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Commedia in 3 atti

diOreste Biancoli

A Lilla

PERSONAGGI

Margherita, madre di Carla

Conte Andrea Sardi

Carla, sua moglie

Giovanna, cugina di Carla

Laura Mancini

Leone Mancini, suomarito

Giulia Gastaldi

Comm. Gastaldi

Marco Gravina

Paolo Frangi

Ernesto, cameriere

Un giovanotto

Una signora

Un'altra signora

GHERARDO CASINI EDITORE


ATTO PRIMO

La SCENA: Un salotto studio arredato con gusto. Mo­bili e soprammobili non eccessivamente moderni, ma di li­nea semplice, severa ed elegante. Alle pareti qualche stampa. In fondo a destra una porta che da nell'ingresso della casa. A sinistra, sempre sulla parete di fondo una arcata fa vedere un piccolo salottino dove c'è un tavolino con l'apparecchio radio. Nella parete di sinistra una grande fi­nestra rettangolare. In quella di destra una porta, sul davanti è una biblioteca piena di volumi pregiati, con davanti un grande tavolo che funge da scrivania. Su questo è il telefono. Poltrone, un divano sotto la finestra con vicino un mobile bar, luci nascoste. Piccoli tavoli e oggetti fra cui un orolo­gio e alcuni vasi con fiori.

Quando s'alza, la tela, è in scena solamente Paolo, un uomo sulla cinquantina. Capelli grigi, sbarbato. Veste ele­gantemente. E seduto davanti alla radio e ascolta beatamente il racconto di « Lohengrin » al III atto. Sono le ultime bat­tute.

Canto della radio - « Però del Graal chi svela il velo arcano dal guardo dei profani de' fuggir. Apparve a « voi cotal segreto strano. Svelato io l'ho... »

(La radio continua quando entra in scena, con Ernesto, il domestico, la signora Margherita).

Margherita (sulla soglia d'ingresso) - E la signora?

Ernesto - Riposa.

Paolo (senza nemmeno voltarsi) - Silenzio!... (alza un brac­cio come fosse il direttore d'orchestra nell'acuto di « Son Lohéngrin, suo figlio » etc.) Bravo!... (rumore di applausi).

Margherita (dopo aver guardato da dove proveniva la voce) - Avvisate la signora che ci sono io.

(Ernesto si inchina, esce a sinistra).

Paolo (chiudendo la radio che continua nella trasmissione del Lobéngrin) - Non mi interessa più... (si alza cantic­chiando «  Son Lohéngrin », e solo ora, uscendo dal salot-tino bar, vede Margherita). - Signora Margherita!

Margherita (stringendogli la mano) - Ah, è lei!... Credevo fosse Andrea ad imporre silenzio...

Paolo - No, Andrea è più educato... Ma era qui anche lui un momento fa...

Ernesto (ripassando) - La signora viene subito.

Paolo (a Ernesto) - E il padrone dov'è?...

Ernesto - È su in solaio... (esce a destra).

Paolo (meravigliato) - In solaio?... (a Margherita) Come vede, signora Margherita, sono io a riceverla nella casa di sua figlia, e non essendo suo genero, posso dirle anche « benvenuta »...

Margherita - Fossero tutte le suocere come me! Ma mi dica, sa se Carla sta male...

Paolo - No, ero qui a colazione e stava benissimo...

Margherita - Mi ha detto Ernesto che riposava...

Paolo - Ah, perché si annoiava! Io mi sono messo a sentire la trasmissione del « Lohénghin » dalla Scala, Andrea si è affogato in un libro, e lei invece che dormire qui ha preferito andare a letto....

Carla (entrando. È una donna sui trent’anni, molto piacente di una bellezza fine e delicata) - Non immaginavo che saresti venuta... (fa per darle un bacio).

Margherita (scostandosi) - No, no cara... salutiamoci in distanza... Io ho avuto l'influenza....

Carla - Dieci giorni fa...

Margherita - Non vuol dire; bisogna essere prudenti...

Paolo - Allora perché mi ha stretto la mano? Io ha avuto il morbillo... da piccolo...

Margherita - Scherzate pure, voi! Be'! Adesso che ti ho fatto un salutino debbo scappare...

Carla - Ma se sei appena arrivata!

Margherita - Sono in giro per le mie solite visite bene-fiche e ho i minuti contati. Stamane ti ho telefonato, ma come al solito mi sono sentita dire: « la signora è ancora a letto »...

Carla - Chissà che ora era?...

Margherita - Non era l'alba! Le nove e mezza...

Carla - Presto! A quell'ora dormo...

Margherita - Io mi alzo alle sette...

Carla - Per fare cosa, poi?...

Margherita - Se no la casa non va avanti, mia cara!

Carla (ridendo) - La mamma ha due manie,., La casa che senza di lei non va avanti, e le cure da consigliare! Ha un emporio di medicine e quel che è peggio le prova tutte. I farmacisti sono la sua passione...

Paolo - Me l'avevano detto... Però alla sua età!...

Margherita - Ma via!! (a Carla) Non ho tempo da per­dere... Hai bisogno di me? No. Allora vado a fare le mie visite benefiche... E poi immagino che tu dovrai uscire per uno dei tuoi bridge...

Carla - Sì, ma più tardi...

Margherita - Lo dicevo! Il bridge è l'unica occupazione delle donne moderne.

Carla - Per carità, mamma, non metterti a fare il coro con Andrea!...

Andrea (Entrando. E' un uomo sui 45 anni. Ha un pacco dì libri fra le braccia. Indossa una vestaglia) - Che c'entra Andrea? (depone i libri sul tavolo) Buongiorno, mamma, scusa se non ti saluto più affettuosamente, ma sono pie­no di polvere. Dunque?... chi è che fa il coro con me?

Carla - Nulla... È la mamma che critica i miei bridges...

Andrea - Ma io non li critico affatto, anzi li approvo! II bridge è una specie di passaporto per la frontiera della mondanità. Utilissimo per certe donne...

Carla - Anche per certi uomini!...

Andrea - Anche!... dicono per esempio che ai diplomatici serve moltissimo per far carriera. Non mi sono mai aspettato un gran che dalla diplomazia, ma può darsi!... Vedrai, mamma, che finiremo per doverlo imparare anche noi.

Margherita - Ah, no! Comunque poi io non volevo dare a Carla che dei buoni consigli.

Andrea - Allora dovresti dirle di amare di più i miei libri... (prende un libro) Questo pregevolissimo Petrarca... non si aspettava certamente l'esilio del solaio a cui Carla l'aveva condannato.

Carla - Non sapevo che era pregevolissimo... Ho visto un libro vecchio...

Andrea - Vecchio! Spero che quando sarò più vecchio non manderai anche me a far la fine di queste rime d'amore...

Carla (scherzosa) - Sta. tranquillo... Mi innamorerò di Petrarca...

Andrea - Non ne sarei geloso... Anzi ti dirò che avrei pre­ferito dì trovarlo vicino al tuo letto.

Carla (ridendo) - Fallo prima spolverare.

Paolo - Per carità! È polvere pregevolissima...

Andrea - Tu non capisci niente. (sempre mostrando il libro come fosse un gioiello) Questa è una edizione stampata nel 1536 a Venezia...

Paolo - Che non si può leggere... Le esse sono come le effe... Affai, moffa, ofcura... Li conosco... li conosco quei libri!...

Andrea (con compassione) - Disgraziato!... Già, tu ami la radio!

Paolo - E tu no? Perché la tieni?

Andrea - Piace a Carla... Lei si entusiasma di tutto... È giovane... (si guarda le mani) Come sono sudicio! (si dirige verso una porta di sinistra).

Margherita - Andrea, io ti saluto.

Andrea (fermandosi) - Vai già via? No... scommetto che ti rivedo...  (esce).

Carla - Sì, fermati un minuto, mamma... Vuoi una tazza di tè?

Margherita - Se lo fai servire subito...

Carla  (suonando il campanello) - Anche lei, Paolo?...

Paolo - Quasi quasi ci sto... (a Margherita) Se ha fretta l'accompagno poi io con la macchina...

Margherita - Grazie...

Paolo - Mi racconterà strada tacendo di quel suo farmacista... (Margherita ha un gesto come per dire : « è incorreggibile ».

Carla (a Ernesto) - Porta il tè...

(Cameriere via).

Paolo (canticchiando) - «Son Lohengrin, suo figlio e cavalieri »...L'ha cantata bene, però....

Margherita - Chi?

Paolo - Coso... il tenore... Non ricordo come si chiami. Cer­to, a paragone di quelli di una volta... C'era per esempio coso... sì, quello famoso!... Be', adesso mi sfugge il nome, che era grande, divino... (Andrea rientra, ha indossato la giacca. Si dirige al tavolo... e cerca di trovar posto nella biblioteca per i nuovi libri) Mi ricordo che quando diceva appunto « Son Lohéngrin »...

Andrea (interrompendolo) - Non capisco perché un appas­sionato di musica come te dell'opera, invece di andare alla Scala, si accontenti di sentirla alla radio...

Paolo - Ti dirò che lo preferisco... Vedi, un'opera non mi piace mai tutta, ma dei brani. Se sei in teatro non puoi stare a sentire solo il pezzo che ti piace e poi andartene... Disturbi gli altri, ti fai osservare. Invece alla radio giri un bottone e silenzio... E non è il solo van­taggio... C'è anche quello di non vedere i cantanti, i loro gesti... dici  poco?  Mimì è sempre piccola così e con un (segna il seno) da balia friulana... Lohengrin ha una pancetta da capo-ufficio ministeriale... Alla radio, no, senti la bella voce. Mimì diventa veramente una crea­tura di sogno e Lohengrin un Dio...

Andrea - Come amare una donna... per telefono...

Paolo - Bravo!

Andrea - Piaceri metafisici...

Paolo - Ecco!...

Andrea - Che non esistono. (rientra il cameriere con il tè).

Paolo - Come non esistono!? (si avvicina alla scrivania) E questa tua mania di raccogliere libri vecchi e antichi, come li chiami tu, non è forse un piacere metafisico?

Andrea - No, reale. Si tratta di libri che ho letto, leggo, o leggerò... Li guardo, li accarezzo, li rigiro.. Esistono, come qualcosa di concreto: mi occupano, prendono qualcosa di me...

Carla (servendo il tè a Margherita) - Anche troppo!

Margherita - Non essere noiosa, Carla...

Carla - Non è un rimprovero... Commento!... (servendo il tè a Paolo) Latte o limone...?

Paolo - Ancora non lo sa... Ho preso ormai più tè da lei che latte da mia madre...

Carla - Limone?

Paolo - Limone, sempre limone...

Carla (porgendogli la tazza) - Da un giorno all'altro si può anche cambiare.

Paolo - No... Noi uomini siamo costanti nei gusti... Sono le donne che cambiano...

Margherita - Non le disprezzi le donne!

Paolo - Io? Tutt'altro Anzi è perché le ammiro tutte che non mi sono sposato...

Margherita - Non disperi... è sempre in tempo. Ci sono tante brave ragazzee se desse retta a me...

Paolo (a Carla) - Mi consiglia la cura della moglie... (a Margherita) No, perché certi impiastri a volte fanno bene...

Andrea (sempre alla biblioteca) - Carla? E il mio tè?

Carla - Oh, scusa caro!... (gli prepara il tè) Quanto zuc­chero?... (a Paolo) Vede.... anche di mio marito non mi ricordo i gusti!

Paolo - Per il tè, è sperabile!...

Margherita - Io non mi ricordavo mai il giorno in cui mio marito compiva gli anni...

Andrea - Nella madre riconosco la figlia... (Beve il tè e con­tinua a leggere. Suona il campanello del telefono. Carla va all'apparecchio).

Carla - Pronto! Ah, sei tu Laura? Carissima!

Paolo (ad Andrea) - Un'amicizia metafisica...

Carla (cui l'interruzione non ha fatto capire ciò che Laura le dice al telefono) - Come? (rivolta a Paolo) Stia zitto che non capisco... (al telefono) No, non a te; parlavo con Paolo... Sì, è qui... (a Paolo) Laura dice che lei è simpaticissimo...

Paolo - Mi dispiace di non poter rispondere altrettanto...

Carla (al telefono) - Anche tu a lui, ha detto...

Paolo - Prendi una bugia, mettile due labbra tinte e fai una donna...

Carla - Ma la smetta che non capisco niente. (al telefono) Come dici?... Cara... Sono desolata!... Vado dai Ferro... Non posso... Scherzi! (ridendo) Sai benissimo che Andrea non mi accompagna... Ieri sera?... Sono andata al concerto. Bellissimo!... Non ti dico; la settima di Beethoven... Tu sai che io adoro Beethoven... Certo... Perché non vieni domani?... mi dispiace... (leziosa) Bye-bye... (depone il ricevitore).

Paolo - Però ha finito presto... Di solito le conversazioni telefoniche femminili sono lunghissime.

Margherita - Ai mici tempi ci si faceva le visite...

Paolo - E adesso si usa il telefono per dirsi i più intimi segreti. Non ha sentito? *Adoro Beethoven »...

Andrea - Il quale avrebbe avuto la fortuna di non sentir dire bye-bye...

Margherita - Cosa voleva la Mancini?

Carla - Sperava che rimanessi in casa...

Andrea - Vai dai Ferro, invece... No?

Carla - Sì. C'è un bridge... Perché non vieni anche tu?

Paolo - Che se ne fa di suo marito in mezzo al mondo?

Carla - Che domanda! È la mia vanità!... Noi donne siamo

così frivole che quando abbiamo una cosa che ci piace

vogliamo mostrarla anche agli altri...

Paolo - Un vestito come un marito... Attento, Andrea, che la moda cambia!

Carla - Oh. non c'è pericolo..  Se è lui a cominciare... allora...

Andrea (paterno} - Non far tardi al tuo bridge...

Carla - No... aspetto Giovanna che mi deve venire a pren­dere con Marco Gravina. (Paolo ha un colpo di tosse)

E lei, maligno, è inutile che tossisca...

Paolo - No. no, è tosse vera... Però lei è diventata rossa...

Carla - Io, rossa?... Sarà difficile!...

Paolo - Guarda tu, Andrea, se non è veto...

Margherita - Non metta zizzania!... Uno scherza e poi magari...

Carla - Se non lo vedo mal... Mi ha telefonato Giovanna che sarebbe venuta a prendermi con lui.

Andrea - Marco è uno di quelli che dicono bye-bye.

Carla (un po' irritata) - Scusa, Andrea, ma mi sembra che quei bye-bye ti abbia datosui nervi no?

Andrea - Non mi piace...

Carla - Non l'ho mica inventato io!...

Andrea - Lo usi...

Margherita - Io lo trovo carino...

Paolo - Ho conosciuto una russa che diceva: ciao, ciao...

Andrea - E iounavolta un'amabilissima italiana che diceva «addio », oppure  « arrivederci ».

Paolo - Preferite il prodotto nazionale... Andrea - Infatti l'ho sposata...

Paolo - Non sapevo che il vostro matrimonio avesse delle origini filologiche... È sorprendente...

Carla - E non solo le origini,., ma... anche gli sviluppi sono sorprendenti... Vede, io per esempio, ho sposato un uomo di mondo, apprezzatissimo uomo di mondo, che viveva di rendita...

Paolo - Beato lui!...

Carla - Entrata nella sua casa, ho trovato un bibliotecario...

Paolo - Che continuava a vivere di rendita, però... La base è sempre quella...

Carla - Già... Andrea invece ha sposato o creduto di spo­sare un'amabilissima italiana che diceva « arrivederci » e ritrova un'italiana, forse meno amabile che dice « bye-bye »...

Andrea (sorridendo) - Amabilissima, sempre...

Paolo - Lei lo chiama bibliotecario, io lo chiamerei in un altro modo... orso, per esempio.

Carla - Orso! Bravo, Paolo; glielo dica anche lei... orso!

Margherita - Ma lasciate che faccia quello che vuole!

Andrea - Non faccio nulla. Amo la mia casa!

Paolo - Ma la casa, per te, è la tomba di Radames. Eh, sì, tua moglie ha ragione, in fin dei conti... Ti sei chiuso qua dentro come in una bottiglia ben tappata...

Andrea - Dove il vino diventa liquore... Se no va in aceto...

Paolo - E' necessario anche quello ... per condire l'insalata...

Andrea - Credi?

Paolo - Ma come? Non ti accorgi anche tu che sei cam­biato?... Scusa., prima ci sivedeva dappertutto; il tuo modo di vivere, le tue abitudini, la tua eleganza, ti avevano creato perfino dei discepoli...

Andrea - Già... ero un maestro...

Carla (sorridendo) - E ora, vile, rinnega il passato... Don Giovanni che si è fatto frate...

Paolo - Di clausura. Chissà perché non metti la grata alle finestre, alle porte?...

Andrea - Inutile... l'aria del di fuori entrerebbe lo stesso...

Paolo - Sarà! Però se dicessi quello che penso...

Andrea - Risparmiati... Quando un amico vuol dire quello che pensa, è strano, ma pensa sempre qualche cosa di sgradevole...

Paolo - No, no... penso che ormai, anche in casa sei poco divertente...

Andrea - Ti dispenso dalle visite...

Paolo - Non ti disturbare, tanto non le faccio a te, ma a ma moglie. Avete una buona cuoca, la radio, una poltrona comoda e poi io sono uno che a non divertirei si diverte moltissimo... Quindi in casa tua mi ci trovo bene... (si siede).

Margherita - Sì, ma adesso non si risieda perché è tardi e mi ha promesso di accompagnarmi con la macchina...

Paolo - Non ricordo più se alle carceri o all'ospedale...

Margherita - All'orfanotrofio...

Paolo - (Ad Andrea) Tua suocera frequenta tutti luoghi allegri...

Margherita - Quando si è vecchi... Anche lei dovrebbe imparare a far del bene.

Paolo - Sono sulla strada... per ora non sono più capace a fare del male, è già qualcosa...

Margherita (abbracciando Carla) - Addio cara.

Carla - Ti accompagno, mamma.

Paolo - Arrivederci, Andrea... Tornerò domani a trovarti.

Andrea (ridendo, stringendogli la mano) - Facciamo dopodomani...

Paolo - Sei così gentile che quasi, quasi mi verrebbe la voglia di venire anche a pranzo...

Carla - Bravo, venga!

Paolo - Impara da tua moglie, (a Carla) Grazie, signora Carla, non dico di sì. ma se verso le otto il campanello suonerà, vuol dire che mi sono deciso; per far rabbia a quello lì... (indica Andrea).

Margherita - Andiamo, chiacchierone... Addio, Andrea.

Andrea (baciandole a mano) - Bye-bye...

(Margherita, Paolo e Carla escono. Ernesto entra, toglie il vassoio e le tazze. Andrea prende una sigaretta, si avvicini alla finestra, chiude le tende, accende una luce vicino alla poltrona, prende un libro e si mette nuovamente a leggere. Pausa).

Carla (entrando) - Che buio! (accende più luce) Ancora?... Leggi?... Non sei carino!... Abbiamo pochi minuti da stare insieme...

Andrea - Credevo ti andassi a cambiare... (Attira a sé la moglie che si siede sai bracciolo della poltrona. Le ab­braccia la vita come se non valesse più la pena di discorrere).

Carla (dopo una pausa e senza togliersi dall'abbraccio) -Senti, Andrea... Da, qualche tempo tutte le volte che non siamo soli discuti con me, anzi polemizzi... È una cosa che per un certo senso mi lusinga. Poi, quando siamo soli, non mi dici più niente...

Andrea - Ti dispiace?

Carla - Sì che mi dispiace. Soprattutto non ti capisco. Mi pare quasi che invece di parlare con me, un momento fa, tu abbia parlato con altri...

Andrea - Forse un po' è cosi- Qualche volta resisto, non a te, ma a quello che dici, che hai assorbito da fuori... Resisto per istinto... Dopo, quando penso che certe cose le dici sempre davanti agli altri, mai con me solo, inti­mamente me ne compiaccio. Quelle parole sono un po' l'abito col anale circoli nel mondo e che nella solitudine della nostra casa hai la buona abitudine di lasciare nel­l'armadio.

Carla - Ti piacerebbe che comparissi davanti agli altri coi vestiti... nei quali mi vedi tu...

Andrea - Ah, no! (ride).

Carla - E allora perché discuti?

Andrea - Così... Perché forse anch'io ho bisogno di qualche vestito per apparire dinnanzi agli occhi degli altri... (si stacca da lui e accende un'altra sigaretta) Noi due, credo che ormai potremmo vivere benissimo senza dirci più niente... A meno che...

Carla - A meno che?...

Andrea - A meno che non si fosse più in due...

Carla - Volesse il cielo!...

Andrea(meravigliato) - Carla!...

Carla - Scusa, non farebbe piacere anche a te, un pupo?...

Andrea - Un pupo!... Mi ero spaventato... Ma tu sei sempre la più angelica delle creature...

Carla (ridendo) - Ah!... perché tu pensavi!?... (con falso tono) Non è detto... bada in certi casi la colpa è sempre del marito...

Andrea - Si suoi dire così... B tardi... Tua cugina e Marco ti vengono a prendere e tu, come al solito, non sarai ancora pronta...

Carla - Oh, ci metto un minuto, non ho che da infilarmi il vestito...

Andrea - Quale metti?

Carla - Quello nuovo... verde...

Andrea - Ti sta molto bene!

Carla - Lo so.

Andrea - Chi te lo ha detto?

Carla - Lo specchio!...

Andrea - Uno di quegli specchi che sa anche ballare il tango?

Carla - Certo! Sei geloso?

Andrea (senza convinzione) - No.... ma penso che bisognerebbe sempre sposare delle donne brutte...

Carla - Sei pentito?... (gli siede vicino con civetteria).

Andrea - Non sei modesta... E tu sei pentita?

Carla - No... ma... Ti vorrei diverso, ecco...

Andrea - Sei anche tu vedova di un marito che avevi immaginato?

Carla - Non dire sciocchezze!... Trovo che Paolo non aveva tutti i torti...

Andrea - Ho dimenticato quello che diceva Paolo...

Carla - Ma sì, nemmeno io avrei piacere che tu fossi di quegli uomini che passano da un tè ad un bar, dal teatro ad un ballo... Non dico sempre, ma qualche volta dovresti farlo per me...

Andrea (sorridendo) - Qualche volta!?...

Carla - Infine, io ti ho conosciuto in quel mondo.

Andrea - Ci entravi allora... Ed eri così inesperta, così soavemente impacciata, così ancora tutta fuori di quel mondo, che me ne sentii attratto...

Carla - Venivo da dove tu volevi ritornare...

Andrea - Non esattamente. Io non avevo più il dono di una gioventù fresca come la tua... Venivo da dove volevo che tu mi riconducessi...

Carla (fra intenzionata e imbronciata) - Da quel momento hai odiato la tua vita di prima.

Andrea - Questo è quel che si dice fra una tazza di tè e un «martini»... Io sono entrato in un'altra fase della vita. Qualcosa di nuovo che viene dopo molte altre cose che furono nuove.

Carla - Non invecchiarti...

Andrea - Perché? Forse è una civetteria come quella delle donne di ringiovanirsi. Logica questa, logica quella... Tu sei ancora troppo giovane per averla...

Carla - Io? Io non sono che una povera donnetta. Non te lo dovrei dire, se no ti insuperbisci, ma sai che impressio­ne ho, ogni volta che entro da sola in un salotto? Che le care amiche non vedendo anche te, pensino: «e suo marito non c'è, che peccato! ».

Andrea - E gli amici cosa dicono?

Carla - Oh, non c'è donna più noiosa di una moglie innamorata di suo marito.

Andrea - E un marito innamorato di sua moglie, credi, addirittura insopportabile... Saremmo due imputati... e tutti gli altri parte lesa!... Meglio restare a casa...

Carla - Non è molto divertente...

Andrea - Adesso non fare una « gaffe »: comunque si potrebbe uscire noi due soli...

Carla - Di domenica? Passeggiare fra tutta quella gente cafona?

Andrea - Evidentemente partiamo da due punti diversi... Per esempio, per me la domenica è il giorno più bello degli innamorati. Non vedi che coppie... La strada ti sembra no lungo corteo nuziale... e mi piacerebbe farne parte, camminando con te sui marciapiedi stipati.

Carla - Di serve e di soldati. No, caro... Preferisco una buona tazza di tè, fra gente simpatica e conosciuta.

Andrea - Ti ho detto: due punti diversi. E in fondo deve essere così. Sarebbe assurdo immaginare due persone con le stesse idee, gli stessi desideri. Il matrimonio insegna appunto a ciascuno a rispettare i gusti dell'altro...

Carla - Ma Quando ci sì ama non dovrebbero esserci idee, desideri diversi...

Andrea - Sembra! Perché l'amore è egoismo, e per questo nel matrimonio l'amicizia lo completa con le sue in­finite sfumature...

Carla - E tu credi di non essere egoista?...

Andrea - Come amico?... Pochissimo...

Carla - E come marito?

Andrea - Pochissimo, o moltissimo.

Carla - Deciditi...

Andrea - Aspetta: (amoroso) Se questa vita che a me non piace più, a te piace ancora, non vedo per quale ragione dovrei proibirtela... Io sono in una età...

Carla - Bellissima...

Andrea - Ammettiamolo... Ma tu sei in una età ancor più bella. Voglio dire che mi piaci come sei, che posso ap­prezzare non i tuoi errori, perché non sono tali, ma i tuoi piccoli capricci. E ammetto, ti consento, qualche piccolo piacere diverso dai miei. (convinto) Io non sono un egoi­sta! Poi lasciandoti questa lecita libertà, sono certo che apprezzi la casa, che, esaurite le tue grandi fatiche di donna di mondo, ti fa piacere di ritrovarmi come mi hai lasciato. Ogni volta che ritorni qui dentro sei soave, amabile e io negodo... Là nei tuoi salotti, dove ti ho conosciuto, eri un fiore in un mazzo, qui sei tutto il mazzo... Vedi? (ancor più convinto) Io sono un gran­dissimo egoista... (suonano alla porta) al punto che adesso me ne andrei...

Carla - Perché?

Andrea - Per non dover compiere anche questa inutile fatica di dire per forza a Marco e a tua cugina... (in questo mentre compare sulla porta Giovanna, Andrea si volta) Cara, che piacere rivederti. (la saluta) Ci sei anche tu, Marco?... (gli stringe la roano) È una sorpresa!...

Giovanna (salutando Carla) - Non ti aveva detto, Carla?... (Marco saluta Carla).

Andrea - Certo, ma è una sorpresa lo stesso!...

Marco  (Carla) - Non ancora pronta?

Carla - Faccio in un attimo... (a Giovanna) Prendi qualcosa?

Giovanna - Una sigaretta... Grazie...

Andrea (porgendole la scatola) - Ecco.

Giovanna  Marco, un po' di fuoco... (aspirando) Dio mio, come sono stanca. (si sdraia).

Marco - Io vorrei che non fosse mai domenica. I giorni festivi sono i più faticosi per noi.

Giovanna - Proprio! pensa: stamane a messa...

Andrea - A San Fedele alle undici...

Giovanna - Come!o sai?

Andrea - Un tempo ci andavo anch'io per vedere le belle signore.

Giovanna - Che stupido! (continuando) Poi il golf fino a poco fa. adesso il balletto dai Ferro, stasera un bridge... Non ti dico, che vita!

Carla - Domani ti riposerai...

Andrea - Se non ci saranno altre distrazioni obbligatorie... Eh, bisogna essere allenati, cara Giovanna. (a Marco) È vero? Non si può fare ij ginnasta ed essere fiacco...

Marco - Che c'entra la ginnastica?

Andrea - Come? Non hai mai visto un saggio di gin­nasti? Cento e più persone costrette a fate lo stesso mo­vimento con stile e perfezione? Credi tu che ad ognuno dì loro faccia piacere gettare le braccia in alto, a destra, a sinistra, e piegare il corpo per fare la flessione? Mac­ché! Lo fa perché sa che nello stesso momento lo fanno anche gli altri; per la galleria... Come l'uomo dì mondo, o la donna... I ginnasti dello snobismo.

Marco (ridendo) - Giovanna vincerà il campionato...

Giovanna - O io, ote...

Marco - Però, signora Carla, non perché qui si stia male, ma facciamo tardi!...

Carla - Voi, siete venuti in ritardo...

Giovanna - Quando ho capito che Marco desiderava molto di vederti, l'ho fatto ritardare apposta al golf. Ero sicura che vedendoti, ti avrebbe apprezzata di più!...

Andrea - Anima generosa!...

Giovanna - E non ti dico che corsa mi ha fatto fare... Gui­dava come un pazzo... a una velocità folle. È fantastico; Marco!... Non trovi, Andrea?...

Andrea - Eh! Fantastico!

Giovanna - Debbo dirti una cosa. però... tu non ci sei mai con noi, ci snobbi...

Marco - Fa anche lui la ginnastica...

Andrea - A modo mio!

Giovanna - Sì, sì, ma ti avviso che appena un uomo conosce Carla, le fa la corte.

Carla - Che scema che sei!

Andrea - Fa bene. Gliel'ho fatta anch'io appena l'ho conosciuta...

Giovanna - E ce l'hai rapita!...

Andrea - O è lei che ha rapito me...

Carla - (scherzosa) - Va là. ipocrita! Vieni Giovanna, in­tanto che mi vesto ti faccio vedere i due abiti che mi hanno portato ieri.

Giovanna - C'è anche quello bianco?

Carla - Sì...

Giovanna (alzandosi) - Ah. senti, quel modello me lo devi far copiare...

Carla - Figurati!... Due minuti solo. Gravina...

Marco - Saranno pochi!...

Carla - Tre allora!... (si avvia, con Giovanna).

Giovanna (avviandosi fin che il discorso si perde) - Ti dirò che ho scoperto una sartina che ha i modelli... (via).  

Marco (ad Andrea) - E' un secolo che non ci vediamo...

Andrea - È vero. Siediti; credo che anche tre minuti siano pochi...

Marco (sisiede) - Credi? Però da qualche tempo a questa parte le signore si vestono con una certa rapidità. Quest'anno più dell'anno scorso...

Andrea (con intenzione) - E... si svestono?...

Marco - Ti dirò che molte non si svestono affatto... Chissà perché poi?...

Andrea - Per prudenza forse!...

Marco - Forse! Ma valle un po' a capire le donne!

Andrea - Sicché tu sei sempre sulla breccia?

Marco - Per forza. Cosa vuoi che faccia?... Sai... come uno nasce, che so, scienziato o poeta, un altro nasce imbecille... Io sono nato imbecille...

Andrea (distratto) - Sì, sì... (riprendendosi) Però vuoi deni­grarti più del necessario...

Marco - No, no, ne sono convinto. E ti dirò di più: non mi dispiace. Perché sono gli uomini che ti considerano im­becille, le donne no, le donne dicono: «Che tipo quello là! Divertente! » Dammi una sigaretta... (si alza, prende una sigaretta, l'accende) Del resto, dimmi francamente, se non mi occupassi delle donne, cosa farei tutto il santo giorno?

Andrea - Hai lasciato la banca definitivamente?

Marco - Sì. Mio padre preferisce passarmi un mensile così, a fondo perduto, piuttosto che mi occupi della Banca. Dice che ci rimette meno. Si vede che in me non c'è la stoffa di banchiere. Infatti, non ho mai capito che gusto ci sia a depositare cento lire in una banca, per ri­tirarne tre o quattro. Quando venivano i clienti mi fa­cevano pena... e se erano amici li sconsigliavo...

Andrea - Immagino con quanta gioia di tuo padre!

Marco - Siamo sempre lì! Lui ènato con la mania di raccogliere soldi...

Andrea - ...e tu di spenderli...

Marco - No, di godermeli. Se li avesse goduti lui, tenterei di farli io, ma così! Vedi, io a un amico, piuttosto che portargli via dei quattrini preferisco portargli via la moglie... È più onesto però... generalmente i denari non si restituiscono.

Andrea - Le mogli invece?! E hai uno sportello speciale alla Banca?

Marco - No, ho lo sportello della macchina. Basta aprire quello il primo giorno... Oggi alle donne piace correre...

Andrea - Dove?...

Marco - Mah... io le accompagno nella « garçonnière »... Il secondo giorno di solito...

Andrea - Dove avrai, immagino, una raccolta di stampe cinesi...

Marco - No, le ho regalate...

Andrea - Ah! E di che cosa s'interessano adesso le signore?

Marco - Ma... è difficile dirlo... cambiano, le stoffe antiche... gli acquarii, da un po' di tempo a questa parte vanno molto i dischi americani... Ho una discoteca completa...

Andrea - Buono a sapersi...

Marco - Se hai bisogno, non far complimenti. (pausa) Però i tre minuti!...

Andrea - Io ci sono abituato...

Marco - Oli, anch'io. Passo ore ed ore ad aspettare...

Andrea - Occupi il tempo... Come faccio io leggendo...

Marco - Forse è più piacevole,

Andrea - Dipende dai gusti...

Marco - No, no... me ne sono accorto quest'estate leggendo un romanzo. È incredibile quante cose si possono dire in quattrocento pagine. Se ne può parlare per tutto un anno. Peccato che per leggerle ci voglia tanto tempo.

Andrea (ridendo) - Bisogna sapersi sacrificare, caro Marco!

Marco - Si, tu ridi, perché sei un uomo colto... Almeno così dicono

Andrea - Sbagliano. Per essere veramente colti bisognerebbe ritornare ogni tanto al ginnasio,

Marco - Hai ragione. Io ho un nipote dì tredici anni, intelligentissimo...

Andrea - Come tutti i bambini. E l'educazione che poi li fa diventare cretini...

Marco - Come me!... Be', non puoi credere come quel ra­gazzo mi sia utile. Sul serio!... Per esempio tu sei colto, ma giuro che non sai chi era Anassagora... Io sì. invece. Me lo ha insegnato lui; ogni volta che vado a colazione da mia sorella, facendo finta d'interrogare il bambino, imparo... L'altro giorno mi parlò di Anassagora, e io la sera, al circolo, con moka abilità, prendendo le mosse da lontano, riuscii a portare il discorso su Anassagora e feci un figurone...

Carla (entrando) - Ecco fatto...

Marco - Se non puntuale, certo impeccabile...

Giovanna - Che magnifici vestiti, Andrea, Avessi io un ma­rito che me li scegliesse così...

Andrea - Non li scelgo io...

Giovanna - Permetti a lei di farli, però. Non c'è una grande differenza...

Andrea - Ciò fa piacere a lei e a me...

Giovanna - A volte penso che se ti avessi conosciuto prima di mia cugina...

Andrea (con intenzione) - Forse non l'avrei sposata...

Carla - Andiamo che è tardi!...

Giovanna - Ciao, Andrea...

Andrea - Arrivederci.

(Saluti a soggetto con Marco che esce con Giovanna).

Carla (che sì è fermata un momento) - Tu non vieni proprio neanche a prendermi?...

Andrea - No, cara.

Carla - Allora... (si avvicina dia poltrona) Ti riaccendo la luce vicino alla poltrona. Ecco, mi aspetterai qui... (spegne l'altra luce).

Andrea - Naturalmente...

Carla - E penserai a me?...

Andrea - Naturalmente...

Carla - Dammi un bacio!...

Andrea (sotto la luce, la bacia sulla fronte) - Perché ti sei tinta così gli occhi?

Carla - Lo fanno tutte ormai!...

Andrea - Appunto per questo... Sono più belli i tuoi!

Carla - Mi sono appena toccata... (tira fuori lo specchietto e si guarda).

Andrea - Non fare aspettare gli amici!...

Carla - Addio. (sulla porta si volge) Andrea... hai osservato che non ti ho detto bye-bye. M'insegni sempre qualcosa...

Andrea - Ahimè, non sono tuo nipote...

Carla - Che vuoi dire?...

Andrea - Fattelo spiegare da Marco. E non fare tardi! (Carla esce. Andrea rimasto solo fa per distendersi sulla pol­trona, ma invece si avvicina al tavolo, suona. Accende una sigaretta. Dopo poco compare Ernesto).

Ernesto - Comandi.

Andrea - Se vuoi uscire, va pure...

Ernesto - Grazie. Ma il signore resta solo!...

Andrea - Non ho bisogno di niente.

Ernesto - Se il signor Conte permette, non uscirei...

Andrea - Fa come credi!...

Ernesto - Ecco, allora, se me lo permette, oserei invece chiederle un piacere...

Andrea - Di' pure!...

Ernesto - Un libro da leggere...

Andrea - Ah! (indicandogli la libreria) Scegli pure.

Ernesto - Il signore ha molti libri, ma, scusi, sono un poco noiosi. Dove ero prima, il signor Commendatore non leggeva che libri gialli, e anche a me piacevano molto.

Andrea - Mi dispiace, caro Ernesto, ma non ne ho... Se vuoi li comprerò... (suonano) Chi può essere?

Ernesto - Il signore è in casa?...

Andrea - Sarà Paolo! Va a vedere...

(Ernesto via. Andrea si sdraia sul sofà e si mette a leggere).

Ernesto (rimanendo sulla porta) -È la Signora Mancini.

Andrea (contrariato) - Se n'è andata?...

Ernesto - Nossignore.

Andrea - Le hai detto che la signora è uscita?

Ernesto - Sì, signore. Ha voluto che l'annunziassi a lei.

Andrea - Ma se ha anche telefonato! (alzandosi rassegnato)  Fa passare.

(Ernesto via).

Laura (entrando, dandosi un contegno, rumorosa) - Ah, ma senta, quella Carla è veramente imperdonabile! Non si fa trovare a casa!...

Andrea (baciandole la mano) - È andata dai Ferro...

Laura - Potevamo andarci insieme...

Andrea - Credevo che lei sapesse...

Laura - Sì, sapevo... ma non che sarebbe uscita così presto...

Andrea - Sono le sei passate...

Laura (distratta) - Come fa a saperlo?...

Andrea -  Semplicissimo. Guardo l'orologio...

Laura - Ah! Già... però Carla poteva almeno telefonarmi!

Andrea - Mia moglie è un po' sventata... Ma forse supponeva che le avrebbe telefonato lei...

Laura - Invece mi è mancato il tempo...

Andrea - Tanto più, suppongo, che oggi avevate molte cose da dirvi.„ Ieri sera c'è stato un concerto e so che al tele­fono discorrete spesso di musica... Carla adora Beethoven...

Laura - Anch'io... Ma ieri sera non potei andare... Però farmi venire fin quassù...  

Andrea - C'è l'ascensore...

Laura - A disturbare la sua solitudine...

Andrea - È una compagna che si congeda facilmente...

Laura - Non si direbbe, se ancora non mi ha offerto da sedere...

Andrea - Pardon! Prego... ero distratto, anch'io, come lei...

Laura (sedendosi sul divano) - Io distratta? Trova?

Andrea - Il fatto di non aver telefonato, me lofa credere... non foss'altro per non essere indotto al sospetto...

Laura (civetta) - Sospetto? Di che?

Andrea - Così. Di molte cose... Lei deve avere molti impegni durante la giornata...

Laura - Come lo sa?

Andrea (offrendo una sigaretta) - Vuole? (gliela accende) Dicono gli amici; non si capisce perché la signora Mancini...

Laura (correggendolo) - Laura...

Andrea - Non si capisce perché Laura tenga il telefono. Quando è in casa dà il segnale di occupato, quando non è occupato, la signora è fuori...

Laura - Gli amici sono dei maligni. Provi a telefonarmi e vedrà...

Andrea - Ci pensa Carla.

Laura - Non le riferirà, suppongo, tutte le nostre chiacchiere.

Andrea - No, ma mi dice :   « la signora Man... »

Laura - Laura...

Andrea - Laura ti saluta.

Laura - E le fa piacere?

Andrea - Naturalmente...

Laura - Allora mi dispiace meno di essere venuta oggi a portarle il mio saluto di persona... (pausa) Andrea... (altra pausa).

Andrea - L'ascolto...

Laura - L'annoia la mia visita?...

Andrea - Io, non mi annoio mai...

Laura - Io sempre...

Andrea - Non dovrebbe dirlo... Lei ha un marito.

Laura - Per carità, non me ne parli... Può darsi che non sia un uomo noioso, ma come marito è noiosissimo...

Andrea - Badi che sono un marito anch'io'...

Laura (ridendo) - Non ha importanza... I mariti sono noiosi soltanto per le loro mogli...

Andrea - E le mogli...

Laura - Non glielo dovrei dire, ma si dice che siano piuttosto noiose per i loro amanti.

Andrea - Che orribile prospettiva per un uomo che non è suo marito...

Laura - Per la verità, sì dice che cominciano a diventare noiose dopo qualche tempo...

Andrea - Però... però...

Laura - Non voglia farmi credere che lei, proprio lei, è un uomo che concepisce gli amori per l'eternità! ...

Andrea - No, non credo agli amori eterni, ma ancor meno a quelli cominciati sapendo che debbono finire...

Laura - Per questo lei è piaciuto... pardon, piace tanto alle donne.

Andrea (alzandosi) - Lusingatrice! Un bicchierino di Porto?...

Laura - No, grazie.... debbo andare...

Andrea (apre il mobile bar e versa il Porto) - Dai Ferro? Ormai può arrivarci anche più tardi. Rimprovererà Carla della sua scortesia e le dirà che io ho tentato di ripararla...

Laura - E se a Carla non le dicessi niente?

Andrea - Glielo direi io... (le offre il bicchiere).

Laura - Quant'è malvagio! Scommetto sarebbe capace di denunciarmi anche a mio marito...

Andrea (sedendole vicino) - Perché no? Una visita corte-sissima non è una colpa. Quando esce, suo marito non le domanda mai dove va?

Laura - Certo. Adesso per esempio, crede che sia dai Ferro.

Andrea - E non gli viene mai in mente di telefonare, di chiedere comunque di lei?

Laura - Mai, sono cose che non vengono mai in mente a nessun marito... E poi... non sarebbe elegante. Non faccia mai una cosa simile.

Andrea - Accetto sempre lezioni di eleganza.

Laura - Allora mi permetto di dargliene un'altra. Quando una signora viene a trovarla, non le parli mai di suo marito...

Andrea - Ma lei era venuta da mia moglie!...

Laura - Quando una signora dice una bugia, non bisogna mai contraddirla. Maometto non andò alla montagna e la montagna...

Andrea - Lo so... La montagna si è mossa...

Laura - E' alpinista lei?

Andrea - Lo ero. Adesso temo le vertigini e la nebbia...

Laura - Non c'è pericolo... L'orizzonte ora è chiaro, sereno...

Andrea (prendendole il volto fra le mani e avvicinandosi) -Infatti!...

Laura  (schermendosi seria)  - No.

Andrea - È una bugia?

Laura - No, la prego! (seria) Non volevo questo...

Andrea - Nemmeno io... Osservavo che... lei ha un solo orecchino. È di moda?

Laura (toccandosi) - No, l'avrò perso!...

Andrea (preoccupato) - Qui? (si mette a cercare sul divano).

Laura - Non si preoccupi. l'avrò perso in tassì... Del resto era falso! (alzandosi) Quel suo porto è davvero diabolico!... Meglio che me ne vada...

Andrea - Dai Ferro?

Laura - Sì. Vedrò Carla. Cosa debbo dirle?

Andrea - Quando una signora va a trovare un marito, non gli parli mai di sua moglie...

Laura (seducente) - E... se io le facessi un ricatto?

Andrea - Sono nelle sue mani... (prendendogliele e avvicinandole a sé) In queste piccole mani...

Laura - No... mi lasci andare... (si avvicina d tavolo).

Andrea - Peccato! Maometto si era già abituato all'aria di montagna...

Laura - Per oggi deve accontentarsi della sola vista...

Andrea (ancora avvicinandosi)  Ma quando la vista è così bella! E poi gli alpinisti si arrampicano per vedere sempre di più.

Laura - E le vertigini?...

Andrea - Chiudo gli occhi e... azzardo la cordata... (tenta di abbracciarla, ma Laura svincolandosi si appoggia al tavolo e suona il campanello) Che fa?

Laura - Sono in casa sua. Non posso mettere alla porta lei, ci metto me stessa...

(Entra Ernesto).

Andrea (fingendo di congedarla) - Accompagnate la signora.

Laura - Arrivederci, Andrea... a presto.

Andrea - Certo... arrivederci... (Restato solo, segue Laura con lo sguardo, poi distoglie gli occhi dalla porta, resta un attimo a pensare sorridendo. Vede il telefono. Ha un momento dì perplessità; cerca nella rubrica un nu­mero. È ancora indeciso ma poi con un gesto risoluto compone il numero) Pronto!... Pronto!... Casa Ferro?... Vorrei la Contessa Sandi... Suo marito... (attimo di attesa) Pronto... sì. sono io... Nulla, volevo sentire la tua voce! Ma perché così affannata? Ah! Ballavi?... Niente bridge, allora!... Ti diverti?... Se mi aspetti vengo a prenderti... Sì, sì... Davvero, ti sorprende?... Niente... così... mi an­noiavo... Sei contenta?... Sì, vengo subito! Cinque mi­nuti... Eh.?... Come?... Ah! È lei, Renata?... sì, a bere uno dei suoi ottimi cocktails... Oh! anche lei, Donna Giulia... ma siete tutti lì al telefono?... Ah, è mia moglie!... No, non è un miracolo. Sa come dice il Corano?... E poiché Maometto non andò alla montagna, la montagna...

(sulla telefonata)

cala la tela


ATTO SECONDO

La SCENA: Un salottino. A destra e sinistra porte che danno da una parte nella sala da ballo da dove giungono di tanto in tanto motivi di tanghi, waltzer ecc.,dall'altra nella saia da pranzo ed in altri salotti. Nella parete in fondo, un'arcata che dà nel bar.

Quando si alza la tela Paolo e Laura escono dal buffet e avanzano verso la ribalta.

Laura (elegante in un abito molto scollato, sorseggia un bicchiere di whisky) - Non le piace il whisky?...

Paolo - Lo trovo obbrobrioso. Sa di medicinale... Ma anche a lei piace poco?

Laura - Perché lo berrei?...

Paolo - Così, per chic...

Laura - Che sarebbe?...

Paolo - Lo chic? Molte cose belle ebrutte insieme... E' chic questo suo vestito ed è bello, sono chic le sue unghie tinte e sono brutte. Mi  spiego?...

Laura (che si è seduta) - Almeno lei è sincero...

Paolo - Privilegio dei capelli grigi...

Laura - Sincero e simpatico! Mi hanno detto, però, che io invece le sono molto antipatica...

Paolo - Si dicono tante cose in giro!...

Laura - E invece voglio conquistarla... Farmi fare la corte!

Paolo - Da me? Uhm! Lo sa cosa vuol dir corteggiare una donna?  Inseguirla fino a che non ci acchiappa... Certi giuochi faticosi non sono più per la mia età... Se vuole possiamo giuocare invece a « è arrivato un bastimento carico di... ».

Laura - ...di « A »...

Paolo - ...«A »... a... acido urico!

Laura - No! Amore...

Paolo - È un carico che fa naufragare... Ma com'è romantica stasera!

Laura - Sì. Ha indovinato. Sono romantica...

Paolo - Vuole che faccia suonare un waltzer di Chopin?

Laura - Romantica e strana... Non vorrei essere qui stasera!

Paolo - Forse perché c'è anche suo marito!

Laura - Quello, poveretto... No, vorrei essere in un posto dove si può sognare...

Paolo - A letto.

Marco (comparendo sulla porta) - Laura, questa rumba?!...

Laura - No, sono stanca... cerca piuttosto di combinare un bridge...

Marco - Ah! no cara, stasera mi do alle danze... (via).

Paolo - È chic anche darsi del tu?...

Laura - È più sbrigativo... Si fa più presto a dire di sì o di no... sempre... (dopo una pausa) È un pezzo che non vede Carla e Andrea?...

Paolo - Non più tardi di ieri. Carla, però, perché Andrea era fuori. Nuova vita da tre giorni...

Laura - Sarà contenta Carla... Si lamentava sempre della

orsaggine di suo marito! (divertita) Ma ha cambiato così da un momento all'altro?

Paolo - Da un momento all'altro... Forse ha visto che ci sono altre pelli da considerare oltre alle pergamene dei libri vecchi...

Laura  (ridendo) - Meno impolverate...

Paolo - Di più, ma di cipria... (vede entrare Andrea con Carla) Lupus in fabula. Si parlava di te...

Andrea (saluti a soggetto) - Bene, spero!... Essere nelle mani di una bella donna e di un amico è sempre pericolosissimo...

Laura - Invece tessevamo i suoi elogi.

Andrea - Non dica bugie!...

Laura - Lei sa che non ne dico mai...

Andrea - Ma dov'è la padrona di casa? Bisognerà pur salutarla... Carla, vieni?...

Carla (che durante tutte queste battute è stata distratta, volontariamente assente e ha salutato freddamente Laura, è davanti ad uno specchio ad accomodarsi) - Sì...

Paolo - Siete in ritardo, però...

Andrea - Colpa della mia cravatta. Ne ho rovinate cinque prima di farmi un nodo passabile...

Laura (che si avvia anche lei per uscire) - Lord Brummel? ...

Andrea - Non precisamente... Io, avevo perso l'abitudine...

Carla (voltandosi) - Scusa, Laura... (Laura si ferma. Andrea esce, Paolo si ferma sulla paria) Ti debbo dare una cosa...

Laura (ritornando) - A me?...

Carla (frugando nella borsetta) - Sì... Ecco: quest'orec­chino...

Laura (molto disinvolta) - Ah!... sì; è il mio... Era in casa tua?

Carla - Sì. Ernesto ieri mattina, facendo pulizia nello stu­dio di Andrea, l'ha trovato e me l'ha portato credendo fosse mio... Io invece ricordavo perfettamente di averlo visto a te... Volevo anzi restituirtelo ieri, subito, ma ho telefonato ed eri fuori. Così ho pensato che stasera ti avrei incontrato.

Laura - Grazie, cara, ma non c'era fretta... Per quello che vale!... Anche tuo marito era preoccupato.

Carla - Quando?

Laura - L'altra sera quando lo persi... Non te lo ha detto, Andrea?

Carla (falsando il tono) - Sì.

Laura - Venni a casa tua, credendo di trovarti e invece eri uscita... (cambiando tono) Che non riesca proprio a combinare un bridge stasera... (vedendo Paolo sulla porta) Paolo... lei non giuoca?

Paolo - Sono già al tavolo di coso... coso... come si chia­ma?

(Entra un gruppo di signore a signori fra cui Andrea, il Comm. Gastaldi padrone di casa, donna Giulia, sua moglie, e Leone Mancini, marito di Laura).

Andrea - Eccola qui mia moglie! (si unisce all'altro gruppo al buffet, restando con le spalle rivolte al pubblico e in atteggiamento di corte verso Laura).

D. Giulia (salutandola) - Cara... vedendo Andrea solo, cre­devo che aveste invertito le patti e fosse lei questa volta a casa...

(Anche il comm. Gastaldi saluta Carla).

Carla - Le pare, donna Giulia! È sempre così piacevole qui!...

Comm. Gastaldi (Tipo di uomo d'affari con barba. Si ca­pisce al solo vederlo che si trova meglio al tavolo d'uffi­cio, che in frac nei suoi salotti) - Troppo buona!... troppo buona!... (evidentemente non sa più cosa dire) Un'aranciata?... un whisky?...  champagne-cup?...

Carla - Grazie... dopo, se mai!...

D. Giulia (attratta da una risata che proviene dal gruppo vicino al bar) - Chi è il maldicente?!

Laura - È Andrea che stasera è in vena!...

Andrea (voltandosi verso Donna Giulia) - Cerco di ripren­dere il discorso lasciato tempo fa... Mi accorgo con pia­cere che non è difficile: si dicono sempre le stesse cose!...

D. Giulia - Intelligenti o inutili?...

Andrea - Essere sempre intelligenti è una fatica...

D. Giulia (sottovoce al marito) - Fai portare dell'altro whisky! (Il marito via, Giulia si avvia verso il gruppo).

Paolo (che è restato in primo piano solo con Carla)  Ieri però non me l'aveva detto! (la jazz manda ora un suono di slow),

Carla - Che cosa?...

Paolo - Che Laura?...

Carla (che vuoi far la disinvolta) - Ah! Me ne sarò dimenticata...

Paolo - No. Non lo sapeva...

Carla - Che Andrea?...

Paolo - Sì.... Che la clausura era stata violata... Andrea non le ha detto niente!

Carla - Cosa vuole che me ne importi!... Anzi!...

Giovanna (entrando a Carla) - C'è Marco che è arrabbiatissimo con te.

Carla (dandosi un altro tono) - Ha ragione, povero Marco! Ma stasera faremo la pace... Dov'è?

Giovanna - Di là!...

(Si avviano).

Andrea - Carla! (le si avvicina, Giovanna esca) Ti senti bene?

Carla - Benissimo. Perché?

Andrea - Non so... Anche prima ti osservavo, hai come gli occhi spenti!...

Carla - Li avrò tinti poco... Si riaccenderanno con qualche whisky.

Andrea - Ti faranno male... Non sei abituata...

Carla - Che ne sai tu?! Vedrai che progressi!

Giovanna (ricomparendo) - E allora?!

Carla - Eccomi. (via).

Laura (avvicinandosi ad Andrea con un bicchierino in ma-no) - Andrea, senta questo cocktail di mia invenzione! (glielo offre).

Andrea - Nel suo bicchiere sarà squisito... (sorseggia) È dolce come i suoi pensieri... Ne inventerò uno io più amaro. Ero un barman celebre! (il Comm. compare con un cameriere e molte bottiglie) Bravo, Commendatore! Nella sua casa non manca mai niente!...

Comm. Gastaldi - Troppo buono!... Troppo buono!...

Andrea (afferrando una bottiglia) - Cos'è questa? (legge l'etichetta) Chartreuse. Benissimo! (si mette a preparare il cocktail) Un po' di Canadian... (prende un'altra bottiglia).

Comm. Gastaldi (avvicinandosi a Paolo) - Lei non beve... non beve?... (ripetere le parole, è un'abitudine per il Commendatore).

Paolo - No, io osservo...

Il Comm. - Se non ci sono molte bottiglie non c'è brio... Sicuro... sicuro...

Paolo - Sono tutti delle spugne!...

Il Comm. - Già... già... ma Giulia si diverte, si diverte..

Paolo - Anche gli ospiti!...

Il Comm. - Piccole festicciole! Quattro salti fra amici! (passa un giovanotto, il Comm. gli fa un sorriso) Scusi, quello chi è?...

Paolo - È coso, come si chiama... un pittore.

(Intanto il giovanotto che ha l'aria evidentemente annoiata si avvicina ai due).

àndrea (dal fondo) - Ecco fatto! (versa il cocktail nei bicchierini),

Il giovan. (sbadigliando) - Io, quasi quasi... taglio il cordame...

Il Comm. - Non beve un cocktail?... Un cocktail?...

Il giovan. (Paolo gli fa invano dei segni) - Ne ho abba­stanza... (Paolo ha un gesto come dire: « buonanotte ») Lei, no?!...

Il Comm. - Già. già... Ma non posso andarmene!... Sono il padrone di casa, di casa....

Il giovan. (confusissimo) - No... dicevo... buonanotte!... (se la squaglia).

Il Comm. (dopo una pausa) - Simpatico quel giovanotto...

Paolo (che non sa che dire) - Eh! E lei si occupa sempre di cotoni?

Il Comm. - Sempre nei tessili, nei tessili...

Andrea (dal fondo) - Commendatore, anche lei un cocktail?

(Il Comm. si volta).

Laura - Un altro a me, Andrea!

Una signora - Ma va subito alla testa!...

Mancini - Poi ne faccio uno io!...

Una signora - Impossibile superare Andrea!...

D. Giulia (si avvicina al marito) - C'è di là la vecchia Sormani che è restata sola. Valle a tenere compagnia...

(Paolo intanto si è avvicinato al gruppo).

IL Comm. - Sì cara, sì cara... (esce).

Andrea (consegnando lo shaker a Mancini) - Adesso tocca a te!...

Laura - La sapete l'ultima storiella?!...

D. Giulia - Ah, sì comincia male!...

Laura - No, questa è castissima: marito e moglie a letto...

Mancini - È vecchia, è vecchia!...

Laura - Sta zitto noioso, voglio raccontarla...

Mancini - Laura è già sbronza!  (entra Carla con Marco).

Laura - Macché! Guarda! (si mette su una gamba sola) Dunque: marito e moglie... (Continua. Andrea dà ogni tanto un'occhiata alla moglie).

Marco - Allora, molto whisky e poca soda...

Carla - No, aspetti... C'è troppa gente! (indica il sofà) Mettiamoci qui... (Si siede. Marco vicino a lei prende un atteggiamento molto  confidenziale) La pace è fatta?...

Marco - Sì, ma ancora non posso mandar giù quel suo tono di oggi al telefono!

Carla - Le ho detto: avevo i nervi...

Marco - Stasera invece è così carina!...

Carla - Stasera;... mi son passati!...

Marco - Ha fatto una cura?

Carla - Me l'hanno fatta fare...

(Tutti ridono perché evidentemente Laura ha finito di raccontare la sua storiella).

D. Giulia - Però, è un po' grossa!

Laura - Trovi?...

Carla (continuando) - Una cura energica... Ma per guarire del tutto bisogna...

Marco (fa per alzarsi) - Bere!

Carla - Non basta. Ci vuole anche qualche cos'altro... forse.

Marco - Un medico? Eccomi qua.

Carla (scherzosa) - Lei, medico?!...

Marco - Per certi mali... Comunque sono un'ottima medi­cina. (giunge il suono di « Carioca » ) Agitare prima di usarla... (la prende per un braccio) Balliamo questa « carioca »?

Carla (facendosi tirare) - Non la so...

Marco - Gliela insegno io: bisogna stare fronte contro fronte... (la trascina quasi verso la sala da ballo).

Andrea - Carla! (Carla voltandosi e con lei Marco).

Carla (disinvolta a Marco) - E il whisky?

Marco - È vero. Molto whisky e poca soda (si avvia al bar) Con permesso...

(Il gruppo si dilegua verso la sala da ballo, meno Paolo).

Carla (ad Andrea) - Che vuoi?...

Andrea (che le è vicino) - Nulla... (accomodandole l'abito sulla spalla) Ti cade sempre la spallina del vestito.

Marco (col whisky in mano) - La signora è servita...

(Carla prende il bicchiere e fa per berlo tutto d'un fiato).

Andrea (moderando un gesto che vorrebbe essere energico, le prende il braccio - Il Canadian va gustato a sorsi!...

Carla (svincolandosi: beve) - Lo so!... Ma finisce la «Ca­rioca»... Andiamo Marco?... (Lo prende per la mano e consegna il bicchiere ad Andrea. Via).

Paolo (ironico) - E tu non impari la « Carioca »?

Andrea (depositando il bicchiere) - I selvaggi non mi piacciono nemmeno in frac.

Paolo - Però la lasci ballare a Carla!...

Andrea - Evito il più possibile di fare il marito...

Paolo - Lo vedo.

Andrea - Non approvi? Fa Io stesso, preferisco. considerarmi come uno che si è offerto di accompagnare al ballo una signora..

Paolo - Parente?

Andrea - No, amica!... E ormai mi ci trovo bene anch'io!

Paolo - Un soldo per incominciare e tre per smettere...

Andrea - Non davi ragione a Carla, trovando assurda la mia vita di bibliotecario? Vi ho accontentati! Non conosco mezze misure!...

Paolo - Me ne accorgo

Andrea - Se le avessi conosciute, potevo fare anch'io qual­che cosa dì pratico, no? Che so, scrivere, viaggiare... in­vece! Leopardi, o niente, Marco Polo, o a casa...

Paolo - O marito modello...

Andrea - O uomo in frac! Precisamente: erano rinchiusi tutti e due nell'armadio.

Paolo - Chi?

Andrea - L'uomo e il frac! Sono usciti. Hanno perso l'odore dì naftalina e aiutandosi l'un l'altro, hanno ricordato i gesti, le parole e, perché no?... ritrovata anche una certa giovinezza.

Paolo - Allora è l'abito che fa il monaco?

Andrea - Certo! Guarda il Commendatore, il padrone di casa : lo diresti uno scemo e invece è un uomo abilissimo. L'intelligenza, lui, la ritrova nell'abito grigio che porta all'ufficio!

Paolo - Sarà! (con intenzione) E chi ha aperto il tuo armadio?

Andrea - Ma!... Tutti... nessuno... il caso...

Paolo - E si cambia così improvvisamente?...

Andrea - Sicuro! Il treno marcia sempre nello stessobinario, il viaggiatore no:  parte, si ferma, ritorna...

Paolo - Esplora...

Andrea - Anche!...

Paolo - Non vorrei, però, che il caso avesse, per caso, un nome femminile!...

Andrea - Carla. Può darsi!

Paolo - Non parlo di Carla! Lei poverina desiderava starti vicino...

Andrea - E io l'ho accontentata!

Paolo - Sì, ma non così! Lei... la « Carioca », e tu... cosa, sì cosa... come si chiama? A proposito ti avviso che poco fa ero presente quando Carla le ha restituito l'orecchino.

Andrea - Quale orecchino?

Paolo - Quello che Laura, (contento dì aver finalmente trovato il nome) ecco Laura, aveva perso venendoti a trovare! Tu a Carla non avevi detto niente?

Andrea - Non era necessario... Guai se le donne scendono dai loro pensieri astratti, non vedono che il peggio! Quindi...

Paolo - Quindi, non è tua moglie che ha aperto l'armadio!

Andrea - Ma nemmeno Laura! Ti assicuro! Perché tu cre­devi?... Mi accorgo che il frac mi ringiovanisce troppo ai tuoi occhi... Mi fa addirittura diciassettenne!... No, non è Laura... guarda... è più probabile che sia stato suo marito.

Paolo - Suo marito?... Non capisco...

Andrea - Sì, l'armadio aveva uno specchio... E improvvi­samente mi sono visto come non mi ero visto... Il resto è passatempo o flirt... Giuoco con fiches che non hanno valore...

Paolo - Però si può perdere lo stesso la mano!...

Andrea - No, ho nove. Batto!

D. Giulia (entrando) - Ecco gli eterni inseparabili!

Paolo - Che si separano subito. Le lascio Andrea. Lui è un viaggiatore che si ferma... io parto per il bridge.

D. Giulia - Infatti la cercavano.

Paolo - Lo so! Le vittime non si dimenticano. Mi pelano e mi dicono ogni sorta di insolente. Ci vuol pazienza!

D. Giulia - Perché, non giuoca bene lei?

Paolo - Malissimo.

D. Giulia - E non ha ancora imparato?

Paolo - Non voglio imparare! Perderei lo stesso e mi con­sidererei uno sfortunato. Così, almeno, conservo il buonumore...

Mancini (comparendo sulla porta) - Paolo! Ma muoviti!

Paolo - Uno dei carnefici! Con permesso? (esce con Mancini).

D. Giulia - I doveri di padrona di casa mi hanno fatto tra­scurare l'ospite, che finalmente è ritornato fra noi.

Andrea - E le ha fatto piacere questo ritorno?...

D, Giulia - Non so... Forse, sapendolo lontano, pensavo a una felicità custodita segretamente. Ricordavo anzi... Ed ero felice che il buon amico avesse potuto finalmente raggiungere quell'armonia intima sempre sognata... Non è cambiato lei, Andrea, è vero?...

Andrea - Vuole una confessione?...

D. Giulia - È così bello in un mondo dove anche le parole si mettono la maschera, risentire quelle che non sanno men­tire, ma dire invece tante cose! Anche se lei non parlasse Andrea, io le risentirei come in un'eco... O mi sembre­rebbe di leggerle nelle pagine di un libro...

Andrea - Piacevole?!

D. Giulia - Piacevolissimo... che sì rilegge spesso senza ver­gognarsi, anche se i personaggi si chiamano Andrea e Giulia come noi... « Potersi nascondere con l'essere amato e custodire gelosamente la bellezza di una felicità... » dice Andrea nelle prime pagine del libro.

Andrea - Pagine un poco ingiallite!...

D. Giulia - Già... Ma in mezzo c'è ancora qualche fiore passito; una data:  1913..

Andrea - Due ragazzi, quasi. Ventisei anni...

D. Giulia - E io poco meno... Ora sono vecchia. Tutto è nell'ombra; solo i ricordi, a volte, illuminano. Come quan­do passo davanti a quella casa in Via del Cappuccio...

Andrea - Primo piano... Le finestre sul chiostro...

D. Giulia - Tante volte ci rivado apposta in quella via...

Andrea - Ancora?

D. Giulia - Sì. E mi pare quasi di riacquistare il passo di al­lora: leggero, furtivo... ne ero felice e me ne vergognavo, come se tutti quelli che incontravo avessero potuto leggere nel mio viso la colpa...

Andrea - La colpa?

D. Giulia - Sì. Per giudicarla. Per me, no. Amavo e in un certo  senso mi  consideravo  una  donna  fedele: fedele all'amore.

Andrea - La sola fedeltà. L'altra è funambolismo : una corda sulla quale si sta in equilibrio con la speranza in una ulano e l'esperienza nell'altra... Ci sono donne fedeli e uomini fedeli, ma non si sposano quasi mai fra. di loro...

D. Giulia - Non è Andrea che lo dovrebbe dire...

Andrea - Perché? La corda è lunga e il domani è nelle mani di Dio!...

D. Giulia - No, nelle nostre mani.

Andrea - Per questo nel libro ingiallito è scritto che Giulia non ritornò più nella casa di Via del Cappuccio?

D. Giulia - Non per infedeltà... per pietà. Per pietà di un altro al quale si era legata: attraversava un momento difficile, aveva bisogno di lei e lei si sacrificò al suo dovere. Forse la casa di Via del Cappuccio avrebbe invece creato tre infelici!

Il Comm. (entrando, alla moglie)  Ah! Sei qui, sei qui?

D. Giulia - Andrea mi stava raccontando delle sue cacce in India.

Il Comm. - Bello! Interessante!...

Andrea - Già... Carla penserà che io l'abbia abbandonata! (fa per avviarsi).

Il Comm. - Balla! Balla! Si diverte...

D. Giulia (al marito) - Hai pensato per la cena?

Il Comm. - È tutto pronto... Sicuro, sicuro, volevo dirtelo.

D. Giulia - Oh... Finalmente hai fatto qualche cosa anche tu. Vado a chiamare gli altri. Loro si fermano, Andrea? (incamminandosi)

Andrea - Credo... non so se Carla...

D. Giulia (vedendo entrare Carla) - Eccola!... (via).

Andrea (a Carla) - Sei stanca?...

Carla (con molta allegria) - Io? Macché!... (si avvicina al bar).

Il Comm. (ad Andrea) - E... in India, alla caccia, è stato recentemente?...

Andrea (distratto, osservando Carla) - Nel... 1913...

Il Comm. - E qual è, qual è la bestia più pericolosa?...

Andrea - L'uomo, sempre, anche laggiù. (a Carla, cui vede bere un altro whisky) Vuoi battere il record?

Carla - No, è appena il terzo!

Il Comm. - La lasci bere... fa bene!  Fa bene!... (via).

Carla (col bicchiere in mano, ad Andrea) - Posso offrire?

Andrea - No, grazie...

Carla - Perché prendi quell'aria tragica? (ride) Sembri una starna:  Don Giovanni è diventato l'invitato di pietra? Sei in carattere con la cena...

Andrea - Già... ci fermiamo?

Carla - Certo... Immagino che avrai scelto la tua compagna... Io sono al tavolo con Marco... Non vorrai mica andar via?...

Andrea - No, no... Solo vorrei che tu non esagerassi...

Carla - Cosa faccio?... Tu, poi, non devi giudicare... Non mi sei mai stato vicino!

Andrea  - Non  saprei  come fare!  Dovrei  correrti  dietro per la sala. Balli sempre! Sarebbe ridicolo, no?

Carla - Ho ballato pochissimo, invece...

Andrea - Ah! E cosa hai fatto allora?

Carla - Ne più né meno di quello che fai tu!...

Andrea - E' diverso!

Carla - Perché? Tanto sai cosa penseranno di noi, ormai? «Carla e Andrea, dopo tanto amore, anche loro, come tutti! »  

Andrea - Mi accorgo che tre whisky sono troppi... Fanno perdere la linea!...

Carla - A me? No guarda. (resta in equilibrio su di una gamba sola) Non è una posa chic, questa?

Andrea - Non troppo...

Carla - Strano, credevo ti piacesse. L'ha fatta anche Laura!...

Marco (entrando) - Carino questo flirt!...

Andrea (ironico) - Temi la concorrenza?...

Giovanna (che segue Marco) - Ecco un marito che vuol fare da terzo incomodo! (prende Andrea sotto braccio) - Vieni con me, ti scelgo la partner per la cena...

Andrea - Mia adorata cugina, certe cose me le sbrigo da solo...

Giovanna - Lo sappiamo! Lo sappiamo!

Carla - Marco, lei procuri molto champagne!

Marco - Farò la provvista sotto il tavolo... Per quanto (si guarda attorno) non c'è nessuno di casa? Qui ce n'è sem­pre poco e quel poco annacquato.

(Entrano altre persone in gruppo, ultima Laura).

Giovanna (a Marco) - Cattiva lingua!

D. Giulia (a Carla, Marco, Giovanna) - Vogliamo passare di là?...

(Tutti si avviano, meno Laura che, specchietto in mano sta ritoccandosi il volto).

Andrea (dopo aver fatto uscire tutti) - Lei non viene? Sono restato solo e potremmo cenare «en tête à tête».

Laura - L'invito è attraente... ma non ho fame!

Andrea - Si può conversare!

Laura - Fanno troppo chiasso!

(Il caratteristico urlìo solito nelle cene dei balli, giunge dalla sala accanto).

Andrea - Restiamo qui, lontano dalle voci e dagli occhi! (si siede).

Laura - Sarebbe troppo notato!

Andrea - Che importa? Non siamo né scandalosi, né ridicoli... Lei è una bella donna...

Laura - La dispenso dai soliti complimenti...

Andrea - Non è un complimento!

Laura - Una bugia in fra, allora! È lo stesso!

Andrea - Non vuole esser bella? Allora una interessantissima donna. Gli americani che credono di aver inventata an­che la donna, direbbero con « sex-appeal ».

Laura - E le americane come chiamano un uomo compromettente?

Andrea - Per le americane non esistono uomini compromettenti... e per le latine basta dire:  «un uomo».

Laura (sedendosi) - Un uomo che desta molta curiosità!

Andrea - Addirittura un fenomeno da baraccone! L'uomo pesce o il gigante alto tre metri...

Laura - Lei sa benissimo quello che è... Si nasconde per attirare!...

Andrea - Non mi nascondo più...

Laura - Ma sfugge... per farsi cercare. È un vecchio sistema!

Andrea - Non conosco sistemi. Evito semplicemente di sapere tutto, per lasciare sempre qualche cosa all'immaginazione.

Laura - E di me, allora, cosa immagina?

Andrea - Di lei? Mah! Ha mai visto a Pisa « la Vergo­gnosa *? È una immagine di donna che si copre gli occhi con le mani, ma fra le dita guarda Noè che le sta davanti, nudo... Immagine della curiosità: lei!

Laura (sfacciata) - Infatti, sono curiosissima...

Andrea - Può essere pericoloso... Da Eva alle mogli di Landru c'è tutta una serie di vittime!...

Laura - Pazienza!... Vuol dire che ce ne sarà una di più...

Andrea - Non sono un Landru, io!

Laura - Ma un po' malvagio, sì... per esempio mi ha rovi­nato la serata!

Andrea - Io?... perché?...

Laura - Eh! sì : dopo la nostra conversazione di oggi spe­ravo di più... ma si vede che lei solo al telefono sa promettere molte cose...

Andrea - Vogliamo fingere che ci sia? Ecco: il numero è...

Laura - Di sei cifre...

Andrea (fingendo di combinare il numero) - Lo so; 24. 16. 61.Un terno al lotto! (come ascoltando al microfono) Pronto... pronto!... Ah! siete voi?...

Laura - Mi dà del voi, adesso?

Andrea - Preferite del tu?...

Laura - E' troppo presto...

Andrea - Domani?...

Laura - Dove?...

Andrea - Conosco un caffè... Piccolo e nascosto...

Laura - Ricordi di un tempo? Non l'avrà soppresso il piano regolatore?

Andrea - No. È alla periferia... Vicino a San Siro. Scom­metto che lo conoscete anche voi?...

Laura - Ehi! dico: impertinente!

Andrea - Un caffè... non è un luogo proibito...

Laura - Le signore in certi posa non ci vanno!...

Andrea - Da soie!... Comunque vedrete che è un posto de­lizioso!...

Laura - Questo è il programma di domani... Ma stasera perché non vi siete curato di me nemmeno un mi­nuto? Ho lasciato persino il bridge per voi!...

Andrea - Che è tutto dire! Ma io non mi sono mai mosso da questo salottino...

Laura - Dove davate udienza... Come un ministro!

Andrea - Accetto il paragone! Ministro degli Esteri, però. Voi siete l'ambasciatore di una grande Potenza...

Laura - Quale?

Andrea - La donna!... Una potenza terribile, che combatte con le armi più micidiali...

Laura - Chiedete un trattato di alleanza, allora?

Andrea - No, Preparatevi, invece, a ricevere un ultimatum. Domani...

Paolo (entrando con Mancini) - Una novità: ho perso!

Mancini - Sfido! Giuochi come una scarpa (a Laura) Non sei a cena?!...

Laura - No. Andrea mi parlava di politica estera!...

Giovanna (entrando di corsa) - Carla stasera è fantastica! (Andrea si alza) Fra lei e Marco c'è da morir dal ridere. Vogliono il cognac. Dov'è? Ah! Eccolo!... (prende la bottiglia sul bar).

Andrea (avvicinandosi e prendendo la bottiglia) - Non farla bere più! (depone la bottiglia).

Carla (entrando sempre più inebriata) - Dov'è andata quella scema! (vede Mancini, lo prende a braccetto) Bravo, lei! Balliamo la quadriglia... Andrea con Laura, io con lei... e Paolo dirige... Changez de dame! (accenna alla musica della quadriglia).

Andrea (severo) - Carla!... (riprendendosi e dandole uno schiaffetto sulla guancia) Ti metterò in collegio!

(Giovanna via).

Laura (seccata) - Adesso la cena mi attira. (ad Andrea) Viene con me?  (si avviano).

Mancini - Io, cara, vado a letto!

Laura - Fai pure, tanto ho le chiavi...

Mancini - In caso qualcuno ti accompagnerà...

Andrea - Io, con vero piacere...

Laura - Grazie, ma non occorre, è un passo.. (Via con Andrea).

Mancini (baciando la mano a Carla) - Buona notte... (a Paolo) Ciao!

Paolo - Ti sei guadagnato la serata!... (Mancini via).

Carla (dopo una pausa) - Come la moglie!

Paolo - Ha giuocato anche lei a bridge?

Carla - No. A un altro giuoco... Una partita più interessante, forse. A due!...

Paolo - Ah! (sorridendo) Sciocchezze! Un piccolo flirt! Sta­sera poi si sono comportati benissimo, non li ho mai visti insieme!

Carla - È un'abilità anche quella...

Paolo - Ma no! Andrea non è un ragazzo, e poi un uomo non arrischia mai nulla!...

Carla - Comodo! Però per distruggere tante cose belle! Del resto, faccia pure... Per quello che me ne importa!

Paolo - Non prenda con me certi atteggiamenti!... Io, Carla, la conosco bene... Piuttosto deve recitare un po' il «mea culpa»... (a una espressione interrogativa di Carla) Eh, sì! Sono buon testimone... È lei che insi­stendo ogni giorno l'ha riportato a respirare quest'aria!... E ora mi cento di averle dato anche ragione!

Carla - Respirare l'aria, non vuol dire prendere una polmonite!...

Paolo - Diciamo un semplice raffreddore...

Carla (continuando) - E poi c'èbisogno di comportarsi così... Ritornare sì, ma io e lui, non lui come se fosse solo! Qualche cosa è pur cambiato nella sua vita col matrimonio?! Direi! Invece no: gli estremi: o come prima, o eremita!... Faccia pure, del resto...

Paolo - Credo però che-lei dia corpo alle ombre!...

Carla - Ombre o con ombre, non sono certo io una di quelle povere donnette borghesi che si tormentano nella gelosia... Non lo sono e non lo voglio essere!... (eccitan­dosi) Gli piace Laura?! Ma si diverta, poverino, si di­verta! Vede come lo dico con calma?... Si diverta!... Però non sotto i miei occhi, non facendo l'ipocrita... Oggi si sono visti... Si sono parlati... Benissimo! Domani sì   troveranno  in  un  luogo  recondito?...  Benissimo!!...

Paolo - Lo sa, tutto ciò, o l'intuisce?...

Carla - L'intuisco!...

Paolo (scherzando) - Addirittura Sherlock Holmes!

Carla - Oh... Per certe cose noi donne abbiamo un altro senso. Voi uomini non capite mai nulla... E sì, che non è molto difficile!... Guardi: lei sa se Laura era - dico era - la migliore amica! Del resto sono sempre loro... Ma non importa lei o un'altra, è lo stesso... Sa che non passava giorno che non mi telefonasse per uscire in­sieme?... Commissioni, visite... Al punto che la nostra amicizia dava fastidio ad Andrea, perché, diceva, « fanno di tutt'erba un fascio ». Be'... sarà un caso, ma da due giorni, dall'altra sera, non mi ha più telefonato! Deve convenire che è... sì.... che è un po' sporco tutto ciò, o per lo meno molto strano!... (Paolo fa per par­lare) No... È inutile... Non mi dica niente!... Sono così sicura!... Ne vuole la prova?... Adesso, appena la vedo, le propongo di passare insieme il pomeriggio di do­mani: se non può, è segno che sta con lui...

Paolo - Ma lei crea, dispone...

Carla - No: vedo, sento, so... (compare Laura sulla porta, insieme ad Andrea) Cara... sei libera domani?

Laura - Oh! Mi dispiace...

Carla (sorridendo) - Volevo passare qualche ora con te. Hai un altro impegno?

Laura (indecisa) - Sì... infatti... Ho combinato una gita sul lago!...

Carla (come sopra) - Nel pomeriggio...

Laura - Appunto... Nel pomeriggio...

Carla (voltandosi a Paolo con l'aria come dire: «Ha visto?», scoppia in una grande risata convulsa quasi, e ridendo parla) - Scusa, sai, ma stasera sono un po' pazza!... (come per trovare una, scusa) Eppoi mi fa ridere lafaccia di Andrea... Non vedi com'è tragico?...

Laura (freddamente) - Ti auguro di essere sempre così allegra!   (stendendole la mimo) arrivederci!...

Andrea - L'accompagno...

Laura - Ma no! Non mi rapiscono!

Andrea - Non si sa mai! (a Carla) Torno subito. (Via con Laura).

Carla (vedendo i due uscire, dopo un attimo di perplessità a Paolo sforzandosi di essere allegra) - Eh? Non è co­mico tutto ciò? Non è grottesco?... (il riso a poco a poco si tramuta in pianto represso) Ma che stupida che sono! Che stupida! (cerca qualcosa che non trova) La mia bor­setta?! Paolo, per piacere dev'essere di là...

(Paolo esce e s'imbatte con Marco).

Marco (avvicinandosi a Carla) - Mi ha lasciato a bocca asciutta! (vede gli occhi dì Carla) Ma che ha? Ha pianto?

Carla - Pianto? No! Sarà il wisky, lo champagne. Non ci sono abituata!

Laura - Un altro giretto? (fa un gesto come dire: balliamo?).

Carla - Sono stanca. (Si siede).

Marco (idem) - E allora?...


Paolo (rientrando) - Non l'ho trovata!

Carla - Sia così carino di cercarla in sala... Sarà su una poltrona... (Paolo via).

Marco - Dunque sì o no? Avrò l'onore di vederla domani? Le promesse bisogna mantenerle!...

Carla - Le mantengo sempre...

Marco - Allora sì?! Veramente?! (contento) Ma è un so­gno! Non credevo che un giorno sarei diventato l'uomo più felice della terra!

Carla - Che parole grosse!

Marco - Eppure il mio vocabolario non ne ha altre per dire quello che sento... Allora domani: intesi? Alle tre e mezza le telefono.

Carla - No. C'è Andrea, potrebbe rispondere lui.

Marco - Non importa. So come si fa: «Pardon, è uno sbaglio! » e si rimette giù il microfono...

Carla - Sì, ma è meglio che le telefoni io...

MARCO - Va bene, aspetterò con ansia la prima visita della deliziosa voce... E andiamo al golf? Vengo a prenderla con la macchina?...

Carla - No. Non al golf! Si incontra sempre qualcuno di conoscenza...

Marco - Questa sua paura mi lusinga!...

Carla - Non è paura. Ma domani ho voglia di fare una volata in macchina... Non so dove... senza mèta... correre...

MARCO - Il motore batterà come il cuore... Senta! (le prende una mano) Centotrenta per lo meno...

Andrea (rientrando a Marco) - Raccontavi a Carla delle tue cacce in India?

Marco (meravigliato) - No. Non ci sono mai stato...

Andrea - Allora gli parlavi di politica estera?...

Marco - Nemmeno... non ne ho mai capito niente...

Carla - Mi diceva che guida sempre a centotrenta all'ora...

Andrea - Ah! Ah! Allora bisogna veramente guardarsi da te... Sei una specie di pericolo pubblico numero uno...

(a Carla) Dimenticavo: la Baronessa Voli ci ha invitati domani per un bridge..

Carla - Non posso... ho un impegno...

Andrea - Non me l'avevi detto!...

Carla - Me ne sarò dimenticata... Devo andare dalla sarta, poi dal parrucchiere...

Andrea - Poco fa, però avevi offerto a Laura...

Carla - Ti ho detto... Me ne sono ricordata solo ora...

Andrea - Tanto meglio, del resto, perché anch'io non avrei potuto venire che tardi, molto tardi... Comunque va a giustificarti con la Baronessa...

Carla - Che bisogno c'è?

Andrea - Le scombini i tavoli... Meglio che vai!... (Carla via, Marco la segue) Marco! (Marco si ferma e si volta) Ho da parlarti. (Marco ritorna sui suoi passi, evidentemente non molto soddisfatto) - Oh! due parole sole... (scherzoso) Sarò breve, come dicono i conferenzieri...

Marco - Ma... figurati!

Andrea (sempre più scherzoso) - Strano! Ora parlarti mi sembra quasi più difficile di quanto non credessi... Sai, certi argomenti...

Marco - Sono a tua disposizione...

Andrea - Eh, là là! Frasi tragiche, da duello... Si vede che sei un uomo di mondo, un seduttore di professione... Ecco, vedi: è, appunto al seduttore che devo parlare: a quello che ogni giorno, sicuro di fare almeno una preda esce di casa con le chiavi della garçonnière in tasca! Ce ne sono dei tipi, così... le donne li chiamano « divertenti »: No?...

Marco (confuso) - Sì, sì... ma non capisco cosa...

Andrea - Un momento! Tu vuoi sempre correre! Non fosti tu a dirmi che avevi una garçonnière?...

Marco - Sì, mi pare...

Andrea - Avrai le chiavi in tasca?

Marco - Della garçonnière? Sì, ce l'ho...

Andrea - L'avrei giurato! Non si va a un ballo senza la speranza che poi... Be' dammele!...

Marco - Le chiavi della garçonnière? Per che fare?

Andrea - Oh, bella! Per andarci; domani!

Marco - Tu?

Andrea - Io, sì!

Marco (con un sospiro dì sollievo) - Ma potevi dirmelo subito!...

Andrea - Perché, cosa credevi? Cè... una persona che vuol sentire dei dischi americani... Da marito non ho mai pensato a fare certe collezioni; e siccome la cosa mi è capitata all'improvviso, così ho pensato a te... Semplicissimo, no?

Marco (ridendo) - Certo!...

Andrea - È un po' pericoloso... (aprendo il portasigarette) Vuoi?...

Marco - Grazie... (accendendo la sigaretta) Pericoloso... Perché?...

Andrea (dopo una pausa) - Mi metto completamente nelle tue mani... Come il vaso, in quelle di Pandora! Sai chi era?!

Marco - No...

Andrea - Fattelo spiegare da tuo nipote... Allora, me le dai?

Marco - Sì, sì!...

Andrea - Non ti secca?... Domani non servono a te?

Marco (sorridendo) - Domani no... Dopo domani... spero!

Andrea - Speri? Non fare l'ipocrita con me... Sei già si­curo... Come il falco che quando si butta sa di non fal­lire il colpo! Non hai l'occhio del falco, ma non si può aver tutto! Hai l'automobile eper domani ti basta!... In serata ti restituisco le chiavi...

Marco (staccando le chiavi dalla catena) - L'indirizzo è...

Andrea - Via Archimede 87. Lo so!... Lo sanno tutti. Fa parte del giro turistico della città. E so anche che nella stessa casa c'è un dentista e una sarta.... due ottime scu­se... Bravo! Hai scelto bene...

Marco (un po' scocciato) - Sì... ma non è comodo...

Andrea - Che io sappia tutto ciò?...

Marco - Tu? Tu e gli altri che lo sanno...

Andrea - Hai paura di compromettere qualcuno?

Marco (ironico) - Ah, sai! Alle volte capita anche a un tipo come me... (gli dà le chiavi) Eccoti...

Andrea - Sono due?... Questo non lo sapevo.

Marco - Sì; la più grossa è della serratura bassa, l'altra, schiacciata è di quella più alta...

Andrea (le guarda) - Sembra una piccola lima, sorda, un minuscolo grimaldello per aprire le casseforti della fe­deltà... (Marco ride) Perché ridi? Esagero? Mi trovi ridicolo?

Marco - No, no... mi sembra strano questo tuo cambiamento...

Andrea - Di' piuttosto che ti sembro ormai... diciamo, non più giovane per correre l'avventura.

Marco - Ti pare?...

Andrea - Credi che mi offenda?!... Anch'io quando avevo la tua età vedevo gli uomini come me, vecchi... Dopo tutto, scusa, tu giuocavi ancora col cavallo a dondolo, quando io lavoravo già con questo genere di grimal­delli... E se nel tuo sorriso, nel tuo giudizio inespresso, non ritrovassi un poco la soave imbecillità di me stesso d'allora, credi che avrei osato di chiederti questo scape­strato piacere? Avrei avuto soggezione della tua giovi­nezza! Invece così, sei tu che mi ringiovanisci al punto che arrivo perfino a pensare come te, a comportarmi come te. Non c'è più differenza di età: Siamo due gio­vanotti che in una sala del circolo, o qui in un ballo, dopo aver bevuto un poco troppo si prendono sotto braccio e si vantano delle loro conquiste... reali o so­gnate! (fingendo il dialogo) «Caro mio, le donne non mi lasciano un minuto di pace... Ne ho così!... Pensa che domani una signora... vuoi sapere chi è... ah, no. non posso dire nemmeno il nome»...

Marco - Non è difficile indovinarlo...

Andrea - Credi?! Comunque adesso che sai l'indirizzo della mia garçonnière, ti prego di non appostarti domani per curiosare!...

Marco - Cosa vuoi che me ne importi?

Andrea - E tu, dimmi, hai cambiato?... O hai sempre quella mannequin alta,  bionda?!...

Marco - Cambiato...

Andrea - Una signora?

Marco - Ti prego!...

Andrea - Non vorrai mica farmi credere che ti sei messo a rispettare le donne!

Marco - Forse!... Comunque, ora che sai dov'è la mia gar­çonnière ti prego di non appostarti tu, dopo domani, per curiosare...

Andrea - Cosa vuoi che me ne importi! Ci penserà il ma­rito! (ridendo) Magari è di là... E tu sarai capace di strin­gergli la mano... di augurargli buona notte... Ti ammiro! A me darebbe fastidio... Ma si vede che io sono più in­namorato di te! (vede Paolo e Carla entrare) Cara, vuoi che andiamo? Sono ai tuoi ordini! (con un gesto a Marco che lo guarda meravigliato) Buona notte, Marco!

Marco - Buonanotte!

Andrea (sorridendo) - Non mi dai la mano?

Marco  (premuroso) - Figurati!

Andrea - Volevo dire! Fra colleghi!...

Paolo - Giuochi ancora?

Andrea (stringendo con esagerata effusione la mano dì Marco) - E come no? Tengo banco! Andiamo Carla! (e si avviano  mentre)

cala la tela


ATTO TERZO

La Scena: La stessa del primo atto. Quando si alza la tela, la scena è vuota. Un campanello suona insistentemente. Ernesto attraversa e va ad aprire.

Giovanna (entrando, poco dopo seguita da Ernesto) -La signora è già uscita?...

Ernesto - No, è di là...

(Giovanna fa per avviarsi ma si imbatte in Andrea).

Andrea (è ancora in vestaglia; ha tutta l'aria dell'uomo che si è alzato da poco) - Carissima cugina!... Ho sognato di te, stanotte!... (a Ernesto) Ha telefonato nessuno?

Ernesto - Sì, poco fa...

Andrea - E hanno chiesto di me o della signora?

Ernesto - Hanno chiesto del Signor Conte...

Andrea - E chi era?

Ernesto - Non ha voluto dire il nome... Quando ha saputo che  il  Signor  Conte  dormiva  ancora,  ha  detto   « va bene »  e basta.

Andrea - È già qualcosa. Era peggio se diceva « va male ». Avvisa la Contessa che c'è sua cugina, e preparami un tè con qualche biscotto... No, solamente un tè, non ho appetito...

(Ernesto via).

Giovanna - Ti sei alzato ora?

Andrea - Ieri sera abbiamo fatto tardi dai Gastaldi.

Giovanna - Io ho fatto più tardi di te e stamattina alle undici ero già in piedi...

Andrea - Tu sei allenata!... Io ho bisogno delle mie ore di riposo. A tavola e a letto non s'invecchia, e io devo man­tenermi giovane! Non vedi, ho già abbastanza rughe per permettere che ne vengano delle altre!

Giovanna - Tra poco ti vedremo in un « Institut de Bean­te »... Sei diventato civetto, a quanto pare!

Andrea - Ecco. Ah! Dicevo che ho sognato di te...

Giovanna. - Spero un bel sogno?...

Andrea - Come quelli che si fanno dopo alcuni cocktail, una cena e dello champagne non di ottima marca... pieno d'incubi!

Giovanna - Grazie del complimento! E lo chiami bellissimo un sogno d'incubi?

Andrea - A me piace! E' il più reale. Ti pare di vivere, non di sognare. E io odio sognare, anche ad occhi aperti!

Carla (entrando) - Addio, Giovanna! Scusa se ti ho fatto aspettare, ma ero con la mamma...

Andrea - Ha fatto colazione con te, tua madre?

Carla - No... è venuta dopo.

Andrea - Mi dispiace allora di averti lasciata sola!...

Carla - Oh! Non ho mangiato... Non ne avevo voglia!...

Andrea - Vuotare le bottiglie di whisky fa male.

Carla - Le bottiglie!... Esagerato!

Andrea - Hai ragione... È più esatto i bicchieri! Vado a completare la mia toilette.

Carla - Esci?

Andrea - Fra poco... (via).

Carla (sedendosi sul divano, dopo una pausa) - Lo aspetta lei.

Giovanna - E a te che te ne importa? Lascia che faccia! E' un uomo! Cosa credevi, che tutto durasse per l'eter­nità? Quanto sei ingenua... Anzi ti dirò che è durata anche troppo!...

Carla - Ma era tutto molto bello, però!...

Giovanna - Che vuol dire? Anche oggi è bello, c'è il sole... domani potrà essere nuvolo, poi il bello ritorna!... Vedrai che dopo ti vuole ancora più bene... Se tutte le mo­gli dovessero fare una tragedia!...

Carla - No... ma non so, mi pare che il cristallo limpidis­simo attraverso il quale guardavo la vita si sia come improvvisamente appannato... Non ci vedo più... Mi pare come se avessi dimenticato di camminare e di muo­vere ora i primi passi come un bambino... Ho paura!

Giovanna  Proprio! Come un bambino che inciampa, cade, piange un poco, poi si rialza e riprende a camminare sorridendo!... Bisogna ogni tanto inciampare: un po' di dolore lì per lì, come di un livido, che passa subito! Guarda me, scusa: divorziata!... E per questo devo spa­rarmi? Macché! È così divertente! Qualche flirt, essere ammirata... e se anche amassi, chiuderei un occhio per non vedere!

Carla - Un marito è diverso!...

Giovanna - E' lo stesso! Ha fatto tanti progressi il matrimonio!

Carla - Sarà... ma l'ipocrisia di una vita in comune quando...

Giovanna - Non esagerare!... Ma ragiona, se tutti quelli che sciando si sono storti un piede o anche rotto una gamba non sciassero più, gli alberghi di Cortina e di St. Moritz potrebbero chiudere bottega. Lascia vivere e lasciati vivere!

Carla - Sì, forse non hai torto... Ma quello che più di tutto mi dà fastidio è che proprio sotto i miei occhi... un'amica come Laura...

Giovanna - Come Laura? Da quella non potevi aspettarti altro...

Carla - Però non la credevo così spudorata... Venire in casa mia, e poi ieri sera farsi accompagnare a casa da lui...

Giovanna - Ah!... Perché, si è fatta accompagnare da Andrea?!... Poverina!  Aveva paura che la rapissero...

Carla - O voleva farsi rapire. È più esatto!

Giovanna (ridendo) - E quando è tornato Andrea, aveva nessun segno rosso? Dicono che Laura ha il torto di usare un « rouge » indelebile.

Carla - Andrea è troppo uomo di mondo!...

Giovanna - Sì, ma è proprio in quell'età...

Carla - Non è vecchio!...

Giovanna - Te ne accorgerai fra qualche anno.

Carla - Adesso seicattiva!

Giovanna - La verità è quasi sempre cattiva... Del resto io te l'ho sempre detto! Anche quando ti sposasti. Ricordi? Ma tu, no; incapricciata dallo « charme » di Andrea, ammirata dalle sue conquiste... non volevi sentire ra­gioni! Ma tutto questo non ha importanza! Su, allegra... sorridi... (pausa) E Marco?...

Carla - Che c'entra Marco?...

Giovanna - Quanto sei scema! A che punto siete?...

Carla - Eh?... Ma che modo di esprimersi!

Giovanna - Non pesare le parole... Lui è innamorato cotto. Lo so!.. Me l'ha detto... e poi l'avrei capito...

Carla - Innamorato? Ci vuol altro!...

Giovanna - No, no... Ci vuol pochissimo! Ieri sera, dai Gastaldi, quando sei andata via, non capiva più niente... Gli ho chiesto se mi accompagnava a casa. Anch'io come Laura, - ma senza «rouge» - non temere!... Mi ha detto di sì, poi se l'è squagliata all'inglese. Gli ho tele­fonato stamane per dirgli un sacco di male parole, lui sì è scusato, mi ha detto che non aveva dormito tutta la notte, segno evidente di cotta, ed io gli ho perdonato in nome di quell'amore che ci faceva quasi parenti!...

Carla - Gli hai detto così?!

Giovanna - Sì.

Carla - Ma mi fai il piacere di curarti dei fatti tuoi?...

Giovanna - Che male c'è?! Lui in questo momento, per te, è proprio quello che ci vuole! Oggi si è fatto vivo?

Carla - No, dovrei telefonargli io, ma non so...

Giovanna - Ma smettila con i « se » ... i «ma » i « non so»! Non dar tanto peso a tutto. Per quello che ci guadagni a vedere come sì comportano gli altri!... Va, divertiti finché sei giovane! Bisogna vivere, non vegetare!... Non dovete andare al golf?

Carla - No, una corsa in macchina...

Giovanna - Quella di Marco è comodissima... una Spider di lusso. È pieno di quattrini, quel ragazzo!...

Margherita (entrando) - Carla, per tua norma... Oh! Ciao, Giovanna! (le stringe la mimo) Ti avviso che la tua cameriera dorme, Ernesto se ne sta fumando e leggendo, la cuoca è fuori, e in cucina tutti i fornelli a gas sono accesi!...

Carla - Ci sarà da cuocere qualcosa...

Margherita - Non c'è bisogno di mettere sul fuoco le pentole, a quest'ora... Ma contenta tu!.. Io a casa mia...

Carla - Ecco, brava! Tu a casa tua tieni le cameriere insonni, i camerieri analfabeti...

Margherita - In casa mia, lavorano...

Carla - Qui si vede che hanno già lavorato. C'è disordine in giro? C'è polvere? No. Dunque?... Sono bravi e con i tempi che corrono figurati se voglio perderli! Tu ti diverti a cambiare...

Margherita - Cambiare, se sono degli scansafatiche. Ma già. una padrona che la mattina dorme non può pretendere l'ordine... Ma oggi si vede che sei nervosa, ed io ho fretta, devo andarmene...

Giovanna - Vengo con te, zia.

Margherita - Io vado alla Maternità.

Andrea (entrando) - Si può sapere che ora è?... Non c'è un orologio che vada, in questa casa...

Margherita (trionfante, a Carla) - Lo vedi l'ordine?... E lui perde i suoi appuntamenti, poverino!          

Carla  (ironica) - Hai un appuntamento?

Andrea - Sì. Per questo voglio sapere l'ora!

Giovanna (guardando il suo orologio) - Sono le tre e venti!

Margherita - Se Ernesto, invece di leggere...

Andrea - Gli ho dato un volume di Nietzsche. Un bravo cameriere dev'essere filosofo e pessimista.

Margherita - Ho capito... arrivederci, cari...

Andrea (allegro) - Bye-bye, mamma!

Giovanna - Ciao, Carla... (stringendo la mano ad Andrea) E non sognarmi più!...

Andrea - Bisognerebbe che ti dimenticassi! È difficile!... (Margherita e Giovanna via) Che aveva tua madre?

Carla - Sai... la solita mania di dar buoni consigli...

Andrea - Manie dei vecchi!... Anch'io te li davo... i giovani solo cattivi esempi...

Ernesto (entrando) - Signora, permette una parola?...

Carla - Che c'è?

Ernesto - Ecco, io non vorrei... ma, ahimè, purtroppo sono costretto, e mi dispiace, sa...

Carla - Avete la mania di fare dei discorsi interminabili, che volete?

Ernesto - Dirò: la sua signora mamma mi ha rimproverato ed io credo di non meritarlo... quindi, prendo gli otto giorni...

Andrea - Ma tua madre non ha il suo cameriere da rimproverare? (a Ernesto) Finisci di leggere Nietzsche... ti farà bene!

Ernesto - Sono al principio, in otto giorni non farò in tempo...

Andrea - Appunto per questo!... (via).

Carla - Lasciate andare! Io e il signore siamo contenti di voi...

Ernesto - Grazie, signora... (via).

Carla (Rimasta sola, si guarda d'attorno, ha un attimo d'in­certezza, poi si decide e va al telefono. Compone il numero) - Pronto!... Sì, sono io... Aspettava?.. Ma sono puntuale!... Me ne pento!... Sì, sì... Ma non a centotrenta... Sì, è in casa Andrea... No, non qui al portone... Dove?...

(Andrea in questo momento fa per entrare, sente le ul­time parole di Carla e non visto da lei, si ferma in ascolto sulla soglia)

Carla -Sì, vicino all'Arco del Sempione?... In fondo al parco... A destra... Cinque minuti saranno pochi... Un quarto d'ora... arrivederci!...

Andrea (fingendo di entrare con disinvoltura) - Mi cercavano al telefono?

Carla - No.... ero io che parlavo con la sarta... Anzi, debbo scappare!..

Andrea - Dalla sarta, così presto?...

Carla - Sì... sai: va a Genova per esporre i modelli di prima­vera, e allora siccome deve metterli nei bauli, mi ha pregato di andarci prima per farmi vedere quel tailleur che mi piace, magari, poi lo vende...

Andrea - Vai, vai!...

Carla - Tu esci subito?!...

Andrea  - Non SO...

Carla - Be'. In ogni caso, addio. Vado a mettermi il cappello!... (via).

Andrea (Rimasto solo afferra con stizza il microfono del te­lefono... cerca affannosamente un numero nella rubrica. Ma poi rimette a posto il microfono, pentito. Dalla tasca estrae le chiavi della garçonnière prestategli da Marco. Le osserva. Suona il campanello e a Ernesto) - Cappello e soprabito!

(Ernesto via. Andrea fa giuocare le chiavi sul palmo della mano. Poi, chiudendole nel pugno, in­dossa il soprabito che Ernesto gli porge) Va pure, gra­zie! (Ora si mette il cappello. Riguarda le chiavi, le mette nella tasca del soprabito. Sul suo viso passa l'om­bra di un sorriso).

Carla (rientrando) - Sei ancora qui?...

Andrea - Sì. Ti accompagno!

Carla   (meravigliata)  -  Mi  accompagni?...

Andrea - Sì. Dalla sarta... Ma prima, però... (si avvicina alla finestra e chiude la tenda di velluto) Un momento, scusa. (Chiude la porta a « coulisse » che dà nel salottino)

Carla (sgomenta) - Che fai?…


Andrea (che sta chiudendo la porta) - Cara, se ti sgomenti adesso, come potrai resistere dopo? (Fatta l'oscurità com­pleta, la prende per un braccio e la guida verso l'uscita. Escono. Andrea chiude la porta a chiave, dal di fuori. Una pausa. Poi si sente un rumore come chi tenti di girare nella serratura una chiave e non gli riesca. Final­mente la porta si apre) Oh!... (nell'oscurità ora non si odono che le voci) Io lo dico sempre. Una garçonnière che si rispetti dovrebbe avere una porta che si apre facilmente...

Carla (quasi supplichevole) - Ti prego!... Voglio andar via.

Andrea - Succede sempre così la prima volta...

Carla (spazientita) - Non ho tempo da perdere...

Andrea (galante) - Così frettolosa? Non è carino!

Carla (quasi gridando) - Ma, Andrea!...

Andrea - Non gridate così forte il mio nome. Qualcuno potrebbe sentire. (si toglie il soprabito).

Carla - Be'! Che importa?

Andrea - Un nome è sempre un indizio. Non ho nessuna voglia di battermi con vostro marito...

Carla - Non ti sembra una cosa di cattivo gusto, tutto ciò?

Andrea - Sì, forse. Queste cose, in fondo, sono sempre di cattivo gusto. Io, poi, avrei dovuto venirci prima. Farmici trovare, ma voi non me ne avete lasciato il tem­po... (con la mano tenta la parete a sinistra della porta come se cercasse l'interruttore)... Così che ora...

Carla - Ora?

Andrea - Perdo del tempo prezioso... Quando si chiede a un amico in prestito la garçonnière... Questo non ve l'avrei dovuto dire, ma voi sapete che ero un marito fedele... (continua a cercare).

Carla - Ma si può sapere cosa cerchi?

Andrea - L'interruttore della luce... Non lo si trova mai e si fa una pessima figura...

Carla (seccata) - Ma non e lì!... È qui. (gira ella stessa l'interruttore e accende).

Andrea - Ah! Ah! Bella signora! Questo è grave. Dovrei supporre che non è la prima volta che venite in questo luogo. (rigira fra le mani e fa tintinnire le chiavi di Marco).

Carla - Infatti! (si avvia alla finestra e fa per scostare la tenda).

Andrea (impedendoglielo) - No, per carità! Non sappiamo chi abiti la casa di fronte. Potrebbe esserci qualcuno alla finestra: un'amica, un conoscente. Voi, signora, sareste perduta. (Carla si toglie il cappello e lo getta lontano) E poi, la luce del giorno non è propizia ai convegni d'amore. (fa sempre tinnire le chiavi),

Carla - Potresti smetterla con quel rumore insopportabile.

Andrea - Di queste chiavi!... Io direi che è un suono, non un rumore. Una nota insistente, eguale, quasi gradevole.

Carla (ironica) - Anzi, gradevolissima.

Andrea - No. Quasi, Gradevole, può sembrare da principio. Poi, sempre meno, sempre meno, fino a divenire, sì, un rumore insopportabile. (gettando le chiavi sopra un ta­volino) Non c'è che dire. Le vostre sensazioni sono conclusive.

Carla - Le tue, invece?...

Andrea - Lentissime... (fiutando l'aria) Per esempio, io non mi sono ancora abituato all'odore di chiuso che c'è qui dentro.

Carla - Apri la finestra.

Andrea - Non si può. Potremmo aprire la porta che dà sull'altra stanza... Ma non sarebbe cortese. Dì là, c'è la stanza da letto, almeno suppongo. Non si fa, così presto! (si guarda d'attorno) Alle garçonnières bisogna abituar­si. (poiché Carla gira inquieta per la stanza la prende per un braccio) Un po' di calma, vi prego. Dico, natu­ralmente che ci si debbono abituare le persone per bene. Vedete, questa, ad esempio potrebbe sembrare di buon gusto... Tappeti morbidi, luci discrete, stampe di caccia... e invece non lo è. Tanto varrebbe che queste incisioni rappresentassero il rapimento di Europa, oppure Orfeo fatto a pezzi dalle Amazzoni, come si addice al luogo...

Carla (interrompendolo) - Mitologico.

Andrea - Esatto. Mitologico, perché è un avanzo di altri tempi. Ma io volevo dire, anonimo. Dove ci vanno per­sone anonime. Oggi una, domani un'altra. E la donna di ieri non pensa a quella di oggi, quella di oggi non vuol supporre quella di ieri e nemmeno quella di domani... Dove non si ha tempo di pensare alle cose che ci cir­condano e se ci si dovesse pensare darebbero fastidio...

Carla - Te ne intendi!

Andrea - Modestamente. Odio le garçonnières che sem­brano case, come tutto ciò che vuol parere e non è.

Carla (togliendosi i guanti) - E... allora, ti sembra... indovi­nato paragonare la nostra casa a un luogo equivoco...

Andrea (prendendole il mento fra le mani) - Ti offende? Forse sono scortese a parlarti di altre cose invece di te? E sei anche un po' pallida. Vorrei offrirti un poco di Porto. (si guarda attorno, vede il mobile bar) Lì dentro, certamente ci sarà la bottiglia e i bicchieri. L'armadietto dei liquori è la piccola farmacia di questi luoghi. Ma temo che i bicchieri siano polverosi. Bere, in tali condi­zioni, è antigienico.

Carla (scostandosi) - E poi non ne ho bisogno. Non sono affatto pallida.

Andrea - In questo momento tu mi sei ostile; ti sento ne­mica e invece vorrei che ti abbandonassi. Ecco. Chiudi gli occhi. E immagina questa fredda atmosfera che non è nemmeno di peccato, che è fatta di niente o di cose poco belle... Approfitta che ti sono io vicino e che di me ti puoi fidare...

Carla - Di te? No... Non ti capisco. Si direbbe quasi che tu supponga che io dovessi andare...

Andrea - A fare una gita in automobile.

Carla - Non ci sarebbe niente di male!...

Andrea (un po' ironico) - Dipende dalla disposizione dell'animo.

Carla (che si rinfranca) - Se anche la disposizione fosse cattiva, da un'automobile all'intimità, ci corre sempre molto.

Andrea (c.s.) - Dipende. Molte volte è l'automobile che può correre, per esempio, dall'Arco del Sempione... all'intimità.

Carla (quasi senza risentimento) - Hai molta fiducia in me...

Andrea (quasi paterno) - Moltissima. Ma ti so ingenua, one­sta, buona, semplice... nelle condizioni più propizie per disorientarti davanti alla colpa... Come gli imputati in­nocenti che non hanno niente cui appigliarsi per difendersi...

Carla - E per questo, tu?

Andrea - Io, approfittando della tua ingenuità ho voluto, prima ancora che tu uscissi dalla tua casa...

Carla - Impedirmi altre seduzioni?...

Andrea (dopo una pausa) - Volevo sedurti io...

Carla - Mi fai la corte?...

Andrea - Se me lo permetti!...

Carla - Mi lusinga! Una donna accetta sempre volentieri la corte di un uomo come te...

Andrea - Vuoi lusingarmi anche tu?

Carla - No. È la verità. Fa piacere essere corteggiate da un uomo che ha una moglie giovane, semplice, come dici tu, magari una nostra amica, cui non ci par vero di poter fare un piccolo o un grande torto.

Andrea - Siamo alla gelosia? Bada, vorrebbe dire che ti ho già sedotta...

Carla - Sei sicuro del fatto tuo?

Andrea (che le è molto vicino) - Mai abbastanza...

Carla (scostandosi e andando a sedere sul bracciolo di una poltrona) - Forse, perché sei incontentabile... Ma, tante volte ho pensato che tu non temi mai di perdermi.

Andrea (che l'ha seguita e le è vicinissimo) - Un uomo in­namorato, anche se ama la donna più cara e più sem­plice, quella che gli è più devota, deve sempre temere di perderla. Basta così poco a far perdere una persona: due persone, nel nostro caso. Un attimo d'incertezza, una lusinga, un disappunto; magari un marito che rifiuti di partecipare ad una partita di bridge, oppure una mo­glie che ce lo voglia trascinare a forza...

Carla - Ieri sera, dai Gastaldi, non sono stata io a trascinarti?...

Andrea - Non potevi. Ieri sera io e te ci siamo forse in­contrati un'altra volta, per la prima volta... Abbiamo rifatto conoscenza...

Carla - E... come la trovi la nuova conoscenza?...

Andrea - Mi piace.

Carla - E... la risposeresti?...

Andrea - Certo! (scherzoso) Con un po' di paura... Sono più vecchio. E poi, vedi? Quando ci si sposa non si può dire: « ecco fatto, ormai sono a posto! ». No. Il matri­monio è sempre una cosa che si deve rifare... sempre ogni giorno! Solo così si conserva la bellezza all'amore.

Carla (ironica) - E la si conserva con questa luce o con il sole della propria casa?

Andrea - Come più ti fa piacere. Ma se pensi che siamo in altro luogo, non appoggiarti così alla spalliera della poltrona.

Carla - Perché?

Andrea - Generalmente si affittano con i mobili... e le poltrone si sfasciano molto facilmente.

Carla (un po' delusa avvicinandosi verso il divano) - E ne hai sfasciate parecchie, tu?

Andrea - Io avevo una casa mia... in via del Cappuccio.

Carla - Non mi interessa di saperlo!... Il tuo passato non mi riguarda...

Andrea - Neanche a me!... Le altre donne...

Carla - Non saranno tutte così docili e arrendevoli come me. (suona il telefono) Questo campanello dovrebbe as­somigliare alla voce della tua coscienza.

Andrea (avvicinandosi all'apparecchio) - O della tua? (dopo un attimo di esitazione solleva il ricevitore) Pronto?... Pronto?... Mah!... (depone il ricevitore) È uno sbaglio...

Carla(sorridendo) - O un anonimo che voleva sapere dove eri. In una garçonnière non ci dovrebbe mai essere il telefono...

Andrea - Lo vedi come ci si abitua presto al clima dell'ambiente?

Carla - Il più è decidersi. (si stende nel divano) Comodo questo divano!

Andrea - Comodissimo. (le siede vicino).

Carla (allontanandosi) - Bada, non vorrei perdere un orecchino. E' vero che ci penserebbe Ernesto a riportarmelo.

Andrea (avvicinandosi) - E allora, poco male...

Carla - Forse... Ma non bisogna trattare la propria moglie, come si tratta... una sua amica.

Andrea - Infatti...

Carla - O una propria amante.

Andrea - Anche questo è giusto. Una moglie, basta... amar­la... (la serra fra le braccia, le dà un bacio).

Carla (Ha un attimo di abbandono, poi si alza di scatto. Va alla finestra, tira la fitta tenda di velluto. Il sole invade la stanza) - Ritorniamo a casa nostra. (spegne la luce elettrica).

Andrea (stropicciandosi gli occhi) - Oh... mi ero quasi di­menticato che è una giornata di sole.

Carla - Un bellissimo sole. Laura, che è sempre previdente, oggi è andata sul lago. (il suo sguardo è caduto sulle pic­cole chiavi che Andrea ha deposto sul tavolino) Queste chiavi non te le ho mai viste. Dove le hai prese?

Andrea - Le ho rubate con qualche attenuante, valendomi di circostanze favorevoli.

(Il telefono suona un'altra volta).

Carla - Ancora?!

Andrea (si è avvicinato all'apparecchio fa per sollevare il microfono, poi a Carla) - Rispondi tu... Forse è più conveniente.

Carla (dopo un attimo, al telefono) - Pronto? Sì, sono io... Buongiorno, Gravina... (ridendo) Ah, mi scusi... sì, cre­devo... ma poi non mi è stato possibile... Già tanto!.. Mi scusi...

Andrea - Invitalo a pranzo.

Carla (fa cenno di no con la mano) - Come dice? (poiché Andrea indica le chiavi ed ella non comprende) Un mo­mento, prego, non sento...

Andrea - Dobbiamo restituirgli le chiavi...

Carla (dopo un attimo) - A proposito, Gravina. Andrea poco fa. prima di uscire, ha lasciato una busta con qualche cosa per lei. Ha modo lei di mandare a prenderla... O vuole che gliela mandiamo noi... Come?... Evidente­mente supponeva che lei avrebbe telefonato... (ridendo) Ma no, ma no... Immagino che si tratti di cosa urgente e riservata... Allora, va bene, mando io... Grazie. (depone il microfono),

Andrea (che nel frattempo ha scritto l'indirizzo su una bu­sta, ci ha messo dentro le chiavi e l'ha chiusa) - Ecco fatto!...

Carla (malinconicamente, attaccandosi ai risvolti della giac­ca di lui) -Perché Andrea? Dove andava Laura, oggi?

Andrea - Sul lago.

Carla - A cosa, a chi dovevano servire quelle chiavi?

Andrea - Sono un uomo fortunato, Carla. Dovevano servire a insegnarmi che quando non si è più ragazzi, anche a voler essere sventati ci si accorge che invece si è stati prudenti.

Carla (stringendosi a lui) -Ieri, quando sono entrata, tu non te ne sei nemmeno accorto. Eri seduto qui a questo tavolo, con un libro aperto davanti. Ma non leggevi. Pa­reva che inseguissi qualche cosa con il pensiero. Nei tuoi occhi c'era una luce viva, sul tuo volto un'espres­sione di beatitudine, come non la vedevo da tempo...

Andrea - Da quando?

Carla - Ci eravamo appena conosciuti... per la prima volta.

Andrea - E allora?

Caria (trepida) - Quel ricordo, la nostra vita di questi giorni, gli anni che passano, tutto mi ha fatto supporre che in quel momento tu pensavi a una donna. Ebbene... forse è giusto, ma... dimmi se è vero.

Andrea - È verissimo. Pensavo a una donna bella, limpida ch'ebbi un giorno la fortuna d'incontrare e che mi è ve­nuta incontro sulla soglia della maturità per dirmi: « la tua giovinezza puoi fermarla sul tramonto, la mia guar­dala fiorire ».

Carla (sorridendo) - Questa mattina mi sono strappata un capello bianco...

Andrea - Potevi tenerlo. Come una civetteria.

Carla - Caro!

Andrea - Io, invece, mi sono svegliato con un pensiero fis­so... Che oggi fosse per noi un giorno memorabile, una data storica nella nostra vita. Infatti, ho guardato il calen­dario e ho visto che avevo ragione (poiché Carla lo guar­da interrogativamente) Tu sei smemorata e perciò non lo ricordi.

Carla - E' il 21 Marzo. S'inaugura la primavera...

Andrea - Sì, ma la data celebra anche un dolce anniversario...

Carla - Quale?...

Andrea - Oggi sono cinque anni, sette mesi e dodici giorni che ci siamo sposati...

Carla - Oh! Che gioia!...

Andrea - Anzi, volevo festeggiare la ricorrenza invitandoti a pranzo. Non so se lo meriti.

Carla - Dove?

Andrea - Dove vuoi tu.

Carla - Io un piccolo ristorante, noi due soli, senza dir niente a nessuno, senza che nessuno lo sappia, nascosti come due...

Andrea - Sposi!... Va bene, ti accontento.  (suona il campanello...).

Carla - Che vestito debbo mettermi?

Andrea - Questo.

(Entra Ernesto).

Ernesto - Comandi...

Andrea - Preparate un tavolo in un salottino particolare... Naturalmente due posti... E molti fiori... (Ernesto lo guarda meravigliato) E datemi la carta...

Ernesto (guardando lui e Carla sempre più meravigliato) -Quale carta?...

Andrea - Oh, bella!... La carta dei cibi, per ordinare il pranzo, come hanno tutti i ristoranti...

Ernesto - Ma il signor Conte, forse...

Andrea - E' vero, dimenticavo. Tu non puoi sapere... Be'... (gli dà un piccolo blocco di carta che è sul tavolo, una matita) Scrivi quello che ti dico. (poi prende un altro foglio di carta, grande, e fingendo che sia l'elenco dei cibi, si avvicina a Carla e le siede accanto) Vogliamo scegliere?... Cominciamo con del caviale? Sì? (a Ernesto) Scrivi, caviale... poi consommè freddo... delle trotelle... Filetti di pollo?... (a Carla) Va bene? E vino. No... tu preferisci la verdura. Vedi che non dimentico nulla. (a Ernesto) Allora piselli freschi e asparagi per la signora... Frutta e (a Carla) Champagne? Io preferisco il Chianti... È più intimo.

Carla (ridendo) - Anch'io...

Andrea (a Ernesto) - Allora. Chianti!... Hai scritto tutto? Mi raccomando! Va pure!

(Ernesto, sempre stupito, fa per uscire).

Carla - No. Un momento... (si alza, prende sul tavolo la busta con le chiavi e la consegna a Ernesto) Bisogna reca­pitarla a questo indirizzo (Ernesto via. Carla torna vicino ad Andrea, gli siede accanto scherzosa) Però è strano che un uomo di mondo come te inviti una signora a cena quando c'è ancora il sole.

Andrea - Siamo venuti in questo luogo appartato per ammirarne il tramonto. La cena è quello che meno importa Prima ci si racconta la propria storia...

Carla - E dopo?

Andrea - La si dimentica.

Carla - Allora, racconta... Come comincia?

Andrea - Sempre cosi: « C'era una volta un uomo che si chiamava Andrea e che si innamorò di una donna...

Carla - Come si chiamava?... »

Andrea (prendendole il volto fra le mani) - Carla!...

Cala la tela