Stampa questo copione

MYOSOTIS

MYOSOTIS

Spettacolo in due parti

di Giuseppe D'Addario

                                   I PARTE

        1 - ENTRATA PERSONAGGIO - TELI AZZURRI

        2 - SCRITTORE E FILOSOFO

        3 - SCUOLA - DANZA DELLE LETTERE

        4 - IL SOLE E LA LUNA

                          

                                   II PARTE

        1 - ARTISTI

        2 - POESIE CON VOCALIZZI

        3 - "ORA DEL THE"

        4 - DIALOGO FINALE SCRITTORE E FILOSOFO

    

  

Personaggi:

Personaggio

Scrittore

Filosofo

Professore

Sole

Luna

Maestro

Maggiordomo

Rigident

alunni

Interpreti n. 9

MYOSOTIS

I PARTE

Scena I

(Personaggio entra in scena, va verso il centro, guarda il pubblico. Sta per parlare, si ferma, poi esce dalla parte opposta. Dopo qualche attimo rientra e ripete la scena. Rientra di nuovo, va verso il centro, sta per parlare, di nuovo fa per uscire, si ferma. Torna verso il centro, scruta la platea,allarga le braccia, quindi di colpo, le alza verso l'alto ed indica il fondo della platea.. Buio, luce solo dal fondo del palco-scenico e inizio musica., A questo punto, quattro attori dal fondo della platea, avanzano verso il palcoscenico due a destra e due a sinistra, facendo passare sulla testa degli spettatori due teli di stoffa azzurra. Il Personaggio è fermo in mezzo alla scena e, invita con le mani, gli attori a salire sul palco. Gli attori salgono e si pongono con i teli sul fondo. Altri attori portano, facendola strisciare, una sedia. Il Perso-naggio si siede e viene avvolto con i teli azzurri. Fine musica. Così bloccato inizia a parlare)

PERSON: Ho raccontato una piccola storia ad un piccolo gruppo di  

        bambini accorsi alle mie prime parole.

        Gli occhi attenti,  le membra tese,  aspettavano nel silenzio la

        dolce bugia. Scalpitò la mente.

        Entrarono le parole come sottili lame di coltelli.

        Il piccolo uditorio era al culmine.

        Tutti si alzarono frastornati. La fiaba vi ha realizzati  e ora

        sognate il bel paese lontano, con le sue meravigliose falsità.

(Buio, luce blu solo dal fondo. Gli attori sono in penombra, tolgono il telo e lo stendono sul fondo. Escono il Personaggio e gli altri attori.)

Scena II

(Entrano Filosofo e Scrittore.)

FILOSO: È espressione?

SCRITT: È espressione!

FILOSO: Già, quando si entra in contatto, tutto diventa espressione...

SCRITT: ...e si sta a sentire. (Pausa) Tu sei architetto della mente, e io no. Ma può anche essere che io sia architetto della penna, e tu no.

FILOSO: È vero, la vita è tutta un bluff!

SCRITT: Io direi di più:  la vita è  un doppio bluff! Un bluff che ti può fregare!

FILOSO: Meno male che c'è la macchina.

SCRITT: Sì, ma senza macchinista... e poi la macchina rende tutto uguale.

FILOSO: INCENSATEMI!!! È pronto l'incenso?

SCRITT: Sì, ho portato anche l'acqua.

FILOSO: Santa?

SCRITT: No... alla diavola.

FILOSO: Preferivo alla puttanesca.

SCRITT: È meglio allora alla carbonara.

FILOSO: Gli alberi sono morti.

SCRITT: Anche noi tra poco saremo morti.Che fortuna, la poesia ci salva!

FILOSO: Ma se è lei che ci ha sempre fregati.

SCRITT: Zitto, non parlare così forte. Non dirlo davanti a tutti.

FILOSO:  Salgono le scale.  Lui le cinge le spalle, e lei, scalino dopo scalino, si inerpica al suo fianco.

SCRITT: Senti anche tu, questo rumore di macchina?!

FILOSO: Sì, è vero, anche le galline fanno le uova.

SCRITT: L'ombelico è il centro dell'uomo.

FILOSO: La parola è il centro della donna.

SCRITT: Dall'alto della sua balconata guardava i suoi uditori...

FILOSO: ...Tutti erano seduti... Lei si toglie l'anello.

SCRITT: L'anello è il centro del mondo.

FILOSO: La moglie l'ha dichiarata aperta.

SCRITT: Si rincorrono l'uno contro l'altra... Le visioni dell'amore sono infinite!

FILOSO: L'unico peccato è che non esiste!

SCRITT: Signor Filosofo, quante cose non esistono, eppure si vedono.

FILOSO: Caro il mio scrittore, è soltanto pura immaginazione.

SCRITT: Negare non è solo il nostro egoismo, con esso noi scaliamo le più alte vette dell'oblìo.

FILOSO: ...Con una banconota tra le dita, lui percorreva la piazza. Piazza tonda e lineare... Pulita. Piastrelle infine, bloccate nel ven-tre di madre terra. Il sole ti inonda e ti bagna di luce. E la tua ga-glioffa aspetta, con finta innocenza, la tua ora.

SCRITT: Per gli imbecilli seduti in frack. Per gli imbecilli che non sanno perché applaudono. Non sanno perché sorridono... Loro sanno soltanto scodinzolare.

FILOSO: Tu sei stato scottato ed abbrustolito dalla vita.

SCRITT: Mettici un po' d'olio... Ti passerà!

FILOSO: Ma tu, sei sicuro di essere un architetto della penna?

SCRITT: E tu, sei sicuro di essere un architetto della mente?

FILOSO: È  tutta qui la verità?... Sai tu dirmi cos'è la verità?

SCRITT: La verità sta alle parole come la casa sta alla soffitta della realtà.

FILOSO: Hei, mi sembri un filosofo in erba.

SCRITT: No, grazie. Preferisco sostare in mezzo ai covoni di grano.

FILOSO: Sembri, piuttosto, un saggio toccato dalla montagna.

SCRITT: No... Direi... come un cornuto toccato dall'intima virtù femminile. Lo so, dispiaceri di cuore e di cataratta la tua.

FILOSO: Parli di cose che non sai. Non hai ancora trovato la tua Luna!

SCRITT: Sì, forse hai ragione. Ma adesso, è arrivato il momento, per        te, di sparire. Infatti al Filosofo non rimane altro che smarrire la propria incudine.

FILOSO: Non senza il martello!

SCRITT: Questo era sottinteso!

FILOSO: Quindi, caro scrittore, ti lascio con la tua Luna.

SCRITT: Certo, caro Filosofo... Sempre che si decida ad arrivare.

FILOSO: Arriverà, arriverà... E tu, mentre aspetti, cerca di diventare il suo Sole. Altrimenti come farai?

SCRITT: Dovrò espandere il mio "Io" e le mie membra fino a rag-giungere il suo grembo.

FILOSO: A mai più rivederci, caro Scrittore... (Esce)

SCRITT: A mai più rivederci, caro Filosofo. (Pausa) Disperdere la propria essenza. Diluire il proprio essere... Annacquare la propria impossibilità di vivere, per poi raccattarla, riunirla, innalzarla sotto la luce dei tuoi occhi. Ah! Il Sole, brillante ed accecante, si fonde all'incontro della sua delicata, malcelata, incommensurabile Luna! Sì, è da tempo, da molto tempo che bramo questo incon-tro. Il ciclo e' compiuto, e la sua fase è entrata all'ultimo stadio. So benissimo che tutto questo può essere solo un sogno... Forse è proprio attraverso i nostri sogni che riusciamo a costruire la real-tà. Bè, adesso basta, mettiamoci al lavoro. Devo terminare la scena dell'incontro tra il Sole e la Luna. (Pausa) Ma prima... sì, prima è meglio sognare. (Si avvia verso l’uscita. Buio)

Scena III  - SCUOLA - DANZA DELLE LETTERE

(In controluce entrano gli attori che mimeranno: le sedie, i banchi di scuola, la lavagna, la finestra e la porta. Lo scrittore va a sedersi ad un banco di scuola, inizia a scrivere. Entrano gli alunni, poi il Profes-sore. Lo scrittore si addormenta.)

PROFES: (Entra con aria marziale, ha una bacchetta in mano) Bu-on gior-no! Bu-on gior-no!

TUTTI : Buongiorno!!!

PROFES: Bene, bene, bene, vediamo subito chi c'è oggi. (Fa dei pie-gamenti) Appello! Dunque... Battistuzzi!

BANCO : Presente!

PROFES: Copacabana!

SEDIA : Presente!

PROFES: Scaldalacqua!

SCALDA: Presente!

PROFES: Forbicine!

FORBIC: Presente!

PROFES: Lavagnetta!

LAVAGN: Presente!

PROFES: Finestrella!

FINEST: Presente!

PROFES: Porticina!

PORTIC: Presente!

PROFES: Bene, bene, pare che anche oggi ci siamo tutti. Replay!

(I personaggi, uno alla volta, ripetono:"Presente" di scatto. Poi finito il giro, ripetono due volte:"Presente" in cantato-parlato con variazio-ni di toni ed effetti. Il Professore mima, con la bacchetta, il direttore d'orchestra e indica, agli attori, quando aumentare il volume della vo-ce e viceversa. Infine, in un crescendo acuto, il Professore da' un salto ed abbassa le braccia. È il segnale del finale del vocalizzo. Il Profes-sore va verso il pubblico per i ringraziamenti. Anche gli altri perso-naggi, civettuoli, fanno a gara per ringraziare il pubblico. Il Profes-sore non gradisce la cosa, e li rimanda, spingendoli indietro, ai loro posti. La scena si ricompone come prima.)

PROFES: E adesso vediamo chi ha studiato! Forbicine, vieni, sei interrogata. (Pausa) Hai studiato?

FORBIC: (Sorridente, indica sì con la testa )

PROFES: E allora... Orbene... Poesia!!!

FORBIC: (Recita la poesia in fretta e con cantilena)

PROFES: Brava! Brava! Così si studia la poesia. Brava, memoria perfetta. Adesso vediamo e sentiamo Scaldalacqua. Scaldalacqua,  interrogato vieni qua. (Lo guarda in cagnesco) Hai studiato?

SCALDA: Certo professore, ho studiato.

PROFES:  Hai studiato?!  Ma cosa hai studiato... cosa hai studiato... Non farmi ridere. (Ride)

TUTTI : (Ridono poi, al segnale del Professore, smettono di colpo)

PROFES: Adesso verificheremo subito se hai studiato o no. Orbene... Declamazione... Poesia!

SCALDA: "La primavera ritorna sul mondo.

         quando l'aprile, che non ha colori

         Per me, finché tu venga,

         Come prima del giungere dell'ape

         Restano inerti i fiori,

         Destati all'esistenza da un ronzio."

PROFES: Ehhhhh!? E questa cos'e'?

SCALDA: La poesia, la poesia che ho scelto per questa lezione...

PROFES: Poesia...? Hai il coraggio di chiamarla poesia??! Ma dove sei andato a scovare queste scempiaggini?

SACLDA: È della poetessa americana Emily Dickinson. È una grande…

PROFES: Che cosa, che cosa. Cos’è? Adesso ci diamo anche agli stranieri? Ma cosa ti è saltato in mente. E poi, in questi versi non c'è ritmo, non ci sono le rime... non c'è costrutto… niente!

SCALDA:  "La poesia è  l'arte di esprimere una immagine, un pensie-ro un sentimento per mezzo di parole disposte in versi, più o meno nobili, con un linguaggio più o meno nobile."

PROFES: Basta! La tua insolenza non ha limiti. So leggere anch’io il dizionario! Cosa vorresti dire! Come osi mettere in discussione la bella e nobile poesia tradizionale!

SCRITT: (Si sveglia e grida) Basta!

TUTTI : (Si bloccano, inizio musica. Balletto; pian piano gli attori si muoveranno seguendo il ritmo della musica, verso la fine uno di loro consegnerà un cartone rettangolare che porta sul retro una lettera dell’alfabeto, in modo tale che, alla fine, tutti gli attori si porteranno sul proscenio e facendo girare il cartone apparirà la scritta: “MYOSOTIS”. Poi, arretrando due alla volta si avviano verso l’uscita. Buio)

Scena IV - IL SOLE E LA LUNA

(Entrano due attori e si fermano ai lati della scena)

SOLE: Chi sei?

LUNA: Non mi riconosci?! Sono la Luna! E tu chi sei?

SOLE: Io sono... il Sole!

LUNA: Eh... tutti credono di essere il Sole! Tutti gli uomini tentano di arrivare ad una dimensione solare... c’è chi ci riesce e chi no!

SOLE: La stessa cosa si potrebbe dire per voi donne!

LUNA: Questo è tutto da verificare. La donna è donna, e mi sembra di aver detto tutto!

SOLE: Comunque io sono... il Sole!!!

LUNA: Sicuro?! Fai vedere, girati un po’?!

SOLE: (Si gira per metà, poi si ferma) Ma... cosa mi fai fare, non ti fidi di me?!

LUNA: Non si sa mai... Cosa vuoi, bisogna essere sempre sicuri delle persone con cui si ha a che fare.

SOLE: Ma come... aspettavo con tanta ansia questo incontro... Un incontro carico di poesia, carico di passione... Cercavo di creare la giusta atmosfera!

LUNA: Atmosfera?! Per fare che...?

SOLE: Come per fare che? Non fare la finta ingenua. Se ci siamo in-contrati ci sarà pure un motivo!

LUNA: Mettiamo subito le cose in chiaro; il nostro incontro è del tutto casuale. E non metterti in testa strane idee, mi sono spiegata?!

SOLE: Cominciamo bene...! E io che mi aspettavo chissà che cosa da questo incontro. E invece...

LUNA: Non è detto, non è detto. Tutto dipende da te...

SOLE: Credevo che tu fossi una stella e, invece, sei soltanto una Luna. Non sei altro che il mio riflesso!

LUNA: Io rifletto soltanto me stessa. E comunque rifletto ciò che voglio!

SOLE: Già, me ne ero dimenticato...

LUNA: Sono tante le cose che hai dimenticato!

SOLE: Non certo quello che pensi tu!

LUNA: La tua arroganza supera ogni limite dell’immaginazione.

SOLE: Siamo compressi stupidamente in questi fastidiosi corpi celesti.

LUNA: La differenza sta nei corpi, non certo nelle nostre anime.

SOLE: Credo anch’io che dentro, noi due, siamo identici. Il maschile ed il femminile, non hanno confini accertabili. Ecco perché le nostre anime potrebbero unirsi...

LUNA: Non correre, non essere sempre precipitoso!

SOLE: Il fiume cerca sempre il suo solco...

LUNA: Anche il lago aspetta sempre la sua acqua.

SOLE: Quanti giri di Luna dovrò attendere ancora?!

LUNA: Lo sai che tutto ciò è impossibile!

SOLE: L’impossibile è il disegno dei folli!

LUNA: (Ridendo) È vero, ed io voglio folleggiare... folleggiamo... fol-leggiamo... (Gira intorno al Sole)

SOLE: Hei, fermati, non fare così...! Aspetta, vengo anch’io...

LUNA: Perché con te?. Perché sempre con te e non con un’altro?!

SOLE: Io sono il Sole... e tu...

LUNA: La Luna... lo so, me l’hai già detto altre volte...

SOLE: Ti ho sognato stanotte, sai?! Cosa fai stasera? Sei libera? Per-chè noi due non...

LUNA: Ma lo sai che io la sera sono sempre impegnata!

SOLE: Bè, posso far calare un po’ di nebbia e... così io e te... da soli, potremmo vederci e...

Luna: Ma cosa dici?! Vederci? Noi due…? Non ti sei mai accorto di me… e adesso…

SOLE: Non ho mai avuto l’opportunità di averti così vicino. Adesso finalmente ho ritrovato il tuo dolce viso, i tuoi occhi… Mi sono finalmente specchiato nei tuoi occhi…

LUNA: Ahhh, che frasi svenevoli. Ma dove le vai a raccattare queste stucchevoli parole, nella carta dei cioccolatini?! E poi ci devo pensare, soprattutto riflettere. Ho tanti impegni, cosa credi?!

SOLE: Per una sera non è poi il finimondo! Cosa ti chiedo dopotutto, non chiedo mica la Luna…

LUNA: Come?

SOLE: No, cioè, volevo dire… Bè sì, in questo caso sto chiedendo la Luna. Va bene, lo ammetto, chiedo proprio la Luna! Va bene cosi?!

LUNA: Appunto mi pareva… Adesso va meglio. Comunque sia, do-vrò verificare i miei impegni.

SOLE: Ma quale impegni… cosa vuoi verificare…?

LUNA: Eh, sapessi… ho tanto da fare io, in questi ultimi tempi… E poi, proprio stasera ho un appuntamento importante al quale non posso assolutamente venir meno…

SOLE: Come… tu…?! E con chi? Non immaginavo che tu… (Brusco) Con chi? Con chi ce l’hai questo appuntamento così importante?!

LUNA: Ma cosa ti interessa?! Cosa c’è, non vorrai fare scenate di gelosia proprio qui, eh?!

SOLE: Gelosia? Io geloso? Figuriamoci…. È che… volevo stare un po’ con te questa sera. Io e te insieme faremo…

LUNA: Cosa vorresti fare?! Stai calmo, stai al tuo posto…!

SOLE: Ma come puoi parlare così… Io…

LUNA: Sai cosa puoi fare, se proprio insisti? Guardami nel pozzo. Questo è il destino di tutti gli ingenui come te! La Luna nel poz-zo. (Ride) Vai, vai a prendermi in fondo al pozzo!

SOLE: Ma cosa dici? Che razza di… Ma sentitela… cerca di darti meno arie. Tu sei soltanto un satellite. Un misero miscuglio di sabbia. Tu brilli soltanto di luce riflessa e, guarda caso, la mia!!! Cerca di darti meno arie satellite!

LUNA: Satellite a me?! Senti chi parla… proprio lui che ha sempre fatto finta di non accorgersi di me. E adesso…! Che noioso! Di notte non lo vedi mai. Ha sempre da fare, lui! Di giorno figuriamoci, lui, il signorino, ha ben altro a cui pensare. Ma chi si crede di essere?! Dall’alba al tramonto è sempre lì, tutto il santo giorno per farsi notare, per farsi ammirare. E, sempre puntuale a mezzogiorno, è un vizio ormai, si pianta lì, (incrocia le braccia) come un bel tomo, in mezzo al cielo. Se ne sta così, per farsi contemplare… “Godete della mia vista uomini! Sono qua, sono tutto per voi!”.

SOLE: Cosa stai dicendo?!

LUNA: Non mi incanti bello mio… Satellite a me… Sai cosa me ne faccio della tua luce io? Brutto borioso e insulsa palla bollente!!!

SOLE: Palla bollente? (Urlando) Nessuno ha mai osato tanto! Insi-gnificante creatura, ricordati che senza di me niente brillerebbe ed avrebbe vita in questo sistema solare…

LUNA: Certo, certo,,, certo…

SOLE: Io sono la vita, la luce, il calore… Tutto esiste grazie a me. Senza di me si sprofonderebbe nell’oscurità eterna…!

LUNA: Oh, poverino… Perdono maestà, perdono…

SOLE: Senza di me le tenebre avrebbero il sopravvento. Tutto diven-terebbe ghiaccio, senza possibilità di vita… Io dò il calore… La vita!!!

LUNA: Alto là… Tu darai anche la possibilità di esistere, è vero, ma io sono la linfa vitale. Sono io che faccio scaturire la vita!

SOLE: Come…?

LUNA: Certo, io. Io creo l’atmosfera giusta… Senza di me… senza la mia pallida luce le donne… niente! Non ci stanno. Non è facile, caro mio, convincerle, creare attorno a loro, la giusta armonia… per fare in modo che l’universo femminile si apra alle nuove sensazioni, alle… Pensa se all’improvviso, di notte, tac… la Luna si dovesse spegnere, se non ci fosse più. Addio atmosfera, addio amori… addio vita!

SOLE: Lo vedi? Lo vedi che il mondo ha bisogno di noi! Noi due insieme! Senza noi due tutto si fermerebbe. Niente avrebbe più senso.

LUNA: Lo so… lo so!

SOLE: E allora perché sei così scontrosa con me? Perché vuoi allontanarmi da te?!

LUNA: Oh, allontanarti, no! È che… vedi, io… non posso… anche volendo, non…

SOLE: Come non puoi? Cosa impedisce a noi due di…

LUNA: Sai, io parlo… parlo, ma…

SOLE: Ma…?

LUNA: Vedi… come dicevo prima, io… presiedo, controllo l’impulso degli amori, do un aiuto considerevole alle nascite, alla vita insomma. Ma… quando tutto ha inizio… la sera mi tocca vedere, assistere a tutti quei corpi che si avvicinano, si toccano, si avvinghiano tra loro… Fanno, insomma, tutte quelle cose strane che… sì, ecco… mi capisci, vero?

SOLE: Ti capisco… ti capisco, eccome se ti capisco!

LUNA: E io, lì a vedere… tutte quelle cose… Mi tocca assistere, senza avere la possibilità di fare niente. Ehm… cosa vuoi, la curiosità mi spinge a presenziare, a vedere fino in fondo… Soltanto che proprio sul più bello… zac, chiudono le finestre. E così non so mai come va a finire. Capisci cosa voglio dire?

SOLE: Vorresti dire che… non sai come si fa?

LUNA: Esattamente, purtroppo è proprio così.

SOLE: Già, perché io? Io cosa dovrei dire? È risaputo che io di notte non ho la possibilità di vedere un bel niente. Di giorno gli uomini sono indaffarati a far ben altro. Di solito non si accoppiano di giorno. Si c’è qualcuno, qualche depravato, che lo fa sotto gli alberi, in mezzo hai cespugli… ma poca roba. Fanno tutto di notte! Mi è impossibile capire com’è! Di giorno posso vedere soltanto gli animali. Ecco quelli sì, ne vedo tanti, di tutte le razze e specie, che in qualsiasi momento ed in qualsiasi modo si accoppiano. Le mucche, i cani, le galline. La beccaccia con il suo beccaccino, il serpente con la serpentessa, il tacchino con la tacchina, l’aquila con l’aquilone…

LUNA: Ehhh…? Ma cosa stai dicendo?

SOLE: …bè sì, insomma, hai capito! La tigre con il suo tigrotto, l’elefante, l’ippopotamo, il rinoceronte, la lumaca… da sola, bè, sì… ma quella lasciamola perdere… Lo scarafaggio, perfino la lucciola… come fa non lo so… comunque. Il fringuello!!! La pernice… Tutti… tutti insieme sono lì che si danno da fare… (si copre la faccia con le mani) e io dall’alto a guardare. Mi tocca soltanto assistere a tutta questa palla in calore, tutto questo mondo… Tutto… tutti, è un universo sessuale… una bomba erotica… E io?! Io sono sempre lì… vorrei girarmi dall’altra parte… vorrei poter non vedere… ma niente da fare. Mi capisci?

LUNA: (Turbata) Altrochè se ti capisco… altrochè…

SOLE: Sono costretto, mio malgrado, ad assistere… Senza capire, senza aver avuto la possibilità di provare… di verificare.

LUNA: Ma allora anche tu, come me… Ti credevo un po’ più esperto in questa materia.

SOLE: In teoria sì, ma in pratica… Siamo sullo stesso piano mia cara!

LUNA: Forse, allora, dovremmo far parlare i nostri sentimenti!

SOLE: Sono d’accordo con te…

LUNA: A volte mi chiedo perché gli uomini si dimostrano così crudeli. Perché permettono questo nostro incontro, quando sanno benissimo che è impossibile la nostra unione.

SOLE: Ti sei mai chiesta perché il rapporto tra uomini e donne sia così difficile? Perché non riescono a trovare la loro armonia? Perché sono alla spasmodica ricerca di ciò che a loro è precluso?! In ogni uomo c’è un piccolo Sole che arde, ed in ogni donna c’è un pizzico di consapevolezza lunare. Solo che loro cercano l’unione di questi  di questi due universi al di fuori delle loro possibilità.

LUNA: E quelle rare volte che questi due elementi si incontrano la durata è breve, perché subito dopo, essi, si affannano a dividere ciò che poteva essere unito per sempre.

SOLE: Perché nella troppa felicità è in agguato la morte.

LUNA: Già…

SOLE: Adesso che le nostre anime si sono specchiate, anche solo per un istante, l’una nell’altra è più difficile la nostra inevitabile sepa-razione. Non puoi immaginare la mia sofferenza al solo pensiero di lasciarti. Alla sola idea che tu non ci sarai più!

LUNA: Shhh… non dire così, parla piano. (Indicando il pubblico) Lo sai che loro non vogliono la nostra unione. La loro invidia ci porta a queste conseguenze.

SOLE: Lo so… lo so… Come farò senza di te?

(Dal fondo entrano sei attori, vestiti di nero, con il volto coperto da un velo nero. Si avvicinano ai due e dividendoli, lentamente, li trascine-ranno fuori scena, uno a destra e l’altra a sinistra)

LUNA: Ma io ci sarò, sarò sempre con te! Come puoi credere che tutto questo possa finire! Ti penserò… ti penserò sempre di più. Nella solitudine che ci aspetta, non saremo soli, perché il ricordo delle nostre anime ci terrà compagnia.

SOLE: Addio, mia dolce compagna!

LUNA: Addio, mio unico ed impossibile amore!

(Escono tutti. Sipario)

II PARTE

SCENA I - POESIE

(Luce solo sul leggio e sul dicitore. Gli altri attori sono sul fondo ed

 eseguiranno i vocalizzi.)

DICITORE:          CONIUGI

             Infame giuramento, di un rito comune.

             Unità appropriata, legame sottile.

             Sorrisi malevoli, piccoli urli.

             Scherzi innocenti, di innocenti pensieri.

             Manchevolezze assecondate, diritti costituiti.

             Unità avvilita, ambiguità dei sensi.

             Dolcezza distratta, amore confuso.

             Massima espressione di egoismo.

                             SPAZIO II

             Profondo essere. Profondo vivere.

             Ineguaglianza d'idee. Voci prolifiche.

             Tempo remoto. assurdità di immagini.

             Parvenze sorpassate. Violenza dell'essere.

             Volto camuffato. Unità odiata.

             Corrente continua. Violenza continua.

             Potere inusitato. Carnalità voluta.

             Filamenti immaginari riportanti alla realtà.

                           SINFONIA N. 1

             Macchia frivola. Contenuto illogico.

             Stanchezza virtuale.

             Sospetto ingegnoso, versi studiati.

             Contegno macchinoso.

             Articolazioni fasulle, rotolamento di piedi.

             Linee sottili, piccoli cerchi.

             Grande squadratura, orizzonti spaziali.

             Identità negata, liquefazione personale.

(Gli attori cammineranno in scena a ritmo di musica formando  un cerchio. Quando la musica si abbassa, uno si loro si staccherà dal gruppo andrà verso il leggio e reciterà la sua riga.)

                            DONNA

             Foro, bambola, bastone.

             Pancia, ventre, testa, seno.

             Ridi, il tuo riso stridulo

             ricopre i miei pensieri.

             Schermo rotto, bottiglia vuota, testa dolente.

             Macchia rossa su lenzuolo bianco.

             Animale squartato, distensione.

             Dolcezza inusitata, dolcezza infangata.

             Mestruo continuo.

                      SINFONIA N. 3

             Oggi, ieri, domani

             rottura

             sbraitamento

             incomunicabilità

             sangue

             separazione

             posizione

             fischio

        striscia sotto il peso del dolore

             angoscia

             nevrosi

             garofano

        società ammasso di persone

             animali

             sbraitamento

             urlo.

                      SINFONIA N. 4

             Guarda , vedi, usa

             consuma

             usa, usa, usa, usa

             consuma

             apri, denti, foro

             consuma

             nero, donna, velo

             consuma

             cerchi, parabola, vetro

             consuma

             sangue, musica, forma

             consuma

             bionda, grigi, rossa

             consuma

             usa, usa, usa, usa  

             basta.

SCENA II - "ORA DEL THE"

(Il maggiordomo entra con un cartello recante la scritta:"Ora del the". Lo mostra al pubblico e poi esce. I personaggi entrano in scena un po' alla volta. Chiacchierano tra loro, tranquillamente, un po' annoiati. Entra il Maestro, i presenti, meccanicamente e facendo finta di niente, vanno subito a sedersi)

MAESTRO: Questa sera, come è nostra consuetudine, abbiamo un ospite d'eccezione al nostro rito "Ora del the"! È con piacere ed ingordigia che mi appresto a presentarvi il signor (urla) Rigident!  Prego signor Rigident… si accomodi!

TUTTI:  (Si alzano di scatto e corrono verso l'ingresso. Fanno da ala e meravigliati ed entusiasti, accolgono l'ospite in modo caloroso

        ma forzoso.) Oh, il signor Rigident! Il signor Rigident!

MAESTRO: Prego, si accomodi, si accomodi.

RIGIDENT: Grazie, grazie... Oh, che bello, non immaginavo un'accoglienza così meravigliosa.

MAESTRO: Da bravi, accogliete il signor Rigident come si conviene.

TUTTI:  (Si irrigidiscono e, sbuffando, camminano a passettini come automi tornano a sedere ai loro posti.) Ma chi è quello lì. Cosa

        vuole? Rigident? Mai conosciuto!

RIGIDENT: Che bella accoglienza.

MAESTRO: Eh! Eh! Eh! Ha visto? Le vogliono tutti bene qui dentro. Che bravi questi ragazzi, ha notato?!

RIGIDENT: Vedo, vedo...

CONCERTINO: È lui quello che dobbiamo...

PACCHETTINO: (Lo interrompe) Sta zitto, vuoi togliere la sorpresa?

TRONCHETTINO: Tanto ormai è già tutto stabilito!

MAMMOLETTA: Già solo il tempo potrà fermarci!

TUTTI:  Noi siamo prontiiiiiiii!!!!

MAESTRO: Certo cari, certo... Non siate così impazienti. È arrivato il

        momento. (Cenno al maggiordomo)

MAGGIOR: (Porta le tazze e le distribuisce ai presenti.Tranne a Ridident)

MAESTRO: Signor Rigident, la prego, si accomodi al suo posto.

RIGIDENT: Oh, certo, certo... Mi hanno parlato molto bene di questo rito, che sono così impaziente... Grazie... (Fa per sedersi)

TUTTI: (Alzandosi in piedi) Nooooooo...

RIGIDENT: (Si blocca di colpo. Guarda con aria interrogativa il Maestro che lo rassicura. Fa di nuovo per sedersi)

TUTTI: Nooooo...

RIGIDENT: (Si blocca a metà. Guarda il Maestro, poi lentamente si siede)

TUTTI:  (Seguono i suoi movimenti, sottolineandoli con i vocalizzi)

MAESTRO:Si tranquillizzi, si calmi... Si rilassi, qui è tra amici. Alla

        fine sarà sicuramente soddisfatto, mi creda.

RIGIDENT: È  con grande voluttà, ed insieme, tanta consapevolezza, che io questa sera…

MAESTRO: (Lo blocca con la bacchetta) Non ancora, si calmi, non ancora.

RIGIDENT: Grazie, grazie, molto gentil...

MAESTRO: Silenzio!!! La socialità ed il pragmatismo funzionale del rito prosaico ma, nello stesso tempo, idolatra dell'"Ora del the",per mette di ribellarsi alla chiusura temporale in quel corpo da bambino. Ho studiato questo rito "Ora del the" molto a fondo, deducendo che, insieme ai profetici enigmi dei nostri tabù; il fon-

        do della tazzina è un buon mezzo per raggiungere il potere. Voi        siete nuovi a questa esperienza. Pertanto ora dò inizio al grande rito: "Ora del the". Prego...

MAGGIOR: (Va verso i commensali e versa il the.  A Rigident conse-gna un vaso da notte)

RIGIDENT: Ma questo... questo... non è...

MAESTRO: Caro signor Rigident, lei, in questo caso, è l'ospite. Il nostro ospite d'onore; quindi la grandezza della tazza è adeguata alla grandezza ed importanza dell'ospite.

RIGIDENT: No, è che mi sembrava... un'altra cosa. Mi ricordava...

MAESTRO: Voi siete nuovi in questa terra di falsi pretendenti. Gli anziani hanno inventato la metamorfosi della storia e del tempo. Noi non possiamo abbandonare questa situazione. Hanno deruba-to anche l'ultima possibilità di esistere. Nonostante l'imperturba-bilià della nostra anima, diamo libero sfogo ai nostri istinti e pro-cediamo con i nostri desideri. Prego...

MAGGIOR: (A uno a uno imbavaglia i commensali. Tranne Rigident)

MAESTRO: Ci hanno fregato! Tutto e' stato abbandonato al caos! Il caos inconfondibile della marea soffoca il tuo destino.

RIGIDENT: La simbologia dell'arte è sottile ed incompatibile con la nostra unità di controllo.

MAESTRO: Affermazione senza riscontro, ma sconosciuta alla scien-za umana.

RIGIDENT: Con la sua liquida violenza, inonda la mia immortalità. Lasciate che io mi abbandoni, anche soltanto per l'ultima volta, alle mie ludiche sensazioni.

MAGGIOR: Sensazioni affettate, senza nessun riferimento logico alla realtà. Adesso, in questo momento, è possibile procedere?

MAESTRO: La vostra determinazione a seguire codesti effetti porta ad una terribile conclusione, ma anche, senza dubbio, parados-sale. Procediamo, dunque, senza alcun indugio.

MAGGIOR: (Versa il the anche a Rigident) Ora anche l'ultimo passo è compiuto. Tutto come previsto!

RIGIDENT: Caldo... è  così caldo il sole? Tenere sono le mie piaghe...

        Anch'io mi rinfrescherò presso la tua fonte... (Fa per bere)

MAESTRO: (Con la bacchetta lo ferma) Scandalo!!! Hai osato! Guar-da quante bocche vergini hai al tuo fianco. E tu, hai osato?! I tuoi occhi non sanno vedere. Perfino il tuo cuore e' stanco di soppor-tarti.

MAGGIOR: (Benda gli occhi di Rigident) Hic et Nunc! Qui in questo momento, senza indugio alcuno.

MAESTRO: Sei ricorso alla violenza per soddisfare la tua ambizione, eh?!! Nel sacro rito dell'"Ora del the", perchè volevi bere questa bevanda? Dimmelo!

RIGIDENT: È l'orgoglio della mia salvezza!

MAESTRO: Guarda nella tazza, guarda in fondo ad essa... Cosa vedi?

RIGIDENT: È piena di sangue! Il the, perché volevo bere il the?

MAGGIOR: Abbiamo dei clienti affezionati!

MAESTRO: Il the "Infrosc"; fa bene qui (indica la testa), fa bene qui (indica il cuore), e fa male qui (indica in mezzo alle gambe).

RIGIDENT: È impossibile percepire la nostra consapevolezza, senza chiudere gli occhi per sempre.

MAGGIOR: Eseguirò personalmente la sentenza!

MAESTRO: L'onda del mare ha trasportato la tua salvezza, ed anche se non lo ringrazi, lui sarà sempre con te. Siete venuti con il vo-stro testone a forma di scatolone televisivo, eh?! Siete inondati da immagini e parole televisive senza senso. Dov'è la vostra memo-ria, dov'è il vostro cervello?

RIGIDENT: Il mare è ciò che ci unisce. È il mezzo di comunicazione delle nostre anime.

MAESTRO: Fate largo, arriviamo noi! Questa generazione di giovani ha capito subito la grande fregatura del nostro potere costituito. Non c'e' illusione in loro, non c'è fede politica,  etica morale o        altro che tenga. Ma hanno subito compreso la vita come va vissu-

        ta. Tutta per loro. Tutto e subito, senza risparmiare niente. (Ur-lando) Tronchetto!

TRONCHET: (Si toglie il bavaglio e urla) Anime morte!

MAESTRO: Pacchettino!

PACCETT: (Come sopra) Pusillanime!

MAESTRO: Mammoletta!

MAMMOLE: (Come sopra) Lamine d'acciaoi! Ferro rovente!

MAESTRO: Concertino!

CONCERT: (Come sopra) L'ultima battuta è sempre la nostra!

TUTTI:  Sì l'ultimaaaaaaaaaa!!!!!!!

(Prendono Rigident e, facendolo girare su sè stesso, lo portano fuori scena seguiti dal Maestro e Maggiordomo)

                 Scena III -  DIALOGO FINALE

(Entrano il Filosofo e lo Scrittore)

FILOSO: Ah, e' ormai appurato: la vita e' tutta un bluff.

SCRITT: Già, dirò di più, la vita è un doppio...

FILOSO: Hei, non ricominciamo, per favore. Queste sono le battute iniziali. Dopotutto siamo a teatro, non dimenticarlo.

SCRITT: Senza dubbio, dopotutto, il teatro non è altro che l'unione di        due anime. È il paradigma intellettuale che sovrasta le menti.

FILOSO: Bè, è proprio vero, ti manca molto la tua Luna. Non l'hai più

        rivista. eh?

SCRITT: Già, cosa vuoi...meglio così. Oramai, pare che sia tutto finito

        Resta solo il dolore come mio compagno di strada.

FILOSO: Buffa la vita, l'amore ti brucia e ti corrode l'anima. Vedi, tu        prendi la vita troppo sul serio. Cosa vuoi che sia una delusione        d'amore...

SCRITT: ...la rottura del tuo specchio interiore. Non puoi più amare il        tuo eterno "Io" sconosciuto.

FILOSO: Ciò che voglio intendere è che dovremmo essere un po' più elastici. Così facendo, rendiamo la nostra vita troppo spinosa...

SCRITT: (Tra sé) ...senza pensare alle rose.

FILOSO: ...troppo grave, che alla fine diventa impegnativa. Insomma la vita non deve diventare un tunnel. Non è un oscuro e rigido tunnel, buio e senza via di uscita. Non è un tunnel...

SCRITT: Già, è un tombino. Non è un tunnel, ma un tombino di fogna.

FILOSO: Non essere così verticale, c'è anche l'orizzontale, per fortu-na, nella nostra esistenza.

SCRITT: Luminoso ma senza sole è il tuo orizzonte.

FILOSO: Bene è arrivato il momento del nostro commiato, caro il mio Scrittore.

SCRITT: Già è vero... Caro Filosofo, tutto ha fine. Adesso cosa farai?        Continuerai con il tuo solito lavoro?

FILOSO: Sì, continuerò a fare quello che ho sempre fatto... "Il guar- diano di porci"!

SCRITT: Il guardiano di porci? Ma allora fai parte anche tu dell'Uni- versità della Crusca?!

FILOSO: Mi sembra logico: avendo a che fare con i maiali, io, sono parte integrante dell'Università della Crusca.

SCRITT: Strano, anch'io faccio parte dell'Università della Pagnotta eppure non ci siamo mai incontrati prima. Mah... Comunque, direi, senz'altro  interessante  "Il guardiano  di  porci". Già, certo,

        certo. D'altra parte questo è il nostro ruolo nella società.

FILOSO: Per l'appunto, tornerò alle mie abituali aspirazioni.

SCRITT: Li nutri sempre di perle?

FILOSO: Lo sai, è il nostro destino, buttare perle ai porci! E tu cosa

        farai?

SCRITT: Bè, anch'io tornerò al mio solito lavoro: "Il custode di ovini        Lo sai le pecore sono sempre state la mia passione.

FILOSO: O meglio, le pecore sono sempre state la passione dei nostri governanti.

SCRITT: Per l'appunto!

FILOSO: Certo, certo, mi sembra logico. Dopotutto questa è la nostra missione, caro Scrittore.

SCRITT: È vero... Peccato che non avremo modo di rivederci più...

FILOSO: Se è per questo anch'io non la rivedrò più... E se per disgra-        zia, lei mi dovesse capitare in mezzo agli occhi... farò finta di non vederla.

SCRITT: Non so se  riuscirò ad ignorarla, ma cercherò... Dopotutto il

        tempo è la nostra unica e valida medicina. Come diceva Sant'A-gostino: "Il passato non c'è più, il futuro non c'è ancora, il        presente ci sfugge come acqua tra le mani."

FILOSO: È stato scritto:"Come se si potesse ammazzare il tempo, senza ferire l'eternità."

SCRITT: Già, ma un filosofo greco ha detto: ”Il tempo è la cosa più        preziosa che un uomo possa spendere."

(Entrano gli attori, alcuni belano e altri grugniscono mimando i movi- menti degli animali. Si avvicinano mettendosi intorno ai due minac-ciosi.)

FILOSO: Direi di tornare ai nostri impegni... Cosa succede... cosa c'è? Perché fate ciò? Non siamo agli albori dell'uomo e voi non        siete aborigeni.

SCRITT: Fermi cosa fate?... Non spingete così... In questo modo mi fate cadere... Fermi, l'incertezza dell'esistenza, porta a queste con-        seguenze. Ma noi non abbiamo colpa.

ATTORI: (Si fanno sempre più pressanti. Buttano a terra i due e mi-mano il cannibalismo)

FILOSO: No, fermi, non fate così... Haaaaa!!!

SCRITT: No, accidenti, perchè. Perchè?... Haaaaaa!!!

FILOSO: State fermi! Non fate i maiali!

SCRITT: Fermi! Prima votano, e poi fanno i caproni. Fermi, voi… non fate i caproni!

FILOSO: Aiuto! Aiuto, non siamo stati noi. Noi non abbiamo colpa.

SCRITT: Siamo solo stati complici. Aiuto, soccorreteci, aiuto. Noi...

(Gli attori danno gli ultimi colpi. Buio e sipario)

                                               

FINE