‘night, Mother

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NIGHT, MOTHER

‘NIGHT, MOTHER...

di

Marsha Norman

con Sissi Spacek and Ann Brancroft

Tratto dal dramma: “BUONANOTTE, MAMMA”

di Mashra Norman – autrice anche

della sceneggiatura intitolata in italiano

“UNA FINESTRA NELLA NOTTE”

IL TESTO CHE SEGUE E’ STATO RILEVATO DALLA SCENEGGIATURA. E’ UN TESTO COMPLETO.

Regia del film: TOM MOORE

Musica: DAVID SHIRE

PERSONAGGI:

LA MADRE

LA FIGLIA

Jessy, la figlia, in casa è molto indaffarata. Sembra intenta nei preparativi per una partenza… Rimette a posto le sveglie, la biancheria, la lavatrice... Telefona... Dopo la telefonata ha in mano una lista, spunta la lista, guarda arrivare la madre dalla finestra... Ripone la biancheria...

TELEFONATA

FIGLIA - Annullo l’abbonamento al vostro giornale.

VOCE - Il suo nome?

FIGLIA - Jessy Kate.

VOCE - Anche l’edizione domenicale?

FIGLIA - No soltanto quelle feriali.

VOCE - E’ scontenta del servizio consegne a domicilio, Miss Kate?

FIGLIA - No, anzi del servizio sono più che soddisfatta. - Non leggo più il giornale, ecco tutto. Oh, tranne la domenica.

VOCE - Grazie. Buongiorno.

FIGLIA - Buongiorno.

ARRIVO DELLA MADRE DAL GIARDINO...

Arriva la madre dal giardino che dice all’amica...

MADRE - Su, vieni dentro un momento, Agnes.

VOCE DI AGNES - No. Non se ne parla neanche!

MADRE - Ma scusa, lo trovo assurdo!

VOCE DI AGNES - Trovalo assurdo quanto ti pare, ma io al massimo entro ne viale di casa tua, non oltre!

MADRE - Ah, va’ be’...

Via l’amica... Entrata della madre...

MADRE - Oh, cosa stai facendo?

FIGLIA - Ciao Mamma.

MADRE - Non sai com’è bello qua fuori!

FIGLIA - Vi siete divertite?

MADRE - Sì, molto. - Guarda un po’ cosa ti ho portato?

Mostra una composizione di fiori...

FIGLIA - Grazie, mamma.

La madre fruga nell’armadietto della cucina...

MADRE - Jessy, qui è rimasto un soffione e basta, bisogna che tu li ordini, cara. E mancano anche i “Mandahop” e non c’è neppure il mandorlato.

FIGLIA - (Controllando un altro armadietto di indumenti) Hai dei vecchi asciugamani, roba che volevi scartare? Qua ce n’è uno che ti avevo dato Loretta. Una vecchia spugna da spiaggia. Serve ancora?

MADRE - (Mangiando cocco) Ah, restasse mai attaccato il cocco! Non si capisce perché poi si stacca!

FIGLIA - Non avresti anche un telo di plastica o di roba gommata? - Mi sa che per la pattumiera va bene...

MADRE - Per piacere, non buttare all’aria lo scaffale!

FIGLIA - Non c’è una coperta da stiro o uno di quei vecchi canovacci di uso detersivo? (Pulisce, scruta, pulisce)...

MADRE - Ti ho pregato di non buttare tutto per aria, Jessy. - Non hai bisogno di farti lo shampoo.

FIGLIA - Non è per aschiugarmi i capelli.

Jessy pulisce tutto. Si guarda allo specchio. Va in giro con un paniere con i panni. Spunta la lista delle cosa da fare.

MADRE - (Voce dal giardino) Jessy, vieni a vedere queste begonie prima che faccia buio. Dicevo ad Agnes che puoi coltivarle anche tu qua da noi. - Vuoi vederle?

La figlia non risponde, continua ad ordinare, a pulire la casa…

MADRE - (Sulla porta che dal giardino dà nella cucina) Non trovo i miei guanti da giardinaggio! Se li ho dimenticati qua fuori potrebbe avermeli mangiati un animale? Eppure mi pare che li ho portati in casa! Tu me lo dici sempre di riportarli in casa!

FIGLIA - Li avevo lavati. Tieni, mamma. (Le dà i guanti)

MADRE - Grazie, tesoro. E’ bello fuori, non ci vieni un momento?

FIGLIA - No, grazie.

MADRE - Di che che cosa hai paura? Qua se c’è un pericolo, è tua madre! (Mostra le cesoie, ride)

FIGLIA - Sto bene dentro, mamma!

MADRE - (Verso un’auto che arriva) E’ arrivato Doson!

La madre esce di nuovo... Voci fuori campo dell’incontro con il figlio Doson, la nuora Loretta e i due nipotini che si fermano con l’auto nel giardinetto della casa...

Azioni della figlia mentre la madre parla con Doson, nuora e nipoti: mette in un sacchetto le foto del marito, del figlio, lega pacchettini, poi mentre ha il ritratto del padre esita... vuole lasciarlo sul mobiletto, poi ci ripensa dicendo: “No, non sarebbe giusto” e mette anche il ritratto del padre in un pacchettino....

VOCI FUORI CAMPO DAL GIARDINO:

- Oh, il mio piccolo Kevin! E Melany! Su, un bacetto alla nonna!

- Nonna, nonna!

-I miei tesorini! Bravo Doson, hai fatto bene a portarli.

 - Ciao Loretta.

- Ciao, Telma.

- Nonna, come sta zia Jessy?

- Sta benone!

I bimbi iniziano a giocare a palla nel giardino. Nel frattempo zia Jessy è intenta nelle sue azioni, a fare pacchettini... cerca un posto per la foto del padre...

VOCI FUORI CAMPO:

- Uffa, io vado in casa!

- Non puoi andare in casa, c’è zia Jessy.

- Io vado dove mi pare e piace, non sei mica la mia padrona tu!

Jessy cerca nel frattempo il posto al ritratto del padre...

FIGLIA - (Con la fota in mano) No, neanche qui è giusto.

VOCI FUORICAMPO:

- Io prendo le foglie rosse, tu quelle verdi e gialle!

Giocano - varie voci...

Jessy sempre con la foto sembra aver trovato il posto giusto...

FIGLIA - Ecco, papà, qui stai bene.

VOCI FUORICAMPO:

- Ora basta giocare. Kevin, Melany, avanti, venite!

- Su, bambini, dobbiamo andare, salite in macchina.

- Loretta ha preparato per te uno sformato, mamma.

- Grazie, Loretta per lo sformato.

- Arrivederci, tesorini.

- Ciao, nonna!

- Dio, come crescono!

- Kevin, falla finita con quelle foglie!

- Non fare arrabbiare papà e neanche la mamma e neppure la maestra a scuola mi raccomando!

- Sì, ciao nonna!

- Ciao, amore... - Ah, Loretta, grazie per lo sformato.

Saluti, baci e la madre rientra in casa con lo sformato di Loretta...

IN CASA

MADRE - Jessy, guarda cosa ci ha portato Loretta per cena!

JESSY - Devo proprio?

MADRE - Oh, fammi il santo piacere, cosa mangeresti altrimenti?

JESSY - Non so mamma, qualcosa di mio gusto.

MADRE - Figuriamoci!... - Ah, che gioia quando viene il sabato!

JESSY - Ho preparato per farti le manicure.

MADRE - Sei carina, davvero, molto.

FIGLIA - Dov’è la rivoltella di papà?

MADRE - Sai che faranno una superstrada qua vicino? Finirà che ce ne andremo in Florida.

FIGLIA - Ti ho chiesto dov’è la rivoltella di papà?

MADRE - In soffitta.

JESSY - Là, ho già guardato.

MADRE - Beh, non hai guardato bene. In una scatola da scarpe, credo. - Sì, quelle scarpe che portava quando andò in ospedale. Dissero che potevo riaverle quando morì, ma a me quelle scarpe non piacevano.

FIGLIA - Ho trovato i proiettili in un vecchio barattolo.

MADRE - Il fucile ce l’ha Doson, vero?

FIGLIA - Ma quella rivoltella non se l’è presa, spero.

MADRE - Doson può prendere ciò che vuole, Jessy.

(...)

MADRE - A Kevin forse piacerebbe quella casetta con su quel cavallino che tuo marito aveva inciso per Ricky. Lui può anche magari dipingerlo a colori...oppure Loretta gli dà la tinta per farla sembrare antica e la regala a Melany. - Melany poi ha il pallino dei cavalli. Le piaceva tanto quella gonna con il cavallino marrone ricamato da Loretta.

JESSY IN SOFFITTA

FIGLIA - Doson saprebbe che farsene di questi vestiti?.. - A qualcuno serviranno... - Telefona all’esercito della salvezza prima che il solaio ti caschi in testa.

MADRE - E’ abbastanza solido. Basta evitare di camminarci... - Quella rivoltella per cosa la cerchi?

FIGLIA - Per difesa. (Dal solaio)

MADRE - Ti sei fatta montare la testa dalla TV, mia cara. Qui intorno non si è mai visto un ladro, per quel poco che c’è da rubare non si scomodano. Mai visto uno in faccia.

FIGLIA - Salvo Ricky.

MADRE - Ricky è uno sbandato e basta, non è un delinquente.

FIGLIA - Lavati la mani, mamma e asciugatele bene, altrimenti quando scendo non ti faccio la manicura, intesi?

MADRE - Dove sei? Sbaglio o Doson ti ha proibito di salire in soffitta?

FIGLIA - Infatti.

MADRE - Jessy, non mi va l’idea di una rivoltella in casa.

FIGLIA - Prima hai detto in una scatola da scarpe, di che colore?

MADRE - Nero.

FIGLIA - Ma come la scatola?

MADRE - Le scarpe che c’erano dentro.

FIGLIA - Bell’aiuto mi dài!...

MADRE - Sarei matta ad aiutarti!... - La roba che c’è lassù chi vuoi che ce la chieda, nemmeno io la voglio più tra i piedi... - Giusto ai rapinatori possiamo darla... Magari venissero a pigliarsela!

FIGLIA - Magari è un’idea, mamma.

Jessy trova la scatola con la pistola. Dentro c’è anche una fila di cavallini intagliati nella carta. Li guarda, sospira, sussurra “Ah, papà...”

(...)

MADRE - (Dal basso) Scendi, prima che ti venga un convulso! Io non ce la faccio a portarti giù!

FIGLIA - Ah, sicuro.

MADRE - Ricky un bel giorno si raddrizza e diventa una brava persona, ma per il momento sono più tranquilla se non sa che in casa c’è una rivoltella.

Jessy, ancora in soffitta, rovista nella vecchia roba. Vede alcuni elefantini, un omino che balla... Nel frattempo la madre si strucca...

MADRE - (Dal basso) Jessy!

FIGLIA - L’ho trovata, vengo!

Jessy scende dalla soffitta...

MADRE - Io lo so che cambierà sistema il tuo Ricky. E riprenderà lo studio... e si troverà un impiego... e poi verrà qua a dirti che se ti ha avvelenato la vita ora è strapentito e ti inviterà a cena in abito da sera in un night club.

FIGLIA - (Scendendo dalla soffitta e chiudendo la botola) Non preoccuparti, non è per lui... E’ per me.

MADRE - Non vorrai sparare a tuo figlio, Jessy? Qualche volta ci avrai anche pensato, è una cosa che capita a tutti, ma poi non si fa... si andrebbe incontro...

FIGLIA - (Interrompendola) Non ti sei lavata le mani. Vuoi la manicure o non la vuoi?

MADRE - Certo che lo voglio!

FIGLIA - Beh, lavati le mani allora!... - E non venirmi più a parlare di Ricky. Dopo che mi ha preso gli ultimi due gioielli che possedevo, ha cominciato a derubare i vicini. Li ha passati tutti. Sarebbe un sollievo saperlo in prigione... - Ah, se sapessi dov’è, lo denuncerei io!

MADRE - Parli per parlare...

FIGLIA - No, dico sul serio. - Senti per l’ultima volta, vuoi lavarti le mani?

MADRE - Dovevo farti portare giù quel vecchio bollitore. (Mentre si lava le mani) Agnes Flechter ha venduto a uno del mercato delle pulci dei bricchi di ferro smaltato a 40 dollari l’uno. Le ha detto che ne faceva delle lampade... roba da chiodi! Io non le comprerei neanchè mi pagassero!... Sentirei sempre puzzo di latte bruciato!... (Stupita guardando Jessy) Che fai?

FIGLIA - (Pulendo la rivoltella) Ripulisco la canna. - Ci rimane sempre una traccia di polvere.

MADRE - Ma per cosa?

FIGLIA - Te l’ho detto.

MADRE - Ed io ti ho detto che non vengono i delinquenti da queste parti!

FIGLIA - Ed io ti ho detto pure... che serviva a me.

MADRE - Per carità, prenditela, se vuoi. - Morta io, avrai tutto quanto, comunque.

FIGLIA - Io mi uccido stasera, mamma.

MADRE - (Mentre fa la maglia) Divertente, non c’è che dire...

FIGLIA - Lo faccio.

MADRE - Smettila, non si dicono queste cose, Jessy. E’ peccato.

La madre continua a fare la maglia, la figlia a pulire la pistola.

FIGLIA - Se non lo dico, tu come lo sai. - Preferisci una sorpresa? - Sei a letto o magari in bagno mentre ti stai lavando i denti e senti un colpo nella notte.

MADRE - (Mentre fa la maglia) Suicidarti... che idea sciocca...

FIGLIA - Ti sbagli. - Tra un paio d’ore.

MADRE - Bisogna che tu prenda la medicina.

FIGLIA - L’ho appena presa.

MADRE - Eppure non stai bene.

FIGLIA - Tutt’altro. Sto benessimo.

MADRE - Una che sta bene non pensa ad uccidersi.

FIGLIA - Ho aspettato apposta di sentirmi bene.

MADRE - Tu scherzi, ma io non ho più l’età per questi giochetti.

FIGLIA - Non scherzo, mamma.

La madre smette di fare la maglia, la guarda allibita, non sa dire, poi...

MADRE - Non funziona quella pistola. Tuo padre l’ha fatta cadere nel fango e l’ha guastata prima di morire.

FIGLIA - Sembra a posto. Ho tenuto anche le rivoltella di Cecil... nel caso non avessi trovato questa... - Quella di papà, la preferisco.

MADRE - Quei proiettili avranno 15 anni a dir poco.

FIGLIA - Ma questi sono freschi-freschi. (Mostra dei proiettili nuovi)

MADRE - Dove li hai presi?

FIGLIA - Nel negozio che mi ha indicato Doson.

MADRE - Doson?!

FIGLIA - Gli ho detto che avevo paura di una rapina e lui ha approvato l’idea. - ah, mi ha insegnato proprio lui che tipo chiederne!

MADRE - S, ma se solo avesse saputo...

FIGLIA - Si è sentito lusingato perfino... Non gli pareva vero che mi interessassi a qualcosa. Non la finiva più con le spiegazioni. Alla fine ha detto: “Dovremmo parlare così più spesso”...

MADRE - E dov’ero io quando dicevate queste cose?

FIGLIA - Fuori, credo. E poi gli ho chiesto se mi avrebbero mandato i proiettili e lui ha detto: “Me ne occupo io, se telefono io, te li manderanno”... E aveva ragione. Ecco! (Mostra i proiettili) Li vedi?

MADRE - Perché l’ha fatto?

FIGLIA - Per tenermi su, mamma.

MADRE - Ed io che ti ho detto pure dov’era la rivoltella!

FIGLIA - Certo, non bisogna mai contrariarmi... - Vero, mamma?

Jessy esce.

MADRE - Mi avevi detto che la volevi per difesa!

Jessy rientra con gli attrezzi per la manicure,

FIGLIA - E’ così. (Pausa) La fai allora questa manicure. Ho uno smalto nuovo color lampone.

MADRE - Chiamo Doson immediatamente. Così vediamo cosa dice di questa alzata d’ingegno!

FIGLIA - Doson a questo punto non c’entra più niente!!

MADRE - E’ tuo fratello!!

FIGLIA - Sì, e allora?

MADRE - E allora metterà a posto questa storia e porterà via la pistola!!

FIGLIA - Se tu provi a chiamarlo, mi sparerò prima che arrivi... - Appena alzi il telefono, io vado in camera mia e mi chiudo dentro.

MADRE - Ma no, Jessy, devi piantarla di dire cose pazzesche!!

FIGLIA - Doson sarà qui nel momento in cui dovrà aiutarti a pulire per terra... - Chiamalo! Poi chiama anche la polizia e chiama le pompe funebri! E poi chiama anche Loretta che venga a farti le unghie!!! (La madre inizia a comporre il numero, la figlia le blocca la mano) Ho detto di no! Non voglio Doson, è una cosa privata.

MADRE - Solo per me?

FIGLIA - Se tu ora chiami Doson, è la prova che sono stata una stupida a non uccidermi dieci anni fa!

MADRE - (Al telefono) Va bene non chiamo Doson, chiamo il dottore... - Oppure preferisci l’ambulanza?... - C’era quell’infermiere che ti piaceva, ricordi?... Aspetta... Timmy... - Almeno parli con qualcuno, no?

FIGLIA - Sono stufa di parlare, mamma. (Pausa) Con te ci sto, ma non con altri.

MADRE - (Gettando per aria l’agendina. Poi ironica...) Sicchè ce ne stiamo a chiacchierare del più e del meno e ad una cert’ora tu ti uccidi? Beh, farai fiasco! Bello, vero, campare su una sedia a rotelle?... - Finiscila, Jessy, tu sai l’effetto che ti fa l’agitazione... Alzi l’armi e ti viene un convulso!

FIGLIA - E invece io so che saprò spararmi!

MADRE - E’ un peccato, si va all’inferno!

FIGLIA - Gesù fu un suicida, se vuoi il mio parere.

MADRE - Ah, all’inferno ci andrai già per questa frase, Jessy!

FIGLIA - Mi venuta in mente così...

MADRE - Nessuno si uccide davvero, Jessy. - Magari lo pensa, ma non lo fa. - Salvo che non sia fuori di cervello. - Mentre tu sei una persona... diciamo... normale... - La morte ci fa paura.

FIGLIA - A me, no, mamma. E’ esattamente ciò che voglio: oscurità e quiete.

MADRE - Questo lo trovi anche in casa!

FIGLIA - Una quiete fatta di silenzio, un nascondiglio perfetto.

MADRE- Ma non è mica detto che sia così la morte. Può essere che sia una sveglia che suona e tu non puoi aprire gli occhi e non la fermi. Mai più!

FIGLIA - Io ho trovato in tutti e in tutto la morte. La conosco. E so che è quiete assoluta. (Va in camera)

(...)

MADRE - Jessy, ti proibisco di usare i miei asciugamani! Sono miei e ci tengo! Hai capito: sono miei!

FIGLIA - Hai detto che la spugna da spiaggia non la volevi più.

MADRE - (Prendendole di mano la scatola con la rivoltella che ha sopra gli asciugamani) Anche la rivoltella di papà è roba mia e non tua. E in casa mai non ti azzardi ad usarla!

FIGLIA - Mamma....

MADRE - No, no, qua non lo fai! La casa è intestata a me, ricordatelo bene!

FIGLIA - Se io vado in camera mia e mi chiudo dentro a chiave, tu sei fuori da ogni sospetto. Ti faranno la prova alla paraffina, mamma... Solo quella e...

MADRE - (Interrompendola) In casa mia: no e poi no!

FIGLIA - Se sapevo che reagivi in questo modo me ne sarei stata zitta!

MADRE - (Ironica) E cosa dovrei dirti invece: che brava, fallo pure, la tua mamma è ben felice, quasi quasi poi si spara anche lei, perché hai tardato tanto?

FIGLIA - Ti avverto che non serve farmi la polemica. E’ inutile.

MADRE - Tra poco è il tuo compleanno. Non vuoi sapere che regali avrai?

FIGLIA - Tu mi hai comprato il talco per il bagno. Loretta un grembiule rosa - è il suo colore preferito. In quanto a Doson ha comprato delle babbucce, di una misura sbagliata, ma dello stesso rosa... - Giusto? - Aspetta vengo subito.

La figlia va un attimo in camera. La madre si precipita al telefono e tenta di comporre un numero, poi si blocca... Rientra Jessy.

MADRE - Ho cominciato a fare il numero, ma ho riabbassato, ho lasciato perdere.

FIGLIA - Brava. Grazie. (Tira fuori la lista e comincia a spuntarla)

MADRE - Dimmi cosa è successo, Jessy?

FIGLIA - Niente.

MADRE - Ho fatto qualcosa io?

FIGLIA - Ma chi? Macchè!... - Vuoi una caramella?

MADRE - Ce l’hai con me?

FIGLIA - Neanche per sogno. Anzi mi dài pensiero. Farò quanto più posso per te prima d’andarmene. Sarà una serata laboriosa, Mi sono scritta una lista.

MADRE - Una lista di che?

FIGLIA - Come funziona la lavatrice, ad esempio?

MADRE - Ti ho fatta venir su nel sudiciume?

FIGLIA - No.

MADRE - Dunque lo so come funziona. Ci si mettono dentro i panni, poi il detersivo, si schiaccia e si aspetta.

FIGLIA - Benone. Dove teniamo il detersivo?

MADRE - (Sorridendo birichina) Che ci vuole a trovarlo?

FIGLIA - (Sorride) Vedi?

MADRE - Se ti dà ai nervi fare il bucato, chiediamo a Loretta di farlo per noi.

FIGLIA - Me la immagino facilmente una cosa simile.

MADRE - Non è il suo genere, vero?

Jessy mette le caramelle nei vassoi...

FIGLIA - No.

MADRE - E’ un tipo speciale.

FIGLIA - Si sente al di sopra di noi quella. Ma non lo è.

MADRE - Per cominciare dovrebbe piantarla di vestirsi di giallo.

FIGLIA - Ho messo il numero dell’operaio che aggiusta la lavatrice incollato alla macchina.

MADRE - Guarda che Loretta può anche no venire più da noi. Doson la lascerà a casa d’ora in avanti e poi se ti infastidisce diremo anche a lui di non venire... - Vero che ti infastidisce?

FIGLIA - Ah, non c’è dubbio. - Mi raccomando vuota il filtro ogni volta che usi l’essicatore e non metterci le pantofole ad asciugare perché le squaglia.

MADRE - Perché vedere tuo fratello ti secca?

FIGLIA - Perché mi chiama Jessy, neanche sapesse chi sono! E mi domanda che faccio tutto il santo il giorno. Me lo domando anch’io, intendiamoci, ma è un problema che riguarda me, non è affar suo.

MADRE - Ma lo avrà detto a caso, Jessy. Non voleva offenderti di certo. Non passa per il cervello nè a lui nè alla moglie di imporsi come parenti, ma lo sono!

FIGLIA - La sanno troppo lunga.

MADRE - A proposito di che?

FIGLIA - A proposito di tutto. E lo sanno prima che tu possa dire se vuoi che lo sappiamo o no. Sono sempre presenti al fatto, benchè non riguardi loro, ma riguardi te. (Pausa, continua a mettere caramelle nei vasetti) Come quella volta che la posta consegnò il mio reggiseno a loro.

MADRE - Ma Jessy fu un errore!

FIGLIA - Loro aprirono il pacco che era mio e videro il ricamo di roselline. (Pausa) Vuoi una menta?

MADRE - Se comunque di danno ai nervi, non li permetterò più di fiatare! (Pausa) E’ per via di Ricky o per il convulso? O per il troppo caffè? O perché non metti mai il naso fuori? Che cos’è?

FIGLIA - E’ che non sopporto il vaniloquio. (Pausa) Il conto del salumaio è a nome di Doson. Il numero è tra quelli che ho trascritto in fondo all’elenco telefonico.

MADRE - Ah, ma allora ho messo il dito sulla piaga! - Quei due non verranno mai più in questa casa!

FIGLIA - Andiamo mamma, non mi ucciderò certo per liberarmi di loro.

MADRE - Ma scappi dalla stanza quando vengono a trovarci!

FIGLIA - Resto finchè che la faccio. - E’ te che vengono a trovare comunque.

MADRE - Perché quando vengono non scappo dalla stanza.

FIGLIA - Non è per loro mamma.

MADRE - Per cosa allora?

FIGLIA - Il droghiere non fa più le consegne di sabato e se non arrivano a 15 dollari, non le fa mai. Io finora gli ho passato la lista dicendogli di completare la somma con le mie sigarette.

MADRE - E’ per Ricky. Vuoi attirarlo qui per forza.

FIGLIA - Semmai avessi questa idea, rimarrei.

MADRE - Vuoi che provi rimorso allora. E’ questa la ragione.

FIGLIA - Ci siamo fatti del male a vicenda. Siamo orami in pari.

MADRE - Ma ci pensi che bell’esempio dài a tuo figlio. - Se un giorno lui spara a qualcuno, può sempre dire: “E’ mamma che ne lo ha insegnato!”

FIGLIA - Lo farà anche senza il mio esempio. - Quando verranno a chiamarti, mandaci Doson alla polizia.

MADRE - Tesoro, chi ti dice che debba sempre e solo combinare pazzie quel ragazzo?

FIGLIA - Se ordini i tuoi dolci prima di chiamare il droghiere, Susy porterà a lui il pacchetto per la consegna. Tanto stanno ad un passo.

MADRE - Oggi o domani Ricky può tornare. - E se ti telefona?

FIGLIA - Non lo fa, mamma.

MADRE - Può telefonarti qualcun’altro.

FIGLIA - Non di sabato sera, quando mai...

MADRE - Io non capisco... è il tuo ascesso. Hai di nuovo male alle gengive. Il dentista riceve anche di domenica.

FIGLIA - Le tue medicine vuoi che te le ordini Doson?

MADRE - Cos’hanno i tuoi occhi? Mi sembra che già da ieri...

FIGLIA - E’ il fieno, mamma. Non ho nessuna malattia.

MADRE - L’epilessia non è una malattia?

FIGLIA - Sì, ma non è mortale. Se lo fosse, non dovrei uccidermi.

MADRE - E chi ti obbliga?

FIGLIA - Nessuno. Niente al mondo. Ed è questo che mi piace.

MADRE - E io te lo impedisco!

FIGLIA - Non sta a te impedirmelo.

MADRE - Jessy!

FIGLIA - Mi attaccherò un cartello come quelli che lasciava fuori papà: “sono andato a pesca”.

MADRE - Ma tu stai male!

FIGLIA - (Ridendo) Infatti.

MADRE - Intendevo qui. In questa casa.

FIGLIA - Lo avevo capito.

MADRE - Fu uno sbaglio tornare da me. Dovevi tenere il tuo appartamento o trovartene un altro quando Cecil ti lasciò. Almeno ti facevi degli amici, avevi una vita tua, con i tuoi mobili e tutto e Ricky poteva venire a trovarti. E’ proprio stato uno sbaglio.

FIGLIA - Probabile.

MADRE - Non ti ho obbligata io?

FIGLIA - Semmai tutte e due abbiamo fatto l’errore. In quel momento fu la salvezza per me.

MADRE - C’era il fatto che non avevi nient’altro per la testa allora. Ma adesso una casa tua ti farebbe comodo. Sei una donna adulta e...

FIGLIA - (Interrompendola) Mamma... la mia vita è tutt’altro che piacevole e sono sicura che in avvenire diventerebbe un inferno. Mi sento stanca, umiliata, avvilita e ferita a morte.

MADRE - Di cosa sei stanca?

FIGLIA - Di tutto.

MADRE - Non ti capisco.

FIGLIA - Non so dirlo diversamente.

MADRE - Prova a spiegarti meglio, perché finchè non lo fai, io non ti mollo! Cosa hai detto ancora? Umiliata? Chissà da quanto avevi sullo stomaco questo discorso? Lo avevi anche scritto? Dimmi da quanto ci pensi almeno?

FIGLIA - Non di continuo da 10 anni. Costantemente da dopo Natale.

(...)

MADRE - Cosa capitò dopo Natale?

FIGLIA - Niente.

MADRE - Allora non capisco...

FIGLIA - E’ una data... la data precisa... (Va al mobiletto) Guarda come ho disposto qua: drosen - caramelle al limone, davanti, vicino quelle alla frutta e caramelle frizzanti mischiate. - Ah, qua c’è lo zucchero d’orzo e la liquirizia è quaggiù.

MADRE - Cosa ti avvilisce? - Torniamo a quel Natale... - Hai detto addirittura ferita a morte. - Cosa è successo di così grave? Fosse al momento del divorzio, potrei anche capirti, Jessy, ma adesso!

FIGLIA - In questo cassetto c’è un assortimento di cose utili: una prolunga, batterie per la radio, accendini nuovi, carta vetrata, spago di naylon, gomma arabica, cacciaviti e roba del genere... - La trappola è sotto l’acquaio. Ma chiama Doson, che se la veda lui con i topi.

MADRE - Perché? Rispondi!

FIGLIA - Per come vanno le cose.

MADRE - Non mi basta. Dimmi quali cose.

FIGLIA - Tutte quante. Da questa casa, fino alla Casa Bianca.

MADRE - Lui non vedo proprio cosa c’entra. (Pausa) Rispondi alla mia domanda!

FIGLIA - Quello che mi raccontano i giornali non mi piace.

MADRE - E tu perché li leggi? Lascia perdere.

FIGLIA - La TV è peggio.

MADRE - Beh, la vendiamo.

FIGLIA - Non lo faresti mai.

MADRE - La vendo invece.

FIGLIA - E come passi il tempo?

MADRE - Canto. - Vuoi che ci provi? Cantarei fino a domani pur di tenerti qui. - Ti prego...

FIGLIA - No. (Pausa) Non sarebbe divertente. Che cosa canteresti?

MADRE - “Trovi che sia una brutta vita?”

Si sorridono, però poi...

FIGLIA - Ho telefonato al giornale annullando l’abbonamento. Tranne per la domenica perché c’è il tuo cruciverba. - Non prendere le pillole dei cartoncini, solo quelle dei flaconi. Questi li ho preparati perché tu non ti confonda.

MADRE - A te serve qualcuno di cui occuparti.

FIGLIA - Ho avuto te, no, mamma.

MADRE - Fai anche troppo per me. Non farai più un accidente di niente in questa casa. Se non ne hai voglia. Io me la cava da me, Jessy.

FIGLIA - Lo so, mamma. Hai sempre lasciato fare per tenermi occupata.

MADRE - No, no, io i lavori li faccio meno bene di te, ma non so... se ti stancano, ti umiliano, ti avviliscono, se ti umiliano, smetti.

FIGLIA - Mamma, ti ricordi, quando prendevi gli autobus. Quelli orrendi autobus chiassosi, pieni di gente villana e mal-lavata. E volevi scendere più di ogni altra cosa nella vita, ma non scendevi perché c’erano almeno 50 isolati tra te e la tua fermata. Ma io preferisco scendere subito, perché se aspettassi ancora... diciamo cinquant’anni a scendere, il luogo in cui mi troverei sarebbe sempre uguale. Allora tanto vale che scenda quando ne ho voglia, quando sono abbastanza stufa della mia fermata. Ed ora io sono stufa.

MADRE - Ti piangi addosso a calde lacrime. La vita che fai non è bella? E chi ha mai detto che la vita sia bella? Credi tu sia bella la mia?

FIGLIA - La tua è abbastanza bella, credo. Fai le cose che ti piacciono.

MADRE - Dimmi quali?

FIGLIA - L’uncinetto è una.

MADRE - Ah, se vuoi t’insegno l’uncinetto.

FIGLIA - Troverai le lampadine di ricambio in quella nicchia ed ho messo qui una scatola di valvole per ogni evenienza. Ah, le candele e i fiammiferi sono nello sgabuzzino della scope, ma se va via la luce, prendi il telefono e chiama Doson.

(...)

MADRE - Uno se le fa da sé le gioie nella vita. Mettiti con il cruciverba, o con il giardino, o vai a fare compere. - Ti chiamo un taxi, vai al Supermarket?

FIGLIA - Ti ho fatto provviste per almeno 15 giorni e per un anno non comprerai carta igenica.

MADRE - Ti stai comportando da ragazzaccia viziata! Chi parla con te ha sempre torto! Non sai crearti interessi, con me non stai bene, fuori con ci vuoi andare, dentro non ci sai stare e non rispondi al telefono e non guardi la tv e a me non fai pena! E’ solo colpa tua!

FIGLIA - Dài ragione a me, qui ci vuole un rimedio.

MADRE - E lo chiami rimedio il suicidio? Ed io... io... (Sospira, vede dentro la scatola i proiettili)

(...)

FIGLIA - Dicevi che non era un rimedio il suicidio e poi che cosa?

In camera la madre trova i cassetti vuoti e i vestiti raccolti in sacchi e destinati...

MADRE - Io comprerei qualcosa di nuovo. Delle lenzuola. - Scommetto che ora il medico ti lascerà pigliare la patente... e con quella vedrai che trovi un impiego.

FIGLIA - Come quello delle vendite per telefono? Non mi ha reso neanche di che per pagare le bollette... e quando ho provato a vendere oggetti da regalo all’ospedale mi hanno detto che facevo scappare gli acquirenti, perché sorridevo in modo strano.

MADRE - Tieni libri contabili. Li hai sempre tenuti per papà.

FIGLIA - Non ce la faccio a lavorare. Non posso fare niente. Non sono mai stata a contatto con il pubblico salvo che in ospedale... - In qualunque momento può venirmi una crisi, a che cosa vuoi che mi serva un lavoro? E’ certo che un lavoro mi farebbe stare ancor peggio.

MADRE - Jessy! E’ vero: sei tu che pensi che sia vero!

FIGLIA - Sì, infatti. Sono io che penso che sia vero.

MADRE - (Grida) Ma qualcosa maledizione potrò pur fare!

FIGLIA - No, no... tu no. - E neanche io posso fare niente per ottenere che la mia vita cambi... Che cambi in meglio. - Magari potessi migliorarla per farne qualcosa!... Darle un senso... Perciò la rivolso a modo mio: “Signori, si chiude!”... - E’ facile, è come spengere la radio quando non c’è più niente che ti piace. E’ l’unica risorsa che mi resti veramente. - Ce l’ho io il potere di decidere di smettere. E la decisione l’ho presa: sono arrivata alla fermata.

(...)

MADRE - Coraggio, sta’ di buon umore.

FIGLIA - Sta’ di buon umore...

Escono dalla stanza... poi rientrano…

(...)

FIGLIA - Non passiamo la sera a tormentarci. C’è un sacco di cose che da tanto volevo sapere da te. Intanto puoi farmi un cioccolato caldo, con la vecchia ricetta.

MADRE - Ci vuole il cacao per farlo, Jessy.

FIGLIA - L’ho comprato il cacao, mamma. - E poi le mele con il caramello... - E poi devo farti le manicure...

MADRE - Hai letteralmente saltato il pasto.

FIGLIA - Perciò il dessert non me lo merito?

MADRE - Ma no, sciocca. Cioè ma... Sicuro che ti faccio le mele al caramello.

FIGLIA - E io lo sapevo.

MADRE - Le mie mele al caramello non temono confronti!

FIGLIA - Non c’è di meglio al mondo.

MADRE - Forse. Una volta... ma il mio cioccolato è ancora quel che c’è di meglio al mondo!

FIGLIA - Ci vuole tempo.

MADRE - Lo so... e un pizzico di sale.

FIGLIA - Ah, è un bel lavorone...

MADRE - Nient’affatto e qui che ti sbagli! - Lo metti nel pentolino e lo giri... - D’accordo, allora è deciso: mele al caramello e cioccolato.

FIGLIA - D’accordo.

(...)

In cucina...

FIGLIA - Però non so ancora com’era la fiera.

MADRE - Oh, una cosa insulsa. Quel che sono le fiere di campagna, dove non c’è mai l’ombra di un contadino.

FIGLIA - Perché andarci allora?

MADRE - A Agnes piace tanto.

FIGLIA - E a te piace Agnes.

MADRE - No, Jessy, Agnes è una pazza. Però ha un’automobile.

FIGLIA - Secondo te è pazza davvero o è solo scema.

MADRE - No, no, è pazza davvero.

FIGLIA - Mamma!

MADRE - (Ride) Agnes Flechter ha dato fuoco a tutte le case dove ha abitato. Otto incendi e il nono non ce lo farà attendere molto.

FIGLIA - (Ridendo) Andiamo!... - Com’è che non me l’avevi mai detto?

MADRE - (Imitando Agnes) “Le case in cui uno va a stare verrano pur giù un bel giorno, allora perché aspettare?” - Questa è la spiegazione. A Agnes piace molto mettere i punti fermi.

FIGLIA - Non è sbagliato.

MADRE - Eccoci qua. Ne bevi una o due tazze?

FIGLIA - Una sola e non metterci amido.

MADRE - Se è con la vecchia ricetta, allora l’amido ci vuole, Jessy. - Due palline... tre è anche meglio...

FIGLIA - Vada per tre... - Ma ha incendiato tutto?

MADRE - Vestiti, coperte, tutto quanto.

FIGLIA - Ah, è un po’ difficile crederlo.

MADRE - Quando era giovane, non adesso. Tanto tempo fa. Ma la fissa ce l’ha ancora, ci scommetto!

FIGLIA - Ora non darebbe fuoco alla casa. Dove andrebbe? Suo marito non gliene può fare una nuova, è morto!... - Non la brucia, figuriamoci!

MADRE - Ma sarebbe uno spasso... - Non si sa mai...

FIGLIA - Invece sai benissimo che non lo fa.

MADRE - No, credo di no.

(...)

FIGLIA - Aspetta un po’, perché porta quegli amuleti intorno al collo?

MADRE - E perché ha la casa piena d’uccelli?

FIGLIA - Non sapevo che avesse tanti uccelli.

MADRE - Eccome! Dice che la sua casa è tutta un frullo. Ma io so che fa fatica a pagare la rata del suo ultimo pappagallo. “La vita bisogna riempirla di cose belle” - dice. Ne dice di stupidaggini!... - E tutta la tapioca che mangia! Non si può rimanere normali mangiando due volte al giorno quell’orribile pappa!  Per questo è pazza!

FIGLIA - Lei mangia tapioca due volte al giorno?! Ma è una cosa dell’altro mondo!

MADRE - Io so che ne ingoia a chili. - Forse non proprio due volte al giorno, ma...

FIGLIA - Più della media, comunque.

MADRE - Ah, io non so quanta tapioca mangi in media la gente...

FIGLIA - Ma quanto ne mangia lei esattamente?

MADRE - Non so...

FIGLIA - E quanti uccelli ha esattamente?

MADRE - Due.

FIGLIA - E gli amuleti perché li porta?

MADRE - Beh... non sono proprio degli amuleti... Sono dei pendagli di plastica che lei ha vinto giocando a Bingo... - Ho detto queste cose sperando di farti fare una risata. Che importanza ha se erano frottole! Non si parla mica soltanto delle cose vere, sai.

FIGLIA - Perché non viene mai da noi?

MADRE - Proverò a dirglielo. E’ un’idea. Farò più spesso il cioccolato. E’ il cibo ideale.

FIGLIA - Tu però non puoi soffrire il latte.

MADRE - Ah, mi fa schifo. In gola è peggio della tapioca. L’ho sempre trovato nauseante da mandar giù.

FIGLIA - Non viene a causa mia.

MADRE - No, Jessy.

FIGLIA - Sì, mamma.

MADRE - E va bene, è per questo. Quando dico che è matta come un cavallo, non esagero mica! E’ svitata!

FIGLIA - In particolare perché? Ho detto qualcosa di sgradevole una volta? O mi ha vista mentre avevo una crisi e l’ha spaventata l’idea di assistere ad una seconda?

MADRE - Io credo...

FIGLIA - Cos’è che credi? Come te l’ha spiegato? Ti avrà pure fornito un motivo.

MADRE - Trova fredde le tue mani.

FIGLIA - Oh!... - E che fastidio può darle?

MADRE - Dice che sono da cadavere... e che... “sottoterra dovremmo andarci anche troppo presto”...

FIGLIA - Credevo di esserle antipatica, invece la terrorizzo!

MADRE - Se è matta!

FIGLIA - Che fenomeno sono! Faccio paura! - Quando io vado in ospedale, viene a trovarti?

MADRE - Beh, ha una cucinetta che è un guscio e quando viene qui si sente tutta... (S’interrompe) Vedi, di un po’ di varietà, si ha anche bisogno.

FIGLIA - Come no! E poi qui non ci sono uccelli che svolazzano!

MADRE - Ah, io li trovo odiosi! - Agnes dice che non li capisco. Ma cosa diavolo c’è da capire, mi domando.

FIGLIA - Intanto va detto che a lei piacciono. Chissà perché stanno con lei anzichè fuori con i loro simili? E quanta acqua bevono? Il loro canto è un linguaggio? Come fanno a volare? E cosa pensano di Agnes?

MADRE - Perché vuoi sapere proprio tutto di tutto, Jessy? Io non ci ricamo tanto sopra: le cose sono come le vedo.

FIGLIA - O come te le racconti, mamma. - Non dovevi mentirmi su Agnes.

MADRE - Non ho mentito affatto. Non facevamo botta e risposta.

FIGLIA - Ti sei inventata il numero delle case che ha incendiato, il numero degli uccelli che alleva e quanta tapioca mangia e per quale ragione non viene qui. Se dovessi tirarti fuori la verità, mi ci vorrebbe tutta la notte.

MADRE - Per me va benissimo. Non ho sonno. Neanche un briciolo!

FIGLIA - Mamma!

MADRE - Forza, domandami tutto quello che vuoi... - Tieni (Le dà la tazza con il cioccolato)

(...)

FIGLIA - Tu amavi papà?

MADRE - No.

FIGLIA - Lo sapevo già. Davvero lo sposasti a 15 anni?

MADRE - Lui ti avrà detto che mi ha trovata seduta per terra, che mi ha trascinata in cucina e che non mi sono più mossa.

FIGLIA - (Ridendo) Infatti.

MADRE - Oh, Dio, c’è dentro il latte!...

FIGLIA - Il cacao non scorre?

MADRE - Non abbastanza. - Non lo assaggi neanche tu?

FIGLIA - Non mi va. Credevo che la memoria si sbagliasse... invece... Forse è il latte...

MADRE - E’ sprecare il cioccolato. - Non berlo, se non ti va.

FIGLIA - Grazie, comunque.

MADRE - Non avrei dovuto farlo. Non ti è mai piaciuto. E me lo ricordavo anche...

FIGLIA - Ma non l’hai mai amato od ad un certo punto smettesti di amarlo?

MADRE - L’ho deluso, pover’uomo... - Voleva una ragazza sempliciotta e così mi sposò. E in seguito passò la vita a rinfacciarmelo perché pensava - non so, che cambiassi, certo in meglio. Ricorderò sempre quel giorno che stava nel portico ed io gli dissi: “Mettiti la camicia”. E lui lo fece subito. Solo che venne a dirmi bello, placido, ma anche pungente: “Hai ragione, Telma, se Dio avesse voluto che gli uomini andassero in giro senza vestiti, gli avrebbe fatti nascere nudi!”

FIGLIA - Non vederci un significato profondo.

MADRE - Lui misurava le parole, Jessy. Magari quel giorno non mi disse più nient’altro. Perciò quella frase voleva dire qualcosa. Cosa però non mi è riuscito di capirlo. - Tu te lo spieghi?

FIGLIA - Non saprei... Lo conoscevo poco, anche se gli volevo molto bene...

MADRE - Gli davi pure la mia parte, Jessy. Lo seguivi dappertutto come... (gesto della mano)... Quell’uomo sapeva solo coltivare il suo campo e stare a sedere. E pensare che si poteva vendere campo e fattoria...

FIGLIA - Con lo scovolino della pipa un giorno mi fece un pupazzetto che sapeva ballare e anche farmi la corte. E nel vedermi contenta, era così contento!... - Vegliò una mucca malata una notte intera e mi portò una fila di elefantini fatti con i fiammiferi la mattina dopo.

MADRE - Tutte cose da star seduto.

FIGLIA - Stava su quella sedia. Con quel suo camiciotto blu. Zitto, tranquillo. Mi piaceva.

MADRE - Quel cartello “sono andato a pesca”, sulla sedia doveva metterlo! Ore ci stava guardando l’orizzonte! E vedeva il battello che era un punto ancora. Alla fine anch’io ho cominciato a vedere barche dappertutto. Tu però sai a cosa pensava e ora devi dirmelo.

FIGLIA - Non lo so, mamma, pensava ai fatti suoi, credo. Il grano, il tempo... noi due e così via... capisci?

MADRE - No, non capisco. Sei tu che facevi conversazione con lui dopo mangiato. Di che cosa parlottavate?

FIGLIA - Ma quale parlottamento, c’eri sempre anche tu.

MADRE - Di cosa parlavate?

FIGLIA - Del fatto che le calze blu tengono meno caldo di quelle nere, ad esempio. Interessavano a te questi argomenti? - Tu eri gelosa, perché io preferivo parlare con papà, invece di aiutare te a lavare i piatti.

MADRE - Se ero gelosa, è perché lo preferivi a qualsiasi cosa al mondo. Se morivo io al suo posto, tuo padre non ti ripigliava qua.

FIGLIA - Nè io me lo sarei aspettato.

MADRE - Ah, e come lo rivedevi allora?

FIGLIA - Venendo a fargli visita.

MADRE - Beh, lui è morto e ti ha condannata a sopportarmi: perché ti pesa vivere qui.

FIGLIA - La colpa non è sua. Non l’ha fatto apposta. Sono io che ho sbagliato a venire. Ma ora è superato.

MADRE - Hai l’aria di credere che se io l’avessi amato, lui sarebbe ancora vivo.

FIGLIA - No, non l’ho mai pensato.

MADRE - Anche di te si lamentava, cosa credi? Diceva che eri un fiasco. E l’ha detto fin dal giorno in cui sei nata. Sarà sfortunata, diceva.

FIGLIA - Ma mi voleva bene.

MADRE - Una cosa non cambia l’altra però.

FIGLIA - E che importa? Lo rimpiango lo stesso.

MADRE - Non è mai andato a pescare, sai. Neanche una volta. E nella sua borsa teneva solo tabacco ed il suo unico passatempo era stare in riva al lago seduto. Metteva in mostra chilometri di filo per pulire le pipe quando tornava. Polli, maiali, un cane mezzo paralitico anche... Aveva bestie orrende, da far tremare solo a guardarle. Io ho provato a fargli sparire quelle pipe, ma ne venivano fuori da tutti i buchi.

FIGLIA - Dopo la sua morte sarai stata meglio? Un bel cambiamento. Ti sarai trasformata.

MADRE - Sì, diventavo una duchessa! O andavo a vendere le scarpe in negozio. E perché? Per far piacere a lui o per farne uno a te? Ognuno se li trova da sola i suoi gusti. E questo vale anche per te. Io non vivo per il prossimo! E mentre siamo in argomento, fammi dire che non ti uccideresti se tuo padre fosse ancora vivo!

(...)

MADRE - Oh, mi è venuto senza pensarci... - E’ vero?

FIGLIA - No. Non è vero.

MADRE - No? Allora perché tutte quelle domande? Perché chiedermi se lo amavo?

FIGLIA - Perché ero convinta di no.

MADRE - Beh, con la conferma ora ti senti meglio?

FIGLIA - In fondo sì. Penso di sì.

MADRE - Non importa se l’amavo o no. Non importava a me e a lui meno che meno. Comunque abbiamo tirato avanti, questo è importante. (Scatto d’ira) E sbatti fuori questa pentole! Questa qui mi basterà! Guarda: un coltello, una forchetta, un cucchiaio e un apriscatole. - E buttami fuori questa roba! (Sbatte via le pentole)

FIGLIA - No, le ho appena messe in ordine!

MADRE - E butta via anche piatti e tazze! Userò quelli di carta! Che Loretta si prenda tutto quello che vuole e Doson si prenda il resto!

FIGLIA - Ma che vuoi fare?

MADRE - Smettere di cucinare! Non mi serve più! Ho un’altra dieta io! - Mangio dolciumi bell’impacchettati e tonno, scatole di tonno! Tonno, adoro il tonno. - Grazie.

FIGLIA - E se volessi le mele al burro fuso? Per le mele al burro fuso ci vuole un tegame più grande... - E se dimentichi le carote sul fuoco e bruci questo, che fai?

MADRE - Non mangio carote io!

FIGLIA - Allora supponiamo che tu vada a raccogliere fragole con Agnes, dove pensi di metterle?

MADRE - Le dirò di portare una pentola. - Avevi detto che facevi quello che volevo io... Beh, io non voglio questo mucchio di ferraglie qua dentro! - Bene, buttalo fuori, non voglio più vederlo! (Lo scalcia, gran fracasso)

(...)

FIGLIA - Rimetto tutto dov’era. Non ci vado a buttarle via. Se le cerchi, sai dove sono. Li prendi come hai preso poco fa quello per il cacao.

La madre scalcia un’altra pentola...

(...)

FIGLIA - Se viene qui qualcun’altro a cucinare, bisogna che trovi i recipienti e la faccenda è chiusa!

MADRE - (Ancora scalciando) E chi dovrebbe venire qui a cucinare?

FIGLIA - Agnes.

MADRE - Nelle mie pentole... Sei matta!

FIGLIA - La cosa più sensata è che venga ad abitare con te. Sarebbe un risparmio per tutte e due. E tu avresti una compagnia.

MADRE - Oh...

FIGLIA - Se poi i suoi uccelli ti danno fastidio, un giorno che lei va dal parrucchiere, li porti fuori a spasso e buonanotte!

MADRE - Ah, capisco. Per riposare in pace, devi sapere che ho una nuova baby-sitter... - Ma io non so che farmene di Agnes. Non ho nessuna voglia di parlare con lei. Levarmi dai piedi, non sarà facile, carina!

FIGLIA - D’accordo. Vuol dire che ci penserai sopra.

MADRE - Io odio pensare! E amo le cose che marciano da sole!

FIGLIA - Voglio sapere che ti disse papà prima di morire! - Uscisti di corsa dalla sua camera dicendo: “Vorrei stare con lui fino alla fine”... e invece ti mettesti a guardare un telefilm! - Che ti disse dunque?

MADRE - Niente. Non aveva niente da dirmi, Jessy... Per questo sono andata via. Era l’ultima occasione che aveva per non parlarmi e ne ha approfittato pienamente! (Si volta, di spalle alla figlia)

(...)

FIGLIA - Mi dispiace che non l’amassi. Per te soprattutto. Sembrava... un uomo speciale.

MADRE - Vuoi le mele con il caramello?

FIGLIA - Appena ho finito qui.

(...)

MADRE - Neanche le mele ti piaceranno, comunque...

(...)

FIGLIA - Tieni presente che il lattaio viene ogni mercoledì e sabato e il foglio per le ordinazioni lo trovi nella scatola delle uova.

MADRE - Lo fa sempre quello all’arancia? Il nettare d’arancia...

FIGLIA - Guarda che quello dell’arancia aveva solo il colore.

MADRE - Io voglio riprenderlo. Credevo non lo facessero più, invece eri tu che non lo ordinavi.

FIGLIA - Prova a bere il latte.

MADRE - Ah, non mi becca più! Con quel cioccolato gli ho dato l’addio. Per sempre.

FIGLIA - Ho detto di continuare a portartene un quarto di gallone alla settimana. Anche se tu avessi protestato a gran voce. Ho giurato che non l’avresti rovesciato per terra.

MADRE - Gli hai detto che in futuro non ordini più tu?

FIGLIA - Sì, gli ho detto che sto per andare in vacanza e che badi a te.

MADRE - E non gli è parsa un po’ strana la novità, tu che non metti piedi fuori dalla porta? Tu che solo a vedere il viale dalla barella quandi ti portano all’ambulanza svieni...

FIGLIA - Anzi, ha detto: “Finalmente, ma sua madre non viene con lei?” - E io ho risposto: “Già, i gusti in fatto di vacanza sono molto diversi...”

MADRE - Non lo trovi buffo, spero.

FIGLIA - Io non trovo giusto che per le mie ultime crisi tu chiamassi l’ambulanza. Mi lasciavano in camera di rianimazione finchè mi svegliavo da me e questo potevo farlo anche a casa... - Attenta, ora faccio l’inventario e tu dici sì o no. I sottaceti ti piacciono? Chekup?

MADRE - Sì.

FIGLIA - Questo è da ferragosto che sta qua dentro.

MADRE - Ebbene, lì rimane come tutto il resto.

FIGLIA - Conti di bertelo direttamente dalla bottiglia per caso? Ti domando perché vuoi tenere i cibi e non le stoviglie per metterceli?

MADRE - Quello che faccio a te non va mai bene, si può sapere perché?

FIGLIA - Non è vero.

MADRE - Come hai fatto a vivere qui tutti questi anni pensandola come la pensi?

FIGLIA - Tu non hai la più pallida idea di come la penso.

MADRE - Beh, ti pare strano? Tu stai in un mondo a parte, Jessy.

FIGLIA - Dove a parte?

MADRE - E com’è questo tuo mondo, di’ un po’? La gente dice cose giuste, ha tutto quello che vuole? Com’è?

FIGLIA - Ma di cosa parli?

MADRE - E legge i giornali, perché? - E perché non metti mai i maglioni che ti faccio? Ti rammenti che faccia avevo o per te sono solo una brutta vecchia? Quado ti piglia il convulso, cosa vedi, le stelle? E perché sei cascata da quel cavallo? Perché ti ha lasciata tuo marito? Dove hai messo i miei vecchi occhiali?...

(...)

MADRE - Perdono...

FIGLIA - Sono nel cassetto del tuo comodino insieme al barattolo della magnesia.

(...)

FIGLIA - Cecil mi ha abbandonata perché mi ha messo al bivio: o lui o il fumo.

MADRE - Jessy so che non era così scemo.

FIGLIA - E’ inspiegabile che odiasse tanto una cosa che io trovo buona. E’ l’unica che non ti delude, perché è sempre come tu ti aspetti che sia. Il fumo è lì, disponibile. Ogni boccata è uguale all’altra. E’ un amico tranquillo.

MADRE - Sai bene che non sopportava i tuoi convulsi.

FIGLIA - Crisi convulsive! Non convulsi, così si dice.

MADRE - Crisi convulsive lo dicono all’ospedale. In casa va bene convulsi.

FIGLIA - Non lo infastidivano affatto. La verità è che si sentiva colpevole. Fu sua l’idea di uscire a cavallo quel giorno. La sua convinzione era che si può fare tutto, purchè si ci applichi. Io caddi da cavallo, perché non sapevo tenerlo. E Cecil lo persi per la medesima ragione.

MADRE - Aveva un’amante, Jessy. Li ho sorpresi io dentro il capanno degli attrezzi. (Pausa. Silenzio)

FIGLIA - Buono a sapersi. Mi sta bene. (Pausa) Era almeno bella?

MADRE - Era Carol, la figlia di Agnes, puoi giudicare da te.

(...)

FIGLIA - Ah, vi sarete sciacquate la bocca voi due sull’argomento.

MADRE - Io lo sapevo che non andava bene per te. Uno del Tennensee, capirai!

FIGLIA - Ma cosa stai dicendo? Piaceva più a te che a me. Lo hai preso per costruire il portico, altrimenti chi lo avrebbe mai visto. Hai pensato: questo qui mi darà una mano, verrà a prendere il caffè, faranno due chiacchiere. Sa Dio cosa hai pensato: che aveva dei bei riccioli.

MADRE - Oh no, ho pensato che era un buon capomastro. Quella vostra villetta sarà ancora in piedi il giorno del giudizio.

FIGLIA - A te il portico non serviva.

MADRE - E volevo trovarti marito, d’accordo!

FIGLIA - E io da sola non sapevo trovarlo?

MADRE - E come facevi a trovarlo, che non aprivi bocca con nessuno?

FIGLIA - Me ne infischiavo!

MADRE - E allora? Potevo lasciarti seduta come tuo padre? Seduta, lì...

FIGLIA - Potevi sì.

MADRE - Beh, io ero di parere diverso.

FIGLIA - Cosa ne sapevi tu?

MADRE - Non sapevo nè molto nè poco. Come potevo imparare vivendo in un luogo simile? Quello che ho fatto, l’ho fatto da ignorante. Lasciandomi vivere. La vita cammina da sola, che bisogno c’è di prendersela, di farsi dei patemi d’animo? T’ho fatto sposare l’uomo sbagliato, l’ammetto. Perciò ti ho ripresa dopo, quando ti ha lasciata.

FIGLIA - Non era l’uomo sbagliato.

MADRE - Ma dài!, se ti avesse amata, non ti lasciava!

FIGLIA - Non era l’uomo sbagliato, mamma. Io amavo mio marito al punto che mi sforzavo di fare una vita più attiva. E mi sforzavo di stare sveglia e di imparare equitazione e di andare in giro fino all’alba spesso. Ma lui sapeva che mi sforzavo... Ecco tutto.

MADRE - Egoista, sbruffone! Pensa che mi disse che gli seccava che i proprietari andassero a stare nelle case costruite da lui perché gliele sciupavano!

FIGLIA - Mi piaceva il suo ponte sul ruscello. Proprio qui dietro... Sarebbe bastato metterci un paio di tavole, ma lui volle usare il pino chiaro e lo levigò come la seta.

MADRE - Era un irresponsabile! Qua aveva moglie e figlio e tagliò la corda!

FIGLIA - Com’era bello quel lettino di Ricky. Io lo rimproverai perché perdeva troppo tempo, ma disse che doveva durare. (Ride) Infine venne fuori una specie di monumento che io non riuscivo a spostare. Per un lettino da bambino, una grande durata era inutile. Ma lui lo volle robusto, perché Ricky restasse piccolo, forse...

MADRE - Ricky somiglia troppo a Cecil.

FIGLIA - Non è vero affatto! Somiglia a tutto a me. Somigliano alla madre i maschi! Portiamo anche la stessa taglia di pantaloni. Questi devono essere suoi.

MADRE - La stessa taglia non vuole ancora dire la stessa persona!

FIGLIA - E’ uguale di faccia, uguale di voce, tutti e due vediamo la vita nello stesso modo! - Ah, tu sei parziale. La differenza è che lui regola i suoi conti fuori. Ricky dà fiducia a pochi. Ed è da me che l’ha preso. Non riesce in nessun lavoro, ha preso anche questo da me. Va avanti a tentoni come su un pavimento sconnesso e a farne un handicappato sono stata io!

MADRE - Ma è ancora così giovane, non sai che riuscita potrà fare!

FIGLIA - Sì, lo ao io e lo sa anche il padre. Ricky è lui e me insieme legati a doppio nodo in un piccolo spazio. E dentro quel ragazzo ci squartiamo come abbiamo sempre fatto. E se tu non lo vedi, vuol dire che hai proprio gli occhi bendati!

MADRE - Dagli tempo, Jessy!

FIGLIA - Oh, avrà tempo da vendere! Cinque anni per falso, dieci per rapina...

MADRE - Smetti!

(...)

MADRE - Cecil forse è pronto a ricominciare. Succede che la gente si risposa. Non sapeva apprezzarti, ma adesso sarà cambiato anche lui. Prova a chiamarlo. Su, avanti, a quest’ora lo trovi.

FIGLIA - E cosa gli dico? Nulla è cambiato, ho voglia di vederti se non ti dispiace. No. - Lui mi amava, mamma. Solo non capiva perché tutto mi andasse a scatafascio. - La sua scelta era giusta: tentare di rifarsi una vita. Ma io lo supplicai di tenermi con sé. Dissi che avrei lasciato Ricky, te, mamma e tutto ciò che mi era caro, se mi portava con sé. Ma non lo fece, io lo capisco.

(...)

FIGLIA - Quel famoso biglietto, l’ho scritto io, non Cecil. Io l’ho scritto: “Ti domando perdono, Jessy. Non so trovare un rimedio.” L’ho scritto io che mi amava ancora, non Cecil.

MADRE - Doveva portarti con sé allora.

FIGLIA - Mamma, quando traslochi non ti porti via l’immondizia!

MADRE - Ti proibisco di dire che sei un’immondizia!

FIGLIA - E’ un paragone come un altro, venuto per quello che sto facendo... - Bene, valgo un po’ di più forse. Quello che volevo dire è che lui ha fatto bene a lasciarmi. E’ stato un sollievo, t’assicuro. Avrebbe voluto vedersi accanto un’altra donna, perciò è stato meglio, non sentire più il suo sguardo su di me.

MADRE - Metto quelle mele a cuocere.

FIGLIA - No, grazie. Prepara invece quella roba per le manicure.

MADRE - Devo dirti che anche tuo padre...

FIGLIA - (Interrompendola) Martedì è il giorno dell’immondizia, mettila fuori più tardi che puoi, sennò i cani dei Davis fanno un disastro. Fatti portare di nuovo i sacchetti spessi, quelli economici si rompono. Ah, il posto dei legacci è là insieme agli arnesi. Tirali fuori subito quando compri un pacco nuovo e riponili nel cassetto altrimenti si perdono. Nè gli spaghi, nè gli elastici vanno bene.

MADRE - Anche a papà venivano i convulsi. Stava seduto là fuori e gli venivano i convulsi.

FIGLIA - Non la vuoi più la manicure? Non vedevi l’ora che te la facessi.

MADRE - Ho letto su una rivista tempo fa dal parrucchiere come vengono queste cose. Son come mancamenti che vengono anche ad occhi aperti. Pensa come li chiamano: “Vacanze del pensiero”.

FIGLIA - Ho lavato la fodera del sofà, ma dobbiamo rimetterla a posto in due.

MADRE - Vedevo dai suoi occhi quando pigliavano a lui. La rivista diceva che a volte la gente nemmeno se ne accorge.

FIGLIA - Papà, se ne sarebbe accorto, mamma.

MADRE - E parlava di una donna che teneva il conto preciso. I suoi attacchi di convulso erano stati 80000 in 10 anni.

FIGLIA - Quando la laverai di nuovo, ricorda di metterla su un po’ umida.

MADRE - Jessy, ascolta quello che sto dicendo. Questa donna aveva i convulsi da 5 a 500 volte al giorno e le duravano circa 15 secondi. Per cui della sua vita aveva perso in tutto al massimo due settimane e lavorava come segretaria e il quoziente di intelligenza era 120, ah!

FIGLIA - Ti va di parlare di epilessia?

MADRE - Sì, appunto.

FIGLIA - Bene, parliamone. Io mi rendevo conto di aver avuto una crisi solo perché svegliandomi avevo un altro abito addosso. Qualche volta mi accorgevo di aver il capogiro o mi sentivo urlare. E mi è capitato di sentire un po’ di vuoto come preavviso, ma con la TV accesa non ci facevo caso magari.

MADRE - Io ho dai tuoi occhi il preavviso, perché diventano enormi. Così.

FIGLIA - Avanti, dimmi come avvengono!

MADRE - Ah, cosa?

FIGLIA - Le mie crisi.

MADRE - Ogni volta cambiano.

FIGLIA - Avanti, scegline una. Una tipica. Voglio sapere com’è.

MADRE - Che vuoi che ti dica? In un attimo tu piombi a terra come un burattino che gli hanno tagliato i fili all’improvviso... oppure come davanti ad un plotone di esecuzione... sai nei films... quando sei attaccata al muro, scivoli giù... Ma davvero non sai com’è? Come fai a non sapere cosa succede?

FIGLIA - Mi viene il capogiro... E poi com’è?...

MADRE - Che vuoi che ti dica?... In un attimo piombi a terra come un burattino a cui hanno tagliato i fili all’improvviso o come davanti ad un plotone di esecuzione... sai nei film... quando sei attaccata al muro scivoli giù. - Ma davvero non sai com’è? Come fai a non sapere com’è?

FIGLIA - Mi viene il capogiro, io vado giù e dopo com’è?

MADRE - Beh, ti scuoti tutta quanta, fai dei gran versi, tiri l’aria dentro e fuori come uno che affoga...

FIGLIA - Rifammelo. Fammi l’imitazione.

MADRE - Ma figurati! E’ un suono spaventoso!

FIGLIA - Beh, credo proprio di sì... - Poi che succede?

MADRE - (Mentre rivestono insieme il divano) Sbatti le mascelle, devo fare in fretta a tenerti la lingua sennò te la mordi a sangue.

FIGLIA - Te ti mordo?... - Ti mordo, è vero?

MADRE - Eh... una volta sì. - Ho fatto l’antitetanica, ma faccio più attenzione adesso. Poi diventi blu e i tuoi muscoli cominciano a dare strattoni come sotto una frusta, come se tu prendessi la scossa a voltaggio industriale.

FIGLIA - Schiumerò come un cane idrofobo anche, penso.

MADRE - Sbavi, ma poco, non è come quando esce tutta quella schiuma dalla lavatrice!... Fai delle bolle. Hai presente i bambini lattanti? Ed io ti pulisco con un panno umido. Dopo i tuoi muscoli si calmano, tu ti bagni e li finisce: due minuti, non più!

FIGLIA - E a letto come ci vado?

MADRE - Tu come pensi?

FIGLIA - Per te sono troppo pesante. Come fai?

MADRE - Chiamo Doson. Ma ti cambio e ti lavo prima che lui arrivi e lo spedisco via prima che tu riapra gli occhi.

FIGLIA - Perché non mi lasci per terra?

MADRE - Voglio che ti svegli in un posto come si deve, no? Ma non hai capito perché ho voluto parlare di questo? Non ti è preso un convulso da più di un anno. Più di un anno è molto, te ne rendi conto?

FIGLIA - Sì, i barbiturici di adesso fanno più effetto.

MADRE - Naturalmente... E puoi anche non averne più. Puoi aver chiuso la faccenda per sempre.

FIGLIA - Forse...

MADRE - Senza forse, ci scommetto!

FIGLIA - In realtà sto bene. Sto bene veramente. Lo sdoppiamento della vista, il gonfiore delle gengive, più niente, sparito tutto. Sto bene come non sono mai stata nella vita. Ho l’impressione che nemmeno un’arrabbiatura mi porterebbe una crisi. Vado avanti così.

MADRE - Certo, e se vuoi arrabbiarti, fallo pure con me! - Non fare come se qua tu fossi venuta in visita, Jessy. Questa casa è anche tua.

FIGLIA - Il meglio è che mi è tornata la memoria...

MADRE - Hai sempre avuto una memoria di ferro! Sei tu...

FIGLIA - (Interrompendola) Per anni ho fatto liste ed elenchi per tutti, ma ora so anche decifrare i miei appunti. Leggevo canovacci e mi chiedevo se dovevo comprarli oppure lavarli o riporli, non mi ricordavo assolutamente perché l’avevo scritto. (La madre ride) Ma oggi sapevo che dovevo impacchettarlo per Loretta. E’ un regalo per il suo compleanno. (Mostra il regalo)

MADRE - Se è per questo perdevi anche un sacco di tempo a cercare le liste mentre adesso le trovi subito. - Il suo compleanno non è vicino però...

FIGLIA - Ti ho scritto un promemoria dei compleanni di tutti. Senza escludere il tuo, così glielo ricordi per tempo.

MADRE - Condurremo Loretta da Johnson a mangiare lo sformato di frutti di mare, so che anche tu ne sei ghiotta.

FIGLIA - Io non ci sarò, mamma.

MADRE - Ma di cosa abbiamo parlato fino ad adesso? Stai bene, Jessy, perciò ci sarai! Lo hai detto tu che sei pronta a ricominciare, che ti ricordi le cose!

FIGLIA - Sarò molto lontano da qui. Se avessi avuto prima un anno intero per pensare tranquillamente, me ne sarei già andata.

MADRE - No, Jessy!...

FIGLIA - Sì, mamma. Appena ritrovata la memoria, ho potuto tirare le somme.

MADRE - Le tue crisi sono finite!

FIGLIA - Non è quello il motivo.

MADRE - Ce l’hai come me allora. Ma non te l’ho passato io!

FIGLIA - Non è l’epilessia. L’hai detto poco fa: con i barbiturici si controlla.

MADRE - E’ stato tuo padre a passarti il convulso, io non c’entro affatto!

FIGLIA - Che differenza fa se ne soffriva? Io non l’ho ereditato. A me è venuto per la caduta da cavallo.

MADRE - Quella non fu la prima volta. Ti aveva già preso a 5 anni.

FIGLIA - Quando mai!...

MADRE - E’ così! Mangiavi un gelato e andasti giù come un sacco. Lui te l’aveva dato, quindi la colpa è sua, non mia!

FIGLIA - Ne hai messo di tempo a dirmelo!

MADRE - Ma cosa ti spiegavo! Eri una bambina!

FIGLIA - E il medico che disse?

MADRE - Che a quell’età era frequentissimo e che l’unica cosa era aspettare se tornava.

FIGLIA - Ma non ebbi altre crisi?

MADRE - (Sospirando) Eh!...

FIGLIA - Tu mi dici insomma che da piccola ne avevo di continuo e che soltanto perché Cecil fu testimone di quella, ti preoccupasti di sapere se ero malata?!

MADRE - Non me avevi di continuo, Jessy. E poi quando andasti a scuola furono più leggere, come quelle di papà... - Non ti dico che strazio quando tutti e due facevate come le lampadine quando la luce va e viene...

FIGLIA - E non ho avuto crisi gravi?

MADRE - Ma io stavo in guardia! E ti acchiappavo in tempo!

FIGLIA - Perché nessuno lo sapesse!

MADRE - Non erano affari loro!

FIGLIA - No, ti vergognavi!

MADRE - Non volevo farlo sapere in giro... E a te meno che a tutti!

FIGLIA - Meno che a tutti a me?! Ma bene! Ero proprio io che dovevo saperlo prima di tutti!!!... - Papà sapeva?

MADRE - No... Lui pensava che tu cadevi tutti i momenti e lui diceva che eri sbadata o addirittura pensava che ti picchiassi, insomma lui non se ne preoccupava affatto, ecco!

FIGLIA - Perché tu non glielo dicevi!

MADRE - Se gli parlavo dei tuoi convulsi, dovevo dirgli pure dei suoi.

FIGLIA - Lo trovo brutto! Anzi lo trovo molto brutto!!

MADRE - Proprio perché è una cosa brutta non te l’ho mai detta!

FIGLIA - Sapendo di essere epilettica, mamma, non sarei montata a cavallo!

MADRE - Meglio dirti che eri un’invalida, un’handicappata?!

FIGLIA - Siedi che ti faccio questa manicure!!

MADRE - Me ne infischio della manicure!! (Getta per terra gli attrezzi da manicure)

FIGLIA - Vedo, ora l’ho capito anch’io...

MADRE - Forse, chissà, un cibo avariato o magari avevi la febbre una volta ed io me ne sono accorta tardi... - Può essere un castigo divino!

FIGLIA - Per che cosa?

MADRE - Non lo so. Perché non ho mai voluto bene a tuo padre. Perché ho sbagliato dieta quando ero incinta. - E’ qualcosa che ho fatto io!

FIGLIA - Non dire sciocchezze! E’ una malattia, non è una maledizione! L’epilessia viene in quanto è una cosa che esiste!

MADRE - Ma io non parlo di epilessia, Jessy. Io parlo di questa tua voglia di morire. Ed è colpa mia, ti ci ho portato io, ho fatto qualcosa anche se non so quale! Io mi caveri gli occhi pur di capire che torto ti ho fatto!

FIGLIA - Tu non mi hai fatto niente. Tu non c’entri.

MADRE - Qualunque cosa tu fai in mezzo ci sono io: se ti lavi la faccia, se ti pulisci le unghie, è sempre a me che lo fai, lo capisci?! Capisci: che uccidi me o uccidi te stessa, non cambia niente! E’ per forza una cosa che ho fatto io!

FIGLIA - E se fosse così! Se tutto quanto fosse colpa tua, se avessi solo te al mondo e non mi bastassi, se potessi avere tutto il resto senza la tua vicinanza? E se il solo modo di sfuggirti fosse quello di togliermi la vita, avrebbe importanza? Io, in ogni caso, mi uccido!

MADRE - Non lasciarmi, Jessy... - No! (Piange)

FIGLIA - Ho un pacco di roba che voglio destinare a qualcuno, vado a prenderlo e tu mi aiuti, va bene? Intanto ti riposi un po’...

La figlia esce per andare a prendere il pacco, la madre ha paura che non ritorni, ma decide di fidarsi...

Rientra la figlia con il pacco, la madre pulisce per terra ciò che ha versato...

MADRE - (Mentre pulisce per terra) Jessy, io senza di te come faccio a vivere qua? Non posso. Ho bisogno che tu mi dica di star dritta, e che sto bene con il mio vestito rosa e che devo bere il latte... Chi va poi a tirare il catenaccio perché stimao al sicuro la notte? E quando mi sveglio voglio sentirti in cucina a fare il caffè... E quando morirò, ti vorrò vicino a me. Sono così poco brava io, Jessy. La forza che l’hai tu. Mi spaventa. Mi spaventa morire. Non voglio che tu vada via, Jessy. Dovrò alzarmi ogni giorno con il pensiero che mi figlia si è uccisa perché voleva farla finita con i dispiaceri ed io ero qui e non gliel’ho impedito. E che ancora potevo arrivare a convincerla a vivere e non ho saputo. Con questo pensiero potrò tirare avanti?

FIGLIA - Ti ho detto tutto per poterti spiegare. Perché poi non ti sentissi in colpa, in quanto la mia decisione era ormai presa. Non volevo essere salvata. Volevo solo che tu lo sapessi.

MADRE - Stai qualche anno ancora, ti prego. Anch’io tra non molto me ne andrò, Jessy e appena morta io tu farai quello che vuoi... Pensa che bel silenzio, che tranquillità in questa casa senza di me. Ricky prenderà moglie un bel giorno e porterà i suoi bambini dalla nonna e quando il papà non vede, tu li passi i dolci sotto il tavolo... eppoi tiri un sospiro di sollievo quando se ne vanno e tu ritrovi la quiete.

FIGLIA - (Piangendo) Non lo vedi, mamma. In qualsiasi cosa faccio fiasco! Che sciocca ad illudermi che tu capissi e che davvero volessi farti le unghie! Ma come dopo una serata così, io vado di là e mi sparo?! Scusami per stasera, mamma, ma lo faccio proprio per questo.

MADRE - Se hai il fegato per tirarti un colpo di rivoltella, ce l’avrai anche per continuare a vivere!

FIGLIA - Certo che ce l’ho! Bisogna vedere però cosa io preferisco:

MADRE - Piccola mia, io non so cosa bisogna fare, ma qualcosa che può servire ci sarà pure, trovalo tu! Prova a pensare come fare a resistere! Tu hai la stoffa di una che combatte, non di una che getta la spugna!

FIGLIA - Io non getto la spugna! E’ questo che voglio dimostrare. So che ci sono altre soluzioni possibili, ma io del possibile non mi contento più. Io voglio ciò che è sicuro e subito! Ora l’ho trovato e sarei pazza a rinunciarci:

MADRE - Ma se aspetti, arriva forse qualcosa che cambia tutto. Non so cosa, magari vale la pena di aspettarlo! Tieni duro ancora 15 giorni e parleremo ancora così e...

FIGLIA - (Interrompendola piangendo disperata) No, mamma, non parleremo più come stasera! Perché è il finale che ha potuto darci questa prima parte, mamma! Io, mamma, solo così posso parlare! E la faccio dopo aver pensato e ripensato e aver detto no! No a Doson, no a Loretta, no ai giornali del video, no all’epilessia e no a Ricky e a Cecil e a te! E a me! E a quanto ho sperato: ho detto no! - Lascia che vada via tranquilla, mamma.

MADRE - Cosa mi chiedi? Come posso?

FIGLIA - Puoi, perché non hai un’altra scelta, come in tutta la tua vita...

MADRE - Ma tu sei mia figlia!...

FIGLIA - E come è diventata tua figlia? In una mia foto di quando ero piccola ho visto un’estranea, non me. Una bimba grassocccia, cui la solitudine era sconosciuta. Le bastava piangere ed era nutrita, tendere le mani ed era presa e se voleva dormire bastava che chiudesse gli occhi, una pupattola che scendeva felice tra tanti oggetti colorati che le stavano intorno, stretta ad un soffice orsetto, pronta ad imparare qualcosa di nuovo ogni mattina. Ben avvolta nel tepore del lenzuolo, poi la tua mano mi rimboccava le coperte... - Così aveva cominciato e così sono finita. Qui è il punto più dolente: ho perso di vista me stessa, la persona importante che non sono mai stata, pur tentandovi spesso senza risultato. La persona che ho atteso a lungo non è venuta, nè mai verrà. Come vedi non importa molto che succede nel mondo o in questa casa, ero io il qualcosa da aspettare che avrebbe cambiato tutto, in meglio, abbastanza da farmi vivere... ma siccome non comparirò, non c’è motivo che resti... - Se non per farti compagnia... e non è un motivo sufficiente. - Non sono una buona compagnia, eh , mamma?

MADRE - No... ma nemmeno io...

FIGLIA – Un pensierino bizzarro, ma forse non poi tanto… - Comunque subito dopo Natale quando presi la decisione mi capitò di domandarmi cosa mi avrebbe trattenuta facendomi abbandonare il progetto… - Indovina un po’?… Per rinunciare avrei dovuto avere un desiderio grande, di qualcosa, magari da magiare… come il budino… o i fiocchi d’avena dolci per colazione… questo mi sarebbe bastato.

MADRE – Il budino di riso è buono!…

FIGLIA – Non per me.

MADRE – Ma non hai paura?

FIGLIA – Di cosa?

MADRE – Io per me ho paura, se penso al momento della mia morte. So che verrà comunque ma…

FIGLIA – Ho un pacco di roba che voglio destinare a qualcuno, vado a prenderlo e tu mi aiuti, va bene? Intanto ti riposi un po’…

La figlia esce per andare a prendere il pacco, la madre ha paura che non ritorni, ma decide di fidarsi… - Rientra la figlia con il pacco, la madre pulisce per terra ciò che ha versato…

MADRE – (Mentre pulisce per terra) Jessy, io senza di te come faccio a vivere qua? Non posso. Ho bisogno che tu mi dica di star dritta, e che sto bene con il mio vestito rosa e che devo bere il latte… Chi va poi a tirare il catenaccio perché stiamo al sicuro la notte? E quando mi sveglio voglio sentirti in cucina a fare il caffè… E quando morirò, ti vorrò vicino a me. Sono così poco brava io, Jessy. La forza che l’hai tu. Mi spaventa. Mi spaventa morire. Non voglio che tu vada via, Jessy. Dovrò alzarmi ogni giorno con il pensiero che mia figlia si è uccisa perché voleva farla finita con i dispiaceri ed io ero qui e non gliel’ho impedito. E che ancora potevo arrivare a convincerla a vivere e non ho saputo. Con questo pensiero potrò tirare avanti?

FIGLIA – Ti ho detto tutto per poterti spiegare. Perché non ti sentissi in colpa, in quanto la mia decisione era ormai presa. Non volevo essere salvata. Volevo solo che tu lo sapessi.

MADRE – Stai qualche anno ancora, ti prego. Anch’io tra non molto me ne andrò, Jessy e appena morta io tu farai quello che vuoi… Pensa che bel silenzio, che tranquillità in questa casa senza di me. Ricky prenderà moglie un bel giorno e porterà i suoi bambini dalla nonna e quando il papà non vede, tu li passi i dolci sotto il tavolo… eppoi tiri un sospiro di sollievo quando se ne vanno e tu ritrovi la quiete.

FIGLIA – (Piangendo) Non lo vedi, mamma. In qualsiasi cosa faccio fiasco! Che sciocca ad illudermi che tu capissi e che davvero volessi farti le unghie! Ma come dopo una serata così, io vado di là e mi sparo?! Scusami per stasera, mamma, ma lo faccio proprio per questo.

MADRE – Se hai il fegato per tirarti un colpo di rivoltella, ce l’avrai anche per continuare a vivere!

FIGLIA – Certo che ce l’ho! Bisogna vedere però cosa io preferisco.

MADRE – Piccola mia, io non so cosa bisogna fare, ma qualcosa che può servire ci sarà pure, trovalo tu! Prova a pensare come fare a resistere! Tu hai la stoffa di una che combatte, non di una che getta la spugna!

FIGLIA – Io non getto la spugna! E’ questo che voglio dimostrare. So che ci altre soluzioni possibili, ma io del possibile non mi contento più. Io voglio ciò che è sicuro e subito! Ora l’ho trovato e sarei pazza a rinunciarci!

MADRE – Ma se aspetti, arriva forse qualcosa che cambia tutto. Non so cosa, magari vale la pena di…

FIGLIA – (Interrompendola) Tu hai ancora tanto tempo davanti.

MADRE – Oh… a che mi serve ormai…

FIGLIA – Vedrai che ti serve. Aspetti già da adesso i pronipoti!

MADRE – Oh!…

FIGLIA – Doson non avrà più capelli allora.

MADRE – (Sorridendo) Oh, Jessy! (Pausa) Devo starmene qui seduta a dirti: vai, ucciditi, fa’ quel che vuoi, come posso?!

FIGLIA – Certo che puoi! – L’hai già detto… - Dillo di nuovo.

MADRE – Non t’arrischiare, sai! Jessy, non t’arrischiare! Cosa credi di mollare ad un tratto come quando guardi la televisione?! No, non sognartelo, Jessy! Mi hai portato ad avere vergogna di essere viva, ma sei tu che hai torto. Io sto bene qua e ci voglio restare finchè non mi fanno crepare, finchè non mi trascinano a forza dentro una tomba dove urlerò a perdifiato!… E tu sei furba a filartela prima, perché la mia voce da laggiù avrà un suono così orrendo da far rizzare i capelli!… - Ma a chi sto parlando? Sei già andata via, Jessy… - Io ti guardo attraverso e non riesco a fermarti, perché non ci sei!… - Beh, ti piace l’idea che si parli molto di te? Oh, certo! Fin da Natale quante belle risate ti sei fatta pensando alla sorpresa che ci preparavi! Beh, non è una sorpresa, cara, da te c’era da aspettarselo! Sei o non sei quella che sa spaccare il cuore come le pietre?! Sai chi compiangeranno tutti?! Me! Tua madre, tesoro, non te! Me! Di te avranno soltanto vergogna! Sì, arrossiranno di te! E quando chiederanno a Doson come è stato, lui cambierà discorso alla svelta, si metterà a parlare di quanto costa parcheggiare un’auto nei garage!

FIGLIA – Lasciami in pace!!!

MADRE- La verità scotta!!!

FIGLIA – Dovevo lasciartelo per iscritto!?

MADRE – Sì! (Pausa. Sospiro) No… No!.. – (Piange) Non avrei mai saputo tutte le cose che hai detto…

FIGLIA – Al funerale di papà ti piacque il servizio, ricordo. Puoi chiamare lo stesso prete, se vuoi. A me sta bene.

MADRE – (Spaesata) Come?…

FIGLIA – Scegli tu i canti o lascia fare ad Agnes. Lei è un’esperta in queste cose… - Ah, ho fatto pulire a secco il tuo vestito di allora. Ti stava bene, sai.

MADRE – Non me lo ricordo.

FIGLIA – Sarà meno brutto quando i tuoi amici verranno alla cappella. Verrà qualcuno che non vedevi da anni… Ma pensavo a quello che dovrai dire nel momento più difficile, e cioè quando arrivano. Falli vedere i loro fiori in mostra, questo li lusinga. Quando diranno: “Condoglianze, Telma” – tu rispondi: “Mi fa piacere che siate venuti”. E parla d’altro. Domanda come va il loro giardino o come stanno i bambini…

MADRE – (Imbronciata) No, non gli chiederò proprio niente dei bambini!… - Dirò com’è ben vestita tua moglie, mi fa piacere… - Sai che faccio? Mi porto il lavoro ad uncinetto…

FIGLIA – Giusto!

MADRE – Poi se viene Kony Richard posso chiederle dove compra quella lana irlandese, così almeno la chiama lei… - però non viene mica dall’Irlanda? Ha solo la fascetta verde per darla a bere ma… - Se verrà però farà tante domande e io…

FIGLIA – (Interrompendola) Agnes ti sarà d’aiuto facendoti risparmiare fiato. (Ride)

MADRE – (Sorride) Eh…

FIGLIA – Pensa chi vuoi invitare al rinfresco in modo di avere abbastanza in casa da sfamarli e abbastanza per l’indomani, ma non permettere che si portino via roba, specialmente Loretta!

MADRE – I piatti che non verranno toccati, li riprenderà. Mi parrebbe giusto che avesse uno sformato, un…

FIGLIA – No! D’ora in avanti dovrai essere un po’ meno altruista! (Pausa) E’ probabile che qualcuno domandi perché l’ho fatto. Tu di’ che non ne sai nulla. Di’ che mi volevi bene e che anch’io te ne volevo e che l’ultima sera siamo state qui a chiacchierare come al solito… che ti ho baciato e ti ho detto: “Buonanotte, mamma”. – Poi mi hai sentita chiudere la porta e infine hai sentito lo sparo. – I miei motivi non li conosci, li ho portati via con me.

MADRE - Questioni molto personali.

FIGLIA - Giusto, ben detto, mamma.

MADRE - Dirò così a tutti: questioni personali. Devo dire anche a Doson e a Loretta che siamo state qui a chiacchierare finchè non mi hai dato la buonanotte... Vorranno sapere di più... Non mi crederanno.

FIGLIA - In tal caso, di’ che abbiamo fatto. Io ho messo le caramelle nei vasi, ho pulito il frigorifero, tu hai fatto il cioccolato e in due abbiamo foderato il sofà. Tu non sospetti nienti, d’accordo? Secondo me è molto meglio così. Se sapessero di cosa abbiamo parlato non capirebbero davvero.

MADRE - No, credo anch’io.

FIGLIA - Una serata privata. Riservata a noi due. Tua e mia. Nessun’altro che deve spartirla con noi.

MADRE - D’accordo.

FIGLIA - Quando senti lo sparo, non voglio che tu entri in camera mia. Per prima cosa non ne saresti capace, ma non voglio che ci provi. Telefona a Doson, poi alla polizia e poi chiama Agnes. Per tenerti occupata mentre li aspetti, sciacqua il pentolino del cacao e continua finchè non senti suonare alla porta. Fosse pure per un’ora, tu sciacqua quel pentolino.

MADRE - Chiamo tutti al telefono e resto seduta. Che bisogno ho di fare dei lavori? Ma la polizia che dirà?

FIGLIA - Ti faranno il test alla paraffina e ti chiederanno com’è andata. Nel frattempo sarà arrivata l’ambulanza e mi porteranno via... - questa parte la conosci... - Agnes verrà a stare da te per qualche giorno.

MADRE - Starò meglio da sola... -  E’ roba che vuoi regalare quella?

FIGLIA - Vorrei che dessi a Loretta questa calcolatrice. Doson la comprò per sé, poi ne vide una che gli piaceva di più, ma con la moglie che gli conta in tasca perfino gli spiccioli, pensò di farne dono a me. Divertente che ora vada a lei, non trovi? E ho messo tutte le mie pantofole in un sacchetto per lei nell’armadio. Dille che so che le vanno bene e che non le ho mai portate, ma ci terrei che Doson lo sentisse questo. A me fa piacere che ami Loretta ma non vorrei che pensasse che tutte abbiamo i suoi piedi.

MADRE - Bene.

FIGLIA - Questa lettera è per Doson, ma poichè parla di te soprattutto, leggila pure se vuoi. Contiene un elenco di regali per te per almeno 20 Natali e 20 compleanni, ma se vuoi qualcosa di diverso aggiungilo prima di darla a lui... Ma se vuoi che siano sorprese, salta la pagina. Per questo prossimo Natale avrai roba varia e gomitoli di filo, ma per quello seguente gli costerai una fortuna, parola mia! E’ una cosa che ti piacerà. Lui non ci avrebbe pensato.

MADRE - Dici che me la comprerà?

FIGLIA - Sarebbe un mascalzone se non lo facesse, visto quando e come glielo chiedo. Questo è il numero di Cecil. L’ho chiamato giorni fa. Ha risposto: quindi non ha cambiato casa.

MADRE - Cosa vuoi gli vada a dire?

FIGLIA - Digli che abbiamo parlato a lungo di lui e che io ho avuto solo parole di apprezzamento... ma soprattutto digli di trovare Ricky per dargli la notizia e comunicargli che tu hai un regalo per lui da parte mia, che venga dunque.

MADRE - Cos’è?

FIGLIA - Il mio orologio.

MADRE - Bella sciocchezza!

FIGLIA - Lo so da me. Io però gli sono grata per non averlo rubato. Si pagherà un pranzo...

MADRE - Si pagherà l’erba.

FIGLIA - E va bene, ma almeno sarà erba buona, mamma. - Il resto che c’è qua dentro è tuo.

MADRE - E quando hai preparato tutto questo? Mentre facevo la siesta?

FIGLIA - Infatti. Non volevo dar nell’occhio. Sono regalini da poco che ti offrirai da te. Non è roba comprata, sono cose che ti faranno piacere comunque. Cose che hai perduto e che neanche sapevi d’avere. Vedrai tu...

MADRE - Preferisco di no... perché penserei troppo a te.

FIGLIA - No, non aver timore! Non sono che inezie!... Ad esempio: un tubo di dentifricio nuovo che ho trovato su una poltrona in salotto.

MADRE - Oh!... Allora accetto.

FIGLIA - Beh, ma c’è pure un pacchettino di un certo valore qui in mezzo. Sai quell’anello che la nonna mi diede. A te farà piacere, ma non so se lo porteresti dandotelo adesso.

MADRE - No. Probabilmente no... - Sono pronta per la manicure finalmente. - Vuoi che mi lavi di nuovo le mani?

FIGLIA - E’ ora che io vada, mamma.

MADRE - No, Jessy... C’è tutta la notte!...

FIGLIA - No, mamma.

MADRE - Non sono neanche le otto.

FIGLIA - Lasciami andare, mamma.

MADRE - Cosa dici!? Non ti lascio fare una cosa simile! - Tu non avevi detto che era cos presto, ho paura! Ti voglio bene!

FIGLIA - Per favore lasciami! Quello che volevo dire l’ho detto.

MADRE - Avevi promesso di farmi la manicure, Jessy.

FIGLIA - Ormai non più. Faremo tardi.

MADRE - Non faremo tardi.

FIGLIA - Sveglieresti Doson e Loretta con il telefono ed io voglio che siano vestiti e alzati per venire qua subito.

MADRE - Faranno in fretta ad alzarsi se serve... eppoi loro non contano ora. Tu conti ed anch’io. Non abbiamo ancora finito. Ci sono ancora un sacco di cose lasciate indietro: dove sono le mie ricette, per esempio e non mi hai detto cosa devo dire al dottor Devis quando viene e quanto vuoi che sappia Ricky, e chi falcerà il prato e...

FIGLIA - (Interrompendola) Non provare a fermarmi, mamma. Non ci riusciresti.

MADRE - Sì, che ci riesco! Mi piazzo qui in mezzo e non ti lascio passare!

FIGLIA - Ferma! Lasciami!

Lotta tra le due donne...

MADRE - (Forte) T’ammazzo io piuttosto!!! - Jessy! Jessy!

Alla fine la figlia riesce a sfuggire alla madre. Corre verso la camera...

FIGLIA - Buonanotte, mamma.

Si chiude a chiave nella camera... La madre bussa ripetutamente...

MADRE - (Alla porta bussando freneticamente) Jessy, fammi entrare! Non puoi farmi questo, Jessy! Continuerò ad urlare finchè non mi apri!! Apri, Jessy! Jessy!! Guarda che non faccio niente di quello che tu mi hai detto! A Cecil dirò che è un porco mascalzone per averti ridotta uno straccio, e darò il tuo orologio a Doson invece che a Ricky, se mi va! L’unico modo che hai per ottenere ciò che vuoi è venire subito qua fuori ed obbligarmi a farlo!! (Piange, bussa, pigia sulla maniglia in modo frenetico) Jessy! Jessy! Non farlo!! (Piange) Io non sapevo eppure ero qui con te sempre, perché non mi hai mai detto che eri infelice! Abbi pietà!!!!

Forte uno sparo....

MADRE - (Piangendo) Jessy... Jessy, cara...

La madre torna in cucina, telefona, poi sciacqua il pentolino...

Musica.

THE END...