Non cambiamo queste cose…

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Non cambiamo

queste cose …

commedia in due atti

di

Paolo Granci

Non cambiamo queste cose…

Commedia in due atti

di

Granci Paolo

Franco                (F)             Marito

Emanuela          (E)             Moglie

Nonna Franca   (N)             Madre di Franco

Marley                (M)            Figlio

Joan                    (J)              Figlia

Don Lionello     (D)             Amico di Franco e Emanuela

Alice                   (A)             Amica di Emanuela

Umberto            (U)             Amico di Franco e Emanuela

Luca                    (L)             Fidanzato di Joan

Primo atto

La scena si svolge in una bella casa con un’entrata sul fondo a destra.  Guardando dal pubblico si vedono: una porta a destra, più un corridoio e una porta a sinistra.  I mobili e gli oggetti nella casa devono dare l’idea di un ambiente moderno con qualche pezzo di antiquariato.

Emanuela - (da fuori) Insomma... mi hai stufato… ti vuoi alzare con le buone o con le cattive?

Nonna Franca - Guarda che così non ne cavi fuori niente, sono tre ore che strilli, che minacci. Quello lì è un osso duro. Ci vuole polso e tu purtroppo non ce l’hai.

E – Non ricominciare, per favore non rimettere il disco.

N – Ai miei tempi bastava chiamare una volta appena: “Giù dal letto”! Invece quello lo chiami cinquanta volte e neanche ti sente.

E – Stanotte è tornato tardi. Lavora lui.

N – Lavora? E lo chiama lavoro. Di soldi non ne porta molti. È sempre a chiedere. Se lavorasse non chiederebbe niente a nessuno, ma se la caverebbe da solo.

E – Siamo noi che non vogliamo i suoi soldi. È giusto che li spenda per sé. Poi mi sembra uno che non va firmato o spende soldi per chissà che.

N – Ah firmato no davvero, va in giro come uno della nettezza urbana. Daltronde non è che ti puoi aspettare niente di meglio dai figli di una figlia dei fiori!

E – (Ironica) Vedo che anche stamattina sei di una gentilezza impressionante.

N – Non mi ha fatto neanche il regalo di natale.

E – Quello non te lo ha fatto perché...  Non perché non ha i soldi, non te lo ha fatto di proposito.

N – Ah, non me lo ha fatto di proposito!

E – Già, tu lo tratti sempre male, come fai a pretendere che ti faccia anche il regalo di natale.

N – Però sono tre mesi che sta qui a casa mia a sbafo. Si vede che non lo tratto proprio male.

E – Perché, tu pensi che se avesse la possibilità starebbe qui? Magari pensi che starei qui anche io a sentire tutte le cattiverie che dici, no?

N – Cattiverie? Semplici affermazioni di una povera anziana.

E – No cara mia, tu sei sicuramente anziana ma non sei né povera né buona. E dici tante ma tante cose cattive.

N – Già, già. Ma intanto qui chi comanda sono io! Visto che è casa mia, dico quello che voglio e come lo voglio. Se ti va, bene, se no quella è la porta. Ti prendi quel fesso di mio figlio, quel sacco di pulci di tuo figlio e chi si è visto si è visto.

E – Non chiamare sacco di pulci mio figlio. Non te lo permetto! E poi sei sua nonna, ha anche il tuo sangue.

N – Nonna, nonna! Piano con queste affermazioni. Visto che dici che sono cattiva, ti dico anche che, con me, puoi smettere di fare la parte della brava moglie. Io so chi è Marley. Non venire a fare la santa con me! A volte mi chiedo se non sia giusto che mio figlio sappia.

E – Mi stai ricattando?

N – Io?

E – Sì tu. Tutte le volte che sei in difficoltà con me tiri fuori questa storia. Quando è successo io e tuo figlio non andavamo poi troppo d’accordo. Ero molto triste e sola.

N – Eri in brutte acque con mio figlio, questo sì. Ma non mi sembra, a quanto mi ricordo, che sei stata a casa a piangere. Uscivi con quel simpaticone di Umberto. Beh, mi sembra che il tuo Marley, tra l’altro, assomigli molto a Umberto. Solo Franco non si è accorto. Ma lui è buono, lui crede sempre nelle persone. Ma forse è il caso che io, come mamma, lo svegli un pochino il mio Franco.

E – Marley, per favore alzati!

N  – Brava, fai bene a cambiare discorso. Brava. (suonano alla porta). Ecco qua, questa è sicuramente la tua amichetta. La bancarella ambulante.

E – Lascia stare Alice. Lei almeno mi capisce. (va ad aprire)

N – Sì, io vado di là, così parlate con calma. (tra sé) Guarda con quante cianfrusaglie gira!

A – Ciao Emanuela!

E – Ciao Alice, come va? (il tono della voce è quasi rotto dal pianto)

A – A me va bene… ma a te, a giudicare dalla faccia e dalla voce, direi che è una giornataccia. Che cavolo è successo? La vecchiaccia si è alzata con la luna storta?

E – Tu non puoi capire quante cattiverie dice, oggi, ieri, sempre, così di continuo. E io sono stufa, non ce la faccio più! Prendo tutto, baracca e burattini, e me ne vado!

A – Sì brava, e hai anche pensato ai ragazzi. E a Franco ci hai pensato?

E – E a me lui ha pensato quando mi ha costretto a venire a vivere qui? Lui sapeva come si sarebbe comportata la vecchiaccia. Lo sapeva che Joan non sarebbe mai venuta a vivere qui. Ma lui niente, si è cacciato nei guai senza ascoltare nessuno. E noi tutti ci stiamo rimettendo!

A – Oggi sei esagerata anche tu però. Scusa ma lasciala parlare, no? Che ti frega! Le sue cattiverie, da una parte le fai entrare e dall’altra le fai uscire.

E – Sì, ti pare facile.

A – Per me lo è. Pensa, sono mesi che mio marito blatera, progetta cose, e io personalmente non so cosa cavolo stia dicendo. Semplicemente non ascolto. Ogni tanto gli do un cenno d’intesa, ogni tanto gli sorrido, e lui pensa che io lo stia ascoltando. Finisce i discorsi che è tutto soddisfatto.

E – Sì ma tuo marito è sempre stato un po’ coglione! Ma la vecchiaccia è una vipera. Minaccia, ricatta, allude... E io devo incassare e stare zitta.

A – Allude, minaccia, ricatta… e che è. Sembra la trama di un film. E poi che armi ha per minacciare e ricattare?

E – Credo che sappia fin troppo bene di Marley. E questo è un ottimo elemento.

A – Cavolo… questo è un problema. Ma sei sicura?

E – Si che ne sono sicura. Appena litighiamo, cioè sempre, tira fuori Marley. Dai.. sa tutto. Quella oltre che cattiva è anche furba. Ed è talmente carogna che non ci mette tre minuti a rovinarmi! E pensa che va tutti i giorni in chiesa a pregare.

A – Che dire... che il suo dio la accolga presto! Oh, adesso vado. Ti volevo solo dire che sono passata all’agenzia e stavolta, forse, ci vado davvero un mese in India. Ci sono delle offerte. (slogan cantato, “Ad Aprile partirai così all’andata  risparmierai  poi ritorni che è già Maggio e risparmierai sul viaggio ”.

Esce la nonna dalla camera mentre Alice canta lo slogan.

N – Scusa eh, ma tanto per curiosità, quanto tempo è che non fai una buona visita psichiatrica?

A – (spavalda) Io non ne ho bisogno, perché, sarò un po’ estrosa ma sono buona, io. A differenza di qualcuno che gira tutto il giorno con la corona del roseto in mano.

N – (schifata) Rosario, si chiama rosario! Dio mio, perdona questa povera ignorante.

A – (alterandosi in confusione.) Ma… cosa?! Emanuela, ma come si è permessa! Mi ha dato della povera ignorante! Ringrazia il tuo dio che sei una vecchia, se no, ti buttavo giù tutti i denti!

E – È meglio che tu vada Alice.

N – Sì, è meglio, come osi venire a casa mia e insultarmi! Va fuori e non farti più vedere!

A – Ma senti…

E – (alzando la voce) Basta Alice… fammi il favore va, ti chiamo dopo.

A  – Hai ragione tu, scappa da questa serpe. Meglio sotto i ponti, dammi retta.

N – (che nel frattempo si è rimessa in poltrona tranquilla) Finalmente aria e pace.

E – (la guarda furiosa) Un giorno ti ripagherò anche di questo! (urlando)  Marley, alzati per favore.

N – Che minacci. Guarda che a me le minacce non fanno paura.

E – (urlando) Marley! (poi rivolgendosi alla nonna) Tu sei pazza! (la nonna si alza ed esce) Pazza! (alzando la voce) Non rispondo, se no, mi escono delle brutte cose da dire a una povera vecchia. Poi dicono che succedono le tragedie. Se l’ammazzo, domani sono sul giornale… “Nuora cattiva uccide la sua povera suocera che, tra l’altro, l’aveva accolta in casa insieme alla sua famiglia con tanto amore.” Bugiardi! Il titolo dovrebbe essere: “Povera nuora uccide la suocera rompipalle, che la tormenta dalla mattina alla sera.”

N – (entra con un secchio d’acqua in mano) Che stai farfugliando? Io sarò vecchia ma ancora non parlo al muro. (non aspetta la risposta ed esce dalla parte opposta da dove è entrata)

E – Dove vai con quel secchio? 

Dopo un paio di secondi si sente il rumore di acqua e un urlo agghiacciante.

Marley -  Aaaaaaaaahh !  (la nonna rientra e va a sedersi) Mamma, mamma!

(entra in scena  tutto bagnato)

Nonna – Vedi? Mica ci vuole tanto.

E – Marley?! (rimane senza parole)

N – Anche il nome da idiota gli hai dato!          

M – Mamma, dimmi cosa dovrei fare! Io non ce la faccio più a vivere con la nonna. Nonna? Chissà poi. Io vado via da questa casa, non sto un minuto di più! (torna in camera)

E – Ti rendi conto cos’ hai combinato?! … aspetta Marley,  aspetta…  (anche lei va in camera)

N – Quante storie, almeno si è dato una lavata. Quello puzza più di una caciotta andata a male. (alzando la voce) Digli pure che se va via è meglio. Ho speso più di profumo in questi tre mesi che in tutta la mia vita.  (prende una rivista e si mette tranquillamente a leggere)

E – (rientra visibilmente furiosa) Ti rendi conto di quello che hai fatto! Sei cattiva, sei veramente la donna più cattiva che abbia mai avuto la sfortuna di conoscere. Ma ti dico una cosa, e sappi che non scherzo. Se Marley va via, noi andremo via con lui!

Nonna – Noi chi?

E – Noi tutti, ti lasceremo qui da sola. Potrai sempre prendere una badante che ti faccia tutto quello che ti abbiamo fatto noi in questi mesi.

Franco – (entra, nessuno lo vede e si mette ad ascoltare)

N – Mio figlio non mi lascerà mai, su questo ci puoi giurare!

E – E allora tienitelo. D’altra parte è colpa sua se siamo qui.

N – Tu lasceresti tuo marito in un momento così difficile per lui, e poi sono io la cattiva?

E – Non è difficile solo per lui. Guarda che i soldi che ha investito per quella stronzata erano anche miei, la casa che ci hanno allegramente pignorato era anche mia. E infine, è stato lui a insistere per venire qui a vivere con te. “Vedrai che alla fine diventerete amiche.” Beh sappi che... no, non dico niente che è meglio. (si accorge di Franco)

Franco – (in tono ironico per smorzare la tensione) Sento che state facendo grandi progetti per il futuro.

N – Franchino!!! Non ti ho sentito arrivare. Vieni dalla tua mammina che ha una voglia matta di abbracciarti.

F – (va dalla mamma, si mette davanti a lei e prende le coccole.  Emanuela guarda la scena schifata) Ora basta mamma, e dimmi che è successo.

E – Che lo chiedi a fare?! Ti dirà che la causa sono io, che io sono la cattiva e che lei è solo una povera vittima. E quel che è peggio è che tu gli crederai!

F – Ma via Manuela.

E – Sono trent’anni che stiamo insieme e ancora mi chiami Manuela. Mi chiamo  Emanuela!

N – Ha detto che mi vuole far fuori.

F – Hai detto questo?

E – Ma che te lo dico a fare.

F – Ma insomma, perché non si può stare in pace in questa famiglia?

E – Guarda che questa famiglia, prima che ti venisse la brillante idea di diventare un uomo d’affari, era tranquilla, serena. Non come quella  del Mulino Bianco, ma si stava bene.

N – A proposito di Mulino Bianco, non è che mi prendi un biscottino per fermare la fame? Oggi ho mangiato poco.

E – Due porzioni di lasagne, un pezzo di pollo e due mele. Poco.

F – (scattando alla richiesta della mamma) Io vorrei che mia moglie non mi rinfacciasse sempre i miei errori. Vorrei un po’ di solidarietà.

E – E a noi chi la dà la solidarietà? A me e ai tuoi figli. Poco fa la tua cara mammina ha tirato un secchio pieno d’acqua a Marley. Per non parlare di Joan.

N – Altro nome idiota!

E – Non sono nomi idioti. Sono nomi dati in onore di due grandi persone: il grande Bob  Marley e la mitica Joan Betz!

F – Cosa c’entra Joan?

E – Vedi che non ti accorgi di niente. Quanti giorni sono che non la vedi? Non si fa più vedere, non ci viene più a trovare. E sai perché? La parola più dolce che tua mamma gli dice è che in casa sua le zingare non sono mai entrate!

F – Che zingara?

E – Tua mamma dice che Joan è una zingara.

F – Tu dici questo?

N – E che dovrei dire? Lo vedi come va in giro tua figlia? Tua! Sembra Moira Orfei. Quando viene qua, si porta dietro quell’allucinato che gli gira intorno. L’hai vista la faccia di quel ragazzo?

E – È il suo compagno.

N –  Sarà, ma solo a vederlo fa schifo! Puzza di quella robaccia che fuma di continuo. Come diavolo si chiama … Maru… Marianaja…

E – Sì... ciao.

N – Va beh... quella robaccia lì. Hai capito no, Franco?

F – Ma mi stai dicendo che Luca si droga.

N – Già, l’unica cosa positiva è che almeno il nome non è idiota.

E – Non si droga. Si fanno qualche canna ogni tanto.

F – Fanno? Come fanno?! Anche Joan?

N – Vedi che ho ragione a dire che è un po’  fuori. E si veste come una zingara.

M – Io vado.

F – Vai  dove? Ma vieni qua, non fare il bambino. Parliamone.

M – Ma che parlo a fare. Tanto tu difendi sempre la nonna. Io non resisto più.

F – Dai, lo sai che è una povera vec… eehhmm anziana, bisogna avere pazienza.

E – Pazienza? Più di così. Sono anni che mi rende la vita impossibile!

F – Non esagerare dài Manu.

E – Mi chiamo Emanuela. Lo vuoi capire? E poi non sto esagerando.

F – Marley, se vai via fai un errore grossissimo. Dove vai? Non hai un lavoro, non hai soldi, non hai niente. Dove vuoi andare?

M – In un posto dove non ti svegliano a secchiate d’acqua! Che ne dici, non è una bella idea?! E poi qualche lavoretto lo faccio.

F – Va bene, stavolta avrà esagerato. Ci parlerò io.

M – Stavolta ha esagerato? E l’altro giorno, che mi ha fatto morire di paura fingendo che stava per morire di infarto? E quell’altra volta, che ha chiamato i vigili del fuoco dicendo che forse ero morto perché non rispondevo? Quella là è da internare!

F – Ti proibisco di parlare così di tua nonna! Non sai i sacrifici che ha fatto per farci crescere.

E – Sì, ma non li ha fatti per noi, ma per te è tuo fratello!

F – Va bene ma… Se anche tu ti svegliassi a un’ora decente, forse questo non succederebbe.

E – Si da il caso che tuo figlio, per essere più indipendente, va tutte le sere a fare il cameriere in un Pub! E torna tardi!

F – Si dà il caso che mio figlio, se mi avesse dato retta, avrebbe studiato! Ed ora, non sarebbe dovuto andare a fare il cameriere, ma avrebbe fatto carriera, come me!

E – E la chiami carriera?! Guarda che carriera che hai fatto. Anni e anni di lavoro per finire in questo modo.

F – Mi stai rinfacciando qualcosa?! Mi dai addosso anche tu! Tanto è facile sparare sul povero Franco.

E – Non fare la vittima, io non ti rinfaccio niente. Hai sbagliato con quell’affare, punto. Di sbagliare capita, e se dal tuo errore ci abbiamo rimesso tutti non importa, siamo una famiglia e bisogna vivere insieme e uniti anche le cose brutte! Ma non vedo il motivo di vantarsi della tua carriera.

F – Ho solamente detto che lui avrebbe potuto studiare.

N – Si dà il caso che per studiare bisogna essere intelligenti, e a occhio e croce direi che lui… hem  hem… Non mi pare lo sia.

M – Ecco fatto. Dice che sono anche scemo! Visto. Hai capito perché me ne vado?

F – Dài, stiamo calmi. Parliamo un attimino. (con reverenza) Mammina, ti chiedo il favore di andare un momento di là.

N – Cosa? Scacci tua madre?!

F – Nooo, mamma non ti scaccio, vorrei solo parlare un attimo con mio figlio.

N – Così vuoi parlare con tuo figlio?

F – Beh che c’è di male se voglio parlare con mio Figlio?

N – Va bene, parla pure con tuo figlio. Io me ne vado di là.

F  – Non ti arrabbiare, per me è importante avere un bel dialogo con mio figlio.

N – (sottovoce ma non troppo) Se almeno fosse tuo.

F – (che sente) Cosa hai detto?

N – Niente, niente.

F – No, hai detto qualcosa mamma.

N – Iooo, no.

F – Tu, hai detto: “se almeno fosse tuo”!

N – Beh, è un modo di dire.

F – Un modo di dire? Un modo di dire cosa?

E – (imbarazzata) Niente Franco, lascia stare, lo sai che straparla.

N – Sì, straparlo. Ogni tanto mi succede.

E – Vedi lo dice anche lei.

M – Cavolo, è la prima volta che dicono tutte e due la stessa cosa.

F – Già. E la cosa non mi convince. Mamma cosa volevi dire? Sono tuo figlio, devi dire la verità!

N – Ma niente Franco. (tra sé) Ma perché non sto zitta qualche volta.

F – Sta a sentire bene. O mi dici la verità o mi vedo costretto a fare le valigie, e andarmene con la mia famiglia. E ti assicuro mamma che poi non mi vedrai più!

N – Ma Franco… cosa dici?!

E – Franco non esagerare… cosa stai dicendo.

M -  Cavolo, è la prima volta che lo vedo così deciso. Troppe prime volte, mi sa che succede qualcosa.

F – Mamma, sto aspettando.

N- (sul punto di cedere) Beh …

E – (sottovoce alla nonna) Stai attenta a quello che dici. Non ci provare o commetto un suocericidio.

F – Emanuela, perché sei cosi preoccupata?

E – beh!

M – La giornata del “beh”. Tutte pecore.

E – Tu vai in camera tua!

M - Ma io sto andando via di casa. Ho fatto già lo zaino.

E – Tu vai in camera tua e basta! Dopo ti chiamo. (tra sé) Mi sa che non andrai via da solo.

M - Roba da matti, poi  dicono che io sono strano.

F – Allora Manu.. Che succede?

E – Mi chiamo E… No, lascia stare.

Un silenzio dove i tre si guardano.

F – Mamma… sto aspettando.

N – (molto imbarazzata) Come dire…

E – No. Basta dài. Tu vai di là, voglio parlare a mio marito da sola. È giusto che mi prenda le mie responsabilità.

N – Ciao. (lo dice praticamente scappando).

F – Mi sa che qui la cosa è seria. (con calma) Allora dimmi, casa è successo? Cosa sono tutte queste mezze frasi? Cos’è che devi tenermi nascosto? Cosa c’è…

E – (interrompendolo velocemente) Marley non è propriamente tuo figlio.

Silenzio

F – (paralizzato) Non è propriamente mio figlio, cosa vuol dire esattamente? (come a voler sdrammatizzare) Mica sarà figlio di un altro, no?... Nooo? No. (si siede come un automa)

Un lungo silenzio. Franco è una sfinge. Emanuela mostra chiari segni di ansia.

F – Di chi è allora? È figlio di un grande uomo?

E – Non ha importanza questo.

F – (scaldandosi) Come non ha importanza?! Io voglio sapere chi è. Devo sapere chi ha potuto scavalcarmi. (drammaticamente ironico) Io credevo che per te non avrei potuto fare di più nella mia vita. Ho fatto il bravo marito, ho sempre lavorato come un cane, ho fatto di tutto per i miei figli… Miei? Credevo di aver fatto un solo sbaglio nella mia vita. Quando mi sono messo in affari con quel grandissimo cornuto che mi ha fregato.  Ti ho portato sempre rispetto. E ora? Ora vengo a sapere, che quel ragazzo di la è figlio di un altro uomo. E non dovrei neanche sapere chi è.

E – Ascoltami Franco. Io avrei…..

F – Perché non me lo hai detto subito?! Avevi paura che ti lasciassi, avevi paura di finire in mezzo a una strada? Già, sei stata furba. Mi hai incastrato con il bambino.

E – Non dire così.

F – (urlando) Zitta, zitta! Abbi almeno la compiacenza di stare zitta.

M – Ma che succede?

E – Vai di là.

F – No. Stai qui, che tua madre ti deve dire una cosa.

E – Franco non mettere di mezzo Marley per favore.

F – E no, è giusto che anche lui sappia la verità!

M – La verità? Quale verità?

Suonano alla porta

E – Va ad aprire tu Marley.

M – Proprio adesso dovevano suonare.

E – (sottovoce) Franco, ti prego, non fare scenate.

Marley apre ed entra Joan.

Joan – Salve a tutti!

E – Ciao tesoro.

F – Ciao. (rivolgendosi a Emanuela in tono ironico e cattivo) Lei almeno è figlia mia?

J – Aria pesante?

M – Oggi sono strani. Hanno detto che mi devono dire la verità.

J – (ironica) E sì caro Marley, è ora che tu sappia la verità. Tu sei un idiota completo. E loro te lo hanno sempre nascosto.

M – Non scherzare, guarda che fanno sul serio.

J – Ma che niente niente c’entra la vecchia  mente malata? (indica la camera della nonna)

M – Boh, più o meno.

F – Basta Joan, sta seduta anche tu. Qui bisogna parlare chiaro, una volta per tutte. E lo faremo come una vera famiglia.

E – E il mio parere non conta? Io non voglio fare discussioni. Questo non conta?

F – (urlando) Lo farò contare come è contato il mio parere in tutti questi anni. Cioè niente!

M - Ma papà che cavolo dici?… E poi che cavolo ti succede, è la prima volta che ti vedo così.

E – Franco calmati… tu sei buono…

F – Ecco... io sono buono... questa è la mia fregatura. Sono buono e ingenuo. Ma adesso basta!

N – Sentite un po’ voi due, non voglio scenate. State calmi, state urlando e  non voglio che i vicini sentano gli affari di questa casa. Poi ho invitato Padre Lionello a pranzo e non voglio scandali.

J – E che palle. Per una volta che vengo a pranzo io ci deve essere anche quel prete. Che poi è peggio di un pirana. Neanche respira quando mangia.

F – (arrabbiato) Quel prete  è il mio migliore amico e questa è come fosse casa sua.

E – Ti prego Joan, stai tranquilla. Fammi il favore.

J – Ok, ma ho detto anche a Luca di venire. Tu mi avevi detto che potevo invitarlo.

E – E allora ci sarà anche Luca. Franco ti prego, calmati.

J – È che lui non sopporta un gran che i preti.

N – Neanche io sopporto i drogatelli.

J – Guarda che Luca non si droga hai capito! Te l’ho detto mille volte, non si droga. Al massimo qualche canna. Ma tu che ne sai. Siamo nel ventesimo secolo e ti comporti come Tutankhamen!

N – Tuta… tuta... che... che tuta?!

J – Seee, ciao…

Suonano alla porta. Va ad aprire Emanuela.

E – Ciao Don.

Don Lionello - Ciao  Emanuela. Buongiorno a tutti!

Tutti rispondono con i loro stati d’animo.

D – Ciao Franco, ti vedo in forma.

F – Eh sì… già, tu le persone le vedi al volo.

D – Modestamente, riconoscere gli stati d’animo è un dono che il buon Dio mi ha dato.

F – Beh, allora te ne ha dato poco. Non sono in forma, anzi, sono incavolato nero.

D – Buon Dio. Come mai Franchino?

F – Ah no eh, no! Non cominciamo con Franchino, eh! Franco, mi chiamo Franco!

E – (verso Franco con sfida) Come io mi chiamo Emanuela, e non Manu.

F – (gelido) Con che coraggio parli!

E – Parlo, parlo. Perché qualsiasi cosa tu credi sia successa, io posso giustificarla!

F – (urlando) Credo? Giustificare? Come fai a giustificare? Passi che mi hai cornificato…

E – Franco…

F – Franco un cazzo!

D – Mi sa che il pranzo è rimandato.

J – Cos’è questa storia del cornificato?

E – Via, andate via voi due.

M – Io rimango.

F – Certo che devi rimanere. Tutti dovete rimanere. Per una volta si fa come dico io!

D – No, calma un attimino. Io direi di metterci a tavola tranquilli,  mangiamo e dopo discutiamo. Che ne dici, eh?  A stomaco pieno si parla con più serenità.

F – Come si può pensare a mangiare dopo questa tragedia?!

N – Le melanzane alla parmigiana sono quasi pronte. Sarebbe il caso di finirla qui. Diamo retta a Padre Lionello.

F – Non ti stare a preoccupare per le melanzane. Padre Lionello deve dirmi che devo fare. Ora!

D – Ma Franco tu parli di tragedia, e io da che ti conosco non ti ho mai visto così incaz… hehem  alterato. Non esagerare, magari, stai ingigantendo le cose…

F – Ma che esagero. Sono stato cornificato! Lei  anni fa mi ha messo le corna!

Gelo in tutta la stanza

D – Figliolo benedetto, bisogna saper perdonare. Anni fa eravate giovani, e da giovani si sa, si fanno sempre delle grandissime  cazz… ehmmm castronerie!

M – Glielo dico anche, io ma lui spacca le balle lo stesso.

N – Marley, non rivolgerti così a padre  Lionello!

D – Non preoccuparti Franca. Sono abituato al linguaggio dei giovani. E poi lui è un bravo ragazzo. (si avvicina a Marley e gli dà un paio di scappellotti. Non pianissimo) Gli sono anche molto affezionato, a Marley.

J – Fortuna, se no ti spaccava la faccia!

M – Beh papà carissimo, ora fai parte di quella grandissima percentuale di cornuti!

E – Marley (quasi in lacrime con tono di rimprovero).

F – (cinico) E tu fai parte di quella grandissima percentuale di figli di puttana!

Silenzio poi…

E – (urlando) Ah! Nooo, questo non te lo permetto! Puttana a chi!
D – (urlando di più) Calma, calma!

M – Papà ma sei sbroccato?

J – Stai esagerando papi.

F – No Joan, non sto esagerando. E tu Marley… non... non chiamarmi più papà.

M – Preferisci babbo. O padre?

F – Non sono tuo padre. Tuo padre è un altro.

M – Ma… che… cosa…?

Driiiiiiiiinnn. Suonano alla porta e Joan va ad aprire. Entra Luca.

Luca – Ciao gente!

Tutti lo guardano abbastanza male meno che Joan che lo saluta timidamente.

Joan – Ciao Luca.

L – Visto che bella giornata?

F – Ma vaffanculo va.

Imbarazzo generale, Luca rimane attonito.

Si chiude il sipario.

Fine primo atto


Secondo atto

Nella stanza sono rimasti solo Padre Lionello e Franco. Stanno bevendo una tisana.

D – Su, cerca di calmarti ora. Bevi la tisanina che ti tranquillizza.

F – Guarda che sono solo cornuto, non demente.

D – Non ti considero un demente.

F – Allora cerca di smettere di parlarmi con la bocchina a culo come si fa con i bambini!

D – Mi sembra impossibile… Tua mamma lo sapeva e tutte le volte che l’ho confessata, non mi ha mai detto niente! Pensare che, poi, questa sarebbe stata una notizia bomba. Sai che pettegolezzi che potevamo fare!

F – Dì ma stai bene? Sei diventato matto o cosa?  Io sono qui, che mi ammazzerei, e tu pensi ai pettegolezzi che potevi fare alle mie spalle?!

D – Ma dài lo dico così per dire, per sdrammatizzare. E poi…

Franco non lo lascia finire… e si arrabbia

F – Sai cosa c’è? C’è che qui è finita la mia vita, mi è crollato tutto addosso! Tu pensi davvero che sarei in grado di dimenticare  questa storia?! La mia storia è diventata sporca, non è una parete che si può rimbiancare!  È stato bello, ma Emanuela mi ha distrutto tutto! Come ho fatto a non accorgermi che quello lì non era mio figlio? Come ha fatto a ingannarmi così! Solo io potevo cascarci! Io, perché sono sempre stato un idiota! Franco il buono, Franco il troppo buono, Franco il disponibile. (gridando) Franco il coglione!

Entra Luca

D – Franco non fare niente, stai buono, calmati. Vedila sotto un altro punto di vista… Emanuela ha sbagliato, ma sono cose successe troppo tempo fa! Tu sei innamorato di Manu, lei non è cambiata, è sempre la stessa. Ti ama! Ha fatto solo uno sbaglio, e tu devi perdonarla, chiudere un occhio e andare avanti. Non ti lasciare abbattere da questa cosa, prendi il toro per le corna…

L – Questo è proprio fuori, proprio una frase da dire a un cornuto.

F – Ma mi prendi per il culo o cosa?! Tra un po’si dirà: “Prendi  Franco per le corna”. Stammi a sentire, va a casa che è meglio! Lasciami solo!

D – (Imbarazzato) Franco non volevo offenderti.

L – Se voleva offendere che gli diceva?

Si accorgono di Luca e lo guardano male. Poi Franco si riprende.

F – Lascia perdere, lo so che non volevi offendere. Il problema è che non puoi capire.  Sei un amico ma sei anche un prete, mi devi per forza dire cose assurde? Perdonare, far finta di niente. Ma come si fa? Ho creduto a Manu come a nessun’altra, mi sono messo contro tutti quando ci siamo messi assieme… Mia madre tanto per fare un nome…

L – Sì, ma quella è matta!

D – Senti, per favore, non è che ti togli dalle palle un attimino. Su vai di là a pettinare qualche bambola. Va… va.

F – Grazie, hai fatto bene a mandarlo via. Con tutti i ragazzi che ci sono in giro proprio ‘sto deficiente doveva prendersi mia figlia!

D – Sì, non è sveglio, ma su tua madre ha ragione.  Lei non sarebbe stata d’accordo neanche se sposavi una santa. Era gelosa marcia. Certo, per come si è presentata Manu, diciamo che non ha facilitato le cose. Però ti assicuro che avrebbe fatto ostruzionismo lo stesso!

F – E difatti con altre ragazze  le ho dato retta. Avevo tentato di fargliene conoscere un paio di brave, non troppo belle ma brave. Sembravano due suore! E  lei, niente. Gli trovava mille difetti: “Quello non va, l’altro va peggio”. E io le ho lasciate. Ma con Manu no, per Manu ho litigato, sono andato via da casa, mi sono imposto. Per la prima volta in vita mia avevo vinto  con mia madre. Per anni ho creduto che avesse capito che si era sbagliata, cha avevo avuto ragione io a sceglierla, invece…  lei sapeva già tutto, ha sempre saputo che Marley non era mio figlio. E non mi ha mai detto niente, per non ferirmi.

D – Senti, lascia perdere ora, questo non è un momento per fare discorsi. Non sei lucido, i tuoi problemi economici ti fanno vedere tutto nero… Vedrai che una volta risolti questi sarai più rilassato e potrai capire meglio la situazione.

F – Lionello… ma cosa vuoi capire?  Cosa  cavolo c’è da capire? I miei problemi economici li avevo anche due ore fa, ma ero tranquillo perché sapevo di avere, vicino a me, una donna  che mi avrebbe sostenuto! Avevo una famiglia! Ora che mi rimane? Marley non è mio figlio, Joan, ormai, è andata via di casa e viene solo a cercare soldi.

D – Non devi dire così.

F – Nooo? Sai da quanto tempo non la vedevo? Siamo venuti ad abitare da mia mamma tre mesi fa e dopo una settimana che eravamo qui ha tolto le tende. Io l’ho rivista dopo una decina di  giorni, mi ha chiesto dei soldi. Quando le ho detto che non potevo darle niente, ha girato i tacchi e l’ho rivista un’ora fa.

D – Beh, che vuoi sono ragazzi…

F – Sono ragazzi che non capiscono una mazza! Sanno che ho un debito, sanno che la banca ci ha pignorato la casa, sanno che ancora devo dare a dei creditori 10.000 Euro! Io alla sua età mi sarei rimboccato le maniche e avrei dato una mano, invece lei se n’è fregata. Se non fosse stato per Umberto, che mi ha dato un lavoro, non avrei neanche uno straccio di stipendio!

D – Già, Umberto è proprio un grande amico.

F – Tu e lui siete gli amici più cari che ho. Siamo cresciuti insieme, ne abbiamo fatte tante che solo i ricordi mi fanno ridere, anche se…

D – Anche se?

F – In questo momento mi fanno quasi piangere. La nostalgia per quei tempi è una mia fedele compagna.

D – Già, eravamo forti. Tu un pochino  meno, ti lamentavi sempre.

F – Ma che mi lamentavo… te l’ho già detto mille volte, ero geloso del fatto che Umberto aveva più feeling con te che con me.

N – Don Lionello... Può venire un attimo di là?

D – Sì, vengo tra un minuto. Aspettami un momento. (a Franco) Senti, io oggi ero venuto a pranzo e per colpa tua è saltato, però ero anche venuto a portarti questi. (gli porge una busta)

F – (la apre e tira fuori qualche banconota) Ma che cavolo…

D – Alt, lasciami fare. Ci tengo a dirti che sono soldi che non appartengono alla comunità, erano dei piccoli risparmi che avevo da molti anni e che è troppo tempo che sono fermi in banca. Voglio che li usi tu, perché in questo momento ti servono, perciò non è il caso che rifiuti! Me li ridarai con calma quando potrai. E ti chiedo solo due cose in cambio: la prima è di non rifiutarli, la seconda è di perdonare. E non te lo dico da prete ma da amico. La vita a volte è strana ma ci dà dei doni che non possiamo permetterci di buttare. E Manu, Joan e Marley, comunque tu la vedi, sono un dono! Ora vado da tua madre.

Franco rimane solo e conta. Poi comincia a piangere e, appena sente l’arrivo  di qualcuno, smette.

Entrano Joan e Luca

J – Papi… io...  tu… mi dispiace… ma... 

F – Non stare qui a cercare parole, piccola. Le cose sono andate così, forse nella vita ognuno ha quello che si merita.

J –  Non credo che sia vero! Sicuramente io non mi meritavo un padre meraviglioso come te! Un padre che, con l’umiltà, con la tenerezza, mi ha insegnato tanto. Papà, io so che ho fatto errori su errori, che sono stata egoista e che forse non mi merito niente, ma io una cosa te la devo chiedere: parla con Marley, è distrutto! Sai che io gli dico di tutto, lo prendo in giro appena posso, ma so quanto è sensibile. Lo farai papà?

F – Non ti prometto niente, piccola. In questo momento sento la necessità di uscire a fare due passi. Sta tranquilla, e cercate di non dirvi mai bugie tra di voi. (guardando Luca)

L  – Non si preoccupi, io quando dico le bugie divento subito rosso e comincio a sudare. Mi scoprono subito.

F – Bene, ciao. (esce)

J – Povero papà, è distrutto!

L – Eh beh, con quella mazzata!

Entrano nonna Franca e don Lionello.

N - Chi è uscito?

J – Papà, è andato a fare due passi.

N – (rivolta a don Lionello quasi con indifferenza) Non volevo mica creare questa tragedia, se lo avessi saputo sarei stata zitta!.

J – Ora ho capito. È tutta colpa tua. Che gli hai raccontato?

N  – La verità. Solo la verità!

L – Te l’avevo detto che lei qualcosa c’entrava.

J – Tu stai zitto e pensa alle tue nonne! (poi si rivolge alla nonna)  E tu, dimmi, era necessario raccontare la verità? E poi quale sarebbe la verità?

N – Non so se era necessario, ma ti ricordo che tuo padre è mio figlio, e non è bello per una madre sapere che il proprio figlio è stato ingannato! Tuo padre non se lo meritava, davvero, e forse io avrei dovuto metterlo al corrente prima. (pausa) Ma lui era così… era così felice e innamorato di tua madre che ho preferito tacere.

J  – (Urlando) E allora che motivo avevi per non continuare a tacere! Cosa hai risolto ora?! Marley e mia madre sono a pezzi, tu sei…

Entrano Emanuela e Marley.

E – Calmati Joan, e non dire cose di cui poi potresti pentirti.

Suonano alla porta e Joan va ad aprire. Entra Alice.

A – Ciao Joan, stai bene?

J – Ciao Ali… oggi dire bene è un eufemismo.

A – Perché, che ti succede?

J – A me niente. Ma oggi la vecchia ha avuto una pensata grandiosa.

D – Manu, come stai? Marley? Vedrai che si sistemerà tutto.

M – Cosa si sistemerà? Non credo che si possa aggiustare quello che non c’è più. Io ho perso un padre, ho scoperto che mia madre mi ha sempre nascosto la verità, che mia nonna è una persona che non pensa alle conseguenze delle sue parole e dei suoi atti! Cosa si sistemerà?! Non so nemmeno chi è mio padre!

A – Questo non ha importanza, tuo padre è tuo padre, cioè Franco. Lui ti ha cresciuto, lui ti adora. Lui, e solo lui è tuo padre.

M – Alice, per favore, già è abbastanza difficile. Non ti mettere in mezzo.

A – Calma pisellino, guarda che io sono la migliore amica di tua mamma, e non mi piace che gli si faccia un processo. Tu hai tutte le ragioni del mondo per essere incazzato, ma ti assicuro che sapere chi è tuo padre non serve a niente!

D – A parte il modo piuttosto volgaruccio di esprimersi, devo dire che Alice ha ragione!

M – No Don, non credo sia così. Io ho il diritto di sapere la verità. Ho il diritto di sapere chi è il mio vero padre. Mamma… di chi sono figlio io?

E – Marley, lascia perdere.

M – No mamma, dimmi chi è mio padre o giuro che prendo il mio zaino, esco da questa casa, e non mi rivedrai mai più!

J – Marley.

M – Joan per favore… allora mamma?

A – A questo punto diglielo, così almeno si mette il cuore in pace.

E – Tuo padre è… Umberto.

D – Umberto… chi? Umberto? Ma…  porca putt... ehm... miseria!

A – Senti la persona raffinata.

L – Ma non è il migliore amico di tuo padre?

J – Questa è una catastrofe!

L – (insistente) Non è anche il capo di tuo padre?

J – (urlando) Luca, non è che  potresti farti i cazzi tuoi?! Anzi vattene a casa che è meglio! Dopo ti chiamo.

L – Sì... calmati... calmati.  (rimane in casa e si mette seduto sul divano quasi volesse rendersi invisibile) mi metto qui e non parlo più.

D – Umberto?! Ma se mi hai sempre detto che ti faceva anche un po’ schifo. Sempre sudaticcio. Avevi fumato male?

E – Non ero lucida, lucida.

M – (che appena saputa la notizia si è messo seduto a testa bassa) E lui lo sa che io sono suo figlio?

E – No. Lo sapevo solo io, Alice…  e tua nonna.

D – E tu Alice come mai lo sapevi?

A – Ma che sei fuori? Che domande! Guarda che io ed Emanuela non abbiamo mai avuto segreti tra noi. Appena è rimasta incinta abbiamo fatto due calcoli.

D – Due calcoli?

A – Sì, due calcoli. (ironizzando con voce da mamma verso un bimbo) Ah  già che sei un prete. Poverino non capisci di queste cose. Sai che per rimanere incinta bisogna fare del sesso, allora bisogna pensare con chi lo si fa! In quel periodo lei lo ha fatto solo con Umberto. Con Franco non scop... non copulava, se non protetta. Va bene così? Sono stata educata?

D – Guarda che se vuoi continuare a fare la volgare sono fatti tuoi, a me non importa un fico secco! Peggio per te! Io al massimo ti ignoro.

A – Ah, mi ignori?! Però quando eravamo giovani, che sbavavi dietro di me, non m’ignoravi. E non ti dispiacevano neanche certe volgarità.

D – (visibilmente imbarazzato) Ma di che parli??

A – Sai bene di che parlo. Non fare il tonto con me. E comunque chiudiamo qua il discorso, che è meglio.

D – Si è meglio. (rivolgendosi a nonna Franca) E tu come facevi a saperlo?

N  – Beh, io sapevo che in quel periodo lei usciva con Umberto. Poi dopo un po’ la storia finì e così decisi di stare zitta e fare finta di niente. Dopo qualche giorno venne fuori che lei era incinta. Per tutta la gravidanza ho dimenticato, ero felice per Franco e per me, che sarei diventata nonna per la prima volta. Ma quando è nato, e ho visto Marley per la prima volta, ho intuito che non era figlio di Franco. E col passare dei mesi, mi sono convinta sempre di più. Vedi, io, a te e a Umberto, vi ho  visto nascere e  praticamente siete cresciuti qui in questa casa. Eravate così uniti, sempre insieme voi tre. Io guardavo Marley e rivedevo Umberto.

M – (alzandosi dalla sedia) Voglio parlare con Umberto!

Gelo nella stanza

D – Marley, io non credo sia una buona idea. Tu oramai sei parte di questa famiglia, che ci fai con Umberto? Lui neanche ti capirebbe. Lui è cambiato tantissimo, cioè è sempre un bravo ragazzo, ma oramai ha una montagna di soldi, una ditta ben avviata. Non suda neanche più tanto. Non ti darebbe mai l’amore che ti può dare tuo padre, cioè Franco.

L – Però un bel po’ di soldi sì!

Tutti lo guardano male

L – Scherzavo…

M – No, hai detto bene.  Io sono suo figlio e lui mi dovrà mantenere, dovrà prendermi con lui. Io di questo posto, di questa famiglia non so cosa farmene.

E – Marley, ma mi sai dire cosa vai dicendo? Sei rincretinito? Io sono sempre tua madre, e farai quello che dico io!

M – Tu sei mia madre, ma sei una madre che ha mentito. Per non parlare, poi, di quella là. Che ha sempre saputo tutto e ha fatto finta di niente. In questi anni ci ha massacrato le palle, ci ha fatto sempre assoggettare al suo volere sapendo che suo figlio non avrebbe mosso un passo senza il suo consenso!

E – Sei ingiusto, tuo padre mi ha sposato nonostante il suo volere.

M – Non contro il suo volere. Eri incinta di me, non avrebbe sopportato lo scandalo! Perché credi che non abbia mai detto niente a papà, cioè a Franco? Per paura dello scandalo! Se lo avesse veramente voluto, col cavolo che ti sposava. L’avrebbe convinto facilmente.

Rientra Franco ma nessuno lo sente

N – E avrei dovuto farlo visto che persona è tua madre.

A – Guarda che Emanuela è andata con Umberto in un periodo di crisi con Franco. Non ha fatto sicuramente la cosa giusta tacendo del figlio, ma Franco era così contento che lei gli desse un bambino. E poi anche se ha fatto uno sbaglio… tutti si sbaglia, ma se lei ha sbagliato l’ha fatto per amore e non si può crocifiggere una persona bella come lei!

Franco  capisce chi è il padre di Marley, rimane nascosto ma la sua espressione cambia.  

D – (rivolgendosi ad Alice) A volte mi stupisci, riesci a dire cose intelligenti. Forse qualche forma di vita in questo campo abbandonato c’è. (lo dice toccando la testa di Alice)

A – Senti Don, ti ci hanno mai mandato a quel paese!?

N-  Comunque le cose stanno a zero. È lei che ha fatto una cosa che non doveva fare. Una cosa che solo una poco di buono avrebbe fatto.

J – (visibilmente arrabbiata) No cara nonna, questo non te lo permetto! Mia madre avrà fatto un errore con quell’Umberto lì, ma non puoi dire altro. Tu non ti sei mai neanche avvicinata alla bontà, alla pazienza di questa donna. Tu non sai neanche cosa sia l’amore, mentre per lei è la sua ragione di vita! Tu nonna sei cattiva, veramente cattiva. Tu hai fatto sempre del male, hai sempre parlato male delle persone, e anche a papà gli hai fatto fare una vita d’inferno!

N – Tu sei pazza e non sai quello che dici!

J – A no? Allora dimmi perché, con tutti i soldi che hai, non hai mai aiutato papà a pagare i sui debiti? Ma no… tu preferivi che venisse a vivere qui, così poteva rimanere attaccato alla tua sottana per tutta la vita! Perché hai permesso che ci pignorassero la casa? Se avessi voluto avresti sicuramente potuto fare qualcosa!

N – Ma erano migliaia e migliaia di euro, come avrei potuto fare? Sicuramente non avrei mai potuto pagare tutti i debiti. Non ho mica i milioni…

D – Veramente se avessi voluto… non è che ti mancavano i mezzi!

N – Già, e poi alla mia vecchiaia chi ci avrebbe pensato?

E – Franco è buono, e non ti avrebbe mai lasciato da sola. Pensa,  solo lui non ha detto niente sul fatto che l’unico aiuto che ci hai dato è stato ospitarci qui. Lui non ti ha chiesto altro. E poi in fin dei conti la metà dei soldi sono suoi.

F – (facendosi vedere) Già. Ho proprio pensato a questo.

N  – Franco… come stai?

F – Non preoccuparti tu.
D – A cosa hai pensato Franco?

F – Che io sono sempre stato buono, e poi ho pensato alle stesse cose che ha detto Joan. Che tu, mamma, sei stata veramente cattiva!

N – Franco… ma cosa dici?! Come ti permetti!… ricordati che sei in casa mia e…

F – La casa è anche mia, come ti ricordava poco fa Emanuela, (che sentendosi chiamare con il nome giusto fa una faccia meravigliata) così come sono miei la metà dei soldi… e la metà di tutto. Io ho preso una decisione anche grazie a voi.

D – Che decisione? Franco!

F – Sono morto. (stupore da parte di tutti) Il Franco che fino ad ora avete conosciuto è morto! Io diventerò come voi: bugiardi, falsi, egoisti e approfittatori! Io purtroppo mi sono sempre fidato delle persone, dei miei amici, pensate anche di Umberto! Veramente un gradissimo bastardo, Umberto. E pensare che mi ha anche offerto un posto di lavoro bellissimo e remunerativo. Si comporta da amicone e fa finta di niente.

E – Guarda che lui non sa niente! Non lo ha mai saputo. Io e te in quel periodo litigavamo spesso. Il più delle volte per colpa di tua madre. Quella sera ci siamo visti e siamo andati a fare un giro. Abbiamo parlato tantissimo, poi siamo andati a mangiare e senza rendercene conto abbiamo bevuto qualche bicchierino di troppo. Il resto è stato tutto uno sbaglio, senza rendercene conto.

F – Questo non cambia le cose.  Lui è venuto con te, e tu eri la mia donna. E  me lo ha tenuto nascosto!

E – Lui voleva dirtelo, quella sera stessa, non si reggeva neanche in piedi da quanto era ubriaco. Piangeva perché ti aveva tradito. Io l’ho fermato, io l’ho pregato di tacere.

F – (ironico) Paura che prendesse il volo la tua unica occasione per fare la vita da signora, eh?

E – No. Paura di perdere l’unico uomo che ho amato e che ancora amo! Paura di perdere, per un errore, tutto l’amore che provavo e provo per te. Quell’amore mi ha reso felice. Mi ha fatto sentire una donna realizzata!

F – (sempre ironico ma gelido) Bella scena, in fondo ti piaceva fare l’attrice. (prende il cellulare e chiama) Ma a me le attrici piace vederle a teatro o al cinema.  Pronto, (pausa) sì, sono io, senti una cortesia, puoi venire subito qui a casa mia che ti vorrei parlare di una cosuccia? (pausa) no…  no, no, non di lavoro, ma ti prego di venire è importante. No, stanno tutti bene, ti aspetto.

D – Hai chiamato Umberto? (dalla faccia di Franco capisce che ha indovinato) Ma santo cielo Franco, ma cosa vai a chiamare! Ora cosa vuoi fare? Cercate di metter a posto le cose. Cosa vuoi dire a Umberto?

F – La verità. Solo la verità. Ora scusatemi ma ho da fare.

N – Hai da fare cosa?

F – (gelido) Cara mamma, da oggi in poi quello che farò io non saranno più affari tuoi. Pensa piuttosto al modo di liquidarmi tutto quello che mi aspetta e, possibilmente, vorrei fare certe cose in maniera amichevole, senza ricorrere a tribunali o cose varie. Sai che scandalo che verrebbe fuori. Sai come sarebbero contente le tue pseudo amiche se potessero spalarti addosso un po’ di merda! (esce)

N – L’hai sentito… oddio mio! Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?

J – Hai sempre fatto tutto male…

N – Oddio (esce e va in camera sua)

L – Povera donna, è una carognona però mi fa pena!

J  – Luca! Adesso tu mi fai il santo piacere di levarti di torno. Vai via, va a casa.

L – Ma io a casa da solo mi annoio.

J – (minacciosa) Va a casa e inizia a far andare le manine. C’è da stendere la lavatrice,  pulire il bagno. Va che non ti annoi!

L – (ridendo) Ma la lavatrice a stenderla non ci riesco da solo  è pesante…

J – Ma sei scemo? Ti sembra il momento di fare battute idiote.

L – Dai fammi stare qui, giuro che non apro più bocca. (si riaccuccia sul divano quasi a nascondersi)

J – Mamma, ma qui scoppia un casino! Adesso a Umberto gli viene un coccolone!  Quello è sempre stato scapolo convinto, ora si ritrova un figlio tra capo e collo. E che figlio!

M – Molto spiritosa, e poi dì a Luca… quello almeno è scemo e neanche ci prova a essere furbo, ma tu che ti atteggi sempre da intelligente…

J – Beh almeno io posso imitare gli intelligenti, tu, poverino, non sai neanche cosa vuol dire la parola “intelligente”!

L – Sì, ma intanto a me ha dato dello scemo. Fate pure con comodo!

E – Ottimo, veramente ottimo. Ora è proprio il momento di mettersi a litigare. Ma lo capite che la nostra famiglia si sta disintegrando…

M – Io lo capisco, certo che lo capisco. Ma ti vorrei ricordare che la colpa non è mia, non sono io che ho fatto un figlio con il migliore amico di papà.

D – Veramente il migliore amico di papà sono io!

M – Sì, va bene va bene,  oramai mi va bene tutto! A me chi ha pensato! In dieci minuti ho perso un padre, ho scoperto che mia madre mi ha sempre tenuto nascosta la verità, che mia nonna non ha mosso un dito per toglierci dai guai! L’unica cosa positiva è che almeno Joan è andata via di casa, così non la vedo più!

J – Sempre gentile…

E – Ma ti rendi conto di quello che dici? Ti ren…

Suonano alla porta

D – Sarà Umberto.

Joan va ad aprire.

Umberto - Ciao gente, allora che cosa è successo? Dov’è quel lavativo di Franco?

J – Vado a chiamarlo…

U – (rivolgendosi al don) Ma cosa c’è? Cosa sono queste facce? Oh dimmi qualcosa. Ciao  Alice. (Comincia a essere preoccupato)

D – Umberto, in una parola sola?  Sei nella merda!

U – Io? Ma che cavolo dici?

M – Credo che il don abbia ragione Umberto. O posso già chiamarti papà.

U – Papà? Ma che gli hai dato, la comunione con gli allucinogeni?

Entra Franco.

U – Ciao lazzarone, (cerca di essere allegro ma sente che è successo qualcosa) che mi vuoi restituire un po’ di soldi che mi rubi quando ti do lo stipendio? (vedendo che Franco lo guarda senza parlare si fa serio) Oh, ma che è successo, porca miseria, posso sapere cosa cavolo è successo?

F – Solo una domanda caro amico. Come hai potuto tradirmi, e mentirmi per tutti questi anni?

U – Tradirti?  Mentirti? Ma cosa blateri?

F – Risposta sbagliata. Ma siccome sono buono come premio di consolazione ti regalo un'altra notte di sesso con mia moglie.

U – (capisce) Franco, io… te lo volevo dire… è stato un errore, eravamo ubriachi,  cerca di capire, eravate in crisi. E poi ti ricordi che vi prendevate e vi lasciavate di continuo.

F – Non c’è nessun problema. Ora non più, non m’interessa niente di questo. Solo che da ubriaco oltre che andare con Emanuela, ci hai fatto un figlio.

U – No quello no. Te lo giuro non abbiamo figli nascosti.

F – Non è nascosto. Anzi è qui in questa stanza. Marley è tuo figlio.

U – (un piccolo cedimento) Marley… mio figlio, Marley?! Oddio don, sto male…

Il Don e Manu lo sorreggono e lo mettono sul divano

J – Adesso mi spiego perché sei così. In pratica sei stato fatto con uno spermatozoo ubriaco.

M – Non rompere Joan.

E – Andate di là un attimo, per favore.

M – Io rimango qui. In fondo è la mia vita che state cercando di spaccare.

E – Allora state zitti.

Rientra la nonna e si siede in silenzio

U – Emanuela, dimmi qualcosa, è vero? Marley è mio figlio?

E – Sì, credo di sì.

F – Credi? Perché ne hai avuti altri dopo di lui?

E – Non per quello, è che in quel periodo io e te lo facevamo sempre protetti. Infatti quando ti ho detto che ero incinta hai pensato che si era rotto il preservativo.

U – Mamma mia. Ma perché non me lo hai detto, perché tenerlo nascosto?

E – Perché io non ti amavo, non eri che un amico per me. Io volevo stare con Franco. Io volevo passare la mia vita con lui.

(Umberto, già seduto sul divano, si accascia ancora di più)

L – A questo il coccolone gli viene veramente! È bianco come un cadavere. Pensa che culo Marley, hai appena saputo chi è tuo padre e questo schiatta e ti lascia tutto.

U – (toccandosi) Ma tu sei deficiente naturale o sei andato a scuola?

L – Sì, scusa, come non detto. Era per sdrammatizzare.

U – Cosa vuoi fare ora?...  Franco? Ti prego rispondimi.

F – Niente di particolare.  Io vado via da questa casa, sto già facendo le valigie. Chiaramente in tutti questi anni io ho mantenuto tuo figlio, perciò faremo due conti e mi ridai tutto. Il resto non mi riguarda più. Per Joan io ci sarò sempre.  Gli altri non li voglio più vedere. 

E – Ma…

F – (Gridando) Soprattutto a te!

N – Franco ma che dici?

F – Ah, sei qui? Hai pensato a cosa fare per le mie cose? Cerca di fare in fretta perché non ho tempo da perdere!

D – Ma Franco, tu stai prendendo le cose per il verso sbagliato.

F – Sta tranquillo don, vedrai che così va bene.

M – (urlando) Ma cosa va bene? E a me nessuno pensa! Io voglio bene a te. Per me mio padre sei tu! E adesso dovrei fare finta di niente? Guarda che un padre non è una ruota che, se si buca, la prendi e la cambi. Io voglio un padre come te, io voglio quello che mi ha insegnato ad andare in bici, quello che mi ha fatto guidare per la prima volta la macchina, quello che mi faceva dormire quando ero piccolo. Come si fa a gettare tutto alle spalle, a farne una questione di soldi?! (calmandosi) Come fai a non ricordarti il bene che c’è tra noi! Tu sei sempre stato il mio eroe, e adesso mi vuoi scaricare?! Io cosa ho fatto di male per meritare questo?

Pausa (Franco si mette seduto e si nasconde il viso)

E – E adesso che rispondi?

U – No, calma un attimo, ragioniamo. Io sicuramente ho sbagliato nei tuoi confronti, ma vorrei che tu tornassi con la mente a quel periodo. Tu non stavi seriamente con Emanuela, vi prendevate e lasciavate almeno due volte la settimana. E poi tra di noi a queste cose non è che badassimo molto.

D – Questo è vero.

F – Vero? Ma che vero e vero.

U – Vero. Guarda che neanche tu eri un santo, o vogliamo parlare di Luisella?

F – Luisella?

D – … Ma... Luisella…. quale? La mia Luisella?

U – Sì, la tua Luisella. Chiedi a San Franco quante volte è stata con lui, mentre tu andavi in giro a fare le raccolte per i poveri?

D – E vero? Franco dimmi se è vero?

F – (in imbarazzo) Qualcosa di vero c’è.

A – (ironica) Visto che il don era impegnato a fare volontariato, si vede che anche lei voleva donare qualcosa. Ha fatto beneficenza!

D – La chiama beneficenza. Tu neanche se fai beneficenza trovi più nessuno. Volgare,  cafona e ignorante!

A – Sì, è vero sono ignorante e cafona, ma io posso studiare e diventare una vera signora, di sani principi morali. Tu invece idiota eri, idiota sei e idiota rimarrai.

D – Basta! Insomma Franco è vero o no?

F – Sì, è vero.

E – Bene, vedo  che il tuo piedistallo si sta incrinando.

F – Sì ma io non ci ho fatto figli, e poi non ho ingannato nessuno.

D – Ah, così io sarei nessuno?

F – Senti Lionello, quella era in crisi, tu non c’eri mai, facevi il buon samaritano in giro per l’Italia. E poi dopo trent’anni mica staremo qui a parlare di Luisella,  facciamo i seri, credo che qui ora il problema sia più grave.

U – Certo che è grave, io non ho nessuna intenzione di diventare il papà di Marley. Ho fatto una vita ad evitare donne appiccicose, donne che parlavano di matrimoni,  famiglia e figli. E poi chi mi dice che sia mio? Oh? Magari il preservativo si è rotto veramente!

J – Qui non se ne viene più fuori.  Non possiamo riavvolgere il nastro e fare finta che non sia successo niente?  Tu papà,  hai tutte le ragioni per essere arrabbiato, deluso,  ma in fin dei conti non sei stato tradito!

N – Come sarebbe a dire? Marley non è figlio suo  e tu dici che non è stato tradito?

E – (gridando) Neanche adesso hai la compiacenza di stare zitta, non ti è bastato il casino che hai creato! Cos’altro vuoi ancora? Ci hai sempre tolto qualcosa, e lui (indica Franco) te lo lasciava fare.  Ma adesso è finita, io vado via a costo di finire sotto un ponte. Sappi una cosa, però, io non so come finirà questa storia, ma sta sicura che a me non mi rivedrai più!  Mai più! Per conto mio morirai sola come ti meriti!

D – Manu calmati. Calmati.

E – Scusate vado a fare le valigie.

D – Madonna mia, Franco, ma che accidente fai? Agisci, fa qualcosa.

F – E che devo fare?

M – Per conto mio, potete andare tutti al diavolo. Io vado con mia madre, però una cosa te la voglio dire: che tu ti senta mio padre o no, io è con te che ho vissuto in tutti questi anni, ed è con te che sono cresciuto. Io ti voglio dire grazie, grazie per tutto quello che hai fatto. Sei stato un papà meraviglioso, ma la mamma ha ragione. Lei, (indica la nonna) la vita te l’ha rovinata. Il cordone ombelicale non sei mai riuscito a tagliarlo del tutto e  lei ha scelto per te, tutto! Ti ha sempre soggiogato. (rivolgendosi alla nonna in modo cattivo) Ci volevi riuscire anche con me, ma io non ti darò più modo!Quella di far dividere i miei genitori è l’ultima che mi fai. E sta tranquilla, che se nel momento del tuo bisogno la mamma s’impietosisse, ci penserò io a ricordargli chi sei.

L – Chi semina vento, raccoglie tempesta. (sembra ispirato) Era una parabola vero Don?

D – Come no? Anche Chi dorme non piglia pesci, o Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, tutte parabole.

L – Mi pareva (compiaciuto)

D – Joan, ma dove lo hai trovato questo qui. Questo è fuso.

J – Sì, è un po’ fuori, ma è tanto buono don. È dolce, mi sa stare vicino come nessun altro.

Entra Emanuela con 2 valigie. Alice si avvicina e ne prende una.

J – Mamma, vieni a casa mia, se ci adattiamo ci stiamo tutti.

E – No. Non ti preoccupare. Vivi la tua vita tranquilla con Luca.

M – Io vengo con te.

U – Aspetta, calmatevi un attimo, accidenti a voi! Non voglio assolutamente che andiate sotto nessun ponte. Ho due case che sono vuote, le volevo dare in affitto, ma sono più che felice di farci andare a voi!

E – Mi dispiace ma non posso accettare, non ho un lavoro e non ho nessuna intenzione di ricadere sulle tue spalle.

U –  Beh…

E – Non preoccuparti.

U – Ma no, no, non posso permetterlo. Ascolta, non voglio soldi per quella casa. Diciamo che è un regalo al figlio che non ho mai potuto avere, e che mai avrò. Voglio che sia vostra. Quella casa è abbastanza grande per tutti voi, ma non chiedermi altro Emanuela. Non chiedermi di avere un rapporto con lui. (indica Marley) Io ti voglio bene Marley, ma perché sei il figlio del mio migliore amico. (il don fa la faccia seccata) Non cambiamo queste cose. Se avrai bisogno  di qualsiasi cosa io ci sarò. Perché Franco si merita che io mi prenda cura di suo figlio. (Rivolgendosi a Franco) Franco… Marley è tuo figlio.  Non cambiamo queste  cose… ci vediamo domani mattina in ufficio se vuoi. Per me tutto rimane come prima. Andiamo ora, vi accompagno.

J – Vengo anche io con voi. Ciao papà, tu sai dove abito, cerca di farti vedere ogni tanto.

N – Beh, neanche mi saluti?Nessuno mi saluta?

Si fermano tutti

J – Vuoi veramente che ti saluti? Certo, io posso salutarti, ma sarebbe una falsità, perché, se non fossi mia nonna, a una come te non rivolgerei neanche uno sguardo! Tu non hai mai saputo farti da parte nonna. Mai! Ci hai sempre voluti tenere sotto per forza, e se non andava come dicevi tu, facevi di tutto per dividerci. Oggi, è un bel giorno perché ti è andata male. Io, mia madre,  e mio fratello saremo uniti. E senza di te. Vedrai che alla fine di tutti i tuoi ricatti, le tue macchinazioni  non ti rimarrà niente! E se fossi in te papà, ora che hai visto chi è tua madre, prenderei l’occasione al volo e scapperei. Andiamo.

Escono tutti. Rimangono in scena  don Lionello, Franco e nonna Franca.

N – (gridando) Andate, andate via tutti! Dopo tutto quello che ho fatto per loro. Hai sentito don Lionello, hai sentito?

D – Ho sentito.

N – Beh e non dici niente?

D – E io che devo dire?! A parte il fatto che sono il secondo migliore amico di Franco e Umberto, devo dire che…  No, vado via che è meglio.

N – Come vai via? Finisci il discorso su… Che  devi dire?

D – Che hanno ragione. Hanno fatto bene ad andarsene.  Scusa Franco, ma tu nella tua vita sei stato troppo permissivo con tua madre. E che cavolo. Gli hai fatto sempre fare il bello e il cattivo tempo. E questo non significa essere troppo buono, significa essere un coglione! E tu (rivolgendosi alla nonna) fatti un esame di coscienza, io conosco bene Emanuela e i ragazzi, sono buoni, se fai dei passi indietro, credo che prima o poi  ti perdoneranno. Ma non dovrai più gestire le loro vite. Pensaci, Ciao Franco … ci vediamo. (fa per uscire poi si ferma) Umberto ha ripetuto due volte una frase. Ascoltale Franco. Non cambiamo queste cose! Ciao (riparte e si riferma)  Pensavo… ma se Luisella quando ci sei andato tu, rimaneva incinta e tu non lo avessi mai saputo, io non sarei un prete. Magari ero un chimico, con una moglie,  qualche figlio. Già, sarei stato il padre di tuo figlio. Ora avrebbe all’incirca l’età di Marley. Chissà che bello.

F – Dove vuoi arrivare don?

D – Sai Franco… io, quel figlio mio, che poi sarebbe stato tuo, qualsiasi cosa fosse successa non te lo avrei  mai e poi mai lasciato. Ciao Franco. Franca…

N – E quello sarebbe un prete? La chiesa è proprio messa male. Fanno presto a parlare loro, ma adesso ci penso io. Da domani vita nuova eh, Franco. Non cambiamo queste cose? Invece si cambia tutto! Tra l’altro pensavo che, andiamo in banca ed estinguiamo il debito. Poi chiamo qualche mio amico per cercarti un nuovo lavoro, con le tue capacità lo troveremo facilmente. E il prossimo fine settimana possiamo andare ad Arezzo a vedere la mostra dell’antiquariato. Che ne dici eh, Franco?… Franco?

F –  (come un bambino) E il pannolino non me lo cambi, io voglio quello con i bordi così la pipì non esce!

N – Ma che dici? Ti ha dato di volta il cervello?

F – E il biberon… lo voglio col cappuccio morbido e il buco più largo.

N – Ma Franco…

F –  (gridando) Franco, Franco, Franco!

(la nonna abbassa la testa)

F – (a voce normale) Io non sono un bambino, sono un coglione come dice il don, ma non sono un bambino. E ti sembrerà strano, ma mentre tutti parlavano, io anticipavo i loro discorsi. E tutti avevano ragione! Tu sei cattiva mamma, lo sei sempre stata. Ma io ti ho sempre scusato perché so che non hai fatto una bella vita. Il papà con quella terribile malattia, la sua morte, e tu hai dovuto affrontare tutto da sola. Perché il problema è questo, tu sei sempre stata sola. Ci hai sempre imposto la tua compagnia, ma dentro sei sola!

N – (a voce bassa) Franco, così mi fai del male.

F – Lo so mamma, ma è arrivato il momento che io pensi un po’ a me. Alla mia famiglia senza la tua influenza. Con Manu sarà dura, ma lei è una gran donna, e sono certo che tutto ritornerà come prima.  In fin dei conti ho due bravi figli, degli amici fantastici. (prende il cellulare e cerca un numero lentamente mentre parla)  Se vuoi da domani prendiamo una badante, io verrò a trovarti di tanto in tanto. Accetta un consiglio, dà retta al don! Oggi stranamente ha detto una marea di cose giuste… Pronto Umberto… (pausa) senti… ci vediamo domattina in ufficio… (pausa) no, non vengo a ritirare la mia roba, vengo a lavorare… (pausa, poi riprende ironico)  Sì, ma voglio un aumentino. Così ti pago l’affitto della casa… (pausa) Manu è ancora con te?… (pausa) Dammi l’indirizzo…  (pausa) Ok grazie... a domani. Ciao mamma domani vengo a prendere tutto. Ciao.     

N – (rimasta sola rimane un attimo in silenzio) Va Franco va. Forse è meglio così per tutti. (pausa) Non cambiamo queste cose! (la nonna si alza guarda la porta per un po’ poi prende il rosario,  spegne la luce e va in camera sua).  SIPARIO

FINE