Non c’è tre senza quattro

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Non c'è tre senza quattro di Giuseppina Cattaneo

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 919012A

TITOLO

NON C’E’ TRE SENZA QUATTRO

DUE ATTI

Personaggi

LUIGINA

CATERINA sorella Luigina

PEPPINA

PALMINA sorella di Peppina

TINO postino

GUGLIELMO aggiustatutto e cugino di Caterina

VINCENZO aiutante effemminato di Guglielmo

DON Fedele Parroco

TRAMA

Tino è innamorato di Caterina e le scrive una lettera d’amore ma questa lettera finirà, chissà come in mano alle tre amiche. E non solo a loro perchè anche Vincenzo ...

ATTO PRIMO

SCENA I

Caterina e Peppina

CATERINA. (Entrano da fuori scena. Sul tavolo qualche rivista) non riesco a capire perchè siano tutti sbagliati.

PEPPINA. Non ce n’è uno che sia risultato esatto!

CATERINA. Eppure le definizioni sembravano andare bene.

PEPPINA. Si, tutte quelle orizzontali andavano bene e su questo ci scommetto l’osso del collo.

CATERINA. Anch’io scommetto il tuo osso del collo sull’esattezza delle definizioni orizzontali.

PEPPINA. E perchè non scommetti il tuo di osso del collo?

CATERINA. Perchè io ci tengo alla mia pelle. A te invece non rimane che quella. (Al pubblico) avete visto come si vede bene la sua pelle floscia?

PEPPINA. Non dire sciocchezze! Comunque, per me, la colpa è delle nostre sorelle e dei loro suggerimenti sbagliati sulle definizioni verticalli.

CATERINA. Vero! Quando noi abbiamo completato quelle orizzontali erano tutte esatte ed abbiamo cominciato ad avere problemi con le parole verticalli.

PEPPINA. (Al pubblico) lei, (indica l’amica) anche prima di iniziare i cruciverbola aveva dei seri problemi.

CATERINA. È mai possibile che tutto vada a rotoli sempre a causa di quelle due?

PEPPINA. Andava tutto liscio quando avevo ancora mio marito e mia sorella aveva il suo.

CATERINA. Perchè anche il marito di tua sorella?

PEPPINA. Semplice, così non l’avrei avuta fra i piedi io quella rompiscatole!

CATERINA. E perchè tu rimpiangi tuo marito?

PEPPINA. Hai forse qualcosa da ridire sul mio povero marito?

CATERINA. Niente, assolutamente niente. Tuo marito era una brava persona. Ma ora che sei vedova non ti senti forse più libera di fare ciò che vuoi?

PEPPINA. Io mi sentivo libera anche prima.

CATERINA. E perchè allora quando venivo a casa tua per invitarti a fare due passi, rifiutavi sempre?

PEPPINA. Ero costretta a rinunciare! Avevi con te tuo marito, come potevo venire da sola!

CATERINA. Davvero? E perchè mai non mi accompagnavi mai al bar a bere il caffè quando ti chiamavo?

PEPPINA. Io ci sarei venuta volentieri da sola al bar con te, eri tu che avevi sempre tuo marito alle calcagna.

CATERINA. Ed è pèr questo che dico che i nostri mariti stanno bene dove stanno: al cimitero.

PEPPINA. Ne sei così sicura?

CATERINA. Certo!

PEPPINA. E perchè allora ci vai tre volte al giorno al cimitero? Ne senti così la mancanza?

CATERINA. Mancanza? Che vai dicendo!?

PEPPINA. E perchè ci vai tanto spesso?

CATERINA. Perchè ho una paura tremenda che se ne esca dalla tomba. Vado a controllare che ci sia tutto chiuso.

PEPPINA. Capisco. (La vede un pò giù) cosa c’è?

CATERINA. Sto ripensando ai nostri cruciverbola, ero così contenta di avere qualcosa di intelligente da poter fare, invece ...

PEPPINA. Invece ... siamo due pezzi di legno. Dobbiamo ammetterlo.

CATERINA. Hai ragione, ma che cervello mi ritrovo? Talvolta ho il dubbio che sia quello di mia sorella.

PEPPINA. Caterina, non abbatterti, sono sicura che ne hai ancora di intellingenza in quel tuo cervello. Si deve solo cercare bene, ma sono sicura che ne hai ancora.

CATERINA. E dove sarebbe che io non la trovo?

PEPPINA. (Pensa) te lo dico domani.

CATERINA. Essere senza intelligenza per me è come essere ... senza gambe.

PEPPINA. Davvero? (Si abbassa a guardare le gambe e le vede) le tue gambe sono tutte e due al suo posto.

CATERINA. So che le mie gambe sono al loro posto, sarò anche un pezzo di legno, con poca intelligenza, ma non sono stupida del tutto. Anche se ora, mi sento proprio a terra.

PEPPINA. Non dirmi che ti è venuta la crisi di mezza età?

CATERINA. Perché? Se non mi viene ora la crisi di mezza età, quando vuoi che mi venga? A vent’anni?

PEPPINA. E già, hai ragione. Però non trovo giusto, io ho più di settant’anni e la crisi di mezza età non mi è ancora arrvata.

CATERINA. Non preoccuparti, vorrà dire che a te non verrà la crisi di mezza età ma la crisi di “piena età”. (Disperata) mamma mia come mi sento giù.

PEPPINA. Non ti verrà in mente di ucciderti vero? Non gettarti dalla finestra, mi raccomando. 

CATERINA. Come posso gettarmi dalla finestra e uccedermi?

PEPPINA. È vero, non ricordavo che la tua finestra, è a trenta centimetri dalla finestra.

CATERINA. E poi io non ho nessuna intenzione di uccidermi. Se dovessero uccidersi tutte le persone che si sentono un pò giù, i paesi non si chiamerebbero più paesi, ma si chiamerebbero tutti “frazioni”.

PEPPINA. Guarda se riesco a tirarti su il morale con questo? (Toglie dalla scatola un cellulare. Toglie anche le istruzioni e le appoggia sul tavolo).

CATERINA. Cos’è? Non ho mai visto un orologio così grosso! Chissà che fastidio ti darà sul polso e chissà quante volte lo sbatterai.

PEPPINA. Non è un orologio. Questo è un cellu ... cellul ... cellulite. È come un telefolo ma si chiama cellulite.

CATERINA. Un telefolo? Quello non sarebbe un orologio ma un telefolo?  (SI ALZA E INIZIA A GIRARE PER LA STANZA IN CERCA DEL FILO).

PEPPINA. (SI ALZA E LA SEGUE). Si può sapere cosa stai cercando?

SCENA II

Caterina, Peppina, Palmina e Luigina

PALMINA. (Entrano e le vedono tutte e due piegate) Luigina, guardale, sono pronte per giocare a cavalchina.

LUIGINA. A me invece sembra che stiano facendo ginnastrica.

PALMINA. Però guardandole bene, sembrano bloccate come due baccalà.

LUIGINA. Davvero? I baccalà sono fatti così?

CATERINA. Smettetela di fare le spiritose.

PEPPINA. (Ironica) perchè siete qui? Oggi non siete andate in chiesa a vedere le persone che si confessano e quelle che fanno la comunione senza la confessione?

LUIGINA. Che cosa vi interessa ciò che facciamo...

PALMINA. ... o quello che non facciamo.

CATERINA. Saranno almeno due mesi che non vanno a confessarsi.

PEPPINA. Perchè mai? (Al pubblico) che siano diventate sante?

LUIGINA. Non siamo diventate sante … perché sante lo siamo sempre state.

PALMINA. Pensate ai fatti vostri.

LUIGINA. Esatto. Noi non vi parliamo delle nostre faccende. (Qualche secondo di silenzio poi di getto) siamo state ingannate dalle persone che vanno a prendere la comunione e allora abbiamo cercato una soluzione.

PALMINA. Infatti, abbiamo chiesto al parroco di rilasciare il certificato di confessione a tutte le persone che si confessano.

CATERINA. Come?! Il certificato di confessione?!

PEPPINA. Voi due avete perso la ragione! Caterina, ho il dubbio che qualche vena del cervello di quelle due sia esplosa.

CATERINA. Io ho invece la certezza che non solo sia esplosa solo qualche vena, ma anche quel poco che era rimasto.

LUIGINA. Basta ora! Comunque non è servito a nulla in nostro intento, il parroco ha detto di no.

PALMINA. Alla fine abbiamo capito che alcune delle persone che facevano la comunione, non si erano confessate qui.

CATERINA. Avete capito ora che le persone non vogliono far conoscere i peccati al proprio parroco e al proprio curato e vanno così a confessarsi fuori dal paese?

PEPPINA. Parecchie persone vanno a confessarsi alla chiesa di Costa.

CATERINA. Sì, e chi è di Costa vanno alla Madonna delle Rose di Albano.

PEPPINA. E quelle di Albano vanno a Montello.

CATERINA. E quelle di Montello vengono a Brusa.

LUIGINA. Ecco perché c'è sempre tanta gente di fuori paese in chiesa! Sono tutti quelli di Montello!

PEPPINA. Io invece non ho nulla da nascondere e perciò mi confesso tranquillamente qui a Brusa.

LUIGINA. Si, e quando ci saresti andata l’ultima volta? Nemmeno io ho nulla da nascondere e anch'io mi confesso qui a Brusa.

PALMINA. Sì, tu ti confessi qui a Brusa, però ti rivolgi ad un altro parroco.

LUIGINA. Non è colpa mia se quando è il mio turno il nostro parroco e il nostro curato sono già occupati.

CATERINA. Sorella, tu sei più furba che bella. Peppina, non non ascoltare ciò che dicono, cerchiamo piuttosto il coso del tuo cellulite.

PEPPINA. Quale coso?

LUIGINA. Cellulite? Che cellulite state cercando?

PALMINA. La mia cellulite non è da cercare da nessuna parte, da cui non si sposta. (Indica la sua pancia).

LUIGINA. E di chi è allora quella cellulite che state cercando?

PALMINA. (Guarda Caterina e Peppina) per me, non è di nessuna di loro perché come vedete sono entrambe ben messe.

CATERINA. Non sto parlando di quel tipo di cellulite! Ma del telefolo di Peppina.

PEPPINA. Questo è il mio telefolo. (Lo mostra).

LUIGINA. E i cruciverbola? È già terminata la passione per i cruciverbola?

PALMINA. Ovvio, non ne facevano uno giusto!

CATERINA. Non è vero!

PEPPINA. Infatti, erano tutti esatti, e anche di più.

CATERINA. (Piano a Peppina) domani devi andare a confessarti Peppina, ricordati. (Alle due) e comunque per noi i cruciverbola erano diventati un passatempo troppo facile e per questo ci siamo dedicate ai telefoli.

PEPPINA. (Piano a Caterina) e tu vieni con me a confessarti.

LUIGINA. Nei telefoli?

PALMINA. Avete due telefoli?

CATERINA. Non due, uno solo. Però questo fa tutto sapete? Non è vero Peppina?

PEPPINA. Certo, fa proprio di tutto il mio telefolo.

LUIGINA. Fa anche la pasta?

PALMINA. Ma no, fa solo il risotto.

CATERINA. Smettetela! Peppina, non ascoltarle hanno invidia perché loro non ce l'hanno.

PEPPINA. Lo so! Quelle lì sono rimaste ancora al tempo dei dinosauri.

CATERINA. E se le guardiamo bene, assomigliano anche a due dinosauri.

LUIGINA. Non dite fesserie!

PALMINA. Noi due siamo avanti anni luce da voi.

CATERINA. Sì, di vecchiaia però.

LUIGINA. (Al pubblico) avete visto dove finisce la loro intelligenza? (Alle due) noi non abbiamo quel telefolo perchè noi abbiamo ... un qualcosa di più grosso... (piano a Palmina) dì qualcosa di grosso!

PALMINA. Grosso!

LUIGINA. (Piano a Palmina) no! Più grosso ancora!

PALMINA. Grossetto!

LUIGINA. (Piano a Palmina) no! Di più, di più!

PALMINA. Grossissimo!

LUIGINA. (Piano a Palmina) no! Di più, molto di più!

PALMINA. Grosso, talmente grosso che il vostro telefolo al suo confronto sembra uno sgorbio!

LUIGINA. (Piano a Palmina) non così! Devi dire il nome di quel coso grosso!

PALMINA. (Piano a Luigina) e non potevi dirmelo subito! (Pensa e ha un’idea. Alle due) aspettateci e lo vedrete. Rimarrete a bocca aperta.

LUIGINA. (A Palmina che vuol sapere cosa ma lei non glielo dice. Alle due) vedrete, vedrete! Chissà quante mosche vi entreranno in quelle bocche aperte.

PALMINA. LUIGINA. (Escono).

CATERINA. Sono solo delle poverine, non diamo loro importanza. Cosa stavamo facendo prima che arrivassero? Ah, stavamo cercando il filo del tuo cellulite. (Lo cerca di nuovo).

PEPPINA. (La segue ancora) è possibile sapere di quale filo stai parlando?

CATERINA. Ma sì, il filo che va al muro e che poi da lì va alla cabina telefonica della Sip.

PEPPINA. Caterina, questo è un telefolo moderno. Non va con il filo ma va con la rete.

CATERINA. Con la rete? La rete del portiere quello che gioca a calcio?

PEPPINA. Secondo me è la rete che si usa per pescare, però, potrebbe essere anche quella del calcio. Poi controllo sulle istruzioni.

CATERINA. E ... dove hai trovato questo cellulite?

PEPPINA. Me lo ha regalato mio nipote, anche se lui ancora non lo sa.

CATERINA. Mostrami le sue funzioni.

PEPPINA. Dovresti vedere con che velocità manda i smsmsms.

CATERINA. Che manda quel cellulite?

PEPPINA. I smsmsms.

CATERINA. I slmslms?

PEPPINA. Non lo sai nemmeno dire. Ascoltami. Smsmsm.

CATERINA. Smsmsms.

PEPPINA. Meglio di prima. Questi smsmsms sono messaggi che scrivi.

CATERINA. I messaggi? In quel cellulite ci sono i piccioni?

PEPPINA. I piccioni? Quali piccioni?

CATERINA. I piccioni viaggiatori, quelli che portano i messaggi.

PEPPINA. Non quei messaggi! Vedi ... (le mostra) queste sono le lettere e se tu le premi una alla volta, poi si forma la parola. Vedi? (E glielo mostra) io uso il T9 perchè si fa più in fretta.

CATERINA. (La guarda) ah, il T9. (Al pubblico) di solito io vado al C6 (negozio di scarpe) e mi trovo bene, però potrei provare anche ad andare al T9.

PEPPINA. L'importante però è di non rimanere senza batteria perché altrimenti non funziona più. E per controllare le batterie, ci sono queste tacche.

CATERINA. Le taccole? Ci sono le taccole?

PEPPINA. Non le taccole! Le tacche! Vedi queste? (Mostrandogliele).

CATERINA. (Guarda ma non vede nulla) io non vedo nulla.

PEPPINA. (Controlla) ovvio che non le vedi, la batteria è praticamente scarica!

CATERINA. Peppina, sei proprio fortunata oggi, guarda che cos’ho con me? (Toglie dal sacchetto due batterie normali).

PEPPINA. E ... con ciò?

CATERINA. Sono batterie ... per il tuo cellulite.

PEPPINA. Certo, scusa se non ho capito subito. (Le prende e mette vicino al cellulare) sembrano un attimino grandi.

CATERINA. (Prova anche lei) mi sa di si. Sai che facciamo? Andiamo a cambiarle.

PEPPINA. Sei sicura di volerle usare per me?

CATERINA. Assolutamente sì, amica. È il mio di modo di ringraziarti perché mi hai insegnato tantissime cose nuove. E grazie a questo, ora non mi sento più un pezzo di legno ma una persona tanto intelligente.

PEPPINA. Se tu sei intelligente, allora io cosa dovrei essere?

CATERINA. Intelligentissima! Andiamo subito a cambiare le batterie. (Stanno per uscire).

SCENA III

Caterina, Peppina, Guglielmo e Vincenzo

GUGLIEMO. (Entrando con gli attrezzi da lavoro) permesso ... ciao cugina. Sono arrivato.

CATERINA. Ti vedo.

PEPPINA. Anch'io ti vedo.

GUGLIELMO. Come siete spiritose oggi. Mi hai chiamato ed eccomi qua.

VINCENZO. (Parlerà e si atteggierà in modo effemminato) anch'io sono qui.

CATERINA. (Guarda meravigliata Peppina) e tu chi saresti?

GUGLIELMO. È il mio aiutante.

PEPPINA. Ah, non l’avrei detto.

PEPPINA. Nemmeno io.

VINCENZO. Perchè non vi vado bene?

CATERINA. No, no, a noi vai benissimo, l’importante che tu vada bene a Guglielmo.

GUGLIEMO. A me Vincenzo va bene, perciò state tranquilli. 

VINCENZO. (Avvicinandosi un pò troppo) grazie Gugliemo.

GUGLIEMO. Si, però non starmi così vicino. Cugina, dimmi subito cosa devo sistemare.

CATERINA. Non devi sistemare nulla Gugliemo.

GUGLIELMO. Come? Mi hai chiamato dicendomi che in casa tua nulla funzionava!

CATERINA. Io ho detto questo?

PEPPINA. Tu hai detto questo?

GUGLIELMO. Sì, e mi hai detto che erano lavori importanti.

CATERINA. (Ricordandosi) è vero! Scusa un attimo. (Prende in disparte Peppina, piano) Peppina, l'ho chiamato veramente io, questa mattina, ma solo perché ero giù di morale e volevo un po' di compagnia e così gli ho inventato quella bugia.

PEPPINA. Che ti è venuto in mente!

CATERINA. Non arrivavi più e io mi sentivo così sola.

PEPPINA. Siamo in tre a farti compagnia ora. Che si fa?

CATERINA. Che si fa?! La verità ovviamente non gliela posso dire altrimenti sarebbe capace di non volermi più come cugina.

PEPPINA. Se non puoi dir la verità, prendi l'occasione e fagli davvero sistemare qualcosa che non ti funziona. (Al pubblico) per fortuna non ha chiamato il becchino altrimenti avrebbe dovuto uccidermi per poi portarmi al cimitero.

CATERINA. E come faccio!? Tutto funziona casa mia!

PEPPINA. (A Gugliemo) Gugliemo, per caso sistemi anche i cervelli che non funzionano?

GUGLIELMO. Per quel genere ancora non ho trovato la chiave giusta.

VINCENZO. (Avvicinandosi a Guglielmo) se parlate di serrature io sono la persona adatta.

GUGLIEMO. Ti ho già detto di non starmi così vicino!

CATERINA. (Sempre piano a Peppina) devo inventarmi qualcosa subito o altrimenti sono nei guai.

GUGLIEMO. Allora? Mi dici cosa devo sistemare?

PEPPINA. Devi sapere che tua cugina è indecisa perché ha per la mente tante cose da farti sistemare che non sa da cosa cominciare. Non è vero Caterina?

CATERINA. (Piano a Peppina) cosa dici! (A Guglielmo) certo! Anche se non sono proprio così tante ... (si avvicina ad una lampada e la tocca involontariamente).

PEPPINA. Per esempio quella lampada che non si accende.

CATERINA. (Guarda Peppina fulminandola con lo sguardo).

GUGLIELMO. Ah, bene, e ci voleva tanto! (Si avvicina e preme il tasto al filo e questa si accende regolarmente) ma ... a me sembra che funzioni perfettamente.

CATERINA. Non è possibile! È da ieri che non si accende.

PEPPINA. Caterina, non ricordi che anche la settimana scorsa non funzionava?

CATERINA. (Piano a Peppina) tu devi sempre esagerare!

GUGLIEMO. Non so che dirvi, ora va. Guardate. (E la accenne di nuovo).

CATERINA. Impossibile! (Si avvicina e finge di premere il pulsantino) vedi? Non ti avevo forse detto che non funzionava?

GUGLIELMO. (Si avvicina e l’accende di nuovo) com'è possibile? Con me funziona.

PEPPINA. (Si avvicina e anche lei finge di accenderla ma non lo fa) ha ragione Caterina, come vedi non si accende. Che non funzioni solo quando sia una donna ad accenderla?

GUGLIELMO. (Guarda le due e poi Vincenzo) Vincenzo, provaci tu.

PEPPINA. (Non facendosi vedere stacca la spina dalla corrente).

VINCENZO. (Si avvicina e sta per accenderla ma non si accende davvero) niente, non si accende.

GUGLIEMO. Avete ragione, è proprio come dite voi non si accende solo quando si tratta di donne.

CATERINA. (A Peppina piano) non funziona davvero!

PEPPINA. (Piano a Caterina) e certo! Ho estratto la spina dalla presa! (Gliela mostra) se non ci fossi io a risolvere i tuoi guai ...

GUGLIELMO. Vincenzo, comincia a preparare gli arnesi (si affretta) quelli per il lavoro! E poi controlla dove si trova il guasto.

VINCENZO. Subito capo! (Esegue).

GUGLIELMO. E ... il resto da sistemare?

CATERINA. (A Peppina) è,e il resto da sistemare?

PEPPINA. Caterina, mostragli quel ... (non sa che dire) quel ... quadro con la cornice rovinata.

CATERINA. Il quadro? Quella cornice non è ... (viene interrotta).

PEPPINA. (Le da una gomitata).

CATERINA. O si è certo! Quel quadro ha la cornice “tutta” rovinata. Guglielmo, dagli un’occhiata per favore. (A Peppina piano) non capisco dove vuoi arrivare.

PEPPINA. (Piano a Caterina) vuoi che ti salvi? Ora devo rompere qualcosa per poi farlo sistemare.

CATERINA. Ma io non so se ...

PEPPINA. Lascia fare a me.

CATERINA. Va bene, ma ti prego, non rompermi tutto però.

GUGLIELMO. A me sembra che questa cornice non abbia nulla che non vada.

PEPPINA. Vai a convincerlo che è da sistemare!

CATERINA. (Affrettandosi e avvicinandosi) può sembrare ad una prima occhiata che non abbia nulla, ma se guardi bene ... vedi qui?

GUGLIELMO. Dove?

CATERINA. Vedi tutti questi angoli rovinati?

GUGLIELMO. Si notano pochissimo!

CATERINA. Io li vedo e perciò vanno sistemati. 

VINCENZO. Finito! La lampada ora funziona perfettamente. (E lo mostra).

GUGLIELMO. Ora vieni a sistemare questa cornice.

PEPPINA. (Nel frattempo Peppina, prende una sedia e le toglierà un piedino e lo farà in modo simpatico) e poi c'è da sistemare questa sedia.

CATERINA. Sei sicura? (Che non avrà visto).

PEPPINA. Certo! (Mostrandogli il piedino in mano) come vedi si è rotto un piedino. È casa tua e non lo sai?

CATERINA. (Piano a Peppina) basta o mi distruggerai tutta la casa. (Ai due) è vero, avevo il piedino rotto e non me lo ricordavo più.

GUGLIELMO. Vincenzo, quando hai terminato con quella cornice devi sistemare anche questa sedia.

CATERINA. E con questo tutto è sistemato.

PEPPINA. Tutto sistemato? Non mi hai detto che i manici del servizio di pentole sono rotti?

CATERINA. No!

PEPPINA. (Gli da una gomitata) come no? Sono settimane che ti presto le mie pentole perché altrimenti rischi di bruciarti le dita con le tue!

CATERINA. Tu mi presti le tue pentole? E da quando?

GUGLIELMO. (Risentito) scusate, ma ci sono o non ci sono i manici delle pentole da sistemare? Caterina, e tutti quegli oggetti che mi hai detto al telefono che avrei dovuto aggiustare? Se avessi saputo che erano stupidaggini come queste, non sarei ... (viene interrotto). 

CATERINA. Ci sono tutti i manici della batteria di pentole da sistemare!

VINCENZO. Li sistemo io quei manici!

GUGLIELMO. Si, ma tieniti sempre a distanza.

PEPPINA. Intanto mostra loro la cornice di quel quadro antico e costosissimo che tieni in cucina che è anche quella da sistemare. 

CATERINA. Il quadro? Quale quadro?

PEPPINA. (Le da una gomitata).

CATERINA. O si! Il quadro ... venite.  (Escono tutti a sinistra e dopo qualche secondo rientra Peppina).

PEPPINA. (Intanto va a staccare le maniglie della pentole). 

CATERINA. (Si avvicina a Peppina) non toglierle tutte, o chissà a quale spesa vado incontro.

PEPPINA. Avresti dovuto pensarci prima. O preferisci litigare con tuo cugino?

CATERINA. No, no, è l’unico parente che mi rimane dopo mia sorella. Diciamo l’unico allora.

PEPPINA. Aiutami a rompere qualche manico prima che arrivino. (E così lo fanno, in modo simpatico, intanto che i due sistemano la cornice e la sedia fuori scena).

GUGLIELMO. (Rientrando con Vincenzo) e anche la cornice è sistemata. Siete sicure che è antica? A me non sembra. (Guarda l’orologio) si è fatto tardi. Non ti dispiace se i manici delle pentole te li sistema Vincenzo fra una mezz’oretta? Dobbiamo andare a vedere un lavoro da Carmelina e se non siamo puntuali è capacissima di chiamare i carabinieri.

CATERINA. Va bene, l'importante però è che vi ricordiate di ritornare perché ora si, che sono senza pentole (guarda Peppina).

GUGLIELMO. Ti mando Vincenzo il prima possibile. Vi saluto.

VINCENZO. Arrivederci. (I due escono).

CATERINA. Ma non potevamo lasciare almeno qualche manico al suo posto?

PEPPINA. E se Guglielmo poi si fosse arrabbiato?

CATERINA. Ora si che mi dovrai prestare le tue pentole se quei due non arrivano entro sera.

PEPPINA. Su, ora non pensarci. (Ricordandosi) ma noi non dovevamo andare a cambiare le batterie?

CATERINA. Si, anche se mi è passata un pò la voglia. Sono preoccupata per le mie pentole.

PEPPINA. Non pensarci ti ho detto. Andiamo e fra un quarto d'ora saremo di ritorno, prima che arrivi Vincenzo. (E la tira fuori casa).

SCENA IV

Tino

TINO. (Entra in scena) permesso. Caterina ... Caterinuccia mia, dove sei? Non c'è, chissà dove sarà andata. Non credo sia andata a comperare il cruciverbola. Sapeste quanti soldi mi ha fatto spendere per quei cruciverbola! A me poi non sono nemmeno mai piaciuti, ma solo per poterle stare vicino ho acquistato una discarica di parole incrociate. Dovete sapere che per quella bella ragazza mi sono preso proprio una bella cotta. Ragazza ... un po' matura ... ma non del tutto. (Vede le pentole) come mai tutte queste pentole ... senza manico? Chissà che avranno in mente quelle due sorelle. Chi le capisce è bravo. Caterina! Caterina! Proprio oggi che volevo farle la dichiarazione, lei non c'è. E se non gliela faccio oggi, non so poi quando troverò di nuovo il coraggio. Che posso fare!? Aspettare il suo ritorno, no, devo andare al lavoro, ho tanta posta arretrata da consegnare! (La mostra) che posso fare ... (pensa) ho trovato! Le scrivo una lettera d'amore e poi gliela lascio qui! Foglio e penna (li prende dalla borsa) e subito a scrivere: “Carissima amore mio, oggi finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto l’amore che c’ho per te. Quando ti vedo non sto più nella pelle e il mio cuore batte come quando mi prendo uno stremesse (spavento). La mia bocca s’impasta ogni volta che vedo la tua bocca a forma di rosa. I tuoi occhi color dei maroni mi riempiono di bel gioioso. Prima di incontrare te, la mia vita era a senso unico, ora invece è a doppio senso, a volte alternato. Non posso vivere senza di te, senza tua sorella si invece, ti prego, prendilo al volo il mio amore. Se anche tu mi ami, indossa un fiore e io capirò che tu sarai mia. Firmato, Tino il postino”. Finita! E ora dove gliela lascio? Se la lascio qui sul tavolo c'è la possibilità che quella curiosa di sua sorella la trovi e così scopra il mio segreto. Forse dovrei lasciarla ... (si guarda in giro) qui. (Apre la prima pagina della prima rivista e infila la lettera) queste sono le riviste che la mia Caterina legge. E se le leggesse anche Luigina? Luigina? Quella lì, non sa nemmeno leggere! (Guarda l’orologio) meglio che torni al lavoro, ho già un ritardo di tre ore. (Esce di scena a destra).

SCENA V

Luigina e Palmina

LUIGINA. (Entrano in scena da destra) certo che se le nostre sorelle già sapevano che le persone si confessavano fuori dal paese, avrebbero potuto anche avvisarci, non avremmo fatto la brutta figura con Don Fedele nel chiedergli di rilasciarci il certificato di confessione. Che sorelle!

PALMINA. (Con un golf che spoglierà quasi subito e che metterà sullo schienale della sedia. Ha con sé un sacchetto con dentro un tablet che il pubblico ora non vede) per favore, non parlarmi della mia che è un peccato solo averla come sorella.

LUIGINA. PALMINA. (Si accorgono delle pentole).

LUIGINA. Perchè le mie pentole sono senza manici?

PALMINA. Devo andare a controllare anche le mie pentole! Ci sono in giro i ladri di manici! (Sta per uscire).

LUIGINA. Dove vai?! I manici sono qui! Guarda! Nessuno li ha rubati!

PALMINA. (Torna indietro e li guarda) e chi è quello stupido che perde tempo a togliere i manici delle pentole e poi li lascia qui?

LUIGINA. Io non lo so, ma conosco bene mia sorella e non mi meraviglia che lei c’entri in qualche modo con tutto questo.

PALMINA. Non riesco a non pensare al discorso di prima. Sapessi come mi ha fatto male sapere che ...

LUIGINA. ... che metà delle persone che fanno la comunione qui a Brusa non si confessa qui.

PALMINA. Ti prego, non ricordarmelo, per me è come aver preso una coltellata nel cuore.

LUIGINA. Io, due coltellate.

PALMINA. Facciamo tre coltellate.

LUIGINA. Io ho detto due, ma è come se fossero state quattro.

PALMINA. Io tre, ma mi hanno fatto male come se fossero state cinque coltellate.

LUIGINA. (Stanca) smettiamola di parlare di coltellate perché mi sta venendo voglia di prendere in mano un coltello.

PALMINA. (Con timore) no, no basta coltelli per l'amor di Dio. Guarda cosa ho?! (Cerca nella borsetta ed estrae il tablet).

LUIGINA. (Non guardando Palmina e non sentendo ciò che l’amica ha detto) noi dobbiamo trovare un altro passatempo altrimenti siamo un gradino al di sotto di quelle due.

PALMINA. Guarda che ho con me?

LUIGINA. (Non guardando Palmina) cosa possiamo fare? Quelle due hanno il cellulite e noi dobbiamo trovare qualcosa di molto più importante.

PALMINA. Mi vuoi guardare?

LUIGINA. (Arrabbiata sempre senza guardarla) mi vuoi aiutare a cercare qualcosa di più importante e bello di ciò che le nostre due sorelle hanno?

PALMINA. Sono due ore che sto cercando di attirare la tua attenzione e mostrarti ciò che ho, e tu non mi guardi!

LUIGINA. E perché non me lo hai detto subito? (Lo guarda) e ... che sarebbe?

PALMINA. Si chiama tabli ... tablu ... tablot.

LUIGINA. Tabiot?

PALMINA. Si, si, proprio così, tabiot.

LUIGINA. E cosa fa?

PALMINA. Questo? Questo è un compiutèr.

LUIGINA. (Lo guarda, lo prende in mano) un compiutèr? Ti è finito in lavatrice?

PALMINA. In lavatrice? Cosa stai dicendo?

LUIGINA. So molto bene come sono fatti i computèr sai? I compiutèr sono un bel pezzo più grandi di questo.

PALMINA. Questo non è finito in lavatrice.

LUIGINA. E come mai è così piccolo allora? Lo hai per caso lavato a mano?

PALMINA. Ti ho detto di no! È più piccolo perché è un compiutèr ... concentrato.

LUIGINA. Ho capito. E non potevi spiegarti subito?

PALMINA. È talmente concentrato che fa anche da telefolo.

LUIGINA. Da telefolo? E in quale tasca lo metti?

PALMINA. Si mette in borsa Luigina!

LUIGINA. Hai controllato se funziona? Con gli oggetti elettrici, ci si deve aspettare di tutto. Almeno hai tempo per riportarlo indietro.

SCENA VI

Luigina, Palmina, Caterina e Peppina

CATERINA. (Entrando da destra) riportare indietro cosa?

PEPPINA. Riportare indietro voi, ormai non si può più, la vostra garanzia è scaduta da un secolo!

LUIGINA. Guardate che abbiano noi? (Indicando il tablet).

PALMINA. Vedete come è grande questo nostro telefolo che fa anche da compiutèr?

CATERINA. La grandezza non ha importanza, è la funzione che conta.

PEPPINA. Caterina, è proprio così. E poi quel telefolo è solo facciata e magari non ha nemmeno la rete per funzionare.

LUIGINA. Questo telefolo ha incorporato tutti i tipi di rete di materassi. Non è vero Palmina?

PALMINA. Certo! Nessun tipo di rete manca in questo telefolo. (Controlla l’orologio) accidenti se si è fatto tardi, devo andare altrimenti la farmacia chiude.

CATERINA. Sì, sì, vai pure, non mi dai un dispiacere se te ne vai.

PEPPINA. (Controlla l’orologio) devo andare anch'io, ho un appuntamento col medico.

LUIGINA. Quello per i matti?  

PEPPINA. Preferisco non risponderti. (Esce a destra).

PALMINA. Vi saluto forte. (Esce a destra senza golf).

CATERINA. (A Luigina) se tu rimani qui, io allora me ne vado di là.

LUIGINA. Non prima di aver risposto ad una mia domanda: perchè le mie pentole sono senza manici?

CATERINA. Per primo, non sono le tue pentole ma sono le mie e secondo, io delle mie pentole ne faccio quello che voglio.

LUIGINA. Come per esempio togliere i manici?

CATERINA. Come per esempio togliere i manici.

LUIGINA. E per quale motivo lo hai fatto se è lecito saperlo?

CATERINA. Perchè ... perchè ... non erano fissate come volevo e così ho chiesto a Guglielmo di sistemarle

LUIGINA. Ah, e vedo come te le ha sistemate bene! Scommetto che lo hai anche pagato.

CATERINA. Con te non si può ragionare e io con una così, non ci sto un minuto di più. (Esce a sinistra).

LUIGINA. Si, si, vai prima che venga contagiata dalla tua manìa per i manici e dalla tua intelligenza. Intelligenza ... guardate, queste sono le riviste che legge per coltivare la sua intelligenza: Gioia, Chi, Eva Express ecc. ecc. ecc. (Apre la prima rivista e vede la lettera) e questa? (La prende e la apre) sembra una lettera. È una lettera. Vediamo cosa dice. “Carissima amore mio, oggi finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto l’amore che c’ho per te. C'è qualcuno innamorato di me? E’ mai possibile? (Affrettandosi) cioè volevo dire ... che la mia bellezza è visibile proprio a tutti. Quando ti vedo non sto più nella pelle e il mio cuore batte come quando mi prendo uno stremesse. La mia bocca s’impasta ogni volta che vedo la tua bocca a forma di rosa. I tuoi occhi color dei maroni mi riempiono di bel gioioso. Oh Signore, tutte le mie grazie hanno colpito nel segno! Prima di incontrare te, la mia vita era a senso unico, ora invece è a doppio senso, a volte alternato. Non posso vivere senza di te, senza tua sorella invece si, ti prego, prendilo al volo il mio amore. Certo che lo prendo al volo, non sono così stupida da lasciarmelo scappare ... alla mia età poi. Età giovanile intendevo. Non mi sembra vero. E non vedo l'ora di sapere chi ha perso la testa per me. Se anche tu mi ami, indossa un fiore e io capirò che tu sarai mia. Firmato, Tino il postino”. (Si blocca) Tino? Il postino è innamorato di me? Quello ... quello scorbutico? Quel selvatico? Ma se non ci possiamo vedere! Perchè mai avrà cambiato idea nei miei confronti? (Pensa) certo! Il suo litigare è un modo per nascondere il sentimento che ha per me. (Contenta) ho uno spasimante! Sono felicissima!

SCENA VII

Luigina e Caterina

CATERINA. (Da fuori scena) Peppina, arrivo, non vorrai forse che scavalchi la finestra! Dammi il tempo di mettermi le scarpe.

LUIGINA. (Appena sente parlare Caterina) sta per entrare mia sorella, meglio che nasconda la lettera. (Si guarda in giro e la nasconde nella tasca del golf di Palmina).

CATERINA. (Entra in scena) ci sei ancora.

LUIGINA. Ti ricordo che questa è anche casa mia. Ora devo uscire, sei contenta? (Al pubblico con trasporto) vado a comprarmi un fiore da mettermi per il mio “Tino”. (A Luigina) ciao sorella, la mia vita sta prendendo una bella piega. (Esce).  

CATERINA. (Al pubblico) quella ha il viso pieno di pieghe, non solo nella vita (indica la pancia). Arrivo Peppina. (Sulla porta incontra Palmina).

SCENA VIII

Caterina e Palmina

PALMINA. (Entra da destra) Caterina ho dimenticato da te il mio golf.

CATERINA. È sulla sedia. Chiudi la porta quando esci. (Se ne va).

PALMINA. Non ho ancora la coda. (Prende il golf e si accorge che spunta un foglio) che roba è questa? (Prende la lettera, la apre e inizia a leggere) “Carissima amore mio, oggi finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto l’amore che c’ho per te. L’amore che c’ià pèr me? Alla mia età? Quando ti vedo non sto più nella pelle e il mio cuore batte come quando mi prendo uno stremesse. Madonna santissima! Cosa ci faccio io agli uomini non lo so! Speriamo sia almeno un uomo. La mia bocca s’impasta ogni volta che vedo la tua bocca a forma di rosa. E pensare che il mio povero marito mi diceva sempre che avevo delle labbra sottili. Invece, è scritto qui, a forma di rosa. I tuoi occhi color dei maroni mi riempiono di bel gioioso. I miei occhi sono maroni? Pensavo fossero color nocciola. Ma se qui c'è scritto così vuol dire che sono color dei maroni. Prima di incontrare te, la mia vita era a senso unico, ora invece è a doppio senso, a volte alternato. Non posso vivere senza di te, senza tua sorella si invece, ti prego, prendilo al volo il mio amore. Se anche tu mi ami, indossa un fiore e io capirò che tu sarai mia. Firmato, Tino il postino”. Chi è? Quel ... quel ... lecca-baffi? Quello scimmione? (Pensa) però se io gli piaccio vuol dire che ha del buon gusto e perciò non è proprio da scartare. E deve avere delle belle qualità anche se sono nascoste. Nascoste bene, ma sono sicura che le abbia. E se lo guardiamo al buio, Tino, non è proprio malvagio. Devo correre subito a comprare un fiore!

SCENA IX

Peppina e Palmina

PEPPINA. (Da fuori scena) va bene, entro io a prenderlo.

PALMINA. (Appena sente la voce, nasconde la lettera nel primo posto che trova, le istruzioni del cellulare di Peppina).

PEPPINA. (Entra) è casa sua e devo entrare io a prendere ... (Vede Palmina) che ci fai qui?

PALMINA. Sono entrata a prendere il mio golf. Per caso, solo tu hai il permesso di entrare?! E perchè sei già qui? Il dottore non ti ha trovato nulla?

PEPPINA. Mi ha visitata e mi ha trovato in perfetta forma. Anzi, in perfettissima forma!

PALMINA. (Al pubblico) dicono tutte così, due giorni dopo però le trovano morte stecchite. Ti saluto. (Canta) rose rosse per te, ho comprato stasera ... (Esce).

PEPPINA. Ecco qui le mie istruzioni. (Le prende e vi trova la lettera) e questa cos'è? Una lettera? Com’è finita qui? Per chi sarà? Le istruzioni sono le mie e perciò ... fammi leggere: “Carissima amore mio, amore mio? Di chi amore sta parlando? Non sarà forse parlando di me? Oggi finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto l’amore che c’ho per te. Quando ti vedo non sto più nella pelle e il mio cuore batte come quando mi prendo uno stremesse. E chi poteva pensare che alla mia età facessi ancora quest'effetto a qualcuno? La mia bocca s’impasta ogni volta che vedo la tua bocca a forma di rosa. I tuoi occhi color dei maroni mi riempiono di bel gioioso. Dei maroni? I miei occhi sono come i maroni? Quanti complimenti! Prima di incontrare te, la mia vita era a senso unico, ora invece è a doppio senso, a volte alternato. Avete sentito? Doppio sesso. Non posso vivere senza di te, senza tua sorella si invece. E ti credo che sono migliore di mia sorella. Ti prego, prendilo al volo il mio amore. Se anche tu mi ami, indossa un fiore e io capirò che tu sarai mia. Firmato, Tino il postino”. Il postino? Quel nonno mezzo pelato? Quello è troppo vecchio per me! Io voglio un uomo che sia più giovane di me di almeno vent'anni! Ma dato che i giovani non mi guardano, sapete che faccio? (Felice) mi accontento del postino!

CATERINA. (Mentre sta entrando da destra) Peppina, sei ancora viva?

PEPPINA. (Nasconde velocemente la lettera in una cassetta degli attrezzi di Guglielmo) arrivo, arrivo.

CATERINA. Non arrivavi più!

PEPPINA. Sono qui, andiamo, andiamo subito.

CATERINA. Perchè questa fretta ora?

PEPPINA. Niente. Ah, guarda che devo fermarmi dal fiorista. (Mentre esce a destra).

CATERINA. (Rincorrendola) dal fiorista? E perché devi andare dal fiorista?

SIPARIO

ATTO SECONDO

SCENA I

Vincenzo

VINCENZO. (E’ in scena con due cassette degli attrezzi e sta finendo di sistemare i manici delle pentole) non riesco a capire come si siano staccati. Le cugine del mio padrone non sono come tutte le persone normali, loro sono diverse, eccome se sono diverse, solo a loro si staccano i manici. E con questo, ho terminato di sistemare anche l'ultimo manico. Ora devo affrettarmi ad andare da Teresa a sistemare la sua lavatrice. (Prende solo una cassetta e l’altra la dimentica. Quella dimenticata è quella con la lettera. Esce canticchiando).  

SCENA II

Caterina

CATERINA. (Entra da fuori scena con un mazzo di fiori) che belli questi fiori. Vedo molto volentieri che Vincenzo ha terminato di sistemare le mie pentole. Spero davvero che il conto non sia salato. Che stupida sono stata a chiamare mio cugino. Come se non fossi mai stata giù di morale. Ormai, quel che è fatto è fatto. (Le sistema nella credenza) ora devo pensare a mettere questi fiori in acqua altrimenti appassiscono. (Li deposita sul tavolo) dato che Peppina si è fermata dal fiorista ne ho approfittato anch’io. (Guarda di nuovo i fiori) penso di aver comprato i fiori più belli del negozio. Peppina invece ha preso solo un fiore: una rosa rossa. E io mi dico, che ne farà di una rosa sola? Questo non sarebbe nulla se non fosse che ha rivoltato tutto il negozio alla ricerca di una rosa che le andasse bene: quella gialla non andava bene perché le faceva ricordare la cirrosi, quella rosa invece non andava bene perché non era intonata con il colore dei suoi occhi, quella bordeaux invece è stata scartata subito perché le ricordava i morti. Alla fine ne ha preso una rossa perchè, (pensando) com'è che ha detto? Ah sì, ha detto: “Prendo quella rossa perchè il rosso è il colore dell’amore”. Ha un piede nella fossa e va a pensare all’amore! Se fossi stata io il fiorista? Avrei buttato lei e le sue rose chissà dove! Dovrei avere un vaso di là. Una casa senza fiori è una casa vuota, diceva mia madre. (Esce a sinistra).

SCENA III

Vincenzo

VINCENZO. (Entra in scena) dov’è che l'ho lasciata ... (si guarda in giro) eccola qui... (prende la cassetta che aveva dimenticato) sono andato da Teresa per sistemare la sua lavatrice ma non avevo gli attrezzi adatti perchè erano in questa cassetta. Dovevate sentirla! (Sta per andare quando si accorge di qualcosa che sporge dalla cassetta) e questo? Un foglio nei miei attrezzi? (Lo prende) chi mai può averlo messo qui? Mah! Sembra una lettera, vediamo cosa c’è scritto. (Legge): “Carissima amore mio, amore mio? Chi mi chiama amore mio? Una persona che ha buon gusto senz’altro ... Oggi finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto l’amore che c’ho per te. È una dichiarazione d'amore per me! Vi rendete conto? Ma chi può essere? (Preoccupato) questa è la casa di quelle due matte ... che una delle due si sia innamorata di me? Io sono di bocca buona, ma quelle due sono proprio di carne stantìa e spero proprio non siano loro. E se invece a scriverla fosse qualcun altro? Quando ti vedo non sto più nella pelle e il mio cuore batte come quando mi prendo uno stremesse. Cribbio, non pensavo di avere questo potere. La mia bocca s’impasta ogni volta che vedo la tua bocca a forma di rosa. A forma di rosa? Nessuno mai ha mai detto che la mia bocca ha la forma di una rosa. I tuoi occhi color dei maroni mi riempiono di bel gioioso. Ecco, sui maroni invece sono pienamente d'accordo. Prima di incontrare te, la mia vita era a senso unico, ora invece è a doppio senso, a volte alternato. Non posso vivere senza di te, senza tua sorella si invece, ti prego, prendilo al volo il mio amore. Cosa c'entra mia sorella che abita in Puglia! Mah! Se anche tu mi ami, indossa un fiore e io capirò che tu sarai mia. Firmato, Tino il postino”. (Meravigliato) come? Il postino ha scritto una lettera d’amore a me? E’ impazzito? Per chi mi ha preso?! (Cambiando atteggiamento) però se dice di essere innamorato di me, perché dargli questa delusione? Già la vita è così piena di tristezza e cattiveria! Devo andare a prendere un fiore. (Ricordandosi) Teresa! Teresa e la sua lavatrice aspetteranno. (Esce).

SCENA IV

Tino

TINO. (Entra da destra) permesso? Caterina? Caterina, dove sei? (Si accorge dei fiori sul tavolo) perbacco, cosa vedono i miei occhi? Quanti bei fiori! (Felice) che esagerata la mia Caterina, le ho scritto di indossare un fiore e invece lei per dimostrarmi tutto il suo amore, che cosa ha fatto? Ha comprato addirittura un mazzo di fiori! Chissà quanto amore ha per me! Sono veramente fortunato.

SCENA V

Tino e Caterina

CATERINA. (Da fuori scena canta) grazie dei fior ...

TINO. Sta arrivando! (Si sistema gli abiti che indossa. Al pubblico) ho tutto a posto? Sono presentabile per la mia Caterinuccia? Ho il cuore che sembra impazzito.

CATERINA. (Entra in scena con un vaso) ah, ciao Tino. Hai portato la posta?

TINO. (Fa il timidone con lei).

CATERINA. (Lo guarda e poi guarda il pubblico) che stia male?

TINO. (Con tono dolce) ciao Caterinuccia, allora che mi dici? L'hai letta?

CATERINA. (Anche lei col tono dolce) letta? (Al pubblico) cosa avrei dovuto leggere? (Guarda se sul tavolo c’è qualcosa) qui non c'è nulla... (pensa) ... ah, starà parlando della fattura che mi ha consegnato ieri. (A Tino) certo che l'ho letta e mi è venuta anche la pelle d'oca.

TINO. Come sono contento.

CATERINA. (Al pubblico) contento? Perché devo pagare il gas?

TINO. I tuoi fiori mi piacciono molto ... anche se era sufficiente un solo fiore ed io avrei capito.

CATERINA. Solo... “uno”? (Al pubblico) ah, forse voleva dire che anche con un solo fiore la casa è ugualmente bella. (A Tino) hai ragione Tino, ma sai come sono fatta io, mi piace esagerare.

TINO. (Al pubblico sognante) che vi avevo detto? Mi ama alla follia.

TINO. Caterinina, il mio cuore batte ... forte.

CATERINA. (Preoccupata) mamma mia Tino, non avrai forse la tachibardia? Siediti immediatamente e riposati un po'. (Lo fa sedere). Tu, lavori troppo.

TINO. No Caterina, il mio cuore... (viene interrotto).

CATERINA. Aspetta ... aspetta che vado a prenderti un bicchiere di acqua. (Esce a sinistra).

TINO. Caterina, sto bene. (Al pubblico) è davvero bella la mia Caterinuccia vero? Peccato che a volte ha difficoltà nel capire ciò che le viene detto, altrimenti sarebbe perfetta.

CATERINA. (Rientra) prendi Tino, bevi un po' di acqua e speriamo che ti passi tutto. (Lo imbocca). Vuoi che chiami il dottore per farti visitare?

TINO. No Caterina, ti ripeto che sto bene.

CATERINA. Bevi, bevi ancora un sorso. Ti parrà di star bene. Sai che a Lino è successa la stessa cosa? Ha iniziato a battergli forte il cuore, come a te, si è seduto, come te, (si siede), ha bevuto un po' di acqua, come hai fatto tu, (beve), ha bevuto di nuovo dell'acqua, sempre come te, (beve di nuovo), han cominciato a tremargli le mani (fa tremare le mani e DA QUI IN AVANTI ANCHE TINO FARA’ LO STESSO), han cominciato a tremargli anche le gambe (fa tremare le gambe), poi, tutto in un colpo ha smesso di tremare (smette), la testa gli è andata all'indietro (lo fa) ed è rimasto lì stecchito-stecchito.

TINO. (Non si muove).

CATERINA. Tino!

TINO. (Non si muove).

CATERINA. Tino cosa stai facendo?

TINO. (Non si muove).

CATERINA. (Si alza e va a vedere) questo è successo a Lino e non a te!

TINO. (Si desta) davvero?

CATERINA. Tino, sei vivo per fortuna! Mi hai fatto prendere uno spavento. Ti è passata la tachibardia?

TINO. Si, ma con te vicino, penso che mi tornerà presto.

CATERINA. Meglio che ti stia lontana allora. (Si allontana. Al pubblico) se proprio deve morire, meglio che lo faccia a casa sua.

TINO. Vienimi più vicino Caterina perché ora sembra che il cuore non batta nemmeno più.

CATERINA. (Preoccupata) come? Il tuo cuore ha smesso di batterti?

TINO. (Affrettandosi) no, no, batte ancora e normalmente. (Al pubblico) meglio che le dica così altrimenti questa è capace di raccontarmi un’altra storia su Lino.

CATERINA. Tino, non spaventarmi più con questo tuo cuore. (Al pubblico) ho trovato una persona che mi piace, ci mancherebbe altro che questo ci lasci subito le penne.

TINO. Caterina, la tua boccuccia è a forma di ... (viene interrotto)

CATERINA. Signur! Cosa c'è che non va nella mia bocca? Che forma ha la mia bocca! Non farmi spaventare Tino!

TINO. No Caterina, non c'è nulla che non vada alla tua bocca. Ha la forma di un fiore. Non sei contenta?

CATERINA. Contenta? La mia bocca si sta deformando e dovrei essere anche contenta? Ma ragioni?

TINO. No Caterina, la tua bocca assomiglia ad una rosa.

CATERINA. Come? La mia bocca ha le spine come una rosa? Madonna Santissima che tragedia! Devo andare subito a specchiarmi e a trovare qualcosa da metterci. (Esce a destra).

TINO. Dove vai Caterina! (Al pubblico) cribbio come è difficile parlare con lei!

SCENA VI

Tino e Vincenzo

VINCENZO. (Entra con un fiore, vede Tino) è qui! (Gli viene un dubbio) che sia venuto a riprendersi la lettera e che abbia cambiato idea su di me? Che non gli piacciano più i miei maroni? Spero proprio di no. Ciao ... Tino.

TINO. (Si accorge solo ora della sua presenza) ah, ciao Vincenzo. Come stai?

VINCENZO. Da circa mezz'ora molto meglio, grazie.

TINO. Bene, sono contento per te.

VINCENZO. E tu non sei contento?

TINO. Se sei contento tu, sono contento anch'io per te.

VINCENZO. Ma tu, non hai cambiato idea vero?

TINO. E perché dovrei? Ti ho detto che sono contento per te poco fa e lo sono ancora.

VINCENZO. Bene. (Al pubblico) avete sentito, non ha cambiato idea. Come sono felice! E così le cose stanno ... come le hai scritte...

TINO. (Meravigliato) e tu da chi lo hai saputo? Te lo ha detto Caterina?

VINCENZO. Oh no, l'ho letta io.

TINO. Tu? (Al pubblico) Caterina dalla contentezza l’ha fatta leggere anche a lui. Era una lettera personale e lei invece ... ti è almeno piaciuta?

VINCENZO. Bellissima! Molto emozionante.

TINO. Il mio lavoro è quello di consegnare lettere, ma devo dire che mi difendo bene anche a scriverle. Questo ed altro per il fiore più bello di questa terra.

VINCENZO. (Emozionato) grazie ... tu sei un vero intenditore di fiori.

TINO. Lo so. Oggi è il giorno in cui la mia vita cambierà per sempre.

VINCENZO. Non solo la tua, ma anche la mia vita cambierà.

TINO. La tua? Perché anche tu ... una persona ... (viene interrotto).

VINCENZO. Si anch'io...

TINO.  Anche tu ... che bello, nessuno dei due allora scorderà questo giorno.

VINCENZO. E come potrei? Ti posso chiedere quando è nato tutto questo?

TINO. Tutti i giorni, piano piano. E a te?

VINCENZO. Io, non offenderti ma solo da oggi.

TINO. E perché dovrei offendermi? (Al pubblico) sono fatti suoi e della sua innamorata, non miei.

VINCENZO. (Silenzio).

TINO. (Silenzio).

VINCENZO. Ma, non mi dici ... più nulla?

TINO. E cosa dovrei dirti? (Al pubblico) cosa devo dire ancora a questo? Anzi, spero che se ne vada in fretta dato che fra poco arriverà Caterina.

VINCENZO. (Gli mostra il fiore) ti piace?

TINO. Scusa Vincenzo, non per essere scortese, ti posso chiedere ...

SCENA VII

Tino, Vincenzo e Guglielmo

GUGLIELMO. (Entra) ecco dov'eri finito! Sbrigati che Teresa è infuocata!

VINCENZO. Non posso ora perché ...

TINO. No, no, certo che puoi. Vincenzo, ti converrebbe andare, il lavoro è d’oro di questi tempi. (Al pubblico) e poi sarebbe di intralcio tra me e Caterina.

VINCENZO. Ma ora che tu ...

TINO. Non preoccuparti, vai! (Al pubblico) vai per favore!

GUGLIELMO. Come mai tieni una rosa mentre stai lavorando?

TINO. È quello che dico anch’io.

GUGLIELMO. Sbrigati, andiamo da Teresa che sicuramente avrà già chiamato i pompieri! (Prende la cassetta e sistema ciò che c’è dentro dando modo a Vincenzo di parlare al pubblico).

VINCENZO. (Al pubblico) perchè Tino mi tratta così? Prima mi scrive una lettera piena di attenzioni e ora invece vuole che me ne vada. (Pensa) la rosa! Non gli piace la mia rosa! Ecco perché! Ecco perché si comporta così! Devo andare a cambiare fiore. Andiamo, andiamo subito! (Esce).

GUGLIEMO. Non così vicino! (Esce).

SCENA VIII

Tino e Palmina

PALMINA. (Entra da destra. Indossa un completo provocante con una camicetta a fiori disegnati. Sempre con tono dolcissimo) ciao Tinuzzo.

TINO. (Al pubblico) Tinuzzo? Sta parlando a me?

PALMINA. (Gli si avvicina e tutte le volte Tino si sposterà) come stai nella pelle ora che mi vedi?

TINO. Nella pelle? Quale pelle?

PALMINA. Non stai più nella pelle e nella carne ora che mi vedi vestita così vero?

TINO. (Al pubblico) ma che le prende a questa!

PALMINA. Ora che ti ho visto anche il mio cuore batte come quando prendo uno spavento.

TINO. (Al pubblico) altro che spavento mi prendo ogni volta che ti vedo!

PALMINA. Davvero Tino ti faccio questo effetto? Non ti sapevo così fuocoso.

TINO. (Al pubblico) questa non ci sta più con la testa.

PALMINA. Sì, sto perdendo la testa per te, Tinuzzo mio.

TINO. Palmina, stammi alla larga per favore. E va a cambiarti per cortesia che dai scandalo vestita così.

PALMINA. Perchè mi tratti così? Dopotutto sei stato tu a fare il primo passo con me.

TINO. (Fa subito un passo indietro) ci mancherebbe altro!

PALMINA. Lasciati andare come hai già fatto ... (Si accorge del pubblico) ecco perché si comporta così, si vergogna a farmi la corte perchè ci siete voi che lo guardate.

TINO. Palmina, cos'hai bevuto oggi? Grappa, cognac, vino o tutti e tre insieme?

PALMINA. Niente, solo vino rosso ... amore.

TINO. Oddio, aiutami perché se la cosa prosegue su questo piano, ho timore che questa mi salti addosso. E ... pesa!

SCENA IX

Tino, Palmina e Peppina

PEPPINA. Arrivo ...

TINO. Sta arrivando qualcuno per fortuna, sono salvo.

PEPPINA. (Entra da destra. Indossa un completo provocante con una camicetta con una rosa infilata nell’occhiello. Sempre con tono dolcissimo) ciao Tinino.

TINO. (Al pubblico) Madonna Santissima ce n'è un'altra! Dalla padella alla brace!

PALMINA. (Al pubblico) che vestito indossa mia sorella? Certe donne più invecchiano e più non capiscono niente.

PEPPINA. (Si avvicina a Tino) Tino, cosa mi dici dei miei maroni? (Sbatte gli occhi).

PALMINA. Dico che li hai rotti a me i maroni! Peppina, alla larga. (La allontana da Tino). Tino finamente soli.

PEPPINA. E io cosa sono? Trasparente? (Si avvicina di nuovo a Tino) quando parlavo dei maroni, intendevo il colore dei miei occhi che so ti piacciono tanto tanto.

TINO. A me piacciono i tuoi occhi? E da quando? (Al pubblico) ha due palline che sembrano due uova! Che abbia bevuto anche lei quello che ha bevuto sua sorella?

PEPPINA. (Al pubblico) Tino mi sfugge perché non vuol mostrare a mia sorella che mi sta facendo la corte.

PALMINA. Tino, hai visto quanti fiori. (Mostra la camicetta e insieme i suoi pettorali).

PEPPINA. Tino, guarda i miei di fiori che sono molto più belli dei suoi. (Mostra la rosa e insieme i suoi pettorali).

TINO. Per carità! Togliete dalla mia vista tutta quella roba lì ... cascante!

PEPPINA. Palmina, hai sentito quello che ha detto? Perciò, vattene.

PALMINA. Mi dispiace, ma stava parlando di te e non di me.

PEPPINA. E no, lo ha detto a te perché la mia roba (indica i pettorali) è puntellata perfettamente.

PALMINA. Vedo che è puntellata e anche bene e chissà che fatica avrai fatto dato che di sostanza ormai non ce n'è più! Tino, li dentro, tiene solo tanti stracci.

PEPPINA. Niente stracci, tutta roba al naturale!

TINO. Non dubito che sia naturale, però ha anche più di settant'anni! E se non vi dispiace, preferisco farne a meno. (Al pubblico) non sono ancora “morto di fame”.

SCENA X

Tino, Palmina, Peppina e Luigina

LUIGINA. (Entra da destra. Indossa un completo provocante con una camicetta con una rosa infilata nell’occhiello. Sempre con tono dolcissimo) ciao micione.

TINO. O santissima! (Al pubblico) sto sognando o sono sveglio?

LUIGINA. (Avvicinandosi) Tino, (muove la bocca in modo sensuale) che cosa mi dici della mia bocca a forma di rosa?

PEPPINA. Forma di rosa? Tu hai la bocca a forma di rosa? A me sembra che la tua bocca abbia la forma di una ciabatta! La mia bocca si che è a forma di rosa. Guarda Tino.

PALMINA. Se la sua ha la forma di una ciabatta, la tua invece sembra un forno.

LUIGINA. Voi siete solo delle invidiose perché Tino ha colto il fiore più bello di questa terra.

PEPPINA. E dove l'avrebbe trovato? In un campo di ortiche?

PALMINA. Smettetela! Tino ha perso la testa per me.

LUIGINA. E farebbe l'affare! Tino, raccontagle di noi due e poi andiamocene.

PEPPINA. Che state dicendo? Tino non può vivere senza di me.

TINO. Lasciatemi! Posso sapere che succede a tutte oggi? Non è che vi siete messe d'accordo per farmi impazzire?

LUIGINA. Tino, sono solo invidiose del tuo sentimento per me. (A Tino, prendendolo sotto braccio) andiamocene, qui c’è troppa gente.

PEPPINA. (Scansando Luigina e prendendolo sotto braccio) vieni da me che saremo più comodi.

PALMINA. (Scansando Peppina e prendendolo sotto braccio) non vorrai andare con queste due vero? Tino, stare con me è come stare in paradiso.

TINO. Smettetela! Lasciatemi stare! (Le tre se lo contendono).

PEPPINA. È il mio Tino. (E lo strattona).

SCENA XI

Tino, Palmina, Peppina, Luigina e Parroco

PARROCO. Buongiorno. (Entra e appoggia il cappello sull’attaccapanni).

TUTTE E TRE. Il parroco! (Si fermano e si sistemano).

PARROCO.Se continuate di questo passo vi scomunico tutte e tre.

TINO. È quello che dico anch'io signor parroco.

PARROCO. Vale anche per te sai?

LUIGINA. Sono d’accordo con lei signor parroco.

PALMINA. Quello di Tino non è un comportamento da tenere!

TINO. Signor parroco, io non ho colpa, non ho fatto nulla. Non so cosa gli è preso a queste oggi.

PARROCO. Dicono tutti così, nessuno ha mai delle colpe, ma poi invece ...

TINO. Le giuro che io non ho fatto nulla.

PEPPINA. Glielo dica che è disonesto comportandosi così.

LUIGINA. Disonesto e traditore.

PARROCO. Su, ora non esageriamo.

TINO. Grazie signor parroco, per avermi difeso.

PARROCO. Non ti ho proprio difeso, perchè anche tu un pò di colpe ne hai.

LUIGINA. Io non ho nessuna colpa invece.

PALMINA. Nemmeno io.

PEPPINA. Io poi non c'entro per niente.

PARROCO. E no, tutte voi invece centrate. Ultimamente non vedo più nessuno di voi in chiesa. Specialmente tu Tino.

TINO. Ah, ma lei sta parlando di ... e non di ...

PARROCO. Anche tu Peppina sai? È da parecchio che non ti fai vedere.

PEPPINA. Lei anche prima parlava di questo e non di ... (Indicando Tino).

PARROCO. Voi due (a Palmina e Luigina) vi dice qualcosa ... “certificato di confessione”. Come è possibile arrivare a farmi una richiesta del genere?!

LUIGINA. Lei intendeva solo ...

PALMINA. ... il certificato di confessione.

PARROCO. Si, sono ancora risentito per la vostra richiesta assurda ma anche perché non vi vedo più in chiesa quando prima invece eravate presenti a tutte le messe. Il motivo?

LUIGINA. Ecco...

PALMINA. Ecco ... il fatto ...

LUIGINA. Il fatto è che...

PALMINA. Ecco, il fatto è che ... con la scusa che ...

LUIGINA. Infatti ... con la scusa che ...

PALMINA. ... di questi tempi...

LUIGINA. ... di questi tempi... e anche di altri ...

PARROCO. Riusciamo ad arrivare al dunque?

PALMINA. No, no ... cioè ... si, si.

LUIGINA. Sì, sì adesso arriviamo al dunque ... quasi.

PARROCO. Sembra che oggi abbiate bevuto. E non sembra sia stata acqua.

TINO. È quello che dico anch'io.

PARROCO. (Guarda l’orologio) devo andare ora perché mi sta aspettando Mariettina per la confessione e se sgarro sull'orario lei è capacissima di farmi richiamare dal vescovo come ha fatto il mese scorso. Pecorelle smarrite, mi raccomando tornate subito all'ovile. Siamo d'accordo?

TINO. Farò il possibile.

LUIGINA. Non dubiti.

PALMINA. Da domattina!

PEPPINA. Mi vedrà sempre tutti i giorni al primo banco.

PARROCO. Vi aspetto allora. Saluti a tutti.

TUTTI. (Salutano).

TINO. Voi non potete andarci subito in chiesa?

LUIGINA. Hai ragione Tino, perchè voi due non andate in chiesa dato che io devo parlare con Tino.

PALMINA. E no, andateci voi perché io devo dire una cosa urgentissima a Tino.

PEPPINA. Ma non sarà mai tanto urgente come quella che devo dirgli io.

TINO. Ragazze, andatevene tutte per favore, sto aspettando una visita.

LUIGINA. Stai aspettando me, lo so.

PALMINA. E no, sono io quella che lui desidera.

PEPPINA. Tino, di a loro che sono io la tua anima gemella.

TINO. (Mettendosi le mani fra i capelli) smettetela! Mi state facendo impazzire!

SCENA XII

Tino, Palmina, Peppina, Luigina e Caterina

CATERINA. (Entra da sinistra).

PEPPINA. È il mio Tino. (E lo strattona).

PALMINA. Giù le mani dal mio Tinello. (E lo strattona).

LUIGINA. E no, voi non mi porterete via il mio Tinuzzo. (E lo strattona).

CATERINA. Che sta succedendo qui!

TINO. Non chiederlo a me! Mi sembra di stare all'inferno.

CATERINA. Non mi sembra ... dato che sei circondato da tre donne. Una non ti bastava?

PEPPINA. È quello che dico anch'io. Il cuore di Tino batte per me.

LUIGINA. Senti bellissima, a Tino piace la mia boccuccia. (Fa la boccuccia).

PALMINA. Tino vuole me perché gli piacciono i miei occhi maroni. (Muove le palpebre).

CATERINA. Ma ... ma ... non è così! Io ... io ... ho sempre pensato che Tino ... fosse ... fosse almeno un pò innamorato di me.

TINO. Ed è proprio così. Io non so cosa stia succedendo a quelle tre vecchiacce.

PEPPINA. Vecchiaccia a me? Ho letto la lettera d'amore che mi ha scritto sai? “Carissima amore mio, oggi finalmente ho trovato il coraggio di dirti tutto l’amore che c’ho per te”. Ti ricorda qualcosa questa frase?

CATERINA. Come? Tu hai scritto una lettera d'amore a Peppina?

TINO. No! Non l'ho scritta a lei! E non so come mai ... (viene interrotto).

LUIGINA. Anche a me hai scritto le stesse cose e in più anche” Quando ti vedo non sto più nella pelle e il mio cuore batte come quando prendo uno stremesse”.

CATERINA. Tu hai scritto una lettera d'amore a Peppina e una anche a Luigina?

TINO. No! Non ho scritto nulla a loro!

PALMINA. Anche a me ha scritto le stesse cose ed ha aggiunto “Prima di incontrare te, la mia vita era a senso unico, ora è a doppio senso, a volte alternato”.

CATERINA. Anche a Palmina hai scritto? Come hai potuto fare una cosa del genere? E io che pensavo di essere l'unica per te. Non ti pensavo così donnaiolo.

TINO. Ma no! Io l'ho scritta solo a te Caterinuccia! Solo a te ed a nessun altro!

SCENA XIII

Tino, Palmina, Peppina, Luigina e Vincenzo

VINCENZO. (Entra con un mazzo di margherite) ciao Tinellone, ti piacciono queste?

CATERINA. Non avrai scritto una lettera anche a lui?!

TINO. No, no, a lui no di sicuro.

VINCENZO. Tino, la tua lettera d'amore per me, è bellissima.

CATERINA. Come? Anche con ... anche con ... (sta per svenire) Signur aiutami! Non solo donnaiolo ma anche ...

TINO. No! No, non è così come sembra.

PALMINA. (Scandalizzate) sacrilegio!

PEPPINA. Andrai all’inferno!

LUIGINA. In questa casa c'è il demonio!

TINO. Cosa state dicendo? Io non ho scritto niente a lui, te lo giuro! Credimi Caterinuccia!

CATERINA. (Si allontana) non chiamarmi Caterinuccia che non ne sei degno!

TINO. (Le va vicino) questo è un complotto per separarci!

CATERINA. Stai lontano da me “Mefisto”!

LUIGINA. Mefisto? Ma non si chiama Tino?

PALMINA. Si vede che Mefisto è il suo secondo nome.

PEPPINA. O potrebbe essere il suo cognome.

VINCENZO. (Si avvicina a Tino).

TINO. (Si allontana) stammi lontano perché a te ho scritto proprio un bel nulla.

VINCENZO. E no, caro il mio Tinello, ecco qui la presente lettera dove dichiari il tuo amore per me.  

LUIGINA. PALMINA. PEPPINA. Come?!

CATERINA. Non c'è più religione!

LUIGINA. PALMINA. PEPPINA. (Si avvicinano a Vincenzo, gli rubano la lettera e se la rubano a vicenda).

LUIGINA. È come la mia!

PALMINA. Precisa alla mia!

PEPPINA. Identica alla mia in tutto e per tutto!

CATERINA. (Sta svenendo) non tre ... ma quattro ...

VINCENZO. Giù le mani dalla mia lettera! Cioè quella che il mio Tino mi ha scritto.

TINO. Ora basta! Io non ho scritto nessuna lettera! Né a lui ne a voi! La volete capire?

LUIGINA. PALMINA. PEPPINA. VINCENZO. (Si avvicinano a Tino e si scacciano a vicenda).

SCENA XIV

Tino, Palmina, Peppina, Luigina, Vincenzo e Parroco

PARROCO. (Rientra a prendere il cappello che ha dimenticato) ho dimenticato il cappello e ... cosa sta succedendo di nuovo qui?

LUIGINA. PALMINA. PEPPINA. VINCENZO. (Si allontano subito da Tino).

CATERINA. Non dica nulla, sono disperata.

TINO. Le ripeto che io non ho nessuna colpa. Non so cosa stia succedendo a tutta questa gente.

PARROCO. Io non so cosa stia succedendo e preferisco non saperlo, ma domani mattina, vi voglio tutti, e dico tutti, in chiesa a confessarvi da me! E solo da me! E quello sarà il vostro certificato di confessione! Ricordatevi! Non mancate! (Esce col cappello).

CATERINA. Siete contenti? Ora mi tocca confessarmi qui a Brusa! E tu Tino, sparisci in fretta dalla mia vista con le tue maledette lettere e con tutta questa gente che ti ama alla follia.

PEPPINA. A proposito della lettera, ora che so che l’hai scritta a tutti, sai che faccio? Non ti voglio più.

LUIGINA. Nemmeno io non ti voglio più. Non voglio andare in prigione per bigiamia.

PALMINA. Tino, mi hai delusa, fuori dai maroni.

VINCENZO. A questo punto non ti voglio più nemmeno io, non c’è tre senza quattro.

TINO. (Ironico) a si? Ora non mi volete più? Però prima, voi tre eravate tutte contente ed eravate delle gallette perché pensavate che qualcuno aveva ancora interesse per voi! Sono io che non vi voglio più! Ma che mi fate dire? Io non vi ho mai voluto! Ma vi siete guardate allo specchio? Non avete mai guardato la vostra carta d’identichità! E tu Vincenzo, guardati in giro perchè io non sono interessato a te. Cerca di starmi alla larga. Caterinuccia, la lettera, l'ho scritta sì, ma solo per te. Credimi. E non capisco come sia finita in mano a loro.

CATERINA. Bugiardo! Vattene da casa mia e non metterci più piede! Traditore di un traditore!

TINO. Non fare così Caterinuccina.

CATERINA. (Con rammarico) e io che pensavo mi volessi bene.

TINO. Ed è così!

CATERINA. Vai via di qua, Giuda di un Giuda! (Lo rincorre).

PEPPINA. Sparisci dalla mia vista altrimenti, non so che ti faccio. (Lo rincorre).

LUIGINA. Imbroglione di un imbroglione! (Lo rincorre).

PALMINA. Farmi prendere questi spaventi alla mia età! (Lo rincorre).

VINCENZO. Darmi delle illusioni! E io che avevo pensato di aver trovato l'uomo dei miei sogni!

TINO. Vado, vado, non resisto un minuto di più. Questa è una casa di matti! (Escono di scena tutti).

SIPARIO