Non esiste alternativa alla famiglia!
Commedia in due atti di
Massimo Cunico
Verona, febbraio 2001
Personaggi
Famiglia A
Lina (moglie di Cesare, madre di Giulia)
Cesare (marito di Lina, padre di Giulia)
Famiglia B
Giulia (moglie di Alessio, figlia di Lina e Cesare)
Alessio (marito di Giulia, figlio di non so chi)
La signorina Caterina (la domestica)
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Scenografie
La scena è divisa in due: l’appartamento A, dove abitano Lina ed il marito Cesare, e l’appartamento B, dove invece abitano Giulia ed Alessio e dove lavora Caterina.
Gli appartamenti sono speculari. L’arredamento può cambiare a piacere dello scenografo.
muro di separazione tra i due appartamenti
A |
B |
divisorio basso (h. 40/50 cm.)
terrazze con dei vasi di fiori sopra
Platea
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Atto 1°
Prologo Atto 1°
Sale la musica. In scena vi sono degli effetti di luce, mentre una voce fuori campo, meglio se registrata, legge/declama le seguenti citazioni, compresa la parte riguardante la fonte:
Voce F. C.:
– dal Vocabolario della Lingua Italiana di Nicola Z ingarelli, edizione 1994: “Famiglia, sostantivo femminile. 1: Nucleo fondamentale della società umana costituito da genitori e figli”;
– dalla Costituzione della Repubblica Italiana, tit olo II, art. 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società natur ale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità f amiliare”;
dal Corso di Diritto di Giovanni Colombo, Editore Petrini, Torino, 1982: “
a) si dice “famiglia” l’insieme delle persone legate tra loro da vincolo di coniugio e da vincolo di parentela;
b) si dice parentela il vincolo esistente tra persone che discendono da uno stesso stipite;
c) si dice coniugio il vincolo esistente tra due persone unite tra loro in matrimonio.
Si dice matrimonio l’accordo col quale due soggetti dichiarano di prendersi rispettivamente in marito e in moglie, obbligandosi reciprocamente alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia ed alla coabitazione.
Si tratta perciò di un negozio giuridico bilaterale a contenuto non patrimoniale;
– dal Codice Civile, art. 143, Diritti e doveri rec iproci dei coniugi: con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti ed assumono i medesimi doveri.
Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casaling o, a contribuire ai bisogni della famiglia;
– dal Codice di Diritto Canonico: canone 1055, para grafo 1: il patto matrimoniale con cui l’uomo e la donna stabiliscono tra loro la comunità di tutta la vita, per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla generazione e educazione della prole, tra i battezzati è stato elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento.
canone 1056: le proprietà essenziali del matrimonio s ono l’unità e l’indissolubilità, che nel matrimonio cristiano conse guono una peculiare stabilità in ragione del sacramento;
– dal Catechismo della Chiesa Cattolica, 1992, parag rafo 2207: la famiglia è la cellula originaria della vita sociale. E’ la società naturale in cui l’uomo e la
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donna sono chiamati ad dono di sé nell’amore e nel dono della vita. L’autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla fa miglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità ne ll’ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin dall’infanzia , si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un’iniziazione alla vita nella società.
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Scena 1
A
Luci.
Cesare è comodamente seduto in poltrona o sul divano e sta leggendo un giornale. Lina è occupata in cucina (angolo cottura) o comunque sta lavorando in giro per l’appartamento.
Cesare: (Leggermente sovrappen-siero) Lina?
Lina: Sì?
Cesare: Lina?
Lina: Che c’è?
Cesare: Hai sentito cosa fanno allepiante?
Lina: Cosa fanno a…?
Cesare: (Interrompendola moglie) Qui c’è scritto checambiano i geni… geni…
Lina: Allatelevisione hanno detto…
Cesare: (Interrompendola)Geni…mi ricorda il genio della lampada di Aladino, ma non credo sia la stessa cosa.
Lina: No, non credo.
Cesare: Epoi “genio” è uno, “geni” sono molti… però hanno sbagliato! Dovevano scriverlo con due “i”: genii.
Lina: Dici?
Cesare: Quando torna dal lavoro.
chiedo a Giulia.
Lina: Anche Alessio lo saprà disicuro.
Cesare: (Accalorandosi)Cosa vorresti dire? Che mia figlia è un’ignorante? L’abbiamo fatta studiare sì o no? Dirige lei l’azienda ora, sì o no?
B
Buio totale.
Silenzio.
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Lina: Alessio è un insegnante e
torna a casa prima.
Cesare: Alessio è un presuntuoso!
Non gli voglio dare
soddisfazione.
Lina: Non è un presuntuoso.
Cesare: (Definitivo) Comunque
domanderò a Giulia e basta! Tuo
genero comincia a darmi sui
nervi con quell’aria da “signor-
so-tutto-io”!
Lina: Secondo me esageri.
Cesare: Esagero un corno!
Silenzio.
Cesare: (Sempre leggendo il
giornale e con lo stesso tono
leggermente sovrappensiero
a
Lina: (Sempre lavorando)Sì?
Cesare: Lina?
Lina: Che c’è?
Cesare: In ogni caso non
comprare più niente al
supermercato. Non mi fido della
roba messa lì sui banconi, senza
sapere da dove viene… chi la
tocca… solo dal fruttivendolo,
va bene?
Lina: Va bene, Cesare. va bene.
Cesare: Non dirmi “va bene” con
quel tono da pesce lesso. Non
comperare più niente al
supermercato: chissà che
porcherie ci mettono sopra alla
roba per conservarla.
Lina: Va bene.
Silenzio.
Cesare: (Come prima)Lina?
Lina: (Come prima)Sì?
Lina: Lina?
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Lina: Che c’è? Che vuoi?
Cesare: Mi porti qualcosa da
bere?
Lina: Cosa?
Cesare: È lo stesso. Quello che
vuoi.
Lina: Acqua?
Cesare: (Scattando) Acqua?
Quella ero capace di
prendermela anch’io, non ti
pare? Dammi del thé, una Coca,
una birra… sì, ecco, dammi una
birra… (mentre la moglie sta
aprendo una lattina) nel
bicchiere… lo sai che non
sopporto bere dalla lattina.
Lina: Sì, Cesare, lo so.
Silenzio.
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Scena 2
A
Cesare: (Come in precedenza)Lina?
Lina: Sì?
Cesare: Lina?
Lina: Che c’è?
Cesare: Come si trova Giulia con laCaterina?
Lina: È una spesa inutile. Io non homai avuto nessuna Caterina che mi aiutasse in casa, eppure ce l’ho sempre fatta senza problemi… ed ho anche allevato due figli.
Cesare: (Abbassando il giornale edostentando una pazienza che in realtà non ha) Lina, non hochiesto cosa ne pensavi tu della Caterina, ma come si trova Giulia. Giulia, hai capito? Nostra figlia. Le è di aiuto?
Lina: Lo spero bene, con quello checosta!
Cesare: Giulia se lo può permettere.Se lo può (sillabando) per-met-te-re! È quello sfaticato di suo marito, che non riesce a cavare un ragno dal buco!
Lina: Hail suo lavoro, che altro dovrebbe fare?
Cesare: Capirai! Il suo lavoro! Conlo stipendio d’insegnante farebbe sgobbare come una serva nostra figlia: come può badare sia al lavoro che alla casa?
Lina: Non hanno figli, Cesare, e secontinuano così nemmeno ne avranno.
Cesare: Cosac’entrano i figli, adesso? Io sto parlando del lavoro e della casa, Lina, lavoro e casa, capisci?
B
All’inizio della scena le luci iniziano ad alzarsi con esasperante lentezza. Dall’ombra a poco a poco emerge la figura di Alessio che, in ciabatte, sta scopando l’appar-tamento.
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Lina: Giulia non avrebbe avuto
alcun problema a tenere in piedi
entrambe le cose, anche perché
Alessio in casa si dà molto da
fare.
Cesare: Ma fammi il piacere! Parli
così perché non hai mai messo il
naso fuori di casa in vita tua. Ma
lo sai cosa vuol dire mandare
avanti un’azienda come quella che
ho lasciato a Giulia? Ti rendi
consto di cosa significa?
Lina: Non farla tanto pesante, caro.
Guarda che lei non fa quello che
facevi tu, sai? Non va certo nei
cantieri a metter giù tubi e caldaie.
Cesare: Ci mancherebbe! Ci sono il
geometra e gli operai per questo!
Lina: Appunto! Il geometra e gli
operai nei cantieri, il ragioniere in
contabilità, il magazziniere in
magazzino e la segretaria a
scrivere lettere: gliel’hai preparata
proprio bene l’azienda! Alla fine
lei cosa deve fare?
Cesare: Come “cosa deve fare”?
Deve dirigere tutto, tenere i
contatti coi clienti, organizzare i
lavori!
Lina: Comunque le resta benissimo
anche il tempo per organizzare
casa sua.
Cesare: Ma fammi il piacere! Te la
immagini? Nel bel mezzo di un
colloquio con un cliente: “Oh, mi
scusi, ora devo proprio scappare.
devo fare la spesa prima che il
supermercato chiuda!”
Lina: Comunque la serva in casa
proprio non le serviva. Alessio
l’aiuta già abbastanza.
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Cesare: Nondifendere quello sfaccendato, Lina. Quella miseria di stipendio che guadagna è ancora troppo per le ore che fa. Potrebbe darsi da fare!
Lina: Non credo che il suo lavoro sipossa misurare in ore.
Cesare: Se fosse per me dimezzereilo stipendio a tutti gli insegnanti. Lavorano mezza giornata, tre mesi di ferie d’estate, un mese a Natale, quindici giorni a Pasqua e se i ragazzi non vanno bene è sempre colpa delle famiglie, che non li seguono più come una volta! Tutti a lavorare nei campi li manderei!
Lina: Comeal solito stai esagerando, Cesare.
Cesare: Io non esagero affatto e tudevi smetterla di difendere quello sfaticato.
Lina: È un bravo ragazzo.
Cesare: Mafammi il piacere! Se non fosse perché mi sono impuntato per fargli assumere la domestica, a quest’ora Giulia avrebbe i calli alti così sulle mani.
Lina: Esageri.
Cesare: Non esagero.
Lina: Va bene, ma adesso smettiladi urlare, che dev’essere già tornato da un pezzo e potrebbe sentirti.
Cesare: (Dopoun attimo d’inde-cisione e comunque a volume decisamente più basso) Chem’importa?
Lina: Tornaa leggere il giornale, che è meglio.
Borbottando qualcosa tra i denti, Cesare torna ad immergersi nella lettura. Lina riprende i suoi lavori domestici.
Suona il campanello. Con la scopa in mano Alessio va ad aprire.
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Alessio: Ah, è lei? Buongiorno.
Caterina: Chi credeva che fosse?
Un ladro?
Alessio: Di solito non suona.
Caterina: (Entrando ed iniziando a
scivolare per l’appartamento con
le pattino) Di solito non dimentico
le chiavi.
Silenzio. Caterina osserva con at-
tenzione mobili e pavimenti.
Alessio: Avevo molti compiti da
correggere oggi e allora…
Caterina: (Interrompendolo e
continuando per tutta la scena a
controllare le pulizie fatte da
Alessio) Vedo, vedo. Non ha
trovato neanche cinque minuti per
spolverare un poco i mobili.
Alessio: Però ho scopato per terra.
Caterina: (Sfottendo) Ma bravo!
Prima pulisce i pavimenti e poi ci
butta sopra la polvere dei mobili.
Bella pulizia!
Alessio: Tanto sporchi non saranno:
li spolvero ogni altro giorno.
Caterina: È proprio vero che la
gente meno fa e meno farebbe.
Alessio: Parla di me?
Caterina: Tutti uguali gli
insegnanti: lavorano tre ore al
giorno e ancora si lamentano
perché hanno i compiti da
correggere a casa. Che sarà mai
correggere 20 temini una volta al
mese?
Alessio: Ho capito: parla di me.
Caterina: Vacanze d’estate, vacanze
a Natale, vacanze a Pasqua,, tutti i
pomeriggi liberi e non trovano
nemmeno il tempo per tenersi
pulita la casa.
Alessio: Sì, parla proprio di me.
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Scena 3
A |
B |
Entra Giulia.
Giulia: (Scivolando sulle pattino
fino ad uno sgabuzzino dove si
mette le ciabatte) Buongiorno,
Caterina.
Caterina: Buongiorno. Come va?
Giulia: Bene, bene. Grazie.
Alessio: Ciao, Giulia.
Giulia: Ah, ciao.
Caterina: Giornata impegnativa?
Giulia: Non parliamone neanche:
una cosa impossibile.
Alessio: Cos’è successo?
Caterina: Ogni tanto capita qualche
giornata decisamente negativa.
Giulia: Negativa? Non vedevo l’ora
che finisse! Due camion di
materiali non sono arrivati, un
cantiere quasi si ferma e il
ragioniere, bello bello, mi porta
gli insoluti di una ditta per cui
abbiamo lavorato il mese scorso.
A me li porta!
Alessio: Perché? A chi doveva…
Caterina: Non era capace di
telefonare e chiedere perché non
avevano pagato?
Giulia: È quello che gli ho chiesto
anch’io.
Caterina: E lui?
Giulia: M’ha detto che aveva già
telefonato e non era riuscito ad
ottenere niente.
Caterina: Incapace!
Giulia: Già.
Alessio: Ma la titolare sei tu, no? I
contatti con i clienti li tieni tu,
giusto?
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Giulia: Non sono un esattore delle
tasse! Io non mi metto a correre
dietro a nessuno, per avere quello
che mi spetta!
Caterina: Ha ragione! E poi ha già
troppi pensieri per la testa. Il
lavoro… la casa… ci manche-
rebbe solo che iniziasse ad occu-
parsi di contabilità!
Giulia: Ho detto al ragioniere di
richiamarli e di dire che se non
pagavano entro fine mese mettevo
tutto in mano all’avvocato.
Caterina: Brava! Ha fatto benis-
simo!
Alessio: Magari si è trattato di un
semplice disguido amministrativo.
Giulia:Ma cosa credi? Non dirigo
un’Opera di beneficenza! Se
facciamo dei lavori dobbiamo
essere pagati. Ci sono sette
dipendenti da mantenere: ho delle
responsabilità verso le loro
famiglie.
Caterina: Certo. Giustissimo. E poi
c’è anche la sua di famiglia. La
casa da mantenere.
Giulia: Sì, sì, ma con lui non si può
parlare di queste cose. Non
capisce.
Alessio: Veramente non mi sembra
ci sia molto da capire.
Giulia: Lascia perdere, Alessio.
Guarda… lascia perdere che è
meglio. Tu non sai neanche cosa
vuol dire lavorare in un’azienda
come quella che mi ha lasciato
papà. Hai sempre la testa persa nei
tuoi libri e non ti rendi conto dello
stress che devo sopportare ogni
giorno.
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Caterina: Certo, poverina. certo.
Troppe cose. Troppe cose.
Giulia: (Rivolta al marito ed
enumerando con le dita di una
mano) Manda geometra ed operai
nei cantieri, rispondi alle
telefonate dei clienti, firma gli
ordini del magazzino, firma le
lettere della segretarie… tutti i
giorni, tutti i giorni è così… e poi
corri a casa, fai le pulizie, carica la
lavatrice, fai asciugare la
biancheria, stira, prepara da
mangiare…
Alessio: (Interrompendola) A
proposito di mangiare: a cena
che…?
Giulia: Bistecca e patate.
Alessio: Ancora!
Giulia: Di che ti lamenti?
Alessio: Tutte le sere mangiamo
bistecca e patate!
Giulia: Se non ti comoda puoi
cambiare ristorante quando vuoi.
Caterina: Giusto. Giustissimo.
Giulia: Anzi, guarda, sai cosa puoi
fare, invece di star sempre lì a
lamentarti?
Alessio: Cosa?
Giulia: Vai giusto a comperare un
po’ di patate, che le abbiamo
finite. Intanto io aiuterò Caterina a
fare un po’ di pulizie.
Alessio: (Avviandosi verso lo
sgabuzzino) Per terra ho già
scopato io.
Caterina: (Seccata ed scivolando
fino allo sgabuzzino per mettersi
le ciabatte) Già, ma non ha
spolverato i mobili!
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Giulia: Ma come! Prima bisogna
spolverare e poi scopare.
Alessio si è messo le scarpe e con
le pattine scivola sempre più in
fretta verso la porta.
Caterina: È quello che continuo a
dirgli anch’io, ma proprio non mi
vuole ascoltare.
Giulia: C’è poco da fare. Non
gliel’ho detto che ha sempre la
testa persa nei suoi libri?
Alessio: Io vado.
Giulia: Ciao. Vai, vai e ricordati le
patate!
Alessio: Esco proprio per quelle.
Ciao. (Rivolto a Caterina)
Arrivederci.
Alessio esce.
Caterina: (Iniziando a lavorare)
Sarà meglio darsi da fare: i lavori
son tutti da rifare.
Giulia: (Aiutandola)Sì, sì, tutto da
rifare. Per le faccende di casa su
Alessio proprio non si può
contare.
Caterina: Già. È tanto un bravo
ragazzo, ma per la casa è
assolutamente negato.
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Scena 4
A
Suona il cellulare di Cesare, che inizia a conversare, evidentemente con un amico, ad alta voce e comodamente adagiato in poltrona o sul divano. Poi a poco a poco
abbassa il volume, si alza ed osservando di sottecchi la moglie, si sposta lentamente in terrazza.
Cesare: Pronto?Ah, ciao! Come stai?… Sì, sì, anch’io… Bene, bene. Molto bene… Certo… Sì, certo. Mi dici questo per…
La telefonata continua su questo tono per un po’.
B
Suona il cellulare di Caterina. È un’amica. Inizia la conversazione ad alta voce, poi a poco a poco il volume si abbassa e, osservando di sottecchi Giulia che continua a fare i lavori di casa, la domestica si sposta lentamente in terrazza.
Caterina: Pronto? Ah, ciao! Stai
bene? Sì, sì, benissimo… Anch’io, certo. Molto bene… Quanto tempo… Ma no, ma no…
La telefonata continua su questo tono per un po’.
I due iniziano più o meno contemporaneamente a spostarsi verso le rispettive terrazze.
Cesare: (Abbassando il volume e
con un certo imbarazzo) Come
dici?…
Chi?…
No, no, ricordo benissimo…
Sì, certo.
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Te ne ho parlato io, certo. |
|||||
No, no… non era uno scherzo. |
Caterina: (Abbassando il volume e |
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No, figurati, nemmeno una |
|||||
con un certo imbarazzo) Sì, sì. |
|||||
vanteria. |
No, no, non è successo niente… |
||||
È tutto vero, ma… |
Cioè… |
||||
No, è che proprio… |
Sì, certo, mi ricordo bene quel che |
||||
Non sempre… |
ti avevo detto… |
||||
Stai tranquillo un attimo. |
Figurati… |
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Ma chi mi credi? Quello che ho |
|||||
Esce finalmente in terrazza. |
detto, ho detto! |
||||
Sì. |
|||||
Adesso posso dirti tutto. |
Sì. |
No. |
Ascolta: |
lasciami |
|
Ma non capisci? |
parlare… |
||||
No, non potevo parlare. |
|||||
Esce finalmente in terrazza. |
|||||
Se stai zitta un attimo ti spiego |
|||||
tutto! No, ero in casa e non potevo |
|||||
parlare. |
A questo punto i due sono entrambi nelle rispettive terrazze, ma non si vedono, poiché per tenere d’occhio gli interni dei rispettivi appartamenti, si danno le spalle.
Se me la sono fatta? Ma, dico! Stai scherzando?
Ti ho mai raccontato una balla?
Certo che me la sono fatta!
Ma sì, ma sì… alla fine le servette sono tutte così…
Lo capisci alla prima occhiata, fin dal primo giorno, che prima o poi ti cadranno tra le braccia.
Se ci sono riuscita? Mi chiedi se ci sono riuscita?
Ti ho mai presa in giro?
Stai sicura che me lo sono fatto!
fatto e strafatto!
Sono tutti uguali. Tutti uguali, ti dico.
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Le intimorisci subito. Già solo il fatto d’essere il padrone di casa ti dà un vantaggio…
Sono affascinate dal potere, c’è poco da fare. Sentono che comandi tu.
In fin dei conti non sono ancora uno da rottamare. Mi mantengo in forma, non mi lascio andare… ho ancora un certo fascino…
Non per niente in azienda mi son sempre fatto tutte le segretarie che ho assunto. Con le donne ci so fare, lo sai.
Èbastato poco, ti dico. Poco. Due paroline dolci, qualche occhiata penetrante, di quelle che so far io – hai presente, no? – un mazzo di fiori…
Ormai ho l’occhio clinico. Li vedo subito di che pasta sono fatti gli allocchi.
Questo è il tipo che crede d’intimorirmi per il solo fatto di avere quattro soldi e di essere il padrone di casa. L’ho capito al primo sguardo.
Ti dirò che l’unica cosa che mi interessa sono i suoi soldi. Per il resto gli lascio credere quello che vuole.
Una cosa penosa. Hai presente il classico pensionato che crede di essere ancora in piena forma?
Scommetto che in azienda ci ha sempre provato con tutte le segretarie e non è mai riuscito a battere un chiodo! Ci sapesse almeno fare!… ma neanche quello, no…
Ho già guadagnato un bel po’ di quattrini! Ogni volta mi faccio regalare qualcosa… sì, sì, tutte cosette discrete, certo, ma di sicuro valore, le ho fatte vedere da un esperto…
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Regali? Ma no, ma no… che regali? Quando mai ho dovuto fare dei regali, io?
Tutti i giorni, ti dico! Appena mia moglie esce per fare la spesa io faccio un salto di là e viaaaa…
Oh, sì… la prima volta ha provato a rifilarmi una patacca da quattro soldi… l’ho lasciato a secco per due settimane e non ci ha più provato.
Beh, cosa vuoi… poverino… una, al massimo due volte la settimana… di più non ce la fa… per fortuna!
Da questo momento i due si avvicinano sempre più, continuando però a darsi le spalle. Dopo poche battute le conversazioni si confondono e i due si ritrovano a parlare l’uno con l’altra e schiena contro schien a, separati solo dai vasi di gerani della balaustra divisoria.
Come faccio? Beh, in effetti non è facile
No, no, lo sai che non è una vanteria.
L’importante è mantenersi sempre in forma.
No, no, un momento! Cosa dici? Io sono in forma, non è che penso di esserlo.
L’interno cosce? Ma se ho due gambe che sembrano quelle di un toro.
Sì, come tutti. Crede di essere chissà chi.
Immagino come si vanterà con gli amici.
Magari pensa di essere in forma,
Oh, sì, certo che sei in forma! Magari devi solo rassodare un po’ di più l’interno cosce.
Ecco, appunto… comunque non esagerare e guarda che darti del toro non è proprio un bel complimento!
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No, no, toro, toro… eccome!… e da tutti i punti di vista.
Macché mucchetta e vitellina: io ci ho due cosi così…
Due seni che?…
Ma cosa dici?
Non dovrei? Mi dici che ho le tette basse!
Ma non l’ho iniziato nemmeno io, per Giove! Non stavamo parlando delle mie cosce e delle mie tette cinque minuti fa!
E come no?!
Sì, sì, e allora?
Pronto…
Neanch’io…
Sì, sì, ora sento bene anch’io… cosa dicevi?
Mi ricordo benissimo.
Se proprio ci tieni… però io ti avrei vista meglio nelle vesti di una mucchetta… ecco, sì, una bella vitellina…
Ah, sì, in effetti… guarda io non volevo proprio dirtelo, ma visto che ne parli tu… beh, sì… in effetti hai due seni un po’… come dire?… “bassini”?
Che cedono un po’.
Ecco! Lo sapevo che non dovevo parlartene. Adesso ti offendi!
Non l’ho iniziato io il discorso.
Se è per questo non stavamo parlando neanche delle mie!
Sei tu che hai iniziato il discorso sulla forma fisica.
Pronto… pronto…
Non ti sento bene…
Ecco, ora va meglio.
Che il discorso sulla forma fisica l’hai iniziato tu.
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Culo basso? Anche il culo basso, ora? Prima le cosce, poi i seni, adesso anche il culo basso?
Non mi ero mai accorto di avere il culo basso… certo che arrivare a sessant’anni e sentirsi dire queste cose… e tutte in un giorno… ci manca solo che mi accorga di avere la dentiera…
Non è colpa mia se hai i seni cadenti e il culo basso. Dovresti fare un po’ più di moto.
Beh, sì… in effetti… un po’ basso ce l’hai…
Cosa? Hai la dentiera? Sai che non me n’ero mai accorta?
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Scena 5
Tutta la scena dev’essere velocissima e “urlata” in un accesso di progressiva e generale isteria. Le battute dovranno essere per la maggior parte improvvisate, pur restando entro le linee indicate.
Sull’ultima battuta della scena precedente entra in casa (B) Alessio. Sovrappensiero dimentica le pattine e avanza verso Giulia tranquillamente, senza preoccuparsi minimamente delle scarpe che ancora ha ai piedi, ma fatti pochi passi viene letteralmente aggredito dalla moglie, la quale lanciando altissime urla lo accusa di lasciare impronte per ogni dove (ad es.: “Ahh! Disgraziato! Dove vai? Cosa fai? Fermo, fermo. resta immobile dove sei! Non ti muovere, che lasci impronte dappertutto! Ahh! Disgraziato! Ma quante volte ti devo dire di usare le pattine? Non voglio che si cammini con le scarpe in casa! Sporchi, sporchi dappertutto! Ahh, mi vuoi far morire! etc. etc.”).
Al primo grido di Giulia i due in terrazza si spaventano a morte. I telefonini sfuggono loro di mano (All’interno Giulia continua ad urlare contro Alessio) e cadono vicino al muretto divisorio tra le due terrazze. Contemporaneamente i due si chinano (ancora non si sono visti) per raccogliere i cellulari, lamentandosi per lo spavento e temendo di aver rotto gli apparecchi. Chinati si girano entrambi verso il muretto senza ancora vedersi, quando però si rialzano si ritrovano inaspettatamente faccia a faccia e si spaventano prorompendo anch’essi in alte grida isteriche. All’interno di A , nel frattempo compare tutta agitata Lina, la quale vede di spalle in terrazza il marito che urla (ma non vede Caterina!). Preoccupatissima si getta letteralmente addosso a Cesare gridandogli nelle orecchie, presa anche lei nel vortice dell’isteria generale, una battuta del tipo: “Che c’è? Che succede?” (che dovr à essere comunque uguale alle successive pronunciate nelle analoghe situazioni). Colto di sorpresa Cesare si spaventa per la terza volta in rapida successione e prorompe anch’egli in altissime grida. Poi, sempre urlando, si rivolge alla moglie: “Mi vuoi morto? Mi vuoi morto? Dillo che mi vuoi morto! Fai prima a tagliarmi la gola mentre dormo, non credi? etc…”
Nel frattempo all’interno di B le urla di Giulia sono continuate e si sono incrociate e sovrapposte a quelle delle terrazze. In mezzo alla generale isteria Alessio si è docilmente seduto e si è tolto le scarpe.
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Scena 6
Arrabbiatissimo con la moglie, Cesare rientra nell’appartamento (A) e beve dal bicchiere che in precedenza aveva posato sul tavolino vicino alla poltrona/divano. All’interno di B Giulia si è un po’ calmata. Dopo essersi scambiata qualche fredda occhiata con Lina, Caterina rientra in B giusto in tempo per sorprendere Alessio mentre si alza dalla sedia con le scarpe in mano.
Un po’ perplessa Lina resta in terrazza.
Caterina, vedendo i piedi scalzi di Alessio prorompe in grida altissime. All’istante si scatena una seconda, violentissima scena d’isteria generale. Caterina grida contro Alessio (“Ahh, senza pattine! I piedi sudati sul pavimento! Lascia impronte dappertutto! E io lavoro per niente? Ahh, ecco il rispetto per il lavoro degli altri!” etc., etc.) su bito sostenuta da Giulia. Contemporaneamente in A Cesare si spaventa e si rovescia addosso quanto stava bevendo. Sempre più o meno contemporaneamente anche Lina si spaventa e si precipita all’interno di A, gridando “Cesare! Aiuto! Cesare!” e spaventando nuovamente il marito che finisce di rovesciarsi addosso il contenuto del bicchiere e, sbarrando istericamente gli occhi, inizia a mordersi le mani. Poi, mentre si sviluppa il finale di scena in B, sia Cesare che Lina iniziano ad origliare in qualche modo alla parete, per scoprire il perché di tali e tante urla.
Nel frattempo in B Alessio è rimasto forzatamente immobile, circondato da Giulia e Caterina, che non finiscono d’accusarlo per le impronte che lascia in giro per casa. Giulia prende un paio di pattine e le getta in malo modo ai piedi del marito. Docilmente Alessio, tallonato da entrambe, inizia a scivolare sulle pattine verso lo sgabuzzino, per andare a mettersi le ciabatte.
Sia nella scena precedente, che in questa, le reazioni di Alessio agli assalti prima di Giulia e poi di questa con Caterina, dovranno essere molto deboli. Potrà tentare degli accenni di battuta per scusarsi o per difendersi in qualche modo, ma senza mai realmente interferire né tantomeno interagire con lo svolgersi delle scene. Apparirà in generale piuttos to sottomesso, ma più paziente che intimorito.
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Scena 7
A
Verso la fine della scena precedente, quando le urla in B si sono quietate, sia Lina che Cesare hanno smesso di origliare. La prima ha ripreso il suo andirivieni affaccendato per le varie stanze dell’appartamento, il secondo si è accomodato nuovamente in pol-trona, immergendosi ancora nella lettura del giornale.
B
Dopo essersi messo le ciabatte, Alessio esce di scena per andare in un’altra stanza dell’appartamento.
Giulia: Proprio non si riesce a farglicapire che con un minimo sforzo da parte di tutti si può mantenere la casa perfettamente in ordine.
Caterina: Per me è una questione dicattiva volontà. Non ha nessun rispetto per il lavoro degli altri.
Giulia: Già! Non si rende conto diquanto sia difficile fare pulizia.
Caterina: Ma – dicoio – sarà poi così difficile ricordarsi delle pattine?
Giulia: Non capisce. Non capisce.
Caterina: Lui non capisce e gli altrisgobbano!
Giulia: Pazienza, Caterina, la prego:pazienza. (Sospirando) Pensi cosa devo sopportare io, che l’ho sposato.
Caterina: Ehh…poverina… non l’invidio certo.
Giulia: (Sospirando)Non m’invidio
neanch’io.
Caterina: (Perplessa)Come?
Giulia: Ah, no… niente… pensavoad alta voce.
Caterina: Ah… mi pareva…
Giulia: Per favore può continuare dasola? Io vado un attimo di là da mia madre.
Caterina: (Dissimulando a fatica ildisappunto) Certo, certo. Vada,vada pure. Qui finisco io.
30
Suona il campanello. Lina va ad aprire: è Giulia.
Lina: Ciao.
Giulia: Ciao. Ciao, papà.
Cesare: (Senza alzare gli occhi dalgiornale) Ciao, Giulia.
Lina: Come mai qui?
Giulia: Così,per fare due chiacchiere.
Lina: Tutto bene al lavoro?
Giulia: Sì, sì, tutto bene.
Cesare: Brava!
Lina: E a casa? Tutto bene, a casa?
Giulia: (Sbuffando)Sì, sì, tutto bene.
Cesare: Brava!
Lina: Si sentivano di quelle grida,prima.
Giulia: Ah, sì, niente di particolare.
Lina: Nientedi particolare? Sembrava venisse giù il Paradiso! Cos’era successo?
Giulia: Ma niente, mamma. Niente.Le solite cose. Lo sai com’è Alessio…
Lina: Mi sembra un bravo figliolo.Sono proprio contenta che vi siate sposati.
Cesare: Io no!
Giulia: (Infervorandosi)Ma ascolta,mamma: secondo te ci vuole tanto a ricordarsi di usare le pattine?
Lina: (Minimizzando) Uhhh…le
pattine…
Giulia: Tutte le volte! Tutte le volte!Cosa gli cosata mettersi le pattine fino allo sgabuzzino e poi le ciabatte?
Giulia esce, in ciabatte!, e Caterina inizia, sbuffando, a spolverare un po’ qua e là.
Caterina un po’ spolvera e un po’, soprattutto!, origlia. Cerca il punto migliore nel muro e quando finalmente l’ha trovato si ferma ad ascoltare, approvando con decisione le affermazioni della figlia e disapprovando quelle della madre.
31
Lina: Ma sì, ma sì, Giulia… cosa
vuoi che sia…
Giulia: (Alterandosi decisamente)
Però poi quella che pulisce sono
io!
Cesare: E la domestica?
Giulia: E Caterina, certo. Puliamo in
due, ma Alessio sporca per un
reggimento!
Lina: Non esagerare, dai. Più di
tanto non può fare, quell’uomo.
Giulia: Eh, no! Eh, no! Non
prendermi in giro, mamma. Tu
non sai come sono costretta a
vivere.
Lina: Giulia, abitiamo sullo stesso
pianerottolo: ti vedo tutti i giorni e
non mi sembri messa poi così
male.
Cesare: Lasciala parlare, Lina.
Giulia: Mi rende la vita impossibile.
Mi sfrutta. Mi tratta come l’ultima
delle serve.
Cesare: Che t’avevo detto, Lina?
Che t’avevo detto? Vedi che la
domestica era necessaria?!
Giulia: Arrivo dall’ufficio e trovo la
casa completamente sottosopra:
libri dappertutto, vestiti lasciati in
giro, calze sul letto, la
lavastoviglie ancora da svuotare,
la lavatrice ancora da stendere, i
mobili ancora da spolverare…
Cesare: (Interrompendola con foga)
Hai visto, Lina, che avevo
ragione? La tratta come una serva.
Come una serva!
Giulia: Per fortuna c’è Caterina che
mi dà una mano…
Lina: (Interrompendola a sua volta)
Io non ho mai avuto l’aiuto di
nessuna Caterina e ce l’ho sempre
fatta comunque. Non vedo perché
tu non dovresti…
32
Giulia: Ma tu non lavoravi,
mamma! Non avevi un’azienda da
mandare avanti tutti i santi giorni.
Lina: Ma avevo te e tuo fratello da
far crescere, tutti i santi giorni,
comprese le domeniche, le feste
comandate e comprese soprattutto
le ferie! Tu bambini non ne hai e
se continui così…
Giulia: Per carità, mamma! Non
ricominciare! Pensa che disastro
sarebbe un bimbo adesso: non ho
neanche il tempo di respirare,
figurati se dovessi restare
incinta…
Lina: A me non sembri così presa e
poi c’è Alessio che ti dà una
mano.
Giulia: Alessio non fa niente.
Cesare: Niente di niente!
Lina: Lo vedo sempre tornare con la
spesa e so che cucina.
Cesare: Capirai…una pasta in
bianco ogni tanto e due uova al
burro…
Lina: E tu che ne sai?
Cesare: Basta che guardi Giulia e
capisci subito che quell’incapace
in casa non fa proprio nulla. Ho
fatto bene a fargli assumere una
domestica!
Lina: Quella lì ha trovato la
cuccagna, ve lo dico io.
Scommetto che quando torna da
scuola, Alessio comincia a
spolverare e a scopare per terra.
Giulia: No, no, scopa senza prima
spolverare, così poi è tutto da
rifare.
Cesare: È un incapace. Un perfetto
incapace.
Lina: Magari anche tu le dai una
mano coi mestieri di casa.
33
Giulia: Mamma, viene solo tre voltela settimana: da sola non ce la farebbe mai!
Lina: Cos’hai? Una reggia al posto
della casa? Vivi in un appartamento identico al nostro: quattro camere più il bagno. Sono soldi buttati.
Cesare: Comunque Giulia se lo puòpermettere. Piuttosto che faccia una vita da serva, preferisco che butti via del denaro.
Lina: State esagerando.
Giulia: Di queste cose con te non sipuò parlare, mamma.
Cesare: Quandonon sa più cosa dire, tua madre si rifugia sempre nello (rifacendo il verso alla moglie) “state esagerando”!
Giulia: Èvero, mamma. Tutte le volte va sempre a finire così.
Lina: Perché è così che deve finire:
se state esagerando, state esagerando e qualcuno dovrà pur dirvelo.
Giulia: Con te proprio non si puòparlare, mamma.
Cesare: Brava! Hai ragione.
Cesare si rituffa nella lettura del
giornale. Lina riprende ad armeggiare in cucina, aiutata un po’ da Giulia, che magari ne approfitta per piluccare qualcosa da un piatto.
Rientra in scena Alessio, che si ferma, non visto, ad osservare Caterina che origlia.
34
Scena 8
A |
B |
Alessio: Cosa sta facendo, scusi?
Caterina: (Drizzandosi di scatto ed
imbarazzatissima) Chi? Io?
Alessio: E chi, se no? Siamo solo in
due, mi pare.
Caterina: Niente, niente. Non stavo
facendo proprio niente.
Alessio: Secondo me, invece, stava
origliando.
Caterina: No, no. (Solenne) Nego
nel modo più assoluto.
Alessio: Stava origliando, le dico.
Caterina: E io le dico di no! Le
sembro forse il tipo che origlia
alle pareti?
Alessio: Sì.
Caterina: No.
Alessio: E allora cosa stava facendo?
Caterina: Beh… ecco… io… io
stavo ascoltando, perché mi
pareva di aver sentito un tarlo in
questo mobile.
Alessio: Non ci sono tarli in casa.
Caterina: Oh, adesso forse non ce
ne sono, ma in futuro? Basta una
piccola larva nella cornice di un
quadro e nel giro di poco tempo
l’intera casa si ritrova
completamente infestata da quei
terribili insetti. (Tragica) Bisogna
vigilare. Ascoltare con attenzione
e al minimo rumore… zac!…
intervenire drasticamente.
Alessio: mannaia o bazooka?
Caterina: (Sostenuta ed avviandosi
verso un’altra stanza) Un
semplice antitarlo potrà bastare
(esce).
35
Alessio: (Sospirando una volta
rimasto solo) Ci mancava anche la
domestica spiona, adesso! Ma
guarda te come dovevo finire.
Non bastava la moglie! Dico: uno
quando si sposa lo sa bene quello
cui va incontro… ma anche la
domestica! Le domestiche per loro
natura dovrebbero essere servi-
zievoli, magari anche un po’
remissive e invece no! A me ne
doveva capitare una che comanda
peggio di mia moglie e di mio
suocero messi insieme.
(Sospirando ancora) Ah, le delizie
della vita matrimoniale: dolcezza,
comprensione, unione, sesso… a
volontà… tra un mal di testa e
l’altro, s’intende.
Ma perché in televisione non ti
fanno mai vedere le cose come
realmente |
stanno? |
Se |
solo |
avessero fatto… che so… una |
|||
pubblicità |
progresso |
sulla |
vita |
matrimoniale – quella |
vera! – di |
sicuro non mi sarei cacciato in
questo pasticcio. E invece no! Ti
mostrano solo famiglie felici, con
tanti marmocchi bravi, buoni,
sempre puliti, che fanno colazione
vestiti di tutto punto, senza
sporcarsi e senza litigare, mentre
la mamma con un sorriso a 64
denti tosta il pane, scalda il latte,
versa il caffè, apre la
marmellata… e il marito! Bello,
rasato, giacca e cravatta, doccia
appena fatta: “Ciao, cara. Oggi
scappo… sai… sono in ritardo e
in ufficio mi aspetta una
giornata…” e la moglie premu-
rosa: “Tieni, amore. Non
dimenticare i tuoi pocket-coffee”
36
Giulia saluta i genitori ed esce.
e gliene infila un pacchetto nel
taschino della giacca, mentre i
bambini sorridono felici e un
raggio di sole entra dalla finestra
ad illuminare e benedire tutta la
scena.
Che bello.
(Sconsolato) A me invece deipocket-coffee tirano dietro solo pattine e ciabatte!
37
Scena 9
Rispettare le corrispondenze tra le righe.
A |
B |
Cesare si alza, prende il bicchiere |
Giulia entra. |
che aveva posato sul tavolino, ma un |
|
po’ troppo lontano dalla poltrona, e |
|
beve. |
In rapidissima successione: fuori scena Caterina inizia ad urlare a pieni polmoni ed entra in B chiaramente in preda ad una crisi isterica. Spaventata inizia subito a gridare anche Giulia. Si spaventa a grida anche Alessio. In A Cesare si spaventa a sua volta, grida e si rovescia addosso il contenuto del bicchiere. A raffica in A entra in scena preoccupatissima Lina, piomba alle spalle di Cesare e col solito grido (rigorosamente uguale ai precedenti) “Chec’è? Che succede?” lo spaventa nuovamente a morte. Intanto in B si sviluppa la crisi isterica di Caterina: minacciosa si avvicina ad Alessio e dichiara, sempre urlando!, di aver trovato delle gocce sullo specchio.
Traccia di massima:
Caterina: Ahh, ecco il rispetto… la
pulizia… la buona educazione…
non è possibile… non si può
tollerare una cosa simile… siamo
allo sfruttamento puro e
semplice…
Giulia: (Sempre gridando) Cosa è
successo? Mio Dio, Caterina,
cos’è successo?
Caterina: Questo è sadismo…far
lavorare la gente per nulla… far
pulire per sporcare subito dopo…
Alessio: E via, si calmi. Su, ci dica
cos’è successo.
Caterina: Zitto! Stia zitto, lei!
Ahh… che rispetto… che
rispetto…
Giulia: Allora, presto, non ci tenga
sulle spine…
38
Mentre si sviluppa in B “l’attacco” di Giulia e Caterina contro Alessio, in A Cesare si asciuga, aiutato da Lina che poi, subito prima dello scavalcamento e dell’entrata di Alessio, lascerà da solo il marito per andare in un’altra stanza, magari per andargli a prendere una camicia pulita. Le battute sono libere.
Caterina: Lospecchio… in bagno… lo specchio… ci sono sopra DUE gocce d’acqua! Ahhh…
Giulia: Ahh… nooo, le gocce sullospecchio nooo…
Caterina e Giulia si avvicinano sempre più minacciose ad Alessio, il quale lentamente indietreggia fino ad uscire in terrazza.
In rapida successione e sovrap-posizione le battute di Giulia e Caterina in questa fase potranno essere del tipo: “Sei stato tu… tuttele volte… non hai rispetto per il lavoro degli altri… tutti i giorni… tutti i giorni la solita storia… è ora di finirla… non si può più sopportare una simile sporcizia… questo è puro menefreghismo… etc., etc.”.
Alessio tenta una debole difesa: “Su, avanti… non esageriamo… dopotutto sono solo due goc-cioline… può capitare a chiunque… non l’ho fatto apposta… forse non sono nemmeno stato io… etc., etc.”.
Alessio è costretto ad uscire in terrazza. Giulia e Caterina si fermano sulla soglia soddisfatte, non lo pressano più e si ritirano all’interno di B indignate, scam-
biandosi battute sui maschi sfruttatori, che fanno lavorare le donne come delle schiave, che non hanno alcun rispetto, che se ne fregano di tutto e di tutti, che sono egoisti e via dicendo.
Alessio intanto, non visto da nessuno, scavalca la balaustra coi vasi di fiori e, con ampi gesti di sollievo, si porta nella terrazza di A.
39
Alessio entra silenziosamente nell’appartamento. Cesare è di spal-le e sta finendo di pulirsi. Lina è ancora fuori.
Alessio: Buonasera. Mi scusi se…
Colto di sorpresa Cesare si spaventa a morte per l’ennesima volta e in qualche modo cade lungo
disteso sulla poltrona/divano. Alessio premurosamente si china per aiutarlo a rimettersi in sesto e proprio in quell’istante si precipita in scena Lina, che piomba col solito "Che c'è? Che succede?” (Magari alla solita battuta di Lina si può aggiungere: “Cos’era quel grido?”) questa volta alle spalle di Alessio, che si spaventa a morte e salta letteralmente in braccio a Cesare.
Alessio: (Conun filo di voce e sempre in braccio a Cesare) Buonasera, signora. Ero venuto per vedere se potevo fermarmi a cena… sa com’è: di là c’è un po’ di maretta…
Lina: Sì,sì, caro. Certo, fermati pure a cena, ma… che ci fai in
braccio a mio marito? (Punzecchiando Cesare) Nonpensavo che voi due vi voleste così bene!
Lentamente le luci iniziano ad abbassarsi su Giulia e Caterina che all’interno dell’appartamento conti-nuano, anche se a volume ridotto, lo scambio di malignità sugli uomini.
Sale la musica, calano le luci e finisce il 1° atto .
40
Atto 2°
Prologo
Sale la musica. In scena vi sono degli effetti di luce, mentre una voce fuori campo, meglio se registrata, legge/declama la seguente citazione:
Voce F.C.: dal Dizionario Enciclopedico di Spiritualità dirett o da ErmannoAncilli, Roma, Edizioni Studium, 1975: “Clemente d’Ale ssandria parla della «grazia paradisiaca» del matrimonio: questo consente di vivere ancora sulla terra qualcosa della gioia dell’eden. Il paradiso terrestre era tale anche per l’amore dei progenitori.
Successivamente però si prova la disillusione, magari inconfessata o inconscia, ma sempre attiva. Anche l’amore coniugale si svela ferito per il peccato originale: il coniuge non è come lo si era pensato, né il matrimonio reca tutto quanto da esso si attendeva. La vita comune fa tosto apparire sottili disaccordi, gusti differenti, tendenze opposte. Un’esistenza totalmente condivisa cancella ogni apparenza. Vengono richieste concessioni e sacrifici, ai quali non si era per nulla preparati. Parimenti i coniugi scoprono l’esistenza del peccato nel cuore stesso della loro unione. Ove si credeva di trovare la comunione, si riscontra l’opacità; ove la complementar ietà, l’incompatibilità; ove il dono, l’egoismo; ove la purezza, l’insorgere dell’istinto ribelle. I coniugi s’avvedono che il loro stesso amore è una realtà incapace a salvarli. Sul piano umano si sogliono offrire ai coniugi raccomandazioni preziose, onde ridonar ad essi un amore serenamente fiducioso. I loro disaccordi non sono necessariamente degli accidenti lamentevoli, o il segno che essi sono mal accordati o che mancano vicendevolmente di riguardi; servono a ricordare che il loro matrimonio, è un processo vitale, una continua trasformazione, un passaggio incessante dai loro esseri individuali a un essere coniugale. Uomo e donna nel matrimonio, pur restando persone autonome, devono lentamente diventare una sola creatura, la persona coniugale. Se gli sposi non maturano in questo senso, la frattura è inevitabile.
43
Scena 1
A
Luci.
Il giorno seguente Cesare è comodamente seduto sulla solita poltrona/divano e sta ancora leggendo il giornale. Lina è occupata in cucina o comunque sta come al solito lavorando in giro per l’appartamento.
Dopo qualche secondo, mentre la musica del prologo finisce di sfumare, suona il cellulare di Cesare, che risponde ed inizia a conversare, evidentemente con un amico. Come già in precedenza il tono della voce dapprima è alto poi, a mano a mano che la telefonata diventa piccante, il volume si abbassa decisamente, mentre Cesare si alza ed osservando di sottecchi la moglie, si sposta lentamente in terrazza.
Cesare: Pronto?…Pronto?… Ah, ciao!… Sei tu?… Ma no, no… non ti avevo riconosciuto… sì, sì… no… è il cellulare che prende poco…
Come stai?… Chi? Io? Bene, bene, grazie… sì… no… sì, sì… tutto bene… etc., etc….
(Più circospetto) Ma sì, sì… tel’ho già detto ieri…
(Alzandosi) che fai? Mi controlli?Sei curioso? (Rivolto sottovoce alla moglie) È Giulio… lasettimana scorsa gli ho detto che mi mettevo a dieta, per tornare in piena forma: sta schiattando… con la pancia che si ritrova!
B
Buio totale.
Silenzio.
Le luci iniziano ad alzarsi con esasperante lentezza. Dall’ombra a poco a poco emerge ancora la figura di Alessio che, in ciabatte, sta scopando l’appartamento.
44
(Tornando alla conversazione al
cellulare ed avviandosi verso la
terrazza) Un chilo. Ti dico un
chilo! Sì, sì, in una settimana…
(uscito) ma no, cos’hai capito?
Non potevo… ecco, appunto…
vedi che capisci? Ma sì… ci sta, ci
sta… ormai è cotta… tutti i giorni,
appena resta sola in casa, vado e
me la spupazzo… sì, è vero… no,
in effetti non ho mai avuto
problemi con le donne… com’è?
Dai, dai, non farmi ripetere
sempre le stesse cose: te l’ho già
spiegato com’è… no, no… niente
d’eccezionale, però non è neanche
brutta… normale, ecco… una
persona normale… però è
disponibile, anzi disponibi-
lissima… sì, sì, è caduta subito…
beh, si vede che ho ancora un
certo fascino, e poi ha capito
subito chi comanda… ma sì, ma
che c’entra?… certo, l’ha assunta
mia figlia… ma no, lascialo
perdere, mio genero proprio non
conta nulla: pensa che quando si è
presentata la prima volta ha
parlato con me, il colloquio per
l’assunzione – diciamo – gliel’ho
fatto io… e poi sono io che ho
insistito per… ma no… mio
genero paga solo, ma chi
comanda… ecco, bravo! Vedi che
hai capito?
Comunque, guarda, scatenata… a
vederla non diresti, eppure… ci
sono dei giorni che, giuro, faccio
finta di non essere in casa. Eh, sì,
perché poi – lo sai anche tu – il
troppo annoia… meglio ogni tanto
lasciarla a bocca asciutta… così,
tanto per farle ricordare cosa si
45
perde quando non vado a
trovarla… ma no, macché chiavi!
Basta scavalcare una fila di vasi
qui in terrazza e sono di là… ma
sì, un gioco da ragazzi!
46
Scena 2
A
Cesare: (Sempre al telefono)Certo… certo… no… sì… certo… etc.
Cesare: Ma sì, anche oggi, ancheoggi!
Cesare: Sono le quattro e mezza, tranon molto arriverà e allora… (con sufficienza) sì, sì… poi ti racconto…ma non far girare troppo la voce, capito? Non si sa mai.
Lina: (Uscendo in terrazza)Cesare,che fai? Stai ancora telefonando? Cesare: (mentre già tenta diascoltare quanto figlia e genero si dicono in B) Ssst! Zitta! Stannoparlando.
Lina: Vieni dentro, su. Lasciali inpace!
Cesare: Taci, taci: dev’essere suc-cesso qualcosa.
B
Entra Giulia. Cerca con lo sguardo le pattine, le trova: sono un po’ lontane dalla porta.
Giulia: Mi passi le pattine, perfavore?
Alessio: (Voltandosi)Ah, ciao. Erosovrappensiero e non ti ho sentita entrare.
Giulia: Ciao, ciao. Allora, mi passi‘ste pattine?
Alessio: Sì, ecco. Le avevo spostateper scopare.
Giulia scivola con le pattine fino allo sgabuzzino, dove calza le ciabatte. Poi torna in salotto e si siede con aria tragica.
Alessio: Beh?cos’è quell’aria tragica?
Giulia: E me lo chiedi?
Alessio è perplesso. Si guarda i piedi: è in ciabatte. Non capisce, poi ha come una folgorazione.
Alessio: Ho capito! No, no, no, no…questa volta ti sbagli: ho spolverato prima di scopare.
Giulia: Non si tratta di questo.
Alessio: No?
47
Cesare: (Sottovoce a Lina)Quell’in-capace ha di nuovo sporcato lo specchio.
Cesare: (D’ora in avanti rivolgen-dosi sempre sottovoce alla moglie) Quello scemo dimenticatutto.
Cesare: Ha dimenticato la medicina.
Lina: Che medicina?
Cesare: Forse diventeremo nonni.
Lina: Nonni? Hai detto nonni?
Cesare: Ssst… zitta!
Giulia: No.
Alessio: Ah. E di cosa, allora?
Giulia: Di ieri sera.
Alessio: Ieri sera… ieri sera… madai: ancora per quelle due gocce sullo specchio?
Giulia: Nonsi tratta nemmeno di quello.
Alessio: Ho fatto qualcos’altro?
Giulia: No,cioè sì! Cioè no… l’abbiamo fatto insieme…. però
io… però tu… (in un improvviso
sbotto d’ira) potevi anchericordarmelo!
Alessio: (Perplesso) Ricordarti
cosa?
Giulia: Di prendere la pillola!
Alessio: Ma… veramente… ci pensisempre tu.
Giulia: Ieri sera non l’ho presa!
Alessio: E allora?
Giulia: Come: “allora”?
Alessio: Non mi sembra poi tantograve.
Giulia: Ierisera abbiamo fatto l’amore.
Alessio: Sì, mi pareva, infatti.
Giulia: (Perplessa)Stai scherzando?
Alessio: No, ma…
48
Giulia: (Tragica, posando) Ma ti |
||||||
rendicontodicosapuò |
||||||
significare, per me, una maternità |
||||||
adesso? |
||||||
Alessio: Non mi sembra una |
||||||
situazione così tragica, Giulia. |
||||||
Giulia: (Alle lacrime) Non ce la |
||||||
farei, non ce la farei… |
||||||
Alessio: Ma, Giulia, cosa dici? |
||||||
Perché non dovresti farcela? E poi |
||||||
ci sono io, no? Ti aiuterei. |
||||||
Giulia: Il lavoro… la casa… le |
||||||
spese… |
||||||
Alessio: Ma che dici, Giulia. La |
||||||
casa? |
Le spese? Il lavoro? |
|||||
(Gioioso) Con un bimbo in arrivo |
||||||
tutto questo sparisce: non ci sono |
||||||
più questi piccoli pensieri! |
||||||
Giulia: Non capisci… non ce la |
||||||
faccio… non capisci… |
||||||
Alessio: (Gioioso) Sei tu che non |
||||||
capisci, |
Giulia: immagina che |
|||||
gioia con un bimbo per casa. |
||||||
Giulia: (Isterica) Sei tu che non |
||||||
capisci… non ce la faccio… non |
||||||
ce la faccio… non lo voglio… non |
||||||
Cesare: No, forse non diventeremo |
lo voglio… |
|||||
nonni. |
||||||
Lina: (Delusa)No? |
||||||
Alessio: (Dopo un attimo di silenzio) |
||||||
Ah, adesso ho capito. Non è |
||||||
paura, è semplice egoismo. |
||||||
Giulia: Ha parlato il santone! (Tra |
||||||
sé e sé, disperandosi)Speriamo di |
||||||
no. Speriamo di no… |
||||||
Alessio: E se invece fosse sì? |
||||||
Giulia: No, non lo sarà. |
||||||
Alessio: Ma se lo fosse? |
||||||
Giulia: Allora proprio non capisci: |
||||||
non lo sarà e basta! Questa è una |
||||||
decisione che spetta a me e a me |
||||||
sola |
49
Cesare: Ha ragione! È duro dirigereun’azienda.
Lina: Vieni via, Cesare.
Cesare: Ssst… zitta!
Cesare: È completamente scemo!
Cesare: Èscemo, completamente scemo.
Alessio inizia sommessamente a ridere, poi in un rapido crescendo sbotta in un’aperta e quasi fragorosa risata. Giulia è perplessa.
Giulia: Sei impazzito?
Alessio continua a ridere.
Giulia: (Arrabbiata) Che hai?
Perché ridi?
Alessio: (Controllandosia fatica) Finalmente ti conosco, ti conosco a fondo.
Giulia: (Semprepiù arrabbiata) Perché ridi? Perché?
Alessio: (Ridacchiando)È assur-do… è assurdo…
Giulia: Ma cosa? Cosa?
Alessio: Tustai scimmiottando i personaggi delle telenovelas, che ogni sera ti spari in testa alla TV. Cos’è? È l’ora della tragedia? Dobbiamo assumere grandi pose per problemi che in realtà non esistono? Domani toccherà alle comiche, spero… o forse no, forse l’ora delle comiche è proprio questa!
Giulia: Ma cosa dici? Sei pazzo?
Alessio: Macchépazzo! Ma hai pensato per un attimo a quello che stavi dicendo? Avevi già deciso d’abortire prima ancora di sapere se eri incinta o no! Ti preoccupi del lavoro, della casa, dei soldi e non ti sfiora nemmeno l’idea che forse, dico forse, stai per ammazzare un essere umano: solo
il dubbio della possibilità dovrebbe farti raggelare il sangue!
50
Cesare: Urka!
Cesare: Già, in effetti…
Lina: Ma cosa è successo?
Comunque stai tranquilla: non sei incinta e neanche lo sarai.
Giulia: Comefai ad esserne così sicuro?
Alessio: (Ridendodi gusto) Èsemplice… e comicissimo allo stesso tempo. Ieri sera non dovevi andare al cinema con Lorella?
Giulia: Sì, certo.
Alessio: E perché non ci sei andata?
Giulia: Perché stava male.
Alessio: Aquando risale il nostro ultimo… ehm, rapporto?
Giulia cerca di ricordare.
Alessio: A26 giorni fa, per l’esattezza.
Giulia: Così tanto? Sei sicuro?
Alessio: Capirai!Capitano così di rado che per non dimenticarli li segno sul calendario!
Giulia: E allora? Cosa c’entra tuttoquesto?
Alessio: Macome che c’entra? Abbiamo rapporti una volta ogni tanto… ogni tanto tanto… ieri sera dovevi uscire e non sei uscita… hai dimenticato la pillola… e per di più non avevi mal di testa… questo mi sembra veramente troppo! Io non credo che il buon Dio ce l’abbia con me fino a questo punto!
Giulia: Con te? Con me, piuttosto!
Alessio: Stasera ricomincia a pren-dere le tue pilloline e domani telefona al ginecologo: vedrai che ti dirà di stare tranquilla.
Alessio riprende a scopare. Giulia si copre il viso con le mani.
51
Cesare: Niente, niente… lesolite
cose che capitano in ogni
famiglia.
Lina rientra, mentre Cesare resta
ancora ad origliare.
52
Scena 3
A |
B |
Entra Caterina. Osservando con
insistenza sia Giulia che Alessio,
scivola con le pattine fino al solito
sgabuzzino, per prendere le ciabatte.
Caterina: Brutta giornata?
Nessuno risponde.
Caterina: Bruttissima, direi.
Silenzio.
Caterina: (Rivolta a Giulia)Si sente
poco bene?
Giulia: Ho un terribile mal di testa.
Alessio: Sì e temo anche che durerà
a lungo…
Giulia: … molto a lungo!
Alessio: Appunto! Giusto per andar
sul sicuro.
Giulia: Esatto!
Caterina: Non capisco. Le fa molto
male?
Giulia: Molto.
Caterina: Ha preso qualcosa? Che
so?… un’aspirina, una pillolina
contro…
Giulia: (Interrompendola) Non mi
parli di pillole, per favore!
Caterina: No, no, va bene. Volevo
solo darle un consiglio.
Giulia: (Alzandosi) Ho bisogno di
fare due passi: vado a comperare
del formaggio per stasera (si avvia
verso lo sgabuzzino).
53
Cesare: (Trattenendoa stento l’entusiasmo) Fuori uno! Fuoridue! Caterina resta sola, zompo di là e… tric-trac-patatrac!
Si allontana dalla balaustra e va a controllare i movimenti della moglie, che nel frattempo può anche essere uscita di scena (o entrata/uscita più volte).
Mentre Giulia scivola verso lo sgabuzzino e poi vi entra, Cesare scavalca la balaustra tra le due terrazze e circospetto entra in B.
Alessio: (Andando lui pure verso losgabuzzino) Anch’io ho bisognodi distrarmi un po’: t’accompagno. Caterina: Io inizio dal bagno(esce).
Giulia: (Sullaporta) Ripensandocimeglio non ho più molta voglia d’uscire. Non con te, comunque.
Alessio: Non prendertela in questomodo.
Giulia: Non me la prendo affatto.Ho solo detto che non ho più voglia d’uscire.
Alessio: Va bene. Allora restiamo acasa.
Giulia: No, tu esci. Il formaggio perstasera serve comunque.
Alessio: (Rassegnato)Va bene,va bene. Ciao.
Giulia: Ciao.
Alessio esce. Giulia scivolando sulle pattine torna allo sgabuzzino.
Giulia: (Uscendo dallo sgabuz-zino)Papà! Che ci fai qui?
Cesare subito si spaventa, poi imbarazzatissimo cerca di far fronte alla situazione.
Cesare: Chi? Io?
Giulia: Sì, tu. Che ci fai di qua?
Cesare: (Balbettando)Io… no… veramente… un topo… ecco, sì, un topo! Mi sembrava d’aver visto
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Lina: (Entrando in scena)Cesare…Cesare, dove sei?
Lina esce in terrazza e sorprende il marito mentre scavalca.
Lina: Che fai?
Cesare: Chefaccio? Non vedi? Scavalco.
Lina: E perché scavalchi?
Cesare: Sono andato di là.
Lina: Questol’avevo capito, ma perché?
Cesare: Per il topo, no? Chiedi aGiulia. C’era un topo e sono andato ad avvisarla.
Lina: Ciao, Giulia.
un topo entrare e così ho scavalcato la balaustra, per venirti ad avvisare.
Giulia: Sei entrato dalla terrazza?
Cesare: Sì, certo. Dalla terrazza.
Giulia: (Osservandominacciosa i piedi calzati del padre e iniziando a gridare) Papà! Papà! Lo sai chenon voglio che nessuno entri in casa con le scarpe!
Cesare: (Indietreggiandoper riguadagnare la terrazza) Oh, sì,che sbadato! Scusami, cara. Scusami proprio.
Giulia: Lasci impronte dappertutto esporco e microbi… chissà dove hai pestato con quelle scarpe.
Cesare: (Uscendoin terrazza, mentre Giulia si ferma all’interno dell’appartamento) No, no, nonpreoccuparti. Non ho pestato da nessuna parte. No, no, non sono sporche, non preoccuparti.
Imprecando tra i denti Cesare scavalca la balaustra e torna nella propria terrazza.
Giulia: Conle scarpe! Ciao, mamma.
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Cesare: E va bene, va bene… vuoldire che la prossima volta non ti avviserò: poi non lamentarti se ti ritrovi col topo in casa!
Cesare si accomoda su di una sdraio in terrazza.
Cesare: Lina, per favore portami ilgiornale.
Lina: (Rientrandoper prendere il giornale) Ciao.
Cesare: Ciao.
Lina esce e porge il giornale al marito.
Cesare: Lina?
Lina: Sì?
Cesare: Che volevi, prima?
Lina: Nonso… non ricordo… appena mi torna in mente te lo dico.
Cesare: (Immergendosi nella letturadel giornale) Va bene.
Lina rientra nell’appartamento.
Giulia: Tienilod’occhio, mamma. Non voglio più che venga di qua con le scarpe.
Giulia: Ciao.Io vado ad aiutare Caterina.
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Scena 4
A
Per tutta la scena Cesare leggerà, o farà finta di leggere, tendendo spesso l’orecchio al colloquio in B.
Ovviamente quando si renderà conto che Caterina sta per restare sola in casa si rallegrerà in modo vistoso e si agiterà, un po’ per controllare i movimenti della moglie e un po’ per cogliere il momento giusto per scavalcare.
B
Caterina: (Rientrandoin scena) Cos’è successo? Mi pareva di sentire qualcuno gridare.
Giulia: Ero io.
Caterina: Lei?
Giulia: Sì, io. Mio padre è entratodalla terrazza.
Caterina: Dalla terrazza?
Giulia: E con le scarpe!
Caterina: Ecco,lo sapevo! Continuo a dirglielo, ma lui…
Giulia: Come?
Caterina: (Evidentemente imbaraz-
zata) Ehm… no… cioè… come
tutti gli uomini: non capisce
niente!
Giulia: Questo è poco, ma sicuro.
Caterina: Cosa voleva?
Giulia: Hadetto che ha visto un topo.
Caterina: (Spaventandosi)In casa?
Giulia: Sì…no… in casa, in terrazza… sul tetto… non ho capito bene. Sa… quando l’ho visto con le scarpe ai piedi…
Caterina: Ah, sì. capisco.
Giulia: Però, mai visto un topo intanti anni che abito in questo palazzo… strano che proprio
ora… chissà cosa voleva realmente mio padre.
Caterina: Perché?Non può veramente aver visto un topo?
Giulia: Sì, certo. Però mi sembravamolto imbarazzato, come se avesse dovuto inventarsi una scusa lì per lì…
Caterina: (Interrompendolapreoc-cupata) Ma i topo sono… sono…
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Cesare si alza improvvisamente. Si sfrega le mani, controlla la moglie e si accinge a scavalcare.
sono un po’ come i tarli: oggi non ci sono e domani può ritrovarsi la casa piena!
Giulia: (Soprappensiero)Oh, sì, forse ha ragione. Però mio padre…
Caterina: (Interrompendola ancora)Alla fine se è venuto di qua avrà avuto i suoi buoni motivi. Non penso che si metta a fare degli scherzi come un ragazzino.
Giulia: No, no, certo. Beh, finiscelei qui, per favore? Io vado da mia madre.
Caterina: (Seccata)Ancora?
Giulia: Come dice?
Caterina: Dicevo che sì. Si, certo,finisco io.
Seguendo il solito rituale – sgabuzzino, scarpe, pattine – Giulia si prepara ed esce.
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Scena 5
Scena serratissima. Mentre la figlia esce, Cesare scavalca. Entra in B con circospezione: vuole evidentemente fare una sorpresa a Caterina che, spolverando, gli dà le spalle e non lo vede entrare . Da dietro Cesare le chiude gli occhi con le mani: “Indovina chi sono?”. Cateri na si spaventa e con un mezzo grido si divincola. Cesare cerca subito di farla stare zitta e di calmarla (“Ssst, zitta. Sono io. Non gridare… etc.”) , ma subito Caterina nota le scarpe ai piedi dell’uomo ed è colta dalla solita crisi isterica (“Ti ho detto un milione divolte di toglierti le scarpe quando entri… lasci imp ronte… sporco dappertutto… cosa credi, ch’io mi diverta a lavorare?… etc.”).
Cesare torna velocemente in terrazza, cercando in qualche modo di far tacere Caterina, che si ferma sulla soglia dell’appartamento. L’uomo scavalca maldestramente la balaustra e cade lungo disteso in terrazza. Al rumore accorre Lina.
A
Lina: Che succede? Chi è che grida?
Cesare: (Rialzandosi) Niente,
niente.
Lina: Come “niente”? Che ci fai lìper terra?
Cesare: Ma niente, Lina. Ti dico:
niente. Sono solo scivolato.
Lina: (Sospettosa, notandoCaterina) Sei scivolato giù dallasdraio?
Cesare: (Imbarazzato)Ehm… no,certo che no…
Lina: (Sempre più sospettosa esempre fissando Caterina) Staviscavalcando?
Cesare: Sì, ecco… sì, in effetti stavoscavalcando.
Lina: (Truce)Un altro topo? Cesare: Ecco, sì! Il topo, era sempreper il topo.
Lina: Anche lei ha visto un topo,signorina?
Cesare: Sì, sì, l’ha visto, eccome!
Era un topone!
Lina: (Sempre più truce)Lasciaparlare la signorina, Cesare!
B
Caterina resta ferma sulla soglia dell’appartamento.
59
Caterina: Sì, c’era un topo che
girava…
Sulla battuta di Caterina suona ripetutamente il campanello in A. Lina, anche se con una certa riluttanza, alla fine va ad aprire. È Giulia. Cesare fa dei cenni a Caterina come per dirle “Verrò più tardi” e questa gli indica chiaramente di togliersi prima le scarpe, poi rientra in B, mentre Cesare resta in terrazza e si siede ancora a leggere.
60
Scena 6
A
Giulia: (Entrando)Era ora! Che stavate facendo? È mezz’ora che suono!
Lina: Eravamo in terrazza. Pare checi sia un topo.
Giulia: Un altro o sempre quello?
Lina: Nonsi sa. Tuo padre ha scavalcato ed è caduto lungo disteso.
Giulia: Ultimamente papà è un po’strano.
Lina: Già.
Giulia: Beh, a parte il topo, comeva?
Lina: Come sempre, Giulia. Bene,come vuoi che vada?
Giulia: (Sospirando)Beati voi.
Lina: Viabbiamo sentiti litigare, prima, tu e Alessio.
Giulia: (Con noncuranza)Oh, sì…le solite cose. Sai: se arrivasse un bambino lui sarebbe contento, mentre io…
Lina: Tu no?
Giulia: Oddio, mamma! Non ti cimettere anche tu, adesso!
Lina: Ma, Giulia, un bimbo…
Giulia: (Aggressiva) Un bimbo
cosa? Cos’è che vuoi dire? La
famiglia… i bambini… l’angelo
del focolare? Non è più come una
volta, mamma!
Lina: Certo. Niente è più come unavolta.
Giulia: Per fortuna!
Lina: Di questo, Giulia, non sonosicura.
B
Come già nel 1° atto (scena 7), Caterina inizia un po’ a spolverare e un po’, anzi soprattutto!, ad origliare. Cerca ancora il punto migliore nel muro e quando finalmente l’ha trovato si ferma ad ascoltare, approvando con decisione le affermazioni della figlia e disapprovando quelle della madre.
61
Giulia: Cosa vorresti? Tua figlia col
grembiule e il fazzoletto in testa
che fa le pulizie di casa, mentre i
bimbi piangono coi pannolini
pieni (con sarcasmo) di “popò” e
il maritino che torna a casa tardi
dal lavoro e la sera esce con gli
amici? È questo che vorresti,
mamma? Vorresti farmi fare la
vita che hai fatto tu?
Lina: No e non è questo che t’ho
insegnato fosse giusto vivere, ma
tu sei andata oltre e di un bel po’.
Giulia: Sono andata fin dov’era
giusto andare.
Lina: Sei andata fin dove il tuo
egoismo ti diceva che era giusto
andare. Io non volevo tu facessi
una vita come quella che ho fatto
io, ma sinceramente mi sembra
che tu stia esagerando.
Giulia: Ecco, vedi che ha ragione
papà? Quando non sai più cosa
dire tiri fuori la storia
dell’esagerazione.
Lina: Non c’è alternativa alla
famiglia, Giulia, e la famiglia è
fatta di madre, padre e figli, uniti
nel bene e nel male, ma comunque
uniti e convinti di essere una cosa
sola. Al di fuori della famiglia c’è
solo egoismo e l’egoismo sai a
cosa porta…
Giulia: (Con sarcasmo) Evviva i
pannolini! Evviva i biberon!
Evviva le urla, i pianti, le notti in
bianco!
Lina: Ormai siamo troppo lontane,
Giulia.
Giulia: C’è stato il femminismo di
mezzo, mamma.
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Lina: È vero e non so se sia statoproprio una buona cosa. Certo, prima era uno schifo, non si poteva andare avanti così, però anche oggi non mi sembra…
Giulia: (Interrompendola)Dai, dai.Su, mamma, basta. Smettiamola di discutere, tanto sai che va sempre a finire nello stesso modo.
Lina: Sì, hai ragione.
Giulia: Che ne dici? Visto che sonoqua posso aiutarti a tirar giù le tende della camera.
Lina: Sì, grazie. Così poi le possomettere in lavatrice.
Giulia: Cela caveremo in dieci minuti.
Escono.
Rientra Alessio. Caterina non se ne accorge perché gli dà le spalle. Per qualche secondo Alessio si ferma ad osservarla, poi avanza con
decisione per sorprenderla, dimenticando però di andarsi a togliere le scarpe.
Alessio: (Allespalle di Caterina) Tarli anche stavolta?
Caterina: (Spaventandosi un poco)Ah, è lei! Sì, tarli, tarli!
(Andandosene sdegnata in un’altra stanza) Vigilare! Semprevigilare, bisogna!
63
Scena 7
A |
B |
Cesare: (Balzando in piedi) Dieci
minuti? Più che sufficienti:
(mimando un gestaccio) tric-trac-
patatrac!
Cesare scavalca e appena è nell’altra terrazza si toglie le scarpe. Tenendole in mano entra in B, convinto della presenza di Caterina. Si ritrova invece faccia a faccia con Alessio. Stupore da parte d’entrambi: lunghi e comici attimi di imbarazzato silenzio.
Alessio: Che ci fa in casa mia?
Cesare: Chi? Io?
Alessio: Sì, lei. E con le scarpe in
mano, per di più!
Cesare: Che ci fai tu, piuttosto, in
casa tua con le scarpe ancora ai
piedi!
Solo allora Alessio, spaventatissimo,
si accorge di avere ancora i piedi
calzati.
Alessio: Oddio! Le scarpe! Stia
zitto, la prego. Non dica niente a
Giulia.
Cesare: (Con sufficienza e
riguadagnando la terrazza) Non
preoccuparti, figliolo. Sarò muto
come un pesce.
Alessio: Anche con la signorina
Caterina.
Cesare: Soprattutto con la signorina
Caterina.
Alessio: (Tra sé e sé)Basterà una
pulitina veloce veloce e nessuno si
accorgerà di nulla.
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Rientrano in scena Lina e Giulia proprio mentre Cesare scavalca.
Giulia: Avevanoproprio bisogno d’essere lavate quelle tende, mamma.
Lina: Fra un paio di giorni mi aiuti arimetterle a posto, va bene?
Giulia: Va bene.
Cesare ha visto moglie e figlia
rientrare, assume un’aria indifferente e, sempre con le scarpe in mano, entra nell’appartamento. Cammina un po’, magari va a prendersi qualcosa da bere, sotto gli sguardi un po’ stupiti delle due donne.
Giulia: Papà?
Cesare: Sì?
Giulia: Che ci fai con le scarpe inmano?
Cesare: Che? Con cosa?
Imbarazzatissimo Cesare non sa che rispondere.
Lina: Conle scarpe in mano, Cesare. Che ci fai con le scarpe in mano?
Cesare: Mah… io… veramente…
Lina: Di’: sei andato ancora di là?
Giulia: Ancora topi?
Lina: Macchétopi, Giulia! Non l’hai ancora capito?
Giulia: Cosa?
Cesare: (Preoccupato)Cosa?
Lina: (Montando su tutte le furie eandando a prendere una padella o il classico mattarello) Tuo padre ela domestica!
Mentre Cesare scavalca, Alessio va in tutta fretta a prendere una scopa con cui comincia, ancora con le scarpe ai piedi!, a pulire dove può aver sporcato camminando.
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Cesare: (Indietreggiando spaventato
verso la terrazza) No, no, Lina…
non giungere a conclusioni
affrettate…
Giulia: Papà!
Lina: Questa volta non sto zitta!
Una padellata nel punto giusto e ti
faccio passare la voglia di andare
a caccia di topi, anzi di topastre!
Giulia: Papà!
Cesare: No, no… Lina… ferma…
aiuto!… aiuto!… etc.
Cesare inizia decisamente a
scappare inseguito dalla moglie
(“Fermati… Fermati! Disgraziato!…
Fermati, che ti faccio passare i
calori! Fermati!… Altro che topo!
Fermati!… etc.”) e dalla figlia
(“Papà! Papà, cosa hai fatto? Papà!
etc.”) . Si getta in terrazza, sempre
con le scarpe in mano!, scavalca di
slancio e, sempre inseguito dalle due
donne che scavalcano a loro volta, si
precipita in B.
66
Scena 9
A |
B |
Alessio: (Stupito)Già di ritorno?
Cesare si nasconde dietro ad
Alessio. Lina e Giulia si precipitano
all’interno dell’appartamento B.
Alessio: Ah, anche lei qui, signora?
(Notando la moglie) Ciao, cara. È
una riunione di famiglia?
Sotto gli sguardi allucinati di
Alessio inizia un breve inseguimento
tra Lina, Giulia e Cesare.
Lina: Fermati! Fermati, disgraziato!
Lascia che ti metta le mani
addosso! Fermati! etc.
Giulia: Papà! Papà, cosa hai fatto?
Come hai potuto far questo alla
mamma? Papà! etc.
Richiamata dalle grida dopo
pochi secondi entra in scena
Caterina.
Caterina: Che sta succedendo?
Tutti fermi. Silenzio. Scena
istantaneamente congelata.
Caterina: (Candidamente)C’è qual-
che problemino?
Lina: (Minacciosa) Se c’è qualche
problemino? (Sempre più
minacciosa) Se c’è qualche pro-
blemino, chiedi?
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Lina rientra, si siede ed inizia sommessamente a piangere.
Lina si getta furiosamente all’in-seguimento di Caterina, sempre brandendo la padella o il mattarello di prima.
Lina: Fermati!Donna di facili costumi! Fermati, che ti spadello
per benino! Fermati, disgraziata!… etc.
Caterina: Aiuto! Aiuto! Fermatela!Aiuto! Qualcuno mi aiuti!… etc.
Dopo qualche secondo di forsennato inseguimento Lina si accascia su di una sedia, scoppiando in lacrime. Pausa. Lina continua a piangere, gli altri si guardano senza sapere che fare. Dopo un po’ Lina si rialza e, con un gesto d’orgoglio, si asciuga con decisione le lacrime.
Lina: Vi saluto. Me ne torno nel mioappartamento. (Rivolta al marito) Non farti mai più rivedere.
Esce dalla porta.
Dopo qualche attimo di generale ed imbarazzato silenzio, Cesare si siede e con un gesto sconsolato getta via le scarpe, che ancora aveva in mano. Queste cadono proprio ai piedi, ancora calzati!, di Alessio. Per alcuni lunghi istanti tutti guardano le scarpe. Poi a poco a poco gli sguardi di Giulia e Caterina, sempre più minacciosi, si alzano fino ad incontrare gli occhi preoccupati di Alessio.
Improvvisamente esplode l’en-nesima crisi isterica ed inizia un altro inseguimento, questa volta di Giulia e Caterina ai danni di Alessio. Dopo qualche istante anche
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Cesare inizia ad inseguire il genero.
In piena confusione e sovrap-
posizione tutti gridano contro
Alessio.
Giulia: Le scarpe! Le scarpe!
Quante volte te lo dovrò dire
ancora? Toglile! Toglile subito!
Le impronte… lo sporco… i
microbi… fermati!…fermati!…
etc.
Caterina: Non c’è alcun rispetto per
il lavoro degli altri! Si tolga subito
le scarpe! Se le tolga! Sono una
dipendente, non una schiava! Ho
anch’io una mia dignità ed esigo
rispetto!… etc.
Cesare: Continuano a ripetertelo:
togliti le scarpe! Fermati! Fermati
e togliti le scarpe! Le scarpe!…
etc.
Dopo un po’, lentamente tutti si
fermano senza fiato ed inizia un
fuoco di fila di accuse contro
Alessio, che tenta di difendersi con
qualche incerto balbettio.
Giulia: Non ti sembra che abbiamo
già abbastanza problemi? Perché
devi continuare a fregartene della
casa?
Alessio: Veramente mi sono sempli-
cemente dimenticato…
Caterina: Si è dimenticato la buona
educazione! Tutti i giorni si
dimentica di togliersi le scarpe
quando entra in casa!
Alessio: No, non è…
Giulia: È verissimo: tutti i giorni!
Caterina: E gli altri a pulire!
Cesare: Ci vuole un bel fegato, per
Diana! E pensare che basterebbe
così poco…
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Giulia: È vero: basterebbe così poco
per farmi contenta.
Alessio: Mah, veramente…
Caterina: È una questione di
rispetto…
Cesare: E di buona educazione…
Caterina: Certo.
Giulia: E di valori!
Cesare: Sicuro! Dipende da quello
che uno ha dentro.
Alessio: Non state un tantino
esagerando?
Giulia: Ecco! Come la mamma.
Quando non sa più cosa dire…
Cesare: Tira fuori la storia
dell’esagerazione.
Caterina: Rispetto! Ci vuole
rispetto per il lavoro degli altri!
Giulia: E rispetto per la moglie. Per
il rapporto di coppia!
Cesare: La famiglia innanzitutto. La
famiglia. Ricordalo!
Alessio: Ma io adoro la famiglia…
Giulia: Balle! Tu adori solo te
stesso!
Cesare: Sei un egoista!
Caterina: Un egoista sfruttatore!
Giulia: Sì, giusto. Uno sfruttatore.
Se fosse per te sarei sempre dietro
a pulire la casa.
Caterina: Anch’io.
Alessio: Ma se sono sempre io che
scopo…
Giulia: Ma non spolveri! Non
spolveri!
Caterina: Prima bisogna spolverare!
Giulia: Oh, mio Dio! Non ce la
faccio più. Non ce la faccio più.
Cesare: Guarda come hai ridotto
mia figlia!
Alessio: No, no, non mi pare…
Giulia: Non si può più continuare
così.
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Cesare: Giusto!
Caterina: Sono d’accordo.
Alessio: Se ci calmassimo un po’?
Cesare: Ma che “calmarsi” d’Egitto!
Qui ne va della salute di mia
figlia.
Giulia: Non ce la faccio più…
(scuotendo la testa) più…
Caterina: Sì, è impossibile
continuare in questo modo.
Cesare: (Sillabando) Im-pos-si-bi-
le!
Alessio: Ma allora…
Giulia: Allora basta. Stop. È finita:
me ne torno da mia madre!
Alessio resta senza parole.
Caterina: Brava! Ha ragione! In
questa famiglia non si può stare,
suo marito rende la vita
impossibile a tutti! Qui non si può
più lavorare: mi licenzio. Anch’io
torno da mia madre.
Alessio è allibito.
Cesare: È vero! In questa casa non
si può stare un minuto di più.
(Indicando con l’indice la figlia e
sottolineando l’aggettivo “tua”)
Me ne torno da tua madre!
Alessio dapprima resta a bocca
aperta, poi si scuote, ha un attimo di
lucidità e mentre gli altri in fretta e
furia vanno a prendersi le scarpe, li
precede tutti sulla porta
dell’appartamento.
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Alessio: (Mentre gli altri, calzate le
scarpe, si avvicinano alla porta)
Calmi, calmi. Non agitatevi.
Tolgo il disturbo: sono io che
torno da mia suocera!
Alessio esce d’impeto sbattendo la porta. La scena in B resta come congelata. Mentre Alessio suona e, quando Lina gli va ad aprire, entra in A, si abbassano le luci in B. Sale la musica ed iniziano le citazioni sempre più ravvicinate e poi sovrapposte dell’Epilogo. Anche in A, ma in piena luce, la scena si congela.
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Epilogo
Sale la musica. Buio in B. Luce a scena congelata in A. Possibili effetti luce. Più voci fuori campo, meglio se registrate, iniziano a leggere/declamare sempre più velocemente, sino a sovrapporsi in piena confusione, tutte le citazioni del Prologo all’Atto 1°, l’intera citazione del Prologo all’Atto 2° ed eventualmente le seguenti:
Voce F. C.:
– dall’Enciclopedia Cattolica, Città del Vaticano: “L a Famiglia nella Dottrina Cattolica: I. Concetto di famiglia: per la Chiesa cattolica la famiglia è l’istituto che raccoglie gli sposi e i figli nati dalla loro unione o ad essi assimilati”;
– dal Dizionario di Teologia Morale, Editrice Studium, Roma. “Nozione: Famiglia è l’unione d’un uomo e d’una donna viventi in una permanente comunità matrimoniale con i figli che possono essere i l frutto naturale di questa unione. Due sono gli elementi costitutivi della famiglia: a) la perfetta libertà degli sposi nella scelta; b) la permanenza d ell’unione, come è richiesta dalla stessa natura della medesima. Il fine principale della famiglia è la procreazione e l’educazione di nuovi uomini, e perciò la famiglia è condizione fondamentale per l’esistenza fisica, morale, sociale ed economica dell’umanità; la prima cellula di tutta la vita socia le. Come comunità naturale, con lo scopo di provvedere i suoi membri dei più importanti beni della vita, non è soltanto la cellula primaria, ma è anche il modello di ogni comunità, quindi logicamente viene prima di ogni altra società. Poligamia, poliandria e simili fenomeni sono errori, aberrazioni della normale e naturale vita di famiglia”;
– dal Dizionario Enciclopedico di Spiritualità dirett o da Ermanno Ancilli, Edizioni Studium, Roma: “I genitori sono gli indispen sabili collaboratori di Dio nell’opera della creazione. Suscitar la vita è scopo irrinunciabile e specifico del matrimonio”;
– dal Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento, Edizioni Dehoniane, Bologna: “La famiglia, alimentata dall’amor e, è la prima, insostituibile comunità educativa. L’uomo e la donna, i genitori e i figli, quotidianamente costruiscono in essa se stessi fino alla pienezza della maturità umana e cristiana. Nell’amore ogni persona si apre all’altra, superando l’egoismo, rispettando e valorizzando la dignità e le qualità dell’altra persona, offrendo e accogliendo con intelligenza e generosità il contributo per il reciproco perfezionamento”;
– dal Dizionario Enciclopedico di Teologia Morale, Edizioni Paoline: “anche dopo il fidanzamento, il matrimonio è ancora una crescente storia di amore tra i coniugi (in ordine alla loro famiglia), che richiede di essere quotidianamente rinnovata e approfondita come tutte le decisioni più radicali di una persona”;
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– dal Dizionario di Psicologia di Umberto Galimberti, Torino, UTET: “Partendo dagli studi di T. Parsons e adottando la teoria struttural-funzionalista, la psicologia sociale è approdata alle seguenti conclusioni: a) la famiglia è un gruppo sociale a carattere eminentemente privato non solo perché la sua nascita è legata al mero impegno contrattuale dei nubendi, ma perché da essa vengono espunte tutte le funzioni diordine collettivo, prime fra tutte quelle produttive, ma poi anche la responsabilità di natura politica e la socializzazione secondaria; b) la sua struttura è destinata a essere nucleare a dimensioni ridotte, relativamente isolata quanto ai rapporti di parentela per far fronte alle richieste del sistema produttivo che esige piena disponibilità, e che non permette un numero di figli superiore al minimo indispensabile per la riproduzione della specie; c) le funzioni essenziali della famiglia sarebbero ristrette alla socializzazione primaria dei figli e alla maturazione psico-culturale dei coniugi che dovrebbero trovare nella vita domestica il luogo emozionale delle risoluzioni delle tensioni generate nei rapporti societari di massa”.
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