Niente sesso, siamo inglesi

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ATTO PRIMO

                                              

NIENTE SESSO, SIAMO INGLESI

(No Sex, Please, We are British)

Farsa in due atti di

                           

                            Anthony MARRIOTT e ALISTAIR Foot


PERSONAGGI:

PETER HUNTER - direttore di una sub-agenzia della National Bank

                            FRANCES HUNTER - sua moglie

                            ELEANOR HUNTER - madre di Peter

                            MARTIN BRIDGE - cassiere

                            THOMAS MORRISON - direttore generale della banca

                            COMMISSARIO PAHOL - della polizia locale

                            ARNOLD NEEDHAM - Ispettore della banca

                            SUSAN e BARBARA  - due belle ragazze

                            Un FATTORINO

*  *  *

                            PRIMO QUADRO:  alle ore 9 di mattina

SECONDO QUADRO: due giorni dopo, nel pomeriggio inoltrato

                            SECONDO ATTO: lo stesso giorno  - di sera.


ATTO PRIMO

                            Il sipario si alza sulla scena vuota. E' il grande soggiorno di un appartamento di media grandezza, situato al piano superiore di un'agenzia secondaria della National United Bank, alla periferia di Londra.

                            Alla sinistra degli attori,  in proscenio, c'è una porta che dà nella camera degli ospiti. In fondo, un'altra porta dà nella camera matrimoniale. Accanto di fronte al pubblico c'è la porta d'ingresso che dà su un corridoio esterno, e di

                            qui, visibilmente, sulla scala, che scende a pianterreno.

                            Adiacente alla porta principale, un capo di scale porta a un piccolo pianerottolo, e a una camera soprastante l'appartamento; vicino alla scala, una doppia porta a molle conduce alla cucina.

                            Di fronte al pubblico c'è un banco tipo bar, dove si mangia, e che divide il soggiorno dalla cucina. L'apertura soprastante il banco al momento è chiusa da una serranda. Davanti al banco, un tavolo pieghevole e due sedie. A destra in fondo, vicino alla serranda, c'è un uscio che dà nella stanza da bagno. L'ultima porta, infine, è a destra, quasi in proscenio, e conduce allo studio.

                            Il resto dell'arredamento include una piccola scrivania, a sinistra in fondo, con sedia annessa; un sofà al centro, con un lungo sgabello davanti. A destra, una poltrona a dondolo; in fondo, un carrello-bar con bottiglie, e sul piano inferiore, un televisore portatile. Dietro il divano, un lungo tavolino spostabile. Quando la serranda è alza-ta, si vede l'interno di una cucina  di lusso, con due acquai al centro, pensili, cucina elettrica, ecc.

         Sulla parete a lato della porta principale, c'è un citofono          comunicante con la banca sottostante. Questo è in funzio-ne, le voci all'altro capo si sentono distintamente. Dall'al-tro lato della porta d'ingresso c'è un telefonino collegato al citofono che sta per strada, accanto al portoncino late-rale della banca. Anche qui le voci si sentono distinta-mente. Questo telefono-citofono serve ad identificare i visitatori: c'è anche un pulsante per aprire elettricamente il portoncino.

                            Nella stanza non c'è caminetto. Quando occorre, la stanza

         viene vividamente illuminata da lampade alle pareti e sui tavoli. Il sipario è levato. Un momento di silenzio, poi udiamo delle voci dietro la serranda abbassata.

SCENA PRIMA

FRANCES -  (fuori scena) Peter, ti prego: finisci la colazione... Su, che fai tardi... Ti prego, Peter...

         (La serranda improvvisamente scatta in su e scopre Peter e Frances che si baciano. Peter è un giovane funzionario, brillante, molto apprezzato alla National Bank. Possiede un discreto umorismo. Ha molto buon senso, abilità e doti di equilibrio. Queste due ultime qualità tra breve verranno messe a dura prova. Ha un completo da uomo d'affari di ottimo taglio con camicia bianca e cravatta di seta.

         Frances è una ragazza attraente, vivace e senza comples-si, è piena di risorse; sempre divertita e sempre divertente.

                            Frances e Peter sono una giovane coppia appena sposata. e felicissima di esserlo. Il sesso per i due non costituisce un problema. Il loro rapporto è sano e pieno di calore al punto che riescono a trasformare in piacevolissimi mo-menti persino l'atmosfera della colazione mattutina che sarebbe piatta e banale. Frances indossa soltanto una vestaglia)

FRANCES - Che succede? (indicando la serratura) Va su per conto suo?

PETER       - Mah, ci deve essere qualcosa che non funziona nei contrappesi. Vedrò di accomodarla stasera. (fa per versarsi un'altra tazza di caffè).

FRANCES -  Fermo, Peter. C'è un filo della mia vestaglia impigliato al tuo fermacravatte. (Gli si fa vicino e glielo toglie).

PETER       -  Dio, com'è tardi!

FRANCES -  Strano, non me ne ero mai accorta. (guardando il fermacravat-te) C'è una scritta qui: "Ex Nihilo..." cosa?

PETER       -  "Ex nihilo fit": è il motto della banca. "Dal nulla... nulla si crea". (Strofina pollice e indice come ad indicare i soldi).

FRANCES -  Sarebbe come a dire "Se avete soldi portateli da noi, se non ne avete chiedeteli a qualche altra banca". (mentre riaggancia il fermacravatte) Perché il signor Morrison ha un fermacravatte d'oro e tu invece d'argento?

PETER       -  Perché lui dirige tutte le agenzie della zona... Ed io... beh, io dirigo soltanto questa che è una sub-agenzia.

FRANCES - Ah! siamo arrivati al razzismo bancario.

PETER       - (esce dalla cucina) Scusa, amore. Io vado. (va; poi) Te l'avevo     detto, vero, che mia madre viene a colazione da noi?

FRANCES -  (fuori scena) No, amore, non me lo avevi detto.

PETER       -  Bene, bene. Allora te lo dico adesso. Ma guarda che tanto si accontenta di quello che trova. Basta che non le prepari ne carne, ne roba in scatola. Meglio ancora se cucini soltanto verdura... fresca. A proposito, penso di no, ma può anche darsi che alla fine rimanga anche a dormire -

                            (Frances sbatte una tazza e un piatto sull'acquaio)

                   (esitante) Che c'è, tesoro? Hai sentito quello che ho detto?

FRANCES - (venendo avanti con un piatto con il toast) Sì, ho sentito quello che hai detto. Hai detto che tua madre rimane a dormire da noi.

PETER       - (balbettando) No, tesoro... Ho detto che potrebbe, capisci... potrebbe dover rimanere anche per la notte... Ma... Forse no... Per quanto può darsi che stasera sia troppo stanca per farsi 15 chilometri in macchina...

FRANCES - (con fermezza consapevole) Il che significa che stanotte dormirà sotto questo tetto.

PETER       - (un po' imbarazzato e cercando di minimizzare) Ma anche se dovesse accadere, non ci disturberà. Lei si accontenta di stare nella camera di sopra. Me l'ha detto... cioè voglio dire...

FRANCES - (che si è seduta e lo sta guardando) Ah, te lo ha detto?

PETER       - Ma non vuole assolutamente disturbare... Faremo come se non ci fosse...

FRANCES - (interrompendolo) Siamo tornati solo da dieci giorni e subito tua madre... (è interrotta dallo scatto della serranda) Maledetta serranda... Peter, bisogna che stasera ti ricordi proprio di accomodarla...

PETER       - Sì, appena torno, l'accomodo.

                            (il citofono della banca suona molto forte)

                   Sì?

MARTIN    - (fuori campo) Buongiorno, Peter... Buongiorno Frances... Non vorrei disturbare la coppia tuttora in luna di miele.

PETER       - Va bene, va bene, Martin: scendo subito.

MARTIN    - (voce fuori scena) Il primo appuntamento lo hai alle nove e mezzo precise, te ne ricordavi?

PETER       - Certo: il Commissario Pahol... Grazie, Martin.

MARTIN    - (f.s.) Ma di nulla. Assolutamente di nulla. Sono qui per questo.

PETER       - Grazie e buona giornata.

MARTIN    - Altrettanto a lei, signor direttore.

FRANCES - Che ficcanaso! Sempre così precisino e pedante quell'ometto... Secondo me, la tua promozione deve avergli causato un discreto trauma.

PETER       - Sciocchezze! E' stato così felice di accettare di farmi da testimone in municipio... Sai, lui è cattolico...

FRANCES - Non sapevo che fosse irlandese...

PETER       - Non è irlandese. E' solo cattolico. E' inglese e cattolico.

FRANCES - Ma sei sicuro che sia una cosa possibile? Certo che Martin fa di tutto per sbalordire...

PETER       - Direi che fa di tutto per rendersi la vita difficile. Non solo è cattolico. E' anche ispettore dei boy scouts, attore in una filodrammatica, tesoriere dei Lions e arbitro di calcio...

FRANCES - E' molto esigente nello scegliersi le difficoltà...

PETER       - (guarda l'ora) Frances, io devo scendere in banca. Ciao, tesoro. (la bacia) ci vediamo a colazione (la bacia di nuovo a lungo).

FRANCES - E il bacio dell'arrivederci?

                            (Peter posa la cartella. Si avvia verso di lei come per baciarla a lungo e poi le dà un bacio brevissimo. Quindi esce dicendo).

PETER       - Ciao, tesoro.

                            (Mentre Peter si dirige verso la porta d'ingresso e la apre,

                            Frances si avvia verso il bagno)

FRANCES - Se c'è posta per me da Londra, telefonami.

PETER       - (diretto ala porta si ferma) Da Londra? Frances, non ti sarai messa a cercare lavoro. Mi avevi promesso di non farlo...

FRANCES - No, no. Non ho cercato nessun lavoro. Ho solo risposto a un annuncio...

PETER       - A quale annuncio?

FRANCES - Era nella rubrica degli affari e delle occasioni... Volevo farti una sorpresa... Soltanto 50 sterline.

PETER       - 50 sterline non è una sorpresa. E' una mazzata in testa.

FRANCES - No, stai tranquillo. Per ora, ho solo mandato la metà. L'altra metà all'accettazione...

PETER       - Accettazione? Di che?

FRANCES - Della merce. Spero tanto di avere l'esclusiva per tutta la zona. Così non avrò nessuna concorrente qui intorno.

PETER       - Ma io non permetterò mai che mia moglie giri di casa in casa offrendo a tutto il vicinato i famosi cosmetici Avon.

FRANCES - No, niente cosmetici... Sono prodotti della "Scandinavian Im-port Company". Bicchieri, credo; cristalleria... E' roba di classe. Non c'è bisogno di andare di porta in porta. Invito le amiche a casa... Offro un tè... Faccio vedere i prodotti e loro li comprano.

PETER       - Ma non è possibile. Non puoi aprire una cristalleria sopra una banca... Lo sai: questa casa è della banca... Ma forse ignori la vera ragione per la quale il nostro direttore generale ha trasferito il povero Carter da Londra a Liverpool improvvisamente... quasi a notte fonda.

FRANCES - Cosa faceva: un'orgia nella camera blindata?

PETER       - Hanno scoperto che sua moglie dava ricevimenti per vendere alle sue amiche i famosi detersivi "più che bianchissimo"... Ti rendi conto che se ti metti a vendere bicchieri io corro perlomeno lo stesso rischio?

FRANCES - Tesoro, volevo essere di aiuto...

                            (il citofono della banca suona tre volte)

PETER       - (corre a rispondere)

MARTIN    - Mi dispiace disturbarvi, ma il Commissario Pahol è arrivato in anticipo. Perché alle 10 deve essere in tribunale.

PETER       -  Scendo immediatamente. (a Frances) Sta' tranquilla, amore; ce la faremo anche senza i tuoi bicchieri scandinavi. (la bacia) Ci vediamo a pranzo. (la bacia) Ciao, tesoro.

                            (Frances entra in bagno. Dall'uscio aperto sentiamo l'acqua che comincia a scorrere nella vasca. Frances  esce. Suona il telefono al lato della porta d'ingresso. Frances corre al citofono della porta della banca.)

FRANCES - Pronto, pronto. (Frances si rende conto che non è il citofono della banca. Riattacca la cornetta e corre al telefono) Pronto chi è?

ELEANOR          - Sono io!

FRANCES - Io, chi ?

ELEANOR          - Ma come chi... Sono io... Eleanor. Vuoi che ti dica tua suocera, o mi permetti di dire tua mamma?

FRANCES - (stupefatta) Eleanor... Ma come, già... (si riprende e dice in fretta recitando malamente) Che bella sorpresa!

ELEANOR          - (sempre voce fuori campo) Non disturbarti a scendere, cara; però, apri.

FRANCES - Ah, sì certo. (riattacca. preme il pulsante poi corre a chiudere il rubinetto borbottando fra sé). Ma che faccia tosta! Alle nove e mezza di mattina...

         (è entrata nella stanza da bagno a chiudere l'acqua che non sentiremo più scorrere. Riappare e attraversando la scena, entra in camera da letto borbottando)

                   Cominciamo proprio bene.

         (Mentre è tornata in camera, sente bussare alla porta d'ingresso, esce correndo dalla camera con indosso la sola vestaglia)

                   Ma glielo dirò, eh! Stavolta glielo dico in faccia.

                            (Chiude gli occhi, serra i pugni come a dire a se stessa "coraggio", guarda la porta e di colpo diventa sorridente)

FRANCES - Ciao, Eleanor, ma che piacere vederla così presto.

                            (Eleanor Hunter entra, è una donna che si avvia verso la

                            cinquantina. In una maniera molto elegante e raffinata. I

                            saloni di bellezza di Londra l'hanno protetta per molti an-

         ni. Tutto nel suo abbigliamento è di un gusto impeccabile e costoso. Porta in mano una valigetta del tipo "ventiquattrore" ed un mazzo di fiori.

ELEANOR          - Buongiorno, tesoro. (bacia Frances sulla guancia) Cara, hai un viso radioso. Siete stati proprio gentili a volermi subito con voi. Avevate paura che non venissi, eh?

FRANCES - No, no. Eravamo sicuri che... (si interrompe comprendendo che sta per commettere una gaffe)

ELEANOR          - Io veramente temevo di disturbare, ma Peter mi ha detto che tu avevi insistito tanto. Sei stata veramente cara.

FRANCES - Ma per carità.

ELEANOR          - Sai, non sarei arrivata così presto se non fosse stato per l'autista del taxi. 15 chilometri in 12 minuti, in pieno traffico. Hai presen-te Steve MacQueen in quel vecchio film "Le Mans"? Beh, l'auti-sta guidava così. Forse anche più spericolato. Solo che non era bello come il povero Steve Mac Queen. (le offre il mazzo) Ecco, è per te. Non si tratta di rose, ma in ogni caso sono pur sempre fiori.

FRANCES - Com'è stata gentile! Sono veramente belli.

ELEANOR - (nota l'abbigliamento approssimativo di Frances) Ma cara, non vorrei averti interrotta mentre finivi di vestirti.

FRANCES - Veramente ero lì lì per fare il bagno.

ELEANOR          - Io il bagno lo faccio sempre la mattina. (sottolineando) Appena alzata.

FRANCES - Anche io. Se ci riesco... Scusi, è meglio che li metta subito nell'acqua. (prende i fiori e li porta in cucina).

ELEANOR          - Così questo è l'appartamento di cui Peter mi ha tanto parlato. E' proprio incantevole. (Frances tira su la serranda) E poi deve essere spazioso. Sono sicura che ci sono molte camere in più.

FRANCES - Sì, è molto spazioso... Almeno fino a che saremo solo in due.

ELEANOR          - Non abbiate troppa fretta, cara, eh? Peter mi ha promesso di farmi diventare nonna solo quando dimostrerò almeno 35 anni. (indicando la scala) E' da qui che si sale per la mia stanza?

FRANCES - La sua stanza? Ah, sì... è lassù.

ELEANOR          - Anche il bagno è lassù?

FRANCES - No: è quaggiù.

ELEANOR          - Continua pure a vestirti. Io intanto vada a prendere le mie altre cosette...

FRANCES - Le sue altre cosette?

                            (Eleanor torna con due altre valigie, eleganti, enormi)

                   Mamma mia bella!... Volevo dire: mamma mia bella, posso darle una mano?

ELEANOR          - No, grazie. Per oggi mi basta aprire queste.

FRANCES - Per oggi?… Eh ma che valigione... ci sta dentro roba per tre mesi!

ELEANOR          - (si ferma a metà scale, sta portando su le due valigie più piccole) Tre mesi? Mia cara, non posso imporre la mia presenza per un tempo così lungo. Sarebbe un abusare…

                   (Eleanor sale. Frances rimane in piedi pietrificata. Non riesce a credere alle sue orecchie. Poi si rende conto di aver sentito proprio una simile enormità. Corre al citofono che chiama violentemente)

FRANCES - Pronto

PETER       - (voce fuori scena) Che c'è, Frances?

FRANCES - (a bocca stretta) E' arrivata tua madre. Con tutti i suoi bagagli.

PETER       - (voce fuori scena) Ah, sì?

FRANCES - Credo che per trasportare tutto si sia servita di una carovana di cammelli. Peter, per l'amor di Dio, sali immediatamente.

PETER       - (voce sommessa fuori scena) Tesoro, qui da me c'è qualcuno.

FRANCES - Sì, anche da me c'è qualcuno. E questo qualcuno è tua madre.

ELEANOR          - (scendendo per prendere la borsetta) La camera mi piace moltissimo. Io poi faccio così presto ad affezionarmi alle cose. Debbo dire che mio figlio aveva proprio ragione. E' il posto ideale per passarci il Natale.

FRANCES - Il Natale?

ELEANOR          - Sì, volevo dire l'inverno. Però secondo me anche in primavera, quando la natura si risveglia, deve essere un vero paradiso...

FRANCES - Credo proprio di sì. Faremo delle fotografie a colori e gliele manderemo.

ELEANOR          - (indicando la valigia grande) Non potremmo portarla di sopra? Mi sento sempre un po' a disagio quando sono in disordine dopo un viaggio...

FRANCES - Sta salendo Peter. Ci penserà lui.

ELEANOR          - Peter è diventato molto più premuroso con me da quando ti ha conosciuta. Ringrazio proprio Iddio che ti abbia incontrato prima di sposare la figlia di quell'orribile banchiere. Che donna impos-sibile.

FRANCES - (molto fredda) Vuole alludere alla ragazza che poi si è fatta suora?

ELEANOR          - Suora? Non mi pare che avesse le qualità adatte per battere una strada così nobile... Per batterne altre... forse.. Ma chiacchiero... chiacchiero e tu devi vestirti. Spero. (si avvia verso la sua stanza)

         (Frances si precipita in camera. Appare sulla porta Peter. Ha in mano un fascio di carte e nell'altra due assegni)

PETER       - (mette dentro la testa) Ci sei, tesoro?

FRANCES - (fuori scena) Certo che ci sono.

PETER       - (ancora nel corridoio) Sì, Martin, Frances è qui. Entra, entra pure.

                   (Peter entra in camera. E’ seguito da Martin Bridge che ha in mano una scatola di cartone. Martin è sui 35 anni, tipo preciso, fisicamente in gamba. E’ totalmente spiovvi-sto di senso di umorismo, non fuma e non beve, e le ragaz-ze giudicano la sua compagnia molto noiosa. La sua vita fuori di banca è piena di impegni. Dalle cene del Lions' Club alle sedute del locale circolo giovanile, nonché agli arbitraggi delle partite del sabato e della domenica. E’ il classico tipo di arbitro che interpreta il regolamento alla lettera e sicuramente trascura le regole del montaggio)

PETER       - (a voce alta) Cara, c'è qui Martin che ha una sorpresa per te: il suo regalo di nozze.

FRANCES - (passando davanti al marito) Sporco vigliacco, il cocchetto di mamma. (aMartin) Ciao, Martin. Scusami, ma è una gran brutta mattinata. Di quelle che partono col piede sbagliato.

MARTIN    - Mi dispiace, Frances. Se vuoi ti aiuto a rimetterla sul piede giusto... (e se ne esce in una risatina sciocca a cui Frances risponde con una risatina più sciocca ancora per prenderlo in giro. Porge a Frances lo scatolone) Ecco il regalo che ti avevo preannunciato. Avevo visto una lampada da tavolo assolutamen-te fuori del comune. Sai di quelle con incorporato un carillon, in modo che quando si alza il coperchio si sentono alcuni brani scelti della "Vedova Allegra".

FRANCES - “La vedova allegra”? Oggi mi sembra un titolo adatto per il mio stato d'animo.

MARTIN    - Non ci crederai, ma quando sono tornato al negozio per comprarlo l'aveva già venduta. (ride di questo complicatissimo gioco di parole) Spero ti piaccia questo. L'arte è una cosa talmente personale. (tira fuori dalla scatola un quadro di media grandezza: la riproduzione di una natura morta ad olio che rappresenta un cesto di verdure assortite, una bottiglia di vino, una forma di formaggio su una tovaglia a quadri) .

FRANCES - (lo guarda inorridita non credendo ai propri occhi) Uh, quante verdure... Non è carino, Peter? Ma proprio bello. E per dimostrarti quanto mi piace, sai che faccio? Lo appenderò nella camera di sua mamma.

PETER       - (assecondando) Sì, tesoro. Com'è intitolato il quadro, Martin?

MARTIN    - "Legumes Varièes de Provence" da un olio originale di Victor Lamanne. Ci ho fatto mettere un vetro di quelli che non riflettono, dopo aver tanto riflettuto io. (si guarda intorno aspettando un'approvazione che non viene)

FRANCES - E quei legumi lì che sono ?

PETER       - Cetrioli.

MARTIN    - No, asparagi. I francesi hanno asparagi enormi, specie in Provenza. Non li avete notati durante la luna di miele?

FRANCES - No, veramente durante la luna di miele non abbiamo fatto caso agli asparagi.

MARTIN    - Oh, sì, sono enormi. I nostri saranno nemmeno la metà. Li coltivano sotto vetro, sì...

MARTIN    - (vedendo che ai due non interessa assolutamente nulla quel che sta dicendo) Beh, a parte gli asparagi, sono contento che il quadro vi piaccia.

PETER       - Ah, sì, moltissimo. Vero, Frances? E adesso, Martin, è meglio che torniamo in banca, eh?

                            (Prima che Frances possa rispondere, Eleanor scende in fretta le scale) .

ELEANOR          - Peter, tesoro della sua mamma!

PETER       - Bene arrivata, mamma.

ELEANOR          - Come stai bene. (lo bacia sulla guancia) Sprizzate felicità da tutti i pori, tu e Frances. Lo dicevo poco fa a tua moglie prima che si vestisse. (la guarda e si corregge) Quando sembrava che avesse deciso di vestirsi.

PETER       - Ti ricordi Martin Bridge, vero, mamma?

ELEANOR - (porge la mano a Martin che gliela stringe mentre lei si atten-deva che gliela baciasse) Certo, Martin Bridge. Come va? sta bene? Non l'ho vista il giorno del loro matrimonio. Non c'era?

MARTIN    - Sì, c'ero. Ero il testimone di suo figlio...

ELEANOR          - E allora perche non è venuto?

PETER       - Ma sì che è venuto, mamma...

ELEANOR          - Non me lo ricordo... (a Martin) Lei è sicuro di esserci venuto?

PETER       - Te ne ho parlato tante volte, mamma, del mio collega cattolico, Martin...

ELEANOR          - Ah, è straniero... Parla discretamente la nostra lingua... (guardando il quadro) Non è "Legumes varièes de Provence"?

MARTIN    - Sì, signora, sì. E' da un originale di Victor Lamanne. Un pittore.

ELEANOR          - Sì, sì, lo so, pittore e collaborazionista. L'hanno fucilato in Francia nel '44.

MARTIN    - (annientato) Oh, davvero! Prima o dopo aver fatto il quadro?

FRANCES - (a Peter) Allora Peter, vuoi portare su questo bellissimo quadro in camera della mamma, insieme con quella valigetta...

PETER       - (molto zelante) Subito, amore. (posa carte e assegni. Prende la valigia e per poco non gli si stacca il braccio).

ELEANOR          - (che intanto va su per la scala) Arrivederci signor... (a Peter) Ma... mi capisce quando parlo?

MARTIN    - Perfettamente, signora.

ELEANOR          - Incredibile. Arrivederci, signor...

MARTIN    - Bridge... Martin Bridge.

ELEANOR          - Ha un nome che sembra inglese, sa? E' l'unica cosa un po' inglese che ha, peraltro. Da quanto tempo vive in Inghilterra?

MARTIN    - Da sempre, signora.

ELEANOR          - E' evidente allora che ci si trova bene. D'altronde noi sappiamo essere ospitali con tutti...

MARTIN    - Ma io sono inglese.

ELEANOR          - Anche con gli inglesi... Scusa, Peter, il signor Morrison capita spesso in questa agenzia?

PETER       - (sulle scale barcollando sotto il peso della valigia) Spessis-simo: è il direttore generale...

ELEANOR          - Mi piacerebbe rivederlo. E' simpaticissimo. Vedovo, se non sbaglio, eh? Perché una di queste sere non lo invitiamo a cena?

                   (Peter ed Eleanor scompaiono. Frances è di nuovo in collera)

FRANCES - Adesso invitiamo anche a cena.

MARTIN    - A me è sembrata una signora molto energica e tutt'altro che timida. E' solo poco portata a concedere facilmente la nazionalità inglese anche a chi ce l'ha.

                            (suona il campanello della porta d'ingresso)

FRANCES - (a denti stretti) Santo cielo. Di nuovo la porta. (sta andando verso la porta poi ci ripensa e rivolta a Martin dice) Rispondi tu. Io vado a tentare di vestirmi. (Entra in camera mentre Martin risponde al citofono)

MARTIN    - Buongiorno, chi è?

VOCE DI UOMO - Il postino, signora. Debbo consegnare un pacco racco-mandato per il signor Hunter.

MARTIN    - Un attimo. (chiama verso la stanza matrimoniale) Frances, c'è un pacco per Peter! Raccomandato. Se mi autorizzi, scendo io.

FRANCES - (fuori scena) Sei un tesoro, Martin. Grazie.

MARTIN    - Di nulla. (al citofono) Non vada via, signor postino. Scendo subito.

VOCE DI UOMO - Grazie, signora.

         (Martin apre la porta d'ingresso ed esce. Contemporanea-    mente Peter scende di tutta fretta le scale. Ha in mano la termocoperta e il frullatore. dice rivolto ad Eleanor)

PETER       - Ho capito, mamma. Chiederò al signor Morrison se domani sera può accettare un tuo invito a pranzo qui da noi.

FRANCES - Cooosa?

PETER       - Buona, buona. (fa cenno a Frances col dito sul labbro di tacere ed indica su verso la camera della madre).

FRANCES - Se tua madre crede che io voglia spendere i miei risparmi per organizzare simposi per i suoi amici, signor Morrison compreso, è matta da legare.

PETER       - Non preoccuparti, tesoro. Quella sera troveremo una scusa e ce ne andremo al cinema.

ELEANOR          - (fuori scena) Peter, vieni a darmi una mano, voglio spostare l'armadio...

PETER       - Subito, mamma, vengo. (Frances lo guarda adirata e va in camera, sbattendo la porta mentre Peter scappa su dalla madre)

                            (Si apre la porta d'ingresso ed entra Martin con un grosso

                            pacco marrone. E' chiaro che è curioso di conoscere il contenuto)

MARTIN    - (parlando verso la porta dov'è Frances) Il postino ha voluto che firmassi io. E' un pacco molto grosso. Mentre firmavo m'è scappato da ridere.

FRANCES - (fuori) Perché?

MARTIN    - Ti hanno scambiato per un uomo. (torna a ridere) Il pacco è indirizzato al signor Frances Hunter... (ripete ridendo) Al signor! Per essere un uomo ti manca... Anzi, ti avanza... (ride. Rigira il pacco cercando l'indirizzo del mittente)

FRANCES - (sempre fuori scena) Oggi pagherei per essere davvero un uomo e dare quattro pugni ad uno sporco vigliacco cocchetto di mamma che conosco io.

MARTIN    - Questo pacco è confezionato alla perfezione. (posa il pacco sulla panchetta) Io te lo lascio qui. E col tuo permesso torno giù. (va alla porta)

FRANCES - (esce. E’  in due pezzi) Grazie, Martin. (guardando il pacco) Accidenti, com'è grosso. E adesso come faccio? Le forbici chissà dove sono e in casa non c'è neanche un coltello affilato.

MARTIN    - (premuroso) Ho qui il mio vecchio temperino da Boyscout. (con malcelata curiosità) Lo apro io?

FRANCES - (rientrando in camera) Magari. Così finalmente vado a finire di vestirmi.

MARTIN    - Ma di nulla... di nulla.

                            (mentre Martin comincia a tagliare il pacco).

FRANCES - (dice da fuori scena) C'è scritto chi lo manda?

MARTIN    - Aspetta! Ah, sì, sì, qui c'è un'etichetta. "Scandinavian Import Company".

FRANCES - (da fuori scena) Cosa? (esce correndo dalla camera da letto in baby doll) Oddio, ma Peter non voleva... (scrollando le spalle) Beh, ormai... Sono bicchieri svedesi... Sai, per la casa... volevo fare una sorpresina a Peter. Lascia, Martin, faccio io.

                            (fa per togliergli di mano la scatola ma nella confusione  tutti e due la lasciano cadere. Entrambi restano stupiti di non sentire rumore di vetri rotti. Si sparge invece sul tappeto una quantità di buste)

MARTIN    - Scusami, Frances... E' proprio vero: sono sempre goffo e maldestro. (inginocchiandosi) Lascia che ti aiuti...

FRANCES - No, no, Martin, la colpa è stata mia. (sono tutti e due inginocchiati a raccogliere le buste)

MARTIN    - Sono sbadato.

FRANCES - Ma no. Sono stata io.

MARTIN    - (palpando le buste) Certo che gli svedesi usano uno strano vetro per fare i bicchieri. (palpando ancora meglio) Sembrano pacchetti di cartoline illustrate.

FRANCES - (continuando a raccogliere) Che idioti! Hanno confuso le ordinazioni. E sono tutte sigillate.

MARTIN    - Questa è aperta. Posso guardare? (apre e trova una selezione di fotografie formato cartolina. Con voce strozzata) E’ una foto porno... Maria Vergine!

FRANCES - Addirittura! Fammi vedere...

MARTIN    - Mi dispiace, proprio non posso... Non insistere. E' impossi-bile... (guarda un'altra foto) Gesù Giuseppe Sant'Anna e Maria...

FRANCES - Tutti nella foto?

MARTIN    - Ma no, è un'esclamazione... Nella foto sono solo due, ma...

FRANCES - Fammi vedere...

MARTIN    - (guardando una foto) Madonna !

FRANCES - La cantante?

MARTIN    - No, peggio. (guarda ancora) No, non è possibile... questa no... (ne guarda un'altra) Neanche questa... (un'altra) Questa poi non la dovrei guardare neppure io... (la mette velocemente in tasca) Se mai dopo mi confesso...

FRANCES - (strappandogli il pacchetto aperto) Non essere ridicolo, Mar-tin. Non possono essere come dici tu. (guarda) Buon Dio, sono anche peggio. (dopo un attimo di sorpresa le viene da ridere).

MARTIN    - Ah, tu ridi, Frances? lo invece, sono estremamente imbarazza-to. Pensa come resterà Peter quando scoprirà tutto questo. Frances, guarda che io non ho colpa... io non volevo... Sei tu che mi sei saltata addosso di corsa e allora c'è stata la caduta in terra e sono uscite le cose dal coso.

FRANCES - No, sei tu che sei venuto addosso a me.

                            (In questo momento si vede Peter scendere, ma i tre attori

         sono in una posizione tale, che Frances e Martin non pos-sono vedere Peter, né Peter può vedere loro. Peter, dati i discorsi che sente, è obbligato a fermarsi. mentre Martin continua a parlare, Peter fa una faccia sempre  più stupefatta)

MARTIN    - Col risultato che mi sono trovato in ginocchio a guardare una ragazza nuda in una posizione stranissima? Adesso, mettiamo tutto via prima che scenda Peter.

FRANCES - E facciamo finta di niente.

PETER       - (esplodendo) Cos'è che dovete mettere tutto via prima che scenda io? (Peter nota per la prima volta che Frances è mezza nuda. E lo nota anche Martin)

MARTIN    - Oddio!

PETER       - Allora, volete spiegarmi…

MARTIN    - Su... Peter guarda Frances che... (la osserva e la vede ancora seminuda) No, no. Io dicevo così per dire, non per guardare... Peter, non volevo assolutamente guardare tua moglie, te lo giuro.

                            (Guarda insistentemente altrove, mentre Frances piuttosto

                            seccata si stringe addosso la vestaglia)

PETER       - Ma pensa un po'! Questa mezza tacca di cassiere che si per-mette di insidiare mia moglie.

MARTIN    - Io? (confuso, urla) Io l'ho solo aiutata a togliere le cose dalla cosa e poi mi ha fatto vedere la cosina per te.

PETER       - Ma cosa stai farfugliando?

MARTIN    - (mezzo soffocato) Io non volevo che lei vedesse. Non volevo. Gliel'ho pure detto: sono cose da sporcaccioni. (siede sul divano)

PETER       - Altro che cose da sporcaccioni.

FRANCES - Peter, parla con me. La colpa non è sua, è tutta mia.

PETER       - (voltandosi sempre più stupefatto e incredulo guarda Martin) Insomma volete spiegarmi o no?

FRANCES - Ti spiego io. E' arrivato questo pacco. Viene da quella ditta di importazione... Quella svedese... di cui ti avevo parlato. Ma non hanno mandato bicchieri... E' pieno di materiale pornogra-fico. Guarda.

PETER       - (guardando sbigottito) Ah! Ma come fanno a pensarle, certe cose? Guarda questa! Un negro, quattro donne e una foca... E questa!... Il "Copenaghen Trio". In tre, su un trapezio da circo equestre, che fanno... Eh, com'è possibile!

                            (Si vede scendere Eleanor sempre molto fresca e vivace)

ELEANOR          - Oggi sarà una bellissima giornata. E vedrete che più tardi farà anche caldo. (guarda i tre che stanno osservando le fotografie) Oh, sono le fotografie del matrimonio? Vedere... vedere...

PETER       - (rimettendo le fotografie una sull'altra e in tutta fretta le butta nella scatola) No, mamma, no.

ELEANOR          - E che fotografie sono, allora?

FRANCES - Sono fotografie di Martin.

MARTIN    - (spaventato) Mie?

PETER       - Sì, sono le foto che Martin ha scattato l'estate scorsa al campeggio dei giovani esploratori. Vero, Martin? Bravo, sei un ottimo fotografo. (dà il pacco a Martin)

FRANCES - Veramente molto interessanti queste fotografie. Bravo, Martin.

MARTIN    - Veramente no, no... non le voglio. (ridà la scatola a Peter)

ELEANOR          - (molto stupita) Non vuole riprendersele? E perché non vuole?

PETER       - No, non vuole che le guardi nessuno finché non le avrà ritocca-te... D'accordo. Portale pure via. (fa per dargli il pacco).

MARTIN    - No. (lo respinge) Come faccio a portarle via con tutti i colleghi. E con lei. Eh, Peter, come faccio?

FRANCES - Ma perché no, Martin caro? Le tieni giù e poi te le porti a casa quando vai a pranzare. (e gli ridanno il pacco)

MARTIN    - Sì. No... Voglio dire. Avevo dimenticato che oggi io non man-gio a casa. Ho il Comitato dei Lyons. Per una festa di benefi-cenza. Io sono il tesoriere, Peter. Tu lo sai. Quindi io queste foto le lascio qui e torno a riprenderle più tardi, eh? (cerca di ridare il pacco. Un attimo di silenzio. Poi con una implorazione che è quasi un belato) Eh? (ancora silenzio)

ELEANOR          - Vorrei che decideste il futuro di queste fotografie... (rivolgendosi a Frances) Frances, nella mia stanza non c'è uno specchio lungo. Nella tua c'è?

FRANCES - (presa di contropiede) Eh? Ah, sì, sì, sì.

ELEANOR          - Non ti spiace, cara, se entro un momento per guardarmi. (avviandosi) Arrivederci, signor...

MARTIN    - Bridge.

ELEANOR          - Come dite 'arrivederci' dalle vostre parti, signor Bridge?

MARTIN    - Arrivederci.

ELEANOR          - Quasi uguale... Guardi signor Bridge, che io le voglio vedere le foto del campeggio... Dopo che avrà fatto quello... Bè...  insom-ma... quello che ci deve fare... che non è chiaro. (entra nella camera matrimoniale)

MARTIN    - (è infuriatissimo ma parla con studiata calma) Peter, a questo punto, penso che tu voglia scusarti con me.

PETER       - Adesso non c'è tempo per le scuse. Non possiamo tenerci quella roba. Dobbiamo liberarcene al più presto.

FRANCES - E che ci vuole. Le rimandiamo indietro per posta.

PETER       - Brava! E' proprio quello che non dobbiamo fare. E' un reato. E poi nella cassetta delle lettere non c'entrerebbe. Dovremmo portarle all'ufficio postale.

FRANCES - Io non ci vado, eh!

MARTIN    - Certo, certo. Frances ha ragione. Non può andarci lei. E' una donna. (in fretta) E io debbo assolutamente scendere in banca.

PETER       - Aspetta un minuto. Qui c'è un grosso problema da risolvere.

MARTIN    - Ma non è un problema. Cosa ci vuole, le bruciate in giardino.

FRANCES - Da noi non esiste giardino.

PETER       - E prima che tu faccia altre proposte non esiste nemmeno un caminetto. Tutto va ad elettricità.

FRANCES - Mentre invece tu ce l'hai un giardino, vero, Martin? (Peter gli tira la scatola)

MARTIN    - Sì. Cioè voglio dire: no... io non ce l'ho un giardino... un giar-dino condominiale. Serve per tutti i condomini. Io ho solo un do-dicesimo di giardino... Non posso bruciarle nel mio dodicesimo. E poi in ogni caso io non c'entro. (restituisce la scatola a Peter)

FRANCES - Non è vero, Martin. Sei tu che hai firmato la ricevuta e all'ufficio postale risulta il tuo nome.

MARTIN    - Ecco, me n'ero dimenticato. Che disastro!

PETER       - Frances, noi dobbiamo tornare giù a lavorare. (dà il pacco a Frances) Per ora nascondile tu in qualche posto fino a stasera.

FRANCES - E dove?

PETER       - (indicando) Nella stanza degli ospiti. Non c'entra mai nessuno.

                            (Si apre l'uscio della camera matrimoniale e ne esce Elea-

                            nor).

ELEANOR          - Molto bella, la vostra camera, carissimi. E quella, invece, è la stanza degli ospiti... Vedere... vedere... vedere.

                            (Entra tutta civettuola nella stanza degli ospiti)

FRANCES - Non c'entra nessuno, eh...

MARTIN    - (indicando la porta di destra) Là... là... là. Perché non le nascondete nello studio. C'è un armadio.

PETER       - Sì, senza chiave.

FRANCES - Un armadio con una chiave c'è, ma è nella stanza di tua madre. Ma perché non le buttiamo nel secchio delle immondizie? Domattina gli spazzini vengono a ritirarlo...

PETER       - Troppo pericoloso.

FRANCES - Perché?

PETER       - Perché gli spazzini sono la gente più ficcanaso del mondo. Basta che uno solo di loro veda le fotografie e saremo accusati di propaganda pornografica.

MARTIN    - (con aria saputa) Sarebbe terribile! Propaganda pornografica a mezzo secchio delle immondizie.

ELEANOR          - (uscendo dalla porta a sinistra) Che cosa diceva, signor Bridge?

MARTIN    - Eh?.. Oh?.. Ah... Bè... Boh...

PETER       - Martin ci stava spiegando che gli spazzini molto spesso si dimenticano di vuotare il suo secchio delle immondizie.

MARTIN    - E' vero. Proprio questo dicevo: che il secchio delle immon-dizie...

ELEANOR          - (interrompendo) Signor Bridge, ma non ha proprio altri argo-menti meno di cattivo gusto? (si avvia verso la scala) Vado a finire di disfare le valigie. Il resto dell'appartamento lo vedrò più tardi. Non vi dispiace, vero? (scompare al sommo delle scale)

PETER       - No, mamma.

                            (Improvvisamente Martin scoppia in una lunga risata isterica)

PETER       - Che cosa hai da ridere?

MARTIN    - Ma è così semplice: ce l'abbiamo sotto il naso.

PETER       - Che cosa?

MARTIN    - Il bagno.

FRANCES - Il bagno?

MARTIN    - Il bagno, la toilette, il gabinetto. Strappiamo a pezzettini le foto e le scarichiamo tutte nelle fogne.

PETER       - Tutta questa roba? ci vorrebbero ore.

MARTIN    - Ma ti dico di no. Dammene qualcuna, vado a fare la prova. (prende una manciata di foto e si avvia verso il bagno) "Provare e riprovare" è il mio motto.

         (Mentre l'uscio del bagno si chiude, Frances si rivolta verso Peter con aria sinceramente dispiaciuta. Fra poco si sentirà il rumore dello sciacquone)

FRANCES - Peter, mi dispiace tanto tanto, credimi.

PETER       - Certo, certo. E dispiace anche a me. Forse ho trattato Martin un po' troppo bruscamente, ma ero così preoccupato (rumore di sciacquone) soprattutto per te.

FRANCES - (passandogli un braccio intorno alla vita) Questo è molto carino. Perlomeno dimostra che ti importa ancora di me dopo ben tre settimane e mezzo di matrimonio.

PETER       - (la bacia)

         (Mentre i due si baciano, appare Martin scosso da brividi di terrore)

MARTIN    - Non vanno giù... Tornano tutte a galla. Che si fa?

PETER       - (sciogliendosi dall'abbraccio di Frances. e facendo il verso a Martin) E che ne so io, l'idea è stata tua. Prova ancora, insisti, tira. (facendo il cenno di tirare la catena)

MARTIN    - E' inutile. Tornano tutte a galla. E non vi dico che sono, viste in quella cornice ambientale.

FRANCES - Ma allora, per l'amor di Dio, ripescale, Martin. Vai a prendere qualche cosa nello studio e ripescale.

MARTIN    - (avviandosi verso lo studio) Che ignominia... che vergogna... che abominio...

                            (suona il citofono collegato alla banca)

FRANCES - (va a staccare la cornetta) Pronto .

VOCE DI UOMO - Chiedo scusa, signora Hunter. Il signor Jordan, della Jordan elettricità, vuole parlare con il direttore.

PETER       - Proprio adesso! E va bene, scendo subito.

FRANCES - (al citofono) Va bene, scende.

                            (mentre riattacca la cornetta la porta della stanza di de-

                            stra si apre e Martin ne esce in fretta. Ha in mano qualche

                   cosa che non possiamo distinguere. Va diretto al bagno. borbottando tra sé).

MARTIN    - Così imparo a firmare... Non si deve mai firmare nulla nella vita. (si ferma sulla porta del bagno e si volta) Non vorrei sembrarti sleale. (ha in mano una paletta da giardino) Ma dopo che avrò portato a termine quello che sto facendo qui per voi spero che mi renderai la tua stima. (esce molto dignitosamente ma sbatte allo stipite della porta del bagno; poi entra)

PETER       - Frances, dobbiamo liberarci di quelle foto. Ad ogni costo.

FRANCES - L'unica è bruciarle.

ELEANOR          - (fuori scena) Peter, tesoro di mamma tua…

PETER       - Oddio, starà di nuovo spostando l'armadio. (corre di sopra, dicendo) Sì, mamma, vengo.

                            (dalla porta del bagno si sente di nuovo il rumore dello

                            sciacquone ed un grido soffocato di Martin) .

MARTIN    - Povero me, che cosa ho fatto!

         (Frances guarda la scatola. Non sa che farne. Posa l'oc-chio su un cestino metallico per la carta straccia. Lo porta in mezzo alla stanza. Estrae dalla scatola quattro o cinque foto e le butta nel cestino. Poi prende un'altra foto e con l'accendino da tavolo dà fuoco ad un angolo. La foto bru-cia. Ma quando Frances la getta nel cestino ne esce una nuvola di fumo nero. In preda al panico Frances corre qua e là per la stanza in cerca di qualcosa per spegnere il fuoco. Sul carrello del bar vede un sifone di soda. Lo prende e torna al cestino. Sfortunatamente il sifone è vuo-to e quando Frances preme il pistone, ne esce un acuto si-bilo. Il panico aumenta. Frances si precipita verso il bagno e bussa forte)

FRANCES - (bisbigliando per non farsi sentire) Martin, presto! aiutami.

MARTIN    - (da dentro) Non posso; mi si è incastrata la paletta nel water.

                            (Frances corre al banco di cucina, afferra il vaso con i fiori di Eleanor e si precipita al cestino ancora fumante. Senza riflettere, ci versa acqua e fiori. In questo preciso istante si sente la voce di Eleanor che sta scenden    do)

ELEANOR          - (fuori scena) Ecco fatto. Ora sarò tutta per voi, carissimi.

                            (Frances è in preda ad un cieco terrore. vede la scatola

         delle foto su un divano dove lei stessa l'ha lasciata. Il co-perchio è sollevato. Lo chiude con un colpo secco. Prende la scatola e si guarda intorno disperatamente per trovare un posto dove nasconderle. E’ talmente in preda all'emo-zione che le sfuggono le soluzioni più ovvie. Torna alla poltrona a dondolo, ci appoggia la scatola delle foto e ci si siede sopra. Eleanor scende la scala seguita da Peter e trova Frances ancora semisvestita, seduta su una poltro-na, mentre in mezzo alla stanza un cestino per la carta straccia fuma come un piccolo vulcano. Mentre Eleanor osserva la scena stupita, entra Peter.

ELEANOR          - (tossendo per il fumo del cestino) Ma che cosa sta bruciando?

FRANCES - Niente, proprio niente. Cioè stava bruciando un qualcosa ed io ho cercato di tirarlo fuori.

                            (Più che mai in preda all'agitazione,  si dondola sempre più forte)

PETER       - (intervenendo) Martin. Deve essere stato Martin. E' così distratto. Si lascia sempre dietro una scia di mozziconi accesi.

ELEANOR          - Ma quell'uomo non è normale. Bisognerebbe avvertire l'ufficio stranieri. (nota i gambi dei fiori che sporgono dal cestino, e dice a Frances con aria severa e inquisitoria) Mi auguro che non siano i miei fiori, vero?

FRANCES - E invece, sì. Sono proprio i suoi fiori. (dondolandosi frenati-camente) E' stato Martin... preso dal panico li ha buttati nel cestino con tutta l'acqua. Sono sicura che non si sono rovinati.

                   (Eleanor si avvia al cestino e prende in mano un fiore carbonizzato)

ELEANOR - Rovinati no. Carbonizzati.

FRANCES - Mi dispiace. Eleanor, mi dispiace davvero.

ELEANOR - (lasciando cadere i fiori nel cestino e guardandosi la punta delle dita annerite) Pazienza. E' vero che non si trattava di rose. In ogni caso, erano pur sempre fiori. (si dirige verso il bagno) Vorrà dire che uscirò a comperarne degli altri.

PETER       - Ma dove vai?

ELEANOR          - (stupita) A lavarmi le mani. (fa per aprire l'uscio del bagno).

PETER       - Lì no!

FRANCES - In bagno no!

                            (Frances dice la battuta quasi contemporaneamente a Peter ma in ogni caso troppo tardi. Eleanor ha già aperto la porta del bagno, si ferma bruscamente e indietreggia)

ELEANOR          - Signor Bridge. Che cosa sta facendo lì dentro?

                            (Martin appare sulla porta del bagno; ha le maniche tirate su. Un grembiulino. Ha in una mano una paletta e nell'altra una sacca da bucato).

MARTIN    - S-sì, tutto bene. Ho finito, Peter. Guarda. (vede Eleanor) Ah!

ELEANOR          - Signor Bridge, che cosa faceva, in bagno, con quella paletta?

MARTIN    - Come? Una paletta nel bagno? E' vero. Una paletta che ho portato nel bagno perché essendo un attrezzo che serve in giardino ai giardinieri... appunto per questo...

ELEANOR          - (interrompendolo) Per questo lei l'ha portata nel bagno?

MARTIN    - Sì.

PETER       - Scusa, Martin, spiego io.

MARTIN    - Sì, sarà meglio.

PETER       - L'ha portata nel bagno perché non è riuscito a trovare un at-trezzo più adatto e l'ha voluto fare lui perché lui lo sa fare be-nissimo. Io, invece, non lo so fare. Vero, Frances?

FRANCES - No, tu non lo sai fare. Ma siccome bisognava assolutamente farlo, così l'ha fatto lui perché altrimenti non c'era nessun altro esperto nel farlo.

ELEANOR          - (sempre più meravigliata) Ma nel fare che cosa?

PETER       - Nel murare mattonelle e sturare lavandini, vero, Martin?

MARTIN    - Sì, sono un esperto, nel murare lavandini e sturare mattonelle. Stavo per farlo qui adesso, ma lo farò più tardi, quando avrò la spazzòla e la càtola, cioè la còzzola e la spèsola... cioè la spatòla e la càzzuola. Ecco, quando avrò trovato quelle cose lì.

ELEANOR          - (guardandolo perplessa) Io mi auguro che lei sappia di che cosa sta parlando, perche io non ho capito una parola. (si dirige verso il bagno) E mi auguro che in avvenire lei starà più attento

                   con i mozziconi delle sigarette.

MARTIN    - (interrogativamente) Scusi?…

ELEANOR          - (equivocando) Accetto le scuse. Guardi i miei fiori: carboniz-zati. E' vero che non si trattava di rose, ma erano pur sempre fiori.

                            (La porta del bagno si chiude)

MARTIN    - (girandosi stupefatto) Se non ho mai fumato in vita mia.

PETER       - Ti spiegherò dopo... Appena ci saremo sbarazzati di questa roba infernale. Cosa che faremo subito. (va alla scrivania e apre un cassetto) E ti faccio vedere in che maniera. (torna con un grande rotolo di scotch) Chiuderemo ermeticamente la scatola con questo scotch, dopo di che la scaricheremo il più lontano possibile.

MARTIN    - Questa sì che è una bella idea. La migliore di tutte le idee.

PETER       - (a Frances) Strappa l'etichetta, tesoro. Martin, aiutala.

MARTIN    - Con infinito piacere. (prende lo scotch)

PETER       - Un momento. Prima di strappare l'etichetta, fammi copiare il nome e l'indirizzo della compagnia per l'assegno. (leggendo "Scandinavian Import Company" scrive l'indirizzo)

                            (Martin chiude la scatola con lo scotch)

FRANCES - Quale assegno?

PETER       - Per completare il pagamento... Quelle altre 25 sterline all'atto della consegna, vogliamo mandargliele?

                            (Frances e Martin sono occupatissimi a sistemare lo scotch alla scatola mentre Peter riempie un assegno)

FRANCES - Non è che vogliamo, amore. Dobbiamo, altrimenti... E fra una settimana ci rideremo sopra, vero, Martin?

MARTIN    - Credo proprio di sì. (gli dà la scatola ma c'è la cravatta incollata) Ah! (la stacca) Chi era quel filosofo che disse che bisogna sempre cercare di vedere il lato comico delle cose?

PETER       - Non lo so e non me ne frega niente. E ora, dài, Martin, vattene e stai attento a dove scarichi questa roba. (gli dà la scatola)

MARTIN    - (continuando a ridere) Ah, sì, sì. Sarò molto attento... molto attento... (si interrompe di colpo) E perche io? Tu avevi detto "la scaricheremo".

PETER       - Ma come puoi pensare che possa scaricarla io? Sta per arrivare il signor Morrison... giù mi sta aspettando il signor Jordan. Tu, invece, sei libero... Non hai nulla da fare: devi soltanto seppellire questa scatola.

MARTIN    - Seppellirla?

FRANCES - Certo, seppellirla.

MARTIN    - Spiacente ma stavolta sono costretto a sottolineare che vi aiute-rei volentieri. Se potessi. Ma proprio non posso. Questa volta.

                            (Si apre la porta del bagno ed esce Eleanor)

ELEANOR          - Peter, strane quelle fotografie.

MARTIN    - Questa volta debbo proprio scendere. (Martin volta le spalle e va via di corsa con la scatola e la paletta)

ELEANOR          - Ma sei sicuro che questo tuo amico non sia da ricovero imme-diato? Ho trovato dei pezzettini delle sue foto sul pavimento. Guarda: se si tratta di una foto del campeggio dei giovani esplo-ratori, mi spieghi cosa c'entra questo esploratore negro che ha vicino una foca?

PETER       - Penso che sia una gita dei giovani esploratori allo zoo. sicuramente Martin l'ha strappata, perché è venuta mossa.

ELEANOR          - La foca mossa?

PETER       - (riprende la carta e gli assegni) Sì, mamma. Ma adesso devo scendere in banca. Il signor Jordan mi aspetta. (a Frances) Torno su per l'ora di pranzo.

FRANCES - Peter, l'assegno.

PETER       - (prende tra le carte l'assegno e lo dà a Frances che va allo scrittoio)

FRANCES - Suo figlio invecchia. Comincia a perdere la memoria.

ELEANOR          - Spero proprio di no, con tutte le nuove responsabilità che lo attendono.

FRANCES - (dirigendosi alla scrivania) Non le dispiace se scrivo quattro righe per Peter?

ELEANOR          - No. Fa proprio come se non ci fossi. Volevo solo dirti che sei stata molto gentile ad invitare a cena il signor Morrison. D'altra parte lo faccio anche in previsione del futuro di Peter. Sono si-cura che ha davanti a sé una carriera brillantissima, ma una rac-comandazione non guasta mai. Va bene che il mio ragazzo è sta-to sempre un mostro in matematica. Lo chiamavano il "dittatore dei numeri". Ne faceva quello che voleva. Fin da bambino. Sei per otto. E lui, subito, senza pensarci: quarantotto. Sette per otto, cinquantasei. Sei per sette, quarantanove.

FRANCES - Eh... Quarantadue...

ELEANOR          - Quarantadue... quarantanove... Non è qui il problema.

FRANCES - Ho finito.

ELEANOR          - Che sveltezza.

FRANCES - Scendo un attimo all'ufficio postale che sta qui dirimpetto.

ELEANOR          - Forse è meglio che tu non esca così sommariamente abbigliata come sei. Ci vado io.

FRANCES - Ma...

ELEANOR          - Vado io, ti dico. Devo comperare degli altri fiori un po' più resistenti alle intemperie di questa casa.

FRANCES - Peter si è raccomandato di spedirla per espresso.

ELEANOR          - Per espresso! Benissimo. Vedi, cara... Ah, la borsetta... mi fa un immenso piacere rendermi utile. Odio la gente che vive in casa altrui come fosse in un albergo.

                            (Scompare su per le scale con la lettera. Frances trae un profondo sospiro. Prende l'etichetta che stava sulla scato-la delle foto e la fa a pezzettini. Sta per buttarli nel cestino della carta straccia ma cambia idea. Va in cucina e li mette invece nel trita-rifiuti. Eleanor riscende e si avvia verso la porta)

ELEANOR          - Eccomi pronta.

FRANCES - Non si dimentichi di farlo espresso...

ELEANOR          - Stai tranquilla. Tu piuttosto, non dimenticare di finire di vestirti.

FRANCES - Va bene.

         (Frances va in camera. Bussano alla porta d'ingresso. Eleanor apre. E' Martin ancora con la scatola delle foto)

MARTIN    - (senza accorgersi che gli ha aperto Eleanor) No... ci ho ripensato. Non ne voglio più sapere. Ho deci...

ELEANOR          - Ma che cos'altro vuole?…

MARTIN    - Scusi... Credevo fosse Frances!

ELEANOR          - Frances si sta vestendo.

MARTIN    - Che peccato!

ELEANOR          - Che peccato che Frances si stia vestendo?

MARTIN    - No, è che Peter mi aveva pregato che lo facessi io perché lui non ce la fa. Ma non ce la faccio neanche io.

ELEANOR          - Di che cosa sta parlando?

MARTIN    - E’ meglio che torni a finire quello che stavo per fare. (ed esce)

ELEANOR          - Ho persino paura ad immaginarlo, quello che stava per fare.

                            (Dopo Martin esce anche Eleanor. Suona il citofono collegato alla banca)

FRANCES - (non ancora completamente vestita, esce e va a rispondere) Chi è?

VOCE DI UOMO - Il direttore è di sopra, signora Hunter?

FRANCES - No.

VOCE DI UOMO - Sa dove può essere? Io non riesco a trovarlo ed è arrivato adesso il Direttore Generale.

FRANCES - Il signor Morrison?

VOCE DI UOMO - Sì, signora.

FRANCES - Glielo dirò appena lo vedo. (torna in camera. Si sente rumore di passi nel corridoio)

                            (Entra Peter).

PETER       - Frances, tesoro, dove sei?

FRANCES - (f.s.) Qui.

PETER       - Meno male che non sei ancora uscita.

FRANCES - (f.s.) Ti cercano giù dalla banca. E' arrivato il direttore generale.

PETER       - (terrorizzato) Morrison! Proprio adesso. Dov'è l'assegno?

FRANCES - (esce) Dentro la lettera.

PETER       - E la lettera dov'è?

FRANCES - All'ufficio postale.

PETER       - Ma se non sei uscita.

FRANCES - C'è andata tua madre. Ma stai tranquillo che le ho detto di spedirla per espresso.

PETER       - Dio mio, no!

FRANCES - Che altro succede?

PETER       - Succede che t'ho dato un assegno sbagliato. Mi sono confuso. Io avevo in mano un assegno di 450 sterline e invece di darti quello di 25...

FRANCES - (terrorizzata) Mi hai dato quello di 450!

PETER       - (annuendo) Sì. Abbiamo mandato a quegli industriali della pornografia 450 sterline che erano per gli stipendi della "Jordan Elettricità" e che il signor Jordan aveva versato cinque minuti fa.

FRANCES - Santo cielo! Ma non si può fermare l'assegno?

PETER       - No. A meno che non spieghi l'errore al signor Morrison.

FRANCES - E sta giù. Diglielo subito.

PETER       - Brava! Così mi licenzia immediatamente. I Jordan sono i suoi migliori clienti. Dobbiamo recuperare l'assegno! Frances, sta' calma e rispondi. Dove l'hai spedito? Ti ricordi l'indirizzo?

FRANCES - No.

PETER       - E l'etichetta? Quella da cui hai copiato l'indirizzo... Dove l'hai messa, l'etichetta?

FRANCES - L'ho strappata. (Peter va verso il cestino) No... l’ho buttata nell'aspira-rifiuti.

PETER       - Fai uno sforzo. Ricordati quell'indirizzo.

FRANCES - No, non lo ricordo. Mentre stavo scrivendo c'era tua madre che parlava, parlava, parlava! Può darsi lo ricordi lei.

         (Si apre la porta d'ingresso ed entra Eleanor: ha in mano un mazzo di fiori avvolti nella carta d' argento)

ELEANOR          - Eccomi di ritorno. La lettera è partita. Ho fatto prestissimo. Per un colpo di fortuna, alla posta non c'era nessuno. E, secondo colpo di fortuna, sulla porta della banca chi ho incontrato? Chi ho incontrato? (un silenzio) Il signor Morrison. (girandosi verso la porta) Prego, signor Morrison, entri pure nella nostra casa.

                            (Peter è impietrito)

         (Entra Thomas Morrison. E' un uomo distintissimo, molto preciso, molto elegante, molto serio ma al tempo stesso molto amabile. Il signor Morrison è il direttore capo della zona ed esige dai suoi dipendenti il più alto rendimento. Nei rapporti sociali è compitissimo)

MORRISON - (a Eleanor) Grazie, cara. Buongiorno, Frances, buongiorno, Peter.

PETER       - Buon giorno, signor Morrison.

ELEANOR          - (dà a Frances i fiori. Sono rose) Ecco, Frances. Con la speranza che durino un po' più a lungo.

MORRISON - Tutto bene in banca?

PETER       - Tutto bene, grazie, signor Morrison.

MORRISON - Ottimamente. (a Frances) E' di suo gusto la nuova casa, signora?

FRANCES - (dalla cucina, posando i fiori sul tavolo) Molto, signor Morrison, grazie. Gradisce una tazza di caffè?

MORRISON - (in tono scherzoso) Con piacere. Un attimo, prima che tu scenda, Peter: desidero metterti in guardia da un pericolo che ti minaccia. Harold Needham ha appena terminato un'ispezione senza preavviso a Manchester ed ho saputo che la prossima visita, a sorpresa, la farà qui, nella tua agenzia.

PETER       - (sbigottito) La prossima ispezione, qui, in questa agenzia!

MORRISON - Sì, caro Peter. Il signor Needham verrà qui nella tua agenzia (sorridendo) e non credo che verrà soltanto per cambiare un biglietto da dieci sterline! Non ti pare? Conosci il signor Needham?

PETER       - No... veramente no.

MORRISON - Neppure io lo conosco personalmente. Ma so che è un tipo strano... meticoloso... Zelante al punto da sfiorare la pedanteria. Controlla sempre tutti i libri giornali. Ma tanto tu non hai nulla da nascondere, vero?

PETER       - (guarda l'assegno che ha in mano e se lo mette in tasca) No. Assolutamente niente...

MORRISON - Meglio così.

PETER       - (indietreggia per uscire ma nella confusione chiude troppo forte il battente della porta. La serranda cade giù tipo lama di ghigliottina spezzando tutte le teste dei nuovi fiori di Eleanor. Eleanor raccoglie i gambi e li guarda sconsolata mentre si fa buio).

FINE DEL PRIMO QUADRO

SCENA SECONDA

                            Sono circa le sei pomeridiane, due giorni dopo.

                            La luce in cucina è accesa e la serranda alzata. Frances è

                            in cucina, ma non si vede. Peter, seduto alla scrivania consulta una guida stradale di Londra.

PETER       - Frances!

FRANCES - (voce) Sì?

PETER       - Quella via della "Scandinavian Company" era Canterbury Street?

FRANCES - (voce f.s.) No.

PETER       - Allora Carnaby Street?

FRANCES - (voce f.s.) No.

PETER       - Clement Street... oppure Clementine Street oppure Clement-ville Street?

                            (Frances viene sotto la serranda tenendo in ciascuna delle

                            due mani un vassoio con bicchieri, tartine ecc. insomma tutto ciò che serve per un cocktail. Indossa un fresco e semplice abito estivo)

FRANCES - Tesoro, non me lo ricordo! Da due giorni non facciamo che consultare quella maledetta guida stradale... Da Abbess Street a Zoffany Street... Undicimila nomi di strade...

PETER       - Ma dobbiamo pur trovarla, questa dannata società! (è arrabbiato) Dobbiamo recuperare l'assegno. Ma perché questa maledetta "Scandinavian Company" non ha il telefono?

FRANCES - Lo capiresti se avessi guardato bene le pornofoto. Ad ogni modo, non posso concentrarmi se devo continuare a preparare le olive ripiene e le tartine al formaggio!

PETER       - Olive ripiene di che?

FRANCES - Di acciughe.

PETER       - Mamma non può mangiarle. E' una rigida vegetariana, lo sai bene.

FRANCES - Ah, quand'è così, può benissimo togliere l'acciuga con le sue manine perché io non lo faccio davvero! (sbatte il secchiello del ghiaccio sul bagno di cucina) E in ogni caso, non c'è più tempo! (spinge avanti il carrello) Tra pochissimo mammina sarà qui... insieme col signor Morrison.

PETER       - Non mi pare vero: è quasi un'ora che non vedo il signor Morrison. Morrison a cena ieri sera... Morrison per la canasta... Morrison per il cocktail! Allungherà le mani su quei pochi titoli di mia madre prima che arriviamo a tagliargliele... Non ne posso più! Sì, signor Morrison... no, signor Morrison... Buongiorno, signor Morrison... buonanotte, signor Morrison... evviva, signor Morrison.

                            (Al culmine della tirata, la porta d'ingresso si apre ed en-

         tra il signor Morrison, seguito da Eleanor, la quale indossa un elegantissimo vestito ed ha in mano il giornale della sera e un mazzo di fiori)

MORRISON - (equivoca e risponde) Evviva, caro Peter. Abbiamo fatto un po' tardi. Scusateci.

ELEANOR - Bè, tanto tardi no: i fiorai erano ancora aperti... (indica il mazzo) Guarda che belli, Frances.

FRANCES - Splendidi. Ancora più splendenti di quelli dell'altro ieri. Grazie.

ELEANOR          - Cara, non hai capito! Questi sono per me. E' un graditissimo pensiero del signor Morrison. Vero, Thomas? In questa casa i fiori hanno vita breve. D'ora in poi, cara Frances, ti regalerò soltanto piante. Ed anche piuttosto robustotte.

MORRISON - Molto, molto divertente, Eleanor. Spiritosissima.

                            (Frances e Peter si scambiano un'occhiata stupefatta nel sentire che i due si chiamano per nome)

FRANCES - Vuole accomodarsi, signor Morrison?

PETER       - Che cosa le preparo?

MORRISON - Il solito... Solo un dito di whisky con acqua, grazie.

ELEANOR - (mentre Peter ripete tra i denti la frase di Morrison) Per me, Campari con ghiaccio e una fettina di limone. Saresti così gentile da porgermi un vaso per i miei fiori, Frances?

FRANCES - (dirigendosi in cucina) Subito.

ELEANOR          - (la segue) Che ne diresti se mettessi questo vaso in camera mia al posto dei "Legumes varièes de Provence"?… Quegli asparagi li trovo un po' troppo invadenti per tenerli in una camera da letto...

                            (Frances ed Eleanor sono in cucina, davanti all'acquaio. armeggiano con un vaso, acqua e fiori. Peter porta a morrison il suo whisky che ha preparato sul carrello)

PETER       - Ecco, signor Morrison.

MORRISON - (prendendo il bicchiere) Grazie, Peter. (guarda verso la cucina. Poi, a bassa voce) Non ti dispiace, vero, che tua madre desideri consigliarsi con me circa i suoi investimenti?

PETER       - No, davvero, signor Morrison.

MORRISON - Che donna eccezionale! Così affascinante!...

PETER       - (sorrisetto) Grazie.

MORRISON - Sotto molti aspetti mi ricorda la mia diletta, defunta moglie.

PETER       - (distratto) Ah, sì... (si dirige verso il carrello, ma all'improvviso afferra l'allusione e si gira) Dice sul serio, signor Morrison?

         (Al banco sotto la serranda, dalla parte della cucina, Eleanor ha in mano il vaso con l'acqua e i fiori)

ELEANOR          - Sai, Peter, che stasera Thomas mi porta a teatro.

PETER       - (stupefatto) Davvero, Thomas... Davvero, signor Morrison?

MORRISON - Teatro, sì. Mia moglie ed io ci andavamo spesso... Sarà molto gradevole per me riprendere questa consuetudine...

FRANCES - (venendo dalla cucina) E che andate a vedere?

MORRISON - Una riedizione della commedia musicale "Oh, Calcutta". Un classico pieno di brio, mi dicono.

ELEANOR          - (sempre dall'altra parte del banco) Lo spero proprio. Sono stata sempre un'appassionata di teatro. (ha finito di sistemare i fiori) Dite la verità, non sono stupendi?

MORRISON - Vedo che è ancora molto abile nel sistemare i fiori, Eleanor... Veramente lei ha delle mani di fata.

ELEANOR          - (alza gli occhi alla serranda) Non credo però che li lascerò qui... Sarà meglio metterli lontano dalla ghigliottina.

                            (Mentre Eleanor prende il vaso e va a posarlo sul tavolino

                            dietro al divano, Peter siede sulla poltrona a dondolo e Frances si avvicina a Morrison con il vassoio delle mandorline da cocktail e un piatto di tartine al formaggio)

FRANCES - Una tartina al formaggio, signor Morrison?

MORRISON - Grazie... non è formaggio all'aglio, vero?

FRANCES - No, al sedano.

ELEANOR          - (siede sul divano) Frances se la cava magnificamente in cucina. Queste tartine hanno un aspetto molto attraente.

FRANCES - Un'oliva?

ELEANOR          - Con piacere. (ne mette in bocca una) Sbaglio, o in queste olive c'è l'acciuga?

FRANCES - (con tono innocente) Oh, quanto mi dispiace... E' stato Peter. Ha aperto la scatola sbagliata...

                            (Peter, che sta dando una sbirciatina alla guida stradale,

                            alza di colpo gli occhi)

PETER       - Prego?

ELEANOR          - Non importa, tesoro. Hai sbagliato scatola. Niente di male.

PETER       - (terrorizzato) Di quale scatola parli? (Eleanor sta per rispondere)

MORRISON - Attenzione, Eleanor. Si è seduta sulla "Campana".

ELEANOR          - Sulla campana, Thomas?

MORRISON - Sì, "La Campana del Tamigi", il nostro giornale locale.

ELEANOR          - Ah. Mi piace tanto il vostro giornale locale... E' sempre così divertente! (lo guarda) Santo cielo: ma sentite cosa succede. (legge) "La polizia della valle del Tamigi sta oggi investigando sulla scandalosa scoperta di una quantità di fotografie pornografiche galleggianti nel fiume e nei pressi del ponte delle Torri.”

PETER       - (scatta in piedi) Coosa?.. Ma non può essere!

                            (tutti lo guardano, peter cerca di riprendersi).

ELEANOR          - Perché?

PETER       - Voglio dire che non può essere vero. Sicuramente se lo sono inventato di sana pianta.

ELEANOR          - Non credo proprio. Il giornale parla di due testimoni oculari.

PETER       - Due testimoni oculari?

ELEANOR          - Sì, due agenti della polizia fluviale in servizio di ronda. Qui dice che hanno visto l'uomo buttare un pacco nel fiume.

PETER       - Che uomo?

ELEANOR          - Lo chiamano "il pornografo fantasma". Non sanno chi sia.

PETER       - (respira di sollievo) Ah... Non sanno chi sia?

ELEANOR          - (SCORRENDO IL GIORNALE) Non ancora... Ma la polizia afferma che lo prenderanno certamente. Secondo loro, è uno di qui. C'è perfino un identikit.

FRANCES - Davvero? (con falsa gaiezza) Hai sentito, Peter? C'è già l'identikit! (ride)

MORRISON - (guardando) Eppure quella faccia non mi è nuova....

FRANCES - Un'altra tartina al formaggio?

ELEANOR          - E' una faccia che mi ricorda...

FRANCES - Un'oliva?

MORRISON - C'è scritto a chi è stata affidata l'inchiesta.

ELEANOR          - (guarda il giornale) Al commissario Vernon Pahol.

MORRISON - Bene! E' un uomo tutto d'un pezzo. Vedo che fanno sul serio. E hanno la mia approvazione.

ELEANOR          - E anche la mia.

MORRISON - Naturalmente tutti noi sappiamo che in certi quartieri di Londra abbondano cose del genere...

ELEANOR          - Anche peggio, se è solo per questo. (nasconde in fretta il giornale)

MORRISON - Ma qua da noi non vogliamo simili porcherie.

ELEANOR          - Parole sante.

MORRISON - Ricordo che quand'ero direttore a Dower scoprii che il mio cassiere capo leggeva dei libri molto discutibili. Erano libri...

FRANCES - Svedesi...

MORRISON - Svedesi. E come fa a saperlo?

FRANCES - Mi sono buttata a indovinare.

MORRISON - Lo licenziai su due piedi! Partì sparato come un missile!

PETER       - (inghiotte a fatica) Lo licenziò su due piedi...

MORRISON - E non me ne sono mai pentito. Mi piacerebbe mettere le mani su qualcuno di questi sporchi mercanti. Giuro che gli darei tanti, ma tanti di quei...

                            (Si spalanca la porta d' ingresso ed entra Martin in preda al panico. Brandisce un giornale arrotolato)

MARTIN    - Peter! Frances! I giornali...

                            (Martin è al colmo della confusione. Andando verso Peter per fargli vedere il giornale fa cadere il vaso con i fiori di

                            Eleanor. Poi dà il giornale a Frances. tutti scattano in piedi)

ELEANOR          - Ancora i miei fiori...

                            (Eleanor e Frances si accingono a raccogliere i fiori. durante le battute che seguono, Frances va a prendere un cencio per asciugare l'acqua caduta)

MARTIN    - Oh, quanto mi dispiace!... Lasci fare a me, prego.

                            (Raccoglie i fiori ma confuso com'è, ansioso di nascondere il giornale, li infila nel vaso alla rovescia)

ELEANOR          - Ma che fa? Li mette a testa in giù?

MARTIN    - Oddio, che sto facendo...?

ELEANOR          - (irritata) Giovane idiota. (va in cucina)

MORRISON - Bridge! Che diavolo le prende di precipitarsi qui come un bufalo impazzito?

MARTIN    - Sono venuto da Peter per quella cosa.

MORRISON - Diceva?

PETER       - (interrompe in fretta) E' stata tutta colpa mia, signor Morrison.

MARTIN    - Sì, è stata tutta colpa sua, signor Morrison...

PETER       - Vede, lui ha una chiave del portoncino...

MARTIN    - (patetico) Sì, del portoncino...

PETER       - ...in caso di emergenza per furti e rapine.

MARTIN    - ...in casi di emergenza per furti e rapine.

MORRISON - Emergenza? Non c'è stato nessun furto o nessuna rapina, che io sappia!

PETER       - Oh, no... nessun furto o nessuna rapina.

MARTIN    - ...che lui sappia. (indica Morrison)

MORRISON - Allora a che gioco si gioca, Bridge?

MARTIN    - (una patetica eco) Si gioca a bridge? No, no... Bridge sono io!

PETER       - (sul punto di affogare) Bè... voglia scusarlo... stava provando... ripassava la sua parte nella commedia che reciterà...

FRANCES - ...al Teatro Comunale. (pulendo in terra con la spugna)

PETER       - Al Teatro Comunale. Già, reciterà al Teatro Comunale il mese prossimo.

MARTIN    - Non sapevo.

FRANCES - E' un ottimo filodrammatico, il nostro Martin.

MORRISON - Ah sì? Oltre a fare da arbitro nelle partite di calcio del torneo giovanile, oltre a far parte del Comitato dei Lyons, lei recita anche. Bridge, ma come fa a trovare il tempo per venire in banca?

MARTIN    - Faccio del mio meglio, signor direttore...

ELEANOR          - (dalla cucina) E' anche cattolico. Come tutti gli stranieri.

MORRISON - Cattolico? E perché?

MARTIN    - Questa domanda mi prende un po' in contropiede... Anche i miei genitori erano cattolici...

MORRISON - Non mi sembra sportivo far ricadere sempre tutte le colpe sui padri. Comunque lasciamo stare: non vedo cosa abbia a che fare la sua esibizione di filodrammatico con una simile entrata da bufalo impazzito.

PETER       - E' il metodo della sua scuola di recitazione, signor direttore. Siccome per lui la prima entrata in scena è sempre un grosso problema, vero Martin?

MARTIN    - Sì, la prima entrata è sempre un problema...

FRANCES - Sa, per vincere le inibizioni... Segue la scuola di Stanislaskj.

MARTIN    - Stanislaskj.

FRANCES - Sì, Stanislaskj.

MARTIN    - Certo: Stanislaskj. Ma chi è? (cade su Frances che stava asciugando) Chiedo scusa... Mi ha fatto scivolare...

MORRISON - E quale opera classica avrà l'onore di beneficiare dei suoi elettrizzanti talenti tespiani, signor Bridge?

MARTIN    - (senza capire. Pausa) Prego?

MORRISON - In quale commedia recita?

MARTIN    - Ah, in quale commedia recito... Sa che non l'avevo capito... (cambiando tono a peter) In quale commedia recito?

FRANCES - "Pigmalione". Recita in “Pigmalione".

MORRISON - Ah, benone. Shaw.

MARTIN    - No, no... Non è uno show... Non c'è musica... E' proprio una commedia.

ELEANOR          - Che idiota.

MORRISON - George Bernard Shaw... E quale parte fa lei?

PETER       - La parte principale.

MARTIN    - Sì, la parte di Pigmalione.

MORRISON - Ma Pigmalione non è un personaggio della commedia. E' un simbolo.

MARTIN    - Un simbolo? Allora me ne vado.

FRANCES - Ah, ma in questa edizione per filodrammatici, è diverso. Pigmalione dice il prologo... Ha un grande ingresso e dice il prologo...

ELEANOR          - Signor Bridge, commedia o non commedia (viene avanti con un vaso di fiori di nuovo in ordine) posso domandarle che cosa è venuto a fare?

MARTIN    - Eh, già. Sono venuto per... per... un consiglio... un consiglio su un problema molto personale.

MORRISON - (lusingato) Davvero? Bene, le signore ci permetteranno di ritirarci di là per qualche minuto... Venga, venga, ragazzo mio, si apra con me, mi dica tutto.

MORRISON - (comincia a sospingerlo verso lo studio, quando Martin improvvisamente si rende conto di quello che sta  succedendo)

MARTIN    - No, no, non da lei, signor Morrison! Volevo un consiglio da Peter... dal signor Hunter, voglio dire.

MORRISON - (gli mette il braccio sulla spalla) Con il dovuto rispetto, non vedo in quale tipo di problema Peter possa consigliarla meglio di me.

PETER       - (si avvicina in fretta) Bè, è una questione piuttosto delicata, signor Morrison... Martin ha un appuntamento con una ragazza e siccome certe volte… (gli mormora qualcosa all'orecchio)

MORRISON - (fa il viso lungo. Lentamente, con molto tatto, toglie il braccio dalla spalla di Martin) Se è così, non insisto! Ha ragione lei, caro signor Bridge. Forse è meglio che si consigli con Peter...

ELEANOR          - (posa i fiori sul tavolo in fondo a destra) Caro Thomas, se nessun altro desidera chiederle dei consigli, forse potrà dedicare un paio di minuti ad esaminare i miei titoli e le mie azioni...

MORRISON - Ma certamente, cara.

ELEANOR - (va verso destra) Ho lasciato l'elenco qui...

MORRISON - (a martin sottovoce) E non stia a preoccuparsi, caro ragazzo. Oggi il suo disturbo si cura facilmente. Le farò avere delle gocce, una mano santa. E dopo... dopo... (ad Eleanor) Dopo di lei, cara.

ELEANOR          - Molto gentile, carissimo Thomas. Non vedo l'ora che dia un'occhiatina al mio piccolissimo patrimonietto.

MORRISON - Piccolissimo?

ELEANOR          - Si fa per dire, naturalmente.

MORRISON - Ah.

(Morrison ed Eleanor escono di scena entrando nello studio.

Martin li guarda stralunato. Poi si volta verso Peter mentre l'uscio dello studio si chiude)

MARTIN    - Le gocce... Ma cosa gli ha detto che ho?

PETER       - Lascia stare... Guarda qui, piuttosto! (gli mostra il giornale di Eleanor) Martin, perche hai buttato le foto nel fiume?

FRANCES - Non avevi detto che le avresti sotterrate nel Parco?

MARTIN    - (gridando) ci ho provato!

PETER       - (sbircia verso lo studio) Sssssss!

MARTIN    - (piano) Ci ho provato... Le avevo nascoste tra i cespugli... poi mentre scavavo una buca profonda, ho inciampato!

APETER    - (forte) In che cosa hai inciampato?

FRANCES - (guardando verso lo studio) Sssssss.

PETER       - (piano) In che cosa hai inciampato?

MARTIN    - In una coppietta. Stavano lì per terra stesi... uno più nudo dell'altro... era molto imbarazzante... Pensa che lei si era tolta... e anche... e anche lui. Sconcertante! Io non sapevo cosa dire!

FRANCES - E che cosa hai detto?

MARTIN    - "Buona sera". Non ho avuto il tempo di dire altro... Lui mi ha preso a calci! Debbo avere una tremenda contusione proprio nel... bè, hai capito... E lui le scarpe non se l'era levate!

PETER       - In nome di Dio, perché hai buttato la scatola nel fiume? Perché non l'hai sotterrato da qualche altra parte?

MARTIN    - Dove? C'erano coppie dappertutto... Il martedì gli uffici e i negozi chiudono due ore prima.

FRANCES - Martedì? Ma martedì era ieri. Tu avevi promesso di seppellirle l'altro ieri, lunedì...

MARTIN    - (confuso) Sì, sì, lo so... ma ho dovuto riflettere... considerare la cosa da tutti i punti di vista...

PETER       - Il porco! Se l'era tenute a casa per guardarle!

FRANCES - (divertita) Martin, mi appari sotto una luce nuova.

MARTIN    - No, non è così! L'altra sera, quando sono andato a casa, il pacco s'è aperto da sé... E allora ho dato una guardatina... ma così... solo per... (guarda il giornale che ha in mano) Ora la poli-

                   zia mi arresterà. Hanno già un identikit... Tra pochissimo il Commissario verrà per interrogarmi.

                            (Bussano tre volte alla porta. tutti e tre scattano in piedi)

MARTIN    - E' già qui?

FRANCES - Ma quale commissario. Chi è?

PAHOL      - (da fuori) Sono il commissario Pahol.

MARTIN    - (terrorizzato) E' lui! E' lui! Che ti dicevo? Dovete farmi uscire da qui... la polizia mi bracca.

PETER       - Parla piano, per l'amor di Dio! Inutile farsi prendere dal panico. Ci siamo dentro tutti insieme... fino al collo.

MARTIN    - No, Dio mio, io non voglio esserci dentro, né da solo, né tutti insieme.

FRANCES - Un momento! Calmati!

MARTIN    - Ma come "calmati"... Ve lo ripeto, io non c'entro!

PETER       - Va bene! Tu non dire niente, lascia parlare me.

                            (Martin si nasconde i due giornali sotto la giacca. Peter fa

                            un cenno a Frances che apre la porta d'ingresso. Sulla soglia appare il commissario Pahol. Fisicamente non è un uomo imponente, ma dietro un'apparenza tranquilla, nasconde una certa autorita. Viene dalla gavetta, è sui cinquanta. Nel corso della sua lunga carriera ha visto ogni sorta di crimini, e il suo aspetto esteriore, cortese e blando, non maschera del tutto un'ombra lievemente sinistra di minaccia e di cinismo. Il commissario Pahol è in uniforme. Modi totalmente rilassati. Eccetto gli occhi sempre all'erta)

PAHOL      - Buonasera, signora Hunter. Suo marito c'è?

FRANCES - Sì...

PAHOL      - (vede Peter) Oh, buonasera, signor Hunter. (entra) Sono veramente spiacente, ma debbo avvertirla che lei sta andando in cerca di guai.

PETER       - Guai…

PAHOL      - (vede Martin che si è rifugiato in un angolo) Oh, il signor Bridge!

MARTIN    - Ehm…no! Mi ha visto eh...

PAHOL      - E' qui da molto tempo?

MARTIN    - Da quattro anni e mezzo.

FRANCES - Un quarto d'ora.

PAHOL      - Bene. Allora il colpevole è lei!

MARTIN    - Colpevole? Ma io posso spieg...

PAHOL      - (interrompendolo) Qualcuno ha lasciato spalancato il portoncino: e non può essere stato che lei.

MARTIN    - Io?

PETER       - (in fretta) E' successo già altre volte. Devi chiudere il portoncino...

FRANCES - E sì che Peter te lo ripete ogni giorno: il portoncino va tenuto chiuso! Dopo tutto, questa casa è proprietà della banca.

PAHOL      - Proprio così, signora cara. Starà più attento d'ora in poi, vero, signor Bridge?

MARTIN    - Sì, sì, starò più attento... parola d'onore. Se non c'è altro, vado. (nell'andare gli cade il giornale)

PAHOL      - A ben rivederla...

FRANCES - Non beve qualcosa con noi, commissario?

PAHOL      - Molto gentile, signora Hunter. Lei sa, noi poliziotti quando siamo in servizio, non potremmo.

FRANCES - Peccato.

PAHOL      - Non potremmo, ma siccome stasera non ho la responsabilità di guidare l'auto, berrei volentieri un bicchierino...

FRANCES - Gin o whisky?

PAHOL      - Vodka, se ce n'è in casa... Non rimane nell'alito. (Peter va in cucina) Doppia. Grazie. (suona il telefonino collegato al citofono)

FRANCES - Rispondi tu, Martin?

                            (Martin non ha scelta dato che Peter è sparito nell'interno

                            della cucina)

MARTIN    - (risponde) Cosa? Oh, sì... Buonasera, chi è?

VOCE MASCHILE - Posta, signora. Consegna a domicilio. Un pacco

                   per il signor Frances Hunter.

MARTIN    - (spaventato) Ancora?

VOCE        - Come ha detto, scusi?

MARTIN    - No, scusi lei. (ridendo da pazzo) Frances, il postino ha portato un altro pacco...

FRANCES - Un altro pacco?

MARTIN    - Sì, c'è un altro pacco giù.

FRANCES - (al commissario) Deve essere un altro regalo di nozze.

MARTIN    - Non credo.

FRANCES - Per favore, Martin, scendi a prendere il pacco e firma...

MARTIN    - (al telefono) Scendo subito... (chiude. poi rendendosi conto) No, firma no. Non firmo proprio niente. (sempre col citofono in mano)

PETER       - Dài, Martin. Scendi a prendere il pacco e firma.

MARTIN    - Non firmo.

FRANCES - Scendi a prendere il pacco e firma.

MARTIN    - No, non lo faccio. (vede il commissario seduto) Ahi, il commissario.

PAHOL      - Sì.

MARTIN    - Che spavento. Che vorrebbe che io facessi?

PAHOL      - Signor Bridge. Vogliono che lei firmi la ricevuta di un pacco!

MARTIN    - (pausa) Non ho la matita.

PAHOL      - L'avrà il postino. Ce l'hanno sempre, loro.

MARTIN    - Eh, sì, ce l'hanno... Allora, scusatemi, debbo scendere a firmare la ricevuta di un pacco... Lo faccio molto volentieri.

                            (Martin apre la porta d'ingresso ed esce. Il commissario si

                            volta verso Peter che si avvicina a lui con un bicchiere di

                            vodka in mano)

PAHOL      - Cos'ha il signor Bridge? Stasera mi sembra più strano del solito.

PETER       - Ecco... le spiegherò: ha una nuova amichetta... una ragazza splendida... e stasera per la prima volta lei va a cena da lui...

PAHOL      - E lui perché sta qui?

FRANCES - (posa il piatto di sandwiches che ha appena preso) Le uova! Si è accorto che gli mancano le uova... Così è venuto a chiedercene in prestito... e... e... Chissà quanto avrà da fare lei, in questo momento, eh commissario?

PAHOL      - (sorseggiando la vodka) Non più del solito.

PETER       - Pensavamo il contrario. Abbiamo letto sul giornale che...

PAHOL      - Ah, il caso del maniaco pornografo? Vede: io ho una massima: dove c'è chi vende deve esserci anche chi compra. E alla fine li becchiamo tutti e due.

FRANCES - Potrebbe essere un equivoco. C'è tanta gente che riceve cose che non ha mai ordinato.

PAHOL      - E va bene... d'accordo... sono innocenti: allora perché non vengono subito da noi?

PETER       - (illuminandosi) E certo! Voglio dire, certo, è quello che dovrebbero fare. Tutto andrebbe a posto, no?

PAHOL      - Fino a prova contraria, per la nostra legge un cittadino è sempre innocente. Perciò è nostro compito provarlo mediante un'esauriente indagine.

FRANCES - Provare che è innocente?

PAHOL      - No, che è colpevole.

                            (La porta dello studio si apre e ne esce Eleanor seguita da

                            Morrison)

MORRISON - Parlerò io con i suoi agenti di cambio, Eleanor. Gli darò nuove istruzioni.

ELEANOR          - Grazie, Thomas. Sono così contenta che i miei titoli le sembrino interessanti.

MORRISON - Interessantissimi. (vede Pahol) Salve, commissario. Che bella sorpresa! Non sarà in visita ufficiale, spero!

PAHOL      - No... (un'occhiata a peter) Passavo di qui e sono salito un attimo.

MORRISON - Conosce la mamma del nostro Peter? (a Eleanor) Lasci che le presenti il commissario Pahol.

ELEANOR          - Lietissima, commissario.

PAHOL      - Come sta, signora Hunter? E' un vero piacere per me.

MORRISON - (in fretta) Bene, bisogna proprio che vada, commissario. Commissario, posso darle un passaggio?

PAHOL      - Grazie, volentieri.

MORRISON - Eleanor carissima, passerò a prenderla alle otto e un quarto precise.

ELEANOR          - Allora sarà bene che cominci subito a farmi bella.

MORRISON - Eleanor, mancano ancora due ore.

ELEANOR          - Non è qui il problema. (nell'alzarsi per poco non rovescia il vaso dei fiori) Oh, che sbadata!

PAHOL      - (a Frances) Arrivederci, signori Hunter.. E grazie per l'ospitalità.

PETER       - Per carità. Due chiacchiere con lei sono sempre... molto istruttive.

                            (Apre la porta e appare Martin il quale aspetta nervosa-mente fuori, tentando di nascondere il pacco dietro la schiena)

MORRISON - Signor Bridge, non starà mica provando ancora la sua entrata in scena per quella commedia?

MARTIN    - No, no... ero sceso... E adesso... sono risalito.

PAHOL      - Io mi domando cosa combinerà stasera con la sua amichetta.

MARTIN    - La mia amichetta?

PAHOL      - (gli dà una leggera gomitata) Dia retta a me: non mangi tutte le uova a cena. Può darsi che un paio le facciano comodo domattina.

MORRISON - Le uova? E' un rimedio un po' antiquato, non sempre efficace, ma le gocce che le darò io... straordinarie. E soprattutto non si scoraggi. ottimismo.

                            (Morrison e Pahol escono, chiudendo la porta).

MARTIN    - Uova, ottimismo, amichetta... Si può sapere che cosa hai detto sottovoce al signor Morrison? Insisto per saperlo.

PETER       - Non c'è tempo da perdere adesso... Diamo prima un'occhiata a questo pacco.

MARTIN    - (glielo consegna) Eccolo... E sia ben chiaro io non voglio averci niente a che fare!

PETER       - (a Frances) Sembra la stessa calligrafia, eh?

FRANCES - (prende il pacco) E lo stesso inchiostro verde.

PETER       - Sì, ma perche ci hanno mandato altre fotografie? Oddio, debbono aver presentato l'assegno all'incasso!

MARTIN    - Quale assegno?

FRANCES - Un altro guaio... Non te lo abbiamo ancora raccontato.

MARTIN    - Guai? Non voglio saperlo.

PETER       - Va bene, Frances, non perdiamo la testa: all'assegno penserò io. Però, adesso dobbiamo liberarci del pacco. Sarà bene che qualcuno di noi lo vada a buttare da qualche altra parte.

MARTIN    - Qualcuno di noi? (poi, molto energicamente) Alt! Io non vado a buttare pacchi nei fiumi e nemmeno a seppellirli nei boschetti per farmi prendere a calci... Mai più.

FRANCES - Bè, questo pacco, può anche farci comodo... Sul primo non c'era un'etichetta con l'indirizzo?

PETER       - Ma certo.

MARTIN    - Magnifica idea! Così uno di noi... (a Peter) cioè tu!... può riportarlo indietro a dire a quella gente che si tratta di uno sbaglio colossale. Questo finalmente ci toglierà... cioè mi toglie-

                   rà... dagli impicci.

PETER       - (dà a Frances un rapido caldo bacio) Grazie a Dio, uno di noi tre ha ancora un cervello che funziona. Non devi sempre farti prendere dal panico, Martin. Nei momenti critici bisogna mante-nersi freddi, glaciali, polari, artici.

                            (intanto il pacco è aperto)

MARTIN    - Non c'è etichetta!

PETER       - Coosa?.. Un'etichetta deve esserci.

FRANCES - Deve esserci.

MARTIN    - Freddi, glaciali, polari, artici... Non c'è nessuna etichetta.

PETER       - Forse c'è qualcosa dentro, vediamo... (guarda nella scatola) Oddio, sono filmetti pornografici! Adesso ci mandano anche film cochon!

FRANCES - Un'etichetta deve esserci... Deve esserci. Dà qui. (apre la scatola) C'è un foglio... Ancora inchiostro verde. (spiega il foglio e legge) Vi rimettiamo regolare ricevuta... la differenza viene accreditata sul vostro conto. Qui acclusi, campioni delle più recenti pellicole di primissima qualità, garantiti, non infima-mabili. Per i titoli, si prega di girare il foglio. "Forse è meglio che li legga un uomo..."

MARTIN    - (prende il foglio e legge) "Non tirate: non sono palle da tennis" “Maialone si nasce”, “I giochi innominabili dell'ingorda Moana", "La deboscia di Topolino: cartoni animati", "Le monachine smarrirono la pillola", "Minni la lurida".

FRANCES - Sì, ma guardiamo se c'è l'indirizzo.

PETER       - Niente di niente... Questo ignobile foglietto non è neppure firmato. E come se non bastasse, ci informano che sono "non infiammabili"...

FRANCES - (trionfante) Ho trovato io: l'aspirarifiuti! Buttiamoli lì dentro!

MARTIN    - Giusto... Bravissima. (scivola sulla carta del pacco) Ah! (si avvia in cucina) Subito, di corsa, venite!

PETER       - Lo vedi, Martin. Un momento fa eri in preda al panico e adesso è tutto risolto.

                            (Martin è già in cucina, davanti ad uno dei due acquai.

                            Frances lo ha seguito )

MARTIN    - (dalla cucina sempre più eccitato) Subito, subito.

         (Mette in moto l'aspirarifiuti il cui rumore giunge ben chiaro) .

PETER       - (corre in cucina) Guarda che i rollini non li aspira. Non ce li mettere.

MARTIN    - (dalla cucina) Certo che non ce li metto! ci siamo, ci siamo... Funziona a meraviglia. Anche due insieme...

                            (Oltre la serranda alzata vediamo i tre che si dànno da fare)

FRANCES - Non si guasterà a mettercene troppi?

MARTIN    - No, no. So quello che faccio. Fidati di me... Oddio, si è bloccata la macchina.

PETER       - Guarda che hai fatto... I film sono tutti per terra.

FRANCES - Idiota.

                   (In questo preciso istante si vede Eleanor scendere. Indossa un vestito da casa lungo, di raffinata eleganza e porta in mano il quadro dei legumi)

ELEANOR          - Frances, tesoro, c'è il signor Bridge?.. Ragazzi, avete bisogno di aiuto in cucina?

FRANCES - Santo cielo, tua madre!

PETER       - Ciao, mammina. Come sei elegante. Desideri qualcosa?

ELEANOR          - Non credi che questi legumi di Provenza si sentiranno più a loro agio in cucina?

                            (Peter abbassa di scatto la serranda, colpendo la mano di

                            Martin.

MARTIN    - Ahi! La mano! (sbatte i film sul banco) .

ELEANOR          - Bussano alla porta? Che cosa succede in cucina?

PETER       - Niente di grave... non preoccuparti, mamma. E' il signor Bridge. Sta di là con Frances.

                            (la serranda scatta su. Peter con un balzo la tira di nuovo

                            giù).

ELEANOR          - Ancora! più lo saluto e più lo ritrovo per casa.

PETER       - Bè, aiuta Frances a sistemare la cucina.

ELEANOR          - Io non lo so, quell'uomo vive praticamente qua dentro. (sottovoce) Non devi lasciarti mettere i piedi in testa. Tu sei troppo buono...

                   (La porta a molla della cucina si apre e Martin si precipita fuori.)

MARTIN    - Tutto sistemato. Tutto. E adesso me ne vado veramente (vede Eleanor. risatina nervosa) Oh... signora...

ELEANOR          - Va già via? Così presto? Lieta di averla rivista, signor Bridge. (Gli stringe la mano e gli fa male).

FRANCES - (viene all'uscio di cucina) E il pacco di Martin, tesoro?

PETER       - Già. Martin, il tuo pacco?

MARTIN    - Il mio pacco? Quale pacco? No, eh?

PETER       - Sì, Martin.

MARTIN    - Eh no .

ELEANOR          - Gradirei che almeno di questo pacco decideste la destinazione.

PETER       - Lascialo pure nella camera blindata per stanotte. Ma domattina lo devi portare via... All'alba. Eccoti la chiave. Non dovrei dartela, ma siccome è un caso d'emergenza... (consegna a Martin una chiave e lo sospinge verso la porta d'ingresso) E quando hai fatto, mettila nella cassetta della posta.

ELEANOR          - Scusi, signor Bridge, lei ha fratelli... sorelle?

MARTIN    - No, signora. Sono figlio unico.

ELEANOR          - L'avrei giurato... Lei è proprio il tipo da scoraggiare anche i genitori più avventurosi. (e chiude la porta in faccia a Martin) Non mi è simpatico. Secondo me è un profittatore dell'amicizia. E dell'ospitalità degli inglesi. Ed è anche indiscreto! Possibile che non capisca che siete in piena luna di miele e vorreste starvene per conto vostro?

FRANCES - Questa è una cosa che capiscono poche persone.

         (comincia a lavare i bicchieri. Mentre Peter accende le luci).

ELEANOR          - (si avvia di nuovo alla scala) Io, carissimi, comincio a prepararmi per uscire con Thomas... Non si deve mai far aspettare un uomo. A meno che non sia antipatico... (si ferma prima di uscire di scena) Tu sei in buoni rapporti col signor Morrison, vero, Peter?

PETER       - Ottimi.

ELEANOR          - Bene, bene. Proprio come speravo (e scompare)

                            (Peter e Frances si guardano esterrefatti)

FRANCES - Non starà pensando di...?

PETER       - Oddio, spero proprio di no: che orribile prospettiva dover chiamare papà il signor Morrison!

                            (Si sente stranamente bussare forte alla porta d'ingresso.

         Frances e Peter scattano in piedi: Peter va ad aprire e sulla soglia compare Martin sorridente e senza pacco. Tende, trionfante, la chiave a Peter)

PETER       - E adesso che altro hai combinato?

MARTIN    - (entra, sembra molto compiaciuto) Che ho combinato? Ho risolto interamente il problema. Sai, nei momenti critici bisogna mantenersi freddi, glaciali, polari, artici. E' quello che ho fatto io. Ripetevo dentro di me: controllarsi, controllarsi.

PETER       - E così ti sei controllato!

MARTIN    - Pensavo: Peter mi ha suggerito di mettere il pacco incriminato nella camera blindata, ma ove mai un ispettore della banca venuto nottetempo a controllare, reperisse quel capolavoro della cinematografia che risponde al titolo de "Le monachine smarriscono la pillola" cosa succederebbe a Peter... quando, proprio in quel momento, ho visto il camion davanti alla finestra.

PETER       - Che camion? Quale finestra?

MARTIN    - La finestra del corridoio della banca. C'era proprio un vecchio camion con rimorchio fermo davanti al semaforo... Pieno di robaccia vecchia... Allora che ho fatto io? Ho aperto il porton-cino... sono sgattaiolato fuori... e ho buttato i filmetti dentro il rimorchio e probabilmente a quest'ora sarà quasi arrivato al posto di scarico!

FRANCES - Bravo, Martin.

                            (Martin ride di nuovo, ridono tutti. Mentre ridono si sente

                            bussare)

PETER       - E poi, da quell'idiota che sei, hai lasciato il portoncino aperto!

                            (bussano di nuovo)

FRANCES - Vuoi dire che è ancora il commissario Pahol?

MARTIN    - E magari mi ha visto vicino al camion. Io me la batto! (corre verso la porta)

PETER       - Non puoi. Lascia fare a me.

         (Peter apre. Fuori c'è un uomo in tuta verde, il fattorino di una ditta per le consegne a domicilio di grossi colli. Ha in mano un blocchetto con matita attaccata)

FATTORINO - Il signor Hunter?

PETER       - Sono io.

FATTORINO - Consegne a domicilio. Due pacchi per lei.

FRANCES - Due pacchi? E che sono?

FATTORINO - Non saprei. Deve firmare qui.

         (Peter firma su blocco. L'uomo tira fuori una busta sigillata)

                   Credo sia la fattura...

         (Inavvertitamente Peter spinge il battente della porta contro Martin)

MARTIN    - Ahi!

                            (L'uomo si gira ed esce sul pianerottolo, chiamando)

FATTORINO - Okay, Sam! E' qui. Scarica pure...

                            (Frances e Martin si voltano a guardare Peter, il quale sta

                            aprendo la busta e ne estrae la fattura)

PETER       -  Ancora i maledetti scandinavi. Ci mandano altra roba!

FRANCES - Pornofoto?

MARTIN    - Pornofilm?

PETER       - Pornolibri. Rilegati in plastica. "Le mille e una perversione"... più di duecento volumi...

         (La porta d'ingresso si spalanca e si vedono due enormi scatole di cartone montate su un trolley: le scatole nascondono completamente l'uomo in tuta verde e in pratica ostruiscono il vano della porta. tutti guardano a bocca aperta)

ELEANOR - (sulla scala) Altri regali di nozze?

SIPARIO

FINE DEL PRIMO ATTO


ATTO SECONDO

         La stessa sera, più tardi. La serranda è abbassata. Il sog-     giorno è illuminato da lampade a muro e da tavolo. Quan-do si alza il sipario, non c’è nessuno. Ma subito dopo si apre la porta d'ingresso ed entra Peter con aria furtiva. E’ in maniche di camicia, cravatta e colletto allentati. Mentre si dirige verso la camera matrimoniale, ne esce Frances che porta in mano una pila di libri dalle copertine plastificate, tutte identiche e la consegna a Peter.

PETER       - Dimmi che sono finiti, te ne prego. Dimmi che sono gli ultimi, così mandiamo via il furgone...

FRANCES - Ancora quattro.

PETER       - E allora prendili e mettili qua sopra. Mi risparmi un viaggio.

FRANCES - Quattro dozzine, Peter.

PETER       - Io non ce la faccio più. E' peggio che scalare i monti della luna. 18 scalini... li ho già fatti venti volte. Dunque venti per diciotto... Se fosse dieci per diciotto, sarebbe 180...

FRANCES - E tua madre ti chiamava il dittatore dei numeri. Va, va...

                   (Peter esce. Frances sta per tornare in camera quando Eleanor scende con uno stupendo abito da cocktail e con una tazza di thè in mano)

ELEANOR          - (molto patetica) Che voluttuoso sottile piacere può dare il sorbire una tazza di thè. E' un pensiero di Mao. Quanto pensava quel giapponese.

FRANCES - Cinese.

ELEANOR          - Cinese... giapponese... Difficile distinguerli. Ma non è questo il punto.

FRANCES - Com'è elegante, Eleanor. Come sta bene.

ELEANOR          - Sto come una giovane donna di 45 anni che fa tutto il possibile per dimostrarne 34. Hai una limetta? Mi si è spezzata un'unghia.

FRANCES - (corre in camera) Sì, certo, vado a prenderla.

ELEANOR          - Sai, aprendo l'armadio... una maniglia m'è rimasta in mano.

FRANCES - (torna con un pacchetto di lime smerigliate) Mi dispiace...

ELEANOR          - Grazie, cara. Forse Peter potrebbe ripararla stasera. Ha delle mani d'oro, quel ragazzo. Toccava... montava... smontava... Da bambino lo chiamavano il signorino Black and Decker... Sempre

                   quella vitalità... quell'energia... (ed è rientrata nella sua stanza)

                            (si apre la porta d'ingresso ed entra Peter, senza fiato. E'

                            ancora più scarmigliato)

PETER       - Non ne posso più! (respira forte) Se tu non avessi spedito quell'assegno...

FRANCES - Come se l'avessi fatto apposta... E poi così abbiamo saputo che la "Scandinavian Company" sta a Wimbledon.

PETER       - Ma perche Martin non torna? Da Wimbledon a qui è una volata.

FRANCES - E tu proprio Martin ci dovevi mandare?

PETER       - E chi ci mandavo: il commissario Pahol? Gli ho scritto tutto. Doveva solo leggere e basta. Impossibile che combini altri guai. Nemmeno volendo.

FRANCES - Allora ti sei dimenticato chi è Martin.

PETER       - (entra in camera) Tesoro, porta giù un po' di libri anche tu. Il furgone l'ho preso in affitto per due ore. Su, dammi una mano.

         (Frances segue Peter in camera. Lui viene fuori quasi subito con un'altra pila di libri: barcollando varca la porta d'ingresso. Frances apre la porta per farlo uscire e poi la richiude. Appare Eleanor che riporta la lima a Frances)

ELEANOR          - (sulla scala) Frances, grazie infinite. Mi hai restituito il buon umore.

                   (Prima che Frances abbia il tempo di rispondere, la porta di ingresso si apre ed entra Peter: ha ancora in mano i libri)

PETER       - C'è giù una donna poliziotto che ha puntato il furgone... (s'interrompe di colpo).

ELEANOR          - Che c'è, Peter?

PETER       - ...C'è una donna poliziotto che è appuntato e che è Fargona.

ELEANOR          - Fargona? Chi è Fargona?

PETER       - La poliziotta... si chiama così.

ELEANOR          - Non vedo perche ti sei affannato per darci questa notizia...

FRANCES - Sai, Peter ed io stavamo parlando prima di nomi non tanto comuni...

ELEANOR          - Ahi... ahi... Allora arriva questo cicognone...

FRANCES - No... E' per il futuro... Quando sarà il momento... si parlava... Ognuno diceva la sua... E così Peter si è ricordato che c'è una donna poliziotto che è appuntato e che si chiama Fargona...

ELEANOR          - Fargona... E' piuttosto disgustoso come nome, soprattutto per una bambina... (osserva i libri) Non è l'enciclopedia che ti ha lasciato il babbo?

FRANCES - Sì, sì, proprio quella.

ELEANOR          - (cerca di prendere un libro) Lascia che le dia uno sguardo, cara. Ricordo che il mio povero caro marito su uno dei volumi scrisse un'appassionata dedica.

PETER       - (sposta i libri) No, no, Frances si sbaglia. L'enciclopedia del babbo sta giù nel mio ufficio. Questi sono libri di altro genere.

ELEANOR          - (piega la testa, tentando di leggere il titolo sulla costa dei libri) Mille e una... cosa? Non riesco a leggere...

PETER       - (gira i libri per impedirle di leggere i titoli) ...conversioni... conversioni. Una collana di libri di chiesa... Le conversioni dei grandi Santi...

ELEANOR          - Vedere... vedere... vedere... Un tuffo nella santità fa sempre bene.

PETER       - No, mamma, sono di Martin e tu sai com'è geloso delle sue cose...

ELEANOR          - Martin... E' da più di un'ora che non ho il dispiacere di vederlo. Che se n'è fatto?

PETER       - E' uscito per un incarico della banca.

ELEANOR          - Non dargli incarichi, ragazzo mio. Quel Martin mi dà l'impressione di quel famoso cacciatore che sparando ad un tordo colpì un aeroplano che cadde su un treno che passa su un ponte sospeso su un fiume e il treno che passa sul ponte sospeso sul fiume precipita sopra una nave che va lungo il fiume che sta sotto il ponte e quindi la nave colpita dal treno che stava sul ponte sospeso sul fiume affonda nel fiume che sta sotto il ponte e

piomba su un sottomarino che stava sul letto del fiume che sta sotto il ponte su cui c'era il treno colpito da quel cacciatore il quale sparando ad un tordo colpì un aeroplano. Questo è Martin.

                   (e scompare nella stanza).

FRANCES - Ho l'impressione che Martin le sia leggermente antipatico.

PETER       - Speriamo che quella poliziotta non guardi dentro il furgone. (suona il telefonino)

PETER       - (fa un salto) Ha guardato dentro il furgone.

FRANCES - Sì...? Chi è?

MARTIN (VOCE) - Pronto, qui Martin. Missione Wimbledon compiuta. stop. Impossibile rientrare alla base. stop. Porta bloccata. Aprire porta.

FRANCES - (preme il pulsante) La porta è aperta.

MARTIN (VOCE) - Grazie. Ostacoli lungo il percorso, ma adesso è tutto O.K.

PETER       - E gioca, il deficiente. Crede di parlare con Cape Kennedy. (le consegna i libri) Tieni un momento, tesoro.

FRANCES - Te l'avevo detto di non mandarcelo. Lo sapevo che avrebbe combinato qualcun altro pasticcio... Non ha i nervi a posto.

                            (Bussano forte alla porta d'ingresso. Peter apre e nel vano

         appare un uomo con impermeabile di plastica nero, berretto e baffoni)

FRANCES - Oddio, chi è?

MARTIN    - (togliendosi il berretto) E' il vostro agente zero zero e rotti. Al secolo Martin Bridge.

FRANCES - Ma va al diavolo.

MARTIN    - Lo sai che fuori c'è un furgone?

PETER       - Lo so, sì. L'ho noleggiato io per portare via i libri. (comincia a tirarli su) Accanto al furgone c'è ancora una donna poliziotto.

MARTIN    - No.

PETER       - Sì.

MARTIN    - E i libri stanno ancora qui.

PETER       - Che faccia tosta! Sono due ore che vado su e giù come un montacarichi.

FRANCES - (anche lei raccoglie libri) Martin, su, renditi utile, dà una mano.

MARTIN    - Ho passato momenti difficili... Molto, molto difficili... Drammatici.

FRANCES - Per essere andato e tornato da Wimbledon...

MARTIN    - (importante) Alla "Scandinavian Import Company" non c'era anima viva.

PETER       - Come dici?..

FRANCES - Non li hai trovati?

MARTIN    - No. Wimbledon è un indirizzo fasullo. Un negozio con una vetrina vuota.

PETER       - E non hai visto nessuno?

MARTIN    - Da principio, no. Il negozio era buio... Poi, di colpo, s'è acceso un fiammifero, e m'è apparso lui... il padrone. Un tipo stranissimo... Continuava a guardarsi alle spalle. E parlava dall'angolo della bocca... così! (mimica)

FRANCES - (consegna a Martin i libri raccolti) E che ti ha detto?

MARTIN    - (parlando con la bocca storta farfuglia cose incomprensibili) .

PETER       - Cosa?

MARTIN    - Lui parlava così... Comunque ha detto (legge in un taccuino) "Io non c'entro con la “Scandinavian Import', ma posso trasmettere il suo messaggio al signor Nikolaides". Allora gliele ho cantate chiare. Gli ho detto che i libri e i filmetti ti hanno mandato in bestia perché rispondendo all'annuncio ti aspettavi ben altro...

PETER       - (esasperato) Ma l'assegno? Non ti sarai scordato dell'assegno?

MARTIN    - Mi credi un imbecille? Ecco cosa ho detto. "Dite a quel signor Nikolaides che farà molto bene a mandare un suo scagnozzo con l'assegno... im-me-dia-ta-men-te!".

PETER       - Gli hai detto di venire qui...? Qui quella gentaglia? Ha ragione mia madre: sei toccato.

FRANCES - Noi non vogliamo in casa nessun greco-svedese di Wimbledon.

MARTIN    - Io non vi capisco. Credevo di aver compiuto una missione perfetta. (suona il telefono)

FRANCES - (corre a rispondere) Chi è?

MORRISON - Sono Thomas Morrison.

FRANCES - Apro subito... Salga pure.

PETER       - Su, presto! Dobbiamo nascondere questi affari... Frances, tu avverti mia madre.

                            (Peter e Martin si agitano freneticamente per raccogliere

         tutti i libri. Nel frattempo Frances sale a chiamare Eleanor)

FRANCES - Eleanor, è arrivato il signor Morrison! (scompare).

ELEANOR          - (f. s.) Eccomi.

PETER       - (a martin) Martin, i libri. Se quello di Wimbledon arriva mentre mia madre e Morrison sono qui! Dobbiamo convincerli a uscire subito.

MARTIN    - (corre verso la camera matrimoniale con i libri in mano) Ma quando finirà questa storia!

                            (Peter entra nella camera. Martin impicciato con i libri, si

                            ferma)

MARTIN    - Perché? Perché io mi trovo sempre in mezzo a faccende che in fondo non mi riguardano ma mi mettono in difficoltà? La mia vita è un romanzo: lo dicono tutti i bancari. Ma è un romanzo scritto male, sinceramente. E' stato così fin dalla nascita: tra l'altro sono nato di piedi. E i miei, fin da quel primo momento, hanno cominciato a chiedersi: ma a chi somiglia? Poi, quando m'hanno visto, completo, ognuno ha cominciato a dire che somigliavo all'altro. Nessuno vuole riconoscermi: la madre di Peter addirittura non accetta che io sia inglese. E non si ricorda nemmeno che ho fatto il testimone alle nozze del figlio. E non è la sola a non accorgersi di me. Quando qualcuno dice: "eravamo tre o quattro" , "o quattro" ero io. Forse c'ero, forse no. Di me si accorgono solo quando c'è qualche difficoltà. Allora mi vedono, mi contano. Se su un ascensore c'è scritto: "portata 4 persone", io sono il quinto e devo scendere. Quando ho avuto la prima ragazza... Helen... è stato molto tempo fa: ormai sono passati oltre sei mesi, mi pare. Anzi, sei mesi, quattro giorni e... (guarda l'orologio) otto ore... Ho fatto di tutto per colpirla. Mentre ero lì che aspettavo il mio turno... Sì il termine ragazza per Helen può risultare eccessivo, forse... Insomma mentre ero lì che aspettavo che toccasse a me, mi ripetevo: devi essere irresistibile e indimenticabile con lei. Lei si tatuerà il tuo nome, Martin, su un braccio. Dentro a un cuore. Ho superato me stesso con Helen. E alla fine, stremato, l'ho guardata come so fare io... così (mima). Helen allora m'ha detto: "Ti piacciono i preliminari, eh?" E mi ha salutato dicendomi: "Torna un'altra volta quando hai meno fretta, Ernest". Avrà sbagliato anche sul tatuaggio... Ma perché sto dicendo queste cose? Ah sì: perché sto pensando che mi trovo sempre in mezzo a faccende che non mi riguardano, ma mi mettono in difficoltà. Da molto tempo. Dalla nascita. lo mi nascondo qui dentro ed esco solo quando sono andati via tutti.

         (Martin sparisce nell' interno della camera, prima Eleanor e poi Frances scendono. Eleanor ha in mano una stola o una giacchetta di visone)

ELEANOR          - Non vorrei che Thomas avesse preso un palco. E' così divertente mescolarmi con tutti i ceti sociali.

                            (Frances apre la porta d'ingresso)

MORRISON - Buona sera, Frances. (a Eleanor) Veramente affascinante. E di un'eleganza squisita. Più squisita di questi umili bonbon che mi sono permesso di portarle. (Le dà una scatola di cioccolatini a forma di cuore)

ELEANOR          - Sempre più galante. Si accomodi, Thomas. Tanto è ancora presto.

FRANCES - (allarmata) No, no, è tardi.

MORRISON - Perché? Cinque minuti da qui al teatro.

FRANCES - Sì, ma il parcheggio... è un parcheggio difficilissimo... (a Peter che esce) Vero, Peter?

PETER       - (che non ha afferrato) Che cosa? Buona sera, signor Morrison.

MORRISON - Buona sera, Peter... Secondo te è molto difficile parcheggiare vicino al teatro.

PETER       - Facilissimo. Hanno costruito un parcheggio enorme.

FRANCES - Sì, tesoro. Ma ho sentito dire che c'è sempre una fila spaventosa per entrarci... Pare sia colpa dei nuovi cancelli automatici...

PETER       - (afferra) Ah, già... Scomodissimi. Ci vuole il doppio del tempo, adesso.

MORRISON - Ditemi pure reazionario, ma per me la colpa di tutto è sempre quello che voi chiamate il progresso. Vogliamo andare, Eleanor?

ELEANOR Mi consegno nelle sue mani, Thomas.

MORRISON - A proposito, Peter, lo sai che fuori c'è un furgone?

PETER       - Un furgone? No, non lo sapevo... Sarà della boutique all'angolo.

MORRISON - Meglio stare in guardia, eh. Non si sa mai.

ELEANOR          - Frances, Peter, buonanotte. E non aspettateci. Andate pure a letto.

MORRISON - E vedi di riposare bene, Peter. Può darsi che domattina venga Arnold Needham per l'ispezione. (scherzosamente) Come si dice: Uomo avvisato... Andiamo, carissima. (mentre l'aiuta a vestirsi) Mi hanno raccontato poco fa al circolo una deliziosa storiella. Non vedo l'ora di raccontargliela.

ELEANOR          - Oh, io adoro le storielle. Me la dica subito.

FRANCES - Perché non gliela racconta in macchina lungo il tragitto.

ELEANOR          - No, no, no... qui, qui, qui.

MORRISON - E' talmente breve... Sa perché Raquel Welch impiega un sacco di tempo per farsi il bagno?

ELEANOR          - Non saprei, Thomas.

MORRISON - Perché rallenta nelle curve.

ELEANOR          - (quando l'ha capita) Ma è tremendo... tremendo.

         (Escono sulla risata. Subito dalla camera matrimoniale fa capolino Martin)

MARTIN    - Se ne sono andati? via libera.

PETER       - Liberissima per tutti. Anche per gli imboscati.

MARTIN    - Imboscato io? Bene: allora io non collaboro più.

                            (prende l' impermeabile e fa per andare)

FRANCES - Bravissimo. Lasci Peter da solo? Non vuoi nemmeno aiutarlo a caricare il resto dei libri?

MARTIN    - No.

FRANCES - (mettendosi davanti alla porta) Tu non uscirai da questa casa. Dài, sbrigati, al lavoro!

MARTIN    - Va bene... ma non alzare la voce...

         (Martin e Peter entrano in camera da letto. Frances accende la tv. Qualcosa sul video attira la sua attenzione)

FRANCES - Santo cielo, ma sta parlando della nostra città, Peter...

PETER       - (esce dalla camera) Che altro succede ancora?

FRANCES - (alzando il volume) Alla televisione... parlano di noi...

VOCE DI ANNUNCIATORE - La improvvisa esplosione di pornografia nella valle del Tamigi, di cui abbiamo parlato ieri nel bollettino regionale, ha preso oggi una nuova svolta. Dopo soli due giorni dal ritrovamento delle fotografie, un forte quantitativo di filmetti osceni è stato rinvenuto su un camion che trasportava un carico di oggetti usati alla vendita di beneficenza organizzata dalla chiesa di San Marco.

PETER       - Accidentaccio!

MARTIN    - (entra con una pila di libri)

PETER       - Ssss...

ANNUNCIATORE - Il particolare carattere delle pellicole è stato scoperto solo quando una di esse è stata proiettata davanti ai membri dell'Ora Serena delle Pie Donne, in sostituzione di un previsto documentario dal titolo: "Come mantenersi pure e caste anche dopo sposate".

FRANCES - Oh, no.

ANNUNCIATORE - Avremmo voluto intervistare sul delicato argomento il Reverendo Owen Hussey, vicario di San Marco - che fra l'altro si era improvvisato per la circostanza operatore cinematografico - ma non è stato possibile in quanto il suddetto reverendo è tra le persone ricoverate all'ospedale di San Giovanni in seguito a violentissimo shock. Le pellicole...

         (Frances spegne la tv, lei e Peter si girano minacciosi verso Martin, il quale è rimasto sulla porta)

PETER       - (a Martin) Ha proprio ragione mia madre: sei un idiota.

MARTIN    - (indietreggiando) Ma... ma... ma...

FRANCES - (ironica) Un camion pieno zeppo di robaccia vecchia!

MARTIN    - Ma... ma... ma...

PETER       - Ti rendi conto di quello che hai fatto? Ora sì che tutti i poliziotti di qui ci daranno la caccia! (Martin cade sul banchetto) Vieni, Frances, aiutami. Sei un idiota.

                   (Peter entra correndo nella camera matrimoniale. Frances lo segue, correndo anche lei. Martin cade sul banchetto con i libri in braccio. Ha difficoltà ad alzarsi. Si alza)

MARTIN    - Idiota, sì. Dalla nascita... Che la mia vita è un romanzo l'ho già detto mi pare. Scopro adesso che è un romanzo giallo. E io in questo libro giallo sono solo quello che finirà in galera al posto di un altro. E si scorderanno anche il mio nome... Diranno "quello lì, quel tipo strano". Perché sono anche cattolico. In un paese di protestanti. Ma se c'è uno che dovrebbe protestare sono io... "Ama il prossimo tuo"... Ma proprio tutto?

                            (suona il telefonino)

                   Suonano.

PETER       - (f.s.) Lascia, Frances, quelli che restano li prendo io.

         (Di nuovo il telefonino. Martin guarda verso la camera matrimoniale, poi decide di rispondere. Cerca di mantenere in equilibrio la pila di libri. Il telefono suona con prepotente insistenza)

MARTIN    - Si sente benissimo... (al telefono) Chi è?

NEEDHAM (VOCE) - C'è il signor Hunter, per favore?

MARTIN    - Non si sa. Chi lo desidera?

NEEDHAM (VOCE) - Non mi conosce. E' una faccenda personale. Mi chiamo Arnold Needham.

MARTIN    - Lei è lo scagnozzo di Wimbledon.

NEEDHAM (VOCE) - Prego…

MARTIN    - Viene da Wimbledon sì o no?

NEEDHAM (VOCE) - Effettivamente sono passato per Wimbledon.

MARTIN    - Insomma, lei viene per i libri e per tutto il resto?

NEEDHAM (VOCE) - Bè, direi di sì, anche se so cosa lei intenda per il resto. Ma lei chi è?

MARTIN    - Non lo so... Ad ogni modo salga. (preme il pulsante e rivolto alla camera da letto chiama) Peter! C'è lo scagnozzo di Wimbledon.

PETER       - (esce di camera con una pila di libri) Oh, meno male. Finalmente si chiarirà tutto. (Peter posa i libri sul tavolino dietro al divano, mentre Frances viene fuori dalla sua camera anche lei con una pila di libri)

FRANCES - Ho sentito bene? E' proprio lo scagnozzo di Wimbledon?

PETER       - Certo che è lui... Meglio che lo riceva io. Sai, sono gente senza scrupoli. (a Martin) Posali lì, Martin.

MARTIN    - Io? Sì... cioè no. Mai. Io vado in cucina.

         (Bussano forte alla porta d'ingresso. Peter apre. Martin si

         precipita in cucina con i libri chiudendo l'uscio. Sulla soglia compare Needham)

NEEDHAM - Buonasera, il signor Hunter?

PETER       - Sono io. Entri, entri pure.

NEEDHAM - (dà borsa e cappello a Peter) Chiedo scusa se mi presento così tardi...

PETER       - Ma le pare! Non vedevamo l'ora di vederla!

                   (Peter e' un po' sconcertato perché Needham non è come se lo aspettava. Leggermente calvo, con gli occhiali dalla pesante montatura. Indossa un sobrio completo a righe gessate come nuovo. Porta in mano una valigetta "48 ore". E’  un tipo preciso e un po' pignolo come dimostra la fila di ben ordinate penne nel taschino della giacca. scopriremo tra breve che soffre d'insonnia ed è perciò un pochino irrequieto. Ha l'abitudine nervosa di schiarirsi la gola di frequente)

NEEDHAM - Non vorrei sembrarle importuno, lei sa che fuori c'è un furgone?

PETER       - Certo che lo so! Mia moglie ed io stavamo appunto completan-do il carico. Ecco mia moglie.

FRANCES - Piacere.

NEEDHAM - Il piacere è mio, signora Hunter... Spero di non essere capitato in un momento poco felice.

FRANCES - Ma se la stavamo aspettando!

NEEDHAM - Aspettavano me? Sapevano della mia venuta?

PETER       - Scusi, se no perché stavamo mettendo tutti i libri sul furgone?

NEEDHAM - (stupore) Sul furgone? E a quale scopo?

PETER       - Perché lei possa portarseli a Wimbledon.

NEEDHAM - Ma io non voglio portarli fino all'agenzia di Wimbledon. Voglio esaminarli qui domattina.

PETER       - No, no. ci mancherebbe altro. Con tutto questo pasticcio del Vicario di San Marco e l'Ora Serena delle Pie Donne...

NEEDHAM - L'Ora Serena delle Pie Donne?..

FRANCES - Sì, con le copie delle foto non è andata tanto male... Le abbiamo buttate tutte nel fiume...

NEEDHAM - (sgranando gli occhi) Le fotocopie nel fiume? E le registra-zioni?

PETER       - Registrazioni? Grazie a Dio, mai avute registrazioni.

NEEDHAM - (stupito) Mai avute registrazioni?…

FRANCES - No, già i libri sono quello schifo che sono... ci mancherebbero anche le registrazioni.

NEEDHAM - Signor Hunter, sul serio lei mi sta dicendo che ha buttato via le fotocopie, non ha mai avuto registrazioni, e che si rifiuta di tenere i libri?

PETER       - Può stare sicuro. E non provi a convincermi perché è inutile.

NEEDHAM - Non si può dire che lei non sia esplicito... (ironico) Immagino che non tenga neppure in ordine il libro-giornale.

PETER       - Il libro-giornale. Che è una nuova pubblicazione delle vostre? (improvvisamente, un dubbio) Ha detto libro-giornale?

NEEDHAM - Certo. E' una normale procedura di tutte le banche. Compresa la sua.

FRANCES - Ma allora lei non è il greco?

NEEDHAM - Greco?

PETER       - Sì, insomma... Il greco degli svedesi.

NEEDHAM - Io sono Arnold Needham. (mostra una tessera) E sono arrivato questa sera per iniziare domattina un'ispezione nella sua banca.

MARTIN    - (fa capolino tra i due battenti dell'uscio di cucina) Bella fregatura.

NEEDHAM - Cos'è? Chi ha parlato?

PETER       - Oddio... Era... era.

FRANCES - Il nostro pappagallo.

MARTIN    - (si riaffaccia e fa il pappagallo)

PETER       - Sì, noi abbiamo un pappagallo, signor Needham, che quando vuole una cosa usa un linguaggio un po' curioso. (a Frances) Dàgli un altro biscottino, tesoro.

FRANCES - Subito, amore. (a Needham) Vuole scusarmi? (con falso brio) Loreto, adesso ti porto il biscottino. (entra in cucina)

PETER       - Mi dispiace immensamente dell'equivoco, signor Needham. Credevo che lei fosse un'altra persona... Un tale che doveva venire a prendere libri che appartengono al mio cassiere capo, il signor Bridge.

BRIDGE     - (fa capolino) Porco schifoso.

NEEDHAM - Pappagallo?

PETER       - (allegro) Sì, forse vuole un altro biscottino. Bene, signor Needham, grazie per averci così gentilmente avvertito della sua ispezione. (prendendo la borsa e il cappello di Needham per congedarlo) A che ora vuole cominciare?

NEEDHAM - Veramente, non sono venuto per avvertire. Cercavo il signor Morrison.

PETER       - E come mai lo cercava qui?

NEEDHAM - Me l'ha detto la sua governante...

PETER       - Non tornerà tanto presto. Il signor Morrison è andato a teatro con mia madre.

NEEDHAM - Una gran brutta serata.

PETER       - Prego?

NEEDHAM - Per me, naturalmente. Spiego: a Manchester ho finito prima e la camera che avevo prenotato qui in albergo sarà libera solo domattina. Speravo proprio che il signor Morrison potesse sistemarmi alla meno peggio. Non lo conosco personalmente, ma ogni volta che ho parlato con lui per telefono è stato sempre tanto gentile.

PETER       - Spiacevole... Estremamente spiacevole... ma non so proprio cosa consigliarle. (dandogli la valigetta e il cappello)

NEEDHAM - Bene, se non sono indiscreto, le chiederei di poter aspettare qui il suo ritorno.

MARTIN    - (fa capolino) Altra fregatura.

NEEDHAM - (guardando verso la cucina) Forse vuole un biscottino così... (fa cenno grande)

PETER       - Veramente, noi... mia moglie ed io avevamo deciso di uscire... (Frances esce dalla cucina) Vero, tesoro?

FRANCES - Sì, stavamo proprio per uscire.

NEEDHAM - E non dovete rinunciarvi. No, no, no. Io resterò qui... guarderò la televisione e magari leggerò uno di questi libri. Vedo che lei legge molto.

PETER       - (gli toglie il libro di mano) No. Come dicevo, pensavamo di uscire, ma poi abbiamo deciso di andare a letto presto... Vero, tesoro?

FRANCES - Sì, abbiamo deciso di andare a letto presto, io e mio marito.

NEEDHAM - Non preoccupatevi per me. Qui starò benone. Sono solo un pochino stanco... Sa, soffro d'insonnia cronica. Quindi, ogni minuto di riposo per me è prezioso.

PETER       - Capisco.

FRANCES - Peter, noi non possiamo permettere che il signor Needham resti in questa stanza sino a tardi. Offriamogli la camera degli ospiti.

NEEDHAM - Molto gentile. E' sicura che non disturbo?

PETER       - Le dico di no. Nella camera degli ospiti starà benissimo. (a Frances) Accompagnalo tu, il signor Needham. Vuoi?

FRANCES - (spingendolo) Certo, amore. (a Needham) Quello è il bagno e questa (avviandosi a sinistra proscenio) è la sua camera. (apre la porta)

                            (torna a prendere la valigia e il cappello da Peter) .

NEEDHAM - Grazie... Al mattino mi alzo molto presto. Un'ora di lavoro prima di colazione, ne vale tre dopo mangiato. (ride stupidino, poi entra nella camera degli ospiti chiudendone la porta) I miei rispetti.

                            (Peter e Frances si guardano sgomenti)

PETER       - E adesso?

FRANCES - E adesso?

                            (La porta della cucina si apre all'indietro e Martin ne esce

                            in fretta con libri che posa sul tavolo)

MARTIN    - Mai mai in vita mia sono stato così umiliato! Un pappagallo. Tra poco mi verrà anche la psittacosi.

         (La porta della camera degli ospiti si socchiude e Martin si nasconde nell'impermeabile)

NEEDHAM - Chiedo scusa... volevo solo andare in bagno.

PETER       - Prego.

                            (Needham sorride educatamente a Frances e Peter ed entra nella stanza da bagno portando in mano la borsa della spugna)

MARTIN    - Me ne vado di volata.

PETER       - Giacché scendi potresti anche portare giù un po' di libri.

FRANCES - E' il meno che puoi fare.

MARTIN    - E va bene. (prende una pila di libri dalla scrivania).

                   (Martin si avvia alla porta d'ingresso. Mentre sta per uscire suona il telefonino. Martin lascia cadere i libri.

MARTIN    - Suonano. Chi sarà?

PETER       - Rispondi.

MARTIN    - Io non rispondo!

PETER       - Rispondo io... Quante storie! (al telefono) Sì?  Chi è?

PAHOL (VOCE) - Sono il commissario Pahol.

PETER       - Buona sera, commissario.

PAHOL (VOCE) - Posso salire un attimo?

FRANCES - No.

PETER       - E come no. Salga... salga pure.

FRANCES - I libri, i libri, Martin.

MARTIN    - No, no, lasciatemi andare. (galoppa in giro per la stanza) Sono in trappola... La polizia mi bracca... Hanno vinto loro... Ma io tento l'ultima carta...

PETER       - (a Martin che si dirige verso la camera degli ospiti) Ma che fai? Là no, Martin!

MARTIN    - (torna indietro di corsa. peter gli mette tra le braccia i libri) Ma non mi dare i libri.

         (Martin torna di corsa nella camera matrimoniale. Rientra subito e Peter gli lancia un'altra e poi un'altra pila di libri. Martin entra nella stanza. Esce Frances che chiude in fretta la porta della camera. Cercano di ricomporsi.  Si apre l'uscio del bagno e ne esce Needham)

NEEDHAM - Grazie di nuovo, signora. Buonanotte e buon riposo.

PETER       - Buon riposo, signor Needham.

FRANCES - Buon riposo, buon riposo.

                            (Needham entra nella camera degli ospiti. Chiude la porta. Si sente bussare forte alla porta d'ingresso. Peter fa per aprirla ma Needham riesce dalla stanza)

NEEDHAM - Scusi, non sarà mica il signor Morrison?

PETER       - No, è un nostro amico.

NEEDHAM - Allora di nuovo buonanotte e buon riposo.

FRANCES - Buon riposo, buon riposo.

                            (Needham si ritira. Peter apre. Sulla soglia appare il com-

                            missario Pahol in uniforme)

PETER       - Buon riposo, cioè, voglio dire, buona sera, commissario.

PAHOL      - Spiacente di disturbare, ma la sa che fuori davanti alla sua banca c'è un furgone in sosta?

PETER       - (fingendo sorpresa) Un furgone? Ha detto un furgone?

PAHOL      - Sì, un furgone. Una delle mie poliziotte ha fatto rapporto.

FRANCES - Ah, quel furgone! Bè, non riguarda noi. Riguarda Martin. Il signor Bridge, intendo dire.

PETER       - Già! L'ha noleggiato per trasportare... l'attrezzatura del campeggio dei giovani esploratori... Tiene tutto là dentro. (indica lo studio).

PAHOL      - Passavo di qua... ho creduto mio dovere avvertire. (fa per uscire) A proposito, dov'è?

PETER       - Chi?

PAHOL      - Il signor Bridge.

FRANCES - Oh... è sceso proprio adesso per andare a bere qualcosa al bar qui sotto.

PAHOL      - Mi auguro che non alzi troppo il gomito. Lei conosce la nostra      regola... massima severità per chi si aggira in stato di    ubriachezza.

PETER       - Glielo dirò. Buonanotte, commissario.

PAHOL      - Buonanotte, signor Hunter. Buonanotte, signora Hunter.

FRANCES - Buonanotte, buonanotte.

         (Mentre Peter chiude si apre l'uscio della camera matrimoniale e Martin si precipita fuori su tutte le furie)

MARTIN    - Ho sentito! Ho sentito tutto! Adesso sono anche uno che si aggira bevuto! Questo non lo sopporto. Rassegno le mie dimissioni. (ridono) Anche dalla National Bank! (pausa) (si avvia poi si ferma) Non avete niente da dirmi?

FRANCES - Ma non darti tante arie! A chi vuoi che importi se rassegni o no le tue dimissioni? Sei il cassiere di un’agenzia, non il governatore della Banca d'Inghilterra. (entra in camera)

MARTIN    - Carina, questa. Splendida. Persino Frances morde la mano che      l'ha beneficata.

PETER       - Piantala, Martin. D'accordo, le cose sono piuttosto imbrogliate, ma non è che noi stiamo meglio di te.

MARTIN    - E invece sì! Perche voi non siete obbligati a rifugiarvi là dentro. (indica la camera matrimoniale) Ogni volta che si apre una porta.

         (Si apre la porta della camera degli ospiti. Con un balzo      Martin si rifugia nella camera matrimoniale sbattendone la porta. Dalla camera degli ospiti esce Needham in pigiama. Guarda stupefatto la porta che sbatte)

PETER       - Mia moglie... Fa sempre così: anche con gli sportelli della macchina.

NEEDHAM - Curioso. Anche la mia! Certe volte le donne hanno la mano più pesante degli uomini.

PETER       - Trova?

NEEDHAM - Trovo. Scusi, potrei avere un bicchiere di acqua? Per mandare giù le mie pillole. (mostra un flacone che ha in mano). L'andrei a prendere io stesso ma così...

PETER       - (prende il flacone del sonnifero) Ci penso io. Quante?

NEEDHAM - Oh, basta una... La sciolga in un dito d'acqua... Sono molto efficaci e agiscono immediatamente... C'è solo un pericolo: abusandone possono dare delle visioni, le cosiddette visioni da pillola...

FRANCES - (da fuori) Peter...

         (Needham rientra di corsa nella stanza e Peter entra in cucina. Si apre l'uscio della camera matrimoniale e viene fuori Frances)

FRANCES - Peter, dove sei?

PETER (voce) - Qui.

FRANCES - E che diavolo ci fai... in cucina?

PETER       - Il signor Needham ha bisogno di un po' d'acqua per le sue pillole. Mettine una dentro quel bicchiere. (Frances scioglie una seconda pillola)

PETER       - Una... non due.

FRANCES - Per maggior sicurezza...

PETER       - (in tono di rimprovero) Frances...

FRANCES - Più presto si addormenta, meglio sarà. Ma dove vai?

PETER       - A metterci un altro po' d'acqua. Non vedi che pastone?

         (Mentre Peter con Frances scompaiono nell'interno della cucina, si apre l'uscio della camera matrimoniale e Martin sbircia nervosamente nel soggiorno. Prima guarda verso la camera degli ospiti, poi gira gli occhi intorno. esce dal suo rifugio, dopo essersi messo di nuovo i baffi dirigendosi furtivamente verso la porta d'ingresso. Ha appena poggiato la mano sulla maniglia quando, da fuori, si sente picchiare forte alla porta. Martin fa un salto e ritorna precipitosamente nella camera matrimoniale con una risata isterica)

MARTIN    - E' il poliziotto... Ogni volta che bussano è sempre il poliziotto.

         (L'uscio della camera matrimoniale si chiude, sbattendo, e in quello stesso istante Peter esce di corsa dalla cucina)

PETER       - Che altro c'è?

                            (La porta della camera degli ospiti si apre, Needham si af-

                            faccia)

NEEDHAM         - Scusi... sarà il signor Morrison?

PETER       - No, no... (entra in cucina).

NEEDHAM - Oh, scusi tanto...

FRANCES - (corre in camera sua) Scusi lei...

         (Frances scompare dentro la camera matrimoniale sbattendo la porta. bussano di nuovo)

NEEDHAM - Pensa che possa essere il signor Morrison?

PETER       - Troppo presto. Sarà un altro dei miei amici.

NEEDHAM - Qui da lei, ci sono molte visite notturne, eh? La mia pillola?

PETER       - Gliela porto subito.

NEEDHAM - Grazie infinite.

         (Needham chiude la porta. Peter apre la porta d'ingresso.

         Stupefatto, vede due ragazze. Susan e Barbara. Sui venti anni, molto attraenti ed eleganti. Ciascuna di esse porta in

                            mano una valigetta)

SUSAN      - Il signor Hunter?

PETER       - Sono io.

SUSAN      - Accidenti che organizzazione, fratello.

PETER       - Scusi, non capisco...

SUSAN      - Quello che è sceso non era un poliziotto?

PETER       - Sì, e con questo?

SUSAN      - Tutta una mafia, eh? Ma che fai, non ci fai entrare?

PETER       - Io non ho il piacere. Chi siete?

SUSAN      - (entrando) Io sono Susan e questa è Barbara, mia sorella. Carino qui... non c'era mai capitato di lavorare sopra una banca, prima di stasera. Vero, Barbara?

PETER       - (la segue) Lavorare? Io continuo a non capire. Chi siete?

SUSAN      - Sentilo che pare vero. ci manda il signor Nikolaides, quello di Wimbledon... Ci ha detto che tu non eri soddisfatto e che avevi presentato un reclamo.

PETER       - Anche voi siete della Scandinavian.

SUSAN      - Sì.

NEEDHAM (VOCE) - Signor Hunter.

PETER       - Dentro, per favore... Entrate là.

         (Peter acchiappa le due ragazze e le spinge con violenza dentro lo studio e chiude la porta. Intanto si apre l'altra e

                            appare Needham)

NEEDHAM - Signor Hunter... Ah, eccolo... Mi scusi, potrei avere il mio sonnifero? Se aspetto un altro po' finisce che mi addormento! (risatina sciocca).

PETER       - (corre in cucina, agitatissimo) Certo, signor Needham! Subito, signor Needham!

NEEDHAM - (mentre torna in camera lasciandola porta socchiusa) Grazie. Non è arrivato il signor Morrison?

PETER       - (da dentro) Non ancora.

         (Peter esce col bicchiere con il sonnifero e sta per portarlo nella camera degli ospiti quando si apre la porta dello studio e Susan fa capolino)

SUSAN      - Ehi, bello di Susan tua, che ci stiamo a fare noi qua dentro?

PETER       - (un gesto della mano) Aspettare, aspettare ancora.

         (Susan viene spinta nell'interno dello studio. Needham ricompare sulla soglia della camera degli ospiti)

NEEDHAM - Che stava dicendo, signor Hunter?

PETER       - Dicevo che mi dispiace di averla fatta aspettare. (gli porge il bicchiere) Ecco la sua pillola.

NEEDHAM - Molto obbligato... Vuole gentilmente, dare un'occhiata alla lampada sul comodino? Mi sembra che non funzioni.

         (Needham rientra in camera. Peter lo segue con riluttanza, lanciando sguardi ansiosi verso lo studio)

PETER       - Subito, dò una guardata subito. (chiude la porta)

         (Adesso si apre la porta dello studia e vengono fuori Susan e Barbara. Susan ha in mano la sua valigia)

SUSAN      - Ci fosse anima viva. Che ambiente di balordi. Almeno sapessimo che gusti hanno, potremmo preparare qualche numerino. (si dirige a destra, in fondo) Dove starà il bagno? (apre la porta della stanza da bagno) Ah, è qui!

         (Susan entra in bagno e chiude l'uscio. Barbara rientra nello studio e chiude anche lei l'uscio. Adesso si apre la porta della camera matrimoniale e ne viene fuori Martin portando una pila di libri. Lo segue Frances con altri libri, ma la sua pila è più piccola)

MARTIN    - Adesso sono calmo, calmissimo... Metto questi libri nel furgone e me ne vado diritto a casa. (entra in camera)

FRANCES - Ecco, bravo: diritto a casa.

MARTIN    - Sì, sì. Farò proprio così... Sai, mi dispiace di essermi un po' alterato prima, ma quella cosa del pappagallo... Bè, acqua passata. (posa i libri sul divano)

FRANCES - Ma che fai?

MARTIN    - Vado un attimo in bagno.

FRANCES - Io intanto vedo se c'è un po' di caffè. (va in cucina)

MARTIN    - Per me no, eh, vado dritto a casa, e subito a nanna.

                            (Martin si dirige verso il bagno e sta per aprirne la porta

         quando Susan viene fuori: è vestita come prima ma porta in una mano la valigia, e nell'altra un grosso bastone di gomma)

                            (Martin si scontra quasi con la ragazza e urla)

SUSAN      - (gli da' una bastonata scherzosa) E di che hai paura. E' di gomma... Barbara... Barbara...(va verso lo studio)

         (Martin non ha altre reazioni. Entra nella stanza da bagno e ne chiude l'uscio. Nel frattempo Susan rientra nello studio. Pausa. Poi l'uscio del bagno si spalanca e di corsa ne esce Martin, quasi impazzito. Si guarda intorno freneticamente, ma non c'e' nessuno in vista)

MARTIN    - (urla) Frances! Vieni subito! E' successa una cosa spaventosa!

         (si sente in cucina uno strepito di stoviglie e Frances esce di corsa)

FRANCES - Anima mia, Martin, che altro hai fatto?

MARTIN    - (inghiotte a fatica) Non ho fatto niente... Ho visto uscire una ragazza dal bagno... una signorina con un grosso bastone di gomma...

FRANCES - Con che cosa?

MARTIN    - Un bastone!

FRANCES - Anche le allucinazioni adesso.

                            (Frances prende i libri dal divano su cui li aveva posati,                          apre la porta di ingresso.)

MARTIN    - Non era un'allucinazione. L'ho vista sul serio. Mi ha dato il bastone in testa. E poi ha detto      "tanto è di gomma". Io lì per I non ci ho fatto caso, ma poi, quando ho realizzato... (chiude la porta d'ingresso)

         (Martin e Frances sono usciti di scena. La porta dello studio si apre e Susan viene fuori seguita da Barbara)

SUSAN      - Io mi sono rotta proprio le palline, sai, Barbara? Abbiamo visto prima quel bel ragazzo che è sparito, io poi ho incontrato in bagno una mezza checchina...

         (Susan e Barbara sono a destra, centro. La porta della camera degli ospiti si apre, e Peter esce indietreggiando, mentre continua a parlare con Needham, il quale è rimasto dentro)

PETER       - Si è fulminata la lampadina signor Needham. Ne ho una di riserva di là. Vado a prenderla. (vede le ragazze e chiude la porta)

SUSAN      - Quale lampadina, bello di Susan. Barbara si è portata dietro la polaroid col flash.

PETER       - (si gira di scatto terrorizzato) Ma cosa volete qui? (parla quasi balbettando mentre le spinge verso lo studio) Per favore, per favore, volete restare là dentro finche non ho finito di sistemare il signor Needham...?

SUSAN      - Ah, allora tutto questo festino si fa per il signor Needham?

PETER       - State a sentire: il signor Needham ha diritto ad ogni riguardo... Prima di addormentarsi mi ha detto che di solito gliene basta una... Io, invece, ho pensato che era meglio due insieme... Ma lui non lo sa che sono due... Non gliel'ho detto... Insomma, per ora state lì dentro, buone buone... poi quand'è il momento...

                            (bussano alla porta d'ingresso)

                   Presto, dentro, dentro! (spinge le ragazze. Chiude la porta) .

NEEDHAM - (intontito e vacillante appare dalla sua camera) Sarà il signor Morrison, o no?

PETER       - No, no, è... mia moglie.

NEEDHAM - Chiedo ancora scusa.

         (Needham chiude la porta della sua camera. Peter apre la porta di ingresso. Entra Frances con la pila di libri)

PETER       - Che altro c'è? Perché li riporti su?

FRANCES - Accanto al furgone ci sono giù due poliziotti che hanno perfino l'aggeggio per analizzare il fiato... (sbuffa) E' inutile, Peter, inutile! Non ce ne libereremo mai... E' colpa mia. (dalla porta aperta entra Martin con i libri)

PETER       - Che cosa fai, Martin?

MARTIN    - Non lo so... non lo so... non lo so... (Martin chiude con un piede la porta ed entra barcollando nella camera matrimoniale)

FRANCES - Che dobbiamo fare, Peter? Che dobbiamo fare!

PETER       - Non lo so... non lo so più.

         (Si sente una risata isterica, Peter e Frances portando libri corrono nella stanza. Il rumore di uno schiaffo poi silenzio. Peter esce, chiude la porta e si dirige verso lo studio)

NEEDHAM - (f.s.) Signor Hunter. Non ha mica dimenticato la mia          lampadina, vero?

PETER       - No, signor Needham, non ho dimenticato la sua lampadina...

         (Va in cucina e torna alla porta di needham con una lampadina in mano. Bussa)

                   Signor Needham! La sua lampadina.

NEEDHAM - (viene a prendere la lampada) Mi sembra un po' grande...

PETER       - Prego. (sospinge Needham in camera. Chiude la porta)

                            (Si dirige di corsa verso lo studio ma si sentono altri    strilli isterici di Martin. Peter si precipita nella camera         matrimoniale chiudendone la porta. Adesso si apre l'uscio

         dello studio e ne escono prima Susan e poi Barbara. Susan ha in mano il suo bastone di gomma. Barbara la segue. Ha in testa il berretto da pifferaio scozzese, e intorno alla vita la cintura con il borsellino attaccato. In mano ha un enorme cardo in plastica. La porta dello studio sbatte alle spalle delle ragazze. Si apre l'uscio della camera degli ospiti e ne esce Needham mezzo addormentato barcollante)

NEEDHAM - Chiedo scusa... E' arrivato il signor Morrison?

         (Gli occhi di Needham vanno dalla porta di ingresso alle ragazze. La guarda con le pupille annebbiate si gira, scuote la testa. Poi si rigira per guardarle di nuovo)

NEEDHAM - Lo sapevo: le visioni da pillola... (Susan e Barbara gli si avvicinano)

SUSAN      - Tu sei il signor Needham, coccolone?

NEEDHAM - (chiude gli occhi) Sì, sono il signor Needham... (apre gli occhi) Ma siete vere! E nude... completamente nude.

SUSAN      - Sì, e tra un minuto lo sarai tu pure nudo. Tutti nudi! Comincia l'orgia...

(Susan e Barbara prendono Needham per le braccia e lo spin-gono nella camera degli ospiti. La porta si chiude e si apre quella d' ingresso. Entrano Eleanor e Morrison. Hanno l' aria  scandalizzatissima)

MORRISON - Sono desolato, mia cara. Non avevo la minima idea che questo "Oh, Calcutta" fosse uno spettacolo così disgustoso.

ELEANOR          - Non importa, Thomas. Fortunatamente eravamo in palco. Così siamo potuti uscire senza aspettare la fine. Ha una sigaretta?

MORRISON - Certamente. Debbo dire che l'ho molto ammirata, cara Eleanor. L'ha presa così... direi... sportivamente... Grazie.

ELEANOR          - Che orribile spettacolo... Tutti quegli uomini completamente nudi... anche un po' sudati... Che poi, tra l'altro, come si poteva seguire il dialogo degli attori. Tutta quella roba lì davanti... mi scusi, Thomas... ma distrae.

MORRISON - E imbarazza anche... Io ero molto... Non le dico durante quella tremenda scenetta di quell'uomo tutto nudo che fa finta di cospargersi di acqua di colonia e di darsi fuoco. E poi improvvisamente grida "tiè, la banana flambèe".

ELEANOR          - E quell'altra disgustosa canzoncina, come diceva? "Giù le mani dal mio popò, giù le mani dal mio popò". Francamente non avrei mai immaginato di vivere così a lungo per vedere tanta permes-sività nel nostro caro, vecchio teatro.

MORRISON - La chiamano società permissiva. Ma nessuno di noi ha dato il permesso a quei signori di essere per due ore e mezzo sempre nudi su un palcoscenico.

ELEANOR          - Persino il comico. Che poi aveva anche un certo spiritaccio. ...(pausa) Non sapevo che fosse ebreo. Ad ogni modo, per fortuna, la serata si è conclusa bene, con quella nostra cenetta.

         (Dalla camera matrimoniale proviene un urlo maschile strozzato: è Martin)

MARTIN    - No, no, non voglio! Non voglio!

ELEANOR          - Che cosa succede?

MORRISON - Che c'è, mia cara?

ELEANOR          - Avrò sentito male. Come le dicevo, caro Thomas, quel tacchino arrosto era squisito!

MORRISON - Sono lieto che le sia piaciuto.

ELEANOR          - Non diciamo niente a Peter e Frances. Sa, incoraggiano molto la mia dieta vegetariana... Non vorrei deluderli. Chissà se loro saranno già andati a letto?

MORRISON - In piena luna di miele, non ci sarebbe da meravigliarsi.

ELEANOR          - Non credo, Peter è troppo scrupoloso nel suo lavoro! Sapendo che domani c'è un'ispezione... Un dito di brandy?

MORRISON - Grazie, cara, molto volentieri.

ELEANOR          - Glielo mesco subito. (in dubbio) Mesco? O mescio? Dal verbo     mescere. Come si dirà? Mesco o mescio?

MORRISON - (dopo un'incertezza) Me lo versi.

ELEANOR          - (ridendo) Abilissimo, Thomas. (va al carrello) Brandy... Brandy... Deve essere nello scaffale della cucina. (va in cucina).

MORRISON - (si dirige verso il bagno) Posso lavarmi le mani?

ELEANOR          - Prego.

         (Morrison sparisce nel bagno: Eleanor rimane in cucina. La porta della camera degli ospiti si apre e Needham si precipita fuori con il pigiama fluttuante.

NEEDHAM - Lasciate stare le mie intimità.

         (Esce anche Susan, acchiappa Needham per un braccio e lo riporta dentro. Mentre l'uscio sbatte nel chiudersi, dalla cucina rientra Eleanor e Morrison esce dal bagno)

ELEANOR          - Ha detto qualcosa, Thomas?

MORRISON - No. Ero di là... nel bagno.

ELEANOR          - Mi era sembrato... Ecco il suo brandy.

MORRISON - Ma è una dose quadrupla.

ELEANOR          - (molto civetta) Un uomo come lei spaventarsi per un gocciolino di liquore... Sieda... Peter non fa che parlare di lei... lo ammira molto. Forse non dovrei dirlo, ma mi sono accorta che la guarda

                   con la stessa venerazione con cui guardava il suo povero padre.

MORRISON - Davvero, mia cara?

ELEANOR          - Quel padre che ha perduto ancora in giovane età... E per quanto una madre faccia il possibile non riesce mai ad essere uomo e donna contemporanamente. Non so se rendo l'idea.

MORRISON - Je comprends tout, ma cherie.

ELEANOR          - (con grazia) Merci.

MORRISON - E se da parte mia non è troppo osè il dirlo, Peter le fa molto onore. Come lei, del resto, fa onore a lui. (sorseggia il suo brandy, col timore di essersi spinto troppo oltre)

ELEANOR          - Che uomo irresistibile. (si china a baciarlo su una guancia)

         (Lui è talmente sorpreso che si rovescia addosso il brandy)

                   Oh, mi scusi... Le ho fatto versare il suo brandy.

MORRISON - (tossendo) Per carità... appena due gocce sulla cravatta.

ELEANOR          - (scatta in piedi) Nella camera degli ospiti ci deve essere uno                    smacchiatore. Vado a prenderlo.

MORRISON - No, no, lasci stare... Non vale la pena. Non se ne vada.

ELEANOR          - (è già all'uscio della camera degli ospiti) Sicuro?

MORRISON - Sicurissimo. (batte la mano sul divano) Non se ne vada. Da molti anni non passavo una serata così bella.

ELEANOR          - Nemmeno io.

         (Eleonora e Morrison allungano la mano per prendere ciascuno il proprio bicchiere, e nel farlo incrociano le braccia. Ridono e brindano, dicendo)

                   A noi due. Oh, che matti! Che matti!

         (Uno strillo maschile e uno scoppio di risa femminile provengono dalla camera degli ospiti. Eleanor e Morrison si scambiano un'occhiata.)

ELEANOR          - Sono proprio contenta di non essere entrata... Ma perché Peter e Frances stanno nella camera degli ospiti?

MORRISON - A volte, cambiare ambiente suggerisce nuove fantasie amorose.

ELEANOR          - Vogliamo salire nella mia stanza? Intendo dire che staremo molto più tranquilli.

MORRISON - (con entusiasmo) Sì, Eleanor.

ELEANOR          - Porti con sé il suo brandy. Faremo due chiacchiere simpati-che... parleremo di Peter e di altre cose...

MORRISON - Con genuino entusiasmo. (si avvia)

         (Eleanor prende la bottiglia del brandy e lo segue di corsa)

                            (Eleanor e Morrison scompaiono su per la scala la porta della camera matrimoniale si apre lentamente e ne viene fuori Martin seguito da Peter e Frances )

MARTIN    - Non posso passare tutta la vita a scappare. Debbo arrendermi! Mi costituisco alla polizia; confesso tutto... Anche quello che non ho fatto. Che è il più.

PETER       - Stai scherzando?

MARTIN    - Sono agli estremi... la testa mi batte come un martello...

FRANCES - (porgendo a peter il flacone delle pillole di Needham) Perché non ti prendi una o due di queste pillole?

PETER       - Quelle pillole lì, amore?

FRANCES - (mostrando sempre il flacone del signor Needham) Io non gliele offrirei, se non fosse proprio necessario.

         (Sparisce nell'interno della cucina per prendere un bicchiere d'acqua)

PETER       - Sì, sì, hai ragione tu. Il povero Martin ne ha proprio bisogno.

MARTIN    - No, no, io non voglio niente. Mi farebbe male al pancino, tanto più che a colazione ho mangiato tante prugne cotte.

FRANCES - (torna con un bicchiere d'acqua in cui ha sciolto le pillole) Queste non fanno male. (gli dà il bicchiere) Ti sentirai meglio dopo averle prese.

PETER       - Due, tesoro?

FRANCES - Tre, amore.

MARTIN    - Me ne bevo solo un sorso...

PETER       - Come vuoi. (gli batte sulla schiena) Su, un bel sorsetto.

MARTIN    - Oddio, l'ho mandata giù tutta.

PETER       - Non ti preoccupare, non ti può fare che bene. Vatti a sdraiare due minuti.

FRANCES - Dopo ti sentirai meglio.

MARTIN    - Solo due minuti... solo due minuti... poi voglio andar via... (vanno con lui)

                            (Adesso sono tutti e tre nella camera matrimoniale. La porta si chiude. L'uscio della camera degli ospiti viene aperta con violenza e Needham viene fuori barcollando: Susan e Barbara lo inseguono. Ha indosso il pigiama, e si tiene i calzoni con le mani. Susan ha in mano il cordone del pigiama e brandisce nell'altra il bastone di gomma. Barbara agita il suo cardo. Needham è sotto l'effetto del sonnifero. Non sa assolutamente quello che fa e dice)

NEEDHAM - Signore, vi prego. Niente sesso per favore: siamo inglesi!

         (Entra nello studio. Le ragazze lo seguono. La porta si chiude. Quasi subito si vede Eleanor scendere)

ELEANOR          - Un minuto solo, Thomas. Metto su il caffè e prendo dei biscotti... Dovrebbero essercene nell'armadietto.

         (Eleanor va in cucina e quasi subito ne esce, portando in mano una scatola di biscotti. Sta per risalire quando si sente uno strillo maschile e uno scoppio di risa femminili, provenienti dallo studio. Eleanor si gira, guarda verso lo studio e vede la porta mezza aperta. Guarda la porta della camera degli ospiti. Si sente un altro scoppio di risa; Eleanor scuote la testa e poi alza le spalle)

ELEANOR          - Ma che fanno Peter e Frances? Giocano ad acchiapparella fuggitiva?

         (Sale. Non appena Eleanor è sparita la porta dello studio si apre di nuovo e Needham ne esce barcollando in fuga; ha in mano il cardo di plastica che si è afflosciato. Gira intorno al divano, inseguito da Susan e Barbara)

NEEDHAM - No, no, signore, per favore. Non sono un gallo cedrone. Non voglio fare chicchirichì. Ho sonno... voglio fare la nanna.

         (Needham adesso striscia lungo la parete in fondo vicino alla stanza da bagno. Susan e Barbara gli si avvicinano con aria furtiva)

SUSAN      - Sveglia, Needham coccolone, sveglia.

NEEDHAM         - (si gira con la faccia contro il muro disperato) No, no, la nanna. Mammina, la nanna.

         (Si apre l'uscio della camera matrimoniale e ne esce Peter. Quando girandosi vede le ragazze con Needham rimane pietrificato. Senza riuscire a spiccicare una parola. Poi tira un lungo respiro e attraversa di corsa la scena agitando le braccia)

PETER       - Che fate, che diavolo fate conciate in quel modo. Lasciate immediatamente il signor Needham! Signor Needham... si tratta di un deplorevole errore.

NEEDHAM - ...un deplorevole errore signor Needham... (la testa gli cade sul petto)

SUSAN      - Ma questo Needham lo debbo spupazzare sì o no?

PETER       - Assolutamente no. Glielo proibisco. (a Needham) Mi dispiace tanto, signor Needham...

                            (Needham adesso russa dolcemente)

                   Signor Needham! Signor Needham!

SUSAN      - Si è addormentato! Bè, questo è offensivo!

PETER       - (girandosi verso le ragazze) Ve ne volete andare, sì o no? Il signor Needham non c'entra, lo volete capire?

SUSAN      - E allora noi che cavolo stiamo a fare qui?

PETER       - Ha organizzato tutto un mio amico. Un certo Martin Bridge. E' stato lui a chiedere che venisse qualcuno... (indica Needham) Dov'è il cordone del pigiama...?

SUSAN      - (indicando lo studio) Là dentro!

PETER       - (corre nello studio) Dio mio, fa' che non tornino mia madre e il signor Morrison. Fa che non tornino.

SUSAN      - (a Barbara, seguendo Peter nello studio) Ce lo poteva dire subito. Barbara, vieni con me. Andiamo a caccia del signor Bridge.

         (Susan e Barbara entrano nello studio seguite da Peter senza chiudere completamente la porta. Frances viene fuori dalla sua camera)

FRANCES - Tutto bene, Peter. Ho fatto sdraiare Martin...

         (s'interrompe vedendo il soggiorno vuoto. Si volta per andare in cucina e vede Needham in piedi contro la parete, la testa abbassata, le mani tese in avanti)

FRANCES - Signor Needham, ma cosa fa appoggiato al muro? Signor    Needham!

                            (Peter viene fuori dallo studio seccatissimo con il cordone

                            del pigiama in mano.  Si chiude l'uscio alle spalle)

FRANCES - (in un bisbiglio) Ma che sta facendo?

PETER       - (avvicinandosi) Dorme.

FRANCES - Dorme... così?

                            (Durante le battute che seguono i calzoni del pigiama di

         Needham lentamente cominciano a calare. Né Frances né Peter se ne accorgono, se non al momento critico)

PETER       - Ora non posso spiegarti… Dobbiamo riportarlo nella sua camera.

FRANCES - Sì, ma perché è venuto di qua?

PETER       - Ce l'hanno portato le due ragazze scandinave.

FRANCES - Le ragazze scandinave?

PETER       - Due... ne sono arrivate due... sicuramente qualche altro        pasticcio di Martin...

FRANCES - (improvvisamente nota i calzoni di Needham) Peter! I calzoni!

PETER       - Non guardare, tesoro. Non è un bello spettacolo... no... (si precipita su Needham, acchiappa i calzoni del pigiama che stanno calando e li tira su legandoli poi con il cordone) Signor Needham, si svegli!

NEEDHAM - (balbettando) Che... che... succede? Che cosa fa col cordone del mio pigiama?

PETER       - Tutto a posto... La riporteremo subito a letto.

NEEDHAM - Grazie...

                            (La testa gli ciondola di nuovo mentre Peter fa passare il

                            braccio destro di Needham intorno alla propria spalla. Lo

                            stesso fa Frances con il braccio sinistro)

FRANCES - Andiamo, signor Needham... Dio mio, fa che non tornino Eleanor e il signor Morrison, fa che non tornino.

         (Peter e Frances si avviano quando si sente la voce di Morrison fuori scena, proveniente dalla scala.)

MORRISON - Splendida idea, Eleanor.

FRANCES - Grazie, Iddio: sono tornati. Reggilo tu, vado io.

ELEANOR          - (sempre scendendo ma ancora fuori scena) Sarà oltremodo divertente per tutti e due.

         (Frances scivola da sotto il braccio di Needham e corre verso la scala. E' a mezza strada quando Eleanor giunge al pianerottolo. Nel frattempo Peter barcolla sotto il peso morto di Needham, e cerca disperatamente di tenerlo lontano dall'angolo visuale di Eleanor e lo appoggia allo stipite della porta di ingresso)

FRANCES - (con falso brio) Ciao, Eleanor! siete tornati presto!

ELEANOR          - Ciao, Frances. Ancora vestita? Mi sembrava di aver sentito che eravate andati a letto. Dov'è Peter?

FRANCES - (gesto vago) Nei paraggi...

ELEANOR          - Lo spettacolo è stato scandaloso, un vero obbrobrio. Voi siete stati bene? Un delizioso tête-à-tête, ho sentito. Vado a vedere se è pronto il caffè.

         (Peter barcolla sotto il peso di Needham; non riesce a portarlo via. Il pericolo si avvicina sempre più. Disperato,

         Peter pilota Needham verso la porta d'ingresso e lo appoggia contro la parete a destra)

FRANCES - No, ci penso io al caffè! Anche noi volevamo prenderne una tazza.

ELEANOR          - Bene, allora. Dico a Thomas di scendere e ci prendiamo un caffeino tutti e quattro insieme.

PETER       - (arrischiandosi al piede della scala) No, no, veniamo noi su da te. Il tempo che Frances versi il caffè e saliamo. (sospinge eleanor sulla scala)

ELEANOR          - Sì, sì, salgo salgo.

                   (Peter cerca con la mano Needham che si è mosso per uscire. Lo ferma, lo risistema sullo stipite e va su per le scale)

NEEDHAM - Il signor Morrison?

PETER       - Non c'è ancora. (e va) Per me è morto.

                            (Frances che è andata al banco di cucina e ha spinto su la

         serranda e cominciava a versare il caffè, già pronto in una tazza. Versa nella seconda tazza poi prende il flacone del sonnifero. Mette una pillola nella prima tazza e sta per

                            richiudere il flacone ma ci ripensa. Per maggior sicurezza

                            mette una pillola anche nell 'altra tazza)

FRANCES - Una per Eleanor. Una per Morrison.

         (Si sente Needham lamentarsi. Frances va alla porta d'ingresso e vede Needham che sta scivolando a terra contro il muro)

Signor Needham! (cerca di tirarlo su. In quel momento si sente la voce di Peter)

PETER       - (grida ad alta voce) Frances, il caffe! Il caffè....

FRANCES - Vengo, vengo! (spinge Needham contro il muro) Stia qua... così, signor Needham. Non si muova! Vado e torno!...

                            (Corre al banco, prende vassoio e tazze e si avvia per la

                            scala in tutta fretta)

NEEDHAM - (canterella insonnolito e melanconico) La donna è mobile qual piume al vento muta d'accento...

         (Si apre la porta della camera matrimoniale e ne esce martin barcollante. E' in maniche di camicia e panciotto, cravatta e colletto allentati. Martin è nello stesso stato comatoso di Needham: chiaramente non sa dove sta né quello che fa. Appoggiandosi al muro si dirige verso la porta d'ingresso dove si ferma di fronte a Needham ad occhi chiusi)

NEEDHAM - (canterella) La donna è mobile qual piume al vento...

MARTIN    - (ad occhi chiusi, prosegue) … muta d'accento e di pensier.

INSIEME   - E di pensier.

MARTIN    - (ad occhi chiusi) Chi era che la cantava?

NEEDHAM - Maria Callas.

MARTIN    - Grazie mille, signora Callas. Il mio nome è Martin, se se lo vuole tatuare... Vogliamo fare un duetto Maria? (continuano a cantare insieme mentre sopraggiunge Peter, scendendo i gradini due alla volta)

PETER       - Preparo subito altro caffè. (arrivato alla porta d' ingresso vede Needham e Martin faccia a faccia) Martin! Che diavolo fai? (lo afferra e lo mette a sedere sullo sgabello davanti al divano) .

MARTIN    - Voglio cantare... con Maria...

PETER       - Ecco... stai qui e dormi... (gli mette il pollice in bocca. va da Needham. Lo schiaffeggia ripetutamente) Sveglia, signor Needham, sveglia! (lo tira su e lo accompagna) .

NEEDHAM - (mentre Peter lo aiuta ad attraversare la scena) Ma che fa? Io non voglio svegliarmi... stavo facendo un sogno meraviglioso... Voglio la biondina col bastone. La voglio.

                            (Peter e Needham entrano nella camera degli ospiti. La porta si chiude. Si apre la porta dello studio. Ne escono Susan e Barbara svestite come prima)

SUSAN      - Barbara, visto che qui non ci vuole nessuno, squagliamocela.

                            (Vedono Martin sullo sgabello e gli si avvicinano. Lui è

                            sempre ad occhi chiusi)

Uh, guarda chi c'è: quella mezza checchina di prima. Come ti chiami?

MARTIN    - (ad occhi chiusi) Martin Bridge.

SUSAN      - Ah, sei tu il signor Bridge?

MARTIN    - Sì... (apre gli occhi che tiene abbassati. Lentamente alza la testa, la solleva, guarda un pochino più in alto. Poi si volta di là. Vede Barbara. Ha un gridolino. Giochino delle eliche) Ah, qui gira tutto. Me ne vado. (scappa di corsa nella stanza matrimoniale seguito dalle due ragazze che chiudono la porta) .

                            (La porta della camera degli ospiti si apre e Peter ne esce

                            in fretta. Più preoccupato che mai, sullo sgabello non c'è

                            nessuno)

PETER       - Martin... (non lo vede) Se n'è andato!

         (Corre alla porta di ingresso, sta per aprirla, quando sente la voce di Martin proveniente dalla camera matrimoniale)

MARTIN (VOCE) - No, no, la pancerina no... prendo freddo!

                            (Peter si precipita all'uscio della camera, lo apre, guarda

         dentro...  si mette una mano sugli occhi e sta per dire qualcosa quando la voce di Morrison risuona sulla scala. Peter sbatte, richiudendolo, l'uscio della camera, in preda al panico. Morrison scende, preceduto da Frances e seguito da Eleanor)

MORRISON - E' veramente molto gentile da parte sua Eleanor... (a Frances) E naturalmente anche da parte sua, cara Frances.

FRANCES - (agitata) Se permette, signor Morrison, avverto Peter.

ELEANOR          - Sarà lietissimo anche lui. Ah, eccolo, Peter! Che c'è? Qualcosa non va?

PETER       - No, tutto benissimo. (ride verde) Vi stavo portando un altro po' di caffè...

MORRISON - Basta caffè, ragazzo mio...

ELEANOR - Gli ho fatto bere anche il mio.

MORRISON - Comincio a sentire un po' sonno.

ELEANOR          - Che sbadata, ho lasciato di sopra la bottiglia del brandy! E invece ci vuole il bicchierino della staffa, quello che la dama del cuore offriva al suo bel cavaliere piegato in sull'arcione...

MORRISON - Gentile pensiero, Eleanor. (sbadiglia) Chiedo scusa Peter, ma Eleanor... ha gentilmente suggerito che forse potreste sistemarmi qui per stanotte...

PETER       - Anche lei?

MORRISON - Come, anch'io?

PETER       - Vede, signor Morrison, non ho trovato ancora il modo di informarla che il signor Needham è già arrivato. Non aveva alloggio e quindi dorme di là nella stanza degli ospiti.

MORRISON - E lo lasci dormire. Io mi accontenterò di questo divano...

PETER       - Ma...

MORRISON - No...

PETER       - No, non può dormire qui.

FRANCES - Peter intende dire che insomma... starà molto più comodo sul       divano dello studio.

PETER       - Ecco: molto più comodo!

MORRISON - Quand'è così. (si avvia verso lo studio) Ma senza complimen-ti.

PETER       - Lietissimo di ospitarla. Prego.

         (Peter segue Morrison con una risatina fasulla, mentre Frances agitata, si dirige verso la camera matrimoniale. una risata femminile e uno strillo di Martin provenienti dall'interno della camera, la fermano)

SUSAN      - (f.s.) Vola, vola l'uccellino!

FRANCES - Cosa?

MARTIN    - (f.s.) No, l'uccellino non vola.

ELEANOR          - (compare sul piccolo pianerottolo) Peter è di là con Thomas. Lo aiuta a sistemarsi. Lo sapevo che Peter vuole già molto bene a Thomas. Ma cosa avrà quell'uomo?... E' veramente un gran piacione, eh? (le consegna la bottiglia del brandy e due bicchieri) Riempi questo. E' il bicchiere di Thomas. Il mio è quello col rossetto, naturalmente.

FRANCES - Sono col rossetto tutti e due.

ELEANOR          - Ah sì? Non è qui il problema. Prendi un bicchiere pulito. Porto giù il bricco e le tazze del caffè?

FRANCES - Faccio io. Lei sarà stanca.

ELEANOR          - (RISALENDO) Io? Mai stanca. E stasera poi... (sale le scale cantando: "giù le mani dal mio popò... giù le mani dal mio popò...".

                            (Eleanor sparisce in alto, Frances la segue. La porta dello

                            studio si apre e ne esce Peter, il quale porta le valigie delle ragazze, e sul braccio i loro vestiti)

PETER       - Che disordine che c'era qua dentro, signor Morrison. Tutta robaccia usata per la lotteria dell'Esercito della Salvezza... Vado a prendere una coperta nell'armadio del bagno. (corre verso il bagno)

MORRISON - (sulla soglia) Non ho parole, ragazzo mio. Eleanor aveva proprio ragione... Non avrei potuto guidare... (sbadiglia)

PETER       - (torna nello studio con le coperte) Ecco qua. Spero che dormirà bene!

                            (Chiude la porta dello studio. Martin arriva di corsa, alle

                            calcagna di Barbara: è in canottiera, mutande e calze. Barbara entra in bagno. Martin resta attaccato al quadro sopra la porta. Peter viene dallo studio; vede Martin e lo adagia sul divano. Le ragazze escono di nuovo dal bagno)

SUSAN      - Martin, zucchero d'orzo...

         (Nel suo cieco panico, Martin si lancia a capofitto attraverso la serranda sollevata della cucina. La serranda scatta giù. Martin esce traballante dalla porta di cucina e, nel suo stato di vaneggiamento, va direttamente alla porta di ingresso ed esce)

PETER       - (ALLE RAGAZZE) Che altro diavolo state combinando?    Rivestitevi e filate... andatevene, sparite, squagliatevi...

SUSAN      - (con sussiego) Vuole dire, signore, che dovremmo abbandonare questa dimora?

PETER       - Sì: vestitevi e via. Via!

SUSAN      - (con sussiego) D'accordo.

PETER       - Grazie a Dio l'avete capita! (improvvisamente si rende conto che stanno andando nella camera di Morrison) No, non là! I vestiti sono nel bagno... nel bagno!

SUSAN      - Non c'è bisogno di urlare, signor Hunter. possiamo aver perduto molte cose, ma la nostra dignità l'abbiamo tuttora. Ad ogni modo, qualunque cosa dovesse occorrerle, diamo anche a lei il nostro indirizzo come lo abbiamo già dato al signor Needham. Dalle nove di mattina lei ci può trovare in Washington Street 50. 50 è il numero.

PETER       - Civico?

SUSAN      - Anche quello delle sterline.

                            (entrano  tutte e due nel bagno)

PETER       - (va verso la camera matrimoniale e grida) Martin, Martin.

         (Si apre l'uscio della camera degli ospiti ed appare Needham avvolto in un piumino)

NEEDHAM - Stavolta era il signor Morrison.

PETER       - No, signor Needham, no... è... (vede scendere Frances col vassoio) ...è mia moglie che scende!

NEEDHAM - Ma il signor Morrison non torna più?

PETER       - Il signor Morrison ormai riposa in pace.

NEEDHAM - (sorpreso) Oh, che peccato! Così giovane... che peccato.

                            (Frances ha poggiato il vassoio sul banco)

FRANCES - Qualcosa non va, signor Needham?

NEEDHAM - Deve essere stata quella pillola... ha avuto un effetto molto strano... piuttosto sconcertante, stavolta.

FRANCES - Oh, mi dispiace.

NEEDHAM - Il curioso è che non riesco a dormire. Sarà meglio che ne prenda un'altra.

FRANCES - Gliela preparo io.

NEEDHAM - Grazie, sì. (mentre frances va in cucina) Ho paura che dovremo rimandare la nostra ispezione, signor Hunter...

PETER       - Rimandare, ha detto? Non si sente mica male, signor Needham?

NEEDHAM - No, no, mi sono ricordato che domattina debbo andare a fare un'altra ispezione in un'altra agenzia. In Washington Street n. 45.

PETER       - Ma non era 50?

NEEDHAM - Ma io spero in uno sconto.

FRANCES -  (torna con il bicchiere del sonnifero) Ecco, signor Needham! si riaddormenterà subito.

NEEDHAM - Lo spero proprio. (butta giù la pozione in un sorso solo) Mi raccomando la sveglia: debbo essere in Washington Street alle nove precise. Appena aprono.

PETER       - Sogni d’oro!

NEEDHAM - Grazie!

         (La porta di Needham si chiude. Si apre l/uscio del bagno e ne vengono fuori le ragazze completamente vestite, con le loro valigie)

SUSAN      - Bene... Eccoci qua... vestite di tutto punto, con le valigie fatte. ci scusiamo di essere state un po’ invadenti. (vede Frances) E tu chi sei? Una concorrente?

FRANCES - Sono Frances Hunter, sua moglie.

SUSAN      - Sposati da poco, eh? Ora capisco perche lui non ha bisogno di noi. Troviamo un taxi da qualche parte?

PETER       - Non credo. Ma una di voi sa guidare?

SUSAN      - Io no, ma lei (indica Barbara) sì. E' del reparto motorizzato.

PETER       - (dà a Barbara la chiavetta dell'accensione e il resto dei libri) Allora stia attenta! Giù c'è un furgoncino carico di libri. Riportateli al vostro signor Nikolaides di Wimbledon e ditegli che non li vogliamo... Non vogliamo più niente!

SUSAN      - (a Barbara) Bene, bene. Forza, sorella. Stasera andremo a letto presto... Pensa che novità.

PETER       - La chiave.

FRANCES - (prendendo il braccio di Peter) E dite a quel signor Nikolaides che non ci serve niente altro.

SUSAN      - D'accordo. Vieni, Barbara.

PETER e FRANCES - Buonanotte.

                            (La porta d'ingresso si chiude. Peter e Frances cadono sul

                            divano, abbracciati)

PETER       - Oddio, che esperienza! Non avrei mai creduto che fosse possibile.

FRANCES - Finalmente soli, marito.

PETER       - Finalmente soli, moglie. (sul pianerottolo compare Eleanor)

ELEANOR          - Sei lì, Peter?

PETER       - Oddio... Sì, mamma, che c'è?

ELEANOR          - Ho lasciato giù i miei cioccolatini? Ah, eccoli. (li prende) Mi piace tanto sgranocchiare qualcosa a letto... Buonanotte, miei cari.

FRANCES - Buonanotte.

ELEANOR          - (si ferma di nuovo) Uh, che sciocca! Non vi ho dato la bella notizia.

FRANCES - Quale bella notizia?

ELEANOR          - Tutto considerato, domani sera vi lascerò tubare da soli.

FRANCES - (falsa) E come mai?

ELEANOR          - Ho convinto Thomas a prendersi una settimana di vacanza... l'ho invitato!

FRANCES - Qui?

ELEANOR          - Naturalmente no! Da me, a Londra. Nella mia casetta. Dove non ci sarà la stessa pace che c'è nella vostra ma in compenso... Buonanotte...

PETER       - Ma, mamma, Thomas... il signor Morrison viene con te? Non è un po' compromettente?

ELEANOR          - Non è qui il problema. Vedi, Peter, in fondo, dopo gli sviluppi più recenti, io considero Thomas praticamente come un mio fidanzato.

FRANCES - Eleanor che bella notizia. E il signor Morrison lo sa?

ELEANOR          - Questo è il problema. (va via)

PETER       - (ridendo) La sera delle grandi sorprese.

                            (Bussano alla porta. Peter brontola qualcosa tra i denti

         ed apre meccanicamente. Entra il commissario Pahol, sorreggendo Martin in stato di semi-incoscienza)

PAHOL      - Spiacente di disturbare, ma ho trovato proprio ora il signor Bridge addormentato su un bidone delle immondizie.

PETER       - Su un bidone?

PAHOL      - E naturalmente il portoncino era di nuovo aperto.

PETER       - Non so come scusarmi, commissario... Quel Martin è tremendo. Io glielo avevo detto di rimanere a dormire da noi. E lui, invece...

PAHOL      - Dormiva in piedi, come si dice. Deve aver avuto una giornata molto faticosa. A meno che non avesse bevuto.

MARTIN    - (rianimandosi) Voglio confessare tutto...

PETER       - (interrompendo) Non è il momento. Soffre spesso di incubi notturni... e deve essere anche sonnambulo.

PAHOL      - Povero signor Bridge. (si avvia) Ah, dimenticavo. Vuole comprare un biglietto per una riunione culturale che il nostro circolo darà a scopo benefico?

PETER       - Senz'altro. Verrò con mia moglie.

PAHOL      - No. E' una serata... per uomini soli!

PETER       - Per uomini soli?

PAHOL      - Deve venirci. Venerdì prossimo. (strizza l'occhio) Proietteremo quei film della chiesa di San Marco.

PETER       - Ma no.

PAHOL      - Ma sì: sono molto interessanti. Specialmente "Le monachine dimenticano la pillola"! (ride) Buonanotte, signor Hunter.

         (Mentre Pahol si dirige verso la porta di ingresso, Frances esce dalla stanza da bagno con la coperta e un cuscino)

FRANCES - Buonanotte, commissario. (Pahol esce a passo marziale. A Peter) Tutto bene, tesoro?

PETER       - Benissimo: e un giorno o l'altro ti racconterò certi retroscena.

MARTIN    - (ricominciando a cantare) Vado e torno...

FRANCES - Che diavolo sta borbottando?

PETER       - Lascialo stare. E andiamo a letto, almeno noi.

FRANCES - Con tutta quella roba sporca in cucina.

PETER       - Chi se ne importa! Andiamo a letto... nel nostro letto, tesoro...

FRANCES - Sì, amore...

         (Stanno entrando in camera quando si sente bussare forte alla porta di ingresso)

FRANCES - Ah, no, basta! (supplichevole) Non aprire, Peter... Ti prego, non aprire!

PETER       - No, tesoro... non apro a nessuno, giuro! Stasera quella porta non si aprirà più!

         (Continuano a bussare. Si apre l'uscio dello studio e ne esce Morrison in maniche di camicia e calzoni)

MORRISON - (brusco) Peter, se non apri quella porta, non potremo mai dormire!

PETER       - Sì, sì, signor Morrison... subito.

                            (Bussano ancora)

MORRISON - Apri, ti dico. Altrimenti Eleanor si sveglierà.

PETER       - Sissignore, vado...

         (Apre: sono Susan e Barbara. Peter richiude rapidamente, lasciando aperto appena uno spiraglio. Nel frattempo morrison si è girato per tornare nello studio)

PETER       - Oddio...!

SUSAN      - (a voce alta) Ci scusiamo di essere tornate, ma avevamo dimenticato la faccenda dell'assegno.

                            (alla parola assegno Morrison si volta di scatto)

MORRISON - Quale assegno?

SUSAN      - Il principale preferirebbe avere dei contanti perché non gliela farà mai a mandare roba in cambio di quell'assegno di 450 sterline della National Bank.

MORRISON - Un assegno di 450 sterline della nostra banca?

ELEANOR          - (sulla scala) Ma che sta succedendo? Credevo foste tutti a letto... E chi sono queste due belle signorine?

MARTIN    - (sollevando la coperta) Le battone.

SUSAN      - Salve! Barbara guarda chi c'è. Il nostro signor Smith! Non ti vediamo da tre settimane... E pensare che sei sempre stato così regolare: martedì e venerdì…

ELEANOR          - Thomas!

MORRISON - Eleanor, posso spiegare.

                            (Si apre l'uscio della camera degli ospiti e sulla soglia

                            compare Needham in pigiama)

NEEDHAM - Il signor Morrison. Miracolo!

                            (Tre forti colpi alla porta di ingresso)

PETER       - Che altro c'è?

         (Peter apre al commissario Pahol che ha in mano una scatola)

PAHOL      - Signor Hunter, giù un uomo mi ha consegnato questo pacco.

PETER       - No: qualunque cosa sia, non lo voglii.

PAHOL      - Ma non è per lei: è indirizzato al signor Martin Bridge.

         (Martin guarda prima il pacco, poi il commissario che gli si sta avvicinando. Per lui è davvero troppo!)

MARTIN    - No, no... Non lo voglio... Non lo voglio.

                            (e si lancia contro la serranda chiusa)

SIPARIO

FINE DELLA COMMEDIA