Nell’occhio della fortuna

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                                                ""  NELL' OCCHIO  DELLA  FORTUNA  ""

                                                   Commedia “favola” brillante in tre atti

 

                                                                           di

                                                                Antonio  Sapienza

              Catania, marzo '85, prima stesura; gennaio 2009, seconda stesura-

        Personaggi:

                   Cosimo Potenza.......impiegato;

                   Amalia...............moglie di Cosimo;

                   Giovanni.............figlio di Cosimo;

                   Lia..................figlia di Cosimo;

                   Amedeo Amodio........Direttore Amm.re UTI.

La vicenda si svolge in una città italiana agli inizi degli anni ottanta.

                                                                                 Atto  I

Sulla scena è stata ricostruito l'interno di una camera di un ragazzo: Letto, armadio, tavolino, etager, sedia, racchetta da tennis, posters al muro, giradischi.

All'apertura del sipario, il giradischi è in funzione, ad alto volume, che emette musica rock.

In scena c'è Giovanni Potenza, giovane studente di circa diciassette anni. Indossa maglietta, jeans e scarpe da tennis.

Tutta la stanza è ingombra di cianfrusaglie, in massima parte è materiale elettrico ed elettrotecnico.

Giovanni, ballando, tenta di sistemare detto materiale in modo da lasciare dello spazio sul tavolino, dove c'e` posto uno strumento elettronico di sua invenzione.

Dopo un minuto, il giovane inciamperà su qualcosa e farà cadere del materiale che ha in mano, per terra, con un grande fracasso assordante. Egli stesso, si contrarrà il collo fra le spalle per il rumore provocato. E resterà in attesa dell'arrivo della madre, Amalia, che puntualmente entrarà in scena allarmata.

Ama.- ( guardando sconsolata il disordine) Giovanni, che hai combinato stavolta?-

Gio.- Nulla mamma, nulla!- ( con arida candida)

Ama.- ( facendo segno attorno a lei) Come nulla? E quel rumore? ( Giovanni alza le spalle) Vedo che hai portato della nuova vecchia robaccia, vero? E` vero?-

Gio.- Nuova o vecchia?-

Ama.- Mi hai capita. L'hai portata vero? Confessa!-

Gio.- ( rassegnato) Confesso...-

Ama.- Come, confessi? (sorpresa)-

Gio.- Confesso, confesso è basta.- (disarmante)

Ama.- Tu confessi? allora stai combinando qualcosa. Cosa stai tramando, Giovanni?-

Gio.- Ma nulla, proprio nulla..( raccatta della roba per terra e la ripone sul tavolino)-

Ama.- Senti Giovanni, io sono buona e cara, ma non puoi pretendere di farmi a vivere a modo tuo. Non puoi costringermi a convivere con la spazzatura,( fa un ampio gesto) in mezzo a questo vecchiume puzzolente e pieno di lordume. Non ne sopporto nè la vista, nè la puzza. e neanche posso accettare l'idea, il solo pensiero, che questo immondezzaio sia in casa mia. E te l'ho già detto tantissime volte, ora basta!-

Gio.- Ci risiamo...( con sopportazione alzando gli occhi al cielo).-

Ama.- Certo che ci risiamo! Sei tu che mi costringi, perchè  non mantieni i patti. Cosa avevamo stabilito?-

Gio.- Cosa avevi stabilito, tu.-

Ama.- Chi tace acconsente, e tu tacesti. Dunque, avevamo stabilito che tu non portavi più questa robaccia in casa, ed io, vedendo la tua buona volontà, ti avrei aiutato a convincere tuo padre per

realizzare quel tuo progetto. Come si chiama... quella diavoleria?-

Gio.- Computer, mamma. E non è una diavoleria.-

Ama.- Per te! Certamente per te no, ma per me si, eccome! Allora questi patti, sono in vigore o no?-

Gio.- Va bene. Te lo prometto, niente più materiale usato in casa...-

Ama.- Niente vecchiume, sudiciume, immondezza, devi dire.-

Gio.- Va bene (pazientemente), come vuoi tu. (poi cambiando tono) Allora, mammina, quando ne parlerai a papà?-

Ama.- ( facendo la sostenuta) Beh, avevo pensato di parlargliene... questa sera. (dispettosa) Ma adesso ho cambiato idea.(b.p.) Forse gliene parlerò non appena mi avrai convinta del tutto che manterrai la tua promessa...-

Gio.- Lo giuro, la manterrò... Pero` ti prego mamma parlane adesso, ora, subito.-

Ama.- ( inciampando su qualcosa) Non insistere Giovanni, per cortesia. Anzi sai cosa dovresti fare? Dovresti iniziare a disfarti di tutta questa...questa..-

Gio.- ..Robaccia...-

Ama.- Proprio così. Prima inizi e prima accorcerò i tempi.-

Gio.- Questo è un ricatto!-

Ama.- Chiamalo come vuoi. Per me è legittima difesa.(si guarda attorno preoccupata d'inciampare) Allora?-

Gio.- Ho altra scelta?-

Ama.- No, caro. (ironica)-

Gio.- Allora sono incastrato.-

Ama.- Esatto.-

Gio.- Merito di papà...-

Ama.- Ecco, come al solito, c'entra sempre tuo padre. E perchè, se è lecito?-

Gio.- ( immusolito) Perche` se non mi facesse tante storie per comprarmelo...-

Ama.- Certamente. Ma è logico. (b.p.) Inaudito! tuo padre dovrebbe essere felice di comprarti quello che vuoi...-

Gio.- ...Che desidero da tanto tempo. E` ingiusto. Siete ingiusti, ecco. (broncio)-

Ama.- Giovanni, tu dimentichi che tuo padre è un semplice impiegato. Viviamo di stipendio. Mica scialiamo nell'oro.-

Gio.- Certo, quando si tratta di me...-

Ama.- Cosa vorresti dire?-

Gio.- Quello che sai! Per te e tua figlia, egli è col portafoglio sempre aperto. (imitando lei) Caro mi serve la pelliccia nuova; caro ci sarebbe da pagare la retta della piscina per Lia; Caro, ho visto un  anellino...-

Ama.- Zitto, non te lo permetto sai?-

Gio.- Ho toccato giusto. ( a bassa voce)-

Ama.- Io...io... sei un ingrato... ingiusto..( finto pianto)-

Gio.- (consolandola) Scusami mamma, scusami. Ecco asciugati, (le porge il fazzoletto) avanti, piangere alla tua età...-

Ama.- Niente, è niente...( esce di corsa).-

Gio.- E la frittata è fatta. Pazienza.( si china e svogliatamente raccoglie alcuni oggetti da terra)

Un computer! Il mio regno per un computer. ( intanto si appresta a mettere in funzione un piccolo apparato radio e si pone la cuffia nelle orecchie):  Pronto, pronto, pronto. Bella 5 da Ricco 2, passo.(

ripete la chiamata due volte, poi ottiene la risposta in cuffia) Ah, ci sei finalmente? Dov'eri?... in bagno? Scusa, allora ti ho disturbata... Cosa ti volevo dire? Una cosa della massima importanza: Ti voglio bene...Sono lusingato...Allora novità nel tuo campo? Nessuna? Nel mio qualcosa si muove: la mamma e` quasi cucinata a dovere... Tieni duro... bisogna tener duro e avere fede. Il tanto sospirato computer lo avremo... Certo, certo, adesso torna in bagno e scusami per l'inopportuna chiamata, ciao, passo e chiudo. (si toglie la cuffia) E` una lotta senza quartiere la nostra...( tra se) O computer o morte! ( forte).

Entra Cosimo Potenza, un uomo calvo con piccola pancia, sulla cinquantina, vestito comunissimamente. Egli ha ascoltato le ultime frasi del ragazzo.

Cos.- Ah, siamo a questo punto?-

Gio.- ( sorpreso) Chi è? Ah, sei tu papà.-

Cos.- E` questione di vita o di morte, allora?-

Gio.- Papà, ti prego, ti scongiuro, ti imploro, ti...-

Cos.- Basta. (b.p.) Io sono Cosimo Potenza, mica san Cosimo, vergine e martire...-

Gio.- Per me sei ancora più grande, sei più importante, sei la vita.-

Cos.- O computer o morte! ( cercando di imitare Giovanni).

Gio.- ( implorante) Papà...-

Cos.- ( sedendosi) Senti Giovanni, la mamma mi aveva già accennato di questo tuo grande desiderio..-

Gio.- Bisogno, papà, bisogno.-

Cos.- ... di questo bisogno. Io le ho creduto, naturalmente. Ma ora, personalmente, mi rendo conto che questo aggeggio è lo scopo della tua vita. Non è come avevo pensato, un capriccio per un nuovo quasi giocattolo, no.(pausa) Questo computer è tutto per te, evvero?-

Gio.- ( annuendo) E` vero.-

Cos.- Come pensavo.(b.p.) E ne sono preoccupato.-

Gio.- Ma.. ma perchè? Non e` mica pericoloso...-

Cos.- Ai miei tempi, per un ragazzo della tua età, l'unico vero scopo della vita era l'amore...-

Gio.- Io ce l'ho l'amore. Ma voglio anche un computer. E anche Gisella lo vuole.-

Cos.- Gisella, sarebbe la lei?-

Gio.- Precisamente.-

Cos.- Va bene. (alzandosi) Vuol dire che se non mi farai spendere molto,(b.p.) più in là, forse, potrei

studiare la possibilità di esaminare un eventuale cauto acquisto di un modesto, piccolo, computer... magari di seconda mano...-

Gio.- Un hurrà per mio padre!-

Cos.- Calma, calma. E non ti ho mica detto che te l'acquisto.-

Gio.- Per me è come se fosse già qui. Papà, vedrai non ti farò spendere molto. Sarà il più piccolo, il più modesto, il meno costoso computer del mondo. Grazie paparino!- (l'abbraccia)

Cos.- ( schermendosi) Ringrazia anche tua madre.(b.p.) A proposito ( si guarda attorno) Questa robaccia, però, via alla svelta. ( fa cenno con la mano come per dire: smamma!)-

Gio.- Tutta?-

Cos.- Tutta quella che non c'entra nell'armadio... nei cassetti…. sotto il letto… insomma tutta via! (fa un

complice sorriso).-

Gio.- ( strizzando l'occhio) Okkey, sara` fatto! ( b.p.) Poi, papà, quando sei disposto, ( riferendosi

all'acquisto del computer) fammelo sapere che ti accompagno...-

Cos.- Dove?-

Gio.- Ma nel negozio di computer, naturalmente.-

Cos.- Giovanni, non corriamo. ( b.p.) Comunque, a fine mese si potrebbe fare un giro di ricognizione...-

Gio.- Gia` fatta! So dove, quanto ( fa cenno con le dita) e come..( riferendosi alle rate)-

Cos.- Bravissimo. E sai chi? e il perchè?-

Gio.- Chi: tu; perchè? perchè sei il papà pi buono del mondo.-

Cos.- Giovanni, non adularmi. Procediamo con calma, eh?-

Gio.- Certo, papà... a fine mese...-

Cos.- O l'altro...e se non costerà molto...-

Gio.- Te lo giuro... E ora mi metto subito al lavoro ( allude al disordine) così ti dimostro che sono

sincero.-

Cos.- Allora, giovanotto ...sincero..a più tardi. ( esce dando al ragazzo, una pacca sulla spalla.)-

Giovanni, febbrilmente metterà via tutto il materiale possibile nell'armadio ecc. Ma ne resterà sempre tanto, tantissimo in giro. Farà vari tentativi infruttuosi.

Musica adatta.

Due minuti ed entra Amalia, che si affaccia dall'uscio fingendo paura.

Ama.- E` permesso?- ( si guarda da tutte le parti con diffidenza).-

Gio.- ( nascondendo un rottame dietro la schiena) Avanti…Avanti mamma.-

Ama.- (rincuorata) Cessato allarme?-

Gio.- Dai mamma...-

Ama.- Tuo padre mi ha detto del...patto. perchè e` in vigore quel patto vero? ( si guarda meravigliata) Certo, e si vede...bene, bene...Ma come hai fatto a disfarti di tutta quella roba? in così poco tempo?-

Gio.- Ecco, vedi...l'ho messa tutta.. tutta in un grande sacco e l'ho sceso giù in cantina.. per il momento, naturalmente. Dopo.. dopo la porterò al ferrivecchi  più vicino.-

Ama – Dovrei essere molto contenta, ma c'è qualcosa che mi dice di stare in guardia.(b.p.) Tuo padre mi ha detto..( e intanto si dirige verso l'armadio per appendere qualcosa, inutilmente impedita da Giovanni) Ma Giovanni, togliti dai piedi...( apre l'armadio e una valanga di cianfrusaglie gli si rovina

addosso, facendola cadere a gambe levate sul lettino) Aiuto! aiutoooo.-

Gio.- ( precipitandosi ad aiutarla) Mamma, non è niente.. su sei illesa, non ti sei fatta neppure un graffio, cos'hai da gridare?-

Ama.- (toccandosi la schiena) Assassino! Sei un assassino. Volevi uccidere tua madre. Matricida!-

Gio.- Ma dai...-

Entra Cosimo, è trafelato.

Cos.- Cosa succede? Amalia, sei viva?-

Gio.- E` viva, è viva...-

Ama.- ...Per miracolo! Mi ha teso una trappola mortale. Un agguato bello e buono. Un'imboscata! Voleva distruggermi!-

Cos.- Ma cosa t'è successo?-

Gio.- ( ammiccando) Ha aperto l'armadio prima che potessi impedirglielo...-

Cos.- Ho capito. ( respirando di sollievo)

Ama.- E` un pirata, un energumeno... ahia, ahia...-

Cos.- (tastandola) Niente di rotto e neppure ammaccato. Solo paura. Ti sei impaurita.-

Ama.- Lo credo, mi sono vista subissare da una valanga di acciaio. Aveva caricato l'armadio a pallettoni!-

Gio.- Come vedi è esagerata. Non s'è fatto neppure un graffio...-

Ama.- E che volevi vedere scorrere il mio sangue? Il mio sangue, il sangue di sua madre doveva arrossare la tua stanza? Cosimo, questa stanza e` una polveriera! ( tenta di alzarsi appoggiandosi ad un aggeggio e prende la scossa) Aiuto! La sedia elettrica!-

Gio.- Accidenti! ( allontana l'oggetto)-

Cos.- Vieni giù, ti do un liquorino.-

Ama.- Sono distrutta, marito mio, letteralmente distrutta. Senti Cosimo, te lo voglio dire davanti a lui.

O io oppure lui. In questa casa non c'è posto per la vittima e per il carnefice. Questo è un inventore assassino! Scegli Cosimo!-

Cos.- Ma che assassino...Non esagerare... adesso lui ( sottolinea lui) fara` sparire tutto. Tutto! questo

materiale...-

Ama.- Ultrapericoloso, sporco e puzzolente.-

Cos.- Certo, farà sparire tutto, vedrai.( allusivo a Gio.)-

Gio.- Certo papà. D'accordo mamma. Lo prometto, ma voi ricordate la vostra.-

Ama.- Io mi ricordo del mio povero cuore distrutto...-

Cos.- Non è il momento. Giovanni ti ordino di eseguire! ( con finto autoritarismo)-

Gio.- Obbedisco! ( scatta sull'attenti)-

Cos.- Andiamo cara, piano, piano..-

Ama.- (lamentandosi) Bravo Cosimo.-

I due escono lentamente. quando saranno usciti, Giovanni, raccoglie il materiale e lo ficca in alcune buste, intanto canticchia. Entra Lia, la sorella.

Lia- E canti? Canti tranquillamente? L’hai quasi ammazzata.-

Gio.- Oh, ecco, ora siamo al completo. La cara sorella che viene a prendere le parti dell’indifesa madre, vittima di un attentato…-

Lia – Va bene, niente attentato, però l’hai distrutta…mortalmente.-

Gio.- Ma dai, piantala. Piuttosto, aiutami a disfarmi di questa…-

Lia -…robaccia!-

Gio.- Mih, e che cosa? E precisa, copia conforme della madre, non ne ha perso neanche un pelo. Tiè, porta questa (le da un mucchetto di roba)-

Lia – Porta questa per favore, se non ti dispiace!-

Gio.- Porta questa se non ti dispiace tanto, vai a fanc…-

Lia – Alt, ferma, stop! Ripeti per favore!-

Gio.- Va-i  a  fa re  (entra Cosimo, Giovanni devia il discorso) a  Cu- ne- o. Insomma a Cuneo si trovano tanti oggetti antichi, forse più di questi.-

Cos.- (che ha sentito) E ci mandi tua sorella a…Cuneo?-

Gio.- Col tuo permesso, naturalmente.-

Lia – Lascialo stare papà, a…Marconi, tutto è permesso (pausa) Allora glielo comprate?-

Cos.- Mi pare che stia mantenendo fede ai suoi impegni, a quanto vedo (osserva le borse) …quindi…-

Lia -…quindi il computer entrerà in questa casa, e io ne esco.-

Gio.- (sbalordito) Ma Lia…-

Cos.- Ma che cosa dici? Sei in te?-

Lia – Che dico? Dico che io, con una diavoleria simile, non ci coabito – dico!-

Gio.- Ma…ma che cazz…che cazzola, ti ci metti anche tu?-

Cos.- Spiegami il perché?-

Lia – Perché? Perché sono dei mostri meccanici. Ho visto un film in cui questi esseri…questi esseri metallici, invadevano la terra. Una paura che non vi dico.-

Gio.- E piantala! Piantala di vedere film fantascientifici per poi impaurirti. Certo, se ci fosse Gigino, vicino a te, non ti impauriresti…abbracciata a lui.-

Lia – (piccata) Ora basta! Me ne vado! Mostro! (lascia cadere la borsa sul piede di Cosimo che emette un terrificante urlo)-

Cos.- Oddio il callo!-

Lia – Mi, mi dispiace.-

Cos.- Figli degeneri. Sotterratori di genitori indifesi! Ohi, ohi, m’ha assassinato! (si getta di peso sul letto che cede di colpo) Assassssiniiii!-

Entra Amalia.

Ama.- L’avete ucciso?-

Cos.- No cara, per questa volta m’hanno solo ferito…il callo!-

Ama- Povero cocco, t’hanno maltrattato il callo, t’hanno fatto la bua. Monellacci! Il tuo povero callo, pre…-

Gio.- …preferito!-

Lia - …prediletto!-

Ama – (con un occhiataccia ai due) Prepotenti!-

Cos.- Calma,, calma, sta passando…già va meglio.-

Ama.- Meglio cosi, caro. E voi due, killers, andategli a prendere le pantofole e un cognacchino di quello buono. Su march!-

Lia – Corro. (esce)-

Gio.- Vado. (esce)-

Ama – Aspetta ti tolgo la scarpa.-

Cos.- Non è necessario, cara, adesso va meglio, è quasi passato.-

Ama – Allora non t’hanno centrato.-

Cos.- Quasi…comunque è stato un infortunio, del tutto involontario.-

Ama – Lo so, lo so, certe volte sono troppo…irruenti…caro. (si china e lo bacia)-

Lia – (entra e tossicchia) Scusate se vi disturbo, ma ho portato le pantofole per il nostro paparino.-

Cos.- Grazia cara,, ma forse non sono più necessarie.-

Lia – Papà, ecco, poco fa ho parlato così, senza riflettere…insomma non volevo. Ecco, se volete comprarglielo quel ageggio, fate pure, non sarò certo io ad oppormi.-

Cos.- Grazie Lia, ma l’avevo capito.-

Gio.- (entrando) Ecco il cognac…(inciampa nel sacchetto messo giù da Lia e versa il cognac su Amalia)-

Ama – (inorridita) Il mio vestito! Il mio vestito nuovo…rovinato! Oddio svengo, muoio.-

Gio.- Mi dispiace mamma, veramente…ho inciampato su qualcosa. Mi dispiace.-

Cos.- Cara, cara, (le prende una mano e gliela scuote) Cara, come stai?-

Lia.- Mamma, mi senti? mi senti? Rispondimi!-

Gio.- Passo e chiudo!-

Ama – Cretino!-

Gio.- Allora sta bene.-

Cos.- Che sollievo…-

Lia – Che bellezza.-

Ama – Che schifezza! (guardandosi il vestito, poi a Giovanni) Questa volta non mi dirai che non l’hai fatto apposta, vero?-

Gio.- Ma certo mamma, ho inciampato nel sacchetto…-

Ama.- …pieno di robaccia! Questa robaccia è la mia ossessione, mi perseguita, mi vuole morta (enfaticamente drammatica).-

Cos.- Suvvia cara, è inciampato, questo è certo. Avanti non ti disperare, farai smacchiare il vestito e ti verrà come nuovo.-

Ama – Non più, non più. “Esser non si puote più d’una volta”, come diceva il poeta.-

Cos.- Allora te ne comprerò uno nuovo.-

Gio.- Questo no!-

Ama.- Ti opponi?-

Lia – Con che diritto?-

Gio.- Col diritto della disperazione! Se papà le compra il vestito nuovo, addio computer per me. O non è vero?-

Cos.- Sarà vero, ma solo per pochi mesi, il tempo di rimetterci su economicamente…anche un pochino…solo un anno.-

Ama – Così impari ad essere quantomeno maldestro.-

Gio.- Accidenti che rabbia! Me lo sentivo già mio, me lo sentivo. E ora, chissà…-

Ama – (dandosi un’occhiata con Cosimo) E va bene. Prima quel ageggio e poi il mio vestito. D’accordo. Siamo i genitori e dobbiamo saperci sacrificare…a proposito Cosimo, avrei visto na pelliccia di leopardo che è un sogno se non costa molto. Magari quanto il vestito…vero Lia?-

Lia – E’ così papà, quasi lo stesso prezzo…naturalmente il mo giaccone…-

Ama – Ma certo, non essere sciocchina, papà provvederà anche a quello, vero Cosimuccio?-

Cos.- (tra se) Qui, se non guarisco presto mi fanno comprare tutta la Rinascente.(poi a voce alta) Vedete? Sto meglio, posso camminare, posso anche uscire…bello, no? (intanto se la ..squaglia)-

Ama- Lia, prendiamo questi sacchetti pieni di…di…(fa una smorfia con la bocca, quasi disgustata) e portiamoli giù, anzi, buttiamoli direttamente nel cassonetto della spazzatura.-

Lia – Con piacere, mamma.-

Gio – (imitandola) Con piacere, mamma…vedi se era roba tua…(Lia si risente)-

Ama –Giovanni, ti proibisco…-

Gio.- Okay mamma, come non  detto. Grazie per la…collaborazione.-

Lia – (ironica) Ma ti pare? Di niente, di niente.-

Amalia e Lia escono sbuffando per lo sforzo. Lia chiude la porta col piede. Arriva la chiamata radio di Gisella.

Gio – (rispondendo prontamente) Pronto, prontissimo. Gisella, belle notizie amore mio: forse ci sono riuscito. Come? Ho mezzo asfissiato mia madre, è stato pestato il famoso callo a papà, ho inondata col cognacchino per papà, il vestito di mamma. Insomma, ho fatto il mortificato e la vittima sacrificale e…hanno ceduto! Ora dovrò studiare la tattica per farmi comprare un magnifico apparato, presentandolo per scadente…si è necessario sennò paperino non scuce una lira. E tu, a che punto sei?

Hai finito di… il bagno? dai non essere prosaica, io mi riferivo ai tentativi di convincere i tuoi vecchi… sempre allo stesso punto? Ma, tu dicevi…va bene, ho capito sei stata nel bagno…calma…calma…scusami, ci vediamo più tardi? Va bene? Ciao amore, ciao e…auguri.-

Rientra Cosimo.

Cos.- Mamma dice, se non ci sono ancora sacchetti da buttare…-

Gio.- Papà, ci sarebbero questi apparati, che faccio?-

Cos.- Eh, eh, Giovanni…(con aria di rimprovero)-

Gio – (rassegnato) Va bene, cerco un sacchetto e finiamola.-

Cos.- Ma infine, Giovanni, non stai rinunciando al poco per il molto? E che vorresti avere tutto dalla vita? Dai retta a me, a tuo padre: liberati da questi…oggetti tanto odiati da tua madre, metti la pace in famiglia, e poi, avrai il tuo cervellone.-

Gio.- Si, chissà quando…(broncio)-

Cos.- Ti prometto che lo avrai presto, va bene così?-

Gio.- Bisogna vedere quando è questo “presto” per te.-

Cos.- Per me presto vuol dire presto, e basta. Giovanni, Giovanni, ma cerca di capire: col mio stipendio arriviamo appena appena a fine mese. E se non mi arriva il tanto sospirato aumento, se non arriva qualche “malanova” sulla nostra casa, non posso sbilanciarmi con altre spese, credimi. Si, è vero, tua madre chiede pellicce e gioielli, ma tu lo sai meglio di me: restano soltanto pii desideri. Sai quante pellicce ha tua madre? No? Te lo dico io: una! E gliela comprai quando nascesti tu. Certo, compro qualcosa a tua sorella, ma quella è signorina e deve fare la sua “comparsa”, sennò, parlando fra noi, quella ci rimane qui! (fa cenno allo stomaco).-

Gio.- Ma, vedi papà…-

Cos.- Non parlare più, perché ti ho già capito. Da un po’ che ti ho capito, sai? Ma tu devi avere pazienza e vedrai che avrai quel tuo “coso”. (pausa) Sapessi quanta ne ho avuto io di pazienza…guarda non è per parlare di me, ma io i miei desideri li ho realizzato solamente nei…miei sogni.-

Gio.- Perché, anche tu…-

Cos.- Si, certo, anche io. Non posso mica essere un santo, tutto casa, chiesa e famiglia? Sono un uomo come tutti gli altri, perbacco! (pausa) Sapessi quanto ho desiderato la mia barca, mica una cosa grande, no, solo una cosettina di sei, sette metri, cabinata per due posti, a vela, con un piccolo motorino ausiliario di 3, 4 cavalli…e via per il mondo, anzi per i mari siciliani – voleva fare il periplo dell’isola – e soffermarmi su tutte le piccola baie e mini insenature, col “bolantino” al seguito e con le nasse da calare la sera, insieme all’ancora, per ritirarli all’alba, piene di polpi, pesci e, forse qualche aragosta, da friggere in padella e mangiare a scottadito. (pausa) Ma nacque Lia e la barca…affondò…poi arrivasti tu e si disintegrò il progetto della mini casetta in montagna…-

Gio.- Mi dispiace…-

Cos.- E tu cosa c’entri?-

Gio.- E poi?-

Cos.- Poi cosa?-

Gio.- Che altro hai desiderato?-

Cos.- Beh, quello che desiderano tutti i lavoratori dipendenti: lavorare in proprio, non avere padroni, avere una bella ditta,  insomma cose fattibili.-

Gio – Ma, ti pesa tanto?-

Cos.- Pesa e non pesa. Dipende anche da tante cose: in quale azienda lavori, chi è il tuo principale, che aspirazioni hai tu, e, infine, se hai idee brillanti e fattibili. Vedi, spesso mi capita di pensare se, se…-

Gio.- Se? Continua ti prego.-

Cos.- Ma no, stavo dicendo una banalità, lascia perdere.-

Gio.- E tu dimmela lo stesso, ti prego, voglio sapere, Vorrei conoscerti meglio, e mi sembra l’occasione giusta.-

Cos.- Pensavo che se avessi azzeccato un tredici al totocalcio, avrei mandato in “tredici” il mio lavoro e mi sari messo in proprio: Geometra Cosimo Potenza, SpA, appalti pubblici e grandi costruzioni. Suona bene, vero?-

Gio.- Chissà, papà, chissà. Forse…forse…ma si. Senti, se mi compri subito il computer, sai cosa faccio?-

Cos.- Lo so: un salto di gioia.-

Gio.- No. Ti faccio un programma per giocare i sistemi al totocalcio, scientificamente. Che ne dici?-

Cos.- Ma no, io gioco al massimo quattro colonne…-

Gio.- Ma cosa ti costerebbe provare? Senti, ti confido un segreto anch’io: quelle macchine, come tutti voi le chiamate, io le so già usare. L’ho imparato da Giorgio che ce l’ha già da un anno. Lascia fare a me, e vedrai.-

Cos.- Tu mi vuoi mettere nel sacco. Vuoi accaparrarti l’oggetto con la scusa del sistemino.-

Gio.- Papà, non mi è passato neppure per l’anticamera della mente. Mi è venuta l’idea del sistemino, così, di getto. (pausa) Tanto, prima o dopo, il computer l’avrei avuto lo stesso, non credi?-

Cos.- Dai, ho scherzato, lo sapevo, non te la prendere. Comunque, a fine mese, ne riparleremo. Ora, dimmi, hai nulla da sgombrare?-

Gio.- Tieni questo apparato. (viso triste)-

Cos.- Ma, mi stai dando la tua anima…-

Gio.- Più che la mi anima…quello l’ho inventato io.-

Cos.- Quella l’ha inventata Marconi, carino.-

Gio.- Il principio si, ma quella in particolare…-

Cos.- Perché non è una normale ricetrasmittente?-

Gio.- No.-

Cos.- No? E allora?-

Gio.- Allora è un ricercatore automatico di frequenze spettrografiche cosmiche.-

Cos.- Che diavolo sarebbe?-

Gio.- Una cosetta piuttosto sofisticata. Serve per selezionare bande di frequenze elettromagnetiche microcosmiche della lunghezza di 0,001 microherz nella posizione di stasi…-

Cos.- (confuso) Ah, già, capisco…-

Gio.- davvero? Allora guarda, ti dirò di più e ti faro vedere come funziona.-

Cos.- Non è necessario, suvvia…(sta per uscire)-

Gio.- Ma dai, è solo un minuto.-

Cos.- E va bene, giacchè ci siamo. Ma prima chiariscimi una cosa.-

Gio.- Cosa?-

Cos.- A che serve…voglio dire, praticamente?-

Gio.- Siediti, in due minuti te lo spiego. (lo fa sedere sul letto)-

Cos.- ( tra se) ma chi me lo ha fatto fare.-

Gio.- Allora, quando un’emissione di raggi gamma del potenziale desiderato, attraversa la tangente di questa piccola lentina, il magnetometro inserito alla base del piccolo geiger, fa scattare un potenziometro di circa 0,042 microampere, dando l’opportunità al rilevatore di girare per circa 180°, e di intersecare, così, la emissione da esaminare…-

Intanto che Giovanni espone il funzionamento, Cosimo, lentamente  si addormenta e comincia a russare. Quando Giovanni, che nella foga della spiegazione non se ne era accorto, si gira per mostrare il funzionamento dell’apparato, e si avvede che Cosimo dorme, si da una botta in fronte, e, affettuosamente, minaccia con la mano il padre. Poi prende un plaid e lo copre, quindi, come ripassando una lezione, riprende a parlare.

Gio.- …otteniamo così il risultato voluto che ci permetterà, dopo un primo sommario esame, di ricercare la banda che si vuole ottenere…ora, partendo da un postulato X=Y e dando a X il valore della lunghezza d’onda da trovare, e spostando su Y tutti i valori che sono noti fino a questo momento, si ha, molto sommariamente, la possibilità di avvicinarci all’esame richiesto nell’orni di grandezza, più o meno di 0,0001 microherz, onde per cui…-

Intanto che Giovanni finisce la sua tirata, Cosimo si metterà più comodo a dormire, si udrà la musica iniziale, mentre il sipario lentamente si chiude.                    

                                                                    

                                                                       Atto  II

Quando il sipario si apre, la scena è uguale a quella del I° atto. Però sistemata diversamente. Ci sarà un  computer e altri strumenti elettronici sul tavolino, nell’armadio e persino sul letto.

In scena c’è Giovanni che manovra certi apparati di sua invenzione. Operando gli apparati fanno fischi, scoppiettano, gracchiano e, ad un certo punto, emettono anche del fumo biancastro che avvolgono Giovanni.

Entra Lia, che alla vista del fumo si spaventa.

Lia- Al fuoco, al fuoco! Mamma!-

Giovanni fra tutta quella baraonda di rumori non sentirà le grida di Lia. Entra Amalia.

Ama.- Che succ…oddio fuoco! La mia casa brucia! Presto Lia, vai a telefonare al 113, ai pompieri, alla protezione civile, all’esercito. Presto, presto!-

Lia – corro! (esce)

Amalia, nel frattempo vede un piccolo estintore poggiato vicino all’armadio, lo prende e sbuffa la schiuma nel sedere di Giovanni, che, spaventato, fa un salto sulla sua sedia.

Gio.- (uscendo dal fumo e vedendo Amalia con l’estintore) Mamma, sei impazzita!-

Ama.- Presto, mettiti in salvo, la casa va a fuoco!-

Gio.- Accidenti, aspetta, fammi prendere i miei strumenti.(il fumo incomincia a dissolversi)-

Ama.- Salva la vita figliolo! Lascia stare queste diavolerie e salvati! Presto, presto!-

Cos.- (entrando trafelato) Prima le donne e i bambini!-

Lia – Il 113 è occupato e i pompieri non rispondono. Che faccio?-

Ama.- Chiama la protezione civile, oppure l’esercito!-

Gio.- (frattanto guardandosi attorno) Mamma, ma insomma, dov’è l’incendio?-

Lia – Qui!-

Ama.- In questa stanza!-

Gio.- Qui? Ma siete impazzite?-

Lia – Ma se stiamo andando a fuoco.-

Gio.- (che capisce) Ma che fuoco d’Egitto. Mamma…-

Cos.- E il fumo?-

Gio.- Quello? è solo ghiaccio gassoso…-

Ama.- cosa?-

Gio.- Gas gassoso, mi serve per fare degli esperimenti.-

Cos.- Ma è pericoloso? E se scoppia?-

Gio.- No, non  scoppia, è innocuo.(per diminuire la tensione) Insomma robetta…-

Ama – Robetta? Robetta? Ma se sembrava l’incendio di Roma…-

Lia - …di San Francisco…-

Cos.- di…di…non mi viene il nome, perbacco.-

Gio.- Vi siete spaventati per nulla.-

Lia- Non è giusto!-

Cos.- E che volevi che la casa bruciasse veramente?-

Lia- (immusonita) Accidenti.-

Ama.- Giovanni! E i nostri patti? Dove sono andati a finire?-

Gio.- Ma mamma…-

Cos.- Suonano alla porta, avete sentito?-

Ama.- No, si, cioè, ma vai a vedere chi è, no?-

Cos.- (eseguendo) Vado, vado.-

Ama.- Allora, Giovanni?-

Gio.- I nostri patti li sto rispettando: niente vecchiume. Vedi sono strumenti nuovi, nuovissimi, di zecca, di prima mano.-

Ama.- Nuovi o non nuovi, questa è una casa per civile abitazione, non un laboratorio radiotecnico di uno scienziato pazzo e incosciente.

Sia ben chiaro Giovanni, io non tollero una simile cosa in casa mia!-

Gio.- Mamma, sono strumenti indispensabili per i miei esperimenti…-

Lia – Già, lui è Guglielmo Marconi, lui è Edison, lui è…-

Gio.- …colui che ti spaccherà quella zucca, o prima o dopo.-

Ama.- Giovanni! Chiedi scusa a tua sorella!-

Gio.- Scusa sorella. E scusami anche tu, mamma. Ti prego, consentimi di finire questo esperimento che ho in corso, poi sbaracco tutto. Te lo prometto!-

Ama.- (con sopportazione) E va bene, voglio crederci. Vuol dire che pazienterò qualche giorno ancora.-

Lia – O qualche mese…-

Gio.- O qualche anno di galera…(piano) se ti rompo il collo.-

Entra Cosimo, intanto Giovanni sistema l sue cose.

Cos.- (guardando una lettera che regge in mano) Ma che roba è mai questa?-

Ama.- (strappandogliela quasi dalle mani) Fai vedere? E’ una comunicazione personale per te, mi pare. (gliela restituisce)-

Lia – Papà, ti hanno licenziato?-

Cos.- Non mi pare, non è la mia Ditta.-

Lia- Allora ti hanno arrestato.-

Ama.- Lia, ma cosa pensi di tuo padre?-

Lia- Beh, quando si riceve una comunicazione giudiziaria, vuol dire arresto sicuro.-

Cos.- Ma questa non è una comunicazione giudiziaria, questa è una lettera dell’UFI.-

Ama.- Non mi dire. Adesso anche con gli Ufi hai a che fare?-

Lia – Ufi come extraterrestri? Forte il paparino.-

Cos.- (occhiataccia a Lia, intanto apre la lettera) Ufi come: Unica figlia ignorante, ecco.-

Ama.- Cosimo, ma ti sembra…-

Gio.- E gliela fate finire di leggere la lettera? Leggi papà, così finalmente – loro – sapranno!-

Ama.- Cosimo? Leggi!-

Lia- Papà, leggi.-

Cos.- E io non leggo, va bene? E che è, per chi mi avete preso? Sono vostro padre!-

Lia – Mah (dubbiosa)-

Cos.- Cosa vuol dire: mah?-

Lia – Chiedilo alla mamma.-

Cos.- ( a Amalia) Allora, signora (ironico) che vuol dire quel :mah?-

Ama.- (leggermente imbarazzata) E che cosa vuol dire? Niente, quella è una …sciocchina, giocherellona, pazzerellona. Lei scherza- sempre.-

Lia – Io non scherzo affatto. Tu mi hai detto, una volta, che non ero figlia di mio padre, m’hai detto, ecco!-

Ama.- Ah (sollevata) mi pareva. E si capisce, non sei figlia di tuo padre, specialmente quando devi fare matematica, materia che non capisci affatto. Insomma che non hai preso da tuo padre in fatto di numeri, come per dire che non gli rassomigli…-

Cos.- Che figlia cretina!-

Ama.- (cambiando discorso) Allora Cosimo la leggi?-

Cos.- Certo, certo. “Egregio signor Cosimo Potenza, via ecc. ecc. ci pregiamo comunicarle che in data odierna abbiamo provveduto ad intestarle la villa “Quiete serena”, sita in località Nicolosi, come da ordine numero ecc. ecc.

Distinti saluti. Firmato: Direttore e Amministratore Unico” … illeggibile (intanto che leggeva era sempre più sbalordito, adeguata controscena degli altri attori) ma cos’è uno scherzo?-

Ama.- Mostramela, per piacere. (esaminandola, anche in controluce) a me sembra vera.-

Gio.- E che è una banconota?-

Ama.- (occhiataccia) Ci sono tutti i timbri, bolli, firme, per me è regolare. Cosimo, è una cosa seria!-

Lia – Ma mi dite cos’è questo Ufi?-

Cos.- Ufficio Finanziario Intercompravendite.-

Gio.- Fare vedere? (gli passano la lettera) Sembra tutto a posto.-

Cos.- (pensieroso) Se è uno scherzo da prete di Vincenti, lo strozzo con le mie mani.-

Ama.- Chi è Vincenti, il tuo collega d’ufficio?-

Cos.- Si, proprio lui. Ed è famoso, in tutto l’ufficio, per i suoi feroci scherzi…d’altronde sapeva del mio pio desiderio di possedere una casetta in montagna…-

Gio.- Papà, questa è carta intestata, non è facile fare uno scherzo simile. Basterebbe una telefonata…-

Cos.- …e faccio la figura del cretino!-

Lia- Ma perché?-

Cos.- Perché avrei abboccato allo scherzo. Me lo figuro domani, in ufficio, che risate.-

Ama.- (risoluta) Dai a me, proverò io. Io, la cretina, non la farò!-

Lia – Papà, e se fosse vera?-

Cos.- Lia, figlia mia benedetta, come vuoi che possa essere vero? Chi si permette, oggigiorno, di regalarmi una villa in collina? Eh? Chi? Babbo Natale?-

Lia- Perchennò!-

Cos.- “Bonu, và”. (come per dire:niente fare, sei scema)-

Gio.- Eppure la faccenda mi sembra abbastanza seria.-

Cos.- Giovanni, ti ci metti anche tu? (poi con accondiscenda) andiamo ragazzi miei che pensieri mi inducete a fare pensare comportandovi così? Che siete veramente citrulli? (pausa) Questi fatti accadono solo nei films, in teatro, nei libri di favole. Mai nella realtà!-

Entra Amalia, è raggiante.

Ama.- E invece si! Eccoti smentito!-

Cos.- Cosa…che vuol… dire, cosa intendi dire?-

Ama.- Intendo dire che tu sei il proprietario di villa “Quiete serena”, in quel di Nicolosi, da oggi.-      

Lia- Evviva mio papà!-

Cos.- (incredulo) Non dire scemenze, Amalia. Non sono in vena di portare ancora avanti questo scherzo di pessimo gusto! Perbacco, finiamola! (adirandosi)-

Ama.- (canzonatoria) Tesoro…è vero. E’ proprio così. E’ ve - ro!-

Gio.- Te l’hanno detto…loro?-

Ama.- Certamente. M’hanno detto, testuali parole: “Gentile signora, dica, cosa desidera?”  Ed io: vorrei sapere se ho letto bene il nome del vostro amministratore unico, posto sotto la lettera che avete mandato a mio marito Cosimo Potenza. La firma non si legge bene, mi sembra che sia Amodio o Amedeo, insomma non è tanto chiara. E loro “ Signora, la lettera  suo marito, signor Cosimo Potenza, l’ha firmata il nostro Direttore e amministratore in persona: Dottor Amedeo Amodio.”

Come vedi, la lettera è autentica! Cosimo, Cosimo, dove sei? (Cosimo si è accasciato sul letto).-

Gio.- E’ svenuto.-

Lia – No, è morto. Addio villa!-

Gio.- Zitta cretina! E vai a prendere un bicchier d’acqua. (chinandosi su Cosimo) Papà, papà, mi senti? Rispondimi per favore.-

Dalla radio si sente la voci di Gisella:

Voce – Ti sento forte e chiaro, parla. Passo.-

Gio.- Ci si mette anche lei. (prende il microfono) Scusa Gisella, ti chiamo dopo. Passo e chiudo. (ad Amalia che soccorreva Cosimo) Come và?-

Ama.- Dev’essere stata la notizia che l’ha schioccato. Ma si sta riprendendo…-

Arriva Lia col bicchiere d’acqua, ma vedendo la scena, resta immobile e lentamente si beve l’acqua.

Lia – Come si sente?-

Ama.- Meglio, meglio.-

Cos.- Questo lo devo dire io, e sto morendo, perbacco!-

Ama.- Che ti dicevo? Sta meglio.-

Gio.- Papà, ma che dici? Stai morendo? Non lo dire neanche per scherzo.-

Cois.- E chi scherza! Quando dico che sto morendo, sto veramente morendo! (poi lamentandosi) Queste sono cose dell’altro mondo…dove sto per andare…-

Suonano alla porta.

Gio.- Suonano?-

Lia – Sembrerebbe di si.-

Ama.- suonano, è vero.-

Cos.- …ma nessuno si smuove.-

Lia – Vado io.-

Ama.- Vai cara.-

Gio.- Ma guarda un po’?-

Cos.- Finalmente!-

Gio.- (per allentare la tensione) Allora proprietario “villiero”, cosa si prova ad essere un signorotto di campagna?-

Cos.- (con un gesto inequivocabile) Giovanni, ma vai a…-

Rientra Lia. Porta una lettera.

Lia – Altra lettera dall’Ufi .(canterellando)-

Ama.- Dai qua.-

Cos.- Se permetti, vorrei aprirla io. E’ per me, vero?-

Lia – Si papà, e per te.(guarda la madre che le fa cenno di passare la lettera a Cosimo) Eccotela.-

Cos.- (rifiuta di prenderla) No, no, non ho il coraggio d’aprirla. (la prende Amalia, che lentamente l’apre) -

Gio.- Ma perché?-

Cos.- Perché? E me lo chiedi? Lì ci sarà scritto: Egregio signor Potenza, ci scusiamo della nostra lettera ecc. ecc., ma trattasi di un deprecabile errore di omonimia ecc. ecc. quindi la preghiamo di ritenere la nostra precedente comunicazione nulla. Firmato: Amedeo Amodio dirett…(vedendo che Amalia è prima impallidita, poi è diventata rossa per la gioia, metri i due ragazzi allungano il collo per leggere a loro volta)…non è così, Amalia?-

Ama.- (con aria di sufficienza, leggendo) Egregio signor Cosimo Potenza, la informiamo che in data odierna, il settemetri “Delfino mediterraneo” di 10 tonnellate, è a sua disposizione nel porticciolo turistico della città. Distinti saluti…-

Tutti – Amedeo Amodio.-

Ama.- Infatti. Che nome simpatico, vero?-

Cos.- Oh no! Non è possibile! Qui mille diavoli ci stanno mettendo la coda e si stanno divertendo alle m ie spalle! Basta! Io sono tutto d’un pezzo, andrò da quei signori e dirò loro: Signori…-

Ama.- (interrompendolo) …” signori, io sono un uomo tutto d’un pezzo, quindi con me non si scherza. Riprendetevi subito villa e yacht, e cessate di farmi altri regali. Punto!” Così va bene?-

Cos.- (non tenendo conto dell’interruzione) Dirò: “Signori, a che gioco giochiamo? Smettetela o vi denuncio. Oppure: Signori, …-

Suonano alla porta.

Lia – Vado io, non v’incomodate, cari…-

Gio.- Com’è diventata gentile la signorina. Certo ora è la figlia di un yachtman.-

Cos.- Giovanni, bada che scarico su di te.-

Gio.- Scusa papà, ma quella lì…e va bene…uffa!-

Ama.- Cosimo, tornando a noi: u non vai da nessuna parte. Qui si accerta la reale disponibilità di questi…beni, e, se permetti, ce li godiamo, per la miseria. (con un moto di gioia alza le braccia al cielo)-

Cos.- Ma non è roba nostra, ne sono sicuro.-

Rientra Lia. Porta un pacco.

Lia- Un pacco per la signora Amalia Potenza, prego. (con sussiego)-

Gio.- (tra se) Sempre più cretina.-

Ama.- Fai vedere? Io non aspetto nulla, cosa sarà?-

Cos.- Non ti resta che aprire il pacco, cara.-

Ama.- Certo, certo (intanto esita) e se…e se…insomma, io apro!-

Amalia apre il pacco e tira fuori una pelliccia di leopardo. Esclamazioni di meraviglia a soggetto. Poi Amalia si da una botta in fronte.

Ama.- Anche a me, no! Questa e allora cattiveria.-

Gio.- C’è un biglietto, leggilo.-

Lia, lesta, lo prende e lo passa ad Amalia, che si siede accanto a Cosimo.

Ama.- Io leggo, va bene? (guarda tutti gli altri)-

Cos.- Coraggio, leggi, leggi, su:-

Ama.- (legge) “ Gentile signora Potenza, le inviamo il capo di vestiario che ci è stato richiesto, con la speranza che sia di suo gradimento ecc. ecc. firmato…-

Gio.- …Amedeo Amodio!-

Ama.- (come in trance) Esatto, Amedeo…Amodio… Direttore e amministratore UFI.-

Nella stanza cade un silenzio imbarazzante, pochi secondi, poi:

Cos.- Beh, io esco.-

Gio.- E dove vai?-

Cos.- Prima vado a vedere se sono sveglio del tutto, poi a controllare questa faccenda che mi puzza assai, ma assai, di bruciato.-

Gio.- Uno scherzo non è, la pelliccia è vera.-

Cos.- Vera o non vera. Voglio sapere cosa c’è sotto.-

Ama.- Però ci vai senza pelliccia. Questa resta qui, vero ragazzi? (stringe al petto il capo)-

Cos.- Se è veramente nostra, resterà qui, altrimenti – smamma – patti chiari.-

Lia – Ma papà, sarà un filantropo, un benefattore ignoto, un peccatore redento, sarà…-

Gio.- …la befana.-

Cos.- Sarà quello che sarà, ma voglio sapere. E che cosa? Adesso accettiamo regali da persone ignote?-

Ama.- Ignote o no, cerca di non fare il fesso, come al solito tuo. Uffa!-

Suonano ancora. Tutti restano allibiti.

Ama.- Chi va ad aprire adesso?-

Lia – Io non vado.-

Cos.- Io nemmeno.-

Gio.- Coi vado io, filoni.-

Ama.- Cosa sarà?-

Cos.- Mah.-

Lia – Forse sarà una Jaguar?-

Cos.- Certo ora una Jaguar arriva e suona: Scusate, mi volete?-

Lia – Sulla carta, dicevo sulla carta.-

Cos.- Su un vassoio, un vassoio d’argento. Ma statti zitta, va’! (alzando le braccia al cielo) Stavolta è veramente la rettifica…e la nostra liberazione.-

Ama.- Ma io non mi voglio liberare…(accarezza la pelliccia)-

Rientra Giovanni, con una lettera.

Gio.- (getta la lettera alla sorella) E’ per te!-

Lia – Di chi sarà?-

Gio.- Del tuo innamorato. Leggi, piuttosto.-

Ama – Leggi cara. (Cosimo si tappa le orecchie)-

Lia – (Legge) Gentile signorina Lia Potenza, ci pregiamo comunicarle che il corredo completo da sposa…(sviene)-

Ama.- (prendendo a volo la lettera, e continuando la lettura) “ …da sposa è a sua disposizione presso i negozi “La pisana” spa…ecc. ecc. firmato: A.A. “  Ora svengo anch’io. (si accascia vicino alla figlia)-

Cos.- (con le orecchie sempre tappate, a Giovanni, come per dire: tutto revocato?) Avevo ragione io?-

Gio.- No, si rincara la dose: corredo per Lia.-

Cos.- Corredo? Ma non era meglio un marito?-

Gio.- Prima il corredo, per il marito…speriamo bene…nel futuro…nel nostro interesse…non si sa mai…-

Cos.- Io vado dall’avvocato Caccamo!-

Gio.- E cosa gli racconti? Mi arrivano strani regali?-

Cos.- Gli dirò quanto ci succede, vediamo cosa ci consiglia di fare. Insomma, un parere legale mi sembra opportuno. Certo, farò così!-

Gio.- (riflettendo) Non mi sembra una cattiva idea.-

Cos.- Io scendo giù, quando queste due…rinvengono, me le mandi, per favore.-

Gio.- Eccome!-

Cosimo esce, Giovanni scuote le due donne che a turno tentano di alzarsi, ma non ci riescono. Poi, appoggiandosi a Giovanni, prima Amalia, poi Lia, finalmente si alzano, e come ubriache escono di scena. Musica adatta.

Gio.- (trafficando con i suoi apparecchi) Io sono giovane e di queste cose non me ne intendo, ma lo zampino di qualcuno ci dev’essere – per forza. Forse è un filantropo. Certamente avrà saputo dei nostri desideri, forse delle nostre necessità, e ha provveduto. E questa storia l’ho visto in un film… però questo ne ha spesi di quattrini…(intanto si mette la cuffia e accende la ricetrasmittente.) Pronto, pronto Bella 5 da Ricco 2, passo. (ripete la chiamata più volte a discrezione della regia, si potrebbe udire la risposta di Gisella) Scusami Gisella per poco fa, ma qui c’era maretta. Allora, come va’? Ho capito…no, nulla di grave, solo, come dire, stranezze, nel senso che ci arrivano delle donazioni sospette, secondo mio padre. Villa in  collina, barca da sette metri, pelliccia per mamma, corredo da sposa per Lia…Ah, anche a voi? Cosa? Cosa? Ti è arrivato per cucciolo di cocker che tanto desideravi? Coooosa, la collezione di francobolli completa del Vaticano, per tuo padre? Ha telefonato all’UFI ed è tutto regolare? Beh, anche mamma, in un certo qual modo ha sondato il terreno, sai a modo suo. E voi vi siete tenuto tutto?...beh, mi pare giusto, dopotutto…se è regolare… No, ho lavorato poco al nostro programma, li ho avuto tutto il giorno tra i piedi. Comunque, fra poco penso che possiamo tentare il nostro esperimento. Addestriamoci nel frattempo sullo stesso modulo. Allora, in attesa, passo e chiudo.

(chiude con la radio e riprende a manipolare al computer) Dunque 095 CT 289585, poi 17 T 334087 numero due complessivo…ma che combinazione, anche in casa di Gisella arrivano i regali…sarà forse qualche campagna pubblicitario…allora 075-92-1243 y 234…al lavoro computerman.-

Entra Lia.

Lia – L’avvocato dice che sotto c’è una truffa!-

Gio.- (distratto) Ah, si? Dove?-

Lia – Nella tua zucca! E stammi a sentire qualche volta.-

Gio.- (guardandola sorpreso) Dimmi.-

Lia – L’avvocato dice che c’è puzza di truffa in questa faccenda.-

Gio.- E noi cosa c’entriamo?.-

Lia – Noi siamo corrosi.-

Gio.- Cosa siamo?-

Lia – Credo d’aver capito corr…corrosi…no, correi. Che significa che papà va in galera!-

Gio.- Uhè, che bellezza, come siamo contenti.-

Lia – Sapessi, sono tutta eccitata, mai m’era capitato in vita mia d’essere la figlia di un papà ricco e galeotto...-

Gio.- ( tra se) Questa, con tempo diventa sempre più cretina.-

Lia – (continuando la battuta)…e io, da figlia affettuosa, gli porterò le sigarette e le arance: che emozione, parlargli attraverso le grate, in un parlatorio squallido, davanti alle guardie arcigne…(intanto che parla, Giovanni si tappa le orecchie).-

Entra Cosimo.

Gio.- Papà, sai anche a casa da Gisella arrivano strani regali.-

Cos.- Davvero? Per me è truffa! Ci stanno usando! L’avvocato non ci vede chiaro, e per intanto ci consiglia di non usarli. Si vuole informare bene, fare verifiche, indagare. E se non tocchiamo nulla, egli dice che siamo solo oggetto di tentativo di truffa, ma non complici. Comunque mi farà sapere presto.-

Suonano alla porta. Amalia da già.

Ama.- Vado io.-

Gio.- Intanto i genitori di Gisella si stanno tenendo tutto…per me è pubblicità.-

Cos.- Si tengono tutto? Ma non sarebbe meglio avvisarli di ciò che ci ha detto l’avvocato?-

Gio.- Lo farò, però, credo che loro si siano già informati…ah, maledizione, che imbroglio!-

Entra Amalia. E’ come in trance.

Ama.- Un’altra…-

Cos.- (prendendo la busta) E’ per te Giovanni.-

Gio.- (prendendola come se prendesse un tizzone acceso) Per me? (aprendola lentamente e spizzicando il foglio come si fa col poker) Vediamo…E no! E no! Qui c’entra il demonio! Oppure un folletto capriccioso… -

Cos.- (prende la lettera e legge) …”ehm, ehm…per cui il computer Am/30-612, sarà consegnato tramite corriere veloce…seguono colli due. Firmato…-

Coro – Amedeo Amodio!-

Cos. Esatto. Ma come avete fatto a indovinare? (ironico, poi serio) e no, e no, io non posso starmene con le mani in mano. Bisogna agire! Bisogna finirla con questi regali che ci arrivano a pioggia: uno all’ora! E’ cosa da pazzi. E’ assurdo.-

Ama.- …(ancora in trance) è un  sogno…-

Lia – Io vorrei sognare un fusto che mi dica: Lia, amore, sei mia, amami!-

Gio.- ( tre se) Dev’essere un cretino più cretino di lei, altrimenti…-

Ama- Com’è sentimentale. Tale madre, tale figlia.-

Gio.- Non è possibile: tu non sei cretina!-

Ama.- Giovanni!-

Cos.- Io non resisto! Vada all’Ufi e dico: Se è un errore, come penso, provvedete a ritirare tutto e lasciateci in pace. Credetemi, è l’unica cosa sensata da fare.-

Ama.- (canterellando) Tu non vai in nessun posto!-

Cos.- Ma Amalia…-

Ama.- No, niente: ma Amalia! (lo imita) Tu non vai in nessun posto! Tu non ti muovi da qui! Tu non rovinerai tutto! Ho preso coscienza sai? Tu farai ciò che decideremo tutti noi – insieme! Hai già fatto un’enorme sciocchezza telefonando a Caccamo. E adesso ne vorresti fare un’altra? Ma tu sei matto! Hai sentito? La famiglia di Gisella si tiene tutto – tutto! Ed è così che dovremo fare noi: Quindi tenerci tutto e stare calmi e aspettare…certo non troppo…Oh, oh, oh, per troppi anni ho desiderato queste cose, che un ignoto benefattore ci sta facendo piovere dal cielo…(imitando Cosimo) a pioggia, uno all’ora.

Ma capiscilo: Ognuno ha il proprio momento magico, no? Ebbene questo è il nostro. Grazie, forse, a qualche benefattore sconosciuto, la fortuna che ci sta piovendo addosso: siamo nell’occhio della fortuna! Capisci?

Ma andiamo, cosa c’è di male se passiamo qualche giorno in collina? Se facciamo qualche gitarella in barca? Se una figlia ha il corredino? E l’altro un computerino? E io una pelliccia? Io dico che non c’è proprio nulla di male! Sapessi quanto l’ho desiderata quella pelliccia. Mi dici allora che male c’è? Non ho pure io il diritto di essere felice? E tutti voi no? E si! Dico io, e si. Una buona volta per tutte!-

Lia- Brava mamma! Sono con te!-

Cos.- Ma…ma…se fosse un reato?-

Ama.- Noi non abbiamo fatto nulla, proprio nulla! Cosa ne dici Giovanni?-

Gio.- (come svegliandosi) Ah? Che cosa? Cosa avete detto?-

Ama.- Non hai sentito nulla?-

Gio.- Cosa avrei dovuto sentire?-

Ama.- Ma quello che ho detto, no?-

Gio.- E cosa hai detto?-

Ama.- Questo è tutto fuso! Ho detto che dobbiamo tenerci tutti i…regali e zitti e mosca!-

Lia – Io pure: Zitti e mosca!-

Gio.- Papà?-

Cos.- Non so cosa dire. Devo pensarci ancora su, sono confuso.-

Ama.- (sarcastica) Tanto per cambiare! Allora, Giovanni?-

Gio.- Io…io…-

Suonano alla porta. Tutti restano di ghiaccio, immobili, come si trovavano. Poi, lentamente, si guardano in faccia interrogativi, ma nessuno si muove. Risuonano. Cosimo, pian piano, si alza ed esce lemme, lemme. Gli altri restano sempre immobili. Musica adatta.

Poco dopo entra Cosimo e butta una busta sul tavolo. E’ come le precedenti. Egli resta a fissarla m malinconicamente. Anche gli altri guardano come ipnotizzati, ma nessuno si muove. Poi, all’unisono, tutti e quattro allungano la mano per prenderla, ma si ostacolano a vicenda e ci rinunciano. Poi, finalmente Cosimo, facendo agli altri segno di stare fermi, lentamente, vi avvicina di più al tavolo, ci gira attorno, si abbassa per osservare, si rialza, gira con indifferenza, ( si comportano come se facessero un rito), ma poi, di colpo Cosimo l’afferra, la alza in alto, come per offrirla agli dei, quindi se la porta al naso e l’annusa, quindi la fa annusare agli altri, infine, solennemente annuncia:

Cos.- Io l’apro!-

Ama.- (coprendosi il viso) Io non voglio vedere.-

Gio.- Apri, per favore, e facciamola finita.-

Lia – Io ho paura.-

Cos.- Di cosa? Sarà un altro regalo da parte dell’ignoto benefattore…(ironizza Amalia)-

Lia – E ho paura lo stesso.-

Ama.- presto, per carità, non mi regge più il cuore.-

Cos.- (con gelida calma) Ehi, ehi, ci dovremmo essere abituati, no? (piano piano lacera la busta) Vediamo un po’ cosa ci propone questa volta…(si porta la lingua fra le labbra) Vediamo…(gli altri sono tesi nell’attesa)… e se fosse l’annullamento di tutto? (gli altri lo assalgono come se volessero malmenarlo, lui si scansa) Va bene, va bene, scherzavo. Allora…(spizzica come al poker) vediamo…Eccola! (legge piegando il foglio in modo da leggere un rigo alla volta) “ Egregio signor Cosimo Potenza…” E’ per me. (agli altri)-

Ama.- finiscila con questa tortura e leggi!-

Cos.- Calma, calma. Allora: “ …con la presente, (dice virgola)…con la presente ci pregiamo comunicarvi che abbiamo…” (finisce il rigo, e prima di iniziare il successivo) abbiamo sbagliato, restituiteci tutto pena la vostra stessa vita. Firmato: A.A. che vuol dire Anonima assassini. Questo ci sarà scritto in questo rigo.-

Ama.- Leggi o ti strozzo!-

Cos.- Leggo, leggo, oh, che premura. Allora “ Ci pregiamo …ehm, ehm, ci pregiamo comunicarle che abbiamo acceso un conto intestato alla S.V.” , che vuol dire Stupido Velleitario,” con un versamento iniziale” (Finisce il rigo) Mi sento male, oddio, mi sento male.-

Ama.- Con un versamento iniziale di quanto?-

Cos.- Dieci…-

Lia.- Diecimila? (Cosimo fa cenno di no col capo).-

Ama.- Dieci…milioni? (Cosimo c.s.)-

Gio.- Dieci…mili…mili…ardi?-

Cos.- Siiii! (cade all’indietro sul letto a gambe levate. Gli altri gli saltano addosso)

Suonano alla porta e il sipario, lentamente, incomincia a chiudersi. Ancora qualche scampanellata, poi fine del II atto.      

 

 

 

  

              

                                                                       Atto   III

Sulla scena è stato ricostruito l’interno del soggiorni di casa Potenza. All’apertura del sipario, con musica appropriata, c’è in scena Cosimo che, seduto in poltrona legge il giornale. Intanto che legge fa vistosi segni, con la te4sta, d’approvazione, di condivisione, affermazioni. Poi chiama amalia.

Cos.- Amali, Amalia, vieni qui, per favore.-

Ama.- (entrando e asciugandosi le mani con un al grembiule) Cosa c’è di tanto importante? Stavo cucinando…-

Cos.- L’Ufi, ecco cosa c’è. Guarda qui. (mostra un articolo sul giornale)-

Ama.- (prendendo il giornale e leggendo dove ha indicato Cosimo) “Ieri il Comune della nostra città ha avuto una misteriosa elargizione, da parte di un altrettanto misterioso benefattore, della somma di lire dieci miliardi da destinare alla costruzione della cittadella dello sport. I nostri cronisti sono a caccia del misterioso filantropo…” Anche al comune?-

Cos.- (cenno affermativo con la testa) Continua, su leggi.-

Ama.- (riprendendo a leggere) “ La stessa misteriosa elargizione, ma di importo inferiore, è stata assegnata al Circolo degli anziani, per finalizzare la costruzione della Casa del Pensionato di cui l’architetto, nostro emerito concittadino, Emanuele Zucca, ha già progettato fin dallo scorso anno…” Mamma che roba! Ma qui, in questa città, è arrivata la manna dal cielo, siamo tutti nell’occhio della fortuna.-

Cos.- E non è finita, guarda più sotto.-

Ama.- (c.s.) “Due rapinatori sono stati intercettati…-

Cos.- No lì, ma qui. (indica l’articolo)-

Ama.- (c.s.) “La parrocchia di san Vito, ha avuto un sostanzioso versamento di beneficenza, pari a lire un miliardo, per realizzare il cine-teatro parrocchiale”…Che ti dicevo? Siamo ci siamo tutti! E noi con la nostra piccola parte…certo i genitori di Gisella…-

Cos.- Certo, ma…-

Ama.- Poi, che ne sappiamo se altre persone li ricevano e si stanno zitti e buoni a goderseli questi benedetti…regali?-

Cos.- Andiamoci piano, ancora non sappiamo che è costui, questo benefattore. E finchè non lo saprò, non starò tranquillo...-

Ama.- …Mentre gli altri se li godono. Sei sempre tu. –

Cos.- Ma cosa posso farci io?-

Ama.- Una cosa la potresti fare: andare in banca e prelevare qualcosa sul nostro…conticino.-

Cos.- Mai sia! Io non vado da nessuna parte.-

Ama.- Insomma, cerca di non essere testardo! Si tratterebbe di prelevare , come dire? Prelevare qualche cosina, chessoio due tre milioni. Tanto, se fosse, come tu dici, una cosa poco chiara, e se ci dovessero sequestrare tutto, in tasca ci resterebbe qualcosa…insomma, oh!-

Cos.- Sciocchezze. Ci toglierebbero tutto, anche le scarpe! E io non andrò mai!-

Ama.- Io…io…non so cosa ti farei…caparbio di un testone senza cervello!-

Cos.- (guardandola di traverso) C’è altro?-

Ama.- Si: Bacchettone! (poi piagnucola)-

Entra Lia

Lia – (vedendo Amalia piagnucolare) Papà, fai di nuovo disperare mamma?-

Cos.- (con gesto di sconforto) E’ arrivata lei, a puntino.-

Ama.- Lascia perdere Lia, quello non è tuo padre…-

Lia – L’ho sempre sospettato, anzi lo sapevo!-

Cos.- Cosa sapevi, scema.-

Lia – Che non sei mio padre. Mamma, confessa! Chi è il mio vero padre?-

Ama.- E’ lui cretina!-

Lia – Ma…ma tu non ha appena detto che non è mio padre?-

Ama.- Se tu mi avessi fatto finire la frase, avrei concluso così: Quello non è tuo padre, è un mostro!-

 

Entra Giovanni.

Gio.- (vedendo l’atmosfera tesa) Buon giorno…tempo perturbato…(sta per andarsene)

Cos.- Giovanni, aspetta, leggi qui.-

Gio.- Cosa c’è di così interessante?-

Cos.- L’Ufi.-

Gio.- (legge) Ah, lo sapevo già. Me ne ha parlato Gisella, via radio.-

Cos.- E tu che ne pensi?-

Gio.- (con noncuranza) Che è una straordinaria campagna pubblicitario, prima o dopo verrà fuori lo sponsor… e proprio ieri sera Gisella ha ricevuto un altro regalo.-

Ama.- E cosa è?-

Gio.- Uno scouter a tre marce per lei e…una villa al mare per la madre.( detto come se non lo volessi dire)-

Ama.- Una villa al mare? Ma guarda che roba, guarda che roba (quasi disperandosi)-

Cos.- Calmati, cosa c’è che non va’?-

Ama.- Ma come, ma come? Questa è ingiustizia bella e buona! Ecco cos’è che non va’.-

Cos.- (sbalordito) Ancora non capisco.-

Ama.- E quando mai! Quando mai tu hai capito qualcosa. (passeggiando nervosamente, seguita da Lia) Ma vedete un po’.…vedete un po’ che razza di cose mi tocca sopportare: A me un misera pelliccia di leopardo, a lei una villa al mare! Non è giusto, non è giusto! (a Lia) E tu smettila di seguirmi! Mi innervosisci! -

Lia – Scusa. (poi sempre complice) E ha ragione la mamma: non c’è proporzione.-

Cos.- La proporzione con la villa in collina, c’è.-

Gio.- E con i dieci miliardi…-

Ama.- Tu stai zitto, difendi la tua futura suocera!-

Gio.- E allora, visto che ci siamo, al mio futuro suocero, è arrivato un ranch, con cavalli, mucche e…galline.-

Ama.- Appena lo prendo, mi sentirà!-

Cos.- Chi prendi, suo suocero?-

Ama.- No, quel bellimbusto del…benefattore dei miei stivali! Ssi, villa al mare…incredibile, scandaloso, disonesto, amorale! Certo, io non vado in giro sculettando...-

Gio.- Mamma, stai esagerando.-

Lia – E’ vero! Sculetta, l’ho visto io! (imita l’andature)-

Cos.- Non c’è mondo, non c’è più mondo…(sconsolato)-

Suonano alla porta.

Ama.- (immobilizzandosi) Avete senti? Questa è la mia villa al mare.-

Lia – Macchè, è la mia Jaguar.-

Cos.- E’ il postino. Vai ad aprire Giovanni, per favore.-

Gio.- Vado.-

I tre passeggiano nervosamente. Rientra Giovanni con la busta.

Gio.- (mostrandola) Eccone un’altra.-

Ama.- E’ per me?-

Lia – E’ mia?-

Cos.- Di chi è Giovanni? (calmo)-

Gio.- E’ per me.-

Ama.- Tua? Bene, aprila.-

Lia – (delusa) E’ sua…-

Gio. – (aprendo la busta e leggendo) “ Egregio signor Giovanni Potenza, ci pregiamo inviarvi, in allegato, numero due biglietti d’ingresso per lo stadio olimpico…per...l’incontro…di calcio Italia-Germania, in programma…(rallenta la lettura e pensieroso, esamina i biglietti) …”  I biglietti sono autentici….-

Lia – Ho piacere, ho!-

Ama.- Solo dei biglietti per lo stadio? Solo dei miserabili biglietti da nulla? Ma io a questo tizio come minimo lo strozzo! Bruttone di un tirchio benefattore. Mi vedrai, mi sentirai (è furibonda)-

Cos.- (che ha colto l’espressione perplessa sul volto di Giovanni) Giovanni, tutto a posto?-

Gio.- Be… bene, bene. (continua ad esaminare lettera e biglietti, perplesso)-

Cos.- E allora, quel viso? Non sarai mica rimasto deluso?-

Gio.- No, no…sto pensando…vedi, sarà una coincidenza, ma ho un grande, anzi grandissimo e fondatissimo sospetto.-

Cos.- Su cosa?-

Gio.- Sulla…sulla provenienza di questi doni.-

Ama.- Conosci il benefattore tirchio?-

Gio.- ( sempre riflessivo) Forse si…anzi temo proprio di si.-

Cos.- E chi è?-

Ama.- Avanti, chi è.-

Lia – Io non voglio saperlo.(fa l’altezzosa).-

Cos.- (a Lia) Il tuo parere non ci interessa. Giovanni, chi è?-

Gio.- (tutto di getto) Il cervellone!-

Ama.- Cosa? Quel coso in camera tua?-

Cos.- Possibile? E come sarebbe?-

Lia – (fregandosi le mani) Magnifico.-

Gio.- E’ proprio così, il cervellone.-

Cos.- Spiegami come, per favore.-

Gio.- Lasciatemi pensare, lasciatemi pensare… dunque io dico: ieri ho espresso il desiderio d’avere i biglietti per lo stadio, oggi quei biglietti mi arrivano, sono qui (li mostra). Quindi il misterioso donatore, tramite l’Ufi, conosce i miei desideri. E fin qui ci siamo. E come può Accadere? Ragioniamo: siccome il mio cervello, o meglio i miei desideri, tramite un accorgimento, sono passati e inseriti nel mio computer, e che, tramite un sistema codificato, vengono trasmessi al cervellone che ho inventato io, il quale, via etere lo trasmette a Gisella … Forse ci siamo.  E’ così, non può essere altrimenti.-

Cos.- Continuo a non capire. Dunque sarebbe…-

Gio.- Papà, sarebbe che con Gisella abbiamo iniziato un esercizio di trasmissione codificato - per divertirci lavorando sull’apparato – e, come ti dicevo, abbiamo cifrato i nostri desideri e anche quelli dei nostri famigliari. Ora, con una combinazione inventata da me, li abbiamo diramati per il successivo passaggio esecutivo, e quindi, introdotti e trasmessi…-

Cos.- Giovanni, accorcia.-

Gio.- Si, si. Insomma, credo che abbiamo intercettato l’Ufi, o meglio, il suo conto, sul quale abbiamo passato i finti ordinativi d’acquisto.-

Cos.- (disperato) Ora si che andiamo tutti in galera!-

Lia – Finalmente.-

Cos.- Ma che è proprio cretina? E io che non ci credevo.-

Ama.- ( che ha ascoltato molto interessata) Io non mollo!-

Cos.- Tu cosa?-

Ama.- Io non mollo nulla! Me l’hanno data e nessuno me la tocca!-

Cos.- Ha parlato Napoleone! Allora, cara, Napoleona, qui finiamo tutti, dico tutti, in gattabuia. Qui c’è puzza di truffa lontano un miglio.-

Lia – Com’è eccitante.-

Ama.- Ci può essere truffa, furto, scippo, rapina, ma io non mollo!-

Gio.- Papà, che facciamo?-

Cos.- Per prima cosa vorrei essere certo di ciò che hai appena supposto. Potresti verificare?-

Gio.- Lo faccio, però è bene non illudersi. E’ così. Più ci rifletto e più me ne convinco. Vedi, pensandoci a posteriore, tutti quei desideri che si sono verificati, li abbiamo programmati e codificati io e Gisella. Su questo non ci sono dubbi! Poi, mi sovviene proprio adesso, che li abbiamo codificati mettendo i nostri prefissi telefonici, il relativi numeri, il codice d’avviamento postale, le targhe delle nostre auto, insomma tutto personalizzato.-

Ama.- Sciocchezze! Per me sono tutte sciocchezze. Hai visto troppi film di fantascienza, tu!-

Gio.- (parlando quasi in trance) Un esercizio, è stato un puro e semplice esercizio…-

Cos.- …col quale hai svaligiato una banca! San Crispino vergine e martire, qui trent’anni di galera non me li toglie nessuno…un  puro e semplice esercizio: Rapina a mano armata è!-

Gio.- Non esagerare, papà, e lascia stare la galera. Okay, mi sono espresso male, volevo dire: un innocente esercizio, va bene? Abbiamo voluto ordinare i nostri interventi e ci siamo basati sui desideri: potevamo usare, per esempio, le targhe delle auto, oppure i film del mese o qualcos’altro ancora. Insomma, è stata una scelta casuale, del tutto casuale. Senza dolo!

Ora ricordo tutto, benissimo: il desiderio della cittadella è stato il primo della serie, poi Gisella ha voluto mettere la Casa del Pensionato, quindi il cinema parrocchiale. Infine abbiamo messo i nostri personali, e, in seguito quelli dei famigliari, dei quali eravamo a conoscenza…-

Lia – …e allora la Jaguar?-

Ama.- E come? Non sapevi che desideravo una villa al mare?-

Gio.- Mamma, erano semplici esercizi, esperimenti, come potevamo pensare che sarebbe accaduto tutto questo macello?-

Lia – Per la mia Jaguar l’hai fatto apposta!-

Gio.- Papà, che dovrei fare? Scusarmi con loro?-

Cos.- Certo che no! Adesso credo che tutto sia abbastanza chiaro e non ci sono più dubbi sulla provenienza illecita dei…dono… quindi…-

Ama.- …quindi adesso vai subito alla banca e prelevi novemilanovecentonovantanove milioni e li porti a casa, alla tua famiglia!-

Lia – E mi compri subito la…-

Cos.- Piantala Lia! Con quei soldi ti comprerei subito una cosa.-

Lia – Cosa paparino?-

Cos. Un marito! Così ti tolga dalle balle, perbacco!-

Lia – (frignando) Che cattivo papà…-

Cos. – Allora, stabilito: io vado all’Ufi.-

Ama.- (sbarrandogli l’uscita, in tono tragico) Dovrai passare sul mio cadavere.-

Cos.- (spostandola) Scansati cadavere.-

Ama.- (isterica) M’oppongo, protesto, contesto - molesto sciocchino.-

Gio.- Non fa rima.-

Ama.- La fa con cretino!-

Suonano alla porta.

Gio.- Un altro desiderio? E quale sarà stavolta? (preoccupato)-

Ama.- Questo è per me, lo sento. –

Lia – Vado io, questa è la mia Jaguar. (Lia esce veloce)-

Cos.- Giovanni, che ne sai tu?-

Gio.- Niente…non saprei…chissà che desiderio sarà…-

Rientra Lia, è eccitata.

Lia- Che vi dicevo? La mia Jaguar è lì sotto. E’ di colore rosso Ferrari! Ed è mia!-

Cos.- Giovanni, l’hai messo tu?-

Gio.- No, non ricordo bene…ma no, sicuro, non l’ho mai messo.-

Lia – Intanto è lì fuori. (impettita)-

Ama.- Giovanni, la tua teoria va a farsi friggere, E’ kaputt! Il misterioso benefattore non è quel tuo miserabile…cosino tutto fili. Ragazzi, siamo ancora nell’occhio della fortuna. Vai Lia, prenditi le chiavi.-

Lia esce, ma rientra subito accompagnata da un elegante e distinto signore di circa trent’anni. E’ Amedeo Amodio.

Lia.- Le chiavi ce li ha questo signore, che vuole parlare con te, papà.-

Cos.- Prego, s’accomodi. Dica.-

Ame.- Buon giorno signor Potenza. Chiedo scusa per il disturbo, ma l’argomento della mia visita è riservato e importantissimo, tale da non poter essere ulteriormente dilazionato.-

Cos.- E noi siamo qua ad ascoltarla.-

Ame.- Grazie tante, si vede che siete delle brave persone…-

Ama.- ( A Lia, sottovoce) E la Jaguar?-

Lia – E’ sua. (immusonita indica Amedeo).-

Cos.- Le presento la mia famiglia: Mia moglie Amalia, mia figlia Lia, e mio figlio Giovanni.-

Ame.- Signora…(s’inchina e accenna ad un baciamano) Signorina…Giovanotto. Signor Potenza, permette che mi segga? (al cenno positivo di C., si siede con sussiego) Allora, credo che sarebbe opportuno che prima di affrontare l’argomento, io mi presenti: Sono il dottor Amedeo Amodio, direttore amministrativo dell’UFI SpA…-

Cos.- (con un gesto significativo) Lo sapevo!-

Lia – Ma che simpatico…-

Ama.- Molto…lieta (fredda).-

Gio.- Signore…-

Cos.- Stiamo calmi. Parli pure, signore.-

Ame.- Che bella famigliola: spiritosa, affettuosa, generosa, onesta (sottolinea la parola).

Dunque signor Potenza, come le ho testè detto, io sono il direttore amministrativo responsabile (sottolinea la parola) della sezione italiana della grande società internazionale…-

Gio.- Una multinazionale, dunque?-

Ame.- Esatto giovanotto. La società è nata in Canada, ha diramazioni nelle Americhe, in Asia, soprattutto Giappone, e in Europa: Germania, Inghilterra, Olanda e San Marino. Il suo capitale sociale ammonta a circa mille miliardi di dollari; il suo personale e di circa trecentomila impiegati, diecimila funzionare e dieci direttori amministrati. Naturalmente al di sopra di tutti c’è il direttore generale e un presidente. E abbiamo anche ottanta avvocati (sottolinea la parola) e centoventi procuratori legali. In una parola: è un colosso della finanza mondiale… (controscena degli altri attori).-

Gio. – (piano a Cosimo) Che sollievo…-

Cos.- In che senso?-

Gio.- Poi ti spiego. (alla chetichella Giovanni esce di scena)-

Ame.- …quindi, contro una simile potenza l’ ”IN PRI MIS” ha ceduto, l’ “U POZZ POZZ” ha mollato, l’ “A PPOI ” ha dichiarato forfait, il “ CHI NIC NAC ” è quasi in ginocchio. Figuratevi lo “A BALL AR CU VUI ”, piccola “potenza” (allusivo)…insomma un moscerino per noi: pik e non c’è più. (a discrezione della regia, per gli spettatori siciliani, si può ravvisare nelle sigle in maiuscolo, un detto popolare catanese )-

Cosimo deglutisce, Amalia si copre il viso, ma non osano interromperlo; poi si decide Amalia.

Ama.- E va bene, ci avete raccontato la grande storia, e allora?-

Ame.- Oh, certo, scusate, ho divagato. Dunque (Cosimo fa l’atto come a dire: ci siamo) lo scopo della mia visita è quello di appurare, con discrezione s’intende, un recupero, dovuto ad una piccola falla , che, riteniamo – casualmente- si è aperta nella nostra perfetta organizzazione.-

Ama. - Signore, i recuperi marini non sono la nostra specialità.-

Ame.- Che simpatica veramente simpatica. Dicevo che, con molta discrezionalità, sono venuto ad operare rapidamente un ripianamento di una fuga, imprevista, di grossi quantitativi di liquido…-

Ama.- La ditta espurgo pozzi neri non è qui - signore.-

Ame.- Che simpatica, che simpatica ( A denti stretti). Dicevo che mi ha indirizzato presso di voi il noto avvocato Caccamo…-

Ama. ( tra se) E ti pareva, quell’impiccione.-

Cos.- …che ho interessato io, signore.-

Ama.- (sempre tra se) Perchè è scemo.-

Ame.-  Lo so, lo so, l’amico Caccamo mi ha parlato, con discrezione, s’intende,  delle difficoltà…insomma mantenere dignitosamente un famiglia, con tutte le esigenze…con una figlia da maritare…-

Cos.- (affermando col capo) E già.-

Ame.- …con un ragazzo che cresce, e vuole questo, e vuole quest’altro…per esempio vuole un computer…(pausa ad effetto)-

Cos.- (tra se) Ci siamo. (a Amedeo) Proprio così, ma piano piano si arriva a tutto.-

Ame.- Ma certamente, certamente. Il nostro comune amico, avvocato, mi ha parlato della vostra onestà e della vostra…ragionevolezza. Per cui, diciamo, la cosa anomala che vi è capitata, si può, come dire? Sistemare senza scalpore, tra amici.-

Cos.- Dite, dite.-

Ame.- Ecco, se voi deste l’esempio, facendo riaffluire volontariamente la…fuga del liqido, nel legittimo alveo, gli altri sarebbero indotti a fare altrettanto, anche per non sembrare di meno a voi... sa, il controllo sociale…-

Cos.- Non è necessario che continuiate, ho capito. E se si fa come lei suggerisce, il vostro ufficio legale se ne starà…tranquillo? (allusivo)-

Ame.- Ma è più che naturale, signore. La mia sola presenza in questa casa è la garanzia assoluta. Se avessimo voluto seguire altre vie, naturalmente…-

Gio.- (entrando) …non l’avreste potuto fare!-

Ame.- Cosa dice giovanotto? (controscena degli altri)-

Gio.- Dico che non c’era altra via.-

Ame.- Ma…ma…cosa sta dicendo? Lei non conosce la potenza dell’Ufi!-

Gio.- E lei non conoscete la potenza di un Potenza! Caro signore, lei è venuto qui, da noi, col deliberato intendo di recuperare tutto quello che le è possibile di quella…fuga di liquido, nell’assoluta consapevolezza che, o tentare così, o non beccare neppure una lira. E vuole giocare la carta dell’assoluta onestà di mio padre!

Papà, questo signore, legalmente non può far nulla. (di nuovo ad Amedeo sbalordito) Perchè avete le mani legate! Gli ordinativi provengono autonomamente dai vostri elaboratori, i vostri funzionari li hanno trovato regolari, e hanno disposto gli acquisti sul vostro conto - che lei ha firmato. Ergo, i beneficiari non c’entrano nulla. Tutto ciò che è accaduto è assoluta responsabilità dell’Ufi – che lei ben rappresenta (ironico)-

Ame.- Ma chi le dice queste fandonie. Chiedetelo all’avvocato Caccamo! Egli vi confermerà che presso l’Ufi ci dev’essere un basista che agevola il suo complice nella truffa. E’ questo complice, e il suo subdolo calcolatore, non è molto lontano, giovanotto!-

Gio.- Papà, telefona a Caccamo, per favore.-   

Ame.- Fate pure, fate pure, vuol dire che l’autorità giudiziaria esaminerà quel subdolo calcolatore e interrogherà il complice della… irregolarità. E ciò potrà avvenire in qualsiasi momento, su mia richiesta, e vedrete se non si troveranno le prove della…scusate signor Potenza, ma è necessario usare i termini esatti: della truffa continuata. Ecco!-

Gio.- Tutto qui? Fate pure.-

Ame.- Beh, mi sembrano indizi più che sufficienti e evidenti – anzi prove - e, allo stato dei fatti e nell’ottica di un’indagine tecnica-scientifica, con provetti periti, mi sembra logico dedurre…-

Cos.- Ma guarda che guaio.-                   

Ame.- Ma sarà tutto rimediabile, vedrete, basterà una piccola collaborazione…-

Ama.- E tu, col tuo giocattolo…accidenti!-

Gio.- Brava mamma. Hai detto giocattolo. (Ad Amedeo) Caro dottore Amedeo Amodio - direttore e amministratore dell’Ufi, supermultinazionale piena di dollari spillati alla povera gente, ingrassata col sudore dei poveri, col sangue dei lavoratori, colle mollichine dei risparmiatori – le comunico che il mio computer è solamente un giocattolo. Fatelo esaminare da tutti gli esperti di questo mondo e vedrete che ve lo confermeranno. Allora mi dice, di grazia, come può un modestissimo computer giocattolo interferire con i vostri supercervelloni?-

Ame.- Io sono uno dei massimi esperti della materia e del settore. Se mi fate esaminare l’apparecchio controllerò di persona. Signor Potenza, mi permette di esaminarlo?-

Cos.- Giovanni, che si fa?-

Gio.- Vai pure papà, accompagna il signore ad esaminare. (Cosimo esita) Vai coraggio!-

Cos.- Io vado. Dottore, vuole seguirmi?-

Ame.- Con molto piacere signore. (a Giovanni) Giocattolo…ssi.-

Escono.

Ama.- E ora? (preoccupata)-

Gio.- E ora al nostro direttore e amministratore unico, noncchè e esperto in elettronica e varie, gli verrà un accidenti!-

Lia – Poveretto è così carino…-

Ama.- Perchè gli verrà un accidenti? Cosa c’è sotto, Giovanni?-

Gio.- Cosa non c’è sopra, vorresti dire…C’è che lì sopra troverà solamente quel piccolo insignificante computer giocattolo, e nulla più.-

Ama.- E non ti sembra nulla?-

Gio.- Nulla di nulla, cara mamma. Quel giocattolo, come lo definisci tu, senza le mie apparecchiature integrative, è buono solo per la tavola pitagorica. Ed io, quelle apparecchiature, li ho smontate velocemente e gettato alla rinfusa nell’armadio – chiudendolo a chiave.-      

Ama.- Figlio mio sei un genio. Ma quando hai sistemata tutto?-

Gio.- Quando lui elencava i poteri della sua organizzazione, mi sono allontanato, ho fatto quello che c’era da fare e sono tornato…e nessuno se ne è accorto, nemmeno tu…alla quale non sfugge nulla.-

Ama.- Sei grande, figlio mio, tale tua madre. E appena quell’impiastro se ne sarà andato, tu rimonti tutto di nuovo.-

Gio.- Purtroppo di debbo dare una delusione: nello smontare tutto frettolosamente, ho rovinato parecchi sistemi delicatissimi e particolari, come gli schemi delle schede…-

Ama.- …ma li potrai ricostruire, no?-

Gio.- L’avrei potuto fare, ma tu hai gettato via tutte le mie cose, progetti compresi…-

Ama.- Io? E quando?-

Gio.- Quando mi hai imposto di fare ordine, pulizia…hai preso quelle che tu definivi “cartacce” e li hai gettate nella spazzatura.-

Ama.- Lia, fruga nella pattumiera! Cercale.-

Lia – Ma mamma, quello è successo tre giorni fa, a quest’ora…-

Ama.- Madonna mia, è vero, avranno svuotato i cassettoni. Giovanni vai a cercarle nella discarica di Pantano d’Arci!-

Gio.- Va bene, domani. Oh mamma! ( gesto che vorrebbe significare; questa è matta)-

Ama.- Ma come sono sfortunata, come sono sfortunata (si dispera)-

Gio.- E’ il destino mamma beffardo (ironico).-

Lia – Destino galeotto (languida)-

Ama.- Zitta cretina!-

Rientrano Cosimo e Amedeo

Ame.- E’ incredibile, incredibile, forse anche diabolico, assurdo e pazzesco. Decisamente l’avvocato Caccamo mi ha informato male. Quell’oggetto è buono solo per la tavola pitagorica e basta.-

Cos.- Io non ci capisco nulla. Giovanni tu non dici niente sulla faccenda?-

Gio.- (candidamente) Io? E cosa debbo dire? Posso solo fare ipotesi: Sarà stato o un guasto del loro cervellone, o la pazzia del direttore della supermultinazionale, o il rimorso di qualche azionista speculatore…oppure - chissà.-

Ame.- Oppure è la mi fine.(con tristezza)-

Lia - No, la sua fine no, proprio no.-

Ame.- Apprezzo il vostro gesto di solidarietà, ma è la mia fine. Se non recupero mi licenzieranno in tronco! Mi lasceranno in mezzo alla strada, non avrò più lavoro (enfatico) E cosa diranno di miei genitori? Dopo tanti anni di sacrifici, di privazioni, dopo tanto studio – tre lauree e due master – dopo tante attese, speranze…tutto, tutto al vento, tutto spazzato via! (si accascia sul divano)-

Ama.- (commossa) Su coraggio, troverà un altro lavoro.-

Ame.- No signora, non troverò più nulla, nulla! Veda, la voce si spargerà, diranno che sono incompetente, e le grandi finanziarie non mi vorranno nemmeno per fattorino. Che scalogna! Ero quasi ai vertici dell’organizzazione, e ora sono sul marciapiedi.-

Lia – Non faccia così, troverà chi la aiuterà, chi le vorrà bene.-

Ame.- Nessuno vorrà bene ad un fallito!-

Lia- Io potrei…volergliene.-

Ame – (tristemente) Lei è un cuore generoso, signorina Lia.-

Lia - Mi chiami Lia.-

Ame.- E lei Amedeo.-

Cos.- (agli altri) E noi che facciamo? Gli reggiamo il moccolo?-

Gio.- (che era rimasto silenzioso e meditabondo) Senta dottore, qui s’era sparsa la voce che i doni fossero dovuti ad una campagna pubblicitaria di qualche grossa, grassissima organizzazione. Insomma che quello era un modo di farsi pubblicità attraverso atti di umanità, molto generosi per…per… per far sapere al grosso pubblico che una multinazionale non è solo un fabbrica di profitto e formata solo da speculatori, ma anche da persone che pensano al proprio prossimo, che vive in difficoltà. Insomma, uno stratagemma per farsi una verginità, oh!

Ora la liquidità che è uscita in modo…misterioso, è una parte infinitesimale del grande capitale che la UFI possiede. Solo poche gocce, di fronte a  un mare di dollari. E naturalmente queste donazioni le ha fatte a caso, scegliendo due famiglie tra centinaia di migliaia di famiglie, prediligendo gli enti assistenziali e ricreativi, insomma, quasi a sorteggio cieco. E’ questo messaggio di generosità, attraverso la stampa, la televisione, arriverà alle persone, che diranno: Ammazza, ma sono dal cuore d’oro questi grandi personaggi della finanza mondiale. Non le pare?-

Ame.- (che aveva ascoltato con interesse) Ma certo…certamente…la pubblicità…certo si investe anche in pubblicità…questi esborsi possono essere considerati spese pubblicitarie…sa che è una grande idea? Aspettate la comunico al grande capo. (prende un telefonino dell’epoca e compone un numero) Pronto? Si, sono Amodio. Sono giunto alla fine dell’indagine. Purtroppo l’indiziato, con la sua modestissima attrezzatura, non è tecnicamente nelle possibilità, come dire? Insomma,  di effettuare…quei bonifici. Però mi è venuta un’idea (fa cenno a Giovanni, come dire: non farci caso se te la rubo) potremmo utilizzare tutta la faccenda a scopo pubblicitario…ah, ci avete già pensato? E allora? Ah, haaa!, capisco…capisco…grazie, scusi…ossequi…(l’interlocutore chiude la comunicazione, Amedeo guarda l’apparecchio, poi stacca anche lui). Ha chiuso.-

Gio.- Ma ha accettato?-

Ame.- Ci avevano già pensato loro, a giorni partirà la campagna pubblicitaria…-

Ama.- E non è contento?-

Ame.- Io? No. Mi ha licenziato in tronco!-

Lia – Ma come si permette?-

Ame.- Mi ha detto: incompetente…a me, capite?-

Lia – Cattivoni.-

Ama.- ( agli altri, indicando Amedeo) In fondo è una brava persona…-

Cos.- Sono d’accordo, è un brav’uomo.-

Gio.- (sempre pensieroso, poi prendendo sottobraccio il padre se lo porta in disparte, controscena degli altri) Senti papà, siamo tutti d’accordo che Amodio è una brava persona, e se ha perso il lavoro, insomma, in parte, anche noi siamo responsabili…insomma vorrei proporti di aiutarlo.-

Cos.- Io? E come?-

Gio.- Ecco come: tu adesso hai un bel gruzzoletto in banca, no, non fiatare! È tuo e basta! Dicevo che con quel gruzzoletto potresti realizzare il tuo sogno: cioè lavorare in proprio. Potresti fondare un’Impresa edile, e potresti prendere lui…come amministratore. In fondo il mestiere lo conosce. Non ti sembra un’idea?-

Cos.- L’idea mi alletta, eccome! Però ci sono due condizioni.-

Gio.- Quali?-

Cos.- Prima condizione: i soldi sono nostri onestamente oppure no?-

Gio.- Legalmente, si! Certo, moralmente ho qualche dubbio. Però quei soldi che ci sono arrivati, non sono stati guadagnati onestamente neppure da loro. Le multinazionali hanno sfruttato e sfruttano mezzo mondo. Per che cosa credi che aumenti il prezzo della benzina?-

Cosw.- Per il dollaro.-

Gio.- Esattamente. E chi fa fluttuare il prezzo del dollaro?-

Cos.- Gli americani, o no?-

Gio.- Anche, anche, ma soprattutto queste deprecabili multinazionali finanziarie, che, senza fatica, senza vero lavoro, guadagnano i miliardi. Papà, noi abbiamo sottratto una parte infinitesimale di questi guadagni. Eppoi, mi si doveva qualcosa per le mie invenzioni, oppure no!-

Cos.- Quali invenzioni?-

Gio.- Le mie apparecchiature integrative speciali, con le quali ho mutato il computer giocattoli in un colossale super elaboratore.-

Cos.- E allora?-

Gio.- Papà, quel colosso della tecnica l’ho dovuto far sparire, mi capisci? (allusivo)-

Cos.- Ho capito. Per salvare…la situazione, quel colosso non è mai esistito.-

Gio.- E’ andato distrutto, che è la stessa cosa. Soddisfatto? –

Cos.- Bravo figliolo.-

Gio.- E la seconda condizione?-

Cos.- La seconda condizione è questa: che Amodio sposi tua sorella – visto che già flirtano spudoratamente.-

Gio.- Ma papà, senza amore, poi, non si conoscono neanche…-

Cos.- Io darei tutti e dieci i miliardi pur di togliermela (si tocca il ventre)…cioè pur di trovarle un marito…-

Ama.- (avvicinandosi) Avete finito di confabulare, padre e figlio?-

Cos.- Si discuteva del nostro futuro.-

Ama.- Senza di me?-

Cos.- Cose da uomini. (poi conciliante) Senti, che te ne pare quel dottore? (indica con gli occhi Amedeo) vedo che fila con Lia…-

Ama.- Sembrano due piccioncini…-

Cos.- E c’è speranza che prendano il volo? Magari con un aiutino?-

Ama.- Cosimo, ma che dici?-

Cos.- Dico che ho intenzioni di mettere su un’impresa di costruzioni (parla forte per farsi sentire da Amedeo), vorrei costruire palazzi, ville e non disdegnerei appalti di opere pubbliche. Però non ho nessuna esperienza di carattere amministrativo – sai che sono geometra – per cui mi servirebbe un esperto amministratore, un manager di fiducia per gestire i capitali che saranno investiti in questa gigantesca impresa nel campo delle costruzioni (fa cenno con la mano: va bene, sto esagerando, ma fa niente)…-

Gio.- …di case popolari a prezzi agevolati per lavoratori, a misura d’uomo, comode, carine…-

Cos.-…senza interessi esosi per i lavoratori dipendenti…però, dove lo trovo un simile professionista? (guarda di sottecchi Amedeo, il quale incomincia a prestare attenzione ai discordi di Cosimo)-

Gio.- Eh, certo, sono momenti difficili, si possono incontrare persone inaffidabili, disoneste, incompetenti…-

Cos.- Certo, se fosse uno di famiglia…-

Ame.- (non ne può più, scatta in piedi e si mette quasi sull’attenti di fronte a Cosimo) Signor Potenza, inavvertitamente ho colto una parte del suo dire. Mi riferisco alla sua ricerca di un funzionario integerrimo per la sua nascitura impresa di costruzioni. Ecco, in fede, io vorrei sottoporle la mia candidatura, la mia piena disponibilità per la riuscita dell’iniziativa che intende attuare.-

Cos.- La ringrazio, ma vede, io preferisco che sia uno di famiglia, sa sono all’antica.-

Ame.- (con grande serietà) Signore, io posso diventare membro della sua onorato famiglia… solo se (languidamente guarda  Lia) solo se la sua riverita figlia volesse acconsentire di divenire mia moglie.-

Cos.- (come se fosse sorpreso) Davvero? Ma guarda…beh, beh, mi prende alla sprovvista non saprei cosa dire. (con pomposità) Ma bisogna vedere cosa ne pensa mia figlia. Sa, io non voglio imporre un matrimonio di convenienza…(Lia si alza e si pavoneggia) Che ne dici Lia?-

Lia – (abbassando gli occhi) Papà, il dottore Amodio non mi è indifferente, però…-

Cos.- (apprensivo) Però?-

Lia – Però vorrei il tuo consenso.-

Cos.- (sbalordito e poi contento) Amalia, Giovanni, avete sentito? Vuole il mio consenso. (poi assumendo l’aria di padre dignitoso) Ecco, certamente, ci vuole il mio consenso. Ebbene tutto considerato…ma si, te lo do il mo consenso! Auguri e figli maschi (stringe la mano ad Amedeo) Potete baciarvi.-

Ama.- Oh cari, cari, che emozione.-

Gio.- (tra se) E li hanno già sposati! (gesto di piena soddisfazione) Fatto!-

Cos.- Brindiamo all’evento. (prende dal mobile una bottiglia di spumante, sta per stapparla, quando suonano alla porta. Di colpo Cosimo si irrigidisce) Ah, no, ora basta!-

Ama.- Questa volta lo sento: l’occhio della fortuna è per me.-

Cos.- Giovanni, vai tu a vedere… st’occhio…-

Gio.- (uscendo) Vado papà.-

 

Giovanni sta fuori meno di mezzo minuto, mentre gli altri restano con un fermo di scena, nella stessa posizione in cui si trovavano precedentemente. Rientra Giovanni, nasconde dietro la schiena qualcosa. La scena riprende.

Gio.- (mostrando un mazzo di rose rosse e leggendo il bigliettino) Ehm, ehm, “ Alla signora Amalia Potenza (controscena di Amalia), il presente omaggio con tanti auguri e mille di questi giorni…firmato…-

Lia e Ama.- Amedeo Amodio.-

Gio.- (trionfante) Firmato: Cosimo Potenza. (consegna le rose ad Amalia, la quale prima impietrita, poi si commuove).-

Ama.- (verso Cosimo) Caro, tu…ti sei ricordato del nostro anniversario…(lo abbraccia)-

Gio.- Mamma, il tuo vero occhio della fortuna, vero?-

Ama.- Giovanni…io…io…ora lo so! (abbraccia Cosimo)-

Cos.- (tra se) Finalmente, meglio tardi che mai. (a Giovanni) allora, stappi o no?-

Gio.- (con la bottiglia pronta per essere stappata) Propongo un brindisi: Alla nostra salute.-

Ame.- Ai futuri affari.-

Cos.- Al nostro anniversario.-

Lia – All’amore…-

Ama.- All’occhio della fortuna. (abbraccia tutti)-

Giovanni stappa. Botto e fine.