Non si può mai sapere!

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Non si può mai sapere

Non si può mai sapere !
commedia in due atti 
di 
Luciano Medusa



1° ATTO

La scena è buia, c’è solo uno schermo su cui verrà proiettata la seguente azione:

scena: Una stanza del commissariato. Le pareti sono spoglie, c’è solo un tavolo con qualche sedia ed un telefono, si sentono delle voci e un trambusto, poi la porta si spalanca è Gennaro, ammanettato, viene introdotto, bruscamente, da due agenti e fatto sedere.

Gennaro Non spingete, mi fate male!

Esposito (strattonandolo) Questo non è niente! Nun fa ‘o stunzo, statte fermo e assettete.

Gennaro Voi non mi potete trattare così! Mi sono consegnato spontaneamente, sono un libero cittadino e devo essere rispettato! Toglietemi queste manette.

Maisto (ironico) Come no! Noi ti rispetteremo nello stesso modo che hai rispettato quella povera ragazza. (violento) Che le hai fatto? Rattuso fetente! Che ll’ hè fatto?

Gennaro Io non ho fatto niente! Avete visto pure voi no? La mia porta era aperta e la ragazza stava da sua zia. Questo è tutto un equivoco, lo volete capire si o no? Mi state trattando come un animale. Io, qui, sono venuto di mia spontanea volontà, sono venuto per chiarire.

Esposito Tiene sta’ faccia ‘e corna, tiene!? Doppo ca t’amma ‘ncucciate ‘ncopp’ ‘o fatto, tien’ ‘o curaggio ‘e dicere ca nun hè fatto niente?!

Gennaro Ma quale coraggio, io non ho fatto niente! E’ quella pazza di Donna Carmela che ha gonfiato tutto. Levateme sti manette!

Maisto Nun te sbattere! Astipate ‘e fforze, ca mo che vene ‘o commissario, ne avrai bisogno. 

Esposito Sì capitato mmalamente guagliò! Il commissario Del Giusto primm’ ‘e venì ccà steve a Palermo. ‘E mafiuse ‘o chiammavano “‘A Carogna “. 

Gennaro (sconfortato) Ma che mi sta succedendo? Perché si è arrivato a questo?

Maisto E a tte comme te chiammano? “ Chiagn’ ‘e futte” ? Primme futte e po' chiagne! (ride)
Esposito Chesta è ‘a primma o ce ne stanne pure ll’ate?

Gennaro Ma che prima, che altre?!

Esposito Tiene ‘a capa tosta! Ma nuje t’ammullamme. Dance ‘o tiempe e t’ammullamme.

Del Giusto (entra e richiude la porta) Buongiorno.

Esposito (alzandosi di scatto) Buongiorno commissario.

Maisto (c.s.) Buongiorno. (fa alzare Gennaro)

Gennaro Buongiorno.

Del Giusto Allora?

Esposito Niente commissà. La ragazza sta all’ospedale per accertamento dei danni subiti dalla violenza e qui ci sta stu capa tosta che continua a dire che non ha fatto niente.

Del Giusto Chi l’accusa?

Maisto La zia della vittima. Si chiama... (prende un bloc-notes dalla tasca e legge) Buonaiuto Carmela vedova Salvato abitante in via della Pietà 13, dove si sono svolti i fatti.

Del Giusto E quali sarebbero, i fatti?

Esposito Commissà, questo fetente...

Del Giusto (lo interrompe ammonendolo) Espò! Come ti permetti!? (a Gennaro) Lo scusi. (al Esposito) Tu te vire troppi film americani, guagliò! Attieniti ai fatti. 

Esposito Il signore qui presente, cioè, Solimene Gennaro, di professione professore d’italiano e abitante in un monolocale in via della Pietà 13, ha fatto entrare con lusinghe e promesse, nel suddetto monolocale, Anna Buonaiuto di anni 17, nipote della suddetta Buonaiuto Carmela, padrona di casa del suddetto Solimene Gennaro che una volta accalappiata la preda l’ha costretta a soddisfare le proprie voglie, fino a quando non è stato sorpreso dalla suddetta zia che tempestivamente ci ha chiamati e che tempestivamente siamo arrivati e tempestivamente lo abbiamo arrestato e portato qui. 

Del Giusto Si tu facisse ‘o puliziotte comme parle ‘e strade stessere chien’ ‘e delinquenti.

Esposito Perché, ho detto qualcosa che non va?

Del Giusto Io n’aggia capito niente! “ Suddetto... tempestivamente...”! Ma comme parle?

Maisto Commissà, se permettete, ve lo spiego io. Allora, il qui presente Solimene Gennaro che insegna italiano e che vive da solo in un monolocale di proprietà della zia della vittima, cioè Anna Buonaiuto, cioè lei Anna ma, la zia Carmela, naturalmente Buonaiuto, cioè sorella del padre della vittima è vedova Salvato, cioè lo zio della Buonaiuto Anna, cioè la violentata.

Del Giusto (schifato) Invece di andarvi ad esercitare al poligono di tiro iscrivetevi alla scuola elementare e fatevi insegnare il soggetto, il predicato verbale e il complemento oggetto. Così, forse sarete in grado di dirmi comme so gghiute sti cazz’ ‘e fatti!

Maisto Ma è così chiaro!

Del Giusto Guagiò, ccà ll’unica cosa chiara è ca site duje strunze! E mo ghiatevenne.

Esposito Ce ne andiamo? Volete restare solo con il “mostro”?

Del Giusto (con pazienza e sopportazione) Come ti chiami tu?

Esposito Esposito Raffaele. Ai comandi (saluto militare)

Del Giusto (c.s.) Riposo. (all’altro agente) E tu?

Maisto Maisto Antonio. Ai comandi (c.s.)

Del Giusto Riposo. (a Gennaro) Lei come si chiama?

Gennaro Solimene Gennaro.

Del Giusto (agli agenti) Ed io come mi chiamo?

Esposito Commissario Del Giusto.
Maisto Commissario Del Giusto Andrea.

Del Giusto E allora, questo signor “mostro” dove sta?

Esposito Ma veramente, io dicevo...

Del Giusto (incalza) In questa stanza c’è qualcuno che si chiama mostro?

Maisto Commissà, noi veramente ci riferivamo...

Del Giusto (c.s.) E non vi dovete riferire! Voi siete pagati per capire i fatti, raccogliere prove e indizi che aiutino a scoprire come sono andati i fatti veramente, non per far riferimenti. E’ chiaro? (i due restano impietriti e confusi) E adesso riprendetevi quelle manette e lasciatemi solo col signor Solimene.

Maisto Agli ordini signor commissario! (saluta militarmente , toglie le manette a Gennaro ed esce)

Esposito Agli ordini. (saluta ed esce)

Del Giusto (accendendosi una sigaretta) Sono giovani, scusateli. Volete una sigaretta?

Gennaro No, grazie, non fumo.

Del Giusto Fate bene! Io non riesco a togliermi il vizio; ho provato di tutto: cerotti, mentine, caramelle, ma che?! Quando scoprii che con il sapore di mentine in bocca la sigaretta era più gustosa, pigliaje pure ‘o vizio dè mentine.

Gennaro E’ tutta questione di volontà! Le cose se si vogliono fare si fanno.

Del Giusto Ha ragione. E’ questione di volontà e c’è bisogno di tranquillità e col mestiere mio addò ‘a vaco ‘a piglià sta tranquillità?! Mariuoli, assassini, imbroglioni, droga, armi, sangue questo è il mio pane quotidiano.

Gennaro Questi tempi non sono per niente sicuri e viviamo in una città bella ma invivibile. Bisogna stare sempre sul “chi va là”, per strada e dentro casa. Viviamo in tempi in cui non si può dare fiducia a nessuno. Bisogna stare sempre attenti: per strada, al lavoro, a chi bussa alla porta, insomma, non si può mai sapere con chi si ha a che fare.

Del Giusto Ha ragione! Non posso che darle ragione. Comunque, passiamo a noi. Signor Solimene, per favore mi volete dire che è successo? Quei due imbecilli credono di stare ad Hollywood, se pensano ‘e essere ‘e protagonisti di Arma Letale e n’accocchiano ‘na parola in italiano. Allora, oggi è domenica ed io questa domenica volevo passarla in famiglia, fatemi il favore, fatemi sapere perché sto qui. 

Gennaro (premuroso) E’ tutto un equivoco, io non ho fatto niente, sono stato sempre al mio posto, signor commissario credetemi, io mi trovo qui solo per aver fatto una cortesia. (disperato) Non avessi mai aperto quella porta!

Del Giusto Signor Solimene, non si abbatti, non si disperi. Su, con calma, partiamo da quando si è svegliato. Racconti, lei è professore d’italiano? E allora faccia finta di stare in aula e di stare a raccontare la trama di un romanzo.

Gennaro Ha detto bene: un romanzo. Si potrebbe proprio scrivere un romanzo.

Del Giusto Bravo, un romanzo. Coraggio: E’ domenica mattina e...

Gennaro (esita poi) Durante la settimana mi sveglio sempre presto. Non ne avrei necessità perché la scuola dove insegno si trova a due passi da casa mia ma, dopo sette anni d’ insegnamento al liceo scientifico di Afragola, mi sono abituato a svegliarmi alle sei e mezza altrimenti non riuscivo a stare per le otto e un quarto in aula. Ma la domenica no! Non so perché ma, la domenica riesco tranquillamente a dormire fino alle dieci, dieci e mezza. Ne approfitto per recuperare tutto il sonno perduto. Poi, ieri sera, sono stato in pizzeria con degli amici e sono tornato a casa verso le tre e stamattina avrei avuto molto bisogno di starmene a letto ma...


Lo schermo sparirà e l’azione continuerà sul palcoscenico.

Scena: monolocale. In fondo, una finestra chiusa che aperta lascia intravedere tetti ed antenne tivù. Alla sinistra della finestra , addossato al muro un letto col suo comodino, un lume, un telefono, ai piedi del letto un mobiletto con un televisore con lo schermo rivolto verso la spalliera del letto, attaccata al comodino una porta che immette nel bagno, prima della porta una consolle zeppa di pulsanti e lucette ed un monitor; a destra (in prima quinta) una porta blindata, sempre a destra, un angolo cottura con un piccolo tavolo con sedie. L’unica luce che illumina la stanza e quella che trapela dalle feritoie della finestra. 

Gennaro (è a letto che dorme, bussano alla porta, si sveglia di scatto, accende l’abat-jour , legge l’orologio) Le otto e un quarto?! (ribussano) Ma chi è a quest’ora? (siede sul letto cercando di infilarsi le pantofole. Ribussano. Spazientito) Un momento! (va alla consolle e sbircia dal monitor) Salvatore! (ribussano, alterato) Salvatò sto aprendo! (pigia un pulsante della consolle e la porta si apre)

Salvatore (entra) Stai ancora a letto? (Lascia la porta aperta e va ad aprire la finestra, si illumina tutta la stanza)

Gennaro (disturbato dalla luce richiude la finestra) Salvatò, io solo la domenica mattina riesco a dormire un poco in più e tu giusto la domenica mattina mi vieni a svegliare alle otto e un quarto! (si gira e nota la porta aperta, corre a chiuderla) E ‘na vota tanto arricuordete ‘e ‘nzerrà ‘a porta! Non la chiudi mai, sia quando entri che quando esci. Sempre aperta la lasci! 

Salvatore (guarda l’orologio) Prima di tutto sono le otto e venti e non le otto e un quarto.

Gennaro (con pazienza) Scusa, ho sbagliato, alle otto e venti.

Salvatore E poi cerca di finirla con questa ossessione della sicurezza. Stai sempe a ‘nzerrà porte e finestre, a spià chi vene a bussà, insomma, rilassati ‘nu poco!. Questa non è una casa è una cella di Poggioreale. Ma dico io: uno ha certi cazzo di problemi e s’adda mettere ‘a pensà ‘a porta aperta? Allora, sai che ti dico? Scusami (disperato)...ma ...mannaggi’ ‘a vita mia mannaggia!

Gennaro Che è successo?

Salvatore Secondo te?

Gennaro Hai litigato un’altra volta con tua moglie.

Salvatore (risentito) Si, un’altra volta! E perché lo dici con quel tono?

Gennaro Ma quale tono?

Salvatore Gennà, io con mia moglie ci litigo per seri motivi non per sfizio.

Gennaro Si, ma di domenica mattina? (ritorna a letto)

Salvatore (ironico) Io, veramente, me vuleve appiccecà venerdì mattina, ma poi non è stato possibile per sopravvenuti impegni. (cambia tono) Gennà, ma te pare che ce sta nu juorno stabilito pè s’appiccecà? (ripensa a quello che è successo e racconta) Io stavo dormendo in santa pace, quando mi sono sentito una mano...

Gennaro Una mano?

Salvatore Si, Gennà, ‘na mano! (con intenzione) Hè capito no?

Gennaro Embè!?

Salvatore Come “ embè “? (come se si rivolgesse alla moglie) ‘E sette ‘a matina, mentre dormo, tu viene a sfruculià ‘a mazzarella ‘e San Giuseppe?

Gennaro Salvatò, ma chi t’ha sfruculiato niente?!

Salvatore Mica tu! Mia Moglie. (imita la moglie) “ Sono più di quindici giorni che non mi tocchi, ma ch’è successo? Tu sei mio marito e devi tenere conto dei tuoi doveri coniugali.” Comm’ ha ditto “doveri coniugali” nun aggia capito niente cchiù. Quella è capace di far diventare l’atto più bello per eccellenza, fare l’amore, un dovere. (nota che Gennaro si è quasi riaddormentato) Gennà!

Gennaro (scatta) Ch’è successo?

Salvatore Caspita! Andiamo proprio bene! Io parlo e tu dormi?

Gennaro (assonnato) Ma quando mai. Non dormo, ti ascolto.

Salvatore Allora, se non dormivi, dimmi che ho detto.

Gennaro (con difficoltà) Che ...fare l’amore...non è un dovere.

Salvatore E no, che non è un dovere! Se pure fare l’amore diventa un dovere allora che schifezza di vita è la mia? Gliel’ ho cantata eh! E gliel’ ho saputa pure cantare.” (come se stesse parlando alla moglie) Il giorno che ti ho conosciuta ho iniziato a capire il significato della parola “ dovere “. Prima di conoscerti ero l’uomo più libero del mondo, dal momento che ci fidanzammo ho iniziato a non capire più niente. Non potevi uscire, però volevi vedermi e mi costringevi a passare sotto casa tua. Facevamo Giulietta e Romeo, tu dal balcone ed io sotto. Mi facesti diventare lo zimbello di tutti i miei amici. Che scuorno! Ma se volevo stare con te lo dovevo fare. (interroga Gennaro) Gennà!

Gennaro (quasi dormendo) Si, lo dovevi fare!

Salvatore Tuo padre mi notò . E chi non mi avrebbe notato? Me verev’ ‘e passà sott’ ‘o balcone pè tutt’ ‘a jurnata. E passa ogge e passa dimane pure un fesso se ne sarebbe accorto e infatti patete se ne accurgette. Allora, venni a parlare con papà. Se volevo restare con te lo dovevo fare. (interroga Gennaro) Gennà!

Gennaro (quasi dormendo) Si, lo dovevi fare!

Salvatore Cinque anni di fidanzamento: cinque anni di prigione. (imita la moglie) “Salvatò, papà ha ditto quanno vulesseme piglià a via e ce spusà?” Spusà? E senza lavoro comme ce spusaveme? (c.s.) “ C’è un corso di religione, con tre o quattro esami, diventi professore di scienze religiose e ti fanno insegnare nelle scuole elementari.” ‘A religione a me?! Io sono ateo, comunista sfegatato per discendenza e tu mi proponi di andare ad insegnare religione? Ma se volevamo sposarci bisognava trovare un lavoro ed io ateo, comunista sfegatato per discendenza ho dovuto prendere la licenza di scienze religiose. Sono rimasto ateo più di prima ma, lavoro, insegno religione, sto nell’Azione Cattolica, faccio ‘e precetti pasquali e serv’ ‘a messa. Però lavoro! E grazie a questo lavoro che ci siamo potuti sposare. Se volevo restare insieme a te lo dovevo fare. (interroga Gennaro) Gennà!

Gennaro (all’apice della confusione) Si, il padre sul balcone.. insegnava religione... ai comunisti di generazione pasquale.

Salvatore Ma tu nun staje capenne niente?!

Gennaro (supplichevole) Salvatò, ti prego, tengo suonno!

Salvatore Che schifezza di amico! Mi trovo in questi guai, ho bisogno di sfogarmi e il mio caro amico che fa? Dorme!

Gennaro Salvatò, ma fallo per Nostro Signore Gesù Cristo che sta in croce! Io sono fatto così, lo sai no?! Ho la pressione bassa e appena sveglio non riesco a far niente. (suona il telefono, Gennaro risponde) Pronto... guè, ciao Maria (Fa segno a Salvatore) Chi, tuo marito?... 

Salvatore (con gesti gli fa capire di dire che non c’è)

Gennaro No, non è venuto qui... ma è successo qualcosa?... si... va bè, però... si... è certo... però fammi parla... (Maria non gli da modo di parlare) vorrei dire... Marì scusa... ti vorrei... Marì fammi... famm... (grida) Marì! Fammi parlare un poco! Uh, Madonna mia! E che è? Tu quando parli sembri la cascata del Niagara. Arape ‘a vocca e vutte parole una ‘a copp’ ‘a nata. Fermati un poco, fa parlare pure me... lo so che sei agitata... ma dammi il tempo di dire una parola anche a me. (cambia tono) Marì, secondo me, Salvatore è arrivato al punto che non ce la fa più. La sua vita è impregnata di doveri, quel poveretto ha bisogno di fare qualcosa per piacere, qualcosa che decide lui stesso di fare e che non gli venga imposto da qualcuno o dalle situazioni. Marì, io lo conosco, quello la capa non lo aiuta e poi qualsiasi uomo che vive di queste frustrazioni è capace di fare qualche pazzia. Perché... Marì... pronto... ha attaccato!

Salvatore Hai visto? Quella così è! Fin quando parla lei, allora la devi stare a sentire, quando parla un altro e il discorso non le conviene, chiude e arrivederci e grazie!

Gennaro (spazientito) Ma dico io! Io non mi sono sposato proprio per non avere di questi problemi e tu, inevitabilmente, ogni tre o quattro giorni mi trascini in queste situazioni, mi dai queste tensioni che io non voglio, non sono mie. Ma scusa, il discorso è semplice: tu e Maria non andate d’accordo. Avete cercato in mille modi di recuperare il rapporto, non ci siete riusciti e allora che aspettate a divorziare? 

Salvatore Divorziare?

Gennaro Si Salvatò, divorziare. Ma tu lo sai che io non ti ho mai capito. Tu da quando hai conosciuto Maria dici che hai dovuto fare sempre tutto per dovere. Ma chi ti costringeva?

Salvatore Chi mi costringeva?

Gennaro Nessuno! Anzi, la tua immaturità! Perché se non eri immaturo tu mandavi a quel paese Maria, tuo suocero e la religione così io la domenica mattina riuscivo a dormire fino a mezzogiorno!

Salvatore Mo ‘a fine de’ cunte so pure immaturo! Divorzio? Comme si fosse facile a piglià ‘na decisione, ma ‘o vvuò capì che sono un insegnante di religione e la chiesa non ammette il divorzio. Se divorzio mi tolgono l’insegnamento? E se mi licenziano, io, alla mia età dove lo trovo un altro lavoro? Che faccio? Dai, rispondimi, pure adesso sono immaturo?

Gennaro Caro mio, tu stai pagando tutti gli errori che hai fatto nel passato. La realtà che ti circonda, se vogliamo, te la sei costruita con le tue stesse mani. Per dirla alla Pirandello: ti sei aggiustato la giara intorno e ne sei rimasto prigioniero.

Salvatore Nun te mettere a fa ‘o prufessore pure cu’ mme Gennà! Hai ragione, la giara che mi sono costruito mi imprigiona ma io ‘a scasso ‘nata vota ed esco libero. Hai detto bene prima, al telefono:” Salvatore ha bisogno di fare qualcosa per piacere, qualcosa che decide lui stesso di fare e che non gli venga imposto da qualcuno o dalle situazioni .” Parole sante Gennà, parole sante!

Gennaro Embè, che vuò fa mo?

Salvatore Mo vado a casa, prendo la mia roba, poi passo per la sezione di Rifondazione Comunista e mi faccio la tessera, vado in Curia e ce la faccio vedere ai miei professori, al decano, a tutt’ ‘e prievete e pur’ ‘o cardinale, se è necessario, poi mando a quel paese mia moglie e accussì, caro Gennaro mio, rompo questa maledetta giara che mi opprime!

Gennaro Bravo! E dopo dove vai?

Salvatore Vengo qui. Solo per qualche giorno, il tempo di trovare un’altra sistemazione, un altro lavoro e tolgo il disturbo.

Gennaro Si? E dove speri di trovarlo questo lavoro?

Salvatore E che ne so?! Dammi il tempo di cercarlo. Andrò a fare il muratore, il manovale, insomma qualsiasi cosa. Gennà, devo scassare la giara.

Gennaro A parte il fatto che col fisico che ti ritrovi se vai a fare il muratore duri giusto un’ora e mezza e poi te portano ‘e corza in sala rianimazione ma poi, non ho capito, tu vuoi rompere la tua giara e me vulisse vuttà ‘e chiastule ‘ncuoll’ ‘a me?

Salvatore Quali chiastule?

Gennaro Salvatò, io non mi sono sposato per essere libero, vivo da solo, per lo stesso motivo. Questo monolocale è la mia tana, come dire, il mio rifugio non puoi venire ad invadere il mio spazio, la mia intimità.

Salvatore (tira fuori da sotto il materasso alcuni riviste porno) Questa sarebbe la tua libertà, la tua intimità, Gennà? Alla tua età ancora con queste scifezze! Fai sempe uocchje chine e mane vacante, ma che gusto ci trovi? 

Gennaro (strappandogli i giornali da mano e rimettendoli sotto il materasso) Io, caro mio, non ho una mano, che alle sette del mattino mi viene a sfrocoliare la mazzarella di San Giuseppe, commme ‘a tiene tu. Chillo, Gesù Cristo mann’ ‘o pane a chi nun tene ‘e riente. E poi, a te che te ne fotte!? Questi sono fatti miei e basta! Che vuoi fare, vuoi venire a stare qui con me? Allora io butto i giornali e tu, però ‘e sette ‘a matina me viene a sfruculià ‘a mazzarella ‘e San Giuseppe?

Salvatore Ma che dice?! Io avesse sfruculià ‘a mazzarella toja?

Gennaro A chi? Io poi mi facevo sfruculià ‘a mazzarella ‘a te?

Salvatore (supplichevole) Gennà, ti prego, scusami, io non so più quello che dico. Tienimi un poco con te, io sono discreto, te pozzo fa pure duje servizi, te cucino, io sono un bravo cuoco. Gennà, tu sei il mio più caro amico, mi devi aiutare. 

Gennaro Salvatò, tu sei il mio più caro amico e devi aiutare anche tu a me e non mi puoi chiedere una cosa del genere. Torna a casa, parla con tua moglie, se è il caso dalle pure qualche schiaffone, a volte fanno bene, insomma cerca di recuperare non di distruggere.

Salvatore L’unico modo per recuperare e fare punto e a capo!

Gennaro Ma chi lo dice? Salvatò, sient’ ‘a mme fa punto e virgola!

Salvatore (scoraggiato) Va bene! Aggia fa punto e virgola ed io lo faccio, anzi, faccio puntini sospensivi. Va bene prufessò? Sospendiamo tutto, perché il mio migliore amico non vuole darmi una mano.

Gennaro Tu non te ne accorgi ma io la mano te la sto dando.

Salvatore No, tu me staje dann’ ‘o pere: me ne staje caccianne a calci! Ed io me ne vado, addio! (tenta di aprire la porta ma non ci riesce) Comme s’arape sta cosa?

Gennaro (apre la porta dalla consolle) Ecco fatto, addio!

Salvatore (esita) E comme, tu hè arapute ‘a porta? Non tenti nemmeno di fermarmi?

Gennaro (spazientito) Salvatò, tu vuoi uscire ed io ti ho aperto la porta. 

Salvatore Ma insomma, io c’aggia fa?

Gennaro Devi prendere una decisione. Senza pesare sulle spalle di nessuno. Senza fare commedie e sceneggiate. Tu vuo’ fa ‘o tuosto cu’ mme? Tu hè fa ‘o tuoste cu’ tua moglie e cu’ te stesso!

Salvatore (pensa, poi risoluto) Hai ragione! Adesso ho capito, adesso so cosa fare! (Esce lasciando la porta aperta)

Gennaro (va alla porta) E nemmeno l’ha chiusa! (Con la testa fuori) Nun fa strunzate! (Richiude) Mannaggia ‘a capa toja, mannaggia! (guarda l’orologio) Sono le nove meno dieci. (Pensa) Io un’altra oretta me la faccio! (Sta per ritornare a letto, si siede sul letto dando una sbirciata distratta al monitor. Vede qualcuno che si muove fuori la porta, si alza e si avvicina al monitor per vedere meglio) Chi sta cercando questa? (parla rivolto al monitor) Stai andando a destra e a sinistra, deciditi, a chi vuoi bussare? Si è seduta sulle scale! E chi sta aspettando? (Pigia il pulsante dalla consolle e si apre la porta, va alla porta e l’apre quanto basta per mettere fuori la testa, brusco) Chi è lei, cosa vuole, che sta facendo lì? Se è una testimone di Geova se ne può pure andare, qui siamo tutti cattolici praticanti.

Anna (da fuori) Sono la nipote di donna Carmela. 

Gennaro (sospettoso) La nipote di donna Carmela? Quale nipote, donna Carmela non ha nipoti.

Anna (c.s.) Come no! Io sono la figlia del fratello, Buonaiuto, Pietro Buonaiuto.

Gennaro (rassicurato, spalanca la porta) Ah, si, Pietro, il fratello che abita in provincia. Scusate la mia diffidenza. Ma che ci fa lì, sua zia non c’è?

Anna (sulla soglia timidamente è una bella ragazza di circa 17 anni, indossa una minigonna. Ha i capelli non molto in ordine e l’aria di chi non ha dormito) Ho bussato ma non mi apre nessuno.

Gennaro (guardando l’orologio) A quest’ora sua zia è in chiesa. La domenica mattina va alla messa delle nove ma suo cugino Nick dovrebbe esserci, provi a bussare ancora. Nick, lo sa, no? Lavora in discoteca e quando, al mattino, ritorna e si mette a dormire, neanche le cannonate lo svegliano. Se lei insiste a bussare, probabilmente, riesce a svegliarlo.

Anna No, lo lasci dormire, non fa niente. (Imbarazzata) Sa, non ho un buon rapporto con Nicola.

Gennaro Non mi dica che ci ha provato anche con lei?

Anna Noto che lo conosce bene. Lui ci prova con tutte.

Gennaro Cose da pazzi! Basta che siano donne al di sotto dei trentacinque anni, di qualsiasi nazionalità e religione, belle o brutte non fa differenza. Basta che respirino. Comunque se vuole aspettare sua zia, può entrare e aspettarla qui? 

Anna (esageratamente allarmata) No, sto bene qui fuori, l’aspetterò qui fuori. (Sta per allontanarsi)

Gennaro Ma dove va? Guardi che non la mangio mica! E le giuro che non sono come suo cugino. Ho l’aspetto da orco cattivo mangiatore di belle ragazze? Sappi che sono un professore e che i miei alunni mi stimano e mi vogliono bene e le giuro: non ne ho mai mangiato nessuno. Poi, se vuole, resti ad aspettare sul pianerottolo, insomma faccia come crede. La mia è solo cortesia, mi creda.

Anna Mi scusi, non volevo offenderla. Veda... io... è che… non vorrei disturbare, lei stava dormendo.

Gennaro Ecco, ha detto bene, stavo dormendo, ma ormai mi sono svegliato.

Anna Mica l’ho svegliata io?

Gennaro No, chi ha detto questo? Per carità! Ci ha pensato un mio amico e sua moglie. Non è stata lei. Cosa fa lì sulla porta? Non crede che sia meglio entrare e chiuderla.

Anna E’ sicuro che non disturbo?

Gennaro Ma che vuole disturbare? Entri e si metta comoda. (apre la finestra) Anzi, dato che mi sono svegliato, adesso faccio un po' di caffè. Prendere il caffè è, un po', come fare l’amore: se si è in due, è più soddisfacente. Non trova? Lei lo prende un bel caffè?

Anna (chiude la porta) Si, grazie! Ne ho proprio bisogno. Ma forse lei aveva altre cose da fare, si deve vestire... non vorrei... facciamo una cosa, lo faccio io il caffè, non mi faccia sentire di peso. Mentre faccio il caffè, se vuole, può andare a vestirsi.

Gennaro Ottima idea! Va bene! Se questo la può aiutare, faccia pure, ad un patto però.

Anna Quale?

Gennaro Non ce la faccio più a darti e a sentirmi dare del lei. Tu puoi darmi del tu, poso anche io?

Anna Certamente, io mi chiamo Anna e da ora in poi le darò del tu... cioè ti darò del tu.

Gennaro Brava! L’occorrente per il caffè è tutto lì, nel mobile, io intanto vado a vestirmi (raccoglie i suoi indumenti ed esce a sinistra)

Anna (inizia a rovistare, poi trova la caffettiera che era a vista sul mobiletto) Professore.

Gennaro (con la testa dalla porta) E no! Se mi dai del tu, devi chiamarmi Gennaro, ti pare? I miei alunni così mi chiamano.

Anna Si, hai ragione. Allora Gennaro, mentre ti vesti, perché non mi dici qualcosa?

Gennaro Anna, scusami, ma se non guardo in faccia chi mi ascolta, non riesco a parlare, mi sembra di parlare al telefono.

Anna E dai! Così mi sento sola.

Gennaro E va bene, entriamo in cabina e facciamoci questa telefonata. (rientra)

Anna Allora? Cosa insegni?

Gennaro (da fuori) Insegno storia e letteratura italiana e sono tre anni che insegno qui vicino, prima insegnavo al liceo scientifico di Afragola. Dovevo svegliarmi alle sei e mezzo di mattina, ogni santa mattina. Tu invece dove vai a scuola?

Anna (intenta a cercare il caffè, non risponde) 

Gennaro (c.s.) Anna... ci sei?... (più forte) Anna!

Anna (di soprassalto) Che c’è?

Gennaro (c.s.) Ah, ci sei? Credevo fosse caduta la linea. 

Anna Gennaro, ma dov’è il caffè?

Gennaro (c.s.) Nella porticina a destra secondo scaffale.

Anna (cercando) Qui non c’è... non lo trovo.

Gennaro (ancora con la giacca del pigiama ma con i pantaloni si dirige verso il mobiletto e prende il caffè dalla porticina a destra secondo scaffale) Anna, il caffè sta qui, eccolo! 

Anna (imbarazzata) Già, scusami ma, stamattina, non ci sto con la testa!

Gennaro Ti è successo qualcosa?

Anna (evasiva) No, niente, non ho dormito molto, ecco.

Gennaro (rientrando nel bagno) Eh, voi giovani! Quando uscite di notte vi dimenticate la strada di casa. Allora, che scuola frequenti?

Anna Frequento il quarto anno del liceo classico, qui a Napoli (cercando nel mobile) I cucchiaini dove stanno?

Gennaro (da fuori) Come?

Anna Dove stanno i cucchiaini?

Gennaro (c.s.) Nel cassetto a destra.

Anna Madonna mia, non riesco a trovare niente!

Gennaro (esce con la testa dalla porta) Stai calma, apri il cassetto a destra, guardaci dentro, che vedi?

Anna (Anna esegue) Ci sono le posate.

Gennaro Brava, affianco, nello scompartimento più piccolo che ci vedi?

Anna ( sorridendo) I cucchiaini.

Gennaro Chi cerca trova! ( esce)

Anna ( tenta di mettere la polvere di caffè nella macchinetta ma, evidentemente non è molto pratica, ne versa più per terra che nella macchinetta)

Gennaro (entra vestito completamente) Eccomi pronto! Allora, questo caffè...? 

Anna (cercando, in qualche modo, di nascondere il suo operato) Veramente... in effetti... è che... (risoluta) io il caffè non lo so fare! 

Gennaro ( notando la macchinetta e il caffè sparso un po' dappertutto ) Non si direbbe! Fa una cosa, Anna, siediti ed il caffè te lo faccio io. 

Anna Volevo rendermi utile, ma... scusami.

Gennaro (pulendo e organizzandosi per il caffè) Non preoccuparti. Adesso ti faccio bere un caffè migliore di quello del bar. Tu siediti e stai calma. Ma stanotte non hai proprio dormito? Sei agitatissima, ma ti è successo qualcosa di particolare?

Anna (agitata, cerca di nascondere) Niente, le solite cose... sai... il ragazzo... 

Gennaro (scherzando) Oh! Allora sono problemi di cuore? 

Anna (amara tra i denti) Tutt’altro!

Gennaro Come?

Anna Niente, sono venuta da mia zia per sfogarmi un po'. Zia Carmela è come se fosse la mia seconda mamma; sa tutto di me, più di mia madre. Mi da tanti consigli, mi capisce e quando ho qualche problema corro da lei a sfogarmi. Mia madre è sempre troppo occupata: la scuola, il circolo culturale, la politica, insomma è sempre in giro per qualcosa e non ha mai tempo per me.

Gennaro Meno male che c’è zia Carmela, allora.

Anna Certo, meno male! Lei è... come dire... saggia, ecco. In ogni occasione sa la cosa giusta da fare e non costringe, non ricatta, come fa mia madre. Lei parla, dice la sua e lascia a te la decisione.

Gennaro E’ vero. E’ proprio una santa donna. Anche io, ho una certa dimestichezza ad ascoltare i giovani. I miei alunni me lo dicono sempre e mi parlano spesso e volentieri dei loro problemi, delle loro preoccupazioni, paure. 

Anna Devi essere proprio un bravo professore!

Gennaro Almeno, così si dice. Ma non si può mai sapere!

Anna Tra i miei professori non ce n’è nessuno che meriti fiducia. Sono tutti applicati a verificare se studiamo, a finire, per tempo, i programmi e magari, a volte, se si ha un problema, noi studenti, non sappiamo a chi confidarlo. Se tu fossi il mio professore mi confiderei volentieri con te. Hai l’aria così buona, fai venire voglia di parlarti. Mi sta venendo voglia di confidarmi con te?

Gennaro Se lo ritieni opportuno e te la senti, fallo pure, io ti ascolto.

Anna (si incupisce e inizia ad agitarsi) Il fatto è che... non è una cosa semplice.

Gennaro Ti ripeto, se hai bisogno di sfogarti, io sono qui pronto ad ascoltarti.

Anna (c.s.) E’ grave, è molto grave... non so da dove iniziare...

Gennaro Non ti agitare! Alla tua età, delle piccole preoccupazioni assumono dimensioni esagerate e si tramutano subito in problemi insolubili. Cerca di calmarti e vedrai che saprai da dove iniziare.

Anna (Cerca di calmarsi) Ieri uscii col mio ragazzo. Il sabato sera, generalmente, ci vediamo con gli altri amici, ma ieri avevo bisogno di stare un po' solo con lui.

Gennaro (malizioso) Ah, ho capito!

Anna (brusca) No, non hai capito niente! Tra me e Fabio c’è... (si corregge) c’era un certo accordo e se volevo stare solo con lui è per parlare, niente altro. Fabio è uno di quelli che non ti lasciano far niente: organizza tutto lui, pensa a tutto lui. All’inizio questo può fare anche piacere, ma col passare del tempo mi sentivo come una bambolina che veniva portata a destra e a sinistra, troppo protetta, troppo servita. Ieri glie l’ho detto: “ Io ho bisogno di sapere se sono capace, da sola, a fare le stesse cose che faccio con te: i biglietti per il teatro voglio andarli a prendere io, voglio prendere i pullman per spostarmi e non avere te che mi accompagni sempre con la macchina; ho bisogno di sapere se da sola riesco a cavarmela.” 

Gennaro (Ha finito di preparare il caffè) Quanto zucchero?

Anna Un cucchiaino, grazie.

Gennaro (zucchera il caffè e porge la tazzina ad Anna) Tieni, bevi questo, così ti svegli un poco.

Anna (con un gesto maldestro si rovescia il caffè sulla gonna) Mio Dio, che ho combinato? 

Gennaro Figlia mia, tu stai come una pila elettrica! Tu hai bisogno di due o tre litri di camomilla altro che caffè!

Anna Scusami, ma non volevo... mannaggia... non me ne va bene una... (piange) 

Gennaro (paterno) Uh, Gesù, quella piange! E che vuoi che sia mai successo? E’ solo una gonna macchiata.

Anna Non piango per la gonna...io piango per tutto quello che è...(il pianto non le fa finire la frase)

Gennaro (pulendo alla meglio, riferendosi alla gonna) Non preoccuparti che adesso mettiamo tutto a posto.

Anna (si riferisce a quello che le è capitato) E come si fa? Non si può mettere più niente a posto.

Gennaro Mamma mia e come sei catastrofica! Adesso vediamo cosa si può fare (pensa, poi) Ecco, ho trovato: togliti la gonna e dammela che ci penso io. 

Anna (spaventata) La gonna!? Che vuoi fare, sei impazzito!?
Gennaro Che hai capito? Calmati, non preoccuparti. (le da la sua vestaglia) Va in bagno, togliti la gonna e indossa questa. Voglio solo togliere la macchia di caffè dalla gonna: la lavo e poi te la stiro così risolviamo il problema, ti pare?

Anna Forse è meglio che aspetto Zia Carmela. Anzi, probabilmente è già tornata.

Gennaro Se vuoi fare così, facciamo così. (va alla consolle e apre la porta)

Anna (nota il marchingegno) Cos’è quello?

Gennaro Questo? E’ un sistema antifurto. Da qui si può aprire e chiudere la porta. (Con un pulsante fa richiudere la porta) Vedi. Cara mia, non si può mai sapere, bisogna difendersi, bisogna stare attenti. (Indica il monitor) Da qui posso vedere chi viene a bussare è un sistema a circuito chiuso. 

Anna Non ti sembra eccessivo?

Gennaro Eccessivo? Ma non leggi i giornali? Siamo circondati da ladri, gente senza scrupoli, che per dieci, ventimila lire, non esitano a lasciarti a terra tramortito per fregarsi il portafogli. Figli che uccidono i genitori per beneficiare prima dell’eredità, pazzi criminali che per gioco buttano sassi dai cavalcavia, padri che approfittano delle figlie e madri che si vendono e vendono i loro figli al maggiore offerente. Figlia mia, noi viviamo nella giungla, l’unica legge è la sopravvivenza, è riuscire a tutti i costi a stare meglio del nostro prossimo. E ti sembra eccessivo mettere qualche antifurto per stare, almeno, in casa, un po' più tranquillo? 

Anna Forse ha ragione: la prudenza non è mai troppa. A volte si da fiducia a chi non se la merita.

Gennaro (riapre la porta) Adesso vedo se è ritornata Donna Carmela (esce) 

Anna (attende guardandosi la gonna macchiata)

Gennaro (rientra) Non c’è. (Guarda l’orologio) Strano, la messa sarebbe già dovuta finire.

Anna E adesso come facciamo?

Gennaro Te l’ho detto cosa possiamo fare e ti conviene fare pure presto altrimenti se il caffè si asciuga è più difficile togliere la macchia.

Anna Allora, mi tolgo la gonna?

Gennaro Va in bagno, copriti con la mia vestaglia e dammi questa gonna.

Anna (prende la vestaglia) Allora vado?

Gennaro Certo, va, ti spetto.

Anna Allora vado! (esce)

Gennaro (con stizza) Mannaggia! Nun bastava chillu guaio ‘e Salvatore, Pure ‘a nipote da’ padron’ ‘e casa ce vuleva stammatina! (mettendo in ordine) Guarda che ha combinato!? Pensandoci bene erano meglio i Testimoni di Geova. (Bussano alla porta) Ancora! (Sbircia dal monitor) Chisto sta n’ata vota ccà! (apre)

Salvatore (entra e richiude, è agitatissimo) Tutto a posto Gennà: sono libero!

Gennaro Che significa?

Salvatore Che significa?! Ho seguito il tuo consiglio.

Gennaro Quale consiglio?

Salvatore Ll’aggia sciaffiata sana sana, Gennà!

Gennaro (stupito) Hai picchiato tua moglie?

Salvatore E si all’ una nun me fa truvà ‘o piatto ‘ncopp’ ‘a tavule, n’ave fatte n’ata! Maronna mia e comme me sento bello! Nun me senteve accussì ‘a quann’ ’ero guaglione. 

Gennaro E Maria che ha detto?

Salvatore Vuleve dicere qualcosa, ma nun c’aggia dat’ ‘o tiempo, comme steve pè parlà, ppuà: ‘nu schiaffo. Maronna mia e comme me sento bello! 

Gennaro Ma, hai cercato, prima, di parlare?

Salvatore Parlare? Io sto parlanne ‘a quinnece anne e nun m’ha mai sentuto, che parlavo ‘a ffà? Gennà, chella ‘e pparole nun ‘e ssente e pacchere si! Maronna mia e comme me sento bello! (Ripetendo il discorso che ha detto alla moglie) Basta, io nun c’ ‘a faccio cchiù! Tu mi hai distrutto, non sei mia moglie, sei il mio carceriere e questa non è una casa, è una prigione. Qua si fa tutto come, quando e se lo dici tu. Per pagare le rate dello stereo mi sono dovuto togliere il vizio di fumare (imita la moglie): “se vuoi comprare lo stereo non ti devi comprare più le sigarette così con i soldi che risparmi ti paghi la rata mensile!” e tu tieni cient’ ‘e sirece par’ ‘e scarpe dint’ ‘a scarpiera e io nun saccio né quanno, né comme te l’ hé accattate ? Fai sempre tutto quello che vuoi, senza mai dirmi niente e quando faccio ‘na cosa io, vuò sapè con chi stavo, “quando tuorne?...che avete detto ?...che avete fatto ?” e truove cient’ ‘e ssirece difetti ad ognuno degli amici miei e chelli quatte stronze e se avessero il favore di un fisico piacente, zoccole, delle amiche tue ‘e staje sempe a giustificà, a santificà, a telefonà, a invità ‘a casa. Basta! A Salvatore nun ‘o cumanne nisciuno, si te conviene bene, si nun te conviene tuornatenne ‘a casa ‘e chillu strunzo ‘e patete, pecchè è isso che t’ ha criscuto accussì, isso e chella ‘nzallanuta ‘e mammeta. Ppuà, e ll’aggia date ‘nu schiaffo. Maronna mia e comme me sento bello! 

Gennaro Ma tu si asciuto pazzo! E Maria che ha fatto?

Salvatore Guagliò, cu ‘e femmene nun s’adda parlà cu ‘a vocca ma cu ‘e mmane! T’ ‘a vulesse fa vedè mo? Un agnellino: “ Quando torni accatte ‘nu poco ‘e muzzarella, chella te piace assaje e piglia pure ‘nu poco ‘e provola, te facce duje gnocchi, chille cu ‘a provola vengono più saporiti!” e addirittura: “ Accatte, pure, ‘nu pacchetto ‘e sigarette! Accussì te ne fumi una doppo mangiato.” Tu hai capito? 

Anna (col solo braccio fuori la porta, porge la gonna a Gennaro che di spalle, non la vede)

Salvatore (invece la vede) Una gonna!

Gennaro (non capisce) Cosa, scusa?

Salvatore (malizioso) Alle tue spalle sventola una gonna.

Gennaro (realizza, si gira e prende la gonna)

Salvatore (sorride malizioso) Aggia capito pecchè nun me vulive fa venì ccà? E bravo, la domenica mattina la dedichi alla pulitura del fuciletto!
Gennaro Tu non hai capito niente! Nel bagno c’è...

Salvatore Una di quelle che lo fanno a domicilio. E bravo! Allora nun te rigne sulo l’uocchje, fai sfrennesià pur’ ‘o fuciletto!

Gennaro Ma che stai capendo? Di là c’è Anna, la nipote di donna Carmela. Stava aspettando che tornasse la zia, le ho offerto un caffè e se l’è versato sulla gonna.

Salvatore Hai sempre avuto una brillante fantasia. Questo è uno dei tuoi giochetti erotici è vero? Queste qua, poi, fanno tutto quello che vuoi, basta pagarle. Tu le dici: “ Fingiamo che sei Anna, la nipote della padrona di casa e che casualmente ti sporchi la gonna, tu te la togli e poi...” e quelle lo fanno e sono pure brave. Dimmi una cosa, quanto le hai dato?

Gennaro Ma che vuoi dare?!

Salvatore Nun se piglia niente? Embè, nun se po' fa ‘na cosa a tre?

Gennaro Salvatò, basta!

Salvatore E dai, tu lo sai, io soldi non ne ho!

Gennaro Ho detto basta! Di là c’è veramente Anna...

Salvatore La nipote di donna Carmela?

Gennaro Si, la nipote di donna Carmela.

Salvatore Gesù, e s’è mmise a fa chesti ccose?

Gennaro Ma quali cose? Salvatò, Anna si è sporcata la gonna col caffè, adesso tolgo questa maledetta macchia, le ridò la gonna e se ne va.

Anna (timida, indossa la vestaglia di Gennaro, entra) Posso? Scusate, in questo bagno manca l’aria.

Gennaro Si, certo. Ti presento Salvatore, è un mio amico.

Salvatore (non ancora convinto, malizioso) Piacere (si danno la mano e Salvatore non la lascia) Io sono il più caro amico di Gennaro. Abbiamo fatto sempre tutto insieme. Noi amiamo fare le cose insieme.
Gennaro (imbarazzato corre a sciogliere le mani) Si, usciamo insieme, andiamo a cinema insieme, (con intenzione a Salvatore) fino ad adesso ci siamo sempre trovati bene insieme, cerchiamo di non rovinare il rapporto? 

Salvatore (con rassegnazione) E cerchiamo di non rovinare il rapporto!

Anna (resta ferma, senza sapere cosa dire e cosa fare)

Salvatore (come Anna)

Gennaro (per un po' fa lo stesso, poi rompe il silenzio) Salvatò, forse è meglio che tu vada a comprare la provola e la mozzarella, altrimenti tua moglie cosa ci mette negli gnocchi?

Salvatore (guarda l’orologio) Ma è presto, ci vado più tardi.

Anna (a Gennaro) Non pensi sia meglio cercare di togliere la macchia di caffè dalla gonna?

Gennaro (non vorrebbe lasciarli da soli) Certo che è meglio, ma dovrei andare di là.

Salvatore E che aspetti?

Gennaro (c.s.) Ma poi voi restate soli.

Salvatore E che fa? Mentre tu lavi la gonna, faccio io, un poco di compagnia ad Anna.

Gennaro (c.s.) Questo è il problema!

Anna Quale problema?

Gennaro No, dico, non vorrei che ti trovassi in imbarazzo, sola con uno appena conosciuto...

Anna Ma no! Non preoccuparti. Va a togliere questa benedetta macchia e sta tranquillo.

Gennaro (rassegnato) Va bene, io vado a togliere la macchia, voi restate qui, comunque ( a salvatore con intenzione) io lascio la porta aperta e sento tutto, quindi sono pronto per accorrere.

Anna Perché dovresti accorrere?
Gennaro No, dico, caso mai vi servisse qualcosa.

Salvatore Non ti preoccupare, se serve qualcosa la prendo io, io sono di casa qui, no?

Gennaro (uscendo fa dei gesti a Salvatore per dirgli di andarci piano) E già! Tu sei di casa qui, ci pensi tu, comunque io la porta lo stesso non la chiudo. (esce)

Buio. Schermo. Proiezione:

scena: Stanza del commissariato. 

Gennaro ...Quell’imbecille, non avendomi creduto, appena solo con Anna ha cominciato a fare il galletto e ad insidiare la ragazza. 

Del Giusto E la ragazza come ha reagito?

Gennaro Gli ha dato uno schiaffone che secondo me l’hanno sentito pure al pian terreno, così ha incassato e se ne è andato.

Del Giusto E’ sicuro che non è successo più niente?

Gennaro Sicurissimo. Come ho sentito lo schiaffone, ho lasciato la gonna e sono corso e Salvatore, mortificato, in tutta fretta mi ha salutato e uscendo mi ha detto: “Gennà, noi poi ci vediamo, devo correre a comprare la mozzarella, poi ci vediamo.” E se ne è andato. (Cambia tono) Commissario, scusate ma io dovrei...

Del Giusto Dovreste?

Gennaro Avrei bisogno di andare...

Del Giusto In bagno? (Alzandosi) Certamente, adesso vi faccio accompagnare (bussa alla porta)

Esposito (subito spalanca la porta, allarmato) Cosa è successo?

Maisto (repentino, entra puntando la pistola contro Gennaro) Se ti muovi sei un uomo morto!

Del Giusto (con pazienza) Strunzo. Se si muove significa che è vivo! Puose sta cosa! ‘E muorte nun se movene! 

Maisto (vuole spiegare) No, nel senso che se si muoveva...

Esposito (che ha seguito Maisto) Commissà, come vedete siamo sempre pronti.

Del Giusto A fa figur’ ‘e mmerda! (A Gennaro) Non vi fate un’idea sbagliata dei poliziotti, loro sono un’eccezione, (li guarda) una triste eccezione! Esposito, accompagna il signor Solimene alla toilette. 

Esposito Certo, signor commissario.

Del Giusto (a Gennaro) Vada pure.

Gennaro (alzandosi e uscendo seguito da Esposito ) Grazie, cinque minuti e ritorno. 

Del Giusto Non si preoccupi, faccia con comodo. (A Maisto) E’ arrivato il referto dall’ospedale?

Maisto Non lo so, signor commissario. Vado a vedere?

Del Giusto No!...Non stare sempre così teso e nun piglià sempe sta pistola, statte accorte che qualche giorno, cu sta frennesia che tiene, te spare tu stesso! Mo parlo direttamente col dottore. (Digita un numero sul telefono e attende) Pronto, sono il commissario Del Giusto, potrei parlare col dottore D’Urso... grazie... (a Maisto) Adesso ci accertiamo se c’è stata o no violenza... (al telefono) Buongiorno dottore... si... volevo sapere l’esito... ecchimosi sulle cosce, glutei e seni... ci sono anche segni di penetrazione violenta... scusi dottore, si può stabilire quando è avvenuta la violenza?...da poco... in giornata, quindi... Ma la ragazza ha detto chi è stato?... Niente... non vuole parlare... dice che non sa niente e non vuole sporgere nessuna denuncia... ho capito! Ci sono residui organici?... si,bravo facciamoli analizzare. La ringrazio, lei come al solito è sempre molto gentile… purtroppo, con il mestiere che facciamo, la domenica è un giorno come tutti gli altri… Buona giornata… e ancora grazie. (Posa il ricevitore. A Maisto) Hai sentito? 

Maisto (con soddisfazione) Commissà, adesso che dite, il signor Solimene è un mostro o no?

Buio

FINE 1° ATTO

2° ATTO

Buio. Schermo. Proiezione

Scena: La stanza del commissariato.

Esposito Signor commissario, con il vostro permesso vado a prendere quello che avete chiesto. Se ha bisogno di altro, sono sempre ai suoi ordini.

Del Giusto No, per adesso non ho bisogno di niente, puoi andare.

Esposito (saluta militarmente) Sissignore! (Sta per uscire)

Del Giusto Anzi! Aspetta. (A Gennaro) Lo prende un caffè? 

Gennaro Un caffè? No, è meglio di no. Oggi il caffè non mi porta fortuna, avrei bisogno solo di un bicchiere d’acqua, se è possibile.

Del Giusto Esposito, portaci un caffè, io ne ho bisogno, e due bicchieroni d’acqua.

Esposito Subito signor commissario. (esce)

Del Giusto (accendendo una sigaretta) Non è mai stato sposato lei?

Gennaro No. Non ho avuto questa fortuna.

Del Giusto Fortuna?! 

Gennaro Si, fortuna. Tutti i vantaggi che noi scapoloni diciamo di avere, in realtà, non sono altro che palliativi, motivazioni forzate per nascondere il nostro grande fallimento. 

Del Giusto Non esageri!

Gennaro Lei è sposato?

Del Giusto Si, da quasi venticinque anni.

Gennaro Ha figli?

Del Giusto Tre: due maschi e una femmina.

Gennaro Chi le assomiglia di più?

Del Giusto Gli amici e i parenti dicono che è Chiara ad assomigliarmi di più ma, io mi riconosco un po' in tutti e tre.

Gennaro Ecco: lei è destinato a sopravvivere alla sua morte, io morirò con me stesso.

Del Giusto “All’ombra dei cipressi e dentro l’urne... è forse la morte men dura?”

Gennaro “All’ombra dei cipressi e dentro l’urne (marcando) confortate di pianto” la morte è “men dura”. La presenza di qualcuno che ci assomiglia che depone dei fiori vicino l’urna e che prega per la nostra anima, diventa la testimonianza di una vita spesa bene. La mia vita non avrà testimoni. Non è un fallimento questo?

Esposito (bussa alla porta) Posso entrare?

Del Giusto Avanti!

Esposito (con una mano trasporta un vassoio col caffè e due bicchieri d’acqua, nell’altra una cartellina con dei documenti, ha l’aria soddisfatta) Qui c’è il caffè e l’acqua e questo è quello che avete chiesto prima (posa la cartellina sul tavolo e porge il vassoio al commissario, si accorge della confusione) Scusate, forse è meglio fare il contrario. (Esegue ma versa un bicchiere con l’acqua sulle gambe del commissario) 

Del Giusto (alzandosi di scatto) Espò, ma che cazzo combini!

Esposito (vorrebbe riparare e con la mani tenta di togliere l’acqua dai pantaloni del commissario) Scusate commissà, mannaggia, ch’aggia cumbinato?!

Del Giusto Non ti agitare, non preoccuparti, meno male che è solo acqua. (Infastidito dalle mani di Esposito, arrabbiato) Ma che fai, tocchi? Statte fermo cu sti mmane!

Esposito Scusate commissà, volevo riparare.

Del Giusto E che vuo riparà cu ‘e mmane?! Quella è acqua si deve asciugare che tieni tu ‘e mmane che asciugano? No! E allora statte fermo. Già hè fatt’ ‘assaje! (Guarda la scrivania) Va a prendere uno straccio, asciuga la scrivania.

Esposito Certo commissà! (Si avvicina alla porta e chiama) Maisto!

Maisto (Entra allarmato, di corsa, impugnando e puntando la pistola contro Gennaro) Che è successo? Non ti muovere carogna! Se ti muovi sei un uomo...(uno sguardo al commissario) Se ti muovi t’accire! 

Del Giusto Si te ‘ncocce a vedè chelli strunzat’ ‘e film americani te faccio caccià ‘a dint’ ‘a polizia!

Maisto (mortificato) Io credevo che avevate bisogno di...

Del Giusto (lo interrompe) Uno straccio per pulire il tavolo. Di questo abbiamo bisogno! Solo di uno straccio!

Maisto Va bene, adesso ve lo vado a prendere. Scusate. (esce)

Esposito Vi serve altro?

Del Giusto No, niente altro, puoi andare. Se mi serve qualcosa vi chiamo. Ma nun trasite cu ‘e pistole però!

Esposito Certo, signor commissario, non vi preoccupate. (mentre esce si scontra con Maisto)

Maisto (entra e si scontra con Esposito) Signor commissario lo stra...

Del Giusto (si alza e strappa lo straccio dalle mani di Maisto, arrabbiato) Vuje nun site duje poliziotti. Vuje site Gianni e Pinotto, Stallio e Ollio, Cric e Croc e mo jatevenne! (I due escono velocemente, li segue e chiude la porta, poi si siede e apre la cartellina) Ritorniamo a noi! Vediamo se riusciamo a proseguire.
(legge attentamente, poi lentamente posa il foglio sul tavolo e guarda Gennaro) Allora?... Lo sa (sventola il foglio) questo cos’è? E’ il referto medico del dottor D’Urso riguardante gli accertamenti effettuati sulla paziente Anna Buonaiuto. Sa che risulta da questi accertamenti? Che la signorina Anna Buonaiuto (legge) “presenta evidenti segni di violenza: ecchimosi alle cosche, ai glutei e ai seni, nonché segni evidenti di penetrazione violenta, si dichiara, quindi, che la Buonaiuto è stata costretta, contro la sua volontà, ad un rapporto sessuale. Dallo stato dell’ecchimosi si può dichiarare con certezza che l’atto è stato consumato nelle ultime dodici ore. La signorina Buonaiuto ha dichiarato...”

Gennaro (lo interrompe) Cosa ha dichiarato?

Del Giusto (si ferma, lo guarda fisso negli occhi)...Che non è stato nessuno e che non sa perché si trovi quei segni addosso.

Gennaro Signor commissario, perché mi guarda così? Io, le giuro, non l’ho toccata nemmeno con un dito. Non riesco neppure a pensarla una cosa del genere, figuratevi a farla.

Del Giusto (c.s.) Con lei voglio essere sincero. Prima di venire a conoscenza di questo referto avrei giurato sulla sua innocenza. E ancora adesso, c’è qualcosa in me che mi dice di andare cauto. Io sono un uomo d’istinto: l’istinto non mi ha mai tradito, ma i fatti sono fatti e i fatti che sappiamo essere certi le stanno dando torto. 

Gennaro Io non l’ho sfiorata nemmeno con un dito, lo giuro! 

Del Giusto Allora è stato il suo amico?

Gennaro No! E quando l’avrebbe fatto? Salvatore se ne è andato subito dopo lo schiaffone!

Del Giusto (alterato) E allora è stat’ ‘o fantasma ‘e Casanova: ha visto ‘a bella guagliona, s’è sfiziato ed è scomparso! Signor Solimene, i fatti sono fatti e gli unici maschi con cui la signorina si è intrattenuta nelle ultime dodici ore è lei e il suo amico Salvatore.

Gennaro (disperato) Lo so, ma le giuro che non le abbiamo fatto niente! La mia condotta morale è esemplare. Domandatelo al preside della scuola dove insegno, ai miei alunni, alle mie alunne. Andate a sentire che vi dicono.

Del Giusto (calmandosi) Io faccio il commissario da un sacco di anni, ne ho viste tante e tante, forse troppe e sono schifato, credetemi. In questi anni sono arrivato ad una conclusione: ogni uomo è fatto di bene e di male ed il più brav’uomo che esiste sulla faccia della terra è capace di commettere le nefandezze più schifose possibili e il più malvagio della terra è capace di fare le cose più buone che siano mai state fatte. Questo è l’uomo: bene e male, tutto assieme. A volte prevale il bene e a volte, il male. 

Gennaro E con questo che volete dire? Che una persona stimata, rispettabilissima che si è sforzata sempre di fare, non dico il bene, ma il meno male possibile agli altri, si sveglia una mattina e violenta una povera ragazza come Anna?

Del Giusto Lei che dice?

Gennaro Se impazzisce, forse, ma se è sano di mente, dico che non è possibile. Signor commissario, io non sono pazzo e le ripeto: Anna, da me, non è stata toccata nemmeno con un dito. Io so quello che sta pensando, per questo mi ha chiesto se ero mai stato sposato: uno scapolone, che non ha molta frequentazione con l’altro sesso, che addirittura legge riviste porno, come può frenare il suo istinto di fronte alla freschezza, alla bellezza di una diciassettenne? Le cose sono andate diversamente, mi creda, state prendendo un abbaglio. 

Del Giusto (con pazienza) E allora mi faccia sapere come sono andate le cose, mi aiuti a non prendere quest’abbaglio.

Gennaro Va bene, adesso le racconterò il resto. Dove eravamo rimasti?

Del Giusto Al suo amico che è stato schiaffeggiato.

Gennaro Si, quando se ne è andato Salvatore...Come al solito, quell’imbecille, quando se ne è andato non ha chiuso la porta ed io, ancora più imbecille, non me ne sono accorto...

Lo schermo sparirà e l’azione continuerà sul palcoscenico.

Scena: La stessa del primo atto.

Anna (agitatissima, quasi isterica) ...Tutti uguali ...gli uomini sono tutti uguali: schifosi, maniaci, egoisti! Madonna mia che schifo!

Gennaro (mortificato) Anna non dire così. Salvatore è un buon uomo, prima di adesso, non ha mai fatto nulla del genere.

Anna (c.s.) E tu che ne sai? Le carceri sono piene di brava gente con una doppia vita: a casa ottimi mariti, bravi padri, eccellenti fidanzati e fuori maniaci, pervertiti e assassini.

Gennaro (c.s.) Non esagerare! Salvatore non è capace di far del male neppure ad una mosca. Se ha fatto... quello che ha fatto è perché sta vivendo un periodo un po' brutto: litiga continuamente con la moglie, l’ultima litigata se l’è fatta stamattina e poi non essendo abituato a vedere donne qui, a casa mia, ha creduto che tu fossi...quello che non sei. Ecco! 

Anna Cioè: una puttana?!

Gennaro (c.s.) Si... una di quelle che lo fanno a domicilio.

Anna Ecco, vedi! Una donna che si trova, in una casa, sola con un uomo non può essere altro che una puttana!

Gennaro (c.s.) Non ho detto questo! Non farmi dire quello che non penso. 

Anna (c.s.) Perché, voi uomini, siete capaci di dire quello che pensate? Dite: “Ti amo!” e state pensando: “Quanto sei bona!” ; “Hai degli occhi meravigliosi!” e ci guardate il culo; ci guardate le labbra e pensate a... (all’apice dell’isterismo scoppia a piangere)...porci ... siete tutti porci!

Gennaro (la guarda commosso, poi le recita una poesia)Conserverò il tuo sguardo in un cassetto di cristallo,quando non ci sarai mi metterò a guardarlo.Le mani e le carezze, in un lenzuolo di velluto,così, di notte, mi sentirò accarezzato.Della tua voce imbottirò il mio cuscinoe avrò una ninna nanna come ce l’ha un bambino.Ma il cuore tuo... il cuorelo vorrei per sempre qui: nel mio taschino. 

Anna (man mano fa attenzione alle parole di Gennaro) Bella, di chi è?

Gennaro Mia! La scrissi, tanti anni fa, per la mia ragazza.

Anna Che donna fortunata!

Gennaro (sorridendo amaramente) Lei non era dello stesso avviso. Un mese prima del matrimonio, era già tutto pronto, mi lasciò per fidanzarsi con un altro: un commerciante alto, con gli occhi azzurri, un bel conto in banca e mezzo analfabeta. Da allora non sono riuscito a legarmi con nessun’altra donna. Come vedi, non siamo tutti porci.

Anna (mortificata, piange e lo abbraccia) Perdonami... ti prego perdonami! Non volevo...ma il mio ragazzo...

Gennaro (un po' imbarazzato ma contento di quel gesto, paternamente l’accarezza) Calmati. Dai, non fare così. Scommetto che il tuo ragazzo è un commerciante alto, con gli occhi azzurri, un bel conto in banca e mezzo analfabeta?

Anna (riprendendosi) No! Gli occhi sono verdi. 

Nick (Veste da perfetto disc jockey, è assonnato, entra) E’ permesso? Prufessò, mia madre v’avessa lasciat’ ’a...(si accorge della presenza femminile, imbarazzato e sorpreso) Scusate, non sapevo che eravate in dolce compagnia. Scusate, tolgo subito il disturbo. (Sta per uscire) 

Gennaro Ma dove vai? Aspetta. Qui sta Anna, tua cugina.

Nick (rientra e guarda Anna notando che è in vestaglia, poi guarda Gennaro facendogli un sorrisetto di compiacimento, malizioso) E brav’ ‘o prufessore! Voi arrivate dove gli altri non sono mai riusciti ad arrivare. 

Gennaro Nick, io non sono arrivato da nessuna parte, ti stai sbagliando.

Anna Sono venuta da zia, ho bussato ma non mi ha aperto nessuno. Gennaro mi ha vista, da quel marchingegno, che aspettavo sul pianerottolo e mi ha offerto di aspettare qui...

Nick (ironico e malizioso) E tu per stare più comoda ti sei messa in vestaglia.

Anna (indispettita) Sto in vestaglia perché mi sono versata una tazza di caffè sulla gonna. Zia Carmela non c’è, è andata a messa e ancora deve ritornare, così Gennaro si è prestato, gentilmente, a risolvermi il problema: me la sono tolta e mi sono coperta con la vestaglia di Gennaro così lui adesso me la lava, me l’asciuga, me la rimetto e così posso andare in giro con la gonna pulita. Se tu invece di dormire, saresti venuto ad aprirmi, io venivo di là e risolvevo da sola il problema.

Nick E come ti aprivo se adesso sto tornando e pè ghiont’ ‘e ruoto aggia perso ‘e chiave d’ ‘a porta?! 

Gennaro Io credevo che stessi a dormire. (Guarda l’orologio) Hai fatto tardi?

Nick Prufessò, fin quando non se ne vanno tutti, devo restare a mettere i dischi. Stanotte è venuta ‘na comitiva, erano ‘na trentina ‘e sturdute, già stevene tutti fatti, hanno incominciato a ballare che erano le due e un quarto e alle otto nun pigliavano a via ‘e se ne ì. L’amma avute caccià, altrimenti starebbero ancora a ballare. Mo tengo ‘nu caspito ‘e suonno e aggia perze pure ‘e chiave d’ ‘a casa. Speriamo che mia madre torni presto, altrimenti mi addormento parlanno parlanno. (ad Anna) Quella si ha ‘ncucciat’ ‘a Don Felice, qua si fa notte! Ogni vvota ca ‘o ncontra lle racconta tutt’’a storia da vita soja. Cu ‘na santa pacienza, chillu povero maronna ‘a sta sempe a sentì! 

Gennaro Vuoi un caffè, l’ho fatto da poco.

Nick Grazie pufessò, un caffettuccio è proprio quello che ci vuole.

Gennaro (va all’angolo cottura e versa il caffè in una tazzina che poi porge a Nick) Non è molto, il resto sta sulla gonna di Anna.

Anna A proposito della gonna. Dove sta?

Gennaro Sta di là nel bagno, adesso vado a pulirla (fa per uscire) 

Anna (timorosa) No! Resta qui, la pulisci dopo.

Gennaro Dopo, quando?

Anna (con intenzione) Quando se ne andrà Nicola.

Gennaro (capisce e asseconda) Ho capito! Ma non penso che...non preoccuparti, (con intenzione) io lascio la porta aperta.

Anna (rassegnata) E va bene, va a pulire la gonna.

Gennaro ( a Nick) Scusami Nick, intanto che aspettate che arrivi donna Carmela, io vado a togliere la macchia dalla gonna. (ad Anna per rassicurarla) Dal bagno si sente tutto.(esce)

Nick Andate pure, prusfessò. Faccio io, compagnia ad Anna.

Anna (imbarazzata, cerca sempre la posizione più lontana da Nick) Zia Carmela come sta?

Nick E come vuoi che stia? Come una vedova con i caratteristici acciacchi dell’età. Ma tu le devi dire qualcosa?

Anna Niente di particolare, ero venuta a vedere come sta.

Nick (la guarda ed estrae dalla tasca un pacchetto di sigarette) Caspita, sei proprio diventata una bella signorina! (Si avvicina per offrirle una sigaretta) Vuoi fu...

Anna (spaventata, si trova nei pressi dell’angolo cottura, afferra un coltello e lo punta verso Nick) Non fare un altro passo che ti ammazzo!

Nick (spaventato e meravigliato) Guè! E ch’ hè passato?! Io ‘na sigarette te voglio offrì!

Anna (c.s.) Grazie non fumo e stammi lontano. Hai detto bene, sono cresciuta, non sono più la ragazzina ingenua e timorosa che si lascia toccare. Fatti il più lontano possibile.

Nick Anna, mamma d’ ‘o Carmine e comme staje?! Calmati, rilassati. Guarda che il tempo non passa solo per te, anche io sono cresciuto. Anna, Nicola è cambiato!

Anna (c.s.) Non ti credo! Il lupo perde il pelo...

Nick (la interrompe) No, nun ‘a dicere sta strunzata, famme ‘o favore! ‘O lupo si perde ‘o pelo, se mor’ ‘e fridde, piglia ‘na brunchita e more! E po' io stu vizio nun l’aggia mai tenuto!

Anna (c.s.) I miei ricordi mi dicono, invece, che tu il vizio ce l’avevi.

Nick Ma qua’ vizio? Erano cose da bambini. Jamme, puose stu cose e rilassati, ti ripeto, Nicola è cambiato. E poi cu’ chistu suonno ca tengo, l’ultima cosa che penserei è una donna. Io ti capisco, me vire vestute accussì: alla “Circo Orfei”, pensi al lavoro che faccio: il disc jockey, e pensi che sono uno scapestrato, un vizioso, un drogato. Ma ti sbagli, questo è quello che appare, ma Nicola è tutta un’altra cosa. 

Anna (c.s.) Ah si, e cosa è?

Nick (la guarda fisso poi risoluto) Embè, forse sarà ‘o suonno, ma me sta venenne voglia...

Anna (c.s.) Di cosa?!

Nick Calmati! Di parlare. Ho voglia di sfogarmi, ti voglio dire quello che non ho mai detto a nessuno. Quando morì papà avevo diciassette anni: il trenta giugno, io dovevo fare l’esame di maturità e lo feci. Che schifezza! Mi diedero trentasei perché sapevano che papà se ne era andato da pochi giorni e perché gli anni precedenti ero stato sempre promosso con una buona media. Così mi ritrovai diplomato con il minimo dei voti, senza papà e con una madre che oltre alla perdita del marito doveva vedere come fare per sbarcare il lunario, dato che la pensione bastava appena per pagare le bollette.

Anna Perché mi dici tutte queste cose? Io già le so.

Nick Allora perché non ne tieni conto e mi giudichi solo per quello che adesso vedi? Una persona non è fatto solo di “oggi”. Ognuno ha una storia ed ognuno è fatto di quello che è stato e non si può non tenere conto di quello che è stato. (Cambia tono) E’ strano, non trovi? Nick Dance, il famoso disc jockey che si mette a filosofare. Io questo volevo fare: studiare filosofia. Pure i professori, al liceo, dicevano che ero portato, che ero bravo. Dopo la morte di papà ho vissuto il periodo più brutto della mia vita. Quello era il periodo in cui ti “toccavo”. Non sapevo bene quello che facevo, forse lo facevo per avere la mente occupata. Oggi, invece, fa parte del personaggio: Nick Dance è un donnaiolo, ci deve provare con tutte. Morto papà, mi sembrava di non avere più niente. Papà mi chiamava “il mio campione”, lui non c’era più ed io non ero più il campione di nessuno. Non volevo pensare: il pensiero mi distruggeva, mi tormentava e allora: spinelli, pasticche, alcool e quando era possibile, donne, sesso. Per non pensare, per non affrontare i problemi. 

Anna La zia era disperata, non sapeva che fare, che dirti. Piangeva solo.

Nick Anche io. E quanti chiagnute che m’aggia fatte, ma di nascosto: nessuno doveva sapere che “il campione ” era morto insieme al padre. Poi, una notte, in una discoteca, stevo tutto fatto, mi improvvisai disc jockey. Non mi ricordo né quello che dicevo né quello che facevo ma, la gente applaudiva, ballava, mi voleva e così ‘o padrone, visto che attiravo i giovani, mi offrì di lavorare lì. Iniziai a guadagnare abbastanza per poter vivere dignitosamente e per poterci permettere questi due appartamentini. Da allora, in un certo senso, il “fu Nicola” si reincarnò in Nick Dance che era destinato ad una vita molto più facile, facile si ma, a patto che Nicola non tornasse più. Ma Nicola, ogni tanto, torna: il suo spettro mi si piazza davanti, mi guarda fisso negli occhi e mi dice:” Che cazzo stai combinando?! Stronzo, non vedi come sei ridotto? Sei “il campione” di una massa di imbecilli che non sanno come divertirsi e vengono da te perché tu li fai “star bene”: li fai sbattere, sudare, saltare così non pensano, non si rendono conto che sono degli idioti, coglioni, schiavi. Si schiavi, perché, in questa merda di vita, a nessuno è dato di essere quello che vuole. Credi di essere meglio di uno spinello o di una pasticca di exstasys? Sei un diversivo, un calmante, un antidolorifico, un anestetico, sei un sonnifero! Falli acquietare tutti, falli sfogare, non dargli né il tempo né la condizione per poter pensare. Se avessero coscienza di se stessi si ammazzerebbero! Tu sei “il campione”! Quello osannato, invocato, ricordato, invidiato, imitato? Il nulla è molto più benefico di te! 

Anna Mio Dio! Chi avrebbe mai pensato che tu…

Nick (la interrompe) Che Nicolino, quello che ti palpeggiava, quello che faceva soffrire la madre, lo sfaticato, il drogato tenesse tutto questo in corpo? Ma che credi che uno porta scritto in faccia quello che è? Quello che si è veramente, ognuno di noi, dico: “ognuno”, lo porta rintanato nell’angolino più basso e più buio della propria coscienza e quando cerca di farlo uscire fuori, c’è sempre qualcosa o qualcuno che lo rimanda al suo posto, ogni volta più nascosto di prima. Questa è la nostra pena! Questa è la nostra schiavitù! Questa è la mia tortura!

Anna Ma se pensi questo, allora perché…

Nick (c.s.) Non cambio? (ride) Cambio e che faccio? Mi metto a fare il predicatore, come il Savonarola, mi metto in piazza e incomincio a predicare: “Gente, il mondo vi sta prendendo per il culo: voi non siete un portafogli da svuotare, non siete macchine per produrre, non siete voti da accaparrare o comprare, non siete telespettatori da stordire, rincoglionire, voi così come siete, non siete! Se volete essere dovete venire con me a strappare le palle ai politici, anche se ci sarà poco da strappare; a far zappare la terra ai brillantissimi conduttori di altrettanto brillantissime trasmissioni televisive e a tutto il resto dei loro colleghi, disc jockey compresi, che non fanno altro che trattarvi continuamente da stupide pattumiere; ad impedire che un giocoliere del pallone guadagni quello che basterebbe a sfamare un intero stato dell’Africa e uno stilista, una top model, un cantante, un attore e un imprenditore guadagnino, insieme, quanto basterebbe per risolvere i problemi di una intera nazione. Gente, siamo nella merda fino al collo, sta a noi agire: o ci alziamo sulle punte dei piedi o ci inginocchiamo. 

Gennaro (entra applaudendo) Bravo, bravo, bravissimo!
Nick (sorpreso) Prufessò non mi prendete in giro.

Gennaro Non ho nessuna intenzione di prenderti in giro. La mia ammirazione è sincera. Nicola, “il campione di papà” non è morto e se continui così, nemmeno tuo padre è morto.

Nick (lo guarda, riflette) Tengo suonno, prufessò! Tengo suonno!

Gennaro (paterno) E va, va, vatt’ ‘a durmì. Arrepuosete. Dopo una notte di lavoro hai bisogno di riposare. 

Nick Lo so, ma comme faccio?

Gennaro Perché? Sei molto stanco e non riesci ad addormentarti? Capita pure a me, ti capisco. Io mi aiuto con dei tranquillanti, lo vuoi un tranquillante? 

Nick No, prufessò! Io voglio ‘a chiave d’ ‘a porta. Nun ‘a trovo cchù!

Gennaro Ah già! La chiave, hai perso la chiave. Ma hai visto dentro la cassetta del contatore? Tua madre la mette sempre lì.

Nick (ricordando) Si, dint’ ‘o cuntatore. Stu suonno m’ha rimbambito! E che vulite? Tutt’ ‘a nuttata cu’ chilli bassi dint’ ‘e rrecchie: bum bum bum, ‘e luci dint’all’uocchje, insomma: è meglio che me vaco ‘a durmì! Prufessò, se mi aprite la porta tolgo il disturbo e potete continuare a fare quello che stavate facendo.

Anna Stava pulendo la gonna che si era sporcata di caffè.

Nick E allora continuate a pulire la gonna e che Dio vi benedica.

Gennaro Nicò, credici, si tratta solo della gonna?

Nick (scherzando) Prufessò, ‘a state facenno troppo longa! Non vi preoccupate, si tratta solo della gonna. E adesso volete aprire o no?

Gennaro (apre) Va a dormire, va!

Nick (sulla porta, sempre scherzando) Prufessò, nun ve preoccupate, nun dico niente a mammà. (esce e chiude)

Anna Sicuro che non ha frainteso?
Gennaro Ma no! Scherzava.

Anna Che strano tipo!

Gennaro Strano? Può darsi ma, se io avessi una figlia sarei più contento che sposasse un tipo strano come Nicola che uno alto, con gli occhi verdi, un bel conto in banca e la testa vuota.

Anna (pensando al suo ragazzo) Quel bastardo! Gli uomini sono tutti bastardi!

Gennaro Grazie! Nell’innamoramento, l’aspetto conta. Chi dice il contrario?! Due si guardano in faccia e credono di conoscersi, di piacersi. Se si andasse a scoprire cosa c’è “rintanato nell’angolino più basso e più buio” della coscienza di chi ci sta di fronte, forse si cambierebbe idea o la si rafforzerebbe. 

Anna Coscienza! Che strana questa parola! Non la sentivo dai tempi del catechismo. Dici bene: bisognerebbe andare a fondo. Ma come si fa, mica è facile?

Gennaro La bellezza, la correttezza, la giustizia, la bontà, la libertà non è mai facile. Tutto il resto è a portata di mano. (Suona il telefono, Gennaro risponde) Pronto... guè Salvatò... hai fatto una figura di... esatto. Il tuo difetto maggiore, mio caro, è che non credi a nessuno e a niente... Non è “la storia del caffè” è la verità... ma se pure fosse stata quella che tu avevi creduto che fosse, non dovevi comportarti come ti sei comportato... perché?... perché l’avrei dovuta pagare io e tu che ci azzeccavi?... per un amico questo ed altro? Passami un poco tua moglie, vediamo se lei è d’accordo... Ah, nun aggia fa ‘o scemo? Quella povera donna, non solo deve essere paccariata quando deve sopportare pure il marito farfallone!... Sta facendo gli gnocchi?... e forse hai ragione, che ti devo dire: ‘e pacchere fanno bene!... Ciao, ci vediamo stasera... si, va bene, chiedo io scusa per te, non ti preoccupare. Ciao. (Posa il ricevitore, poi ad Anna) Hai sentito, no? Era Salvatore. Ti chiede scusa per prima. Dice che aveva frainteso, insomma, scusalo. Poveretto! E’ pieno di problemi: il lavoro, la moglie... 

Anna (ricordandosi della gonna) La gonna!

Gennaro (soprappensiero) La gonna! (stupito) La gonna?

Anna Si, la gonna è pronta o no?

Gennaro (ricordando) Ah si, la gonna! E’ quasi pronta, doveva solo asciugarsi. Adesso vado a vedere se è asciutta. (esce)

Anna (è incuriosita dalla consolle e dal monitor, lo esamina incuriosita) Quanti pulsanti! Ma come riesci a capirci qualcosa? Io non ci capisco niente. (Segue col dito i vari pulsanti poi ne pigia uno e si apre la porta, spaventata) Mio Dio, che ho combinato! 

Gennaro (esce, ha tra le mani la gonna pulita, allarmato) Cosa è successo?!

Anna Stavo curiosando e per sbaglio ho pigiato un pulsante. Ho sentito un rumore, che sarà successo, ho combinato un guaio?

Gennaro (guarda la porta) Nessun guaio, non preoccuparti, hai solo aperto la porta.

Anna Meno male, pensavo di aver combinato un guaio. Con tutti questi pulsanti non si capisce niente.

Gennaro All’inizio anche io non ci capivo molto, ma poi, con l’uso continuo ti ci abitui. (Spiegando si mette dietro Anna, una posizione che può far fraintendere) Questo pulsante serve ad attivare la telecamera sulla porta, questo invece a farla muovere, quest’altro a chiudere la porta e questo ad attivare tutti gli allarmi, questo invece...

Carmela (la porta si apre lentamente, donna Carmela sbircia e vede che il professore è dietro ad una donna, pensa ad una situazione di intimità e lentamente esce e bussa) Professore, è permesso?

Gennaro (si gira è va verso la porta) Donna Carmela...

Carmela (entra e riconosce la nipote) Anna! 

Anna (dall’espressione della zia capisce che ha frainteso e con agitazione) Zia, Gennaro con gentilezza mi ha fatto entrare, poi si è sporcata la gonna e me l’ha fatta togliere...e dopo fatto mi stava facendo rivestire...

Carmela (fraintende, a Gennaro) Viecchio zazzuso, che c’hè fatto a chesta figlia mia? L’hè arruvinata. Pirofilo, tu sì nu spuorco pirofilo.

Gennaro (allibito, confuso) Ma che state dicendo?!

Anna (vorrebbe spiegare) Zia Carmela...
Carmela (prendendola per mano e trascinandola verso la porta) Ascimme fore ‘a ccà dinto! Viene cu’ mme, figlia mia bella! (A Gennaro) E a te, nun te credere che ‘a passe liscia? Mo vaco a telefonà ‘o 113! (Trascinando la nipote esce mentre Anna è ancora dentro)

Gennaro (intontito stravolto, barcolla e si ripara sulla consolle. Si chiude la porta lasciando dentro Anna e fuori la zia, si attivano tutti gli allarmi: luci rotanti e sirene)

Carmela (da fuori, battendo alla porta) Pirofilo! Fa ascì a mia nipote! Nun t’abbasta chello ch’hè fatto?!...Chi s’ha pigliat’ ‘e chiave ‘a ccà dinto?...Niculì, arape sta cazz’ ‘e porta, telefona ‘o 113.... in galera ti mando, pirofilo! Lascia sta a mia nipote!

Buio. Schermo. Proiezione

Scena: La stanza del commissariato.

Gennaro ...il resto lo sa.

Del Giusto Diciamo che è l’unica cosa che è certa.

Gennaro Allora non mi crede?

Del Giusto Signor Solimene, io sono un poliziotto, la storia che mi ha raccontato è una bella storia: pieni di imprevisti, di colpi di scena, di coincidenze ma è buona per un romanzo. Il romanzo è fantasia e a noi poliziotti non è dato di fantasticare; dobbiamo scoprire, analizzare i fatti.

Gennaro Signor commissario, i fatti sono questi!

Del Giusto (con pazienza) Facciamo una cosa: ragioniamo un poco insieme. La signorina Anna Buonaiuto, stamattina, esce da casa e va dalla zia. Durante il tragitto non è successo niente, perché la signorina quando è arrivata a casa sua stava bene, non presentava nessun segno di violenza. Bussa alla porta della zia, ma questa sta in chiesa, il figlio sta ancora a lavorare e lei le offre di aspettare il ritorno di donna Carmela, in casa sua. Da casa sua non è più uscita. Oltre lei, ha incontrato il suo amico Salvatore: ateo e professore di religione e suo cucino Nick Dance: filosofo e disc jockey. Se non mi sono rimbambito o rincoglionito, i fatti, perché questi sono i fatti, mi dicono che uno di voi tre ha violentato Anna.

Gennaro Ma non è possibile! Chi, quando, dove?

Esposito (bussa ed entra) Signor commissario, permette? (Gli fa cenno di avvicinarsi)

Del Giusto (si alza e gli si avvicina) Che c’è?

Esposito (gli mormora qualcosa all’orecchio)

Del Giusto (ascolta, poi) Va bene. Ti dico io quando. 

Esposito (saluta militarmente ed esce) Ai suoi ordini signor commissario.

Del Giusto Ad avallare la sua tesi, stranamente, ci si mette anche la vittima, cioè la signorina Anna Buonaiuto, la quale dichiara che non l’ha violentata nessuno e che i segni di violenza che ha per tutto il corpo, non sa come se li è fatti. Se nessuno avesse denunciato l’accaduto, a quest’ora staremmo tutti a casa nostra, davanti ad un bel piatto di pasta al ragù fumante. Tutti, anche quel figlio di puttana che ha combinato Anna in quel modo. Ma donna Carmela ha esposto denuncia ed io, in qualità di commissario, ho il dovere di scoprire chi è stato, di catturarlo e di sbatterlo in galera.

Gennaro Ed è quello che voglio anche io. Ma quel figlio di puttana, commissà, non sono io. E probabilmente, adesso, sta davanti ad un piatto di pasta al ragù, beato e soddisfatto.

Del Giusto Anna Buonaiuto è tornata dall’ospedale.

Gennaro Sta qui?

Del Giusto Si, sta nell’altra stanza. Che ne dite se ci facciamo una chiacchierata a tre?

Gennaro Non ho nessun problema.

Del Giusto Va bene. (Telefona) Esposito?... sei Maisto? Ti avevo scambiato per Esposito... dov’è Esposito?... sta lì?... e che aspetti a passarmelo?... io ho chiesto di Esposito e una persona sensata, se Esposito sta lì, avrebbe detto.” Adesso ve lo passo.” E invece stai a parlà tu ‘a tre ore. Voglio parlare con Esposito. Passami Esposito! (Attende) Espò, puoi venire. (attacca) 

Gennaro Come sta?

Del Giusto Chi, Esposito?

Gennaro No, Anna. 

Del Giusto Lei dice di stare bene, vuole tornare a casa. Ma adesso viene e ci renderemo conto di come sta.

Esposito (bussa ed entra) Eccomi qui, commissà:

Del Giusto Embè?!

Esposito Embè, che cosa?

Del Giusto Dove sta?

Esposito Chi, dove sta?

Del Giusto La ragazza, dove sta?

Esposito Di là.

Del Giusto E che sta facendo di là?

Esposito Sta seduta e ogni tanto piange.

Del Giusto (ironico) Ah, sta seduta? Io me pensavo che steve allerta. (Cambia tono) Espò, prima che ti ho detto?

Esposito Che mi avete detto?

Del Giusto Che ti avvertivo io, quando dovevi portare la ragazza di qua.

Esposito Ah, già, mo mi ricordo!

Del Giusto Embè?!

Esposito Embè, che cosa?

Del Giusto Sta guagliona ‘a vuò purtà accà si o no?

Esposito Ah, volete la ragazza? Io credevo che volevate me.

Del Giusto Volevo te, volevo! E che me ne faccio ‘e te ‘e ‘e chill’ato ‘nzallanuto d’ ‘o collega tuoje? Io vulesse sapè chi v’ha fatto trasì dint’ ‘a polizia a vuje duje! Fa trasì ‘a guagliona, fa ampresse! 

Esposito (saluta militarmente ed esce)

Del Giusto Sò cos’ ‘e pazze! Sti scieme me stanno facenne venì ‘a malatia ‘e fegato!

Esposito (accompagna Anna) Prego, si sieda. (Le porge la sedia)

Anna (con gli occhi rossi e l’aria dimessa) Buongiorno.

Del Giusto Buongiorno, signorina, si metta comoda. Spero che, i miei colleghi, l’abbiano trattata bene.

Anna Si, sono stati gentilissimi.

Del Giusto (ad Esposito) Meno male! Espò può andare, grazie.

Esposito (saluta militarmente) Qualsiasi cosa a vostra disposizione, signor commissario.(esce)

Gennaro (ad Anna) Come stai?

Anna Bene. Mi dispiace per te...

Gennaro Non preoccuparti. Pensa a te, ne hai più bisogno.

Del Giusto Allora, signorina, se la sente di fare due chiacchiere con noi?

Anna Si, certo.

Del Giusto E’ tanti anni che faccio questo mestiere ma di fronte a certe cose provo sempre un po' di disagio ma, questo è il mio mestiere e devo farle delle domande. 

Anna Faccia pure, commissario, non si preoccupi.

Del Giusto (prende la cartellina dal tavolo) Questo è il suo referto medico. E lei, naturalmente, già sa quello che c’è scritto. Però, lei dice di non sapere la causa di queste sue ecchimosi eccetera eccetera.

Anna E’ vero, non so come sia capitato.

Del Giusto Cioè, lei sostiene che, ieri è andata a letto senza nessuna escoriazione ed ecchimosi, si è svegliata stamattina e si è trovato il corpo martoriato?

Anna Si, è così.

Del Giusto Questo o è un miracolo o lei sta proteggendo qualcuno. 

Anna Non sto proteggendo nessuno e non so come mi trovi queste ferite addosso.

Del Giusto C‘è qualcuno che la minaccia?

Anna Nessuno mi minaccia.

Del Giusto Lei, stamattina, oltre al signor Solimene, al suo amico Salvatore e a suo cugino Nicola, chi altro ha... (trilla il telefono) scusi (risponde) Si?... Bene... ho capito... adesso tutto è chiaro... va bene. (Riattacca) Signorina, stanotte a che ora è tornata a casa ?

Anna Non lo so, era tardi, non ho visto l’orologio.

Del Giusto E se le dico che lei, stanotte, non è proprio rientrata?

Anna Non è vero! Chiedetelo a mio padre e a mia madre.

Del Giusto Suo padre e sua madre stanno di là. Sono preoccupatissimi e agitatissimi. Lo sono da stamattina, quando hanno scoperto che il suo letto, questa notte, non era stato usato. Perché non è tornata a casa?

Anna Non è vero, sono tornata a casa e stamattina, prima di uscire ho aggiustato il letto, come faccio ogni mattina.

Del Giusto E allora perché i suoi genitori, quando hanno visto il letto aggiustato da lei, come fa ogni mattina, si sono preoccupati e l’hanno iniziata a cercare dappertutto?

Anna (sotto pressione non regge più, scoppia in pianto) Basta, basta, non ce la faccio più! (Si abbraccia a Gennaro)
Gennaro (paternamente) Anna guardami (piangendo, Anna esegue) Gli occhi verdi?

Anna (all’apice della disperazione) Si!

Gennaro (al commissario) Il fidanzato.

Del Giusto Come si chiama?

Anna (c.s.) Fabio...Fabio Possessi.

Del Giusto Possessi, l’imprenditore?

Anna Si, il figlio.

Del Giusto (alla porta) Esposito, Maisto!

Esposito (di corsa entra) Signor commissario ai suoi ordini:

Maisto (entrando di corsa, urta Esposito) Ai suoi ordini.

Del Giusto Sò arrivati Gianni e Pinotto! (Scrive su di un foglietto e lo porge ai due) Questo è il nome e l’indirizzo. Procuratevi un mandato di arresto e andate a disturbare il pranzo a questo bravo ragazzo.

Maisto In che senso. Perché dobbiamo disturbare il pranzo a questo se è un bravo ragazzo?

Del Giusto Espò, tu hai capito?

Esposito Si, ma non del tutto.

Del Giusto Che significa “non del tutto”? Dici che non hai capito, tanto è normale.

Esposito Sissignore, non ho capito.
Del Giusto Andate ad arrestare questo signorino. L’accusa è di stupro, sequestro di persona e violenza carnale.

Maisto All’anima d’ ‘o signurino!

Esposito Commissà, andiamo di corsa. Tra un quarto d’ora la bestia sta qua!

Del Giusto Mi raccomando, portatemelo intero.
Maisto Sarà fatto, signor commissario.

Esposito (non riesce a dire: tutto d’un pezzo) Tutt di...tutto di pe tutt’di... intero ve lo portiamo, state tranquillo commissà! (escono)

Del Giusto (a Gennaro) Signor Solimene, io, naturalmente, le chiedo scusa ma, gli elementi...

Gennaro No, per carità! Lei deve fare il suo mestiere. Lo so bene non si preoccupi.

Del Giusto (ad Anna) Se vuole la facciamo ricoverare, così si riposa e si può rimettere.

Anna No Grazie, non ho bisogno di riposare. Adesso ho tanto bisogno di parlare.

Del Giusto E noi abbiamo tanto bisogno di sentire. E’ vero, Signor Solimene?

Gennaro Parla pure, sfogati, ti ascoltiamo.

Anna Il sabato sera, di solito, io e Fabio, usciamo… uscivamo con gli amici ma…

Del Giusto Mi scusi, ma questo già l’ha raccontato il professore. Ci dica il resto.

Anna Già, (a Gennaro) io ho tentato di dirtelo, ma c’è stato sempre qualcosa che ci ha interrotto. Avevo tanto bisogno di parlare con qualcuno.

Gennaro Fallo adesso, dai. Allora?

Anna Ieri notte, eravamo fermi in macchina e dopo che ho detto a Fabio che volevo provare a stare, per un po’, da sola, lui non l’ha presa bene. “Non puoi lasciarmi!” Ha iniziato a gridare: “Dopo tutto quello che ho fatto per te, dopo quello che ti ho dato, mi dai il buon servito e te ne vai? No! Non te lo permetto.” Gli ho detto che la mia non era una pensata fatta al momento, che era una decisione presa dopo tanto pensarci e che non me la sentivo di essere la sua ragazza. A questo punto è cambiato totalmente, sembrava un’altra persona, una bestia: ”Ho capito come fare per legarti a me! Ecco cosa si guadagna a rispettare una ragazza, sono due anni che stiamo insieme e ho fatto sempre come volevi tu: “non mi sento pronta” e va bene, non ti ho più forzata e adesso così mi ringrazi? Mi è saltato addosso, mi stringeva, mi palpava dappertutto, mi faceva male. Sono rimasta lì, allibita, impaurita, immobile e lui mi toccava, mi spogliava, mi sbatteva, e poi ho sentito solo un gran dolore. Mio Dio… (piange) Dopo è ritornato quello di prima, mi ha accompagnata a casa e mi ha detto: “adesso puoi anche andartene! Ti ho marchiata, sei mia!” Sono rimasta lì a guardare la macchina che si allontanava e anche quando non si vedeva più, lo sguardo non voleva distogliersi da quella direzione, sarò rimasta così per un sacco di tempo. Quando mi sono resa conto di stare sotto casa mia era già mattina, ho pensato subito a zia Carmela e sono andata a casa sua. Il resto lo sapete. 

Gennaro Che bastardo! Come se avesse marchiato il bestiame di sua proprietà.

Anna Adesso che gli farete?

Del Giusto Se non confessa e penso che non confesserà, si va in tribunale e lì non c’entro più niente.

Gennaro Il padre ingaggerà i migliori avvocati e il signorino sarà libero di andare a marchiare qualcun’altra. E’ vero?

Del Giusto E’ probabile. Ma ho detto “se non confessa” ed io so come farlo confessare, state tranquilli. Farò del tutto per tenerlo lontano dalla gente civile. (ad Anna) Io ho una figlia della tua età che assomiglia tutta a me.

Dissolvenza. Sullo schermo “ Interviste prima dell’interrogatorio”

Carmela Il professore è stato sempre un tipo strano. Ma voi lo sapete che stava pure per sposarsi? Si, avevano preparato già tutto: il ristorante, la casa, i mobili, il viaggio di nozze ma, un mese prima la moglie... cioè quella che doveva essere la moglie, lo lasciò e non se lo volle sposare più! Certamente ha qualcosa che non funziona. Uno che non è riuscito a sposarsi, a trovare una moglie, ha di sicuro qualcosa di strano. Poi, ha fatto mettere tutti quegli aggeggi: ‘e telecamere, ‘a porta ca si chiure, che s’arape, insomma è strano. E pure il mestiere che fa? Se l’è gghiute a scegliere apposta per stare con le ragazzine. Chissà a quante altre povere alunne sue ha fatto fare la fine di mia nipote? No, nun dicite ca nun è stato isso pecchè io l’aggia visto: stev’ ‘arrete a mia nipote e, comme se dice? La cirquendiva con le braccia. Cu’ ‘na mano ‘a strigneva e nell’altra aveva la gonna che le aveva strappata di dosso. E’ stato isso, non ci sono dubbi è stato isso. Teneve l’uocchje comm’ ‘a Lucifero, ‘a bava che le culava ‘a vocca e na voce che me pareva una voce dell’oltretomba. E’ un pirofilo, un zazzuso pirofilo che ha inguaiato l’avvenire della mia povera nipote: chella era fidanzata cu’ nu bellu giovane, cu’ nu pare ucchje verde, chin’ ‘e solde e comme se vulevene bbene! Stevene sempe assieme: addò jeve uno, jeve chill’ato e chillo mo, doppo a stu fatto, s’ ‘a spose cchiù? Pè stà ggente ce vulesse ‘a sedia elettrica, ‘a sedia elettrica e m’avessera da ‘a suddisfazione e me fa mettere a me ‘a spina! 

Salvatore Io, a Gennaro, lo conosco da più di vent’anni è il mio più caro amico, il mio confidente, il mio consigliere e non posso assolutamente credere che abbia fatto una cosa del genere. Certo è che , l’uomo in fondo, poi, non è altro che un animale, con i suoi istinti, le sue esigenze e potrebbe anche capitare che...ma Gennaro no! Lo escludo tassativamente. Gennaro è una persona squisita. Certo è che, non ha mai avuto un buon rapporto con l’altro sesso: la sua ragazza lo lasciò un mese prima del matrimonio. Quanti soldi sprecati! Ma niente di strano eh! Non si confrontavano i caratteri, ecco! ‘A guagliona pensava più ad una posizione, ai soldi e Gennaro lle screveva ‘e poesie. Con lo stipendio di un professore non è che ci si possa fare molto e la ragazza voleva, ogni tanto, un regaluccio, vulev’ascì e allora, lo lasciò e si mise con il figlio di un imprenditore. Da allora non si è mai più fidanzato. Ha continuato a scrivere poesie però. In vent’anni, almeno per quello che ne so io, non è mai uscito con una donna. Si arrangia, cioè... capite? Un uomo solo, ancora giovane, deve pure sfogare ogni tanto! Gennaro sfoga da solo: giornali porno, cassette e gioco di polso. Questo però non vuol dire che lo reputo capace di uno stupro. Alla base di tutta questa storia, certamente, c’è un equivoco. L’errore che ha fatto Gennaro è quello di fare entrare in casa la ragazza. Infatti, quando li ho trovati da soli, l’ho detto a Gennaro:” Gennà, falla andare dalla zia, la gente maligna.” Proprio per questo, dato che sono felicemente sposato, per non dare occasioni di equivoci, me ne sono andato subito. La gente è maligna, bugiarda, ipocrita e come le si da occasione per malignare non perdono tempo. 

Nick Stupro?! Il professore avrebbe violentato mia cugina?! Ma non fatemi ridere! Da quello che ne so io, posso dire che il professore non aveva assolutamente bisogno di usare violenza. Quando sono entrato, li ho sorpresi abbracciati, sembravano due piccioncini che tubavano. No! Quale violenza? Erano così bellini tutt’e due abbracciati che mi sono pure, un po', dispiaciuto di averli disturbati. Non date retta a mia madre. Vede il diavolo dappertutto. Io veramente, se penso che la ragazza di quell’imbecille di Fabio Possessi, gli ha fatto le corna con uno col doppio della sua età e un millesimo del suo patrimonio non posso che godere. Che volete? Godo! 

Esposito Il fatto è chiarissimo! Quando abbiamo ricevuto la telefonata della signora Carmela Buonaiuto siamo tempestivamente giunti sul posto e abbiamo trovato il mostro barricato in casa sua che teneva prigioniera la vittima. Con una spallata ho aperto la porta e tempestivamente sono saltato addosso al mostro, dopo una lunga colluttazione sono riuscito, tempestivamente ad immobilizzare ed ammanettare il suddetto. Legato, il suddetto, come un salame l’ho fatto portare, tempestivamente, al commissariato. Dopo aver disposto che la vittima fosse portata, tempestivamente, all’ospedale, ho dato un’occhiata nella stanza. La presenza di riviste, videocassette porno e di aggeggi elettronici sospetti, mi ha fatto togliere, tempestivamente, ogni dubbio riguardante il suddetto: Gennaro Solimene è un mostro! 

Maisto Quando mi sono trovato la porta chiusa davanti, non ho esitato un istante ad impugnare la mia fedele pistola e a far fuoco sulla serratura. Solo così potevamo aprire quella porta: facendo saltare quella maledetta serratura. Appena aperta la porta ho visto il mostro che si faceva scudo col corpo della vittima minacciandola con un lungo coltello. Gli ho puntato la mia fedelissima pistola alla fronte e guardandolo fisso negli occhi, gli ho detto:” Se ti muovi sei un uomo morto!” Probabilmente, avrò avuto un ghigno molto minaccioso, perché subito ha lasciato libera la ragazza che piangente mi è corsa tra le braccia e stringendomi mi ripeteva: “Grazie, grazie!”. Ma il mostro aveva ancora il coltello in mano, la luce rifletteva sulla sua lunga lama ed io, senza mai abbassare la pistola, con voce serena ma dura, gli ho detto:” Jett’’o curtiello!” E lui così ha fatto, così l’ho ammanettato e spedito al commissariato. 

Preside Il professore Gennaro Buonaiuto? Ottimo professore: serio, molto preparato un po' libertino, però! Lo sorprendevo sempre a confabulare, intimamente, con qualche sua alunna. 

1 Alunna Più che un professore, è un amico!

2 Alunna Si, un amico ma, ci guardava sempre le gambe e sbirciava sempre nei nostri decolleté.

3 Alunna Mi trattava come una figlia. Ma adesso che ci penso, mi accarezzava sempre!

Del Giusto Non lo conosco. So solo che si chiama Gennaro Solimene che è un professore di storia e letteratura italiana e che mi sta aspettando per essere interrogato. I miei agenti mi hanno detto che l’hanno preso con le mani nel sacco ma, come si dice: “Non si può mai sapere!” 
FINE