Non l’aveva capito nessuno

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NON  L’AVEVA CAPITO NESSUNO!

Commedia brillante in due atti in dialetto siciliano

di Calogero e Rosanna Maurici

Personaggi

Faustino         (il Marito)

Genoveffa      (la moglie)

Zosimo          (Il padre di  Faustino)

Marta            (la madre di Genoveffa)

Mauro           (il figlio di Faustino e Genoveffa)

Giuliano        (vicino di casa)

 

(Dedicata all’Associazione Acrepapelle di Pace  de Mela:

Cavallaro  Francesco, Impalà Mimma,  Lo presti Gaspare, Capone Carmelo, Morina Mimma, Scibilia Arianna, Puglisi Rosario. Il comportamento di questa Associazione sia teatralmente che amichevolmente è stato impeccabile.

Non L’aveva capito nessuno!

     La scena si svolge in una cittadina del sud, i coniugi Faustino e  Genoveffa, con un figlio (Mauro o Maura) non trovando una  casa lontano dai rispettivi genitori, hanno comprato casa pur non volendo vicino a essi… perché sono due genitori che si odiano e non riescono quando sono insieme in  casa dei rispettivi figli ad avere una civile e pacifica conversazione con battibecchi continui, e che si siedono sempre uno distante all’altra. Nel contesto si inserisce bene il personaggio (Giuliano vicino di casa il quale sembra destinato ad avere una sfortuna con la S Maiuscola.   I coniugi Faustino e Genoveffa oltre a combattere con i rispettivi genitori, sono costretti a sentire quasi quotidianamente le lamentele di Giuliano. Però alla fine, oltre a rimanere Faustino e  Genoveffa sbalorditi, quasi tutto il pubblico rimane stupito poiché nessuno si aspettava questo finale.  

 La scena rappresenta un’abitazione normale, divano, siede tavolo, quadri, finestre

 Una comune ed una porta che accede alla stanza e tutto ciò che il regista e scenografo ritengono opportuno.

 

     

I°  A T T O
S C E N A  I°

( Faustino, Genoveffa, Marta, Mauro. Zosimo)

     (Marta e Zosimo consuoceri litigano animatamente in casa dei figli)

Mar.    Si troppu presuntusu Zosimo, cuttia è megghiu non ci parlari.

Zos.     Ma  pi favuri sempre accussi hai statu tu, cumannera e saputella.

Mar.    Io cumannera?sai chi ti dico: parla poco, ascolta assai e mai

            Fallirai.

Zos.     Unni t’imparasti sti paroli ne scoli granni ca mancu hai fatto mai.

Gen.     Basta mamma, papà finitila vautri non vi sopportati ma nautri

             accussi funnemu non è vita ca si po fari tutti i jorna.

Fau.     Ogni vota ca vi viditi ccà dintra faciti nesciri pazzi. Ma dicu io non

             pututi stari ognuno ne so casi, cosi non vi sintemu mai.

Mar.    E chiffà non videmu mai a vidivi? Solamente picchi iddu provoca?

Gen.    E allura viniti a unu a unu quannnu uno non c’è veni l’autru.

Zos.    Ma io pari ca sacciu quannu idda veni, pari ca a controllo, anzi non

           la vulissi vidiri mai ccà dintra.

Mar.    Ma picchi io vulissi veniri quannu c’è iddu, purtroppo u trovu

           sempre ccà o quannu vegnu io prima, o iddu veni subito dopo.

     

     E per quanto riguarda i scoli granni non li fici ma tu non sai

           quannu in una parola ci voli la D o la T.

Zos.     E tu non sai quannu nella e ci voli l’accento o no.

Gen.    Ancora….ancora va ma suppurtari…

Fau.     Ora basta (gridando e mettendosi le mani in testa).

Mar.     Si  non fussi pi me jenniru di quantu u vogghiu beni ci vinissi

             picca e nenti ccà menumali ca non ci pigghiau nenti di tia.

Zos.     Menumali ca non ci pigghiau nenti me nora di tia, asinò anche io ci

            vinissi picca e nenti. Ma  di quantu fimmini soggiri chi ci sunnu

            proprio attia avia a capitare come consuoooooooooooocera! (con

            ironia)

Mar.    E di quantu masculi soggiri chi ci sunnu proprio attia avia a capitari

            come consuooooooocero (risponde nella stesso modo)   

Zos.     Sai chi ti dico ca già ti vitti assai e minnivaiu.

Mar.     Anche io ti vitti picca ma pari c’avi nna vita ca ti vitti…minnivaiu.

            (escono)   

                                              

S C E N A  II°

(Faustino, Genoveffa, Mauro, Zosimo)

Gen.    Mamma mia…ma non putissiru veniri ognuno pi cuntu soi…

Fau.      Io dico inveci ca è to matri ca pizzica a me patri, nonostante di mia suocera

             non posso diri nenti di quantu mi voli beni… avi anni e anni che non si

             ponnu vidiri, chi sunnu cani e gatti, idda ristau vedova  dopu un annu ,

             me patri dopo un annu  mezzu.

Gen.    Si ma to patri pero pizzica puru iddu,, non è santareddu, anche se

            cummia avia un rapporto speciale mai dico mai una litigata.

Fau.      MA picchi io quannu mai ho litigato cu to matri mai e po mai…

             Tutti si lamentano dei suoceri ma nautri putemu diri che siamo

             Stati fortunati sotto questo aspetto.

Gen.    Vidi ca patri Fortunatu mi dissi c’avi assai ca non ti vidi a missa.

               

Fau.     E chi ci vaiu a fari si li predichi sunnu uguali a chiddi chi mi fai tu

            Almenu tu offerti non mi ni dumanni. Genoveffa, ieri sira mi vinni

             u duluri di testa, ora nautra vota,  sintennu a to matri cu me patri,  si 

             sciarrianu sempri accussi ma to matri pizzica pizzica… 

Gen.      E tuo padre punge …ma punge…

Fau       A  proposito di patri  Fortunato, non vegnu a missa anche  picchi quannu  fa

              certi predichi, mi fa chiangiri.

Gen.      Picchi…

Fau.      Comu picchi, non ti ricordi ca disssi, che la vita è strana, cu tutti sti vulcani

             che si svegliano, finirà il mondo, prima o poi ristati suli e si mori prima a

             mugghieri, chiffà u maritu sulu…non si sapi cucinari, non si sapi stirari, non

             si sapi lavari la biancheria picchi a lavatrici non la sa usari, non sapi stenniri,

             non sapi passari l’aspirapolvere e  tanti altri cosi…ed  io sacciu ca tutti cosi

             ca non sacciu fari. Poi pari ca guarda sempre ammia, poicchi iddu sapi i miei

             punti deboli… agli altri ci faccio caso ca li guarda picca e nenti e quannu

             ghetta vuci ddi vuci vannu a finiri proprio na me facci. Puru u sacrestanu ni

             ddu mumentu mi spalanca l’occhi mi guarda e mi ridi.

Gen.     Beddu meu, picchiius t’affliggi, non ti preccupari capaci ca crepi tu prima di

             mia! MA poi chi nomi ti misiru Faustinu,  mancu nel calendario è. Io mancu

             sacciu  quannu fai l’onomasticu  (entra Mauro il figlio, un ragazzo brillante

             occhiali da sole e vestito Sportivo, sempre alla conquista di ragazze entrando

             già si pettina)

            

Mau.     Mamma aggiornati, S. Faustino è il 15 Febbraio, voi non leggete non

              vi aggiornate.

Gen.      IL 15 febbraio mai casu ci haiu fattu.

Faus.     Certu, non ti aggiorni  come dice tuo figlio.

Gen.      S. Agostino diceva che  DIO si conosce meglio nell’ignoranza.

Faus.     Gli intelligenti lo conoscono meglio.

Mau.      Papà avi ragiuni mamma su chissà. Sentite io forse vulissi stari un

               paio di giorni da amici, accussi non sentu mancu i nonni chi si

               sciarrianu continuamente.

Gen.       MA si tu non ci si quasi mai quannu si sciarrianu, e quannu ci si, nesci

               Subitu… e poi a ventanni mancu  casu  c’iavissitu a fari. Nautri inveci semu

               Arrivati negli abissi più profondi

Gen.       E ancora cercanu di rusicare puru  i nostri ossi. 

Mau.      Mamma un uomo puo’ avere due volte ventanni senza averne

               quaranta.

Gen.       MAtri chi parli difficili…(entra Zosimo il padre di Faustino)

Zos.        Buogiorno, siete rilassati, dopo ieri sira, io vulissi evitari ma

               Genoveffa, tua madre però…

Gen.       Papà pi favuri, sempre i stessi cosi ogni vota, siti tutti e dui…

MAu.      Nonno picchi non vi pigliati na bella riflessione vi faciti una bella

               Crociera, tu parti da solo e puoi conoscere qualcuna e a nonna parte

               da sola e puo conoscere qualcuno.

Zos.        Poi va finisci capaci ca ni truvamu na stessa navi, no stesso piano

               e nella cabina accanto, è  una donna difficile, particolare, unica.

Fau.        Papà mancu tu si tantu facili.

Gen.        Menomali che ogni tantu si obiettivu. 

S C E N A  III°

(Faustino, Genoveffa, Mauro, Marta, Zosimo, Giuliano)

Fau.     Avi chi no mangio cetrioli, Genoveffa accattali appena nesci.

            (suonano entra  Giuliano il vicino)

Giu.      Buogiorno, puru vuoi ci siti  Zosimo, meglio accussi mi possu

             Sfugari megghiu. Zosimo ma chi ti nni pari Faustinu, quando è

             strana la vita, c’è gente fortunatissima e gente come ammia

             sfortunata, una mico di me frati si salvau la vita con un incidenti

             gravi, con un infartu, con un icx,  poi si  mangia un cetriolo ci va

             di traversu e si  stinniccchia pi sempri.     

Fau.     GEnoveffa non accattari nenti appena nesci! Accatta altre cosi.

GIu.     Zosimo non haiu mai caputu quannu fai l’onomasticu,

            picchi non è un nomu comumi è difficili e io fazzu mala figura.

Zos.      Veramenti mancu io lu sacciu.

Mau.     S. Zosimo di  Siracusa, Martire, è il 30 Marzo.

Zos.      Grazie u niputi, ora mi pozzu fari l’aguri io stessu.

Giu.      Puru io ora mi lu scrivu.

Mau.     Io prima c’avissi a veniri a nonna nesciu poi ci vediamo. (esce)

Giu.      Mi ma vostru figliu sapi tutti cosi…Zosimo aviti un niputi

             Intelligenti.

Fau.      Iddu leggi sempri… menumali ca non ci pigghiau nenti di so

              nonna.

Gen.     Ancora…. Papà almenu quannu si sulu stai in pace.

Fau.      Papà si per ora c’era idda non la finiavu cchiù.

Giu.      Qualchi volta mi devo fare spiegare da Padre Fortunato, picchi a Natali Gesù

              è sempre  con i suoi e a Pasqua con i tutti.

 

Fau.      Questo ci lu dicu io, è facile picchi si dici Natale con i tuoi e

              Pasqua con chi vuoi….

Giu.       Chissa troppu bella fu…troppu ma troppu bella!

Gen.      Sig. Giuliano avi atri giorni che no si vidia come mai.

Giu.      Vu ricurdati ca tri giorni fa u tempu era bellissimu, un suli ca

              spaccava li petri? Pigghiu a  machina, minnivaiu a mari, arrivu,

              mettu l’ombrellone, mi distendo e dopo cinque minuti cuminciu a 

              trimari, dopo trenta secondi acqua, ma acqua a temporale, di cursa

              arrivu in macchina, il tempo di assittarimi mettu in moto e fimiu

              di chioviri, mancu fazzu du chilometri e lu suli spaccava di novu

              li petri…Chi scarogna, cu l’acqua chi pigghiavu stetti du jorna

              malatu. Pari na barzelletta ma è accussi ma tutti io li pigghiu sti

              sfurtuni? Ma troppa troppa sfortuna…tropppa!  

Fau.     Ma picchi non si fa benediri da padre pio…

Giu.     N’avota partivu pi ghiri ni Padre Piu, con l’autobus, picchi con il

            treno mi scantu, arrivati a Cosenza si bucaru du roti assieme

            e menumali ca l’autista fu bravu…ad evitare un massacro, i ruoti

            foru cambiati, siamo partiti, ed arrivati vicino a  Taranto si sfasciau

            l’autobus, a tutti i ficiru partiri cu trenu, ma io siccomu mi

            scantava, pigghiavu l’autobus pu’ ritornu e non potti iri ni padre

            Piu. Chisssa non è sfurtuna?

            O bellu che i cristiani gurdavanu tutti ammia, pensanu ca sugnu io

            ca portu ghiella.   

 

Fau.     Sig. Giuliano, a livello divino come siete combinato….

Giu.      Ah! Io di nicareddu facia puru u cherichettu, sempre tanta fede

             haiu avutu.

Fau.      Io parlo a livello no, Divino Celestiale, a livello di bere chi beve

             vino?

Giu.      MA se io sugnu astemico preciso, anzi bivu poca acqua e parlando

              con rispetto faccio poca brum…brum….traduco poca pipì.    

         

Zos.     Veramente io haiu un tipo di sfortuna e vui n’aviti nautru tipu.

             non sacciu qual è megghiu dei due. (Bussano entra Marta, e già

             Zosimo fa capire anche al pubblico l’insofferenza? Ci risiamo…

Fau.     Papà facemu i bravi ah!

Mar.     Mi paria ca non ti truvava ccà inveci pari casa tua…è inutile ca ci

             fai capiri al pubblico ca non mi sopporti, ti ho visto appena trasivu,

              quanto smorfie facisti…questo sentimento è reciproco.

Zos.      E’ casa di me figghiu e di mia nuora ca è come una figghia!

Mar.     La stessa cosa è per me!

 

Zos.      Fai più rumore tu, come un albero che cade, che la foresta che

             cresce.

Mar.      I facisti tu ora i scoli granni….

Zos.      A fimmina chi s’arrabbia e chi ridi non c’iaviri mai fidi!

Mar.     A li voti qualcunu è peggiu di un serpenti…non si vidi e non si

             Senti!

Giu.     MA quannu vi pizzicati pariti du filosofi…certu che i vostri figli si

            Divertunu…mi divertu puru io…. Siti una comica!

Gen.     Nautri ni scialamu, sig. Giuliano semu cunsuuuuuumati….

Giu.      Però ricurdativi che nella vita allegri o tristi siamo tutti dei turisti.

             O fermi o in viaggio siamo tutti di passaggio. Mih! MA ammia

             certi voti mi niscenu frasi megghiu di vautri due cummari e

             cumpari. Circati di esseri cchiù pacifici livati occasioni.

             Comunque si ogni tantu quannu siti ccà e vi pizzicati mi vuliti

             chiamari, io vegnu accussi mi passu un po’ di tempo (ride)

             Comunque io mi nnivaiu picchi non vogghiu essiri di pisu…

Fau.      Accusssi ni scialalu u doppiu! Si ci siti tutti e tri.            

Giu.       Ci vediamo (Esce)

                                     

S C E N A  IV°

(Faustino, Genoveffa, Zosimo, Marta)

Zos.         Anche quannu ci sunnu cristiani vautri dui non sapiti stari a

                postu.

Gen.        Vautri capiti sulu ca non vi putiti vidiri, attaccati e non viditi

                nenti e non capiti nenti pi vautri vdivintau na cosa normali

                e naurìtri ci avveleniamo la vita.

Fau.        Ma quali ci avveleniamo, avi chi semu avvelenati e stamu

               murennu pianu pianu.     

Mar.        Io quannu sugnu sula ccà cu vautri sugnu tantu calma….

Zos.        Scopristi l’acqua calda, anche io quannu sugnu sulu cu iddi

               sugnu calmisssimu.

Mar.        PI Natali Genoveffa mangiamu tutti ni mia….

Zos.         Veramente pi Natali già l’avia io ‘nta testa che erano invitati da

                Me.

Mar.        MA io l’ho detto prima…

Zos.        Picchi parlati sempre prima di mia e allura ni facemu vigilia e

               Capudannu dintra di mia e si vuliti a Befana sa fannu ni tia cara

               Marta.

Mar.        Vidi ca si cchiù Befanu tu ca io…

Zos.         Non sulu ca a Pasqua sunnu sempre ‘nta to casa e pasquetta

                e si ci fussi pasqualuni puru dintra di tia. A casa mia sulu u

                Venerdi Santo.

Mar.        U  Venerdi Santo io sono a lutto picchi c’è u Signuri morto.

 

Gen.         Sintiti nautri a ma nesciri vautri suli ccà dintra non pututi stari…

MAr.        Semu belli granni e maturi chissa è casa di me figlia e mi nni

                 vaiu quannu dicu io.

Zos.          Anche io, chissa è casa di me figghiu e mi nni vaiu quannu dicu

                  io. 

Gen.          E se appena ritturnamu vi videmu ca vi pigghiati a colpi?

Mar.          A colpi mai a paroli si…

FAu.         Pero sciarriativi civilmente, non faciti vuci. Anzi circati di

                 capiri picchi ccà dintra vi sciarriati sempre (escono)

S C E N A  V°

(Marta, Zosimo, Mauro)

Zos.      Mi devi dire qualcosa 

Mar.      Io niente…

Zos.       Ma u pubblicu voli sentiri parlari.

Mar.      U pubblicu non voli sentiri attia…

Zos.       Picchi voli sentiri attia?

Mar.      Voli sentiri a tutti e dui o forse mugghi a nuddu dei due.

Zos.       A ma fari scena muta?

Mar.      Meglio scena muta ca nna sceneggiata, io non  ce la faccio più con

              Cu ttia  cosi…

Zos.      Piccchi io ce la faccio hai na bedda faccia tosta…

Mar.     Io haiu a faccia tosta ma fammi u favuri.

Zos.      Sei una vipera, voi sempre che prendo  io il fuoco.

Mar.     Tu si comu i dentisti, campi con i denti degli altri!

             E vidi ca u saputellu si tu e non io.

Zos.      Mi sento la spada di dama in testa con te. (entra Mauro)

Mau.     Nonno, si dice la spada di damocle….

Zos.      Si parlu precisu poi to nonno non capisce.

MAu.    Ma c’iaviti pruvatu mai a parlari piano e civilmente senza

              acchiapparivi.

Mar.      E cu ci rinesci cu to nonnu….

Zos.       U  Vidi comu provoca?  Caro nipote?

Mar.       Mauro tu mi canusci a nonna, io quannu non sugnu provocata non

              provoco a nessuno.

Zos.       Ma si tu già provochi solo con lo sguardo, mi gardi e capisciu

              chiddu chi mi voi diri

Mar.     Ora si puru mago!

Zos.       Cummari Marta è inutili ca vi mittiti cere e cere, i rugni si vidunu

              semppri anche si vi mittiti u cimentu armatu.     

Mar.      E tu ca voi fari u brillanti, sempre vecchiu si, e rimbambitu ormai.

MAu.     Nonni finitila, a mumenti veni mamma e papà e vi vidunu

               litigare.

Zos.        Veramente nisceru ca gia nautri ni stavamiu sciarriannu.

                Io cerco di essere calmo, sincero…

Mar.        Sincero!.. I cristiani falsi sunnu comu i fagioli, parlano dietro!

                Anche se ti  riconosco ca parli assai davanti e comu si parli!

Zos.         Davanti a Dio siamo tutti uguali!

Mau.        Nonno vero è…ma dietro a Dio comu semu!

Zos.         Sai Mauro , forse hai ragiuni mi nni vaiu du simani in vacanza

                alle ascelle.

MAu.      Nonno SESCELLE! Vacci NONNO, mangerai cibo afrodisiaco!

Zos.         Chi veni dall’africa?

Mar.        Ignorante, a sta età non sai chi significa afrodisiaco e uomo pi

                Giunta.

    

                                                     S C E N A  VI°

                    (Zosimo, Marta, Mauro, Faustino Genoveffa, Giuliano)

                                         (entrano  Genoveffa e Faustino)

Gen.      Eccoci qua.

Fau.       Vautri dui ancora ccà siti, comu mai resististivu…

MAu.     Papà in questo intervallo sono arrivato io e ho smorzato i toni.

ZOs.      U tuoni, ma i fulmini restano sempre…

Mar.      Anche i lampi restano sempre!...  (Bussano entra Giuliano)

Giu.       Salutiamo, pari c’avi na vita ca non ci vediamo…. OH! Non ci

              criditi ma pari na barzelletta ma mi capitau veru… u telefonu non

              mi duna linea picchi avia a chiamari a me frati, avi mezzura, forse

              si sfasciau, pigghiu chiddu senza filu u cordeless mentre facia u

             

              numero i batterii si scaricaru, pigghiu u telefonino ed era scaricu

              e sparti ha la batteria allo iodio.

Fau.       (Verso il pubblico) Io invece l’haiu al magnesio!

Giu.       Non fu telefonata ca potti fari. Quannu stava poi pi nesciri, sentu

              squillari u telefonu, pinsavu l’aggiustaru, acchianavu i scali di

              cursa, aprivu a porta e avia finutu di squillari, pruvavu a chiamari

              io stavota dato ca funzionava, telefonavu e me frati  avia nisciutu.

              Ma chissa è  sfurtuna ma  troppu troppu sfurtuna…. Ci criditi ca

              vulissi iri a lurdiss e mi scantu ca non trovu ni ddu jornu c’arrivu

              l’aqua?

Mar.      Senti a mamma io mi nnivvaiu, però Faustino, in giorno di questo

              ti devo parlare.

FAu.      Cummia , non cu so figghia Genoveffa?!

Mar.       Cu me figghia dopu, ma prima cuttia, u sai quantu ti vogghiu

               beni e ti stimu.

Zos.       Genoveffa, pure io ti devo parlare…

Gen.      Cummia non cu so figghiu  Faustinu….

Zos.       No, prima cuttia poi cu iddu.

Mar.      Le stesse cose che dico e faccio li fa pure lui…allura si di cocciu.

Zos.      IO chissu chi dicisti l’avia prima in mente di tia, sulu ca tu mi

             Lu dicisti prima picchi parli sempre prima di mia.

Mar.     Ma pi favuri menumali ca to mugghieri mischina ripusau subitu.

Zos.      Picchi to maritu ripusau chiassai di me mugghieri? Pressappoco

             qualchi misi di differenza. Quantu mi nni vaiu.

Mar.     Anche  io mi nnivaiu. 

Zos.       Prima è megghiuca nesciu io…

Mar.      No u dissi io prima di tia ca mi nnivaiu…

Zos.       Voi vinciri sempre tu, stavota nesciu io…(continuano a ripetere)

Gre.       Ma dico io, itivinni ne vostri casi e non vi faciti vidiri pi un misi.

ZOs. Mart. (assieme) Comu facemu senza vidiri i figghi!

Fau.        Allura niscitu tutti e dui senza diru mancu na parola…(escono)

Mau.     Si ni vannu sempre assieme…ma i cani e i gatti sunnu megghiu di

              Iddi. Forse si si truvassiru un cumpagnu e una compagna cusapi

              Arrifriscassimu ‘nta sta casa.

GIu.      Cu to nonna non è facili, io ci provavu due volte a pria vota mi

              dissi ca era impegnata furbacchiona  a secunna vota mi dissi che

              si era lasciata e non voleva avere più questa esperienza. Mi nni

              vaiu puru iu, chi sta sfortuna con la S Maiuscola divintassi con la

               s  minuscola magari sempre qualcosa fussi.   (Esce)

Fau.       Ma sugnu curiusa chi ma va diri topo matri ammia!

Gen.       Puru io sugnu curiusa chi ma va diri to patri ammia!

Fau.        E si ficiru un fioretto ca non si sciarrianu cchiè dintra di nautri.

Gen.       UN fioretto? A saltare mi metto…

Fau.        E do pollu tu mangi sempre tu il petto questo è il fioretto.

Mau.     Vu immaginati si tutti e dui truvaru davveru qualche cumpagnu.

Gen.     All’immprovviso, l’avissimu saputu o caputu qualche cosa. Ma me

              Ma  me matri non è u tipu ormai.

Fau.       Ma  mancu me patri ormai… sapiti chi vi dicu oggi fu nna jurnata

              Pesanti videmu dumani chi ni dicinu e speriamo ca sia una cosa

               Interessanti.

Gen.       Me maritu dici ca oggi fu na jurnata pesanti, ma picchi fin’ora

               Amu avutu jurnati rilassanti?  

                                     ( Fine  primo atto)

                          

                   

II°  A T T O

                                    ( S C E N A VII°)

(Faustino, Genoveffa, Mauro, Zosimo, MArrta)

Fau.     Quest’anno le scelgo io le palle per il presepe!

Gen.     ED  io scegliu i pastorelli per l’albero….ma si fusu..

Fau.      Non ci fari casu non facciu altro a che pensare i segreti di to matri

             e me patri.  MA prima a va parlari to matri ammia o me patri attia?

Gen.     Cu arriva prima, l’importante ca si veni to patri tu ti nni vai

             e si veni me matri nesciu io….

Mau.     Veramente tutti e dui assieme non hannu mai vinutu, però quannu

              Si nni vannu , sempre assieme si nni vannu.

Fau.       MA non durmivu tutta a notti, pinsannu a chiddu chi nni vonnu

              diri.  Genoveffa ovviamente poi chiddu ni cuntanu ce lo diciamo

  

Gen.     Certo che ce lo diciamo. (Bussano entra Zosimo)

Zos.      BUogiorno, non ho dormito tutta la notte ma devo parlare.

FAu.    E semu dui. (bussano entra Marta)

Mar.     Buogiorno mi hai anticipato.

Zos.     NOn parlari di anticipi picchi, sempre tu anticipi specialmente nel

            parlare, solo nel camminare io ti anticipo.

Mar.     Non ho dormito tutta la notte ma devo liberarmi.

Fau.      E semu tri…

Gen.     Ma  chi semu tri, io chiffà durmivu?

Mau.    Veramente  mancu io durmivu.

Fau.      Allura prima vinni me patri, Mauro io e tu niscemu picchi hannu

             a parlari.

Zos.       E Marta resta  ccà?  

 

Mar.      Ora ora, io chi vogghiu sentiri chiddu chi dici tu, ammia non mi

              interessa, non mi sfiora, non  mi tocca, non non  ho occhi per

               vederti, non ho orecchie per sentirti… chiù picca sacciu di tia

              megghiu è…

Zos.       Veramente tu non hai proprio nenti non c’è qualcosa chi mi po

               interessare ne ammia e forse manco ad autri.

Mau.      Vautri non aviti orecchie e occhi, però nautri vi suppurtamu

               con le orecchie, occhi, e la mente ca non ne possiamo più.

 

Gen.       Avanti nisciti tutti… (escono)               

 

S C E N A  VIII°

(Genofevva con il suocero Zosimo)

Zos.        Dimmi tu Genoveffa quannu si pronta pi parlari.

Gen.       Io sugnu pronta ( Si seggono)

Zos.        Per essere se stessi bisogna essere qualcuno  e siccome io sono me stesso ,

               quindi sono qualcuno ed io da qualcuno, cioè da me stesso devo dirti queste

               cose.

Gen.          Non mi fari cunfunniri u ciriveddu e pi mmia puo cuminciari a parlari.

Zos.        Sai il rapporto che abbiamo avuto sempre con te, io sono stato come tuo

               padre e tu come mia figlia, quindi per questo ho deciso di parlare più con te          

               che con mio figlio anche picchi forse non avrebbe compreso ho accettato

               questo che devo dirti. (un attimo di pausa con mimica) Hai capito qualcosa

               di quello che devo dirti?

Gen.       Veramente no!.

Zos.         Allura mi devo spiegare e venire al dunque. Genoveffa mi raccomando

                 a mio figlio non dire niente per il momento, poi sarò io a dirglielo…

                 Se ti chiede promettimi che mantieni la promessa e non puoi parlare.

Gen.        Va bene papà è difficile, tra marito e moglie, e tu u sai che rapporti

                abbiamo con mio marito non ci sono stati mai segreti, però se questa è la

                tua volontà te lo promentto.   

Zos.       Bene, cara Genoveffa, io da un periodo mi frequento con una persona…

Gen.      Papà….

Zos.      Fammi finire, non ho avuto mai il coraggio di dirlo picchi non sacciu come

             aa prendevate, io mi trovo benissimo, andiamo d’accordo a d’amore, io sono

             stato bravo a nascondere questo sentimento, però d’accordo con lei abbiamo

             deciso di porre fine a questo nascondiglio e di mettere in luce questo nostro

             grande AMORE!

Gen.     MA cu è a canusciu? Di Unnè…

Zos.      No, non la conosci perché è (dire un paese vicino) però appartiene ad una

             famigghia esemplare, ha un figghio e una nipote, è vedova da tanti anni

             ed anche lei ha visto in me qualcosa che le faceva ricordare suo marito.

             Genoveffa è più difficile rinunciare all’amore che alla vita. Io in lei non vedo

             Difetti anche se magari poi voi vi accorgete che ce l’ha, lei in me non vede

             Difetti anche se i suoi hanno capito che qualche difettuccio ce l’ho.

             N’avota mi dissiru non fari cosi novi e fora d’uso picchi diventi gravuso,

             ma l’amore è amore. Tu chi mi dici. Ristasti senza parlari.

Gen.     Papà si si cuntentu tu semu cuntenti tutti, l’importante ca vi vuliti beni

             E non vi sciarriati comu faciti cu me matri, poi al più presto penso  che in

             questi giorni la canuscemu accussi almeno ci rendiamo conto di tutto. Ma  

             picchi cu me matri non cercati di esseri menu litigiosi proprio non vi putiti

             vidiri È un’antipatia a pelle.

Zos.       Lo so, però se tu prometti di non dire niente a mio figlio io cerco di levare

              Occasione con tua madre. Senti oggi pomeriggio vi vuole conoscere

              verso le quattro, io vado da lei e ve la porto, cosi mi sono tolto questo peso

              ed incominciate a rispettarvi. Sono sicuro che a  cose fatte mio figlio con

              I tuoi interventi non potrà dire niente… Ora me ne vado picchi a mumenti

              Verrannu to maritu e to matri….ma chi po aviri di cosi segreto ca a va

              parlari cu me figghiu? In  ogni casu non mi interressa. Ciao Nuora, anzi

              grandissima nuora si comu una figghia. (Esce)

                                                 

             

                                                     S C E N A  IX°

( Genoveffa, Faustino, Giuliano,)

Gen.   (ancora stupita)  Ristavu senza paroli, avi chi si frequenta con una e non ha

            fatto capire mai niente ed io e me maritu comu du trunzi non avemu caputu

            mai menti. Ma io comu fazzu a non dire niente a me maritu.  (entra Faustino)

Fau.    Vitti nesciri a me patri…allura dimmi tutto, chi era stu gran segretu ca io non

            avia a sapiri.

Gen.    Ve…ve…veramente  niente d’importante…non c’è bisogno mancu ca tu dicu.

Fau.     Comun nenti d’importante, di solito quannu si dici accussi c’è qualche malatia

            di mezzu.

Gen.      MA quali malatia, magari tutti i malatii  fussiru chissi!

Fau.      MA insomma che stu segretu,  quannu mai fra di noi ci sono stati segreti.

             Io devo sapere chiddu chi ti dissi me patri, forse non mi vuole fare

             Preoccupare di qualcosa.

Gen.     Ti assicuru ca non è niente di brutto.

Fau.      OH! Genoveffa finiscila ora e dimmi tutto asinò  appena veni to matri non ti

             dicu mancu nenti e poi non ha significato il non dire niente quannu mai nautri

             amu avutu segreti?!.

Gen.      U fattu è che mi fici prometteri di non dirti niente ca poi te lo dice lui…

Fau.       Iddu è furbu, picchi u sapi ca siamo una coppiata che mai è scoppiata e che

              c’è un’intesa fra noi perfetta, tranne che furbacchione ti ha detto cosi per

              dirmelo lo stesso cosi evita di dirmelo lui..

Gen.      Sai po essiri veru, picchi sapi ca non ci sunnu segreti fra di noi… in ogni

              casu  non ci fari capiri ca ti lu dissi picchi poi mi pari bruttu…

Fau.       Allura dimmi.

Gen.      To patri avi un periodo chi si frequenta con una vedova di buona famiglia.

Fau.       Comu? Ma chi fici ‘mpazziu…

Gen.      Si ‘mpazziu ‘mpazziu pi sta vedova…

Fau.       Figghio di buona madre ma chi semu orbi, cretini eciddu è furbu!

Gen.     MI parlava con il cuore, di quantu si vonnu beni e che vanno d’accordo e

             d’amore, per certi momenti mi fici pena e siccomu tu sai ca cummia avi un

             rapporto speciale l’ha voluto dire a me picchi non sapeva la tua reazione.

Fau.      Quindi me patri è innamorato !

Gen.      Cotto….bruciato!  stacottto e gratinato!

Fau.       Ma chi è a canuscemu , di unne?

Gen.      No picchi è di…. (nominare un paese vicino) dici ca oggi verso le quattro

              Ce la porta e ce la fa conoscere.

Fau.       Non ce ne siamo mai accorti ma è un furbacchione di prima categoria

               Mah! Podarsi che tutti i mali non vengono per nuocere.

Gen.      Cioè…

Fau.      Che essendo cosi preso , innamorato non l’avemu sempre in mezzo ai piedi

             e non sentemu scerri, vuci sempre cu to matri.

Gen.     IO ci lu dissi ca sunnu cani e gatti anzi peggiu, iddu mi dissi ca cerca di livari

             Occasioni. (Bussano entra Giuliano)

     

Giu.       Buogiorno coniugi perfetti, innamorati…

Fau.        Sig.   Giuliano aspetto a mia suocera che mi deve parlare e non vuole che

               ci sia nessuno…

Giu.        Non appena  arriva e me ne vado subito, però mi dovete dire  picchi sta

               sfortuna mi perseguita.

Gen.       Chi ci capitau!

Giu.       Ieri dopo avere fatto una lunga fila al supermercato, appena arrivau ammia a

              Cassiera misi, chiuso….ivu in un’altra cassa a unni c’era ancora cchiù fila

              aspettavu con grande pazienza, appena arrivau u me turnu ci finiu a carta

              do scontrinu, passaru cinqu minuti prima ca ci purtaru nautru rotulu e poi

              pi mettiri stu rotulu si inceppava sempre, ora putia iri ni nautra cassa

              e fari nautra lunga fila? Insomma prima di mettiri stu rotulu passaru

              nautri deci minuti abbondanti. Ora dicitimi si io non avissi a iri da Padre

              Pio,  A fatima, a  Lordiss ,ma comu fazzu capaci ca quannu partu mi

              capita qualcosa ammia o al mezzo con il quale parto.

Gen.       Ormai u sapemu ma po essiri ca un giorno si vota in tutta fortuna.

               Sempre fortuna….e solo fortuna….

Fau.         Puru io sugnu convinto… Sign  GIUliano aspetto a mia soggira.

                

 Giu.         Appena trasi me ne vado. Va cuntari puru chissa . Assira non mi sintia

                tantu bonu  e non niscivu, aspittava finu ai novi ca faciano Don Matteo,     

                mi vitti tutti i programmi prima, un documentario, poi l’eredità cu Carlo

                Conti, poi il telegiornale e po i pacchi. Poi mi sono disteso era ura di don

                Matteo e ni ddu mumentu finiu a luci, telefonavu a  me frati  e a me

                cugantu mi dissiru ca a luci ni iddi c’era….

Gen.          Puru  ni  nautri c’era.      

Giu.            Vai uni me frati, m’assettu e a televisione comincia a  satari, facia righi

                   non pottimu vidiri don Matteo. U fattu è ca io pensu che non abbiamo

                   bisogno d’incolpare sempre qualcuno dei nostri danni e delle nostre

                    sciagure. Sugnu sfurtunatu e basta.

Fau.             Sta frasi chi dissi mi piaciu, ma sugnu sicusru ca sta sfortuna con la S

                     Maiuscula si gira con una  fortuna con la  F Maiuscula  e tutte le parole

                     maiuscole.

                    

Giu.              Ma mi nni vaiu anche si Marta ancora non veni….ci vediamo (esce)

                    

                                                      S C E N A  X°

(Faustino, Genoveffa Marta, Mauro, Marta)

                       

Fau.          E’ Incredibili stu cristianu com’è sfurtunatu ,io ogni vota non fazzu vidiri

                 Nenti a iddu ma mi toccu…

Gen.          Ma veramente uno chi senti sti cosi chi ci capitanu veni di non ci cridiri.

Fau.          Intantu ci capitanu… Ma to matri ancora com’è ca non veni…

Gen.         Sacciu c’avia a passari prima no dutturi pi du ricetti.

Fau.          Ma  secunnu tia chi mi voli diri.

Gen.          E chissacciu io, voli parlari cuttia comu to patri ha voluto parlari cummia.

                 (bussano entra Mauro)

Mau.        Mamma perciò il nonno ha trovato una compagna e mi dissi u sai tu e to

                 E to matri.

FAu.         E tu come  lo sai.

Mau         Mi chiamau e mi cuntau tutti cosi tranni u papà dici ca non avia a sapiri

                nenti, però già immaginu ca ci cuntasti tutti cosi. U sai mi facia pena

                dici che sono innamoratissimi ed è stato cosi in gamba da non farci capire

                niente. Ora  c’è a nonna, ma vautri vu immaginati si a nonna si truvau

                puru  un cumpagnu… (Faustinu e la moglie ridono)

Fau.        A nonna cu ddu caratteri e poi non è il tipo sicuramente ca ma va cuntari

               qualcosa contro me patri…

Gen.       U caratteri di me matri non è che è di menu di chiddu di to patri.

              

Mau.      Sarebbe il colmo tutte e dui chi si truvaru una  compagna e un compagno

               Almenu ccà si vidunu picca e nenti e non sintemu sempri scerri.

Gen.       Prima di tutto che non si truvau a nuddu e poi quannu fussiru tutti e dui ccà

               dintra sempre cani e gatti fussiru.

MAu.     Si ma con i rispettivi compagni si limitassiru. (bussano entra Marta)

Mar.       Eccomi qua, siti pronti pi nesciri tutti, tranne il mio caro genero, già

              veramente non vi dovevo trovare qui dentro. Senti a mamma dal medico

               c’èra troppa folla vacci tu e mi fai scriviri sti ricetti. Caro Mauru quannu eru

               schietta potevo essere una donna di carriera, al lavoro andavo con

               l’autobus…

Mau.      Nonna allora una donna in corriera.

Mar.       Chi ni sai tu delle capacità che avevo io, ora nisciti tutti… (escono)   

S C E N A  XI°

(Faustino, Marta)

Faus.      Allura carissima suocera, nonché mamma picchi ristavu orfanellu di

               nicareddu e da tanti anni mi sei stata veramente da mamma, purtroppo

               l’unica cosa negativa è che non vi putiti vidiri cu me patri, aviti un’antipatia

               reciproca, ma in no lo so, ma c’è invidia qualche altra cosa… non vi putititi

               vidiri  proprio è una cosa a pelle…anzi a crepapelle!

Mar.        Pi fafuri caro  Genero non mi parlari di to patri, proprio oggi che mi sento

                un’altra perche sto avendo questa conversazione con te o meglio questa

                Confessione che è meglio di andare da un sacerdote per confessarsi

                Purtroppu io ho il mio carattere, tuo padre ha il suo e ni truzzamu sempre

                iddu è saputellu anche se dici ca sugnu io la saputella e quantu cosi altri chi

                dici. Quindi non mi rovinare la giornata picchi è una di quelle giornate

                che succede una svolta nella mia vita.

Fau.        Allura parlassi sono tutto orecchie.

Mar.       Devi essere  tutto orecchie e tutto cuore, senza cuore non c’è un  solo organo

               del corpo che funziona e tu caro genero mi devi sostenere. La donna è come

               l’onda, se non si sostiene ti  affonda.

FAu.      Va bene sarò tutto orecchie e cuore d’altra parte lo meritate.

Mar.       Caro  Faustino, chi vive di sogni ha meno bisogni, e per ora io non solo vivo

               di sogni, ma sono reali, tocco, godo, rido, mi batte il cuore. Caro genero io

               mi sono trovato un compagno.

Fau.        Comu un  compagnu? (mimica e scena verso il pubblico)

Mar.        Un compagno, è da alcuni anni ed io non ho voluto dirvi niente ma stu pisu

                Me lo dovevo togliere…e  tu che  sei uomo e mio genero e come mio figlio

                puoi capire meglio di mia figlia. Ho voluto parlare con te perché non so la

                reazione  di me figghia.

Fau.        (Verso il pubblico) E sunnu dui!

Mar.       Chi dicisti?

Fau.        Vulia diri e  siti vautri dui chi stati da tantu tempu? Ma  di dov’è, do paisi?

Mar.        Veramente è (nominare un altro paese diverso da quello nominato da

                Zosimo) ha una due figlie femmine e mi trovo una meraviglia,

                sono di ottima famiglia picchi io prima ho fatto tutte le indagini possibili.

                Pedinamenti, fotografie, con chi si fermava a parlare, dove andava, sulu

                l’anilisi del sangue non ci potti fari…poi qualche parola scambiata e poi un

                colpo di fulmine.

Fau.         Fulmine, senza tuoni e senza lampi?

Mar.        Veramente ci foro tuoni, fulmini, lampi, temporali e uragani, e nei momenti

                peggiori della mia vita è rimasto con me è merita di rimanere anche nei

                 momenti migliori. Iddu avi sempre parole doci con me, pensa mi dici

                 sempre:  DONNA BUONA E CARA è  MERCE  RARA  e quante altre

                 cose che gli escono dalla bocca me li sussurra proprio nell’orecchio a

                 unni non ci sentu bona e mi fa veniri antisa….ci sentu una meravigghia.

Fau.          Suocera io sono contenta per te perché vedo che sei stracotta mi auguro

                 che tutto proceda sempre cosi bene ed ora tua figlia come la prende?

Mar.        Ah! Qui casca l’asino, mi devi promettere di non dirle niente a tempo giusto

                ed a  cose fatte poi gli  ne parlo anche  io, anche perché lo conoscerete

                presto.

FAu.       Presto? Ma è un tipo emotivo prima di  conoscerci si emoziona?

Mar.        No lui, fa conoscenza troppo presto e poi sarà come se fosse da una vita che

               vi conoscete.

FAu.      Quannu u canuscemu allura.

Mar.       Oggi verso le quattro e  non puoi rimandare perché lui poi ha un

               appuntamento.

Fau.        No  verso i quattro no, picchi voglio essere sincero suocera: anche  me patri

               conosce una da tempo e oggi verso le quattro ce la porta….

Mar.       Tuo padre conosce ad una?!... Ah! Mi fa piacere tutto sommato ognuno deve

               vivere la propria vita, poverina spero che non si disperi troppo; però

               meglio ancora se ci troviamo tutti e quattro qua ognuno presenta i propri

               Compagni…che coincidenza, resta come un cretino…

Fau.        Si ma senza litigi e vuci però…non vi sciarriati.

Mar.        Vicino al mio compagno io non litigo mai e non grido mai, l’unico ch mi fa

                Perdere le staffe è tuo padre ma ti prometto che tolgo l’occasione e poi

                proprio in questo momento non mi sembra giusto nei confronti del mio

                compagno e della compagna di tuo padre. Ora vado picchi fai cuntu ca a

                mumenti sunni i quattru. (esce)

                                                        S C E N A  XII°         

                                          ( Faustino, Marta, Mauro, Giuliano )            

  Fau.     Ammazza, me soggira cu unu, me patri cu una, roba da non crederci, e io e

              mia moglie in tutto questo periodo non c’iavemu fattu mai casu.

              E ora come faccio io a mantenere la promessa a me soggira, è la stessa cosa

              chi ci dissi me patri a Genoveffa e poi mi cuntau tutti cosi. (entra Genovef.)

 

 Gen.      Ciao Fausto, allura dimmi tutto per ora semu in balia di segreti.

Fau.       Ve…ve… vera…veramente non sacciu si tu pozzu diri, to matri è furba

              mi ha fatto promettere di don dirti niente e poi te lo dirà lei.

Gen.      Praticamente chiddu chi dissi to patri ammia di non dirti niente, ma là,

              potevo capire che era una cosa delicata, sai si trattava di una compagna

              e lui non sapeva come potevi reagire tu, ma nonostante tutto io ti ho detto

              tutto e tu come se non sapessi niente, anzi a mumenti sunni i quattru

              e dobbiamo conoscere questa compagna  che dice di essere entrata

              nel suo cuore. (entra Mauro)

Fau.       Ma u voi sapiri pi forza.

Gen.      Certo, che lo voglio sapere per forza..

Mau.      Mamma vediamo se l’anticipo io o papà? A nonna avi un periodo che ha un

              Compagno in dieci minuti mi ha raccontato tutto e mi dissi ca u sapi sulu u

              papà.  OH Ma l’anziani si  dunanu da fari a mumenti megghiu dei giovanotti.

Gen.      Si siede (incredula) come un com…com…compagno.

Fau.       Dai no fari accussi , io ma pigghiavu tutto sommato bene cu me patri, fai

              a stessa  cosa tu.

Gen.       Furbacchiona  ma  comu non abbiamo mai capito niente!

MAu.     Mamma l’anziani oltra a sapirisi arriminari boni sunnu furbi.

Gen.       Ma  di unnè chistu… (Fausto gli dice il paese)

Fau.       Dici ca prima fici l’investigattrice privata, pedinamenti, cu cui niscia, unni

              ia, fotografie, chi erano i parenti, poi qualche parola e poi piano piano e vino

              vino sono ritrovati vicino. A mumenti arrivano manca  quasi venti minuti ci

              vonnu. (bussano, entra Giuliano)

             

Giu.       Disturbo o ancora deve arrivare cummari Marta, io a vitti nesciri non è che

              deve venire un’altra volta subito?     

   

Gen.       No ma fra quasi quindici venti minuti…

Giu.        E allura vi pozzu cuntari chiddu chi mi succidiu, vi metterete a ridiri, picchi

               Non po esseri capitari sti cosi ammia sempre.

Fau.          Avanti cuntassi…

Giu.          Mi decidivu di iri al cinema a vidiri la vita è bella cu Roberto  Benigno,

                 mi fazzu a doccia, mentre chi mi stava lavannu si livaru l’acqua, niscivu

                da doccia, pigghiu du biduna di vinti litra picchi i tegnu sempre di riserva

                 mi lavavu alla bona, mi vistivu addumu u fonu e funzionau trenta secondi

                 e poi non fìunzionau cchiù, senza faricci casu aprivu u rubinettu e l’acqua

                 l’avianu misa ma non mi putua spugliari nautra vota e lavarimi. Nesciu

                 arrivu o cinema, m’assettu e capitavu a unu di due metri davanti ammia ca

                 mi facia storciri u coddu pi taliari, ca mi vinni puru a cervicali, cchiu a

                 destra in un’altra fila c’era un postu vacanti, mi vaiu a mettu ddà mentre

                 mi stava assittannu davanti ammia si alza chiddu chi c’era, si nniu e

                 s’assetta davanti ammia subitu nautru di quasi du metri. E’ incredibile

                 comu ammia non cinnè. Menumali ca vautri siti amici e mi sfogu cu vautri.

                 I veri amici sunnu chiddi chi trasinu quannu il resto del  mondo esce. Vi

                saluto, ci vediamo. (esce)

                                                      S C E N A  XIII°

                     (Faustino, Genoveffa, Marta, Zosimo e Mauro)

Fau.         U fattu è ca ccà dintra trasunu tutti e nuddu voli nesciri  e semu amici di

                tutti, a ma sentiri predichi di tutti, a ma sentiri scerri di tutti, a ma

                manteneri i promessi.

Gen.        Menumali ca chissi non li abbiamo mantenuti, però non teniamoci sul

                Nostro, io sacciu e tu non sai, tu sai ed io non sacciu…

Fau.        Chiddu ca è cchù bruttu di tutti sunnu le lingue dei nostri genitori.

                Si dice la lingua non ha  osso ma ti puo’ rompere di grosso…

             

Gen.        Purtroppu iddi sunni sempre ccà assieme anche o sig, Giuliano.

                E’ vero : Ospiti rari ospiti cari!     (entra  Bussano  Zosimo, vestito

               elegante con giacca e papillon, si siede sempre nello stesso posto.)

Fau.        Papà chi si elegante oggi, e chi aspettti a zita? (Ride)

Gen.       Papà troppo scik, elegantissimo lo vedo in perfetta forma, ma a va fari

               Qualche viaggio?

Zos.         Si , un viaggio nella luna perché sono sicura che come lei non c’è nessuna

                Un viaggio nel sole perché nessuno come me la vuole, un viaggio nelle

                Stelle, perché ormai non faccio altro che vedere cose belle!

Fau.        Papà ma chi hai, unni a partiri pi Betlemme.

Mau.       Nonno certo che fai un figurone incredibile, meglio di mia per ora

               Si niscissitu facissitu conquiste.

Zos.        Non mi interessa a me di conquiste, ma di conquista e gia il mio cuore è in

               una sola lista.

Gen.       Papa ma non doveva venire una…una un’amica con te, mi avevi detto

               Che venivate assieme.

Zos.        Sarà leggermente in ritardo alla donna si puo’ perdonare  un ritardo ma io

                mai questo lo guardo.

Fau.         E cu è sta amica papà .

Zos.         Falla veniri e poi la conosci. Circati di esseri all’altezza, picchi io ci tegnu

                Tantu ormai pzzu diri ca sugnu fusu

Gen.        Papà e siti dui i fusi! Anche me matri avi un compagnu…

Zos.         To matri? UN compagno? E cu è stu gran sfurtunatu…

                (bussano, entra  Marta, elegantissima ben pettinata)

Mar.        (si siede come al solito lontano da  Zosimo) Salve, oh Caro Zosimo

                Come mai qua quale buon vento…

Zos.         La brezza di questo vento mi accarezza e mi rende la vita

                Straordinariamente magnifica anche perché non mi sento più pesante

                come prima. E tu invece come mai sei qua tutte scik!

Mar.         Io aspetto perché a  volte il cuore vede cose che gli occhi non possono

                 vedere.

Fau.          Che strano questi parlano strano e non si stanno acchiappando.

Mau.        ( Verso il pubblico) Certo sono contenti  aspettano i compagni!

Gen.         Papà ma non ne che pigghiati na cantonata, non si vidi nuddu ancora.

Fau.         Ma picchi cu sa va vidiri.

Gen.        L’amica do papà chi vannu a ballari assieme, mi pari ca non è puntuali.

Zos.        Ti sbagghi, cantonata non nni pigghiu.

Fau.       Mamma ma non è chi pigghi anche tu na cantonata…

Gen.      Ma picchi anche idda… (facendo finta di non sapere)

Fau.       Idda aspetta anche un amicu ca ballanu u lisciu assieme.

Gen.       Ma guarda chi coincidenza. Ma non è chi ci pari mali e non arrivano.

Mau.      Io ho l’impressione che questi amici non sono veri amici e vi hanno preso in 

              giro.

Zos.       Io dico di no….sono più che sicuro….

Mar.      Anche io dico di no, sono più che sicura di te… (ad un certo momento

              Zosimo si alza e si avvicina un pochino a Marta.

Gen.     Ci voleva sta compagnia dei vostri amici, vedete che non state litigando?

Fau.      Ci voleva proprio.

Mau.      Si arrivano? Picchi asinò a mumenti si cumencia con  gli insulti ed i saputelli

               Etc…. (ad un certo punto Zosimo si avvicina un pochino a Marta)

Zos.       Un uomo puo dirsi veramente ricco se i suoi figli corrono tra le sue braccia

              anche quando le sue mani sono vuote!

Gen.      Ma  Fausto che ci sta pigghiannu a  to patri cu sti paroli di unni ci nescinu.

Mar.      Se non si desidera molto anche le piccole cose ti sembreranno grandi.

Fau.      Genoveffa ma a to matri chi ci sta pigghiannu manco idda scherza!…

Mau.     Papà a tutti e dui chi ci sta pigghiannu, sunnu  comu ipnotizzati!

             (Zosino e Marta si alzano contemporaneamente e si siedono assieme.

Fau. Maur. Gen.   Ma chi sta succedennu (verso il pubblico)

Fau.      Quannu veni chissà! (premurosi per la paura che litigano)

Gen.      Quannu veni chissu!  (ZOsimo e marta si prendono una mano)

Fau.      Stai divintannu cecu…vidu bonu?

Gen.       Ma sugnu io ca non vidu o sugnu io cchiù ceca di tia.

               (I due si girano nel lato opposto per no vedere)

 

Mau.       Mamma io vedo bene! E si stannu tuccannu pi mani anzi gia sunnu mano

               nella mano.  Mamma  ,Papà si stannu facennu na carezza u nonnu a nonna ,

               ora a nonna o Nonnu.

Fau.         Ni sta facennu a telecronaca!

Mau.       Mamma ,papà a nonna ci sta allisciannu i capiddi o nonnu

Fau.        Ma picchi me patri avi capiddi?

Mar.       Forse ci crisceru con l’amore!

 

Zos.        Genoveffa, ti presento la mia compagna gia da tempo…tua madre.

                (si gira incredula e di scatto)

Mar.       Faustino ti presento il mio compagno già da tempo…tuo padre.

               (si gira incredulo e di scatto  (Genoveffa e Fausto svengono per un attimo e 

               Mauro li rinviene ovviamente fare un po’ di scena)

Zos.       Io  ho sempre amato Marta, Genoveffa ma non lo potevo dire perché temevo

              la vostra reazione.

Mar.       Anche io ho sempre amato Zosimo, ma non dovevamo farvi capire

              niente. Anche io avevo paura della vostra reazione ma poi abbiamo deciso di

              levarci questo peso. IO  lo so  Faustino che a tua moglie avresti detto che

              avevo un compagno ma volevo sviarti.

Zos.       Anche io genoveffa sapeva pur avendoti fatto promettere di non dire  niente

              che avevo una compagna, ma volevo sviarti.

Mau.      Ma io staiu vidennu qualche film.

FAu.      MA da quantu tempu dura….

Mar.      Da  piu di cinque anni ma c’è stata da almeno una decina di anni una

              simpatia reciproca.

Zos.       Ora è AMORE CON LE VOCALI E LE CONSONANTI MAIUSCOLE!

Gen.      Ma siti stati veramenti bravi a faricci pigghiari colliri, a farci avviliri con le

               vostre liti e voi invece eravate gia inna… inna… mancu dillu sacciu.

Mar.      Innamorati    Genoveffa… matri mia mi sentu muriri…

Fau.      Ma siete stati piu bravi di Alberto sordi e  Sofia Loren.

Zos.      In confronto iddi, ni fannu un baffu pi recitari. Ma non dovevamo farlo

             capire ne a voi ne al pubblico…

Mar.      D’altra parte la misura dell’amore è amore senza  misura!

Gen.      A mumenti ni stavati purtanni cu i vostri scerri o campusantu o aviamu

               pinsati di vinniri a casa e stari luntanu.

Zos.        E secunnu vautri non viniamu u stessu?

Mar.       Comu si sta tantu tempu senza vidiri i figli….

 

Fau.        E tutti sti belli frasi di unni vi nescinu.

Zos.       Leggendo sempre romanzi d’amore ma soprattutto dal cuore.

Faus.      Quindi oltre che suocera ora mi veni Matrigna?!

Gen.       Quindi oltre che suocero ora mi veni patrignu?!

Mau.      (Verso il pubblico) Menumali ca ammia mi vennu sempre nonni.

Mar.      Ma tu lo sai figlia mia, quando un uomo esce da se stesso e comincia a far

              parte di un altro essere umano è meraviglioso.

Gen.      Ma dico io no potevate dircelo dopo magari un mese?

Zos.       Eravate pronti ad accettare si ora dopo cinque anni svinistivu, dopo un misi

              Vi ricoveravanu.

Gen.      Faustu tu chi pensi c’ accettavamu subitu .

Fau.       Nun sugnu mago! E chi se lo aspettava questo finale dal pubblico!

Mar.      Ora si ca ni putemu fari natali capudannu pasqua e pasquetta assieme.

Zos.      Caro nipote Mauro vi facciamo anche una vera crociera…

               

Zos.       Penso che nessuno o qualcuno si è reso   o ha  appreso  che vi abbiamo

              Tenuto col fiato sospeso   se cosi è stato significa che ce la siamo cavata con

               questa  bravata . 

Mar.       Se vi siete divertiti applaudite con i rispettivi mariti e per quelli che non

                sono sposati applaudite con i fidanzati.

                 

Zos.        Non poteva durare questo amore nascosto, per l’amore ci vuole il giusto

               posto.     Tante cose brutte sono alla luce sole e questo amore anche se

               temevamo della vostra reazione doveva scaturire fuori dai nostri cuori.

               Credetemi gentile pubblico per ogni età c’è un amore diverso ma sempre  

               amore è, da giovani , da mezza età, l’importante è avere l’onestà anche da

               anziani ti cambia la chimica del cervello, perché tutto ti appare bello i cuori

               battono palpitano, insomma  abbiamo impiegato tanto tempo a portarlo alla

               luce de sole questo l’amore vuole ma l’importante  che nessuno si è offeso e

               noi con grande gioia ci siamo tolti questo peso.   

Mar.      (Facoltativo) Un applauso anche all’autore dalla cui mente è nata questa

               Commedia  semplicemente per la gente. (Sipario)

    

 

               (scritta girono 8 e 9 Gennaio 2013

                                                      Numeri telefoni degli autori

                                                      Abit. 090/638009 ------cell. 3393359882  

                                                                                                   3490730285