE 1         No, capo, nun ‘o teng ‘o bancomat!

PROCOLO             Nient’i’meno? E addò ‘e mettite ‘ìe sorde, ancora dint’o matarazz?!? (Individua una signora che passa e cerca di vendere il proprio prodotto) Signò, ‘e sorde nun’e mettite miez’e zizz: cu’chest’o bancomàt nun se smagnetizza!

PASSANTE 2         Cafone!

PROCOLO             Cafone a me?!?! Ma tu vide nu poco a chesta… Accattateve ‘a scheda p’o bancomat!

OTTAVIO              (Avvicinandosi a Procolo) Brav’uomo, potrebbe ripetermi cortesemente a quanto ammonta il prezzo?

PROCOLO             Pe’vuje? (Lo squadra da capo a piedi) Quatt-evere!

OTTAVIO              Avete detto quattro?

PROCOLO             Prezzo speciale p’o signore… Addò ve ne jate cu ‘sta faccia: a Capri?

OTTAVIO              Si, ho fatto tardi, mia madre e mia sorella già sono salpate… Mi si è rotto lo Scarab… Dovrò aspettare il prossimo aliscafo… (Tornando alla trattativa con Procolo) Dovrei farcela con gli spiccioli… Un euro, uno e cinquanta, due, due e cinquanta, due e ottanta, tre e ottanta, tre e novanta, quattro! Aspettate che riconto… (Contando nuovamente con estrema attenzione)

PROCOLO             Ma che ve state accattanno? ‘A nicchia?!?

OTTAVIO              E quattro! Ecco a voi… (Chiedendo informazioni sull’acquisto) Come si adopera, brav’uomo?

PROCOLO             E comme s’adda usà?!? Vuje pigliate ‘o bancomat, ‘a carta ‘e credito o chello ca’tenite tenite… ‘A nfizzate dint’a custodia, v’o mettite astritte dint’o portafogli e site sicuro ca’ nun  se smagnetizza…

OTTAVIO              Allora, io prendo il bancomat e lo infilo in questa fessura…

PROCOLO             Seh, infizzate, infizzate… ‘O saccio ca’nun site pratico, ma pruvatece ‘o stesso…

OTTAVIO              E ora lo ripongo nel portafogli…

PROCOLO             Bravissimo! Oj, ch’era accussì semplice?!?

OTTAVIO           Vado a vedere se è arrivato l’aliscafo… (Dopo aver riposto il portafogli nelle tasca posteriore, fa per andare) Con permesso…

PROCOLO             Ossequi alla mamma! (Tira un invisibile filo di nylon, attaccato alla scheda che ha appena venduto al passante, sfilando agilmente il portafogli, che resta penzoloni dalle sue mani) E saluteme a soreta! (Prendendo velocemente dal portafogli una banconota) Marì, piglia ‘na butteglia bona! Da bere pe’ tuttequante!

MARIA                  (Affacciandosi dalla bottega del bar) Capirai… Chi vuoi che abbia voglia di prosecco a quest’ora?

PROCOLO             Tieni ragione: che ore sono?

MARIA              Sono le dieci del mattino…

PROCOLO          Allora, porta ‘na bella butteglia ‘e grappa!

MARIA              Comme fosse ‘a colazione! (Esce)

PROCOLO          Non è colpa mia se la gente non apprezza le vere gioie della vita… Come i sigari, l’alcool…

MARIA                  (Rientra e porge la bottiglia a Procolo) La cirrosi epatica… (Rientra e posa la bottiglia sul tavolo)

PROCOLO             ‘E femmene! (Tenta di abbracciare Maria)

MARIA                  (Divincolandosi)E lieve ‘e mane ‘a cuollo! Con questa, sono giusto cinquanta euro, che mi devi…

PROCOLO             Marì! E me meraviglio ‘e te: quanti vote t’aggio lassate cunt’a pavà?!?

MARIA                  Procolo: e me meraviglio ‘e te… Sempe!

PROCOLO             E va bene… Meraviglia pe’meraviglia… Tiecchete ‘e cinquanta euro, e stiamo pace…

MARIA                  (Sorpresa, prende la banconota e ne controlla l’autenticità) Cinquanta euro?!?

PROCOLO             So bone, so bone… Il vento sta cambiando: Procolo sta pagando!

MARIA                  Tu me stai pagando: e je nun saccio comme nun sta diluviando! (Esce)

OTTAVIO             (Rientrando) L’aliscafo ancora non è in porto…

PROCOLO             Giusto ‘a tiempo: faciteve stu bicchierino?

OTTAVIO             A quest’ora del mattino?

PROCOLO             Forza,: ‘a’nu bicchiere in compagnia, nun se dice maje che no!

OTTAVIO             Se la mettete in questo modo, accetto…

PROCOLO             (Procolo dà un bicchiere ad Ignazio, ma prima che questi cominci a sorseggiarlo, lo interrompe, attirando l’attenzione del giovane al passaggio di un addetto del porto, dietro di loro) Forse, è meglio che nun v’o bevite: state già carico a stunamiento! Non vi site accorto ‘e niente?!?

OTTAVIO           Veramente… No! Di che cosa? (Fa per bere ma viene interrotto, c.s.)

PROCOLO             Lo vedete quel signore che è passato accanto a voi, poco fa? (Gira la faccia di Ottavio dal proprio lato) E nun guardate… ‘O vedite (C.s) E nun guardate… ‘O vedite (C.s) E nun guardate…

OTTAVIO           Ma se non mi fate guardare?!?

PROCOLO             E va buò…

OTTAVIO              L’ho visto…

PROCOLO             S’è arrubbato ‘o portafogli!

OTTAVIO             Davvero?!? Quel manigoldo ha prelevato il vostro portafogli?!?

PROCOLO             Aeh, je bevo e chisto sta ‘mbriaco! (Prende il bicchiere dalle mani di Ottavio e lo tracanna al posto suo) S’è fragato ‘o portafogli vuoste!

OTTAVIO             Ma voi che mi dite?!? (Si tasta la tasca dei pantaloni e fa per urlare) Al ladr…

PROCOLO             (Mette una mano sulla bocca dell’uomo) Che alluccate?!? Accussì chillo se ne fuje e addio portafogli!

OTTAVIO             Ma qui bisogna chiamare i carabinieri…

PROCOLO             Ma qua carabinieri?!? Mo ce penz’io…

OTTAVIO             Allora, ci pensate voi…?

PROCOLO             E certo! (Facendo segno di scansarsi) Levateve ‘a miez’e ruosse… Aspettate qua!

OTTAVIO             Non mi muovo…

PROCOLO             Sentite… Duttò, ‘na cortesia…

PASQUALE           Dite…

PROCOLO             Voi avete un viso nuovo: dovete essere qui per la prima volta…

PASQUALE           Veramente, si… Ma pecchè?

PROCOLO             (Indicando Ottavio) ‘O vedite chillu signore tutt’alliccate, assettato a chillu tavulino? ? (Gira la faccia dell’uomo dal proprio lato) E nun guardate… ‘O vedite (C.s) E nun guardate… ‘O vedite (C.s) E nun guardate…

PASQUALE           Ma se non mi fate guardare?!?

PROCOLO             E va buò, appena appena…

PASQUALE           Addivento strabico… Ecco fatto: l’ho visto!

PROCOLO             E’ pazzo!

PASQUALE           Uh, quanto me dispiace, povero giovane…

PROCOLO             Non si direbbe, eh?

PASQUALE           Affatto…

PROCOLO          E guardate ora…

PASANTE 2           (Vede Ottavio fare un movimento equivoco e cadere dalla sedia) Mo si…

PROCOLO             Voi siete nuovo di qui: ma quello è il pazzo del porto… ‘Ccà ‘o sapeno tutte quante… Pensate che da un giorno all’altro… Poh! ‘A cervello è gliuto in tilt!

PASQUALE           (Rammaricato)Che siamo su questa terra… E ‘a famiglia, che dice?

PROCOLO          Disperata! L’hanno fatto visità da’e miedece chiù brave, ma ancora niente! (Facendo segno a Ottavio) Ancora niente!

PASQUALE           Che peccato… Ma io in cosa posso esservi d’aiuto…

PROCOLO          Ecco qua, subito vi spiego… P’o mumento, ‘e duttore  dicono di assecondarlo… Perché, assecondando assecondanno, può essere che ‘a cervella, accussì comme s’è ‘nceppata, piglia e se sblocca…

PASQUALE           E chella, ‘a cervella, è’na sfoglia ‘e cipolla…

PROCOLO          E che ‘o dicite ‘a fa…? Chille se piglia certi fissazioni…

PASQUALE           Ah, si?!?

PROCOLO             Comme! Pensate, che mo’, si è convinto che voi site nu mariuolo e che gli avete rubato ‘o portafogli…

PASQUALE           Io?!? Cos’e pazz!

PROCOLO          Appunto! Voi, per assecondarlo, dovreste farmi un piacere, se potete…

PASQUALE           Ditemi, se posso…

PROCOLO          Io, adesso, vi do il portafogli del pazzo, e voi fate vedere che glielo restituite. Che saccio…? Perché vi siete pentito del vostro gesto!

PASQUALE           Questo è tutto?

PROCOLO          Sissignore…

PASQUALE           Ma non è che è pericoloso?

PROCOLO          Noo, qua pericoloso? Voi lo restituite e per il resto, ci penso io… (Apre il portafogli e prende una banconota da 10 euro) A proposito, questo è per il disturbo…

PASQUALE           Mi dispiace, non posso accettare…

PROCOLO             Prendete, tanto per dimostrarvi la mia riconoscenza!

PASQUALE           Ma non è il caso…

PROCOLO             Tanto, è una sciocchezza!

PASQUALE           Ma perché mai?!?

PROCOLO             Tanto, nun song’e mieje!

PASQUALE           E va bene…

PROCOLO             (Gli porge il portafogli di Ottavio) Allora, siamo d’accordo… Facite buono a parte, m’arraccumanno (Chiamando Ottavio) Dottore, accomodatevi…

Ottavio si avvicina con fare offeso ai due uomini, posti a lato della scena

PASQUALE           Sentite, mi dispiace: questo deve essere vostro… (Porge il portafogli ad Ottavio)

OTTAVIO            Sissignore: è mio!

PASQUALE           (Commentando velocemente a Procolo) S’è fatto brutto!

PROCOLO             Nun ve preoccupate…

PASQUALE           Abbiate pazienza: tengo questo brutto vizio…

OTTAVIO              Ma che non si ripeta più: altrimenti chiamo i carabinieri…

PASQUALE           (Seguendo l’indicazione di assecondarlo, mimata da Procolo, non visto da Ottavio) Ah?!? Si, si: non si ripeterà più. Promesso!

PROCOLO          Controllate se manca qualcosa…

PASQUALE           Forse, dieci euro… (Piano, a Procolo) S’essa ‘ncazzà?!?

OTTAVIO             (Dando uno sguardo sommaria al contenuto del portafogli) No! Non mi pare che manchi niente.

PROCOLO          E va buò: mo’ve ne putite je… Grazie assaje!

OTTAVIO             E che non accada mai più!

PROCOLO          (Assecondandolo grottescamente) Mai più!

PASQUALE           Mai più! (Commentando) Cos’e pazz, ma vuje vedite comme sta cumbinato! (Esce)

OTTAVIO             Io non so come ringraziarvi: dentro al portafogli avevo documenti, bancomat, carta di credito… (Prende alcune banconote e le porge a Procolo) Vi prego, accettate questo per il disturbo…

PROCOLO         Mi dispiace, non posso accettare…

OTTAVIO            Vi prego!

PROCOLO            Quante so’?!? 100 euro?!? Noo, non è il caso…

OTTAVIO             Mi permetto di insistere un’ultima volta!

PROCOLO          (Repentinamente) E va be’, vi faccio contento: datemene solo 50 però!

OTTAVIO             Oh, ecco il mio aliscafo. Grazie… (Fa per uscire e si volta) Grazie… (Vi volta un’ultima volta prima di uscire) Grazie!

PROCOLO          E prego! Nun ce sta niente ‘a fa: chest’è Napule!

MUSICA : Traccia 2 (2’43’’)

SCENA TERZA

Procolo inizia a cantare una canzone, seguito sul finale dal coro degli altri poveracci, fieri di non avere avuto la “fortuna” di salpare per Capri.

LUCE 4: Motorizzati e cambio colori su canzone

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RESTO A NAPULE

‘O tiempe passa, e chi me move a’ccà?!?

me guarda ‘a gente ca’va ‘a faticà,

chi passa e spassa, ma chissà addo’ se ne va?!?

Resto a Napule, seh-seh, sempe a Napule, pecchè…

Pecchè è Napule che fa pe’mmè.

Resto a Napule, sempe a Napule,

pecchè a Napule me scordo ‘e faticà.

Chi è ricco tene’e pilo’ncopp‘o core,

ha tiempo e’ fottere e no pe’ffa all’ammore.

Vattenne tu, che je arrangio ch’e ‘ffigliole, ‘ccà!

Resto a Napule, seh-seh, sempe a Napule, pecchè…

Pecchè è Napule che fa pe’mmè.

Resto a Napule, sempe a Napule,

pecchè a Napule me scordo ‘e faticà.

‘O tiempe passa, e chi me move a’ccà?!?

me guarda ‘a gente ca’va ‘a faticà,

chi passa e spassa, ma chissà addo’ se ne va?!?

Resto a Napule, seh-seh, sempe a Napule, pecchè…

Pecchè è Napule che fa pe’mmè.

(Finale)

Resto a Napule, sempe a Napule,

pecchè a Napule me scordo ‘e faticà.

Resto a Napule, sempe a Napule,

pecchè a Napule tiro ‘a campà.

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SCENA QUARTA

In proscenio, a sipario chiuso, entra un reporter, Pietro D’Isanto, intento a trascrivere su un foglio ripiegato alcune informazioni, durante un’intervista al professor Ignazio De Simone, che appare un uomo deciso e vigoro­so, di bel aspetto, sulla quarantina. Il professore è intento a spiegare la derivazione del napoletano. I suoi modi oscillano tra tirannica giovialità, quand’è di buon umore, e petulanza quando qualcosa lo infastidisce; ma è così puro, da essere simpatico anche nei suoi momenti umorali peggiori.

MUSICA : Traccia 3 (26’’)

LUCE 5: Luce giorno. Faretti su piantane esterne al sipario

IGNAZIO              (Camminando per la stanza)Il napoletano, quindi, è fondamentalmente derivato dal latino… Certo, con influenze successive dovute alle dominazioni, greche, arabe, normanne, spagnole, francesi… Persino americane!

D’ISANTO             Americane?!? Questa è bella! Un termine derivato dall’americano?

IGNAZIO              Ma, vediamo…Rabbia! In inglese Rage, in napoletano Raggia!

D’ISANTO             Incredibile! (Prende appunti su un lungo foglio ripiegato)

IGNAZIO              Ed in quanto latina, il napoletano è una lingua romanza, con numerose varianti locali che ne possono essere considerate dialetti. (Srotola la cartina geografica che ha con se) Più precisamente si possono distinguere il dialetto: ischitano, avellinese, salernitano,  beneventano e casertano, nella versione mondragonese-sessese ed in quella  di marcianise, più colorita. In conclusione, nonostante molti linguisti lo considerino un dialetto, altri, tra cui l'UNESCO ed il sottoscritto, considerano il napoletano una vera e propria lingua… Detto questo, smetterò di annoiarvi!

D’ISANTO             Annoiarmi?!? Neanche per idea! Professore, lei è un fiume in piena! Di tutte le informazioni che mi ha passato, ne ho trascritte a stento la metà!

IGNAZIO              Vuole che approfondisca qualcosa che le è sfuggito?

D’ISANTO             (Alzandosi, accostandosi al caminetto e sedendosi sul divanetto)No, grazie: una mattinata insieme ed ho quasi tutto il materiale che mi occorre per l’articolo! Se non le scoccia, mi faccia solo qualche altro esempio di parole derivate da altre lingue…

IGNAZIO              Beh, c’è l’imbarazzo della scelta… Se mi vuole seguire nel mio studio…

SCENA QUINTA

Studio di Ignazio De Simone, in via Manzoni, a Napoli. Èun appartamento all’ultimo piano, panoramico, sul golfo della città Partenopea; in origine avrebbe dovuto essere un salotto. Nell’angolo un tavolo che funge da scrittoio, con sopra un computer portatile. Sul tavolino antistante il divano, un piatto da dessert con frutta e dolci, soprat­tutto cioccolatini.

LUCE 6: Luce giorno. Frontale, frontale dx e sx, faretti su piantane esterne

IGNAZIO       (Sistema la cartina geografica, appendendola)Prego, si accomodi… Praticamente, le derivazioni da altre lingue si nascondono in ogni frase detta in napoletano… Ad esempio, parlando del suo giornale, avrebbero potuto risparmiare ed evitare di mandarla qui a tallonarmi per quattro settimane: potevano sparagnà! Dal tedesco “sparen”: risparmiare.

D’ISANTO             (Annotando l’informazione con esaltazione)Dal tedesco: chi lo avrebbe mai detto?!?

IGNAZIO              (Alzandosi e recandosi al tavolo) Ma visto che oramai è qui, ed io sono una persona ospitale, le offrirò un bicchiere di ottimo vino campano… (Cercando in un cassetto) Se solo trovo il tirabbusciò… Oh, eccolo qua! Dal francese “Tire-bouchon”: cavatappi! (Mostrandolo)

D’ISANTO             Forte!

IGNAZIO              Le derivazioni dal francese sono innumerevoli: dal colore blu… (Prende tra le mani il piede del giornalista per indicarne il colore del calzino)

D’ISANTO          (Sorpreso) Professore?!?

IGNAZIO              Che, come in Francia a Napoli si dice “blè”… (Lascia il piede) Alla “butteglia”… (Lascia cadere la bottiglia tra le mani del giornalista) Per indicare la bottiglia, alla “Buatta” per descrivere il barattolo…

D’ISANTO             Non c’è dubbio, sarà un articolo lunghissimo!

IGNAZIO              Lunghissimo?(Srotolando il lungo foglio degli appunti del giornalista e ponendoglielo sul capo)Nu papiello! Dallo spagnolo “Papel”, con cui si intende un lungo documento burocratico! Con le derivazioni spagnole potremmo andare avanti per ore: il cerotto, ‘o sparadrappo, dallo spagnolo “Esparadrapo”… Voi starete con migo ‘na semana: vuje state cu’mmico ‘na semmana… Praticamente uguale!

D’ISANTO             Davvero sorprendente, professor De Simone!

IGNAZIO              Per trovare termini spagnoli basta guardarsi intorno: (Indicandoi il polso) ‘o riloggio… (Dà un colpo sulla cinghia e giornalista) ‘A currea… (Mimando gli atteggiamenti) ‘O guapo… (Assumendo una posa plastica effeminata) ‘O rejones…

Durante la spiegazione entra una donna anziana, la madre del professor Ignazio De Simone. Questi, nel vederla, resta per un attimo immobile nella posa mimata da omosessuale, poi muta repentinamente atteggiamento, indurendo la voce. La donna sembra sempre ruvida, ma sotto l’apparente durezza, nasconde un amore materno molto grande per il figlio.

IGNAZIO              Ciao, mamma! Che c’è?

SIGNORA D.S.     (Dopo una perplessità iniziale)Figliolo… C’è che una giovane chiede di te… La faccio entrare, oppure oramai non ti interessano più le donne…? (Allusiva, sul finale)

IGNAZIO              Ha un accento in­teressante, la ragazza?

SIGNORA D.S.     Qualcosa di orripilante. Èdi estrazione molto, molto bassa... Emana un tanfo nauseabondo! Stavo per mandarla via, ma poi mi sono detta che, forse, poteva interessarti: hai uno spiccato senso dell’orrido... (In confidenza, al reporter) Tutto suo padre, buonanima!

IGNAZIO              Non ti ha detto perché è qui?

SIGNORA D.S.     Ci ha provato, ma ho avuto seria difficoltà nel comprenderla… Fra voi lazzari vi intenderete senz’altro, te la mando… (Fa per andare)

IGNAZIO              Grazie, mamma! Sei gentilissima…

La donna, sentito il ringraziamento del figlio, si arresta di colpo, torna indietro e requisisce la bottiglia di vino portandola con se.

IGNAZIO              Deve scusare mia madre: lei preferirebbe vedermi sposato, per sfornarle una squadra di nipotini… E’ un po’ all’antica e non sempre condivide le mie scelte professionali, ma sotto un’apparente scorza di durezza si cela l’animo di una donna dolcissima.

SIGNORA D.S.     (Ricomparendo, in modo acido)Ah, non sprecate fiato con me, tanto non vi capisco! (Scandendo) I dont understand! Da questa parte, cara, non mi appuzzolentire il salotto… (Al figlio) Tu controlla che abbia il permesso di soggiorno!

IGNAZIO              Si, mamma, grazie…

SCENA SESTA

La Signora De Simone si arresta guardando disgustata la donna che entra: Rosa Piccolo, una pescivendola. La donna si gira su se stessa, come incantata dal lusso che la circonda. Prende il bicchiere dalle mani della Signora e ne tracanna il contenuto velocemente. La signora si defila ed esce. Rosa, per l’occasione, ha il vestito della festa, con uno stile visibilmente pacchiano. La pateti­cità della ragazza, con la sua innocente va­nità e l’aria arrogante, commuove il giornalista D’Isanto. Quanto a Ignazio, invece, sembra essere più interessato alla stramba parlata, piuttosto che alle motivazioni che hanno spinto la donna a recarsi da lui.

IGNAZIO              Buona giornata…

D’ISANTO             Signorina, buon giorno!

IGNAZIO              In cosa possa aiutarti, signorina?

ROSA                     Ll’avite cu’mmijco?!? (Si guarda attorno, vede di essere sola) E sijne, ca’ nun ce stace nisciouno… Aggiate paciainza Duttou: a praimma vouta ca’me djceno ‘nfaccia a mijco signuraina…

Immobili, i due uomini stanno a fissarla a bocca aperta dall’al­tra parte della stanza. Poi, i due, tracannano velocemente il bicchiere di vino versato in precedenza da Ignazio.

ROSA                     E che facijmmo ‘llouco: nun parlati ‘cchiou?!? (Caricando l’ultima parola)

D’ISANTO             (Fraintendendo) Salute!

ROSA                     Ma qua’saloute i’ssaloute?!? Tenite genio‘i sfouttere?!?

IGNAZIO              Per carità, il dottor D’Isanto ha frainteso. Calmatevi, signorina…

ROSA                     E dalle ca’signurijna…

D’ISANTO             Non è italiana, vero?

ROSA                     Nun so’ttaliana…? ‘A ditto ca’nun so’ttaliana?!?Mo’o duttoure ci’ammollo nu bellu paccaroune! (Salta in braccio al professore nel tentativo di sferrare uno schiaffo al giornalista)

IGNAZIO              Calmati, ti prego! (Al reporter) Questa donna è italianissima… (Alla donna) Se tu ci dici il tuo nome, la smettiamo di chiamarti signorina…

ROSA                     Me chiame Rousa…

D’ISANTO             Nome straniero…

ROSA                     N’ata vota straniero?!?

Terrorizzato, il giornalista prende una sedia e la usa per proteggersi, a mo di domatore

ROSA                ‘O duttoure s’adda spilà i’rrecchie: Rousa! Rousa, comm’o ciurelljino!

IGNAZIO              Ma certo, Rosa… Come il fiore! (Si accorge che il giornalista impugna la sedia e se la riprende) Vieni qui, siediti… (Porge la sedia alla ragazza e la fa accomodare, rimanendole accanto, in piedi) Il dottore qui davanti è un giornalista che lavora per un noto quotidiano, il reporter Pietro D’Isanto…

D’ISANTO             Molto lieto…

IGNAZIO              Io, invece, sono Ignazio De Simone… Sono dialettologo,  fonologo e glottologo…

La ragazza, repentinamente, si scosta con la sedia come se l’uomo fosse affetto da qualche malattia, utilizzando il giornalista come scudo

ROSA                     S’ammijsca sta ‘rrouba?!?

IGNAZIO              Ah, ah… Significa che sono un linguista: studio la lingua ed i dialetti… Tu, ad esempio, sei di Torre Annunziata, ma i tuoi genitori devono essere originari di altre località: tuo padre deve essere di Maddaloni…

ROSA                     (Sorpresa, sospira) Uh!

IGNAZIO              (Continuando le proprie supposizioni)E tua madre di Bacoli, vero?

ROSA                     (C.s.) ‘Ngorsiji!

D’ISANTO             Stupefacente! Ci ha preso!

ROSA                     E vuje facijte l’induvijno!

IGNAZIO              Che indovino e indovino: era fin troppo facile… Sono solo un bravo professore…

ROSA                     Sijne, sijne… U’ssaccio ca’site nu gruoss’prufessoure! Jejo pe’ccheste stocie’ccà!

D’ISANTO             (Al professore, non comprendendo le parole di Rosa) E ora che ha detto?

IGNAZIO              Dice che proprio perché sono professore è venuta qui…

D’ISANTO             Grazie tante…

IGNAZIO              Si figuri…

ROSA                     (Commentando i modi dei due gentiluomini) Mamma majne ‘i quanti vuommeche ca’ facijte, tutt’i’ddoje!

D’ISANTO             Questa l’ho capita: la signorina non si sente bene. Deve vomitare!

ROSA                     Noune, noune! (Al professore) Ma chiste addò scenn’a Pimounte?!? Jejo m’aggie decise ca’m’aggia ‘mparà’o’ttaliane! Vuje sijte prufessoure? E m’avite fa’lezioune!

IGNAZIO              (Spiegando al giornalista, che siede perplesso) Oh, mio dio: vuole che le faccia lezioni private di italiano!

ROSA                     A chijste pure ce’servesse cocche’llezioune…  Nun capisce m’anco’o sasijcce!

D’ISANTO             (Intuendo solo l’ultima parola) Salsiccia… Deve essere affamata!

IGNAZIO              Non proprio… Ma eviterò di spiegarle il senso! Certi termini che adopera sono talmente spoetizzanti da essere intraducibili… (Alla donna, supponente) Senti tu, come ti chiami…?

ROSA                     Sempe Rousa! (Prende la borsa e ne tira fuori la carta di identità) Rousa Pijccolo… A servirvi…

IGNAZIO              (Con aria da superiore, le restituisce la tessera)Rosa Piccolo, o come diavolo ti chiami, sei capitata nel momento sbagliato: sono molto impegnato con il dottore e non posso perdere tempo con te… Prova a ritornare in un’altra occasione, magari a Natale…

ROSA                     Seh, a Santu Stefano! Ma jejo aggiu bisogno ‘e ‘mparà ‘o’ttaliano: nun veco ‘ll’ora ‘i parlà comme ‘a ‘na signora, accussjì pozzo je a’fa pure a cummessa dijnto a nu negozio ‘i maglierija! (Alzandosi) E po’ mica‘o’ffacijte gratìjs?!? Je ve pozze dà nu sacc’ì sourde…

D’ISANTO             E’ anche sorda, povera ragazza…

ROSA                     (Prende dal petto un mazzo di banconote e le mette in mano al professore) Tenijte… (Mette una mano nella gonna e prende un altro mazzetto di soldi dalle mutande) E chijste… (Pausa, in cui coglie la perplessità degli uomini. Allora, rigira anche la borsa sulla tavola, dalla quale rotolano alcuni euro) Aggiu capijte: pure chijste! E’ tutte che lle ca’tengo. Tutt’e sparagne mije …

D’ISANTO             Vi sta dando tutto quello che ha…

IGNAZIO              (Odorando)Ma questi soldi puzzano di alici!

ROSA                     (Celando l’imbarazzo)Aggiate paciajnza: jejo, po’ mumento, fatico u’porto da’ Tourre! M’hanno dijtto ca’ fino a quanno parlo accussì, pozz’je ‘a vennere justo ‘o peijsce!

IGNAZIO              Senti, grazie per il pensiero… (Restituisce i soldi e la borsa alla donna e fa per accompagnarla alla porta) Rimetti questi in cassaforte e prova da un’altra parte, che qui abbiamo da fare… Ora scusaci, ma…

D’ISANTO             Aspetti, professore… Un’idea! Potrebbe essere interessante vederla all’opera con la ragazza in queste quattro settimane che sarò qui... Studiare i suoi metodi di insegnamento e registrarne gli eventuali progressi. Ne verrebbe fuori un articolo fantastico. (Gasandosi) Roba da premio pulizer! (Al professore, in confidenza, tirandolo da parte) Lei stesso potrebbe ottenere molta pubblicità, con il minimo sforzo… Il mio giornale potrebbe dedicare un’intera pagina a questa storia!

IGNAZIO              Una pagina intera?!?

D’ISANTO             Senza dubbio…

IGNAZIO              (Pausa, poi cambia repentinamente atteggiamento, verso la ragazza) Rosa cara, ne possiamo parlare!

ROSA                     Chigghiè, mo’c’avita piglià ‘o premio puzzèr, ‘e sorde mije nun puzzano chiù?!?

IGNAZIO              Mettiamo bene in chiaro le condizioni, però… Io potrei anche decidere di farti le lezioni, ma tu, per quattro settimane, dovrai tagliare ogni legame con la tua vecchia vita... Dormirai qui e mangerai qui…

ROSA                     Ma, jejo…

IGNAZIO              Niente jejo… Questa è la condizione: prendere o lasciare!

ROSA                     ‘Gnorsij, ‘a pijglio!

IGNAZIO              Bene!Non riceverai visite, ne andrai a farne: sarai isolata dal mondo da cui provieni. In questa casa imparerai la lingua ed il Galateo... (Porge la sedia a Rosa e va a prendere la bacchetta) Vedrai come si comporta una vera signora… (Guarda sdegnato la ragazza, che si e seduta in modo assai scomposto) E da roccia frastagliata ed informe… (Comincia a modellarla) Io ti scolpirò come un attento scultore… Sarò il tuo professore, tuo padre, all’occorrenza… Il tuo pigmalione!

ROSA                     U’maglioune?!? E sine: je voglio faticà dint’a nu negozio ‘e maglieria!

IGNAZIO              (Scandendo)Pig-ma-lio-ne… (Lanciando un’occhiata a D’Isanto) Ma è un po’prematuro parlarne adesso…(Chiamando fuori) Mamma! Puoi venire un secondo? (A Rosa) Per prima cosa lavoreremo sull’aspetto! Andrai a lavarti, pettinarti e… (Guardando con disgusto i vestiti della ragazza) Indosserai abiti che non ti facciano sembrare… Una pruvasa! 

ROSA                     Ue!E chi t’o ‘ddà?!? (Dà un colpo, con la borsetta, sullo stomaco al professore)

D’ISANTO             Che botta!

IGNAZIO              (Dolorante)Prima lezione: le vere signore non percuotono mai il prossimo… Meno che mai, il proprio professore!

SIGNORA D.S.     (Entrando, vede il figlio con una mano sulla pancia)Lo sapevo: il vino ti ha dato allo stomaco!

IGNAZIO              Non farci caso, mamma… Per una volta non sono io ad aver investito in borsa, ma una borsa che mi ha investito in pieno...

SIGNORA D.S.     La signorina stava andando via? (Scandendo, verso la ragazza) Good bye!

IGNAZIO              Al contrario… La signorina è una mia allieva e sarà nostra ospite per le prossime quattro settimane…

SIGNORA D.S.     Con permesso...(Tira da parte il figlio) Ignazio, figliolo… Il vino ti ha dato anche alla testa! Come ti salta in mente di metterti in casa questo arbre magic alle alici?!? Non sei Madre Teresa di Calcutta: non puoi dar ricovero a tutte le creature bisognose che incontri… Prima raccatti un… Un…

D’ISANTO             Giornalista…

SIGNORA D.S.     Grazie!Un giornalista, poi una… Una…

D’ISANTO             Pescivendola!

SIGNORA D.S.     (Cambiando tono, esterrefatta) Pescivendola?!? Straniera per giunta…

ROSA                     N’ata vota straniera?!?

IGN AZIO             (Interponendosi tra la mamma e la ragazza) Ferma, tu…

SIGNORA D.S.    Ignazio, te lo proibisco!

IGNAZIO              Su, mamma, non fare così…

SIGNORA D.S.     Nella maniera più assoluta!

IGNAZIO              Ma ti prego…

SIGNORA D.S.     Sono irremovibile!

IGNAZIO           Mammina…

Ignazio assumendo una posa plastica da bamboccio, per intenerire la mamma che, guardandolo, scioglie immediatamente le proprie riserve.

IGNAZIO              La signorina è italianissima: si chiama Rosa Piccolo ed è di Torre Annunziata…

SIGNORA D.S.     (Calmandosi)Ah, lei è di Torre Annunziata…?

ROSA                     (Con un inchino grossolano) A servirvi, signò…

SIGNORA D.S.     Le hai controllato i documenti?!?

IGNAZIO              Certo mamma…

SIGNORA D.S.     (Dolce)La nonna era di Torre Annunziata…

D’ISANTO             (Con fare forzato, di circostanza) Davvero?

SIGNORA D.S.     Ma di Piccolo non mi pare di averne conosciuti da quelle parti…

ROSA                     Nun ce facijte caso signò… I’vvoute, tra poveri e signoure… Simme da stessa terra, ma pare ca’ unu cu’nauto, nun ce cunuscijmme…

SIGNORA D.S.     Oh, quanto è vero… (Al figlio) Che ha detto?

IGNAZIO              Ha detto che a volta, tra ricchi e poveri, si è della stessa città, ma quasi non ci si conosce affatto…

ROSA                     (Sorpresa) Ooh! Chest’aggie’dijtto?!?

D’ISANTO             (Annotando) Quanto è vero…

SIGNORA D.S.    Ma non sappiamo niente di questa ragazza… Potrebbe essere sposata!

ROSA                     Noune, signò… A’mijco, chi me pijglia?!?

IGNAZIO              Rosa, cara… Quando avrò finito di educarti, avrai file di uomini ad attenderti fuori casa…

ROSA                     Se è pe’cheisto è tengo pure mo’: è gente c’adda avè ‘e sourde!

SIGNORA D.S.    Ma cosa dirà sua madre, o suo padre?!?

ROSA                     Jejo tengo soulo a papà…

IGNAZIO              Tuo padre vive con te?

ROSA                     Noune, jesso nu’campa cu’mmijco: campa ‘ncopp’i spalle mee!

IGNAZIO              Manigoldo?

SIGNORA D.S.    Usuraio?

D’ISANTO             Parassita?

ROSA                     Mangiafranco! Semplicemente mangiafranco…

IGNAZIO              Beh, allora non ci sono altri impedimenti: la signorina non serve a nessuno, tranne che al sottoscritto! Bene: deve innanzi tutto fare un bagno… (Alla madre) Poi le presterai uno dei tuoi vestiti… Dopodiché, inizieremo subito le lezioni di italiano… (A Rosa) Questo studio sarà la tua stanza! Mamma, accompagna la signorina, grazie! Saranno quattro settimane molto intense, ne sono certo!

SIGNORA D.S.     (Avvicinandosi alla ragazza) Sento puzza di guai… (Annusando la ragazza) E di pesce azzurro! (Incamminandosi) Mi segua, le mostro dov’è la vasca da bagno…

ROSA                     (Fa per andare, torna sui suoi passi e saluta) Aspe… Ve vulevo dijcere grazie… (Gli dà un bacio sulla guancia) ‘O maglioune! (Esce)

SIGNORA D.S.     (Seguendola, da fuori)Niente confidenze con mio figlio!

D’ISANTO             (Guardando Ignazio, che siede compiaciuto accanto al camino) Professore, il suo entusiasmo è veramente coinvolgente… Tuttavia, spero che non voglia approfittare della situazione…

IGNAZIO              In che senso?

D’ISANTO          Professore, mi permetta una domanda sfacciata: lei si comporta da persona a modo, quando ha a che fare con le donne?

IGNAZIO          Ha mai conosciuto un uomo che si comporti come si deve, quando ha a che fare con le donne?

D’ISANTO             Sì, e spesso, anche…

IGNAZIO              Bene. Io… Mai! (Si alza) Non appena do un po’ di confidenza ad una donna, questa diventa gelosa, esigente, sospettosa, insomma: un guaio! E’ anche vero che, da par mio, appena entro in confi­denza con una donna, divento egoista e tirannico. Tuttavia, credo che sia una reazione naturale: le donne tendono a buttare tutto all’aria, se le lasci entrare nella tua vita…

D’ISANTO             E questo può essere considerato un male?

IGNAZIO              Oh, senza dubbio! Penso, invece, che la donna debba vivere la sua vita e l’uomo la propria. Quando si trovano accanto, per uno strano scherzo del destino, ciascuno dei due, cerca di cambiare l’al­tro. Col risultato che entrambi si trovano cambiati e scontenti, perché, in fondo, detestano ciò che sono diventati... (Si siede sulla panchetta davanti alla tastiera.)

MUSICA : Traccia 4 (2’18’’)

LUCE 7: Seguipersona su Ignazio. Cambio colori su interno

SCENA SETTIMA

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QUANDO UNA DONNA SPOSERAI

No tu, uomo, non cambiar…

Sai gestire bene il tempo con la razionalità,

e sai trovare soluzioni con la tua genialità.

Per niente isterico… Talvolta istrionico…

Ma mai collerico. Stoico…

Unico Re del mondo che vuoi tu…

Finché una donna troverai…

Quando una donna sposerai,

i guai tuoi passerai!

Quel che bene stava a te,

ora bene più non è!

Ma è corretto solo tutto quello

che va bene a lei…

Quando una donna sposerai,

una nemica troverai!

Per lei è impossibile,

ragionare come te

Vanitosa, dispettosa,

capricciosa, maliziosa, ma perché?

L’umore una bandiera al vento diverrà,

le basta un soffio e muterà.

In ogni discussione contro lei sarà,

sempre ragione porterà.

Quando una donna sposerai,

i guai tuoi passerai.

Una vita senza nei,

e non vai bene come sei

Quando una donna sposerai…

Così non ti sposare mai…

E non dovrai cambiare mai…

Perciò io non mi sposerò mai!

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SCENA OTTAVA

LUCE 8: Luce giorno

IGNAZIO              E così, eccomi qui, vecchio scapolo incallito, con ogni probabilità de­stinato a rimanere accanto all’unica vera donna della mia vita: mia madre!

D’ISANTO             In questa faccenda, però, non posso non sentirmi responsabile per quella ragazza…

IGNAZIO              Ah, ma sarà semplicemente un’allieva, ed io sono pronto a scommettere che, in quattro settimane, farò di quello spurgo di fogna una vera signora…

D’ISANTO             Quattro settimane?!? Impossibile! Scommetto cinque euro che non ce la farà!

IGNAZIO              (Stringendo la mano al giornalista) Affare fatto!

Entra la signora De Simone, con la faccia annerita ed una bottiglia di alcool denaturato in mano

D’ISANTO             (Mantiene con entrambe le mani, quella del professore) In ogni caso, le lezioni, e tutte le spese dell’esperimento, saranno a carico del giornale…

IGNAZIO              (Entrambe le mani stringono quelle del giornalista) Magnifico… (Intravede la madre e lascia repentinamente le mani di D’Isanto) Mamma… Mamma!

SIGNORA D.S.     Che c’è figliolo?

IGNAZIO              Cosa fai con quel alcool?!?

SIGNORA D.S.     Per questioni di igiene ho bruciato gli abiti della ragazza…

IGNAZIO              Bruciato?!?

SIGNORA D.S.     A proposito… Figliolo, dove ti ha baciato quella ragazza?

IGNAZIO              (Mostra la guancia) Qui (La signora De Simone fa per avviarsi fuori, poi torna sui suoi passi e pulisce con l’alcool la guancia del figlio, per disinfettarlo dal bacio ricevuto in precedenza dalla pescivendola. Quindi, infastidito esclama) Mamma!

SIGNORA D.S.     Mai troppa, l’igiene, figlio mio…

Suona il campanello di casa De Simone

MUSICA : Traccia 5 (6’’)

IGNAZIO              Mamma!Suonano alla porta… Puoi pensarci tu? Saranno i vigili del fuoco.

SIGNORA D.S.     Certo, caro… (Esce)

IGNAZIO              Grazie, mamma…

D’ISANTO             Anche mia madre è una soldatessa della pulizia!Le mamme, passate i cinquant’anni, finiscono per assomigliarsi un po’tutte…

IGNAZIO              Così simili tra loro, eppure così uniche! Beh, spero che Rosa faccia presto: non vedo l’ora di mettermi all’opera. Sarò come Pigmalione con la sua Galatea… O come il professor Higgins con la sua Elizabeth!

SIGNORA D.S.     (Rientrando) Lo sapevo:i guai stanno già cominciando… Alla porta c’è un uomo: il suo nome è Procolo Piccolo. E vuole te, Ignazio. Dice che hai qui sua figlia!

D’ISANTO             (Scattando in piedi) Il padre di Rosa?!?

IGNAZIO              (Senza esitazione)Va bene, fallo passare…

SIGNORA D.S.     Come vuoi tu, figliolo… (Incamminandosi verso fuori)

IGNAZIO              Grazie, mamma! (Al giornalista) Senza dubbio sarà un manigoldo!

D’ISANTO             Che lo sia o meno, temo che sarà un osso duro. Evitiamo grane…

IGNAZIO              (Fiducioso)Se mai, di grane ne avrà lui da me, e non viceversa. E sono certo che gli caveremo qualcosa d’interessante.

D’ISANTO             A proposito della ragazza?

IGNAZIO              No, mi riferivo alla parlata.

D’ISANTO          Ah!

SIGNORA D.S.     (Sulla soglia) Accomodatevi, signore…

SCENA NONA

Procolo, entrando nella casa borghese del professor De Simone, sembra immune sia da timidezza che da imbarazzo. Il suo marcato accento di Maddaloni contribuisce a rendere la sua voce incisiva, conse­guenza dell‘abitudine di esprimere quel che gli passa per la testa senza peli sulla lingua. L’atteggiamento che ha scelto, marcatamente finto per cercare di spillare quattrini ad Ignazio, è quello dell’onore offeso.

PROCOLO            Grazie ‘a pacchià…

SIGNORA D.S.     Pacchiana, a me?!?

PROCOLO            (Molla un colpo dietro le spalle di D’Isanto, scambiandolo per il suo uomo)Buongiorno professoure…

D’ISANTO             Piacere, Pietro D’Isanto… Comunque, il professore è lui. (Indicando Ignazio)

PROCOLO            Il professoure De Simoune?

IGNAZIO              Sono io. Si accomodi…

PROCOLO            ‘Gnorsì, dottòu. (Si siede)Sono venuto pe’na quistione assai grave, dottòu! Mi prisento: sono Piccolo Proucolo … (Allungando la mano in segno di saluto)

IGNAZIO              (Prontamente, a D’Isanto). Cresciuto a Maddaloni.Madre di Marcianise, padre di Mondragone, direi…

Procolo spalanca la bocca, sbalordito rimanendo con la mano protesa. D’Isanto interviene prima che l’uomo possa commentare

PROCOLO            (Inebetito)Faticate ‘o comune?

IGNAZIO              No…

PROCOLO            Allora site n’induvino?

D’ISANTO             No, non è un indovino!

PROCOLO            Ma come diavolo ‘a fatto?!?

D’ISANTO             E’ un esperto di dialetti…

IGNAZIO              Signor Piccolo?

PROCOLO            (Invitandolo a chiamarlo per nome)Proucolo!

IGNAZIO              Signor Procolo!

PROCOLO            (Interrompendolo) Sulo Procolo!

IGNAZIO               Come vuole lei… Procolo!Si può sapere cosa è successo di così grave?

PROCOLO            (Con tono forzatamente grave)Una questioune d’onoure… ’A figlia mije...

IGNAZIO              Onde evitare malintesi, voglio dirle subito che sua figlia è venuta qui di sua spontanea volontà ed ha avuto la sfacciataggine di chiedermi alcune lezioni di Italiano…

PROCOLO            (Affranto) Uh’ssapevo!

IGNAZIO              Signor Piccolo, sarò Franco con lei…

PROCOLO            Seh? E io so’ semp’Procolo…

IGNAZIO              Rosa ormai è maggiorenne. La ragazza vuole imparare l’italiano ed io posso insegnarglielo con un corso intensivo di quattro settimane, nelle quali la ragazza deve assolutamente tagliare i ponti con la sua realtà d’origine. Per questo, durante tutta la durata del corso, Rosa si trasferirà qui dal sottoscritto. Ma in tutto questo periodo, posso garantire sull’illibatezza dei rapporti, che saranno esclusivamente di tipo “professore-allieva…”

PROCOLO            Va buou! Fosse tutto chesto! Chest’nun’è pobblema…

D’ISANTO             Come sarebbe, (Imitando in modo goffo la parlata di Procolo) “Chest’nun’è pobblema”?!?

PROCOLO            A guagliouna s’è fatta groussa!

D’ISANTO             Ma dovrà restare qui per un mese…?

PROCOLO            Azz… ‘A truvate pacche, zizze e noglie!

D’ISANTO             Come ha detto?!?

IGNAZIO           Sostiene che la figlia ha trovato tutte le comodità…

PROCOLO            Appunto, pacche, zizze e noglie!

IGNAZIO           Ma, è sicuro? Un mese senza tornare a casa…

PROCOLO            Pruvessou… M’aggio sciuruppauto jejo pe’ vint’anne, va’putijte tenè nu pouco ‘ncopp’u’stoummeco pure vuje!

IGNAZIO              Io non riesco a capire… Voi non parlavate di una questione d’onore?

PROCOLO            (Quasi sofferente per l’onta subita) Sine, sine. Questione d’onoure assaie grave! (Trasalendo) In famiglia, duttou, avjimmo avuto carcerate, barbune, genta  sparata ‘mmiez’a vija… Gente emigrata a Bologna… A munnezza d’a’ggente, duttou… Ma mai nessuno, dico maje…! S’è maije azzardata ‘a parlà uh’ttaliano! Maje!

D’ISANTO             Questa è la questione d’onore?!?

PROCOLO            (C.s.)Sine, sine… (Piangendo e percuotendosi per la disperazione) Chi scuourno, chi scuourno!

IGNAZIO              Non mi pare il caso di farne una tragedia…

PROCOLO            Dateme ‘na mano pure vuje, professò (Si percuote il viso utilizzando una mano di Ignazio)

IGNAZIO       Ma si calmi, signor Piccolo!

PROCOLO            (Invitandolo a chiamarlo per nome)Proucolo…! (Calmandosi) Dov’è ora, a figlia mija?

IGNAZIO              E’ di là… Si sta facendo un bagno…

PROCOLO            Pure?!? (Disperandosi nuovamente) Che scuourno, che scuourno…

IGNAZIO              Capisco che la base dell’essere civili può rappresentare un’onta troppo grossa per la sua famiglia, mi arrendo… Sua figlia è di la: la prenda e se la porti via!

PROCOLO            (Prontamente) Eh, già! Mo’pe n’aceno ‘e sale, vulesseme perdere tutt’a menesta?!?

D’ISANTO             Ma allora, si può sapere lei cosa è venuto a fare, qua?

PROCOLO            A parlarvi co’core’mmano… Mo’ ca mia figlia deve rimanere qui per quattro settimane…

IGNAZIO              Ma, veramente…

PROCOLO            (Prontamente) E va’tenijte, duttou, nun ce stanne marounne! Dicevo, ora che ‘a figlia mija deve rimanere qua… (Precisando ancora) Mo’ è nu fatt’e principio… Sono rimasto solo ‘a mantenè ‘o carro pe’a scesa! E mo chi badarraggierà a famijglia?!?

D’ISANTO             Ma quanti siete in famiglia?

PROCOLO            Aeh! (Come per indicare un numero abnorme, poi fa mente locale) Ce stong’je… ‘A figlia mija… Po ce stonghe jejo! ‘A figlia mija… Ah, e po’ ce stanghe pure ‘je…

IGNAZIO              Famiglia numerosa, la sua…

PROCOLO            Sissignore!Dicijteme nu pouco: mo che essa sta’ccà: a me chi me mantene?!?

IGNAZIO              Ha capito, D’Isanto: questo signore qua…

PROCOLO            Proucolo…

IGNAZIO              Ha avuto la faccia tosta di venire qui da me a chiedere dei soldi in cambio della permanenza qui della figlia…

PROCOLO            Comme fosse ‘n’affijtto, va’!

IGNAZIO              E’incredibile!

D’ISANTO             (Mettendo mano al portafogli)E dite… Quanto vorreste per il noleggio di vostra figlia?!?

PROCOLO            Che saccio jejo: ‘nu pare d’evere ‘o juorno?!? Anzi tre! Pe’ quatte semmane, novanta evere! Propete pecchè site vuje… Apparammo a cient’evere!

IGNAZIO              (A D’Isanto)Ci ha fatto lo sconto!

PROCOLO            Pecchè site vuje, duttou! Ma precisamme: vuje chisti sourde mica me l’avite dà pecchè m’e merito: noune!

IGNAZIO              Come sarebbe?!?

PROCOLO            E si, duttou… L’unico merito c’aggio tenuto è di averla crisciuta fino a quando non è diventata interessante pe’vuje… Penzatece buono: a stu munno, nisciuno s’ammerita ‘e avè ‘e denare ca’ tene… Chille ca’fa’na vita sbattuta, lavorata, ca’se cocca ca’schiena a piezz’, quasi sempe se more ‘e famme. Po’sta chille ca’ campa ‘ncopp’e spalle ‘e’ll’ate, ca’ nun move maje nu dito, ma sulo pecchè se dice che è “padrone”, tene’e denare ‘a fore ‘a sacca… Ve pare ‘na cosa justa?!? Allora, mmiez’a tanta disoneste, Je putevo venì addu vuje e ve raccuntà di essere nu’pover’ommo, pe’ me fa compatì… Invece no, je ve dico ca’nun teng’genio ‘e fa niente: ca’so’talmente sfaticato, ma talmente sfaticato, ca’chiù sfaticate ‘e me ce sta sulo ‘o Sindaco! E se stu munno, disonesto nun pava maje ‘na vita onesta… Almeno  spero ca’ vene pavata l’onestà ‘e nu disonesto comme ‘a’mmè…

D’ISANTO             Un ragionamento che ha dell’incredibile…

PROCOLO            ‘A zizza ‘e pacchiana!

IGNAZIO              (A D’Isanto che lo guarda perplesso)Che non fa una grinza…!

PROCOLO            Appunto…‘A zizza ‘e pacchiana, duttou…

IGNAZIO              Un mese a scuola da noi e quest’uomo potrebbe diventare Governatore di una qualsiasi regione d’Italia!

D’ISANTO             La Campania, ad esempio… (Dando i soldi a Procolo e guardando Ignazio)

IGNAZIO              Ah, per quella è più che pronto il signore…

PROCOLO            Procoulo, duttou… Allora, me posso candidà, professo?!?

IGNAZIO              (A Procolo, intento a contare i soldi) Mi raccomando, Procolo, non li date tutti in opere pie!

Procolo, ottenuti i danari, fa per andarsene  e si alza

PROCOLO            Ma nun me passa m’anco p’a capa!

D’ISANTO             Neanche in offerte in Chiesa, mi raccomando…

PROCOLO            Ce mancasse! Meglio ca’m’mbriaco jejo, ca’s’embriacano’ll’ate!

IGNAZIO              E’quello che dico anch’io… Statevi bene signor Piccolo!

SCENA DECIMA

Si precipita verso l’uscio, ansioso di svignarsela coi denari appena intascati. Ma come apre la porta, si trova di fronte una giovane linda, grazio­sa, raffinata, con indosso un semplice tailleur,. Con lei è la signora De Simone.

PROCOLO            Proucolo, duttòu, Proucolo… Buona giornata. (Procolo si scosta per cedere il passaggio, chie­dendo scusa)Uh,Scosaute, signorijna…

ROSA                     Patu mije! E tu ‘ccà che sì venouto ‘a’ffà?!?

PROCOLO            Rousa?!?

IGNAZIO              (Visibilmente impressionato dalla vista della ragazza, completamente trasformata dalla pulizia)D’Isanto: l’abito fa la monaca!

D’ISANTO        (Anch’egli impressionato)E’senza dubbio la più bellaRosa del giardino!

ROSA                     Nun  assumijglio ‘a ‘na meza sceima?!??

IGNAZIO              Scema? (Incrocia lo sguardo severo della madre e si dà un contegno) Non più del solito…

PROCOLO            ‘E accussì, ‘e vuloute mettere ‘a lengua ind’o pulijte?!? Penzavo ca’primm’o poi cocched’uno avesse studiato’o’ttaliano… (Commuovendosi) Ma nun penzavo ca’fusse stata tu, fijglia mija…

ROSA                     Papa, jejo…

PROCOLO            No, nun dicere niente fijglia mija… Si no, chisti duje ce’ripenzano e se pigliano ‘e sorde n’ata vota… 

ROSA                     Quali sorde?!?

PROCOLO            Cos’e niente… Je mo’vaco, ma arricuordete… Chi parla male, te fa bene! E chi parla bene… Te fa male! Stateve buon! (Alla Signora, prima di uscire, facendole il baciamano) Bella pacchiana mija! (Esce)

Rosa è tutta scombussolata dal trovarsi in una realtà nuova, cui non è abituata. Si siede incerta, ma composta, soprattutto per la difficoltà nel muoversi nei nuovi panni. Ha l’impressione di essere una paziente appena accolta in una clinica, al suo pri­mo incontro con i medici. Ignazio, in un primo momento incapace di starsene seduto tran­quillo, la disorienta ancor più passeggiando per la stanza. Se non fosse per la rassicurante pacatezza del giornalista, Rosa scapperebbe a gambe levate.

IGNAZIO              Pronta per mettersi al lavoro, Rosa?!? (La ragazza fa cenno di assenso con la testa senza parlare)Allora, iniziamo con l’alfabeto.

ROSA                     E perdijmmo ‘u tiempo:jejo l’alfabeto ‘u’saccio. Che m’avijte pigghiate pe’ ‘na criatoura?!?

IGNAZIO              (Tonante)L’alfabeto!

D’ISANTO             Su, Rosa… Faccia come le dice lui. Ognuno ha i suoi metodi e lei si deve fidare...

ROSA                     Ah, beh, se ‘a mettijte accussij... (Decisa) Aaa, bij, cij, dij...

IGNAZIO              (Disgustato)Alt, ferma stoop!

D’ISANTO             Ma cos’ha in bocca, un distorsore per chitarre elettriche?!?

IGNAZIO              (Piano all’amico, con le mani nei capelli)E’ terribile, D’Isanto: devo insegnarle la lingua di Dante, Manzoni, Leopardi, e questa bestia se ne viene con… (Imitandola) Aaa, bij, cij, dij... (A Rosa)Attenta alla pronuncia: devi dire a, bi, ci, di...

ROSA                     Aa, bi, ci, di…

D’ISANTO            Non c’è dubbio, molto meglio!

IGNAZIO              (Sedendosi)Brava, Rosa, ora prova a dire: “Prego, una pizza!”

ROSA                     Zi’pre’, ‘na paizza!

Ignazio, attonito, guarda il giornalista, che esclama

D’ISANTO             Beh, qualcosa di buono c’è…?

IGNAZIO              (Cercando, a fatica, di mantenere la calma)Credo di si:possiamo solo migliorare… Rosa, riproviamoci… Con calma: concentrati però e ripeti: “Prego, una pizza anch’io!”

Rosa, cerca conforto nello sguardo di D’Isanto

D’ISANTO             (Incoraggiandola) Su, dai Rosa… Ce la puoi fare!

ROSA                     Zi’pre’, ‘na paizza pure jejo! E ca’vas’i’nicola!

D’ISANTO             Vuole baciare Nicola?!?

IGNAZIO              D’Isanto: non ci si metta anche lei…Rosa…(Dopo una lunga pausa, nella quale si trattiene a stento dall’imprecare) Non ci siamo ancora… Proviamo a cambiare la frase. Ripeti con me: “Madre mia, sono in cima!”

ROSA                     Mamma mija, stong’n’ciaaaaaaima! Eh?!?

IGNAZIO              (Pausa, C.S.)Aspettatemi qui… (Esce velocemente da sinistra)

ROSA                     Nun stocie jenno ‘bbuono, è overo pruvulòu?

D’ISANTO             Non ce l’ho il provolone… E poi, non è il momento di mangiare, Rosa…(Dissimulando, vedendo la ragazza affliggersi)Qualche difficoltà all’inizio è normale! Ma non preoccuparti: il professore sa quello che deve fare…

ROSA                     Menu male ca’o’ssape jaisso!

IGNAZIO              (Rientrando velocemente con un bicchiere contenente del liquido all’interno) Rosa, da brava, fai qualche sciacquo con questo: è un toccasana!

ROSA                     M’aggia agghiouttere?

IGNAZIO              (Passandole una scodella) No, no, no… Fai solo qualche gargarismo e sputa qui dentro senza ingerire, altrimenti… Non ne trai beneficio!

Rosa esegue, titubante, quanto gli ha detto di fare il professore

D’ISANTO             Cos’è, un rimedio naturale?

IGNAZIO              Si, una tisana…

ROSA                     (Sciacquando l’ugola rumorosamente) Glo-glo-glo-glo-glo!

IGNAZIO              A base di gocce di limone e…

ROSA                     (Sciacquando l’ugola rumorosamente) Glo-glo-glo-glo-glo!

IGNAZIO           Acido muriatico!

Rosa sputa repentinamente il liquido nella scodella, dal quale esce un fumo bianco. Il giornalista si volta visibilmente sorpreso e perplesso verso il professore

D’ISANTO             Lei è un pazzo scatenato!

IGNAZIO              A mali estremi, estremi rimedi!

ROSA                     (Tra colpi di tosse e singhiozzi) Pateme m’aveva deitto: Chi parla bene, te fa male! Pateme nun sape leggere ‘i scrivere, ma forze è chiù prufesseure ‘i veuie… (Esce di corsa, piangendo)

D’ISANTO             Questa volta ha proprio esagerato…

IGNAZIO              Niente affatto! Bisogna far capire a quella selvaggia che, per imparare, dovrà fare dei sacrifici. Non bastano un bagno caldo ed un vestito pulito per essere una vera signora…

D’ISANTO             Che c’entra ora l’aspetto fisico?!? Rosa le ha chiesto di imparare l’italiano, punto e basta! 

IGNAZIO              Il modo di parlare di una persona è la fotografia della sua anima, perciò questa ragazza va ripulita nella lingua, come nel resto della persona…

D’ISANTO             No, professore, non credo che sarà così semplice. Mi scusi se glielo dico: con la sua montagna di conoscenze potrà anche riuscire a far parlare decentemente Rosa, ma non potrà mai cancellare il suo mondo. La lingua materna non è fatta solo di parole, buttate qui e lì a casaccio, in modo sgrammaticato. E’ un insieme di gesti, di mugolii, di espressioni non verbali che racchiudono i sentimenti, la vita stessa della gente... Sono cose che, a lavarle, non vanno via neanche col sapone! Con permesso, professore. (Esce)

IGNAZIO              Si sbaglia, dottor D’Isanto, e ve lo dimostrerò: tempo quattro settimane!

Buio. Questi appena patiti, sono i primi tormenti ai quali la povera Rosa deve sottoporsi per la prima settimana, prima che ci sia dato di incontrarla nuovamente in occasio­ne della sua ennesima lezione con il burbero professore.

MUSICA : Traccia 6 (17’’)

SCENA UNDICESIMA

Una serie di flash sulle lezioni del professore e Rosa, con il giornalista D’Isanto ad osservare distrattamente, mentre legge un giornale.

LUCE 9: Buio. Poi luce sera su Rosa e Ignazio. Luci notte.

IGNAZIO              Benissimo, Rosa. Ora proveremo con alcuni sassolini: apri la bocca.

ROSA                     Aaah!

IGNAZIO              (Introducendo li sassolini nella bocca della ragazza)E uno, e due, e tre, e quattro e cinque… Ora desidero che tu scandisca bene tutte le sillabe di questi versi di Eugenio Montale, come se non avessi i sassolini in bocca… (Legge)

                                “Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d' orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi… “

                                (Le passa il foglio) Avanti, prova tu…

ROSA                     (Incredibilmente impacciata) Meriggiaree pallido e assorto… E’inutile. E’inutile!

D’ISANTO             Mi scusi Ignazio, ma quelle pietre sono proprio necessarie?

IGNAZIO              Se erano necessarie per Higgins con Helizabeth, lo saranno anche per Rosa Piccolo! Da brava, Rosa, continua...

ROSA                    (Ancora più impacciata) Ascoltare tra i pruni e gli sterpi…

IGNAZIO              (Contrariato) Non afferro una sola parola!

ROSA                    (Ricominciando ed urlando) Meriggiaree pallido e assorto…

D’ISANTO             (Parlando sovrapponendosi alla nenia incomprensibile di Rosa) Forse Montale è un po’ troppo difficile per lei… Provi con qualcosa di più semplice, che so io: Ungaretti…

IGNAZIO              (Urlando) Accidenti, non sento una parola!

Piomba il silenzio. Rosa spalanca gli occhi: Poi sputa nella propria mano le palline ed esclama

ROSA                     M’aggio agghiuttouto ‘nu sassulijno!

IGNAZIO              Oh, non importa, lo recupererai domani mattina…  (Introducendo altre pietre nella bocca della ragazza) E uno, e due, e tre, e quattro…

La luce si abbassa lentamente. Breve stacco musicale.

MUSICA : Traccia 7(16’’)

SCENA DODICESIMA

La luce si riaccende ed i tre sono in posizioni cambiate rispetto alla situazione precedente. Il professore è sul divano, con una borsa del ghiaccio in testa; il giornalista tenta di addormentarsi in un angolo con un giornale sul capo

LUCE 10: Buio. Poi luce notte con colori diversi.

IGNAZIO           Rosa: con calma… Riproviamo… (Scandendo) La pioggia, a Foggia, poggia mogia mogia…

D’ISANTO             (Protestando)Ancora?!? Ma sono le due di notte!

ROSA                     (Sfinita) ‘Ncia facci’cchiou!

D’ISANTO             Ha ragione, poverina: è sfinita… Continuiamo domani mattina…

IGNAZIO           No: nella maniera più assoluta: non andremo a dormire fino a quando la ragazza non la smetterà di distorcere queste sillabe in maniera così sguaiata! Forza, su, riprovaci…

ROSA                     La piouggia, a Fouggia, pouggia, mougia, mougia…

D’ISANTO             E’ inutile… In questo modo, ne caverà fuori solo un bel paio di occhiaie…

IGNAZIO           Niente affatto! Rosa, cerca di sforzarti che mi è montata un’emicrania tremenda…

ROSA                      ‘A teng pure jejo professou…

IGNAZIO           (Intenerito, cambia tono, avvicinandosi a Rosa) Vedi? Se comprendi che “emicrania” significa “mal di testa”, puoi anche riuscire a parlare in modo decente… Rosa, so bene che sei stanca e che tutto il lavoro di questi giorni ti ha letteralmente sfinito… Ma pensa a quello che stai tentando di realizzare! Ti racconto una storia…Pigmalione, il Re di Cipro, era anche uno scultore. Così, scolpì Galatea, una statua di donna in avorio, della quale si innamorò a tal punto, da ritenerla più bella di tutte le altre donne in carne ed ossa. Ecco, io sono come Pigmalione e sto cercando di scolpire la mia Galatea. Tu sarai un monumento al riscatto sociale… Guadagnerai molto più che uno stipendio a fine mese: avrai l’orgoglio di guardare a testa alta tutti i signori che ora ti disprezzano, ma che finiranno per ammirarti incantati. E chi ora storce il naso al suono della tua voce, sarà presto inebriato dal profumo di quei fiori che, travestiti da parole, usciranno dalle tue labbra…

Rosa ha ascoltato ammaliata il discorso del professore. Per la prima volta egli si è mostrato umano nei suoi confronti. Dopo il discorso, De Simone si alza e va a sedere stancamente alla scrivania. Rosa, ora, ha qualcosa nello sguardo, un moto di orgoglio che prima non c’era.

IGNAZIO              (Rassegnato) Prova un’altra volta…

ROSA                     (Lentamente) La pioggia, a Foggia, poggia mogia mogia…

IGNAZIO              Cosa hai detto?

ROSA                     (Più sicura) La pioggia, a Foggia, poggia mogia mogia…

IGNAZIO              (Sobbalzando sulla sedia) Ancora…!

MUSICA : Traccia 8 (1’57’’)

SCENA TREDICESIMA

LUCE 11: Motorizzati e cambio colore su canzone.

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LA PIOGGIA A FOGGIA

(Rosa)

La pioggia, a Foggia,

poggia mogia mogia.

(D’Isanto)

Oddio! L’ha detto!

(Rosa)

La pioggia, a Foggia,

poggia mogia mogia.

(Ignazio) Sale su una sedia

Perdinci! E’ fatta!

Ripeti un po’: come si poggia?

(Rosa)

Mogia mogia!

(D’Isanto)

Mogia mogia!

(Ignazio)

E dite un po’: dove c’è pioggia?

(Rosa)

A Foggia!

(D’Isanto)

A Foggia!

(Insieme)

La pioggia, a Foggia,

poggia mogia mogia.

(Ignazio)

Insieme, ancora!

(Insieme)

La pioggia, a Foggia,

poggia mogia mogia.

(D’Isanto)

Ma complimenti!

(Ignazio)

Trenta trentini entrano a Trento

(Rosa)

Tutti e trenta, trotterellando!

(Ignazio)

Pronto? Il questore è lì in questura?

(Rosa)

In questura? A quest’ora?!?

Rosa ed il professor De Simone si esibiscono in un ballo di coppia

(Insieme)

La pioggia, a Foggia,

poggia mogia mogia.

La pioggia, a Foggia,

poggia mogia mogia.

Sulla parte musicale, Rosa sale sulla scrivania, gli altri portano il tempo.

Olè! (Tutti si siedono sulle sedie su cui erano seduti all’inizio)

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Movimenti coreografici dei tre: il giornalista finge di essere un toro, mentre De Simone lo schiva da perfetto “toreador”. Rosa, invece, sale sulla scrivania, battendo passi da flamenco. Sul finale della canzone, tutti e tre si ritrovano nel salotto ed esclamano “Olè”, sedendosi plasticamente sulle rispettive sedie-poltrone.

SCENA QUATTORDICESIMA

Entra la signora De Simone, richiamata dal baccano proveniente dallo studio.

LUCE 12: Luce notte. Piazzato laterale da destra.

SIGNORA D.S.     (Visibilmente allarmata) Ignazio, per amor del cielo, stai bene?

IGNAZIO              Certo, mamma, non potrei stare meglio! (A D’Isanto) Adesso, non ci resta che iniziare a collaudarla in pubblico…

SIGNORA D.S.     Ignazio! Sono stata svegliata di soprassalto da un baccano infernale: cosa può essere stato?

IGNAZIO              Baccano?!? Lei ha sentito niente, D’Isanto…

D’ISANTO             No…

IGNAZIO              E tu, Rosa…

ROSA                     No!

La ragazza ha gli occhi pieni di una luce che non aveva in precedenza: l’amore ha fatto capolino nell’animo di Rosa

IGNAZIO              Sentito? Sarà stato un brutto sogno, mamma… Perché non prendi una valeriana…? Beh, si è fatto tardi andiamo a letto!

D’ISANTO          Buonanotte, signora… Buona notte Rosa! (Esce)

IGNAZIO              Buonanotte, professore…

D?SANTO             (Credendo che le parole del professore siano rivolte lui) Buonanotte professore…

IGNAZIO              Se la cosa dovesse ripetersi provvederò io stesso a chiamare un medico, non preoccuparti. Buonanotte, Rosa, continua ad esercitarti…

SIGNORA D.S.     Ma è quasi mattino?

IGNAZIO              Come si dice: il mattino ha l’oro in bocca!

SIGNORA D.S.     Ma…La ragazza dovrà pure riposarsi un po’!

IGNAZIO              Si, certo… Tra un paio di settimane! Buonanotte!

SIGNORA D.S.     Non dargli retta o finirai per ammalarti. E’ora di mettere da parte i libri e gli esercizi per andare a dormire… (Vede che la ragazza è rimasta incantata, con lo sguardo nel vuoto) Rosa…? (Passa una mano davanti agli occhi della ragazza, che resta sognante) Ho capito, sei sfinita: mi tocca metterti a letto!

SCENA QUINDICESIMA

Rosa inizia a cantare, sognante, mentre la Signora De Simone, la aiuta a mettersi a letto. Sul finale della canzone, Rosa, rimasta sola, si alza sul letto.

MUSICA : Traccia 9 (3’50’’)

LUCE 13: Cambio colori su prima parte canzone.

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ACQUA CHE NUN LEVA SETE

No, je, a letto nun voglio ‘ì,

Je’ già sogne, ma senza m’addurmì.

Me sentevo libera e abballà,

comme si nisciuno ‘essa guardà.

Je abballasse, ‘ossaje,

senza fermarmi maje,

pe’ssemp’mbraccio ‘a’tte.

E’ comme n’acqua che,

nun leva sete, oj’ne’.

Pecchè succede, a’mme?

Je nun me pozzo fare chiù capace,

chill’omme è viecchio, ma me piace…

Je abballasse ancor,

e te chiamasse ammor.

E te strignesse cor a cor.

LUCE 14: Sagomatore su letto/divano e su cantante solista.

Je ballarrìa ‘o’ssaje,

senza fermarmi maje.

Mo che l’ammore c’è.

E chesta è n’acqua che

nun leva sete, a 'mme.

Ma che succede, 'oj 'ne'?

Scema accussì, no je nun so’maje stata,

arrassusìa, so’annammurata…

Je ballarrìa ancor. 

Te chiammarrìa ammor.

Te stregnarrìa cor a cor.

LUCE 15: Motorizzati, tagli laterali da dx e sx, con effetti, su entrata ballerini.

Je ballarraggio, ‘ossaje,

senza fermarmi maje,

pe’ssemp’mbraccio ‘a’tte.

E’ comme n’acqua che,

nun leva sete, a me.

Ne so’sicura oj ne’.

Mo che so’auciello, libera ‘e vulà,

ma chiù ‘lla’nderra aggia turnà.

Je ballarraggio ancor,

te chiammarraggio ammor,

te stregnarraggio cor a cor.

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Fine primo atto.
ATTO SECONDO – M.F.M.-Il pigmalione napoletano

SCENA SEDICESIMA

Apertura sipario.

Studio di Ignazio De Simone.

LUCE 16: Luce giorno.

MUSICA : Traccia 10 (32’’)

IGNAZIO              No, no e no!

ROSA                     Professò non fate così… Andiamo bello!

IGNAZIO              “Andiamo bello” non significa niente! Non puoi continuare a parlare in questo modo così barbaro! Vuoi sforzarti di capire che, le espressioni tipiche della lingua napoletana, tradotte in italiano, oltre a suonare malissimo, non significano niente?

D’ISANTO             Io glielo avevo detto, professore, che non sarebbe stato semplice: ora Rosa parla un po’di italiano, è vero… Ma  lei pensa ancora in napoletano: questo è il vero problema!

ROSA                     Da sopra la mano  devo dire una cosa a tutti e due: almeno ho messo la lingua nel pulito…

IGNAZIO              (Disperandosi) Oh, signore… Ma la sente, D’Isanto…?

D’ISANTO             Non si disperi professore: siamo appena a tre quarti dell’esperimento e Rosa ha già compiuto passi da gigante, grazie a lei…

IGNAZIO              Questo è vero… Rosa! Tu non immagini neanche quale sarà il premio di tutti i tuoi sacrifici… Le privazioni della gioventù, saranno ben presto un lontano ricordo… Te lo prometto! Beh, ora facciamo un po’ di pausa, vado a fare una doccia…

ROSA                     Non vi preoccupate, professore: ora faccio ancora acqua alla pipa, ma non temete! Fate la doccia presto presto, che buttiamo ancora le mani, prima di cena! Eh?!? Che ne dite?

IGNAZIO              Oh, mio Dio: ho creato un mostro… (Esce)

ROSA                     Ho detto qualcosa che non va?

D’ISANTO             No, Rosa, non ti preoccupare… E’solo che ti stai sottoponendo ad uno stress notevole. Tutto il giorno a studiare: è normale che ancora qualcosina non ti sia chiara… (Vede che la ragazza si è rattristata, allora tenta di tirarla su) Ma tutti i sacrifici che stai compiendo in queste settimane, forse, ti varranno davvero una vita da signora…

ROSA                     (Rimasta sola, comincia a sognare) Io, una signora?!? Questa si che è bella!

MUSICA : Traccia 11 (2’17’’)

SCENA DICIASSETTESIMA

Cominciano le note di una canzone, sulle quali Rosa si esibisce con alcuni movimenti coreografici.

LUCE 17: Seguipersona su Rosa, la cantante solista.

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STAREI UNA FRAGOLA

A sognare, che mal ci sta?

Feste e soldi in gran quantità:

star senza risicare.

Uh! Starei una fravola!

Io di secco me n’entrerei

e di grasso mi metterei,

saltando tutti i fossi.

Uh! Starei una fravola!

Lo so, che i soldi non la fanno la felicità.

Ma nessuno è fesso qua:

sta meglio chi ce li ha!

Dito e mano mi prenderei,

lana e seta li mischierei,

mettendo sempre sopra.

Uh! Starei una fravola!

LUCE 18: Aggiunta progressiva di 4 tagli laterali su ciascun entrata dei ballerini.

Fravola! Fragola!

Fragola! Fravola!’

LUCE 19: Motorizzati ed effetti fino a fine canzone

A sognare, che mal ci sta?

Al paradiso si entrerà

per scambio, tanto è uguale.

Uh! Si sta una fravola!

L’acqua è poca e galleggerei,

tutto il pane ci inzupperei.

Star senza digiunare.

Uh! Starei una fravola!

Lo so, che i soldi non la fanno la felicità.

Ma nessuno è fesso qua:

sta meglio chi ce li ha!

E se un uomo capisse che,

ai miei occhi sarebbe un Re,

ci starei sempre insieme.

Uh! Starei una fravola!

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LUCE 20: Buio. Poi luce sera.

SCENA DICIOTTESIMA

Luce. Sono rientrati D’Isanto ed il professor De Simone.

IGNAZIO           Ci siamo: è arrivato il sospirato giorno della prima “uscita in pubblico” di Rosa!

ROSA                     Sono così emozionata!            

D’ISANTO            Professore, non le sembra un po’ prematuro…

IGNAZIO              Niente affatto! Anzi, la pressione di un ambiente di rango superiore stimolerà il processo di metamorfosi linguistica della ragazza…

ROSA                     Si, si: non vedo l’ora… (A D’Isanto) Che ha detto?

D’ISANTO             Dice che vedere gente altolocata può far bene al tuo italiano…

IGNAZIO              Senza alcun dubbio!

ROSA                     Quando buono-buono, più nera della mezzanotte non può venire!

IGNAZIO              (Lunga pausa in cui guarda la ragazza) Beh, forse, un piccolo dubbio… Vuoi evitare di uscire?

ROSA                     Non mi passa neanche per la testa…Quanto mi metto qualcosa di adatto e sono liscia per voi… Faccio subito!

D’ISANTO             Come prima uscita, dove ha intenzione di recarsi? Un caffè, una biblioteca…

IGNAZIO              (Controllando l’orologio) Io credo che il salotto di casa andrà benissimo…

D’ISANTO             Il salotto?!?

IGNAZIO           Perché no? D’Isanto, vada a controllare che Rosa sia pronta al più presto…

La prima uscita in società tra la gente benestante, dunque, Rosa la farà in casa stessa. La famiglia Di Bonito, composta da Ottavio, la sorella, Giulia, e la madre Vittoria, sta per andare a trovare la signore De Simone.

SIGNORA D.S.     (Entrando)Figliolo, ancora qui…?

IGNAZIO              (Cantando) Mamma: solo per te la mia canzone vola…

SIGNORA D.S.     Sei di buon umore…

IGNAZIO              Si, volevo parlarti…

SIGNORA D.S.     Sì, ma fai presto: sai che il giovedì ho le consuete visite e lo studiolo è occupato dalle mie attività mondane…

IGNAZIO              Appunto, mammina…

SIGNORA D.S.     (Interrompendolo)Ho capito! Cosa ti serve?

IGNAZIO              Non te l’avevo detto... (Dissimulando le vere intenzioni) Ma oggi resteremo anche noi durante le tue visite. Contenta?!?

SIGNORA D.S.     Ti va sempre di scherzare, figliolo…

IGNAZIO              Per niente, mamma…

SIGNORA D.S.     Ricordi l’ultima visita del giovedì, alla quale hai partecipato?

IGNAZIO              Beh, se non sbaglio, i Santosuosso, più o meno sei mesi fa…

SIGNORA D.S.     Ricordi bene, figliolo: i Santosuosso, non si sono fatti sentire più… Scomparsi!

IGNAZIO              Mamma, lo so che ho esagerato, quella volta…

SIGNORA D.S.     Si, forse, dar fuoco al cappello della Santosuosso fu un errore…

IGNAZIO              Decisamente… Oggi chi aspetti?

SIGNORA D.S.     I Di Bonito…

IGNAZIO              I Di Bonito?!? Sono perfetti per Rosa…

SIGNORA D.S.     Non vorrai mica introdurre una pescivendola ai miei incontri del giovedì?!?

IGNAZIO              Perché no, mamma? L’ho istruita: gli argomenti su cui può esprimersi liberamente sono “la salute” ed il “tempo”. Vedrai, farà un figurone…

SIGNORA D.S.     Ho capito, si volatilizzeranno come per magia anche i Di Bonito…        

IGNAZIO              Grazie, mamma: sapevo che avrei potuto contare su di te… (Bacia la madre) Sarà un test fantastico per Rosa. Andrà tutto bene, vedrai!

SIGNORA D.S.     Dov’è, la ragazza…?

IGNAZIO              Sta finendo di prepararsi…

SIGNORA D.S.     Che il Signore, sia con lei…

IGNAZIO              Senz’altro, D’Isanto non la perderà d’occhio un minuto!

SIGNORA D.S.     Figliolo non essere blasfemo: io parlo del Signore Iddio!

Suonano al campanello di casa

MUSICA : Traccia 12 (8’’)

SIGNORA D.S.     Santo iddio, sono già qui! Vado ad aprire, figliolo…

IGNAZIO              D’Isanto, dannazione, volete muovervi…

D’ISANTO             (Affacciandosi) Forse è meglio rimandare: Rosa sta vomitando per la tensione…

IGNAZIO              Non è la tensione: sono i peperoni! Le avevo detto di non mangiarli, non li digerisce… E poi una vera signora si vede anche da cosa mangia, che diamine! Su, appena si riprende datele una mentina per l’alito e venite nello studiolo che la introduciamo in società…

D’ISANTO             Io dico che è presto!

IGNAZIO              E io dico che è pronta!

SIGNORA D.S.     Accomodatevi…

IGNAZIO              Vada, presto!

SCENA DICIANNOVESIMA

Entrano i Di Bonito.

VITTORIA D.B.    Arianna, cara…

SIGNORA D.S.     Vittoria, che gioia averti qui!

GIULIA D.B.         Signora De Simone…

SIGNORA D.S.     Giulia! Sei semplicemente incantevole…

VITTORIA D.B.    Tutta sua madre…

Ridono tutti in maniera falsa, per poi sospirare insieme

SIGNORA D.S.     Accomodatevi…

Le tre nobili si siedono insieme, in modo grottesco, per poi accavallare insieme le gambe esclamando: “Hop”

SIGNORA D.S.    E Ottavio?

VITTORIA D.B.    E’intento a trovare parcheggio…

SIGNORA D.S.     Ricordi mio figlio Ignazio?

VITTORIA D.B.    Ma certo, il professore… Che mi dici?

IGNAZIO              Che Iddio ce la mandi buona!

VITTORIA D.B.    Caro ragazzo: anche religioso!

SIGNORA D.S.     Già: frequenta i giovani dell’oratorio, ora…

IGNAZIO              Io?!? (Colpito da una gomitata della madre, cambia repentinamente tono) Tutti cari ragazzi…

GIULIA D.B.         Professor Ignazio…

IGNAZIO           Signorina Giulia, vi fate ogni giorno più bella!

GIULIA D.B.         Adulatore…

IGNAZIO              Perché non dà a me il cappello?

SIGNORA D.S.    (Corre a tirare via il figlio prima che faccia danni, poi si defila sotto braccio con Ignazio facendogli alcune raccomandazioni) Si, mio figlio non perde occasione per farsi riconoscere… Vado a prendere il caffè… Ignazio, fai tu gli onori di casa…

IGNAZIO           Si, mamma…

SIGNORA D.S.    Senza esagerare…

IGNAZIO           Certo, mamma…

SIGNORA D.S.    Come l’altra volta…

IGNAZIO           Vai, mamma…

VITTORIA D.B.    (Ignazio va a sedere in salotto, con una lunga pausa di imbarazzo)Quanti anni hai, ora, Ignazio?

IGNAZIO           Quaranta!

VITTORIA D.B.    Ormai hai l’età, ce l’hai, caro: quando deciderai di sposare una donna fortunata…

IGNAZIO           Ah, come diciamo sempre in oratorio… Dio ce ne scansi e liberi!

VITTORIA D.B.    Questa è bella! Che oratorio frequenti, Ignazio?

IGNAZIO           L’oratorio Cepu… Per il recupero degli anni perduti!

GIULIA D.B.         (Isterica) Mamma! Hai visto: è un Van Gogh!

IGNAZIO          Davvero?!?

SIGNORA D.S.     (Rientrando, con il vassoio in mano dei caffè) Oh, si! I quadri d’autore sono un mio vezzo… Volevo anche farlo esporre al museo Nazionale, ma i miei occhi non riescono a separarsene neanche per un attimo… 

VITTORIA D.B.    Oh, Arianna cara… Per questo adoro trascorrere il tempo in casa tua…

Le tre nobili si siedono insieme, in modo grottesco, per poi accavallare insieme le gambe esclamando: “Hop”

VITTORIA D.B.   Qui è tutto così… Chic!

ROSA                     (Entrando, a passo svelto)Ma chi mi ha accecato di mangiare quella caponata!

Appare Rosa, nello splendore di un abito nuovo, comprato per l’occasione. E’incantevole. Contemporaneamente entra Ottavio, dalla porta di casa.

GIULIA D. B.         Ottavio! (Si alza, seguita dalle altre nobili, per andare dal fratello, che fa il baciamano alla signora De Simone)

IGNAZIO              Rosa! Come ti senti?

ROSA                     Ah, non me ne parlate: sto versando il plasma! Allora, ce ne andiamo?

IGNAZIO              (Piano, a Rosa) Ma dove diavolo vuoi andare?

ROSA                     E l’uscita?

D’ISANTO             (Piano, a Rosa) La tua prima uscita è fare salotto qui con questi signori…

IGNAZIO              Mi raccomando: solo tempo e salute!

I tre si voltano a guardare i nobili, che sono intenti a sedere sul divano ed accavallare le gambe uno dopo l’altro, in sequenza.

ROSA                     Oh… (Ironica) Che deretano! La mia prima uscita, la faccio in salotto!

IGNAZIO              Signora Di Bonito… Posso presentarle una mia cara amica, la contessina Rosa Piccolo…?

ROSA                     (A voce un po’ troppo alta) Che gentile siete stata ad invitarmi…

SIGNORA D.S.     Oh, ma si figuri…

Le presentazioni proseguono. Rosa ha sempre un tono più alto rispetto agli altri, dovuto al fatto che, sebbene l’impostazione sia da damigella, ancora alcuni atteggiamenti sono forzati. Il risultato è assolutamente grottesco

SIGNORA D.S.     Posso presentarle la signora Di Bonito?

VITTORIA D.B.    Molto piacere…

ROSA                     (C.s.) Ricreata!

SIGNORA D.S.     Ed i figlioli: la signorina Giulia…

GIULIA D.B.         Piacere…

ROSA                     (C.s.) Taaanto piacere!

SIGNORA D.S.     E suo fratello maggiore, Ottavio.

ROSA                     (C.s.) Mooolto piacere!

OTTAVIO              (Visibilmente attratto dalla ragazza)Il piacere è tutto mio contessina…

IGNAZIO              Signorina Piccolo…

ROSA                     Buonasera, professor Ignazio De Simone!

SIGNORA D.S.    Ottavio si è fatto un uomo, oramai, Vittoria…

VITTORIA D.B.    La vita accanto a due signore come noi l’ha fatto diventare bello come il sole…

ROSA                     (Commentando) Ogni scarafaggio è bello a mamma sua…

IGNAZIO              (Il professore corre  alle spalle di Rosa, premendo con le mani le falde del cappello di Rosa, per zittirla) Rosa… (Cercando di dissimulare il gesto appena compiuto) Perché non togli il cappello, che avevi mal di testa…?

OTTAVIO              Oh signorina, le fa male il capo?

ROSA                     (Togliendo il cappello) No, la caponata!

SIGNORA D.S.     (Tossendo per distrarre i presenti ed introdurre un discorso dove Rosa è preparata)Secondo voi verrà a piovere…?

ROSA                     (Con grottesca altisonanza) E’in atto un innalzamento della pressione atmosferica, proveniente dall’anticiclone delle Azzorre e dalla Spagna. Ma la situazione barometrica è instabile… Questo vuol dire che, è vero che c’è il sole, ma potrebbe anche giungere il padre Abate dell’acqua…

OTTAVIO              (Ride) Ah, ah… E’ veramente divertente!

ROSA                     Che ci trovate da ridere, giovanotto: il bollettino così diceva… L’ho imparato a memoria!

OTTAVIO              Fantastico!

VITTORIA D.B.    (Alla signora De Simone) Speriamo che non ci siano repentini cambiamenti delle temperature: brusche variazioni portano sempre seco raffreddamento ed influenza…

GIULIA D.B.         In famiglia, noi, ne andiamo facilmente soggetti, vero mamma?

VITTORIA D.B.    Si, Giulia…

ROSA                     (Inserendosi nel discorso) Mia madre, morì di influenza, a quanto dicono…

IGNAZIO              La contessa?!?

ROSA                     Si, ma io credo che le abbiano tirato i piedi, alla vecchia!

Alla confidenza di Rosa, gli interlocutori hanno una reazione, contemporaneamente: la signora De Simone, intenta a versare il caffè, si blocca; il professore si volge verso Rosa, esterrefatto; D’Isanto porta una mano al volto.

GIULIA D.B.         (Scandalizzata) Le hanno tirato i piedi?!?

ROSA                     Uh, non mi tengo un cecio in bocca! Ma questo ve lo devo raccontare…

IGNAZIO              (Rassegnato ad una brutta figura) Oh, mio Dio…

ROSA                     Si, professore, che Dio l’abbia in gloria! Io mi domando e dico… Perché avrebbe dovuto morire di influenza se era scampata all’epatite B appena un anno prima?

VITTORIA D.B.    L’epatite?!?

ROSA                     Si, fu dopo aver inghiottito cinque chili di mitili che ebbe i primi disturbi: aveva gli occhi gialli come due portogalli acerbi…Trascorreva il suo tempo tra il letto e la tazza…

GIULIA D.B.         La tazza?!?

ROSA                     Si, la teneva sempre a punta di coltello, povera mamma… Non mangiava neanche più! Tutti credevano che fosse ormai spacciata, povera donna,ma mio padre continuò a scaricarle gin nel cannarone tutta la notte…

D’ISANTO             Si, il conte è un buontempone!

ROSA                     Si, lo devono mangiare i cani di cancello! Ma ne sa una più dei professori: la contessa si riprese in modo così subitaneo che prese a morsi anche il conte…

VITTORIA D.B.    (Scandalizzata) Oh, mio Dio!

ROSA                     Quindi, come poteva una donna di quella tempra decedere di influenza?!? E quindi, a ragione dico: per me, l’hanno fatta fuori…

GIULIA D.B.         Fatta fuori?!? Fatta fuori ha detto? Mamma, che vuol dire?

IGNAZIO              E’ il tipico linguaggio moderno: far fuori una persona significa ammazzarla…

OTTAVIO              Ma non penserete davvero che vostra madre sia stata ammazzata?!?

ROSA                     E perché no: si era fatta molti nemici, la contessa… E lei lo sapeva… Come si dice: con un occhio friggeva il pesce e con l’altro teneva d’occhio la gatta!

GIULIA D.B.         Dove si dice, così, mamma?

VITTORIA D.B.    Non saprei, figliola…

ROSA                     D'altronde, lei lo ripeteva sempre: chi mi vuole male deve fare i piedi freddi e la folla intorno al letto…

OTTAVIO              (Ridendo) Questa, poi…

ROSA                     Ma è toccato prima a lei, poverina.

VITTORIA D.B.    Il conte, vostro padre, si è esposto ad un bel rischio a farle ingurgitare tutto quel gin: avrebbe potuto ucciderla…

ROSA                     Glielo abbiamo detto, cara… Ma a mio padre neanche la morte lo sconcia. E poi, lo gin era come l’acqua fresca a casa nostra! I miei, a palazzo, lo usavamo anche come collutorio…

OTTAVIO              (Non afferrando, dopo una breve pausa) E’ davvero simpatica, contessina Piccolo…Ha imparato il linguaggio moderno alla perfezione!Sarei onorato se, uno di questi giorni, potessi accompagnarla in giro per una passeggiata, così potrebbe insegnarla anche a me, per diletto…

ROSA                     Oh, non certo gratìs! (Accortasi della gaffe, cerca di rimediare, peggiorando la situazione) Non è conveniente per la mia condizione… Passeggiare, poi, con questo caldo: scolerei tutta…         

OTTAVIO              Mi permetto di insistere, contessina. Il prossimo fine settimana sarei lieto se lei volesse unirsi a noi: andremo alla nostra villa di famiglia a Capri…

IGNAZIO              Grazie, ma avremmo un altro impegno…

ROSA                     Con mooolto piacere! Verrò senz’altro…

OTTAVIO              Ovviamente, l’invito è esteso alla Signora De Simone, al professore ed a tutti gli amici che riterrete opportuno invitare voi stessa…

IGNAZIO              Io non credo che…

ROSA                     Grazie del pensiero! Ci saranno molti invitati?

OTTAVIO              Solo la mia famiglia: un centinaio di persone…

ROSA                     (Alludendo all’alto numero di gente) Caspita: a casa vostra non si guarda certo la televisione, la notte…

SIGNORA D.S.    (Alzandosi, seguita da tutta la famiglia Di Bonito) Allora, siamo d’accordo… Ci vedremo al molo Beverello sabato mattina…

VITTORIA D.B.    Alle 9 Arianna, che alle 9 e 45 c’è l’imbarco…

SIGNORA D.S.    Saremo puntualissimi…

VITTORIA D.B.    Ci divertiremo un mondo…

SIGNORA D.S.    Lo spero bene… Rosa, come sarà il tempo?

ROSA                     Sebbene all’alba si prospetti nuvoloso, ci saranno ampie schiarite nel corso della mattinata. Domenica sereno su tutta la costa, mari poco mossi…

VITTORIA D.B.    Che simpatica!

OTTAVIO              Adorabile!

SIGNORA D.S.    A sabato, allora…

SCENA VENTESIMA

Escono i Di Bonito. Ignazio cerca di dissimulare il suo disappunto, fino a quando non sono fuori. Poi, repentinamente:

IGNAZIO              (Furioso) Rosa! Ma sei impazzita?

ROSA                     Che ho fatto?

IGNAZIO              Come, che ho fatto? Ti avevo detto che dovevi limitarti a due soli argomenti…

ROSA                     Il tempo…

IGNAZIO              E la salute, che mi hai fatto perdere!

SIGNORA D.S.    Calmati, Ignazio… La simpatia di Rosa ci è valso un invito a villa Di Bonito…

D’ISANTO             Questo è vero…

IGNAZIO              Inutile discuterne… A Capri non ci andremo!

SIGNORA D.S.    Cosa vuoi dire con “non ci andremo”!

IGNAZIO              Lì ho troppe conoscenze: non posso rischiare di compromettere amicizie costruite in anni di sudata professione, per una stupida scommessa…

ROSA                     Quale scommessa?

D’ISANTO             (Lunga pausa di imbarazzo) Ecco, vedi Rosa… Io ed il professore scommettemmo sulla riuscita, o meno, dell’esperimento…  (Storpia la parlata, per la vergogna) Cinque euro…

ROSA e SIGNORA              Prego…?

D?ISANTO            (C.s.) Cinque euro…

ROSA e SIGNORA              Eeh?!?

D’ISANTO          (Scandendo) Cinque euro!

ROSA                     Cinque euro?!? La mia vita, ai vostri occhi, valeva cinque miserabili euro?!?

IGNAZIO              Cosa centri tu?!? Io ho scommesso sulle mie capacità di insegnamento… Sulle mie competenze… Non mi sarei azzardato ad investire neanche un euro su una pescivendola di Torre Annunziata…

ROSA                     Ecco, è questa la differenza tra me e voi: io ho dimostrato di poter cambiare. Voi non cambierete mai, professò! (Esce)

IGNAZIO              (Correggendola) Cambiereste!

SIGNORA D.S.    Ignazio De Simone: il fatto che quella donna sia una pescivendola non ti autorizza a trattarla a pesci in faccia!

IGNAZIO              Quella ragazza è un’ingrata… L’ho trattata come merita!

ROSA                     (Rientrando) Anzi, a pensarci meglio, fino a sabato questa è ancora la mia stanza: tocca a voi uscire!

D’ISANTO             Beh, io devo andare a scrivere l’articolo…

SIGNORA D.S.     Io vado a preparare per la cena…

IGNAZIO              Non vedo l’ora che venga sabato, così termineranno queste quattro settimane di inferno e ti sbatterò nuovamente fuori dalla mia vita…

ROSA                     Per adesso, professore… (Severa) Fuori, dalla, mia, stanza!

IGNAZIO              Dal mio studio, vorrai dire…

ROSA                     Ho detto: fuori!

SCENA VENTUNESIMA

Rimasta sola, Rosa comincia a cantare il suo disprezzo per il professore. Durante la canzone, la ragazza immaginerà alcune situazioni grottesche, evidenziate al pubblico da un cambio di luci in luci “da sogno”.

LUCE 21: Sagomatore a sx, su Rosa

MUSICA : Traccia 13 (2’53’’)

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CHIAGNARRAJE

Chiagnarraje, Professore… Chiagnarraje!

Mo’t’attiggie, ma l’ammore nun ‘o ssaje…

Tu si nato professore,

tieni ‘e pilo ‘ncopp’o core!

Chiagnarraje, Professore… Chiagnarraje!

Chiagnarraje, Professore … Chiagnarraje!

Tu è meglio ca’cu’mme n’te tuzz’maje…

Tu vuò fa’o pigmalione,

ma po’ sotto a ‘nu balcone

chiagnarraje, Professore … Chiagnarraje!

Oooh, Professore… Faje ‘o guapp’a casa, e fore o’scemo sì!

Oooh, Professore… ‘O padrone è asciuto pazzo e adda suffrì!

Quanno ‘e scelle abbasserai,

‘na risata ‘nfaccia avrai:

ah-ah-ah! Professore…

Ah-ah-ah! Professore…

Chia-gna-rraje!

LUCE 22: Le luci cambiano in un’atmosfera da sogno. Taglio da Sx

Entra Ignazio con un mazzo di fiori, intento a corteggiare Rosa, che lo osserva severa. La ragazza annusa i fiori, per poi gettarli via.

Volto troppo sereno, lo ridipingerò…

Quel sorriso beota, presto cancellerò (Rosa getta via i fiori)

Rosa apre uno scatolino che gli porge l’uomo, ne prende un anello da dentro e restituisce nelle mani di Ignazio l’astuccio vuoto, sistemandolo di spalle e colpendolo con un calcio nel sedere.

Forse confondi:  tu sei un uomo, non Dio…

Il proprietario tu, ma chi comanda son io!

Rosa prende la bacchetta dal tavolo e comincia ad agitarlo verso sinistra: dopo poco, entra Ignazio a quattro zampe, atteggiandosi a cagnolino.

LUCE 23: Variazione all’atmosfera da sogno. Taglio da Dx

Se ‘na femmena sceglie n’omme tuoste, se sa’…

ca’ po’o calle s’ammoscia e cacciuttiello sarrà.

L’omme selvaggio, va educato accussì,

per ogni tuo capriccio, l’uomo ti dice sì!

Rosa getta via la bacchetta verso destra e Ignazio la segue uscendo.

Chiusura sipario.

Ignazio, sul cambio della melodia, rientra con un capo di una corda. L’uomo sistema la corda in proscenio, facendone sparire i capi dietro le quinte, si sistema al centro, apre un ombrellino e comincia a camminare con passi lenti ed incerti, come se stesse sospeso a mezz’aria su una corda. Da dietro le quinte, le due estremità della corda vengono tese, per simulare l’azione di un goffo circense.

LUCE 24: Variazione all’atmosfera da sogno. Seguipersona su Ignazio

Chiagnarraje, Professore, Chiagnarraje!

Sempe in bilico, mo’ dimme comme staije?

Tu sì n’ommo equilibrato? Fo-rse-no!

Rosa dà una spinta ad Ignazio, che cade rovinosamente verso sinistra, simulando di precipitare dall’alto.

Piangerai, Professore…

Piangerai, Professore…

Chiagnarraje!

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Apertura sipario.

LUCE 25: Buio. Poi seguipersona in sala per la canzone di Ottavio ed effetti luce su passo a due, dei ballerini, su palco.

MUSICA : Traccia 14 (2’53’’)

SCENA VENTIDUESIMA

Porto di Napoli. Molo Beverello. E’ la mattina del sabato seguente. Ottavio è già in attesa dell’aliscafo per Capri, anche se in notevole anticipo. Passeggia tra il pubblico, in sala. Altri viaggiatori benestanti, sul palco, sembrano sentire l’amore che è nell’aria, ed iniziano a ballare dei passi a due, mentre Ottavio canta il suo struggente amore per Rosa. Dopo un po’ arrivano anche l’oggetto del desiderio del giovane, elegantissima.

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APPUNTAMENTO AL MOLO CON UN ANGELO

(Strofa 1)

Ora ciondolo, come un petalo:

ho un appuntamento al molo con un angelo.

Su e giù vagolo, ma è ridicolo:

OTTAVIO           Incredibile! Manca un’ora all’appuntamento e lei ancora non si presenta…

(Strofa 2)

Sembra futile, l’inquietudine,

ma ogni gesto senza lei è solitudine.

Ora è inutile, preoccuparsene,

non si sa, se verrà e l’amo già…

(Variazione)

Dove sei? Mi va di cantare,

Grazie a te, riesco a sognar,

un futuro migliore,

insieme a te, lì con te

accanto a te…

Allora ciondolo, come un petalo:

ho un appuntamento al molo con un angelo.

Su e giù vagolo, ma è ridicolo:

non si sa, se verrà e l’amo già…

Ottavio sale sul palco, da sinistra e vede Rosa, a destra. I ballerini escono.

LUCE 26: Controluce su entrata Rosa.

ROSA                     Ottavio!

OTTAVIO          Contessina!

I due corrono e si ritrovano al centro del palco, dandosi le mani ed alzando in modo grottesco una gamba all’indietro, simmetricamente.

ROSA                Avete aspettato tanto?

OTTAVIO           Non per colpa vostra, Contessina! La voglia di vedervi era tale che mi sono presentato tre ore prima all’appuntamento… Ero già qui alle 6!

ROSA                Esagerato… Neanche dovesse andare a vendere il pesce…

OTTAVIO           (Ride) Ah, ah! Venite, facciamo una passeggiatina…

Sto a passeggio qui, con un angelo,

son leggero più del polline di un albero.

Ero scettico, ora scalpito,

finalmente sei qua e ti amo già.

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SCENA VENTITREESIMA

Ottavio e Rosa terminano la canzone spalla a spalla.

LUCE 27: Sagomatore/Piazzato su Rosa ed Ottavio. Poi luce giorno ad illuminare l’entrata dei nobili.

 Entrano Vittoria e Giulia Di Bonito, la Signora De Simone, con Ignazio, D’Isanto, più defilati. Le tre donne ridono tutte in maniera falsa, per poi sospirare insieme. Il gruppo si unisce dopo poco a Rosa ed Ottavio.

GIULIA D.B.         Oh! Ecco i piccioncini, stanno tubando sul molo…

IGNAZIO              Mi sento sollevato, D’Isanto: oggi, comunque vada, terminerà il nostro esperimento…

D’ISANTO             Devo dire che  sento una certa trepidazione per questa sorta di prova finale…

IGNAZIO              Io le ho dato tutti gli ingredienti per essere una nobildonna: ora sta a lei cucinarli a dovere…

SIGNORA D.S.     Già hai appetito, figliolo? Hai appena fatto colazione!

IGNAZIO              No mamma: ho un buco nello stomaco ma non è certo fame…

VITTORIA D.B.    Oh, Arianna: vedrete che starete senz’altro a vostro agio, nella nostra villetta a Capri… Ho invitato la creme de la creme…

GIULIA D.B.         Quello con i figli simpatici…? L’avvocato Cocchia!

VITTORIA D.B.    Fatto!

IGNAZIO              Cacchio!

GIULIA D.B.         E quella con quei cappelli orribili…? La marchesa Santosuosso!

VITTORIA D.B.    Fatto…

IGNAZIO              (Prendendo gli occhiali da sole dalle mani di D’Isanto, per tentare di camuffarsi) Posso…?

VITTORIA D.B.    Anche il Professor Nicodemo, naturalmente…

IGNAZIO              Ah, c’è anche il famoso linguista Nicodemo?

VITTORIA D.B.    Sicuramente! E’ un habitué dei nostri momenti mondani…

GIULIA D.B.         Ci divertiamo a smascherare tutti i falsi nobili che, in realtà, risultano essere solo pezzenti arricchiti… Nicodemo è un maestro nell’individuarli…

IGNAZIO              Mi fa davvero piacere… (Pausa, poi a D’Isanto, repentinamente) Andiamocene!

D’ISANTO             (Trattenendolo) Ma no…Vedrai che Rosa saprà cavarsela egregiamente…

IGNAZIO              Lo spero bene!

PROCOLO            (Entrando da sinistra, ben vestito, ubriaco e chiamando sguaiatamente) Rousa! Addò vaje?!? Rousa?

IGNAZIO              (Cercando di dirottare l’attenzione del gruppo, spingendoli fuori) Oh, pareche stia proprio per partire il nostro aliscafo…

GIULIA D.B.         Di già?

VITTORIA D.B.    Io non vedo nulla…

PROCOLO            (C.s.)Rousa! Figlia mjia: sì tu?!? Addò vaje…?

IGNAZIO              Ma certo… Muoviamoci! (Accelera le azioni)

SIGNORA D.S.     Ignazio, figliolo, non spingere!

IGNAZIO              Mamma, fai presto!

Il gruppo esce da destra, mentre rientra Rosa, da sola.

ROSA                     Papà! Abbassa la voce…

PROCOLO            Rousa!

ROSA                     Cosa diavolo ci fai qui? E vestito come un damerino, per giunta?!?

PROCOLO            ‘A parlata chella che tene ‘e panne d’a casa! Ch’e t’e mise ‘n      cuolle?

ROSA                     E’ un completo di Dolce e Gabbana…

PROCOLO            Ah, me penzavo ch’era ‘o tuoje…

ROSA                     E’ mio, padre! A Capri, quest’anno, i loro tailleur si portano taanto…

PROCOLO            Ma comme parle ?

ROSA                     Con la bocca, come sempre: tu piuttosto… Vestito così, chi devi imbrogliare, stavolta?

PROCOLO            ‘Na femmena: oggi me ‘nzuro!

ROSA                     Ti sposi?!?

PROCOLO            Nonsignore: me’nzure! Ma comme diavule parle?!?

ROSA                     Non ci badare… Ma dimmi piuttosto: ti sposi così, su due piedi?!?

PROCOLO            No: ‘a verità? Ce vulesse arrivà a quatte zampe! Picciò, aggio abbiate a vevere d’e’ll’otte’a matina…

ROSA                     Voglio dire: ti sposi senza neanche avvertirmi prima?

PROCOLO            E comme t’avverto, figlia mija?!? So’quatte semmane ca’staje facendo ‘a studente, ma pare ca’ staje carcerata… Nun te pozzo venì a truvà… (Commovendosi grottescamente) Nun te pozze dicere nemmanco comme staje…

PROCOLO            (C.s.)Rousa bella… Quante me sì mancata!

ROSA                     Papà! (Lo abbraccia)

PROCOLO          (Ricomponendosi repentinamente) Nun è ca’ te truvasse ‘na cusarella ‘e spiccie…

ROSA                     Papà!

PROCOLO            Comme fosse ‘na busta ‘e nozze, va…

ROSA                     Procolo Piccolo: ma quando metterai la testa a posto? (Gli porge del denaro)

PROCOLO            Chiù tarde, figlia mija, chiù tarde!

IGNAZIO              Rosa: muoviti che parte l’aliscafo!

ROSA                     Papà… Devo andare!

PROCOLO            Statte bona, piccerè… (Rimasto solo in scena, si rivolge verso l’esterno) Allora: se po’ sapè quantu tiempo ce manca?!?

SCENA VENTIQUATTRESIMA

Procolo comincia a danzare e cantare, coadiuvato da un gruppo di popolani del porto, che entrano in scena cantando un coro a cappella.

LUCE 28: Cambio atmosfera su entrata coro. Poi, motorizzati e cambio colore  su canzone

CORO             Ancora poche ore, tu tiene ‘e libertà. Tra poche ore, nu guaio tu ‘e passà…

MUSICA : Traccia 15 (2’52’’)

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PROCOLO PICCOLO SE’NZURA

(Procolo)

Procolo Piccolo se’nzora:

aggio refuso ‘a libertà.

Niente paura, tant’è sicuro

ca’chella m’ha futtuto già.

Procolo Piccolo è ‘nzurato.

Ogge, dint’a chiesa aggio’itto ‘e sì!

So’sistemato, mo’so’legato:

‘a zezzenella ‘eva fernì.

(Coro)

Se ne fujesse, ma po’addo va?

S’è fatto vecchio, mo’s’adda’nzurà.

(Procolo)

Procolo Piccolo ha campato

facenno scema’na città.

Nun teng niente, so’nullatenente,

eppure ‘eva cadè. Tra tanta femmene,

‘na faccia d’angelo ha futtuto ‘a’mme!

(Coro)

Procolo Piccolo se’nzora,

sta refunnenno ‘a libertà.

Niente paura, tant’è sicuro

ca’chella l’ha futtuto già.

Procolo Piccolo è ‘nzurato.

Ogge, dint’a chiesa ‘a ditto ‘e sì!

E’sistemato, mo’sta legato:

‘a zezzenella ‘eva fernì.

Se ne fujesse, ma po’addo va?

S’è fatto vecchio, mo’s’adda’nzurà.

Procolo Piccolo ‘a campato

facenno scema’na città.

Nun tene niente, e’nullatenente,

eppure ‘eva cadè. Tra tanta femmene,

‘na faccia d’angelo ‘a futtuto ‘a’tte!

(Breve assolo strumentale, poi finale)

Procolo Piccolo ‘a campato

facenno scema’na città.

Nun tene niente, e’nullatenente,

eppure ‘eva cadè. Tra tanta femmene,

‘na faccia d’angelo ‘a futtuto ‘a’tte!

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Chiusura sipario.

Ripresa musicale de “Le corse agli aliscafi”

MUSICA : Traccia 16 (31’’)

LUCE 29: Buio. Poi luce sera, esterno sipario

SCENA VENTICINQUESIMA

Studio. Scena Celebrazione professore. Ignazio entra sghignazzando seguito dalla madre, dal giornalista D’Isanto e da Rosa, che ha il morale a terra, poiché è giunto il tempo di abbandonare la casa. La ragazza si defila alle spalle degli altri, entusiasti per il risultato conseguito.

D’ISANTO             Professore, lasci che le faccia i miei più sentiti complimenti!

SIGNORA D.S.      Davvero sorprendente figliolo…

IGNAZIO              Grazie, grazie…

D’ISANTO             Domani stesso uscirà un articolo fantastico su di lei…

SIGNORA D.S.      E’ stato un successone: chi lo avrebbe mai detto?

IGNAZIO              Al di là delle più rosee previsioni…

SIGNORA D.S.      Io, però, non ci ho capito nulla… Figliolo, vuoi spiegarmi di nuovo com’è andata…?

IGNAZIO              Ma certo, mamma! (Si accomoda sul divano) Quella casa era un covo di avvoltoi, che volteggiavano attorno alla preda indifesa di turno… Il primo a lanciare i suoi strali è stato quell’avvocato… Cocchia! (Imita il tono  dell’uomo) “Contessina… Il vessillo originario della vostra stirpe è di Contrada, o di Torre?”. E lei, candidamente, alludendo alle origini del paese natio: (Imita il tono  di Rosa) “Di Torre, Avvocato! Di Torre”. E lui, rimanendo del tutto fregato: “Ci avrei giurato!”. Avvocato Cocchia: che cacchio mi accocchi?

D’ISANTO             (Ridendo) Ah, ah!

IGNAZIO              Poi è stato il turno dell’esimio Nicodemo, che sosteneva che la dizione di Rosa fosse così precisa, che lei doveva avere avuto delle forti motivazioni linguistiche: ragion per cui, il dotto linguista è giunto alla conclusione… Il Conte era di origine tedesca… (Scoppia a ridere) Ah, ah…

SIGNORA D.S.      Questa poi!

IGNAZIO              Ma il pezzo forte è stato il padrone di Casa, Ottavio, che ha dichiarato pubblicamente di volersi fidanzare con la Contessina, pregandola disperato di chiudere un occhio sulla mancata origine nobile dei Di Bonito!

SIGNORA D.S.      Incredibile!

IGNAZIO              E’ una scommessa vinta, non c’è che dire…

D’ISANTO             A proposito… (Estrae 5 euro dal portafogli) A lei, professore…

IGNAZIO              Io credo che sia giunto il momento di darci del tu, caro Pietro…

D’ISANTO             Come vuoi tu, Ignazio… Beh,  è ora di tornare al giornale, anche se a malincuore…. Grazie di cuore per l’ospitalità, signora… Spero di rivedervi presto!

SIGNORA D.S.      Venga a trovarci quando vuole, giovanotto…

D’ISANTO             Ciao Rosa… O dovrei dire, Contessina?!?

ROSA                     Meglio Rosa, di gran lunga…

D’ISANTO             Ignazio, grazie ancora di tutto…

IGNAZIO              Grazie a te!

D’ISANTO             A presto!

SIGNORA D.S.      La accompagno…

SCENA VENTISEIESIMA

La signora De Simone e Pietro D’Isanto escono. Ignazio e Rosa restano soli

IGNAZIO              (Togliendo le scarpe) Queste scarpe mi fanno un male cane… Rosa: mi passi le pantofole?

ROSA                     Il signore vuole le paposce…?

IGNAZIO              (Correggendola)Veramente ho chiesto le pantofole…

ROSA                     Beh… Eccole! (In preda ad una crisi di rabbia, raccoglie repentinamente le pantofole e le tira, una per volta, contro il professore) Ed una…

IGNAZIO              Ma che diavolo…?!?

ROSA                     E due!

IGNAZIO              Ti ha dato di volta il cervello? Cosa c’è che non va?!?

ROSA                     Oh, ma certo: a voi va tutto bene… Vi ho fatto vincere la vostra stupida scommessa e questo vi basta!

IGNAZIO              Tu mi avresti fatto vincere la scommessa, specie di femmina ingrata?!? Io l’ho vinta, grazie alla mia sudata dottrina! Ma perché diavolo mi hai tirato le pantofole?!?

ROSA                     Perché tra le mani non avevo coltelli abbastanza affilati, altrimenti avrei preferito tirarvi quelli, egocentrico che non siete altro! Vi compiacete che il vostro esperimento sia finito per rigettarmi in mezzo alla strada…

IGNAZIO              Cosa vuoi che faccia?!? Non erano questi gli accordi che prendemmo quattro settimane fa?

ROSA                     (Piangendo) Che ne sarà di me…? (Isterica, facendo sobbalzare Ignazio, che intanto si era avvicinato impietosito) Che ne sarà di me?!?

IGNAZIO              Cosa vuoi che ne sappia cosa sarà di te: perché accidenti dovrebbe importarmene?!?

ROSA                     Lo so… Io non conto niente per voi… Meno delle vostre paposce!

IGNAZIO              (Correggendola)Pantofole!

ROSA                     Paposce! Me ne infischio di come parlo!

IGNAZIO              Aah! Ho capito… Forse stai pagando le troppe pressioni della giornata… Ma non credo che avrai difficoltà alcuna a sistemarti in qualche modo… Perché non ti sposi? (Reazione stupita e speranzosa di Rosa, in controscena) Il matrimonio potrebbe costituire un riparo sicuro…Sai, non tutti gli uomini sono degli inguaribili scapoli come me? (Delusione di Rosa, in controscena) Anzi molti esemplari maschi della nostra specie si sposano, poveri diavoli… E tu, poi, non sei da disprezzare. Sei una donna attraente… Beh, ora no, dopo che hai pianto somigli più ad una vecchia che ha avuto un ictus. Ma in linea di massima, tolte queste crisi, ed in condizioni normali sei… Passabile!

ROSA                     Prima, quando parlavo in dialetto vendevo pesce… Ora, invece, l’unica cosa che posso ancora vendere è il mio corpo…

IGNAZIO              Ecco, parli decentemente ma resti ancora così volgare…

ROSA                     Basta, me ne vado: mi avete offesa per l’ultima volta!

IGNAZIO              Oh!Signore ti ringrazio!Era ora che questa casa ritrovasse la sua tranquillità!

Rosa ha uno scatto, come se volesse colpire Ignazio. Questi, ne interrompe repentinamente l’azione, puntualizzando:

IGNAZIO              Ricorda la prima regola: mai colpire il tuo professore!

ROSA                     Non sei più il mio professore! (Colpisce Ignazio nello stomaco ed esce)

MUSICA : Traccia 17 (16’’)

SCENA VENTISETTESIMA

Apertura sipario. Molo Beverello, di Napoli. Un addetto portuale passeggia sul molo, notando un uomo seduto in modo strano su una sedia, che dorme sotto ad un balcone. E’ Ottavio, che attende che Rosa, la propria amata, si affacci. Il giovane innamorato si sveglia di soprassalto, nota Pasquale, il portuale, ed a passi concitati, si avvicina all’uomo per chiedergli un informazione: allorché il passante si volta, viene riconosciuto. L’esperienza vissuta in precedenza, grazie all’inventiva del padre di Rosa, contribuisce a creare l’equivoco.

LUCE 30: Buio. Poi luce sera alla riapertura del sipario. Piazzato che illumina la finestra di Rosa, dall’interno.

PASQUALE           (Allontanandosi, spaventato) Tiè, tiè…

OTTAVIO              (Farfugliando nel sonno) Rosa…

PASQUALE           (Avvicinandosi alla sedia dove dorme in modo strano Ottavio) Povero giovane… A me, m’fa pena… Nun c’è che fa: ‘a cervella è ‘na sfoglia ‘e cipolla… (Poggia una mano inavvertitamente sul capo di Ottavio, che si sveglia)

OTTAVIO              (Farfugliando nel sonno, trattenendo il braccio di Pasquale) Rosa, amore sei tu…?

PASQUALE           (Allontanandosi, spaventato) S’è scetato!

OTTAVIO              (Svegliandosi di soprassalto) Rosa…?

PASQUALE           (Bloccandosi, dando le spalle ad Ottavio) Ce l’ave cu’mme?!?

OTTAVIO              (Nota il passante e gli si avvicina repentinamente) Scusate, buon uomo?

PASQUALE           (Dopo una breve pausa d’esitazione) Dite!

OTTAVIO              (Riconoscendolo) Ah, è lei…

PASQUALE           (Divincolandosi)Sissignore! Ma, grazie a voi, sono un uomo diverso: niente più portafogli!

OTTAVIO              Mi fa piacere per lei… Senta… (Avanza verso l’uomo)

PASQUALE           (Fraintendendo le intenzioni del giovane, credendolo pazzo) ‘A mazza, la vedi…?

OTTAVIO              Ha, per caso…

PASQUALE           (Indietreggiando) Sono cintura marroncino, io…

OTTAVIO              Visto affacciarsi…

PASQUALE        Sciolgo i cani…

OTTAVIO              Una donna da quel balcone?

PASQUALE           Mantenete la mazza, per cortesia… (Porge la scopa ad Ottavi, si volta verso il balcone, poi lo asseconda, per timore) Certamente!

OTTAVIO              Davvero?!?

PASQUALE           (Velocemente, C.s.) Si, si… Stava li e vi ha fissato tutto il tempo!

OTTAVIO              E io dormivo… Oh, me tapino!

PASQUALE           C’ha ditto, o tapiro?!?

OTTAVIO              (Concitato) E ditemi: per quanto tempoè rimasta affacciata?

PASQUALE           E quanto tempo, mo non saprei…

OTTAVIO              Dieci minuti?

PASQUALE           (Repentinamente) Dieci minuti!

OTTAVIO              (Prende per il bavero l’uomo e lo scuote) Dieci minuti?!? Oh, povero me! (Scaraventa Pasquale sulla sedia)

PASQUALE           No, povero a me!

OTTAVIO              Sono un disgraziato… Sono un disgraziato… Sono un disgraziato…

PASQUALE           Siete un disgraziato… Siete un disgraziato… Siete un disgraziato…

OTTAVIO              Non mi assecondate…

PASQUALE           Ma io vi devo assecondare…

OTTAVIO              (Trasalendo)Non mi assecondate, ho detto!

PASQUALE           Si, si, nun v’assecondo: basta che non vi innervosite…

OTTAVIO              (Prende nuovamente per il bavero l’uomo, mentre questi indietreggia intimorito) Perché mi sono addormentato, perché?

PASQUALE           Pecchè teniveve suonne!

OTTAVIO              No, è perché sono sfortunato… Sono sfortunato… Sono sfortunato…

PASQUALE           Siete sfortunato… Siete sfortunato… Siete sfortunato…

OTTAVIO              Non mi assecondate!

PASQUALE           Non vi assecondo!

OTTAVIO              (Avanza minaccioso puntando il dito, verso l’uomo) Voi…

PASQUALE           (Terrorizzato) State indietro…

OTTAVIO           Vi prendete gioco di me...

PASQUALE           (Scappa dall’altro lato della panchina) Je, quanno maie?!?

OTTAVIO              Voi…

PASQUALE           Aiuto…

OTTAVIO           Ridete alle mie spalle…

PASQUALE           Je nun me magno maje ‘na risata!

OTTAVIO              Lo sa da quanto sono seduto su quella sedia, lo sa?!?

PASQUALE           A me che me ne ‘mporta?!?

OTTAVIO              Non vuole sapere da quand’è che sono qui?

PASQUALE           Je?!? Ma si so’venuto a posta!

OTTAVIO              (Percuote la gamba di Pasquale che si lamenta ritmicamente) Sono tre… Tre… Tre giorni e tre… Tre… Tre notti che sono seduto qui…

PASQUALE           (Guarda il palmo della mano di Ottavio) Se vede: avite fatte ‘e calle…

OTTAVIO              Si presti, si presti…

PASQUALE           Ma che v’aggia prestà, nun tengo niente…

OTTAVIO              (Sale sulle spalle di Pasquale) E lo sa il perché sto qui da tre giorni e tre notti?

PASQUALE           Pecchè ‘a casa nun tenite niente ‘a fa!

OTTAVIO              No… Si presti, si presti…

PASQUALE           Ma che v’aggia prestà, nun tengo niente…

OTTAVIO           (Sale sulle spalle di Pasquale, che si lamenta e barcolla) Solo per vederla!

PASQUALE           Ma nun è meglio ca’ve facite da’na fotografia: ne guadagnate ‘e salute…          

OTTAVIO              E qui resterò: per vederla affacciarsi! Perché io sono pazzo, pazzo di lei!

PASQUALE           No, vuje site pazzo: pazzo e basta! Anzi, sapite che ve dico: m’avite scucciato… Dateme ‘o portafogli, ambresse ambresse, accussì me ne vaco e ‘a fernimmo cu sta storia…

OTTAVIO              Lei vuole il portafogli?!?

PASQUALE           Voglio il portafogli!

OTTAVIO              E io chiamo i carabinieri!

PASQUALE           E chiamate i carabinieri!

OTTAVIO              (Andando a chiamare a lato) Carabinieri!

PASQUALE           Aspita, chist’overo ‘e chiamme!

OTTAVIO              (Al passante) C’è il drappello portuale proprio a due passi! Ormai, li conosco tutti… (Al poliziotto che entra repentinamente in scena) Alfredo, Bruno!

Entrano di corsa due carabinieri, saltellando in modo assai ridicolo e coordinandosi nei movimenti scandendo “Hop, hop… Ooooh”. I due, si fermano accanto ad Ottavio e si presentano, mettendosi n posa plastica.

GUARDIA 2          Appuntato Alfredo Esposito!

GUARDIA 1        Appuntato Bruno Capuozzo!

GUARDIE              (Insieme) Agli ordini!

OTTAVIO           Quest’uomo vuole sottrarre il mio portafogli…

I due carabinieri si avvicinano, all’uomo, saltellando

GUARDIE              (Insieme) Hop, hop… (Fermandosi) Ooooh!

GUARDIA 2          Siete voi il ladro?!?

PASQUALE           No!

I due carabinieri si guardano perplessi e ritornano, saltellando, da Ottavio

GUARDIE              (Insieme) Hop, hop… (Fermandosi) Ooooh!

GUARDIA 1          Allora il ladro siete voi…

Fanno per arrestare Ottavio, ma questi si oppone

OTTAVIO           Ma cosa fate?!? Vi ho chiamato io…

GUARDIA 2          Ah, già…

GUARDIA 1          Ci ha l’alibi…

OTTAVIO              Il ladro è quello con la scopa…

I due carabinieri si avvicinano nuovamente all’uomo, saltellando

GUARDIE              (Insieme) Hop, hop… (Fermandosi) Ooooh!

GUARDIA 2          Siete voi il proprietario della scopa?!?

PASQUALE           Si!

GUARDIA 1        Allora siete il ladro!

PASQUALE           Aspettate un attimo,appuntà… Voi lo conoscete…

GUARDIA 2          Non gesticolate…

GUARDIA 1          Mettete le mani qui sopra… (Fa poggiare le mani sulla scopa) 

PASQUALE           Dicevo, voi lo conoscete?

GUARDIA 1        Certo che conosciamo il signor Ottavio… 

PASQUALE           Ah, quindi anche voi siete d’accordo… (Alza la scopa per gesticolare)

GUARDIA 2          Sta reagendo… Immobilizzalo!

La guardia 1 “disarma” agilmente l’uomo della scopa

PASQUALE           Voi non è che lo conoscete: voi siete cresciuti proprio insieme…. Site d’a stessa comitiva…

GUARDIA 1          Sentite, non tergiversate… Voi stavate o non stavate tentando di rubare il portafogli al signor Ottavio… Si, o no?

GUARDIA 2          Sinceramente, si o no?!?

OTTAVIO              Sinceramente, si o no?!?

PASQUALE           (Dopo una breve pausa) Si, l’aggia assecondà, sissignore…

I due carabinieri prendono sotto braccio l’uomo e lo trascinano via

GUARDIA 2          Favorite con noi in questura, giovanotto…              

PASQUALE           Ma veramente…

GUARDIA 1          Non fate storie… Questa è resistenza a pubblico ufficiale!

PASQUALE           Appuntà, lasciatemi…

OTTAVIO              (Commentando, sull’uscita dei tre) Non cambiano mai… Ladro!

SCENA VENTOTTESIMA

Una volta usciti i poliziotti con il portuale, Rosa si affaccia, sentendo rumori sotto casa propria. Ottavio la nota e corre sotto il suo balcone.

ROSA                     Ch’è stato?

OTTAVIO             Rosa!

ROSA                     Tu stai ancora qua?!?

OTTAVIO              Si, avrei atteso settimane, mesi, anni per vedere la luce dei tuoi occhi, per ascoltare il dolce suono della tua voce…

ROSA                     (Pausa nella quale sbadiglia, poi freddamente) Questo me lo hai detto anche l’ultima volta che mi sono affacciata…

OTTAVIO             E lo ripeterò ogni volta che ti affaccerai, dolce Rosa…

ROSA                     (Infastidita) Uuh…

MUSICA : Traccia 18 (2’18’’)

OTTAVIO              (Sulla musica introduttiva alla canzone, Ottavio si abbandona ad uno smielato monologo) Non potrebbe essere altrimenti… Così come il sole è sole e la luna è la luna… Allo stesso modo, Rosa è il tuo nome e rose fuoriescono dalle tue labbra…

ROSA                     Questa poi…

OTTAVIO              Quella pronuncia perfetta, mai volgare… Per questo è più bello stare a sognare con te: perché sogno e realtà coincidono…

Rosa, spazientita dalle parole del giovane, intona una canzone in napoletano per scacciare definitivamente Ottavio. Durante la canzone, il giovane commenta alcune frasi pronunciate dalla ragazza. Rosa, inoltre, tira alcuni oggetti sulla testa di Ottavio..

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SCETETE ‘A ‘STI SUONNE

Nun, sì tu,

nun ci’a faccio chiù!

Je vulesse corpo e anima,

ma tu sì ‘na mola fraceta,

passe‘ll’ore sane sulo a sunnà.

OTTAVIO              Rosa, ma come parli?!?

Staje cu’na donna

ma par’o nonn,

Scetete ‘a ‘sti suonne!

OTTAVIO             Ti senti bene?!?

E nun sì ‘o ninno,

‘e Peppe e ‘a Madonna,

Scetete ‘a’sti suonne!

Parle e nun ‘angarri nu discorso ca’ va buone,

sì pesce ‘e cannuccia, e nun te n’adduone.

Miez’a tanta chiacchiere nu sfizio che te costa?!?

Si  ‘o fumm senza l’arrosto.

‘A vita è ‘na corsa,

tra cavece e corna…

Tu ‘nce penzà, duorme!

Suonne !

‘A qualità, pe’mpressiunà!

Tra un sogno e n’ato, addò stà?

Tu staje guardanne,

ciuccie vulanne.

OTTAVIO             Dove?!?

Scetate ‘a’sti suonne!

Tu vuò fa l’omme

e sì e n’ata sponna.

Scetate ‘a’sti suonne!

Tu all’uocchie mieje sì nu lampe senza tuono,

preso ca’botta, sì nu piscione!

Fatte benedicere ‘a nu prevete ricchione:

vattenne ‘a sott’o balcone!

Je te abbuffasse,

‘e cavece e corna…

Tu ‘nce penzà, duorme!

Suonne !

Pe’mpressiunà, sta femmena ‘ccà

Te serveno ‘e qualità!

Cià!

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Rosa, finito di cantare, esce di scena richiudendo il balcone dietro se. Ottavio, visibilmente sorpreso, rimasto ormai con un pugno di mosche in mano, va via con la coda tra le gambe.

MUSICA : Traccia 19 (24’’)

LUCE 31: Luce notte. Taglio laterale da destra. Luce accesa al balcone di Rosa.

SCENA VENTINOVESIMA

Fa il suo ingresso Ignazio, si accorge di Ottavio che sta andando via, si incrocia con lui senza farsi vedere ed, infine, volge gli occhi al balcone di Rosa. Poi, dopo una piccola pausa, si volta indietro per richiamare l’attenzione del padre di Rosa, che lo ha accompagnato sotto casa della figlia.

IGNAZIO              (Chiamando, a destra) Signor Piccolo…

PROCOLO         Procolo!

IGNAZIO              Procolo… Sono qui!

PROCOLO             Spunisce a parlesia, professò…

IGNAZIO              Che devo fare?

PROCOLO             Spunisce, appunisce, arcisce!

IGNAZIO              Non ho capito un tubo!

PROCOLO             Ma vuje che professore sijte? Nun ce sta niente ‘a fa: ‘a strada è ‘a professoressa chiù brava ca ce sta! Spunisce ‘a parlesia, significa: camuffa la parlata, ca’ se ve senteno parlà stu’ttaliano dinto ‘o vicolo, che figura ce facite?!? E po’ve sgamano subbeto, subbeto e addio effetto suppresa…

IGNAZIO              Ancora, con questa storia della sorpresa: no, no e no! Ve l’ho già detto e ribadito: non mi metterò mai in ridicolo, cantando in mezzo alla strada, sotto ad un balcone!

PROCOLO             Professò: ‘na serenata è ‘o meglio residuato ca’ce sta, si vulite cercà scusa ‘a ‘na guagliona!

IGNAZIO              Qui vi volevo: ma chi ha detto che io voglia chiedere scusa… Ed in ogni caso, una serenata mi sembra troppo impegnativa…

PROCOLO             Ma quale impegnativa e impegnativa?!? Che ce’sta di impegnativo?!? Uno canta sotto ad un balcone ca’luce appicciata: se doppo a canzone ‘a guagliona nun s’affaccia e stuta ‘a luce, significa ca’femmena nun vo’fa carte… Se invece, ‘a guagliona apprezza e s’affaccia, l’omme se l’adda spusà!

IGNAZIO              E questo non lo trovate un tantino impegnativo?!?

PROCOLO             Per niente! Me pare assaje chiù impegnativo farsi fesso per orgoglio. Je so’abituato a parlà ‘nfaccia, professò, scusate… Vuje giovane d’ogge… (Guarda meglio il professore e realizza che tanto giovane non è) Vuje giuvane… Anzi, meglio in generale: ‘e giuveno nun sanno propeto che d’è nu sacrificio… Nun teneno propeto idea che d’è ‘n’impegno… Pigliate a vuje: tenite 40 anne, nun site spusato, campate ancora cu’mammà… Se ‘na femmina, cu nu bellu stommaco ve piglia, ca’nun site ancora scaduto… (Pecchè l’omme s’adda consumà preferibilmente entro l’andropausa!) Vuje, cu sta femmina ipotetica, mica facite ‘e figlie, no… Facite direttamente ‘e nipute!

IGNAZIO              Caro Procolo: le dimostrerò che anche noi giovani…

PROCOLO             (Voltandosi in giro per poi realizzare che Ignazio alludeva a se stesso) Addò sta?!? Ah, voi giovani… Scusate jate annanze…

IGNAZIO              Che anche noi sappiamo assumerci un impegno…Fino in fondo! Su, mi chieda qualunque cosa ed io l’accontenterò.

PROCOLO             Qualunque cosa?

IGNAZIO              Qualunque…!Non soldi, però!

PROCOLO             Ah…Vediamo professò… Seh! Vuje ca’mparate l’italiano ‘a gente… Pe’tutt’o riest’d’a jurnata avita parlà turrese…

IGNAZIO              Il dialetto di Torre Annunziata?!?

PROCOLO             Sissignore, però, se vi viene difficile, a cantà… Putite cantà pure in napoletano…

IGNAZIO              (Parla in dialetto, come richiesto) E chest’è tutte?!?

PROCOLO             Quant’è bello ‘o professore… (Dà uno schiaffetto affettuoso all’uomo)

IGNAZIO              Luvate ‘i mmane ‘a cuollo…

PROCOLO             (Gesticola e tocca spesso il viso ed il corpo del professore) Ricordatevi, professò, tutt’o riest’d’a jurnata: n’impegno è n’impegno! Accussì evitate pure ‘e brutti’ffigure dint’o vico.

IGNAZIO              (Spazientito, blocca le mani dell’uomo) Ma quanta mane tenjte?!?

PROCOLO          (Guarda l’ora) Uh, mamma mia, comm’è tarde: sì  nun torna ‘a casa muglierema m’accide… (Fa per andare ma torna indietro) Ah! ‘O balcone è chille… Mo’ me n’aggia je. (C.s.) Ah! Passateve ‘na mano cu nu rasoio elettrico ‘ncopp’o core: statevi buone, professò!

MUSICA : Traccia 20 (3’24’’)

SCENA TRENTESIMA

Rimasto solo, Ignazio comincia a passeggiare nervosamente sulla musica, fino a cantare, rivolto al balcone illuminato di Rosa. Il professore intona un’accorata serenata all’amata, sperando che essa si affacci.

LUCE 32: Luce con rosso, poi sagomatore sotto la finestra.

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SENZA TE

No, no, no e no…

Nun pozzo sta’chiù senza’e te.

Nun ce sta sfizio senza ‘e te…

Te ne si’juta, ma pecchè

staje annanze all’uocchie mieje?

M’abbrucia ‘o fronte senza ‘e te.

Nun pozzo sta’chiù senza’e te.

Nun teng genio senza ‘e te…

T’aggio perduto ma mo’saccio

Ca’me stesse affianco a ‘tte.

Saglie chest’arraggia,

chesta smania dint’a’mme…

Pecchè si guardo veco a te,

si penz, penz’a te.

Je senza scampo, senza te.

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SCENA TRENTUNESIMA

La luce della stanza di Rosa si spegne: è il segnale che la serenata non è stata gradita dalla destinataria. Ignazio abbassa, la testa, visibilmente rattristato. Poi, lentamente il professore si incammina dal lato opposto del balcone, si ferma, dà un'altra occhiata indietro e si commuove. Sulle lacrime di Ignazio, appare Rosa, la quale, osservando la scena, comincia a ridere di gusto.

LUCE 33: Si spegne il piazzato su finestra. Controluce su disperazione Ignazio. Poi taglio da sinistra su entrata Rosa.

ROSA                     (Scoppia in una grassa risata) Ah, ah, ah! 

IGNAZIO              Rousa?!? Uh, marounna mija!

ROSA                     E l’allieva, superò il maestro! Il professore Ignazio De Simone, subisce la sua più grande lezione da una pescivendola! Professò: mo’ ti racconto una storia…Pigmalione, il Re di Cipro, era anche uno scultore. Così, scolpì Galatea, una statua di donna in avorio, della quale si innamorò a tal punto, da ritenerla più bella di tutte le altre donne in carne ed ossa. Ragion per cui, pregò la dea Afrodite di donare vita al suo capolavoro, al suo ideale amoroso…

IGNAZIO              A mitologia greca ‘i rrobba mija: Ovijdio, “Le metamorfosi”, libro decimo…

ROSA                     Bravo, professò… E mo’, ti sei chiesto chi fra noi due è Pigmalione… E chi Galatea?

IGNAZIO              Rousa, ma tu che dijce?!?

ROSA                     E si! I tempi sono cambiati! Chi, meglio di una donna, oggi giorno, riesce a scolpire perfettamente un uomo? Io, ad esempio, ho scolpito il mio… Da massa d’uomo informe e colmo di prosopopea, ho plasmato un adorabile e obbediente marito ideale…

IGNAZIO              Marijto?!? (A muso duro, avvicinandosi progressivamente a Rosa) Ora basta! Al diavolo te ed i dialetti! Non crederai davvero che io voglia sposare una presuntuosa, saccente, egoista come te. Una che sa passare come un carro armato sui sentimenti delle persone. Un’ingrata che non merita nulla… Un’arpia… Una serpe allevata in seno, un mostro senza cuore, una bambina egocentrica…

ROSA                     Su, Ignazio: puoi baciare la sposa…

IGNAZIO              (Repentinamente) Sì, lo voglio!

MUSICA : Traccia 21 (41’’)

I due si baciano. Uno stacco musicale sottolinea il momento.

LUCE 34: Buio. Poi totale sui saluti.

Fine

SCENA TRENTADUESIMA

MUSICA : Traccia 22 sui saluti (2’54’’)



L’agenzia di produzione teatrale

Tabula Risa

presenta:

MY FAIR MAN

il Pigmalione napoletano

La nuova esilarante commedia musicale di Mauro Palumbo

Con:

Maria Elena Bianco, Antonio Buonanno, Mimmo Piscopo, Enza Iaccarino, Margherita Di Sarno, Genny Falconetti, Gianluca Scuotto, Martina Liberti, Vincenzo De Lucia, Manuela Sannino, Angelo Perotta, Gennaro Marco Duello, Cesidio Salvatore, Silvia Catino. (N.B.: Nel cast verrà inserito Tommaso Bianco, che si è dimostrato entusiasta del progetto e molto interessato al testo, nel ruolo del padre della protagonista).

Corpo d ballo:

Stefania Rizzuti, Sara Stornaiuolo, Paola Longo, Vincenzo Festa, Paolo Sepe, Angelo Marino.

Scene:

Pasquale Ferraro

Costumi:

Susi Garofalo

Fonica e Disegno Luci:

Massimo Abbate

Coreografie:

Stefania Rizzuti

Regia:

Mauro Palumbo

“In questa commedia si dimostra che, oggi, comandano le donne... Il tutto è ambientato a Napoli, ai giorni nostri. Oltre al conflitto uiomo-donna, si propone anche un altro divario: quello della Napoli contemporanea, lacerata dalla divisione interna tra l'anima popolare e quella spiccatamente alto borghese. Il risultato è una commedia musicale che concede al pubblico molti momenti di gustosa ilarità, ma di profonda umanità...”

Storia (Concept):

La pescivendola di Torre Annunziata, Rosa Piccolo (Maria Elena Bianco), vuole imparare l’italiano e si reca dal professore Ignazio De Simone (Antonio Buonanno), esperto dialettologo, fonologo e glottologo. L’uomo accetta, motivato esclusivamente da una scommessa con il giornalista Pietro D’Isanto (Mimmo Piscopo), intento a compiere un’intervista al professore per conto di un noto quotidiano: Ignazio innalzerà lo status sociale di Rosa in sole quattro settimane. Ma la prosopopea del professore non ha fatto bene i conti con le abitudini, con i valori, e soprattutto con il carattere della ragazza. Rosa, infatti, in un susseguirsi di esilaranti momenti scenici, riuscirà a rivoluzionare il mondo a misura d’uomo del professore.

Alcune esperienze degli attori protagonisti:

-Maria Elena Bianco: Canale 5, “Caterina e le sue figlie 3”, ruolo Luigia Busoni

-Antonio Buonanno: Romanzo Criminale, ha lavorato, tra gli altri, con Luigi De Filippo e Mario Scarpetta

Richiesta Informazioni:

Tabula Risa: 3287127022

E-mail: tabularisa@libero.it

L’autore e regista:

Mauro Palumbo, napoletano di 33 anni, ha scritto numerose commedie teatrali e commedie musicali tra le quali si ricordano:

- “Qui si fa l’Italia” (2010), commedia in due atti:

- “My fair man” (2009), commedia musicale in due atti;

- "Sotto l’arcobaleno" (2008), favola in musica in due atti;

- " 'e Miserable " (2007), tragicommedia musicale in due atti,;

- "Borboni di Napoli - Memorie di un Servo" (2005), Teatro-Canzone in due atti;

- "Il Gobbo di NotreNaple" (2004), commedia musicale in due atti;

- " Trattoria 'Bella Napoli' " (2003), commedia in due atti;

- " Né servi, né padroni " (2002), commedia in due atti.

Ha scritto la sceneggiatura di un lungometraggio cinematografico per la Casanova entertainment, con Giovannino Esposito, Alessandro Giglio, Milena Mancini.

Con la sua attività, ha vinto numerosi premi, tra i quali si segnalano:

- 1° concorso di drammaturgia SIAE - ETI - AGIS Lazio (Roma): Menzione speciale miglior progetto musical (" 'e Miserable");

- Calatiafestival (Maddaloni - Ce): menzione speciale per “Sotto l’arcobaleno”

- Corte della Formica (Napoli): Premio Giuria Popolare;

- VIII Rassegna Teatro-Scuola (RSTS - Salerno): 1° Premio Miglior Spettacolo

- Premio Pulcinellarte (Villaricca, Napoli):  Premio Giuria Popolare - 2° posto giuria tecnica;

- Premio internazionale di regia Fantasio Piccoli (Macroselezioni Napoli): Premio Giuria Popolare;

- Premio Teatro Amore Mio, Polla (Salerno): Miglior Regia – Miglior attore;

- Premio Manduca & Masuottolo (Bacoli - Na): 1° posto giuria tecnica; Premio Giuria Popolare;

Insegna teatro e scrittura creativa, sia in molte scuole pubbliche della Campania, sia presso molteplici associazioni private.

La sua idea trainante è di sperimentare innovazione, oltre che nei testi originali che propone, cercando commistioni tra i vari generi e creando, quindi, collaborazioni tra artisti che vanno dal living theatre al mimo, dalla commedia dell'arte al teatro di tradizione napoletano.

La città di Napoli, per la quale nutre un complicato intreccio di amore-odio, è il filo conduttore di tutte le sue opere giovanili.


My Fair Man

Il Pigmalione napoletano

di Mauro Palumbo

OPERE ISPIRATRICI E CENNI STORICI

La commedia             musicale My fair man si ispira a tre opere:

Al Pigmalione del poeta latino Ovidio, da “Le metamorfosi”, libro decimo. Pigmalione, re di Cipro, era anche uno scultore e aveva modellato una statua femminile, nuda e d’avorio, che egli stesso aveva chiamato Galatea, (dal greco gala, galaktos, latte), della quale si era innamorato considerandola, come tutti gli innamorati, il proprio ideale femminile, superiore a qualunque donna, anche in carne e ossa, tanto da dormire accanto ad essa sperando che un giorno si animasse. A questo scopo, nel periodo delle feste rituali in onore di Afrodite, Pigmalione si recò al tempio della dea, pregandola di concedergli per sposa l’essere creato dalle sue mani, rendendola una creatura umana: la dea acconsentì. Egli stesso vide la statua animarsi lentamente, respirare e aprire gli occhi. Pigmalione e Galatea si sposarono ed ebbero un figlio di nome Pafo, che fu poi nome di una città di Cipro, famosa per un tempio dedicato alla dea dell’amore e altro nome della stessa Afrodite. Publio Ovidio Nasone descrisse, in tal modo, la metamorfosi di un essere inanimato; tuttavia, alla base del mito, non vi è, come credeva Arnobio, la banale adorazione di un idolo, ma la dedizione dell’artista al prodotto della sua arte, che si spinge fino alla immedesimazione e al congiungimento con esso, ottenuto attraverso la ricerca di Afrodite, cioè della bellezza e dell'amore. Al Pygmalion, una commedia di George Bernard Shaw, ispirata a sua volta dal mito di Pigmalione come tramandato da Ovidio. Racconta la storia di Henry Higgins, professore di fonetica (basato sulla figura del fonetista Henry Sweet), che scommette con l'amico colonnello Pickering di poter trasformare la popolana fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società insegnandole semplicemente l'etichetta e l'accento usato nelle classi più elevate. Higgins e Doolittle crescono vicini, ma alla fine lei rifiuta i suoi modi dispotici e annuncia che sposerà Freddy Eynsford-Hill, un gentiluomo povero ma nobile.Shaw scrisse la parte principale per Mrs Patrick Campbell (anche se solo quarantanovenne era considerata da alcuni troppo vecchia per il ruolo). A causa di ritardi nell'allestimento della produzione londinese e del coinvolgimento della Campbell in un incidente stradale, la prima rappresentazione in inglese non ebbe luogo che qualche tempo dopo la "prima" nel teatro Hofburg di Vienna, il 16 ottobre del 1913; per l'occasione venne rappresentato un adattamento in lingua tedesca preparato dallo stesso Shaw. Fu invece l' 11 aprile del 1914 che, presso l' "His Majesty's Theatre" di Londra, venne rappresentata per la prima volta, sotto la direzione dello stesso autore, la versione in lingua inglese, con Mrs Patrick Campbell nel ruolo di Eliza e Sir Herbert Beerbohm Tree in quello di Henry Higgins. Infine, a My Fair Lady, un musical del 1956 di Alan Jay Lerner, autore del libretto su musiche di Frederic Loewe, adattato dal Pigmalione di George Bernard Shaw. Il musical debuttò la sera 15 marzo 1956 al "Mark Hellinger Theatre" di New York, ottenendo un successo esorbitante. Il musical My Fair Lady divenne un film, diretto da George Cukor nel 1964, con un cast nel quale brillano le presenze di Audrey Hepburn e Rex Harrison. Ci si chiede, addirittura, come questo storico musical abbia potuto avere successo anche qui in Italia: evidentemente, esso deve avere una forza intrinseca (la forza del capolavoro) che riesce a “lenire” le tragiche ferite infertegli dai traduttori. Cioè da coloro che, dovendo trattare un argomento ostico come quello del linguaggio, hanno optato per la soluzione più assurda. La protagonista Eliza Doolittle (Hepburn), è una fioraia pressoché analfabeta: in inglese la sua pronuncia, sguaiata ed errata negli accenti (come si può ascoltare dall’audio originale presente nel DVD), è quella della gente “cockney”, i proletari che vivevano nel cuore di Londra (intorno alla zona di St. Mary Le Bow, dove oggi risiede la City, il cuore pulsante degli affari). I traduttori italiani pensano bene (si fa per dire) di tramutare questo accento in uno strano, e inesistente, pseudo-meridionale, che nel cuore di Londra fa sinceramente ridere. Scelta obbligata, si dirà, quella di storpiare una corretta pronuncia italiana, per mantenere lo stesso “gioco” narrativo (la storia è quella di un professore che decide, per scommessa con un collega linguista, di educare la fioraia di cui sopra in poche settimane, facendola parlare e comportare come una signora di società). Ma perché il ricorso a uno strano meridionale italiota che a Londra ci sta come i cavoli a merenda?
Il lavoro sulle liriche delle canzoni avrebbe dovuto essere di qualità, e questo purtroppo non succede. Dal minuto 0:06:29 al minuto 0:12:12 di My Fair Lady, infatti, siamo nel pieno delirio: una divertente canzone in cui il professore (Higgins, interpretato da Rex Harrison) allude, nell’audio originale, alle pronunce di scozzesi e irlandesi, si trasforma in quelle di “settentrionali e meridionali”. Ogni riferimento a “Yorkshire” e “Cornovaglia” scompare, sostituito da versi banalissimi e senza ironia. Addirittura, ad un certo punto, Higgins parla degli “ebrei che scrivono al contrario”. Il verso viene trasformato dai traduttori italiani in “cinesi che scrivono al contrario”. Perché?!? Il riferimento agli ebrei poteva sembrare vagamente antisemita? Possiamo solo immaginarlo: in quel caso si potrebbe parlare di autocensura, certamente un po’ bigotta. Ma le traduzioni fanno danno un po’ in tutte le lingue ed, infatti, riportiamo una curiosità molto interessante, “La rana in Spagna gracida in campagna” in diverse lingue:

ØInglese: The rain in Spain stays mainly in the plain (La pioggia in Spagna sta soprattutto in pianura), gioca sul fatto che Eliza parla con accento cockney il quale storpia le parole che contengono il suono EI dicendo AI;

ØItaliano: La rana in Spagna gracida in campagna, gioca su una pronuncia pugliese, mista a napoletano e soprattutto ciociaro, che la porta a pronunciare le A come delle E;

ØFrancese: Le ciel serein d’Espagne est sans embruns (traduzione un po' libera: Il cielo sereno di Spagna non ha nuvole), in francese moltissimi fanno un gran confusione fra i diversi suoni nasali esistenti che spesso si differenziano quasi impercettibilmente: in totale i suoni nasali francesi sono 4 ed Eliza li pronuncia tutti allo stesso modo, cioè come una A chiusa nasale;

ØTedesco: Es grünt so grün, wenn Spaniens Blüten blühen (traduzione un po' libera: quanto verde c'è quando fioriscono i fiori di Spagna), come in italiano, si è persa completamente l'idea che questa frase debba essere collegata al mondo meteorologico e, forse, questa traduzione tedesca deriva dal fatto che Eliza parla berlinese, il quale prevede che la "ü", una U lombarda o francese che si voglia chiamare, venga pronunciata come una I, quindi Eliza deve imparare a distinguere i due suoni;

ØSpagnolo: La lluvia es maravilla en Sevilla (La pioggia è una meraviglia a Siviglia), nello spagnolo tradizionale, che nessuno si può dire parli più, il gruppo LL si pronuncia come la GL italiana, ma quasi tutti lo riducono ad una I, un po’ più forte del solito, proprio come avviene in alcune regioni italiane con l'indebolimento della GL; in spagnolo, il titolo del film è "My Fair Lady – Mi bella dama", sottotitolo che non rende bene l'originale il quale non rimanda solo alla bellezza, ma dà anche l'idea di "la donna giusta per me" nonché di "una vera lady... per me".

Anche il titolo russo del film, tuttavia, appare ingrato rispetto all’idea originale ed è Моя прекрасная леди, cioè la mia bellissima lady.

My Fair Man

Il Pigmalione napoletano

di Mauro Palumbo

MOTIVAZIONI POETICHE

Si sono presentate nel dettaglio le tre opere ispiratrici, al fine di far meglio comprendere le motivazioni poetiche che hanno spinto Mauro Palumbo all’elaborazione del “My fair man”:

Innanzi tutto, il riferimento al Pigmalione di Ovidio è funzionale allo sviluppo della storia d’amore tra il professore Ignazio De Simone e la pescivendola Rosa Piccolo. L’autore gioca sul fatto che il professore crede erroneamente di essere Pigmalione, mentre invece gli eventi dimostrano che altri non è che Galatea: Ignazio, infatti, viene plasmato da Rosa, che riesce a stravolgere le convinzioni dell’uomo, per trasformarlo nel suo marito ideale. Oggi molto più di ieri, infatti, le donne tendono a oltrepassare il ruolo di semplici compagne, per erigersi a burattinaie capaci di muovere a piacimento i fili che sostengono l’umore, le convinzioni ed i gesti del proprio uomo.  Shaw scrisse il proprio Pigmalione all’inizio del novecento, quindi molto prima di quella rivoluzione sociale che ha portato ad una progressiva emancipazione della donna. Le donne, attraverso battaglie che durano ancora oggi, hanno ottenuto dapprima il diritto di voto, successivamente la parità dei diritti ed, infine, pari opportunità con il sesso maschile. Parallelamente all’evoluzione del genere femminile, anche quello maschile ha, conseguentemente, dovuto mutare i propri atteggiamenti e comportamenti, radicati in secoli di maschilismo. Dunque, se Bernard Shaw avesse dovuto scrivere il Pigmalione nel ventunesimo secolo, avrebbe sicuramente stravolto i rapporti di forza tra i due sessi, alla luce delle mutate condizioni sociali. Le traduzioni delle canzoni, che hanno svilito la vera portata del musical My fair lady, vengono, in alcuni brani, recuperate seguendo l’idea originale, che fu tradotta pessimamente in italiano;  in altri brani, i testi sono ulteriormente stravolti dall’autore, per seguire l’evoluzione del proprio Pigmalione: il risultato è un insieme di 11 irresistibili cover dalle musiche di Frederic Loewe, dotate di grande ironia e sensibilità:

a)Le “Corse agli aliscafi”, (The Ascot Gavotte) che gioca sulle manie borghesi delle passeggiate a Capri, stravolgendo l’originaria ambientazione nell’ippodromo di Ascot.

b)Il desiderio di artistica prigionia di “Resto a Napule” (With A Little Bit Of Luck);

c)L’ostinato maschilismo di “Quando una donna sposerai”  (I'm An Ordinary Man);

d)La meteorologia entusiasta de “La pioggia a Foggia” (The Rain In Spain);

e)La dolcezza sognante di “Acqua che nun leva sete” (I Could Have Danced All Night);

f)La sgrammaticata simpatia di “Starei una fragola” (Wouldn't It Be Loverly);

g)Il sadismo al femminile di “Chiagnarraje” (Just Your Wait);

h)L’amore anacronistico di “Appuntamento al molo con un angelo” (On The Street Where You Live);

i)La spassosa rassegnazione di “Procolo Piccolo se ‘nzura” (Get Me To The Church On Time);

j)L’irriverenza popolare di “Scetate ‘a sti suonne” (Show Me);

k)La struggente serenata finale di “Senza ‘e te” (I've Grown Accustomed To Her Face).