Non è mai troppo tardi

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NON E' MAI TROPPO TARDI

 NON E' MAI TROPPO TARDI

Dramma in tre atti di Giacomarro Franco

PERSONAGGI:

Michele Gorghi, commediografo.

Claudia, sua moglie.

Giovanni, figlio.

Deborah, figlia.

Teresa, amica di famiglia.

Edoardo, amico di famiglia, marito di Teresa.

Settimo uomo.

ATTO PRIMO

(Una stanza con pareti bianche immersa in una penombra angosciante. Non ci sono finestre, solo due porte, una a sinistra e l'altra al centro che comunicano rispettivamente con la stanza da letto di Michele e con l'esterno. La luce penetra nella stanza attraverso una sorta di tettuccio apribile e illumina i personaggi dall'alto con un fascio luminoso di una certa ampiezza. La luce deve essere di un bianco secco e deve comunicare freddezza. Sparse nella stanza ci sono sette sedie alte e molto strette che devono sembrare create da uno stilista un po' bizzarro degli anni `60. Alcuni fari dovrebbero proiettare le ombre delle sedie alle pareti. Alcuni quadri in stile espressionista dipinti con colori non molto accesi. Quando si apre il sipario la scena è vuota. Si ode il rumore del traffico assordante che proviene dall'esterno. Entra Michele dalla porta centrale, lasciandola aperta; si siede e comincia a scrivere su un block-notes. Poi, improvvisamente, comincia a guardarsi intorno un po' spaurito, getta a terra la penna e il block-notes, abbassa il capo, si mette le mani sulla testa e sta fermo così per alcuni istanti. Poi, come disperato, barcollando, si avvicina alla porta e la chiude con violenza, il rumore cessa all'improvviso. Michele comincia a girare per la stanza con passo lento e calmo, guardandosi intorno, con l'espressione di chi vede una cosa per la prima volta. Ogni tanto abbassa il capo, balbettando qualcosa a bassa voce, come se ripassasse a memoria la parte di un copione. Si ode improvvisamente una voce.)

VOCE DI CLAUDIA: (Dall'esterno) Michele… apri! Michele…

MICHELE: (Smarrito) Qui… non c'è nessun Michele!

VOCE DI DEBORAH: (Dall'esterno) Papà, non dirmi che non ti chiami più Michele, adesso! E dai, apri la porta! Sei sempre il solito!

MICHELE: (Sempre più agitato) Vi ho detto che qui non c'è nessun Michele e nemmeno quel papà che dite voi! Ci sono solo io qui!

VOCE DI GIOVANNI: (Dall'esterno, con ironia.) Ma certo! Sei solo! E con chi vorresti essere, con la mamma? (Ride)

MICHELE: (Si avvicina alla porta e la apre.) Avete visto? La porta era aperta. Entrate, entrate pure… (Si comporta in modo molto formale, con il solito sorriso di circostanza che accoglie l'arrivo di persone sconosciute. Entrano Claudia, Deborah e Giovanni, un pò stupiti. Michele si avvicina a Claudia e le bacia la mano.) Molto piacere, signora. Credo che lei sia… la signora… non credo di conoscerla. ..Un vuoto di… memoria…

CLAUDIA: (Scocciata) Che cos'è, uno scherzo? Insomma, dicci cosa vuoi e ce ne andiamo subito!

MICHELE: Ma…chi siete? Cosa volete qui, in casa mia? Io…io non capisco!

DEBORAH: Papà, non far finta di aver perso la memoria e cerca di essere te stesso!

MICHELE: Te stesso: hai detto bene! Chi è questo "te stesso"? Sono forse io? Ditemi chi sono! Io non ricordo più nulla! (Ai figli) Ragazzi, perché siete qui? Ditelo voi, per pietà! (Si butta a sedere su una sedia, disperato.)

GIOVANNI: (Esce da una tasca una busta, ne estrae un foglio e lo porge al padre) E questa…che cos'è? L'hai scritta prima di perdere…la tua…memoria? (Michele prende il foglio e lo legge a voce alta.)

MICHELE: "Cara Claudia, ho bisogno di vederti subito: porta anche i miei… (Si ferma e guarda i figli) i miei figli…I miei figli? Ma…allora…

CLAUDIA: Il lupo perde il pelo ma non il vizio…Bugie, spudorate bugie…sempre…in ogni istante della tua vita! E ora tu scrivi questa lettera, ci fai venire qui, con tutti gli impegni che abbiamo, e per cosa? Per prenderci in giro e umiliarci?

DEBORAH: (Più conciliante) Ma no, forse…

GIOVANNI: (Interrompendola) L'incarnazione del diavolo: ecco cosa sei!

CLAUDIA: Basta…non esageriamo…andiamoci piano, stiamo calmi… (Dice queste frasi con tono sempre più concitato.)

MICHELE: Ecco…calmi e tranquilli! Sedete, sedete pure. (A Claudia) Prego, signora, si accomodi. (Ai figli) E anche voi, sedete, prego.

CLAUDIA: (Sempre con il solito sarcasmo) Come sei gentile! Trasformato completamente! Schiavo eterno della sua finzione "per forza"! Hai detto cosi, una volta: "Se non fingo, non mangio!" Saggezza infinita!

GIOVANNI: Ma che bell'intrigo! Ci scrive una lettera… "Venite subito…" e poi recita la sua solita commedia! Un'ottima interpretazione, degna del miglior talento istrionico vivente! Sguardi, sospiri, occhi che scrutano, angoscia, stupore… descritto tutto nei minimi particolari, con puntiglio altamente professionale!

DEBORAH: E smettila e cerca di avere un po' di comprensione!

GIOVANNI: Comprensione? Hai detto comprensione? Comprensione…come se lui ne avesse avuta un pò per noi, sempre occupato com'era a scrivere le "sue" commedie! Alzava la testa per dire: "Claudia, è pronto? Ho una gran fame! E Giovanni? Sempre il solito ritardatario e fannullone! Uno di questi giorni lo butto fuori a calci nel sedere!" Non ricordi, vero? Il nostro caro papà non ricorda più nulla. Ha perso…la memoria!

MICHELE: Sì: la memoria! Non ricordo più nulla…Non so chi siete voi, chi è lei, signora Ma…perché non mi raccontate la vostra…la nostra storia?

CLAUDIA: Tu dovresti saperla bene, non credi? Raccontacela tu a noi, piuttosto! Su', dai, inizia pure! Non dovrebbe essere difficile per te che hai inventato tante belle storie…Allora? Siamo tutti orecchi! (Suona il campanello) E chi sarà? Avanti! La porta è aperta! Spalancata! Può entrare o uscire chi vuole, qui: Soprattutto…uscire! Sì, è meglio! (Entrano Teresa ed Edoardo. Claudia è un po' stupita.) Tu? Tu qui? E chi t'ha invitata?

TERESA: Come chi? Ma il tuo…il tuo ex…marito!

CLAUDIA: (Indignata, a Michele) Tu? L'hai invitata tu? E come hai osato fare una cosa del genere?

MICHELE: Ma…non so…avrà scritto un'altra lettera…(A Teresa) Non è vero?

TERESA: Si, ecco la lettera…(Esce dalla borsetta una lettera e la porge a Michele che la legge con un'espressione di stupore.)

EDOARDO: Claudia, non crederai mica alla storia della lettera! No, non è possibile! (Sorridendo ignaro di tutto) Michele, li hai incastrati proprio tutti! Ci sono cascati come pere dall'albero! (Vede che nessuno reagisce. Comincia a preoccuparsi.) Ma…è successo qualcosa di grave? Perché ci hai convocati qua così, senza un apparente motivo?

CLAUDIA: Caro lei, chissà per quale oscura ragione il mio caro Michele ci ha riuniti tutti qui per un bel simposio…

EDOARDO: (Con convinzione, ignaro dell'evolversi della situazione, credendo che tutto sia uno scherzo.) In sei? E che gioco è? Non mi dire che vuoi fare una bella Canasta…Ma che bella idea che hai avuto, Michele! E' tanto che non giochiamo e ci voleva una serata diversa e rilassante, senza pensieri di sorta. Ah, ora mi siedo e mi godo queste ore liete! "Carpe diem!" Michele, sei fantastico, imprevedibile! Invitarci tutti qui con quella strana lettera scritta con un tono serioso e anche un po’ lugubre, lasciamelo dire! E dopo la Canasta ci vuole una bella spaghettata per esorcizzare la situazione!

TERESA: Caro, dolce, ingenuo, stupido Edoardo! Non hai capito proprio niente! Qua, stasera, non ci saranno né Canaste, né spaghetti, né…

EDOARDO: (Deluso) Peccato! Ho una fame…

MICHELE: (Inorridito) Spaghetti? Cosa sono questi spaghetti? Cosa dovrebbero esorcizzare?

GIOVANNI: Ah, basta cosi! Io vado via, tanto la mia presenza qui è del tutto inutile! Mamma, Deborah, andiamo. (Giovanni si avvicina alla porta, poi passa accanto a Teresa e la saluta, abbassando il capo con un gesto ironico.) Signora, i miei ossequi. (Michele si mette davanti alla porta e impedisce a Giovanni di uscire.)

MICHELE: No, per carità…non andate via! Ve lo chiede un pover'uomo privo della luce, la luce della verità, della ragione. Sono immerso in un buio senza fine: datemi…la luce! Io non aspettavo nessuno, non ho mandato lettere…ho solo trovato questa stanza vuota…un gran rumore…la porta che si apre…io mi alzo…la richiudo…il rumore cessa…Poi entrate voi che non so chi diavolo siete tutti quanti e iniziate ad insultare un povero Cristo prigioniero di una terribile angoscia, perché è terribile che io non sappia chi siete voi e nemmeno chi sono io! Perché voi…vi conoscete bene tutti quanti! Lo vedo da come parlate o vi guardate…ma io… non so nulla di voi…nulla di me, perduto in un incubo senza via di scampo! Ma…mi sveglierà, state tranquilli che fra poco mi sveglierò…nel mio letto, da solo o chissà…forse con qualcuno di voi accanto. (A Claudia) Con…con lei, signora! (A Teresa) O magari…con lei! Ma…ditemi chi sono, raccontatemi la mia storia! Io voglio sapere…

CLAUDIA: (Sempre molto risentita) Che cosa vuoi sapere tu? Hai veramente tanta voglia di riascoltare le cose abominevoli che hai commesso nei nostri confronti?

DEBORAH: Mamma, non credi di esagerare? Lascia perdere, chiudiamo tutto e non ci pensiamo più. Sarebbe uno strazio inutile, soprattutto per noi che queste cose le abbiamo vissute sulla nostra pelle. Non dobbiamo approfittare di chi ha smarrito la memoria.

GIOVANNI: Eh no: troppo comodo, troppo facile sfuggire la realtà! E rinfreschiamo la memoria al signor Michele che, a quanto pare, ricorda solo ciò che a lui conviene e ha cancellato o rimosso dal suo cervello malato tutti gli atti inconsulti da lui commessi!

TERESA: (Di scatto, molto agitata) Giovanni, basta così! Ora è troppo! Se non ti va di stare qui, perché non te ne vai?

GIOVANNI: Ma questa…è casa mia e non casa sua, signora! O almeno lo è stata per…

DEBORAH: Per quasi venticinque anni, per l'esattezza. Ma ormai questo è il mondo a parte di Michele Gorghi, commediografo e drammaturgo.

EDOARDO: (Cadendo dalle nuvole, come sempre.) Drammaturgo, soprattutto drammaturgo! Perché vedete, cari miei, ho visto nei suoi drammi sempre un tentativo di scrutare la psiche umana e tutti gli aspetti nascosti dei nostri sentimenti…lo definirei teatro…dell'inconscio!

CLAUDIA: (Ridendo) Peccato che adesso non ricorda più nulla del suo "io"!

MICHELE: Allora sarei un commediografo o…drammaturgo, come dite voi? E che cos'è un commediografo?

TERESA: E' uno che gioca con il falso e con il vero e che non sa più trovare il confine tra le due cose. Egli non sa dove finisce la finzione e dove comincia la realtà!

MICHELE: Ma io non sto mentendo, ve lo giuro! E poi cosa avrei fatto di tanto orribile?

CLAUDIA: (Rassegnata ma decisa) E va bene: l'hai voluto tu!

DEBORAH: No mamma, ti prego, no! Morirei per la vergogna! Risparmiami questa tremenda umiliazione qui, davanti a tutti…parlare così apertamente di certe cose…

MICHELE: Quali cose? Ma che significa?

TERESA: Eh, caro Michele, questi signori qui hanno scambiato il gioco per una cosa seria! Si sono talmente immedesimati nel dramma che lo hanno vissuto sino in fondo, anche fuori dallo spazio teatrale!

CLAUDIA: (A Teresa) Tu, invece…eh già, la signora Teresa fa la sostenuta…non si sbottona mai…vera donna di teatro, non c'è che dire!

GIOVANNI: E finiamola con tutte queste metafore! Diciamogli tutta la verità, nuda e cruda!

EDOARDO: Mah,, non ho capito nulla! E spiegatela pure a me questa storia! Chi lo sa, potrebbe essere divertente!

DEBORAH: Mamma, tocca a te parlare.

MICHELE: Per pietà, io voglio sapere…

CLAUDIA: E sei pronto a piangerne le conseguenze?

MICHELE: Sono pronto. Pronto a tutto. Ma devo…io devo…io voglio…

GIOVANNI: E' tornato quello di sempre: devo, voglio, io…Ma non vedete che commedia perfetta?

CLAUDIA: (A Giovanni) Basta! Ora taci perché sono stufa di stare qui e voglio che questa storia finisca presto. Michele, ascoltami e non interrompermi fino a quando non avrò finito il mio discorso. Chiaro?

GIOVANNI: Stai parlando al vento! "Questa è la voce che grida nel deserto!" E quando mai hai potuto parlare in questa casa senza essere interrotta? Non ti illudere: ti interromperà migliaia di volte. Dai retta a me, lascia perdere!

EDOARDO: (Sempre con molta calma) Giovanni, credo che ora sei tu che stai parlando troppo!

CLAUDIA: Lui parla sempre troppo! In fondo è figlio di suo padre. (A Michele) E allora, apri bene le orecchie. Due anni fa…al Teatro Pirandello della nostra città…

EDOARDO: Il Goldoni! Era il Goldoni! Ora mi ricordo! La famosa commedia…Com'è che si chiamava? "Peccati in famiglia", ecco! Che bellezza, che spettacolo! Mi ricordo che…

TERESA: (Interrompendolo) Io sapevo di aver sposato un uomo mediocre e privo di intuito, ma non un rompiscatole! (Edoardo allarga le braccia, sconsolato.)

DEBORAH: Il titolo della commedia è giusto, ma è stata rappresentata al Teatro Pirandello, il 24 Aprile del 1997.

GIOVANNI: La prima, un pienone! Le repliche, però, un po' scarsette, se non ricordo male…

TERESA: Dopo tutta la pubblicità negativa fatta da certi opuscoletti parrocchiali sull'immoralità della vicenda…la solita mentalità bigotta! Non riuscire nemmeno ad intuire la completa inesistenza, nel reale, della situazione venutasi a creare sulla scena!

CLAUDIA: Questo lo dici tu! Vedi sempre le cose dal tuo punto di vista. Ve lo dico io come sono andate realmente le cose, (A Teresa) perché a te conviene così…credere fino in fondo a ciò che non può o che non potrebbe essere vero…Ma lasciamo perdere. Andiamo avanti con la favola, anzi, con la fiaba: perché la favola ha la sua bella morale, la fiaba invece no. E siccome nella nostra commedia la morale è assolutamente assente…Iniziamo con la locandina: personaggi, interpreti…gli interpreti contano poco, qui! I personaggi, dicevo: Claudia Gorghi, Deborah Gorghi, Giovanni Gorghi, madre e due figli, Teresa Anselmi, cameriera. Tu, Michele, sei un certo Luigi Gabrieli, insegnante di pianoforte dei figli. Che bella idea, fantastica, creativa, geniale, quella di sbattere noi sul palco con i nostri veri nomi e costruirci sù a pennello una storia molto improbabile!

MICHELE: Quale storia? Non so cosa pensare…Dovrebbe essere stato un onore per voi…

GIOVANNI: Un onore? Commettere certi atti contronatura?

MICHELE: Come contronatura? Edoardo, cosa vogliono dire?

EDOARDO: Michele, dovrei ritenermi offeso nei tuoi confronti. Mancavo solo io, tra quei personaggi. Perché? Dovresti dirmelo, non credi?

CLAUDIA: Il perché te lo dico io: (a Edoardo) tu non ispiri niente, non hai perfidia né malizia e nemmeno intuito: saresti stato inutile anche come personaggio e piuttosto mediocre e insignificante, come lo sei anche nella realtà! (Edoardo si tura le orecchie con le mani.) Ecco, tappati le orecchie, non sentire, estraniati!

MICHELE: Ma voi non potete continuare a prendervi gioco di me! E abbiate anche un po' di rispetto per il signor Edoardo!

TERESA: Ma non fartene un problema, Michele! Nel nostro caso si tratta di un rapporto molto confidenziale, tra buoni amici. E tra buoni amici…si può dire questo ed altro!

MICHELE: E allora? Andiamo avanti.

CLAUDIA: Eravamo rimasti alla locandina. Noi là sulla scena, con i nostri nomi, gli spettatori che discutono animatamente tra di loro prima dello spettacolo, poi, a sipario aperto, comincia la vergogna: la figlia che se l'intende con Teresa, la madre è l'amante del maestro di pianoforte che seduce alla fine anche Deborah e quel rapporto esplicito sul pianoforte a coda rigorosamente chiuso, con madre e figlia…insieme

DEBORAH: (Urlando) Basta, mamma, basta! (Piange) Per pietà!

CLAUDIA: Ma che pietà! Deve saperlo! E per concludere l'opera, come se non bastasse, anche con lui, con…

GIOVANNI: (Interrompendola) No, mamma, basta cosi! Andiamo via subito! Usciamo da questa casa maledetta!

CLAUDIA: (A Giovanni) E affronta anche tu la realtà! Sì , con lui, con Giovanni! Che vergogna, che vergogna!

EDOARDO: (Ingenuamente) Però, nel secondo atto, che belle musiche con quella lezione di piano: Chopin, Debussy, Brahms…Ah, Brahms, poi…

TERESA: Brahms, l'intenditore! Ma vai al diavolo!

CLAUDIA: Poi, dopo qualche giorno cominciarono le chiacchiere, le ipotesi, i pettegolezzi: "Sarà vero? Sarà falso? Realtà? Finzione? L'autore avrà voluto rappresentare una situazione e trasportarla sulla scena…" Ma gli occhi della gente che scrutano, ti giudicano…io, i figli, poi tu.. .Ma tu non sei mica più uscito, furbacchione! Non li hai avuti gli occhi addosso, tu! Ti sei chiuso qui e non hai voluto incontrare più nessuno! Ti è mancato il riscontro con la società civile, con il perbenismo ipocrita che ha invaso questo sporco mondo! Comodo, tranquillo, beato, continua a scrivere i suoi drammi perché lo scandalo l'ha finalmente reso famoso agli occhi di tutti. Si isola, manda lettere, ci chiama qui…ecco tutto.

TERESA: Non è proprio tutto. Questo è tutto ciò che riguarda voi, ma di me non si parla, vero? E già, a voi che importa se sono diventata una squallida cameriera con la cuffietta in testa? "Signori, il tè è servito." E poi su quel pianoforte ci sono finita pure io! Si, io, mio caro Michele! Serva e schiava in una finzione che, resa a meraviglia da attori straordinari, si è fatta realtà e quella povera servetta si è incarnata in me, come se si fosse impossessata del mio corpo. E io ho dovuto accondiscendere a tutte le sue richieste particolari, con la differenza che voi, in fondo, ci avete creduto alla trasfigurazione delle vostre identità e l'avete presa sul serio quell'insulsa commedia, mentre io, invece, l'ho snobbata. Sono riuscita a colmare il confine tra l'astrazione dell'avvenimento e la realtà stessa della sua realizzazione.

DEBORAH: Ma sono stati gli altri, non noi! Io sono sempre la Deborah di una volta, Giovanni è sempre lo stesso…Niente è cambiato dentro di noi. Ma fuori, fuori di qui, si è diffuso il germe della maldicenza e le insinuazioni sono diventate calunnie!

GIOVANNI:  Ed ecco che io, il bel Giovanni, sono considerato lo zimbello della città e magari quando m'incontrano molti si toccano un orecchio…e la bella fama che avevo va a farsi benedire! E tutto per colpa tua, papà! (Silenzio)

MICHELE: (Mortificato, col capo abbassato) Ora tutto è chiaro. Sono un mostro, un abominevole manipolatore dei miei affetti più cari, speculatore sottile delle altrui vite o, in questo caso, dei nomi e dei cognomi. Mi assumo pienamente le mie responsabilità e sono pronto ad espiare le mie colpe. Ma…la storia non è completa: c'è una parte mancante…la più importante…quella precedente alla commedia…la mia vita…con voi!

CLAUDIA: Non ti è bastato sentire queste cose? Vuoi rincarare la dose? E va bene…se proprio vuoi…

EDOARDO: Allora, sei nato il 27 Marzo del 19…

TERESA: Ma cosa c'entra adesso la data di nascita? Non è questo che conta! Edoardo, non vedi che lui vuole sapere ben altro?

MICHELE: Per un effetto così illogico e violento…ci deve essere stata una causa scatenante. Io voglio sapere qual' è stata la causa! Senza motivo non avrei buttato su un palco i vostri nomi in maniera così esplicita! Solo seguendo una lucida logica avrei potuto studiare la situazione iniziale che poi si è evoluta e risolta in quel modo così apparentemente assurdo. Se il mio scopo era quello di provocare il pubblico, allora ci sono riuscito in pieno. Ma non ne saprei trovare la ragione. A meno che… (Si guarda intorno)

DEBORAH: A meno che…cosa? Ah, ho capito, dovremmo fare la cronistoria della nostra vita. Che allegria!

EDOARDO: E ditegli almeno le cose belle della vostra vita! Abbiate un po' di comprensione!

GIOVANNI: Le cose belle! Siccome sono state tante…E' vero, mamma?

CLAUDIA: Tantissime! Una mano…(Alza una mano e la guarda per un po', girandola e osservandola molto attentamente, quasi affascinata.) Una mano basta e avanza! (Elenca gli avvenimenti segnandoli con le dita, come se contasse.) Il giorno del nostro matrimonio…la nascita di Deborah e di Giovanni…e sono tre…(Si ferma come se non ne ricordasse altre.)

MICHELE: (Stupito) Non dirmi che non c'è altro! Ma come è possibile? Un uomo con una bella moglie, due splendidi figli, due amici fidati…No, è uno scherzo! Tre giorni soli di gioia?

CLAUDIA: E sono stata generosa! Ti ricordo che il giorno del nostro matrimonio hai buttato tutto il tempo gli occhi addosso a mia sorella…

MICHELE: Ti somigliava, forse?

CLAUDIA: Per niente! Per questo gli hai messo gli occhi addosso! E pensare che allora era solo una bambina!

EDOARDO: Beh, bambina…aveva bei seni, belle gambe, un bel…(Mima la forma di un sedere, ma immediatamente, dopo un'occhiataccia della moglie, ritorna sulle sue, correggendosi.) Una bella borsa…di pelle!

TERESA. Chissà di che animale era…la pelle!

CLAUDIA: E la nascita dei tuoi figli? Io in clinica, con la mamma e tu in teatro. "La legge dello spettacolo è spietata e disumana: nonostante il lieto evento, lo spettacolo deve andare avanti!" Hai visto Deborah dopo dodici giorni e per Giovanni sono diventati diciotto! Che padre!

MICHELE: (Inorridito.) Ma…io…non ho potuto fare tutto ciò! Solo un pazzo scellerato senza cuore avrebbe potuto…

CLAUDIA: Il dovere, prima di tutto e poi il resto! E quell'intervista al giornale locale: "Nella sua scala di valori, a che posto mette il teatro?" Risposta: "Al primo posto, senza ombra di dubbio!" Anche di questo non ricordi niente?

MICHELE: E io ero cosi? Ero questo che voi dite? Edoardo, è tutto vero?

EDOARDO: (Allargando le braccia.) Mah, che vuoi che ti dica? Pensala come credi. Sai, a volte è meglio non sapere. Si, è meglio! Ma cosa vuoi sapere? Perché ti interessa tanto tutto ciò? A volte sfuggire la realtà è più comodo. Si vive meglio!

TERESA: Come sei vissuto tu: tranquillo e pacifico, sempre calmo, conciliante, mai un po' di rancore per qualcuno, tutti buoni, tutti santi! "Povero quello…povero quell'altro…!" E sei rimasto così, puro e candido come un bambino! Per questo avresti bisogno ogni tanto di uno schiaffo per farti diventare finalmente uomo!

EDOARDO: Lasciatemi vivere così, nella mia pace. State certi che sto meglio di voi, che vi affannate per questo o quel problema e non vi rendete conto che la nostra vita è soprattutto provvisoria illusione e che, quando meno te l'aspetti, viene signora morte e…kaputt! E poi, con il morto in casa, diventano tutti gentili, parlano a bassa voce, si amano, perdonano le offese…che mondo di ipocriti! Meglio ignorare e non sapere.

MICHELE: (Con ammirazione) Che uomo! Beato tu! Come ti invidio!

GIOVANNI: Signori, dopo aver ascoltato attentamente le deliranti affermazioni del mio amato genitore, possiamo dedurre, senza ombra di dubbio e con assoluta certezza che il male che lo affligge è molto serio e lui ha bisogno innegabilmente del nostro aiuto, anche se…non lo meriterebbe affatto!

DEBORAH: (Con dolcezza) In fondo è sempre nostro padre, nel bene e nel male.

CLAUDIA: Nel male, soprattutto nel male!

GIOVANNI: Allora, restiamo qui per un po', poi si vedrà l'evolversi della situazione.

MICHELE: (Si avvicina a Giovanni e lo abbraccia.) Grazie, figlio mio! Grazie! Io non ho parole per esprimerti tutta la mia…

CLAUDIA: Le parole non le hai mai avute per nessuno. Le hai scritte, questo si…ne hai scritte tante e con successo! Parole, migliaia di parole messe lì e buttate su un copione, con i nostri nomi e cognomi!

EDOARDO: La crudeltà umana non ha limiti! Ma perché vi accanite contro questo poveretto? Ha perso la memoria, punto e basta! E noi siamo qui per aiutarlo a tornare quello di una volta!

GIOVANNI: No, io non ci sto! Tornare quello di prima? Neanche per sogno!

DEBORAH: Ma che ti importa? Tornerà ad essere solo con le sue cartacce. Noi ormai siamo usciti dalla sua vita per sempre.

TERESA: E chi lo sa? Potrebbe avvenire una bella riconciliazione...

MICHELE: (A Claudia.) E tu cosa hai fatto in questi anni? Ti sei...risposata?

CLAUDIA: Oh, questa è bella: risposata! (Ride.) Per cadere di nuovo nell'errore commesso tanti anni fa?

MICHELE: Ma gli uomini non sono tutti come me!

TERESA: Ma ognuno porta la sua croce. Tutti i matrimoni sono uguali! Prendete il mio, ad esempio: (Al marito.) Lui se ne sta sempre in un angolo, passivo, inerme. E per me è come se mi avesse offeso da una vita!

EDOARDO: Ti sei imbastardita perché non hai avuto figli, questo è il vero problema!

TERESA: Perché, tu hai saputo mai essere un uomo vero?

EDOARDO: Un uomo vero è quello che prende la donna, la schiaffeggia, la sbatte su un letto e poi. ..la possiede? Lo so, è vero: molte donne non cercano che questo! Un ammasso di carne senza un briciolo di cervello!

TERESA: Invece voi uomini...tutti tesi alla ricerca dello spirito! Tette e culi, ecco i vostri veri interessi!

MICHELE: Adesso basta! Le vostre frivole chiacchiere non servono a nulla, anzi, complicano la situazione che già è poco chiara. Quindi, se volete aiutarmi, restate pure; m caso contrario, uscite fuori da questa casa!

TERESA: Ma se ci hai mandato la lettera, ci deve essere un motivo per il quale ci hai invitati qui, stasera!

MICHELE: E' vero.. .ci dev'essere stato un motivo. ..ma qual' è? (Tutti si guardano come se sapessero qualcosa che non è stata ancora rivelata.) Non volete dirmelo, non è così? Perché siete qui anche voi? (Pensa un po'.) Si, Claudia, quando ha visto Teresa, ha detto: `Tu qui? Ma chi dia invitata?" Allora.. .Edoardo, dimmi la verità!

EDOARDO: Ma è chiarissimo: siamo qui per il discorso del...(Improvvisamente Michele sviene: viene circondato da tutti che cercano di rianimano, tranne Edoardo, che rimane seduto e indifferente)

TERESA: (Ad Edoardo.) E alzati, per Dio! Non startene li come una vacca sdraiata e vai a prendere un po’ d'acqua!

EDOARDO: Proprio io? Ci sono la moglie, i figli, l'amica...del cuore...Io non mi muovo! Gli svenuti mi fanno una certa impressione...

CLAUDIA: (Vedendo che non rinviene.) Portiamolo sul letto, di là! (Lo prendono a braccia ed escono dalla porta a sinistra. Edoardo rimane solo.)

EDOARDO: Poveretto, che fine penosa! Solo, sconsolato, abbandonato da tutti, ignaro...Ha cancellato dalla sua mente tutto il male che aveva commesso durante tutta la sua vita. Ricorda e sa solo le cose belle, come me! Io e lui eravamo due angoli opposti al vertice, ora siamo nella stessa barca. Ingenui e candidi tutti e due, immemori dell'esistenza occulta del male che ha sempre il sopravvento sui sentimenti più sinceri. Il fato! E poi dicono che il fato non esiste! Proprio mentre stavo per dire il motivo della nostra presenza...sviene! Che l'abbia fatto apposta? E chi lo sa? Niente può sfuggire al caso se non la logica. (Rientrano tutti, tranne Michele)

CLAUDIA: Niente di grave: riposa.

EDOARDO: Allora...noi…andiamo via.

TERESA: Tu non vai da nessuna pane. Resti qui come tutti noi.

EDOARDO: (Con ironia.) Va bene, resto. E dove dovrei andare, mia cara? Senza di te la mia vita non avrebbe senso. Sedete, sedete, tranquilli! Vado a prepararvi un bel caffè! (Conta tutti.) Sei?

TERESA: Ma se siamo in cinque!

EDOARDO: Ma le sedie sono sette...non l'avevate notato? Se dovesse venire qualcuno, il caffè sarà pronto anche per lui. Caso o logica, logica o caso.. .(Esce tra lo stupore di tutti che lo guardano sbigottiti.)

DEBORAH: E' vero: avete visto? Ci sono sette sedie: che strano!

GIOVANNI: Ma chi vuoi che venga! Se ci fosse stata una sedia in meno avremmo litigato per conquistarne almeno una, mentre.. .con una sedia in più...

CLAUDIA: Però noi comprammo solo sei sedie, non sette.

TERESA: Avrà fatto qualche festicciola tra amici!

CLAUDIA: Ma che amici! Se l'abbiamo sopportato noi a stento, solo per amore del quieto vivere!

GIOVANNI: Una sedia in più e cominciano le ipotesi, le supposizioni...Non dobbiamo fare il suo gioco.

DEBORAH: (Guardandosi intorno.) E' tutto così familiare, qui... Ci sono le mie vecchie cose, i quadri che ho dipinto quando andavo al liceo. Sembrava che avessi dimenticato tutto e invece ogni pezzo di legno è un ricordo, una risata, un pianto...Le voci che senti tornando a casa, nonostante tutto, le senti tue, fanno parte di te, te le porti dentro e non riesci più a strapparle dal tuo cuore. Voci che non si spengono più, come se dentro di noi ci fosse un'eco che ripete all'infinito suoni, rumori, parole, voci, urla...E sbatte alle pareti, ritorna, poi sembra finire, svanire cosi, all'improvviso. E un bel momento, quando meno te l'aspetti, ti ritornano in mente tutte le voci, i gemiti, i sospiri.. .e li fai tuoi, ti appartengono e non riesci più a scacciarli, te li porti addosso per sempre! Tutti, un giorno, in fondo, sono stati bambini: anche lui, anche papà. Peccato che poi si cresce e tutto si guasta. Come vorrei anch'io perdere la memoria...adesso...in quest'istante...dimenticare tutto e tutti! Cominciare una nuova vita. ..E invece siamo qui per provare pietà. La pietà, sapete, è un sentimento che ferisce e offende, quando non è ben dosata...e nostro padre ha bisogno di una pietà particolare, pietà che non deve confondersi con l'indifferenza. Pietà fine a sé stessa: pietà e basta. Pietà, non compassione.

CLAUDIA: Niente sentimentalismi. Non si torna più indietro, chiaro? (Rientra Edoardo col vassoio del caffè.)

EDOARDO: Signori, si fermino le dispute. Il caffè è servito. Zucchero? (Indifferenza generale.) Tanto zucchero...tantissimo zucchero. La vita è già tanto amara per i fatti suoi... Allo zucchero ci penso io! (Versa il caffè nelle tazze e riempie ognuna di esse con alcuni cucchiaini di zucchero.) E...il nostro ospite inatteso? Non è ancora arrivato? Che peccato! Il caffè, quando è freddo e senza zucchero, è peggio di un veleno!

TERESA: Perché sei così sicuro che lo prenderà amaro?

EDOARDO: Perché vi conosco bene tutti quanti e so che il caffè a voi piace ben dolce. Ma se arrivasse cosi, all'improvviso. ..uno sconosciuto, sarebbe poco educato servirgli un caffè dolce, non vi pare? E' norma di buona educazione dire: "Signore, quanto zucchero?" (Si versa il caffè e lo sorseggia lentamente.) Ah, buono! Proprio buono questo caffè...amaro!

FINE  DEL   PRIMO   ATTO

                      

ATTO SECONDO

(La stessa scena del primo atto, tre ore dopo. Tutti, tranne Michele, in noiosa attesa.)

EDOARDO: (Guarda un orologio da taschino.) Sono già tre ore che riposa: tre ore! (Sbadiglia) Che noia! Ma perché non andiamo via?

CLAUDIA: Aspetta, vedo se si è svegliato. (Tenta di aprire la porta, ma invano.) Ma...Michele...Michele! Si è chiuso dentro. (Più forte) Michele?

MICHELE: (Dall'esterno) Chi è?

CLAUDIA: Come "chi è"? Sono io, Claudia. Apri!

MICHELE: No! Non apro! Almeno per ora. Poi si vedrà.

TERESA: Ma come poi? Poi quando? E no! Adesso anche questi giochini!

GIOVANNI: (Con feroce ironia) Papà, apri, per Dio! Non apre, ve lo dico io. Uscirà di li solo quando noi saremo andati via da questa casa.

DEBORAH: Prima la memoria, poi si chiude a chiave... Noi qui che continuiamo a parlare e a pazientare. Ma la pazienza ha un limite, vero papà?

MICHELE: Ma lo sapete che è bello stare qui dentro ad ascoltare quello che dite? E riconoscere le vostre voci senza vedervi e immaginare nella mia mente i vostri volti, le espressioni, i gesti, gli sguardi...Parlate, fate pure...ma io non apro!

EDOARDO: Ma non possiamo mica stare qui dietro a urlare come dei matti per delle ore! Michele, cerca di capire...

MICHELE: Capire che cosa? Non ho capito ancora un bel niente io!

CLAUDIA: Capisce solo le cose che a lui convengono! Che strano...un modo proprio buffo di perdere la memoria!

MICHELE: Ditemi allora perché ho invitato anche voi due, Teresa ed Edoardo, altrimenti da qui io non esco più!

GIOVANNI: E ditegli questo diavolo di motivo. ..forza mamma, parla tu!

CLAUDIA: Mah...E' una storia un pò complicata: riguarda il diritto d'autore... La cosa t'interessa tanto, dato che tutto quello che possiedi l'hai comprato con questi diritti...d'autore! E già, il nostro grande autore, colui che tutto sa, lui che continua a guardare tutti dall'alto in basso, tutti. ..a cominciare dai suoi familiari! Non è vero, signor Michele Gorghi, commediografo? Perché è bene che tu sappia che il suddetto signor Michele non ha nemmeno la delicatezza di far destinare quei diritti a noi che siamo stati offesi e messi alla berlina in tutto il mondo e nei secoli a venire! Ma per uno strano gioco, molto, troppo illogico, decide che godranno di quei diritti, dopo la sua...dipartita, la qui presente signora Teresa e il molto meno presente signor Edoardo, suo marito! (A Teresa ed Edoardo) E voi, naturalmente, siete venuti qui per ricevere una conferma ufficiale dell'investitura e non per la lettera che sicuramente avete scritto voi!

EDOARDO: Ah, l'hai sparata proprio grossa! Noi scrivere una lettera a noi stessi: roba da matti!

CLAUDIA: Non da matti, da furbi! Voi arrivate qui, invitati da lui che non sa niente, perché avete sentito dire in giro la storiella dei diritti...Entrate, per risolvere la faccenda a quattro, anzi, a sei occhi, una bella firmetta e i signori sono a posto e attendono con gioia il decesso del signor Michele...soprattutto Edoardo, Teresa un po' meno!

TERESA: Ma cosa stai dicendo? Non è vero, è un'orrenda bugia! Ci fai capaci di tanto? Desiderare la morte di un amico?

GIOVANNI: Se poi c'è un tornaconto finale... Si desidera, anche se non in maniera evidente. Ma chi di non ha mai desiderato la morte di qualcuno? Chi è senza peccato, scagli la prima pietra! (Imbarazzante silenzio) Avete visto?

DEBORAH: Noi certamente percepiamo queste cose come i lampi durante un temporale e poi, passata la tempesta, ritorna il sole. Momenti di rabbia, di odio.. .Poi l'istinto di un attimo ritorna ragione e perdoniamo noi stessi per quello che è stato solo un desiderio irrealizzato: non è un grave peccato, ma solo un'idea che nasce e muore nello spazio di un istante.

MICHELE: Ma io non ho bisogno di filosofi! Io voglio sapere perché Edoardo e Teresa sono qui!

CLAUDIA: Ma te l'ho detto: perché sono i fortunatissimi destinatari delle tue nobilissime creazioni!

MICHELE: Ma...allora...non è possibile! Non ci crederà mai! Viverle, certe cose, è normalissimo...ma vedersele buttate addosso tutte insieme...e poi tutte così terribili...è un trauma troppo forte! Andiamoci piano...una cosa alla volta.. .una alla volta, per carità!

EDOARDO: (Ridendo) Citazione rossiniana di grande finezza: "Il barbiere di Siviglia"!

MICHELE: Quale barbiere? Che Rossini? Cosa c'entra il barbiere adesso?

EDOARDO: Niente, Michele. ..Il barbiere non c'entra. Ne riparleremo dopo, a mente fresca e. ..a memoria

riacquistata!

DEBORAH: Edoardo, non cambiare discorso e spiegaci il perché di questi diritti così stranamente assegnati a voi.

TERESA: Il perché? Ma voi avete avuto per lui un minimo gesto d'amore? Almeno una volta?

CLAUDIA: E lui? Sì, certo,...dovevamo essere noi a fare il primo passo...dopo la vergogna di quella commedia! Ma che se li tenga pure i suoi trenta denari, sporchi di lussuria! A patto che questa tua nobile creazione scompaia per sempre dai cartelloni dei teatri di tutto il mondo!

MICHELE: Voglio sapere perché quei due, che non appartengono alla mia famiglia, sono qui e per quale motivo ho assegnato quei...diritti di cui parlate proprio a loro!

TERESA: Allora esci fuori e te lo diremo con piacere! (Si ode il rumore della chiave che gira nella serratura. Silenzio. La porta si apre, cigolando. Esce Michele, sconvolto.)

MICHELE: Allora, signora Teresa, ci dica tutto. Se il motivo è valido, e tanto misteriosamente segreto, credo sia venuto il momento di chiarire tutto per farmi capire fino a che punto arriva la mia spietata cattiveria. Anche se ho capito che...la cosa...detta così, in maniera diretta, potrebbe ferire qualcuno, o me...o tutti!

EDOARDO: Ah, a me non mi ha ferito nessuno! Di questo, almeno, sono sicuro! (Ride)

CLAUDIA: Ma nemmeno io so…mi avete tenuta all'oscuro di tutto. ..di tutte le repliche della commedia ho letto le recensioni, buone o cattive…solo di una sera non so nulla. Era un teatrino di provincia di un paesino di montagna…una bomboniera, un piccolo gioiello neoclassico appena restaurato…ma nessuno me ne ha mai parlato: perché? Edoardo, tu c'eri quella sera?

EDOARDO: (Un po’ evasivo) C'ero...leggevo il giornale.. sul palco...

MICHELE: Sul palco? Su quale palco?

EDOARDO: Devi sapere, caro amico, che Teresa, mia moglie, è stata una grande attrice. Poi ha incontrato me e...gli è venuto uno strano blocco!

TERESA: Non è stato per te, ma per quello che è accaduto quella sera!

EDOARDO: Quella sera, appunto, la prima attrice, quella che avrebbe dovuto fare la parte di Teresa, gran bella donna!...insomma, la prima attrice, pochi minuti dopo la fine del secondo atto veniva colpita da un malore improvviso. Allora tu venivi tra il pubblico e invitavi Teresa a venire con te. Io, come marito, l'ho subito seguita. Siamo arrivati sul palco e tu, che del tuo lavoro eri ovviamente anche regista, mi hai fatto sedere in un angolo della scena, mi hai dato un giornale e mi hai ordinato di leggerlo tenendolo in alto, così... (Fa il gesto come se avesse in mano un giornale) coprendomi la faccia. Io ti ho detto: "Ma che è, una farsa? Io non ho mai recitato!" E tu: "No, ma è facile, il pubblico non deve nemmeno scoprire chi sei, perché ricordati che non dovrai mai abbassare quel giornale, per nessuna ragione al mondo, qualsiasi cosa accada!" Allora ho cominciato a leggere e a sentire gemiti, sospiri, il pianoforte che ogni tanto suonava qualche nota.. .ma io sono stato al gioco: leggere, leggere, solo leggere...qualsiasi cosa accada! E io leggevo, leggevo...era un giornale molto strano, con un foglio incollato al centro.. .c'era scritto "Atto 3°" Allora io ho cominciato a leggere a voce alta: improvvisamente si è aperto il sipario e io tremavo, eccome se tremavo! Per l'emozione del debutto, naturalmente! E continuavo a leggere...A un certo punto: fischi, urla del pubblico. ..Pensavo, tra me: "Ecco, lo sapevo! Ho recitato male!" Che vuoi, buttato li sulla scena come un trovatello...Poi mi vola il giornale dalle mani, Michele mi afferra e mi trascina via di forza, mentre il pubblico continuava a fischiare: Pensavo: "Che sia tornato l'avanspettacolo?" Avevo fatto proprio una figuraccia. Eppure avevo letto il giornale e non ho avuto un attimo di esitazione, nonostante gli strani rumori. ..fermo li, immobile, come il David di Michelangelo!

MICHELE: E...io...e tua moglie...che avremmo fatto?

EDOARDO: E che ne so? Io leggevo il giornale! Recitavo, io...ero totalmente concentrato sulla parte! Un attore, quando recita, deve stare attento a ciò che fa, compenetrarsi, immedesimarsi totalmente nel ruolo che sta interpretando!

MICHELE: (A Edoardo) E...qual era il tuo ruolo?

EDOARDO: (Imbarazzato) Il...ehm...oh, insomma, me lo chiedi proprio tu che sei l'autore? Ah, già, dimenticavo: tu hai perso la memoria!

TERESA: E' inutile che continuiamo ipocritamente a tacere tutto. Sai come sono andate le cose? L'attrice si è sentita male davvero, allora io sono stata chiamata per sostituirla, ma appena arrivati sul palco tu mi sei saltato addosso, dopo aver sistemato per benino quell'idiota di mio marito! Bella trovata: "Non muoverti per nessuna ragione al mondo!" E lui non si muove. E mentre tu stai tentando di violentarmi, Edoardo comincia a leggere la prima battuta del terzo atto...il macchinista, sentendo la battuta, crede che la commedia sia già iniziata, preme subito il pulsante e apre il sipario. E allora, a quel punto, imbarazzo, confusione.. .tu che non sai cosa fare, trascini via Edoardo, il sipario si richiude…il colmo della vergogna! Allora dovevi sdebitarti in qualche modo...ed ecco che viene fuori la storia dei diritti...

MICHELE: E...il pubblico?

TERESA: (A Michele) Ti sei scusato tu con il pubblico, alla fine della rappresentazione e tutto è finito lì.

EDOARDO: Ah, hai parlato proprio bene! Mi ricordo...un discorso nobile e indimenticabile, da vero gentiluomo!

CLAUDIA: Sì, veramente un "signore, mio marito! Da lui non potevo aspettarmi niente di diverso. Ma questa non la sapevo né avrei potuto sospettare minimamente che...voi due...

TERESA: Si vede che tu l'avevi pienamente soddisfatto...nel tuo letto!

CLAUDIA: E tu hai fatto con lui quello che non avevi mai fatto con tuo marito, non è così? E' vero? Maledetta sgualdrina, come hai potuto…(Tenta di aggredire Teresa)

TERESA: Che avrei dovuto fare? Io sono un'attrice! E' stata tutta una finzione! Il pubblico non l'ha capito!

CLAUDIA: E le scuse?

TERESA: Le scuse erano solo per l'argomento un po' scabroso: tutto qui.

CLAUDIA: Però tu interpretavi…te stessa! Interpretazione eccessivamente realistica, quasi perfetta. Quella Teresa recita con una naturalezza tale che tutto ciò che fa sembra vero!

TERESA: Ma era tutto finto! Stavamo solo provando!

CLAUDIA: (Gridando) Tre minuti prima della rappresentazione? (Silenzio)

MICHELE: Comincio a capire tutto. La nebbia sembra diradarsi per incanto. Non credevo che la cattiveria umana potesse arrivare a questo punto! Ma...perché proprio io? Ci sono tanti uomini nel mondo che fanno dell'odio e del potere lo scopo unico della loro vita.. .senza creare nulla di positivo. Ma io…non so odiare...io...so anche scrivere!

DEBORAH: Squallide storie di tradimenti, inganni, o...corna, per essere più espliciti! Sempre la stessa trama, la stessa fine...lo stesso copione, mille volte. Cambiano solo i nomi dei personaggi, purtroppo!

EDOARDO: Si, ma stavolta c'era la musica, che dava un tocco di.. .di...

TERESA: Un tocco di atmosfera in più? Romantico, il mio carissimo Edoardo!

GIOVANNI: E il teatro semivuoto?

EDOARDO: Squallidi bigotti provinciali, puritani pronti a scandalizzarsi per una caviglia al vento!

DEBORAH:  E…i fischi?

TERESA: Paesana mediocrità! E' un modo di applaudire: di cattivo gusto.. .ma questa è l'usanza. Un successone, un trionfo! Ve lo assicuro io!

CLAUDIA: Che peccato! Mi sono persa la replica più bella, con intermezzo erotico tra secondo e terzo atto! (Alterandosi) Io...non ne posso più! Divento pazza! (Urlando) Pazza! Pazza!

EDOARDO: Eh no, Claudia, non combinare guai perché già ci basta e avanza uno smemorato! Ci mancava solo la pazza! (Claudia continua a urlare, a sbattere i piedi per terra, come colpita da una crisi isterica. Viene trattenuta a stento da tutti, tranne da Edoardo e da Michele che rimangono apparentemente indifferenti)

MICHELE: (Improvvisamente, coprendosi le orecchie con le mani) Fatela tacere! Donna ingrata, è cosi che vuoi aiutarmi?

CLAUDIA: (A Michele) La colpa è tua! Maledetto! (Si scaglia contro Michele ma viene trattenuta; riesce solo a tirargli i capelli per un attimo. Poi si rimette a sedere e comincia a piangere) Maledetto! Maledetto!

DEBORAH: Mamma, non fare cosi, per favore! Vuoi farci impazzire tutti quanti?

EDOARDO: Le donne.. .al solito! Grandi attrici, sin dalla notte dei tempi. Ha iniziato tutto una certa. ..Eva…Si chiamava Eva, mi sembra...

GIOVANNI: Mamma, andiamo subito via! Non possiamo tollerare ancora questo scempio! Usciamo da questa casa!

CLAUDIA: Sì, andiamo! Deborah, andiamo via!

MICHELE: Ma...di me che ne sarà? Non potete farmi questo! Io non sono quello che avete conosciuto finora: io sono...un altro! Vi prego...vi supplico…io devo...(Suona il campanello) Chi è?

VOCE: Chi sono? Bella domanda davvero! Non so nemmeno io chi sono! Sono...il settimo uomo. Le sedie sono sette, credo...

GIOVANNI: (Guardandosi intorno) Le sette sedie.. .è vero...La settima sedia...allora qualcuno sapeva!

EDOARDO: E' norma di buona educazione essere gentili con gli ospiti!

MICHELE: Soprattutto con gli ospiti inattesi.

VOCE: Allora? Ho suonato il campanello! Trattate cosi tutti gli ospiti? Fatemi entrare! Io devo entrare!

CLAUDIA: Deve.. .per forza? E chi lo dice?

VOCE: Lo dico io: non vi basta?

DEBORAH: Fidarsi di una persona che nemmeno si conosce...

MICHELE: E' sicuramente più facile. Ormai che sto cominciando a conoscervi, credo di non aver più paura di nessuno, ormai. (Allo sconosciuto) Entri, entri pure! La porta è aperta. (La porta rimane chiusa) Allora? Che aspetta? Entri! (La porta si apre lentamente, con un lieve cigolio. Entra un uomo con un frac, cappello a cilindro, garofano all'occhiello, bastone nero con pomello bianco in avorio, guanti bianchi in una mano, ha un pizzetto e baffi arricciati, un papillon nero, occhi e aspetto da diavolo.)

EDOARDO: Siamo al circo! A domicilio! Mica capitano sempre queste fortune!

SETTIMO UOMO: (Risentito) Ma di che circo sta parlando? Nel circo ci siamo tutti: chi fa il pagliaccio, chi l'acrobata, leoni, scimmie, e...il presentatore...come me. Io conosco molto bene i miei polli di allevamento: gioie, dolori, timori, paure, invidie...Non crediate che sia tutto oro quel che luce! E poi...i panni sporchi si lavano in famiglia!

DEBORAH: Ma al posto di elencarci tutte queste metafore, perché non ci dice chi è?

CLAUDIA: Quando si entra in casa d'altri, ci si presenta!

SETTIMO UOMO: In casa d'altri? Avete già dimenticato la settima sedia? Sarà stato il fato, o tutto è stato preordinato secondo una logica lucida e per niente casuale...Io sono qui per sedermi su quella sedia e basta!

MICHELE: (Un pò sorpreso) E...basta?

SEITIMO UOMO: Per ora...almeno...basta: Poi...

TERESA: Poi...che cosa?

SETTIMO UOMO: E chi può conoscere il futuro? Potrei passare da questa sedia...a un'altra!

EDOARDO: Il gioco dei quattro cantoni! Lo facevo sempre da piccolo! Ricordo che una volta...

SETTIMO UOMO: (Interrompendolo con gentilezza) Eh, se rimanessimo sempre bambini saremmo più inclini al perdono. Il guaio è che purtroppo diventiamo adulti...anche troppo presto! (Si guarda intorno) Ma qui non si può giocare ai quattro cantoni...a meno che...

GIOVANNI: A meno che...cosa?

SETTIMO UOMO: A meno che noi decidessimo di togliere una sedia. Allora...sette persone...sei sedie...Ma non se ne fa niente! Questa sedia non si tocca!

MICHELE: E perché?

SETTIMO UOMO: Perché io devo stare qui e non ho nessuna voglia di rimanere in piedi in eterno come la Statua della Libertà!

EDOARDO: Ho sentito bene? Ha detto... "in eterno"?

SETTIMO UOMO: Caro signore, è eterno ciò che dura fino a quando per noi esiste. Tutto ciò che riusciamo a percepire è eterno. Avere coscienza di ciò che sta dentro e fuori di noi, questa è eternità: riuscire a comprendere l'essenza del nostro limite massimo. Eterno è confine tra un inizio e una fine. Basta prendere due date: nascita e morte, poi tendere un filo...misurarlo...tagliarlo...(Mima tutto con grande bravura) avvolgerlo... (Apre il palmo della mano, poi lo chiude di scatto) Così, vedete? Ho l'infinito in una mano. (Apre la mano) Non c'è niente! (Mostra a tutti il palmo della mano aperto e vuoto) E come sarebbe stato possibile averlo tutto qui...l'infinito?

GIOVANNI: (Di scatto) Insomma, basta! Chi è lei? Ci dica il suo nome!

SETFIMO UOMO: E cosa cambierebbe? Mi chiamo...Evaristo. Anzi, no...Casimiro! Mi chiamo...Calogero, no...Eugenio...Ma vi fa proprio paura parlare con chi non ha un nome? Datemi un nome voi; chiamatemi come volete, ma state certi che io resterò quello che sono!

MICHELE: E' vero. Un nome ha poca importanza: è l'essenza che conta. Ciò che sta...dentro di noi.

EDOARDO: Una volta avevo un amico che si chiamava Placido: era una vipera! Si, che importanza ha? Questo signore sta elevando il tono della nostra discussione così miseranda e miserabile e terribilmente meschina. Il teatro, il pianoforte, i diritti d'autore...Basta! Si accomodi, signore, e non dia retta a questi poveri disgraziati! Lei è davvero interessante! Si prenda la sua brava sedia e stia qui tra noi. C'è una bella chiacchierata in corso e abbiamo bisogno di un bagno di saggezza tutti quanti! Un mediatore...ecco cosa ci voleva: un bel mediatore! (Al settimo uomo) Lei è...un mediatore?

SETTIMO UOMO: (Come se già sapesse tutto) Capito proprio al momento giusto. I casi della vita! A volte certe cose sembrano scritte da secoli nel libro mastro della santa Inquisizione! Voi non avete bisogno di mediatori, bensì di un grande, di un enorme specchio!

DEBORAH: Uno specchio? E a cosa servirebbe? Ah, ho capito: per conoscerci meglio. Ma ci conosciamo già abbastanza, purtroppo!

SETTIMO UOMO: Lei crede, signorina? Non si faccia troppe illusioni: nessuno conosce sé stesso né tantomeno gli altri. Io mi riferivo ad uno specchio particolare, che mette in risalto solo i difetti.

TERESA: Rompete tutti gli specchi del mondo! Dio ci guardi da simili diavolerie! Io non voglio conoscere i miei difetti!

SETTIMO UOMO: Un po' presuntuosetta la signora, non vi pare? Ma come fa lei ad affermare ciò? Si rende conto di quello che dice?

TERESA: Ma come osa rimproverare una persona che nemmeno conosce?

SETTIMO UOMO: E' questo il punto: signora, io la conosco benissimo. E' lei che non conosce me!

EDOARDO: Lei conosce la mia signora? Ah, ma allora è tutto chiaro! (si alza e va incontro al Settimo Uomo) Piacere, io sono il marito della signora...Edoardo. E lei si...si chiama? Non mi sembra di aver capito bene!...Lei è il signor...

CLAUDIA: Ma se il signore ti ha appena detto che non vuole rivelare la sua identità!

EDOARDO: Va bene.. .io ho fatto il mio dovere...Almeno il signore sa come mi chiamo.

SETTIMO UOMO: Ma io sapevo già il suo nome. Io conosco benissimo tutti, in questa casa!

GIOVANNI: Ma non è possibile! Anche lei è qua per prenderci in giro, come mio padre!

SETTIMO UOMO: Non è esatto, signor Giovanni: suo padre ha perso la memoria, almeno questo afferma lui. Voi ci avete creduto tutti, dopo qualche titubanza, mentre invece affermate con certezza che non mi avete mai visto. Evidentemente tra voi c'è stato un accordo, per raggiungere una certa identità di vedute. Avete pensato: "Quando arriverà, dobbiamo far finta di non conoscerlo!", non è vero, signori?

EDOARDO: Ora stai a vedere che gli smemorati siamo noi!

SETTIMO UOMO: E c'è migliore solidarietà tra familiari o amici che quella di credersi smemorati per alleviare le sofferenze di chi smemorato lo è per davvero? Sempre se Michele lo sia...veramente!

CLAUDIA: Ma se lei sa tutto, perché allora non è sicuro che mio... (Riprendendosi) che il mio ex marito ha perso la memoria?

SETTIMO UOMO: Posso avere anch'io un dubbio? Me lo concedete? Uno solo, per creare un enigma, un imprevisto...La memoria? Forse l'ha persa...forse non l'ha persa...

EDOARDO: Michele ha perso qualcosa? Forza, diteci cosa e la cercheremo tutti. Tanto la stanza è così piccola...e noi siamo in tanti! (Tutti trattengono a stento le risa) Stai tranquillo, Michele: anche se tutti ridono troveremo sicuramente quello che hai perso! E...se proprio non dovessimo trovarlo...facciamo una colletta e ti ricompriamo ciò che hai smarrito!

GIOVANNI: (Con la solita ironia) Vorrei tanto essere come te, Edoardo: sempre fuori dal mondo, calmo, tranquillo, pacifico, accomodante...Per te il male non esiste; mi fai tenerezza. Sei una mosca bianca, in questo mondo di schifosissimi parassiti. Tu qui sei…il Re...e noi gli ingrati sudditi! E sai bene che una volta fu detta una frase: "Ricordati delle Idi di Marzo!" Stai attento, Edoardo: quando meno te l'aspetti un giorno ti arriverà una pugnalata alle spalle!

EDOARDO: E io alle spalle la voglio. E se mi rimarrà un po' di fiato, farò di tutto per cadere in avanti. E non voglio vederlo in faccia il mio assassino. Voglio riposare in pace, se non vi duole tanto. E adesso basta! Pensiamo a Michele, piuttosto.

TERESA: A Michele e al signor...(Indica il settimo uomo)

SETTIMO UOMO: Ma io non ho bisogno di alcun aiuto: siete voi che ne avete bisogno! Voi che vi ostinate a non conoscermi e a non voler credere alla sua tragedia. Dovete riacquistare la ragione: ragione che può significare intelletto...oppure il contrario del torto...Vedete, a volte ci fa comodo smarrire i ricordi, rimuoverli dalla nostra mente, o rimuovere quelli che non vogliamo più conservare...le cose cattive, perfide, fastidiose...gli spettri e le paure ancestrali, il buio, il vuoto, il gelo...le persone moleste...come me!

CLAUDIA: Ha detto bene: molesta! Lei è venuto qui per rompere le uova nel paniere!

EDOARDO: Faremo una bella frittata! A proposito: dove sono le uova?

SETTIMO UOMO: Io sono qui per dirvi che...dal modo con cui mi avete accolto...anche voi avete perso la memoria o...una parte di essa, dato che non ricordate più chi sono io! Pensateci... scrutate attentamente nel limbo dei vostri ricordi...(Si guarda intorno. Smarrimento di tutti) Niente, vero?

GIOVANNI: No, questo è uno scherzo! Non può essere vero!

EDOARDO: E perché? Tutto è possibile a questo mondo, proprio tutto! Anche se l'unica cosa veramente certa...è la nostra assoluta provvisorietà!

TERESA: Allora anche noi...abbiamo perso la memoria?

SETTIMO UOMO: Ma se non ricordate più chi sono, è chiaro che è così. Ma vi aiuterò: parleremo …parlerete a ruota libera, a briglia sciolta e io vi aiuterò a ricordarvi...chi sono!

GIOVANNI: Proposta ragionevole e...interessante! Davvero un bel gioco! Ma noi...poniamo una condizione.

SETTIMO UOMO: E cioè?

GIOVANNI: Tutto ciò che diremo dovrà restare qui dentro queste quattro mura.

SETTIMO UOMO: Proposta ragionevole...Accetto. Allora, inizio io per maggiore correttezza: il vostro caro Michele, da circa un anno, ha smarrito l'ispirazione. Non ha scritto più una sola sillaba. E ciò è molto grave per chi scrive di solito sei commedie all'anno, non vi pare?

CLAUDIA: Tutto qui? Che segreto sconvolgente...Andiamo, ho poca voglia di scherzare, io!

SETTIMO UOMO: Ma signora, Michele non scrive più dal giorno in cui voi siete andati via da questa casa. Allora, in fondo, non sarà poi tanto cattivo come dite!

GIOVANNI: Stai a vedere che ora non ha più scritto per colpa nostra!

SETTIMO UOMO: (A Giovanni) Lei è stato qui negli ultimi dodici mesi?

GIOVANNI: (Nascondendo a stento l'imbarazzo) Io...no!

SETTIMO UOMO: Può leggere nel pensiero?

GIOVANNI: Ma nemmeno per idea!

SETTIMO UOMO: E allora che ne sa lei di quello che suo padre ha pensato nella propria mente in tutto questo lasso di tempo?

GIOVANNI: (Spavaldo) Perché, lei lo sa?

SETTIMO UOMO: Lo so, ma non posso dimostrarlo a lei...(Indica a turno tutti i presenti)...né a lei...a nessuno. Credetemi sulla parola: io lo so. Per questo sono qui: per sbrogliare questo groviglio di fili attorcigliati che avete ordito con subdola maestria! Eh, ce ne vorrebbe uno in ogni casa, come me!

EDOARDO: Come...lei? Vestito così? Troppo lusso, mio caro, troppo lusso! Non tutti potrebbero permettersi il suo mantenimento!

SETTIMO UOMO: Ho detto forse che mi dovete rimborsare i soldi del vestito? Non voglio nulla, grazie. Ah, voi non potete capire!

TERESA: Capire cosa?

SETTIMO UOMO: Che io sono l'unico qui che non potrà dire la verità. Io sono qui per ascoltarla, la verità, ma non posso in alcun modo intervenire per parlare di me. Non è strettamente necessario e sarebbe fuori luogo. Sarò un osservatore "Super partes".

EDOARDO: Ma allora è davvero...un mediatore!

SETTIMO UOMO: Non precisamente: un mediatore fa il suo mestiere per scopo di lucro: io no. Lui cerca la pace o l'affare per un profitto: io no.

CLAUDIA: Allora ci dica chi è!

SETTIMO UOMO: Ma che v'importa? Non ve lo dico! (Cambiando tono) Allora, signori, vogliamo cominciare?

EDOARDO: E no! Prima prendiamo qualcosa da bere. L'ospite, per primo. Desidera?

SETTIMO UOMO: Un caffè. (Silenzio e stupore di tutti)

EDOARDO: Amaro?

SETTIMO UOMO: Amaro, molto amaro! (Lo sgomento e la paura si leggono sui volti di tutti. Edoardo si avvia verso la porta ridendo in maniera beffarda. Apre la porta e la richiude alle sue spalle, lentamente, continuando a ridere. Il settimo uomo chiude gli occhi, inclina il capo un po' all'indietro, respira profondamente. Si abbassano le luci lentamente, mentre tutti sono immobili e smarriti.)

FINE  DEL   SECONDO   ATTO

                               

ATTO TERZO

(La stessa scena dei due atti precedenti. Venti minuti dopo. Tutti hanno già preso il caffè. Sono tutti seduti, tranne il settimo uomo che parla e gesticola camminando per la stanza.)

SETTIMO UOMO: Il ragno sta tessendo la sua tela. E' paziente, perseverante, sicuro che, guidato dal suo cieco istinto, riuscirà nell'impresa. Dopo tanto lavoro, finalmente la tela è pronta. E' uno dei più riusciti capolavori della natura. Ma ci pensate? Una simmetria perfetta, degli archi concentrici che si riducono, come in una spirale, fino al centro dove, troneggiando, oscilla Sua Maestà il ragno che pensa: "Adesso che ho finito, meriterò pure una ricompensa!" E sempre oscillando di qua e di là, a destra e a manca...aspetta le sue ignare prede che, dopo lenta e atroce agonia, finiranno tra le fauci dell'affamato essere. E...se le mosche non dovessero arrivare? Allora sarà costretto a cambiare zona, se non vuole finire a sua volta preda...Eh, cari miei, la vita! Un giorno sei là, seduto su un trono d'oro massiccio tempestato di pietre preziose, credendoti il padrone del mondo e l'indomani ti ritrovi impigliato magari nella ragnatela del tuo vicino o, anche se rimani re, ti passa accanto una fragile donnicciola e appena ti vede esclama con disgusto: "Mio Dio, un ragno! Che schifo!" E tu credevi di essere...un re! No, sei solo uno stupido, misero, nauseabondo, orripilante ragno schifoso, un essere facilissimo da annientare. Basta schiacciarlo sotto i piedi, così... (Strofina il piede a terra) e poi sentire quel rumore insopportabile di corazza maciullata...

EDOARDO: (Con disgusto) Che suono orribile! Il ragno: animale repellente, che però resiste all'inquinamento più feroce, persino alla radioattività. Però...basta un piede e…trac! Tutto finito! (Silenzio) Ma...cosa c'entra il ragno? Non credo di aver capito...Mah, il ragno! (Al settimo uomo) Signor tal dei tali, ce lo spieghi lei!

GIOVANNI: L'uomo moderno si è talmente impigrito che non vuole nemmeno sforzarsi di pensare per un attimo alla soluzione di qualsiasi problema. Siamo di fronte a un enigma: accettiamolo per quello che è. E...se proprio ne avessimo voglia...cerchiamo di risolverlo, per scoprire tra le sue spire i segreti del nostro travaglio! (Scoppia in una fragorosa risata) Che bella parte! Vi è piaciuta?

SETTIMO UOMO: Che ragazzo impertinente! Ci dev'essere per forza un perché, un come, un quando, una soluzione? Avrei potuto parlare di un ragno così, solo perché ne avevo voglia.

DEBORAH: E lei ha fatto tutto quel discorso cosi perfetto così, solo perché ne aveva voglia? Mentre noi stiamo vivendo il nostro dramma personale e collettivo, lei parla dei ragni?

SETTIMO UOMO: Doveva pur cominciare qualcuno, non vi pare?

EDOARDO: Eppure il ragno è un animale fortunato, sapete? Anzi, fortunatissimo! E...parassita.

CLAUDIA: Perché parassita?

EDOARDO: Perché sfrutta la sua creatività artistica per cibarsi di mosche e affini… cioè per campare! (Silenzio. Tutti si guardano come se fossero sul punto di scoprire qualcosa)

SETTIMO UOMO: (Tentando di sviare il discorso) Adesso basta con i ragni: pensiamo a voi, piuttosto! Dobbiamo ricucire tutti i fili...

EDOARDO: Tessere...la tela!

SETTIMO UOMO: No, che tela? Dobbiamo, dicevo, ricucire tutti i fili per trovare una soluzione che lasci tutti contenti. Ma il signor Michele se ne sta là, in un angolo e non parla...

MICHELE: E per dire cosa? Lasciamo che il tempo passi per portare giudizio nelle nostre povere menti!

SETTIMO UOMO: (Come folgorato da una improvvisa rivelazione) Ha detto tempo? Signore, lei ha colpito nel segno: il tempo! Stasera per la prima volta è stata pronunciata la parola "tempo". Il tempo unisce: è uguale per tutti, per tutti! Cambiano le opinioni, i punti di vista, le idee, il colore della pelle, i valori, le quote delle azioni, i capitali sociali, le tasche piene, quelle vuote, i chiacchieroni, i taciturni, i depositari del fosforo e...quelli che hanno perduto la memoria! Tutti questi opposti personaggi, questi antitetici soggetti sono accomunati da due cose: la sicurezza della loro fine e, appunto, il tempo, uguale per tutti, sempre e inesorabilmente. Sembra strano che la nostra vita così frenetica e a volte così terribilmente mediocre e scontata, ma in realtà segnata da originalità non ripetibili, sia regolata da una precisione matematica cosi inesorabile, Voi...io...tutti noi siamo accomunati, nella sventura, dalla nostra completa impossibilità di ribellarci a questo tic-tac continuo e incessante che ci accompagna in tutti i momenti della nostra vita. Il tempo che passa è cosa che tutti ammettiamo come verità inconfutabile, ma non vogliamo mai soffermarci un solo istante sul significato della sua esistenza! Ricordatevi signori che il tempo non si ferma! E non fate come quegli ipocriti che dicono: "Ah, se potessi tornare indietro! ", perché sapete tutti benissimo che indietro non si torna e si va sempre avanti, sempre avanti.. .senza tregua, né speranza di riacciuffare per un solo istante l'aria che abbiamo respirato un istante prima! Tragedia, terribile tragedia questa vita che altro non è se non una corsa senza scampo verso la morte! Anche per noi il tempo si ferma, esorcizzato dalla nostra iniquità, e continua solo per coloro che ne percepiscono lo scorrere inesorabile. Solo Dio si prende gioco del tempo perché illimitatamente è esso stesso tempo, essenza, tutto e nulla. E allora, poveri uomini, guardatelo in faccia questo tempo, perché è qui, aleggia innanzi a noi, ci circonda, ci stringe come un serpente e non potrete liberarvene mai, mai, mai!

EDOARDO: (Affascinato) Lei parla proprio bene, signore: è magnifico! Dal suo linguaggio traspare una profonda cultura e una conoscenza direi...specifica del problema tempo. Ma perché le interessa tanto? Ha fatto una trattazione del concetto...

SETTIMO UOMO: Ma non capite che la causa scatenante delle vostre liti sta proprio nel cattivo uso del tempo che avete fatto nella vostra vita? Tu, Giovanni, quanto tempo hai dedicato a tuo padre, o a tua sorella, o a tua madre? No, a te stesso l'hai dedicato! E così tutti gli altri, chiusi nel vostro egoismo muto e indifferente!

CLAUDIA: Il tempo, i ragni...Andiamo, non usciamo fuori dai binari. E' venuto il momento di giocare a carte scoperte! (Al settimo uomo) Ma lei cosa vuole da noi? La pace? La riunificazione della nostra bella famiglia per ricominciare daccapo con le scenate, le offese, i tradimenti, le scene di sesso sul palco, il giornale sulla faccia, i diritti d'autore? No, no! Indietro non si torna!

SETTIMO UOMO: Appunto, si va avanti! Bisogna iniziare a guardare avanti, al tempo che deve ancora venire! Ormai il passato è morto e sepolto e non si può evocare o modificare. Dovreste cancellare dalla memoria tutto il vostro ieri, per rinascere oggi e cominciare una nuova vita da quest'istante!

EDOARDO: Proprio come me! E' vero! Una nuova vita! Fermare il tempo per rinascere di nuovo...così almeno non sposerei più Teresa! (ride)

MICHELE: (Con atteggiamento implorante) Giovanni...Giovanni...figlio mio!

GIOVANNI: (Inizia a parlare con un certo impaccio, poi via via sempre con maggiore sicurezza) Il padre che ho sempre sognato: amico, fratello, depositario dei miei più intimi segreti, guida sicura delle mie eterne incertezze. Sicurezza e fermezza: le cose che avrei sempre voluto da te e che non sei mai riuscito a darmi. Questo avrei voluto: un padre, un vero padre, con tutte le sfaccettature, gli umori che caratterizzano un vero rapporto confidenziale, fatto di alti e bassi, di violenti contrasti e di slanci di affetto incontrollati. Le tue certezze di uomo maturo contrapposte alla mia giovanile incoscienza. Padre che prende sulle sue spalle tutte le tribolazioni che lo separano da me perché siamo diversi...E appunto nella diversità dovevamo riuscire a trovare un punto in comune che ci legasse non per quello che siamo fuori ma per ciò che abbiamo dentro... Avrei preferito uno schiaffo a un sorrisetto di fastidiosa commiserazione!

MICHELE: Deborah...

DEBORAH: E io che volevo da te la sicurezza della maturità contrapposta alla fragilità di me bambina che ti amavo come un idolo. Ricordi quel giorno che pioveva e faceva freddo e io uscivo da scuola e tu, senza ombrello, bagnato come un pulcino, alzavi il tuo cappotto e mi coprivi il capo e io non vedevo più nulla...e tu mi guidavi con passo sicuro fino a casa. Che risate ci facevamo! Poi stavo ore ad asciugare il tuo cappotto con il phon e tu mi gridavi: "E smettila! Fai un rumore infernale con quel "coso"! Sì, lo chiamavi coso! Mi facevi ridere un mondo con il coso. Sì, eri proprio un omaccione insicuro, irascibile e un pò picchiato. Poi hai cominciato a scrivere e...acqua passata. Mettiamoci una pietra sopra...per sempre. E io asciugavo il cappotto con quel dannato "coso"!

MICHELE: Claudia...

CLAUDIA: Beh, per loro è tutto più facile. Ma io...io non mi commuovo, stai tranquillo! Quando io ,avevo la loro età non ti conoscevo ancora. Ero allegra, spensierata, piena di vita e nutrivo grandi speranze per il mio futuro. Poi un giorno, al convegno sulle risorse non sfruttate del terzo mondo, ti avevo sempre addosso come una sanguisuga. Ti vedevo scrivere, scrivere e ancora scrivere per delle ore e mi chiedevo cosa ci fosse di tanto interessante in mediocri citazioni statistiche enunciate da pensatori da strapazzo aiutati da traduttori multi lingue. E tu, dietro a me, sempre a scrivere e nelle pause dei lavori di gruppo mi dicesti: "Signorina, lei s'intende di teatro? Non crederà mica che abbia preso appunti sul serio! Come vede..." E mi mostravi i tuoi copioni buttati là sulla carta, di getto, come sempre, con la solita dedica in calce: "Lascio al posteri creazione artistica..." Eccetera... Mi colpì la tua originalità bislacca e sgraziata, il tuo fare molto eccentrico e graffiante, non che insopportabilmente polemico, con quel sorriso che sembrava prendersi gioco di tutti! Non hai più perso la tua voglia di giocare, di recitare. E poi, alla fine del corsa: "Signorina, posso invitarla a cena?" E ti stava scappando da ridere per l'assoluta idiozia della frase, sentita migliaia di volte al cinema. E io ti rispondevo: "Beh...forse...vedremo..." che era ovviamente un sì, velato dalla solita arte femminile: non tutto e non subito... Dare tempo al tempo... E poi ci siamo dati del "tu", l'anello, la conoscenza con i tuoi, la solita storia borghese...matrimonio...figli...liti… inviti a cena...e poi le serate da sola, sempre da sola, a pensare: "Ma è il suo lavoro, il teatro! L'orario di questa faticosa professione è flessibile quanto mai...un giorno verranno anche le soddisfazioni...speriamo presto..." E invece, i primi anni, non hai beccato una lira! E dicevi: "Vedrai che un giorno qualcuno si accorgerà che io esisto e allora si che...eccetera eccetera...bla bla bla..." E poi qualcuno ha veramente letto le tue cose e hai cominciato a prendere i tuoi bravi diritti, destinati poi ai qui presenti tuoi amici...

SETTIMO UOMO: (Vedendo che Claudia sta per alterarsi, cercando di frenare la sua impulsività) Signora, per carità, non roviniamo tutto! Torniamo alle cose che contano...veramente!

CLAUDIA: (Accenna a un tenue sorriso) Si, quella volta che siamo rimasti bloccati per due giorni sulla neve e ci siamo messi a cantare "La montanara" per farci sentire da qualcuno e tu con il naso che ti scolava come un ghiacciolo a venti sottozero! (Vorrebbe scoppiare a ridere, ma il suo orgoglio la trattiene)

SETTIMO UOMO: Il tempo non può cancellare queste cose! Deve tenerle in vita! Sono queste le cose che contano...

MICHELE: (Come destato da un terribile incubo, serenamente) Sì...adesso ricordo..."Spegni quel coso!" "Signorina, posso invitarla a cena?" "Giovanni, stai un po' zitto, non vedi che sto scrivendo?" Perdonatemi...perdonatemi! Sono un mostro, un mostro orribile! Ma ora...tutto e chiaro davanti a me: adesso posso dire che le cose che ho commesso non potranno essere mai cancellate dalla faccia della terra e nemmeno dalla vostra mente. E...in quanto a voi...non ho molte speranza di riacquistare il vostro affetto, ma vi prometto che sarò sempre con voi...non scriverò più una sola parola…! Questi copioni mi hanno allontanato da voi inesorabilmente...ma capisco che...ormai è tardi...è tardi per riattaccare quei fili che, aggrovigliati, giacciono qui sul palmo della mano, invisibili...E' tardi, è troppo tardi per...per...

EDOARDO: (Interrompendolo per toglierlo dall'imbarazzo) Non è mai troppo tardi. C'è sempre tempo per rimediare. Coraggio, amici: non è mai troppo tardi. (Silenzio) Beh...allora? Cosa aspettate ad abbracciarvi?

CLAUDIA: Michele, Michele! (Lo abbraccia. Anche Deborah e Giovanni si avvicinano e tutti restano stretti in un abbraccio silenzioso per alcuni secondi)

MICHELE: Claudia...Giovanni...Deborah...figli miei!

TERESA: (Incredula) Ah, che scenetta patetica! La riconciliazione! Ma fatemi il piacere di smetterla, ipocriti!

EDOARDO: (Alterandosi improvvisamente) Tu stai zitta! Nemmeno in questi momenti hai un briciolo di umanità?

TERESA: (Sorpresa dalla reazione del marito) Ma...Edoardo...io...

EDOARDO: Stai zitta! Taci! (Teresa va a sedersi, mortificata) Hai aperto bocca solo per parlare a sproposito! (A Michele) E.. .non è mai troppo tardi... non è mai...

MICHELE: (Improvvisamente il suo sguardo si altera come preso da follia) Non...è mai...troppo...tardi! Che titolo strepitoso! Geniale! Magnifico! (Tutti sono presi da un sentimento di sgomento misto a incredulità)

CLAUDIA: Ma di cosa stai parlando? Che titolo?

MICHELE: (Sempre più fuori di sé) Ma la mia nuova commedia! E cos'altro pensavi che fosse? "Non è mai troppo tardi" Edoardo, che genio che sei!

CLAUDIA: Ma quale commedia? Che cosa dici?

MICHELE: Si, si! Che situazioni geniali! Voi sarete i protagonisti della mia nuova commedia!

GIOVANNI: Ma di quale commedia stai parlando?

MICHELE: Ma di quella che abbiamo vissuto dal vostro arrivo in poi!

DEBORAH: E le lettere?

MICHELE: Scritte da me...tutte!

GIOVANNI: E...la memoria perduta?

MICHELE: Mai stato più lucido in vita mia! La mia nuova opera è finalmente compiuta!

EDOARDO: (Che continua a non capire) Che grande attore! Non dategli retta, amici! Lui gioca sempre con tutti! E consolatevi: tutto e bene ciò che finisce bene!

SETTIMO UOMO: (Rassegnato) Il tempo ha perduto la sua essenza. Ha cessato di esistere per noi e per voi. L'uomo... inutile e presuntuoso agglomerato di atomi!

MICHELE: (Fuori di sé) La mia nuova opera si chiamerà: "Non è mai troppo tardi"

EDOARDO: (AI settimo uomo) Ma lei non ci ha ancora detto chi è!

SETTIMO UOMO: Io sono l'essenza stessa dell'umana ragione…ma voi siete istinto primordiale…che non conosce legami di sangue…che si fa odio supremo…siete l'assurda eppure logica conseguenza della spietata lotta per la sopravvivenza. Addio e...scusate per il disturbo...Sarà per un'altra volta...un'altra volta...un'altra volta... (Esce, ripetendo la frase fino a quando si allontana)

EDOARDO: Che tipo! Simpatico, davvero originale! Non vi pare? (Nessuno ascolta più Edoardo. Tutti sono stravolti. Dopo qualche attimo di silenzio, Michele si volta e va incontro alla moglie, le prende la mano e gliela bacia, assumendo l'identico stato d'animo dei primi due atti: è smarrito e confuso)

MICHELE: (A Claudia) Signora, non credo di averla mai vista, prima d'ora. Lei...si chiama...

CLAUDIA: (Rassegnata, fingendo) Sono la signora Claudia Gorghi, vedova.

MICHELE: (Alquanto sorpreso) Signora, è vedova? Perdere il marito è sempre una grande disgrazia. Ma...chi era...suo marito?

CLAUDIA: Non ha alcuna importanza...un nome come tanti...qualcuno...nessuno...

MICHELE: Signora, mi dispiace molto. La prego di accettare le mie più sentite condoglianze.

CLAUDIA: Grazie, grazie di cuore. (Si avvicina ad Edoardo e gli appoggia una mano su una spalla, affettuosamente. Edoardo si alza, le prende la mano, la stringe, ignaro come sempre della tragedia che si è compiuta.)

EDOARDO: Cara amica mia, tutto è bene quel che finisce bene... (Si avvicina lentamente alla porta, dopo aver salutato tutti i presenti con un abbraccio affettuoso che contrappone la sua gioia al dramma di tutti) E...non è mai troppo tardi...non è mai...troppo tardi...troppo tardi... (Esce, chiudendo lentamente la porta alle sue spalle, continuando a ripetere queste ultime parole. Tutti rimangono immobili e con lo sguardo basso. Lentamente si abbassano le luci e cala la tela.)

F    I    N    E

PERSONAGGI:

MICHELE:

E' smarrito, a volte ambiguo, ha cambiamenti di umore improvvisi e scatti d'ira alternati a momenti di dolcezza, di smarrimento. Parla con un certo impaccio, interrompendosi spesso come se pensasse. Solo nell'ultima parte il suo volto si illumina di un sorriso beffardo e spietato, per poi riprendere l'imbarazzo di sempre.

CLAUDIA:

E' una donna abbrutita dalla vita, diventata intrattabile a causa delle vicissitudini familiari non certo esaltanti. Cerca a volte, con la sua feroce ironia, di mascherare l'insicurezza che è la vera prerogativa del suo carattere. L'aggressività che emerge dal suo personaggio è piena di rancore, di rabbia nei confronti dell'uomo che ha vissuto con lei per tanti anni approfittando della sua buona fede. Solo alla fine dimostra la sua vera natura, cedendo al perdono e alla riconciliazione. Ha fare nervoso e potrebbe anche fumare per rendere ancora più evidente il suo nervosismo.

EDOARDO:

E' un'anima candida e ingenua; sempre votato al bene, alla riconciliazione; non vede il male in nessuno e in niente. E' personaggio positivo, anche se a volte la sua eccessiva ingenuità è causa di rabbia e di disprezzo da parte della moglie. Ha modi gentili e aristocratici, da vero signore. Discreto e gentile, non alza mai la voce.

DEBORAH:

E' la figlia dolce, docile e remissiva. La donna non ancora adulta ma nemmeno fanciulla, che sente il bisogno della figura paterna nonostante tutti i dolori che il padre ha causato a tutti. E' sempre più conciliante del fratello e più comprensiva nei confronti del padre.

GIOVANNI:

E' il figlio ribelle, superbo, poco portato per il perdono e la riconciliazione. Parla sempre con feroce ironia che si differenzia da quella della madre perché conseguenza del suo carattere intrattabile. E' pieno di sé in tutte le sue manifestazioni e tratta tutti con disprezzo.

SETTIMO UOMO:

E' istrionico e primo attore: trasformista, a volte ambiguo, ironico, sarcastico, feroce, dolce, conciliante. Racchiude in sé pregi e difetti di tutti i protagonisti del dramma. E' perfido e angelico. Ha sguardo di diavolo, subdolo e mellifluo.

TERESA:

Ex attrice, è quella che emotivamente partecipa meno all'evolversi della vicenda e il sentimento che la caratterizza è soprattutto il palese disprezzo per l'ingenuità disarmante del marito. E' piatta, abulica, glaciale, fredda, scostante, assolutamente distaccata emotivamente.