Non era la quinta. Era la nona

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NON ERA LA QUINTA ERA LA NONA

Commedia in due tempi

di ALDO NICOLAJ

                                   

PERSONAGGI

Bruno

Eva

Mario

Commedia formattata da

PRIMO TEMPO

In una grande città, ai nostri giorni. La scenografia deve essere essenziale ed indicativa. Per la musica di scena si consiglia di giocare in modo ironico con la Quinta di Beethoven nel primo tempo e con la Nona nel secondo.

Elementi stilizzati di una spiaggetta. Entra Bruno con transistor acceso e borsa da mare. Il transistor trasmette un arrangiamento della Quinta di Beethoven. Bruno comincia a spogliarsi e sta togliendosi i pantaloni quando entra Eva con borsone da mare e transistor. Veste una palandrana, porta occhialoni e un fazzoletto in testa. Accorgendosi di Bruno che sta slacciandosi i pantaloni.

EVA                           - n un urlo) Cosa fa? Si mette nudo? Dove crede di essere? Al campo nudista? Un po’ di pudore, andiamo! Mica siamo tra i selvaggi…

Bruno                          -( che cerca inutilmente di parlare) Ma io… vede…

Eva                             - Il nudo maschile è antiestetico. Non mi parli delle statue. Sono di marmo e lei no.

Bruno                          - Ma chi si mette nudo? Mi stavo spogliando per…

Eva                             - Non si metteva nudo, ma si stava spogliando…

Bruno                          - … per infilarmi lo slip! Il sole mica si prende vestiti.

Eva                             - E davanti a tutti…

Bruno                          - Tutti? Non c’è anima viva.

Eva                             - E io chi sono?

Bruno                          - Non l’avevo vista…

Eva                             - Non si è guardato attorno…

Bruno                          - Sì ma…

Eva                             - Come mi ha vista, giù i pantaloni.

Bruno                          - Signora, cerco di spiegarle, lei…

Eva                             - Non si avvicini o urlo.

Bruno                          - Urla? Siamo su di una spiaggia deserta…

Eva                             - Cosa vuole? Violentarmi?

Bruno                          - Non si illuda.

Eva                             - Spenga quel transistor. Si viene qui per trovare un po’ di pace… (Bruno spegne il transistor, lei accende il suo scatenando una musica jazz, violentissima)

Bruno                          - Ah, no! Io ho spento il mio, lei spenga il suo.

Eva                             - (spegnendolo) Prepotente e villano. (si spoglia ed appare in bikini. È una bella donna)

Bruno                          - (con un fischio significativo) Accidenti! La pensavo una vecchia, invece…

Eva                             - Non si permetta di rivolgermi la parola…

Bruno                          - Volevo soltanto dire che…

Eva                             - Stia zitto. Può anche mettersi nudo, purché non mi secchi.

Bruno                          - E se lo facessi?

Eva                             - Confermerebbe quello che penso di lei: un esibizionista volgare.

Bruno                          - (con un asciugamano alla vita) Non mi metto nudo, ma in slip. (esegue)

Eva                             - (lo guarda) Quanti anni?

Bruno                          - Trenta, perché?

Eva                             - Tendenza ad ingrassare. Faccia dieta e ginnastica.

Bruno                          - Di sport ne faccio: tennis, nuoto, cavallo…

Eva                             - Nessuna familiarità, prego. Mantenga le distanze e non mi secchi.

Bruno                          - Perché non farci un po’ di compagnia? Siamo soli, soli, quasi nudi, come Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre…

Eva                             - Questo non è il Paradiso Terrestre. Non ci sono né mele, né serpenti tentatori. E se questo fosse il Paradiso Terrestre, la spiaggia non sarebbe piena di catrame.

Bruno                          - Anche qui!

Eva                             - Come dappertutto. Le spiagge non sono più di sabbia ma di catrame. E il mare è nero. (con un singhiozzo) Non è rimasto più nulla di pulito al mondo. Nulla.

Bruno                          - Cos’ha?

Eva                             - Mi lasci in pace.

Bruno                          - Ma lei ha avuto come… un singhiozzo.

Eva                             - Affari miei

Bruno                          - Qualche dispiacere?

Eva                             - E se fosse, dovrei confidarmi con un esibizionista come lei, che va in giro per le spiagge a dar fastidio alle donne sole?

Bruno                          - Non sono un esibizionista.

Eva                             - Sì, invece. Gli esibizionisti hanno tutti gli occhi da spiritato come lei. Mi lasci in pace, sono venuta qui per stare sola e per meditare. Devo prendere decisioni importanti.

Bruno                          - Non vuole dirmi quello che le succede?

Eva                             - A uno sconosciuto?!?

Bruno                          - Uno sconosciuto ascolta le confidenze e se ne va. Mentre gli amici…

Eva                             - Non si permetta di parlar male dei miei amici.

Bruno                          - Lei sta piangendo…

Eva                             - (singhiozzando) Non è vero… non è vero… non è vero…

Bruno                          - Dice che non è vero, ma piange.

Eva                             - È proibito?

Bruno                          - Infelice?

Eva                             - Non piango perché sono infelice, piango perché non sono più felice. Non so cosa significhi essere infelice. So soltanto che qualcosa nella mia vita è cambiato, perciò mi dispero.

Bruno                          - Una donna carina come lei non dovrebbe disperarsi.

Eva                             - Le donne carine hanno diritto di disperarsi come le brutte.

Bruno                          - Le brutte hanno minori possibilità di consolarsi. Dispiaceri d’amore?

Eva                             - Si scosti. Vada a prendersi il sole. Le auguro di scottarsi, così non sarà più felice nemmeno lei. Non approfitti di questo mio momento di debolezza per mettermi le mani addosso. Il contatto delle sue dita sulla mia pelle mi fa orrore.

Bruno                          - Si calmi, non sopporto vedere le donne piangere…

Eva                             - Consoli quelle che piangono per colpa sua. E tolga la mano dalla mia spalla. Mi ha anche sporcato di catrame. Invece di fare tanto il galletto, dovrebbe stare più attento…

Bruno                          - Attento a che cosa?

Eva                             - …a posteggiare. Immagino sia sua la spider blu, nella stradina. Come le è saltato in testa di posteggiarla subito dopo la curva, nel bel mezzo della strada?

Bruno                          - Non in mezzo alla strada, ma a un lato, dentro ai cespugli…

Eva                             - Le è andata bene.

Bruno                          - In che senso?

Eva                             - Nel senso che trovandomela davanti all’improvviso, per poco non l’ho presa in pieno.

Bruno                          - La macchina sporgeva nella stradina appena colla parte posteriore…

Eva                             - L’ho presa di striscio…

Bruno                          - Come dice?

Eva                             - È saltato via il parafango. Lo troverà in ottime condizioni a una ventina di metri, direzione mare.

Bruno                          - E me lo dice così?

Eva                             - E come dovrei dirglielo?

Bruno                          - Si rende conto del guaio? Una macchina nuova, nuova….una macchina in rodaggio… una macchina che…

Eva                             - Avrebbe dovuto averne più cura e non lasciarla in curva…

Bruno                          - Era dopo la curva e in mezzo ai cespugli… Una macchina che ho ritirato otto giorni fa… Ho dovuto firmare un mucchio alto così di cambiali per comprarmela… Ma come ha fatto? A che velocità andava?

Eva                             - Ammettiamo fosse una velocità sostenuta, non sarebbe successo nulla se la strada fosse stata libera… Per poco non mi sono ammazzata. Avrei per lo meno risolto la mia vita. Perché quando una donna come me… Ma perché si riveste?

Bruno                          - Vado a vedere i danni fatti alla macchina…

Eva                             - Alla mia? Non si disturbi, solo un’ammaccatura.

Bruno                          - Alla sua? Me ne frego della sua. Me ne frego e me ne strafrego.

Eva                             - Bravo, un vero gentiluomo. Ad ogni modo mi pagherà i danni.

Bruno                          - Io a lei?!? Non sono stato io a rovinare la sua macchina, è stata lei a rovinare la mia, prendendo la curva a tutta velocità…

Eva                             - Me lo provi! Mi fa ridere. Tanto chiasso per una macchina. Per l’importanza che ha…

Bruno                          - Per me ne ha molta. I sacrifici che ho fatto per comprarla… Da anni sognavo una spider.

Eva                             - La sua spider un pezzo di latta era e un pezzo di latta rimane. Io, che, prima, ero una donna felice, adesso cosa sono?

Bruno                          - Sapesse cosa me ne frega che prima fosse felice ed adesso non più…

Eva                             - Gli uomini! Quando si tratta di un motore, tornano selvaggi!

Bruno                          - Sa cosa significa per me la macchina?

Eva                             - … più di una creatura umana. Non mi aspettavo comprensione da uno spiritato come lei, ma che restasse indifferente davanti ad una donna che soffre…

Bruno                          - Venga con me ora.

Eva                             - Non mi tocchi. Giù le mani, lei si comporta come un bruto…

Bruno                          - Ma si metta nei mie panni: stavo qui beato godendomi il sole…

Eva                             - Beato lei che se ne stava beato. Io sono arrivata già distrutta. Sa quanto ho impiegato a uscire dalla città? Un’ora e mezzo. Traffico da impazzire! Ma dove se ne va la gente? Se ne stia a casa, vada a lavorare. Per una volta tanto mi ero alzata presto per venire al mare e starmene da sola coi miei pensieri. Ho fatto benissimo a dare una botta alla sua spider. Imparerà ad usare la macchina soltanto in caso di bisogno.

Bruno                          - Ma se non usavo la macchina, come sarei arrivato qui? Coi pattini?

Eva                             - Aveva proprio bisogno di venire al mare?

Bruno                          - Ho sfacchinato tutta l’estate senza un giorno di vacanza… Avevo bisogno di distendermi i nervi.

Eva                             - E s’immagina se tutti quelli che hanno bisogno di distendersi i nervi lasciassero, come lei, la macchina in mezzo alla strada?!? E pensare che ero arrivata qui con tutti i miei pensieri in ordine, precisi, composti… Invece lei ha mandato a farsi benedire il mio programma di meditazioni… E non ho deciso nulla.

Bruno                          - E io che c’entro?…

Eva                             - Potevo mettermi a meditare davanti a un uomo nudo? Forza mi aiuti a raccogliere la roba… Tra poco viene giù il diluvio…

Bruno                          - Poco fa c’era un bel sole… il cielo sereno…

Eva                             - Non c’è nulla che duri in questo mondo. Svelto, cominciano i primi goccioloni… Si sbrighi, le do un passaggio…

Bruno                          - Grazie, ho la mia macchina…

Eva                             - Ce l’aveva, vorrà dire. Ormai… non ci conti più. (buio) Eva e Bruno su una macchina, che immaginiamo lanciata a folle corsa sulla strada. Eva al volante, Bruno terrorizzato. Colonna sonora di traffico stradale.

Eva                             - … e basta con la storia della sua macchina, se l’avesse parcheggiata meglio, non sarebbe successo niente. Reciti il Mea Culpa e si faccia coraggio.

Bruno                          - … Piano… si controlli… Non può prendere la curva a questa velocità!

Eva                             - Se non avessi potuto prenderla, non l’avrei presa. Ammetto di avere una guida un po’ nervosa, ma sicura e decisa. Allegro, non continui a pensare ai suoi guai.

Bruno                          - E, adesso, cosa faccio con quella macchina?

Eva                             - Chiami un’autogrù. Le autogrù, le hanno inventate apposta. La porteranno in un’officina e vedranno se c’è possibilità di ripararla. Altrimenti la butteranno tra i rottami.

Bruno                          - Una macchina ancora in rodaggio?

Eva                             - Non sarà certo la prima, né l’ultima. Anche le macchine hanno i loro cimiteri, come l’umanità.

Bruno                          - Lei vuole mandare me al cimitero…

Eva                             - Che cosa ho fatto? Adoro i sorpassi. Sono la mia mania. Come mi vedo una macchina davanti, spingo l’acceleratore e zzzzs! Sorpasso.

Bruno                          - Ma non ha visto il divieto?

Eva                             - Era un divieto che serve per gli insicuri, gli indecisi, i paurosi, i tentennanti, quelli che sfogliano la margherita prima di sorpassare. Io ho la guida sicura: guardi!

Bruno                          - Lei mi vuole morto! Lei…

Eva                             - Mi è venuta un’idea. Invece che tra i rottami la butti in mare la sua macchina.

Bruno                          - In mare?!?

Eva                             - Pare faccia bene alla fauna e alla flora marina… e che ecologicamente sia vantaggioso. I pesci adorano i rottami delle macchine e li scelgono come luogo per i loro accoppiamenti. Come gli uomini. A lei piace? A me no. Terribilmente scomodo far l’amore in macchina. Vuol mettere invece un bel letto con le lenzuola profumate e…

Bruno                          - (un urlo) Un camion! Ma non ha visto che ci veniva addosso?

Eva                             - Guardavo dall’altra parte. Dovrebbero proibirli: sono antiestetici con tutti quei rimorchi… Hai visto quei tre pazzi? Tre su di una moto…

Bruno                          - Li ha sfiorati…

Eva                             - Uno se li trova davanti all’improvviso e, senza far niente, ha tre morti sulla coscienza. Se la gente non ha la possibilità di comprarsi una macchina, se ne stia a casa.

Bruno                          - Stia attenta, lei mi fa morire…

Eva                             - Pensavo che il coraggio fosse privilegio del sesso forte. Invece io ne ho più di lei.

Bruno                          - Il suo non è coraggio, ma incoscienza.

Eva                             - In questo mondo meno coscienti si è, meno si soffre. L’umanità sta peggiorando. Hanno rovinato tutto. Il progresso… il consumismo… la tecnologia… la macchina…

Bruno                          - Che c’entra la macchina?

Eva                             - Ha finito per condizionarci. Con la macchina l’uomo vede tutto di profilo. Io guido e vedo lei di profilo, lei vede me che guido di profilo. Le cose che ci passano davanti, le vediamo di profilo. Come capire il mondo? Non ne afferriamo più i valori in quanto lo vediamo soltanto di profilo!

Bruno                          - Piano… per favore… Piano…

Eva                             - Non mi fa paura morire. Se finissi schiacciata dentro questa macchina, sarei contenta…

Bruno                          - Ma io no!

Eva                             - Giovanotto, non faccia lo spiritoso, le sembra il momento adatto?

Bruno                          - Eh? Cosa dice?

Eva                             - Mi sta sfiorando il ginocchio…

Bruno                          - Ma si immagini se in un momento come questo io…

Eva                             - Per voi uomini tutti i momenti sono buoni per allungare le mani.

Bruno                          - Non l’ho fatto apposta.

Eva                             - Come donna non le suscito simpatia?

Bruno                          - Lei guida in un modo…

Eva                             - Averle dato un passaggio non l’autorizza a fare commenti su come guido…

Bruno                          - Ha visto? Per poco non ci siamo rovesciati… dev’essersi rovinata anche la carrozzeria…

Eva                             - Ma cosa vuole che me ne importi? Sa cosa mi fanno pensare tutte queste macchine lucide, brillanti, una dietro l’altra? A delle bare, delle bare di latta che… (un urlo e il rumore di un violentissimo scontro) Stanza di una clinica. Un letto con dentro Bruno ingessato, bendato, con braccia e gambe in trazione.

Eva                             - (entrando) Buongiorno, mi riconosce? Spiacente per quanto è successo… Mi sono distratta e ho dimenticato lo stop.

Bruno                          - Me ne sono reso conto.

Eva                             - Mi è andata bene. Nemmeno un graffio. Vedesse, invece, come ho ridotto la macchina….

Bruno                          - Guardi come ha ridotto me… Due costole incrinate… un braccio rotto… cinque punti alla nuca… minaccia di commozione celebrale… contusioni varie… ferite… lussazioni… lacerazioni… E ho anche perso tre denti!

Eva                             - È stato fortunato. Avrebbe potuto restarci secco. Il suo era il posto del morto. (reazione di Bruno) Si chiama così il posto accanto alla guida. Perché chi vi è seduto al momento dello scontro, piega violentemente indietro la testa e… clic! Ci rimane. A lei è andata bene.

Bruno                          - Crede?

Eva                             - Dovrebbe essere più prudente.

Bruno                          - Infatti non accetterò più un passaggio da una donna come lei…

Eva                             - Se avesse avuto i riflessi pronti…

Bruno                          - Avrebbe dovuto averli lei che guidava…

Eva                             - Infatti, non mi sono fatta niente, perché mi sono rannicchiata su me stessa come fanno i paracadutisti. Lei è rimasto fermo come un baccalà… Perciò dovrà restarsene un mese in ospedale…

Bruno                          - Salvo complicazioni…

Eva                             - Un mese passa presto.

Bruno                          - … in trenta giorni. Trenta giorni bloccato nel gesso. Senza parlare di danno morale…

Eva                             - Cioè?

Bruno                          - Il mio lavoro.

Eva                             - Non pensi al lavoro, pensi a guarire.

Bruno                          - Mi perdo tre congressi…

Eva                             - Per quello che servono.

Bruno                          - Faccio l’interprete simultaneo.

Eva                             - Ma come fa a seguire tutte le sciocchezze che si dicono in un congresso?

Bruno                          - Non le seguo, le traduco.

Eva                             - Le farà bene un po’ di riposo. Se ne avvantaggerà la salute.

Bruno                          - Era ottima prima di incontrarla.

Eva                             - Ha la pelle più chiara…

Bruno                          - Sfido, col sangue che ho perso…

Eva                             - … e l’occhio meno spiritato. Confessi che non è mai stato così bene.

Bruno                          - Vorrebbe le buttassi le braccia al collo per ringraziarla? Non posso sono ingessato.

Eva                             - Dimenticavo, le ho portato delle arance. Ai malati e ai detenuti si portano sempre delle arance.

Bruno                          - Non le voglio. Non mi piacciono.

Eva                             - Se le fa spremere: sono piene di vitamine.

Bruno                          - Detesto le arance.

Eva                             - Non detesta le arance, detesta me. E mi spiace. Vorrei fosse più gentile.

Bruno                          - Non la dimenticherò mai. Vivessi cento anni.

Eva                             - Soffre molto?

Bruno                          - No. Le dispiace?

Eva                             - Visto che non soffre, mi faccia almeno un sorriso. Ho fatto uno sforzo per venire da lei. Cliniche ed ospedali mi fanno un’impressione… Guardando il suo letto e pensando a tutte le persone che ci sono morte dentro…

Bruno                          - Vuol farmi venire anche l’infarto?

Eva                             - Allora Bruno… Lei si chiama Bruno… ha gradito il mio pensiero?

Bruno                          - Quale?

Eva                             - La mia visita. Quando investo un pedone, vado sempre a trovarlo in ospedale.

Bruno                          - E gli porta le arance. Le capita spesso?

Eva                             - Cosa vuole, col traffico che c’è al giorno d’oggi e coi pedoni che ti attraversano la strada quando meno te lo aspetti… Vedono il verde e attraversano tranquilli sulle strisce senza preoccuparsi se passano macchine no.

Bruno                          - Lei deve essere un pericolo pubblico.

Eva                             - Non cominci coi compimenti. Uno scapolo come lei… chissà quante donne… Dev’essere un terribile seduttore.

Bruno                          - Più che conquistare, mi lascio sedurre.

Eva                             - Se pensa sia qui per questo, sbaglia.

Bruno                          - Lei è venuta soltanto per scaricarsi la coscienza.

Eva                             - Sono venuta a trovarla perché lei mi è simpatico e perché…

Bruno                          - … e perché?

Eva                             - … perché volevo chiederle una cortesia. Sono già stati qui quelli della polizia?

Bruno                          - No, perché?

Eva                             - Il signore che era sull’altra macchina è deceduto. Sul colpo. Una bellissima morte. Era anziano. Ma siccome c’è stato il morto…

Bruno                          - … pensa di avere delle noie.

Eva                             - Spero di no. Per questo sono venuta a trovarla: per pregarla di confermare la mia deposizione, quando verrà la polizia…

Bruno                          - Cosa dovrei dire?

Eva                             - … che al momento dell’incidente era lei che guidava.

Bruno                          - Io? Ha detto che guidavo io?!?

Eva                             - Ho fatto male?

Bruno                          - Ma come le è venuto in mente… Ha detto che io… io… io… (e sviene)

Eva                             - Bruno? Bruno? Cos’ha? Si sente male? Un collasso! Aiuto, aiuto! Dottore, infermiere… Non lasciatelo morire, ho bisogno di lui! (buio) Parlatorio di un carcere. Bruno in attesa di visite. Entra Eva.

Eva                             - Buongiorno, come va? (silenzio) Mi fa piacere rivederla. (silenzio) Va meglio? La trovo bene.

Bruno                          - (scatta) Cosa vuole ancora? Perché non smette di perseguitarmi? Se ne vada… Non mi cerchi più… dimentichi di avermi conosciuto… Non si occupi più di me.

Eva                             - Non volevo crederci quando mi hanno detto che l’avevano arrestata per doppio omicidio colposo. Doppio, perché anche la moglie del vecchio è deceduta. Non ha ripreso conoscenza. Se avesse ripreso conoscenza, sarebbe morta di crepacuore, sapendo della morte del marito. La stampa non avrebbe dovuto scatenarsi così. Chiamarla pirata della strada… Con tanti delinquenti, che ci sono, prendersela con un poveretto come lei, che ha avuto solo il torto di dimenticare lo stop. Faccio intervenire il mio avvocato e…

Bruno                          - Non faccia niente. Non si occupi più di me. Se ne vada, invece. Fuori di qui, signora.

Eva                             - Mi chiami Eva, come tutti gli amici.

Bruno                          - Si rende conto di come mi ha ridotto? Prima di conoscerla ero un uomo sereno… felice…

Eva                             - A me è successo il contrario. Prima mi sentivo angosciata, ora che ho conosciuto lei… mi sento più serena…

Bruno                          - Come ha potuto dichiarare che ero io che guidavo?

Eva                             - Non potevo dire che ero io, mi hanno ritirato la patente. È successo rientrando dalla villeggiatura. Approfittando della mia assenza, avevano cambiato tutti i sensi unici in centro. Vedevo che tutte le macchine andavano in senso contrario al mio, e mi dicevo, guarda un po’ che disgraziati… Quando ho capito è stato troppo tardi, c’era una tale carambola di macchine, che sono arrivati quelli della volante, i vigili, i pompieri, le autoambulanze, le lettighe, un inferno! Perciò mi hanno ritirato la patente. Se avessi detto che il giorno dell’incidente guidavo io, mi avrebbero mandato in galera…

Bruno                          - Mentre, invece, in galera sono finito io…

Eva                             - … per qualche giorno. Del resto è un’esperienza formativa per chi non c’è mai stato.

Bruno                          - Lo sarebbe stata anche per lei.

Eva                             - Le ho portato le arance.

Bruno                          - Non le voglio.

Eva                             - Dica al suo carceriere che gliene sprema un paio al mattino per la piccola colazione… E non sia depresso. Mica lo hanno condannato a vita.

Bruno                          - Mi hanno anche ritirato il passaporto

Eva                             - Tanto quando uno è in galera mica può viaggiare. E, poi, che bisogno c’è di andare all’estero? Il nostro paese, è pieno di angoletti meravigliosi da scoprire.

Bruno                          - Io vado all’estero per lavorare, non per turismo!

Eva                             - Non sia arrabbiato. Mi faccia un sorriso. È così carino, quando sorride. Mi è simpatico. E non creda che abbia gusti facili. Mio marito dice sempre che non trovo mai nessuno che mi vada a genio…

Bruno                          - E cosa dice suo marito di tutti i guai che combina?

Eva                             - Non gli ho raccontato nulla. Ormai, tra di noi si è scavato un abisso. La mia vita coniugale è una tragedia. Quel mattino sulla spiaggia, quando mi ha incontrata, stavo pensando al suicidio.

Bruno                          - Peccato lo abbia soltanto pensato.

Eva                             - Mi ha fatto bene conoscerla. Ora mi sento un’altra.

Bruno                          - Anch’io

Eva                             - E, poi, occuparmi di lei è diventata una necessità. Perché lei è solo… non ha parenti… Tutti morti?

Bruno                          - Ho ancora mia madre, ma vive in provincia. Ci sono vissuto anch’io. Insegnavo. Ma non mi piaceva. Sono venuto in città e ho fatto la scuola interpreti. Poi ho cominciato a lavorare e mi sono preso un appartamentino…

Eva                             - Grazioso, ben situato.

Bruno                          - Lei che ne sa?

Eva                             - Ieri ho fatto un salto a casa sua…

Bruno                          - Lei? Come mai?

Eva                             - Per prenderle il cambio della biancheria. Un disordine… L’armadio era come la foresta vergine. E non parliamo dei cassetti. Un uomo non può vivere da solo.

Bruno                          - Ho una donna ad ore.

Eva                             - Licenziata.

Bruno                          - E con quale diritto?

Eva                             - Passava il suo tempo al telefono. Non si preoccupi, ne troveremo un’altra più efficiente…

Bruno                          - Come è entrata in casa mia?

Eva                             - Con le chiavi. Me le ha date la portiera. Simpatica. Abbiamo legato subito. Le è spiaciuto dell’incidente. Le diceva sempre di fare attenzione quando guidava…

Bruno                          - Le ha detto che sono in prigione?

Eva                             - Oh, non si preoccupi, non andrà a raccontarlo in giro. È una donna discreta.

Bruno                          - Come tutte le portinaie.

Eva                             - E l’ho detto anche a Giuliana…

Bruno                          - A Giuliana? Come l’ha conosciuta?

Eva                             - Ha telefonato mentre ero a casa sua. Tornava dalle Ebridi. Cosa era andata a fare alle Ebridi?

Bruno                          - Fa l’interprete come me.

Eva                             - Come le ho detto che lei era in galera, ha messo giù. Chi è? La sua ragazza?

Bruno                          - Tanto non ho più nulla da perdere, in galera ci sono già. La strangolo. Le giuro che la strangolo.

Eva                             - Se avesse avuto del sentimento vero per lei, si sarebbe interessata, avrebbe cercato di…

Bruno                          - Fili via! Basta. Non si faccia mai più vedere. Mai più. Non può continuare a distruggere sistematicamente la mia vita.

Eva                             - Se la sua vita significa quella Giuliana lì, sono ben felice di avergliela distrutta. E ora addio veramente. Il cambio della biancheria l’ho consegnato giù al cancello. Ho messo anche dei sali da bagno… Vanno sciolti nella vasca qualche istante prima. Addio e… senza rancore. Mi spiace andarmene senza poterle dire quello che avrei voluto. O lei ha già capito?

Bruno                          - Cosa c’è ancora?

Eva                             - Mi faccia almeno un piccolo sorriso…

Bruno                          - (sorridendo a denti stretti) Se mi promette che poi se ne va per sempre…

Eva                             - Mi sto innamorando di lei.

Bruno                          - Come dice? Prego, vuol ripetere?

Eva                             - Mi sto innamorando di lei.

Bruno                          - Guardie…guardie… portatela via…Non fatela più entrare…Mai più… O non rispondo di me…Via! (buio) Cella manicomio. Bruno legato a una poltrona, intontito dai sonniferi e dai calmanti.

Eva                             - (entrando) Allora? Ha visto che sono riuscita a farla uscire di prigione? Non sta meglio in un ospedale psichiatrico?

Bruno                          - Già.

Eva                             - Deve essere più piacevole qui.

Bruno                          - Già.

Eva                             - E adesso, come si sente?

Bruno                          - Bene.

Eva                             - Veramente?

Bruno                          - Ho le idee confuse… Ed ho sonno. Dormo sempre.

Eva                             - Così si riposa. Le fa bene.

Bruno                          - Quando ho capito che ero in manicomio, mi sono messo ad urlare… Con tutto i fiato che avevo…

Eva                             - Ha fatto benissimo. Per convincere i medici doveva dare l’impressione di non essere normale.

Bruno                          - Mi hanno legato… mi hanno fatto ingoiare pastiglie… pillole… compresse… E iniezioni. Tante di quelle iniezioni…

Eva                             - Ora è calmo.

Bruno                          - Non ho più la forza di gridare. Se grido, arriva l’infermiera e mi fa un’iniezione grossa così…

Eva                             - Oggigiorno con gli psicofarmaci si fanno miracoli. Sono contenta di avere avuto l’idea del ricovero in un ospedale psichiatrico.

Bruno                          - In un manicomio.

Eva                             - Non proprio, ma quasi. Bisogna provare che è seminfermo di mente, per tirarla fuori da questo pasticcio. Perché in quel maledetto incidente due persone hanno perso la vita e cinque sono all’ospedale in gravi condizioni. Due impedite vita natural durante. Omicidio, preterintenzionale d’accordo, ma sempre omicidio. Con un regolare processo lei rischia un bel po’ d’anni. Se, invece, dimostriamo che lei è un po’ tarato, e perciò non del tutto responsabile, i giudici saranno più indulgenti. Perciò ora sa come regolarsi.

Bruno                          - E… come?

Eva                             - Come ha fatto finora. Se si sente di urlare, urli. Più stranezze fa, meglio é.

Bruno                          - Io non faccio stranezze, dico la verità, ma nessuno mi crede.

Eva                             - Continui, continui. Se si convincono che lei è un po’ matto, siamo a cavallo.

Bruno                          - Ma perché quando uno dice la verità viene preso per matto?

Eva                             - Così va il mondo. Da questa prova lei uscirà enormemente più forte. Meglio preparato alla vita.

Bruno                          - Ma quanto dovrò starmene qui?

Eva                             - Dipende dai medici. Ma, attento a non esagerare. Perché se i medici si convincono che è matto del tutto, non lo fanno più uscire. Devono pensare soltanto che lei è un po’ matto. Pericoloso, ma non troppo.

Bruno                          - Pericoloso io?

Eva                             - Andiamo, uno che non rispetta lo stop e causa la morte di due poveri innocenti, pericoloso lo è.

Bruno                          - (che continua ad agitarsi uscendo ora dall’effetto dei tranquillanti somministratigli) E, lei, continua ad andarsene in giro tranquillamente?

Eva                             - Cosa c’entro? Io sono soltanto una piccola donna che ha avuto la sorte di incontrarla sulla spiaggia…

Bruno                          - (violento) Se quel giorno le avessi messo le mani alla gola e stretto…stretto…

Eva                             - Bene, bene, non esageri troppo.

Bruno                          - Dovevo scaraventarla in mare… tenerle la testa sott’acqua fino a quando non respirava più… fino a quando era morta!

Eva                             - Come simula bene… Sa che è bravissimo?

Bruno                          - Mi dispiace di non averla ammazzata. Almeno ci sarebbe stato un motivo per rinchiudermi in manicomio… in galera… E non avrei l’incubo di rivedermela sempre davanti…

Eva                             - Era scritto sul libro del destino che io sarei diventata il suo angelo consolatore. Dimenticavo, le ho portato le arance.

Bruno                          - Le mani…liberatemi le mani… La strangolo. Subito. Ora ! Scioglietemi le mani, la voglio ammazzare!

Eva                             - Non esageri… Altrimenti le fanno un’altra iniezione.

Bruno                          - Possono fare quello che vogliono, ma prima devo ammazzarla… Sono matto? E allora l’ammazzo! L’ammazzo.

Eva                             - Meglio che me ne vada. Stia buono… A presto. (e se ne va mentre Bruno continua a sbraitare. Buio) Soggiorno in casa di Bruno. Bruno rientra in casa, accende la luce e si guarda attorno. Eva, sorridente e col grembiulino sul vestito, lo saluta dalla cucina.

Eva                             - Bentornato!

Bruno                          - Lei!?!

Eva                             - Dovevo venire a darle il benvenuto. Sarebbe stato triste trovare la casa vuota…

Bruno                          - Chi le ha detto che sarei uscito oggi?

Eva                             - Il mio avvocato. E’ stato lui a farla dimettere.

Bruno                          - Ce ne ha messo, del tempo. Diciotto giorni.

Eva                             - C’è gente che entrata in manicomio, non ne è uscita più.

Bruno                          - Mi ascolti: ora se ne vada e dimentichi di avermi conosciuto. Non sono più disposto a tollerare che lei intervenga nella mia vita, chiaro?

Eva                             - Volevo riparare al male che…

Bruno                          - Lei, riparando peggiora la situazione. E, poi, pensa di riparare ai mesi che ho passato in ospedale, prigione e manicomio?

Eva                             - Ho voluto rendere presentabile il suo appartamento, per troppo tempo trascurato. Ora ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa.

Bruno                          - Me lo dicevano da militare. E io sono antimilitarista. Se ne va o devo cacciarla a calci?

Eva                             - Me ne vado. Faccio solo le consegne: questa è la posta. Niente di importante: stampe, qualche cartolina, due lettere stupide di conoscenti… Ho pagato le varie bollette e le ricevute sono in questo cassettino. Ho versato anche l‘ultima rata della macchina…

Bruno                          - Le manderò un assegno. Ora se ne vada.

Eva                             - Ha chiamato la signorina Giuliana. Le ho detto che tornava oggi e l’ho pregata di richiamare per mettersi d’accordo.

Bruno                          - Su che cosa?

Eva                             - Per un appuntamento, no? Dopo mesi di…

Bruno                          - Non s’impicci! Fatti miei! Basta!

Eva                             - Pensavo di farle piacere. Mesi che non tocca una donna…

Bruno                          - Sono problemi che risolvo da solo.

Eva                             - Davvero? Non lo avrei mai pensato.

Bruno                          - … voglio dire che risolvo da solo… risolvo come voglio io… che so risolvere, ecco.

Eva                             - Ho avuto il torto di pensare che le sarebbe piaciuto incontrarsi con la signorina Giuliana, dopo un’astinenza così lunga, perciò ho preparato una cenetta per due. Ho messo in frigidaire anche una bottiglia di champagne. Io adoro bere lo champagne, dopo che ho fatto l’amore. Lei no?… Stia calmo, me ne vado. Me ne vado… (si toglie il grembiule e si rifà il trucco) Le auguro una serata piacevole e distensiva, almeno così non sarà nervoso domani.

Bruno                          - Se domani sarò nervoso, non la riguarda. Via, voglio fare un bagno.

Eva                             - Glielo preparo: con schiuma o senza?

Bruno                          - Se ne vada!

Eva                             - Capisco la fretta. Tra poco arriverà Giuliana… Rivederla sarà un’emozione… Che profumo usa? Il profumo è molto importante per una donna. Le piace il mio? Gli uomini dicono che è terribilmente sexy… (gli spruzza del profumo sul collo)

Bruno                          - Se tarda un secondo la scaravento dalla finestra.

Eva                             - Ma come fa a sbottonarsi col gesso…

Bruno                          - Non mi tocchi. Addio.

Eva                             - Mi dia almeno la mano… (Bruno le dà la mano, ma il contatto gi fa perdere ogni controllo e l’attira a se abbracciandola) Ma cosa fa è impazzito? Mi lasci… mi lasci…

Bruno                          - Ahi… Mi ha rotto il gesso!

Eva                             - Tanto avrebbero dovuto toglierglielo, no? Non uri così, sarà una scheggia entrata nella pelle…

Bruno                          - E, adesso, tu resti qui, finché voglio io.

Eva                             - No, la prego mi lasci…Sono una donna onesta… una donna sposata… Vado via… Devo andare via… (ma viene inchiodata da un bacio) Si sta comportando…. come un vero mascalzone… Un bruto! Prima mi caccia via, poi…

Bruno                          - Visto che eri qui per darmi il benvenuto, ora il benvenuto me lo dai come piace a me. (suona il telefono)

Eva                             - … risponda al telefono… Dev’essere Giuliana… (col piede ha staccato la spina)… Mi spinge sul letto? Non voglio… non mi tocchi… non mi baci… Non avrai il coraggio di dirmi che mi ami?

Bruno                          - Non so se ti amo o no, ma non ho mai desiderato una donna come desidero te! (l’adagia sul letto. Lungo bacio. Dalla cucina esce una nuvola di fumo)

Eva                             - (accorgendosene, si divincola) Bruno… guarda… ho dimenticato la torta in forno… sta bruciando…

Bruno                          - (senza lasciarla andare) Anch’io!

Eva                             - Aiuto! I pompieri! (mentre il fumo riempie la stanza, cala la tela) SECONDO TEMPO Soggiorno casa di Bruno. Bruno sul letto, Eva gli porta il caffè.

Eva                             - Il caffé. Una fortuna che l’incendio abbia distrutto la vecchia cucina. Era orribile. Si sentiva che non c’era mai stata dentro una donna. Non ne sentivi il bisogno quando tornavi dai tuoi congressi?

Bruno                          - Quando avevo voglia di una donna, me la rimediavo.

Eva                             - Le puttane riscaldano il letto, non il cuore. Buono il caffè?

Bruno                          - Nessuno sa fare il caffé come lo fai tu.

Eva                             - Non rimpiangi Giuliana?

Bruno                          - Con te sto bene.

Eva                             - Con me sei stato di una brutalità… un vero selvaggio. Forse è stato meglio. Dopo che il mio matrimonio era fallito, mi sentivo finita anch’io. Ora, per me la vita è ricominciata.

Bruno                          - Dev’essere un imbecille tuo marito a rinunciare a una donna come te.

Eva                             - Egoista, come tutti gli uomini. Ti ho comprato dei calzini.

Bruno                          - Grazie… ne ho i cassetti pieni.

Eva                             - Li ho eliminati. Erano calzini corti a fantasia. Un uomo di classe porta soltanto calzini lunghi e a tinta unita.

Bruno                          - Mi fai sempre dei regali. E io a te mai.

Eva                             - Ieri mi hai regalato delle rose. Stanotte alle due, mi sveglio sempre alle due, sono andata a guardarle: erano meravigliose. Non ti svegli mai tu, di notte? Io sempre. E mi viene una voglia matta di telefonarti per sapere cosa fai.

Bruno                          - Cosa vuoi che faccia? Dormo.

Eva                             - E… telefonandoti ti sveglierei?

Bruno                          - Credo di sì.

Eva                             - E poi, ti riaddormenteresti?

Bruno                          - Naturalmente.

Eva                             - Allora posso chiamarti quando mi sveglio, alle due?!? Vero che posso? Ti vedo preoccupato. Cosa c’è? Mi nascondi qualcosa. Avanti, dimmi: cosa c’è?

Bruno                          - Sono preoccupato per il mio lavoro…

Eva                             - Come puoi essere preoccupato per il tuo lavoro, se non lavori da mesi?

Bruno                          - Non potrò riprendere la mia attività fino a quando non mi ridaranno il passaporto. E, se non lavoro non guadagno…

Eva                             - Se hai bisogno di soldi, non hai che da dirmelo…

Bruno                          - Non sono un uomo da accettare danaro da una donna…

Eva                             - Non è danaro mio, ma di mio marito.

Bruno                          - Ancora peggio.

Eva                             - Perché? Lui mi dà questo danaro perché ne faccia l’uso che voglio. Perciò, l’uso che voglio farne è quello giusto: darlo a te che fai felice me…

Bruno                          - Il danaro, sono abituato a guadagnarmelo…

Eva                             - Mio marito si è arricchito proprio perché io gliene ho dato la possibilità. L’azienda, l’ha messa su col danaro della mia dote. E io l’ho aiutato ad avviarla, dandogli quella serenità che gli occorreva per lavorare. Se è ricco, lo è per merito mio. Non devi farti degli scrupoli ad accettare il suo danaro. E, poi, i tuoi viaggi non farebbero che separarci, mentre io ti voglio vicino…

Bruno                          - Quando esci, io conto le ore che mi separano dal momento in cui ti rivedo.

Eva                             - Se non stessi con te ogni giorno, mi sentirei depressa. E per consolarmi andrei in giro per i negozi, spendendo tutto il danaro che ho, per comprarmi delle sciocchezze. Il danaro lo spenderei ugualmente, senza avere in cambio la felicità che mi dai tu.

Bruno                          - Non ho mai conosciuto una donna come te. Hai saputo riempire completamente la mia vita. E sono contento persino di tutti i guai che ho avuto, perché mi hanno dato la possibilità di conoscerti e stare con te.

Eva                             - … sei veramente felice?

Bruno                          - Tanto. E nulla può sciupare questa felicità.

Eva                             - La nostra vita sarà sempre più meravigliosa. Ma tu mi devi aiutare.

Bruno                          - E come?

Eva                             - Se ti chiedo un piccolo favore, non è che mi dici di no?

Bruno                          - Farò tutto quello che posso per te.

Eva                             - Me lo prometti?

Bruno                          - Certo tesoro.

Eva                             - Allora… mi ammazzi mio marito?

Bruno                          - Eh? Cosa hai detto?

Eva                             - … di ammazzare mio marito. O non te la senti?

Bruno                          - Ammazzare tuo marito? Ma perché? Non lo conosco nemmeno…

Eva                             - Cosa vuoi dire?

Bruno                          - Non mi sembra corretto ammazzare un uomo che nemmeno conosco. Né corretto, né educato, né di buongusto.

Eva                             - Come sei onesto, amore mio. Hai perfettamente ragione. Prima te lo devo assolutamente far conoscere. Poi… tu lo ammazzi… lui muore… io eredito… noi ci sposiamo e non ci lasceremo più! (lo abbraccia. Buio) Soggiorno casa Eva. Mario è seduto in poltrona ed Eva gli passeggia davanti nervosa come una tigre.

Eva                             - E non mi domandi nemmeno chi sia?

Mario                          - Sarà senz’altro una persona per bene.

Eva                             - Ed è anche un bell’uomo.

Mario                          - Per me, che sia bello o brutto…

Eva                             - È alto, atletico, con occhi di smalto ed è straordinariamente carino con me.

Mario                          - Mi fa piacere.

Eva                             - Ha sofferto parecchio a causa di una donna.

Mario                          - Succede.

Eva                             - … a causa di una donna che lo accompagnava e che con la macchina ha avuto uno spaventoso incidente… Ora lui è guarito. O quasi. (pausa) Ho detto che è guarito.

Mario                          - … Chi?

Eva                             - Bruno.

Mario                          - E chi è Bruno?

Eva                             - Quell’amico che ho invitato stasera.

Mario                          - Ah, si chiama Bruno?

Eva                             - Non ti va che si chiami Bruno?

Mario                          - Cosa vuoi che m’importi come si chiama…

Eva                             - Hai fatto una faccia quando ho detto che si chiama Bruno…

Mario                          - Per me che si chiami Bruno o Biondo…

Eva                             - Ognuno si chiama come si chiama. Tu ti chiami Mario, lui si chiama Bruno. Del resto nessuno è responsabile de suo nome. Quando sei venuto al mondo, ti hanno chiamato Mario, lui lo hanno chiamato Bruno. Che non è nemmeno un brutto nome. O non sei d’accordo? Ehi, sto parlando con te. Ti pare educato continuare a leggere, mentre ti parlo, senza ascoltare quello che dico? Ma già, non ti importa nulla dei miei amici. Se frequentassi assassini o drogati, per te sarebbe lo stesso. (silenzio) Hai un’orribile cravatta.

Mario                          - Trovi?

Eva                             - Ti compri cravatte orripilanti. E pensare che ne hai di bellissime. Quelle che ti compravo io.

Mario                          - Infatti questa è una di quelle che mi hai comprato tu.

Eva                             - Ma per un vestito a tinta unita con camicia bianca e tu te la metti con vestito a quadri e con camicia fantasia. Vattela a cambiare.

Mario                          - Non ci penso nemmeno.

Eva                             - Ti rifiuti di fare una cosa che ti chiedo con tanta cortesia?

Mario                          - Sì, tesoro.

Eva                             - Non chiamarmi tesoro. Da tempo non lo sono più.

Mario                          - Niente tesoro, ma la cravatta non me la cambio.

Eva                             - (dopo un silenzio) Non mi domandi cosa ho fatto oggi?

Mario                          - Vuoi dirmelo?

Eva                             - No.

Mario                          - Allora inutile che te lo domandi.

Eva                             - (dopo un silenzio) Ho speso molto in questi ultimi tempi. E ho comprato soltanto sciocchezze. Uscivo da un negozio per entrare in un altro. Rimproverami: dimmi che ho le mani bucate… che non ho il senso del risparmio… che butto il danaro dalla finestra… Su, cosa aspetti?

Mario                          - Se ti diverte spendere, fai benissimo.

Eva                             - Sei odioso. Qualsiasi cosa dica, mi dai ragione.

Mario                          - Perché hai sempre ragione, Eva.

Eva                             - Con la miseria che c’è nel mondo… con la fame che incombe su interi paesi… con la situazione fallimentare che stiamo attraversando… m’incoraggi a dilapidare il danaro in sciocchezze. È immorale. Sei tu che non hai il senso della responsabilità, non io. (silenzio) Una volta, quando mettevo un abito nuovo, lo notavi…

Mario                          - Purtroppo ci vediamo così poco, che non ho più la possibilità di rendermi conto di quando hai un vestito nuovo…

Eva                             - Diciamo, invece, che non mi guardi più. Quando torni a casa, ti piazzi in poltrona e non fai che leggere. Leggessi per lo meno libri interessanti… Cos’è che leggi?

Mario                          - Un libro sulle galassie.

Eva                             - Cosa sono le galassie?

Mario                          - Le stelle della Via Lattea.

Eva                             - Strano che ti possa interessare delle stelle delle galassie e non di quanto succede in casa tua.

Mario                          - Perché, cosa succede in casa mia?

Eva                             - Succede che non si può più andare avanti così. Stai completamente soffocando la mia vita.

Mario                          - Ma se non ti ho mai dato tanta libertà…

Eva                             - Se mi amassi ancora, questa libertà non me la lasceresti.

Mario                          - Cosa dovrei fare? Tenerti chiusa a chiave?

Eva                             - Una volta, la nostra vita era una vita a due.

Mario                          - Lo è ancora. Non vedi che siamo io e te?

Eva                             - Non abbiamo più niente da dirci.

Mario                          - Tu hai sempre qualcosa da dire.

Eva                             - Sei diventato un mostro.

Mario                          - Come vedi, tu hai sempre qualcosa da dire.

Eva                             - Ti detesto.

Mario                          - Questo dimostra che la nostra è una vera vita a due.

Eva                             - Ti sei appesantito, sei diventato enorme.

Mario                          - Non sono aumentato un etto.

Eva                             - Non sei grasso, ma gonfio. Mangi troppo. Vai al ristorante, siedi, ordini e mangi.

Mario                          - Cos’altro dovrei fare? Declamare versi?

Eva                             - Hai sempre fame. Come le bestie. Come fai ad avere sempre fame?

Mario                          - Mangio una volta al giorno.

Eva                             - Dovresti mangiare una volta al mese. Ti credi un buongustaio. I veri buongustai sono dei raffinati, non mangiano tutto quello che gli mettono nel piatto. Odorano più che mangiare. I veri buongustai mangiano così poco, ne ho conosciuto uno, che è morto di fame.

Mario                          - Io sono un buongustaio che vuole vivere.

Eva                             - D’ora in poi si cambia vita. Stasera andiamo al ristorante per l’ultima volta. Da domani si mangia in casa. Te lo tolgo io il gusto della tavola. Niente grassi, niente zuccheri, niente proteine, niente sughi, niente alcool…

Mario                          - Mi farà bene un po’ di dieta.

Eva                             - Mangia, invece ingozzati. Sapessi cosa me ne importa che tu sia grasso o magro… Cosa abbiamo, ormai, noi due in comune? Niente. Cosa facciamo ancora insieme?

Mario                          - Separiamoci.

Eva                             - Perché tu ti metta con un’altra donna? Mai!

Mario                          - Potresti metterti anche tu con un altro uomo.

Eva                             - Io con un altro uomo forse, ma tu con un’altra donna mai. Anche se non mi interessi più, non ti cedo a un’altra. Dovrai restare con me fino a…

Mario                          - Fino a?…

Eva                             - … fino alla morte! (suonano) Questo è Bruno. (va ad aprire)

Bruno                          - (entrando) Buonasera.

Eva                             - Che piacere vederti. Questo è mio marito. Mario, ti presento Bruno.

Mario                          - Molto lieto.

Bruno                          - Piacere di conoscerla.

Mario                          - Prego si accomodi.

Eva                             - Guarda bene mio marito, così non potrai dire di non conoscerlo.

Bruno                          - Infatti, ora l’ho conosciuto.

Mario                          - Cosa beve?

Bruno                          - Un whisky, grazie.

Eva                             - Perché un whisky? Meglio un porto.

Bruno                          - Vada per un porto.

Mario                          - Allora un porto anche per me.

Eva                             - Perché un porto se preferisci un whisky? Tu un whisky, Bruno un porto e io un porto con un po’ di whisky. (serve da bere)

Bruno                          - Lei ha una splendida cravatta.

Mario                          - Hai sentito. Eva?

Eva                             - Non gli può piacere una cravatta così orripilante. I disegni sembrano monogrammi cinesi. Può darsi venga dalla Cina e sopra ci sia scritto “Possa morire strangolato chi la porta al collo”…

Mario                          - Se viene dalla Cina è più probabile che…

Eva                             - Tu non sai il cinese. Bruno, invece, sa tutte le lingue. Fa l’interprete.

Bruno                          - Non il cinese. Cosa sta leggendo?

Eva                             - Astrologia, un libro sulle cose… sulle galassie.

Bruno                          - Astronomia allora. Anch’io sono appassionato di astronomia. Viviamo nell’epoca dello spazio.

Eva                             - Non dargli retta, Mario: Bruno è un timido e cerca di conformarsi alle idee delle persone per conquistarle.

Bruno                          - Stai parlando di me come fossi un imbecille o un ipocrita.

Eva                             - Da quando in qua hai la passione dell’astronomia? I tuoi interessi sono soltanto sportivi: sci, nuoto, equitazione…

Mario                          - Equitazione? Anch’io amo molto i cavalli. Pensi che da ragazzo avevo un puledrino che…

Eva                             - Basta, non abbiamo invitato qui Bruno per parlare di cavalli.

Mario                          - E perché no? Visto che il tuo amico li ama… Le piace lo sport?

Bruno                          - Si, ma i miei veri hobbies sono altri: l’archeologia, per esempio…

Mario                          - Veramente? E quale civiltà preferisce?

Bruno                          - L’etrusca.

Mario                          - Anch’io. Ha un fascino particolare questa civiltà così misteriosa.

Eva                             - Ti occupi di archeologia? Non me ne hai mai parlato.

Bruno                          - Temevo di annoiarti. A lei non pare straordinaria la forza di espansione della civiltà etrusca?

Mario                          - Altro che un’Etruria circoscritta tra Tevere ed Arno. I suoi prodotti arrivavano perfino in Scandinavia. Perciò l’arte etrusca va considerata come un fenomeno periferico di quella greca…

Bruno                          - Perché se l’arte etrusca conserva quel velo di mistero simboleggiato dal sorriso enigmatico di certe sue immagini, storicizzandone meglio l’epoca…

Eva                             - (scattando) Basta con gli Etruschi! Caro Bruno, non ti ho invitato qui per parlare degli Etruschi, ma per farti conoscere mio marito prima di…

Mario                          - Prima di…?

Eva                             - Prima di fare quello che deve fare…

Mario                          - Cioè? Ho capito, ha voluto rendersi conto di come si possa sopravvivere a una vita coniugale con una donna come te. Mi guardi pure, come vede sono ancora vivo.

Eva                             - Hai sentito? E’ ancora vivo. Perciò rifletti. Intanto vado a prepararmi. (esce)

Bruno                          - Simpatica sua moglie.

Mario                          - Piena di temperamento. Come l’ha conosciuta?

Bruno                          - Incidentalmente.

Mario                          - Ha del carattere. Quando si mette in testa una cosa…

Bruno                          - Una forza della natura, me ne sono reso conto.

Mario                          - Di già?

Bruno                          - È la prima impressione che mi ha fatto.

Mario                          - Lei è un buon psicologo. Le piace la musica? Ho degli ottimi dischi. Senta questo… (mette un disco)

Bruno                          - Bach…

Mario                          - Ma non Johann Sebastian…

Bruno                          - Carlo Filippo, suo figlio. Eccellente esecuzione.

Mario                          - Complimenti, lei è un intenditore. Io amo molto la musica. Specie Beethoven. Ma non tutto. Le Sinfonie.

Bruno                          - Anche io, adoro il Beethoven sinfonico…

Mario                          - Passerei ore a sentire musica. Anche per dimenticare la plastica. Ho uno stabilimento di prodotti di plastica. Ho cominciato per scherzo e ora ho una fortuna. Ma sono uno strano industriale, che cerca l’evasione verso la musica… l’astronomia… l’astrologia… Per fuggire la banale realtà di ogni giorno.

Bruno                          - Io amo il mio lavoro. Fare l’interprete mi permette di viaggiare e di vedere paesi nuovi. Purtroppo non lavoro da mesi…

Mario                          - Come mai?

Bruno                          - Un incidente mi ha immobilizzato per settimane. In più mi hanno ritirato il passaporto. Non guidavo io, ma una signora…

Mario                          - Le donne al volante sono pericolose. Io, non salgo mai in macchina, quando guida mia moglie.

Bruno                          - E fa benissimo!

Mario                          - Eva non conosce ostacoli nella vita, figuriamoci su di un’autostrada. È travolgente ed impegnativa. Troppo. Per sopravvivere ho dovuto staccarmi un po’ da lei. Insieme abbiamo avuto momenti di felicità radiosa ed assoluta. Poi, mi sono reso conto che Eva incombeva troppo sulla mia vita e ho preferito concederle più libertà, per potere essere anch’io più libero. Perché quando due persone si sposano e…

Eva                             - (rientrando) Sono pronta: Ma per uscire pretendo che Mario si metta un’altra cravatta. (Mario esce sospirando) Bruno, allora tu sei convinto che si tratta di un mostro?

Bruno                          - Sei tu che continui a provocarlo e a…

Eva                             - Ti proibisco di difenderlo. Vedendolo accanto a te, non riesco a non pensare a quando mi amava, come mi ami tu ora. Gli ho voluto troppo bene per sopportare la sua indifferenza, Non ha avuto il coraggio di propormi di separarci?

Bruno                          - E non sarebbe una soluzione?

Eva                             - Ma il fatto che lui possa esistere senza di me, mi impedirebbe di essere felice.

Bruno                          - Dici di odiarlo, ma… ne sei gelosa.

Eva                             - Gelosa, io? No, è un’altra cosa. Un uomo che è stato mio, deve continuare ad appartenere soltanto a me. Se non mi ama più, deve sparire, non c’è altra soluzione. Bisogna farlo fuori!

Mario                          - (rientrando) Eccomi pronto. (buio) Appartamento di

Bruno                          - , che è a letto. Eva accanto a lui.

Eva                             - …ora lo hai conosciuto e puoi immaginare cosa sia la mia vita accanto a lui. Un uomo freddo, di ghiaccio. E di un egoismo. Come puoi dirmi che mi ami e non odiare un uomo che mi fa tanto soffrire? Perché ti alzi? Dove vai? Rimettiti a letto. Stai male…

Bruno                          - Non sto male, sono semplicemente raffreddato…

Eva                             - Un raffreddore può degenerare. Torna al letto, copriti, suda. Sembra che ti secchi quando ti parlo di mio marito. Come se non mi amassi abbastanza. Se non mi ami più, dimmelo. Dimmelo brutalmente, abbi questo coraggio. E io mi butto dalla finestra e la faccio finita per sempre.

Bruno                          - Sai che ti amo, che sto bene con te. Mi piace passare il tempo abbracciati… mi piace soprattutto restare accanto, in silenzio…

Eva                             - Se ti piace stare con me, perché poco fa ti sei alzato?

Bruno                          - Mi è venuta voglia di andare a guardare dalla finestra…

Eva                             - Guardare che cosa?

Bruno                          - … il cielo.

Eva                             - Non ti sarai lasciato contagiare dalle manie astronomiche di mio marito? Quando litigavo con lui, si alzava, guardava il cielo, sfogliava un libro d’arte, metteva un disco… Capisci, il mostro? Preferiva le cose astratte al mio amore concreto.

Bruno                          - Io mi sono alzato per sgranchirmi le gambe…

Eva                             - Bastava che me lo dicessi e ce le saremmo sgranchite insieme. Quello che fai tu, 10 devo fare anch’io e viceversa. Solo così può esistere una vita a due. Vedrai cosa sarò capace di fare, quando potrò dedicare a te tutta la mia esistenza. Ma, per farlo, devo essere libera e vedere mio marito, nel suo bel vestito di flanella scuro disteso nella bara. Non sarò felice che quando chiuderanno con una lastra di marmo il loculo in cui riposerà in eterno. Allora, hai deciso?

Bruno                          - Che cosa?

Eva                             - Come sopprimerlo…

Bruno                          - Ma, vedi, Eva… Io sono un uomo tranquillo…

Eva                             - Purtroppo ammazzare è cosa da uomini. Sono i maschi che, per atavismo, sono abituati alla lotta, alla strage, allo sterminio. È stato Caino il primo ad uccidere, non Eva. Eva si è accontentata di porgere il frutto proibito. La donna è una creatura debole e sensibile, incapace di fare del male…

Bruno                          - Però sei tu che vuoi questo delitto…

Eva                             - Non posso commetterlo da sola. Leggi almeno qualcuno di tutti quei libri polizieschi che ti ho mandato. Cerchiamo di commettere un bel delitto perfetto. Potremmo fingere un suicidio: segargli le vene mentre dorme…

Bruno                          - Non sopporto la vista del sangue…

Eva                             - Se la vista del sangue ti da fastidio, eviti di guardare. Non essere troppo delicato. Addormentando Mario con un sonnifero, facendogli tenere in mano il coltello con cui gli tagli le vene, come pensare a un delitto? Sul coltello ci sarebbero le sue impronte!

Bruno                          - Non farò mai una cosa del genere!

Eva                             - 11 precipizio, allora: lo portiamo sull’orlo di un burrone, in montagna; una piccola spinta e hop… lo scaraventi giù.

Bruno                          - Impossibile. Soffro di vertigini. Portalo tu, in macchina. Imbocchi una strada qualsiasi e un incidente è sicuro…

Eva                             - E se poi, non mi muore e mi resta mutilato? Dovrei anche sorbirmelo invalido per tutta la vita…

Bruno                          - Potresti investirlo, mentre fai marcia indietro…

Eva                             - Mi hanno ritirato la patente, lo sai.

Bruno                          - Pensi sia indispensabile ammazzarlo?

Eva                             - Non c’è altra soluzione. Entro il mese.

Bruno                          - Perché entro il mese?

Eva                             - Perché alla fine del mese è Natale. E io voglio passare un Natale felice, sereno, accanto a te. A Natale ridivento bambina… una bambina che vuole restare tra le braccia muscolose del suo uomo. Mhm come sai di buono…

Bruno                          - L’acqua di colonia che mi hai regalato tu!

Eva                             - Sta bene sulla tua pelle. Oh, come mi piace farmi abbracciare da te… Dimentico il mondo…

Bruno                          - Mi piaci tanto! Hai dei piccoli seni morbidi… una bocca meravigliosa. È magnifico stare con te… (lungo bacio)

Eva                             - (staccandosi con un urlo) La vipera.

Bruno                          - Eh?

Eva                             - La vipera, se gli mettessimo una vipera nel letto? Un’idea, no?

Bruno                          - (smontato) Possibile che, persino nei momenti di intimità, non riesca a pensare ad altro?

Eva                             - Dobbiamo risolverlo una buona volta, questo problema. Un altro con un carattere più deciso, passionale come dovrebbe essere un vero amante, avrebbe già risolto conficcando un pugnale nel cuore di mio marito…

Bruno                          - Sono contrario ad ogni forma di violenza.

Eva                             - Ma quando ci vuole, ci vuole, no?

Bruno                          - Meglio i barbiturici, allora.

Eva                             - Un uomo come Mario non può morire in modo banale, come un’attricetta fallita. Mario è un uomo di classe…

Bruno                          - Dal momento che tu volevi svenarlo…

Eva                             - Seneca, che era Seneca, non si è svenato anche lui? O si assassina in modo civile oppure ci si rinuncia.

Bruno                          - Perciò… rinunciamo.

Eva                             - Neanche per sogno. Leggi quei libri gialli, invece, fatti venire delle idee. E stanotte, alle due, quando ti chiamo mi racconti cosa hai pensato. Ora scappo.

Bruno                          - Non abbiamo nemmeno fatto l’amore…

Eva                             - Quando avrai ammazzato mio marito, non faremo altro. Stai a letto, ora, ben coperto. Suda…

Bruno                          - Eva… rispondimi; se un giorno scoprissi che non ti amo più, cosa faresti?

Eva                             - Con la rivoltella che tengo sempre nella borsa, ti sparerei al cuore. E con la stessa arma mi ucciderei, Ma cos’hai? Sei diventato pallido…

Bruno                          - Non è niente Eva… niente…

Eva                             - Hai fatto malissimo ad alzarti, ti è tornata la febbre. Ora ti preparo una borsa dell’acqua calda… ti do un the bollente… un’aspirina… ti metto le gocce nel naso… due coperte per farti sudare… Non vorrai ammalarti proprio adesso, amore. Prima devi ammazzare mio marito… (buio) Soggiorno casa Bruno. Bruno e Mario.

Bruno                          - (entrando) Venga avanti… si accomodi: la casa è tutta qui. Da quella parte il cucinino… di là il bagno… E qui un terrazzino, con una bella vista sui tetti…

Mario                          - Simpatico, veramente simpatico.

Bruno                          - Si tolga il cappotto. Un whisky? Con ghiaccio?

Mario                          - Liscio, grazie. È stata una sorpresa trovarmela accanto al concerto.

Bruno                          - Una combinazione fortunata. Esecuzione straordinaria, no?

Mario                          - Sì. Di grande rigore.

Bruno                          - Non c’è stato che un attimo di cedimento.

Mario                          - All’inizio del secondo movimento della prima parte.

Bruno                          - Subito dopo l’adagio. Le note un po’ troppo staccate.

Mario                          - Ma l’orchestra si è subito ripresa. Ah, questo Beethoven!

Bruno                          - Le sinfonie, soprattutto. Alla salute! (beve)

Mario                          - Perché non darci del tu?

Bruno                          - Con piacere. Ti piace il buco in cui vivo?

Mario                          - Hai gusto e tutto è molto personale. Devi avere la passione della casa. Come me.

Bruno                          - Perché amo la casa e ci sto molto. Eva?

Mario                          - È andata al letto con una pila di libri gialli. Da un po’ non legge altro. Glieli hai consigliati tu?

Bruno                          - Io? No. Perché?

Mario                          - Vedo che ne hai le scansie piene…

Bruno                          - …si, ma non li leggo.

Mario                          - Perché li compri?

Bruno                          - Me li regala un’amica che ha la mania dei gialli. Odio le storie violente. E poi si tratta sempre di cattiva letteratura.

Mario                          - Sono d’accordo. Da molto non vedi Eva?

Bruno                          - Da qualche giorno.

Mario                          - Cosa c’è tra voi?

Bruno                          - Cosa vuoi ci sia? Niente. Una semplice amicizia.

Mario                          - Se c’è qualcosa di più dimmelo pure. Non sono geloso. E, poi, come io mi sono fatto una vita mia, Eva ha diritto di farsene una sua.

Bruno                          - Hai un’altra donna?

Mario                          - Niente relazioni. Avventure. Dopo l’esperienza con Eva, non posso nemmeno pensare ad un altro legame.

Bruno                          - Il vostro matrimonio è stato un fallimento?

Mario                          - Anche se Eva è stata una moglie straordinaria. Perché sa riempire la vita dell’uomo che ama. Ma il giorno in cui ho sentito che la passione si affievoliva, mi sono reso conto che il suo modo di amare soffocava completamente la mia vita. Leo lo ha avvertito e ne è rimasta offesa e delusa, e ha cominciato ad odiarmi…

Bruno                          - Addirittura?

Mario                          - Per lei è stata una tragedia. Come per ogni donna. Noi uomini siamo più equilibrati. A una delusione d’amore, sappiamo reagire. Col lavoro… un’avventura… un viaggio… una serata con amici… Un amore infelice, lo abbiamo avuto tutti, ma lo abbiamo superato. La donna, invece, per natura è un animale domestico, quando le capita una delusione sentimentale pensa che la sua vita sia finita: si dispera, accusa l’altro sesso… la società… il mondo intero. Si ammala di esaurimento… compra barbiturici, ma ne ingoia sempre troppo pochi per morire… E, alla fine, risolve, prima rifacendosi il naso, poi prendendosi un amante.

Bruno                          - Eva si è rifatta il naso?

Mario                          - Credo si sia presa un amante.

Bruno                          - E pensi che sia io?

Mario                          - Ti auguro di no. Ad ogni modo tu o un altro, non fa differenza. Lei si è sinceramente scelto un uomo col quale poter parlare liberamente male di me. Anche per questo le donne si prendono l’amico; per avere qualcuno che le stia ad ascoltare, quando parlano male del marito.

Bruno                          - Cos’è che ti ha stancato di lei?

Mario                          - Eva è una donna eccezionale, ma trovarmela sempre accanto, io e lei, sempre vicino, come i famosi sposi del sarcofago etrusco… sentirmela sempre appiccicata addosso… qualsiasi cosa facessi… dovunque andassi… ha provocato in me una ribellione. Cominciava al mattino, insaponandomi la schiena, e non si staccava più di me fino al mattino dopo, quando ricominciava ad insaponarmi la schiena. Mai un attimo di libertà, per restare solo coi miei pensieri. In fabbrica ascoltava le telefonate, suggerendomi le risposte, parlava con gli operai, trattava coi sindacati, partecipava alle riunioni col personale… sempre dietro, come un’ombra… Sempre gli occhi negli occhi, le mani tra le mani. Dormiva stretta a me, quando si svegliava lei, dovevo svegliarmi anch’io. A me piace dormire, lei, invece ha l’abitudine di svegliarsi.

Bruno                          - Alle due di notte!

Mario                          - Come lo sai?

Bruno                          - Me lo ha detto lei.

Mario                          - … e mi svegliava per domandarmi se dormivo, se la sognavo… Si occupava della mia vita e del mio guardaroba. Sceglieva lei le cravatte, le camicie, i maglioni, i vestiti, i pigiami, le scarpe, l’acqua di colonia. I calzini, per esempio, a me piacciono corti e fantasia…

Bruno                          - E lei li preferisce lunghi e a tinta unita.

Mario                          - Come lo sai?

Bruno                          - Me lo ha detto casualmente…

Mario                          - E io da sette anni non porto che calzini lunghi a tinta unita…

Bruno                          - Comincio a capire…

Mario                          - D’estate, per esempio, al mare. Io adoro fare lunghe nuotate. Come mi vedeva allontanare, dava l’allarme e non aveva pace finché bagnini e bagnanti non mi venivano in aiuto. L’ho pregata di seguirmi in barca. Peggio ancora: pretendeva che nuotando le parlassi d’amore. Ho dovuto rinunciare al mare…

Bruno                          - E hai scelto la montagna…

Mario                          - Non è stata meglio, averla in cordata, legata a me. E poi il silenzio… Ogni tanto io ho bisogno di silenzio. E lei parla in continuazione. Se non rispondevo subito alle sue domande, diventava aggressiva: “Perché non parli? Perché non mi dici cosa pensi? Perché mi nascondi i tuoi pensieri?” Un’ossessione. E non potevo nemmeno risponderle che in quel momento pensavo al titolo di un film… al profumo di un fiore… a quelle piccole cose senza importanza, che ti vengono in mente all’improvviso… Non mi avrebbe capito. In fondo ho rinunciato a lei, per avere un po’ di pace… un po’ di silenzio… per tornare padrone dei miei pensieri… Fare quattro passi da solo… affacciarmi a una finestra, di notte, e restare li a guardare il cielo… fare una corsa fino al mare, d’estate, e buttarmi in acqua con le stelle sopra di me e la musica delle onde… Piccole cose… cose da niente… Eppure per queste cose ho rinunciato ad una donna come Eva.

Bruno                          - Succederebbe lo stesso a me.

Mario                          - Sarà perché ci somigliamo che Eva si è avvicinata a te.

Bruno                          - Può darsi.

Mario                          - Cerchiamo di vederci e di diventare amici. Eva ha fatto il vuoto attorno a me. Mi mancano gli amici. L’amicizia è un sentimento importante…

Bruno                          - Indispensabile.

Mario                          - E, poi, tra uomini si è solidali.

Bruno                          - Credi che Eva capirebbe una nostra amicizia?

Mario                          - Non le diremo nulla. Ci vedremo qualche volta di nascosto. Andremo a mangiare insieme… o a un concerto… o a vedere uno spettacolo… Ma guarda che bella sera chiara. Mai visto tante stelle: Cassiopea… la Chioma di Berenice.

Bruno                          - Andromeda… la Lira… la Grande Orsa…

Mario                          - Quando preferisci che ti chiami? Di pomeriggio?

Bruno                          - Al mattino è meglio. O la sera.

Mario                          - L’una passata. Abbiamo fatto tardi.

Bruno                          - Per me è meglio. Da un po’ di tempo non mi addormento mai prima delle due. Ti accompagno… (escono. Buio) Soggiorno in casa di Bruno. Bruno ed Eva.

Eva                             - Perché non parli? Perché non dici che cosa pensi? Hai dei segreti per me? Perché mi nascondi i tuoi pensieri? Cosa c’è nella tua mente in questo momento?

Bruno                          - Cosa vuoi che ci sia? Nulla.

Eva                             - Soffri perché non sono ancora interamente tua? Vedrai un giorno cosa sarà la nostra vita. Insieme, staremo sempre insieme.

Bruno                          - … come gli sposi del famoso sarcofago etrusco.

Eva                             - Al mattino ti insaponerò la schiena.

Bruno                          - … e non ti staccherai da me fino al mattino dopo, quando ritornerai ad insaponarmela.

Eva                             - Cercherò per te un lavoro, in modo da poterti stare vicino. Tu non ti occuperai di nulla, tutte le tue energie, le conserverai per me. A proposito, cosa ne penseresti di venerdì?

Bruno                          - Per che cosa?

Eva                             - Per uccidere mio marito.

Bruno                          - Venerdì?!? Eh?!? Dopodomani?

Eva                             - Si sta avvicinando il Natale, tesoro. Ed è anche per il suo bene.

Bruno                          - Suo… di chi?

Eva                             - Di Mario, poverino. Mi fa persino tenerezza vederlo fare progetti per il futuro, come se la sua vita dovesse continuare chissà fino a quando. Ieri mi parlava dei suoi progetti per le vacanze invernali. Non è gentile lasciare che continui ad illudersi. Dal momento che è deciso così, muoia e non se ne parli più.

Bruno                          - Lasciamogli fare le sue vacanze invernali, e rinviamo il tutto al suo ritorno.

Eva                             - Ma al ritorno dalle vacanze invernali, come tutti comincerà a fare progetti per le vacanze estive. Va eliminato subito. E ho trovato come: un delitto sicuro. Morirà sereno, col sorriso sulle labbra.

Bruno                          - Ma no, io non voglio che…

Eva                             - Sarebbe peggio se si ammalasse ed avesse una lunga penosa agonia…

Bruno                          - Ma avverrebbe chissà quando…

Eva                             - Appunto, noi non possiamo aspettare. Anche perché potremmo morire prima di lui. Parlo per te, che sembri così robusto, ma non lo sei…

Bruno                          - Io ho una salute di ferro…

Eva                             - Ma sei delicato, hai delle ossicine fragili, fragili. È bastato un piccolo incidente per fracassartene parecchie… Ascolta come avverrà il delitto perfetto: quando rientra la sera, Mario fa sempre il suo bagno caldo. Prima che entri nella vasca, lo chiamerò per invitarlo a bere un aperitivo con noi. E come ti volterà le spalle, tu gli darai una botta in testa.

Bruno                          - Io?

Eva                             - Certo, chi vuoi che gliela dia? Una piccola botta tanto per stordirlo e per fargli perdere i sensi. Lo farai con un sacchetto di sabbia, che non lascia tracce. Te lo preparerò io. Ed è tutto.

Bruno                          - Tutto qui?

Eva                             - … l’azione di violenza, sì. Poi lo trasciniamo in bagno, lo stendiamo per terra, vicino alla vasca, accendiamo la radio, apriamo l’acqua e lui muore.

Bruno                          - Muore?

Eva                             - Muore. Ma non ti impressionare… Tutti dobbiamo morire.

Bruno                          - Fammi ricapitolare: un colpo in testa con un sacchetto di sabbia.

Eva                             - Esatto.

Bruno                          - Lo portiamo in bagno e lo stendiamo per terra, accanto alla vasca.

Eva                             - Esatto.

Bruno                          - Accendiamo la radio ed apriamo l’acqua.

Eva                             - Esatto.

Bruno                          - E lui muore.

Eva                             - Esatto.

Bruno                          - Come fa a morire?

Eva                             - Smette di respirare, il cuore cessa di battere.

Bruno                          - Per una semplice botta in testa?

Eva                             - Ah, dimenticavo: quand’è in bagno, apriamo il gas.

Bruno                          - Lo asfissiamo allora.

Eva                             - Una bella morte, no?

Bruno                          - E non soffrirà?

Eva                             - Con la botta in testa non sentirà nulla.

Bruno                          - Per essere sinceri, non è che il sistema mi persuada molto…

Eva                             - No, Bruno, adesso basta: non vuoi pugnalarlo, non vuoi strangolarlo, non vuoi avvelenarlo, non vuoi sparargli, non vuoi svenarlo, non vuoi buttarlo in un precipizio, né gettarlo dal treno, non vuoi mettergli una vipera nel letto, non vuoi fulminarlo con l’alta tensione, non vuoi annegarlo, non vuoi bruciarlo, non vuoi impiccarlo, non vuoi farlo saltare in aria, almeno una botta in testa, gliela vorrai dare.

Bruno                          - Vedi, Eva, io…

Eva                             - Ma di che cosa hai paura? Mentre ci facciamo un drink, mio marito muore. Non vedendolo tornare vado a vedere e mi accorgo che l’acqua sta uscendo da sotto la porta… mi spavento, realizzo, urlo, svengo, tu chiami aiuto, viene il portiere, accorre gente, arriva la polizia con il medico che constata il decesso ed è fatto. Gli prepariamo la camera ardente nello studio, tanti fiori, come in una serra. Con tutti quei fiori, a me verrà l’emicrania ed avrò sul volto una autentica espressione di sofferenza, che tutti potranno notare. Vedi com’è semplice? Basta un poco di buona volontà, non occorre che un piccolo gesto iniziale.

Bruno                          - Sì, ma…

Eva                             - Non trovare scuse, ce la farai. Resta fissato dunque per dopodomani, venerdì, quando rientra dal lavoro, verso le sei. (buio) Soggiorno casa di Bruno. Bruno e Mario.

Bruno                          - … dopodomani venerdì, quando rientri dal lavoro, verso le sei.

Mario                          - Credi non ci sia altra soluzione?

Bruno                          - Non ne vedo altre purtroppo. Mi dispiace.

Mario                          - Mai come a me.

Bruno                          - Lo capisco, Mario

Mario                          - Prima una botta in testa?

Bruno                          - … con un sacchetto di sabbia.

Mario                          - Fa male?

Bruno                          - Pare di no. Si tratta di un attimo.

Mario                          - Poi… in bagno.

Bruno                          - … accanto alla vasca, per terra.

Mario                          - Quindi l’acqua che scorre…

Bruno                          - … e la radio a tutto volume.

Mario                          - Speriamo trasmetta della buona musica

Bruno                          - Speriamo. Sei comprensivo. Non avrei mai immaginato lo saresti stato fino a questo punto.

Mario                          - Se non si può fare altrimenti…

Bruno                          - Conosci Eva meglio di me.

Mario                          - Quando prende una decisione, nessuno può farla tornare indietro.

Bruno                          - Mi è stato difficile trovare la forza di dirtelo.

Mario                          - Ti sono grato per la sincerità

Bruno                          - Tra amici si deve essere solidali. E, poi, ora, è tutto deciso.

Mario                          - … e bisogna andare fino in fondo.

Bruno                          - Mi serbi rancore?

Mario                          - No, credilo.

Bruno                          - Immaginavi che tra Eva e me…

Mario                          - Fin dal primo momento. Tu hai negato.

Bruno                          - Mi vergognavo di ammettere la mia relazione.

Mario                          - Me ne sono reso conto. Allora… è per dopodomani?

Bruno                          - Dopo le sei, quando torni a casa dalla fabbrica…

Mario                          - Alle sei e venti sul terzo programma c’è la Quinta di Beethoven…

Bruno                          - La sinfonia del destino. Cercherò di sintonizzare la radio sul terzo programma.

Mario                          - Te ne sarò grato. A dopodomani.

Bruno                          - Mi dispiace vederti triste.

Mario                          - Mi hai colto di sorpresa. Devo ancora farmene una ragione. Quando questa decisione l’avrò maturata, sarà diverso. Buonanotte! Scusa ancora, chi ha scelto la data: venerdì 17?

Bruno                          - È stata Eva.

Mario                          - È naturale. Non poteva essere che lei. (esce. Buio) Soggiorno di Eva. Eva al telefono.

Eva                             - …mi raccomando, Bruno, puntuale. Vieni con un poco di anticipo, nelle ore di punta non si trovano taxi… Ti sei esercitato col sacchetto?… Bravo! Un colpo solo, ma deciso. Cosa hai fatto? Io sono andata in giro per negozi… mi sono comperata un vestito, naturalmente un poco eccentrico, che mi sta d’incanto… Di che colore? Ma nero, naturalmente… Anzi visto che sono già vestita, dopo si potrebbe andare a far festa… Non è il caso?… Né oggi, né domani, né dopodomani…? Beh, pazienza. Tu come ti vesti?… Meglio un doppiopetto, fa più serio… Ma per rispetto, tesoro, ed anche per riguardo alla persona… una buona notizia: ti restituiscono il passaporto… Dopo la Trigesima faremo un viaggio insieme… un viaggio lunghissimo, una crociera… una lunghissima crociera… Come, soffri il mal di mare? Tanto meglio. Staremo sempre in cabina e io ti curerò. Pensi a me? Sì? Io penso a te. E se mentre io penso a te, il mio amore per te e il tuo amore per me… (il discorso è andato accelerando ed ora è soltanto più un sibilo, che verrà bissato sulla Nona di Beethoven. Buio) Soggiorno di Eva. Entra Bruno, poi Mario, vestiti a lutto.

Bruno                          - È stata una bella cerimonia.

Mario                          - Triste ma bella.

Bruno                          - Ed è andato tutto come era previsto.

Mario                          - Come “lei” aveva previsto.

Bruno                          - Una gran donna!

Mario                          - E se n’è andata in bellezza. Una donna come ce ne sono poche.

Bruno                          - Una donna come per fortuna ce ne sono poche. Ma, scusa, sul terzo programma venerdì non c’era la Quinta…

Mario                          - No, non era la Quinta, era la Nona. La Trionfale. (si sono seduti, accavallano entrambi le gambe mettendo in mostra calzini corti, fantasia, di colori violenti)

FINE