NINO
BOLERO
Commedia in tre atti
di
Antonio Sapienza
Personaggi:
I ragazzini:
Nino Trovato, detto Bolero, di anni 14;
Totuccio Pulvirenti, inteso Parrineddu, di anni 9;
Tino Spata, detto Ciaccaligna, di anni 11
Vitu Amato, detto Minchiasalata, di anni 10;
Ciccio Cacciola, detto Chianca; di anni 12;
Pippo Calanna, detto Rappareddu;di anni 7;
Graziella Gagliano di anni 10.
Gli adulti:
Nino Bolero;
Totuccio Pulvirenti;
Pippo Calanna, "U rappareddu";
Padre Attilio Lagana`, parroco di San Crispino;
Don Mariano Pirre`, intrallazzista di sigarette;
Margherita Rigon, detta Margot, prostituta;
Cettina Pulvirenti, detta Pupa di lenci, "custurera";
Saru Pistone, detto " U vavusu", ricettatore e pederasta;
Un poliziotto;
Una donna.
E, inoltre comparse uomini e donne.
La vicenda si svolge a Catania, negli anni cinquanta prima,
poi negli anni settanta.
Atto I
Sulla scena e` stato ricostruito uno squarcio di piazza di un quartiere
popolare. Sulla sinistra vi sono i tre usci delle abitazioni di don Mariano, di
Cettina Pulvirenti, e di Margot.( In caso di piccolo palco, fare solo la casa
di Margot. Le altre due s'intuiranno tra le quinte.) A destra vi sono due
casette, sui cui usci troneggiano rispettivamente le seguenti insegne:
"Merciera" nel primo e " Si vente vino e sifa da manciare"
nel secondo. Ambedue sono scritte a mano. Al centro della piazzetta, verso il
fondo
scena, vi sono due alberi rinsecchiti, un lampione a tre palle, di cui due
rotte, delle panche in ferro, e un vecchio vespasiano. Sparsi attorno agli
alberi e appoggiati all'orinatoio, vi sono mucchi di spazzatura. Sul fondo
scena, dietro agli alberi, s'intravvede il campanile della chiesa di San
Crispino.
All'inizio dello spettacolo, a sipario ancora chiuso, si udra`, in crescendo,
una musica. Un minuto dopo, una voce femminile accompagnera` detto motivo che
sara` il Bolero di Ravel.
All'apertura del sipario la musica scendera` fino a cessare del tutto non
appena si accendera`, sulla scena buia, l'occhio di bue che illuminera` le
panche sotto il lampione. Su una delle due panche, stara` seduto Padre Attilio
Lagana`, vicino a lui, ma all'impiedi, sta un uomo di circa trenta,
trentacinque anni: e` Totuccio Pulvirenti adulto, che veste sobriamente, e che
regge in una mano una ventiquattrore.
Lag.- ( osservando attentamente un biglietto da visita) Dottor Salvatore
Pulvirenti, giornalista...(guardando l'uomo da sopra gli occhiali da presbite)
E sareste voi?-
Tot.- Come sarei? Sono, sono io. Ma padre Lagana`, possibile che non vi
ricordiate proprio proprio di me? Sono passati piu` o meno vent'anni da quando
ruspavo qui, insieme agli altri ragazzini della vostra parrocchia, perbacco!
Mica dei secoli. Suvvia, fate un piccolo sforzo, cercate di ricordare, eh?-
Lag.- Beddamatri non mi venite proprio in mente. Aiutatemi un poco, ditemi
qualcosa in piu`.-
Tot.- Ecco, guardatemi di profilo. Eh? che ne dite? ( vedendo che il prete fa
segno di no, l'uomo fa un
gesto quasi di rassegnazione) Padre Lagana`, sono Totuccio Pulvirenti, ma tutti
mi chiamavano Parrineddu, sono il figlio di donna Cettina, a pupa di lenci.
Abitavo proprio li`. ( fa cenno alla casa di sinistra, al centro) Ero un vostro
chierichetto...-
Lag.- (battendosi la fronte) Beddamatrisantalfiu, ci sono: Totuccio, il figlio
da' " custurera" . Santi do`
Paradiso certo che mi ricordo di voi. Eccome! Ma come siete cresciuto...(
l'uomo fa il gesto come per dire: bello sforzo.) come siete elgante... come
siete importante...(riguarda il biglietto da visita).-
Tot.- Ma che siete e siete. Voi mi dovete dare del tu, come ai bei tempi,
quando abitavo qua` ( fa il gesto con la mano), quando mi prendevate a
scapellotti.-
Lag.- Tempi passati, Totuccio mio, tempi passati. Ma tu sei rimasto sempre il
" malacarne" di prima.-
Tot.- Ci risiamo. E perche` mai?-
Lag.- Perche` mai? Perche` dimmi un poco: Dov'eri quando mori` la buonanima di
tua madre? E ai funerali ci venisti? Rispondimi testa di chiuppuru!-
Tot.- Vedo che la memoria vi e` di colpo ritornata, e anche troppo bene: Avete
ripreso dallo stesso punto dove lasciaste, ventanni e passa fa, quando mi
diceste:" Malacarni e testa di chiuppuru che non sei altro, ma lo sai o
non lo sai che il collegio per i figli dei caduti in guerra e` la tua fortuna?
Allora marsch, prenditi la truscia e parti."(pausa) Perche` non venni ai funerali
di mia madre? Perche`,io lo seppi in tempo? Chi si degno` di farmi due righe
per avvertirmi della gravita` della malattia di mia madre? chi si degno` ,
quando dette l'anima a Dio, di farmi un telegramma con due sole parole: Vieni
subito? Chi mi disse: tua madre schiatta! (breve pausa) Nessuno padre... e mi
perdoni, neanche vossia.-
Lag.- Hai ragione da vendere Totuccio. Nessuno ti poteva avvisare, solo io
sapevo dov'eri, e a me non fu possibile... Ero, ero .. impossibilitato, ecco.-
Tot.- Dov'eravate, padre..( come a cercarne la confidenza).-
Lag.- A piazza Lanza!-
Tot.- In visita?-
Lag.- No, ospite delle patrie galere.-
Tot.- Assurdo, voi...-
Lag.- E invece si, io. (b.p.) Fui accusato di complicita` prima, poi di
favoreggiamento e dopo di reticenza.-
Tot.- Ma, per qual motivo?-
Lag.- Pensavano che volessi coprire Agatino Spata...-
Tot.- Tinu Ciaccaligna? E cosa aveva fatto?-
Lag.- Aveva sparato a Vitu Amatu ...-
Tot.- A Minchiasalata? Ma erano amici...-
Lag.- Amici o no, fatto sta che ci sparo`.-
Tot.- E perche`? Voi lo sapete?-
Lag.- (evasivo) Per questione di donne, per gelosia, mi disse Tinu quando ebbe
la brillante idea di nascondersi nella mia chiesa.-
Tot.- Ma non era cosi`...-
Lag.- Gia`, fu questione di donne, ma anche di magnacci, Dio mi perdoni.
Capisti ora?-
Tot.- Capisco, capisco... Ma a voi come ando` a finire?-
Lag.- Si interesso` della faccenda mia Nino Bolero.-
Tot.- Nino Bolero? Ancora lui, eh?-
Lag.- E` stato sempre un caruso di buon cuore... poi a mille lire non gli e`
mai mancata... fa il commerciante.( b.p.) Mise di mezzo un'avvocato di quelli
buoni, un'onorevole, e fui messo in liberta` per non aver commesso il fatto e
con le carte pulite. ( risentito) Ma intanto io mi feci due mesi di galera alla
facciazza di voialtri carusi dalla testa calda.-
Tot.- Padre Lagana` e... a Minchiasalata e a Ciaccaligna, come ando` a finire?-
Lag.- L'uno e` ciuncu, storpio,l'altro e` in villeggiatura.-
Tot.- Latitante, ho capito. (pausa) E ditemi, come stanno Ciccio Chianca, e u
Rappareddu? Che fanno?-
Lag.- ( sempre piu` reticente) Ciccio ha la macelleria e Pippo Rappareddu fa il
sensale.-
Tot.- E basta?- (allusivo)
Lag.- E basta! Au, vinisti pi 'nzuttari?-
Tot.- Io a vossia? Ma che pensate mai?-
Lag.- E va bene. Ci credo. Ma ora parlami di te. Si laureatu, fai il
giornalista a Roma, se non sbaglio; bene, bene. E che ci fai qui? ( quasi a
bruciapelo).-
Tot.- Sono sceso a Catania per fare un servizio per il mio giornale sui
Cavalieri del Lavoro. Una volta giunto in citta` ho sentito un poco di nostalgia
per i luoghi della mia infanzia e prima adolescenza. E stamattina, libero da
impegni, dal Grand Hotel, passo dopo passo, sono giunto fino a qui. Ed ho avuto
subito la fortuna d'incontrare voi seduto qui, nella vecchia panchina..-
Lag.- Mi godo il fresco. Hai detto nostalgia? ( furbescamente) Solo quella?-
Tot.- Principalmente.-
Lag,- E poi?-
Tot.- Mih, ma voi capite tutto. E` vero, per nostalgia, ma anche per
documentarmi " de visu" sulle condizioni attuali della mia citta`,
del mio quartiere. Per meglio capirne i problemi, i bisogni...-
Lag.- ( interrompendolo) Per fare che? Per riempire quattro paginette di
retorica, banalita` e luoghi comuni? E se non fussi parrinu direi: di
minchiati? Per sentirti dire progressista, sociologo, ricercatore, frustigatore
di costumi? Ma fammi il piacere. ( b.p.) Senti, a virita`, per caso diventasti
maccarrunaru pure tu?-
Tot.- Beh, verita` per verita` vi diro` il motivo piu` importante, ma non
prendetemi in giro, pero`.
Promettete. -
Lag.- ( perplesso) Prometto.-
Tot.- Voglio fare delle ricerche, trovare del materiale, rinverdire i ricordi,
capire quel periodo, insomma, per per.. (esitante)..-
Lag.- Per..(invitante).
Tot.- Per scrivere il mio primo romanzo. ( di scatto).
Lag.- Chi ssi scritturi?- ( tra lo sbalordimento e il piacere)-
Tot.- Ci provo... Sono alla mia prima esperienza, lo dissi.-
Lag.- Mizzica m'arrisultasti scrittore che scrive romanzi..-
Tot.- Vi pregai di non prendermi in giro, padre.-
Lag.- Ca quali in giro. Io sono contentissimo di questa tua vocazione.(quasi
tra se) No vocazione e` megghio di no, prima che mi sbaglio come la volta
passata, quando mi parsi che ti volevi fare parrinu.( con tono normale)
Malanova a mia! Scritturi. (b.p.) E di cosa tratta precisamente stu romanzo?-
Tot.- Tratta di questi posti, di noi ragazzi, di quel tempo. E anche di oggi,
insomma delle nostre vicissitudini quotidiane. (b.p.) Ma purtroppo mi sono
arrenato alle prime pagine...-
Lag.- ...E pensasti di venire qui per cercare spunti, ricordi, in una parola
per rimetterti in moto, vah.-
Tot.- Piu` o meno.-
Lag.- E li hai con te queste pagine? Sono li dentro vero? ( accenna alla
ventiquattrore.).-
Tot.- E ci avete azzeccato un'altra volta: Le ho qui dentro, tra le mie carte
da lavoro... sapete le porto con me perche` le leggo e le rileggo. E certe
volte le credo un vero capolavoro di prosa, mentre altre volte sono tentato di
cestinarle e... buona notte.-
Lag.- Dai, prendile, fammeli leggere.-
Tot.- ( riluttante) Ma sono solo quattro paginette..-
Lag.- (spazientito) E torna! avanti, fammi vedere.-
Tot.- ( che si voleva far pregare per poi cedere, si appoggia col piede al
sedile, e prima esitando poi decidendosi, repentinamente, poggia la
ventiquattrore sul ginocchio, l'apre e tira fuori alcuni fogli che porge al
prete) Eccole, ma sono poca cosa...come vi dicevo.. poi debbo ancora limarle..-
Lag.- ( quasi gliele strappa dalla mano e, con fatica, legge) "La citta`
e` grande... e si stende dalle pendici della Montagna fino al mare,
gradatamente, dolcemente, abbandonata e stanca, come una grossa femmina laida,
di antica memoria, stravaccata su di un vecchio canape` sdrucito, in attesa del
primo cliente.( perplesso) Il suo cuore, quelle sue vecchie strade - una volta
ricco del misterioso fascino della trasgressione: col ricordo del tanfo d'antichi
bordelli: sudore, urina, sperma, varecchina.."(interrompendosi e guardando
Totuccio) Ma cchi mi fai leggere? chi su' cosi pi parrini chisti? Tieni cca`
beddu.(rida` fogli).-
Tot.- ( sorridendo e prendendo i fogli, continua lui, pero` a memoria)
"... poi odori di carciofi arrostiti, di pesce fritto, di crispelle, di
limoni, di fichidindia; e i rumori, i canti, il richiamo a volte acuto, altre
volte lamentoso degli ambulanti; la parola, l'ironia, la satira mordente,
demolente, feroce; e il gusto, la teatralita`, le immagini poetiche; e le voci
suadenti o stridule; roboanti o allusorie dei banditori della
fiera del Lune... Ma ora in quelle vene, tappezzati ai lati da barriere di
metallo in sosta, scorre un flusso vischioso, canceroso, brumoso - feci e scorie
di una miriade di osceni serpenti di lamiera, dai motori ronfanti, rumorosi e
fumosi - contrappuntato dallo strombazzare isterico dei clacson, lacerato dagli
ululati delle sirene che, prepotentemente, fanno da lugubre preludio alla
morte, e da incerta ouverture alla vita. Ora quel vecchio cuore, cosi`
sconsideratamente minato, e` in procinto di collassare." Sono pessimista,
vero? ( al prete, il quale scuote il capo come per dire: si e no.)
" Ma basta un'occhio di sole dicembrino; basta una manciata di ponentino,
che riporta, vivo vivo,
l'obliato profumo di zagara; basta una lieve brezza marina, quel caldo soffio
carico di salsedine e di
speranza, che tutto lo scenario magicamente cambia: Ed ecco che quel vecchio
cuore ripalpita e si ricorda di vivere per gente appassionata, sanguigna,
pregna di vitalita`, capace di profonde bassezze, ma anche di esaltanti
imprese, e fiducioso, come una donna innamorata, gli si ributta tra le loro
braccia. Nel mio quartiere il profumo di zagara arriva dalle quattro piante
d'aranci che soppravvivono,
miracolosamente, lungo la scarpata della Circumetnea. Lo porta il ponentino,
che, purtroppo, e` rado e breve. Del rione ricordo con particolare tenerezza,
la sua unica piazzetta - cosparsa di alberi macchiati da atavica sofferenza, di
panche in ferro predestinate alla ruggine, d'aiuole ora esuberanti ora
orrendemente mutilate; fortificata da un chiosco di bibite, da un'edicola di
giornali; da un vetusto vespasiano ( indica l'oggetto); vivificato da quattro
vecchietti, messi a mucchio sui sedili al sole, che ingannano il tempo e la
vita, impegnati in interminabili partite a scopa - la` vive gran parte della
giornata, la mia gente...-
Intanto che Totuccio Pulvirenti legge l'occhio di bue si attenua, fino a
spegnersi del tutto quando l'uomo dice: la mia gente.
Fatto il buio, i due personaggi escono di scena e ha inizio la musica di
Bolero. Un minuto dopo, lentamente, viene illuminata tutta la scena, sulla
quale, attorno al sedile, stanno sei ragazzi intenti a giocare a zecchinetta. Una
ragazzina, Graziella, sta piu` discosta, gingillandosi con un'arancia.
Nino Bolero, udendo la musica, lascia le carte sul sedile e inizia a ballare
imitato goffamente da Rappareddu. Graziella, lo guarda con ammirazione, mentre
gli altri ragazzi, a soggetto faranno gesti per sottolineare, chi
l'ammirazione, chi il fastidio per l'interruzione del gioco, chi la cupidigia
verso la moneta puntata sulle carte lasciate sul sedile.
Chi.- ( infastidito) Speriamo che a Margot arrivi un cliente, senno` semu
cunzumati...-
Min.- Perche?-
Sci.- Sempre Minchiasalata sei. ( poi con calma) Se a Margot arriva un cliente,
quella spegne il giradischi, Nino Bolero la pianta di ballare e noi riprendiamo
a giocare. U capisti, un cliente! ( fa il classico gesto per indicare il coito).-
Min.- E se non arriva?-
Chi.- N'assuppamu musica e ballo fino a che don Mariano non fa una vanniata a
Margot...-
Min.- (assordato) Cosa hai detto?-
Chi.- ( ulteriormente infastidito) Niente, niente.-
La musica dopo due minuti si abbassa, poi cessa del tutto, quando un uomo,
furtivamente, entra nella casa di Margot.
Chi.- ( con un sospiro di sollievo) Finalmente. Che fa, riprendiamo? ( a Nino)
Nin.- ( tornando al sedile soddisfatto) Che ve ne pare, eh?-
Chi.- Sei spiccicato spiccicato Rodolfo Valentino.(ironico).-
Nin.- Se mi allenassi, sarei anche meglio. Dove stavamo? ( indicando le carte e
riprendendo il gioco)-
Rap.- Io mi allenero` e saro` meglio di Dolfo Lavandinu e di Ninu Boleru.-
Min.- Cala, cala..-
Gra.- Nino e` insuperabile...-
Rap.- Vo` cucchiti tu. ( la ragazzina fa spallucce, e Rappareddu le si
avvicinandosi e parlandole sottovoce) Dimmi la verita` Raziedda, chi ssi a so
zita?-
Gra.- Stai zitto moccioso! ( punta sul vivo)-
Rap.- Tanto lo sanno tutti...( e fugge via inseguito dalla ragazza che non
riuscendo a prenderlo, si dirige verso la merceria ed entra. Ma prima di
entrare, si gira e fa le boccacce a Rappareddu, il quale risponde per le rime).
Nin.- ( prendendo una carta dal mazzo e poggiandola sul sedile) E su questa
quanto ci mettete?-
Rap.- ( correndo verso il gruppo e facendosi largo prepotentemente) Ci metto
cento lire!-
Nin.- ( scostandolo dolcemente) Levati di torno, puzzi ancora di latte tu.-
Rap.- Mih, ma se sono gia` quasi vecchio.-
Chi.- Muto " morvoso"!-
Rap.- Appena saro` grande me la pagherete: vi faro` miei schiavi, tutti quanti.
Escluso Ninu, s'intende...-
Sci.- Matri cchi scantu...(smaccoso e senza alzare gli occhi dalle carte.)
I ragazzi continuano a giocare, gestualita` a soggetto. Dalla casa della
merciera esce Graziella con un pacchettino sotto l'ascella destra e con le due
mani spicchia l'arancia.
Rap.- ( andandolo incontro) Graziella, cosa mangi?-
Gra.- E non lo vedi? ( mostra l'arancia)-
Rap.- E` buona, vero?-
Gra.- (con aria indifferente) Si.-
Rap.- Me la fai assaggiare?-
Gra.- (c.s.) No.-
Rap.- A no? Te ne faccio pentire sai? Per l'ultima volta, me la fai assaggiare,
no? Allora senti, senti (ad alta voce, guardandola a tratti maliziosamente): A
Raziedda ci crisciunu i minni, a Raziedda ci crisciunu i minni..-
Graziella, vergognandosi fugge via uscendo da sinistra, mentre i ragazzi ridono
divertiti, meno Nino che interviene.
Nin.- ( brusco) Rappareddu smettila! ( Rapp. ammutolisce e si siede sul sedile,
ma un metro piu` distante dagli altri. E` immusolito).-
Da destra entra padre Lagana`.
Lag.- Carusi, cosa fate li`? Non venite alla dottrina?-
Nin.- (raccogliendo le carte) Sabbenedica padre Lagana`..niente stamo facendo
un solitario..-
Lag.- Un solitario? in tanti? e con le puntate? -
Sci.- E perche` no?-
Chi.- E` proibito forse?-
Nin.- Volete favorire?-
Lag.- Favorite in parrocchia voi, per intanto. Avanti va`.-
Sci.- Cosa ci raccontate oggi ai carusi, padre Lagana`?-
Lag.- Parlerei del fuoco eterno, per te e per quelli come te. Ma per gli altri,
carusi educati, parlero` di
Gesu` fra i dottori..-
Chi.- ( ridendo sforzatamente) Mih, cchi si ntisi mali?-
Lag.- Non ti rispondo, anima persa...-
Nin.- Mutu Chianca! Carusi andate con padre Lagana`, io non posso ho da
fare...( si alza e si avvia verso la bettola).
Sci.- Anch'io ho da fare..-(iden di Nino).
Mic.- Au, aspettatemi..(corre verso i due).-
Chi.- Sabbenidica... ( segue con calma gli altri).
Lag.- ( A Totuccio indeciso e al Rappareddu che stava per seguire i compagni)
Fermo tu! ( lo afferra per la collottola ) Tu vieni con me, e anche tu
Totuccio.-
Par.- Ma veramente io...-
Lag.- Tu devi venire prima degli altri. Fra un mese la fai o non la fai la
prima comunione? ( senza attendere risposta) La fai.(suadente) Quindi marsch,
alla dottrina.-
I due ragazzi stanno per seguire il prete quando entra in scena, uscendo dalle
bettola, Saru u Vavusu.
Vav.- Fermi voi! ( ai due ragazzini) Dove andate? ( al prete) Padre Lagana, non
e` per volervi mancare di rispetto, ma dovrete andarvene da solo. I ragazzi mi
servono tutti e subito. Sabbenedica a vossia. ( detto in modo che non ammette
discussione).-
Lag.- Manco di fronte o Signuri ti fermi, Saru?-
Vav.- Cammina Lagana`, vattene in paci e con i tuoi stessi piedi. ( gli gira le
spalle ) Carusi, tutti qua`!-
Tutti i ragazzi si raccolgono, a malincuore, attorno a Saro, vicino al sedile.
Totuccio guarda di sottecchi, addolorato, padre Lagana`, che mogio mogio, esce
di scena.
Vav.- Cosa avete fatto oggi? Avete lavorato bene? Si? ( risponde, annuendo, il
solo Rappareddu)
E allora incominciamo. Sciaccaligna?-
Sci.- Ho una ruota di scorta nuova nuova.-
Vav.- E dov'e`, di grazia?-
Sci.- L'ho nascosta ne' casi sdirrubbati, la vado a prendere?-
Vav.- La prenderai dopo. Minchiasalata?-
Min.- Arraffai un ombrellino da donna di sita, eccolo. ( lo prende da un
mucchio di rifiuti dove l'aveva
nascosto e lo mostra.)-
Vav.- Ti sfurzasti...Chianca?-
Chi.- Tieni...( gli da un borsellino) ci sono duemilalire..-
Vav.- E tu quanto te ne accavvallasti.( facendo il gesto per indicare uno che
ruba).-
Chi.- ( scandalizzato) Beddamatri, manco una lira, lo giuro!-
Vav.- ( di scatto gli afferra le tasche dei pantaloni e tocca delle monete) E
questi?-
Chi.- Questi cosa?-
Vav.- ( infilandogli la mano in tasca e mostrandogli cio` che ha trovato)
Questi soldi..(ironico).-
Chi.- Ah, questi soldi. Ma questi me li dette mia madre per comprarmi na
mafaldina ca murtadella.-
Vav.- Vuol dire che questa mafalda oggi la mangio io..( e si mette i soldi in
tasca. Rappareddu?-
Rap.-( fiero di se) Io ho raccolto centodiciannove cicche di americane. (
nostra un involtino).-
Vav.- E ti sforzasti, vero? Rappareddu tu devi lavorare sul serio, hai capito?
E com'e` possibile che in una intera giornata, mi fai appena appena cento
cicche? Me ne dovevi portare almeno mille. (b.p.) Per oggi non ti do nulla,
cosi` impari!-
Rap.- Ma io ho fame...-
Vav.- Travagghia allora!-
Nin.- ( che osserva e ascolta serio e concentrato) Saru, per questa volta
doglieli cento lire, vedrai che domani recuperera` e ti portera`
millecinquecento cicche. E` vero Rappareddu? daccordo Saru?-
Vav.- Ci debbo pensare. E tu Parrineddu chi portasti?-
Par.- Io non porto nulla. Non ho avuto tempo.( timoroso)-
Vav.- Non hai avuto tempo? Non hai avuto tempo. ( agli altri) Sentitelo, il
signorino non ha avuto tempo...Per caso sei stato a scuola?-
Par.- (abbassa il capo e mormora un si appena percettibile).-
Vav.- Cosa dai detto? ( gridando)
Par.- Si..-
Vav.- Ah, sei stato a scuola. E chi te lo disse?-
Par.- Me l'ha detto mia madre.-
Vav.- Figlio di puttana..( sta per avventarsi su Parrineddu che si ripara la
testa con le mani).
Nin.- Fermo Saru! ( poi con piu` calma) Fermo Saru.-
Vav.- (Facendo un passo indietro) Mi devi dare comandi?-
Nin.- No, niente comandi a te. Solo ti volevo dire che sua madre ha ragione
nell'insistere a farlo studiare. Totuccio Parrineddu a scuola va bene. Prende
tutti dieci. Non e` bestia come noi. Lui deve studiare!-
Vav.- Me ne fotto! Lui a scuola non ci va. Lui deve lavorare e deve portarmi la
roba. ( rivolto a Totuccio con tono mellifluo) Non hai portato nulla, quindi ti
aspetta una severa punizione. Vieni con me nella casa sdirrubbata.-
Par.- No, non voglio venirci. Non voglio, non voglio. Non voglio farlo, no!(
corre verso casa sua e batte
disperatamente all'uscio) Mamma, mamma, aprimi, aprimi!-
Vav.- ( raggiungendolo) E stai fermo. ( tenta di immobilizzarlo, mentre
Totuccio continua a strillare.)-
Mar.- ( affacciandosi dalla sua porta allarmata, incurante d'essere seminuda)
Ghe s'e`? ( vedendo Totuccio che si divincola) Totuccetto, che hai? stai male?
la tua mama non s'e mica, non bussar piu`. La tua mama s'e` fora.. ( queste
parole le nuoiono in bocca perche` capisce che Saru trattiene Totuccio con la
forza).-
Par.- Signora Margot, aiutatemi per favore, fatemi entrare a casa vostra!-
Mar.- No posso fijol mio. Non puoi mica entrare da mi. Ho un cliente, capissi?-
Par.- Vi prego signora non fatemi fare del male.-
Mar.- ( comprendendo) Saro che vuoi fare col puteo?-
Sar.- Margot, sono cazzi miei.-
Mar.- Ma che cassi e cassi, tu il fijo non lo tocchi! Hai capito depravato? (
intanto tenta di liberare
Totuccio, spintonata da Saro).
Sar.- Attenta Troia!-
Mar.- Non fare el gradasso con me frocio. Lassa il puteo.-
Nin.- (interviene mettendosi tra Margot e Saro, vedendo che questi pone
minaccioso una mano in tasca) Saru, aspetta, se per te fa lo stesso, la
punizione me la prendo io.-
Vav.- ( sorpreso) Tu? ( poi esitante gli tocca un gluteo) E perche` no? A te
non ti ho mai fatto..Vieni con me, alla casa sdirrubata. ( si avvia verso
l'uscita di sinistra, dopo la casa di Margot).
Nin.- Ti seguo..( e fa cenno a Rappareddu, il quale capisce e corre verso
l'albero di sinistra, e da una fenditura estrae un coltello a serramanico;
quindi, con destrezza, lo mette nelle mani dell'amico che le teneva dietro la
schiena, come uno che passeggia. Il ragazzo afferra l'arma e se la mette in
tasca).
Saro e Nino escono di scena, uno dietro l'altro, mentre Rappareddu, senza farsi
scorgere da Saru, li pedina uscendo anche lui.
Intanto Margot consola Totuccio Parrineddu, poi, quando questi e` piu` calmo,
la donna entra in casa per riuscirne qualche secondo dopo, sbirciando attorno
guardinga. Quindi non vedendo traccia di pericolo, fa un cenno al suo cliente,
e questi, subito dopo, guizza fuori di casa, ed esce rapidamente da sinistra. Di
riode il Bolero. Poco dopo, un urlo disumuno agghiaccia la scena. La musica
cessa di colpo. Smarrimento tra i presenti. Entra in scena correndo,
Rappareddu.
Rap.- Ci a tagghiau, ci a tagghiau!-
Chi.- ( andandogli incontro) Chi ci tagghiau?-
Rap.- Acedda!- ( mima il fatto)-
I presenti ammutoliscono. Entra in scena da sinistra Nino, il quale richiude
con calma il coltello e lo ripone nella fenditura dell'albero, quindi si unisce
al gruppo dei ragazzi. Intanto si sentono le urla di dolore di Saru. La piazza
si anima e la gente, domandandosi l'un l'altro( a soggetto), cosa stesse
succedendo, si avvia infine verso l'uscita di sinistra.
Entra pure don Mariano, fa ai ragazzi una muta domanda, ottiene per risposta
una scrollata di spalle, capisce che qualcuno e` stato accoltellato ed esce
anche lui da sinistra.
Pochi secondi e si capisce che Saru viene soccorso e portato via. Rientra don
Mariano.
Mar.- ( rivolgendosi ai ragazzi) Allora carusi, chi fu l'eroi? (ironico)-
Sci.- Ma quale eroe, don Mariano?-
Mar.- ( con pazienza e ironia) Se lor signori si vogliono degnare di dirmi chi
e` l'autore della quasi
amputazione dell'organo sessuale di Saro u Vavuso, io sono disponibile ad
ascoltarvi. (pausa) Nino, tu ne sai cosa?( a bruciapelo)-
Nin.- Chi io? No, perche`?-
Mar.- E tu Sciaccaligna?-
Sci.- Niente so!-
Mar.- (pazientemente) E tu? ( rivolto a Minchiasalata).
Min.- Io? Io? E che ne so io. Evveru Nino che ju nun sacciu nenti?-
Sci.- ( sottovoce) E sa cantau.-
Chi.- Non per nenti e` Minchiasalata. (idem)-
Mar.- ( che capisce) Fa nulla, non voglio piu` saperlo.(b.p.) Sentite carusi,
ora siete senza, come dire? datore di lavoro. E` vero? Si, certo
(rafforzativo).(pausa) Il vostro principale prima di tre mesi non lascera`
l'ospedale, e se tutto va bene. Ora vi vorrei fare una proposta ( rivolto a
Nino): Mettetevi con me, a vendere americane, e non ve ne pentirete. Sapete, e`
vero, che con le bionde, c'e` poco lavoro e tanti picciuli. ( la il gesto).-
Verso la fine della battuta di don Mariano, sempre da sinistra, entrano in scena
una donna di mezza eta` e un poliziotto. La donna guarda in giro con
attenzione, il poliziotto e` affaticato e leggermente insofferente. Chianca,
non appena riconosce nella donna la vittima della sua destrazza, si guarda
attorno smarrito. Don Mariano capisce al volo e, facendo segno a Chianca di
entrare nella sua casa, si dirige velocemente verso i due nuovi entrati.
Intanto i ragazzi, per proteggere Chianca, fanno coi loro
corpi un paravento facendo guadagnare al loro compagno la via d'uscita. Fatto cio`,
come se continuassero un gioco, (carica voi ) si rimettono attorno al
lampione.
Mar.- Ci sono comandi, maresciallo?-
Pol.- Don Mariano, ma che dite? Solo preghiare per voi, solo preghiere.-
Mar.- Posso essere utile alla giustizia?-
Pol.- Grazie siete sempre premuroso e gentile e me approfitto.(b.p.) Questo
signora e` stata derubata da
un ragazzo..-
Don.- Da un mariuolo!-
Pol.- Da un borseggiatore, diciamo. Ora la qui presente signora afferma d'aver
visto il presunto ladro
dirigersi verso queste parti. La sempre qui presente signora asserisce che, se
lo vedesse, sarebbe in grado di riconoscerlo. E io che faccio? L'accompagno, La
debbo accompagnare, no? ( come per scusarsi)-
Mar.- Ma accompagnarla e` il vostro preciso dovere, maresciallo. Ci mancherebbe.
E quando mai voi non avete fatto il vostro dovere? Accomodatevi allora, fate
con calma le vostre indagini e se avete bisogno di me, sempre a disposizione
della giustizia sono.-
Don.- Allora trovatelo ed arrestatelo, brigadiere!-
Pol.- ( rivolto ai ragazzi) Ehi, voi, carusi, venite qui. ( i ragazzi fanno
finta di non capire) Si, dico a voi.
Venite qui e mettetevi in riga. ( i ragazzi eseguono)
Chi.- Maresciallo, noi siano ragazzi per bene...-
Pol.- Lo so, caro. Ma la signora vuole soddisfazione..(marca la frase).
Signora, allora, riconoscete tra questi ragazzi il presunto borseggiatore?-
Mar.- Coraggio signora, non abbia timore e ci indichi l'aggressore assassino.-
Don.- Sbintati a vostra soru vui. ( al poliziotto, dopo aver guardato i ragazzi
attentamente) Non mi pare che ci sia tra questi. Ma potrebbe essere altrove.
Nascosto qui vicino, in qualche casa ( fa cenno alla casa di don Mariano, il
quale la guarda a bocca aperta come per dire: e a te chi te l'ha detto?)
Dobbiamo quindi perquisire le casa qui attorno.-
Pol.- Ma che perquisire e perquisire. Non l'avete riconosciuto tra costoro?
Ebbene, ritorniamo
Commissariato e sporgete regolare denunzia, dopo ci penseremo noi per svolgere
le indagini del caso.-
Don.- Intanto il ladruncolo si mangia li me sordi. Dobbiamo agire con prontezza
e perquisire..-
Mar.- E attorna...-
Pol.- Signora, le forze dell'ordine sanno come debbono comportarsi perche`
conoscono la legge. La quale dice, che per procedere ad una perquisizione
domicialiare, occorrono i seguenti requisiti: Primo, l'ordine dei superiori;
secondo, il mandato del magistrato; terzo, un reggimento di soldati. Andiano
signora mia. Vi saluto don Mariano.( la signora lo segue imbronciata)-
Mar.- Sempre a disposizione...(intanto fa cenno a Chianca di venir fuori. Il
ragazzo, timoroso, si guarda attorno, poi esce.) Allora ragazzi, ci avete
pensato? Avete visto? Ci vuole la protezione di uno come me per farvi lavorare
tranquillamente.( Margot mette il Bolero) Non dite niente? Ci volere pensare
ancora? No? Vi prendo la roba allora? ( a Margot) Margot, e spegnilo
quell'arnese infernale! ( Margot esegue, poi don Mario si rivolge ai ragazzi)
Si porta la testa! Aspettatemi qui, che vi prendo le bionde.- ( esce a
sinistra)-
Nin.- Voi che ne pensate?-
Chi.- Per me possiamo iniziare anche subito. Sapeste che fifa mi sono preso..-
Min.- Io ci sto.-
Sci.- Tanto un padrone vale l'altro..-
Rap.- Io direi..-
Chi.- Muto tu!-
Rap.- Lo sapevo.-
Par.- Non sarebbe meglio...-
Nin.- (interrompendolo) No, tu no, Parrineddu. Ti dissi che tu devi andare
scuola. Puntu e basta! mmai ci aiuterai dopo che avrai finito tutti i compiti.
Ma la tua parte sara` come la nostra, stai tranquillo.
Carusi, date le circostanze, mi sembra che ora dovremmo tentare di cavarcela da
soli. Saro insegna: Ci proteggeva si, ma si futteva tutto il ricavato delle
nostre fatiche. Da ottimo ricettatore, usuraio..-
Chi.- E purpu!-
Nin.- Certo don Mariano e` diverso. Lui non ci darebbe quelle sporche
punizioni, ma sempre padrone sarebbe, e se sgarrassimo, con lui, la pagheremmo
salatissima, in tutti i sensi. Mi spiego? (accenna alle mazzate). Poi,
parliamoci chiaro: io so per certo che egli compra le americane a venti lire al
pacchetto, per farle rivendere ai suoi carusi a sessanta lire, dandogli una
percentuale di sole cinque lire al pacchetto. Quanto ci guadagna lui? Questo e`
un problemino per te, Parrineddu.-
Par.- Trentacinque lire al pacchetto.-
Nin.- Bravo! Ah che fa fare andare a scuola... Allora, avete capito? noi cinque
lire, lui trentacinque. Vi sembra giusto?-
Chi.- (pensieroso) Effettivamente...-
Min.- Sbagliato, sbagliatissimo. Compriamole noi le bionde e rivendiamole a
cinquanta lire al pacchetto. Facciamo concorrenza a don Mariano..-
Sci.- A sempri Minchiasalata sei...-
Min.- Ma perche`, e` sbagliato?-
Sci.- E non lo capisci da te? Dimmi scienziato, dove li prenderemmo noi i
picciuli per comprare le sigarette dai grossisti? -
Chi.- Eppoi, fai una cosa simile, e don Mariano ci fa tagliare la faccia da
qua` a qua`.-
Sci.- Lo capisti perche` la tua proposta e` sbagliata, scemunitu-
Min.- E se non ci pensai? Cos'e` una colpa?-
Sci.- No, una pena!-
Nin.- Senza volerlo Minchiasalata ha detto giusto. (Minchiasalata
ringalluzzisce) Ecco cosa penserei di
fare: Mettiamoci con don Mariano per un certo periodo di tempo. Giusto giusto
per raggranellare qualche migliaio di lire, poi andremo noi dai grossisti a
comprarcele, ma per venderli allo stesso prezzo degli altri intrallazzisti.
(sottolinea questa frase a beneficio di Minchiasalata).
Chi.- E chi li conosce i grossisti?-
Nin.- Non manchera` a noi tenere gli occhi aperti e guardarci attorno.-
Chi.- Giusto!-
Sci.- Bravo!-
Min.- Perfetto!-
Rap.- Esattissimamente.-
Chi.- Mutu tu!-
Rap.- Io qualche volta..(lo minaccia col pugno, mentre tutti ridono. Intanto
riprende il Bolero).
Nin.- E ora: Cu nun piscia in cumpagnia...-
Gli altri:Ci a veniri a pisciaredda a mezz'a via!-
Tutti si avviano, correndo, verso l'orinatoio.-
Tela.
Atto II
Stessa scenografia del precedente atto. E` sera. Si udra` il motivo del Bolero.
Sulla scena , sotto il lampiome, vi sono i sei ragazzi, intenti a fumare e a
guardare fotografie di donne nude. Esclamazioni di apprezzamento a soggetto.
Dall'osteria esce don Mariano che grida rivolto a Margot.
Mar.- Margot, malanova. Lo vuoi togliere quel disco? Sono tre settimane che ti
porti la testa! ( Margot
esegue) Ah, salaratu Diu. (ai ragazzi ) Au, carusi, i nostri conticini li
facciamo poi, eh?-
Nin.- Come vuole vossia.( mezzo cerimonioso,poi a Rappareddu che fa gesti che
vuole fumare) Rappareddu non rompermi le palle.-
Min.- Ma guarda questo moccioso...-
Rap.- Moccioso ci sarai tu. Io fra dieci mesi faro` otto anni, io.-
Sci.- E fra diciannove anni io ne faro` trenta.-
Rap.- Minchiasalata ha appena due anni piu` di me. Lui fuma e io no. Perche`
questa ingiustizia? Allora dico io...-
Chi.- Mutu tu!-
Rap.- ( disperandosi) Lo sapevo.-
Intanto i ragzzi continuano a guardare le foto e incominciano a dare segni di
eccitazione. Rappareddu ne sottrae una dalla tasca di Chianca e si mette in
disparte a guadarla.
Rap.- E che? questa non ce l'ha la mazza?-
Par.- Vediamo? ( guarda le foto) Ma bestia, questa e` femmina e le femmine non
hanno l'uccello.-
Rap.- Non ce l'hanno? E come fanno la pipi`?-
Par.- ( pensieroso ) Lo sai che non ci avevo mai pensato?-
Rap.- Lo chiedero` a Graziella.- ( serio)
Nin.- (Che seguiva la discussione) Tu non lo chiedi a nessuno.-
Par.- Che sei geloso?-
Nin.- ( dissimulando la gelosia) No, e` che posso dirvelo io come fanno.-
Rap.- ( mettendoglisi piu` vicino) Come fanno, come fanno, ah?-
Nin.- La fanno da qui, ( e indica una parte della foto) perche` non sono come
noi.-
Par.- Bella scoperta, questo l'abbiamo capito.-
Nin.- Ma insomma, la fanno da qui. Si abbassano e la fanno.-
Rap.- E da dove le esce?-
Nin.- Hanno un buco qui sotto.-
Rap.- So' sfondati?-
Nin.- Piu` che sfondati, sono.. ciaccati, ecco.-
Rap.- Ciaccaligna, ne sai cosa tu?-
Cia.- ( preso alla sprovvista) Ah, chi dicisti?-
Nin.- Niente, nienti, oggi i murvusi sono spiritosi, vogliono sapere come fanno
le donne a ..fare la pipi`.(ironico)-
Cia.- Io so la spiegazione scientifica, la sentii dire al dottore Pampinedda
che la raccontava a un cliente
zaurdu. Gli disse cosi` : Le femmine hanno un orinificio, detto anche argano
gengivale femminile, da dove esse deflorano la rina. Lo capisti?-
Rap.- No! ( laconico)-
Cia.- Naturale, sei murvusu e ignorante..-
Par.- A me la signora Margot ha detto che quella delle femmine si chiama
passera.-
Min.- Bonu va`. Fra uccelli e passeri, facisti una voliera.-
Par.- Vaffanculo tu!-
Nin.- Calma, carusi. Paese che vai usanza che trovi. A Venezia , per esempio si
chiama monna, mona.. o topa? Au, sapete che non mi ricordo bene?-
Rap.- E a Catania come si chiama?-
Nin.- ( annoiato dal discorso coi ragazzini) Si chiama pa..sti ( a Parrineddu
che stava prendendosi altre
foto) Fermo tu, posa l'osso.-
Rap.- Pasti? Ah, pasticcinu. Au, accussi` si chiama a Catania? (agli altri) -
Min.- Ma cchi ssi pagghiolu...-
Rap.- E tu chi si fissa!-
Nin.- Bravo, l'hai detto, cosi` si chiama.-
Rap.- Fissa? Comu dire babba? ( Nino scuote la testa divertito) No? Madunnuzza
bedda, m'ambriacai!-
Chi.- ( andando verso l'orinatoio) Carusi non resisto piu`.-
Sci.- ( toccandosi il basso ventre e seguendo l'amico) E magari ju.-
Min.- ( li segue facendo gesti di grande eccitazione) Vengo, vengo.-
Par.- Io non posso andarci, domani faccio la prima comunione.( rivolto a Nino)-
Nin.- E allora vatti a confessare, perche` peccasti gia`, con gli occhi.-
Par.- Vero e`. Ora chi lo sente a padre Lagana`.( esce correndo).-
Rap.- E tu non ci vai con loro?-
Nin.- Io no.-
Rap.- E allora ci vado io. ( corre verso l'orinatoio, ma li`giunto, viene
cacciato via dai ragazzi piu` grandi; anzi Chianca lo fa uscire prendendolo per
la collottola, mentre Rappareddu strilla.) E va bene, e va bene, chi ve la da
questa confidenza? ( a Nino che lo guarda divertito) Ora sai che faccio? Mi
vado a fare una calata col carriolo a pallini. Alla facciazza di sti quattro
sciavuni! ( esce portandosi appresso il carrettino, che ha preso tra i mucchi
della spazzatura, dov'era adagiato.)
Nino resta solo in scena. Guarda ancora le foto, le mette in tasca; ne riprende
una, la riguarda attentamente. Sale, intanto, l'intensita` della musica. Nino
e` combattuto da un dilemma insolito per lui: Desidera ardentemente avere un
rapporto sessuale, ma ne ha quasi timore. In scena si creera` un'atmosfera
ruffiana. Nino, infine si decide e va a bussare alla porta di Margot. La musica
cala e
poi finisce non appena Nino entra.
Mar.-( affacciandosi in tenuta da lavoro, provocante) Ah, sei tu Nineto. Ghe
s'e` cossa ghe tu vo'?-
Nin.- Ecco, vorrei.. vorrei entrare da.. lei.( la indica).-
Mar.- Da mi? tu? Sei mato? Sei minorenne fijo mio.-
Nin.- ( deciso) Margot, minorenne si, ma masculuni! Margot, sto schiattando;
Margot, fate una
eccezione.(pausa) Margot.. per favore ( supplichevole) voglio entrare da te.-
Mar.- ( guardandosi attorno con fare furtivo) E va bene, ce li hai li sgei?-
Nin.- Bastano?- ( nostra delle banconote)-
Mar.- Bastano. Forza verginello, che sei gia` pronto. Vieni subito. ( Nino
esita) Ma dai, entra.-
Nino entra, la porta si chiude e la luce si spegne.A questo punto, a
discrezione della regia, si dovrebbero udire dei rumori ritmici che farebbero
venire in mente cigolii di letti, respiri ansanti, sussulti e grida repressi.
Cio`, eventualmente, potrebbe essere supportato da tutta la scena che
all'unisono, vibrerebbe come in un orgasmo collettivo. In alternativa: Bolero a
tutto volume.
Poi la musica cala e i tre ragazzi che erano nell'orinatoio escono, uno dopo
l'altro, abbottonandosi i pantaloni e guadagnando l'uscita di scena,, quasi
furtivamente, chi da destra, chi da sinistra.
Anche Nino, subito dopo, esce dalla casa di Margot, salutato dalla donna con un
bacino e una carezzina affettuosa sul viso. Nino risponde con un sorriso amaro.
Appena la donna si ritira, il ragazzo corre verso l'orinatoio e vomita. Quando
avra` terminato, si rasserenera`, orinera` e se ne andra` a
sedersi sulla panchina.( Bolero in sordina) Dalla bettola si udranno le frasi
caratteristiche del " Tocco" col vino, e le proteste di un avventore
lasciato a secco dagli altri giocatori.
Nino e` assorto in una posa plastica e meditabonda, quando Graziella esce
dall'uscio della merciera e le si avvicina timidamente. Fine della musica.
Gra.- Ciao Nino..-
Nin.- (sobbalzando) Oh, Graziella, ciao. Ma non e` tardi per te?-
Gra.- Mia madre e` dalla merciera, io ti ho visto...-
Nin.- ( turbandosi) Mi hai visto... quando?-
Gra.- Ora, qui, seduto nel sedile.-
Nin.- ( respirando di sollievo) Ah, qui... Vieni siediti ( la invita battendo
la mano sulla panca).-
Gra.- ( sedendosi quasi in punta e un po' vergognandosi) La gente potrebbe
vederci..( si spegne il lampione.Chiaro di luna) Chi fu?-
Nin.- Si sara` fulminata la lampadina, oppure un falso contatto... Stai
tranquilla, non ti curare della gente, che guardino pure, noi non stiamo
facendo nulla di male.-
Gra.- Si lo so, ma le malelingue..-
Nin.- Al diavolo. Finalmente ci capita l'occasione di stare un po' soli e
dobbiamo preccuparci delle malelingue? (pausa) Sai, stasera sei bellissima: Hai
un visino fresco, innocente..pulito...(accenna ad una carezza repressa)
Graziella, forse dovrei chiederti perdono.-
Gra.- Perdono a me? E di che? Tu non mi hai fatto nulla... nulla di male.-
Nin.- Beh, certe volte il male lo si fa anche senza volerlo... o perche` si e`
costretti.. o perche` si e`
scemi! Certo, scemi.-
Gra.- Nino, ma cosa dici? Io non ti capisco.-
Nin.- Niente Graziella, sono pensieri fumosi, umori cattivi, forse,
irrequietezza... (pausa) Poco fa, prima che arrivassi tu, stavo riflettendo
sulla mia vita, sull'esistenza, sull'amore. Dicevo tra me e me: Io, Chianca,
Rappareddu e gli altri compagni, siamo ragazzi fortunati. Si puo` dire che
siamo liberi di fare tutto cio` che ci pare e piace. Non andiamo a scuola; ci
divertiamo, fumiamo, abbiamo anche qualche soldo in tasca- almeno quello che ci
lasciano i nostri protettori, bonta` loro -, ma e` questa vera fortuna? e`la
vera liberta`,la vera vita? Se non e` cosi`, allora, dov'e il trucco? Se c'e`,
voglio scoprirlo! (pausa) E la scuola? Serve o non serve? Prima dicevo di no,
ma vedendo i risultati di Parrineddu, oggi dico di si: E` necessaria. Ma,
allora, quel dannato di un maestro perche` mi fece
sentire una merda? Quindi dissi: Vaffanculo scuola! Ma forse avrei dovuto dire:
Vaffanculo maestro! (pausa) Continuando cosi`, certamente, finiremo come Saru e
don Marianu, tanto per nominarne qualcuno: Vizio, vino e violenza! Ecco, questa
e` la triade che sta scritta in fondo alla
nostra via, nel nostro destino. ( a Graziella che mostra d'intervenire) Cosa
c'e`?-
Gra.- Nulla, nulla. Mi hai fatto venire in mente la scritta che c'e`
nell'oratorio della parrocchia..-
Nin.- Cosa, cosa?- ( quasi scandalizzato).-
Gra.- Ma niente...C'e` scritto: Via, Verita` e vita.-
Nin.- E cosa vuol dire?-
Gra.- Non lo so. Ma sono parole do' Signuruzzu...-
Nin.- Ah! ( pausa) Per fortuna ci resta l'amore. L'amore puro, per intenderci,
l'amore con la A maiuscola. Ed io penso d'essere fortunato...-
Gra.- Tu? E perche`? ( guardandolo con trepidazione)-
Nin.- Perche` immagino d'averlo... c'e` una ragazzina ,penso, che mi vuole
bene. E anch'io credo di volergliene.-
Gra.- E chi sarebbe questa fortunata?-( c.s. )
Nin.- E` una persona che non sta tanto lontana da ma... ( la ragazza capisce
che e` lei e abbassa gli occhi) Sai, io ti penso.(B.P.) Ti penso spesso, io.-
Gra.- Anch'io, Ninuzzo. ( poi di getto) Ti penso tanto, ti penso sempre.(
ancora con gli occhi bassi)-
Nin.- Davvero? E come?-
Gra.- Io te lo dico, ma tu non ridere di me e non dirmi sfacciata. (pausa) Ti
penso come un gran principe che mi rapisce, portandomi, col suo cavallo bianco,
nel suo castello. ( inizio concerto pianoforte. Si suggerisce il numero due di
Rachmaninoff).-
Nin.- E ci hai quasi azzeccato. Io voglio rapirti! Voglio portati via da qui,
da questa bruttura; vorrei portarti in un posto lontano, per vivere una vita
piu` bella, gioiosa; piu` pulita piu` piu` di tutto quanto, anche piu` del
mondo.-
Gra.- Ma perche` parli di brutture? Non riesco a capirti. (b.p.) La vita non e`
brutta, non e` sporca.
Per me la vita e` bellissima perche` mi da la possibilita` di pensarti, di
vederti, di parlarti.
E questo per me e` pura gioia. E` pulita perche` ti voglio ...bene
sinceramente. Sara` felicita` quanto vivro` vicino a te.-
Nin.- Anch'io te ne voglio, giujuzza, tanto tanto.(b.p.) Tu sai darmi fiducia,
speranza..( le si avvicina)
Ma io mi sento vile spazzatura di fronte a te.-
Gra.- Mi hai appena fatto felice dicendomi che mi vuoi bene e subito mi rifai i
tuoi brutti discorsi?-
Nin.- Sono brutti e no... Io ti vorrei..-
Gra.- E non mi hai gia`? ( lo fissa in viso) -
Nin.- Io ti vorrei anche carnalmente. Capisci?-
Gra.- (abbassando gli occhi) Capisco, capisco. Sei gia`uomo. Vuoi che fuggiamo
insieme? ( esitante)-
Nin.- Ci sto pensando seriamente, pero` ancora non e` giunto il momento. Debbo
rafforzarmi. Sto mettendo dei soldi da parte...-
Gra.- Per noi?-
Nin.- Anche, pero` prima debbo concludere degli affari con certe persone ed ho
bisogno di molti soldi.( pausa) Ma non temere, sara` questione di tempo, meno
di quanto tu possa immaginare, e poi ce ne fujiremo.( si avvicina un altro po'
alla ragazza fino a sfiorarla col braccio).-
Gra.- Magari, Madunnuzza bedda, magari quel giorno fosse domani.. si, domani..(
sospirando).
Guarda, le stelle cadenti!- (fare scuro sulla scena, come se la luna fosse
dietro a delle nubi)-
Nin.- La luna s'e` nascosta. (s'avvicina a Gra.) Uh, quante stelle.( osserva
anche lui il cielo, ma di tanto in tanto guarda il viso della ragazza
vicinissimo al suo).
Gra.-( sempre guardando il cielo) Sai oggi e` la notte di San Lorenzo. In
questa notte le stelle cadono a migliaia..-
Nin.- Chi te l'ha detto?-
Gra.- L'ha detto la radio della merciera. Ed ha anche detto che in questa notte
soprattutto, se uno vede una stella cadente, e riesce ad esprimere un desiderio,
prima che essa sparisca, quel desiderio si avvera.-
Nin.- Ecco una stella.-
Gra.- Il desiderio Nino.-
Nin.- Non ce l'ho fatta, mannaggia.-
Gra.- Io si. Riprova con la prossima e stai attento. ( Nino per guardare una
stella che cade dalla sua sinistra, avvicina le sue labbra a quella di
Graziella, che sta immobile. Nino le sfiora la bocca con un lieve bacio. ( La
musica si alza. Durata scena dei baci: mezzo minuto circa).-
Gra.- (riprendendosi e vedendo movimento, nell'uscio della merciera, si alza ,
pronta ad andare via) Forse mia madre mi cerca. Ciao Nino, ci vediamo domani. (
di corsa va verso la merceria, sull'uscio si ferma, si gira, manda un bacio a
Nino ed entra).
Nin.- (Dopo aver accennato ad una timida protesta) Ma aspetta...Va bene ciao a
domani.( ricambia il bacio).-
Nino inebriato di amore, si alza, fa gesti di felicita`, poi, aprendo le
braccia, gira attorno al lampione, che improvvisamente si riaccende tutto.
Nin.- Io l'amo! Lei mi ama! (gridato al cielo. Ripetuto, se e` il caso, a
discrezione della regia).-
Fine del concerto. Nino si risiede e si allaccia una scarpa. Intanto della
mercieria, esce donna Cettina, la pupa di lenci. La donna e` sui quarant'anni,
ma li porta malissimo.
Da giovane molto bella, adesso e` sciupata. Veste male.
Nin.- Sabbenedica donna Cettina.-
Cet.- ( che camminava con gli occhi, bassi, sobbalzando) Ciao Ninuzzo... Ma non
sei con Totuccio? Dov'e` mio, figlio?-
Nin.- Vostro figlio e` da padre Lagana`.-
Cet.- A quest'ora?-
Nin.- E gia`. Domani si deve fare la comunione; forse stara` facendo gli ultimi
preparativi col parroco...-
Cet.- Certo, certo. Senti Nino, tu domani ci vieni alla cerimonia, vero? Dopo
faremo un piccolo festino..-
Nin.- Donna Cettina, io e u Signuruzzu, in questi ultimi tempi non andiamo
tanto d'accordo. Ma al festino ci verro`senz'altro.-
Cet.- Mi dispiace che parli e ti comporti da senzaddio, perche` in fondo sei un
buon ragazzo. Solo certe
compagnie, certi affari poco puliti... Se ci fossero le buonanime dei tuoi
genitori..-
Nin.- ( interrompendola) Ma non ci sono, ed e` inutile recriminare.-
Cet.- E invece si! (pausa) Io li conoscevo bene i tuoi genitori, t'avrebbero
impedito certe frequentazioni. Tua madre era una bravissima persona, tutta casa
e chiesa. Tuo padre era un poco irruento, non si faceva posare una mosca sul
naso. Coltellate ne ha date e ne ha ricevute, ma per gli amici si toglieva il
pane dalla bocca. Certo quella bomba d'aereo..-
Nin.- Gia`, gia`...(pausa) Donna Cettina ( offre del denaro) questo e` il mio
regalo per la comunione di Totuccio. Sono pochini, ma e` tutto quello che ho,
in questo momento.-
Cet.- ( schermendosi) Ma no Ninuzzo, lascia perdere, il regalo glielo farai
un'altra volta. (guardando il
denaro) Ma sono tanti.. sono piu` di cinquemilalire.. No, non posso
accettarli.. sei un ragazzo ancora.-
Nin.- Donna Cettina, io dico pane al pane e vino al vino: Voi avete bisogno di
questi soldi. Siete senza lavoro, vostro figlio deve studiare, vostro marito
forse e` al creatore dopo aver lasciato la pelle in Russia, cosa state a pensarci
ancora? Prendeteli e per un mesetto avrete il pane assicurato.(pausa)
Poi io coi miei affari, quei soldi, li posso guadagnare in un solo giorno. Sono
un ragazzo, dite? Ebbene allora fate finta che questi soldi ve li abbia dati
Totuccio. ( timida protesta della donna) No lasciatemi finire, vi prego.
Dicevo: Sono giovane si, ma vivo in strada, mia casa e mia maestra, che giorno
dopo giorno, m'insegna a lottare, a industriarmi, a difendermi, per
sopravvivere in questo nostro difficile mondo. Un mondo che non conosce
l'adolescenza, ne` vede la vecchiaia. Un mondo
dove o nuoti o affoghi. E la strada m'ha maturato prima dei giorni stabiliti
dalla natura.
Sono un uomo, donna Cettina, e da uomo vi dico: Non rifiutate questo modesto
aiuto in danaro, per adesso. Vuol dire che un domani, quando vi sara`
possibile, col vostro comodo, me lo renderete.-
Cet.- Ninuzzo, lo prendo perche` hai proprio indovinato: ne ho disperatamente
bisogno. Ma sull'animuzza di mio marito, te li rendero`.-
Nin.- Sicuro, sicuro. ( B.p.) A che ora e` il festino?-
Cet.- Alle sei. Ed ora..sara` piu` ricco. ( fa cenno ai soldi). Dio ti benedica
e santa notte. ( entra nella
sua casa).
Nin.-... Ca santa notte. ( sospira).
Cala la luce, si riode il bolero, buio.
Riprende la scena con i ragazzi che si riuniscono nella piazzetta. Dalla casa
di Margot proviene la canzone di Claudio Villa " Perdonami".
Sulle panchine ci sono dei vecchietti che giocano a carte. Gioco e gestualita`
ed esclamazioni, a discrezione della regia. Suona il tocco delle dodici. I
vecchi, salutandosi, si avviano alle loro case uscendo di scena da destra e da
sinistra.
Passa un venditore ambulante di pesce. Bandisce la merce a discrezione della
regia.
Entra un cliente da Margot. Fine musica. Dall'osteria si udra` cantare questa
canzone:
Ost.- Quantu e` bellu, quantu e` bellu
u misi d'austu;
tutti i jorna tutti i notti
fazzu festa!
Picciutteddi, picciutteddi
u vinu e` mustu;
e la fimmina fa perdiri
la testa.-
In scena si sono raggruppati: Nino, Rappareddu, Sciaccaligna, Minchiasalata e
Chianca.
Chi.- Nino, quando ci andiamo dai nostri amici?-
Nin.- Stasera, sul tardi. Picciotti i soldi li avete tutti?-
Chi.- Ma certo.-
Sci.- Si, si.
Min.- Eccoli. (li mostra)
Rap.- Io ho solo questi..( mostra degli spiccioli)
Chi.- Muto tu!- ( gesto di stizza di Rappareddu).
Chi.- E a Parrineddu l'aspetiamo?-
Nin.- Meglio lasciarlo fuori.-
Sci.- E se non volesse restare fuori?-
Nin.- Allora ne riparleremo. Toh, eccolo che viene.-
Entra Parrineddu. E` buio in viso.
Nin.- Cosa ti succede Parrineddu?-
Par.- E` arrivata una lettera del Governo: Mio padre e` morto in Russia.-
Nin.- Tutto qui? Lo sapevamo che era morto, no?-
Par.- Ma c'e` morto e morto. Qua ora c'e` nero su bianco, e significa: morto
senza speranza.-
Chi.- Parrineddu, a quasi tutti noi il padre o ci e` morto..(accenna a se
stesso); oppure l'abbiamo in
galera. Minchiasalata, addirittura non l'ha mai avuto.. Che vuoi farci, e` la
vita.-
Min.- A me, nelle carte, mi mettono sempre figlio di N.N.. Che poi non so bene
cosa vuol dire precisamente..-
Sci.- Vuol dire che sei bastardo, e figlio di puttana.-
Min.- Accura come parli, senno` ti rompo le corna!-
Sci.- Che fai tu?-
Min.- Ti rompo il culo e le corna!-
Sci.- Cala don Angelo..-
Min.- ( avventandosi) E allora assuppati questo.-
Nin.- ( frapponendosi tra i due) E la volete finire? Vogliamo vedere cos'ha
Parrineddu? ( i due si calmano).-
Chi.- Che cos'hai? ( a Parrineddu)-
Par.- Vogliono che vada in un collegio per orfani di guerra. Ci e`arrivata una
carta.. Ma io da qui non mi muovo.-
Min.- Madunnuzza, in collegio..-
Chi.- A morti civile..-
Nin.- Meglio in galera.-
Sci.- Ma la`,in collegio, almeno si mangia tutti i giorni?-
Rap.- Meglio la fame che la schiavitu`.-
Par.- E io non ci vado di certo..-
Nin.- Sono cazzi tuoi.-
Par.- Scappo di casa.-
Sci.- Devi partire subito?-
Par.- No, fra qualche mese, penso..-
Sci.- Allora hai ancora tempo per pensarci.-
Entra in scena Saru u vavusu. Cammina con una certa difficolta`, e` pallido,
tiene le mani in tasca.
Sar.- Salutiamo a tutti gli amici. (sottolinea la parola.)
Nin.- ( assumendo lentamente una posizione di guardia, parla sottovoce a
Rappareddu) Presto, prendimi l'arnese..-
Sar.- Rappareddu resta dove sei, tanto a lui non serve. Questa sistema tutto da
sola. (mostra una pistola) –
Nin.- Ah, ora si usa cosi`?-
Sar.- Perche` tu come usasti? Non mi prendesti a tradimento?-
Nin.- E gia`, dovevo chiederti il permesso prima (smaccoso). Avrei dovuto
dirti: Scusa Saru, permetti che ti tagli il membro? (Ironico) Chi di spada
ferisce di spada perisce. E quella spada ( allude al membro) che ha ferito
tanti carusi, spero che ormai non possa` piu` ferirne altri.
Sar.- Pia illusione! La mazza funziona ancora, per mia fortuna. Volevi fare il
Robin hood? mali pensasti, perche` ora ti rendo la pariglia a pistolettate.-
Nin.- Froscio che credi di farmi paura? Avanti spara! Figlio di puttana! (
grida aggressivo).-
Entra don Mariano richiamato dalle grida.
Mar.- ( rendendosi conto della situazione) Au Saru, e che torni e non saluti
gli amici? ( intanto Saro cerca di nascondere l'arma, Mariano gli si avvicina
sicuro e si pone tra Saru e Nino).-
Sar.- Sono arrivato proprio in questo momento. Salutiamo don Mariano. ( sta per
allontanarsi).-
Mar.- Aspetta Saru, dove vai?-
Sar.- 'A putia, perche`?-
Mar.- Per niente.. pero`... Vedi ci sarebbe una cosa che dovresti sapere..-
Sar.- ( fermandosi) Cosa?-
Mar.- ( guardandosi le unghia delle mani) Devi sapere che questi carusi sono
adesso cosa mia. M'appartengono. Mi spiego?-
Sar.- Cosa vostra? vi appartengono? Come sarebbe? Voi siete in un altro ramo.-
Mar.- Certo, certo. Ma vedi sono loro che hanno cambiato attivita`: Adesso
lavorano con le americane. Roba piu` fine, piu` pulita dei furtarelli, delle
cicche. Roba che rende molto, ma molto di piu`.-
Sar.- Ho capito, chi non e` presente ha torto ed e` cornuto!-
Mar.- Ma che dici Saruzzu, tu che torto puoi avere? Nessuno. E sai un'altra
cosa? Io ti sono sempre amico e sono pertanto disposto ad aiutarti.-
Sar.- Aiutare me? e come?- (diffidente)-
Mar.- Come? Ma facendoti lavorare con me, perbacco! ( lo prende sottobraccio)
Vedi, ho un posto libero, un posto d'oro, al Borgo. Te lo prendi tu e ci metti
il tuo banchetto con le bionde, che io ti daro` a credito,naturalmente. Quel
posto e` una miniera, te l'assicuro, ci farai almeno cinque, sei mila lire.-
Sar.- E la Finanza? Quelli m'attaccano.-
Mar.- Ca quali. Ascuta 'o ziu: Tu ti metti all'angolo della piazza, vicino al
bar Maugeri con la tua brava cassetta d'imballaggio. Sopra ci metti un stecca
di sigarette vuota, mentre le altre, quelle piene, le metti in un sacchettino e
lo appendi al tronco dell'albero che c'e` li` vicino. Quindi te ne stai
distante tre-quattro metri sia dal banchetto che dall'albero. Se si presenta un
cliente, tu gli prendi quello che
vuole dal sacchettino. Se vengono gli sbirri si fottono, perche` non hai nulla
in mano. E cosa sequestrano? La cassa d'imballaggio. Ma lo capisci? Non possono
farti niente! Sarai in una botte di ferro, con me. Picciuli e lavoro facili
facili. Figurati, in piccolo, lo fanno gia` anche questi
carusi.. Che fai, ci stai?-
Sar.- Provare non costa..-
Mar.- Anche finirla con Nino non costa. Salutiamu Saruzzu.-
Saro capisce l'antifona e ricambiando il saluto, entra nella putia, non prima
d'aver dato un'occhiataccia minacciosa a Nino che risponde con un'occhiata
fiera. Mariano resta a guardarlo intanto che entra, poi si rivolge a
Nino.
Mar.- E tu niente colpi di testa. Lo capisti?-
Nin.- Non iniziero` io per primo, statene certo.-
Mar.- Lo spero per te, perche` se rassomigli a tuo padre..-
Nin.- Perche` cosa avete da dire su mio padre?-
Mar.- Nulla di piu` di quanto non t'abbia detto. Calmati ora galletto e dimmi
quanta roba volete.-
Nin.- Abbiamo roba fino a domani. Mi faro` vedere io..( con fierezza subito
repressa)-
Mar.- A domani. (esce).
Nin.- Sabbenedica.- ( mellifluo).-
Chi.- ( dopo che Mariano e` uscito) E ora che facciamo?-
Nin.- Facciamo come abbiamo deciso: Le andiamo a comprare direttamente noi.
Sono stanco di questo gallinaccio.-
Sci.- E se ci prende con le mani nel sacco?-
Min.- Gia`.-
Chi.- Minimo minimo quello ci riempie di botte.-
Min.- Se non peggio...-
Par.- Nino e` pericolosa la cosa..
Nin.- Ma tu non c'entri. Tu resti fuori.-
Par.- Mi mandi via?-
Nin.- Si!-
Par.- E voi che dite? ( vedendo che gli altri abbassano la testa) Ho capito, anche
voi. Bei compagni, begli amici, Giuda e traditori! ( e scappa via uscendo di
scena da sinistra).
Nin.- E anche questa e` fatta.-
Chi.- Certo essere presi per traditori..-
Sci.- ..E Giuda..-
Nin.- E` meglio cosi`. (pausa) Allora, carusi, i vostri timori sono piu` che
giusti. Poi quest'uscita di Saru dall'ospedale proprio ora, non ci voleva...
no.-
Chi.- Saru e` pericoloso. E` vendicativo..-
Nin.- Lo so. E appunto per questo che, a parte la mia questione personale con
lui, avrete maggiormente
bisogno della protezione di don Mariano. E` vero carusi! ( pausa) Ed io non mi
sento di farvi rischiare. In fondo voi siete piu` piccoli di me e tempo ne
avrete tanto, potete aspettare. (pausa) Ma io non posso aspettare. Io non mi
fermo. Io sono deciso a tutto. Ho bisogno della mia liberta`, della mia
autonomia. In una parola: io non voglio piu` padroni, sfuttatori e protettori.
(b.p.) Come mi stancai di Saru, adesso sono stanco di Mariano. Farlo sara`
difficile, pericoloso, forse anche mortale,
ma voglio vivere a modo mio, capitemi, voglio essere padrone di me stesso, e se
sbaglio, voglio sbagliare da solo. (b.p.)
Carusi, credetemi non e` superbia la mia. Vedete, disporre di me stesso, e` un
mezzo, e` come una
necessita`, un forte bisogno per trovare non so bene cosa, riposto in un angolo
oscuro di questa mia vita Lo so, sara` una ricerca lunga e difficile di
qualcosa che, sicuramente, riconoscero` solo quando, nel bene o nel male,
l'avro` colta. E` come avere un debito senza una precisa scadenza. Capite? Voi
portreste dirmi: Ma chi te lo fa fare, non sei felice, cosa ti manca? Ed io vi
dico non lo so! Ma, v'assicuro che quello che mi manca, una volto trovato, me
lo conquistero` e lo difendero`a qualunque
costo. (pausa) Poi, detto fra noi, forse non staro` ancora per molto da solo.(
fa un cenno unendo gl'indici delle due mani) Quindi mi servono anche soldi,
molti e subito!-
Chi.- Ora si spiega stu discorso complicato, c'e` na fujtina in vista...-
Sci.- E non potevi dircelo con due parole: U pilu!-
Min.- Mih, era tutto qui?-
Rap.- Mutu tu! ( ma si nasconde dietro Nino)-
Nin.- Va beni va`.( vedendo che le sue parole sono state capite solo in
funzione alla fuitina)
Concludiamo: Se volete, possiamo organizzarci cosi`: voi prenderete americane
sempre da don Mariano. Io le prendero` dal grossista. Cosi` rischiero` solo io,
e quando il momento sara` piu` favorevole, vi rimetterete nuovamente con me.
Noi siamo amici, e tra di noi non ci sono stati
padroni, ne ce ne saranno mai.-
Chi.- Mi pare giusto.-
Min.- Va bene.-
Sci.- Daccordo.-
Rap.- Io faccio come fa Nino.-
Chi.- Mutu tu!-
Tela.
Atto III
Stessa scenografia del precedente atto. E` sera. Bolero in sordina. In scena
c'e` Rappareddu che gioca con una trottola di legno col laccio. Fa alcuni
tentativi per farla girare, lanciandola per terra, ma con scarso successo
Comparse in scena che mimano varie situazioni. Dopo un minuto, un minuto e
mezzo, entra in scena Nino Bolero. Mangia una mela addentandola.
Nin.- Rappareddu non e` cosa tua.. ( riferendosi ad un insuccesso del bambino
con la trottola).
Rap.- Ciao Nino... Se riuscissi a prendere la misura...-
Nin.- Sarebbe lo stesso. Tu non hai la tecnica. Guarda come si fa. ( dovrebbe
tentare un lancio con successo).
Rap.- Ho capito, ho capito. ( strappa dalle mani di Nino la trottola e il
laccio e tenta il lancio. Ma la
trottola sbilanciata, finisce sulla porta di Margot)-
Mar.- ( da dentro, togliendo il disco) Avanti... ( poi vedendo che nessuno
entra, si affaccia dalla porta)
Avanti...( la parola le muore sulle labbra quando si accorge che non c'e`
nessuno e che i due ragazzi si sbellicano dalle risa) Che? oggi non abbiamo
nulla da fare? ( li apostrofa risentita).-
Nin.- Scusaci Margot, e` stato solo un lancio sbagliato di Rappareddu. ( indica
la trottola, poi, lentamente la va a raccogliere ai piedi della donna - alla
quale, prima, fa un inchino e un sorriso - quindi lancia l'oggetto a Rappareddu
che lo raccoglie e inizia a giocarci)-
Mar.- Sei galante oggi, Nino. ( poi sottovove) Sono mesi che non mi vieni a
trovare, bel torello, cossa ghe tu ha?-
Nin.- Sono stato impegnato in altre faccende...( con indifferenza)-
Mar.- Mi so cossa ghe son queste faccende... Tu giri attorno a quella putea che
sta per sbocciare. Te piasson le verginelle, bel torello.-
Nin.- Non l'ho ancora toccata con un dito.-
Mar.- Ma prima o poi le zomperai addosso. Con quel fuoco che tu hai nel
sangue...-
Nin.- So frenare la mia libidine, Margot. La prendero` quando me la rapiro`...-
Mar.- Ma ghe s'e` mato? Cossa vuoi rapire, la putea?-
Nin.- Margot, sono due anni che vivi qui e non sai che il rapimento, che noi
chiamiamo fujtina, avviene col consenso della ragazza.-
Mar.- Boia, l'e` s'e` vero. Usanse barbare, Nineto.-
Nin.- E gia`. Pero`, queste usanze barbare aiutano a risolvere certe situazioni
delicate; e fanno anche
risparmiare alle famiglie dei ragazzi, i quattrini per organizzare un
matrimonio regolare. Quattrini che spesso neppure hanno. Necessita` obbliga
legge, Margot.!-
Mar.- Ma ti, oltre al pelo, che problemi hai? che necessita` c'e` di sposarsi
cosi` giovani? Assaggiala e basta.-
Nin.- Mannaggia, Margot, ma in che mondo vivi? Possibile che ancora non hai
capito che da noi, se si assaggia una carusa e non la si sposa, si corre il
rischio di assaggiare qualche altra cosa? ( fa cenno, intanto, ad una presunta
coltellata in pancia)-
Mar.- Sempre piu` barbari voi terrun.-
Nin.- E hai ragione. ( b.p.) Certo, sarebbe piu` bello poter fare all'amore con
la tua ragazza, quanto ti pare e senza alcun timore, come si usa dalle parti
tue. Ma... (pausa) qui non si puo`. Poi, io, a quella putea, voglio assai bene,
assai assai; ma non la tocco, la rispetto; ( pausa) pero`la desidero anche
carnalmente, e, dannazione, non posso averla se non dopo il matrimonio...
oppure con la fuitina.
E allora mi adeguo alle antiche usanze.( fa cenno con le braccia, come per
dire: cosa ci posso fare?)
Capisti ora?-
Mar.- ( imitando goffamente l'accento locale) U capiu, u capiu, malanova a
iddi.-
Nin.- Alla buonora...salutiamo Margot.-
Margot annuisce col capo e Nino si avvia verso il centro della scena. Nel
frattempo un uomo di ferma nei pressi della casa della prostituta, la quale
stimandolo un possibile cliente, gli sorride adescante e si ritira dentro.
L'uomo si guarda attorno esitante, infine infila l'uscio ed entra in casa di
Margot. Nino fa un gesto com per dire: Buon pro ti faccia. Il ragazzo sta per
raggiungere Rappareddu, quando si apre la
porta di Cettina ed esce la donna seguita da Totuccio, il quale regge in mano
una valigia di cartone.
Nin.- Salutiamo donna Cettina...-
Cet.- Nino, ciao, ciao.-
Nin.- ( esitante) Ciao Totuccio.-
Par.- Ciao...( con indifferenza).
Rap.- ( correndo incontro a Totuccio Parrineddu) Parrin...Totuccio che fai
parti?-
Cet.- Certo che parte. Vero Totuccio?-
Par.- Vero..( con la testa bassa)
Nin.- ( giochicchiando con un piccolo temperino) Con quale treno parti? (
Totuccio non gli risponde)
Cet.- Io passo avanti, ti compro il pane per il viaggio. Ci vediano
all'angolo.-
Par.- Si, mamma.( la donna si avvia e fa un cenno di saluto ai presenti.
Rappareddu seguira` con attenzione il dialogo tra Nino e Totuccio, annuendo
quando parla soprattutto Nino).-
Nin.- Allora, che treno prendi?-
Par.- E a te cosa interessa?-
Nin.- Vorrei accompagnarti alla stazione..-
Par.- Grazie del pensiero.( duro) Ma noi prendiamo la carrozza.-
Nin.- Parrineddu, mi dispiace...-
Par.- Di cosa? D'avermi lasciato fuori dagli affari dei compagni? Di non avermi
permesso di guardagnare la giornata con voi? Di avermi cosi` costretto a
partire? o di cos'altro? ( con rabbia, quasi con le lacrime agli occhi).-
Nin.- Mi dispiace che tu parta. (pausa) Ma forse e` una cosa buona. Io lo
capisco e basta.-
Par.- Bell'amico...( piu` disponibile)
Nin.- Costringerti a partire forse e` sbagliato, ma sono piu` che sicuro che e`
giusto che tu vada a istruirti. Eppoi, tu devi andare via di qua.(b.p.) Per il
tuo bene. Si, proprio cosi`. -
Par.- Io ci sto benissimo qui, con voi...-
Nin.- Non dire cazzate, Parrineddu! Tu ci stai bene, per ora, perche`ci sono i
picciotti che ti sono amici...Ma non e` posto per te questo. ( pausa) Tu non ci
sai fare. Tu sei ingenuo. Sei, sei un puro.
No, non e` ambiente per te questo, stanne certo.( b.p.) Qui, o prima o poi,
tutti quanti ti metterebbero i piedi in faccia, oppure... oppure un giorno o
l'altro uno sciavuni qualsiasi ti potrebbe far secco. Siamo sinceri, almeno tra
di noi.-
Par.- Hai ragione tu Nino. (b.p.) A me dispiace partite per voi e anche perche`
lascio mia madre, ma di questo quartiere ne ho fin sopra i capelli... Hai
ragione tu...amico.-
Nin.- Gia`. ( i due ragazzi tentennano un po`, poi si abbracciano). Buon
viaggio Parrineddu.-
Par.- Non m'accompagni piu`?-
Nin.- No. Ti volevo accompagnare per farti il discorso che hai appena
sentito... Odio gli addii alla stazione.-
Par.- ( esitante, poi deciso) Addio. ( sta per uscire da sinistra)-
Rap.- ( correndogli dietro e uscendo) Parrineddu, aspettami, aspettami..-
Entra in scena, accompagnata e sorretta da donna Cettina, Graziella. Ella e`
lacera e scarmigliata, piangente.
Gra.- ( aggrappandosi al collo di Nino) Nino, Nino...oddio..-
Nin.- Graziella? Perche` piangi? ( guardando i vestiti) Cosa ti e` successo?-
Gra.- Povera me miserabile.. povera me.-
Nin.- ( in stato di agitazione ed esaminandola sempre) Ma dimmi cosa t'e`
successo, maledizione!-
Cet.- ( accarezzando la testa di Graziella che continua a piangere
disperatamente) Nino, a Graziella hanno fatto qualcosa di terribile. Madonna,
sto tremando ancora: Era in uno stato pietoso...
Appena m'ha visto m'ha buttato le braccia al collo...-
Nin.- Va bene, va bene. Ma volete dirmi cos'e` accaduto? puttana Eva!
Cet.- Stai calmo Nino, arrivo al punto..-
Nin.- Sono calmo, calmissimo (a parole) Parlate perddio!-
Cet.- Graziella e` stata stuprata, e` stata violentata.. ( prima esitante, poi
di getto)-
Nin.- ( sbalordito) Cosa?-
Gra.- ( allontanandosi da Nino) Mi hanno sverginata! ( la battuta sara` detta
come un grido selvaggio lanciato al cielo)-
Nin.- Sacramentato Dio! ( si tiene la testa con le mani) Chi e` stato? Parla!
Chi e` stato! (prima supplicato, poi gridato, quindi correndo da Graziella e
scuotendola dalle spalle)-
Gra.- Erano in quattro, stavo venendo qui da te, quando mi hanno presa e
trascinata nelle case sdurrubate, e li`... ( con grande sofferenza e senza piu`
piangere).
Nin.- Vilenu amaru! Nelle case sdirrubate? Chi sono stati, dimmelo!-
Rap.- ( inorridendo) La ci va Saru u vavusu!-
Nin.- Era lui?-
Gra.- C'era anche lui.-
Nin.- Saru u vavusu? Ah?-
Gra.- Si, lui.( pausa, poi con voce atona) Poi gli altri, a turno mi hanno
insozzato il corpo e l'anima. Era buio. Non li ho riconosciuti tutti. Mi hanno
immobilizzata. E una schifosa mano sulla mia bocca mi impediva di gridare.
Nin.- (Calmandosi di colpo) Saru, l'avevo immaginato. (pausa)Donna cettina, non
e` per comando, ma vi prego di accompagnare Graziella a casa sua.-
Cet.- L'accompagno, pero` sarebbe meglio chiamare il dottore Pampinella.
Totuccio, aspettami qui. ( con un braccio cinge le spalle della ragazza ed
escono insieme, da destra).
Nin.- Fate come volete... ( girandole le spalle e portandosi al centro della
scena. Ha il viso contratto dalla collera e i pugni chiusi. ( A Totuccio) Se
prima di partire, ti serviva una controprova di quanto e` miserabile e dura la
vita in questo quartiere, bene, l'hai avuta. (pausa) L'hai avuta a spese mie e
di quella povera carusa.(b.p.poi si aggira nel palco come una belva) Oddio!
Signuruzzu, ma sono proprio una cosa cosi` fitusa? Sono proprio cosi`
ripugnante e odioso ai tuoi occhi? Perche` i castighi che mi infliggi, si
debbomo abbattere, oltre che su di me, anche sulle persone a me care? Perche`
mi perseguiti? Che t'ho fatto di male? (in crescendo) Qual'e` la mia colpa? (
gridato al cielo e pausa).
Fu forse una mia colpa nascere qui, in questo quartiere? ( b.p.) Certo che lo
fu! Per te sicuramente lo fu! (attenuando il tono, poi pausa) Ero appena appena
un bambino, quando facesti cadere quella bomba d'aereo sulla mia casa: Mi
togliesti in un sol colpo padre, madre, tre fratelli e una sorellina bella come
un angelo.( b.p.) Mi lasciasti solo, con sulle spalle un cumulo di macerie, e
dentro il cuore disperazione e paura. Mi destinasti cosi` alla vita randagia,
alla strada! ( quasi soffiato, poi pausa) Ma non fosti ancora contento, no; e
allora mi facesti conoscere bassezze, umiliazioni e maltrattamenti d'ogni
specie. (b.p.)Fui abbandonato al mio ignoto destino, solo, come un cane
randagio, qual'io ero. (b.p.)
Poi ti accorgesti che non soccombevo, e allora cambiasti tattica e strategia:
mi adescasti con le tue
sottili arti, che pero` sanno giungere fino al cuore. Me maledetto!(pausa) Tu
mi hai blandito e illuso, per darmi poi, sadicamente, un'altra delle tue
sacrileghe mazzate! (pausa). Che Dio crudele!
Guardate... sentite e giudicate voi ( ai ragazzi): Ero gia` quasi stufo di
questa vita. Volevo cambiare, e
a tentoni cercavo il vero scopo della mia esistenza. A poco a poco, imparai a
capire il valore della
freschezza, dell'innocenza, dell'amore puro; conobbi nuovi sentimenti,
m'innamorai, (sussurrato b.p.) ed ecco la sua terribile mano, improvvisamente e
senza un briciolo di quella misericordia di cui tanto si vanta, piombarmi
addosso distruggendo tutte le mie buone intenzioni, tutti i miei progetti
d'amore, tutte le mie speranze. Che schifo! (pausa) Ma io di questo Dio
malvagio e vendicativo me ne sbatto! ( sputando verso l'alto). Cielo, fermami
ora, se sei capace!- ( si calma, pausa) Rappareddu? ( con gesto e con lo
sguardo fa intendere al bambino di prendergli il coltello. Rappareddu
spaventato esegue senza fiatare, prende l'arma dal cavo dell'albero, e con
lentezza, ma anche con decisione, la porge all'amico.)
Pian piano la scena si fa buia. Poi l'occhio di bue illuminera` al centro del
palco, i sedili in ferro, dove vi sono padre Lagana`, seduto, e Totuccio adulto
in piedi con i fogli in mano.La scenografia e` cambiata di poco: Al posto dell'insegna
della merciera, ora c'e` " Lava-lampo" ; sulla casa di Cettina
Pulvirenti c'e` l'insegna del bar rosso-azzurro; sulla casa di don Mariano c'e
scritto: Circolo
ricreativo = Comitato elettorale onorevole Zappulla; sulla putia c'e` questa
insegna: Osteria. Sul muro vicino all'uscio, a destra c'e` la reclame di una
bevanda; dall'altra parte c'e` un cartello con su scritto: " Si Fanno
Panini In Bottiti."
Tot.- E questo e` tutto. Come vedete mi sono arrenato appena appena
all'antipasto.-( intanto riordina i fogli che mettera` nella ventiquattrore).
Lag.- ...E Nino, quella volta, si busco` tre anni di riformatorio.(pausa)
Quanti ricordi mi hai evocato,
Totuccio mio...( poi fra se ) In pochi minuti mi hai svelato, crudelmente, il
fallimento della mia vita
sacerdotale... quanta impotenza c'era in me, in quel tempo... e quanta
rassegnazione c'e` adesso nel mio vecchio cuore.-
Tot.- ( che ha udito il borbottio) Che avete detto padre?-
Lag.- Nulla..( riprendendosi) Nulla. Solo ricordi...-
Tot.- Nino uccise Saru, vero?-
Lag.- No, ma lo concio` pero` per le feste. Saru mori`al sanatorio, di tisi.-
Tot.- Ed ora Nino dov'e`, che fa?-
Lag.- Te lo dissi, fa il commerciante...-
Tot.- Di bionde?-
Lag.- Questo lo hai detto tu.-
Tot.- E Rappareddu? Che ne e` di lui?-
Lag.- Scoppia di salute.-
Tot.- E cosa fa per campare?-
Lag.- Ti dissi che fa il sensale...-
Tot.- Sensale di cosa?-
Lag.- ( infastidito) Sensale.. in genere. Lavora con Nino.-
Tot.- Ho capito. (pausa) E di Chianca? Cosa sa dirmi?-
Lag.- Lui fa il... droghiere.-
Tot.- Non m'avete detto che ha la macelleria?-
Lag.- (Sempre piu` infastidito) Carni...droghe, sempre nel commercio e`. Ora lo
finisti l'interrogatorio?-
Tot.- Un'ultima cosa. ( pausa) Graziella, come sta?-
Lag.- ( si udra` la musica del Bolero) Quella sfortunata ha preso il posto di
Margot, che se n'e` tornata al suo paese.- ( indica la vecchia casa di Margot)
Tot.- Graziella batte? Ohi, ohi. E Nino? La lascio`?-
Lag.- Quando usci` dal riformatorio la trovo` che gia` faceva la vita. (pausa)
I genitori di quella povera fanciulla non la vollero riprendere con loro...per
il disonore.-
Tot.- L'onore, eh? (amareggiato). Ma che razza d'onore c'e` nell'abbandonare al
suo destino la propria figlia? (P) Ecco? il bolero, proprio come faceva Margot:
Vuol far sapere che e` libera.-
Lag.- No, vuol dire che sta arrivando Nino... E adesso ti saluto, ci siamo
fatti in troppi.-
La scena, a questo punto, riprende mentre l'occhio di bue cala.
I due uomini sono circondati da cinque, sei individui con fare minaccioso.
Lagana` con platealita` fa conoscere a quegli uomini chi e` il nuovo
arrivato.
Lag.- Vienimi a trovare in parrocchia Totuccio Parrineddu. Vediamo se ancora ti
ricordi come si serve la messa.(si guarda attorno, come per dire: Avete capito
bene chi e`?, ed esce da destra)-
A questo punto gli uomini si fanno da parte e appare Nino Bolero adulto.
Nin.- Sicche` tu saresti Totuccio Parrineddu?-
Tot.- E tu sei Nino Bolero.-
Nin.- ( agli altri, che poi escono) Carusi questo e` cosa mia. Arrivederci. ( a
Totuccio) Pezzo di delinquente, dove ti eri cacciato? ( e corre per
abbracciarlo).
Tot.- ( andandogli incontro e abbracciandolo caldamente) In un altro mondo,
Nino, in un altro mondo.
Porca miseria, come sei imponente.-
Nin.- E tu come sei elegante. Come te la passi, ah?-
Tot.- Bene, bene. E tu?-
Nin.- Non mi posso lamentare. Che fa? ti sei sposato? Che lavoro fai?-
Tot.- Si, ho moglie e due figli; per campare faccio il giornalista. E tu?-
Nin.- (ignorando la domanda) E lo fai bene il giornalista?-
Tot.- Discretamente.-
Nin.- Cosa stavi leggendo a padre Lagana`? ( senza dare importanza alla
domanda)-
Tot.- Alcune pagine del... mio romanzo.-
Nin.- Ah.-
Tot.- Sono venuto a cercare ricordi...-
Nin.- Ma certo. Eccome. Qui ne troverai tanti ricordi e .. anche notizie
fresche, per un giornalista..immagino...( ironico)-
Tot.- Nino, che ti passa per la testa?-
Nin.- Ma nulla, nulla. Dicevo cosi`, per dire...-
Tot.- Ed io, cosi` per dire, ti dico: Nino, che cosa c'e` sotto st'ironia.-
Nin.- Te l'ho gia` detto: Niente...( poi con noncuranza e guardandosi le dita)
E` che non mi piacciono le persone che fanno troppe domande ai parrini...-
Tot.- Ehi, ehi, ma io sono Totuccio Pulvirenti, detto u Parrineddu, sono stato
uno dei vostri.(pausa)
E stavo chiedendo di voi a padre Lagana`, solo per avere notizie dei miei
vecchi amici.(pausa)
Comunque, e` vero, facevo delle domande troppo insistenti, ma, ti assicuro, che
non era a scopo
professionale, bensi` affettivo. (b.p.) Beh, forse anche per aiutarmi a
stimolare la mia fantasia ...
ritrovare la la vena per riprendere a scrivere. Ma basta cosi`. Allora, ti
saluto Nino Bolero.-
Nin.- Avaja Totuccio e che e`? Non si puo` scherzare piu` con te? Il Continente
ti ha fatto diventare permaloso? Avanti, metti via quel broncio e vieni con me,
a casa mia, oggi sarai il mio ospite d'onore. E vieni. ( Totuccio esita e Nino
lo prende sottobraccio e affettuosamente, quasi lo trascina con se. Sta per
avviarsi ad uscire, da destra, quando dal bar rossoazzurro, entra in scena
Rappareddu adulto).-
Rap.- ( fermandosi di botto) Madunnuzza bedda! Parrineddu! Ma sei proprio tu,
malacarne?-
Tot.- (lasciando Nino ed abbracciando Rappareddu) Rappareddu, amico mio. ( poi
allontanandosi e guardandolo meglio, con tono scherzoso) Au, ma sempri
rappareddu restasti.-
Rap.- E tu sempri Parrineddu. Gardalo che faccia compunta di parrinu. ( a Nino)
Quando arrivasti? Quanto ti fermi? Quanto parti?-
Nin.- Lo hai gia` messo sul treno. Rappareddu, oggi Totuccio e` mio ospite a
pranzo. Non farmi disturbare da nessuno.-
Rap.- Veramente qualcuno ti cerca...ci sarebbe li dentro... accenna il bar)-
Nin.- Cosa?- ( con noncuranza)
Rap.- Ci sarebbe, ci sarebbe.. c'e`...-
Nin.- Ci sarebbe, o c'e`? deciditi.-
Rap.- Ci sarebbe... C'e Chianca che ti vuole parlare.-
Nin.- Mi vuole parlare? Sa dove trovarmi.(impassibile)
Rap.- Vorrebbe, desidera... Avaja, e` con certi suoi amici.-
Nin.- Sa dove trovarmi. Andiamo Totuccio.-
Rap.- Vacci Nino, non si deve mai dire che hai iniziato per primo...-
Nin.- ( pensieroso) Sta bene. ( e si avvia)-
Tot.- ( sta per seguirlo) Vengo anch'io, vorrei salutare quel birbante..-
Rap.- ( parandosi davanti a Nino) Fermo tu. Non sono affari tuoi. ( con
dolcezza) Resta qui con me,
eh? ( mimando che e` meglio rimanere li`).-
Tot.- ( protestando timidamente) Lo voglio solo salutare...-
Rap.- Lo saluterai quando sara` il momento.-
Tot.- Rappareddu, ma che succede?- (comprendendo qualcosa).
Rap.- Ma niente. Li` si sta svolgendo un piccolo chiarimento tra vecchi
amici...meglio non disturbare..-
Tot.- Vecchi amici? In che senso?-
Rap.- In tutti i sensi.-
Tot.- Ma non lavoravate tutti insieme? ( intuisce la crisi)-
Rap.- Tu sei rimasto ai tempi dei canonici di lignu. Qua le cose sono cambiate,
e non certo per il meglio. (pausa) Eravamo insieme fino a cinque anni fa. Poi
Chianca si mise a fare il droghiere..-
Tot.- E con cio`?-
Rap.- Ah Totuccio, e che sei tondo? E cerca di capirmi!(b.p.)Vende cosette,
polverine, siringhette e varie. Capisti?-
Tot.- Ho capito. E Nino non e` d'accordo.-
Rap.- Esatto. Lui ama le bionde...Ora tu lo comprendi, due due galli in uno
stesso pollaio sono un po' troppi.-
Tot.- Sono tre i galli. E don Mariano dove lo metti?-
Rap.- Quello riposa in pace...-
Tot.- E` morto? Non lo credevo tanto vecchio...-
Rap.- Non era tanto vecchio, ma troppo stupido si.(pausa)E non mori` di
vecchiaia.-
Tot.- Di malattia? Oppure...-
Rap.- Oppure! ( pausa) Permise a Saru u Vavusu di fare quella brutta cosa a
Graziella. Forse per punire
qualcuno che si era messo in proprio...E questo qualcuno e` di memoria lunga e
sa aspettare...-
Tot.- Chi e`, Nino?-
Rap.- C'e` chi lo crede...-
Tot.- Gia`, c'e` chi lo crede... a torto.( con ironia) E dimmi, che succedera`
li`? (accennando alla bar).-
Rap.- Niente. Parlano, discutono, ragionano...( cercando di cambiare
discorso)Beato te che te ne stai a Roma, lontano da questo casino. Perche` qua
sta diventanto tutto un gran bordello. Specialmente questo quartiere. Col nuovo
commercio tutto e` ormai saltato: le amicizie, le gerarchie, persino le
parentele.(pausa) I soldi! Troppi soldi ci sono in gioco. Troppi interessi ora
s'intrecciano.E caro mio, adesso si punta forte!Vedi? Ti ricordi? Una volta per
saldare un conticino, ci si dava una coltellata, faccia a faccia, e buonanotte.
Ma poi, col progresso, abbiamo incominciato a spararci nelle gambe a tradimento.
( pausa) Adesso siamo civilizzati: ci ammazziamo.(quasi con un filo di voce)
Abbiamo scelto la via piu` breve per derimere le questioni.( breve risata
nervosa) Ma, francamente, preferivo la vecchia maniera di vivere.(sospira)-
Tot.- Ho saputo, ho saputo.. Senti, ma ci sara` d'aspettare molto? ( guarda
l'orologio al polso)-
Rap.- Forse no, se trovano un accordo subito, come io spero. Altrimenti..-
Tot.- Altrimenti?-
Rap.- (facendo segno con le dita della mano destra) Altrimenti, fra non molto,
uno dei due...-
Tot.- Non posso crederci. Nino e Chianca..-
Rap.- Allora sei scemo.( poi piu` conciliante) Ma come? parlo da un'ora e non
hai ancora capito che tutto e` cambiato? (quasi scandendo le parole) Qui siamo
in piena giungla, amico mio. (pausa)
Beato tu che te ne sei andato via.-
Tot.- Gia`, beato io.(pensieroso, poi come se avesse avuto un'idea) Ma perche`
non vai via anche tu?-
Rap.- Io? Ma che dici? Non sai chi sono io? (con meraviglia, poi pausa. Intanto
le luci della scena calano e si accende l'occhio di bue. Pochi secondi, e si
accosta ai due anche Nino Bolero che entra nel raggio dell'occhio di bue e si
mette a sinistra della scena; Rappareddu sta al centro e Totuccio a destra. Il
solo Rappareddu si muovera`, gli altri avranno fermo di scena.) Un giorno padre
Lagana`, parlandomi delle bellezze e della varieta`della natura, mi disse: Le
aquile sono rapaci, hanno artigli, rostro e forti ali, e volano in alto. ( fa
la mimica e accenna a Nino) Gli aironi, sono mansueti, hanno eleganza,
resistenza, e grandi ali, e volano lontano.(indica Totuccio, pausa) Ma io sono
nu rappareddu, una minutola, ho due aluzze piccole piccole, dove posso volare,
io? (congiunge le mani, gestualita` appropriata)-
Consumate le ultime battute, le luci caleranno fino al buio completo; il bolero
si sentira`, prima in sordina, poi a sempre piu` forte; mentre il sipario si
chiudera` lentamente con il fermo di scena dei tre attori sul palco.
Fine
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