Ne su ne giù

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“ NE SU’ NE GIU’ ”

di Luca Giacomozzi

NE SU’ NE GIU’

(Si apre la scena. Ivan è dentro l’ascensore. Luce solo sull’ascensore)

Ivan: (Al telefono) Aò...secco? Secco me senti? (tra sè) Aò...dentro sto cavolo d’ascensore nun c’è campo. Ma che è un bunker?! (esce dall’ascensore) Pronto...Secco...me senti...sò io? Come io chi? Sò io “scheggia”. No. Tu sei secco, io so scheggia. Ma come sarebbe a dì che non conosci nessuna scheggia? A secco ma che me stai a pià per culo? A me pe pare de si. Eh, nun te permetteresti mai però intato lo stai a fa. Vabbè comunque stamme a senti. Secco ? Secco statte zitto e stamme a senti. Sò arrivato, sto qua, dove sai tu. (alludendo a qualcosa che il “secco” dovrebbe conoscere). Come sarebbe a di che nun lo sai? Sò arrivato dal nemico. Luogo x. Come sarebbe a di 1 fisso ? In trasferta metti sempre l’uno fisso? A secco ma che cazzo stai a dì? Te sto a dì che sto qui davanti all’ascensore nel palazzo dove devo svotà l’appartamento. Ma quale trasloco a secco. Secco, mo me stai a fà girà i.... secco ? Secco me fai parlà? Secco posso...Secco me stai a....(attacca) A secco, ma vaffanculo và.

(Ivan si avvia velocemente verso l’entrata dell’ascensore. Entra perà in scena Padre Anselmo)

Padre Anselmo: Aspetta, aspetta, aspetta figliuolo.

Ivan: (Si ferma e si guarda intorno)

Padre Anselmo:Si, dico proprio a te, fligliuolo.

Ivan: Ah, io sarei il figliuolo?

Padre Anselmo: Certo, figliuolo.

Ivan: Bono a sapesse.

Padre Anselmo: Stavi salendo?

Ivan: Stavo salendo?

Padre Anselmo: Stavi salendo?

Ivan: No, non stavo salendo. Stavo....

Padre Anselmo: Scendendo?

Ivan: Bravo, stavo scendendo.

Padre Anselmo: Ma se siamo al piano terra.

Ivan: Ah! Stamo al piano terra?

Padre Anselmo: Si, figliuolo.

Ivan: Sò sempre io vè ?

Padre Anselmo: Cosa?

Ivan: Il figliuolo.

Padre Anselmo: Certo figliuolo.

Ivan: Me ce devo ancora abituà.

Padre Anselmo: Abiti qui ?

Ivan: Sulle scale?

Padre Anselmo: No, dicevo. Abiti qui, in questo palazzo?

Ivan: (inventando) Si...abito.... qui, in questo palazzo. Sono il....figliuolo della signora... del sesto piano.

Padre Anselmo: Sono cinque

Ivan: I figliuoli?

Padre Anselmo: Quali figliuoli?

Ivan: Della signora.

Padre Anselmo: Ma quale signora. I piani, sono cinque.

Ivan: A sò cinque?

Padre Anselmo: Si.

Ivan: Ammazza quante cose stò a imparà.

Padre Anselmo: Però scusa figliuolo. Se sono cinque piani come fai ad abitare al sesto?

Ivan: Come faccio?

Padre Anselmo: Come fai?

Ivan: Come faccio?

Padre Anselmo: Eh, come fai?

Ivan: Se me fa parlà je lo dico...

Padre Anselmo: Prego figliuolo. (padre Anselmo si racchiude in preghiera)

Ivan: Vede padre...padre ma che fa ?

Padre Anselmo: Te l’ho detto. Prego figliuolo.

Ivan: Ah! Prego figliulo era...?

Padre Anselmo: Prego figliuolo.

Ivan: Ma...cosi, all’improvviso? Se ferma e prega ?

Padre Anselmo: Finito. (smette di pregare) Dove eravamo rimasti?

Ivan: A “prego figliuolo”

Padre Anselmo: Ah! Parlavamo del sesto piano che non c’è.

Ivan: L’hanno tolto?

Padre Anselmo: Non c’è mai stato.

Ivan: Ah! Nun c’è mai stato?

Padre Anselmo: Quindi.

Ivan: Quindi ?

Padre Anselmo: No dico, quindi.

Ivan: No dico, quindi ?

Padre Anselmo: Quindi come fai ad abitare al sesto piano se il sesto piano non esiste?

Ivan: Eh....! Lo stanno a costruì mò.

Padre Anselmo: Cosa?

Ivan: Er sesto piano. Lo stanno a costruì mò.

Padre Anselmo: Mò?

Ivan: Si. Mì padre sta a fà ‘na tettoia abusiva sul terrazzo. S’arrangiamo così.

Padre Anselmo: Ma è illegale.

Ivan: No, è abusiva. ‘Na volta finito condonamo tutto e vaffanculo.

Padre Anselmo: Figliuolo !

Ivan: Me scusi...m’è scappato.

Padre Anselmo: Non è bello sentire un così bravo figliuolo come te dire certe parolacce. Mi capisci vero ?

Ivan: Me cojoni.

Padre Anselmo: Figluolo!

Ivan: Nun me ne sò accorto. Nun l’ho fatto apposta.

Padre Anselmo: Ovviamente non l’hai fatto apposta. Le parolacce nascono dall’incapacità dell’essere umano di controllare il proprio stato d’animo. Ora ti racconto una storiella.

Ivan: No, no. Nun me racconti gnete. Vado de fretta.

Padre Anselmo: Ma guarda che non è lunga.

Ivan: Ho capito. Però c’ho dà fà.

Padre Anselmo: Ed è anche molto carina come storiella. Divertentissima. (Inizia a ridere da solo)

Ivan: Ma che ride da solo ? Aò...padre?

Padre Anselmo: (continuando a ridere) Anselmo.

Ivan: E mò chi è st’Anselmo?

Padre Anselmo: (continuando a ridere) Sono io. Mi chiamo...Padre Anselmo.

Ivan: E je fa ride che se chiama Padre Anselmo?

Padre Anselmo: (continuando a ridere) Non rido per quello.

Ivan: A no?

Padre Anselmo: (continuando a ridere) No. Rido per la storiella che volevo raccontarti.

Ivan: Ma se ancora nun me l’ha raccontata come fa già a ride?

Padre Anselmo: (continuando a ridere) Basta che ci penso e mi viene da ridere.

Ivan: E nun ce pensi.

Padre Anselmo: Non riesco a fermarmi. (continuando a ridere)

Ivan: Nun ce pensi.

Padre Anselmo: E’ più forte di me. (continuando a ridere)

Ivan: (alzando la voce) Nun ce deviepensà.

Padre Anselmo: (dopo poco riesce a smettere di ridere) E’ stranissima questa cosa. Ci penso e rido.

Ivan: (tra sè) Ride. Cazzo se ride.

Padre Anselmo: Scusami, ma è una cosa stranissima. Ogni volta che penso a quella storia.....(riprende a ridere)

Ivan: A Padre Ansè, ma allora lo fa apposta. Gli ho detto che nun ce deve pensà e lei ce pensa. Allora nun m’ascolta? E io che me volevo venì a confessà da lei.

Padre Anselmo: (smette subito di ridere) Pronto. Andiamo. (va verso l’entrata dell’ascensore)

Ivan: Dove?

Padre Anselmo: A confessarti.

Ivan: Nell’ascensore?

Padre Anselmo: No ?

Ivan: A Padre Ansè ma che stai a dì ?

Padre Anselmo: Mi sono fatto prendere dall’euforia.

Ivan: De confessamme ?

Padre Anselmo: Euforia da confessione. Ne soffro.

Ivan: Lei nun sta bene.

Padre Anselmo: Vorrà dire che ti aspetterò nella mia parrocchia.

Ivan: Bravo, aspetti.

Padre Anselmo: Sai figliuolo è una piccola parrocchia, ma ben organizzata.

Ivan: Sti.

Padre Anselmo: Abbiamo un piccolo campo da calcetto.

Ivan: Sti.

Padre Anselmo: Una piccola sala teatro.

Ivan: Sti.

Padre Anselmo: Una piccola biblioteca.

Ivan: Sti.

Padre Anselmo: L’altare ovviamente.

Ivan: Sti.

Padre Anselmo: E un bellissimo parco pieno di alberi secolari.

Ivan Sti cazzi.

Padre Anselmo: Figliuolo ?!

Ivan: A padre Ansè, lei parla troppo.

Padre Anselmo: Qualche piccolo riferimento per descrivere la mia parrocchia, tutto qui.

Ivan: Ma chi je l’ha chiesto?

Padre Anselmo: Non mi avevi posto questa domanda ?

Ivan: Nun me pare. E se anche fosse...troppo lunga a risposta, la prego.

Padre Anselmo: Giusto. Preghiamo. (si rimette a pregare)

Ivan: Mò?

Padre Anselmo: (lo guarda) Mò. (torna a pregare)

Ivan: Così...davanti all’ascensore?

Padre Anselmo: Ssssss!

Ivan: Se incazza pure.

Padre Anselmo: Finito.

Ivan: Ma invece de fanne tante brevi, nun je conviene fanne una sola lunga ?

Padre Anselmo: Di cosa?

Ivan: De preghiera.

Padre Anselmo: Figliuolo, ma cosa dici?! (fa una carezza sulla testa ad Ivan e poi gli fa il segno della croce sulla fronte)

Ivan: Ma che benedice?

Padre Anselmo: Ora devo iniziare il mio giro negli appartamenti di questo stabile.

Ivan: Ah! Ho capito. Lei è uno de quei preti che passano pe e case a rompe li coj...

Padre Anselmo: Figliulo!

Ivan: A benedire? Che aveva capito?

Padre Anselmo: Niente.Non avevo capito niente. Si, comunque io sono uno di quelli.

Ivan: Se vedeva.

Padre Anselmo: Da cosa?

Ivan: Da a faccia.

Padre Anselmo: Perchè, che faccia ho?

Ivan: A classica faccia da caz....

Padre Anselmo: zo.

Ivan: Allo ce lo sà?!

Padre Anselmo: Diciamo che non sei il primo a fare questo accostamento.

Ivan: Tra la sua faccia e un ca...?

Padre Anselmo: Non serve ribadire il concetto figliulo. (indicando l’ascensore) Sali con me ?

Ivan: Salgo con lei ?

Padre Anselmo: Sali con me, sali con me.

Ivan: Piano, piano...che se spigne.

(Padre Anselmo spinge Ivan nell’ascensore).

Padre Anselmo: Allora figliuolo. Prima di salire devo fare una cosetta.

Ivan: Dentro l’ascensore?

Padre Anselmo: Certo.

Ivan: Ma che schifo.

Padre Anselmo: Ma cosa hai capito?

Ivan: Deve fà ‘na cosetta. L’ha detto lei.

Padre Anselmo: Voglio benedire quest’ascensore.

Ivan: Dice che serve?

Padre Anselmo: Ssssss!

Ivan: Quanto me fa incazzà quanno me fà così.

(Padre Anselmo benedisce l’ascensore. Poi si gira per benedire Ivan il quel si sposta. Allora padre Anselmo riesce dall’ascensore).

Ivan: Ma che fa? Se ne va ?

Padre Anselmo: No. Benedico l’esterno dell’ascensore.

Ivan: Ma perchè, nun bastava l’interno?

Padre Anselmo: Non essere approssimativo, figliuolo.

Ivan: Se o dice lei.

Padre Anselmo: Fatto.

Ivan: Menomale.

Padre Anselmo: Ora possiamo salire.

(Quando Padre Anselmo sta per salire arriva tutta di corsa Margherita)

Margherita: Aspetti, aspetti, non chiuda.

Padre Anselmo: Va bene, non chiudo.

Margherita: (Si agita senza motivo, iniziando a parlare come una vera isterica. Alterna momenti di ironia a momenti di pianto.) Le ho detto di aspettare. Perchè non vuole farlo? Perchè nessuno mi ascolta? Perchè ce l’hanno tutti con me? Cosa ho fatto di male? Io non sono malata, lo capite. Io non sono malata. Sto benissimo. Sono tranquilla.  Sono tranquillissima. Siete voi che mi vedete malata. Voi. E’ tutta colpa vostra. Io sono serena. Serenissima. Le ho detto di aspettare. Perchè vuole salire senza di me? Avanti, me lo dica. Perchè non vuole che salga con lei?  Cosa le ho fatto ? Devono essere state le mie colleghe vero? Quelle stronze invidiose. Chissà cosa le hanno raccontato. Avanti, avanti lo dica. Brutte zoccole che non sono altro. Non capisco perchè ce l’hanno tanto come ? Dicono che sono instabile. Che ho sbalzi d’umore incontrollati. Non è vero. Io riesco a controllare benissimo il mio umore. Zoccole. Ecco cosa siete, delle zoccole invidiose. Perchè, perchè...perchè ? (piangendo si butta a terra).

(Durante tutto il pezzo di Margherita, Ivan e Padre Anselmo sono usciti dall’ascensore e sono rimasti immobili a vedere Margherita che parlava da sola istericamente)

Ivan: (inizia ad applaudire) Brava. Complimenti. M’hai fatto veni i brividi. Sembrava vero. Sei veramente na grande attrice.

Margherita: Attrice?

Padre Anselmo: (a Ivan) Figliulo!

Ivan: (a Margherita) Me sa che a te t’ho già visto dentro qualche fiction in televisione, ve ?

Margherita: Fiction ?

Ivan: Non era ‘na fiction?

Padre Anselmo: Figliuolo!

Margherita: Quale fiction?

Ivan: Ho capito...te nun fai televisione. Fai teatro. Se vede.

Margherita: Teatro ?

Ivan: Si, nun fà la modesta, t’ho riconosciuto.

Padre Anselmo: Figliuolo.

Ivan: A Padre Ansè. Vole sta zitto un attimo. Sto a parlà co ‘na star der teatro.

Margherita: Ma quale star? Quale teatro ?

Padre Anselmo: (alzando la voce) Figliuolo! La signorina non è un’attrice ne di fiction ne di teatro.

Ivan: De cinema?!

Padre Anselmo: (sempre a voce alta) Neanche. (abbassa i toni) E’ solamente una ragazza con delle difficoltà. Vero?

Margherita: (timidamente) Si.

Padre Anselmo: Una ragazza con delle insicurezze. Vero ?

Margherita: (timidamente) Si.

Padre Anselmo: Una ragazza piena di paure. Vero ?

Margherita: (timidamente, iniziando quasi a piangere) Si.

Padre Anselmo: Una ragazza sola. Vero ?

Margherita: Si.

Padre Anselmo: Una ragazza che ha molto sofferto.

Ivan: Pure?!

Padre Anselmo: E che soffre ancora molto. Vero ?

Margherita: Si. (inizia a piangere disperata)

Ivan: Bravo padre Ansè. Complimenti. Se vede che c’ha tatto. Quanno sento qualcuno che sta male e se vole ammazza o manno subito da lei. Cosi je dai a botta finale.

Padre Anselmo: Veramente non capisco. (si avvicina alla ragazza)

Ivan: Ah nun capisce ?

Padre Anselmo: Figliuola.

Ivan: (a Margherita) Nun ce fa caso. Chiama tutti così.

Padre Anselmo: Figliuola perchè piangi?

Ivan: C’ha pure er coraggio de chiedeielo?

Padre Anselmo: Perchè non dovrei ?

Ivan: Ma ringrazi Dio che nun c’aveva a pistola sennò s’era già sparata.

Padre Anselmo: Figliula, cosa posso fare per te?

Ivan: Io, pe nun sapè ne legge ne scrive, me starei zitto.

Padre Anselmo: Starò zitto.

Ivan: E poi, la farei salì nell’ascensore con noi.

Margherita: Grazie. (si avvicina a Ivan e gli fa una carezza)

Ivan: (va vicino a Padre Anselmo) Padre Ansè, m’ha fatto ‘na carezza, che vol dì?

Padre Anselmo: Che non sta bene.

Margherita: (tutta sorridente) Beh! Andiamo ?

Ivan-Padre Anselmo: (si guardano perplessi) Andiamo?

Margherita: (improvvisamente nervosa, urla) Andiamo????

Ivan-Padre Anselmo: (di corsa) Andiamo, andiamo.

Ivan: Nun sarà pericoloso?

(Stanno per entrare in ascensore ma arriva di corsa Katia)

Katia: Fermi, fermi....non salite.

Ivan: Aò, che palle. Me sa che me conviene prenne e scale.

Katia: State salendo in ascensore?

Ivan: No, stamo a fa e statistiche pe l’Istat.

Margherita: Oddio, oddio. Mi sento soffocare. Mi manca il respiro. Ho il fiato corto. Aiuto. Aiutatemi vi prego.

Ivan: (a Katia) Nun ce fa caso. Fà sempre così. E’ n’attrice.

Katia: Un’attrice?

Ivan: De teatro, me pare.

Margherita: Ho paura, ho paura vi prego aiutatemi. Soffro di claustrofobia.

Padre Anselmo: Figliuola, stai calma. Siamo ancora sul pianerottolo.

Margherita: (tutta sorridente) Grazie. (fa una carezza a Padre Anselmo)

Padre Anselmo: (va da Ivan) Mi ha fatto una carezza. Cosa vorrà dire?

Ivan: Che c’aveva ragione lei.

Padre Anselmo: Cioè?

Ivan: Nun sta bene.

Katia: Beh! Che facciamo ? Io avrei una certa fretta, vi prego.

(Padre Anselmo si racchiude subito in preghiera)

Ivan: Bona, nu t’aggità. Mo salimo.

Katia: (a Ivan, riferendosi a Padre Anselmo che sta pregando) Ma cosa fa ?

Margherita: (agitata) Oddio è morto il prete.

Ivan: Si. In piedi.

Margherita: (ancora più agitata) Oddio il prete è morto in piedi.

Ivan: Ma che cazzo stai a di. Te pare che uno more e resta in piedi.

Katia: Si è addormentato?

Ivan: No, sta a pregà.

Margherita: E’ morto mentre pregava?

Ivan: Aò...te a devi fà finita. Nun è morto. E’ vivo e sta a pregà.

Margherita: (tutta felice) Che bello. Questa è la notizia più bella della giornata.

Ivan: Pensa a che sei abituata.

Katia: Scusate. Io vado veramente di fretta.

Ivan: Tranquilla. Mò finisce.

Padre Anselmo: (smette di pregare) Fatto.

Ivan: Che t’avevo detto.

Padre Anselmo: Che mi avevi detto?

Ivan: Nun dicevo a lei.

Margherita: (va vicino a padre Anselmo) Padre...sono veramente felice che lei sia ancora vivo.

Padre Anselmo: Non dovevo esserlo?

Margherita: Ho temuto seriamente per la sua vita.

Padre Anselmo: (prendendo le mani di Margherita) Tranquilla, tranquilla figliuola. L’erpes alle mani non è una malattia mortale.

Margherita: (Fissa il prete. Poi fissa le mani. Poi si allontana di scatto).

Katia: Sentite, ma c’entreremo tutti e quattro in questo ascensore ?

Ivan: Padre Anselmo dovrebbe pagà er supplemento, comunque.

Katia: Quante persone porta ? (va a vedere nell’ascensore)

Ivan: Nun guardà e persone, guarda er peso.

(Intanto Margherita tira fuori dalla borsa dei quanti sterili e li indossa)

Padre Anselmo: Stai facendo per caso delle allusioni circa la mia corporatura ?

Ivan: Ma quale allusioni. Je pare che sò uno che allude?

Padre Anselmo: Mi era sembrato.

Ivan: J’era sembrato male.

Padre Anselmo: Comunque, solo per precisione, io non sono grasso.

Ivan: No, la disegnano così.

Padre Anselmo: Cosi come ?

Ivan: 3D.

Padre Anselmo: Figliuola cos’hai?

Margherita: (si tocca tutta agitata) Oddio, cos’ho? Bolle ?

Padre Anselmo: No, tranquilla. Nessuna bolla.

Ivan: Io ne vedo due, e pure belle grosse.

Margherita: Dove?

Ivan: Qui. (indica il seno di Margherita)

Margherita: (si vede il seno) Hai ragione. Non erano così’ prima.

Padre Anselmo: Sarà l’età dello sviluppo.

Margherita: Padre, ho 25 anni, ancora l’età dello sviluppo?

Ivan: Comunque sta tranquilla. Fino a quinta sò normali.

Margherita: Lo sapevo che oggi non sarei dovuta uscire di casa.

Ivan: Allora perchè sei uscita?

Margherita: (calma) Andiamo. Saliamo in ascensore.

Padre Anselmo: Va bene saliamo.

Katia: Era ora.

Margherita: (improvvisamente agitata) Vi ho detto che ho bisogno di salire in ascensore.

Ivan: Aò... Padre Anselmo ha detto de si. Stamo a sali. Carmate.

Margherita: Io sono calmissima.

Ivan: Sei troppo attrice, troppo.

Katia: Ma lei è veramente un’attrice?

Margherita: Quale attrice?

Katia: Io lo sono, sà?

(Sono tutti e quattro dentro l’ascensore. Appena entrati Margherita indossa una maschera protettiva per la bocca)

Padre Anselmo: (a Katia) Sei veramente un’attrice figliuola?

Katia: Beh! Diciamo che non lo faccio proprio di professione. Però, ho girato qualche filmino.

Padre Anselmo: Corti?

Katia: Corti, lunghi...Dipende.

Padre Anselmo: Dalle produzioni?

Katia: No, dalle dimensioni.

Padre Anselmo: Quali dimensioni ?

Ivan: A padre Ansè, me sa che nun ha capito che tipo de firmini ha girato la qui presente.

Padre Anselmo: Perchè, che genere di film hai fatto?

Katia: Hard.

Padre Anselmo: (si volta e si raccoglie in preghiera) Ave Maria piena di....(poi si ferma e guarda Katia) Hard, hard ?

Katia: Si, porno.

Padre Anselmo: (si volta nuovamente in preghiera) Santa Maria, madre di ....

Ivan: (a Margherita) Aò...ma che stai a fa?

Margherita: (che intanto stava disinfettando la pulsantiera) Disinfetto.

Ivan: Ma che stai a di?

Margherita: Hai idea di quanti batteri ci sono in un luogo come questo?

Ivan: No, e neanche  o vojo sapè.

Margherita: In questo modo cerco di salvaguardare la mia salute.

Ivan: Ho capito, però c’ammazzi a noi. Senti che puzza.

Margherita: Veramente questo disinfettante è inodore.

Ivan: Nun direi proprio.

Katia: In effetti un odore strano lo sento anche io.

Ivan: E’ sta deficiente che sta a spruzza sta schifezza.

Margherita: Ehi. Calma con le parole. Non sono stata io.

Ivan: A no? Allora chi è stato?

(Padre Anselmo alza il braccio destro in alto)

Katia: Padre Anselmo?

Padre Anselmo: Non l’ho fatto apposta, mi è scappata.

Ivan: Ma che schifo.

Katia: Padre Anselmo da lei non me lo sarei mai aspettato.

Padre Anselmo: Ma perchè i preti non possono fare una puzzetta?

Ivan: E me la chiama puzzetta ? Toccherà fa sostituì ascensore.

Padre Anselmo: Figliulo non esagerare. Sono cose naturali.

Ivan: No, no. Queste nun sò naturali, sò chimiche. So tossiche. Sò sostanze geneticamente modificate.

Padre Anselmo: (sorridendo) Esagerato.

Margherita: Tranquilli ci penso io. (tira fuori dalla borsa un deodorante e lo spruzza)

Katia: Cos’è? (a Margherita)

Margherita: Un igienizzante al profumo di mandarino.

Ivan: Che mischiato a quello de spinaci de padre Anselmo fa veni fori propio un  bel odore de merda.

Katia: Sentite. Sono già in ritardo. Perchè andiamo?

Margherita: In effetti anche io sono in ritardo.

Padre Anselmo: A pensarci bene, anche io...

Ivan: No padre Ansè. Lei c’avuto un tempismo perfetto.

Padre Anselmo: A che piano dovete andare?

Margherita: Al quarto. Io al quarto.

Katia: Io al terzo.

Ivan: Io al sesto.

Padre Anselmo: (alzando un pò la voce) Non c’è il sesto. Sono cinque i piani.

Ivan: Nun se incazzi che je fa male. Che poi, se qui c’è uno che se deve stranì quello so io.

Padre Anselmo: Figliuolo insomma. A che piano devi andare ?

Ivan: Faccia lei.

Padre Anselmo: Basta con questo “lei”. Diamoci del tu.

Ivan: Vabbè. Faccia tu.

Katia: Insomma. Io ho fretta. Mi aspettano.

Margherita: Ci vogliamo sbrigare. Sono ore che siamo chiusi qui dentro.

Ivan: Ma se nun sò manco du minuti.

Margherita: (incavolata)  Sono ore.

Ivan: Va bè, va bè...sò ore.

Margherita: (si calma) Oh!

Ivan: Tre ore.

Padre Anselmo: Perchè proprio tre ore ?

Ivan: Così ...a cazzo. (sorridendo)

Katia: Sentite, io ho da fare e anche molto. Quindi si va prima al terzo.

(Katia spinge il punlsante sulla tastiera)

(Cambio di luci. Rimane illuminato solo l’ascensore. I quattro simulano il movimento dell’ascensore che sale)

(Arrivati al terzo piano, l’ascensore si ferma. Katia, deve uscire, ma ha davanti Padre Anselmo, Ivan e Margherita)

Katia: Io sono arrivata. E’ stato un piacere.

Ivan: Se beccamo.

Padre Anselmo: Arrivederci figliuola.

Margherita: (Blocca Katia) No. Ti prego non te ne andare. Non ci abbandonare.

Katia: Ma ho da fare. Mi aspettano.

Margherita: No. Ti prego. Rimani, fallo per me.

Katia: Ma se neanche ti conosco.

Margherita: Mi chiamo Margherita. Adesso mi conosci. Rimani, fallo per me.

Padre Anselmo: Margherita lascia andare la signorina....

Katia: Katia. Mi chiamo Katia. E devo proprio andare.

Margherita: No. (iniziando a piangere) Non mi abbandonare anche tu. Non farlo.

Katia: Io non ti voglio abbandonare, però....

Padre Anselmo: (a Katia) Figliuola....devi proprio andare ?

Katia: Eh?

Padre Anselmo: (a Katia) Dicevo. Figliuola devi proprio andare ?

Katia: Certo che devo. Sono già in ritardo.Mi aspettano. La prego non ci si metta anche lei.

Margherita: Dai Katia. Rimani un altro pò Facciamoci un altro giretto.

Ivan: Un giretto? Ma che stamo su e giostre?

Katia: Margherita mi dispiace ma...

Padre Anselmo: (a Katia) Figliuola, su via. Cosa ti costa un altro giretto. (a Katia quasi all’orecchio) Non la contraddire. La signorina soffre di piccoli sbalzi d’umore.

Margherita: (serissima) Katia se proprio vuoi andar via, vai tranquilla. (cambia improvvisamente tono e umore) Però sappi che dovrai passare sul mio cadavere.

Ivan: Ecco. Ammazzamola cosi a smette de rompece i cojoni...

Padre Anselmo: (ad Ivan) Figliuolo!

Ivan: A padre Ansè, quanno ce vo ce vo.

Padre Anselmo: Cosa devono sentire le mie povere orecchie. (si racchiude in preghiera)

Katia: Va bene. Resto. Facciamoci quest’altro giretto.

Margherita: (euforica) Che bello. Katia resta! Evvai. (come coro da stadio) Katia, Katia, Katia, Katia, Katia.

Ivan: Aò...Mica stamo a stadio. Meno, fai meno.

Katia: Cinque minuti però. Non uno di più.

Margherita: Me li farò bastare.

Padre Anselmo: Allora? Che facciamo? Dove andiamo?

Ivan: E dò voi annà padre Ansè? Stamo dentro ‘nascensore. O su o giù. Mica se move pure pe così. (mimando il movimento in orizzontale).

Padre Anselmo: Hai ragione figliuolo. Allora visto che ci siamo. Continuiamo a salire.

Ivan: Bravo Anselmo.

Padre Anselmo: Padre Anselmo.

Ivan: Bravo lo stesso.

(Padre Anselmo spinge il pulsante sulla pulsantiere. Cambio di luci. L’ascensore continua a salire. Margherita abbraccia streatta Katia).

Ivan: Che piano hai spinto Padre Ansè ?

Padre Anselmo: Il sesto.

Ivan: Ma se nun ce stà er sesto?

Padre Anselmo: (iniziando a ridere) Infatti ti ho fatto uno scherzetto. (continua a ridere)

Ivan: Ammazza, sei un comico padre Ansè.

Padre Anselmo: Per farti ridere un pò. (continua a ridacchiare)

Ivan: Ce sei riuscito. Me sto a piscià sotto da e risate.

Padre Anselmo: Non si vede.

Ivan: T’ho detto che me sto a piscià sotto. Se me guardi in faccia non lo vedi no!

Padre Anselmo: (guarda i pantaloni di Ivan) Ma io non vedo nulla neanche lì. (indicando i pantaloni)

Ivan: (dopo una pausa) Sto a scherza padre Ansè. T’ho fatto er contro-scherzetto.

(Margherita continua ad abbracciare streatta Katia. Katia è piuttosto perplessa)

Margherita: (alzando la voce) Vogliamo fare un pò di silenzio per cortesia.

Ivan-Padre Anselmo: Scusa.

Katia: Quanto manca ?

Margherita: Non ci pensare adesso. Non rovinare questo nostro bellissimo momento.

Katia: Ah perchè è bellissimo ?

Margherita: Certo. Non trovi?

Katia: Se lo dici tu.

Padre Anselmo: (a Katia) Non la contraddire. Potrebbe essere pericoloso.

Katia: (a Padre Anselmo) Non poteva dirmelo prima?

Padre Anselmo: (a Katia) Prima quando?

Katia: (a Padre Anselmo) Prima di salire.

Padre Anselmo: (a Katia) Perchè?

Katia: (a Padre Anselmo) Avrei fatto le scale.

(Improvvisamente si sente un rumore. Le luci si spengono e si riaccendono. L’ascensore si è fermato)

Margherita: Non ditemi che si è fermato l’ascensore.

Ivan: A Margherì. Se voi nun te lo dimo.

Margherita: Allora cosa è successo?

Padre Anselmo: Si è fermato l’ascensore.

Margherita: (Inizia ad urlare disperata)

Ivan: A padrè Ansè. Certo che c’hai un tatto della Madonna. Se pò della Madonna padre Ansè?

Padre Anselmo: No. No che non si può dire. (si racchiude in preghiera)

Margherita: Aiuto...Non respiro. Mi sento svenire. Aiutatemi. (sviene per terra).

Katia: E’ svenuta.

Ivan: Ammazzà. Nun te sfugge gnente.

Katia: Bisogna farla riprendere.

Ivan: Bona.  Quella se se riprendè ce fa du palle così.

Katia: Ma non possiamo neanche lasciarla svenuta per terra.

Ivan: Qualche minuto così mica je fà male.

Katia: Padre Anselmo lei che dice?

Padre Anselmo: (alza la testa) Si è fermato l’ascensore.

Ivan: Aò. Menomale che l’hai benedetto prima de sali. Se nun lo facevi che succedeva, esplodeva ?

Padre Anselmo: Figliuolo ma cosa dici?

Katia: Insomma cosa vogliamo fare con Margherita?

Ivan: Prima cerchiamo di uscire di qui e poi la svejamo.

Katia: Mi sa che hai ragione, coso.

Ivan: Ivan. Ivan Porrini, no coso.

Katia: Va bene è lo stesso.

Ivan: No. Nun è lo stesso. E’ come se io invece de chiamatte Katia te chiamo “stronzetta”.

Katia: (Provando quasi piacere) Si. Dillo ancora.

Ivan: Cosa?

Katia: Quello che hai appena detto.

Ivan: Stronzetta ?

Katia: (eccitata) Si. Ancora, ancora.

Ivan: A Padre Ansè questa è peggio de quella svenuta.

Katia: Mi eccita da morire sentirmi chiamare così.

Ivan: Ti eccita?

Katia: Moltissimo.

Ivan: (velocemente) Stronzetta, stronzetta, stronzetta. Va bene così.

Katia: (sempre eccitata) Si. E’ bellissimo. Stronzetta è troppo eccitante. (si ricompone e si avvicina a padre Anselmo) Non trova padre ?

Padre Anselmo: Ma cosa ne so io.

Ivan: Padre Ansè, che fai er timido?

Padre Anselmo: Ma quele timido.

Ivan: Me sembri in imbarazzo.

Padre Anselmo: Nessun imbarazzo.

Ivan: Se o dice te.

Katia: Io comunque “stronzetta” lo trovo eccitante.

Ivan: Avemo capito. Basta mò.

Katia: Va bene. La smetto.

Ivan: Padre Ansè. Che consija de fa?

Padre Anselmo: Io direi di pregare un pò.

Ivan: So d’accordissimo co lei. Però io vorrei fa pure quarcosa pe usci de quà.

Padre Anselmo: Il cellulare.

Ivan: Quale celluale?

Padre Anselmo: Prendo il cellulare e chiamo i pompieri.

Ivan: Se...bravo. E’ ‘na bona idea.

Padre Anselmo: Ma dove l’ho messo?

Ivan: Cosa?

Padre Anselmo: Il mio cellualre. Ce l’avevo in tasca e non lo trovo più.

Ivan: L’avrai lasciato il parrocchia.

Padre Anselmo: Ero convinto di averlo preso. Che strano.

Ivan: Sarà in parrocchia.

Padre Anselmo: E si. Forse l’avrò lasciato là.

(Katia inizia lentamente ad emettere dei suoni. Sta avendo un orgasmo. Padre Anselmo e Ivan la guardano perplessi)

Ivan: (a Padre Anselmo) Giuro che nun l’ho toccata.

Padre Anselmo: Forse non si sente bene.

Ivan: Secondo me, se sente benissimo.

Padre Anselmo: Perchè si agita e si dimena in questo modo ?

Ivan: Sarà posseduta.

Padre Anselmo: Figliuolo ma cosa dici?

Ivan: Sa che ‘na volta ho letto che c’è una che se eccita in continuazione. Cosi da sola.

Padre Anselmo: Da sola?

Ivan: Si. Come cammina, se move. Insomma è iper sensibile.

Padre Anselmo: In effetti una volta mi raccontarono una storiella del genere. Mi ricordo che era il maggio di cinque anni fa.

Ivan: Padre Ansè. Zitto un pò. Me sa che sta a finì.

Padre Anselmo: Peccato, perchè la storiella era veramente attinente.

Katia: (stremata) Ah! Che bello. Non mi sono mai sentita cosi bene.

Ivan: Certo che è un bel vantaggio esse autosufficienti.

Katia: Ne avevo veramente bisogno.

Padre Anselmo: Ti capisco.

Katia: Mi capisce?

Padre Anselmo: Vabbè...si fa per dire.

Katia: Padre....non faccia il timido. Non c’è niente di male, verò ?

Padre Anselmo: Figliuola.

Katia: Non mi dica che lei....

Padre Anselmo:  (cambiando discorso) Beh! Che facciamo vogliamo rimare qui dentro tutto il pomeriggio?

Ivan: No, no. Io c’ho da fa. Tocca uscì da qui e pure subito.

Padre Anselmo: Allora facciamo qualcosa.

Ivan: Ci penso io. (urlando vicino alla porta dell’ascensore) Aò! ‘Ndo state? Tiratece fora. Me sentite ?

Padre Anselmo: Sentire ti sentono. Però se parli così’ non ti capiscono.

Ivan: Ma perchè, come parlo?

Padre Anselmo: Troppo romano.

Ivan: E sò de Roma, come devo parlà, genovese ?

Padre Anselmo: Lascia fare a me.

Ivan: E’ arrivato er professorone.

Padre Anselmo: (si sistema il vestito. Si concentra in preghiera. Poi improvvisamente impazzisce) Aiutoooooo! Aiutateci. Veniteci a salvare. Siamo qui!!! Nell’ascensore!!

Katia: Padre Anselmo ma cosa fa?

Padre Anselmo: Scusate. Scusate figliuoli.

Ivan: A padre Ansè. Perchè nun svieni dieci minuti pure te vicino a Margherita ?

Padre Anselmo: Devo essermi lasciato prendere un pò la mano.

Ivan: A mano? Tutto er braccio e pure parte della spalla.

Padre Anselmo: Volevo farmi sentire dal portiere.

Ivan: Nun ce sta er portiere qui.

Padre Anselmo: Non ci sta ?

Ivan: No. Nun s’usano più i portieri. Mò vanno de moda i videocitofoni.

Katia: Scusate. Qui c’è un pulsante per chiamare direttamente il servizio assistenza.

Padre Anselmo: Se lo spingiamo cosa succederà?

Katia: Chiameremo quelli del servizio assistenza, ovvio.

Ivan: (a Katia) Nun ce fa caso. E’ fatto così.

Padre Anselmo: E’ incredibile come in momenti come questo sia tanto facile perdere la lucidità.

Ivan: Pensa se nun ce l’hai mai avuta.

Padre Anselmo: Cosa?

Ivan: A lucidità.

Padre Anselmo: A tal proposito. Volevo raccontarvi una storiella.

Ivan: Padre Ansè. Lei o prega o vò raccontà storielle.

Padre Anselmo: Sbaglio?

Ivan: No, rompe i cojoni.

Padre Anselmo: Allora prego. (si mette a pregare)

Ivan: Fà un pò come te pare.

Katia: Io chiamo.

Ivan: Brava, chiama. Altrimenti questo attacca co e storielle.

(Katia spinge un il pulsante. Si sente un suono).

Padre Anselmo: Non rispondono?

Ivan: E mica è ‘na fucilata. Daje er tempo.

Padre Anselmo: Ho questa maledetta lucidità che ogni tanto mi abbandona.

Ivan: Era mejo se rimaneva a lucidià e se n’annava lei?

Katia: Zitti, zitti.

Ivan: Zitto padre Ansè.

Padre Anselmo: Ma se non ho parlato.

Katia: Zitti.

Ivan: Zitto e prega.

Roger: Qui Roger dica tutto.

Katia: Salve. Siamo rimasti chiusi nell’ascensore.

Roger: Dentro l’ascensore?

Katia: E che fuori?! Ma che domande fa ?

Roger: Lo faccio sempre, per sdrammatizzare.

Katia: Guardi, non c’è niente da sdrammatizzare. Noi dobbiamo uscire immediatamente da qui.

Roger: Calma, calma. Come dicono gli americani .”Calm and blood cold”

Katia: Cioè?

Roger: Calma e sangue freddo. Forti l’americani.

Katia: Ma perchè, lei è americano ?

Roger: No, de a bufalotta.  

Katia: Senta....

Roger: Roger. Roger Celletti.

Katia: Roger Celletti ?

Roger: Si. In realtà mi chiamo Ruggero. Però Roger fà più americano.

Katia: Ma se lei è della bufalotta ?

Roger: Ah Dick!

Katia: Cioè?

Roger: Ah cazzo. In americano. Non dovevo svelarle il mio segreto circa le mie origini. Le ho mostrato il mio “Weak side”.

Katia: Che sarebbe?

Roger: Il mio lato debole.

Ivan: (interviene al posto di Katia) Senti Ruggè.

Roger: Roger. No Ruggero.

Ivan: Senti Roger. Noi stamo chiusi dentro un ascensore a via Liegi 32. Vedi che poi fà.

Roger: Che posso fa ?

Ivan: Devi venì.

Roger: ”It’s all right”.

Ivan: (a Padre Anselmo) Che ha detto?

Padre Anselmo: Che sta a destra.

Ivan: Cosa ?

Padre Anselmo: Il bagno, presumo.

Ivan: Che c’entra mò er bagno?

Padre Anelmo: Non lo so. Però il bagno sta sempre infondo a destra.

Roger: Ma quale destra, quale bagno? ”It’s all right”. Vuol dire. Va bene.

Ivan: A Padre Ansè. Ma se nun le sai le cose, statte zitto e prega no?

Padre Anselmo: E la mia lucidità che va e che viene.

Ivan: Nun c’è mai stata. Rassegnate. Fattene ‘na ragione.

Katia: (sensuale) Roger.

Roger: Si.

Katia: (sensuale ed eccitata) Le dispiacerebbe ripetere quella cosa che ha detto poco fa?

Roger: ”It’s all right” ?

Katia: (eccitata) Oh! Si.... ancora!!

Roger: ”It’s all right”. ”It’s all right”. ”It’s all right”.

Ivan: Bono Roger. Bono. Fermate che questa se sta a spojà.

Roger: Allora la apro.

Katia: Si, si....aprimi tutta.

Roger: La segnalazione.

Ivan: (a Katia) A segnalazione.

Katia: (delusa) La segnalazione.

Padre Anselmo: La segnalazione.

Ivan: Grazie Roger.

Roger: Com’è l’indirizzo che l’ho dimenticato?

Ivan: Annamo bene Roger. Manco l’indirizzo.

Roger: Ho avuto un  “memory gap”

Ivan: E che vor di?

Roger: Un vuoto di memoria.

Ivan: A Roger, ma perchè nun parli come mangi?

Roger: E’ quello che faccio. Infatti mangio americano.

Ivan: Te nun stai bene. Comunque segnate l’indirizzo.

Roger: Aspettate che prendo sheet and pen.

Ivan: (a Katia) Prende sheet and pen.

Katia: (a Padre Anselmo) Prende sheet and pen.

Padre Anselmo: (a Katia) Prende sheet and pen?

Katia: (a Ivan)Prende sheet and pen?

Ivan: (a Roger) Prende sheet and pen?

Roger: (a Ivan) Prendo sheet and pen.

Ivan: (a Katia) Prende sheet and pen.

Katia: (a Padre Anselmo) Prende sheet and pen.

Padre Anselmo: (a Katia) Cos’è sheet and pen?

Katia: (a Ivan) Cos’è sheet and pen?

Ivan: (a Roger) Cos’è sheet and pen?

Roger: Foglio e penna.

Ivan: (a Katia) Foglio e penna.

Katia: (a Padre Anselmo) Foglio e penna.

Padre Anselmo: (a Katia) Bene.

Katia: (a Ivan) Bene.

Ivan: (a Roger) Bene.

Roger. Presi.

Ivan-Katia-Padre Anselmo: Finito

Roger: Bene, bene, bene. Quindi.Com’è l’indirizzo?

Ivan: Via Liegi 32.

Roger: Ricevuto. Roger.

Ivan: (a Katia) Ma che se chiama da solo ?

Katia: No. Roger è un modo americano per dire. Ok.

Ivan: Allora perchè nun dicono ok?

Padre Anselmo: In realtà dicono anche ok. Mi ricordo una volta che mi trovai a raccontare una delle miei storielle ad un fornaio americano.

Ivan: Padrè Ansè. Nun ce stanno americani qui, nun ce stanno fornai, quindi, niente storielle.

Margherita: Oi, oi....

Katia: Ragazzi. Margherita si sta riprendendo.

Margherita: Che strano sogno che ho fatto. Ero dentro un ascensore con altre tre persone. C’era anche un prete.

Padre Anselmo: Padre Anselmo.

Margherita: Bravo. Padre Anselmo. Ah!! (lancia un urlo e cade nuovamente a terra)

Ivan: A Padre Ansè...certo che c’hai un tatto.

Padre Anselmo: Modestamente da giovane mi chiamavo “er piuma”.

Ivan: Se. Prima che te magnassi tutto er materasso.

Katia: Margherita. Margherita....svegliati.

Margherita: (si riprende improvvisamente) Sognavo di rimanere chiusa dentro un ascensore

(Si sente un suono)

Roger: Ancora bloccati nell’ascensore?

Margherita: Ah!! (sviene ancora in terra)

Ivan: A Roger. Se semo sentiti trente secondi fà Do voi che stamo?

Roger: Sempre li dentro?

Ivan: Sempre qui dentro.

Roger: Sempre a Via Liegi?

Ivan: No, se semo spostati all’eur.

Roger: Come all’eur?

Ivan: Sto a scherzà, certo che stamo sempre a via Liegi.

Rogero: Sempre a via Liegi?

Ivan: Si.

Roger: 102.

Ivan: 32. 32 no 102.

Roger: (ridacchiando) Lo so, lo so. Volevo vedere se eravate pronti.

Ivan: Te nu stai bene, fidate

Roger: Via Liegi thirty-two

Ivan: Chi?

Roger: Two.

Ivan: Tu chi ?

Roger: Tu tu.

Katia: Senta Roger io ho un appuntamento esattamente....venti minuti fa. Quindi si sbrighi a tirarci fuori di qui, altrimenti non rispondo più di me.

Roger: ”It’s all right”

Katia: (eccitata improvvisamente) Ah si!!

Ivan: A Roger....ma che o fai apposta? Essi bono sù.

Roger: Ricevuto. Roger.

Padre Anselmo: Vuol dire ok.

Ivan: Cosa?

Padre Anselmo: Roger vuol dire ok.

Ivan: A padre Ansè o sò. Se lo semo detti du minuti fa. Che te sei rincojonito padre Ansè? Eh? Te sei rincojonito? Eh Padre Ansè? Te sei  rincojonito?

Padre Anselmo: No. Non mi sono rincoglionito. Volevo solo partecipare anche io alla conversazione.

Ivan: Nun prenne iniziative padre Ansè. Va bene?

Padre Anselmo: Roger.

Ivan: Roger?

Padre Anselmo: (quasi sottovoce) Vuol dire ok!

(Ivan lancia uno sguardo fulminante a Padre Anselmo)

(Padre Anselmo timidamente si gira dall’altra parte, quasi a chiedere scusa)

Margherita: Eccomi quà. (si alza improvvisamente)

Ivan: Li mortacci....Ma sei scema ?

Margherita: No perchè?

Ivan: Ma che c’hai nella testa ?

Margherita. Oddio, che c’ho nella testa ? Non lo so. Il cervello, credo.

Ivan: Tracce de cervello.

Katia Come ti senti?

Margherita: Bene. Dove siamo?

Katia: Nell’ascensore.

Margherita: Sempre lo stesso?

Katia: Si, non ci siamo spostati.

Margherita: Meglio. Sapete, non mi ambiento molto facilmente.

Ivan: L’avevamo notato.

Margherita: In realtà non sono neanche una persona molto socevole.

Katia: Abbiamo notato anche questo.

Margherita: (si incavola) Volete forse dire che sono antipatica, asociale, scontrosa, chiusa?

Ivan-Katia-Padre Anselmo: (Cercano di dire “no”) Noo??

Margherita: Invece si.

Ivan-Katia-Padre Anselmo: Invece si.

Margherita: Si, è vero. Sono così. Però nascondo anche dell’altro.

Padre Anselmo: Figliuola, tutti noi nascondiamo qualcosa.

Ivan: Lei piu de una padre Ansè.

Margherita: (tira fuordi da una tasca una scatola di caramelle) Volete?

Katia: Grazie.

Margherita: Prego.

(Padre Anselmo sta per mettersi a pregare)

Ivan: Padre Ansè.

Padre Anselmo: (smette di pregare e prende una caramella). Grazie.

Margherita: Prendi. (a Ivan)

Ivan: No, grazie, nun mangio mai in servizio.

Margherita: Prendi.

Ivan: T’ho detto che nun...

Margherita: (strillando) Prendiii!!

Ivan: Va bè.! A prenno! Carmate.

(Katia-Padre Anselmo e Ivan mettono insieme in bocca la caramella)

Katia-Ivan-Padre Anselmo: Cos’è?

Margherita: Lavanda e parmiggiano.

(Ivan-Katia e Padre Anselmo, sputano la caramella)

Margherita: La lavanda disinfetta lo stomaco, il parmiggiano contenendo calcio fa bene alle ossa.

Katia: Non vedo l’ora di uscire da qui.

Margherita: Vi dispiace se per ingannare l’attesa leggo un pò?

Padre Anselmo: Fai pure figliuola.

Ivan: Sempre mejo che facce mangnà quelle schifezze.

Padre Anselmo: (a Margherita) Sai. L’anno scorso ho scritto un libro.

Margherita: Veramente ? E come s’intitola?

Padre Anselmo: Storielle.

Ivan: Ammazza che fantasia.

Padre Anselmo: Ne porto sempre una copia con me.

Ivan: Cosi. Casualmente ?!

Padre Anselmo: Se vuoi puoi leggere qualche capitolo.

Margherita: No grazie. Devo ancora finire di leggere questo. (tira fuori un foglietto illustrativo di una medicina)

Padre Anselmo: Cos’è?

Margherita: Il foglietto illustrativo di un nuovo medicinale contro il reflusso gastrico.

Padre Anselmo: Interessante.

Margherita: Sembra che questo medicinale sia più efficace di altri che sono sul mercato da anni.

Padre Anselmo: Interessante.

Ivan: Aò! E mica stamo a ‘na puntata de Elisir.

(Margherita tira fuori dalla tasca dei tappi per le orecchie e li indossa)

Padre Anselmo: Cosa fai?

Margherita: (non sente perchè ha i tappi nelle orecchie) Eh?

Padre Anselmo: Cosa fai?

Margherita: Non capisco.

Padre Anselmo: Perchè hai messo quei tappi?

Margherita: Non ti sento.

Ivan: Aò...e se nun te levi i tappi nun senti no. (toglie un tappo dall’orecchio di Margherita)

Margherita: Adesso sento molto meglio.

Ivan: (tra sè) Grazie ar cazzo.

Padre Anselmo: Come mai indossi quei tappi?

Margherita: Ho i timpani un pò sensibili. Devo indossarli per forza quando sono in mezzo alla gente, altrimenti mi viene una fortissima emicrania.

Ivan: Una così nun pò annà in giro da sola. Se deve fà ricoverà.

Margherita: E poi sono utilissimi per mantenere la concentrazione.

Padre Anselmo: Dovrò provare anche io.

Ivan: A te te ce vorrebbe un tappo solo, grande, in bocca.

(Margherita si mette in un angolo a leggere. Padre Anselmo prega)

Katia: Spero che quel cretino si sbrighi a tirarci fuori di qui.

Ivan: Calmate.

Katia: Ho un appuntamento, capisci?

Ivan: Dar tu ragazzo ?

Katia: Non ho ragazzo.

Ivan:Da a tu ragazza?

Katia: Non ho una ragazza.

Ivan: Da tu madre, da tu zia, da tu nonno. Insomma do devi annà?

Katia: Ma saranno affari miei, no ?

Ivan: Vabbè, nun te incazzà.

Katia: Non mi sto incazzando.

Ivan: A me me pare che te stai a incazzà. Comunque. (si gira verso Padre Anselmo)

Padre Anselmo: (vede Ivan e fa un grande sorriso) Ciao.

Ivan: Ma che me saluti?

Padre Anselmo: Perchè non devo?

Ivan: E’ mezz’ora che stamo insieme e me saluti?

Padre Anselmo: Volevo essere gentile. Cosa che tu non sei, figliulo.

Ivan: Nun ricomincià co sto figliuolo che so già abbastanza nervoso.

Padre Anselmo: Lo vedo. Figliuolo.

Ivan: Padre Ansè, je posso fà ‘na domanda ?

Padre Anselmo: Certo fiugliuolo.

Ivan: Poi evità de chiamamme figliuolo ?

Padre Anselmo: Certo figliuolo.

Ivan: No, padre Ansè. Nun se semo capiti. Era questa la domanda.

Padre Anselmo: Quale figliuolo ?

Ivan: (alza la voce) Nun me devi chiamà figliuolo.

Padre Anselmo: Va bene, va bene. Non ti arrabbiare figl...Ivan.

Ivan: Oh! Bravo Anselmo.

Padre Anselmo: Padre Anselmo.

Ivan: Eh vabbè...e o stesso. Stai sempre a ribadì a carica.

Padre Anselmo: Quale carica?

Ivan: La tua.

Padre Anselmo: Perchè ho una carica?

Ivan: Perchè er prete nun è ‘na carica?

Padre Anselmo: Beh....non direi.

Ivan: Aò, a me me sembra ‘na carica. Tipo ministro. Comunque, sai che te dico?

Padre Anselmo: Cosa?

Ivan: Sti cazzi.

Padre Anselmo: Figliulo.

Ivan: A padre Ansè, allora quanno parlo nun m’ascolti?

Katia: (bussa sulla spalla di Ivan) Se vuoi te lo dico.

Ivan: Cosa?

Katia: Il motivo per cui vado tanto di fretta.

Ivan: No guarda, mò nun me ne frega più niente.

Katia: Ma io voglio dirtelo.

Ivan: Ho capito, ma io non o vojo senti.

Katia: Ed io a chi lo dico?

Ivan: Ma che ne so. Dillo al muro, dillo a sta malata seduta per terra. Dillo un pò a chi cazzo te pare. Basta che nun lo dici a me.

Padre Anselmo: Se vuoi puoi dirlo a me.

 

Ivan: Ecco brava. Dillo a padre Anselmo.

(Ivan si siede per terra. Durante il dialogo che segue, tra Katia e Padre Anselmo, Ivan si prepara una canna)

Katia: Va bene padre, lo dico a lei.

Padre Anselmo: Benissimo. Allora, vediamo. Nel nome del padre, del figlio...(come se stesse iniziando a confessare)

Katia: Padre, che fa ?

Padre Anselmo: Perchè?

Katia: Mica devo confessarmi.

Padre Anselmo: Hai ragione, scusami. Deformazione professionale.

Ivan: (a mezza bocca) O dicevo io che era deformato.

Padre Anselmo: Dimmi tutto figliula.

Katia: Vede padre io sono venuta qui oggi come faccio da due anni a questa parte.

Padre Anselmo: Bene.

Katia: Tutti i giorni, alle sei di pomeriggio io vengo qui.

Padre Anselmo: Bene.

Katia: Salgo al terzo piano.

Padre Anselmo: Bene.

Katia: Suono all’interno 7.

Padre Anselmo: Bene.

Katia: Mi apre la porta Paolo.

Padre Anselmo: Bene.

Katia: E facciamo sesso per quattro ore di fila.

Padre Anselmo: Non ho capito?

Katia: E facciamo sesso per quattro ore di fila.

Padre Anselmo: Adesso ho capito.

Ivan: (tra sè)E bravo Paolo.

Padre Anselmo: Tutti i pomeriggi?

Katia: Tutti i pomeriggi.

Padre Anselmo: Qui?

Katia: Qui.

Padre Anselmo: Al terzo piano?

Katia: Al terzo piano.

Padre Anselmo: Interno 7.

Katia: Interno 7.

Padre Anselmo: Con Paolo?

Katia: Con Paolo.

Padre Anselmo: Da due anni?

Katia: Da due anni.

Padre Anselmo: Capisco.

Katia: Anche lei ha il mio stesso problema?

Padre Anselmo: Quale problema ?

Katia: E’ ninfomane?

Padre Anselmo: Ma cosa dici. Come ti viene in mente. Sono un prete io. Non puoi pens....ma perchè tu sei ninfomane?

Katia: Da due anni.

Padre Anselmo: Da due anni ?

Katia: Due anni oggi.

Padre Anselmo: Auguri.

Katia: Grazie.

Padre Anselmo: Prego. (si mette a pregare)

Katia: Non so come spiegarle quello che mi succede.

Padre Anselmo: (continuando a pregare)  Non c’è bisogno.

Katia: E’ più forte di me. Ogni tanto mi prendono delle botte improvvise.

Padre Anselmo: Delle botte?

Katia: Si. Una voglia pazzesca di fare sesso.

Padre Anselmo: Sesso?

Katia: Con chiunque.

Padre Anselmo: Con chiunque?

Katia: Si. Con chiunque. Ecco...la sento.

Padre Anselmo: Cosa?

Katia: La voglia...la sento.

Padre Anselmo: Sarà Roger.

Katia: Ma quale Roger....la sento, sta salendo.

Padre Anselmo: Te l’ho detto...è Roger.

Katia: No, no...non è Roger....è lei.

Padre Anselmo: Io?

Katia: Si padre....è lei... con questi occhi così profondi.

Padre Anselmo: Li chiudo che è meglio.

Katia: Queste labbra carnose.

Padre Anselmo: Li riapro.

Katia: Sarà il fascino della divisa.

Padre Anselmo: E mica sono un carabiniere.

Katia: Padre Anselmo...mi prenda, sono tutta sua.

Padre Anselmo: E nooo.

Katia: Si

Padre Anselmo: Noooo.

Katia: Siiiii

Padre Anselmo: Ti dico di no. Fermati.

Katia: Padre Anselmo ma sono quasi le sei?

Padre Anselmo: Ma perchè vai a orario?

Katia: Si.

Padre Anselmo: Ho capito. Ma ti stai sfogando con la persona sbagliata. Non dimenticare che sono un prete.

Katia: Lo so benissimo.

Padre Anselmo: E allora?

Katia: E’ proprio questo che mi eccita.

Padre Anselmo: Basta. Non voglio sentire una parola di più. (si sposta sul fondo)

Ivan: (si alza in piedi. Con la canna in mano si avvicina a Katia) Aò...se voi quanno uscimo de qui te a dò io ‘na botta.

Katia: No grazie, non sei il mio tipo.

Ivan: Ma perchè padre Ansermo è tipo tuo?

Katia: Si.

Ivan: C’hai proprio dei gusti de merda, fattelo di. (Ivan si accende la canna).

Padre Anselmo: (si riavvicina a Katia) Figliuola questo non va bene.

Katia: Ma padre io....

Padre Anselmo: Niente io.

Katia: Ma padre...

Padre Anselmo: Niente padre.

Katia: Ma....

Padre Anselmo: E niente ma. Sono un prete e devi avere rispetto per la tonaca che indosso.

Katia: Io la rispetto tantissimo. Infatti non deve mica togliersela.

Padre Anselmo: Ah! Lo volevi fare con....Ma cosa mi fai dire.

Katia: Lo vede che sotto sotto anche lei....

Padre Anselmo: Ma quale sotto sotto. Basta. Ba-sta.

(Margherita sente l’odore della sigaretta di Ivan. Alza la testa)

Margherita: (a Ivan) Ma che fai ? Sei pazzo?

Ivan: Io so pazzo ?

Margherita: (tira fuori una bomboletta, spruzza in aria. Poi prende un piccolo ventilatorino e lo accende) Non lo sai che non si fuma in ascensore?

Ivan: Mica sto in ascensore io.

Margherita: Ah no?

Ivan: No.

Margherita: E dove sei?

Ivan: A piazza Navona.

Margherita: A piazza Navona? (agitata)

Ivan: Si.

Margherita: (agitatissima) No, piazza Navona no. Io soffro di agorafobia.

Ivan: Che è un fumetto?

Margherita: Cosa?

Ivan: L’agorafobia.

Katia: Ignorante. L’agorà-fobia è la paura dei luoghi aperti.

Ivan: Aò c’hai paura dei luoghi aperti. C’hai paura dei luoghi chiusi. Ma ‘ndo vivi?

Margherita: Padre posso chiederle una cosa?

Ivan: Lascialo stà. E’ sconvolto.

Margherita: Per l’ascensore?

Ivan: No, pe a ninfomane.

Margherita: Quale ninfomane?

Ivan: Lei? (indica Katia)

Margherita: (curiosa) Ah! Tu sei ninfomane?

Katia: Si, da due anni.

Margherita: Io sono ipocondriaca da tre.

Katia: Ma dai? Che combinazione.

Margherita: Anche tu ipocondriaca ?

Katia: No, no. Solo ninfomane. Però mia cugina è ipocondriaca.

Margherita: Ma dai? Me la devi far conoscere. Sai, tra colleghe!

Katia: Volentieri.

Margherita: Certo è proprio vero che quando meno te lo aspetti puoi fare degli incontri fortunati. Vero padre?

Ivan: T’ho detto lascialo stà, è confuso.

Margherita: Per cosi poco. Padre deve cercare di essere più moderno. Deve allargare un pò le sue vedute.

Ivan: Fallo allargà un altro pò.

Padre Anselmo: Figliula. Io sono modernissimo. Apertissimo. Solo che certe cose, non le concepisco.

Ivan: E si. E’ proprio apertissimo e modernissimo.

Margherita: (improvvisamente si agita ad alta voce) Oddio siamo rimasti chiusi nell’ascensore.

Ivan: Ma che te strilli?

Margherita: (a bassa voce) Siamo rimasti chiusi nell’ascensore.

Ivan: Lo so. Te l’ho detto io.

Margherita: E che facciamo adesso?

Ivan: Mo viè Roger.

Margherita: Rabbit.

Ivan: Eh?

Margherita: Roger Rabbit?

Ivan: Cazzo c’entra Roger Rabbit?

Margherita: Non viene più?

Ivan: Chi?

Margherita: Roger Rabbit.

Ivan: Ma chi t’ha detto che dove venì?

Margherita: Mi era sembrato.

Katia: Roger è il nome del tecnico che deve tirarci fuori di qui.

Margherita: Americano?

Katia: No, della bufalotta.

Margherita: Ma dai...il mio psicanalista aveva lo studio alla bufalotta.

Katia: E adesso?

Margherita: E’ morto.

Ivan: S’è suicidato.

Margherita: Infarto.

Katia: Poverino.

Padre Anselmo: Avanti. Preghiamo per il povero...

Margherita: Dottor Masetti.

Padre Anselmo: Preghiamo per povero dottor Masetti. Scomparso alla giovane età di...

Margherita: 79 anni.

Padre Anselmo: Di settantano...(guarda Margherita) Di settantanove anni.

(Tutti e quattro si mettono uno vicino all’altro. In silenzio. Pregano).

Margherita: (improvvisamente impazzita, urla) Oddio....

Padre Anselmo: (si riprende improvvisamente e guarda in alto) Dove ?

Ivan: A padre Ansè ! (fa un gesto come dire “ma che cazzo fai” )

BUIO

FINE PRIMO TEMPO

SECONDO TEMPO

(Padre Anselmo e Ivan sono seduti a terra, schiena a schiena. Margherita e Katia sono in piedi dietro di loro)

Katia: Quindi ricapitolando tu soffri di mal di testa, mal di gola, gastrite, helicobacter pylori, intestino pigro, reumatismi e sciatalgia cronica. Giusto?

Margherita: Proprio così. Poi ho anche una tendinite al piede destro e un infiammazione del tendine rotuleo sinistro. Gomito del tennista...

Katia: Perchè, giochi a tennis?

Margherita: No, non posso, ho la tallonite e non posso indossare le scapre da ginnastica.

Katia: Capisco.

Margherita: Poi ho anche una sinusite perenne, tunnel carpale e torcicollo.

Katia: Praticamente hai tutte le malattie che esistono.

Margherita: Magari. Non tutte. Ce ne sono tante cha ancora non mi sono venute.

Katia: Beh! Sei ancora giovane. C’è ancora tempo.

Margherita: Speriamo.

Katia: Speriamo.

Margherita: Voglio confidarti un segreto.

Katia: Dimmi tutto.

Margherita: (Mima con la bocca il movimento di un pesce)

Katia: Soffri di dolori alla mascella?

Margherita: Quale mascella?

Katia: La tua.

Margherita: Oddio...che cos’ha la mia mascella ?

Katia: Calma, calma.

Margherita: Sono calma, sono calma.

Katia: Sei tu che mi hai detto. (mima il gesto “acqua in bocca”)

Margherita: Ma no. Io volevo dire “acqua in bocca”. (mimando nuovamente il gesto)

Katia: Non avevo capito.

Margherita: Però a pensarci bene...questa mascella ha qualcosa che non va. Grazie per avermelo fatto notare!

Katia: Prego.

Padre Anselmo: (che stava già pregando) Lo sto già facendo.

Ivan: Idiota non ce l’aveva con te.

Padre Anselmo: E quindi ?

Ivan: Continuà a pregà.

Katia: (a Margherita) Insomma, questa confidenza ?

Margherita: Te lo dico...però mi raccomando. Non lo sà nessuno.

Katia: Spara.

Margherita: (agitata) No. Non posso. Sono contro le armi.

Katia: Hai bevuto?

Margherita: No, sono astemia.

Katia: Ti droghi?

Margherita: Neanche per sogno.

Katia: Allora c’è qualcosa che non mi torna.

Margherita: Ti prego, non farmi tutte queste domande. Sono un pochino ansiosa.

Katia: Un pochino?

Margherita: A tratti.

Katia: Un tratto si e l’altro pure.

Margherita: Allora, apri bene le orecchie sto per rivelarti il mio segreto.

Katia: Sono eccitata come quando ho fatto sesso con un camionista tra Roncobilaccio e Barberino del Mugello.

Margherita: Credo che mi stia venendo un piccolo difetto alla vista.

Katia: Miopia o astigmatismo?

Margherita: Tutti e due.

Katia: Tutti e due?

Margherita: Un pò miope e un pò astigmatica.

Katia: Due in un solo colpo? Complimenti. Come hai fatto?

Margherita: Culo.

Katia: Ovvio.

Margherita: Anche se, per certe cose, devi esserci anche un pò portata.

Katia: E tu lo sei ?

Margherita: Credo proprio di si. Pensa che da bambina sono stata miracolata.

Katia: Perchè?

Margherita: Ho avuto tre volte la varicella. Due volte il morbillo e quattro volte la scarlattina.

Katia: Ma è impossibile. Quelle sono malattie che vengono una volta sola.

Margherita: Te l’ho detto che sono stata miracolata.

Katia: Sono sempre di più le cose che non mi tornano.

Margherita: Chissa il futuro quale malattie mi riserverà.

Katia: Già...chissà!

Margherita: Sai cosa mi piacerebbe provare?

Katia: Cosa?

Margherita: Un bel mal di denti.

Katia: Un mal di denti?

Margherita: Si, di quei bei mal di denti che ti fanno impazzire. Che ti danno al cervello. Che non ti fanno dormire per tutta la notte.

Katia: Beh! Penso che chiunque vorrebbe provare una cosa simile.

Margherita: Tu invece? Raccontami dei tuoi istinti sessuali.

Katia: Guarda, non me ne parlare.

Margherita: Infatti devi parlarmene tu.

Katia: E’ una cosa difficile da spiegare. Ogni tanto mi prende una voglia pazzesca di fare sesso.

Margherita: Così, all’improvviso?

Katia: Già.

Margherita: E come fai?

Katia: Devo farlo. Per forza.

Margherita: Per forza.

Katia: Pensa che una volta ero in treno. Mi è venuta una voglia pazzesca e l’ho fatto con il controllore.

Margherita: Del treno?

Katia: E certo, stavo sul treno. Una volta ero in aereo. Mi è venuta una voglia pazzesca e l’ho fatto con lo stuart.

Margherita: Dell’aereo?

Katia: E certo, stavo in aereo. Un’altra volta invece ero in macchina. Mi è venuta una voglia pazzesca e ....

Margherita: E con chi l’hai fatto?

Katia: Da sola. Non c’era nessuno in macchina.

Margherita: Capisco.

Katia: Senti, ma tu abiti in questo palazzo?

Margherita: No. Dall’altra parte di Roma.

Katia: E come mai sei qui?

Margherita: Ho appuntamento con il professore Trani che ha lo studio in questo palazzo.

Katia: Un altro psicologo?

Margherita: Si. E’ una specie di luminare. Me l’ha consigliato la moglie del mio vecchio psicologo.

Katia: Quello morto?

Margherita: Già. Il professor Trani è il suo amante.

Katia: L’amante del morto?

Margherita: No, della moglie del morto.

Katia: Beh! Se te l’ha consigliato lei che di psicologi se ne intende.

Margherita: Infatti è per questo che sono venuta qui.

Ivan: Aò...e basta co sti discorsi.

Padre Anselmo: Ivan ha ragione. Basta con questi discorsi.

Ivan: Padre Ansè. L’ho detto già io. Che bisogno c’era de ripetelo.

Padre Anselmo: (si alza in piedi) Adesso tocca a me.

Ivan: E chi l’ha deciso?

Padre Anselmo: Io.

Ivan: E mica vale.

Padre Anselmo: Vale, vale. Avanti, voglio raccontarvi una storiella molto curiosa.

Ivan: Ancora cò ste storielle.

Padre Anselmo: Cosi, per passare un pò il tempo, prima dell’arrivo di Roger.

Ivan: Perchè semo sicuri che sto Roger arriva, si?

Padre Anselmo: Dai, dai, mettetevi seduti.

(Margherita, Ivan e Katia sono in terra. Padre Anselmo è in piedi davanti a loro)

Ivan: Padre Ansè....breve, me raccomando!

Padre Anselmo: Brevissima. E’ brevissima. Ci siete tutti?

Ivan: Tutti, semo in tre.

Padre Anselmo: Controlliamo. Uno, due e tre. Si siete tutti.

Ivan: (a Katia e Margherita) Che v’offendete se je dò ‘na capocciata ?

Margherita: No, per carita. Non sopporto la vista del sangue.

Ivan: Tranquilla, poi pulisco.

Padre Anselmo: Silenzio.

Katia: Silenzio ragazzi. Prima inizia e prima finisce.

Padre Anselmo: Era il 18 Luglio di tre anni fa. Quando mi trovavo a passeggiare tra i boschi della Sila, in Calabria....

(Si sente una leggera musichetta onirica. Si fa buio. Dopo poco si rialzano le luci. La musica continua. Si vede Padre Anselmo che continua a raccontare. Katia, Margherita e Ivan si sono scambiati di posizione. Si fa nuovamente buio. Dopo poco si rialzano le luci. Padre Anselmo continua a raccontare. Katia e Margherita stanno giocando a carte. Ivan simula di volersi impiccare. Si fa nuovamente buio. Dopo poco si rialzano le luci. Ivan, Margherita e Katia sono stravolti. Padre Anselmo sta ancora parlando. Si spegne anche la musica)

Padre Anselmo: ....e alla fine muore.

Ivan: E menomale.

Padre Anselmo: Come menomale ?

Ivan: E’ n’ora e mezza che ce stai a raccontà sta storia.

Padre Anselmo: Non trovate che è una commoventissima storiella?

Ivan: A parte er fatto che 90 minuti non la poi chiamà storiella.

Padre Anselmo: E come la devo chiamare?

Ivan: ‘Na gran rottura de cojoni.

Margherita: Ivan però ha ragione. Dovrebbe pensare ad una versione ridotta.

Katia: Si, tipo bignami.

Ivan: Poi, dico io. Sta storia parla de sto cane che ha trovato morto in Trentino?

Padre Anselmo: Si.

Ivan: Allora perchè è partito a raccontà da quanno stava in Calabria?

Padre Anselmo: Perchè mi sembrava giusto riassumere brevemente tutto il viaggio che ho fatto prima di arrivare in Trentino.

Ivan: Riassumere brevemente? 90 minuti?

Margherita: Padre, senza offesa. Credo che ci siano alcuni punti del racconto che non sono proprio funzionali alla storia.

Padre Anselmo: Ad esempio?

Margherita: Ad esempio quando si sofferma a raccontare tutte le soste che ha fatto negli autogrill per mangiare.

Ivan: Anche perchè se fermava ogni venti minuti.

Padre Anselmo: Forse avete ragione. Però...non sò come dire.

Ivan: Nun ce bisogno. Che deve di?

Padre Anselmo: Ogni tanto mi piace prendere la parola e intrattenere le persone che ho intorno con le mie simpaticissime e divertentissime storielle.

Ivan: Poracce.

Padre Anselmo: Chi?

Ivan: Le persone che te stanno intorno.

Padre Anselmo: Non direi proprio. I miei parrochiani mi trovano un prete moderno, simpatico, irresistibile. (ride)

Ivan: Che è ‘na battuta?

Padre Anselmo: No perchè?

Ivan: Ride.

Padre Anselmo: Non rido per questo.

Ivan: Ah! Ride senza motivo.

Padre Anselmo: (continunando a ridere) No.

Ivan: Aò, io co questo nun ce la faccio a parlà. (si sposta)

(Padre Anselmo e Margherita si trovano vicini. Padre Anelmo ride rumorosamente)

Margherita: Padre le dispiacerebbe ridere un pochino più piano ?

Ivan: Si...potrebbe ride pure senza audio.

Padre Anselmo: Perchè figliuola ?

Margherita: Ho una leggera otite. I rumori troppo forti mi danno fastidio.

Padre Anselmo: Certo figliula che non dev’essere facilissimo vivere in queste condizioni.

Margherita: (disperata) Perchè ? In che condizioni mi trovo? Oddio. C’è qualcosa che lei sa e che non vuole dirmi? Ha parlato con il mio medico vero ? Me lo dica. La prego. Quanti giorni mi restano da vivere?

Ivan: Speramo pochi.

Padre Anselmo: Ivan?!

Ivan: A padre Ansè questa è già piena de paranoie. Se je damo pure spago nun la finisce più.

Padre Anselmo: Ma come fai ad essere cosi egoista ? Margherita è una ragazza che soffre. Non lo vedi?

Margherita: Grazie padre.

Ivan: O vedo, o vedo.

Padre Anselmo: E noi dobbiamo cercare di starle vicino, di aiutarla,

Ivan: Ma perchè a me chi m’aiuta?

Padre Anselmo: Tu sei giovane e in salute. Lei invece, non la vedi come sta? Com’è ridotta?

Margherita: A Padre Ansè...mò esagera.

Padre Anselmo: Figliuola, io ti sono vicino.

Katia: Padre Anselmo lo sa che è veramente una persona dolcissima. Sensibile. Molto tenera. (si avvicina e lo abbraccia) Con un profumo pazzesco. (cerca di baciarlo sul collo)

Padre Anselmo: Katia ma cosa stai facendo?

Katia: L’annuso.

Padre Anselmo: Non mi sembra che tu sia un cane.

Ivan: Infatti nun è un cane è ‘na zoccola

Katia: (si eccita) Si....si....sono una zoccola, sono una zoccola.

Ivan: O vedi che se lo dice pure da sola.

Padre Anselmo: Ivan. Non dirlo neanche per scherzo. Katia è una ragazza con dei problemi, come tutti noi.

Ivan: Questo o sò Sò du ore che vole fa sesso co te. Quarche problema ce o deve avè pe forza! E pure grosso.

(Entra in scena Roger. Il tecnico dell’ascensore. E’ visibilmente affaticato)

Roger: (ha il fiatone) Li mortacci....Ma nun se poteva fermà al piano terra st’ascensore ?

Margherita: Ragazzi. C’è qualcuno. (vicino alla porta dell’ascensore) Ehi! Siamo qui. Dentro l’ascensore. Siamo in quattro. Due donne e due uomini. (si volta, vede Padre Anselmo) Correggo. Due donne, un uomo e un prete.

Roger: Roger.

Margherita: Stiamo tutti bene. Beh! Quasi bene. Volevo dire quasi tutti. Io ad esempio inizio a sentire un leggero giramento di testa. Si, sta girando. Si muove tutto. (agli altri che sono immobili vicino a lei) Fermi, state fermi, vi prego. Non muovetivi così. Mi confondete. Ho detto fermi!! Eccolo, lo sento. E’ il vomito. Sta salendo. Eccolo che sale. Eccolo, eccolo....(Margherita va a vomitare in un angolo dell’ascensore)

Ivan-Katia-Padre Anselmo: Noooooo.

Ivan: Er vomito no. Te prego.

Roger: La signora ha rimesso?

Ivan: No, ha vomitato.

Roger: Oh my God.

Ivan: Cosa?

Roger: Oh mio Dio.

Ivan: Bono che ce sta un prete.

Katia: Roger sei tu ?

Roger: Si, sono io.

Katia: Lo sà che hai un profumo buonissimo?

Roger: Riesci a sentirlo anche da li?

Katia: Certo! Che marca è ?^

Roger: Naturale.

Katia: Non la conosco. E’ una marca nuova?

Roger: No, no. Nun è una marca. E’ proprio naturale. E’ sudore.

Katia: Dio quanto mi eccita.

Padre Anselmo: Katia, ti dispiacerebbe lasciare fuori dai tuoi discorsi il mio principale?

Katia: Adoro gli uomini sudati.

Roger: Allora se trovamo bene. A me me piace sudà. It’s perfect.

Ivan: Aò! Questa de quà vomita. Quello de là suda. Ammazza che schifo de giornata.

Katia: Senti Roger, quanto ci metterai a tirarci fuori di qui?

Roger: Non lo so.

Katia: Più o meno di dieci minuti.

Roger: Non lo so.

Katia: Farai tutto da solo e ti farai aiutare?

Roger: Non lo sò.

Padre Anselmo: (Improvvisamente nervoso) A Roger. Ma non sai proprio niente. Che sei venuto fà? No, dimme te che sei venuto a fà? Ma lo sai quanto tempo è che siamo chiusi qui dentro? Tre ore. Hai capito quanto? Tre ore. La povera Margherita è piena di problemi. Non fa altro che svenire e vomitare e deve andare dal suo psicologo, al quarto piano. Katia non riesce a trattenere i suoi istinti e deve andare a fare sesso con Paolo, al terzo piano. Io ho tantissime famiglie che mi aspettano per ricevere la benedizione pasquale e Ivan....(a Ivan) e Ivan?

Ivan:E Ivan.

Padre Anselmo: (sempre arrabbiato) E Ivan. Hai capito ?

Roger: Veramente no.

Padre Anselmo: Quindi o ci tiri fuori di qui immediatamente oppure....(a Ivan) Oppure ?

Ivan: Oppure.

Padre Anselmo: Oppure. Sono stato chiaro?

Roger: Roger.

Padre Anselmo: E basta con questo americano. Sei della bufalotta, rassegnati.

Roger: Ci vorrebbe un piede di porco.

Ivan: Prova a chiede a Paolo.

Roger: Paolo?

Ivan: Terzo piano, interno 7.

Roger: E questo Paolo ha il piede di porco?

Ivan: Er piede, er ginocchio, er gomito. C’ha tutto!

Roger: ”It’s all right”.

Katia: (eccitata) Oh! Si…adesso ti riconosco Roger, sei proprio tu.

Roger: Chi è che parla?

Katia: Sempre Katia.

Roger: Sei sempre quella che s’eccita ogni volta che dico ”It’s all right”?

Katia: Si, si, sono io.

Roger: Aspettame li che quando torno dovemo fà du chiacchiere.

Margherita: Si sbrighi, la prego.

Roger: Adesso chi è che parla?

Margherita: Margherita.

Roger: Quella che ha vomitato poco fa ?

Margherita: Si, sono io.

Roger: Lei può anche non aspettarmi, vomiti pure tranquilla.

Margherita: Ma che maleducato.

Ivan: Non te la pià Margherì...Se proprio te a devi pià, piatela ‘nder...

Padre Anselmo: Ivan.

Roger: Vado a prendere gli attrezzi e torno. (esce di scena)

Ivan: Sbrigate!

Roger : (rientrando in scena velocemente) ”It’s all right”.

Katia: (eccitata) Ah si! Lo voglio, lo voglio.

Ivan: (a Roger) Ah si! Te vole, te vole.

Roger: Ah si. La voglio, la voglio. (esce di nuovo)

Margherita: Ah si. Si vogliono, si vogliono.

Padre Anselmo: Ah si!....Che bell’esempio di unione e di pace.

Ivan: A chiami pace Padre Ansè? Questa se o prennè o smonta come ‘na radiolina.

Padre Anselmo: (a Katia) Perchè, sei un tecnico?

Katia: No, sempre ninfomane.

(Margherita tira fuori dalla borsa una specie di tuta trasparente e la indossa)

Ivan: (A Margherita) Aò. Ma che stai a fa?

Margherita: Mi proteggo.

Ivan: Da che?

Margherita: Lo sai che stare a contatto diretto con il vomito può irritare la pelle?

Ivan: Aò. Guarda che quella è robba tua. Mica c’avemo messa noi.

Margherita: Non posso permettermi di farmi venire un eritema. Ho la pelle troppo sensibile.

Ivan: Padre Anse. Levamela da davanti perchè altrimenti je meno.

Padre Anselmo: Ivan. Cerca di controllarti. Fai un bel respiro.

Ivan: Ah, me voi fa mori direttamente.

Padre Anselmo: Perchè?

Ivan: Senti che ce sta quà dentro.

Katia: Io invece questo odore un pò forte lo trovo....

Padre Anselmo-Ivan-Margherita: Eccitante.

Katia: Proprio cosi. Come avete fatto a capirlo?

Ivan: Sai che sforzo. Te eccita tutto a te. Pure l’odore de merda.

Padre Anselmo: Ivan.

Margherita: (a Ivan) Senti un pò.

Ivan: Dimme.

Margherita: Te la posso fare una domanda?

Ivan: Basta che nun t’avvicini troppo.

Margherita: Spero di non essere troppo indiscreta.

Ivan: Vai, dimme tutto.

Margherita: Sono curiosa di sapere una cosa.

Ivan: Vai spara.

Margherita: (si agita) Non posso. Te l’ho già detto, odio le armi.

Ivan: Aò. Carmate.

Margherita: Scusami.

Ivan: Me la voi fà sta domanda o no ?

Marghertia: Se insisti.

Ivan: Chi?

Margherita: Tu.

Ivan: Ah! Io insisto?

Margherita: Certo. Non fai altro che ripetere dimme,dimme, dimme.

Ivan: Ma veram....

Margherita: (improvvisamente nervosa) Perchè mi vuoi mettere sotto pressione? Lo fai apposta? Di la verità. Chi è che ti ha detto di farlo?

Ivan: Ma che?

Margherita: Sono state le mie colleghe, vero, quelle stronzette?

Katia: (si eccita) Si...stronzette. (vicino a Padre Anselmo) Stronzette è davvero eccitante. Vero padre?

Padre Anselmo: Preghiamo tutti insieme. Ascoltaci o signore.

Margherita: Sono state loro vero ?

Ivan: Chi?

Margherita: Le stronzette.

Katia: (vicino a Padre Anselmo) Si, che bello !

Padre Anselmo: Ascoltaci o signore.

Margherita: Che stronze.

Katia: Si, ancora, ancora.

Padre Anselmo: Ascoltaci o signore.

Margherita: Comunque sono state loro.

Ivan: Ma loro chi?

Margherita: Veronica, Martina, Annalisa e Francesca.

Ivan: Ma chi le conosce.

Margherita: Sono loro che ti mandano vero?

Ivan: Ancora!?

Margherita: Si, si, sono loro. L’ho capito subito.

Ivan: Guarda, veramente a mè me manda Giggietto.

Margherita: Giggetto?

Ivan: Si, Giggetto mani de fata.

Margherita: Estetista?

Ivan: No, ladro.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (stupiti) Ladro?

Ivan: Si, un collega.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (stupiti) Collega?

Ivan: Si, del ramo.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (stupiti) Ramo?

Ivan: (iniziando a stancarsi) Si, un vero veterano.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (stupiti) Veterano?

Ivan: Un luminare dello scasso.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (stupiti) Scasso?

Ivan: (per prenderli in giro)Si, un vero.....Berberebè.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (non riuscendo a capire) Berberebè?

Padre Anselmo: Cosa vuol dire berberebè?

Ivan: Un cazzo.

Margherita-Padre Anselmo-Katia: (stupiti) Un cazzo?

Ivan: Non vor di gnente berberebe. Solo che non facevate altro che ripete quello che dicevo io.

Padre Anselmo: Quindi tu saresti un ladro?

Ivan: No sarei, sò un ladro.

Margherita: (si agita improvvisamente) Lo sapevo, lo sapevo.

Katia: (a Margherita) Perchè lo conoscevi già?

Margherita: (a Katia) Me lo sentivo, me lo sentivo. Siamo in pericolo. Lo capisci che la nostra vita è in pericolo?.

Katia: Guarda che è un ladro, mica Jack Lo Squartatore.

Margherita: (si calma improvvisamente) Sono felice di conoscere un ladro di persona sai? (a Ivan)

Ivan: (a Padre Anselmo, riferendosi a Margherita) Questa c’ha problemi seri, mica no.

Padre Anselmo: (serissimo) Perchè non me l’hai detto subito?

Ivan: Cosa?

Padre Anselmo: Che sei un ladro.

Ivan: Se, mò vado in giro a di “Aò, me chiamo Ivan, sò un ladro”.

Padre Anselmo: Che delusione.

Ivan: Delusione. A padre Ansè, ma che stai a dì?

Padre Anselmo:Mi hai deluso ragazzo. Buttare la tua vita in questo modo.

Ivan: Ma che ne sai te? Te sai solo quello che la gente te vole raccontà. Ma i problemi veri e cose veramente serie, mica e vengono a raccontà a te.

Padre Anselmo: Stai farneticando figliulo.

Ivan: Guarda, nun te dò ‘na capocciata solo perchè sennò questa se rimette a vomità.

Margherita: (Ad alta voce) Vi prego, basta con la violenza negli stadi.

Katia: Ma che stai a dì. (a Margherita)

Margherita: Me sò confusa. (a Katia)

Padre Anselmo: (a Ivan) E’ inutile che cerchi di arrampicarti sugli specchi.

Ivan: Specchi? Ma che cazzo stai a di padre Ansè.

Padre Anselmo: Non parlarmi in questo modo. Rispetta l’abito che indosso.

Ivan: Sete tutti uguali voi preti. Parlate senza manco sapè le cose.

Padre Anselmo: Quali cose?

Ivan: Tu pensi che io faccio er ladro pè piacere, pe hobby

Padre Anselmo: Fai il ladro. E’ questo quello che conta.

Ivan: C’ho ‘na fija de tre anni. A madre se nè annata du anni fa.

Katia: E’ morta?

Ivan: No, è scappata cò un agente immobiliare.

Magherita: Quanto meno è rimasta nel ramo.

Ivan: (a Padre Anselmo) Te sembra facile a te mantenè ‘na bambina. Da solo. C’ho un dono, sò agile. Me fanno lavorà pè questo. Perchè sò veloce, come ‘na scheggia. Allora rischio er culo tutti i giorni pe mi fija. Rischio d’annà bevuto, pe lei. Ma che cazzo ne sai te.

Padre Anselmo: Scusami, non potevo saperlo.

Ivan: Nun lo poi sapè no. Perchè nun ascolti. Stai sempre a parlà. Sempre a raccontà ste cazzo de storielle. Che poi, se proprio te la devo di tutta. Manco fanno ride.

Padre Anselmo: Le mie storielle?

Ivan: Fanno cacà.

Padre Anselmo: Dici?

Ivan: (prende dalla tasca un cellulare) Ah! Tiè, me stavo a dimenticà. (dà il cellulare a Padre Anselmo)

Padre Anselmo: Ma questo è il mio cellulare.

Ivan: Poi nun me venì a dì che nun sò un ladro onesto.

Roger: (rientra in scena con degli attrezzi) Ho trovato gli attrezzi. Con questi dovrei farcela.

Margherita: E’ Roger.

Roger: Me li ha dati Paolo.

Katia: Il mio Paolo?

Roger: Mi ha aperto la porta in mutande.

Katia: Il mio Paolo è troppo sexy in mutande.

Roger: Stava a scopà cò una.

Margherita: (a Katia) Mi sa che non eri tu.

Katia: Me sa de no.

Roger: Comunque five minutes e vi tiro fuori di li.

Padre Anselmo: (a Katia) Mi dispiace.

Katia: Di cosa?

Padre Anselmo: (a Katia) Che hai scoperto così che il tuo Paolo ti tradisce.

Katia: Mica mi tradisce.

Padre Anselmo: No figliula. Non fare così.

Katia: Cosa?

Padre Anselmo: Fingere di non avere un problema non è un bel modo per superarlo..

Katia: Guardi che veramente non mi ha tradito.

Padre Anselmo: Allora quella donna che stava a letto con lui chi era?

Katia: Una cliente.

Padre Anselmo: Una cliente?

Katia: Si, Paolo fà il Gigolò.

Padre Anselmo: In quale circo?

Katia: Chi?

Padre Anselmo: Cosa?

Katia: Il circo?!

Padre Anselmo: Il gigolò, non è una specie di clown?

Katia: (ridendo) Ma quale clown.

Padre Anselmo: Il gigolò non è un clown?

Katia: (ridendo) Ma no...

Padre Anselmo: Allora cos’è?

Margherita: Un puttano.

Roger: (mentre cerca di aprire la porta) C’hanno fatto pure un film, con Richard Geare.

Padre Anselmo: Ci sono un pò di cose che non capisco.

Ivan: Er problema tuo padre Ansè è che dovresti uscì de più.

Padre Anselmo: Oppure rimanere più spesso bloccato dentro gli ascensori. (iniziando a ridacchiare)

Ivan: Che fai ricominci a ride?

Roger: Se siete pronti ve tiro fuori da li? Ok?

Margherita: Io sono prontissima.

Roger: Allora tra poco sarete free.

Ivan: A Roger?

Roger: Dimmi.

Ivan: Ma parlano tutti come te alla bufalotta?

Roger: I do not.

Ivan: Eh?

Roger: Vuol dire non lo so...in americano.

Ivan: Ruggè...apri sta porta.

Roger: It’s all right

Katia: (eccitata)Si....si...Roger...It’s all right, it’s all right....apri stà porta!

Roger: Ok.... (apre la porta) Ecco fatto.

(Margherita esce per prima dall’ascensore)

Margherita: (abbraccia subito Roger) Grazie...grazie. Sei il mio salvatore.

Roger: Veramente me chiamo Roger.

Margherita: Mi hai salvata.

Roger: Buona, buona Katia.

Margherita: Ma quale Katia, io sono Margherita.

Roger: Quella del vomito?

Margherita: Si, proprio io.

Roger: Ma vedi d’annattene. (la scanza) E Katia?

(Katia si affaccia sexy dall’ascensore)

Katia: Eccomi!!

Roger: Me cojoni.

Katia: Americano?

Roger: No...bufalotta!

Katia: Ma lo sai che sei proprio carino ? (si avvicna a Roger)

Roger: Anche tu non sei niente male lo sai ? Ma sei proprio ninfomane?

Katia: Dalla testa ai piedi.

Roger: Wow.

(dall’ascensore esce Ivan)

Ivan: Aò...ma ve dovete accoppià proprio quà.

Roger: Vieni...andiamo nell’ascensore.

Ivan: Nun se pò.

Roger: Perchè?

Ivan: Padre Anselmo.

Roger: E’ svenuto?

Ivan: No...sta a pregà.

(Padre Anselmo nell’ascensore sta pregando)

Roger: Perchè?

Ivan: Sta sempre a pregà.

Roger: Fa il prete.

Ivan: Si vabbè. Però cosi è troppo.

Margherita: Credo che la notizia del gigolò l’abbia un pò turbato.

Ivan: Anche il fatto che lei è ninfomane non l’ha aiutato.

Katia: E perchè tu che fai il ladro?

Margherita: Beh! Diciamo che gli abbiamo dato qualcosa su cui meditare.

Roger: Padre Anselmo venga fuori da lì.

Padre Anselmo: No, grazie. Come se avessi accettato.

Roger: Ma straparla?

Ivan: No, no. Parla proprio così. A cazzo.

Margherita: Padre Ansè esca da quell’ascensore.

Padre Anselmo: Ho detto di no. Sto pregando.

Ivan: Aò. Se nun vole usci, peggio per lui.

Katia: Padre Anselmo venga con me.

Padre Anselmo: No grazie. Sarebbe troppo pericoloso.

Ivan: Padre Ansè, io vado.

Padre Anselmo: Trasloco in vista?

Ivan: Questa era carina. Mettila dentro quarche storiella.

Margherita: Padre io salgo, le va di accompagnarmi?

Padre Anselmo: No, grazie figliuola.

Roger: Padre Anselmo o sale o scende, non può mica rimanere qui

Padre Anselmo: Si che posso.

Roger: Qui?

Padre Anselmo: Si, qui...ne sù ne giù.

(Buio. Musica di sottofondo. Una luce illumina “a cono” Margherita in proscenio)

Margherita: Da quel giorno non sono più tornata in quel palazzo. Non ho preso più quell’ascensore. E non sono più andata dal professor Trani....anche perchè poverino è morto proprio quella sera d’infarto anche lui come il mio vecchio psicologo. Sono passati sei mesi da quel giorni. Adesso non ho più voglia di cercare un nuovo dottore. Penso sia miglio smettere di aspettare nuove malattie....anche perchè le ho avute tutte....quasi tutte!

(Penombra su Margherita. Una luce a cono illumina Katia)

Katia: Io e Paolo non ci siamo più visti da quel giorno. Ho perso il lavoro e non mi sono potuta piu permettere quegli appuntamenti roventi con lui. Anche perchè adesso ho finalmente trovato il vero amore, Ruggero. (Roger appare vicino a Katia. Sorride vistosamente) E’ bellissimo, dolcissimo, mi riempie di mille attenzioni. Grazie a lui sono riuscita anche a curare il mio problema. Non è stato facile, ma posso dire che non sono più una ninfomane. Anzi, ho deciso di praticare l’astinenza. (Roger la guarda perplesso). A vita!

(Penombra su Katia. Una luce a cono illumina Ivan)

Ivan: Vorrei provacce a cambià vita. Nun sarà facile, ma ce proverò. Nun c’ho fretta, però ce devo riuscì. C’è vojo riuscì. Pe mi fija, che adesso ha solo tre anni, però tra poco a scola je chiederanno de disegnà il lavoro che fà papà. Allora che farà, me disegnerà de corsa, come ‘na scheggia, co un sacco pieno de robba sulle spalle? Che je dico poi a maestra quanno ce vado a parla... che sò babbo natale?

(Penombra su Ivan. Una luce a cono illumina Padre Anselmo)

Padre Anselmo: Sembrerà strano a dirlo. Forse ci vorrebbe una delle mie storielle, quelle che mi fanno tanto ride. Però devo ammettere che quel giorno di sei mesi fa, in quell’ascensore, ho avuto modo di riflettere su alcune cose. Forse è vero quello che diceva Ivan. Le persone a noi preti raccontano solo quello che vogliono raccontarci. Così, ogni pomeriggio, torno in quel palazzo, aspetto che arrivi qualcuno e prendo quell’ascensore, sperando con tutto me stesso che si fermi improvvisamente, che resti li, magari tra il terzo e quarto piano... ne sù ne giù.

Buio

FINE