Nel nome di Dio

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ATTO SECONDO

“NEL NOME DI DIO”

Omaggio a PADRE GIUSEPPE PUGLISI

Parroco del quartiere Brancaccio di Palermo

ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993.

Dramma in tre atti di

CARMINE PAGANO

Personaggi : 4 Uomini e 1 Donna

Produzione  “TEATRO D’AUTORE”

Distribuzione “Carmine Pagano Communications”  S.a.s.

Via E. Siciliano, 37 – 84014 Nocera Inferiore (SA)

tel.081923501 -081925582 -0819369403 -0819368122 - cell. 3474850055

e-mail: info@carminepagano.it


Una musica solenne, tipica della celebrazione di una Santa Messa, segna l’apertura del sipario. ­L’ambiente è quello tipico di una sagrestia: immagini sacre,una modesta scrivania con telefono e mensole piene di libri.

­L’unico accesso è sul fondo,centralmente, ed immette in un cor­ridoio che si immagina conduca in Chiesa. Le luci sono accese.

Squilla il telefono per tre volte, poi entra Nicola quasi di corsa. E’ un ragazzo di circa diciotto anni e an­cora indossa la veste bianca da chierichetto usata durante la celebrazione della messa.

NICOLA      (Al telefono) Pronto..? Si, è la canonica.  No, in questo momento Don Pino è impegnato: sta celebrando la mes­sa. Chi è che lo cerca..?Un momento, per favore. Ora me lo scrivo (Allunga una mano, prende una penna; si accinge a scrivere ma si accorge che non funziona. Si allunga ancora verso un’altra penna ma anche quella non scrive) E ti pareva... (Al telefono) No, non dico a lei,signora. Un attimo solo, per favore. (Finalmente ha trovato una penna che scrive.) Ecco, mi dica… (Scrivendo) Si, va bene. Si, glielo dirò. Non si preoccupi. Arrivederci, signora. (Posa la cornetta del telefono e, mentre si toglie la tunica e sistema alcuni libri sulle mensole, si sente la voce di Padre Puglisi accompagnata da un adeguato sottofondo musicale.)

 “Ognuno può accostarsi a Dio attraverso la preghiera e le azioni di tutti i giorni, ponendoLo al centro della propria vita quale amico con cui confidarsi e dal quale ricevere consigli e amore. E non è difficile esserGli amico. Egli è sempre pronto a chiederci di diventarlo an­che quando i contatti con Lui sembrano interrotti, anche quando il nostro peccare sembra sia stato tanto grave da non permettere più di ritornare ad amarLo e ad essere amati da Lui. E’ sempre possibile ritornarGli amico, sem­pre, in qualunque momento, qualunque sia il modo di esse­re nella vita. Io non posso credere che in ogni peccatore non vi siano momenti di ripensamento, momenti di malessere. Ed è proprio in quei momenti che Dio ascolterà in silen­zio la voce del cuore. E poi parlerà, proprio in quegli attimi dì vuoto interiore, proprio quando quei peccatori sembrano tanto lontani da Dio e dagli uomini.”

(Mentre termina la registrazione, squilla di nuovo il te­lefono. Nicola interrompe il lavoro che stava facendo e alza la cornetta.)­

NICOLA     Pronto..? No, Padre Puglisi non c’è. Sta celebrando la messa. Penso che... Un momento.. (Posa sulla scrivania i libri che ancora reggeva in mano e guarda l’orologio che ha al polso. Poi riprende a parlare al telefono.) Penso… tra pochi minuti. Ormai dovrebbe essere alla fine. Come hai detto che ti chiami? (Ripete il nome mentre lo scrive su un foglio di carta) Antonio…?

PUGLISI    (Ancora fuori scena) Arrivederci,donna Concetta.  Ado­menica prossima…

NICOLA     (Parlando al telefono) Aspetta un attimo. Sta arrivando.

PUGLISI    (Entrando in scena)  Ooh… Eccomi qua...  Se prendo quel­la bambina che va a sciacquarsi le mani nell’ acquasan­tiera, le stacco tutte e due le orecchie…!

NICOLA     Don Pino, è per lei...

PUGLISI    (Mentre posa una agenda su una mensola, continua come se non avesse sentito ma, in realtà, nel contempo, si porta verso Nicola.) . Io  sto lì col calice in mano e lei …ciaffete, ciaffete… Ha preso l’acquasantiera per una fontanella pubblica.

NICOLA     Don Pino, è per lei...

PUGLISI    Che cosa..? Ah, si… Chi è..? (Al telefono) Pronto..? Ma no, nessun disturbo. Chi sei? Infatti, non mi pareva di conoscere la voce... Va bene, sono qui. Dove sei adesso..? E allora vieni. Sono due passi, no..? Ma certo che non disturbi. Va bene. A tra poco. Ciao. (Posa il ricevitore e comincia a togliersi i paramenti sacri, aiutato da Nicola che va a riporli fuori scena.)

NICOLA     (Mostrando un foglio di carta) C’è stata anche quest’altra chiamata per lei...

PUGLISI    Si, va bene, Nicola. Lascia pure sulla scrivania. Uno di questi giorni dobbiamo deciderci a fare un pò di pulizie qua dentro.

NICOLA     Don Pino, ma come mai si posa più polvere qui che in chiesa…?

PUGLISI    Si vede che di là, con tutta la gente che viene, la polvere non fa in tempo a posarsi che subito se la portano via at­taccata ai vestiti...invece qui in sagrestia la gente non entra facilmente…

NICOLA     Allora ci vorrebbe un bel senso unico...

PUGLISI    Come sarebbe a dire..?

NICOLA     Si, un senso unico per obbligare la gente a passare di qua..

PUGLISI    Con un bel vigile con la paletta in mano e il fischietto in bocca.

NICOLA     Ha sempre voglia di scherzare, lei­

PUGLISI     Perché… Tu facevi sul serio. .? Comunque, sarei più contento…

NICOLA     Di cosa…?

PUGLISI    Sarei più contento se ci fosse un bel viavai anche qua dentro.. Vedi, Nicola... Spesso la gente entra in chiesa soltanto per farsi vedere dagli altri, tanto permettersi in mostra. Tante volte la gente va via,dopo le funzioni,dimenticando perfino le promesse fatte davanti al Santissimo.

Invece, quelli che entrano qui,in sagrestia, lo fanno perché davvero sentono il bisogno di un contatto umano col proprio parroco, dì confidarsi, di parlare dei loro problemi, delle loro ansie.

E ci sono dei problemi che soltanto parlandone, perché no, con un sacerdote, possono trovare una soluzione. Comunque, possiamo essere soddisfatti di quello che stia­mo facendo qui, al quartiere Brancaccio.

NICOLA     Mia madre dice che qui, all’ inizio, non veniva quasi nes­suno… E’ vero, don Pino..?

PUGLISI     Si, purtroppo si.

NICOLA     E perché..?

PUGLISI    Per una specie di diffidenza verso questo nuovo parroco. I primi tempi mi pareva di essere ancora lassù, a Godrano.

NICOLA     A Godrano…?

PUGLISI    Si, sono stato parroco lì per quasi sette anni. Conosci il posto..?

NICOLA     No.

PUGLISI    Qualche volta ti ci porto.

E’ un piccolo paese a quaranta chilometri da qui,dalle parti di Corleone.

Si fa lo scorrimento veloce per Agrigento. Si supera una piana tutta piena di ulivi e fichi d’India e poi si prende una strada in salita, tutta curve...

(Si interrompe, ridendo.)

NICOLA     Perché ride..?

PUGLISI    Perché una volta,stavo con la mia scassatissima cinquecento, ero così stan­co che non vidi una curva e andai diritto diritto giù nella scarpata e mi fermai proprio dentro un fico d’India grande quanto una casa…

NICOLA     E si fece male..?

PUGLISI    Io no.. ma il fico d’India si…

Comunque, man mano che arrivi in paese, vedi delle case che sembrano tanti scatoloni di cemento, modeste, senza pretese e si­curamente tirate su, pietra su pietra, senza bisogno di un geometra.

Un migliaio di abitanti, due caffè e tre negozi di ali­mentari. . . Ilmonumento ai caduti nella piazza principa­le col milite ignoto sulla colonna che guarda le campane di una chiesa con in cima una grande croce in ferro bat­tuto: questo è Godrano.

NICOLA     E che c’entra il paese di Godrano con quello che stava dicendo prima..?

PUGLISI     Sai che lassù non sapevo più fare il prete..?

NICOLA     Come sarebbe…?

PUGLISI    Non era mica un posto facile quello.

Negli anni cinquanta vi erano state vendette a catena tra famiglie rivali: un odio terribile che poi si è por­tato avanti per anni, trasmesso ai figli e ai figli dei figli, come una malattia ereditaria!

Io ammazzo tuo figlio e tu ammazzi mio nipote.

Poi il cugino ammazza il fratello di quell’altro… Eco­sì avanti per anni... Un sacco dì morti ammazzati. Una carneficina…

Un giorno mi venne a trovare Monsignor Di Cristina, un vecchio amico degli anni del seminario... “Ma che c’è stata un epidemia, in questo paese..? Sono tutti vestiti a lutto.”

E mio fratello Gaetano che in continuazione mi chiedeva:

“Come ti trovi lassù…?”

“Sto bene. Sono più vicino a Dio, no ..?” 

“Stai bene davvero. .?La cucina, il frigorifero ce l’hai?”  “Come no! Ho un frigorifero grande, enorme,mai avuto uno più grande...”

(A Nicola)  In effetti era vero perché tutta la canonica era un gran frigorifero. Quando pioveva dovevo stare attento a dove mi sedevo per la pioggia che scendeva giù dai buchi del soffitto. E le dita…! Ilgelo me le faceva diventare tanto gonfie che sembravano delle salsicce..

NICOLA     E i fedeli venivano alle funzioni..?

PUGLISI    Non ne perdevano una….  Tre vecchiette..! Tra i banchi sempre le stesse tre vecchiette…! Epoi, pian piano,an­che lì a Godrano, la gente ha imparato a conoscermi...

NICOLA     Ea volerle bene. Come si fa a non volerle bene…? Lei è sempre così buono con tutti...

PUGLISI    Lo sai che i bambini di Godrano non avevano mai visto il mare..?

NICOLA     Davvero?

PUGLISI    Sai cosa mi inventai allora..?  Avevo messo da parte qualche risparmio e con quei quattro soldi riuscii a comprare il vecchio furgone dei carabinieri. Una bella pitturata e via tutti insieme..!

NICOLA     E conquello portava i bambini al mare…?

PUGLISI    Eh..? Si. Un tuffo in acqua,un pò di sole e poi il gran­de momento della preghiera… lì, sulla spiaggia…

Eh, quanti ricordi in quel piccolo paese. Ma forse ti stai annoiando..?

NICOLA     No, don Pino. Mi piace sentirla parlare...

PUGLISI    C’era un ragazzino che aveva pressappoco la tua età; si chiamava Giovanni. Non aveva più il papà: glielo avevano ammazzato, sempre per quell’odio feroce che c’era tra le famiglie rivali.

La madre lavorava a Palermo, faceva la cameriera. Il ra­gazzo rimaneva da solo per quasi tutto il. giorno. Aveva cominciato a sbandarsi; rubava un po’ qua, un po’  là. Un giorno perfino in chiesa.

NICOLA     Venne a rubare..?

PUGLISI    Si, mentre io celebravo la messa, Giovannino fece sparire il cestino con le offerte.I carabinieri lo volevano portare al riformatorio. ‘No!’, dissi io. Se lo portate dietro le sbarre, questo povero ragazzo lo perderemmo per sempre. Là dentro, si che diventerebbe un vero delinquente.. Invece, qua al paese, io e i suoi parenti possiamo aiutarlo e abbiamo il dovere di farlo.. Sai una cosa, Nicola..? Quel ragazzo diventò il mio allievo preferito: il più buono di tutti.

ANTONIO (Sulla porta di ingresso. E’ un ragazzo di circa venti anni )  E’    permesso…?

PUGLISI    Avanti, avanti.

(Antonio fa qualche passo. E’ così incerto che non riesce nemmeno a salutare).

Tu sei Antonio, vero..? Ti stavo aspettando... (Gli va incontro porgendogli la mano).

ANTONIO ( Con un filo di voce ) Si...

PUGLISI    Un bel nome, sai..? Il Santo di Padova.. Lui è Nicola: un caro ragazzo che mi sta dando una mano… Qui in sagrestia c’è sempre tanto da fare….

NICOLA     (Gli stringe la mano) Ciao.

ANTONIO Piacere…

PUGLISI    Allora, giovanotto…?

NICOLA     (Notando l’imbarazzo di Antonio)  Don Pino, forse è meglio che io vi lasci soli. Voi avrete da parlare... E poi si è fatto tardi.

PUGLISI    Si, va bene,Nicola. Va’ pure.

NICOLA     ( Saluta con un lieve bacio Don Puglisi e poi stringe di nuovo la mano ad Antonio )  Ci vediamo domani. Ciao, Antonio...

ANTONIO Ciao...

NICOLA   (Prima di uscire)  Don Pino,  posso portare questo libro?

PUGLISI        Si, si, certo che puoi. Fa pure....

NICOLA         Grazie, don Pino. Arrivederci. (Esce.)

PUGLISI        (Dopo una breve pausa.)

Allora. ..?  Hai detto al telefono che avevi bisogno di parlarmi... Bene. Ora puoi farlo. Sono qui che ti ascol­to. Di che cosa si tratta..?

ANTONIO      E’che io... non so da dove cominciare. 

PUGLISI        Io invece si..

(Antonio si volta verso di lui con uno scatto.)Dall’inizio..(Con un sorriso.) Non puoi comincia­re se non dall’inizio. Anzi, sai cosa facciamo..? Andia­mo di là, c’è  un fornellino… così ci prepariamo un buon caffè…

ANTONIO      No…Grazie…

PUGLISI        E allora sicuramente vorrai fumarti una sigaretta…

ANTONIO      (Sorpreso) Perché…Lei fuma..?

PUGLISI        No, ma ne ho sempre qualcuna da parte per poterla offrire quando serve…

ANTONIO      Grazie ma è meglio di no… Per oggi ho già fumato abbastanza…

PUGLISI        Avrai avuto una giornata intensa… In genere, quando si è tesi, preoccupati… si fuma un po’ di più… quasi di continuo e senza accorgersene… vero..?

ANTONIO      Infatti. E’ proprio come è capitato a me oggi…

PUGLISI        Abiti qui, nel quartiere..?

ANTONIO      Si, nella zona degli Stati Uniti…

PUGLISI        E’ una zona molto povera quella. Forse la più povera del nostro quartiere Brancaccio… Una volta era anche peggio… vi era proprio la fame e la miseria…

                        Ascoltami, Antonio… Sotto questo abito c’è un uomo come te, esattamente come te… Un  uomo che a volte diventa un padre, un fratello, un amico utile soprattutto nei momenti di bisogno… e, qualche volta, sotto questo abito , si nasconde un nemico..

ANTONIO      Un nemico..?

PUGLISI        Si, un nemico. Ti meravigli, vero..? Un nemico agli occhi di quelli che stanno dall’altra parte…

ANTONIO      Come.. dall’altra parte..?

PUGLISI        Vedi, Antonio… Il mondo è come se fosse diviso in due parti..: quello degli onesti e quello dei disonesti… Un po’ come quando a scuola dividevano la lavagna in due parti e  ci facevano scrivere i nomi dei buoni da una parte e i nomi dei cattivi dall’altra… Il mondo dei buoni vede in questo mio abito l’uomo che sa diventare padre, fratello, amico…. Il mondo dei cattivi, invece,  vede in questa mia figura di sacerdote… quella di un nemico da combattere fino in fondo…

                        E  tu…? E tu, Antonio… da che parte sei..?

                        (Antonio, confuso, non risponde e abbassa la testa).

                        Sul ponte….

ANTONIO      Come.. sul ponte..?

PUGLISI        Sul ponte che unisce e separa il mondo degli onesti e il mondo dei disonesti.. E’ il ponte di quelli che non sanno da che parte stare, che si barcamenano da una parte all’altra senza riuscire a capire dove è veramente il bene e dove è invece nascosto il male…

                        E’ il ponte di quelli che aspettano una mano che li aiuti nella scelta. Il buon Dio ci ha dato la possibilità di scegliere fra il bene e il male… Sta a noi uomini scegliere di operare per un fine giusto o per un fine sbagliato… Ma… tu credi in Lui..?

ANTONIO      Non lo so… A volte si, a volte no…

PUGLISI        Ecco… Lo vedi che anche tu sei proprio su questo ponte degli indecisi di cui parlo io..?

ANTONIO      (Quasi con uno scatto di rabbia)  E Lui..? E Lui dov’era ..? Dov’era mentre ammazzavano mio padre e mio fratello..?

PUGLISI        Oh, Signore  mio….

ANTONIO      Mio padre morì subito…Mio fratello, invece, si muoveva ancora…C’era sangue dappertutto… Come le bestie al macello… Come le bestie al macello… E’stata mia madre a dirmi di venire da lei. Lei parla cosi bene dall’altare. Qui, al Brancaccio, c’era proprio bisogno di un parroco come lei.

Lei è l’ unica persona che ci fa riflettere su certe co­se. Da queste parti non è facile vivere in maniera pu­lita… Papà, ormai, era nel giro… ma mio fratello... che colpa aveva mio fratello se papà era… era uno di loro…?

Non era capace di fare del male... Quel giorno si trova­va insieme a mio padre per caso. Papà, per prudenza, non usciva mai insieme a noi….

PUGLISI        E’ per questo che mi hai cercato..? Solo per parlarmi di tuo padre e di fratello….  o c’è dell’altro..?

ANTONIO      Don Pino… Io… Io devo andar via da quest’inferno…! Lei può aiutarmi… Lei può farlo…

PUGLISI        Ma di quale inferno stai parlando..? Di cosa stai parlando..? Cosa hai fatto..? Ma in che pasticcio ti sei cacciato..?

                        Insomma, Antonio.. Hai detto che sei venuto da me perché avevi bisogno di parlarmi … e allora fallo. Non occorre che tu ti metta in ginocchio e che ti faccia il segno della Croce…. Il buon Dio ci ascolta sempre, in ogni momento…

ANTONIO      Ecco, io…. Don Pino, io fino a ieri sera ho fatto… ho fatto viaggi con la droga…

PUGLISI        Viaggi con la droga..?!

ANTONIO      Piccoli spostamenti col motorino da una parte all’altra di Palermo…

PUGLISI        E oggi..? Oggi non lavori..? Sei in ferie forse..?

ANTONIO      Lo so… E’ una cosa brutta quella che ho fatto…

PUGLISI        E’ una cosa meschina!  Una cosa immonda quella che hai fatto..! Ma ti rendi conto che tu non hai fatto altro che aiutare a distruggere altri ragazzi come te, della tua stessa età… e forse anche più piccoli di te..?!  Oh, Signore mio…

ANTONIO      Oggi avrei dovuto fare un’altra consegna…ma ho preso tempo. Ho detto che si era guastato il motorino e che avevo bisogno di due o tre ore… ma entro stasera mi cercheranno ancora e io voglio uscirne fuori…!

PUGLISI        Ma, benedetto figliolo, come hai potuto accettare di fare una cosa del genere nonostante la morte di tuo padre e di tuo fratello..?

ANTONIO      All’inizio non sapevo bene di cosa si trattasse…

                        Un tale mi diceva di consegnare dei pacchi e io lo facevo… tutto qui…

                        Lei lo sa, qui da noi lavoro non ce n’è… Quando poi ho cominciato a capire, non so neppure io perché ho continuato… Forse per i soldi che guadagnavo… Forse perché ormai c’ero dentro … Non lo so. Ma so che adesso voglio farla finita…

PUGLISI        E hai già pensato a qualcosa da fare..?

ANTONIO      No… ma so che non ho altra scelta: devo andare via..! E’ come un ingranaggio e quando ci sei dentro non puoi fermarti… Ecco perché ammazzarono mio padre… Voleva tirarsi indietro. Diceva che non era giusto far morire dei ragazzi per fare soldi…  Una notte nella stazione di Palermo trovarono un mio amico morto… C’era ancora una siringa per terra… Si era fatto da poco…

                        Lui si andava a fare a Palermo…. Qui, al Brancaccio, nessuno lo sapeva… Ogni tanto beveva, faceva qualche scippo, qualche piccolo lavoretto ma… non ho mai pensato che Angelo si bucasse…

                        Quando dissi a mio padre che Angelo era stato un mio compagno di scuola, che era stato nel mio stesso banco, che insomma lo conoscevo bene, era un mio amico…  papà non ebbe il coraggio di guardarmi negli occhi… Eravamo a tavola… Si alzò e andò vicino alla finestra, con le mani dietro la schiena…

                        “Ecco gli affari della mafia!”…

                        Così disse mio padre quel giorno… e aveva le lacrime agli occhi. Se in quel momento fosse rimasto solo, di sicuro avrebbe pianto… Ricordo che quel giorno disse che mentre noi eravamo lì a parlare, da qualche parte c’era chi procurava la morte ad un ragazzo come me, anche col suo consenso, e lui tutto questo non lo sopportava più…

                        Don Pino…  Ho continuato a sentire la voce di papà per tanto tempo dopo la sua morte… Rivedevo la stessa scena, le stesse mani dietro la schiena… Perciò non riesco a  capire come io… abbia potuto fare una cosa del genere…!

PUGLISI        E… a tua madre..? Anche a lei hai raccontato tutto quanto oppure…

ANTONIO      Si, tutto. Non ce l ‘ho fatta più. Mia madre sa bene cosa significa mettersi contro quella gente. Nella sua vita ci sono stati più funerali che battesimi. Gliel’ho detto: è stata lei che mi ha fatto venire qui… “Non fare gli errori che ha fatto tuo padre. Tu sei ancora in tempo”. Così mi ha detto. “Va’ da don Pino. Lui saprà trovare il modo per poterti aiutare…”

PUGLISI        Devi nasconderti..!

ANTONIO      Si, ma dove..?

PUGLISI        Devi andar via immediatamente. Non c’è altro da fare. Ormai, per te, mi dispiace dirlo, qui al Brancaccio non c’è più posto.

                        Ascoltami bene, figliolo… Non c’è tempo da perdere. Va’ subito a casa. Prepara una valigia e poi corri alla stazione. Prenderai il primo treno in partenza per Roma..!

ANTONIO      Per Roma..?

PUGLISI        Si, lo so che Roma è tanto lontana da questa nostra terra ma se tu vuoi davvero salvarti, per ora devi andar via il più lontano possibile da questa città che è diventata una specie di inferno… (Segnandosi velocemente) Signore mio, perdonami… ( Prende un’agenda telefonica e cerca un recapito che poi scrive su un pezzo di carta )  E’ l’indirizzo di un convento dove potrai stare tranquillo per tutto il tempo che vorrai e poi… poi vedremo il da farsi…

ANTONIO      Quando tutto sarà sistemato, quando avrò trovato un lavoro, una casa, io farò venire mia madre a stare con me. Voglio che non abbia più preoccupazioni per me, che non abbia più paura di dover fare un altro funerale… Io voglio che si tolga per sempre quelle vesti nere che indossa, quel lutto che porta da sempre…  Io non ho mai visto mia madre vestita di un colore diverso. E io, invece, voglio riempirla di colori, voglio che sia felice..!

PUGLISI        E io sono convinto che tu sia ancora in tempo. (Gli porge il biglietto ) Tieni, Antonio. Quando arriverai a questo indirizzo, chiederai di padre Massimiliano. Più tardi mi metterò in contatto con lui. Gli telefonerò e gli spiegherò ogni cosa. Stai tranquillo. Vedrai che andrà tutto bene…

ANTONIO      Grazie, don Pino…

PUGLISI        E’ il Signore che devi ringraziare, figliolo. E’ Lui che pensa a tutto… Noi crediamo, a volte,  di fare delle cose ma… è Lui che ci spinge a farle. Ora va’, fa presto..! E se ancora dovessero fermarti, dirai che il motorino è ancora guasto e che hai bisogno di qualche altra ora di tempo: il tempo di prendere il treno e di scappare via. Ti servono soldi per il viaggio..?

ANTONIO      No, grazie, don Pino…

PUGLISI        Che il Signore ti benedica, Antonio…

ANTONIO      Don Pino….

PUGLISI        Che cosa c’è..?

ANTONIO      Mi chiedevo… Dove sono adesso..?  Sono ancora su quel ponte..?

PUGLISI        Il ponte degli indecisi..? No, Antonio… Ormai credo proprio di no… (Si abbracciano).

                        ( Buio. Pochissimi secondi dopo, due raggi di luce color ambra tagliano la scena rimasta vuota e vanno ad illuminare un Crocifisso su una parete. Contemporaneamente parte la registrazione della voce di Puglisi con un adeguato sottofondo musicale. )

“Camminando per le vie di questo quartiere, ho visto i vostri bambini giocare fra i rifiuti, fra le immondizie, negli scantinati abbandonati di via Hazon,fra vetri rot­ti, topi e siringhe gettate per terra da quei poveri fi­glioli che si drogano.

Forse voi siete abituati, ormai siete rassegnati a tutto questo ma io ho provato una stretta al cuore e ho deciso di parlarvene.

Fratelli carissimi, non permettete che si spenga in voi il desiderio di costruire un mondo nuovo, un mondo d’a­more per voi e per i vostri figlioli. Non permettete al­te vostre coscienze di addormentarsi perché così facendo diventereste complici di quelli che vogliono speculare sulla vostra rassegnazione.

Quando fui ordinato sacerdote, ricordo che fu stampato un santino con la mia fotografia e dietro fu scritto:

- Signore, fa che io sia strumento valido nelle Tue mani per la salvezza del mondo - E se io, oggi, me ne restassi a guardare, qui, in questo quartiere dimenticato, abbandonato a se stesso, sentirei di tradire il voto fatto quel giorno, sentirei di tradi­re questo stesso abito che porto nel nome di Dio”.

SIPARIO

FINE PRIMO ATTO

 ATTO II

Stessa scena

PUGLISI        (Entrando in scena seguito da don Salvatore e da Maria, sua figlia).

Ecco perché ho voluto incontrarmi anche con voi… Se davvero vogliamo portare la parola del Signore in questo quartiere,abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti. E’ necessario che ognuno faccia la sua parte.

SALVATORE  Don Giuseppe, lei lo sa…

Da quando è morta  mia moglie sia io che mia figlia Maria siamo sempre stati molto vicini alla sua parrocchia. Abbiamo sempre apprezzato il suo modo di pensare.. Insomma, voglio dire,fin quando abbiamo potuto, la nostra parte abbiamo sempre cercato di farla… anche se, qualche volta… (Si interrompe)  Ma questo è un altro discorso…

MARIA           No, papà… Non è un altro discorso. (Rivolta a Don Pino, continuando il discorso del padre) …Non possiamo nasconderle che alle volte abbiamo dovuto contrastarci con qualche conoscente…

SALVATOREE si, perché non sempre la gente è preparata ai cambiamenti, alle cose nuove… (Scorgendo e indicando con la mano una immagine di San Francesco d’Assisi) San Francesco d’Assisi… per esempio.  An­che lui ha dovuto penare e non poco… Non è così, don Pino ?Anche per San Francesco non fu facile farsi capire e accettare né dalla famiglia, né dagli amici, né dalla stessa Chiesa. I cambiamenti a volte spaven­tano, fanno paura.

PUGLISI        Don Salvatore, la scorsa settimana, Corrado,un ragaz­zino piccolo cosi,mi è venuto a dire: Don Pino, io non  posso fare più la Prima Comunione…

SALVATOREE perché..?

PUGLISI        E’ quello che ho chiesto anch’io e sa cosa mi ha ri­sposto..?

“Oggi abbiamo studiato i comandamenti e ce n’è uno che dice di non rubare. Ma se io non rubo, se la sera non porto a casa qualcosa che ho rubato in giro per il quartiere, mio padre non mi fa entrare. Sono belle le cose che lei dice ma io come faccio..? “.­Per la prima volta, mi sono sentito senza parole di fronte ad un ragazzino.

E la cosa triste è che due giorni dopo, per lui si sono aper­te le porte del carcere minorile di Malaspina. Ho sentito, quel giorno, le spalle piegarsi sotto un peso gigantesco e ho capito, in quel momento, che avevo bisogno di aiuto. E quel povero vecchio che è stato trovato morto in casa sua dopo tre giorni..?

MARIA           Si, abbiamo saputo.

SALVATORE Era rimasto solo ed era malato.

PUGLISI        Ma è mai possibi­le che nessuno abbia sentito la voglia di andare a vedere se quell’ uomo avesse avuto bisogno di qualcosa, di un pezzo di pane, di un bicchiere d’acqua…di qualche medicina forse…?

SALVATORE E’ vero,don Pino,Iei ha ragione mai problemi del­la gente sono tanti e spesso non è facile trovare il tempo per pensare anche a quelli degli altri… E allora, a volte, si diventa egoisti  ma senza vo­lerlo… perché così è la vita, purtroppo…

PUGLISI        In questo quartiere manca tutto… la fiducia, la gioia di stare insieme, la voglia di vivere.

Quel povero vecchio, abbandonato nel suo letto, per quanto tempo, prima di morire, si sarà chiesto perché finire in quel modo, abbandonato da tutti… come un cane…dopo tutti i sacrifici che avrà fatto nella sua vita… Io spero proprio che non si sia reso conto di nulla che non abbia sentito il bisogno di aiuto...

Spero che si sia addormentato e che sia morto durante il sonno…altrimenti deve essere stata, per lui,una cosa terribile, penosa. Tutto ciò è molto triste, don Salvatore.

SALVATORE Non le nascondo che spesso, anch’io, alla mia età, mi domando: Ho fatto tanti sacrifici eora..?

PUGLISI        Ma lei non è  abbandonato come quel povero vecchio... Lei ha dei figli… una famiglia…

SALVATORE E che cosa ci ritroviamo sia io che i miei figli..?

Nemmeno la soddisfazione di stare in pace con la nostra coscienza perché quante volte abbiamo dovuto piegare la testa e far finta di niente di fronte a certe cose, quando invece la testa voleva alzarsi e ribellarsi…Lei lo sa, noi siamo persone che veniamo dalla mise­ria e sappiamo apprezzare il valore di un pezzo di pane ma quando questo pezzo di pane,che ti stai gua­dagnando col sudore della fronte,ti viene strappato dalle mani perché devi dividerlo con qualcun altro, allora ti viene la voglia di chiudere tutto e andar­tene..!        Ma dove…?

E allora, mentre stai servendo un caffè o una birra, devi sentirti di­re che quella notte puoi dormire tranquillo perché qualcuno la saracinesca te la guarderà... Nonte la faranno saltare in aria.

MARIA           Si ricorda quando si ruppe tutta la vetrina dove erano i liquori...? Non fu il pallone di un ragazzo.

SALVATORE Noi siamo persone abituate a lavorare, non a fare la guerra.

Mia moglie raccontava sempre che, quando era piccola, era cresciuta in mezzo a otto fratelli, tutti maschi.

Allora non era come adesso che qualcosa si rimedia.

C’era veramente la fame e la miseria. Chi si alzava per primo… riusciva a vestirsi un po’ meglio…e gli altri si arran­giavano con quello che trovavano.

Aveva sette anni e sua madre,buonanima,usciva a cer­care un poco di farina, un poco di olio… e la la­sciava da sola ad accudire alla casa. Per lavare i panni… non ci arrivava. Si metteva una sediolina sotto ai piedi... E quante volte, raccontava , finivano per terra lei, la sediolina e i panni bagnati che ancora teneva in mano.

E oggi..?  (Si avvicina ancor di più alla figlia Maria e le poggia una mano sulle spalle) Un figlio che si droga e che entra ed esce da un centro di recupero e ogni volta, come un bambino, mi abbraccia e mi dice :”Papà, è stata l’ultima volta,   te lo prometto, non lo faccio più”.

PUGLISI        Lei, dunque, don Salvatore, sa meglio di tanti altri che qui è tutto da rifare. Qui occorre una nuova coscienza: quella della pace, della solidarietà, dell’amore fraterno, la coscienza della legalità.

Una volta mi è capitato di andare ad un convegno dio­cesano organizzato da Monsignor Antonio Riboldi, il vescovo di Acerra: un posto, in Campania, che le cro­nache definiscono ad alta densità camorristica. Conosco Don Riboldi da tanto tempo, fin da quando era parroco nel Belice e conosco il suo impegno nel liberare la gente dalla schiavitù della criminalità. Ebbene, io credevo di trovare, in quel posto in Campania, un’ atmosfera di guerra, invece mi trovai fra tanti , tantissimi giovani, che esaltavano la serenità che proviene dalla fede , la gioia di stare insieme, il senso della vera libertà che solo Dio sa donare. Don Salvatore, in quel posto mi aspettavo che il rumore della violenza coprisse quello della forza dell’amore e della fede.

Invece, trovai che li si annunciava la bellezza di un Cristo che ama, un Cristo che dall’alto della Sua Croce sceglie e chiama: come il più delizio­so dialogo d’amore che solo Dio può tessere qui, in terra, con l’uomo.

Certo, davanti ad ottomila abitanti, un prete da solo è destinato ad essere sconfitto.

Dopo una lunga riflessione io sono giunto a questa conclusione: Accanto alla parrocchia è necessaria un’altra presen­za religiosa, un punto di riferimento soprattutto per i giovani: un centro, un centro di accoglienza.

MARIA           E dove…?

PUGLISI        Qui, qui vicino.Uscendo dalla chiesa, di fronte, un po’ verso destra, c’è quella vecchia palazzina… E’ in vendita..!

Don Salvatore, quel posto diventerà un segno tangibile, concreto, della volontà di riscatto di tutto il quartiere Brancaccio.

SALVATORE  Ma... è pericoloso, don Pino.. .Proprio qui lo vuole fa­re..?.

PUGLISI        E dove lo farebbe lei... un centro di accoglienza per i nostri ragazzi..? All’aeroporto di Punta Raisi forse?

SALVATORE  No, ma... Voglio dire... Proprio qui,a duecento metri dalla casa dei fratelli Graviano…!

PUGLISI        Sono anch’essi figli di Dio, don Salvatore...

SALVATORE (Molto preoccupato) Oh, Signore mio!...

PUGLISI        Il Signore..? Quello si che Lo invocheremo e anche molto spesso perché avremo molto bisogno del Suo aiuto.Occorreran­no tanti soldi ma vedrà che ce la faremo. Nel Vangelo è scritto che Cristo metterà il figlio contro il padre, che porterà la rivoluzione fin den­tro le famiglie... Pare scritto apposta per noi, per il quartiere Brancaccio. Il nostro Vangelo sarà lotta e separerà i padri dai figli; i padri, con la loro cultura mafiosa,dai figli con la loro nuova cultura di vita.

SALVATORE Oh, Signore….

PUGLISI        Un vero rinnovo delle coscienze.. Questo è il mio so­gno, don Salvatore.., e perché si possa realizzare ho bisogno dell’aiuto di tutti, nessuno escluso.

SALVATORE E’ inutile che io le nasconda la mia preoccupazione…

MARIA           Padre…

PUGLISI        Maria….

MARIA           Conti su di me, don Pino…

SALVATORE Maria… (Dopo un attimo di incertezza)  Conti pure su di me, padre,  ma non mi chieda fino a che punto…. perché in questo momento… non saprei risponderle. (Dopo una breve pausa in cui don Puglisi si rattrista.) Baciamo le mani, padre…

PUGLISI        (Don Pino gli stringe la mano) Arrivederci don Salvatore….

MARIA           (Porge la mano a don Pino il quale abbraccia e bacia la ragazza) Arrivederci, don Pino…

PUGLISI        (Con un sorriso fiducioso) Arrivederci, Maria….

                        (Rimasto solo, don Pino azio­na l’interruttore delle luci e crea la penombra. Vaga per la scena con le lacrime agli occhi. E’ amareggia­to, deluso. Incontra con lo sguardo il Crocifisso e in quel momento si sente la sua intima preghiera.)

PUGLISI        (Voce registrata) Signore mio...

Ora più che mai sento il peso di questo abito che in­dosso.

Ci saranno  momenti in cui sarò senza più forze,senza più coraggio, ci saranno momenti in cui l’angoscia sarà terribi­le come avvenne per Te nell’orto del Gethsemani,quando sapevi di avere la morte addosso e in un momento di debolezza chiedesti a Dio di allontanare da Te quel calice ama­ro e subito dopo lo supplicasti perché fosse fatta la Sua volontà e non la Tua.

Fa che  possa ritrovare anch’io dentro di me la Tua stessa forza. 

Resta accanto a me…. Accompagnami Tu, Signore mio…

NICOLA         (Entrando, scorge  don Pino in penombra e gli va vicino.)

Don Pino… Don Pino, c’è qualcosa che non va..? Ho visto ancora la porta aperta e ho pensato che  avesse dimenticato di chiudere…

Si sente bene, don Pino..?

PUGLISI        Si, Nicola, non preoccuparti. Va tutto bene..

Riaccendi le luci, per favore. Stavo andando via ma poi mi sono trattenuto.

NICOLA         (Esegue)  Ma c’è qualcosa che la preoccupa,qualcuno…?

PUGLISI        Qualcuno. ..? Ottomila...

NICOLA         Come, ottomila…?

PUGLISI        Ottomila persone. Ottomila anime e neanche una scuota media, un asilo nido, una biblioteca, un giardino at­trezzato con delle altalene,degli scivoli dove i bam­bini possano imparare a trascorrere il loro tempo in ma­niera pulita.

Sai cosa mi ha detto una madre,ieri, dopo la celebra­zione della Santa Messa..?

“Don Pino … Lei parla delle altalene degli scivoli, dei giardini…. Ma in fondo a che servono queste cose..? I bambini in mezzo alla strada imparano ad essere forti e a di­fendersi da quelli più forti di loro..!”

Ti rendi conto della gravità di questa risposta…? Ma cosa dobbiamo fare qui..? La guerra tra poveri? La lotta per la sopravvivenza..?

Quello che mi rattrista è proprio questa specie di rassegnazione a lasciar le cose così come sono.

Quei poveri bambini che sono costretti a giocare fra le immondizie, in mezzo ai topi… per non parlare poi di quelle siringhe pericolosissime lasciate lì per terra….  in quegli scantinati abbandonati di via Ha­zon.

NICOLA         Don Pino,quante volte sono andato lì a prendere mio fratello per le orecchie.

PUGLISI        Figliolo caro, tu forse non lo sai, ma quegli scantinati marci e abbandonati ser­vono a nascondere droga,sigarette dl contrabbando,ar­mi pericolose!...

NICOLA         Davvero, don Pino…?

PUGLISI        Hai fatto benissimo a portar via tuo fratello per le orecchie da quel posto…

NICOLA         Sembra di stare al terzo mondo, don Pino, altro che Palermo.

PUGLISI        Quando ero cappellano all’istituto Roosevelt,passava­no davanti ai miei occhi centinaia di ragazzi senza ge­nitori, ragazzi sbandati provenienti dal centro storico di Palermo e non solo, ma anche da tante altre città del meridione. C’ erano ragazzi abbandonati dalle loro famiglie e che non erano mai stati a scuola, neanche sapevano il si­gnificato di stare insieme e imparare a leggere,a vo­lersi bene tra i banchi di una classe.

In quelli istituto c’erano ragazzi disadattati di ogni genere, picciotti più veloci col coltello che a parlare...

NICOLA         Col coltello..?

PUOLISI        Si,Nicola….Spesso andavo a spiarli,di notte,in pun­ta di piedi per non farmi sentire e sapessi la tri­stezza che provavo quando vedevo qualcuno di loro dormire con una mano attaccata al manico di un coltello nascosto sotto al cuscino..!

Eppure, Nicola, oggi, a distanza di anni, nessuno di quei ragazzi mi ha dimenticato.

Hanno continuato a studiare e si sono inseriti nel mondo delle persone oneste, pulite. Oggi sono commer­cianti, impiegati, professionisti.. proprio quegli stessi ragazzi scalmanati che appena vedevano la to­naca nera cominciavano a sbraitare come indemoniati, a rovesciare i banchi e a combinarne di tutti i colori…

NICOLA         E come ha fatto a cambiarli….?

PUGLISI        Con la mano di Dio, Nicola…. e spesso anche con la mia!..

E ora, dopo tanti anni, mi ritrovo nuovamente come in una fossa di leoni pronti a sbranare.

Qui,in questo quartiere,ho trascorso la mia infanzia, al cortile Faraone, al numero 8... Era la zona più povera del quar­tiere….Mi pare ancora di rivederlo quel cortile.. tenuto su con i pali di le­gno conficcati nelle mura delle case... Sembrava che tutto ti crollasse addosso da un momento all’altro..!  Io so cosa significa la disperazione, la fa­me…Quella disperazione che spinge a volte una po­vera ragazza di quindici, sedici anni, ad uscire di sera per le strade di Palermo, con qualcosa addosso che possa farla sembrare un pò più grande di quei pochi anni che ha per…. per cercare di portare qualche soldo a casa.

Quella miseria, quella rabbia che spinge un ragazzo a compiere delle azioni che egli,in verità, non vorreb­be forse mai fare...

NICOLA         Sa quanto costa una pallottola per ammazzare qualcu­no, in questo quartiere…? Duecentomila lire.. Questo è il prezzo della vita di un uomo da queste parti..

PUGLISI        E la cosa più triste è che ci sono ragazzi della tua età, Nicola, ragazzi di se­dici e anche quindici anni che sarebbero pronti a sparare contro qualcuno pur di mettersi nelle tasche quei quattro soldi.

Ecco le radici della mafia, Nicola.

Sono qui davanti ai nostri occhi.

Non ho mai pensato di dover tornare qui, al Brancaccio, e dover lottare più di quando ero a contatto con quei ragazzi sbanda­ti dell’ istituto.

Questo quartiere è stato abbandonato per troppo tempo ed è diventato una terra di nessuno dove vince solo la legge del più forte.

NICOLA         Ma perché, don Pino….Perché deve continuare a succedere tutto questo…?

PUGLISI        Perché finché le cose continuano a restare cosi come sono,la mafia continuerà a prosperare sempre più.

Un contadino, prima di ottenere il suo raccolto, che cosa fa..? Prepara il terreno, mette il concime... E’ lo stesso procedimento che usa la mafia!

L’ ignoranza, la miseria, la disperazione … sono concime per la mafia.

In questo quartiere, non c’è una scuola media perché alla mafia fa comodo che i giovani restino nell’igno­ranza.

Dobbiamo fare in modo che tutto il quartiere si renda conto che cosi non si può continuare ad andare avanti.

Dobbiamo muoverci in fretta perché mentre noi pensia­mo a fare dei progetti di vita pulita, la mafia conti­nuerà a riempire il suo esercito di ragazzi come te.

Mentre noi faremo dei doposcuola gratuiti per tutti I bambini bisognosi del quartiere,dei tornei dì calcet­to, un centro sociale, la mafia continuerà a vestire di nero altre povere madri, altri poveri figlioli..

NICOLA         Don Pino, ma noi… come chiesa….  cosa possiamo fare….

PUGLISI        Molto, Nicola…. Tanto..!  La Chiesa può fare molto dap­pertutto ma non possiamo illuderci di poter ottenere tutto e subito da soli come se avessimo una bacchetta magica tra le mani.

Occorre che ognuno faccia il suo dovere…. che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

Intanto, noi rimbocchiamoci le maniche e spingiamo le istituzioni a compiere il loro dovere nei confronti di questo quartiere.

Il comune di Palermo, la provincia,  la regione , il mondo della  scuola, il mondo delle persone pulite   devono scendere in campo insieme a noi, senza paura e con grande forza di volontà,  se  davvero vogliamo toglierci di dosso questa terribile polvere della mafia!

BUIO

(Stesso tipo di finale del primo atto. Due raggi at­traversano la scena e illuminano il Crocifisso mentre si sente la voce registrata di Padre Puglisi.)

“La scorsa notte sono state bruciate le porte di casa di tre fratelli della nostra comunità. Hanno versato benzina e poi hanno dato fuoco.

Io invito tutte le persone oneste di questo quartiere a stringersi intorno a chi è stato colpito da queste intimidazioni. Facciamo sentire la nostra solidarietà a questi fratelli che si stanno battendo per dare un futuro diverso a questo quartiere, nonostante le mi­nacce. Andiamoli a trovare nelle loro case, non fac­ciamoli sentire soli. Rimaniamo uniti perché,come di­ceva San Paolo, se Dio è con noi, chi sarà contro di noi..? Voglio rivolgermi a questi cosiddetti uomini d’ onore che ci stanno bersagliando con le loro inti­midazioni. Io vorrei parlarvi e ascoltarvi.  Vorrei co­noscervi e guardarvi negli occhi per capire quanto di buono c’è ancora nei vostri cuori e per dirvi che voi non avete fermato la nostra volontà di cambiare…

Andremo avanti più decisi di prima..!.

FINE  SECONDO ATTO

SIPARIO


ATTO III

Stessa scena.

Le luci sono accese. Don Pino e Nicola stanno esaminando le battute di un copione.

NICOLA         (Recitando con un copione in mano.)

Sentivo Gesù accanto a me, in quella ciotola , in quei bocconi, nel palmo teso della mano, negli occhi pietosi di chi dava qualcosa, in quegli stracci che avevo addosso…In queste vesti io non riesco a sentire il mio Dio. Non lo sento, padre, perciò te le voglio restituire.

Non voglio avere più nulla con me.

PUGLISI        (Anch’ egli recitando) Ma che cosa stai facendo, France­sco. .?Torna a casa, ti prego. Anche tua madre è in pena per te. Ti scongiuro, Francesco, in nome del Signore.

NICOLA         Il Signore... Il Signore era povero…!

Era povero il nostro Dio. Anche gli Apostoli erano pove­ri….

Non avevano anelli, non avevano ornamenti,non ave­vano broccati...

(Terminando in ginocchio,stringendo le mani di Don Pino.) Non avevano ricami. Io voglio es­sere come Lui…. Non chiedo nulla... Voglio soltan­to essere come Lui...

PUGLISI        (Facendolo rialzare) Bene. A questo punto alziamo la musica e chiudiamo il sipario. Anzi, no..! Sull’ ultima battuta di San Francesco, il buio e l’ entrata dei ragazzi del coro.

Vedrai che sarà un grande spettacolo.

A proposito dei ragazzi del coro,suor Carolina mi ha detto che bisogna preparare altre fotocopie dei canti... E poi, c’era anche un’altra cosa da fare, ma in questo momento mi sfugge... Ah, si, ecco! L’elenco di tutti i partecipanti al torneo di calcetto. Fai una cosa: va di là, al centro di accoglienza, troverai Maria, la figlia di don Salvatore, fatti aiutare da lei…  Ti farà vedere lei come si usa la macchina per le foto­copie. Portati tutto ciò che ti serve.

NICOLA         Va bene, don Pino….

SALVATORE E’ permesso..?

PUGLISI        Avanti…

SALVATORE Buona sera, don Pino….

PUGLISI        Don Salvatore…. Venga, venga avanti. Sono felice di rivederla. Si accomodi, prego.

SALVATORE  La disturbo, padre…?

PUGLISI        Quale disturbo. .? La casa del Signore è sempre aperta a tutti, don Salvatore.

SALVATORE Grazie, padre, grazie. Lei è sempre cosi cortese...

PUGLISI        Finché non mi fanno arrabbiare…

NICOLA         Don Pino… Allora io vado…

PUGLISI        Va bene, Nicola… Ah, senti.. Mi scusi un momento don Salvatore… Fa delle fotocopie belle nitide anche di queste pagine: E’ la relazione che dobbiamo consegnare a Luciano Violante. Ormai manca­no pochi giorni alla sua visita nel nostro quartiere. Il presidente della Commissione Antimafia avrà una bel po’ di cose da leggere, un bell’elenco di tutte le cose che mancano qui al Brancac­cio. Fatte le fotocopie di questa relazione, le consegnerai a Maria e le dirai anche che voglio parlarle…

(Squilla il telefono.)

Pronto..? Pronto…. (Rimane un momento perplesso, poi posa la cornetta. )

NICOLA         Chi era…?

PUGLISI        Non lo so. Hanno riattaccato.

NICOLA         Anche ieri hanno fatto cosi,quando lei era di là,al cen­tro. Per tre volte di seguito.

PUGLISI        Si vede che c’è qualcuno che non ha altro da fare. ( Il suo sguardo incontra quello preoccupato di Don Salvatore. )

                        Probabilmente ci sarà una interferenza sulla linea telefonica…

NICOLA         Allora, io vado….

PUGLISI        Aspetta, Nicola….Esci dalla porta laterale. Vai per la stradina dietro la chiesa, dove ho parcheggiato la mia macchina e controlla se…. ( Si interrompe ).  No, niente, niente… Fa conto che non ti abbia detto nulla… Va’ pure, figliolo…

NICOLA         Va bene,don Pino.. Ci vediamo tra poco. (Esce).

                        Arrivederci don Salvatore…

SALVATORE Ciao Nicola…

PUGLISI        Eccoci qua da soli, don Salvatore… Ho saputo che anche ieri mi ha cercato ma non ho avuto proprio tempo di venire io da lei. Mi creda,don Salva­tore, da quando abbiamo aperto il Centro di accoglien­za, sono tante e tante le cose che abbiamo dafare che spesso dobbiamo accontentarci di mangiare con le sca­tolette. Mi dica, don Salvatore… Di che cosa si tratta…?

SALVATORE Don Pino, non so da dove cominciare… Lei sa bene che il mio bar è frequentato da tanta gente… e a volte… ecco… come dire… c’è qualcuno insomma … che parla a mezza bocca… Lei sa cosa voglio intendere…

PUGLISI        Si, ma non capisco a cosa si vuole riferire…

SALVATORE Don Pino…Io sono venuto da lei perquesta storia delle processioni...

Ho sentito qualche voce in giro e ho voluto parlargliene…Le feste, qui da noi, si sono sempre fatte in un certo modo…Lei lo sa… La gente è abituata ai cantan­ti, ai fuochi d’artificio, alle luminarie. Lei, invece, ha voluto eliminare tutto. Il comitato dei festeggiamenti ha sempre cercato di fare le cose alla grande perché….

PUGLISI        Ecco il punto, don Salvatore… Perché…?

SALVATORE (Evasivo) Perché… Perché  è bello... E poi, la festa di un Santo, una

volta all’anno viene… Come si dice...Quest’anno la vediamo e l’anno prossi­mo non sappiamo.

La gente è abituata a tutte queste cose. Uno aspetta un anno per mettere i soldi vicino alla statua in pro­cessione e ora, all’ improvviso, non si deve fare più…

PUGLISI        “Quando fai l’elemosina, ignori la sinistra ciò che fa la destra, in modo che la tua elemosina rimanga segre­ta. E il Padre tuo,che vede anche nel segreto, ti ri­compenserà. “    Sono parole del Santo Vangelo… 

SALVATORE  Ma si, don Giuseppe, non c’ènulla di male nel ricor­dare qualche

 passo del Vangelo.

PUGLISI        E sarebbe meglio che lo facessimo un pò più spesso e non solo quaggiù, in questa nostra bella terra di Sici­lia.

SALVATORE Si, ma alle volte può urtare la suscettibilità di qualcuno…

PUGLISI        Si..? E di chi..?

SALVATORE  Voglio di­re: la gente ad esempio èabituata che quando si porta in

giro la statua di un Santo, vi si attaccano i soldi. E’ usan­za…Chi può mettere mano alla tasca, prende i soldi e…

PUGLISI        E chi non può..? Li guarda e li desidera..!

SALVATORE Don Pino…

PUGLISI        Don Salvatore, a me pare che qua ormai sia di­ventata usanza anche  rimanere nella miseria, nell’ ignoranza e nella paura.

SALVATORE Don Pino, mi ascolti…

PUGLISI        A me sembra una farsa, una cosa ridicola che offende la Fede, la vera Fede,quando per quelle stesse vie gi­ra la miseria e non solo quella materiale che non rie­sce a farti mettere un piatto caldo in tavola ma anche e soprattutto la miseria morale..!  Usare le feste religiose, le processioni,per dimostra­re ai più deboli la potenza, il controllo della zona… quella presenza mafiosa sul nostro territorio che ti soffoca come la polvere che ti entra nella  gola e pare non voglia farti più nemmeno respirare..!

Crede che io non lo abbia ancora capito…? Sono sici­liano anch’ io, come lei.

Sono quasi otto mesi che,con l’aiuto di Dio e di tanti benefattori,abbiamo inaugurato il Centro di Accoglien­za. Sa perché lo abbiamo voluto chiamare Padre Nostro? Per onorare l’unico Padre che abbiamo tutti quanti.

Per noi non esistono altri padri, padroni o padrini... C’è Lui ed è col Suo aiuto che le suore stanno lavo­rando dalla mattina alla sera su quei poveri ragazzi che sono la nostra unica speranza.

E non è facile, mi creda. Non è facile farsi aprire le porte di casa di famiglie di persone rinchiuse in car­cere per spaccio di droga, per rapine o per atti anco­ra più gravi.

Noi stiamo facendo tutto ciò che ènelle nostre possibilità,per dare a questi ragazzi quei valori che essi avrebbero dovuto ricevere dalle loro famiglie, perché siamo ben consapevoli che se non ci pensiamo noi a to­gliere questi ragazzi dalla strada,non ci penserà nes­suno e allora li avremmo persi, persi per sempre.

SALVATORE Ma queste cose sono state dette tante volte… Sa quante riunioni,

quanti convegni alla Regione, al Comune, niente..! Parole erano e parole sono rimaste…

Quando arrivò il Papa qua, in Sicilia,pareva che stes­se per succedere la rivoluzione,che tutto fosse sul punto di cam­biare da quel momento in poi.. E invece, tutto o qua­si è rimasto tale e quale...

PUGLISI        Infatti… Don Salvatore, lei conosce quegli scantinati abbando­nati di via Hazon, vero..? Ebbene, noi avevamo chiesto al comune di affidarceli. Avremmo voluto ripulire tut­to quanto e con le nostre stesse mani costruire qual­cosa di utile per tutto il quartiere…
Sa cosa ci ha risposto il comune di Palermo..?
Ho ancora qui, davanti agli occhi, la faccia di quelfunzionario piazzato dietro la sua scrivania…

Don Puglisi, la sua è una gran bella iniziativa. Noi siamo pronti a darle quei locali ma lei è pronto a pa­garci le spese di affitto…?”.
Si rende conto lei di quanto sia marcio l’intero sistema di vita…? Più marcio di quegli stessi scantina­ti abbandonati di via Hazon..! E’ il modo stesso di gestire le cose, di pensarle, di programmarle,  che ormai appartiene al meccanismo mafioso.

Ecco perché bisogna agire con grande forza, senza tre­gue,contro ogni atteggiamento che si vuole ricollegare a quella  mentalità mafiosa.

Ma insomma, don Salvatore, mi dica una cosa…

Queste feste religiose, queste processioni, le faccia­mo per onorare un Santo o per dare ancora una volta,  in questa maniera, prestigio e onori all’immagine di un capozona di Cosa Nostra!?...

SALVATORE (Preoccupato) Ma che cosa vuol fare, don Giuseppe..?
                        La        rivoluzione…? Non èpiù tempo di martiri, questo.
PUGLISI        E’        tempo, infatti, di dire basta a tutto questo san­-
                        gue. E’ tempo di ripulire le nostre città da tanta vio­-
                        lenza. E’ tempo di ripulire le nostre stesse coscienze!
SALVATORE (Sempre più preoccupato perché intuisce l’evolversi
                        dei fatti).  Non faccia l’eroe, don Giuseppe... Gli eroi muoiono giovani..                   Già altri, prima di lei, proprio qui in Sicilia, hanno
                        imboccato la stessa via ma non sono più tornati indie­-
                        tro.

PUGLISI        Si        vede che hanno preferito continuare ad andare avanti.
                        Don Salvatore, è il Signore che ci indica la via da
                        percorrere.

Noi non facciamo altro che seguire le sue orme. Spesso, anche noi abbiamo dei dubbi, delle incer­tezze ma fanno parte della nostra natura umana… Poi arriva Lui, conla Sua grande luce e  illumina il cammino da continuare a percorrere.

SALVATORE Don Giuseppe, lei è un prete…

PUGLISI        E un prete di fronte a certe cose, non può limitarsi a celebrare la Santa Messa, a dire “Andate in pace” o a portare in giro per il paese la statua di un Santo in processione facendo finta di nulla! Il      dovere di un sacerdote èquello di portare le paro­le dei Vangelo ovunque e soprattutto dove ve n’è più bisogno e senza paura perché Egli stesso ci ha inse­gnato che possono uccidere il nostro corpo ma non il nostro spirito: quello è nelle mani del Nostro Padre Celeste. Come diceva Giovanni Falcone: “Gli uomini passano ma le idee restano. Continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.”

NICOLA         (Entrando) Tutto fatto, don Pino…  Scusate… Non volevo disturbare… Pensavo che…

PUGLISI        Nessun problema, Nicola… Vieni, vieni pure… (Nicola entra e sistema le fotocopie sulla scrivania.)

SALVATORE (Riprendendo il discorso interrotto) Don Giuseppe, il suo mestiere lo

sa fare molto bene….

PUGLISI        Mestiere…? Me lo chiama… mestiere?!

SALVATORE            Voglio dire... Lei è un ottimo sacerdote ma deve capi­re che non può sostituirsi a coloro che sono preposti affinché le leggi vengano rispettate.

PUGLISI        E chi lo ha detto..? Lo stesso Nostro Signore Gesù Cristo,al momento oppor­tuno, si rimboccò le maniche e cacciò fuori i mercanti dal Tempio di Gerusalemme.. !

SALVATORE E in cambio che cosa ottenne..? La morte..

PUGLISI        La Vita Eterna… La Vita Eterna  per tutti noi!

SALVATORE            Si ma… non sempre è conveniente attirare l’attenzione di cer­te persone... Spesso, interessarsi a certa gente,diven­ta pericoloso... E anche per i ragazzi che la circondano, che l’aiutano… anche per i fedeli.

PUGLISI        Cosa c’entrano i fedeli? Lei forse pensa che i fedeli smetterebbero di voler bene al proprio parroco se que­sti si battesse per una vita pulita, per una società senza più corrotti e corruttori. .?!

SALVATORE            Parliamoci chiaro, don Giuseppe. Con certa gente non si scherza. Non è così facile come lei forse pensa. Qui non si trova più tra le pareti di un istituto per ragazzi disadattati…

PUGLISI        Io credo che il linguaggio del Vangelo e i suoi valori siano universali e che gli insegnamenti di Nostro Si­gnore siano validi tanto in un posto quanto in un al­tro.

SALVATORE            Ma lei non èdi fronte a quattro ragazzi scalmanati che con un paio di urli e qualche scappellotto può mettere a tacere. Questi non sono i giovani scapestra­ti di quando lei era cappellano all’ Istituto Roosevelt.

PUGLISI        Grazie a Dio no!... Altrimenti sarebbe venuta meno la nostra funzione educatrice nei confronti di quei ra­gazzi che oggi sono perfettamente inseriti nel mondo delle persone pulite. Hanno però la stessa età di quei ragazzi ai quali io ho insegnato le parole del Vangelo fra le mura di un istituto quelli che oggi, arruolati dalla mafia, impu­gnano una pistola o spacciano droga! E la mia coscienza di uomo, la mia coscienza di mini­stro di Dio, non mi consente in alcun modo di rimanere in silenzio…!

( Si gira su se stesso per il vigore col quale ha de­cisamente espresso il suo pensiero e si appoggia sulla scrivania, dando le spalle a don Salvatore, mentre Nicola gli si avvicina e gli poggia una mano sulle spalle in segno di affetto. )

SALVATORE            Don Pino, io… io credo di non avere altro da dirle. Ho fatto quello che ho potuto… (In lacrime.)

Buona notte, buona notte  padre.

(Don Salvatore gli stringe la mano ma don Pino lo at­tira a sé e lo abbraccia. Poi, Don Salvatore esce.)

NICOLA         Don Pino… Si èfatto tardi. Perché non torna a casa? Spengo io le luci, non si preoccupi.

PUGLISI        Avevo ancora tante cose da sistemare. Non c’è mai tem­po pertutte quelle cose che uno ha in mente di fare.

NICOLA         Dovrebbe pensare un pò di più alla sua salute.

PUGLISI        A quella ci pensa il buon Dio, Nicola caro. Piuttosto, va’ tu a casa. Domani cerca di svegliarti un pò più presto. Vorrei spostare tutti quegli scaffa­li che sono di là. Vorrei dare una  bella ripulita a tutti quei libri.

NICOLA         Ma sono tanti.. Ci vorrà un sacco di tempo..!

PUGLISI        Ma noi non abbiamo fretta… Epoi ricordati che anche quei libri appar­tengono alla Casa del Signore... e per il Signore bi­sogna lavorare a tempo pieno…

NICOLA         Ma li ha proprio letti tutti, don Pino..?

PUGLISI        Qualcuno anche due o tre volte…

NICOLA         E perché …?

PUGLISI        Ci sono libri che vanno letti due volte o anche tre…La prima volta leggi per conoscere il contenuto…La seconda per soffermarti meglio su certi concetti  …

NICOLA         E la terza volta. .?

PUGLISI        (Con un sorriso) Perché forse non avevi ca­pito nulla né la prima né la seconda volta …

NICOLA         Io, a casa, non riesco mai a leggere qualcosa in santa pace. C’è sempre mio fratello che rompe…  Scusi don Pino, volevo dire…

PUGLISI        Tranquillo, Nicola…   Non sono queste le cose che offendono Nostro Signore…

ANTONIO      ( Entrando ) E permesso… ?

NICOLA         Chi è…?

ANTONIO      C’è don ..  (Lo vede)  Don Pino!

PUGLISI        Antonio…!   Figliolo carissimo.. Ma quando sei arri­vato…?

ANTONIO      In questo momento. Il tempo di posare la valigia e sono corso qui da lei.

PUGLISI        Sapevo che saresti tornato da un momento all’altro, tua madre mi ha avvertito, ma ormai a quest’ ora non ti aspettavo più. Quanto tempo…

ANTONIO      Più di due anni…

PUGLISI        Ti ricordi di Nicola, vero..?

ANTONIO      Si… Ciao Nicola…

NICOLA         Ciao…

PUGLISI        Quante cose sono cambiate da quando tu sei andato via.. Ho visto spesso tua madre, sai...?Viene sempre ad aiutarci con i bambini del doposcuola…Ogni volta porta dei pasticcini e dice:” Don Pino, io quando porto questi dolcetti ai bambini è come se li portassi al mio Antonio che sta a Roma...”  E allora giù qualche lacrimuccia…Ho anche saputo della tua grande deci­sione. E’proprio vero che vuoi, anche tu, metterti addosso questa veste…?

ANTONIO      Si,don Pino. In quel convento io ho ritrovato me stes­so. Ora so ciò che voglio dalla vita.

PUGLISI        Sono felice, sai. .? Sonofelice per te e per tua madre. Qui al Brancaccio la vita scorre sempre uguale…stiamo realizzando un sacco di cose nuove ma… ancora c’è molto lavoro da fare…

ANTONIO      Lei, don Pino, quando è venuto qui, al Brancaccio, ha portato la speranza e ora, dopo tanto tempo, io trovo la certezza... Si,la certezza che si può cambiare,per­ché Dio è dalla sua parte, don Pino. Non può essere dalla parte dei disonesti.

E ora, anche io so da che parte stare.

PUGLISI        Quando ripartirai..?

ANTONIO      La prossima  settimana.

PUGLISI        Cosi presto..?

ANTONIO      Non posso stare di più… Fra quindici giorni prenderò i voti.

PUGLISI        Fra quindici giorni…? Mi viene voglia di venire a vederti, sai.? Sarà un giorno meraviglioso per te...

ANTONIO      Ma si, venite..

NICOLA         Don Pino …E con la chiesa come facciamo..?

PUGLISI        Ma il Signore ci perdonerà per un paio dl giorni diriposo…. Chiuderemo le porte della chiesa e metteremo un bel cartello: Chiuso per ferie!  Sono proprio felice,ragazzi miei. La tua visita, Antonio, le tue parole, sono per me  il più bel regalo di compleanno che io oggi potessi ricevere!

ANTONIO      Regalo di compleanno…?

NICOLA         Si, oggi è il compleanno di don Pino.

PUGLISI        Ma non mi chiedete gli anni perché non ve li dirò.

ANTONIO      Allora facciamo ancora in tempo a festeggiare. ! Perché non andiamo a casa mia.. ? Mamma sarà molto contenta.

PUGLISI        No, Antonio. Non è possibile proprio. E poi ho già det­to di no anche agli altri ragazzi del Centro. E’me­glio di no…  Non è prudente.

ANTONIO      In che senso…?

PUGLISI        Ho già detto a tutti  che stasera ognuno di noi alzerà un calice per conto suo, ognuno però al sicuro nella propria casa. Festeggeremo a distanza ma saremo vicini spiritualmen­te.

ANTONIO      Ma perché, don Pino…  Che cosa è successo…?

PUGLISI        E’ giusto che anche tu lo sappia, figliolo. Abbiamo ricevuto delle minacce e anche piuttosto gra­vi. Pochi giorni fa sono state bruciate le porte di ca­sa di tre famiglie che frequentavano il nostro Centro di Accoglienza. Un ragazzo che ci aiutava per il doposcuola è stato aggredito proprio davanti alla chiesa. Lo hanno buttato giù dal motorino e lo hanno picchiato selvaggiamente... E poi gli hanno detto: “ Va a dire a quel prete che deve farsi i fatti suoi perché noi dobbiamo lavorare in pace.. !”  Ma, nonostante tutto,noi non ci siamo fermati e non abbiamo nessuna intenzione di far­lo..

ANTONIO      Allora, se hanno fatto tutto questo, significa che han­no paura.

Si, don Pino, significa che la mafia ha paura. Quando la mafia reagisce con delle minacce vuol dire che ha paura di perdere. Vuol dire che non si sente più al sicuro… Don Pino, lei… lei ha vinto la mafia..!

PUGLISI        Siamo ben lontani, purtroppo, da questo. Chisa quanto altro sangue ci sarà ancora da versare… Chi sa quanti altri agnelli bisognerà sacrificare prima di arrivare alla Pasqua per tutto il popolo siciliano..!

ANTONIO      Ma il sangue dei martiri è seme per la nostra Chiesa. Non è forse così..?

PUGLISI        Ora parli davvero come un piccolo prete.

ANTONIO      Don Pino, mia madre mi ha detto che le sue iniziative hanno fatto centro nei cuori della gente e hanno ri­svegliato le coscienze. Ora la gente del Brancaccio sa come fare per scegliere. E già questo significa scon­fitta per la mafia. Lei ha già vinto,don Pino, è così!  E con lei ha vinto il mondo degli onesti..

La stessa nascita del Centro di Accoglienza,i tanti ragazzi e le famiglie intere che lo frequentano e la mia stessa storia sono prove evidenti della vittoria del bene sul male, della vittoria di Dio. In tutto questo tempo che ho vissuto al convento, ho cercato e trovato le risposte a tante domande.. Si ricorda, don Pino,quando le chiesi dov’era Dio men­tre ammazzavano mio padre e mio fratello…? Ora io so con certezza che, in quel momento terribile, Dio era dentro di me. Quando vidi tutto quel sangue, tutto quel dolore, Dio era già dentro di me.

Già mi parlava ma io ancora non riuscivo a sentirLo. Ora so che quel sangue non è stato versato inutilmen­te.

PUGLISI        Vedi, Nicola… La vita di un uomo, spesso, è fatta di piccole storie ma di valore universale enorme. Quella di Antonio, per esempio, sembrerebbe una piccola cosa, una piccola goccia in un mare di cattiveria, di odio, di violenza, ma se ognuno di noi facesse la sua piccola parte, allo­ra si che si potrebbe ottenere molto…

ANTONIO      Don Pino, ho già chiesto di essere mandato qui in Si­cilia, quando diventerò sacerdote..

PUGLISI        Cosa…? Tu vuoi tornare qui nonostante quello che…

ANTONIO      Si, don Pino… Io voglio tornare nella mia terra!..

Ora so con certezza che il mio posto è qui per sempre! Qui, in questa terra dove ho conosciuto il male ma do­ve ho anche incontrato il bene, grazie a lei.

Molti, prima di me, hanno lasciato la Sicilia… chi per un motivo, chi per un altro... ma, oggi, io sono convinto che anche questa terra può farcela, può farce­la veramente…. ma solo grazie a uomini come lei..

PUGLISI        Ora sono felice, sono felice davvero… qualunque cosa dovesse succedere,  per­ché so, con certezza, che ci saranno altre gambe in mo­vimento. Ora si è proprio fatto tardi... La mamma sarà in pensiero…

                        Andate via insieme…         

NICOLA         Possiamo aspettarla don Pino…

PUGLISI        No, Nicola… Preferisco restare da solo…

ANTONIO      D’accordo, don Pino. (Abbraccia e bacia don Pino) A domani…

PUGLISI        Nicola….

NICOLA         Che c’è, don Pino…?

PUGLISI        E’ da molto tempo che io e te non ci salutiamo più con un bacio.

                        A volte,i ragazzi,crescen­do, smettono di baciare perfino i propri genitori per­ché si vergognano di farlo. Invece quei genitori che non ricevono più un abbraccio e un bacio dai loro fi­gli, non aspettano altro che poterli sentire fra le loro braccia come quando essi erano piccoli così. Non vergognarti, Nicola. Non vergognarti mai dei tuoi sentimenti…

E quando,un giorno, avrai anche tu dei figlioletti,non aspettare che si addormentino per dare loro un bacio. Daglielo quando essi hanno gli occhi ben aperti e pos­sono leggere nei tuoi l’amore che gli vorrai..! (Lo guarda per un momento e poi lo abbraccia e lo bacia.)

NICOLA         Buona notte , don Pino..

PUGLISI        Buona notte, figlioli...

ANTONIO      Buona notte…

( I due ragazzi escono. Don Pino resta per un momento da solo, poi entra Maria.)

MARIA           Don Pino… Don Pino, disturbo..?

PUGLISI        Ah, sei tu, Maria…?

MARIA           Don Pino… Le ho portato le fotocopie di quella relazione… Nicola mi ha detto che voleva parlarmi…

So che mio padre è stato qui da lei… L’ho visto uscire…. Ed era in lacrime… E’ successo qualcosa…?

PUGLISI        No, non preoccuparti… Abbiamo solo avuto una piccola discussione…

MARIA           Io… l’omertà di mio padre non riesco più a comprenderla…non riesco più a giustificarla… Lui sa che lei opera nel giusto ma non riesce a stare … come dire…. dalla sua parte  completamente…

PUGLISI        Non è colpa sua, Maria… Non è facile… trovare il coraggio di guardare in faccia la realtà e alzare la testa. Spesso è più facile rassegnarsi perfino alle ingiustizie che ti colpiscono personalmente…

MARIA           Si ricorda tempo fa quando venimmo io e papà da lei… ci parlò per la prima volta del centro che voleva aprire per dare ai giovani la speranza di un futuro diverso… migliore…?  Io non gliel’ho mai detto ma quel giorno la speranza la diede a me… La speranza di poter cambiare, di poter dire no… Basta! E il mio primo no fu proprio a mio padre così contrario ai cambiamenti, alle cose nuove…

                        Quando ero piccola andavo spesso al bar a vedere mio padre e mia madre lavorare sodo… Ricordo che papà si avvicinava per darmi qualche caramella e mentre mi accarezzava i capelli mi diceva “Maria…tutto quello che facciamo io e tua madre, lo facciamo anche per te…Non dovrà mancarti mai nulla nella vita…”

                        E io sorridevo… Poi vedevo entrare il solito signore, ricordo ancora il suo grande anello al mignolo…Con lui c’erano altri signori… “Donna Filomena, preparate il solito caffè che io devo fare due chiacchiere con vostro marito…”.  Erano attimi interminabili quelli fino a quando mio padre non usciva… “Filomena è pronto il caffè di don Vito..?”.  Io lo guardavo a don Vito…Prima di andare via mi dava il solito pizzicotto sulla guancia… ma io avrei voluto urlargli “Ma perché non vai a morire con i soldi che ti sei preso da mio padre?!”… Ma non l ‘ho mai fatto… non ho avuto mai il coraggio… Ero solo una bambina ma capivo già tutto. Ora si. Ora glielo urlerei di lasciarci in pace..!  Don Pino, noi siciliani siamo stanchi di avere nella nostra terra gente come questa… Avrei tanto voluto che mia madre fosse stata ancora in vita e che lei l’avesse conosciuta … Penso che sarebbe morta più tranquilla sapendo che esiste un uomo come lei che ci ha insegnato il coraggio di camminare a testa alta e di dire “Basta!”… Basta alla mafia! Basta a uomini come don Vito!...

PUGLISI        Tua madre è qui accanto a te… e ti guida… ed è fiera di te… E’ orgogliosa di avere una figlia come te…

MARIA           Don Pino… Ho qui le copie della relazione che ha chiesto…

PUGLISI        Grazie. Maria… Ascoltami… Vorrei che una copia di questa relazione la conservassi tu stessa e che… te ne occupassi tu… Qualunque cosa dovesse succedere, qualunque cosa, fa in modo da consegnare tu stessa questa relazione…  (In lacrime) Fa in modo che… tutto quello che abbiamo fatto finora… non sia stato fatto inutilmente..!

MARIA           D’accordo, don Pino…

PUGLISI        Ora si è fatto tardi davvero…

MARIA           Ho già chiuso le porte del centro di accoglienza… Possiamo andar via insieme…

PUGLISI        No, Maria. Preferisco fare la strada da solo…

MARIA           Almeno fino all’incrocio….

PUGLISI        No…! Sai bene che in questi ultimi tempi preferisco camminare da solo per il quartiere…

MARIA           Se ha bisogno , mi chiami…

PUGLISI        Va bene…

MARIA           A domani, don Pino…

PUGLISI        A domani, Maria… Se il Signore ancora lo vorrà…

                        ( Maria stringe la mano di don Pino ma questi la trattiene, l’abbraccia e la saluta con un bacio sulla guancia. Infine, col police della mano destra le traccia un segno di Croce sulla fronte.)

Rimasto solo,don Pino abbassa le luci. Riordina delle carte sulla scrivania, rimette al suo posto una sedia e raccoglie il breviario. Fa per  uscire di scena quando avverte un senso di angoscia profonda. Si ferma sotto al Croci­fisso, si segna e resta in riflessione per un momento. Poi, si muove di nuovo verso l ‘uscita ma si ferma per un nuovo e più evidente momento di paura e incertezza. Si porta al centro della scena mentre due fasci di luce di colore ambra lo accompagnano. Giunto in proscenio, bacia con grande trasporto il breviario, lo accosta al petto e solleva gli occhi in lacrime al Cielo e resta immobile in quella posizione.

Durante questa scena finale, si sentirà la sua voce registrata:

“Quella sera, spensi per l’ ultima volta le luci. Sentivo dentro di me che quei momenti sarebbero stati gli ultimi della mia vita.

Qualcuno aveva già pensato di aspettarmi sotto casa e di spegnere per sempre la mia voce con un colpo di pistola.

Ma non sapeva che nel cuore di tutti e, soprattutto, nel cuore della mia amata gente di Sicilia, le mie idee, le mie parole, la mia grande voglia di onestà,  sarebbero rimaste  vive, oggi più che mai...

                                                               SIPARIO

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NEL NOME DI DIO

Autore: CARMINE PAGANO 

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