Niente progetti per il futuro

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NIENTE PROGETTI PER IL FUTURO

di Francesco Brandi

Testo vincitore del Premio Flaiano 2009

Francesco Brandi

fbrandi.mail@gmail.com


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Personaggi

IVAN

E’ un garagista, uomo semplice e di una piacevole concretezza, religioso praticante, di estrazione sociale bassa, con una cultura non certo ricca ma nutrita da un’insopprimibile curiosità che alimenta le sue velleità speculative e finanche filosofiche, un filosofo del paradosso ovviamente!

E proprio certe sue speculazioni vittimistiche lo hanno portato a concludere che il modo più consono di reagire al tradimento della fidanzata sia levarsi la vita. Nel testo parla un italiano infarcito da sporcature dialettali dl sud italia, ma potrebbe essere di qualunque regione purché mantenga una certa popolanità.

TOBIA

E’ un vip della tv, psicologo di nascita ma opinionista/ tuttologo di adozione (televisiva).

Uomo colto e ironico, ma anche molto egoista e egocentrico. Ultimamente è finito in disgrazia dopo aver involontariamente offeso un alto papavero della televisione in una delle solite schermaglie dei salotti televisivi.

Sebbene, pentito dell’incauto gesto, abbia cercato di porvi rimedio con scuse e genuflessioni, subisce ormai da mesi un pesante ostracismo che lo ha logorato lentamente, facendo emergere la sua parte più cinica e nichilista.

Su consiglio del suo agente ha speso gli ultimi denari per sposare in sontuose nozze una starlette della tv da cui era fidanzato da tempo, più che per amore per fare un po’ di “rumore” intorno alla sua immagine, ma a poco è servito.

Questo è il motivo del suicidio, una carriera distrutta, e soprattutto nessuno più che lo ama e lo cerca, nemmeno la neo moglie che al contrario di lui è impegnata in una carriera folgorante.

Ambientazione

Notte.

Un ponte pedonale nella periferia di una grande città che si sente rumoreggiare lontano. Sotto il ponte un fiume. L’atmosfera è densa, sporca e umida.


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PRIMO QUADRO

Tobia, in abito scuro elegante, forse da cerimonia. Accanto a lui, sulla balaustra del ponte, una bottiglia di Champagne.

Legge qualcosa su un taccuino. Sconsolato lo richiude e mette in tasca.

Butta giù un sorso di Champagne.

Non senza esitazione scavalca il parapetto del ponte e resta sospeso nel vuoto con la chiara intenzione di buttarsi di sotto. Da destra arriva Ivan.

Tobia dapprima sorpreso poi contrariato, lo guarda.

Si fissano per un po’.

Tobia imbarazzato fa per scavalcare tornando di qua dal parapetto.

IVAN -

No faccia, faccia... faccia pure con comodo. Io aspetto... tanto un minuto prima, un minuto dopo.

Tobia interdetto è rimasto a cavalcioni del parapetto indeciso su che decisione prendere. Dopo un attimo, incoraggiato dalle parole di Ivan, ritorna sospeso nel vuoto. Chiude gli occhi, li strizza, come per prendere coraggio. Ivan lo osserva con una certa apprensione. Secondi di suspense. Tobia riapre gli occhi, seccato.

TOBIA -

Eh... adesso ho perso la concentrazione.

IVAN -

Mi dispiace. Scusi.

TOBIA -

E poi in certi momenti, sa, si preferisce star da soli! Con lei che mi guarda lì... non mi viene.

IVAN -

No, scusi, la guardavo, che lei ha una faccia conosciuta...

TOBIA -

Ah sì?

IVAN -

mi ricorda un mio zio di Salerno...


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TOBIA -

Suo zio?!

IVAN -

Sì… forse… mah! (pausa)

Se vuole mi volto... (esegue senza aspettare la risposta)

TOBIA -

Non è quello, è che se sta lì, non mi sento a mio agio, mi viene da farlo

per sbrigarmi, scusi ma almeno in “questo” vorrei sentirmi libero...

IVAN -

Allora vado via.

TOBIA -

Mi farebbe una cortesia.

Tobia tenta di recuperare la concentrazione.

IVAN -

Ritorno tra un po’!

Ivan fa per uscire.

TOBIA -

Grazie. (Poi ripensandoci) Ma no! Se io so che lei ritorna sto

coll’ansia... insomma certe cose vanno fatte in santa pace. C’ero prima io, quindi oggi sta a me! Quando ho fatto, con tutto il tempo che mi abbisogna, solo allora lei si può eventualmente accomodare se lo riterrà opportuno.

IVAN -

Domani, allora.

TOBIA -

Domani.

IVAN -

A lei se torno domani va bene?

TOBIA -

Va bene!


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IVAN -

Ma tutto ‘sto tempo ci mette?

TOBIA -

Eh... ci metto il tempo che ci metto... l’importante è non avere il cruccio che lei mi torna e io ancora non ho fatto... insomma non voglio nessuno che mi dia fretta. Che poi le cose vengono male.

IVAN -

Vabbè quello più di tanto male non può venire.

TOBIA -

Invece sì. Sbaglio il lancio e invece di finire in acqua sbatto su quel pezzo di roccia laggiù e mi rompo qualcosa... e rimango sul greto del fiume paralizzato e agonizzante. Poi che facciamo? Mi finisce lei?

IVAN -

Io? Per l’amor di dio!

TOBIA -

Appunto. Per suicidarsi bene bisogna fare molta attenzione. Bisogna avere rispetto della morte, come della vita.

Ivan rimane inebetito. Tobia mostra impazienza per il fatto che Ivan resti lì.

TOBIA -

Allora?!

IVAN – (con grande ammirazione)

Bellissima!

TOBIA -

Che cosa.

IVAN -

Questa cosa che bisogna avere “rispetto nella vita...”, com’era?

TOBIA -

Bisogna avere rispetto della morte come della vita.

IVAN -

Proprio bella! Mah! Però scusi... a guardarla bene lei sta per fare una cosa che proprio rispetto per la vita...


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TOBIA -

Rispettare la vita non vuol dire non potervi porre fine. Se per esempio, tu rispetti una storia d’amore, devi anche poterla terminare se capisci che questa storia non ha più senso... l’importante è terminarla con rispetto della storia e, nel caso dell’esempio, dell’altra persona.

IVAN -

Giusto. Bello! Però no. Scusa chi te lo dice quando una storia d’amore va terminata? Per esempio lei m’ha lasciato, con rispetto, eh! Molto rispetto. Però, secondo me, come dire... era più rispetttosa se non mi lasciava.

TOBIA -

In quel caso lei ha deciso per tutti e due, è vero. Ma probabilmente la storia si era già conclusa. Quando uno chiude una storia è solo perché si è accorto prima dell’altro che la storia non andava più. La domanda da fare è dove era lei mentre lei smetteva d’amarla?

IVAN –

Lei?

TOBIA -

Lei tu. Tu dove eri mentre lei ti smetteva d’amare?

IVAN -

Come?

TOBIA -

Aha! Vedi... facile dire per me doveva andare avanti, ma tu sei riuscito a recuperarla per tempo? Che hai fatto per non oltrepassare il punto di non ritorno?

IVAN -

Il che?

TOBIA -

Il punto di non ritorno. Quell’attimo che divide una storia in due tempi. Il tempo quando la storia era ancora recuperabile, e il tempo quando la storia non lo è più. C’è stato un tempo in cui tu potevi recuperare il suo amore, la sua passione, la sua voglia di stare con te... ma non l’hai fatto. Perché non l’hai fatto?


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IVAN -

Eh, non lo so! E allora pure nella vita c’è un punto di non ritorno. C’è stato un tempo in cui c’era ancora la voglia di vivere e la vita era ancora recuperabile, ... perché non l’hai fatto?

TOBIA – (quasi a se stesso)

Perché ho sbagliato... Ho fallito, e non ho altra scelta che ammazzarmi.

IVAN -

E allora pure io ho sbagliato, ho fallito, e mi ammazzo... (pausa) però è colpa sua!

TOBIA -

Di chi?

IVAN -

Di Angela.

TOBIA -

E chi è Angela?

IVAN -

Quella che m’ha lasciato... ma non segui il discorso?!

TOBIA –

Oh! Scusa se tendo a distrarmi dai tuoi problemi sentimentali! Adesso puoi cortesemente lasciarmi solo a... “fare quello che devo fare”?

IVAN -

Se hai paura a dirlo, come farai a farlo?

TOBIA -

Paura di cosa?

IVAN -

Di chiamare quello che stai facendo col suo nome: suicidio.

TOBIA -

Non mi piace quella parola. E’ spiacevole, stridente: suicidio! Non è paura, è questione di gusto.

IVAN -


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Ah, il gusto... Se devi dire suicidio uhm che schifo... Invece ammazzarsi è di classe.

TOBIA -

E’ così. Se ne va adesso?

Pausa.

IVAN -

Mi dispiace che ti ammazzi... Ci parlavo bene con te.

TOBIA -

Tanto non avremmo parlato a lungo... si sta per ammazzare anche lei.

IVAN -

Mannaggia ma lo vedi che sei bravo, sai girare sempre il pensiero...

Ma ci diamo del tu o del lei?

TOBIA -

Consapevole di stupirla le confesso che non rappresenta una priorità nei miei problemi.

IVAN -

Allora diamoci del tu. (si avvicina tendendogli una mano)

TOBIA –

Non si avvicini, non si avvicini, che mi butto!

IVAN –

Mi volevo solo presentare. Molto piacere io mi chiamo Ivan molto lieto!

TOBIA -

Piacere, Tobia.

IVAN -

Tobia me lo faresti veramente un piacere?

TOBIA -

Basta che dopo se ne va.

IVAN -

Eh! Adesso che ci siamo presentati mi devi dare del tu.


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TOBIA -

Va bene. Basta che dopo te ne vai.

IVAN -

No ecco, il piacere è proprio questo. Posso ammazzarmi prima io? Lo so che c’è una fila da rispettare… e tu c’eri per primo, però io sono un emotivo. Adesso ti conosco e mi stai simpatico... e se tu dovessi morire, come tutti ci auguriamo, io ci rimarrei male. Sarebbe proprio una cosa brutta.

TOBIA -

Ma se ti devi ammazzare subito dopo, che ti importa?

IVAN –

Ma mi ammazzo triste! Con addosso una malinconia, che rischia di rovinarmi tutta la morte... dai che ti costa... tanto io ti sto indifferente... tu non soffrirai alla mia morte. Quindi mi ammazzo io, così quando

arrivi tu, io sono morto e la cosa non mi fa né caldo né freddo.

Fammi una cortesia, tienimi un attimo, il sasso.

Scena a soggetto: senza aspettare la risposta di Tobia, Ivan dà in mano a Tobia il sasso, restando con la corda al collo, passa di là dalla balaustra restando incastrato, torna indietro e mette la corda al collo di Tobia. Passa di là dalla balaustra, riprende il sasso e fa per lanciarlo mentre la corda è ancora al collo di Tobia. Tobia si spaventa e impreca.

IVAN –

Che poi così facciamo pure prima, perché ti vedo anche un po’ titubante, un po’ filosofo... invece io... non faccio tutti sti ragionamenti, Pluff! Ed è tutto finito. Pronto? (Ivan è visibilmente molto spaventato all’idea di buttarsi) Uno… Due… Due e mezzo… Tre… (pausa) Tu come sei organizzato?

TOBIA -

In che senso?

IVAN -

Per andare giù. Corde o sassi?

TOBIA -

Non capisco.

IVAN -


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Non hai né sassi né corde? Oh mamma mia! Ma stai inguaiato. E magari sai pure nuotare.

TOBIA -

Non bene... però sì.

IVAN -

Ma così ti aspetta un’agonia terribile. Ma scusa ma che filosofo sei?

TOBIA -

Ma io non sono un filosofo.

IVAN -

Se ti butti senza sassi o corde, il corpo dopo qualche secondo torna a galla e allora che fai? Sai pure nuotare... l’istinto di sopravvivenza è fortissimo e ti fa stare a galla, mentre tu che ti vuoi suicidare cerchi di non nuotare e di annegare... ma non ce la fai... istinto-ragione ragione-istinto istinto-ragione... se sei sfortunato trovi un pescatore che sta pescando, ti vede e ti salva e tu ti sei fatto tutta sta faticata per niente... vedi che sei filosofo. Come quello delle idee, che non faceva mai l’amore: colla P.

TOBIA -

Platone?!

IVAN -

Pratone, bravo!

TOBIA -

Platone!!

IVAN -

Eh. Quello là! Quando faccio i turni di notte al garage me le guardo tutte le trasmissioni delle lezioni universitarie.

Bellissime. Quelle sulla meccanica quarzistica sono spettacolari. Non ci capisco niente, ma hanno un fascino… Insomma come dice… Come si chiama?

TOBIA -

…Platone.

IVAN -


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Ecco, Pratone, se tu non vuoi solo l’idea della morte ma vuoi morire veramente, devi organizzarti. Allora o ti leghi con le corde le mani e i piedi o ti metti in tasca un bel mucchietto di sassi belli pesanti. A destra e a sinistra. Che ti tengono giù quanto basta che puoi affogare tranquillo tranquillo.

Guarda io mi sono portato sia corde che sassi, facciamo così i sassi li usi tu e le corde le uso io, vabbè?

TOBIA -

Ma guarda io….

IVAN -

Preferisci le corde?

TOBIA -

No veramente….

IVAN -

Infatti, usa i sassi che è più semplice.

(mette delle pietre in tasca a Tobia ma trova il taccuino) e questo?

TOBIA -

Niente che ti riguardi.

Tobia fa per riprenderglielo ma Ivan si sottrae.

IVAN -

Vuoi che ti ritrovino con questo in tasca?... Ma l’acqua scioglie l’inchiostro, se vuoi lasciare un testamento lo devi far trovare asciutto. E vuole fare il filosofo! (apre il taccuino)

TOBIA -

Ridammelo immediatamente.

IVAN -

Ah, ho capito... vuoi portarlo con te a sciogliersi nell’acqua perché non lo legga più nessuno.

TOBIA -

Ecco bravo!

IVAN -


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Lo sai che c’è un’antica usanza ebraica, quando vuoi cancellare dalla tua memoria qualcosa che hai fatto per cui ti senti in colpa, lo scrivi su un pezzo di carta e poi lo immergi nell’acqua di un fiume che porta via l’inchiostro, porta via anche la colpa. E tu che colpa ci hai scritto? (fa per leggerlo).

TOBIA -

Non puoi leggerlo è violazione della privacy.

Ivan apre il taccuino e legge.

IVAN -

Tobia Tedeschi. Tu sei Tobia Tedeschi??!! Ma certo, ecco chi sei... ma come ho fatto a non riconoscerti subito... è che non sono proprio fisionomista. Certe volte mi capita pure coi clienti, al garage, non gli dò una macchina per un’altra? In quel caso però è più normale. All’accettazione la mattina portano la macchina in dieci, mai visti né conosciuti, poi quando la vengono a riprendere la sera è un quiz a indovinare quale macchina sta con quale faccia, allora cerco di indovinare colla psicologia. Elegante con macchina elegante, cafone, con macchina cafona, ignorante con macchina grossa, demente con il suv... che macchina hai tu?

TOBIA -

Un suv!

IVAN -

Vedi a te non l’avrei indovinato! Non sempre s’indovina. Ma mi sono perso che stavamo dicendo?

TOBIA -

Rivoglio il mio libretto!

IVAN -

Ah sì, che ti conosco... ti guardavo sempre nella trasmissione di Eusebio Royer... bravo anche lui eh? (faccia cupa di Tobia) No? Non è bravo. (faccia sempre più cupa) ma va a capì oggi chi è veramente bravo, uno magari ha successo e tutti pensano che è bravo, invece poi dopo... (faccia tragica di Tobia). Ho detto qualcosa di sbagliato?

TOBIA -

Baciapile, leccaculo... fa il provocatore e poi è il più servo di tutti!


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IVAN -

Ma chi io?

TOBIA -

Ma che tu.

IVAN -

Mannaggia, quanto so’ cretino! E’ vero che tu ci hai litigato con Royer.

L’ho pure vista quella puntata.

Com’è la frase che gli hai detto? Che l’hanno mandata pure su Blob? Ma dai com’era: “Ogni volta che dici obbedisco...” E dai ricordamela.

TOBIA -

A forza di piegarti per dire “ubbidisco” t’è venuta l’ernia del disco.

IVAN -

Troppo forte. Per cos’era poi? Ah, per quel discorso sui gay. Che poi lo possiamo dire? Quello Royer dice che è contro i gay, ma secondo me lui un po’ ricchione lo è.

Dice il vangelo: “Non sappia la tua mano destra ciò che fa la tua mano sinistra”.

Fosse solo la mano, mi sa che là ogni organo fa una cosa diversa e nessuno sa niente.

Ma è da allora che non t’ho più visto in televisione.

T’hanno fatto fuori eh? Ebbè!

Quello è un pezzo grosso… non è che gli puoi dare del leccaculo così. Ma che poi come mai difendevi così i gay…

Lì per lì ho pensato vuoi vedere che è gay e Morena un travestito. Allora sono andato a vedere sul calendario di Morena, che teniamo in garage. E mi sono tranquillizzato… tutto regolare… E insomma perché i gay?!

TOBIA -

Ma che me ne frega dei gay… sono quelle cose che si dicono per prendere una posizione, aperta, progressista… Voglio che mi restituisci il mio taccuino e te ne vai.

IVAN -

E ti amazzi qua vicino agli studi televisivi… cos’è un messaggio?

L’ultima provocazione?

Anche la mia fidanzata… “ex” fidanzata… la zoccola insomma, lavora là, mi ha pure detto che l’ha vista qualche volta girare per gli studi…


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Angela lavora allo studio 8, alla trasmissione Cucina Mia… che poi in realtà non mi ha lasciato lei… l’ho lasciata io… però perché lei mi ha tradito… insomma la faccenda è un po’ complicata.

TOBIA -

Interessantissimo. Mi ridai il mio taccuino.

IVAN -

Scusa sono troppo curioso di conoscere le ultime volontà di una star della tv. Tanto o muoiono con te o con me subito dopo è lo stesso. (dando una scorsa al libretto). Ma non sono ultime volontà.E’ una lista di nomi femminili, con l’anno accanto?

Non mi dire che…

Accidenti quante sono! Complimenti!

E quest’altra lista?

E’ una lista... di persone. M’ama non m’ama?

Ci sono pure uomini: “m’ama non m’ama”, ma allora… sei bisex?!!! Niente di male, io non mi scandalizzo. Avevo un cugino bisex, ma di secondo grado. Adesso ha aperto un coiffeur per cani.

TOBIA -

Me lo vuoi dare?!

IVAN -

Loredana Giannerini, non m’ama;

Stefano Cozzi, non m’ama;

Lorenzo Laurenzi, non m’ama... d’altra parte uno con un nome così; Giuseppina Bartolozzi... c’è segnato... non capisco cos’è!

TOBIA -

Un teschietto.

IVAN -

E che vorrebbe dire?

TOBIA -

Quelli che m’amano sono stelline e quelli che non m’amano teschietti.

IVAN -

E questo con teschietto e asterisco.

TOBIA -


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I traditori quelli che prima erano un m’ama a due o tre stellette e poi hanno voltato la faccia.

IVAN -

Corrado Poli...

TOBIA -

Beh Corrado prima era un m’ama, ma è due mesi che mi voleva parlare che gli era morto il padre ma io non ne avevo voglia per niente, due palle! E sono un po’ sparito. Ormai è un non m’ama sicuro.

Il fatto è che sono tutti pronti a tradire, appena ci si distrae un attimo.

Non è che uno possa star dietro a tutti.

IVAN -

Vabbè gli è morto il padre.

TOBIA -

Eh! Una volta è il padre, un’altra è la madre, una volta lo lascia la fidanzata, scusa senza offesa…

IVAN -

Dovrebbero amarti a prescindere, senza che tu faccia niente...

TOBIA -

Esatto.

IVAN -

Azzo! Simone Guelfi, quattro teschietti.

TOBIA -

Mi odia proprio. Beh ho avuto una storia con sua moglie.

IVAN -

E ovviamente non erano separati?

TOBIA -

Erano in viaggio di nozze. Li ho conosciuti a New York stavamo allo stesso albergo, siamo diventati amici, grandi sorrisi, abbiamo passato una settimana insieme... e poi sua moglie, si è sentita un po’ troppo Sex and the City... e mentre lui era andato a vedere il Basket...

IVAN -

Tu hai fatto canestro.


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TOBIA -

E’ stata lei a venirmi a cercare in camera.

IVAN -

E tu, non potevi dirgli di no?

TOBIA -

Ci sono delle priorità nella vita.

IVAN -

Ah, c’è pure Eusebio Royer: 4 teschietti, e questo era immaginabile...

TOBIA -

Infatti.

IVAN -

E quante persone sono in tutto?

TOBIA -

248.

IVAN -

Tu hai l’aggiornamento in tempo reale di 248 persone se ti amano o meno?

TOBIA -

Un’idea approssimativa ma abbastanza precisa.

IVAN -

E tutti non m’ama?

TOBIA -

Ma no. Perché adesso stai guardando la pagina dei non m’ama... se giri c’è anche quella dei m’ama.

IVAN -

Questa dove ce ne sono sette!

TOBIA -

Quella!

IVAN -


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Mamma, Papà... Silver?

TOBIA -

E’ il cane di papà, in famiglia lo consideriamo una persona...

IVAN -

Renato, Laura, Ghigo e Morena. Sette.

TOBIA -

Ho solo sette persone che ancora mi amano.

IVAN -

Come Biancaneve! Scusa... E’ che non sono neanche i sette che ti amano che fanno impressione, ma i 241 a cui invece stai sulle palle. (Continuando a leggere sul taccuino)

TOBIA -

Sono sotto il 3% di share!

IVAN -

Che cosa?!

TOBIA -

Lo share! Vedi la televisione 24 ore al giorno, non sai cos’è lo share? E’ un modo in televisione per calcolare delle persone che hanno la televisione accesa quanti guardano il tuo programma.

IVAN -

E il 3% com’é, basso?

TOBIA -

Sotto il 3% in televisione ti fucilano... e nella vita è meglio se ti ammazzi. Che è quello che stavo giustappunto facendo prima che arrivassi tu… Perciò se vuoi essere così gentile da...

IVAN -

Beh ma adesso non sei più sotto il 3%...

TOBIA -

Ah no?

IVAN -

No!


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TOBIA -

E perché?

IVAN -

Perché adesso ci sono io, diventiamo otto e alzo la media.

TOBIA -

Ma se neanche ti conosco.

IVAN -

Eh! Ci conosciamo da poco, questo sì... ma l’incontro è già stato come dire… importante! So di te cose che nessun altro conosce. Prima fra tutti che vuoi suicidarti. Lo so solo io. Vedi questo come ci rende vicini? Poi ho letto il tuo taccuino segreto. Insomma forse non arrivo al grado di amico ma sono a tutti gli effetti un conoscente di alta categoria. Perciò mi aggiungo alla lista e accanto al mio nome segno un bel m’ama due stelline... (scrive sul taccuino) sei sopra il 3 per cento. E quindi divento automaticamente quello che ti ha salvato la vita?

TOBIA -

E perché tutto questo interesse a salvarmi la vita?

IVAN -

Perché mi dispiace... che non ti vedo più in televisione.

TOBIA -

Ma stai per ammazzarti pure tu... non la vedrai più la televisione.

IVAN -

Ah già. Non vedrò più la televisione. Certo morire ha i suoi contro! (riflette) Non lo so. Mi sembra bello proprio oggi, fare una buonaazione.

TOBIA -

E chi ti dice che impedendo a me di ammazzarmi fai una buona azione?

IVAN -

E come?! Se evito un suicidio è una buona azione per forza. Non solo, ma se uccidendo me, contemporaneamente però salvo te... anche lassù saranno più clementi.


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TOBIA -

Lassù?

IVAN -

In Cielo... in Paradiso... Dio.

TOBIA -

Perché pensi che a Dio gliene freghi qualcosa se io e te ci ammazziamo?

IVAN -

E certo! Suicidarsi è peccato, mortale! Anzi proprio per questo io posso presentarmi al cospetto di Dio, dicendogli: “è vero io mi sono suicidato, ma prima di suicidarmi ho evitato il suicidio di un altro. L’ho salvato dall’errore!”.

TOBIA -

Ma per giudicare il nostro suicidio sbagliato, dovrebbe conoscere i particolari delle nostre vite.

IVAN -

E’ Dio! Li conosce sì tutti i particolari.

TOBIA -

Pensi che Dio conosca i particolari delle vite di 6 miliardi di persone sulla terra? Di ognuno di noi? Pensi che ci segua, che ci guardi? Anche in questo momento?

IVAN -

“Neanche un passero cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati.” Matteo 10, 29-31

TOBIA -

Ma sei un prete?

IVAN -

No, solo ben catechizzato.

TOBIA -

Va bene, monsignore, allora se Dio è qui con noi a contarci i capelli, perché non fa qualcosa per fermarci?


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IVAN -

Tipo?

TOBIA -

Un segno. Un fulmine. Un’acquazzone.

IVAN -

Si vabbè! Adesso Dio fa venire un acquazzone così che noi cambiamo idea.

TOBIA -

Per impedirci di commettere il peccato.

IVAN -

Ah sì?! Beh magari manda un acquazzone per salvare noi, qualcuno sta navigando con la barca sul fiume… il pescatore di prima!!! Si becca l’acquazzone anche lui e rischia di rovesciarsi e annegare... allora per salvare noi, uccide lui, che neanche si voleva ammazzare?

Se tutte le volte che stiamo per fare qualcosa di sbagliato Dio arrivasse a fermarci non saremmo più liberi di fare niente?

TOBIA -

Abramo però l’ha fermato prima che uccidesse Isacco...

IVAN -

Ma che c’entra. Gliel’aveva detto Lui di ucciderlo per saggiare la sua devozione. E una volta capito che Abramo gli era fedele, l’ha graziato. Chissà che avrà pensato Abramo...

TOBIA -

Mi è andata di lusso! A sollevare il pugnale sono buoni tutti è a colpire tuo figlio, che voglio vedere! Ecco, questo Dio potrebbe farlo.

IVAN -

Cosa?

TOBIA -

Fare scendere dal cielo un angelo divino: “Fermi tutti! Dio ha compreso il vostro dolore ma non vuole che vi uccidiate”. Se me lo dicesse Dio non mi ucciderei.

IVAN -


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E certo. Così metti pure lui sul libretto. Dio: m’ama! Quattro stelline e l’aureola. E’ che Dio non si può scomodare per fermare due sul punto di fare una fesseria come me e te.

TOBIA -

E allora... se Dio poteva impedirlo, dopo non può condannarci per averlo fatto.

Guarda anche quanto tempo gli stiamo dando... anche fosse stato distratto sul momento, ha avuto tutto il tempo di capire perfettamente, gli abbiamo pure fatto degli esempi chiarissimi, che lo riguardano. Ascolta: il Silenzio di Dio! E se pure Dio tace, non rimane scelta.

IVAN -

Allora il fatto che mi iscrivo tra i m’ama non serve a niente?

TOBIA -

Ti ringrazio ma ho bisogno di un plebiscito più ampio. O sono amato universalmente o niente..

IVAN -

Tu vuoi piacere a 248 persone tutte insieme?! Non sei mica su Facebook! A me sarebbe bastato avere un amico, l’amore di Angela e del figlio che avrei voluto avere da lei.

TOBIA -

Tu sei uno di quelli che si accontentano, io no. Tu sei uno felice!

IVAN -

Io!? Ma se mi voglio ammazzare!

TOBIA -

Voglio dire hai l’atteggiamento di uno che avrebbe potuto essere felice. E invece decide di suicidarsi lo stesso giorno mio per rompermi i coglioni.

IVAN -

Va bene, va bene, me ne vado! Non posso fare proprio niente per farti cambiare idea?

TOBIA -

Uccidimi!

IVAN -


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Allora tanto vale! Oh io ti avverto, non chiamo polizia né niente.

TOBIA -

Cioè?

IVAN -

Questo è un ponte sconosciuto, periferico, prima che ci trovano possono passare anche settimane.

TOBIA -

E quindi?

IVAN -

Il corpo si decompone tutto. A me non è che m’interessa, ma io lo dico per te che sei un personaggio pubblico che figura ci fai tutto putrefatto

TOBIA -

Ma che m’interessa se sarò morto?!

IVAN -

“La vera classe non sta nel come si arriva ad una festa, me come la si lascia”. Vabbè... se proprio hai deciso... Allora... addio!

TOBIA –

Addio!

IVAN -

Ci rivediamo di là!

TOBIA -

Sperando ci sia abbastanza spazio da non incontrarci.

IVAN -

Anche tu ci pensi a come sarà di là, eh?!... e al fatto che manca poco a saperlo. Quando ero piccolo morì un mio amichetto e la cosa che più mi impressionava era che lui sapeva cosa c’era dall’altra parte.

TOBIA -

Molto commovente. Te ne vuoi andare per favore?!

IVAN -

Mi ha fatto piacere che l’ultima persona che ho conosciuto nella mia vita sia stato tu.


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TOBIA -

Grazie!

IVAN -

Allora vado.

TOBIA -

Si!

IVAN -

E va bene. (Esce. Tobia esce oltre la balaustra e ricerca la concentrazione per uccidersi. Improvvisamente Ivan rientra. Tobia si spaventa e quasi sta per cadere, cosa che lo fa spaventare ancora di più) Posso fare una domanda? Scusa ti ho spaventato? Un’ultimadomanda poi me ne vado giuro... Ma ci sarà un momento, un ricordo che ti ha reso felice?

TOBIA -

No. Non lo so.

IVAN -

Uno, almeno uno.

TOBIA -

Così su due piedi non mi viene.

IVAN -

Pensaci, io non ho fretta.

TOBIA -

Io si!

IVAN -

Eh, adesso... addirittura hai fretta di buttarti di sotto! E perché?!ì

TOBIA -

Perché non ne posso più... perché sapevo di fare una morte tragica, ma mai pensavo così tanto tragica!

IVAN -

Per il suicidio?


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TOBIA -

Per avere incontrato te!

IVAN -

Ma perché scusa cosa ti ho fatto? (Tobia non risponde) siamo nella stessa barca… invece di sodalizz… soridali… sodarili…

TOBIA -

Solidarizzare!

IVAN -

Eh, scusa invece di fare quella cosa lì… Dai, forza dimmi che ti ho fatto?

Tobia far per rispondere ma Ivan lo incalza. Tobia è esasperato.

IVAN -

Aha! Vedi che non sai rispondere?! Vedi che non lo sai neanche tu?! Ti lamenti di me ma non sai per cosa... e così è per la fretta... cos’è questa fretta? Dove devi correre?

(pausa)

TOBIA -

In nessun posto.

IVAN -

Appunto. Se c’è un momento finalmente in cui non hai più niente da perdere, che non devi rendere più conto a nessuno... è questo! Goditelo! ... questa sensazione di libertà, di vuoto!

E’ perfetto... Dai, un ricordo bello. Non vorrai morire senza almeno un ricordo bello.

TOBIA -

Sì. Ce n’è uno... ma è insignificante...

IVAN -

Dimmelo lo stesso.

TOBIA -

La scorsa estate, di notte, eravamo a casa, io e Morena, le finestre erano aperte tirava una leggera brezza che allontanava il calore del


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giorno, lei dormiva accanto a me, e io leggevo un romanzo che faceva molto ridere...

IVAN -

e...

TOBIA -

...e niente... tutto qui.

IVAN -

E che ricordo è?

TOBIA -

Non lo so. Però c’era pace.

IVAN -

Ah! Quindi il motivo per cui ti butti non è perché sei infelice, ma perché non sei in pace.

(pausa, Tobia sorride)

TOBIA -

Ma chi te l’insegna queste stronzate new age? Adesso il ricordo l’hai avuto, te ne vuoi andare?!

IVAN -

Non vuoi sapere il mio?

TOBIA -

No! Non lo voglio sapere.

IVAN -

Sicuro!

TOBIA -

Come la morte!

IVAN -

Poi non mi venire a dire che hai cambiato idea...

TOBIA -

Sarà alquanto improbabile!


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IVAN -

Ti perdi qualcosa!

TOBIA -

Non sarà l’unica.

IVAN -

Certo… chissà cosa penseranno gli altri di noi? Dopo che ci saremo…

TOBIA -

Una delle cose belle di buttarsi è che non devi più pensare a cosa penseranno gli altri di te.

IVAN -

Non ci pensi al fatto che se ci buttiamo uno dopo l’altro poi la gente che ci troverà insieme si chiederà quale tipo di rapporto c’era tra i due: erano amanti?

TOBIA -

Ma se mi sono appena sposato.

IVAN -

“Tobia Tedeschi, il giorno del suo matrimonio si butta da un ponte coll’amante di una vita. Una grande storia d’amore omosessuale ma impossibile, che ha cercato di camuffare con un matrimonio. La vedova non aveva mai sospettato nulla”.

Sarai più popolare da morto che da vivo.

TOBIA -

Bella soddisfazione.

IVAN -

E pure lei... anzi lei ancora più di te.

TOBIA -

Sai la novità!

IVAN -

Ah! Ah! Mi sembra di subodorare dell’invidia! Non è una bella cosa!

TOBIA -

Va bene basta!!! Vuoi andare prima tu? Vai! Tanto finché non muori non mi lascerai mai in pace. Prego accomodati.


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Rientra dal parapetto.

TOBIA -

E tu ti ammazzi sperando di far disperare una donna... ma quella vince alla lotteria! Se vincesse al super enalotto il primo investimento sarebbe pagare un killer per ucciderti. Prima mi hai chiesto cosa mi hai fatto.

Mi hai esasperato, confuso, rintronato, mi hai levato il gusto di fare in santa pace l’ultima cosa della mia vita. Mi manca la pace? Sì. E sai perché mi manca? Perché il mondo è pieno di gente come te. Che non si fanno i fatti loro, che guardano le apparenze, che non capiscono la complessità delle cose, che non sanno distinguere quando è il caso di parlare e quando è il caso di stare finalmente e definitivamente un po’ zitti. Fai bene a suicidarti... perché nel tuo caso è un regalo che fai all’umanità! Il premio al suicidio più opportuno dell’anno.

Ivan si accascia a terra piange in silenzio. Tobia si rende conto che forse ha esagerato un po’.

TOBIA -

Ma che fai piangi?

Ivan non risponde

TOBIA -

Ma dai... siamo tutti un po’ nervosi, no! In fondo è una novità per tutti e due... non è che sappiamo come si fa... e quindi siamo un po’ agitati.

IVAN -

Volevo solo salvarti la vita. Volevo farti pensare a qualcosa per cui valesse la pena di tornare a casa. A quella notte con lei…

TOBIA -

Quella notte non vale niente. Poche ore dopo era già di nuovo guerra.

IVAN -

Anche lei la pensa così?

TOBIA -

Il problema non è Morena. Il problema è tutto.

IVAN -


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Vi siete sposati.

TOBIA -

Bella roba. Una farsa! Morena, lei era tanto che voleva sposarsi, ma io no. Quando tutto ti va bene, hai successo, soldi, donne... mica pensi a sposarti no?

Ci si sposa quando si ha bisogno di un punto fermo, e io che invece ero stato fermo tutta la vita finalmente potevo muovermi e andare dove volevo. In fondo anche con Morena era cominciata così. Fai una trasmissione insieme, ti conosci, esci... poi con lei è andata un po’ oltre, mi piaceva. Però sposarla... dai!

Poi la lite con Royer... fuori dalla televisione e nel giro di tre mesi tutto spazzato via.

Nessuno sa più chi sei, o non ha voglia di ricordarselo.

E cominci a pensare che morirai d’infarto da solo una domenica pomeriggio davanti alle previsioni del tempo e che troveranno il tuo corpo dopo una settimana.

E allora forse un punto fermo ti servirebbe adesso.

Poco dopo arriva Ghigo il mio agente che è anche quello di Morena.

IVAN -

Hai un agente che si chiama Ghigo?

TOBIA -

Si Ghigo.

IVAN -

Vabbè. E il tuo cane come l’hai chiamato Antonio?

TOBIA -

Il cane si chiama Silver! Insomma Ghigo dice di avere avuto una grande idea: devo sposare Morena, fare una grande festa, un evento di comunicazione coi fiocchi, con la vendita dell’esclusiva a qualche settimanale di questi... sai?

“Ma come faccio?” Dico io. Vado da Morena: “senti dato che sono diventato uno sfigato, adesso posso finalmente sposarti, anzi se riusciamo sfruttiamo anche la cosa per farmi tornare un po’ in vista”. Tanto più che a lei le cose vanno bene, fa una trasmissione dietro l’altra... tutta cosce e culi, ma si sa… come va in questi casi, no?!

Il mio agente dice che ci pensa lui, che combina tutto lui, che Morena mi ama e sarà felicissima di sposarmi.

E così è stato, e sai una cosa? Lei era veramente felicissima... Boh!


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E così oggi ci siamo sposati. Ma non ha funzionato. Dentro. Qua dentro…

Durante tutto il matrimonio non potevo fare a meno di sentirmi finto e sporco, più lei era felice... più mi sentivo uno schifo. E dopo il taglio della torta, me ne sono andato.

IVAN -

Non hai neanche mangiato la torta?!

TOBIA -

Un matrimonio durato 7 ore e 25 minuti.

Mi staranno anche cercando.

Povera Morena.

Uno sposo che scappa prima delle nozze è un classico ma uno che scappa immediatamente dopo, è proprio un coglione.

(pausa)

IVAN -

Chiamala.

TOBIA -

Eh?

IVAN -

Lei non ha colpa, chiamala.

TOBIA -

Tu sei pazzo.

IVAN -

Ti è rimasta vicino. Non merita di essere trattata così.

TOBIA -

E cosa le dico “amore non preoccuparti, tutto bene, mi sto solo per ammazzare, saluta gli ospiti anche per me.”

IVAN -

Dalle una possibilità. Per ammazzarsi c’è sempre tempo.

TOBIA -

No. Io lo so che se non lo faccio stanotte non lo faccio più.


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IVAN -

Allora è proprio stanotte che non lo devi fare. Chiamala.

TOBIA -

Non ho neanche il telefono l’ho lasciato alla festa.

IVAN -

Chiama col mio.

TOBIA –

E tu vieni a ucciderti con il cellulare?

IVAN –

Tanto non mi chiama mai nessuno.

TOBIA -

Lei non risponde ai numeri che non conosce.

IVAN -

E’ in pena per te. Risponderà.

Ivan appoggia sulla balaustra il suo cellulare. Tobia non lo prende, ma improvvisamente si avventa su Ivan prendendolo a schiaffi e pugni. Ivan cerca di difendersi ma Tobia è una furia.

TOBIA -

Te ne vuoi andare?! Eh?! Te ne vai?! Mi lasci in pace?! Perché cazzo mi fai venire questi dubbi... io non ci voglio tornare indietro... sai quanta forza mi ci è voluta per arrivare fino a qui? E tu chi sei, per metterti a fare il boyscout? Vai ad aiutare qualcun altro. Non volevi ammazzarti, e allora adesso ti ammazzo io. Così ti risparmio la fatica.

Ivan riesce finalmente a svincolarsi da Tobia.

IVAN -

Tu sei un pazzo. No, no tu sei proprio pazzo... Ma vaffanculo!

Ma fai bene: ammazzati, e prima possibile!

Ivan esce.

Tobia resta a terra, sconvolto e ansimante. Si alza, si guarda intorno, è l’immagine di un uomo perso.


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Infine ritorna alla balaustra. Mentre la scavalca vede il cellulare che gli ha lasciato Tobia. Si blocca a fissarlo. Lo prende in mano. Non sa bene cosa fare, alla fine si decide e compone un numero, si porta il cellulare all’orecchio.

TOBIA -

Sono io.

Buio.


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SECONDO QUADRO

Ivan è seduto che guarda il suo cellulare.

Tobia in piedi molto nervoso che non riesce a star fermo.

IVAN -

E così sul mio telefono adesso ho il numero di Morena Floris? Non ti dispiace se lo memorizzo, vero? Metti che quando mi trovano morto mi vanno a controllare la rubrica, io una certa figura ce la faccio, no? Meno male che sono tornato a riprenderlo. (riferendosi al cellulare)

TOBIA -

Voleva venire qua.

IVAN -

Qua sul ponte?!

TOBIA – (molto nervoso)

Ho detto “qua”! Qua c’è un ponte, quindi “qua sul ponte!”

IVAN – (ironico)

E la cosa ti fa piacere!

TOBIA -

Io non la voglio vedere. Non ce la faccio! Non gliel’ho detto dove sono.

IVAN -

Peccato! Potevate fare come la fine di Thelma & Louise… lei che corre verso di te al rallenty per fermarti, e tu ti butti nel gran canyon con l’auto che vola. (Pausa) Certo qua non abbiamo l’auto… e soprattutto non abbiamo il gran canyon…

TOBIA -

Vedi anche qualche film ogni tanto, non solo la televisione.

IVAN -

Certo che vedo i film… alla televisione!

TOBIA -

E figurati…

IVAN -


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Dove sono fortissimo, sono i film dei vampiri. Mi piacciono troppo. Troppo belli i vampiri. Misteriosi, soli, piacciono alle donne. Come te. Tu potresti essere un vampiro… piaci alle donne, sei misterioso, nel senso che chi ti capisce è bravo. Sei solo… e il tuo quadernino parla chiaro…. però loro sono immortali, anche se sto fatto di essere

immortali gli fa fare solo una vita di merda. Per esempio adesso, non potresti suicidarti.

TOBIA -

Magari potessi trasformarmi in un pipistrello e sparire per sempre.

IVAN -

Solo Dracula si trasforma in pipistrello… di Dracula poi, modestamente, ho visto veramente tutto:

Dracula, Il ritorno di Dracula, Le spose di Dracula, Le figlie di Dracula, Le amanti di Dracula, Dracula padre e figlio, Mamma Dracula, La vedova di Dracula, Il mastino di Dracula,

Mezzo litro di rosso per Dracula, Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete, Tempi duri per Dracula, Dracula ti succhio, Il tenero Dracula, Dracula in Branzia, Dracula mon amour!

E poi Dracula contro Batman, Dracula contro Frankenstein, Dracula contro gli Zombi, Dracula contro Billy the Kid, Fracchia contro Dracula, Emmanuelle contro Dracula.

(pausa) Al garage ho un sacco di tempo libero.

TOBIA -

Vedo.

IVAN -

Ma anche tutti gli altri: Per favore non mordermi sul collo, Nosferatu, Intervista al Vampiro, Miriam si sveglia a Mezzanotte, Blade 1 e 2, Underworld 1 e 2, Twilight 1, 2 3, e 4… poi c’è il filone più trash come Mary Mary Bloody Mary, … o il Succhione. C’è anche “Gayracula Vampiro e gay” Che andava bene per Royer.

Ma quello che mi piace di più è La Piccola Bottega degli Orrori.

TOBIA -

Ma che dici? La Piccola bottega degli Orrori non è un film di Vampiri.

IVAN – (prendendola come un’offesa personale)

Che cosa??!!!! La Piccola bottega degli Orrori non è un film dei vampiri??!!!


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TOBIA -

Ma no, che c’entrano i vampiri? E’ la storia di un commesso in un negozio di fiori dove gli capita una pianta…

IVAN -

…che si nutre di sangue.

TOBIA -

Si ma è un pianta non è un vampiro.

IVAN -

Un vampiro sotto forma di pianta. Un vampiro ecologico!

TOBIA -

E poi non è neanche una pianta ma un essere che viene dallo spazio.

IVAN – (polemico)

Infatti in molti film i vampiri vengono dallo spazio: L'attacco del vampiro spaziale, Il vampiro del pianeta rosso, Space vampires, Terrore dallo spazio profondo…

TOBIA -

Basta!!! Va bene va bene….

IVAN -

Prima mi meni, poi mi vuoi levare il mio film preferito.

Azzo però che carattere che hai!

TOBIA -

Ho detto va bene, è “dei” vampiri. Scusa.

(Pausa)

IVAN -

E scusa pure per le mazzate di prima?

TOBIA -

Le mazzate, quattro schiaffetti. D’accordo, scusa anche per le mazzate di prima.

IVAN – (tornando allegro)


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E vabbè non fa niente! Facciamo conto che spaccare la faccia a qualcuno erano le tue ultime volontà e io come amico ti ho permesso di esaudirle.

TOBIA -

Come amico?!

IVAN -

Eh! Come amico.

TOBIA -

Perché io e te siamo amici?

IVAN -

Quando a uno gli hai dato tutte quelle mazzate e lui ti parla ancora… è tuo amico. (pausa) E allora? Che facciamo? Ti butti? (Tobia non risponde) Come primo consiglio da amico, posso proporre che te netorni a casa. Tanto neanche tu hai più voglia di buttarti.

TOBIA -

Sarai contento! Mi hai fatto un tale casino in testa, che alla fine non so più se voglio ammazzarmi. Anche senza il segno divino.

IVAN -

C’è stato il segno divino?

TOBIA -

Ah si? E quale?

IVAN -

Io!

TOBIA -

Tu?

IVAN -

Eh!

TOBIA – (sarcastico)

Il segno divino.

IVAN -

Ebbè?! Sono servito allo scopo! No?


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TOBIA -

Fammi capire. Quindi tu in realtà non saresti il più immenso e insopportabile rompicoglioni mai apparso sulla Terra, ma un Angelo del Paradiso, che mi si rivela per impedirmi l’insano gesto?

IVAN -

Proprio così.

TOBIA -

Ho sempre pensato che Dio avesse un gran senso dell’umorismo.

IVAN -

Se Dio non aveva il senso dell’umorismo, non creava i pinguini.

TOBIA -

E quindi cosa devo fare davanti a questa epifania? Come ci si comporta davanti all’Angelo di Dio?

IVAN -

Si acconsente alla sua volontà… ma tu l’hai già fatto.

TOBIA -

E come?

IVAN -

Restando vivo.

TOBIA -

Non mi dire… e cosa saresti una specie di angelo custode.

IVAN -

No, non una specie, sono proprio il tuo Angelo Custode.

TOBIA -

Un angelo custode garagista?

IVAN -

No. Non faccio il garagista. Sono un Angelo dalla notte dei tempi con la missione di far conoscere agli uomini l’amore.

TOBIA -


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Ma fammi il piacere! Ah, sì? Sei un angelo? E dove sono le ali? Forza tira fuori le ali!

IVAN -

Le ali?! Ma non siamo mica sul soffitto della Cappella Sistina? Angeli con ali e trombe e Dio con barbone brizzolato e tunica bianca? Credi davvero che siamo così?

TOBIA -

E allora? Esprimo un desiderio!

IVAN -

Quella è la lampada di Aladino! Non c’entra niente. E poi quale altro desiderio potresti volere se non la Vita… e l’Amore di una donna che ti ama, e che donna! Non mi apprezzi? Invece ho lavorato piuttosto bene.

TOBIA -

Ma vattene!

IVAN -

“Caritas patiens est benigna est caritas non aemulatur non agit perperam non inflatur, non est ambitiosa non quaerit quae sua sunt non inritatur non cogitat malum, omnia suffert omnia credit omnia sperat omnia sustinet.”

Colto per essere un garagista, no?

TOBIA -

Ma tu davvero sei il mio…?

IVAN -

Molto piacere. Sai che gli angeli normalmente non hanno nome? Lo prendono dalla persona che custodiscono. E quindi io mi chiamo come te, Tobia.

TOBIA -

Ti chiami come me!

IVAN -

E il minimo che potresti fare adesso è recitare con me una preghiera.

TOBIA -

Dici?


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IVAN -

Beh!

TOBIA -

Non ho mai pregato.

IVAN -

Lo so, lo so. Non è mai troppo tardi per iniziare. In ginocchio intanto…

TOBIA -

In ginocchio?

IVAN -

Certo insieme a me. Mani giunte. Così.

TOBIA -

Così?!

Ivan si inginocchia e Tobia lo imita. Restano immobili.

IVAN -

Bravo. Sei pronto a incontrare il Signore Dio tuo?

TOBIA -

Viene qua?

IVAN -

Ma no… a incontrarlo nel tuo cuore…

TOBIA -

Ah, nel cuore!

IVAN -

Sei pronto?

TOBIA -

Sì… cosa devo fare?

IVAN -

Parla… parla con il tuo Dio…

TOBIA -

E che gli dico?


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IVAN -

Chiedi scusa del gesto che stavi per compiere!

Silenzio.

TOBIA -

Mi scuso molto del gesto che stavo per compiere…

IVAN -

Sono stato proprio un cretino...

Tobia un po’ imbarazzato.

TOBIA -

Sono stato proprio un cretino!

IVAN -

E prometto di non farlo più!

TOBIA -

E prometto di non farlo più…

Ivan non resiste oltre e scoppia a ridere.

TOBIA -

Che c’è?… cosa ho fatto? Non è vero?! Mi hai preso per il culo!

IVAN -

Sembravi un chierichetto.

TOBIA -

Vaffanculo!

IVAN -

Dai scusa, era solo uno scherzo. (Pausa) Come ci hai creduto! Tobia va verso Ivan furioso e minaccioso.

IVAN -

Fernati, fermati! E’ peccato mortale picchiare il proprio angelo custode! A Tobia viene da ridere.


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TOBIA -

Dove cazzo l’hai imparato il latino?

IVAN -

Alla cresima il catechista costrinse tutti a imparare la lettera di San Paolo ai Corinzi, l’unica cosa che ho imparato a memoria di tutta la mia vita. E non l’ho mai dimenticata.

TOBIA -

E cosa dice?

IVAN -

Boh! Mica so il latino!

TOBIA -

Che stronzo!

Silenzio

TOBIA -

Beh, io ho compiuto il mio dovere. E per quanto riguarda invece il… tuo?

IVAN -

Il mio che?

TOBIA -

Tu, ora che mi hai salvato, dico, che fai?

IVAN -

Ah! E già. E’ che tutto concentrato a salvare te…

TOBIA -

Quindi? Neanche tu ti butti?

IVAN -

Certo la tensione è un po’, come dire, svanita! Oddio le motivazioni restano… anche se come io ho convinto te tu me la potresti anche dire una parolina che mi faccia vedere le cose in modo diverso, no?

TOBIA -

Quindi io diventerei il tuo segno divino?


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IVAN -

Ognuno potrebbe essere sulla terra con la missione di impedire a qualcun altro di buttarsi?! Di una sola parola e io sarò salvato…

TOBIA -

Non mi viene!

IVAN -

E’ che… adesso dovrei recuperare le mie motivazioni: mi ha tradito! Se n’è andata di casa. Ci siamo lasciati. Io coi soldi che guadagno da solo non riesco neanche a pagare l’affitto, dovrei traslocare, dovrei trovare un’altra casa, un altro lavoro? Hai ragione: faccio prima a suicidarmi…

Ivan si avvicina al parapetto, del ponte. Scavalca

IVAN -

Magari arriva anche per me un vero segno divino…

TOBIA –

Non credo…

IVAN -

Allora mi butto… uno… due… due e mezzo…

Squilla il cellulare di Ivan.

IVAN -

Eccolo!

TOBIA – (ironico)

Se è Lui passamelo che ho due cose da dirgli!

IVAN – (guardando il cellulare)

E’ Morena.

TOBIA -

Non me la passare… anzi non rispondere proprio!

IVAN -

Ma così si preoccupa.

TOBIA -


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E cosa te ne frega?

Ivan è indeciso ma alla fine risponde.

IVAN -

Pronto? Signora Morena…. Lei non ha idea di quanto mi ga piacere la

sua telefonata! Disturbo? Quale disturbo? Ci speravo proprio che mi chiamasse… a proposito, congratulazioni per il matrimonio!

TOBIA -

Ma cosa dici?!

IVAN -

Scusa! (al telefono) Sì, suo marito è qua... sta bene... ci penso io, non si preoccupi. In effetti stavo per “andarmene”, ma visto che lei me lo chiede così, resto con lui.

Tobia strappa il telefono dalle mani di Ivan.

IVAN -

Incredibile la voce tale e quale come in televisione.

TOBIA -

Ma perché l’hai mai sentita parlare in televisione?

IVAN -

No.

TOBIA -

E allora?! (a Morena al telefono) Cosa vuoi ancora?…

Tobia si allontana per parlare con Morena. Tobia parlando al telefono alza la voce litigando.

TOBIA -

Va bene, è colpa mia! Tutta colpa mia! No, non me lo chiedere più. In questo momento non possiamo vederci. Non te lo dico dove sono… non te lo dico!

Ivan strappa il telefono di mano a Tobia.

IVAN -


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Siamo sul ponte vicino al gasometro dietro gli studi televisivi di Cucina mia.

Tobia riprende il telefono.

TOBIA -

Non è vero Morena… (Morena interrompe la comunicazione) Pronto?

Pronto?

Tobia Riattacca. Guarda Ivan con gli occhi sbarrati, incredulo.

TOBIA -

Gli hai detto dove eravamo.

IVAN -

Preferivi di no?

TOBIA -

Sai benissimo che preferivo di no. Tu sei il peggiore di tutti… gli altri se ne fottono di me ma almeno mi lasciano in pace… Questo era il mio posto, il mio momento di pace, il mio suicidio!!!

Prima arrivi tu… ora arriva lei… e perché non anche telecamere e giornalisti a chiedere, a filmare, la notizia, lo scoop, l’audience… Ghigo sarebbe anche tutto contento…

IVAN -

Lei viene qua perché ti ama.

TOBIA -

Ah si?! E quindi? La soluzione qual’è? Tornare a casa e fare la coppia felice? Non più. Non si torna indietro.

Qua se non sei qualcuno, non sei nessuno.Tu forse ti puoi permettere di essere nessuno ma io no.

Io ormai ci sono stato da quella parte e fa malissimo non esserci più. E’ come il sesso. Quando non immaginavi che esistesse, vivevi benissimo, non ne sentivi la mancanza, ma dopo che l’hai provato? Dopo non ne puoi più fare a meno.

E ti resta il tarlo tutta la vita: sesso… sesso… sesso…

La popolarità è lo stesso, anzi peggio, perché il sesso lo fanno tutti, la popolarità è per pochi!

Se non posso avere la vita di prima non voglio nessuna vita.

Quali sarebbero i miei progetti per il futuro? Ritiro fuori la mia laurea in psicologia e mi metto a curare quattro depressi che mi raccontano le


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loro tristi vite e io a cercare di convincerli a non ammazzarsi quando sono il primo che vorrebbe farlo!

IVAN -

Fidati di lei.

TOBIA -

Le ho rovinato il matrimonio, le donne per cose così restano incazzate per sempre.

IVAN -

Invece se ti ammazzi la fai contenta.

TOBIA -

Almeno si incazzerà con qualcun altro.

Ma quanto ci resta una così con uno sfigato come me? Io ho quindici anni più di lei. Sono sovrappeso, ho la pressione minima a 120. E tra sei mesi non ho più una lira. Niente vacanze di lusso, niente auto di lusso, niente vestiti di lusso, niente regali di lusso…

Hai visto quanto è bella? Quanto ci mette a trovarne un altro alla sua altezza?

IVAN -

Se ti ama al massimo ti mette un paio di corna. Si vive pure con le corna… guarda me!

TOBIA -

Ma io non voglio diventare come te!

IVAN -

Manco io volevo diventare come me… che ci possiamo fare?

TOBIA -

Buttiamoci insieme. Eri venuto qua per questo, no?! Da soli non ci riusciamo né io né te… ma se ci prendiamo per mano… così se uno dei due all’ultimo molla l’altro lo tira giù. Da bravi amici. Facciamolo, adesso, senza pensarci troppo, un due tre e via! Dai scavalca… vieni qui con me.

Scena a soggetto entrambi scavalcano il ponte e si mettono al collo di entrambi lo stesso cappio di Ivan.


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IVAN -

Vuoi sprecare così il suo amore?!

TOBIA -

Non ricominciare con i ragionamenti. Dai cazzo, buttiamoci! Guarda che anche per te, non c’è un’altra soluzione possibile. Pronto? Uno… Due…

Ivan esce dal cappio.

IVAN -

Non è vero, la soluzione ce l’ho. Voglio tornare da Angela.

TOBIA -

Cosa?! Tornare da Angela?

IVAN -

Scusa ma più ti ascolto e più mi sembra di non volerla perdere.

TOBIA -

E starai il resto dei tuoi giorni a pensare che ha scopato con un altro e che potrebbe rifarlo in qualsiasi momento… però così puoi almeno dividere l’affitto?

IVAN -

Perché non posso perdonare veramente la donna che amo e basta?

TOBIA -

Perché le corna non si perdonano, restano dentro tutta la vita!

IVAN -

E allora non la perdono, ma faccio solo una sospensione del giudizio.

TOBIA -

Che vuol dire?

IVAN -

Nel senso che continuo a pensare che è un po’ zoccola, però per il momento non mi ammazzo.

TOBIA - (rinunciando a convincerlo)

Eh certo, facile perdonare. Bello fare la figura dell’eroe, del generoso… “Nonostante lei l’abbia tradito, lui se l’è ripresa!”


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Mica ti aspetta una vita a pagare la colpa di quello che hai fatto.

IVAN -

Le colpe vanno e vengono

TOBIA -

Le colpe restano. Il mondo ragiona così… non si sforza mai di capire, il mondo… è televisivo, il mondo… (pausa) Forse faremmo meglio a separarci.

IVAN -

Vi siete appena sposati!

TOBIA -

Mi riferivo a me e te. C’è un’alternativa al suicidio, la fuga. Addio

IVAN -

Non l’aspetti?

TOBIA -

Aspettala tu. Non volevi conoscerla?

IVAN -

Posso dirle che stai bene?

TOBIA -

Se ti sembra che stia bene, diglielo.

IVAN -

Pensa che io invece, non so quanto darei perché Angela mi chiamasse stanotte, perché mi raggiungesse, o almeno fosse preoccupata per me. (Pausa) E’ lì che l’ha fatto. In quegli studi. Una sera dopo il lavoro…Mi ha tradito là. Non so neanche con chi…

TOBIA -

Non chiederlo a me, sono tre mesi che non mi fanno più entrare.

IVAN -

Ma la cosa è successa sei mesi fa.

TOBIA -

Il tradimento, sei mesi fa?


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IVAN -

Sì.

TOBIA -

E ti volevi suicidare adesso?

IVAN -

E adesso me l’ha confessato… infatti gliel’ho anche detto, arrivata a sei mesi, tanto valeva tenerlo segreto per il resto della vita, no?

Ha detto che era giusto che lo sapessi, perché è stata anche colpa mia. Che la trascuravo, che non sentiva più il mio amore, che mi ero distratto. Io sono uno distratto, ma lo sono sempre stato, non è una cosa di adesso! Ma tanto è tipico suo, la colpa è sempre di qualcun altro, perfino quando mette le corna… un po’ vi assomigliate.

TOBIA -

Sei mesi fa conoscevo tutti là dentro, come hai detto che si chiama la tua…

IVAN -

Angela.

TOBIA – (cerca colla mente)

Angela… no, non mi pare…

IVAN -

Mora, napoletana, una po’ cavallona… sempre molto truccata. Non bellissima però un tipo…

Tobia ha un sussulto.

TOBIA -

Angela?! La sarta?!

IVAN -

La conosci?!

TOBIA -

No!

IVAN -

E che ne sai che fa la sarta?


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Tobia ha capito di essere stato lui a mettere le corna a Ivan e impreca con se stesso per l’ironia della sorte.

TOBIA - (arrampicandosi sugli specchi)

Negli studi televisivi le donne che devono fare? Le parrucchiere o le sarte… Hai una foto? Magari la conosco.

Ivan tira fuori una quantità esagerata di foto dal portafogli.

IVAN -

Le volevo buttare ma, non ce l’ho fatta.

Tobia guarda, ormai non c’è più dubbi, è proprio lei.

TOBIA -

Ecco qua!!!

IVAN -

L’hai mai vista?

TOBIA – (dissimulando)

Ma sì qualche volta di sfuggita… “buongiorno e buonasera”.

IVAN -

E l’hai vista con qualcuno?

TOBIA -

Ma non lo so. T’ho detto giusto “buongiorno e buonasera”…

IVAN -

Me l’ha stragiurato: che di questo non gliene frega niente, che è stata un’esperienza inutile, anzi squallida, deprimente, disgustosa!

TOBIA -

Eh, addirittura!

IVAN -

Ma si una cosa solo fisica… (ridacchia) e anche quello mi ha detto, niente di che.

TOBIA – (improvvisamente con rabbia)


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Vabbè ma che ti doveva dire? Mi è piaciuto è stato bellissimo, lo fa da paura.

IVAN – (stupito)

Ma perché ti arrabbi?

TOBIA -

Perché… perché… sei troppo ingenuo. Credi a tutto, giustifichi tutto, la prendi troppo bene. Per forza che poi non ti ammazzi!

Pausa

TOBIA -

Angela… volevo dire Morena sta arrivando… devo proprio andare.

IVAN -

Va bene. E’ stato bello incontrarti… anche io se non ti incontravo a questo punto ero laggiù. Grazie. In qualche modo sono successe cose importanti stanotte, non dimenticarti niente… mai.

Sono imbarazzati e non sanno come salutarsi, alla fine si abbracciano.

Squilla il cellulare. Non si capisce da dove arrivi il suono.

IVAN -

E’ il mio cellulare, è rimasto in tasca tua. (fa per prenderlo)

TOBIA -

Fermo là. Questa è Morena che sta arrivando. Ti proibisco di parlarle. (Tobia risponde) Morena dove sei?… Come? No, non sono io. Sì, sì, èqui, glielo passo. (passando il telefono) E’ una donna.

IVAN – (guarda il display)

E’ Angela! Pronto! Angela! Stavo proprio dicendo quanto avrei voluto che mi chiamassi. Hai letto il biglietto… un po’ patetico? E no, sono ancora vivo. No, non sono morto. Come giura?! Stiamo parlando! E non indovinerai mai chi mi ha salvato la vita!

Tobia fa segno con la mano di non dirglielo. Ivan gli risponde a gesti come per dire, prenditi il tuo merito.

IVAN -


49


Tobia Tedeschi! Sì proprio quello… No, non sto facendo lo spiritoso. Sta qua con me. Ci siamo incontrati, abbiamo parlato tanto di te. Ma quale sarcastico, Angela – che donna difficile – ma dove sta l’ironia?

Ho incontrato per caso Tobia Tedeschi… e mi ha raccontato tutto della televisione, dei corridoi, mi ha detto tutto, tutto, proprio tutto… quasi tutto… no questo non me l’aveva detto! Mi aveva detto solo buongiorno e buonasera…E’ stato con lui? Un attimo per favore (a Tobia) E’ stato con te? (Tobia ammette annuendo, poi ad Angela) Conferma. Ma come ?! No, non lo sapevo… eh no! Gli ho pure salvato la vita. Si anche lui a me… però prima io a lui… vabbè Angela, devo attaccare...

Non te lo dico dove siamo. No! Ma tutte qua dovete venire. Vabbè Angela ti saluto, e me lo dici un’altra volta… no Angela, no. (riattacca)

Silenzio.

IVAN –

E io mo’ che dovrei fare con te? (pausa) Ti sei divertito tutto questo tempo a prendermi in giro?

TOBIA -

Ma no! Neanche mi ricordavo... sei mesi fa. L’ho capito quando ho visto la foto.

IVAN – (tagliente)

Neanche ti ricordavi… quindi è stata una cosa così…

Lunga pausa.

TOBIA -

Ma sì… Lavorava nello studio accanto, noi registravamo al pomeriggio e lei la mattina, però spesso ci incontravamo.

Qualche sguardo, qualche battuta, qualche scherzo e una sera che non c’era rimasto nessuno è passata davanti al mio camerino è entrata e… buongiorno, buonasera e…

IVAN – (ironico)

…buonanotte ai suonatori!

TOBIA -

Mi dispiace. Non me l’aveva detto di avere un uomo.

IVAN -

Perché avrebbe cambiato qualcosa?


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TOBIA -

Probabilmente no.

IVAN -

Ma ti rendi conto che mi stavo ammazzando, per causa tua!

TOBIA -

Mi dispiace.

IVAN -

Ma poi perché? Uno come te… con una sarta? Almeno spiegami perché?

TOBIA -

Ma perché si fanno ste cose? Perché è gratificante piacere, sedurre… l’istinto del cacciatore.

IVAN -

Ma con tutta la selvaggina che tieni tu proprio nella mia riserva vieni a fare il cacciatore?

TOBIA -

Non è che adesso mi devi fare la predica. Se pensi di farmi sentire in colpa ti sbagli di grosso. Io sono solo andato con Una, senza sapere chi fosse lei e chi fossi tu! E’ lei che ti ha tradito. Non io.

IVAN -

Non bisogna mai salvare la vita a nessuno… non sai mai chi stai rimettendo in circolazione.

TOBIA -

Così impari a farti i fatti tuoi. E adesso ti saluto.

IVAN -

E l’agendina non la vuoi?

TOBIA -

Ah è rimasta a te. Grazie.

Tobia fa per prenderla e Ivan la ritrae.


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TOBIA -

E che vorrebbe dire?

IVAN -

Che non te la dò.

TOBIA -

Perché?

IVAN -

Perché tu senza di questa non te ne vai, e così sei costretto a restare qua.

TOBIA -

E perché vuoi che resti?

IVAN -

E’ la mia vendetta. Ti impedisco di scappare.

Aspettiamo che arrivi Morena.

Anzi fammi controllare una cosa… eccola qui 28 gennaio… Angela.

eh, eh, ma non è l’ultima ce ne sono altre dopo

Aspettiamo Morena così gliela diamo insieme.

TOBIA -

Perché ti metti in mezzo?

(lunga pausa)

IVAN -

E tu non ti sei messo in mezzo?

(pausa)

E pensare che quando m’ha detto che lavorava nello studio accanto al tuo sono stato pure contento.

Quando facevi la radio ti sentivo tutti i giorni. Che lacrime che mi venivano quando ti ascoltavo.

Ogni puntata raccontavi la crisi di una coppia famosa.

Come le sapevi raccontare bene, tutte quelle sofferenze.

E i consigli che davi io cercavo sempre di metterli in pratica.

La puntata su Carlo e Diana, me la ricordo ancora.


52


Quando la sera tornai a casa dissi ad Angela “io non ti farò mai quello che Carlo ha fatto a Diana”. Angela mi guardò e mi disse: “allora sto tranquilla!”.

A me una cosa ancora mi salvava. Che non conoscevo la faccia di quello. Mo’ la faccia è la tua!

TOBIA -

Ma gli dai troppo peso a questa storia. Non è stato niente. Non ha lasciato nessun ricordo te l’ha detto anche lei. Una cosa da niente!

IVAN -

Una cosa che per un altro è niente a te ti può rovinare la vita!

TOBIA -

Ma basta. Piantala con questo piagnisteo. Sei ridicolo! Pensa a me. Io non ho più lavoro, la mia immagine pubblica è distrutta, ho sposato una donna che non so se amo, e che ho abbandonato il giorno del matrimonio per venire a suicidarmi e neanche ci sono riuscito. Ma che è sofferenza la tua?

IVAN -

E che non è sofferenza?

TOBIA -

Ma per motivi ridicoli!

IVAN -

Sapessi io cosa penso dei tuoi!

E poi che vogliamo fare, la hit parade delle sofferenze? (deridendolo) “M’ama non m’ama! Teschietto e stellina, serpente efragolina!”

Dimmi per cosa soffri e ti dirò chi sei?

Pausa

TOBIA -

Cosa vuoi saperne tu della mia vita.

Tobia intesse un racconto ad arte di grande patetismo per commuovere Ivan.

I miei genitori erano molto modesti come te e Angela, nessuno dei due aveva potuto studiare e avevano grandi ambizioni su di me.


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Ma io, molto piccolo contrassi il morbo di Ottolen, e non potevo studiare. Tutte le volte che impegnavo la memoria mi riempivo di piaghe. I miei girarono tutta l’Europa per trovarmi una cura, e finalmente a Copenaghen, in un inverno rigidissimo, hanno trovato come curarmi. Le cure erano costosissime e poterono pagarle solo con l’espianto di un rene di mio padre. Ma grazie a quel rene io potei studiare e arrivare all’università. Il giorno della laurea la cosa che più ricordo è il pianto di mia madre per quel traguardo che un tempo sembrava impossibile. Gioia e dolore intrecciati, perché mio padre era morto appena una settimana prima per… insufficienza renale, l’unico rene rimasto lo aveva tradito. Era morto per me.

Aveva sperato fino all’ultimo di vedermi col diploma in mano ma non ce l’aveva fatta. Avrei potuto almeno fargli leggere la tesi che avevo scritto, ma la malattia ai reni, anzi al rene, lo aveva reso praticamente cieco.

L’ultima cosa che mi disse in ospedale fu: “Ti chiedo solo questo, rendi tua madre fiera di te!”

E non sai cosa fu per mia madre vedermi in televisione.

La cosa che più mi ricordo del mio esordio televisivo, è il pianto di mia madre al telefono perché suo figlio era diventato famoso.

E da quando mi hanno cacciato dalla televisione non ho più avuto il coraggio di chiamarla, non so neanche più se è viva o morta per il dolore di avermi visto umiliato davanti a milioni di persone.

(il patetismo raggiunge il parossismo)

Sarebbe stato meglio lasciarmi da bambino con le mie piaghe. Ignorante, ma più felice. Mio padre sarebbe stato ancora vivo, e io non avrei dovuto sopportare il peso di quella responsabilità per tutta la vita. E sarei stato forse un garagista come te che, anche se la moglie ha fatto una scappatella una volta, ha comunque una vita umile ma onesta.

Lo scopo del drammone è stato ampiamente raggiunto. Ivan è in lacrime.

TOBIA -

Scusa non volevo rattristarti. Non l’avevo mai raccontata a nessuno questa storia.

IVAN -

Davvero?

TOBIA -

Te lo giuro!


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IVAN -

Grazie. Non immaginavo tanto dolore.

TOBIA -

Vedi se le persone si parlassero di più!

IVAN -

Mi spiace… ma sai la rabbia, il limbo…

TOBIA -

Questa notte è stata un po’ magica. Tu sei apparso dal nulla e mi hai impedito di fare una grande sciocchezza.. Adesso parlo al tuo cuore. Lascia che io vada per la mia strada. Dammi la mia agenda e liberami dalla pena di incontrarla. Non costringere a questa ennesima umiliazione me e anche lei. Ti prometto che troverò il modo e il tempo di parlare a Morena, ma non qui, non stanotte… Vuoi fare quest’ultima cosa per me?!

IVAN -

Prometti che troverai il modo di parlarle?

TOBIA -

Fidati di me. In fondo anche io ti ho salvato la vita…

IVAN -

Si, sei pure stato il motivo per cui volevo ammazzarmi…

TOBIA -

E spero che tu possa trovare dentro te la forza d’animo di perdonarmi.

Squilla il cellulare di Ivan che guarda il display.

TOBIA -

E’ Morena che è arrivata. Dammi il taccuino.

IVAN -

No. E’ un numero che non conosco.

TOBIA -

Sono sicuro che è lei. Meglio comunque non rispondere. Dammelo!

IVAN -

E se è per me?


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TOBIA -

E allora rispondi. Ma prima dammi il taccuino.

IVAN -

Aspetta solo un attimo.

Ivan risponde.

IVAN -

Pronto?! Come? (la faccia di Ivan diventa improvvisamente livida) Sì è qua. E’ vivo, è vivo. Non si preoccupi. Non credo sia il caso che ci parli. Glielo dirò. Buonanotte a lei. (riattacca).

TOBIA -

Morena?

IVAN –

No! Tuo padre!

TOBIA -

Ah.

IVAN -

Vuole che torni a casa.

TOBIA -

Ah.

IVAN -

Morena gli ha dato il mio numero.

TOBIA -

Ah!

IVAN -

La medicina fa miracoli… resuscitano i morti!

TOBIA -

Ma no, che hai pensato?! Hai creduto che fosse… ma no!

E’ mia madre che poi si è risposata, e il nuovo marito ama definirsi affettuosamente mio padre. Capisci?


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IVAN -

E il marito di tua madre si presenta come Ezechiele Tedeschi anche lui. TOBIA -

Un fortuitissimo caso di omonimia… pensa che uscì anche un trafiletto sul giornale. Vedova sposa in seconde nozze un uomo che ha identico nome e cognome del primo marito.

IVAN –

Sai cosa penso? Che tu sei davvero un vampiro! Ma non come ho detto prima misterioso, affascinante, tu sei morto e semini morte.

Tu ti manifesti nella vita delle persone e le trasformi in cimiteri, prendi da loro quello che ti serve e poi abbandoni i cadaveri dove capita. Sei circondato di cadaveri… Tutti i 248 della tua agendina… tutti prosciugati dal vampiro che soffre perché nessuno lo ama?

E’ la tua condanna, vivere la più squallida delle esistenze, senza amore, senza riuscire ad essere sincero mai, senza aver speso mai un minuto per la felicità degli altri, disinteressata, autentica.

Nessun gesto della tua vita esiste se non è mosso da egoismo, dal tuo tornaconto.

E Morena è stata la tua ultima vittima. La più tragica perché purtroppo lei ti ama. In tutti i film, la donna che si innamora del vampiro è quella destinata a soffrire più di tutti. Eppure ti devo ringraziare. Conoscerti mi ha fatto capire che Angela aveva ragione.

Chissà quanto doveva essere infelice per tradirmi con uno come te. Le chiederò di perdonarmi, per questo e anche perché suicidandomi stavo per procurarle un dolore immenso che non merita.

Gli restituisce il taccuino.

Tobia è rimasto in silenzio ad ascoltare. Ivan comincia ad allontanarsi.

TOBIA -

E che fai mi lasci così? Con tutte queste cose terribili che mi hai detto?

IVAN -

Deve essere brutto.

TOBIA -

Mettiamo che tu abbia ragione, da dove si ricomincia?

Una parola di speranza magari? “Dì solo una parola e io sarò salvato”.

IVAN -

Aspetta Morena e parlale.


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TOBIA -

Adesso?

IVAN -

Adesso!

Ivan continua ad allontanarsi

TOBIA -

Ivan.

Ivan si ferma. Tobia con impeto strappa l’agendina guardando con soddisfazione Ivan.

IVAN -

E’ già qualcosa.

Ivan fa per uscire.

TOBIA -

Ivan…

IVAN -

Eh!

TOBIA -

Tu me lo sai dire cos’è l’amore?

IVAN -

Io?

TOBIA -

Almeno tu! Saprai dirmi cos’è?

IVAN -

E che ne so?

TOBIA -

Come? Ma tu ce l’hai!

IVAN -

Ho anche la cistifellea… ma non ho idea di cosa sia!


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Sipario.


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