Non tagliate i tulipani

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Tre atti

di Cecilia Scolari Fedele

Personaggi:

A sorpresa,

quindi inelencabili

salvo che per il numero

e per il sesso:

3  donne 5 uomini

A Sancirò

Giugno   1978


Premessa

« Quale autore potrà mai dire come e perché

un personaggio gli sia nato nella fantasia?

Il mistero della creazione artistica

è il mistero stesso della nascita naturale. »

Luigi Pirandello

ATTO PRIMO

Interno  d'una  vecchia  casa  signorile di  campagna, con  pochi  mobili  antichi e di pregio. Bixio è in mezzo alla scena con cappello di paglia e grembiule da giardiniere, ma potrebbe anche esser vestito normalmente. Sta leggendo ad alta voce un trattato sui tulipani.

Bixio           « Come le rose e le orchidee, i tulipani sono stati oggetto d'in­tensi sforzi di ibridazione. Ai giorni nostri se ne conoscono -quat­tromila specie, ripartiti in quindici classi diverse: i tulipani sem­plici attivi, i tulipani doppi attivi, i Mendel, i Trionfo, gli ibridi dei tulipani Darwin, i Darwin, i tulipani Fior di Giglio, i Cottage, i Rembrandt, i tulipani pappagalli...

(Irrompe un allegro scampanare alpestre. Bixio va ad aprire bron­tolando)

... e i rompiballe!

(Entra Isabella con una grossa valigia. La mette in terra e intro­duce altre tre valigie gli diverse dimensioni. La si sentirà da fuori ringraziare il  taxista.)

Isabella       Ecco. (Guarda Bixio per la prima volta.) Buongiorno. Lei è il guardiano?

Bixio           « Un'onda improvvisa si porta via la luna. »1

Isabella       Eh che diffidenza! Mi dica almeno «buongiorno».

Bixio           Le dico di andarsene immediatamente con tutti i suoi fagotti se  non  risponde alla  frase d'ordine.

Isabella       Sono un'amica di Max. Non le basta?

Bixio           Già e io sono Vercingetorige. No. Non mi basta. Risponda o la sbatto fuori.

Isabella       Non si arrabbi. Sa cosa diceva Platone?

Bixio           No. E si figuri che non me ne frega proprio niente né di Pla­tone né dei suoi simili. Per l'ultima volta: « Un'onda improvvisa si porta via la luna. »

Isabella       (Dopo una pausa durante la quale Bixio prende minacciosa­mente due valigie come per buttarle fuori. Isabella lo ferma e dice dolcemente:) «E l'acqua di marea arriva con il suo carico di stelle ».

Bixio           (Posando le valigie.) Va bene. Si accomodi,

Isabella       (Sempre con dolcezza.) Mi accomodo. Dove?  Qui?

Bixio           Primo piano: sei camere per signorine o signore sole. Secondo piano:  sei camere per coppie... legali beninteso.

Isabella       Beninteso. Si sa che Max è sempre stato un moralista.

Bixio           Terzo piano; sei camere per scapoli o signori soli. Ogni piano: sei bagni con sei cessi. La casa è stata costruita nel Medio Evo da uno dei maestri Comacini. Crede che le andrà bene?

Isabella       Chi sono i maestri  Comacini?

Bixio           Chi erano e per il resto si informi.

Isabella       Comunque ho sempre creduto che fino al secolo scorso, i « cessi », come dice lei usando un termine che mi ha sempre ur­tata, scarseggiassero.

Bixio           Infatti è stato il nonno di Max a farli aggiungere all'inizio del secolo rimpiccolendo le camere che erano immense. Quanto al ter­mine, se la urta, significa che lei non è mai stata segretaria di ar­chitetti per i quali il termine è corretto e corrente.

Isabella       Infatti sono l'assistente di un ginecologo.

Bixio           Capisco tutto.

Isabella       No. Lei ha l'aria di non capire un bel niente ma fa lo stesso. (Pausa. Bixio riprende a leggere.) Dunque m'installo al terzo?

Bixio           Con gli scapoli?

Isabella       Ah già!  Al terzo gli scapoli.

Bixio           Se ha un marito in arrivo, al secondo. Altrimenti al primo. È chiaro finalmente?  E non faccia troppo baccano.

Isabella       Perché? Vi è già qualcuno?

Bixio           Sì. Io, se non le dispiace e non sopporto il baccano, sempre se  non le dispiace.

Isabella       (Prende due valigie.) Max mi ha detto che lei è una persona gentilissima. Da quanto tempo non vi vedete?

Bixio           Da molto, ma il fatto è che Max è sempre stato troppo otti­mista per essere realista nei suoi giudizi sul prossimo.

Isabella       È proprio quello che l'incontro con lei mi sta facendo pen­sare. (Si avvia per salire al piano di sopra con le valigie.)

Bixio           Non l'aiuto. Primo: perché io, qui, sono soltanto al servizio dei fiori, degli ortaggi e di un maiale; secondo: perché dopo il femminismo, in casi come questi, gli uomini dubitano e nel dubbio saggiamente si astengono.

Isabella       Faccio da sola. Non si preoccupi.

Bixio           E chi si preoccupa?

Isabella       Lei, Mi sta dando spiegazioni che non chiedo.  (Esce)

Bixio           (Tenta di continuare a leggere ma si distrae: guarda le valigie rimaste, poi dove è uscita la donna. Brontola agitando un pugno da quella parte:) Credevo fosse lo spazzacamino! Da una settimana l'aspetto  quell'animale!  E invece  proprio questa  mi  doveva  capitare, con quell'aria tutta « consideratemi-un-sogno ». Sa solo Dio la rottura che ne avrò!

Isabella       (Rientrando) Per favore c'è un telefono da queste parti?

Bixio           Sì, Dopo la foresta. A circa venti chilometri. Ma non funziona in periodo di temporali come quello che stiamo attraversando.

Isabella       (Restando) Questo, Max non me l'ha detto. Spero sia uno scherzo.

Bixio           Questo, Max non lo dice mai a nessuno e non è uno scherzo. È la sua sorpresa personale agli ospiti di questa casa, con un sugge­rimento: « Imparate dalla natura che vi circonda a vivere senza telefonare. » Bello no?

Isabella       Bellissimo! L'avessi qui in questo momento, una grande scar­pata in  testa, guardi, non  gliela leverebbe nessuno.

Bixio           Ecco. Le donne, tutte la stessa reazione.

Isabella       Tra qualche ora le garantisco che sentirà quella di un uomo.

Bixio           Suo  marito?

Isabella       Mi sono accomodata al primo piano.

Bixio           Giochiamo agli indovinelli? Si può sapere chi deve ancora ar­rivare ?

Isabella       Il mio principale.

Bixio           Il ginecologo?

Isabella       Il ginecologo sì. L'altro giorno mi è andata giù la voce a forza di rispondere a tutte le clienti per rassicurarle: (cantilenando) « Il dottore durante le vacanze sarà recuperabile mezzo telefono e comunque,  per i casi  più  inquietanti, lui  stesso  telefonerà. »

Bixio           Lei è di Nervinia?

Isabella       Già.  Sono di Nervinia.  perché?

Bixio           Ed è arrivata qui in taxi dopo chissà quale complicazione fer­roviaria. Mi sto domandando perché non ha fatto il viaggio in macchina con il ginecologo se non vi distanziate che di poche ore.

Isabella       Perché  io,  questi  due giorni,  sono  stata da  Max.

Bixio           Ah. E... come sta?

Isabella       Bene.

Bixio           È da un po' che non mi scrive né si fa vivo. Le ha detto qual­cosa per me?

Isabella       Uh sì! Un sacco di belle cose: « Salutami tanto quel caro animale »mi ha detto « e che mi tratti bene gli amici altrimenti quattro calci nel sedere non glieli leverà neanche il Padreterno. Digli che mantenga ferree le regole del primo, secondo e terzo piano, perché della morale, anche quando non è più possibile salvarne la sostanza, resta sempre valido salvarne almeno la forma. Digli che spero sia passato lo spazzacamino ma che se non è passato, trovi il modo di chiamarlo perché a primavera i camini cominciano a far fumo e senza accendere avrete freddo nelle camere. » Che altro mi ha detto? Ah! Che si farà vivo la sera del suo compleanno quando saranno qui tutti gli amici che ha deciso di riunire e di non tagliare i tulipani.

Bixio           I tulipani?! Chi liha mai tagliati? E da quando in qua si inte­ressa ai tulipani?  È ben sicura di aver capito giusto?

Isabella       Ma sì. Mi ha detto proprio così:   « Non tagliate i tulipani. »

Bixio           Strano! E trovare il modo di chiamare lo spazzacamino eh? Si­curo che lo trovo il modo: l'urlo di Tarzan, per esempio, la telepa­tia o lo spiritismo, non ho che l'imbarazzo  della scelta.

Isabella       (Prendendo le altre due valigie.) Lei vive qui senza una macchina?

Bixto           Sissignora: senza macchina, senza televisore, senza supermarket, cinema, bettole, bar, « nigt-club », discoteche e senza donne. Ha visto il paese? Abbandonato per sempre dopo la peste del mille-ottocento e rotti. Esiste anche una leggenda: chi viene a stabilirsi anche solo per pochi  giorni, perde la memoria.

Isabella       La leggenda fa eccezione per questa casa?

Bixio           Questa casa non è mai stata abbandonata nemmeno durante la peste ed è come se rompesse l'incantesimo. Apparteneva ai signori del paese. Poi fu comprata da un antenato di Max che la lasciò in eredità al figlio...

Isabella       E così, di padre in figlio si arriva a Max che la offre agli amici.

Bixio           E a me in modo particolare. Ci vivo tutto l'anno.

Isabella       Condoglianze!

Bixio           C'è poco da ironizzare. Non vivrei più altrove neanche se mi tirano una cannonata. Ma ha visto i miei tulipani? e il mio giar­dino? Ha visto che ortaggi? che alberi da frutta? E ha visto la foresta?

Isabella       Tutto  splendido.  Ma immagino anche l'inverno...

Bixio           Balle! Lei non può immaginare proprio niente. L'inverno è splendido e affascinante come le altre stagioni. Parigi, Londra, Gi­nevra, Nervinia: bella roba! Viveteci pure voi. Qui almeno si im­putridisce solo dopo  morti.

Isabella       Lei come ha conosciuto Max? (Posa le valigie e vi si siede sopra.)

Bixio           Col bere.

Isabella       Come?!

Bixio           Col bere. (Fa il segno.) In una bettola. Uscivo appena da una tremenda cura di disintossicazione e ricominciavo a bere e a vedere topi dappertutto. Max ha capito che ero alla fine. Mi ha detto: - Ho una casa così e così;   vacci a vivere. Sarà la tua unica sal­vezza. - Passando dall'alcoolismo ai tulipani mi  sono infatti sal­vato.  (Pausa) E lei come ha conosciuto Max?

Isabella       Col rubare.

Bixio           Mi prende in  giro?

Isabella       Affatto. Al mondo vi sono gli alcolizzati ma vi sono anche i cleptomani. Quelli veri sono rarissimi, pare, ma esistono. Non lo  sapeva?

Bixio           Sì, ma lei, come ha fatto...

Isabella       A derubare Max?

Bixio           Già.

Isabella       Veramente, non ho derubato lui... Non lo conoscevo nemmeno. A Nervinia avevano dato un gran ballo di beneficenza. Lui accompagnava una ricchissima signora del bel mondo che, a un certo momento, si ritirò in quel punto che gli architetti definiscono con quel famoso termine. Quando uscì, si sfilò dal dito un diamante grosso all'incirca come una nocciola e lo posò sul lavabo. Poi, senza mai distogliere gli occhi dallo specchio, si lavò le mani, si pettinò e si incipriò tanto accuratamente che per finire partì scordandosi dell'anello. Vi erano altre donne ma tutte talmente indaffarate da­vanti agli specchi da non accorgersi quando io lo intascai. Quasi subito risuonarono per la sala le alte grida della signora e chiama­rono la polizia; Max mi raggiunse che ero già sulle scale. Fu molto conciso: - Cosa preferisce: ridarmi l'anello o la polizia? - Gli ridiedi l'anello naturalmente. Non so ancora oggi come fece a sco­prire che ero stata io. Diventammo amici e mi fece fare una cura. Diagnosticarono uno squilibrio ormonico e mi guarirono. (Si alza e riprende le valigie.) Bè, vado su a vuotare le valigie,

Bixio           (Le tende la mano.)  Io mi chiamo Bixio.

Isabella       (Stringendogliela.) E io Isabella.

Bixio           Se ha fame, si accomodi in cucina.

Isabella       Grazie. Ho dato un'occhiata: bel cucinone con camino mo­numentale come ho  sempre  sognato.

Bixio           Nel frigorifero c'è di tutto e nel congelatore vi sono polli, ana­tre, conigli. Ognuno si arrangia da solo e si lava il proprio piatto, uomini  compresi.   È  un'altra regola della  casa.

Isabella       La conosco.  Max me ne ha parlato.

Bixio           Per chi non ha voglia di cucinare, vi è un mucchio di scato­lame in dispensa. Il pane e uccidere il maiale sono le sole cose che faccio io per  tutti.

Isabella       Ah sì? Mi è venuta una gran voglia di pane e prosciutto al solo sentirne parlare.

Bixio           Ce n'è di cotto, di crudo e salami. Tutto mi è riuscito buonissi­mo quest'anno. Il pane è di questa mattina e l'ho lasciato sul ta­volo. Ma, se preferisce, ce n'è anche di raffermo. Burro, latte, caffè:   troverà tutto.

Isabella       Grazie.  Mangerò per  quattro.

Bixio           Bè, buon appetito.

(Isabella esce con le valigie.)

Bixio           (siede e ricomincia a leggere il suo trattato)

I tulipani... dov'ero rimasto? Ah sì! (Legge mental­mente intercalando rapido qualche parola.) I doppi tardivi, i Kaufmann... sì sì ormai li conosco tutti. L'anno prossimo pianterò anche delle rose. (Sfoglia le pagine.) Queste per esempio. (Legge.) « Le rose tea e i loro ibridi sono regine nel regno delle rose e sono la passione dei conoscitori e dei collezionisti. »

Isabella       (Da  fuori.)  È  arrivato  qualcuno?

Bixio           No.  Perché?

Isabella       (c.s.) La sento parlare.

Bixio           Se parlassi solo quando arriva qualcuno, le corde vocali mi si atrofizzerebbero  in pochi  mesi.

Isabella       Non   arriva   mai   nessuno   durante  l'inverno?

Bixio           Mai. Sverno sempre in santa pace. (Pausa) Non è ancora sa­lita a vuotare le valigie?

Isabella       No. Mi sono lasciata tentare dai suoi prosciutti. (Da come parla è chiaro che sta mangiando.) Ottimi! Bravo! E magnifico anche il pane. Bravo!

Bixio           Grazie. (Continua a leggere) Potrei piantare per esempio que­ste: le « Berna », se non altro, potrebbero far piacere agli amici svizzeri, quelli che son rimasti ancora patriottici, naturalmente. (Legge) « Rosso ciliegia chiaro, fiore medio e doppio. Intenso pro­fumo di violette. » Tò, questa poi può venire solo dagli svizzeri che sono neutri e si permettono di tutto: rose con odore di vio­lette. Hanno perso anche il senso dell'ordine gli svizzeri. (Legge) Le « Whisky »giallo ambra... (Si ferma) No. Niente Whisky (Volta pagina) « Le Youki-San ». Bianco puro. Bottoni nobili. Resistenti alla pioggia. (Forte) Ah questi sì che sono fiori ideali: « resistenti alla pioggia »! Bisognerebbe avere tutto resistente alla pioggia: il morale, i nervi, l'umore, la pazienza: tutto. Tanto non fa altro che  piovere!

(Scampanellata.)

Bixio           (correndo ad aprire) E questo è senz'altro lo spazzacamino.

Clarissa      (Entrando come  una  furia con  una  scarpa in mano)  È già arrivato quell'animale?  Dov'è?

Bixio           (Inflessibile) « Un'onda improvvisa si porta via la luna. »

Clarissa      Senta giovanotto; cosa vuole che me ne freghi in questo mo­mento della luna e delle sue onde? Non vede che sono fuori di me? Mi faccia il santo piacere! So che esiste una frase d'ordine, so perfino che ne esiste una diversa per gli uomini e per le donne ma non mi ricordo più un accidente né della luna né del sole.

Bixio           Spiacentissimo ma se non si ricorda sono obbligato a metterla fuori.  E la regola della casa.

Clarissa      Sì, non ci mancherebbe altro, con un tacco rotto, il tempo­rale imminente e la camminata che ho fatto ossessionata che si scatenasse! Sono un'amica di Max e quell'altro deficiente che sa solo il  Padreterno dove si è cacciato, pure.

Bixio           Max ha troppi amici che si dichiarano tali per crederli tutti. In effetti ne conta pochissimi e sono solo quelli che conoscono le frasi d'ordine. Cerchi di ricordarsi. «Un'onda improvvisa si porta via la luna ».

Clarissa       « E le  stelle  stanno   a   guardare ».

Bixio           Neanche per sogno. La prego di andarsene.

Clarissa      Se mi butta fuori, sa cosa faccio? le strappo tutti i tulipani così sentirà Max che si è tanto raccomandato di non  tagliarli!

Bixio           Ancora?!

Clarissa       E comunque non mi dirà che non c'entrano le stelle.

Bixio           C'entrano ma non stanno proprio a guardare un bel niente. Dunque si accomodi  fuori.

Clarissa      No. (Siede) Crepo di stanchezza, di rabbia e di fame. Deve arrivare da un attimo all'altro quel disgraziato con il bagaglio. Sarà andato a parcheggiare a qualche chilometro perché lei ha pian­tato tanti di quei tulipani attorno alla casa che sembra di arrivare in Olanda. Non poteva lasciare almeno uno spazio per le macchine?

Bixio           Non si mescola il sacro con il profano. D'altra parte una casa del Medio Evo, firmata maestri Comacini, merita una bella cammi­nata. E adesso sgombri.

Clarissa      Max ci ha garantito che lei è una persona estremamente gen­tile.

Bixio           Anche questo mi è già stato detto.

(Scampanellata;   Bixio  va  ad   aprire  dicendo)   Vogliano  gli   dei   che questa volta sia finalmente lo spazzacamino.

Mario         (Entrando) È già qui quella cretina di mia  moglie?

Clarissa      (Saltando in piedi) Sì, è già qui quella cretina di tua moglie ad  aspettare, figurati, quel deficiente di suo marito.

Mario         Chi ti ha detto di scendere dalla macchina? « Fermati » mi ordina la gran dama « non posso più sopportare le tue fesserie. » Mi fermo. E lei scende. E non vuol più risalire. E pensa che io mi metta in ginocchio, la signora. Stai fresca! Vuoi camminare? Cam­mina.  March!

Clarissa      Sì cammino: march. Incosciente! Non lo sapevi vero che ave­vo un tacco rotto, non hai visto che minacciava temporale e già pioveva,  non lo sai, vero,  che son  piena di  reumatismi?

Bixio           (A  Mario)  « Gli  anni  di giovinezza  come  son  pochi! »

Mario         (A Bixio) « La vecchiaia che viene com'è sicura! »1

Clarissa      (A Bixio) Bravo! Ci si metta anche lei! Non me ne basta uno. E di cattivo gusto anche, i signori! La vecchiaia viene anche per voi, vi faccio notare e se non volete invecchiare non avete che da impiccarvi subito tutt'e due insieme.

Mario         Clarissa: scema! Ci  siamo  scambiate  le  frasi  d'ordine.

Bixio           Già e a questo proposito faccio notare che la signora non è ancora in  regola.

Mario         Non mi dica che non ha saputo risponderle. Max, una sera, le ha perfino fatto scrivere tutto il verso.

Clarissa      No non l'ho saputo il vostro verso del cavolo, vuoi che mi metta a singhiozzare? Max poteva almeno scegliere poeti domestici. No.  I  cinesi:   Wu-Ta.

Mario         Wu-Ti.

Clarissa      Quello che  è,

Mario         Non criticare Max che anche in questo caso è impeccabile. I Poeti domestici sono troppo popolari. Chi non li conosce?

Bixio           Sono spiacente ma se la signora non sa rispondere non può restare.

Mario         Non si spiaccia. Risponderà. (A Clarissa un po' a parte) Bada che io non posso aiutarti. Non la conosco la frase d'ordine femmi­nile.  Concentrati  o fai ritorno in  treno.

Clarissa      Figuriamoci se m'illudo che rinunceresti a un posto simile per me.

Mario         Rinuncerei se il fatto di farti buttar fuori non fosse soltanto colpa  tua.

Clarissa      Se non ho memoria non è colpa mia.

Mario         Storie! Quando la memoria implica un fatto importante come questo, è inconcepibile non averne. E poi, memoria, che memoria? Mica ti domandano tutto un canto della Divina Commedia! Dun­que  ancora più  inconcepibile.

Clarissa      E chi più ne ha, più ne metta. (A Bixio) Lei è ammutolito? Perché fra  tutti e due  non mi  mettete  al  muro?

Bixio           Signora:   io la  metto solo alla porta.

Clarissa      E  va bene. Mi ripeta quel suo verso della malora!

Bixio           « Un'onda improvvisa  si porta via la luna. »

Clarissa      « E l'acqua piovana arriva con il suo carico di stelle. »

Bixio           Va meglio di prima ma non è ancora esatto. L'acqua è di ma­rea e non piovana ma dato il maltempo il lapsus è comprensibile.

Clarissa      Le sono estremamente riconoscente.

Mario         (A Bixio, cominciando a divertirsi) Posso sapere cosa diavolo le  ha  risposto prima?

Bixio           « E le stelle stanno a guardare. »

Mario         (Gran  risata)   Oh  povero  Yang-Ti!

Isabella       (Entrando) Io, questa risata la riconosco.

Mario         (Voltandosi di scatto) Isabella! Questa sì che è una sorpresa! (Si abbracciano)

Clarissa      Ah mi pareva! Dove ci sei tu minaccia sempre temporale.

Isabella       (Abbracciandola) Clarissa, non mi dire che sei di cattivo umo­re anche in un posto così simile al Paradiso Terrestre. Hai fatto buon viaggio?

Clarissa      Sì grazie. Specialmente nel finale; è stato tutto un andante con moto.

Mario         Max ci aveva detto che saresti arrivata con lui fra una settimana.

Isabella       Ha cambiato idea. Mi ha fatto anticipare. Lui arriverà solo la sera del suo compleanno.

Mario         (A Bixio) A proposito; mi ha pregato di dirle di non tagliare i tulipani.

Bixio           Se continua così, finirò per tagliarli nell'incubo. Quello che non capisco è che io non ho mai adottato il sistema di tagliarli e che lui non si è mai interessato ai tulipani. Ma! Vado a nutrire il maiale. Fate come a casa vostra. Le camere matrimoniali sono al secondo piano. Arrivederci.

Mario         (Guardandosi attorno) Isabella, tu che sei già di casa, sai dirmi dov'è il telefono?

Isabella       Indovina.

Marzo         Di sopra, nelle camere?

Isabella       No. Un po' più lontano. Dopo la foresta, a venti chilometri. In  periodi  temporaleschi non funziona,  ma  puoi  sempre  tentare.

Mario         Sei in vena di scherzi?

Isabella       Ti giuro che no. È la sua sorpresa personale agli ospiti di questa casa, con un suggerimento; « Imparate dalla natura che vi circonda a vivere senza telefonare. »

Mario         Ma io lo strozzo!

Clarissa      Non hai appena finito di dire che in tutti i casi è sempre impeccabile?  Secondo me, la  trovata del  telefono è perfetta.

Mario         Perfettissima se concernesse solo te che usi il telefono cin­quanta volte  al  giorno unicamente  per sentirti parlare.

Clarissa      Senti caro: va all'Inferno, Per oggi non discuto più con te neanche se  mi scannano.

Mario         Sia lodato il ciclo! Me ne vado a riposare fino all'ora di pranzo. Dove ha detto che sono le matrimoniali?

Isabella       Al secondo. Al primo, camere per signorine o signore sole; al terzo, per scapoli o signori soli.

Clarissa      Ma allora io me ne vado al primo.

Mario         Benissimo, io salgo al terzo.

(Le due battute vanno dette insieme)

Isabella       (Ridendo)  Sì. Chi vi crede?

Mario         C'è poco da non credere. Questa è proprio l'occasione buona per realizzare un antico sogno. Ma lo sai che la tua amica qui, da dieci anni mi ossessiona con il suo modo di entrare nel letto?

Clarissa      Attento che se tiro in ballo io cosa mi ossessiona da dieci anni a proposito di letto, vai a nasconderti tra i tulipani e non esci più fino alla partenza.

Isabella       Perché ti arrabbi in continuazione? Si è sempre saputo che sei una donna originale, ma di avere anche un modo personale di entrare nel letto, dovrebbe  renderti orgogliosa.

Mario         E brava! Ungi ungi: le prossime notti la faccio entrare nel tuo di un letto e se continuerai a  ridere,  tanto meglio per te.

Isabella       Ma si può sapere insomma come diavolo entri nel letto?

Mario         Semplice: da terra spicca un salto in alto e precipita giù. Ogni sera. Io mi corico sempre prima, quindi, che io dorma, che legga o che sia assorto nei miei pensieri, il mio bravo soprassalto non me lo leva nessuno. Tu ridi, ma vedrai che una qualche volta ci resto secco, magari anche solo dalla rabbia di non riuscire a farla smet­tere. Una notte, eravamo in campagna, ne ha perfino spaccato uno. Ci siamo ritrovati in terra tutt'e due.

Clarissa      Ma lo sai che hai una gran faccia tosta a ricordare quel fatto come se fosse stata colpa mia? Il letto lo avevi disegnato tu. Dise­gnato e buttato subito in commercio coronandolo dalla solita buffo-nata reclamistica: « Pratico letto pieghevole, stile campagnolo, re­sistente. » Infatti: soprattutto resistente. Mancava un'aggiunta: « Per coppie che amano le emozioni forti o i pesci d'aprile. »

Mario         Io disegno letti per gente civile e non per aspiranti acrobati.

Clarissa      (Annusando) Cos'è questo odore?

Isabella       (Che sta ancora ridendo) Oddio! Il mio caffè! L'ho prepa­rato per tutti e non ce ne sarà più per nessuno. (Esce di corsa)

Mario         Be', visto che non si può telefonare e che non si può avere nemmeno un caffè, io vado davvero a riposarmi.  Tu  che fai?

Clarissa      Visto che non si possono tagliare i tulipani, sono indecisa se andare a contarli o a vedere se il maiale ha già fatto la sua pappa.

Mario         Puoi sempre andare a prendere una delle tue valigie. La più urgente.  Alle  altre ci  penserò io.  (Le allunga le chiavi)

Clarissa      (Prende le chiavi) Grazie soprattutto per il suggerimento. C'è ancora  benzina nella  macchina?

Mario         Sì,  perché?   Cos'hai   in   mente?

Clarissa      Una bella corsa nella foresta. Così  mi  calmo.

Mario         Il tempo si sta schiarendo. Non potresti farla senza macchina, la  corsa? Ti  calmeresti  ugualmente.  Anzi!

Clarissa    Questa volta il suggerimento non è valido. Ciao.

Mario         Clarissa: in generale guidi come un cane. Quando sei nervosa diventi una catastrofe ambulante. La foresta è piena di  alberi.

Clarissa      « Se incontri il lupo non ti fermare e vai diritta dalla nonna a portarle questa focaccia. »

Mario         Vogliamo piantarla di scherzare o urtarci a vicenda? Senti. Siedi  qui un  attimo. (Siede e le indica una sedia vicina.)

Clarissa      No.

Mario         (Allunga le gambe sulla sedia indicata.) Va bene.  Sta lì.

(Pausa. Da questo momento il loro tono non è più aggressivo ma soltanto  triste.)

Clarissa      Cosa vuoi  dirmi?

Maria         Pensavo, quando sei scesa dai la macchina così inferocita, che il tuo continuo malanimo non ha nessuna ragione di essere. Ci vo­gliamo bene, abbiamo salute e soldi da cavarcela egregiamente. Abbiamo pochissimi amici ma un Max. che ne vale dieci. Al mo­mento abbiamo tutto per vivere una vita meravigliosa.

Clarissa      Parla per  te Mario.

Mario         No cara. Ormai ti conosco abbastanza da poter parlare anche per te. Non mi stancherò mai di ripeterlo: togliti dalla testa che un figlio ti  darebbe quella felicità che ti aspetti.

Clarissa      Tu non riuscirai mai a togliermi dalla testa che quella feli­cità, un figlio, la darebbe non solo a me ma anche a te.

Mario         Io non ho nessun bisogno di un figlio per essere felice. Posso benissimo immaginarmi tutte le meravigliose emozioni che mi da­rebbe, ma, per uno come me, il prezzo è troppo alto. Non lo vo­glio. Non lo vorrò mai.

Clarissa      Il  mio  discorso è esattamente al   tuo opposto e  lo  sai.

Mario         Certo che io so. Ma è perché tu ti ostini a essere unicamente uterina. Se tu riuscissi invece a essere lucida, capiresti che un figlio creerebbe tra noi una rottura definitiva. Basta considerare il semplice fatto che tu lo vuoi e io no, o quell'altro fatto ancora più significativo: che tu lo vorresti con idee nere e io rosse. Ve­niamo da una educazione diversa e siamo egoisti Clarissa. Egoisti e possessivi. Sono difetti grossi. Mi dirai che è umano averli e d'ac­cordo ma non vedo perché forzatamente dovrebbe subirne le conse­guenze un figlio che vogliamo ancora  per il nostro egoismo.

Clarissa      Perché dopo Adamo  ed Eva è sempre stato così.

Mario         No cara. Non è più valido questo discorso. L'uomo è matu-rato e ha capito finalmente che esiste una libertà di scelta alla quale  ha  un  sacrosanto diritto.

Clarissa      La tua scelta compromette la mia.

Mario         Anche  la  tua.

Clarissa      Però sei tu che  vinci.

Mario         Io non vinco Clarissa. Io sto facendo di tutto per non per­derti   e  salvare  quello   che   resta  del  nostro  equilibrio  coniugale.

Clarissa      È inutile. A questo punto giriamo sempre in tondo sull'argo­mento. Vado Mario.

Mario         (Si alza)  Stai attenta.

Clarissa      Non  ti preoccupare.

Mario         Come va il tacco?

Clarissa      Fino  alla  macchina  resisterà.

Mario         Sei contenta di essere qui?

Clarissa      Sì. È un posto  meraviglioso.

Mario         Vedrai. Passeremo dei bei giorni. Oggi dovrebbe arrivare an­che Stefano.

Clarissa      Max me lo ha detto. Ma non ha voluto dirmi se con lui ha invitato sua moglie o Fabiana.

Mario         Non credo che Max sia molto amico della moglie di Stefano. Non ama i personaggi politici e arrivederci se sono donne.

Clarissa      Tanto meglio. A me piace moltissimo Fabiana anche se ha idee contrarie alle mie.

Mario         E a chi non piace Fabiana?

Clarissa      Stavolta me ne vado davvero.

Mario         Ciao.   (Sta per andarsene.)

Clarissa      (Senza   muoversi)  Mario.

Mario         Dimmi.

Clarissa      A che piano vai?

Mario         (Dito sulle labbra, senza ironia) Sst... è una sorpresa. (Le butta un bacio.)

Clarissa      (Contraccambia il bacio nello stesso modo. Escono da parti opposte. Scena vuota per un istante poi entra Bixio.)

Bixio           (Annusando) Cos'è questo odore che ricorda vagamente il caffè? (Si guarda attorno. Si siede. Riprende il suo trattato. La scena deve essere molto lenta. Dirà:) Bene. Spariti tutti.

Isabella       (Entrando con un vassoio e due tazze di caffè.) I signori sono serviti.

Bixio           Quali signori?

Isabella       Ah!  Son già spariti?  E allora il caffè ce lo beviamo noi.

Bixio           Grazie. Sono circa sei mesi che non bevo un caffè in compagnia. L'ultimo l'ho bevuto con lo spazzacamino.

Isabella       Max mi ha detto di lui:   « È il mio amico più strano. »

Bixio           Ah certo che strano lo è davvero. Possiede un asino, una bici­cletta e una due cavalli e può arrivare su uno dei tre mezzi a tutte le ore del giorno e della notte. Può fare il suo lavoro e andarsene senza nemmeno accettare un bicchier d'acqua, come può installarsi quindici giorni. Se non è sbronzo bisogna cavargli le parole con il cavatappi, se è sbronzo tiene conferenza che chi lo ferma è bravo.

Isabella    Dopo queste immagini ho più che mai voglia di conoscerlo.

Bixio           E lo conoscerà senz'altro perché Max lo invita sempre per il suo compleanno. Ma a proposito di amici strani, anche il gineco­logo e sua moglie non scherzano.

Isabella       Ilginecologo  è  arrivato!?

Bixio           Ma non è quello che litigava con la moglie?

Isabella       Chi?  Ma no. Quello  è Mario:   un disegnatore di mobili.

Bixio           Se ho ben capito ne stanno per arrivare altri due.

Isabella       Senta Bixio: io adoro fare il minestrone ed e l'unica cosa che so fare molto bene. Penso che farebbe piacere a tutti mangiarne un piatto questa sera. Cosa ne dice?

Bixio           Non cominci ad abituarli male. O si arrangiano da soli o vanno al ristorante. Ve ne è uno a trenta chilometri.

Isabella       Ma no!   La  prego. Mi lasci fare.

Bixio           Va bene. Come vuole. Vado a coglierle le verdure.

Isabella       No Bixio. Ci vado io. L'idea di andare in quell'orto mi emo­ziona:   sembra la terra promessa.

Bixio           Grazie!

Isabella       Disfo le valigie e mi dedico tutta al minestrone.

(Esce con il vassoio e  le tazze.)

Bixio           (Siede e riprende il suo trattato. Lo sfoglia sempre più lenta­mente brontolando qualche parola in comprensibile, poi piano piano si addormenta sul libro. Sobbalzerà alla nuova scampanellata e andrà ad aprire dicendo:) Questa volta o è il ginecologo o è lo spazzacamino.

(Entrano Fabiana e Stefano come una ventata di primavera, eufo­rici, sorridenti e con le braccia cariche di fiori campestri.)

Bixio           (A Stefano)  « Gli anni di giovinezza come son pochi! »

Stefano       (A Bixio) « La vecchiaia che viene com'è sicura! » Ma chi se ne frega quando la vita offre giornate come queste? Metà Wu-Ti e metà io,

Bixio           (A Fabiana) « Un'onda... »

Fabiana      (Molto lirica) «Un'onda improvvisa si porta via la luna e l'acqua di marea arriva con il suo carico di stelle. » Che versi! Che giornata! Che bella la vita! (Mette i fiori sulle braccia di "Bixio) Tenga caro.  Glieli offro con  tutto il cuore.

Bixio           Grazie. I signori sono sposati?

Fabiana      Sì.

Stefano       Sì. (Insieme)

Bixio           Si accomodino al secondo piano.

Fabiana      Sposati ognuno per conto nostro.

Bixio           No. Allora un momento. La signora al primo, il signore al terzo.

Stefano       (Declamando) Sappiamo, sappiamo e cristianamente ci rassegniamo!

Fabiana      Stefano: non contar balle sul cristianesimo e sulla rassegna­zione neanche per scherzo! Siamo due amanti platonici. Platonici a diciotto carati. La regola della casa non ci sfiora nemmeno.

Stefano       A diciotto carati. Ha capito giovanotto? Apprezzi. Unici al mondo. Insieme non facciamo che cantare e cogliere fiori. (Gli mette  anche  i   suoi  sulle  braccia.)   Ecco.  Le  offro  anche i   miei,

Bixio           Grazie.

Stefano       (Prendendo affettuosamente Fabiana alla vita e guidandola verso l'uscita.) Andiamo a dare un'altra occhiata a quegli splendidi tulipani.

(Si volta già sull'uscita) A proposito:   Max le raccomanda di non tagliarli.

(Esce con la donna.)

Bixio           (Lasciando cadere le braccia con tutti i fiori.) Ma è una con­giura!


ATTO SECONDO

Stessa scena. E'  manine  Sono  passaci pachi giorni. Stefano è. solo  in scena e sta leggendo il giornale. Entra Isabella con il caffè che gli  metterà davanti.

Isabella       Buongiorno dottore.

Stefano       (Ripiegando il giornale) Senta Isabella, Gliel'ho già detto ieri: per favore, smetta il tono « gabinetto medico » cominciando col non chiamarmi « dottore » almeno qui. Sto sempre per dirle: - Faccia preparare la prossima.

Isabella       Non so come chiamarla...

Stefano       « Stefano ».  Non le piace  il   mio nome?

Isabella       Sì... Stefano...

Stefano       Oh così va bene! Finalmente mi sento in vacanza. Grazie per il caffè.

Isabella       Prego.   (Sta  per  uscire)

Stefano       Isabella, venga qui.

Isabella       (Gli si  avvicina) Mi dica...

Stefano       Cosa c'è che non va?

Isabella       Niente...

Stefano       Sarà. Ma lei è cambiata da qualche tempo.

Isabella       Forse perché mi vede per la prima volta in un altro ambiente.

Stefano       Già. Forse.

Isabella       Vado a preparare gli altri caffè.

Stefano       Ammuffiranno, Bixio, lei e io siamo i soli in questa casa ad alzarci prima di mezzogiorno,

Fabiana      (Che è entrata con una borsa da spiaggia rigonfia, va a met­tergli il suo orologio da polso sotto il naso.) Le nove meno venti. Tu sapevi, Isabella, che anche un ginecologo può essere malalingua?

Isabella       Io vado a prepararti il caffè.

Fabiana      (Costringendola a sedere) Nossignore. Tu hai il complesso di preparare sempre per tutti. Adesso il caffè sono io che te lo pre­paro e guai a te se ti muovi. (Esce)

Stefano       Visto?  Bisogna star qui con Stefano.

Isabella       Non mi disturba per niente.

Stefano       Ah grazie. (Pausa) Certo è che fa un'impressione straordinaria ritrovarsi in vacanza con la stessa persona che ti vive accanto otto ore al giorno ma che non hai mai il tempo nemmeno di guardare in faccia.

Isabella       Io provo la stessa impressione straordinaria.

Stefano       Mi domando perché Max, quest'anno per il suo compleanno, ha voluto riunire solo noi e proprio qui.

Isabella       Me lo sono domandata anch'io.

Stefano       Lei, come l'ha trovato?

Isabella       Così così.

Stefano       Può essere più precisa?

Isabella       Aveva un'allegria triste.

Stefano       A me ha scritto una lunga lettera. Era ancora impressionato per la storia dei tulipani. Gliene ha parlato?

Isabella       No. Salvo per dirmi di raccomandare a Bixio di non tagliarli.

Stefano       L'ha detto a tutti. Ma io ne conosco la ragione precisa e posso anche spiegargliela visto che non me ne ha parlato in segreto. Il mese scorso ha visto uncampo di tulipani in fiore che l'ha talmente impressionato da decidersi a filmarlo. Lei sa quanto è perfezionista. Per trovare il fotografo valido gli ci sono voluti un paio di giorni. Quando sono arrivati sul posto i tulipani erano stati tutti tagliati. Mi scrive ancora a distanza di un mese: « Lì per lì è stato il panico: non ricordo che un cimitero mi abbia mai dato tanta tristezza. »

Fabiana      (Entrando con il caffè) Tieni cara.

Isabella       Grazie Fabiana.

Fabiana      Vi è morta una cliente?  Avete una faccia.

Stefano       Infatti stavamo parlando di cimiteri.

Fabiana      Evviva! Rimanete pure in argomento: io scappo facendo gli scongiuri.

Stefano       Fabiana, sta' qui e raccontaci il tuo programma del giorno. Sei sempre l'unica ad averne uno.

Fabiana      Oggi, niente di speciale. Stamattina, visto che c'è il sole: una bella nuotata nel fiume. Poi tenterò di telefonare a Nanni. In se­guito andrò a dare un'occhiata a quel ristorante che è a trenta chilo­metri. Sto convincendo Bixio ad accompagnarmi. « Dieci anni che non mette più piede in un ristorante »,mi ha detto. Interessante no?

Isabella       Interessante, cosa?

Fabiana      Che un tipo, da dieci anni, non metta più piede in un risto­rante, soprattutto quando ne è stato un frequentatore.

Isabella       Avrà le sue buone ragioni e tu, se capisco bene, insisti per portartelo appresso come se fosse un fenomeno da baraccone.

Fabiana      Ma no... Cosa ti piglia?!

Isabella       Mi piglia che tutti, qui dentro, chi più chi meno garbatamente, lo prendete sempre in giro, mentre lui ci prende sempre tutti ma­ledettamente sul serio e la cosa comincia a darmi fastidio. (Esce)

Isabella       Tu ci capisci qualcosa?

Stefano       Ah no!  Sono soltanto un ginecologo e non uno psicologo.

Fabiana      Mi spiace di averla urtata.

Stefano       Non te la prendere. Le passerà.

Fabiana      Vado a chiederle scusa. Non ho mai sopportato che qualcuno sia in collera con me, anche se penso di aver ragione.

Stefano       Fabiana: dammi retta, lasciala stare, faresti peggio. Non hai finito di raccontarmi il tuo programma del giorno.

Fabiana      Dov'ero rimasta?

Stefano       Al ristorante con Bixio.

Fabiana      Senza. Mi conosci male se pensi che dopo la sfuriata di Isabella, muova ancora un dito per farmi accompagnare da Bixio.

Stefano       Bene.  Senza Bixio,  Poi?

Fabiana      Poi bisognerà pure che vada anche in capo al mondo a cer­care caviale e champagne per questa sera,

Stefano       Cosa c'è questa sera?

Fabiana      Lo fai apposta?

Stefano       No. (Si ricorda) Ah sì! A che ora arriva?

Fabiana      Bixio dice che fa sempre la sua entrata alle ventidue, puntuale come un'eclisse.

Stefano       Speriamo, perché quella vostra idea di fargli trovare la porta spalancata e gli amici che lo aspettano al buio per cantargli gli au­guri appena lui accenderà, non mi sorride affatto.

Fabiana      Fifone!

Stefano       Non è colpa mia:   al buio divento claustrofobo.

Fabiana      Va bene. Ti starò vicina e ti stringerò anche una mano.

Stefano       Buona idea!

Fabiana      Bene. Vado. Mi presti  la macchina?

Stefano       A condizione che mi spieghi perché telefoni a Nanni anche oggi. Gli hai scritto ieri. Un giorno gli scrivi e un giorno gli telefoni. Cosa diavolo hai sempre da dirgli? Non capisco.

Fabiana      Perché sono una moglie innamorata... di due uomini.

Stefano       (Sorridendo) Piantala!

Fabiana      È la verità.

Stefano       La verità è come il sole, brucia. Tu hai il maledetto vizio di avvicinarti sempre troppo. Un giorno o l'altro ti brucerai definitiva­mente.

Fabiana      Lo so. Ma non ho mai resistito al suo fascino e vuoi che inco­minci adesso che sto arrivando imperterrita a quella curva dopo la quale vi è la discesa?

Stefano       Perché no? Quando si arriva alla maturità si dovrebbe ormai aver imparato la prudenza.

Fabiana      Allora io non sono ancora matura. (Un tempo. Altro tono.) Ho detto a Nanni che ti voglio lo stesso genere di bene che voglio a lui. Detto e scritto.

Stefano       Tu sei pazza Fabiana!

Fabiana      No. I pazzi siete voi che vi mascherate come se fosse sempre Carnevale; per convenienza, per interesse, per paura. Io ti voglio lo stesso bene che voglio a lui. È un amore pulito, senza complicazioni di sesso. E' un'esperienza meravigliosa che mi fa risentire sedicenne. Perché non dovrei dirglielo? Non vi è colpa né mia ne tua. Non tolgo nulla a lui volendoti bene e non tolgo nulla a te amando lui. Sono due amori uguali ma ben distinti. Non è possibile che siate gelosi uno dell'altro. Non avrebbe senso.

Stefano       Ma fammi capire una cosa: se un giorno andassimo a letto, glielo diresti?

Fabiana      Quel giorno non verrà mai e lo sai meglio di me. Ma se venisse, glielo direi, primo perché la verità continuerebbe a eserci­tare su di me quel suo famoso fascino; secondo perché comincerei a sentirmi in colpa e solo dicendoglielo potrei continuare a vivere con lui.

Stefano       Dimmi  un'altra  cosa:   come  l'ha  presa?

Fabiana      Come mi aspettavo: filosoficamente. Del resto sa leggermi dentro e lo aveva già capito. Ma tu credi che io potrei esserne an­cora così innamorata dopo tanti anni, se non fosse un uomo eccezionale?

Stefano       Sì, adesso non esageriamo; ha una personalità fortissima e il mondo ne è pieno di personalità fortissime.

Fabiana      Giusto, Tua moglie, per esempio, ma vedi un po' tu la dif­ferenza.

Stefano       Cosa c'entra mia moglie?

Fabiana      Sì hai ragione: non c'entra. Questo argomento mi ha stancata. Cambiamolo. (Riprende la borsa lasciata sopra una sedia.) Vieni anche tu al fiume?

Stefano       Non lo so.

Fabiana      Devo saperlo  io?  Deciditi  caro.

Stefano       Fabiana, non mi hai mai fatto tanta paura come in questo momento.

Fabiana      Ho capito: non mi presti la macchina. Prendo quella di Mario.

Stefano       Non dir fesserie.

Fabiana      Ti faccio paura. Perché?

Stefano       Perché stai acquistando d'un colpo tutta l'attrazione di ciò che non si può avere.

Fabiana      Ma dunque hai paura di te, non di me.

Stefano       Lascia  stare le  analisi:   ho  paura.

Fabiana      Verissimo. Noi due stiamo felicemente insieme a condizione di lasciar stare le analisi. Quando le facciamo è sempre come se una  nuvola passasse davanti al sole.

Stefano       Sì.  Credo proprio che  sia così.

Fabiana      E su queste belle parole, io ti lascio, altrimenti verrà sera e io non  avrò ancora concluso niente.

Stefano       (Le  dà  le chiavi)  Tieni  e  buona  giornata.  Salutami  Nanni.

Fabiana      (Prendendole) Grazie caro. Non mancherò. (Si baciano rapi­damente sulle guance.) Vuoi che telefoni al tuoassistente o a quel  tuo  collega  che   ti  sostituisce?

Stefano       No grazie. Farò io un salto con Mario nel pomeriggio. Lui pure mi  ha detto che deve  telefonare,

Fabiana      E dunque apiù tardi. (Esce)

Stefano       (Riprende il giornale. Quasi subito entra Clarissa in vesta­glia con una tazza di calte che berrà mentre dialoga con Stefano.) Oh sei tu!  Da quando in qua  ti  alzi  all'alba?

Clarissa      Ho fatto un sogno così bello, ma così bello che mi sono sve­gliata.

Stefano       Di solito, ci  si sveglia quando isogni  sono brutti.

Clarissa      Che bel sogno... (Pausa) che bel sogno... (Pausa) che bel sogno!

Stefano       Senti: o dimmi cos'hai sognato o smettila. Stai diventando monotona come un disco inceppato.

Clarissa      Ho  sognato  che  stavo per avere  un  bambino.

Stefano       (Con forza) E tocchiamo ferro! Per fortuna hai solo sognato. Avrò pure diritto a un po' di vacanza.

Clarissa      Tutti uguali voi uomini: mostri di egoismo. Pensate sempre e solo a voi.

Stefano       Bada che non ho nessuna voglia di ascoltare le tue tirate sui diritti della  donna. Potevi svegliare Mario se volevi  sfogarti.

Clarissa      E' quel  che ho fatto e  se  ne è  andato.

Stefano       E dove? Ero  qui.  Non  l'ho  visto  uscire.

Clarissa      Se n'è andato al terzo piano. Ha ripreso a russare che è un piacere. Perché lui dorme, capisci? Ha pure la coscienza in pace, lui!

Stefano       Scusa. Di solito dormi anche tu fino a mezzogiorno. Non è colpa sua se ti metti a far dei sogni che ti svegliano prima del solito.

Clarissa      Bravissimo. Difendilo anche!

Stefano       Clarissa:   vuoi un consiglio?

Clarissa      Professionale?

Stefano       Neanche per sogno. Ti ho detto che sono in vacanza. È un consiglio da amico: vai a vestirti e raggiungi Fabiana al fiume. Fatti una bella nuotata, poi accompagnala a telefonare, al ristorante, a comprare il caviale o dove diavolo vuole cacciarsi. Sfogatevi tra di voi. Io non ho mai capito le donne. Spesso le ammiro. Molto meno spesso  ne amo  qualcuna,  ma  non  le  capisco  e  credo che  morirò senza averle capite.

Clarissa      Compiango tua moglie.

Stefano       Fatica inutile. Mia moglie appartiene a quella categoria di donne che sentono talmente la comprensione per se stesse da non aver più bisogno di esser capite o compiante da nessuno. Soprat­tutto per questo l'ho sposata.

Clarissa      E  siete sempre andati d'accordo?

Stefano       Cosa vai cercando? Perché non abbiamo figli? Perché non li vogliamo di comune accordo. Lei tiene a bada gli uomini alla Ca­mera e io tengo a bada le donne in sala parto. Partoriscono alla media di due alla settimana con tutte le varianti dei diversi casi. Se avessimo dei figli potremmo occuparcene solo di notte, quando, di solito, i bambini dormono.

Clarissa      Ma i figli bisogna volerli per loro stessi, perché la creazione umana è la più bella cosa che esista al mondo.

Stefano       Senti: con me, tu non bari, o sono io che ti pianto e me ne vado al fiume. Cosa vuol dire: « volerli per loro stessi? » Ipocrisia vuol dire. Nessuno li vuole per loro stessi. Non contar balle. Tu, se vuoi che ti ascolti mi devi fare un discorso onesto: « Muoio dalla voglia di avere un figlio e non me ne frega un cavolo che Mario muoia dalla voglia di non averne. » Ciò che non capisco è perché tutto questo non l'abbiate messo in chiaro prima di sposarvi.

Clarissa      E chi te lo dice? All'inizio tutto era chiaro. Il discorso era teorico e filava. Ma poi io, avvicinandomi agli anni limite in cui una donna può avere un bambino, piano piano mi son sentita pren­dere dall'angoscia di non averne. E quest'angoscia aumenta di giorno ingiorno. Cosa vuoi che  ti dica? Non so più uscirne.

Stefano       Brava Clarissa. Così sì parla; pulito. Mario cosa dice a pro­posito di quest'angoscia?

Mario         (Entrando  in  giacca da camera.)  Mi sono  sentito fischiare  le orecchie fin su al terzo piano e mi sono svegliato.

Clarissa      (Marcato) Tu ti addormenti e ti svegli sempre nei momenti meno opportuni.

Stefano       Bene. Vi lascio. Ho deciso di andare al fiume.

Mario         Non  prendere  decisioni  diplomatiche.  Non  servono  né   a   te né a noi.

Clarissa      Per una volta siamo d'accordo.  Resta  Stefano.

Stefano       Sì:  « resta Stefano », così tra poco sarò costretto a dividervi.

Clarissa      Ma no. Io sono ormai a quel punto in cui vincere o perdere fa lo  stesso.

Mario         (Violento)  No!   Te  l'ho già  detto.  Ti  voglio  convinta  come una donna ragionevole e non rassegnata falsamente come una be­ghina.

Clarissa      (Reagendo a sua volta) Ma insomma: tu mi vuoi e tu non mi vuoi. Cosa sono io? Un tuo oggetto personale?

Mario         Sei una donna che ho sposato a delle condizioni che non vuol più rispettare. E non è colpa mia!

Stefano       (Per uscire) Signori vi saluto. Stavolta vado veramente al fiume.

Clarissa      (Correndo a trattenerlo) No Stefano. Te ne prego! Non an­dar via. O aspettami che salgo a vestirmi e vengo con te al fiume. Non è  la giornata buona per star sola con Mario.

Mario         Giustissimo.  Portatela via.

Stefano       Fabiana ha preso la mia macchina. Mi devi prestare la tua.

Mario         Si capisce. Prenditi macchina, moglie e chiavi della macchina che devono trovarsi in una delle borse della moglie. (Stirandosi) Io me ne sto qui beatamente con Bixio e Isabella a purificarmi lo spirito tra i fiori, gli ortaggi e gli alberi da frutta.

Clarissa      E il  maiale.

Mario         E il maiale. perché no? Anche lui, contrariamente a quanto affermano gli ebrei, può avere il suo lato puro.

Stefano       Non dovevi andare  a  telefonare?

Mario         Sì ma non è urgente. Telefonerò domani.

Fabiana      (Entrando come un bolide visibilmente sconvolta dalla rab­bia) Bixio! Bixio! Dov'è Bixio? (Va in cucina continuamente a chiamare.)

Clarissa      C'è il fuoco nella foresta?

Mario         È  quello  che  stavo  domandandole.

Fabiana      (Rientrando sempre furibonda) Dove si è cacciato Bixio?

Stefano       Oh, non ti ho mai vista così! Ti vuoi calmare? Cosa ti succede?

Fabiana      Mi succede che per poco non faccio un'ecatombe di tutte donne investendole con la tua macchina.

Mario         Fosse stata almeno la mia che ha dieci anni, ti avrei anche pagato da bere, ma la sua che è quasi nuova, sarebbe stato un vero peccato.

Fabiana      Ti avverto che scegli male il momento per far dell'ironia.

Clarissa      Per giunta, a buon mercato, come al solito.

Stefano       Me la fate parlare? Si può sapere prima di tutto perché cer­chi Bixio come se lo volessi mangiare?

Fabiana      Perché dovrebbe spiegarmi, visto che il paese è stato abban­donato dopo la peste del secolo scorso, da dove sbucava quella ventina di disgraziate, compatte come un mucchio di pecore, che mi ha sbarrato il passo giù sulla carrozzabile.

Stefano       Ti segnalo che vi è un altro paese al di là del fiume. Abitato. Saranno venute al di qua in processione, magari per far cessare la pioggia.

Fabiana      Eh certo che ne hai di fantasia sulle donne per essere sol­tanto un ginecologo! No caro. Niente a che vedere la processione. Figurati che tutto quel gentil sesso aveva cartelli contestatari e vociava come un'assemblea  di carrettieri.

Mario         Non dirmi! Anche qui che è come essere in capo al mondo? Decisamente la contestazione sta diventando il cancro della nostra società.

Clarissa      Cartelli contestatari... di che genere?

Fabiana      Del genere Medio Evo nonché « caccia alle streghe ». Primo cartello: « In galera le donne che abortiscono e i responsabili. » Secondo cartello con neonato che vagisce; « Uè uè, mamma papà, ho anch'io diritto alla vita! » Terzo cartello...

Clarissa      (Investendola e continuando poi per tutta la scena che deve essere, fra le due donne, violentissima.) Scusa: sei infuriata per i cartelli o perché hai rischiato di metterle  sotto?

Fabiana      Macche rischiato. Se ti dico che mi hanno sbarrato la strada! La voglia di metterle sotto mi è venuta dopo aver letto i cartelli. Cosa credi? Per i cartelli son fuori di me, perché non è possibile che alla fine del secolo ventesimo regni ancora  tanta inciviltà.

Clarissa      E non ti viene nemmeno il dubbio che l'incivile potresti essere tu?

Fabiana      Senti: io sono piena di dubbi per natura, ma tu, che credi tanto in Gesù Cristo, dovresti ricordarti che sedeva a tavola con i peccatori e le meretrici e mangiava e beveva senza far mai pesare le loro colpe. Soprattutto dovresti aver imparato dalle sue prediche il « non giudicate. » Ora figurati che metter le donne che aborti­scono in galera è ancora più incisivo che giudicarle.

Clarissa      Da che mondo è mondo, i delitti sono sempre stati puniti. Non c'è Cristo che tenga. Non vedo perché bisognerebbe far ecce­zione per le donne che abortiscono e per i responsabili.

Fabiana      Delitti! Fammi il piacere! Io, adesso t'ammazzo tirandoti una coltellata: è un delitto. E vorresti sostenermi che se tua ma­dre avesse abortito avrebbe commesso il mio stesso delitto?

Clarissa      Certo. Sissignora. È praticamente lo stesso delitto.

Fabiana      Ma va all'Inferno! Fate talmente acqua, voi « paladine del­l'ovulo fecondato », che non vale neanche più la pena combattervi.

Mario         Stefano che ne diresti di andare a dare un'occhiata a quelle donne?

Stefano       No grazie. A me bastano queste due.

131


Clarissa      Oh senti tu! Che Mario sputi frasi fasulle e gratuite, indi­spone come sempre, ma che lo faccia tu, specie in questo campo, è intollerabile.

Stefano       Ti faccio osservare che io non ho sputato un bel niente. Ho semplicemente detto  che  mi  bastate  voi  due.

Clarissa      Appunto. E lo sai come si chiama la tua frase? Sufficienza si chiama. Ora le donne, da secoli, ne hanno piene le scatole di essere guardate dai vostri maschili piedistalli. Ormai non attacca più. Altro che cartelli contestatari. Ammazzarvi tutti bisognerebbe!

Fabiana      Avete capito? Questa è la logica: guai a non metterli al mondo ma poi, ammazzarli tutti o averne voglia. Così parla l'amore.

Mario         Clarissa: vuoi un buon consiglio coniugale? Vai a fare un bagno. Ti rinfrescherà le idee.

Clarissa      Consiglio per consiglio. Togliti dai piedi. Mi libererai l'aria.

Mario         Non prima di aver sentito il parere di Stefano. Tu che faresti con una moglie così?

Stefano       Non posso risponderti perché non posso nemmeno immaginar­mi di averla una moglie così. La mia, i discorsi, li ha sempre tenuti soltanto in Parlamento e, a dirla qui fra amici, non so neanche precisamente che razza di discorsi  siano.

Fabiana      Sta tranquillo. Tua moglie appartiene alle femministe della prima leva. Quelle positive, quelle che hanno cominciato bene, lottando come pazze contro le teorie che le donne non dovevano votare ma starsene a casa a far figli e calzetta. Purtroppo di leva in leva si sono sempre più esaltate e l'ultima leva è quella della dege­nerazione. Quella delle femministe che sputano a larghe falde sugli uomini ma che si disperano se non ne trovano di efficienti proprio nel senso di virilità.

Clarissa      (Provocante) Fabiana: lo sai che la moglie di Stefano, della leva positiva come tu dici, è contro l'aborto?

Fabiana      Non me ne frega un accidente. Avrà ragioni per esserlo mol­to più valide delle tue.

Stefano       Infatti.

Clarissa      (Provocante c.s.) Stefano: mi hai detto una volta che ami le domande dirette.  Eccotene  una:   tu,  sei  per  l'aborto?

Stefano       Ti prometto che quando verrai da me per abortire te lo dirò in un orecchio.

Fabiana      E ben ti sta. Ma quando la vuoi capire che l'aborto non è che una questione di coscienza individuale?

Clarissa      (Più che mai violenta) Coscienza individuale! Tu poi dovresti vergognarti di ragionare così! Ma come osi difendere l'aborto proprio tu che hai avuto la fortuna estrema di partorire dei figli bel­lissimi e pieni di salute?

Fabiana      (Gridato) E ancora ti sbagli. Io non difendo l'aborto, io non lo condanno. Vi è un'enorme differenza. E quei figli bellissimi e pieni di salute che tutti conoscete, non li ho partoriti io. Sono figli  adottivi.

(Pausa mentre si siede come afflosciandosi su una sedia che dovrà trovarsi al centro. Le luci si abbassano. Dirà con una voce improv­visamente smorzata e neutra)  Io sono sterile.

Stefano       (Si china su di lei dicendole dolcemente) Fabiana: perché vuoi sempre farti male?

ATTO TERZO

E' la sera dello stesso giorno. Si aspetta l'arrivo di Max. Gli attori sono eleganti, se non proprio in abiti da sera e sono tutti in scena. Vanno avanti e indietro dando  l'impressione  generale  di  un fermento.

Isabella       (Mettendo al centro tavola una torta con quattro candeline) Di questa non ne assaggerà nemmeno. Detesta i dolci. Ma un com­pleanno  senza  torta con candeline,  non è un  compleanno.

Mario         (Portando lo champagne nel secchio) Di questo, invece, non ne basteranno due bottiglie soltanto per lui.

Fabiana      (Accomodando delle piante verdi sopra un mobile) Come stanno queste?

Bixio           (Mette in tavola un vassoio di coppe e si gira) Male Fabiana, male. Le metta da un'altra parte.

Clarissa      (Che sta scegliendo dei dischi) Potresti piazzarle ai lati della porta  d'entrata.   Farebbe   quasi   entrata  trionfale.

Bixio           Brava! Le ricordo che entrerà al buio: rischierebbe di inciam­pare e di rompersi la faccia.

Fabiana      (Con i vasi in mano) Se li mettessi  in tavola?

Stefano       (Che sta piazzando un piatto con tartine di caviale) Direi che il posto comincia a scarseggiare.

Isabella       E poi in tavola stonerebbero.

Mario         (A Fabiana) Dalle a me. (Gliele prende e fa per uscire.)

Fabiana      Ma dove le metti?

Mario         Le riporto al loro posto: di là, in cucina. Non vedo perché, se non si adattano all'ambiente bisogna per forza metterle qui.

Clarissa      Bel ragionamento! perché è il compleanno di Max e un po' di verde non ci starebbe male o vorresti che gli preparassimo dei « mazzi di tulipani? ».

Mario         Tu, quando ti ci metti, riesci perfino a essere macabra. (Esce con le piante.)

Isabella       Bixio, che ore sono?

Bixio           Non lo so Isabella.

Isabella       Come non lo sa! Ha un orologio.

Bixio           Mi  si è  fermato.

Isabella       (Smarrita) E allora come si fa?

Stefano       Si calmi Isabella. Qui salvo lei, tutti abbiamo un orologio.

Isabella       Ma perché nessuno vuol dirmi che ore sono?

Fabiana      Perché continui a chiederlo, cara, e ogni volta che te lo di­ciamo diventi sempre più nervosa.

Isabella       (Sedendosi) È vero. Non ne posso più.

Fabiana      Ti faccio una bella tazza di camomilla.

Isabella       Grazie.  Non mi  andrebbe giù.  (Chiude gli occhi) Ora mi calmo.

Stefano       Molto bene! Auto convinzione ci vuole.

Clarissa      (Scegliendo un disco) Eccola qui la musica ideale per il sot­tofondo: concerto numero uno in re minore di Giovanni Sebastiano Bach.

Stefano       (Scattando) Ah no. Per favore. Tutto, tranne quel concerto.

Clarissa      Si può sapere perché?

Stefano       No: è un segreto professionale.

Fabiana      Certo sarebbe interessantissimo sapere cosa c'entra Bach conla tua professione.

Stefano       Ti garantisco che c'entra  e Isabella può testimoniare. Vero Isabella?

Clarissa      Non ne ha l'aria.  Sembra in orbita.

Isabella       (Stancamente) Di cosa state parlando?

Fabiana      Pare  che  tu   possa  testimoniare che  un  certo concerto   di Bach rientri nei segreti professionali di Stefano.

Isabella       Ah sì... quella pazza che si è lasciata praticare il cesareo solo a condizione...

Stefano       Ma   Isabella!

Isabella       Non ho fatto nomi, dottore.

Stefano       Eh ci  mancherebbe altro!

Clarissa      Comunque  abbiamo capito.

Fabiana      Hai dovuto praticare un cesareo al suono del primo concerto in re  minore. Povera donna!

Stefano       Vuoi dire:  « povero Stefano! » Ho dovuto operarla con Bach a tutto volume per tenerla ferma.

Isabella       Bixio, forse è ora che lei vada a spiare se arriva, perché sedovesse anticipare addio sorpresa.

Bixio           Non anticiperà. È sempre puntualissimo. Ha detto alle ventidue e sarà qui alle ventidue.

Mario         (Rientrando) I regali li lasciamo sul camino? di là, in cucina?

Clarissa      Perché sul camino? Non è la befana.

Isabella       (Alzandosi e correndo per prenderli) No no, li portiamo di qui... (Si ferma) No... no... lasciamoli di là:   i regali lo mettono a disagio e se li vede appena entra...

Fabiana      Non è possibile, dal momento che entrerà al buio.

Isabella       Ah sì... e allora cosa facciamo?

Mario         Se facessimo a testa e croce? Di qui, o di là:  « questo è il dilemma ».

Isabella       Mario, mi prendi in giro?

Mario         Sì cara. Ti prendo in giro ma bonariamente. Hai tutta l'aria della Principessa  Azzurra che aspetta il suo Biancaneve.

Clarissa      Di' un po', sei già sbronzo o è uno scambio voluto?

Mario         Mai stato lucido come in questo momento.

Clarissa      Dovresti  anche  provarlo.

Mario         Subito! Al giorno d'oggi, tra femministe e omosessuali hanno ormai  normalizzato l'invertimento di  tutti i ruoli.

Fabiana      Bravo Mario!  Buona questa.

Clarissa      Scommetto che se fosse tuo  marito  la penseresti  come me.

Fabiana      Cioè?

Clarissa      Uffa, che barba!

Isabella       Bixio, io credo che adesso sia proprio ora che lei...

Stefano       Bixio, io credo invece che « non sia proprio ora che lei... », ma siccome ci tengo alla salute della mia assistente, la prego di « andare a spiare eccetera » altrimenti, « se arriva prima eccetera eccetera. »

Bixio           Va  bene.  Vado.   (Esce)

Fabiana      Per finire,  questi  regali, vogliamo deciderci?

Mario         Date ascolto. Lasciamoli dove stanno. Fa più distinto che metterglieli  subito sotto il  naso.

Clarissa      Ma no! Io invece sono certa che messi lì sopra quel mobile, dove Fabiana voleva piazzare le piante, dovrebbero proprio fare il loro effetto.

Mario         Tu mi fai sempre pensare alla barzelletta di quel droghiere che si vantava di avere tutti gli spiriti a cominciare da quello da ardere. Era presente il solito deficiente che gli fa: - Scommetto però che lei non ha lo spirito di contraddizione. - Il droghiere va nel retrobottega e riappare con la moglie:   - Eccolo signore.

Isabella       (Che con Mario è la sola a non aver riso) Vi sembra che manchi  qualcosa?

Stefano       Manca sempre la sua calma Isabella.

Clarissa      E la musica per il sottofondo. Che ne direste della « Sposa venduta »?

Mario         Ah  sì. Quello sì che era un dritto!

Clarissa      Ti piace Smetana?! È una novità.

Mario         No. Non mi piace Smetana. Parlo di quel dritto che è riu­scito a venderla.

Clarissa      Smettila di fare il cretino.

Fabiana      Non incominciare per favore a irritarti inutilmente. È in pie­na forma. Se lo fossimo tutti così, la serata avrebbe la sua riuscita assicurata.

Mario         (Le fa un baciamano) Sto studiando il disegno per una sdraio: la chiamerò «Fabiana ».

Clarissa    Studiala  resistente, mi raccomando!

Mario         Se nessuno spiccherà salti da terra per saltarvi sopra a pesce, resisterà.

Isabella       Sentite; ci sto pensando da un momento: se non accendiamo la luce nemmeno fuori, come farà a vedere che la porta è spalan­cata?  Suonerà. Bisognerà  aprirgli e...

Stefano       Ma c'è  la luna piena,  Isabella. Ci  si vede come di giorno,

Mario         Oh, ti rendi conto la fortuna? Proprio come nella Bohème! (Canta stonando maledettamente.) « Ma per fortuna è una notte di luna! »

Clarissa      (A Fabiana) E tu la chiami « piena forma? »Io direi che è senilità avanzata.

Bixio           (Entrando come un fulmine) Arriva. Ho sentito sbattere lo sportello della macchina. Le dieci in punto. Ve l'ho detto che sa­rebbe stato puntualissimo.

(Tutti corrono a sedersi alla tavola e prendono le coppe in gran subbuglio. Scena a soggetto purché si mantenga una certa coordina­zione.)

Isabella       Chi  stappa  lo  champagne  appena  entra?

Bixio I        o. Mi metto qui di fianco all'entrata solo per spegnere la luce... (Corre a mettersi) Tutti a posto? Attenzione: spengo.

(Vi è un attimo di assoluto silenzio, poi si sentirà in sordina il mo­tivo predominante della « Sposa venduta ». Dei passi si avvicinano. Un uomo entra brontolando: « Ma perché diavolo la porta è aperta? E la luce dove sarà? Ah eccola... » Le luci si riaccendono. Il motivo tace. Tutti sono in piedi con le coppe alzate ma Bixio è come inchio­dato a lato dell'entrata con lo champagne stappato e spumeggiarne. Il canto del « tanti auguri a te », muore sulle labbra di tutti. È entrato lo spazzacamino in tenuta da lavoro e piuttosto sbronzo. Per un attimo tutti restano immobili come statue. Potrebbe even­tualmente sentirsi un accenno della vecchia e popolarissima can­zone sullo spazzacamino, ma le musiche possono anche essere eli­minate.)

Luigi           (Parlerà un po' come gli ubriachi ma senza esagerare e sì muo­verà per primo dicendo allegramente) Salve alla bella compagnia!

Bixio           Ma... ma cosa fai tu qui?

Luigi           Come « cosa faccio »? Ah questa è bella! Sono qui per un sacco di ragioni e guarda che accoglienza!

Bixio           Vuota il sacco di ragioni o ti vuoto lo champagne sulla testa.

Luigi           Prima di tutto sono un invitato di Max. Sai benissimo che da quando mi conosce non ha mai festeggiato un compleanno senza di me; dice che gli porto fortuna. Poi son venuto per i camini...

Bixio           Per i camini! Son dieci giorni che ti aspetto, per i camini, brutto manigoldo!  E vieni alle dieci di sera per i camini?

Luigi           No. Alle dieci di sera son venuto perché Max mi ha mandato un telegramma. Da queste parti, i telegrammi arrivano ammuffiti tanto ci mettono, così Max deve aver pensato di mandarlo a me. Se non era per il telegramma, avrei preso l'asino che adora andar­sene sotto la luna... avete visto come è bella stasera?

Isabella       (Assalendolo) Cosa dice il telegramma?

Luigi           Non lo so, signora. Io non so leggere.

Isabella       E come fa a sapere che il telegramma è di Max?

Luigi           Perché non conosco nessun altri che può mandarmi un tele­gramma e proprio la sera del compleanno di Max.

Isabella       Mi dia subito quel telegramma.

Luigi           (A Bixio) Oh, ma chi è questa che mi parla come se fosse mia moglie?

Bixio           È la donna che Max sposerà. Vuoi darle il telegramma?

Luigi           Ma che bugiardo! Mi ha sempre detto: - Tu e io Luigi siamo nati scapoli e ci creperemo. - La prima volta, me l'ha detto in una sera di luna come questa... eravamo un po' sbronzi, vera­mente,  ma...

Bixio           Fuori il telegramma o ti rompo  questa sulla zucca.

Luigi           (Frugandosi nelle tasche) Subito. Con le buone maniere, da me, si ottiene sempre tutto. Però bisognerà che tu ti decida: prima vuoi vuotarmela sulla testa e poi rompermela sulla zucca. Personal­mente preferirei berne almeno un goccio prima... Ma dov'è... dove diavolo si è cacciato questo telegramma? Ah eccolo! (Lo porge a Isabella fra il sollievo generale.)

Isabella       Dio santo! Cos'è questo scherzo? Un camino con una gran macchia rossa.

Luigi           (Riprende il foglio) Ah no no! Scusate! Questo e il messaggio di un cliente. Siccome non so leggere, tutti mi mandano dei mes­saggi disegnati. Questo con la macchia rossa, è quella del signor Rossi.

(Continua a frugare in cerca del telegramma.  Estrae un altro fo­glio.)   Vedete,   questo,   per   esempio:    il  camino   con   la   calza,   è quello del  signor Epifania che dice sempre di esser nato  con la gran fortuna di non chiamarsi Befana...

(Tutti gli si sono stretti addosso in un modo quasi minaccioso.)

Bixio           Senti Luigi...

Luigi           Sì sì adesso vedrai che lo trovo... Sono certo di averlo messo in una tasca... Ah eccolo! (Estrae una busta che Isabella quasi gli strappa.)

Stefano       (Togliendogliela)   Permette   Isabella?   Lei  è   troppo   agitata. (Rompe la busta e legge ad alta voce dopo aver dato un'occhiata.) « Impossibilità di raggiungervi questa sera. Festeggiate come se io fossi  tra  voi.  Non  tagliate   i  tulipani.  Max. »

(Bixio va a rimettere lo champagne nel ghiaccio.)

Luigi           Gran bella  cosa  saper  leggere  e  scrivere:   pensate  un  po'  se avesse dovuto disegnare tutta quella roba!

Isabella       (Sedendosi) Cosa può essergli successo?

Stefano       Niente, Isabella. Un imprevisto.

Fabiana      Non è la prima  volta, del resto.

Mario         Anzi.  Direi che rientra quasi nelle sue abitudini.

Clarissa      Bene. Ma io comincio  ad  averne piene le scatole delle sue abitudini.

Mario         E allora devi dire « male » invece di « bene ». Non sei mai logica.

Clarissa    (Scatta) Piantala Mario. Piantala. Stasera sei esasperante!

Luigi           Calma,  eh,  calma!   Ma  perché   le donne  son  sempre  nervose come se fossero tutte vedove o zitelle? Tanto vale non sposarle!

Bixio           Luigi, fai una bella cosa:   sta zitto.

Luigi           Perché? Cos'ho detto?

Bixio           Un mucchio di fesserie.

Mario         E’ falso.  (A  Luigi)  Lei, caro signore, non ha fatto che dire cose sensate.

Luigi           È la prima volta che mi dicono:   « caro signore ». È come sentirmi vestito di bianco.

Isabella       (Alzandosi) Io vado a letto.

Luigi           Ecco. Non è ancora sua moglie e comincia già a fare il contrario di quello che lui dice...

Isabella       Buona  notte.

Mario         Non te la prendi se noi festeggiamo, vero?

Isabella       No. Anzi. È normalissimo. La fuori fase sono io e vi prego di scusarmi.

Stefano       Non   c'è   di   che,  Isabella.   Cercheremo   di   non   far   troppo chiasso.

Isabella       Non si preoccupi dottore. Dormo sodo in qualsiasi occasione. (Esce)

Luigi           (A Stefano) Lei... lei è dottore?

Stefano       (Sorridendo) Dicono .

Luigi           (Squadrandolo) Sa che non ne ho mai visto uno da vicino?

Stefano       Una bella fortuna!

Mario         E che impressione le fa vederne uno da vicino?

Luigi           (Dopo un attimo, sempre squadrandolo) Un'impressione del diavolo.

Mario         Risposta esatta. Tutti i medici fanno la stessa impressione.

Luigi           No. Un momento. Non voglio dire che è come vedere il diavolo.

Fabiana      (Che con Clarissa ha cominciato a mangiar tartine.) Sì sì. Ab­biamo capito. Non si affanni. Si vede subito che lei è un tipo gentile. Non come quell'individuo lì.

Luigi           Quale? Il dottore?

Fabiana      No.  L'altro.

Luigi           Bixio quand'è che si fa un brindisi? Così, tanto per conoscerci meglio.

Mario         Ecco un'altra cosa sensata. Bixio:   qua il Dom Perignon.

Luigi           Scusi sa... Veramente io proponevo di bere quello champagne che  Bixio  voleva  tirarmi  in  testa.

Mario         Appunto.  Si chiama Dom Perignon.

Luigi           Ah... io credevo che si chiamasse champagne, « Don » Peri­gnon? Che strano nome! Mi ricorda il parroco del mio paese... anche se si  chiamava don  Sorgente.

Bixio           (Cominciando a servire la signora) Ed ecco un altro paio di fesserie.

Clarissa      No, il fesso è quello che si mette a parlare una lingua anti­popolare.

Mario         Quanto sei rimasta scema e borghese, amica mia! Il popolo ha lo stesso accesso nonché diritto alla cultura che hanno gli intellet­tuali. Sarebbe ora di capire che la cultura non è affatto il mono-polio di un élite.

Clarissa      (Indicando Luigi) Bravo!   E  tu  fagliela capire.

Luigi           Io capisco ad ogni modo che voi due siete sposati da un pezzo. È da quando sono entrato che vi insultate.

Fabiana       Senta  Luigi.  Lei si chiama così, vero?

Luigi           Sì, ma mi chiami pure come vuole. Ci sono abituato. Mi chiamano Gigi, Lulù, Mino, Spazza, perfino Francia perché qual­cuno aveva cominciato a dirmi « Luigi di Francia », poi hanno ab­breviato.

Fabiana      Volevo soltanto dirle che il matrimonio può essere anche una gran bella cosa.

Stefano       Verissimo. Basta scegliere la persona giusta.

Luigi           Ho capito. Voi due invece dovete esservi appena sposati.

Bixio           (Versandogli da bere) Se ne dici ancora una, ti buco i pneuma­tici e ti mando a casa a piedi. (Si versa da bere per ultimo.)

Mario         Il matrimonio, signori, è soltanto una cosa seria. Ma è tal­mente seria che bisognerebbe pensarci tutta la vita prima di decidersi.

Stefano       (A Clarissa che sta per replicare) Oh basta voi due! Tanto tutti sappiamo che se fosse possibile ricominciare la vita venti volte, vi risposereste venti volte.

Mario         Questo è vero.

Clarissa      Vero un corno. (A Stefano) Tu non conosci la testa delle donne.

Stefano       Possibile. Infatti le visito altrove.

Fabiana      (Colpo di tosse voluta) Lo facciamo questo brindisi?

Luigi           Questo si che si chiama parlare! Brava... come si chiama lei?

Fabiana      Fabiana.

Luigi           Che bel nome!  Brava Fabiana!

Bixio           Dunque:  al nostro caro Max e a Isabella.

Luigi           E a Fabiana. (Le va molto vicino con la coppa alzata.)

Stefano       Attento:  non esageri giovanotto. Sono un marito geloso.

Clarissa      Si può  bere?   Alla salute di tutti!

Mario         (Baciandola su di una guancia) Ciao amore.

Clarissa      Ciao gioia.

Luigi           (Li guarda perplesso) Mi sembra di esser caduto dalia cappa del camino di un manicomio.

(Tutti bevono mentre le luci si spengono. Quando si riaccendono, Bixio, solo in scena sta terminando di riordinare, raddrizzando sedie ecc.  ecc.)

Bixio           (Brontola com'è sua abitudine, andando avanti e indietro dalla cucina) Un bel casino, no? E non parliamo del baccano che quando hanno smesso, mi sarei messo a piangere dalla gioia. Come abbia fatto a dormire, Isabella, lo sa solo il Padreterno. Già, ma quella deve aver dormito come me... Mi fa una pena quella ragazza... (Si china a raccogliere un foglio) E questo cos'è? Ah il discorso dello spazzacamino trascritto da Mario... (Legge) « Rapporto Dio-Reli­gioni. » Dio è uno come un'Essenza, le religioni sono tante come le marche di benzina. Si potrebbero così classificare: Supercortemaggiore, i cattolici; BP, i bravi protestanti; Total, i Testimoni di Geova... (straccia il foglio) E quell'accidente di Mario che gli dava corda nonostante gli urli di protesta della moglie! Ne ha di voce Clarissa oh! Non fa che urlare. (Si guarda attorno.) Bene. Adesso una bella dormita me la faccio anch'io. (Esce e quasi nello stesso tempo si sente una scampanellata. Bixio riapparendo per an­dare ad aprire) Questo, chiunque sia, so io dove lo manderei!

(Intro­duce il notaio De-Anteo.)  « Gli anni di giovinezza come son pochi! »

De-Anteo    Eh a chi lo dice! In questo momento poi, dopo una not­tata in treno e mezz'ora di taxi, gli anni di giovinezza mi sembra di averli avuti un secolo fa.

Bixio           Lei  non  conosce  la  frase  d'ordine?

De-Anteo    Ah già! La frase d'ordine. No. Non la conosco. Ma non si preoccupi: non sono un amico del signor Massimiliano Max e non ho nessuna intenzione di fermarmi anche se il luogo è splen­dido. Ho dato appuntamento al taxista fra mezz'ora.

Bixio           Scusi la curiosità, ma potrei sapere chi è lei e che cosa vuole?

De-Anteo    Mi chiamo De-Anteo. Sono il notaio del signor Massimi­liano Max e ho comunicazioni urgenti e importantissime da fare a quei suoi sette amici che, secondo le informazioni dello stesso signor Max, sono riuniti in questa casa.

Bixio           Lei dovrà avere un attimo di pazienza, egregio signor notaio, perché  i sette in questione, anzi, sei siccome io sono già qui; hanno fatto una gran baldoria fino all'alba e si sono coricati, come si suol dire, un po' alterati. Il problema è svegliarli, tirarli fuori dal letto e fargli capire il perché di ciò che chiameranno la mia gran « cru­deltà ».

De-Anteo    Gliel'ho detto: ho il taxi fra mezz'ora, il treno fra un'ora e degli appuntamenti ancora questa sera. Li scrolli, li annaffi, in­cendi i letti, faccia quel che vuole ma me li porti qui tutti al più presto.

Bixio           Vado. (Si ferma) Si accomodi. Vuole un caffè?

De-Anteo    Magari! Ma non posso chiederle di farmi un caffè e di andarmeli a svegliare nello stesso tempo. (Siede)

Isabella       (Entrando con il caffè, vestita come la sera prima) Buongior­no. Ecco il caffè. Vi prego di credere che non origlio alle porte, ma lei, Bixio ha lasciato aperta quella di cucina e senza volerlo ho sentito. A lei, il caffè glielo preparerò più tardi. Salga a svegliarli. Presto, per favore!

Bixio           Lei sta male Isabella? Sembra una maschera di cera!

Isabella       Bixio, la prego!

Bixio           Sì sì, vado.  (Esce)

Isabella       (Con una calma che si auto impone visibilmente) Cos'è acca­duto?

De-Anteo    Non posso farle nessun anticipo prima che tutti siano qui. Ottimo il suo caffè. Grazie.

Isabella       (Riprende il vassoio con la tazza) Prego. Mi scusi. (Esce)

De-Anteo    (Apre la sua mappa e ne cava una lettera che scorre con un'occhiata.)

Isabella       (Rientra e siede prendendosi la testa fra le mani) Ma perché impiegano tanto a scendere?

De-Anteo    Lei non ha il senso del tempo, signorina. Bisognerà pure che si vestano.

Isabella       (Scatta in piedi) Ci mancherebbe altro! Clarissa, se si veste la aspettiamo un'ora. Che siano vestiti e non in pigiama è un'altra delle condizioni perché lei possa parlare?

De-Anteo    Bè, no...

Isabella       E allora me ne incarico io e in due minuti glieli porto qui come stanno.

(Esce e si sentiranno prima in confuso poi sempre più chiaramente le incitazioni di Bixio e Isabella e le proteste degli altri. Entreranno in vestaglia le donne e in giacche da camera gli uomini. Solo a essere vestito di tutto punto come la sera prima, salvo per il cilindro perso chissà dove, è lo spazzacamino. Sbadi­gliano e protestano. La scena non può essere che a soggetto, se­condo la sensibilità degli attori che comunque non dovranno di­menticare la  personalità  del  personaggio  interpretato.)

De-Anteo    Buongiorno signori. Sono il notaio del signor Massimiliano Max, il quale mi ha incaricato ieri, svegliandomi quasi all'alba, di leggervi questa lettera. Vi prego di  sedervi.

(Si siedono tutti a semicerchio con il notaio al centro. Il notaio leggerà la lettera ma senza voce. La voce, per mezzo di un micro­fono amplificatore, sarà quella di Max.)

Voce di Max Carissimi. Forse qualcuno di voi si è chiesto perché a questo mio compleanno io non abbia riunito la solita folla di amici. La risposta è semplice: perché viene un momento in cui non ri­mangono che gli eletti. Questo momento per me è venuto. Per voi è un momento di grande dolore che non posso evitarvi e del quale vi chiedo comunque perdono. Ho dato in amore agli uomini e alla vita tutto quanto ho potuto e gli uomini e la vita mi hanno dato tutto quanto mi aspettavo. Tutto si è compiuto come un cerchio che si chiude. Grazie soprattutto a te, Isabella, per questo tuo grande amore che sa così di eterno e soprattutto a te chiedo per­dono per la mia «partenza » che nemmeno questo figlio riesce a farmi dimenticare. Anche per questo la mia « partenza » diventa urgente: perché più tardi non saresti in tempo a rifiutarlo. Ora, puoi ancora scegliere. Vi abbraccio tutti a uno a uno, strettamente. Vostro Max.

De-Anteo    (Dopo una pausa) Il signor Massimliano Max, si è suici­dato ieri mattina, nel suo castello di Nervinia.

(Reazione mimica degli attori, rimasti già perplessi tra lo stupore e il dolore alla lettura della lettera.)

Gli è stato trovato stretto in pugno un biglietto che la polizia, Dio sa perché, non ha voluto rilasciarmi. Il biglietto dice: «Desi­dero che i miei sette amici non partecipino ai miei funerali perché detesto gli esteriorismi soprattutto di fronte alla morte e perché preferisco morire pensandoli in quella stupenda casa fra i tulipani. » Il signor Max vi lascia unici eredi di tutte le sue ricchezze. (Si alza. Guarda l'orologio e mette sul tavolo il suo biglietto da visita.) Questo è il mio indirizzo. Sono a vostra completa disposizione per tutti gli schiarimenti del caso. Signori, vogliate scusarmi. Il mio taxi mi aspetta. Arrivederci nel mio studio. (Esce)

(Il primo a muoversi è lo spazzacamino. Si alza molto lentamente e esce dalla parte della cucina.  Lunga  pausa  pesantissima.)

Clarissa      (Come scoppiando) Io... Io...

Fabiana      Tu, soprattutto niente scene isteriche, per favore.

Clarissa      No. Volevo soltanto dire che non posso più sopportare questo  silenzio.  Diciamo  qualcosa.

Stefano       Questo silenzio è il sentire di ognuno che qualsiasi cosa si dica è  spaventosamente inutile.

Mario         (Disperatamente) Ma perché, perché l'ha fatto?

Stefano       Te l'ha spiegato. La sua lettera è chiarissima.

Mario         No. Per me non è chiara affatto. Aveva  tutto per continuare a lottare. Tutto. È immorale la sua scelta. Troppo facile!

Stefano       Facile!? Tu sragioni, Mario. La morte non è mai facile da affrontare anche quando la scegli volontariamente.  Anzi, anzi!

Bixio           Scusatemi.  Vorrei dire qualcosa a  Isabella.

(Solo a questo punto tutti sembrano rendersi conto che la più colpita è Isabella e hanno un gesto impercettibile verso di lei.)

Stefano       Vi lasciamo soli.

Bixio           No. Ve ne prego. Ormai questa morte ci sta come stringendo gli uni agli altri in un legame familiare. Inoltre ciò che devo dire a Isabella è molto difficile da dirsi e se siete qui tutti avrò più co­raggio. Ecco, Isabella... Se lei vuoi restar qui... io... io sono disposto a  tutto...  Un bambino... qui... crescerebbe felice...

Isabella       (Che è rimasta per tutta la scena immobile e con gli occhi fissi nel vuoto, dirà con voce monotona) Non lo voglio questo bambino.

Clarissa      Come, non lo vuoi?!

Isabella       (c.s.)  Non  lo  voglio questo  bambino.

Clarissa      (Scandalizzata, agli altri) Ma è il colmo! Non lo vuole!

Isabella       No. Non lo voglio.

Clarissa      E continua a ripeterlo, avete sentito? Tu sei pazza!

Fabiana      No. La pazza sei tu. Non lo vuole. Hai capito? E chi sei tu per volerglielo imporre? È tuo il problema? È tuo il bambino? O ti è già giunto il suo messaggio:   «Mamma, papà:   ho anch'io diritto alla vita? »Va sottolineato il « papà »specialmente in que­sto caso!

Isabella       (c.s.)  Non  lo voglio  questo  bambino.

Stefano       (Sedendosi vicino a lei e prendendole una mano) Mi ascolti, Isabella. In questo momento, lei non può decidere. Lei sa benissimo quanto è necessario essere lucidi per prendere di queste decisioni. Io le domando di staccarsi dal suo dolore e di riflettere fredda­mente. Ora, per arrivare a questo, le occorrono almeno un paio di giorni.

Luigi           (Rientrando con una bottiglia di vino rosso stappato e un gran calice) Un giorno Max mi ha detto: « Quando morirò, scendi in cantina e stappa quella bottiglia nascosta così e così. È un vino che ha imbottigliato mio padre il giorno in cui son nato. Vorrei che in quel momento, la bevessero i miei amici più cari, in ricordo di me.» (Versa il vino e si avvicina a Isabella) A lei il primo sorso, Isabella.

Isabella       (Sempre sullo stesso tono) Non lo voglio.

Luigi           Perché non lo vuole? Almeno un sorso. Dev'essere un vino meraviglioso!

Isabella       No. No. Non lo voglio.

(Qui, lentamente cominceranno ad abbassarsi le luci)

Luigi           Ma perché? Le farà bene. Non può rifiutare. Vero amici?

Isabella       No. No. Non lo voglio.

Buio.       

FINE


1 Versi  di  Yang-Ti  (imperatore dei  Sui).

1 Versi di Wu-Ti.