Non te li puoi portare appresso

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ESSIE – (Facendosi vento) Che caldo

GEORGE   S.  KAUFMAN

MOSS    HART

          NON TE LI PUOI

            PORTARE APPRESSO

                                                (L'ETERNA   ILLUSIONE)

                           COMMEDIA  IN  3  ATTI

                  TRADUZIONE  di GUGLIELMO EMANUEL

PERSONAGGI

Martin Vanderhof

Penelope Sycamore, sua figlia

Paul Sycamore, marito di Penelope

Essie Carmichael      

Alice Sycamore

Edmondo Carmichael, marito di Essie

Tony Kirby     figlio di

Jack Kirby e

Missis Kirby

De pinna

Boris Kolenkof,  maestro di ballo

Reba, cuoca negra

Donald, negro

Olga

Gay Wellington

Henderson

Tre Estranei

Nonno

La scena si svolge nella casa di Martin Vanderhof a New York.

ATTO PRIMO: Un mercoledì sera

Durante questo atto il sipario scende per indicare il trascorrere

         di alcune ore.

ATTO SECONDO: Una settimana dopo.

ATTO TERZO: L'indomani.

QUADRO PRIMO

La scena rappresenta la casa di Martin Vanderhof . La camera che noi vediamo è il così detto « living-room»f orse il termine non è stato mai applicato con maggiore precisione perchè questa è veramente la stanza nella quale vive (a modo suo) ciascuno dei mem­bri di questa straordinaria famiglia.  È qui che si consumano i pasti, che si scrive, che si collezionano serpenti, che si prendono lezioni di ballo, si suona lo xilofono e si stampa con un tor­chio: probabilmente se ci fosse più spazio ci si pattinerebbe. È qui, insomma, che la tribù presieduta diMartin Van­derhof vive nel senso più pieno della parola. Questa è una casa dove ognuno vive come vuole e non si occupa degli altri. All'alzarsi del sipario, la figlia di Nonno Vanderhof  (la signora Penelope Sycamore) sta facendo quello ama di più al mondo: scrive un lavoro drammatico, che e .l'undicesimo della  serie.  Seduta alla sinistra verso il fondo, in quell'angolo che è chiamato affettuosamente «angolo di Mamma », la signora Penelope sta martellando sopra  una macchina  da scrivere pericolo­samente posata su di una traballante tavola da giuoco. Sulla stessa tavola è posato un teschio in gesso che Penelope  usa come scatola da dolci , E  poichè Penelope ama la  compagnia, ci sono sulla tavola due gattini: occupati a leccare un piatto di latte. Penelope Syca­more è una donna sulla cinquantina dall'aspetto gradevole e diremo quasi casalingo.  Nessuno sospetterebbe che sotto quell'esteriore placido si nasconda il divino impeto dello spirito creatore.  Dopo un momento le sue dita posano sui tasti della macchina e sul suo volto si disegna un'espressione di concentra­zione. Distrattamente Penelope prende dal teschio un pezzo di candito e lo ficca in bocca. Come le succede sempre esso fornisce l'ispirazione richiesta; con un furioso impeto di velocità Penelope termina la pagina e la estrae dalla macchina quasi meccanicamente, alza uno dei gatti, posa la pagina scritta sulla pila dei fogli sotto la bestiola e poi ci rimette sopra il gatto. Mentre si prepara ad infilare un nuovo foglio nella machina, entra dalla cucina la figlia mag­giore, Essie Carmichael, una ragazza di ventinove anni piuttosto solare con una curiosa aria puntata; essa indossa delle pantofoline da ballerina, anzi le indosserà durante tutta la commedia.

   

     ESSIE(Facendosi vento)Che caldo

     PENELOPE - (terminando di scrivere la frase)Cosa dici?.

     ESSIE    Dico che il caldo in cucina è atroce. Non riesco a fare  

     rapprendere quel nuovo candito che sto preparando.

PENELOPE - Ma perché fare dei canditi proprio oggi? E' una giornata così soffocante!

ESSIE - Avevo delle nuove ordina­zioni.

PENELOPE - Perbacco! Se continua così aprirai una fabbrica.

 ESSIE - E' quello che Edmondo diceva ieri sera, ma io gli ho detto di no. Io sono nata per essere una ballerina.  Sono nata per danzare. (Appoggiandosi contro la tavola muove le gambe in una esercitazione di ballo)

PENELOPE - Il guaio è che per diventare ballerina ci vuole tanto tempo! Sono parecchi studi...

ESSIE - (Mentre parla alza la gamba verso la schiena). Soltanto otto. Dopotutto, mamma, anche tu stai scrivendo commedie da otto anni. Se ricordi ab­biamo cominciato presso a poco nello stesso periodo.

  PENELOPE-  Si, ma non dovresti  contare i primi due anni.. Quelli li ho impiegati a imparare a scrivere a macchina.

(Dalla cucina entra la serva negra, Reba. E' sulla trentina e porta una tovaglia bianca che si dispone a stendere sulla tavola).

REBA - (entrando) Il candito si sta raffreddando, signora.

ESSIE - Ah, grazie, Reba. Vado a prenderlo, perchè voglio che tu lo assaggi.

(Penelope riprende il suo lavoro men­tre Reba apparecchia la tavoli).

REBA - Ha finito il secondo atto, Mrs Sycamore?

PENELOPE - Oh, no, Reba, sto facen­do entrare Lidia nel convento.

REBA Nel convento? E come c'è andata.? O non era al Marocco?

PENELOPE - Già, ma si è stancata del Marocco e siccome c'è questo  mona­stero, così lei ci va.

    REBA - E l'hanno lasciata entrare?

    PENELOPE - Si, perchè ho fatto in modo che ci capitasse in un giorno di visita, quando ognuno può entrare.

   REBA - Oh!

   PENEPOLE - Sicuro, arriva in un giorno di visita, ma poi ci si ferma.

    REBA - Tutta la notte?

   PENELOPE - Altro che! Ci si ferma sei anni!

   REBA- (mentre torna in cucina) Sei anni! Scommetto che ci ha fatto nascere la rivoluzione in quel monastero!

    PENELOPE - (scrivendo a macchina) «Sei anni dopo...»

    (Paul  Sycamore sale dalla cantina in primo piano a sinistra degli attori.   

  E' sui cinquantacinque anni, ma non li dimostra).

      PAUL - (volgendosi verso l'interno, mentre passa la soglia chiama)Mister De Pinna! (Una voce dall'interno ri­sponde:Cosa?) Misterde Pinna, volete portare su uno dei nuovi razzi, per fa­vore? Lo voglio mostrare alla signora Sycamore. (Si volge verso la moglie)

Guarda, Penny, cosa ne pensi di questo piccolo mortaletto? Dieci per cinque centesimi. Senti. (Posa un mortaretto sulla tavola di centro e l'accende. Il mortaletto esplode con una bella detonazione) Carino, eh?

    PENELOPE - Dimmi, Paul, non sei mai stato in un monastero?

    PAUL - (niente affatto sorpreso) No, mi dispiace, non mi è ancora capitato... Vedrai che meraviglia i nuovi razzi. Ce n'è d'oro, stelle azzurre, poi quattro bombe e finalmente un palloncino. E' stato De Pinna ad avere l'idea del pallone.

     PENELOPE - Dev'essere proprio bello, e l'avete inventato oggi?

    PAUL - Sicuro, li abbiamo fabbricati oggi. Oh! Eccolo qui. (De,   Pinna sale dalla cantina, E' un ometto calvo e dall'aspetto curiosamente dignitoso. Nelle mani ha due razzi piuttosto imponenti) Guarda Penny, ci costano diciotto cents e li venderemo per cinquanta. Quanti credete che ne possiamo fare prima della festa nazionale, Mister De Pinna?

   DE PINNA - Vediamo: abbiamo ancora due settimane di tempo. Quando pensate di andare ad aprire la vendita a Mount Vernon?

    PAUL - Direi fra una settimana. Quest'anno avremo bisogno di un carretto più grande perché abbiamo già un, bel mucchio di fuochi d'artificio pronti.

    DE PINNA - (esaminando,il razzo che ha in mano) L'unica cosa che mi preoc­cupa è che la cellula esplosiva sta un po' troppo vicina al pallone.

    PAUL - Si, ma abbiamo le stelle lu­minose e le bombe in mezzo.

    DE PINNA - E' vero, ma non so se i1 palloncino avrà abbastanza tempo per gonfiarsi.

    PAUL - Vogliamo andare in cantina per provarlo?

    DE PINNA - Forse è meglio.

    PENELOPE - (a Pinna mentre si avvia verso la cantina) Mister De Pinna, se la ragazza che voi amate fosse entrata in un monastero; che cosa fareste?

    DE PINNA - (che non sì aspettava una simile domanda) Non saprei proprio, signora Sycamore. E' tanto tempo che non amo più. (Esce)

        (Reba entra dalla cucina portando una pila di piatti).

     REBA - Questa sera, miss Alice ci sarà per pranzo?

     PENELOPE - (immersa nei suoi pensieri)Cosa? Non so, Reba. Può darsi.

     REBA - Metterò un posto anche per lei ma questa settimana ha pranzato in casa una volta sola.(Posa alcuni piatti sulla tavola) Miss Essie ha fatto oggi dei canditi che sono una meraviglia. È una mandorlata nuova. (Dispone altri piatti)Vediamo un po’: sei, e Mister De Pinna. E se viene Mister Kolenkoi sono otto (in questo momento un rombo sotterraneo che fa pensare alla balla. glia delta Marna giunge dalla cantina. Si tratta del razzo: prima il sibilo an­nunziatore, poi una serie di esplosioni.Però Penelope e Reba non mostrano di accorgersene neppure. Reba anzi con­tinua)Sicuro, è meglio apparecchiare per otto.

    PENELOPE - Adesso è meglio che lasci riposare questo dramma per un po', Reba, e riprenda invece il mio dramma di guerra.

   REBA - Ah, quello mi è sempre pia­ciuto. (Essie torna dalla cucina con un piatto di canditi appena fatti)

   ESSIE - Quando saranno più rappresi saranno migliori, mamma. Voglio il tuo giudizio.

    PENELOPE - All'aspetto sono magni­fici. (Ne prende uno)   Come li chiami?

    ESSIE - Ho l'idea di chiamarli Sogni d'amore.

    PENELOPE - Mi piace anche il nome... Sai, torno al mio dramma di guerra.

    ESSIE - E perchè, mamma?

    PENELOPE - Che vuoi, mi Sono cacciata in un convento di frati e non so come uscirne.

    ESSIE - Oh, vedrai che l'idea ti verrà. Ti ricordi come sei riuscita a sbaraz­zarti di quella casa di tolleranza?... Buongiorno, ragazzi! (Questo saluto è rivolto verso la casa dei serpenti, una

vasta scatola di vetro che fa pensare ad una scatola di pesci, ma che contie­ne due serpenti) I serpenti hanno l'aria di avere fame. Reba li ha fatti mangiare?

    PENELOPE - (A Reba che rientra) Non so. Reba hai dato da mangiare ai serpenti?

    REBA - No, ma a momenti arriva Donald e di solito porta sempre le mo­sche.

   PENELOPE - Guarda di farli mangiare prima chetorni papà. Sai che su questo punto è intransigente.

   REBA - Va bene, signora.

   PENELOPE - (consegnando a Reba i due mici) E portati in cucina Stan e Laurel. Quanto a me voglio avere un altro sogno d'amore. (Mangia un pezzo di mandorlato mentre Paul torna dalla cantina)

     PAUL - De Pinna aveva ragione. Il pallone era troppo vicino alla polvere.

    ESSIE - (esercitandosi in un passo di balletto)Vuoi un sogno d'amore, papà? Sono là, sulla tavola.

   PAUL - No, grazie, voglio :andare a lavarmi.

   PENELOPE - Sai, Paul, che torno al mio dramma di guerra?

   PAUL - Ah, mi fa piacere. Abbiamo deciso allora di mettere delle stelle ros­se dopo le stelle blu, poi le bombe e finalmente il pallone. Così dovrebbe andare bene. (Si avvia per le scale ed esce)

    ESSIE - (sempre esercitandosi a bal­lare)Il Professor Kolenlcof dice che io sono la sua migliore allieva.

    PENELOPE - (assorta nel proprio problema) Capisci che con quaranta frati e una ragazza qualche cosa dovrebbe succedere?

(Dalla scala in fondo scende Edmon­do Carmichael. E' un giovanotto insi-gnificante di 35 anni: in questo momento è in maniche di camicia).

   EDMONDO - State a sentire. (Egli ac­cenna un brano di melodia mentre si dirige verso il recesso di destra in fondo alla scena. Il recesso è anche il posto dove riposa lo xilofono. Giunto presso lo strumento Edmondo solleva i martel­letti e continua la melodia sullo xilofo­no. Immediatamente Essie danza sulle punte interpretando in linguaggio di danza la musica di Edmondo)

    ESSIE - (ballando) - Mi piace questo motivo. È tuo?

   EDMONDO - (Scrolla il capo) Beethoven.

   ESSIE( Sempre continuando la danza sulla punta dei piedi)È magnifico. E' curioso come ci sia dentro la tua per­sonalitàmusicale... Sai che ho fatto dei nuovo mandorlato, quest’oggi.

    EDMONDO - (continuando a suonare)Ah, si?

   ESSIE - Così stasera puoi portarlo ai clienti.

    EDMONDO - Benissimo... E adesso ecco il finale. Questo è mio. (Egli si lan­cia in un elaborato crescendo musicale, ma Essie validamente riesce a tenere il tempo sino alla conclusione)

    ESSlE - E' proprio bello. Ricordatelo per quando verrà Kolenkof.

    PENELOPE - (La quale era rimasta oc­cupata con le sue carte)Edmondo caro, perché tu ed Essie non fate un bam­bino? Ci stavo giusto pensando l'altro giorno.

   EDMONDO - Proprio non so: ma se ti fa piacere, perchè no? Cosa ne dici. Essie? Vuoi avere un bambino?

    ESSIE - Sono pronta, se lo vuole il nonno.

    EDMONDO - Lasceremo decidere a lui. (Essie esce verso la cucina mentre Penelope torna ai suoi manoscritti)

    PENELOPE - (sollevando dei mucchi di pagine) Dramma socialista... dramma religioso... dramma erotico... eppure dev'essere qui.

(Edmondo nel frattempo ha lasciato lo xilofono per il torchio di stampa che è posto lì vicino ed al quale dà un giro di leva preliminare. De Pinna entra dalla cantina diretto verso la cucina per lavarsi).

    DE PINNA - L'avevo detto io che il pallone era troppo vicino alla camera di scoppio.

    EDMONDO - Volete che vi stampi qualcosa, Mister De Pinna? Avete bi­sogno di qualche altra cartolina di pre­sentazione?

    DE PINNA - (mentre s'avvia alla cu­cina) No, grazie. Sono ancora al primo migliaio.

    EDMONDO - Ma allora usatele con qualche cliente. (Poi volge le sue atten­zioni a Reba che è tornata ad apparec­chiare la tavola) Che cosa abbiamo per pranzo, Reba?  Sono pronto a stampare la lista.

   REBA- Pomodori, cocomero, la mandorlata che ha fatto la signora Essie e della carne non so come.

   EDMONDO - Benissimo, stasera com­pongo la lista in carattere elzeviro.(Co­mincia a comporre raccogliendo i ca­ratteri dalla cassetta) Ma se stasera di­stribuisco il. mandorlato, sarà meglio che dopopranzo stampi della pubblicità..

     PENEPOLE - Sei sicuro che qualcuno legga le chiacchierate che metti nelle scatole dei canditi?... Oh, finalmente l’ho trovato.(Dalla fila dei manoscritti ne ha tirato fuori uno trionfalmente)     «Gas asfissianti»  (Si sente suonare il campanella della porta)Scommetto che è Donald(mentre Reba ha un sorriso soddisfatto)basta guardare il sorriso Reba.

     EDMONDO - È l'innamorato, eh, Reba?

     PENEPOLE - (mentre Reba esce verso il corridoio d'entrata)Credi che Donald finirà con lo sposare Reba? (Reba deve avere aperto, la porta perchè sulla soglia di fondo ora compare la persona chiamata Donald: è un negro)

    DONALD :  Buona sera a tutti.

    EDMONDO - Oh, Donald, come va?

    DONALD - Io, non c’è male, Mister Edmondo. Come state, Mrs Syca­more?

    PENELOPE - Benissimo, grazie. (Lo fissa poi si decide) Donald, non        

 Sei mai stato in un monastero?

   DONALD - No, io non vado molto in giro. Sono disoccupato.

   PENELOPE - Ah già, dimenticavo.

   DONALD - (estraendo una bottigliada ciascuna delle due tasche della giac­ca)   Eccoti le mosche, Reba. Oggi ne ho fatto una strage.

   RESA - (prende i recipienti)Si vede.

   DONALD - Come sta il nonno?.

  PENELOPE - Benissimo. E' andato all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università.

   EDMONDO - (continuando a comporre)M.A.N.D.R... Ma che cosa ci va a fare il nonno all'Università ?

   PENEPOLE - Non so. E' Così comoda, l'abbiamo qui all'angolo!    

     (Dalle scale viene Paul)

   PAUL - Oh, Donald! Io e Mister De Pinna quest'altra settimana portiamo i fuochi artificiali alla fiera di Nount Vernon. Ci potete dare una mano?

   DONALD  - Volentieri sig. Paul.

    PAUL -  Mentre facevo il bagno mi è venuta un'idea meravigliosa. Ho tro­vato un libro di Trozkij (mostra il libro che teneva sotto il braccio). E' tuo, nevvero?

    EDMONDO - Sì.

   PENELOPE - Di che parla?

   PAUL - Sai bene, Trozkij, quello della rivoluzione russa.

   PENELOPE - Oh!

   PAUL - E allora mi è venuto in mente che la rivoluzione russa sarebbe stata una grande idea per dei fuochi arti­ficiali. Vi ricordate Gli ultimi giorni di Pompei?

     PENELOPE - Certo. Li ho vistialla fiera del Parco Centrale. (Con un gesto delle braccia descrive una coppia di archi i quali stanno ad indicare l'eru­zione del Vesuvio)E' là che ci siamo incontrati per Ia prima volta.

   PAUL - Ebbene, questa volta invece farò la rivoluzione russa! Fuochi d'ar­tificio per un'ora di seguito!

   DONALD  - Perbacco!

   PENELOPE - Paul, ma è un'idea me­ravigliosa!

   EDMONDO - Il bengala rosso fa da bandiera, eh?

   PAUL - E lo zar, e poi i cosacchi!

(Si sente la porta d'ingresso che sbat­te e poi il Nonno entra in scena. Il Nonno ha circa 75 anni ed è un vecchio asciutto e vigoroso per il quale gli anni sono stati benigni. II suo volto ha una. espressione giovanile, nonostante le ru­ghe.. I suoi occhi sono vivi: E' un uomo il quale si è rappacificato con la vita: e tutta la sua attitudine e i suoi modi quietamente lo confermano).

     NONNO - (guardando i presenti)Vi assicuro che valeva la spesa di andarci.

   PENELOPE - E' stata una bella inau­gurazione, nonno?

   NONNO - Magnifica, migliorano tutti gli, anni. (Dà un'occhiata alla casa dei serpenti) E voi, non sapete quanto siete fortunati ad essere dei serpenti!

   EDMONDO - Cera molta gente?

   NONNO - Mezzo chilometro quadra­to. E i discorsi erano anche più divertenti di quelli dell'anno scorso.

   PENELOPE - Donald, vuoi dire a Reba che il nonno è tornato e che non occorre aspettare per Miss Alice?

   DONALD - Si, signora... (mentre passa la soglia della cucina) Reba, il nonno è tornato, possiamo andare ti pranzo.

    PAUL - Nonno, abbiamo fabbricato un nuovo razzo, oggi. Vedrai che, ro­ba!... Mi domando perchè non adope­rate i fuochi artificiali alle  inaugura­zioni universitarie.

    NONNO - Perché non fanno abba­stanza rumore. Se invece hai un oratore come si deve, quello ti copre una carrata di mortaletti. E dice pressappoco la stessa cosa.

     PENELOPE - E gli studenti non dicononulla?

      NONNO - No. Stanno zitti, prendono la loro laurea e poi di qui a quaranta anni improvvisamente esclamano: «E che ho combinato? » (Essie entra dalla cucina portando un piatto di

pomodori per il pranzo)

   ESSIE - Come va, nonno? Ti sei di­vertito?

   NONNO - (guardando Essie mentre posa i pomodori sulla tavola) Al diavolo ti sei divertito! (Prorompendo, a gran, voce) E da quando in qua mi si è soppresso il bacio?

   ESSlE - Scusami, nonno.

    NONNO - E mi mangerò anche un po­modoro. (Essie ripassa il piatto e il nonno si siede tenendolo in mano e sop-pesandolo gravemente) Vi assicuro che se oggi me ne fossi trovato uno o due a portata di mano avrei saputo come impiegarli. Suonami qualche cosa, Edmondo.

(Immediatamente Edmondo lo accon­tenta suonando sullo xilofono una melodia sentimentale. Essie balza subito sulle punte e ci dà una sua interpre­tazione di balletto russo).

     ESSIE.- (dopo una pausa)Nonno, è arrivata una lettera per te. L'hai avuta?

    NONNO - Lettera per me? Io non co­nosco nessuno.

    ESSIE - Eppure era proprio per te, con il tuo nome.

    NONNO - E' curioso: dov’è?

    ESSIE - Non so. Dov’è la lettera di nonno, mamma?

    PENELOPE - (che era immersa nel suo lavoro) Che cosa, cara?.

    ESSIE - (sempre ballando)Dov’è quella lettera che èarrivata per il nonno, l'altra settimana?

    PENELOPE - Non so. (Poi vivacemente) Ah, ricordo di averci visto i gatti sopra.

    NONNO -Avete potuto  capire chi poteva scrivermi?

    ESSIE - Sicuro, era stampato sulla busta.

    NONNO - E allora, chi era?.

   ESSIE - (prima compiendo. il quadro conclusivo del cigno morente) Governo degli Stati Uniti.

    NONNO - Davvero? E che cosa pote­va volere il governo da me?

    ESSIE - Ne era arrivata un'altra dallo stesso mittente. Anzi devono essere tre in tutto.

    NONNO - Se ne arrivano delle altre, vi pregherei di darmele.

    ESSIE - Sta tranquillo, nonno. (Si slancia in un nuovo turbine di ballo mentre lo xilofono cresce di intensità)

   NONNO - Ho intenzione di andare domani in campagna per cacciare qualche nuovo serpentello.

    PAUL - (Che da qualche momento si è seduto col suo libro intento a leggerlo)« Dio è lo stato: lo stato è Dio ».

     NONNO - Che cosa?

     PAUL - (ripete) Dio è lo stato: lo stato è Dio..

    NONNO - Chi lo dice?

    PAUL  - Trozkij.

    NONNO - Oh, allora va bene! Io cre­devo che lo dicessi tu.

    EDMONDO - E' una frase adatta per stampare. Chiara e corta. (Passa dallo xilofono alla cassa dei caratteri) DIO, spazio, E', spazio, LO, spazio, ST...

(Si sente chiudere la porta d'ingresso ed entra Alice Sycamore. Alice è una deliziosa, fresca ragazza di ventidue anni. E' evidente che è la nipote del nonno, ma tuttavia vi è in lei qualche cosa che la distingue dal reso della famiglia. Anzitutto essa è in contatto quotidiano col mondo; inoltre sembra essere sfuggita a quel contagio di mite follia che pervade il resto dei suoi pa­renti. Ma nonostante tutto è una Syca­more anche lei e la sua devozione e il suo amore per i suoi è innegabile. In questo momento é un po'nervosa, ma fa di tutto per nasconderlo).

     ALICE - (mentre fa il giro dei paren­ti baciando nonno, padre e madre) E così la bella principessa entrò nel palazzo regale e baciò sua madre, suo pa­dre e suo nonno. Caro nonnino. E che cosa successe? Che essi furono trasfor­mati tutti nella famiglia Sycamore.

     ESSIE - (esaminando il vestito di Alice) Oh Alice! E' un abito nuovo: mi piace.

     PENELOPE - Ha l'aria fresca ed ele­gante.

    ESSIE - Dove l'hai preso?

    ALICE - Me lo sono comprato duran­e l'ora di colazione.

   NONNO - Si vede che vai sovente in giro durante l'ora di colazione, perché questo è il secondo vestito nuovo che ti vedo in questa settimana.

    ALICE - Oh, si tratta semplicemente di mettere un po' di vivacità e di ele­ganza nell'ufficio. Mi chiamano la  Norma Shearer della Ditta  Kirby & C. Beh, cosa c'è di nuovo qui? Voglio dire in fatto di drammi, serpenti, ballo e fuochi artificiali? Papà, scommetto che sei stato in cantina tutto il giorno.

    PAUL - Sicuro.

    PENELOPE - Sai che torno al dramma di guerra, Alice?

    ESSIE - Edmondo, suona ad Alice quel pezzo di Beethoven che hai scritto. Sentilo, Alice. (Edmondo balza di nuo­vo allo xilofono, mentre Essie si mette sulle punte. Il nonno, intanto, ha tirato fuori il suo album di francobolli da sotto una pila di strane cianfrusaglie e sta studiandocon lalente d'ingrandimento).

    NONNO - Lo sapete che potete spe­dire una lettera dal Nicaragua fini qui per due pesetas?

    PENELOPE - (contemporaneamente legge con accento drammatico una delle sue frasi immortali).  « Osvaldo, la mia verginità è tesoro incalcolabile per me» .

    ALICE - (trova difficile farsi ascoltare attraverso questo pandemonio)

Statemi a sentire, gente mia, statemi a sen­tire. (La musica cessa così Alice riesce ad ottenere un po' di attenzione) Stasera non resto a casa per il pranzo. Verrà un giovanotto a chiedere di me.

    ESSIE - Davvero? Chi è?

    PENELOPE - Bene, cara, sono proprio contenta.

    ALICE - (con una punta d'ironia) Io veramente ho fatto tutto il possibile per sconsigliarlo dal venire qui, ma lui ha insistito,

    PENELOPE - E perchè non vi fermate a pranzo tutti e due?

    ALICE - No, preferisco che vi pren­da a piccole dosi. Ho cercato di prepa­rarlo un po', ma vi scongiuro, non fatevi peggiori di quello che siete. Io, per esempio, pregherei te, mamma, di non leggergli nessun dramma, e te, nonno, di non farlo mordere dai serpenti, per-ché ci tengo a questo ragazzo, e in quanto a te, Essie, ti pregherei di non dargli una esibizione di ballo, perché proprio stasera andiamo a vedere i balli russi.

    NONNO - Insomma, non si può fare niente. Ma chi è costui, il presidente degli Stati Uniti?

    ALICE - No, è il vicepresidente della Ditta Kirby & C. Mister Antony Kirby.

     ESSIE - Il figlio del padrone?

    PENELOPE - Perbacco!

    ALICE - Il figlio del padrone, proprio come nei films!

    ESSIE - Ecco spiegati i vestiti nuovi!

    EDMONDO - E aver pranzato fuori di casa per tre settimane!

   ALICE - Come siete furbi!

   PENELOPE - (eccitata) E lo sposerai?

   ALICE - Ma si capisce. Questa sera stessa! Intanto sarà meglio che vada su a mettermi la mia veste nuziale.

    ESSJE - E' bello?

   ALICE - (cerca di guardare l’ora al proprio orologio fermo) A me piace. Povera me, sapete l'ora?

    PENELOPE - Io no, c'è qualcuno che sa l'ora?

    PAUL - De Pinna dovrebbe saperlo.

    EDMONDO - Ho sentito suonare le cinque due ore fa.

    ALICE - Mi fate il favore di avver­tirmi immediatamente appena arriva?

    PENELOPE - Sta tranquilla, Alice.

(Alice fissa con qualche apprensione lutti. i suoi interlocutori e poi scompare su per le scaIe).

    PENELOPE - Ebbene, cosa ne dite?

    NONNO - A me pare che lo ami.

    ESSIE - Anche a me. Ha preso una bella cotta.

    PENELOPE - Mi piacerebbe proprio che lo sposasse! Si potrebbe fare il matrimonio in questa stanza!

     PAUL - Non corriamo troppo, Penny! Dopo tutto è la prima volta che egli viene in casa nostra.

    PENEPOLE - Ma anche tu sei venuto a casa una sola volta prima di chie­dermi in moglie.

    PAUL - Si, ma i giovani d'oggi sono differenti.

    ESSIE - Non mi pare! Ricordati di Edmondo con me. Egli venne a pranzo una volta e da quel giorno non è andato più via.

(Si sente suonare il campanello della torta).

    PENEPOLE - E' lui! Lascia, Reba, vado ad aprire io. (Si slancia verso la porta: poi si volge e fa un'ultima rac­comandazione)Ricordatevi quello che ci ha raccomandato Alice e cercate di essere molto gentili con lui.

    NONNO - (alzandosi)Benissimo. Ora gli faremo l'esame.

   PENEPOLE(È alla porla d'ingresso. Con voce in zuccherata) Benvenuto nella nostra modesta casetta! Io sono la mamma di Alice. Entri, la prego! (Riappare sulla soglia facendo stra­da all'ospite)Ecco il nonno e quello è il babbo di Alice, quella è la sorella di Alide con suo marito, Edmondo Carmi­chael. (Tutti i membri della famiglia si inchinano cortesemente e sorridono mano a mano che sono presentati) E adesso mi dia  il suo cappello e si accomodi.

    HENDERSON - Temo che ci sia errore.

    PENEPOLE - Come sarebbe a dire?

    HENDERSON - Eccole il mio biglietto da visita.

    PENEPOLE - (leggendo) William Henderson agente delle imposte.

   HENDERSON - Precisamente

     NONNO - In che possiamo favorirla?

    HENDERSON - Vive qui un certo Martin Vanderhof?

    NONNO - Sicuro. Sono io.

    HENDERSON - (con molta soavità) Ebbene, Mister Vanderhof, il governo mi manda a parlarle a proposito di una piccola questione di tasse sul reddito.

   PENEPOLE - Tasse sul reddito?

   HENDERSON - Le dispiace se mi siedo?

   NONNO - Si immagini, dica pure.

   HENDERSON - (sedendo)Grazie mille. (Dal piano di sopra giunge la voce di Alice)

   ALICE - Mamma, è venuto mister Kirby?

   PENEPOLE - (parlando verso le scale)No, non è lui, cara. È un'imposta che ci è caduta addosso. (Ad Henderson)Scusatemi.

   HENDERSON - (Tira fuori di tasca un fascio di lettere)Ecco, noi vi abbiamo scritto diverse lettere riguardo a que­sta tassa, mister Vanderhof, senza avere avuto il piacere di ricevere alcuna risposta.

   NONNO - Ah. ora capisco cosa erano quelle famose lettere

   ESSIE - Te l'avevo detto, papà, che venivano dal governo. (De Pinna sale dalla cantina portando due giganteschi mortaletti. Si ferma vedendo uno sco­nosciuto)

  DE PINNA - Chiedo scusa.

  PAUL - Dite pure, Mister De Pinna..

  DE PINNA - Queste bombe non prendono fuoco, mister Sycamore, guardate. (Accende un fiammifero e sta per appli­carlo alla miccia di uno dei mortaretti mentre lo stupefatto agente delle im­poste sobbalza. Ma fortunatamente Paul arresta De Pinna).

   PAUL - Non qui, mister De Pinna. Il nonno in questo momento è occupato.

   DE PINNA - Oh, capisco. (De Pinna e Paul si avviano all'ingresso con i loro mortaretti)

   HENDERSON - (dopo che l' ordine è stato ristabilito) Secondo quanto ci ri­sulterebbe, mister Vaderhof, voi non avete mai pagato l’imposta sul reddito.

   NONNO - Infatti è verissimo.

   HENDERSON - Ma perchè non l'avete pagata?

   NONNO - Perchè non credo alla sua utilità.

   HENDERSON - Vediamo un po': voi possedete delle proprietà, non     vero?

   NONNO - Sicuro.

   HENDERSON - Dalle quali ricavate un reddito annuale.

   NONNO - Infatti.

   HENDERSON - Il quale...(consulta gli appunti)... si aggira fra tre o quattro mila dollari.

    NONNO - Presso a poco.

    HENDERSON - E questo reddito voi lo avete riscosso da parecchi anni

    NONNO - Non lo contesto. Dal 1901. Se volete la data esatta.

    HENDERSON - Al governo degli Stati Uniti interessa soltanto che voi lo ab­biate riscosso dal 1914 in poi. È infatti da quell’anno che venne stabilita l’im­posta sul reddito.

    NONNO - E così?

    HENDERSON - E così, pare, mister Vanderhof, che voi siate debitore verso il Governo degli Stati Uniti di 22 anni di tassa, del reddito arretrato.

    EDMONDO - Un momento! Non potete mica andare a rinvangare così addietro nel passato. C'è prescrizione!

    HENDERSON - (guardandolo con mol­ta calma) Scusate, volete dirmi il vo­stro nome.

    EDMONDO - Per farne che?

    HENDERSON - Non avete mai fatto una dichiarazione all'agente delle tasse sul vostro reddito?

    EDMONDO - No, signore.

   HENDERSON - E quale è stato il vo­stro reddito lo scorso anno?

    EDMONDO - Ah, vediamo un po’: ventotto dollari e mezzo, non è vero, Essie? (Essie conferma rapidamente. L'a­gente delle imposte liquida con un ge­sto impaziente della mano questa baz­zecola e torna all'attacco principale).

   HENDERSON - Naturalmente, mister Vanderhof, voi sapete che siete incorso in una forte multa per mancata dichia­razione di tassa sul reddito.

    PENELOPE - Anche una multa?

    NONNO - Mister Henderson, vorrei farvi una domanda.

    HENDERSON - Sentiamo pure.

    NONNO - Supponiamo per un momento che io vi paghi questa somma - intendiamoci non dico mica che ho l'intenzione di pagarla, ma solo per for­mulare un’ipotesi - in tal caso che cosa ne farebbe il governo?

     HENDERSON - Io non sono stato mandato qui per polemizzare con voi. Quello che so è che voi non avete pagato l'imposta sul reddito e che la dovrete pagare!

    NONNO - Prima mi devono persua­dere.

    HENDERSON - Noi non dobbiamo persuadere nessuno. Noi dobbiamo sem­plicemente notificare ai contribuenti: santo cielo, è la prima volta in vita mia che mi è capitato un contribuente simile.

    NONNO - Tutto considerato forse po­trei pagare un centinaio di dollari, per. non pensarci più.

   HENDERSON - Voi pagherete quello che dovete fino all'ultimo centesimo come tutti gli altri.

   EDMONDO - (per il quale la discussione ha perduto ogni interesse) Senti, Essie. Cosa ne dici di questo motivo? (Lo xilofono riprende a suonare ed Essie irresistibilmente riprende a ballare).

   HENDERSON - (tentando di continuare il discorso combattendo valoro- samente contro la musica che lo soverchia) E dirò qualche cosa di più! Che andrete in prigione se vi rifiutate di pagare, capito? C'è una legge negli Stati Uniti, e se credete di essere al disopra della legge presto cambierete idea! Quanto prima riceverete notizie dal Governo degli Stati Uniti. Non ho altro da dire. (Si avvicina alla porta parlando rivolto verso il pubblico)

    NONNO - State attento a quei ser­penti.

   HENDERSON - (fa un balzo) Accidenti! (Nella stanza d'ingresso mezzo me­tro dietro Henderson i due artificieri sono pronti per verificare Io scoppio del mortaletto. E infatti la bomba scoppia con una terribile detonazione che fa fare un salto ad Henderson, il quale non perde tempo ed esce precipitosamente)

    PAUL - (scendendo verso la ribalta)Che cosa ve ne pare?

    NONNO - (con l'aria di pronunciare un parere)Mi è piaciuto,

    PENELOPE - (scopre di avere in mano un bellissimo panama nuovo) Si é dimenticato il cappello

    NONNO - Che misura ha?

    PENELOPE - (guardando l’interno della fodera)Sette e mezzo.

    NONNO - Proprio la mia misura.

    DE PINNA - Chi era quel signore? (Si sente squillare il campanello della porta)

   PENELOPE - Avanti. Questo deve essere proprio mister Kirby.

   PAUL - Però stavolta sarà più pru­dente di accertarlo.

   PENELOPE - Ci penso io. (Esce dal fondo)

   ESSIE - Speriamo che sia proprio bello.

     PENELOPE(Voce dall'interno) Buo­na sera!

    TONY - (dall'interno) Buona sera, signora.

     PENELOPE - (come sopra) Ho il piacere di parlare con Mister Antony Kirby?

     TONY - Precisamente.

    PENELOPE - (Con effusione) Ho proprio piacere di conoscervi. Mister Kir­by. Entrate, entrate! Noi vi aspettava­mo! Prego, accomodatevi! (Essi com­paiono in fondo e Penelope si rivolge, espansivamente al resto della famiglia) Questo èdavvero mister Kirby! lo sono la mamma di Alice, quello è mister Sy­camore, mio marito, e il nonno di Alice, la sorella Essie, e il marito di Essie (scambio di cenni del capo e mormorio di convenevoli) Ecco qua! Adesso ci conoscete tutti quanti, mister Kirby. Si consideri a casa sua. (Tony Kirby avanza di alcuni passi nella sala. È piuttosto un bel ragazzo che è da poco uscito dall'Università e sebbene il suo aspetto fisico riveli nettamente il figlio di un proprietario di azienda, tuttavia il suo volto ha una sfumatura di idealista. Insomma è pro­prio un simpatico giovanotto)

     TONY - Felicissimo di fare la tua conoscenza.

(Dall'alto delle scale scende la voce della vigilante Alice, la quale chiede: E' arrivato mister Kirby, mamma?)

     PENELOPE - (gridando verso le scale)Si, Alice. E' un magnifico ragazzo!

    ALICE - (la sua voce dall'interno ri­vela che ha intuito il pericolo di tem­pesta) Scendo subito!

    PENELOPE - Accomodatevi, mister Kirby!

    TONY - Grazie. (Da uno sguardo alla tavola) Spero che non sia io a farvi ritardare il pranzo.

    NONNO - No, no. Volete un pomodoro?

    TONY - No, grazie.

    PENELOPE  (porgendo il teschio pieno di canditi)Accetta un candito?

    TONY - (con un'occhiata al recipien­te) Ah no, grazie.

    PENELOPE - Oh, mi dimenticavo di presentare mister De Pinna. Mister Kir­by, Mister De Pinna (scambio di piacere di conoscervi)

    DE PINNA - Kirby... mi, sembra di aver letto qualche cosa a proposito di vostro padre nei giornali avant'ieri. Non è stato mica sottoposto a processo?

    TONY - (sorridendo) Per essere esat­ti, no. Si è limitato a deporre nell'in­chiesta sul funzionamento delle banche.

    DE PINNA - Oh!

    PENELOPE - (severamente) Ma si capisce. Io ero sicura che non c'era niente di disonorevole, mister De Pinna, anzi. (Si rivolge a Tony) Alice ci ha detto spesso quale uomo superiore sia vostro padre.

    TONY - Quello che posso dirvi è che Alice è il braccio destro di papà. Nes­suno in ufficio è più al corrente degli affari dell'azienda.

     ESSIE - Non vi pare, mister Kirby, di essere molto giovane come vicepresi­dente di una società. così importante?

    TONY - Non bisogna esagerare l'im­portanza della mia posizione di vicepresidente. Si riduce tutto ad avere un ufficio sulla cui porta di vetro è scritto il mio nome.

    PENELOPE - E' tutto lì? Ma non le danno uno stipendio?

    TONY - (ridendo) Sicuro che me lo danno e devo dire che è molto superio­re a quello che merito.

    PENELOPE - Questo lo dite perchè volete fare il modesto..

    NONNO La vita degli affari! A me sembrava noiosa. A voi piace?

     TONY - Debbo dire che le ore di la­voro non sono molte: ed io non sono stato ancora troppo tempo negli affari per esserne annoiato.

     NONNO - Siete fresco di università,

     TONY - Prima di entrare nella ditta ho girato un po' il mondo.

     NONNO - Per studio?

      TONY - Studio e divertimento. Adesso il divertimento è finito e bisogna che cominci a guardare in faccia l'avvenire.

     PENELOPE - Non vi potete lamentare dell'inizio, mister Kirby, vicepresiden­te e con un padre ricco.

    TONY - Ma io non ci ho colpa.

    PENELOPE - E così ora è pronto a sistemarsi e prendere moglie.

     PAUL - Ma cosa dici, Penny? Non è mica il caso di dare consigli a mister Kirby.

    PENELOPE - Dio mi guardi dal cercare di influenzarlo. Le pare, mister Kirby, che sia stata indiscreta?

    TONY - Non vi preoccupate, Mrs Sycamore.

    PENELOPE - (agli altri)Vedete?

    ESSIE - Non devi aver l'aria di forzargli la mano, mamma.

    PENELOPE - Ma no. Quello che vole­vo dire è che un giorno o l'altro si dovrà sposare e che c'è pericolo ché scelga male! (Fortunatamente Alice viene in soccorso di Tony. Si ode la sua voce dalle scale)

     ALICE - Eccomi, ammiratemi, un'apparizione in bianco. (Entra nella stanza in abito da sera ed è veramente incantevole) A quanto vedo avete avuto tem­po di fare conoscenza.

    PENELOPE - Sicuro. Discutevamo di amore e di matrimonio.

    ALICE - Oh, povera me! (Si volge a Tony) Vi chiedo scusa. Ho fatto il più presto possibile. (Entra Reba dalla cuci­na con un piatto di fette di cocomero)

     REBA - Accidenti alle mosche di quella cucina... Oh, miss Alice, come siete bella. Dove andate?

    ALICE - (rassegnata)Vado fuori a pranzo, Reba.

    REBA - (osservando Tony)Coll’in­namorato, eh? (Si sente squillare il campanello della porta)

    ESSIE - Dev'essere il professore Ko­lenkof.

   ALICE - (preoccupata) È meglio che ce andiamo.

   TONY  - Sono pronto. (Ma prima che possano scappare Donald si affaccia dalla cucina con un, vassoio)

   DONALD - Nonno, ci voleva la maio­nese sui pomodori?

   NONNO - Olio e limone, Donald.

            (La voce di Boris Kolenkof  echeg­gia dalla porta di ingresso).

    KOLENKOF- Ah, ah! La mia piccola Rebiscka!

      REBA - (ridendo) Buono, mister Ko­lenkof.

     KOLENKOF - Ho tanta fame che potrei mangiarmi perfino la mia piccola Rebiscka!

(Appare nel fondo col suo gran brac­cio destro che abbraccia la sorridente Reba,  Kolenkof è uno dei prediletti di Reba e se vi piacciono i russi egli può considerarsi un campione simpati­co.Èenorme, barbuto, chiassone e rus­so al cento per cento; la sua comparsa in fondo alla scena preclude ogni via di uscita per Alice e Tony).

KOLENKOF- Nonno, ho buone notizie! Ho ricevuto una lettera dalla Russia. Il secondo piano quinquennale è un fia­sco! (Scoppia in una risata che scuote la volta)

ESSlE - Professore, oggi ho fatto molto esercizio!

KOLENKOF-   (con un profondo inchino russo) Oh, mia Pavlova! (Altro in‑

chino) Madame Sycamore! Mia piccola Alice! (Le bacia la mano)Non vi ho mai visto così risplendente!

       ALICE - Grazie, mister Kolenkof. Tony, vi presento mister Kolenkof, il maestro di ballo di Essie. Mister Kirby.

     TONY - Piacere.

                 (Kolenkof batte i tacchi e fa un inchino).

    ALICE - (risoluta) E ora dobbiamo proprio andare. Scusateci, professor Kolenkof. Altrimenti arriviamo tardi allo spettacolo dei balli russi al Metro­politan;

     KOLENKOF- (al più allo diapason della sua tremenda voce)Il balletto russo del Metropolitan! Non vale un fico!

      ALICE - (allarmata) Già... sicuro... arrivederci a tutti... arrivederci!

      TONY - Arrivederci. Felicissimo di aver fatto la tua conoscenza.

(Gli risponde un coro di arrivederci e finalmente i due giovani tagliano la corda)

     KOLENKOF - (ancora furioso) Il bal­letto russo del Metropolitan!

     PENELOPE - Non trovate mister Kir­by un amore?... Su, ragazzi! Il  pranzo è servito!

      EDMONDO - (prendendo la sedia e accomodandosi) A me pare un simpa­tico ragazzo, e a te?

     ESSIE  - Sicuro e anche bello.

    PENELOPE - E di modi così garbati. Hai notato Paul, quanto è bene edu­cato?

    DE PINNA - (sedendosi) Assomiglia a un mio cugino.

    KOLENKOF - Bakst,  Diaghlieff ! Quello era il vero balletto russo!

    PENELOPE - Se si sposano qui faccio mettere l'altare li, dove sono i serpenti.Nonno ti dispiacerebbe mica per un giorno di trasportare i serpenti?

     ESSIE - No! Sono sicura che quelli vogliono sposarsi in chiesa.

NONNO - (battendo con la posata sul piatto per chiedere silenzio)Zitti tutti, basta! (Tacciono tutti immediatamente. Il nonno sta per pronunciare la preghiera di ringraziamento. Egli attende un istante che le teste di tutti si chinino, poi solleva gli. occhi al cielo, tosse un poco per schiarire la voce. e pronuncia la preghiera). Signore, non possiamo lamentarci per la vita e la salute che ci avete concesso, e certamente ve ne siamo molto grati. Tutto quello che noichiediamo è di continuare a vivere ed essere felici a modo nostro. Natural-mente desideriamo che Voi ci conser­viate in buona salute, ma per quanto riguarda il resto lasciamo decidere a Voi. Vi ringraziamo.

(Tutti i capi si sollevano mentre Reba giunge dalla cucina con un piatto di cibi fumanti)Allora il nuovo piano quinquennale è proprio un fiasco, eh, Kolenkof?

     KOLENKOF- (Tonante) Una catastro­fe! (Stendele braccia attraverso la ta­vola e prende un pezzo di pane. Anche il resto della  famiglia è occupata a mangiare. Scende il sipario)

                                       

QUADRO  SECONDO

Qualche ora più tardi la casa è tutta all'oscuro tranne una lieve luce all’ingresso.

Dal fondo giunge un tenue suono di fisarmonica. Poi silenzio. Ad un tratto la quiete della notte è interrotta improvvisamente da una forte detonazione che giunge dalla cantina. Evidentemente nelle regioni sottostanti qualcuno dei Sycamore è ancora al lavoro. Di nuovo tutto è quiete e poi si ode il suono di una chiave che apre la porta d'ingresso. E le voci di Alice e di Tony giungono nella camera prima che essi

compaiono.

      ALICE - Che spettacolo meraviglioso! Non mi stancherei di vederlo tutte le sere. Ballano divinamente.

      TONY - Per me la gioia dello spettacolo era raddoppiata dal fatto che ero in tua compagnia.

      ALICE - (ora i due giovani sono sotto l'arco) E' stata proprio una serata de­liziosa, Tony, e mi dispiace che sia finita.

     TONY  - Finita,? Devo proprio andarmene via subito?

     ALICE - Nessuno Te lo prescrive.

     TONY - Allora resto.

     ALICE - Volete bere qualche cosa?

      TONY - Con piacere.

     ALICE (che ha acceso la luce dall'interruttore)Vado a vedere cosa c’è da mangiare. Volete venire?

     TONY - Vi seguirei in capo al mondo.

     ALICE - Oh, basta in cucina.(Escono. Una pausa. Poi uno scoppio di gaie ri­sate dalla cucina e finalmente tornano. Alice porta due bicchieri e Tony due bottiglie di ginger-ale  ed  un leva tappi)Per fortuna non avete fame, Tony. La ghiacciaia è piena di castagne secche. Questo  descrive a pennello la famiglia Sycamore.

       TONY - (lavora per aprire le bottiglie)Ecco qua.

      ALICE - (gli porge il bicchiere)

       TONY - (versando il liquido spuman­te) Champagne-spumante.

       ALICE - Almeno è fresco.

      TONY - (riempiendo il proprio bic­chiere) Ed ora se volete accomodarvi, vi farò un brindisi.

     ALICE - (sedendo) Sono pronta.

     TONY - Miss Sycamore... (leva in alto il suo bicchiere) Bevo alla tua salute.

    ALICE - Grazie, mister Kirby. (Sollevando il proprio bicchiere) Bevo alla tua salute. (Bevono entrambi)

     TONY - (felice) Non darei un minuto di questa sera per tutto il riso che c’è in Cina!

    ALICE - (sospira di felicità, poi timi­damente). C'è molto riso in Cina?

    TONY - Montagne! (Alice ride. Una pau­sa) Credo che sia ora di andare.

    ALICE - È tanto tardi?

      TONY - (guarda il suo orologio) Tar­dissimo. (Alice scuote la testa: il tempo non conta) Ma io non voglio andare.

    ALICE -E io non voglio che ve ne andiate.

     TONY - Allora non vado.(Un'altra pausa)Quando prendete le vostre va­canze?

    ALICE – Dopo il quindici di agosto.

    TONY - Potrei prendere anche io, allora.

    ALICE - Davvero?

    TONY - Che cosa hai intenzione di fare?

    ALICE – Non so. Non ci ho ancora pensato.

     TONY - Andrete in campagna?

    ALICE - Chi sa? Mi piace la città d'estate.

   TONY - Anche a me.

   ALICE - Ma di solito voi andate in montagna.

   TONY - Io... già. Ma sono sicuro che mi piacerebbe immensamente di passare un'estate in città. Voglio dire che mi piacerebbe se….oh, voi sapete cosa vo­glio dire,Alice.. Mi piacerebbe di rima­nerci se vi .rimaneste voi.

ALICE - Certo, sarebbe proprio bello passare l’estate assieme, Tony.

TONY - Vi rendete conto di quello che state dicendo?

ALICE - Cosa?

TONY - Che preferite di passare l'estate con me che con altri.

ALICE - È perfettamente vero.

TONY - Allora se è vero per l'estate, cosa ne pensate per l'inverno?

ALICE - (con l'ariadi esaminare il problema) Sì, anche l'inverno.

TONY - (commosso) Poi vengono primavera e autunno. Cosa ne direste di queste altre due stagioni, Alice?

     ALICE - (un'altra piccola pausa) Anche quelle.

    TONY - Mi pare che abbiamo coperto tutto l'anno. Non abbiamo mica dimen­ticato niente?

    ALICE - No.

   TONY - In tal caso... (un'altra pausa. I loro sguardi s'incontrano.  Ed in

questo preciso momento si senta la voce di Penelope dalle scale).

    PENELOPE - Sei tu, Alice? Che ora è? (Entra nella stanza drappeggiata

in un accappatoio da bagno) Oh….!  (Im­barazzata)Scusatemi mister Kirby. Non sapevo che...(capisce la situa­zione)Non avevo l'intenzione di interrompervi...

     TONY - Per carità, signora Sycamore.

    ALICE - (calma)No, mamma, non c'era niente da interrompere.

    PENELOPE - Ero scesa per prendere un manoscritto... (lo cerca sulla sua tavola)... dopo di che voi potete continuare. Ah, eccolo qui!  L'amore in vacanza. E ora, buona notte, mister Kirby.

    TONY - Buona notte, signora Sycamore.

    PENELOPE - Oh, mi può chiamare addirittura Penny, non ti pare, Alice? Almeno lo spero. (E con una risatina d'intesa sparisce su dalle scale. Prima chela risata di Penelope cessi, dalla cantina giunge il fragore di un'altra esplosione. Tony sobbalza).

    ALICE - (calma) Non è niente, To­ny. È papà.

    TONY - A quest'ora di notte?

    ALICE - (cupamente) A qualsiasi ora di notte. A qualsiasi ora di giorno.

              (Poi tace. E durante la pausa Tony la fissa teneramente)

    TONY - Siete la più bella, la più ado­rabile, la più divina creatura del mon­do. (Fa come per abbracciarla)

    ALICE - No, Tony, non posso.

    TONY - Cosa dite?

    ALICE - Non posso, Tony..

    TONY - Ma perché? Solo perché tua madre... tutte le mamme sono uguali, Alice  e Penny dopo tutto è me­glio delle altre. Vedete, la chiamo anch'io Penny.

     ALICE - Non é quello che volevo dire. (Lo affronta onestamente) Sentite, Tony, c'è qualche cosa che avrei do­vuto dirvi da molto tempo, ma che non ho avutoil coraggio di dire. E non ho trovato il coraggio perché ti amo tanto.

     TONY - Tesoro!

     ALICE - No, aspettate, Tony. È ne­cessarioche ci spieghiamo. Tu appartienia un altro mondo, un mondo di gente assolutamente diversa. Oh, non voglio dire dal punto di vista economico o sociale, quella è una sciocchezza. Il fatto è che la tua famiglia e la mia, non possono fondersi. (Un'ultra interruzione. Questa volta sono Edmondo e Essie che tornano dal cinematografo. Si sentono le loro voci alla portad'ingresso mentre discutono)

     EDMONDO - (dall'interno) Avrai ra­gione tu. Non saprà ballare. Ed è per questo che la pagano tanto: perchè non sa ballare.

     ESSIE - (dall'interno) Ti dico che quello non si chiama ballare, ecco tutto. (Appaiono sotto l'arco)Oh, buona sera. (Scambio di saluti, caratterizzati da una nota di ritegno nella voce di Alice, ma Essie ha l'aria di non accorger­sene) Vediamo un po’, cosa ne dite, voi. Siamo andati al cinematografo a vedere Fred Astaire e Cinger Rogers. Vi sembra che Ginger sappia ballare, mi­ster Kirby?

     TONY - (sorpreso) Mi pare di si. Per lo meno l'ho sempre creduto.

     ESSIE - Ma niente affatto. non sa fare altro che questo. Aspettate. Voi siete Fred Astaire e io sono Ginger Rogers. (Si caccia addosso a Tony alla maniera di Ginger Rogers)

      ALICE - Essie, ti prego!

      ESSIE - Che male c'è? Si tratta di un minuto solo! Guardale, mister Kirby. (Le sue braccia gli stringono il collo e la sua guancia si posa contro quella di Tony)

     ALICE - (capisce che è il momento di intervenire) Essie, siamo tutti con-vinti che sei altrettanto brava quanto Ginger Rogers, non è vero?

     ESSIE -. (trionfante) Lo vedi, Edmondo?

    EDMONDO - Già... andiamo, Essie. Noi disturbiamo.

    ESSIE - Ma no. Sono stati. assieme tutta la sera... Buona notte, mister Kirby.   (Uno scambio di: Buona notte. E sembra davvero che i coniugi Carmi­chael se ne vadano al piano di sopra prima che la situazione diventi troppo imbarazzante. Ma c'è la freccia del parto. Sulla soglia dell'arco Edmondo si volge ad Essie e le chiede come se fosse la cosa più normale)

     EDMONDO - Essie, hai chiesto al nonno se dobbiamo avere un bambino?

     ESSIE - (mentre salgono le scale). Si. Ha detto: avanti senza paura!

    ALICE (dopo che se ne sono andati)Vedete? E sarebbe sempre così, sempre.

      TONY - Ma che male c'è? E dopo tutto, amore mio, noi non dovremo mica vivere con i nostri rispettivi genitori. Vivremo da soli, tu e io..

    ALICE - No, lo si dice, ma non e mai vero. E poi, io li amo, Tony, li amo pro­fondamente. Non potrei rompere defi­nitivamente con loro. Il loro modo di agire è fra i più strani, e non si sa mai cosa può uscire da loro, ma essi sono sinceri, allegri. Non so come dirlo, hanno una specie di loro nobiltà. Può sem­brare buffo, ma pure e così. Sopratutto per quel profondo disinteresse delle cose e del danaro per cui gli altri pe­nano e soffrono. Sotto quest'aspetto sono proprio degli esseri di eccezione, Tony.

      TONY - Alice,  parli come se soltanto voi poteste capirli. E questo non è vero. Per esempio, io sento già di amarli.

     ALICE - Già, ma c'è la tua fami­glia, Tony. lo vorrei che voi; c quanto vi circonda, e quanto circonda me, po­tesse fondersi. Sarebbe triste se ci fosse una parte di me che non fosse tua e una parte di voi che non fosse min. Io mi sentirei infelice se non fossimo tutti uniti, voi e tua madre e tuo padre. E loro, non potranno mai esserlo, Tony.

Lo so.

       TONY - Alice, in ogni famiglia ci sono delle stranezze. Guardate la mia. Papà coltiva le orchidee a diecimila dollari il bulbo. Vi pare una cosa ra­gionevole? Emia madre crede nello spiritismo. Mi sembra che valga la ma­nia di tua madre di scrivere dei drammi.

      ALICE - No, c’è una ragione più profonda, Tony. Tua madre crede nello spiritismo perché è di moda. E vostro padre coltiva delle orchidee perché i suoi mezzi glielo permettono. Mia ma­dre scrive dei drammi perché otto anni fa, per sbaglio, una ditta ha consegnato al nostro indirizzo una macchina da scrivere.

      TONY - Non vedo la differenza.

      ALICE - E quanto al nonno, trentacinque anni fa decise improvvisamente di lasciare gli affari.   Una mattina era salilo nell' ascensore dell' ufficio: ma giunto al suo piano non uscì, tornò giù. Da quel momento è come un uomo che si è fermato. Avrebbe potuto diventare ricco: ma dichiarò che ci voleva troppo tempo. E così da allora ha vissuto fa­cendo collezione di serpenti e andando a spettacoli equestri ed a inaugurazioni di anni accademici. Non viene mai in niente a qualcuno di loro..

(Quasi a darne la dimostrazione in­terviene in questo momento l'entrata di Donald dalle parti della cucina. Evi­dentemente Donald non si attendeva di incontrare visite a mezzanotte perché è semplicemente vestilo di una lunga camicia da notte bianca e di una molto più corta veste da camera, un costume che permette di scorgere una bella stri­scia di camicia da notte attorno alle gambe e sotto quella due polpacci ne­rissimi. La sua apparizione inoltre spie­ga donde proveniva la musica che ab­biamo sentita al principio dell'atto perchè  Donald porta a tracolla una fisar­monica)

    DONALD - (sorpreso ma non troppo).- Oh, domando scusa, non sapevo che fo­ste qua.

    ALICE - (rassegnata) Non importa, Donald.

    DONALD - Reba aveva voglia di mangiare qualche candito e... (guarda attorno per la stanza) Oh, eccoli là. (Prende il teschio dei canditi) Ne avete bi­sogno?

    ALICE - No, Donald. Prendeteli pure.

    DONALD - Grazie  (Poi pensa che l’occasione richiede da parte su qualche parola di cerimonia) Vi siete diver­titi?

    ALICE - Si, Donald.

    DONALD - Buon pranzo?

   ALICE - (dominandosi) Si, Donald.

    DONALD - Balletto interessante?

     ALICE (con calma eccessiva) Si, Donald.

    DONALD - (riassumendo) Allora tutto va bene. (Esce)

    ALICE - (scoppia) Ecco qua! Lo ve­dete quello che dicevo? Come potete far capire Donald e la sua presenza a vostro padre? E come gli potete far capire il nonno? No, Tony, non è possi­bile! Avrei dovuto rendermene conto! Io vi amo, Tony, ma amo anche loro Non si può, Tony, non si può!   (Piange senza potersi frenare)

    TONY - (calmo)C'è solo una cosa che conta in tutto quello che avete detto, una cosa sola, ed è che tu  mi ami.

    ALICE - Ma, Tony, io so troppo bene...

    TONY - Ma amore mio, non ti ren­di conto che anche altri hanno avuto lo stesso problema. Tutti hanno una famiglia!

    ALICE - Ma non come la mia!

    TONY - Questa difficoltà non può trattenere chi ama veramente... Tesoro! Perché non vuoi avere fiducia in me? E seguitare ad amarmi e dimenticare tutto?

      ALICE - Ma come potrei?

     TONY - Perchè nulla puòdividerci. Questo lo sapete. Dovete saperlo come lo so io. (La prende fra le braccia) Infine non vogliono tutti quanti la tua felicità? Sono certo che la vogliono.

     ALICE - Di questo Sotto sicura. Il guaio è che non possono cambiare, To­ny, e che io non posso neppure volere che cambino.

       TONY - Non avranno da cambiare. Sono della cara gente, così tu ti preoccupi di un problema che forse non si presenterà mai.

     ALICE - Oh, Tony, è proprio vero?

    TONY - Quello che conta ora è che noi ci amiamo. Su questo siamo d’accordo, vero?

    ALICE - (Sottovoce)Sì.

     TONY - E allora che altro occorre!

    ALICE - (nelle sue braccia)Tony,Tony!

    TONY  - Benissimo! Quello che voglio vedere adesso è un po’ più di allegria. C'è un bravo ragazzo che è impaziente di chiedere la tua mano e non bisogna scoraggiarlo.

    ALICE - (sorridendo)   Che cosa devo dire?

    TONY - Prima di tutto ringraziare, questo bravo ragazzo per aver chiesto la tua mano.

    ALICE  - Grazie, mister Kirby, per aver chiesto la mia mano.

     TONY - Epoi raccontategli che cosa in lui vi è piaciuto.

    ALICE - La tua nuca.

    TONY - Cosa?

    ALICE - Proprio così. Non è stato il tuo fascino e non sono stati neppu­re i tuoi quattrini. È stata la tua nuca. Mi è piaciuta.

    TONY - E che cosa è successo quando mi sono voltato?

    ALICE - Mi ci sono abituata un po' alla volta.

     TONY - Brava... Dimmi Alice, siamo o non siano fortunati.?

   ALICE - Io, di sicuro. La ragazza più fortunata del mondo.

   TONY - Io non posso dire di essere sfortunato.

   ALICE - Mi pare di sognare.

   TONY - Anche a me... il sogno più felice.

   ALICE - Davvero, Tony, proprio fe­lice?

   TONY  - Immensamente... e ora buona notte, mia cara. Fino a domani.

    ALICE - Buona notte.

    TONY - È una fortuna che si lavori nello stesso ufficio, altrimenti sarei qui tutto giorno.

     ALICE - Sarà buffo domani in ufficio vederci, parlarci, lavorare come se nulla fosse successo.

     TONY - Grazie a Dio io sono il vice-presidente. E perciò ho il diritto di dettare tutti i giorni: Carissima signorina Sycamore, io vi amo, io vi amo, io vi amo.

     ALICE - Che pazzo!

     TONY - (le circonda la vita col braccio mentre si avviano perso il fondo) Perchè non ci troviamo domani mattina dal pasticcere prima di satire in uffi­cio? Io avrò allora tante cose da dirvi.

     ALICE - Intesi.

     TONY - E poi faremo colazione assie­me e domani sera andremo a pranzo insieme.

      ALICE  -  Oh, Tony, ma cosa dirà la gente?

     TONY - Un giorno o l'altro dovranno pure saperlo. Del resto ho una voglia pazza di gridarlo per la strada, al pri­mo che incontro.

(Alice  ride  felice. Escono verso la porta d'ingresso e le loro voci hanno cessato di udirsi. In questo momento Paul giudica che la sua giornata di lavoro in cantina è finita e sale seguito da De Pinna.. Paul reca in mano un piccolo recipiente di metallo pieno di polvere da fuoco)

      PAUL - Possiamo dire di aver lavorato sodo, mister De Pinna. Abbiamo fatto cinquecento pantere nere, trecento salici piangenti e otto dozzine di mortaretti bebè. (Alice torna dall’in­gresso ancora sotto l'incanto del suo amore) Buona sera Alice, sei tornata ora?

     ALICE - (Dolcemente)No. Sono a casa da un pezzo.

     PAUL - Ti sei divertita? A proposito, vorrei farti vedere il nuovo fuoco di bengala che abbiamo fatto.

     ALICE - (quasi cantando) Mi  sono divertita come non avrei mai creduto, papà.

      PAUL - Volete spegnere. De Pinna? Voglio far vedere ad Alice come splende.

     ALICE - (che non ha sentito una sola parola di quello che ha detto il padre) Che cosa, babbo?

     PAUL - Il mio fuoco di Bengala ros­so; è una bellezza!

  (De Pinna spegne le luci, Paul avvicina un fiammifero alla polvere. Il fuo­co diBengala rosso arde spandendo un bagliore ardente per tutta la stanza) Che cosa ne dici?, Non è una bellezza?

     ALICE - (raggiante: il suo volto acceso e la sua voce dolce) Si, babbo,

tutto è bello. È il più grande splendore del mondo!

(Corre verso di lui e getta le braccia al collo quasi incapace di sostenere oltre la propria felicità).

SIPARIO

ATTO SECONDO

E' trascorsa una settimana e in casa Sycamore é terminato il pranzo. Due o tre personaggi sono usciti dalla camera, ma il Nonno e Paul stanno anco­ra prendendo il caffè.

Oggi in casa c'è un nuovo ospite. Si chiama Gay Wellington e, come vedre­mo, è un attrice dedita all'alcool.     Infatti in questo momento è occupatissima, con un manoscritto in mano è la preoccupata Penelope. Edmondo osserva la scena vicino al suo torchio tipografico, mentre Donald, che sta sparecchiando, con calma si è fermato per vedere se miss Wellington riesce sul serio a tracannare, quel bicchiere di Gin che ha in mano. Essa lo beve e poi ne beve un alito.  Allora Penny si decide finalmente a fare un tentativo disperato.

     PENELOPE - Se volete, sonopronta a leggervi. il dramma, miss Wellington.

    GAY - Aspettate un minuto, cara, proprio solo un minuto. (Ribeve)

    PENELOPE -  Lamia preoccupazione, e spero che non si offenda, è questa: quando recita non beve mica, miss Wellington? Dico così per dire.

    GAY - Fate benissimo a parlare. Dal momento che si va in scena io non     tocco più un goccio di alcool.

     NONNO - (che evidentemente ha i suoi dubbi) È da molto che calcate le scene, miss Wellington?

     GAY - Da bambina. Ho recitato tutti i lavori. Avete mai visto «Peg del mio cuore »?

     NONNO - Sicuro.

     GAY - (con quella logica che carat­terizza il cervello degli alcolizzati) L’ho vista anche io. Gran commedia! (Barcolla, ma si ripiglia giusto a tempo) Perdiana, fa caldo, no?

  DONALD - (sempre servizievole) Devo aprire la finestra, miss Wellington?

     GAY - No, al diavolo il tempo! (Ma  guarda con insistenza il nero Donald) È un bel ragazzo!

(Reba, che è entrata proprio a tempo per sorprendere questa esclamazione, lancia a Gay un'occhiata feroce: poi se ne torna in cucina seguita a un  passo da Donald),

      DONALD - (cercando di spiegare l’avvenuto) - Sta recitando, Reba, non fa mica sul serio.

     PENELOPE - Allora, quando siete pronta possiamo salire in camera mia e cominciare. Mi pare che sarà meglio che leggiamo il dramma più . raccolti.

    GAY - Sicuro, cara, soltanto un mi­nuto.(Ricominciaaversarsidaberequandoilsuosguardoimprovvisamente sembra  farsi  attonito,scuoteilcapocome perscacciarneun'immaginemolesta. Poi torna a guardare e, avendo verificato l'immagine, comincia a versare il gin dal bicchiere nella bottiglia) Quando vedo serpenti è proprio l'ora dicoricarmi. (Si dirige verso il sofà nell'angolo e piomba immediatamente in letargo).

       PENELOPE - Ma quelli sono veri, miss Wellington. Sono i serpenti del nonno... Ma guarda! Speriamo che non sia niente. (La scuote) Miss Wellington, Miss Wellington!

      EDMONDO - Non sente più niente.

     PAUL - Meglio lasciarle smaltire il gin col sonno.

     DONALD - (Recando la notizia in cucina)  Reba, Miss Wellington è svenuta!      (E dalleinterne regioni udiamo la reazione di Reba « bene!»).

     PENELOPE - Come credi che starà?

     NONNO - Starà benissimo, ma non mi pare proprio adatta per fare nessuna parte nel tuo dramma religioso!

     PENELOPE - Vuol dire che dovrà aspettare.

     NONNO - Senti, Penny, la prossima volta che incontri un’attrice in autobus sarà meglio che le mandi il tuo dramma da leggere invece di portarcela a casa per leggerglielo tu.

      ESSI - (appena Edmondo comincia a mettere in moto il torchio tipografico)Edmondo, sarebbe meglio che invece di stampare tu portassi ai clienti le con­segne dei «Sogni d’amore ». Sono pronti in cucina.

      EDNIONDO - Sta tranquilla.  Finisco soltanto questa circolare.

      ESSIE - Ma non la puoi fare dopo? Devi essere di ritorno per suonare quando viene Kolenkof.

       NONNO - Viene Kolenkof stasera.

        ESSIE - Si, veramente la sua sera era domani, ma ho dovuto cambiare a cau­sa di Alice.

      NONNO - Ah già... Gran serata qui, domani sera, eh?

      PENELOPE - Sicuro, gran serata. È curioso, sono così nervosa che quasi quasi mi parediessere io la fidanzata invece di Alice.

      ESSIE -    Chissà come saranno suo padre e sua madre... Edmondo, che stai facendo?

      EDMONDO - Avete visto la nuova ma­schera che ho fatto ieri sera? (E rivela un nuovo lato del suo carattere ponendosi sulla faccia a cavalcioni del naso una maschera caricaturale dipinta a mano)Indovinate chi è?

PENELOPEAspetta un momento, non dirmelo: è Cleopatra.

EDMONDO  - (furioso) la signora Roosevelt! (Va in cucina).

(Nel frattempo Paul si è recata alla consolle in fondo dove accanto alla vasca dei serpenti c’è  una  costruzione me­tallica del «meccano »rappresentante un transatlantico con tre ciminiere: la prende, la posa per terra, ci si siede accanto e dalla scatola del meccano, che ha portato con se verso la ribalta, estrae dei pezzi addizionali di metallo che fissa sul piroscafo).

       PAUL - Quello che mi piace di più, nel meccano, la possibilità di fare le cose  più disparate. La scorsa settimana è stata la Torre Eiffel.

(Edmondo torna dalla cucina portando una pila di circa una dozzina di sca­tole di canditi elegantemente involtati e legate assieme).

      EDMONDO - (a De Pinna che viene dall'ingresso) Per piacere, mister De Pinna, aprite la porta e vedete se c'e un uomo fermo dinanzi alla casa.

      ESSIE - Perchè?

     EDMONDO - Non so, ma in questi ul­timi due giorni mentre andavo in giro per le consegne ho avuto la sensazione di essere pedinato.

      ESSA - Sei pazzo!

      EDMONDO - Ti dico di no! Mi segue, si ferma davanti ai negozi, mi riaccom­pagna qua e sorveglia la casa.

      DE PINNA - Davvero? (Esce) Ora vado a vedere!

      NONNO - Non capisco proprio perchè qualcuno debba venirti dietro.

       PENELOPE - Eh, in questi ultimi tempi ci sono stati parecchi rapimenti.

       NONNO - Si, ma non di  Edmondo.

      EDMONDO - (a De Pinna che torna dall'ingresso)Ebbene?

       DE PINNA - Non c’è nessuno.

       EDMONDO - Ne siete sicuro?

       DE PINNA - Sicurissimo, l’ho visto andar via!

       EDMONDO - (trionfante)Che cosa vi dicevo?

       ESSIE -  Ma poteva essere un passan­te capitato per caso.  Su, Edmondo, fa presto e cerca di tornare in tempo.

       EDMONDO - (Raccoglie le sue scatole)Sta tranquilla!

        DE PINNA - (a Paul) Se vi fa comodo potremo andar giù e finire di im­paccare i fuochi d'artificio.

        PAUL -  (si alza e rimette il meccano sulla consolle) Già, domani mattina presto dobbiamo portare tutta la mercanzia alla fiera. (Paul e De Pinna scendono  in cantina. Nello stesso tempo si ode la voce di Alice che scende le scale).

        ALlCE - Mamma, mi presti un po' di carta? Sto facendo una lista per doma­ni sera.

       PENELOPE - Si,  cara.

       ALlCE -(vedendo miss Wellington)  Cosa è successo alla tua attrice? Sta recitando?

         PENELOPE - No, Alice, non sta recitando. E' proprio ubriaca.

        ALICE - Essie, domani lasci libera la cucina tutto il giorno per Reba, vero?.

        ESSlE - Sta tranquilla, Alice. Vado subito a fare dei  «Sogni d'amore» e così, domattina, lascio libera la cucina. (Via nella cucina)

       ALICE - Grazie, cara. Senti, mamma, domani torno a casa alle tre. Mi vuoi fare il favore di far mettere in cantina per quell’ora la macchina da scrivere, i serpenti, lo xilofono, il torchio...

       NONNO - E la signorina Wellington.

       ALICE - E la signorina Wellington. Cosi avròil tempo per tavola e disporre i fiori.

        NONNO Hopaura che  in questo modo i Kirby si faranno un’idea veramente sbagliata di questa casa.

        ALICE - Me lo prometti, mamma?

        PENELOPE - Sta tranquilla, cara.

        ALICE - E sarà bene avere i cocktails pronti alle sette e unquarto, caso mai dovessero capitare in  anticipo... Credete che Reba  sarà capace di fare il pran­zo da sé? Cosa ne pensi, nonno?

        NONNO - Non preoccuparti. L’im­pressione che mi ha fatto il ragazzo è che i Kirby sono della gente per bene, e perciò se il nostro pranzo domani sera non sarà troppo elaborato sarà anche meglio.

       ALICE - Nonno, non è che io voglia impressionarli, ma vorrei che tutto si svolgesse  normalmente.

      NONNO - Non vedo perchè tutto non debba svolgersi normalmente.

      PENELOPE - Faremo tutto il possibile  perchè la serata riesca bene.

     ALICE - Oh, cari, quanto bene vi vo­glio. Voi siete i più meravigliosi parenti del mondo e io sono la ragazza più fe­lice del mondo. Non credevo che si potesse essere così felici. Tony è un ra­gazzo così eccezionale, nonno. Basta che io lo veda, non so spiegarmi quello che sento.

      NONNO - Sicuro, ti basta di vederlo. Vederlo a colazione; e poi a pranzo, e poi fino alle quattro del mattino. E quando sono le nove tu vai in ufficio: ed eccotelo lì. Mi pare tu lo veda ab­bastanza!..

      ALICE - A me pare che non sia mai abbastanza! Lo amo! (Apre 1a porta della cucina) Reba! Reba! (Via in cu­cina)

     NONNO - Benedetta gioventù! Però, fa piacere di vederla tanto felice!

     PENELOPE - Mi fa ricordare quando ero fidanzata a Paul. Quant’ero felice! E anche oggi, dopo tanti anni, provo a vederlo la stessa gioia!

       NONNO - Lo so!,.. E non è consolante vedere come vanno d'accordo  Essie ed Edmondo?

       PENELOPE - Già.., E anche Reba e Donald, sebbene loro non siano sposati... Credi che De Pinna finirà  con lo sposarsi anche lui?

        NONNO - (fa un gesto verso il sofa sul quale è stesa Gay) Ci sarebbe miss Wellington!

        PENELOPE - Santo cielo! Ma quando si sveglierà? Se dobbiamo leggere il dramma prima di sera... (De Pinna sale dalla cantina, portando una tela dipinta ad olio, non in­corniciata, alta ottanta centimetri circa)

        DE PINNA - Signora Sycamore! Guardate cosa ho ritrovato!(Volge la tela riarso il pubblico mostrando il dipinto che rappresenta un lanciatore di disco in costume romano, ammenochè non sia greco)   Vi ricordate?

       PENELOPE - Guarda chi si rivede!  E' il mio quadro, il «Lanciatore di disco»  per il quale avete posato voi!

        NONNO Sicuro, me lo ricordo! Ma dite un po' il nostro bravo De Pinna è diventato calvo da allora?

         DE PINNA - (passandosi la mano sulla testa completamente calva) Si vede proprio tanto?

        PENELOPE - Certo, sono passati pa­recchi anni. E' uno degli ultimi quadri che ho dipinto, prima di lasciare i pen­nelli per la letteratura. Vediamo un po’: fanno giusto otto anni.

       DE PINNA - È un peccato che non lo abbiate mai finito. Veniva proprio un bel quadro!

       PENELOPE - Ma non l'ho fatto mica apposta! Intendevo finirlo, poi ho cominciato a scrivere una commedia: e non mi è mai riuscito di smettere! Quan­do uno scopre la sua vera vocazione!...

       NONNO - Forse è stato meglio! Se no, toccava a me, un giorno o l’altro di posare per il nudo!

       DE PINNA - (meditando) Chi lo avrebbe mai detto, quel giorno che ca­pitai qui, per portare il ghiaccio, che ci sarei rimasto per otto anni!

      NONNO - Non se n’è mica andato. È morto!

      PENELOPE - Era proprio un brav’uo­mo. Ti ricordi il funerale, nonno? Non avevamo mai saputo come si chia­masse e ce ne volle per ottenere il cer­tificato di morte per poterlo seppellire!

      NONNO - Già! E che nome gli abbia­mo dato?

       PENELOPE - Il tuo.

       NONNO - Ah si; ora ricordo.

        PENELOPE - E facemmo bene; per­chè altrimenti nessuno gli avrebbe mandato tutte quelle corone di fiori, che coprivano il carro!

        NONNO - Sicuro! E a me non ha fatto danno di certo. Perchè e  da quel giorno che non ho più ricevuto una lettera, e nessuno mi ha più seccato al telefono. (Agguanta una mosca imprudente e la lascia cadere nella vasca dei serpenti)

         PENELOPE - Si, è stata proprio una idea geniale!

         DE PINNA – Ma perchè non finite questo quadro, un giorno o l’altro? Mi piacerebbe di averlo come ricordo.

         PENELOPE - Mi ci rimetto subito: stasera stessa!

         DE PINNA - Davvero?!.. (Si sente suonare il campanello dell'ingresso)

         PENELOPE - (guardando la prostrata Gay)Tanto ho paura che per stasera non si sveglia più!... Su,. andiamo, mister De Pinna: vada in cantina a prendermi la cassetta .dei colori e il cavalletto: e poi si metta il co­stume. Deve essere ancora giù!

        DE PINNA - (in grande esaltazione) C’è! C’è! L'ho visto! (Si slancia verso la cantina ed esce)

        PENELOPE - Chi sa dove saranno i pennelli? Ah, di sopra! (Di corsa si get­ta su per le scale, mentre dall'ingresso giunge la voce di Kolenkof, tonante come al solito)

       KOLENKOF - Rebiscka! La mia pic­cola Rebiscka!

       REBA - (smancerosa, come al solito)Sicuro, Professor Kolenkof !

      KOLENKOF - (Tenendo Reba abbrac­ciata alla dita, la trascina nolente in scena) Ditemi voi, nonno, cosa devo fare con Rebiscka! Io la voglio convin­cere che potrei fare di lei una grande ballerina, una ballerina sulle punte, e lei mi ride in faccia!

        REBA - (liberandosi)Nossignore! Io non posso stare sulle punte, professore Kolenkof , perchè ho i calli ai piedi! (Via in cucina)

       KOI.ENKOF - (parlandole dall' uscio) Vi coprirebbero di diamanti, Rebiscka! (Improvvisamente scorge il ritratto di De Pinna) Oh! e questo cosè?

        NONNO - (che ha ripreso l'album dei francobolli)E' un ritratto di De Pinna.  L’ha dipinto Penny.

     KOLENKOF - (riassumendo il suo giudizio) Non vale un fico!

      NONNO – Lo so! (Gli mostra il corpo sul sofà) E quello ti piace?

      KOLENKOF - (curvandosi a guardare)E questa chi è?

      NONNO - È un'attrice: un'amica di Penny.

      KOLENKOF - Cos'è? Ubriaca? No?

      NONNO - È ubriaca. Si!... Come state, Kolenkof ?

      KOLENKOF - Stupendamente! La vi­tapulsainmecomeunostantuffo!

       NONNO - Beato voi! E cosa c’è di  nuovo in Russia? Avete ricevuto altre lettere dal vostro amico di Mosca?

          KOLENKOF - Mi ha scritto ieri. E vi ho portato il francobollo. (Glielo porge)

         NONNO - (prendendolo, felice) Gra­zie, Kolenkof !

        KOLENKOF - Lo hanno mandato in Siberia!

        NONNO - Davvero? E come ci si trova?

        KOLENKOF - È scappato! Ed è tornato a Mosca! Il governo So­vietico! Puah! Se potessi agguantarli, grruaa!(Schiaccia Stalin e tutti gli altri capi di Mosca, nel palmo della sua pos­sente mano. Dalla cucina giunge Essie)

        ESSlE - Mi dispiace di avervi fatto aspettare, professore. Mi cambio subito e sono da voi.

       KOLENKOF - Oggi faremo grandi cose, mia Pavlova! (Mentre Essie si avvia per le scale) Oggi affronteremo qualcosa di nuovo!

       NONNO - Dite un po', Kolenkili: si fa qualche progresso?

      KOLENKOF - (dopo essersi elaboratamente assicurato che Essie non può udire)     A dirla fra di noi: non vale un fico!

       NONNO – Me l'immaginavo! Ma dal momento che si diverte. (dalla cucina giunge  Donald)

       DONALD - Ah, professore. Voi diver­tite Reba! Ancora ride!

       KOLENKOF - Reba è una gran don­na !... Donald, cosa pensate del governo Sovietico?

       DONALD - Del governo di cosa?

      KOLENKOF - Ritiro la domanda. Che cosa pensate del governo degli Stati Uniti?

       DONALD - Oh, mi piace molto. Dovete sapere che io vivo con il sussidio di disoccupato.

       KOLENKOF - Ah, già e per questo vi piace?

       DONALD - Si capisce. Il solo guaio è che dovete andare alla cassatutti i sabato a ritirare i quattrini e delle volle  si deve far la coda per mezz'ora. Un governo dovrebbe essere meglio orga­nizzato. Che nedite, nonno?

       NONNO - (mentre ripesca dalla tasca una lunga busta intestata) Il governo dovrebbe smetterla di mandarmi delle lettere. Ora vogliono che mi presenti all'Agenzia delle Imposte martedì mattina alle dieci.

       KOLENKOF(osservando la busta) Ah! Imposta sul redditi! Vi hanno piz­zicato, nonno.

       NONNO Già. Vorrebbero che dessi loro un mucchio di quattrini per po­ter dare a Donald il sussidio di disoc­cupazione.

       DONALD - Davvero, nonno? D'ora innanzi mi pagherete voi?

       NONNO - Questa è almeno la loro idea.

       DONALD - Allora vuol dire che io non avrò altro da fare che venire qui a prenderlo invece di fare la coda davanti alla cassa.

        NONNO - No, Donald. Dovreste proprio sacrificare una buona mezz’ora del vostro tempo ogni settimana.

       DONALD - Peccato! Mi spezza la settimana. (Via in cucina)

       KOLENKOF - Se fosse in Russia saprebbe cosa vuol dire far la coda per ore: per ottenere il pane. Ah, nonno, che cosa hanno fatto alla mia Russia. Il mondo è pazzo, nonno.

       NONNO - Oh, il mondo non è tanto pazzo, Kolenkof. E' la gente che ci vive dentro ch’è pazza. La vita è una cosa abbastanza semplice, se vi contentate di prenderla come viene.

       KOLFNKOF - Ma come si fa a pren­derla come viene?

        NONNOIlguaio è che nessuno sa più vivere. Anch'io l'avevo dimenticato. Anch'io mi sono trovato nel folto della mischia, lottando, graffiando, colpendo. Scene da giungla. Poi, un bel giorno, mi venne in capo un'idea: che quello che facevo non era divertente: che dalla vitanon cavavo nessuna al­legria!

       KOLENKOFE allora che avete fatto?

      NONNO - L'ho presa comoda. Tren­tacinque anni fa. E da allora sono stato sempre un uomo felice. (Da una delle etageres il nonno ha tirato fuori uno di quei bersagli colorati  per ragazzi che si comprano ai magazzini dei balocchi. Lo appende sulla porta della cucirla, impugna sei frecce con il piumino e con grande ac­curatezza comincia a tirare al bersa­glio. In questo momento Alice passa attraverso la stanza per recarsi dalla cucina al piano superiore).

      ALICE - Buona sera, professor Ko­lenkof!

       KOLENKOF - (chinandosi sulla sua mano) Ah, signorina Alice, io non ho ancora avuto il piacere di vederla per poterle fare le più vivecongratulazioni.  Eccole il mio augurio. Possiate essere felici ed avere molti figli.

       ALICE - Grazie, professore Kolenkof. Accetto l'augurio. (Cantarellando sale la scala)

        KOLENKOF - (seguendola cari vrlliocchi) Ha, l'amore! Ecco l'unica cosa che resta al mondo, nonno!

        NONNO - Già, ma fortunatamente se ne trova in abbondanza.

       KOLENKOF - Sentite, nonno... (si ferma vedendoPenny scendere le scale. Esempio vivente di quello che il pittore  ben vestitodovrebbe indossare. Infatti Penny ha passato un camice da pittore sul suo vestito fermato al collo da una cravatta nera svolazzante ed ha pian­tato in testa un berretto nero di velluto

alla Raffaello. Reca in mano la tavolozza e un certo numero di pennelli

usati)

         PENELOPE - M'ha fatto proprio piacere di rimettermi la mia uniforme da pittore. Mi sta ancora bene, non è vero, nonno?

        NONNO - E come!

       KOLENKOF - Voi evocate Montmartre, madame Sycamore.

      PENELOPE - Oh, grazie, professor Kolenkof. (Donald entra dalla cucina)

               (Si sente battere la porta d'ingresso ed entra Edmondo).

      EDMONDO - (È piuttosto allarmato) Ne ero sicuro! Sono stato seguito in tutti i negozi nei quali sono entrato da uno strano individuo.

       PENELOPE - Ma non dica sciocchezze, Edmondo!

       EDMONDO - Succede ogni volta che esco per le consegne dei canditi!

       NONNO - Chissà, forse gli piacciono i canditi!

       EDMONDO - E' facile per voi di ridere, nonno: ma il fatto è che quello mi pedina.

        KOLENKOF - (cupamente) Voi non sapete cosa vuol dire essere pedinato. In Russia. tutti sono pedinati! Io sono stato pedinato finchè non me ne sonoandato fuori dalla Russia!

(De Pinna sale dalla cantina pronto per la posa. Egli indossa il costume tradizionale d'antico romano. Reca un cavalletto da pittore, il disco e una piccola piattaforma sulla quale salirà per prendere la posa).

      PENELOPE - Ah, eccoci pronti!.. Mettetelo qui, mister De Pinna.

       DONALD - (Capisce improvvisamente) Ah, quel ritratto vorrebbe esser mi­ster De Pinna?

      PENELOPE - (seccamente) Si capisce che è mister De Pinna! Ma che forse rassomiglia a me?

     DONALD - (studiando il ritratto)Un  pochino, si!

      KOLENKOF - Edmondo, per la lezione di stasera useremo il primo movi­mento di Shekerazade.

       EDMONDO - Benissimo!

       DE PINNA - (disponendosi a  salire sulla piattaforma) Vediamo di ricordarci la posa. (Impugna il disco e assume la posa classica del discobolo, ma non si può dire che riesca proprio convin­cente)

      DONALD - Cose ne fa di quell’aggeg­gio? Lo tira?

      PENELOPE - No, no, Donald, sta posando... mister De Pinna, la vostra linea si è piuttosto modificata durante questi otto anni.

        DE PINNA - (cerca di far rientrare il ventre)No, non credo di essere molto cambiato. (Con un rantolo improvviso Gay Wellington si sveglia)

       PENELOPE - (con vivissimo interesse)Come va, miss Wellington? (In risposta, Gay prima fissa Penny poi fissa De Pinna e finalmente con un più strano rantolo sviene di nuovo).

         PENELOPE - Poveretta! 

(Essie scende saltellando le scale, tipica personificazione della ballerina. Stavolta indossa un costume completo, cioè il tou-tou delle ballerine. Il 'corpetto di satin bianco mollo attillalo e in testa una ghirlanda di rose).

         ESSIE - Scusatemi!. professore, ma non riuscivo a trovare le pantofoline da ballo.

        KOLENKOF - (il quale aveva già tol­ta la giacca, ora si cava anche la cami­cia mettendo in mostra un enorme petto peloso sotto la canottiera) - Peccato che faccia così caldo, mia Pavlova, ma l'arte si conquista soltanto col sudore!

         PENELOPE - Avete ragione, professor Kolenkof. Hai sentito, nonno cos'ha detto? L'arte si conquista soltanto col sudore.

        NONNO - Si, ma è utile averci anche un po' di genio. (Riprende a lanciare le suefrecce)Iersera ho fatto soltanto due barilotti. Bisogna che batta quel record. (Egli lancia la sua freccia con­tro la porta, poi il suo sguardo cade su miss Wellington il cui posteriore offre un bersaglio anche più facile) Mi permetti, Penny, di utilizzare miss Wellington?

        PENELOPE - Cosa, nonno?

         NONNO - (Scuote il capo) Non im­porta... È troppo facile! (E il nonno tira un'altra freccia sul bersaglio di legno)

       KOLENKOF - Pronti? E allora comin­ciamo. (Con un gesto ordina alla mu­sica di principiare: e sotto l'occhio critico di Kolenkof, Essie si slancia nei vortici della danza di cui il maestro ordinale figure)Foutte temp el levee. (Essie rende la sua idea particolare di foutte temp et levee) Pirouette!.... Andiamo. andiamo, quello ormai lo potete fare, sono ormai otto anni!  Pirouette....Finalmente!...Entrechats!...Entrechats! (Essie balza in aria incrociando i piedi.  Si sente squillare il campanella dell'ingresso)

       PENELOPE - Non potete tirare un po' indietro la vostra pancia, mister De Pinna?... Così va bene.

       KOLENKOF - Un po' più sciolta, un po' più sciolta con le mani, tutto il corpo deve lavorare. Edmondo, aiuta­teci con la musica. Anche la musica deve essere più sciolta. (E allo scopo di guidare Edmondo, Kolenkof Canticchia la musica al tempo al quale vorrebbe che fosse suonata. Ed egli accompagna la lezione con qualche piroetta. Dall'in­gresso giunge un mormorio di voci che non sono comprensibili a, causa della musica. Poi la figura attonita Reba si affaccia sotto l'arco con degli occhi spiritati)

        REBA - Signora Sycamorel... Signo­ra Sycamorel... (Con un gesto premonitore si avvia di nuovo verso l'ancora invisibile ragione del suopanico. Vi è un secondodi pausa e poi il motivo si rivela in tutto il suo orrore.  La famiglia Kirby, in completo abito da sera, appare sotto l'arco; mister Kirby, mistress Kirby e Tony.   Penny emette una esclamazione sof­focata: gli altri sono anche troppo sor­presi per farlo. Però la loro stupefazio­ne nel vedere i Kirby vestiti in tanta pompa non è maggiore di duella dei Kirby alla vista che si presenta ai loro occhi. Soltanto il nonno è all'altezza della situazione. Con la grazia di altri tempi egli posa le sue frecce e da il benvenuto agli ospiti).

       NONNO - Buona sera, accomodatevi;

       KIRBY - (incerto) Buona sera, buona sera... (Sebbene serva poco a miglio-rare la situazione De Pinna si slancia nella sua vesteda camera, Kolenkof si caccia la camicia nei calzoni ed Edmondo si infila la giacca)

       TONY - Siamo forse venuti troppo presto?

       NONNO - Ma no. Va benissimo. Noi siamo felicissimi di vedervi.

       PENELOPE.- (liberandosi .del camice e del berretto da pittore) Già, sicuro. Soltanto credevamo che fosse per domani sera.

      Mrs. KIRBY - Domani sera!

      KIRBY - Cosa?!

      NONNO - Ma no, va benissimo. Vi prego, accomodatevi e fate come se fo­ste a casa vostra. (Mentre fissa i Kirby, egli dà a Donald uno spintone versola cucina per fargli capire che deveprendere qualche iniziativa. E Donald va di slancio in cucina emettendo un sommesso sibilo che riassume i propri sentimenti)

      KIRBY - Tony, ma come hai potuto fare...

      TONY - Ma... non so... io  credevo...

      Mrs. KIRBY -Davvero Tony! È una situazione estremamente imbarazzante!

      NONNO - Niente affatto. Non stava­mo proprio facendo niente!

      PENELOPE - Cercavamo di ingannare il tempo.

      NONNO - Non ve la prendete per così poco. Questa è la mamma di Alice, la signora Sycamore... La sorella di Alice...mister Carmichael... professor Kulen­kof,.. (A questo punto. De Pinna fa un prasso innanzi in previsione della pro­pria presentazione che nonno è forzato di fare)E questo c mister De Pinna. Mister De Pinna volete essere così gen­tile di dire a mister Sycamore di salire? Ditegli che ci sono i signori Kirby.

       PENELOPE - (sottovoce)E ditegli che non dimentichi di infilarsi i pantaloni.

       DE PINNA - (pure sottovoce)State tranquilla. Chiedo scusa. (Sparisce verso la cantina col suo disco e veste da camera) Non volete accomodarvi?

       PENELOPE- (che dapprima ha cercato disperatamente di coprire la figura prostrata di Gay Wellington) Vado su­bito a dire ad Alice che siete qui... (ai piedi delle scale: chiamando) Alice, Alice cara! (Dall'interno si ode la voce di Alice.. Cosa c'è?) Alice, vuoi scendere? C'è una sor­presa per te. (Torna nel salotto cer­cando di esprimere tutta la propria seduzione) Eccoci qua!

       NONNO - Uh, non abbiate paura, si­gnora Kirby, sono assolutamente in­nocui.

       Mrs. KIRBY - (allontanandosi dalla vaschetta dei serpenti) Grazie. (Si lascia cadere in una sedia spossata)

       NONNO - Edmondo, portali in cuci­na. (Edmondo obbedisce)

       ESSIE - Naturalmente, noi sia­mo così abituati a vederli in giro...

       Mrs. KIRBY - Mi dispiace di incomodarvi, ma i serpenti sono proprio la cosa che io...

       KIRBY - Davvero sono estremamente confuso. Ma Tony, come hai potuto fare un simile sbaglio?

       TONY - Scusami, papa, io credevo proprio che fosse per stasera.

       KIRBY - E' stato proprio imperdona­bile da parte tua. Davvero!

       NONNO - Ma non è proprio il caso, mister Kirby: al contrario, noi siamo felicissimi.

       PENELOPE - Ma certo, mister Kirby, tutti possono sbagliare.

      NONNO - Penny, non dimentichiamo che questi signori sono venuti per pranzare. Vediamo un po' di far preparare qualche cosa.

       Mrs. KIRBY Oh, no, non vi distur­bate. Noi non abbiamo proprio ap­petito.

       PENELOPE - Ma non si tratta affatto di disturbo. Edmondo (parlandogli sottovoce) di a Donald di andare giù dal droghiere, a prendere una mezza dozzina di bottiglie di birra e... ah, del salmone in scatola... (ad alta voce) Vi piace il salmone in scatola, mister Kirby?

       KIRBY - Vi prego, non disturbatevi signora Sycamore. Io soffre di indige­stioni.

       PENELOPE - Oh, mi dispiace... Sen­tiamo, signora Kirby. Le piace il salmone in scatola?

      Mrs. KIRBY - (che non lo può  sof­frire) Oh, ne vado pazza!

      PENELOPE - (ad Edmondo)  Bene, allora, salsicce, aringhe e una zuppa in dadi.

     EDMONDO - (uscendo dalla porta della cucina) Inteso!

     PENELOPE - (girandogli dietro)E ditegli di far presto! (Si volge ai Kirby) La bottega del droghiere è qui al cantone e le salsicce si cuociono in dieci minuti!

       NONNO - (indicando Paul che entra dalla porla dellacantina)E questo è il padre di Alice, mister Sycamore. Il signore e la signora Kirby.

      I DUE KIRBY - Lietissimi!

     PAUL - Vi prego di scusare il litio vestito...

     PENELOPE - Questa è l'epoca del maggior lavoro di mio marito. Proprio alla vigilia della festa nazionale... (edè in questo momento che Alice scende. Appena fatto un passo nella camera si rende conto diquello che è successo: e la coglie un gelo)

     TONY - Ho! Tesoro, vi chiedo infi­nite scuse. Sono proprio imperdonabile. Credevo che fosse stasera.

     ALICE - (sorpresa) Ma come, Tony, mi pareva che aveste... (rivolta a Kir­by)Mi dispiace... non capisco come sia successo... io veramente... le presenta­zioni sono state fatte?

      KIRBY - Certamente.

     MRSKIRBY -  E tu come stai Alice?

     ALICE - (che non ha ancora ripreso il dominio di se stessa) Buonasera, signora Kirby, mi duole di non essere troppo presentabile.

      TONY - Sei bella come sempre.

      KIRBY - Lo credo bene. Non bisogna che vi turbiate per così poco, mia cara: significa semplicemente che ci siamo conosciuti una sera in anticipo.

       Mrs. KIRBY - Niente altro.

      ALICE - Ma io avevo preparato una bella serata per domani.

      KIRBY - (che in fondo è un buon uomo) Ebbene, torneremo domanti sera.

      TONY - Avete visto, Alice? Ora sono perdonato?

      ALICE - Si capisce, però credo che sia meglio che mi occupi io di prepa­rarvi il pranzo.

      PENELOPE - Tutto fatto Alice, ci ho già pensato io.

(Donald col cappello in mano entra dalla cucina, traversa la stanza ed esce dal fondo. I Kirby con molta educa­zione pretendono di non aver visto)

      ALICE - Ma mamma, che cosa... hai mandato a prendere? Perchè il signor Kirby soffre di stomaco: e può mangiare soltanto certe cose.

      KIRBY - No, ora sto benissimo.

      TONY - Sicuro, ora è guarito, cara.

      PENELOPE - Io gli ho chiesto cosa preferiva.

      ALICE - (dubbiosa) Si, ma...

      KIRBY - Andiamo, che non ha nes­suna importanza. Tanto da,         

fare perché soffro un po' di stomaco.

      KOLENKOF - (con intenzione di aiu­tare) Ma. forse. non si tratta di indige­stione, mister Kirby, forse avete un’ulcera allo stomaco.

     ALICE - Non dite assurdità, profes­sor Kolenkof !

     NONNO - Non badate a Kolenkof, mister Kirby. E' un russo e i russi sono di natura pessimisti.

     KOLENKOF - Sicuro che sono russo. Ma questo non impedisce che un mio amico, un russo, sia morto di un’ulcera allo stomaco.

      KIRBY - Ecco, mi pare che sarebbe meglio...

     ALICE - (disperata) Vi prego, pro­fessor Kolenkof, vi dico che mister Kirby soffre semplicemente di digestione difficile...

      KOLENKOF - (con una  scrollatina  di spalle)  E va bene, poi vedremo!

      NONNO - (tentando una diversione) Ditemi, mister Kirby, come giudicate la situazione economica: credete che siamo finalmente usciti dal periodo di depressione?

       KIRBY - Cosa?.... Si, si. Credo di si.Naturalmente tutto dipende...

       NONNO - Ma secondo voi la situazione dovrebbe continuare a migliorare?

       KIRBY - In linea generale, si. Per essere precisi oggi l'industria lavora al sessantaquattro per cento della sua massima potenzialità mentre nel 1925 raggiungeva l'ottantadue per cento. Naturalmente nel 1929 che era un anno di punta...

(Anno di punta o no, Gay Wellintonsceglie questo momento per riprendere i sensi. Dopo una serie di mugoliigetta indietro la coperta e si rizza a sedere schiudendo gli occhi che fissa sull'as­semblea. Poi si alza e, barcollando lie­vemente traversa la stanza. La figura imponente di mister Kirby attira lasua attenzione).

       GAY- (passando dinanzi a Kirby gli scompone i capelli giocondamente).Come va, bello mio?(Dopo di che con­tinua per la sua strada su per le scale)

(I Kirbysono rimasti naturalmente stupefatti da questo contegno: i Sycamore lo  hanno osservato con varie gradazioni di orrore. Alice, particolarmen­te, è rimasta senza parole.Ed è ilnonno che viene in suo aiuto)

      NONNO - Il suo contegno può appa­rire strano, ma la verità è che non è completamente responsabile dei suoi atti. E' un'amica della signora Syca­more. Èvenuta  a  pranzo ed è sve­nuta per via del caldo.

      PENELOPE - Già, c'è della gente che non lo sopporta come noi. Forse sarà meglio che io vada a vedere come si sente. Permettete? (S’avvia rapidamen­te su per le scale)

      ALICE - Certo, che fa un caldo insopportabile. (Pausa impercettibile)Di solito, voi evitate questo caldo, signora Kirby, andando in montagna.

    Miss. KIRBY - (piuttosto fredda) Di solito. Ma questa settimana sono dovuta venire in città per la mostra dei fiori.

      TONY - La. mamma è felice di assistere a questa mostra: la premiazione di babbo costituisce forse il più grande avvenimento dell'anno.

       ESSlE - Anch'io sono stata premiata a una mostra dei fiori, una volta, per le più belle cipolle, ti ricordi?

      ALICE - (rapida) Ma no, si trattava di una mostra orticola, Essie.

      ESSlE - Ah, già. (Penny arriva di corsa dalle scale)

      PENELOPE - Scusate tanto: credo che la poveretta si sia proprio rimessa... ètornato Donald?

      ALICE - Non ancora.

      PENELOPE - Ora non dovrebbe tardare tanto. E dopo basteranno pochi minuti. Ho paura che dobbiate morir di fame.

      KIRBY - Ma no, stiamo, benissimo. (Camminando nella stanza scorge im­provvisamente il meccano di Paul)  Oh,guarda, e questo cos'è? Non sapevo che ci fossero dei bambini.

      PAUL - No, no, quello è mio.

       KIRBY - Davvero? Si capisce, ognu­no ha il suo modo di divertirsi. O forse lo usate come modello di costruzione?

       PAUL - No, no, mi serve per giocare.

       KIRBY - Capisco.

       TONY - Forse sarebbe preferibile, babbo, se tu avessi una mania di questo genere invece di quella di coltivare orchidee.

       KIRBY- (con indulgenza) Già, forse costerebbe meno.

       ALICE - (afferrandosi alle orchidee come a un argomento innocuo)Sicuro, misterKirby. Raccontateci delle vostre orchidee. (Si volge agli altri) Sapete, ci vogliono sei anni prima che facciano i fiori. Pensate un po’!

       KIRBY - Oh, ce ne sono di quelle che ci mettono anche di più. Per esempio, ce n'ho una la quale fiorisce proprio adesso e che m'ha fatto aspettare questa fioritura per dieci anni. E du­rante, tutto questo periodo di attesa richiedono la cura più scrupolosa. Io mi ricordo che un bulbo che era fra i miei prediletti...

(Improvvisamente Donald appare sotto l'arco con le braccia piene di pacchi di provvigioni. Il collo delle bot­tiglie di birra e due o tre grossi cetrioli si affacciano al disopra dei grossi sacchi di carta).

       PENELOPE - Ah, finalmente ci siamo. Avete preso tutto, Donald?

        DONALD - Si, signora. Soltanto che le salsicce non mi parevano fresche e allora ho preso dei piedi di porco in

salamoia.(Kirby impallidisce alla sola idea).

        ALICE - (assumendo il comando della situazione)Non importa, Donald. Portate tutto in cucina. (Giunta alla porta della cucina si volge)Mister Kir­by, dite loro tutto quello che c'è da dire sulle orchidee... So che vi ascolteranno con piacere e... permettete. (Esce)

        NONNO - Certo che è una ricreazio­ne piuttosto cara, non è vero, mister Kirby, quella di coltivare le orchidee?

         KIRBY - D'accordo. Ma io sostengo che quando una ricreazione vi soddisfa non è mai costosa.

        NONNO - Questo è verissimo.

        KIRBY - Vedete, io ho bisogno di. qualcosa che mi sollevi dalla tensione nervosa di tutti i giorni. Dopo una set­timana negli affari io impazzirei se non trovassi riposo in questa mia pas­sione per i fiori. Conosco parecchi ami­ci miei i quali tengono lo yacht proprio per questa ragione.

        NONNO - (dolcemente) E perchè non rinunziate agli affari?

         KIRBY - Cosa dite?

        NONNO - Scherzavo.

        Mrs. KIRBY - E' indispensabile che ognuno abbia nella vita un suo inte­resse fuori degli affari e della professione. Naturalmente nel caso mio è più che una ricreazione: per me lo spiriti­smo è la mia grande consolazione.

        PENELOPE - Andiamo, signora Kir­by, non volete mica dirmi che vi hanno pizzicata? Lo sanno tutti che è una truffa..

       MRS. KIRBY- (gelida) Per me, signo­raSycamore, lo spiritismo

è...Preferi­sco non discutere,

        PAUL - Ricordati, Penny, elle anche tu hai una o due manie.

       PENELOPE - Sicuro, ma  non sono sciocchezze.

         NONNO - (con un colpo di tosse) Ecco, io dico che non ha nessuna impor­tanza quale sia la nostra ricreazione, la nostra predilezione: l'importante è di averne una.

        KOLENKOF - Per essere ideale la ricreazione dovrebbe migliorare il corpo quanto la mente. I romani erano un gran popolo! E sapete perchè? Quale era la loro ricreazione preferita? La lotta. Nella lotta romana uno deve pen­sare rapido con la mente e agire rapido con il corpo.

        KIRBY - Sarà, ma non credo che il pugilato sia una ricreazione adatta per la maggioranza. (Con una risatina e li disprezzo)Io, per esempio, sarei un ben miserabile campione.

        KOLENKOF - Al contrario, voi sareste un grande lottatore. Ne avete il fisico. Guardate! (Con un movimento incredibilmente rapido Kolenkof afferra le braccia di Kirby gli /i la cavalletta con un rapido movimento del piede e, uno, due e tre Kirby è per terra sulla schiena. E non basta perchè istantaneamente Kolenkof si getta su di lui. Proprio in questo momento Alice ritorna nella camera e rimane naturalmente pietri­ficata. Parecchi corrono immediatamente in aiuto dell'abbattuto: Ton y e Paul giungendo primi sul ring: e inmezzo alla confusione generale aiutano Kirby ai rimettersi in piedi).

      ALICE - Signor Kirby! Vi siete fatto male?

      TONY - Come ti senti, babbo?

      KIRBY - (cercando di ripigliarsi) Io... io... uh,...(sbatte gli occhi incerto) Dove sono gli occhiali?

     ALICE - Eccoli, signor Kirby... Oh, si sono rotti.

     KOLENKOF - (pronto alle sorse) Mi dispiace, proprio, signor Kirby, ma la prossima volta che vi metterete a lottare non dovrete portare gli occhiali.

       KIRBY - (gelidamente furioso) Io non ho nessuna intenzione di riprovare la lotta greca-romana, signor Kolcnkof. (Si drizza su rigidamente in atto di di­gnità: ma come risultano prova un ter­ribile dolore nella schiena. Gli sfugge un'esclamazione di dolore).

      TONY - E' meglio che tu ti sieda, babbo.

     ALICE -  Professor Kolenkof, ma cosa vi è venuto in mente? E perchè qualcuno non lo ha trattenuto?

     Mrs. KIRBY - Io credo clic sarebbe meglio se ci ritirassimo.

     TONY -Mamma!

    ALICE - (pronta a scoppiare in lacrime)Oh, signora, vi prego, ,non andate. Vi prego, mister Kirby! Ecco, io ..ho fatto fare delle uova trascinate e insalata verde... Ve ne prego, non andate!

      KOLENKOF - Mi rincresce se ho fatto qualche cosa che, non doveva essere Fatto e vichiedo scusa.

       ALICE - Non so dirvi, mister Kirby, quanto mi dispiaccia! Se mi fossi tro­vata qui...

      KIRBY - (con grande degnazione) Non ci pensiamo più.

     TONY - Evviva! Avete sentito, Alice? Non ce ne andiamo. (Con grande riluttanza i Kirby si siedono di nuovo. Una pausa: nessuno sa precisamente cosa dire).

     PENELOPE - (trova l'argomento)  Perbacco!  E' stato proprio un momento drammatico, vero?

      NONNO - (pronto) Voi stavate parlandoci delle vostre orchidee, mister Kirby. Ne coltivate molte qualità?

      KIRBY - (ancora riottoso a cedere) Ho paura d’essermi dimenticato delle  mie orchidee. (Un'altra pausa tutti sono imbarazzati)

       ALICE - Vi ripeto, mister Kirby, che sono veramente umiliata!

       KOLENKOF - (esplodendo) Ma che cosa ho fatto di tanto terribile? L'ho gettato per terra! Ma che forse l'ho ammazzato?

      ALICE - Vi prego, professor Kolen­kof ! (Kolenkof  fa un gesto di annoia­ta rassegnazione, Segue una pausa ge­nerale)

       PENELOPE - Sono certa che fra un minuto il pranzo sarà pronto. (Al che risponde un sorriso appannalo di Mrs. Kirby)

      ESSlE - Nessuno vuole un po' di canditi, mentre si aspetta? Sono appena fatti.

     KIRBY - Grazie, ma il dottore non mi permette di mangiare canditi.

      ESSIE - Ma i miei canditi solo leggerissimi: soltanto mandorle e anima di zucca non c'è quasi zucchero t

      ALICE - Smettila, Essie!

(Reba si affaccia sulla porta della, cucina facendo violenti sforzi per attirare l'attenzione di Alice).

      REBA - (sottovoce, ma tutti sentono) Signorina Alice!(Alice vola presso Re­ba)Le uova sono cadute!

      ALICE - (disperata)Fanne delle altre, presto!

      REBA - Ma non ce ne sono altre!

     ALICE - Manda Donald a comprarle!

     REBA - Subito! (Torna in cucina)

      ALICE - (le grida dietro) E digli di far presto! (Poi si volge ai Kirby) Midispiace, ma ci sarà un altro po' di ri­tardo. Però tutto sarà pronto fra qualche minuto.

(In questo momento Donald balza dalla porta della cucina e si getta attraverso la stanza battendo il record olimpionico della maratona. Penny cer­ca di rimediare all'imbarazzo con una risatina che però non risulta convin­cente)

       TONY - Davvero mi dispiace di avervi dato tanto disturbo con la mia distrazione.

       NONNO - Ma nemmeno per sogno, Tony.

      PENELOPE - Dite un po’, perchè non facciamo qualche

giuoco di società mentre si aspetta?

     TONY - Eccellente idea.

      ALICE - Mamma, non credo che i signori Kirby...

      KOLENKOF – Ho un’idea. Conosco un bellissimo scherzo con bicchiere d'acqua. (Afferra fin bicchiere pieno che sta sulla tavola).

       ALICE - (pronta)No, professor Ko­lenkof.

      NONNO(scuotendo il capo) Noo!

      PENELOPE - Ma io sono sicura che signori Kirby si divertirebbero molto al mio giuoco. Per di più è perfettamente innocuo.

       ALICE- Ti prego, mamma...

       KIRBY - Non sono molto bravo per nessun giuoco di società, signora Sycamore.

       PENELOPE - Oh, ma anche uno scioc­co é capace di prendere parte  a questo giuoco, mister Kirby. (Si chi dà are

intorno raccogliendo carta e lapis) Tutto quello che si deve fare è di scrivere il proprio nome su di un pezzo di carta...

      ALICE - Ma mamma, il signor Kirby non vuole...

      PENELOPE - Oh, sono sicura che gli piacerà. (Continua imperterrita)Cominciamo da lei, misterKirby. Scriva il suo nome su questo pezzo di car­ta. E lei, signora Kirby, su quest'altro.

      ALICE - Mamma, che razza di giuoco, è questo?

      PENELOPE - Lo giocavamo a scuo­la.  Ora io pronuncerò cinque parole - così giusto a caso       - e man mano che io pronuncio ciascuna parola voi scrivete sulla carta la prima cosa che vi viene in mente. Per esempio, se io dico « erba »  voi potete scrivere verde l'idea chela mia parola vi suggerisce. Capite? Oppure se io dico «sedia» voi magari scrivete « tavolo».  Mostra la reazione dei vari individui alle diverse idee. Vede come è semplice, mister Kirby?

       TONY - Andiamo, babbo su, coraggio!

       KIRBY - (poco persuaso) Va bene. L,o farò con piacere.

      PENELOPE - Vedi, Alice? Lui vuol partecipare al mio giuoco.

      ALICE - (dubbiosa) Se è Così...

      PENELOPE - Andiamo, siamo tutti pronti?

      KOLENKOF - Pronti!

     PENELOPE - Però intendiamoci. Non bisogna barare. Bisogna scrivere la pri­ma cosa che viene in mente.

     KIRBY - (con il lapis in mano, pronto). Inteso.

     PENELOPE - Pronti tutti.., la prima parola è « patate» (ripete) «Patate»... Siete pronti per la seconda?... « Stanza da bagno»

(Alice è piuttosto preoccupata ma vedendo che nessun altra, condivide il suo stato d'animo si rassicura).

      PENELOPE - Fatto?

      KOLENKOF - Andate avanti.

      PENELOPE - Tutti pronti?....«Lussu­ria».

     ALICE - Mamma, questa non è pro­prio una parola che tu...

     PENELOPE - Non dire sciocchezze, Alice, è una parola come tutte le altre!

      ALICE - No, mamma, non è una pa­rola come le altre.

     Mrs. KIRBY - (inaspettatamente) E perchè ? A me sembrauna parola per­fettamente normale.

       PENELOPE - (ad Alice)Vedi? Non interrompere il giuoco.

      KIRBY - Volete avere la bontà di ri­petere l'ultima parola, per piacere?

      PENELOPE  - Lussuria  mister Kirby.

      KIRBY(scrivendo) Ci sotto arrivato.

      NONNO - E' un gran giuoco!

      PENELOPE - Zitto nonno... Tutti pronti?  «Luna di miele »! (Essie sog­ghigna un po', ciò che basta a far scoppiare Penny in una risata. Poi improv­visamente riprende il  dominio di se) Andiamo. Essie... Va bene. L'ultima parola è «Sesso»!

       ALICE - (terrorizzata)Mamma!

      PENELOPE - Avete finito col «Ses­so»? Allora datemi tutti i fogli.

      NONNO -E ora che succede?

     PENELOPE - Ora viene il meglio. Perchè io leggo ad alta voce le vostre associazioni d'idee.

      KIRBY - Ora capisco, è proprio un giuoco interessante.

      PENELOPE -  Ero sicura che vi sarebbe piaciuto. E allora leggerò per pri­mo il vostro foglio, mister Kirby. (Agli altri) Comincio leggendo per primo le reazioni mentali di mister Kirby. At­tenzione! «Patate » e «Bistecca» Dieci con lode! Vanno bene in­sieme? Bistecca e patate.

       KIRBY - (modestamente, ma evidentemente soddisfatto di sè) Non ho fatto nessuno sforzo a pensarlo.

       PENELOPE - E' proprio buono...« Stanza da bagno».

«Dentifricio».  Ah, ah, anche meglio. «Lussuria » «Illegale». Non è magnifico?  « Luna di miele».  «Viaggio».   Sicuro.  «Sesso»  «Maschio»... Davvero, mister Kirby, le vostre risposte sono stupende.

       KIRBY - (raccogliendo l' applauso) Grazie... è qualcosa di più di un giuoco di società.     È,  come potrei dire, un vero esperimento psicologico.

      PENELOPE - Sicuro, esso rivela come lavora la nostra mente. E adesso vediamo come ha lavorato la mente della signora Kirby... Pronti? Ecco l'analisi della signora Kirby... «Patate » «Amido». Capisco cosa vuol dire, signora Kirby... «Stanza da bagno»  «Mister Kirby» !

       KIRBY - Come sarebbe a (lire?

      PENELOPE - (ripete)«Stanza da ba­gno»  « Mister Kirby».

        KIRBY - (alla moglie) Devo dire, mia cara, che non riesco a capire questa associazione d'idee.

       Mrs KIRBY - Mi è venuto di pen­sare. a te a proposito del bagno. Dopo tutto ci stai in gran tempo.  E il bagno, e la barba... insomma, non esci mai!

        KIRBY - Davvero. Andate a vanti, si­gnora Sycamore.

       ALICE  - (preoccupata) A me pare un giuoco molto sciocco...

       KIRBY - No, no, vi prego, continuate, signora Sycamore.

       PENELOPE - Dove eravamo arrivati?... Ah, si... «Lussuria»             

 «Umana».

       KIRBY - «Umana?»  (A denti stretti) Questo non lo sapevo!

        Mrs. KIRBY - Volevo dire, Jack, che la lussuria è dopo tutto..: un'esposizione umana.

        KIRBY - Non sono affatto d'accordo con teMiriam. La lussuria non è una emozione umana. È depravazione.

      Mrs. KIRBY - Va bene, Jack. Vuol dire che mi sono sbagliata.

      ALICE - Francamente mi sembra un giuoco senza senso.

       KIRBY - No, no. Io trovo questo giuo­co .interessante.  Che parola viene, adesso?

       PENELOPE - (con riluttanza) . «Lu­na di miele».

        KIRBY - Quale è stata la risposta di mia moglie?

       PENELOPE -. «Luna di miele»  «Noia».

       KIRBY - (con una calma spaventosa) - Hai scritto «noia» ?

       Mrs. KIRBY - Quello che volevo dire Jack, era che ai Bagni Caldi delle «Rocciose» dove noi andammo, la stagione era poco allegra. E tutti quei vecchi che sedevano sotto i portici, tutto il pomeriggio, e poi nien­te da fare alla notte...

       KIRBY - Eppure a me sembrato che la tua. impressione di allora non fosse precisamente questa.

       TONY - Ma, babbo, questo è soltan­to un giuoco!

       KIRBY - Sicuro, ma un giuoco molto istruttivo; andate avanti signora Syca­more.

       PENELOPE - (sollevata perchè ha prima guardalo cosa c'è scritto)Sull'ultima risposta non c'è niente da dire, mister Kir­by. «Sesso»                  

   « Affari».

       KIRBY - « Affari »? Cosa volevi dire Miriam?

       Mrs. KIRBY - (seccata) Oh, non so cosa dire, Jack; probabilmente che tu parli sempre di affari anche quando... (si riprende)Proprio non so cosa volevo dire... Sentite, Alice, vi dispiace­rebbe proprio se non ci trattenessimo per pranzo? Questo giuoco mi ha dato un terribile mal di testa!

        ALICE - (comprensiva) Capisco per­fettamente, signora Kirby.

        KIRBY - (dopo un colpo di tosse) Si­curo, forse sarà meglio di rinviare il pranzo, se non vi dispiace.

        PENELOPE - Ma allora, venite doma­ni sera? E' inteso?

         Mrs. KIRBY - Se non sbaglio doma­ni siamo impegnati.

         KIRBY - Forse sarà meglio di rin­viare la riunione per un po' di tempo. Fa tanto caldo e... a...

          TONY - (ribollendo)A me sembra che questo sia poco cortese, babbo, per cui noi rimarremo a pranzo, stasera!

          Mrs. KIRBY - (non cede) Ti dico che Ilo un gran mal di testa, Tony.

           KIRBY - Su su, andiamo, Tony. Io sono certo che tutti capiscono.

          TONY - (sbotta) Ebbene, io non ca­pisco. E ripeto che dobbiamo rimanere a pranzo.

         ALICE - (a bassa voce) No, Tony.

         TONY - Cosa dite?

         ALICE - Che siamo dei pazzi, Tony, a poter pensare che fosse possibile…. Non lo è Mister Kirby, mi duole di dirvi che domani non verrò in ufficio.  Che... non ci verrò più.

          TONY - Alice, ma cosa dici?

         KIRBY - (ad Alice)Mi dispiace, cara, mi dispiace molto... Sei pronta, Miriam?

         Mrs. KIRBY - (con enorme dignità)Pronta, Jack.

           KIRBY - Siamo stati veramente lieti di avervi conosciuti... Vieni Tony?

        TONY - No, babbo, io non vengo.

        KIRBY - Capisco. Tua madre e io ti aspetteremo a casa... Buona sera.

(E con la signora Kirby al braccio si avvia verso la porta di ingresso. i1h prima che i Kirby possano fare più di un passo verso la porta una nuova figu­ra compare sotto l'arco. E' un individuo calmo, dall'aspetto competente e dallo sguardo di acciaio, seguito da altri due simili a lui e che lo fiancheggiano a un passo di distanza).

        INDIVIDUO - (secco e calmo) Fermi tutti al vostro posto.

(A  mistress Kirby sfugge un grido ed a Penny una esclamazione)

    INDIVIDUO - Nessuno si muova!

   PENELOPE - Santo cielo!

   KIRBY - Come osate? Che cosa si­gnifica?

  NONNO - Che cosa succede?

   KIRBY - Reclamo una spiegazione!

    INDIVIDUO - Statevi zitto, voi! (avan­za lentamente nella stanza sorveglian­do il gruppo. Poi si volge a uno dei suoi uomini)Qual'è?

    II  INDIVIDUO - (Si avanza e posa una mano sulla spalla di Edmondo)

 E' lui!

    ESSIE - Edmondo!

   EDMONDO - Io? Cosa volete dire.

   ALICE - Nonno, di che si tratta?

   KIRBY - Voi non avete il diritto!

   INDIVIDUO - Silenzio! (Si volge ad Edmondo) Come vi chiamate?

    EDMONDO - Edmondo Carmichael. Ma io non ho fatto niente.

   INDIVIDUO - Ah, no, non avete fatto niente?

    NONNO- (niente  affatto spaventato)Mi. pare che ci. sia dell'esagerazione. Si può sapere di che cosa si tratta ?

    EDMONDO - Polizia politica.

    PENELOPE - Oh Dio mio, polizia!

    ESSIE - Edmondo, ma che cosa hai fatto?

    EDMONDO lo non, ho fatto niente.

    NONNO - Di che cosa è accusato il ragazzo, ispettore?

     ALICE - Ma che cosa c successo? Di: che si tratta?

     INDIVIDUO - (non risponde ed esamina la stanza) Quella porta conduce alla cantina?

      PENELOPE.- Precisamente.

      PAUL - Sicuro.

      INDIVIDUO(ordinando a uno dei suoi uomini di recarsi a perquisire)Mac...(Mac via in cantina) Jim….

       JIM  - Presente!

     INDIVIDUO - Andate a dare un’oc­chiata  sopra.

     JIM - Signorsì.    (Via per le scale)

    INDIVIDUO - Venite qui, voi!   (Cava di tasca alcune strisce di carta stampata)    Riconoscete queste?

    EDMONDO - (Inghiottendo saliva) Sono le mie... circolari.

     INDIVIDUO - E voi stampate di que­sta roba, eh!

     EDMONDO - Sissignore!

            INDIVIDUO - E poi le ficcate nelle scatole dei canditi per metterle in circolazione...

            ESSIE  -   «I sogni d'amore» !

           EDMONDO - Ma io non avevo nessuna intenzione!

            INDIVIDUO - Ah, no, eh?  Povero  innocente! (Legge le circolari)

«Abbasso la Camera!»   «Dinamitate la Casa Bianca!»  «Dinamitate la Corte Supre­ma!»  «Dio é lo Stato: lo Stato Dio »!

       EDMONDO - Ma io non intendevo mica di dir quello! A me piace di stampare. Non è vero  nonno?

       DONALD - (Torna con le uova dal fondo) Ecco le uova.

        NONNO - Vi assicuro, ispettore, che il Governo non corre alcun pericolo  da parte di Edmondo. Ha la mania di stam­pare, ecco tutto. Stampa la prima cosa cote gli capita sottomano.

         INDIVIDUO - Ah, è Così?

         PENELOPE - Ma è una cosa ridicola!

          KIRBY - Io mi rifiuto di rimanere qui e... (De Pinna a questo momento viene spinto nella camera dalla porta della cantina dal braccio di Mac e continua a protestare)

         DE PINNA - Vi dico di lasciarmi prendere la pipa! Perchè non  lasciate prendere la mia pipa?

          MAC - Zitto voi!... Avete ragione, ispettore, c'è giù abbastanza esplosivo da far saltare in aria l'intera città.

         PAUL - Ma noi usiamo la polvere soltanto per...

        ISPETTORE - State zitto, dichiaro tutti in arresto!

        KIRBY - Clic cosa?

        Mrs. KIRBY - Santo cielo!

       NONNO - Andiamo, ispettore, non è possibile, c'è errore.

        DE PINNA - E' meglio che lasciate prendere la mia pipa.   Io l'ho la-sciata...

       ISPETTORE - Volete stare zitti, tutti quanti?

        KOLENKOF - La mia opinione, ispet­tore...

       ISPETTORE. - Silenzio! (Dalle scale giunge il suono di un canto d'ubriaco: «Tre son le cose che piacciono a me»  e Gay Wellington avvolta nella vestaglia di Penny è trasportata giù dalle scale dallo stupefatto agente Jim).

         JIM - State ferma! Finitela! Finitela!

         ISPETTORE - (dopo che Gay è stata persuasa di smetterla)E questa cos’è?

         NONNO - (Seccato dell'intera avven­tura)Quella? E' mia madre! (E allora improvvisamente si sentono notizie dalla cantina. De Pinna avevaragione, a reclamare la sua pipa a giudicare dai fragori che si sentono. L'intera riserva di fuochi artificiali fabbricati in un anno di lavoro, bombe, mortaretti, girandole, razzi, esplode e la casa per poco non è demolita dall'esplosione.

Nella sala regna la più tremenda confusione.  Mrs Kirby strilla.   Jim lascia cadere Gay  e si slancia verso la cantina seguito da De Pinna e Paul;  Penny si slancia a salvare i suoi ma­noscritti ed Edmondo a salvare il suo xilofono. Kolenkof  agita selvaggiamente le sue braccia e si slancia contemporaneamente in tutte le direzioni. Tutti balzano qua o là.

Tutti eccetto uno.  L'eccezione na­turalmente è il nonno, il quale prende sempre la vita come viene. Il nonno si contenta di dire «Ma guarda guarda, guarda!» E si siede. Forse se non ci fosse tanta gente in mezzo chissà se non riprenderebbe a gettare le sue freccie.

SIPARIO

A T T O     T E R Z O

Il giorno seguente.

Reba è occupata a preparare la ta­vola, interrompendosi ogni tanto per ascoltare Donald che con grande inte­resse e profonda concentrazione legge  ad alta voce un giornale.

         DONALD - ...Senti…senti Reba,  cosa dice ancora…Sono comparsi stamani dinanzi alla Corte di Polizia.  Dopo aver trascorso la notte in prigione, gli accusati, che erano tredici in tutto,  sono stati giudicati stamane ed hanno avuto varie condanne per aver fabbricato fuo­chi artificiali senza permesso, A tutti gli imputati è stata applicata la condi­zionale.

          REBA - Sicuro. Mi hanno tenuto nella stessa cella con una ragazza che era stata arrestata per oltraggio al pudore.

          DONALD – Io  ero in cella  con mister Kirby. Ih, se era furioso!

           REBA - La signora Kirby e la ragaz­za dell'oltraggio al pudore hanno liti­gato tutta la notte.

           DONALD - Qui c’è tutto un pezzo aproposito di mister Kirby.

  « Jack Kirby, titolare della ditta Kirby e compa­gni, sessantadue Wall Street, che era fra gli arrestati, ha dichiarato di non avere partecipato alla fabbrica dei fuo­chi artificiali, nè di esservi interessato, mai rifiutò di dichiarare perchè si tro­vasse nell'appartamento quando la polizia

fece irruzione. Mister Kirby è membro del Club Unione, del Tennis Club e della Società Geografica Nazionale ». (Alzando gli occhi dal gior­nale) Ho paura che dono tutto questo Tony non sposerà più miss Alice, eh?

          REBA - È difficile ed è proprio un peccato. Alice vuol bene sul serio a quel ragazzo.

          DONALD - Hai notato come i bianchi. si cacciano sempre nei guai?

           REBA - Sicuro. Sono proprio conten­ta di essere negra. (Sospira) Che ne fa-remo di tutte quelle provviste in cu­cina? Di sicuro stasera non ci sarà pia il pranzo.

           DONALD - Q che per questo noni Si deve mangiare?

          REBA - No, perchè sono tutti dispe­rati a proposito di miss Alice.

          DONALD - Ma perchè vuole. andare via? E dove se ne va?

          REBA - Non. so, in qualche posto di montagna. E sta sicuro che se ne andrà, per quanto possano dire e pregare. Conosco la mia Alice. Quando ha quella luce negli occhi...

          DONALD - Che peccato!

         REBA - Sicuro.

(De Pinna sale dalla cantina recando le tracce della catastrofe della vigilia. Infatti ha una piccola fasciatura in-torno alla testa. sopra un occhio e un altra sulla mano destra e zoppica leg­germente).

         DE PINNA - Non c'è rimasto nem­meno un palloncino. (Mostra una man­ciata di «fire crackerz » esplosivi)     Guardate!

         REBA - Come va la vostra mano, mi­ster De Pinna? Meglio?

         DE PINNA - Si, un po' meglio. (Si avvia verso la cucina) C'è dell'altro

olio d'oliva in cucina?

         RESA -(fa cenno di si col capo) È nell'insalatiera.

         DE PINNA - Grazie. (Esce dalla porta della cucina mentre Penny scen­de dalle scale. È una nuova e rinsa­vita Penny)

         PENELOPE - (con un sospiro)Se ne vuole proprio andare. È irremovibile.

        REBA - Ma non starà mica via un pezzo?

         PENELOPE - Non so, Reba.

        REBA - La casa sembrerà un'altra senza di lei. (Va in cucina)

         DONALD - Come vi sentite, signora?

        PENELOPE - Oh, per me mi sento bene, Donald. Sono addolorata. (Si sie­de alla sua tavola)Sarà meglio che fac­cia qualcosa e allora forse  mi sentirò meglio.

        DONALD - Allora non la disturbo più, signora Sycamore. (Via anche lui in cucina)

(Penny  infila il foglio nella macchina da scrivere; lo fissa attonita per un momento; comincia a scrivere frasi staccate che batte incertamente:  poi ci rinunzia.   Si appoggia allo schienale della seggiola e fissa innanzi a se.  Paul scende lentamente le scale; si ferma un istante a guardare la sala, poi sospira.  Si dirige all'étagére. dove si trova il suo mèccano;  distrattamente tira via la bandierina dal bastimento. Poi, con un altro sospiro si lascia cadere su di una sedia).

         PAUL - Se ne va?

         PENELOPE - Si. (Rimane quieta per un istante; poi comincia a piangere sommessamente)

         PAUL - (andandole vicino)  Su, coraggio, Penny.

         PENELOPE - E' più forte di me, Paul, Mi pare quasi che sia colpa nostra.

         PAUL - È certo più colpa mia che tua, Penny. Durante tutti questi anni io non ho pensato che a vivere, a divertirmi,quando forse avrei dovuto preoccuparmi molto di più di Alice.

         PENELOPE - Non parlare così. Paul. Tu sei stato un babbo ammirevole. Ed anche un ammirevole marito.

          PAUL - No, sento di no.  Forse se avessi continuato a studiare efossi di­ventato, che so?,  un architetto o qualche. altra cosa di cui Alice avesse po­tuto essere orgogliosa, forse allora le cose sarebbero state diverse. Ci ho pensato tutta la notte scorsa in prigione mentre guardavo dinanzi a me mister Kirby.

       PENELOPE - Eppure siamo stati così felici, Paul.

       PAUL - Lo so, ma forse non basta.. Prima io credevo che essere felici fosse tutto, ma ora non so.

       PENELOPE - (dopo urta  pausa) A che ora se ne va?

       PAUL - Presto, il treno parte alle sette e mezzo.

       PENELOPE - Se almeno consentisse di vedere Tony. Sono sicura che lui riuscirebbe a convincerla

       PAUL - Ma non lo vuoi vedere, Pen­ny. Tony ha cercato. di telefonarle tut-to il giorno.

      PENELOPE - E dov'è adesso?

      PAUL - Non so, probabilmente qui vicino.

       PENELOPE - Chissà che Tony  non riesca a fermarla quando lei esce di casa.

        PAUL - Ho  paura che non servirà  a niente.

       PENELOPE - No, forse è vero... E mi dispiace tanto anche per Tony. (Il nonno scende dalle scale; non è più sorri­dente ma non è nemmeno troppo de-presso dalla situazione. Ansiosamente al nonno)Ebbene?

       NONNO - Dà retta a me, Penny. Lascia che la ragazza decida.

        PENELOPE - Ma, nonno...

        NONNO - Che male c’è se va in mon­tagna? Un bel giorno tornerà indietro.

         PENELOPE - Ma è stato proprio un terribile guaio!

         NONNO - In un certo senso si, ma c’è anche il suo lato buono!

          PAUL - Che vuoi dire?

          NONNO - Per esempio. L'arresto di mister Kirby e l'espressione della sua faccia quando lui e Donald hanno do­vuto prendere il bagno assieme. Non lo dimenticherò mai, dovessi vivere cent’anni. E vi avverto che intendo vivere cent’anni: specialmente se posso assistere a degli spettacoli come questi.

          PENELOPE  - Oh, ma         è stato anche  peggio con !a signoraKirby, quando la guardiana l'ha fatta svestire. C’era una ballerina la quale si è divertita a cantare una canzonetta mentre la signora Kirby si spogliava.

         NONNO - Sono certo che la spiaggia della Florida sembrerà parecchio noio­sa ai Kirby per questo resto d'estate.

(Alice scende le scale con passo riso­luto. Sul braccio ha due .vestili. Senza guardare a destra e sinistra si dirige verso la cucina).

         NONNO - Hai bisogno di niente, Alice?

          ALICE - (con voce Orzata) No, gra­zie, nonno. Edmondo mi aiuta a fare le valigie. Ora vado a stirare questi ve­stiti.

          PENELOPE - Alice, cara...

          NONNO - Zitta, Penny! (Edmondo appare nell'ingresso con due cappellie­re seguito da Essie)

        EDMONDO- Ti porterò giù la valigia grande appena sarai pronta, Alice.

      ESSIE- "Vuoi portarti qualche candito per il viaggio?

     ALICE  - No, grazie, Essie.

     PENELOPE-  Però, Alice, avresti potuto passare qualche giornata tranquilla anche senza andare in  montagna. Avresti potuto startene tutto il giorno in camera tua.

    ALICE  - (calma) No, mamma, ho bisogno di essere sola, lontano da tutti. Io vi voglio bene, questo lo sapete, ma devo andarmene per un po' di tempo. Mi farà bene. Babbo, hai telefonato per un taxi?

   PAUL- No, non sapevo che lo volessi di  già.

   PENELOPE-  Ma avevo detto a De Pinna di farti la commissione, Paul. Non le l'ha detto?

EDMONDO  - Ah, l'ha detto a me, ma  io me  ne sono dimenticato.

ALICE   - (è l'ultima goccia)Ah, se avessi potuto vivere in una famiglia

 che non sa dimenticarsi di tutto! Una famiglia che si conducesse come tutte le altre famiglie. Sono stufa di salsiccie, di Donald, e... (inconsciamente ha raccolto una delle freccie del Nonno ed è sorpresa di trovarsela in mano)...e di tutto!   (Scaraventa la freccia in terra)     Ma perchè non possiamo essere come gli altri? e mangiare carne arrosto, due contorni, frutta e formaggio, e avere un salotto nel quale uno possa portare i suoi amici... senza... (incapace di contenersi oltre, balza dalla stanza in cucina)

ESSIE  - Vado a vedere se posso fare qualcosa per lei. (Anchessa via in cucina. Gli altri si guardano per un momento disperati. Penny con un sospiro si lascia cadere sulla sua sedia. Anche Paul si siede sconsolalo. Il Nonno raccoglie meccanicamente la freccia dal pavimento e ravviva le penne. Edmondo distrattamente fa una « flissade » sullo xilofono ma si ferma immediatamen­te perché i volti di tutti si volgono ver­so di lui. Si sente il rumore della por­ta che si apre e Tony compare dal fondo. È triste e scapiglialo).

        PENELOPE - (rapidamente)Tony, parlale! È in cucina.

        TONY - Grazie. (Va immediatamente in cucina. La famiglia rianimata ascol­ta attentamente. Quasi immediatamen­te Alice esce di nuovo dalla cucina se­guita da Tony: Traversa la camera e sale le scale).     Alice, perchè non volete

ascoltarmi? Ve ne scongiuro.

       ALICE - (senza fermarsi)     E' inutile, Tony.

       TONY - (seguendola)  Alice, voi non siete giusta con me. Almeno sentite quello che debbo dirvi. (Entrambi sono scomparsi su per le scale)

       PENELOPE - Forse se andassi di sopra anch'io...

      NONNO -Ferma, Penny.  Lasciali soli.(Essie viene dritta cucina)

      ESSIE - Dove sono andati? (Edmon­do con un gesto indica il piano supe­riore.  Anche De Pinna  emerge dalla cu­cina)

       DE PINNA - Nella fretta ha buttato per terra perfino l’oliera che avevo in mano.

        NONNO - Come state,  De Pinna? La mano vi fa ancora male?

       DE PINNA -  No, va molto meglio.

       PAUL - Si è bruciato tutto, in canti­na eh?

       DE PINNA  - (accennando di sì ma­linconicamente)Tutto.. Anche il mio costume romano.

       NONNO - Te l’ho detto che ogni cosa ha il suo lato buono: Tutto, meno i miei venti anni di tasse arretrate. (tira fuo­ri di tasca un'altra busta) Mi scrivono tutti i giorni.

      DE PINNA - E non avete intenzione di far niente per farli smettere, nonno?

       NONNO - Ieri mi è venuta un’idea bizzarra. Forse non   andrà, ma voglio tentare, per scarico di coscienza.

       DE PINNA - (curioso)Di Che Si trat­ta?(Kolenkof appare improvvisamente nel fondo.  Anche lui è un Kolenkof  attenuato di tono)

       KOLENKOF.- Buona  sera  a   tutti.

       PENELOPE - Buona sera,  professore.

       NONNO- Come va, Kolenkof?

        KOLENKOF - Chiedo scusa di essere entrato senza suonare. Ma la porta di casa era aperta.

        NONNO - Venite avanti.

        KOLENKOF - E vi chiedo di perdonarmi se io sono venuto per la lezione.   Capisco che ora  siete un po’ sottosopra.

        PENELOPE- Non fa nulla, signor Kolenkof.

       ESSIE - Veramente oggi non mi sento in grado di prendere la lezione, pro­fessore.

       KOLENKOF - (esitante) Ecco, io... a...

      PENELOPE - Ma rimanga lo stesso a pranzo, mister Kolenkof. Tanto più che abbiamo tutte quelle provviste di .là e qualcheduno dovrà pur mangiarle.

       KOLENKOF - Io sarei felicissimo, madame  Sycamore.

       PENELOPE - Cosi va bene.

        KOLENKOF - Grazie di cuore... E adesso vi chiedo, se vi conosco abba­stanza intimamente, un gran favore.

       PENELOPE - Ma si capisce, professor Kolenkof. Di che si tratta.

       KOLENKOF - Io credo di avervi parlato della mia amica, la principessa Olga Caterina.

        PENELOPE - Ebbene?

        KOLENKOF - E' una gran donna, la principessa. Oggi è cameriera al ristorante Popolare. della Piazza Colombo.

       PENELOPE -  Se possia­mo fare qualche cosa.

       KOLENKOF - La principessa Olga Caterina non ha fatto un buon pranzo dal giorno della Rivoluzione.

        NONNO - Deve avere appetito.

        KOLENKOF - E oggi la principessa ha il suo giorno di vacanza perchè è giovedì.

        PENELOPE - Professore, se vuol dire che dovremmo invitare a pranzo la principessa, io le rispondo che noi ci sentiremo onorati della sua presenza.

         ESSlE - Sicuro!

        KOLENKOF - (con un inchino)    Vi ringrazio in nome della principessa!

       PENELOPE - Mi farà molto piacere  conoscerla. A che ora verrà?

       KOLENKOF - È fuori che aspetta. La porto qui. (Ed esce)

        NONNO - Sapete cosa  vi dico? Che se continua così mi vien voglia di vivere fino a centocinquant’anni!

       PENELOPE - (febbrilmente) Edmon­do, fatti bene il nodo alla cravatta!

       ESSIE - Datti una spazzolata; e io come sto? Bene? (Kolenkof  appare nel fondo e si mette sull’attenti)

         KOLENKOF - (con voce tonante)La principessa Olga Caterina!(E la principessa Olga Caterina  entra nella sala. Indossa un abito da sera che ha visto giorni migliori e sulle spalle ha un man­tello da  sera guarnito con una pellic­cia antica e mangiata dalle tarme. Ma quando una è nata principessa resta sempre principessa. E Olga Caterina è superiore alla sua condizione, al risto­rante dove serve, al suo mantello da sera e a tutto)Altezza, permettetemi di presentarvi madame Sycamore! (Penny che ha visto qualche film sa esattamente cosa fare: fa un' inchino profondo fino a terra e si agguanta proprio a tempo ad una sedia)Madame Charmichael! (Essie fa un inchino che comincia precisamente dove

finisce quello degli altri. Essie annega il cigno morente in una genuflessione estremamente elaborata) Il nonno!

      NONNO - (Con un piccolo inchino) Madame...

     KOLENKOF - Mister Sycamore, mister Carmichael e mister De Pinna.  (Paul ed Edmondo si contentano di pic­coli inchini cortesi, invece De Pinna si inchina sino a terra dove rimane per un momento).

       NONNO - Adesso basta, De Pinna. (De Pinna si rimette in piedi)

       PENELOPE - Vostra Altezza, vuole accomodarsi?

       OLGA -  Mille; grazie, siete molto cortesi.

       PENELOPE - Siamo molto onorati di ricevervi, Altezza.

       OLGA - Ed io sono moto felice di trovarmi qui. A che ora si pranza?

       PENELOPE - (un poco  sorpresa)Oh, fra non molto, Altezza, fra non molto.

       OLGA - Non vorrei apparire maledu­cata, ma - disgraziatamente, debbo essere di ritorno al ristorante alle otto. Debbo rimpiazzare un'altra cameriera che si  è ammalata.

        PENELOPE - Affretteremo il pranzo. Essie, perché non vai in cucina a dare una mano a Reba?

        OLGA - (alzandosi)Anchio aiuterò, sono una buonissima cuoca!

        PENELOPE - Oh, Altczza: Non nel vostro giorno di vacanza!

        OLGA - Non fa niente! Dov’è la cu­cina?

         ESSIE  - È qui. Ma voi siete l'ospite d'onore, Altezza.

        OLGA - Ma a me piace fare la cucina. Andiamo, Kolenkof, se hanno crema acida e gorgonzola faremo  delle  «blintze».

        KOLENKOF - Ah!  «blintze »... Venite, Pavlova! Vi mostreremo qualcosa di grande!    (Con Essie e la principessa va in cucina).

         DE PINNA - Che ne dite? La principessa è simpatica forte, che ne dite?

         PENELOPE - Davvero è una donna molto simpatica.

         NONNO - Non è stupefacente come la gente riesce ad adattarsi e anche a conservarsi gaia!

       PENELOPE - Uhm! Mi ha fatto di­menticare tutto per qualche minuto. (Va alle scale e sta in ascolto)

        PAUL - Sarà meglio che chiami quel taxi.

       PENELOPE - No, aspetta Paul. Mi pare di sentirli. Chissà che Tony non sia  riuscito... (Si ferma appena Si odono i passi di Alice sulla scala. Alice entra vestila da viaggio, Tony la segue)

       ALICE - Edmondo, volete andare su a prendermi la valigia?

      TONY - (rapido)Guardatevene bene!(Edmondo esita incerto)

       ALICE - Edmondo, avete capito?

       TONY - (un istante di pausa. Poi si rassegna) E va bene, portatele pure la sua valigia. (Edmondo sale le scale mentre Tony  passeggia scosolato per la

 stanza, Poi si volge a Paul e Penny)Lo sapete che avete la figlia più ostina-

ta che ci sia agli Stati Uniti?(Si sente squillare il campanello dell'ingresso)

        ALICE - Dev'essere il taxi. (Va alla porta)

        NONNO - Se é lui non ci si può la­mentare del servizio. (Con sorpresa di tutti si ode allo porta la voce di Mister Kirby)

       KIRBY  - (dall'interno)Tony è qui, Alice?

       ALICE - (come sopra)Si, è qui.(Mister Kirby entra)

        KIRBY - (imbarazzato) Ah... Buongiorno, scusate questa visita involon­taria... Tony, bisogna che tu torni a casa con me. Tua madre é molto in pensiero.

       TONY - (guarda Alice)Va bene, babbo... Addio, Alice.

       ALICE - (a bassa voce)  Addio, Tony.

       KIRBY - (cercando di essere persua­sivo)  Non ho bisogno di dire che questa  soluzione è così dolorosa per noi quanto deve esserlo per voi. Io... sono profondamente rattristato, ma  d'altra parte sono certo che anche voi capirete...

       NONNO - Capire... sì, e in un certo modo, no! Io non sono certo l'individuo che pretende di insegnare agli altri quello che debbono fare. Ma il fatto è, mister Kirby, che non credo che questi due ragazzi abbiano l'esperienza della vita, che per esempio - ehm - voi ed io possediamo.

       ALICE - (con intensità)     Nonno, ti prego assolutamente di non intervenire...

       NONNO - (ingenuamente) Io mi limito a discorrere con mister Kirby. C'e forse qualche legge che lo proibisce? (Alice non risponde. Solleva il ricevito­re del telefono e compone un numero. Ogni suo movimento rivela una deci­sione immutabile)

        PENELOPE - Alice... Posso fare qualche cosa per te?

        ALICE - No, mamma, grazie.

        PAUL - C'è tempo prima che parta il treno, Alice.

       ALICE - (al telefono)Volete mandare un taxi al numero settantasei della via Claremont, per piacere? Grazie. (Riappende il ricevitore)

          KIRBY - E ora permettete... Sei pron­to, Tony?

         NONNO - Mister Kirby, facile capire che dopo quello che è successo ierse­ra voi siete persuaso che questa è una famiglia di pazzi, non è così?

          KIRBY  - No, io non mi permetterei di esprimere un simile giudizio, sebbe­ne non abbia l'abitudine, quando sono invitato a pranzo, di finire la notte in prigione.

          NONNO- Però non dovete dimenti­care, mister Kirby, che vi siete sba­gliato di sera.  Io scommetto che queta sera non succederà niente. (Dalla cucina giunge  uno scoppio di risale alla russa e si odono le voci diKolenkof  e della principessa. Il nonno guarda in quella direzione e poi deride di non correre il rischio)Almeno spero.

        KIRBY  - Mister Vanderhof, non  è stato semplicemente quello che è accaduto ieri sera che ci ha persuaso che questo fidanzamento non è consigliabile.

         TONY - Babbo, ai miei affari penso io! Alice, per l'ultima volta, accettate di sposarmi?

        ALICE - No, Tony. Capisco perfettamente cosa tuo padre vuol dire e tro­vo che ha ragione.

         TONY - No, Alice, non ha affatto ra­gione.

        NONNO - Alice, tu sei innamorata di Tony e non lo sposi semplicemente per­chè  noi siamo quello che siamo.

        ALICE - Nonno...

         NONNO - So quello che dico.  Tu pensi che le due famiglie non andrebbero d'accordo. Anche questo è possibile: ma chi può dire che loro hanno ragione e noi torto?

        ALICE - Io non mi sono permessa di dire questo, nonno. Però sento...

        NONNO - Ti dirò io quello che sento: ed è che Tony è un ragazzo troppo ca­ro perchè meriti che un bel giorno si svegli e si accorga che nella sua vita non c’è altro che azioni e titoli di borsa.

       KIRBY  - Cosa dite?

       NONNO - (volgendosi a mister Kirby)Sicuro, deluso e infelice, proprio come lo siete voi.

      KIRBY - (offeso)  Vi sbagliate, mi­ster Vanderhof.  Io sono un uomo molto felice.

      NONNO - Davvero?

     KIRBY  - Vi dico di sì.

      NONNO - E io non lo credo.. Da che cosa credete che provenga il vostro mal di stomaco? Dall'eccesso di felicità? No, signore, voi avete mal di stomaco per­chè siete  obbligato a fare un mucchio di cose che non vi interessano.

        KIRBY - Io non faccio niente che non mi interessi.

       NONNO - Si, le fate. Avete detto ieri sera che dopo una settimana di borsa vi sentite come  impazzire. E allora per­chè ci continuate ad andare?

        KIRBY - Perchè ci continuo ad andare? Oh, bella, perchè quella è la mia professione. Un uomo non può mica ri­nunciare alla sua professione.

       NONNO - Perchè no?  Ormai avete guadagnato quello che vi occorre per vivere. Che bisogno c’è di continuare a fabbricare quattrini? Tanto non ve li potete mica portare  appresso!

        KIRBY - È molto facile  dirlo, mister Vanderhof. Ma io ho speso la mia in­tera vita per costruire la mia ditta, per renderla, solida.

       NONNO - E cosa ne avete ricavato? Che tutti i giorni ricevete la stessa cor­rispondenza, concludete gli  stessi affa­ri, tenente le stesse riunioni, avete gli stessi pranzi alla sera,  e vi procurate le stesse indigestioni. E lo trovate divertente? Non vi è mai venuto in mente che nella vita c'è anche qualche altra cosa? Scommetto che non avete mai alzato la testa in una bella notte stellata, né  avvertito il profumo dei gelsomi­ni d'estate. Chiuso in voi stesso non vi siete accorto che attorno a noi circola la vita, la vita ch'è tanto bella se si sa cogliere quel tanto di poesia che c’è in essa.

       KIRBY - Ma, insomma, cosa preten­dereste? Che io facessi la stessa vita. che fate voi? Cioè, che non facessi niente?

        NONNO.- E chi vi dice ch'io non faccia niente? Io ho tempo per tutto: per leggere, per far conversazione, per vi­sitare il Giardino Zoologico, per eser­citarmi al bersaglio e perfino per accor­germi quando torna la primavera. Non vedo nessuno che mi sia antipatico, e non ho preso un grammo di bicarbona­to di soda in trentacinque anni. Cosa ci avete da ridire?

       KIRBY - Cosa ci avrei da ridire?   Basta supporre che tutti facessimo questa vita. Bel mondo sarebbe quello! Con  tutta la gente in processione verso il Giardino Zoologico! Non siate ridicolo, mister Vanderhof. Ma chi lavorerebbe?

       NONNO - Uh, c’è  sempre un mucchio di gente che adora di lavorare. Non li potete fermare. Fanno invenzioni tutti i giorni, e volano attraverso gli oceani. E ci sarebbero sempre delle persone di­sposte ad andare in borsa, perchè ci provano gusto. Ma da quello che mi è dato di giudicare di voi, non direi che voi siate uno di quelli. A voi manca qualcosa...

      KIRBY - Non mi sono inni accorto che mi mancasse niente!

       NONNO - Non me ne ero accorto neanche io. Me ne andavo regolar-mente all'ufficio alle nove in punto, sia che stessi bene e che stessi male. Passavo intere notti sveglio per paura di non concludere qualche contratto. Mi lasciavo prendere da preoccupa­zioni politiche. E mi pareva che il mondo dovesse crollare se il mio candidato alla presidenza non riusciva eletto. Quello che cerco di farvi capire, mi­ster Kirby, è che io ho avuto trentacinque anni di vita che nessuno mi può portar via, anche se da domani venissero al potere i bolscevichi. Capite?.

      KIRBY - Sicuro che capisco, e la giu­dico una filosofia pericolosissima, mi­ster Vanderhof.     Ed è proprio per que­sto che mi oppongo al matrimonio.   Io non voglio che Tony ne venga influen­zato.

      TONY - (con un lampo negli occhi)Cosa c'è di male, babbo?

      KIRBY - Cosa c’è di male?  Diavolo, ma questo è semplicemente del Comu­nismo, e niente altro.

     TONY - Ma non hai sempre pensato così.

      KIRBY  - Certo che ho sempre pensato così. Cosa vuoi dire?

     TONY - Te lo dico subito. Non hai sempre pensato così perché c’è stato un momento in cui hai desiderato di di­ventare acrobata.

      KIRBY – Ma….ma non dire scioc­chezze, Tony.

       TONY - Ne sono sicuro. Ho ritrovato quelle lettere che tu scrivevi al nonno. Te ne ricordi?

      KIRBY - No!... Come ti sei permesso di leggere quelle lettere ?

      PENELOPE - Senti, senti! È straordi­nario!  Portavate le maglie imbottite, mister Kirby?

      KIRBY - Ma vi pare! Sono fanciulla­gini. A quell'epoca non avevo neppure quindici anni.

      TONY  -   E' vero.  Ma a diciotto volevi diventare suonatore di saxofono, ti ri­cordi?

       KIRBY - Tony !?

      TONY - E a ventuno sei scappato di casa perchè il nonno voleva che tu entrassi negli affari. È tutto documentato. Dunque non hai sempre pensato così,

      NONNO - Guarda, guarda, guarda!

     KIRBY - Nella mia adolescenza pos­so avere avuto qualche grillo per il

capo, ma grazie a Dio, mio padre  mi ha curato. Sono entrato negli affari e li ho tutti dimenticati.

      TONY - Non precisamente tutti, bab­bo. Perchè tu conservi ancora un vec­chio saxofono in un armadio.

      NONNO  - Davvero?

      KIRBY  - (secco)Basta, Tony.  Ripi­glieremo questa discussione più tardi.

      TONY - No, è adesso che voglio par­larne. Mister Vanderhof  ha ragione.  Io non  tornerò più all'ufficio. Non ho mai potuto soffrire quella vita e  non inten­do continuarla. Ti dirò qualche cosa d'altro. Ieri sera non ho fatto mica uno sbaglio: sapevo perfettamente che l'in­vito non era per ieri sera,  ma ti ho portato qui apposta.

       ALICE - Tony!

      PENELOPE - Questapoi...

        TONY - Perchè volevo svegliarti.  Vo­levo farti vedere una vera famiglia, co­m’essa è realmente. Una famiglia nella quale tutti si amano e si capiscono veramente. Tu non mi hai mai capito. Non ne hai mai avuto il tempo. Ebbene, io non intendo di ripetere il tuo errore  e me ne vado.

       KIRBY - Te ne vai? Come sarebbe a dire?

      TONY - Voglio dire che non intendo di essere forzato a fare l'agente di cambio, semplicemente perchè sono tuo fi­glio. Me la svigno mentre sono ancora in tempo!

       KIRBY -  (sotto il colpo) Tony, ma che cosa vuoi metterti a fare?

       TONY - Non so, magari il muratore, ma per lo meno farò qualche cosa di cui abbia voglia. (Squilla il campanello della porta d'ingresso)

       PENELOPE - Questa volta dev'essere il taxi,

       NONNO - Pregalo di aspettare un momento, Edmondo.

       ALICE - Nonno!

        NONNO - Vuoi permettermi Alice...Mister Kirby. Tony sta passando la crisi che abbiamo passato voi e io, quan­do avevamo la sua età. Scommetto che nell'ascoltare Tony, ricorderete d’aver detto le stesse cose a vostro padre ven­ticinque anni fa. L'abbiamo fatto tutti. E avevamo ragione. Quanti di noi sarebbero disposti a contentarsi da gio­vani di quello che finalmente ci tocca da vecchi? Tutti quei progetti ambizio­si che facciamo... Che cosa ne succede?  Sono ben pochi i fortunati che si pos­sono voltare indietro  e dire che sono riusciti a realizzarli.(Questa volta il nonno ha colpito in pieno.  Kirby si volge lentamente e fissa il figlio, come se lo vedesse per la prima volta.  Il nonno continua)Eallora... prima che  vuotino .quell'armadio, mister Kirby io mi affretterei a divertirmi qualche buona ora con quel saxofono. (Una  pausa.  Poi la principessa con un grembiule sull'a­bito  da sera viene dalla cucina)

       OLGA - Scusate, ma prima di friggere le  «blintze» vorrei sapere quanti saremo a pranzo.

      PENELOPE - Ecco, io veramente….. ah.

      NONNO - Altezza, posso presentarvi mister Jack Kirby, e mister Anthony Kirby? La principessa Olga Caterina.

         KIRBY - Cosa?

       OLGA - Felicissima. Prima di fare i blintze  quanti saremo a pranzo?

       NONNO – Oh, Altezza,  fatene un mucchio. Non si può mai sapere!

       OLGA -  Bene.   (Ritorna in cucina lasciando dietro di se uno stupefatto mi­ster Kirby)

       KIRBY - Ah... chi avete detto che era quella signora, mister Vanderhof ?

       NONNO - (con noncuranza)La prin­cipessa Olga Caterina. Ci sta cuocendo il pranzo.

        KIRBY - Oh!

       NONNO - E a  proposito di pranzo, mister Kirby, perchè non rimanete  anche voi e Tony?

        PENELOPE - La prego,  mister Kir­by. C’è  tutta quella roba che dovevamo mangiare ieri sera, voglio dire stasera.

       NONNO - Ha l’aria di essere un buon pranzo, mister Kirby, e ci darà l'oc­casione di conoscerci meglio. Perché non rimanete?

      KIRBY -  Mah .... francamente  mi farebbe piacere. (Si volge a Tony con qualche trepidazione) Cosa ne dici, Tony? Dobbiamo rimanere a pranzo?

      TONY - Sicuro, babbo. Io ne sarei fe­licissimo se... (guarda Alice) se Alice si decide a mandar via quel taxi.

       NONNO - Cosa ne dici, Alice?  Promette di essere una bella serata. Non  credi che dovresti rimanere anche tu a pranzo?

     ALICE - Mister Kirby... Tony... Oh, Tony! (finisce nelle sue braccia)

     TONY - Tesoro!

     ALICE - Nonno, sei grande!

     NONNO - Ma se te lo sto dicendo da  tanti anni! (La bacia. Essie entra dal1a cucina carica  di  piatti)

      ESSIE - Nonno, c'è una lettera per te. L’hanno lasciata in cucina.

      NONNO - (guarda la busta)Di nuo­vo il Governo!

      TONY - (felice)Volete favorire in ufficio, signorina Sycamore?  Ho una certa lettera che desidererei molto di dettarvi!

      NONNO(dopo aver letto la lettera)Guarda, guarda, guarda!

       PENELOPE - Che cos'è nonno?

      NONNO - Il Governo degli Stati Uniti fa le sue scuse. Io non gli debbo nem­meno un centesimo. Sembra che io sia morto otto anni fa.

       ESSIE - Ma cosa vuol dire, nonno?

        NONNO - Ricordate Charlie, il lat­taio, che é stato seppellito sotto il mio nome?

       PENELOPE - Sicuro.

       NONNO - E allora io ho scritto all’agente delle imposte che si sbagliava e che io ero un altro Martin Vanderhof.

     ALICE - Ah, nonno, tu sci un vecchio truffatore.

     NONNO - Sicuro.

     KIRBY  - (interessatissimo) Scusatemi, come avete detto che  avete fatto a non pagare la tassa sul reddito?

      KOLENKOF - (balza in scena dalla cucina recando con sè una sedia) Sta‑

sera, amici, mangeremo... (si arresta appena  vede Kirby).

     KIRBY - (cordialmente)Oh, come va, amico?

      KOLENKOF - (stupefatto)E voi come state?

      KIRBY - Magnificamente, non mi sono mai sentito meglio,

      KOLENKOF - (al nonno) Cosa é suc­cesso?

      NONNO - Comincia a prendere la vita come viene. (Edmondo fa una glissade sullo xilofono)    Benissimo, suonaci qualche cosa, Edmondo. (Edmondo co­mincia a  suonare e  Essie immediatamente si slancia sulle punte dei piedi.  Olga entra dalla cucina)

       OLGA - Fra un minuto tutto è pron­to. Potete cominciare a sedervi.

        PENELOPE - Presto,  a tavola! Il pranzo è servito! (Cominciano ad accostare le sedie alla tavola)  Venga mister Kirby.

        KIRBY - (ancora interessato allo xi­lofono)Eccomi, eccomi, vengo.

        PENELOPE -  Essi, smetti di ballare e vieni a tavola.

        KOLENKOF - Sono sicuro che vi pia­ceranno i piatti russi di questa sera, mister Kirby.

       PENELOPE - Però deve stare attento al mal di stomaco.

       KIRBY - E chi ha detto che ho mal di stomaco?

       TONY - Ditemi, signorina Sycamore. Com’è andata la vostra gita in montagna?

       ALICE - Vergognatevi, mister Kirby.

       KOLENKOF - In Russia quando ci si siede a pranzo si fa una preghiera...

      NONNO - Zitti, tutti, silenzio! (Cessa immediatamente il chiacchiericcio. Tutti i volti si chinano mentre il nonno comincia la  preghiera di ringraziamento)

Signore, siamo qui di nuovo, e vi vogliamo ringraziare una volta di più per tutto quello che avete fatto per noi. Le cose sembrano andar proprio bene, Alice si dispone a sposare Tony esi può prevedere che tutt'e due saranno molto felici. È vero che i fuochi arti­ficiali sono scoppiati, ma quella è stata. colpa di mister De Pinna e non vostra. Noi siamotutti in buona salute e per quanto riguarda il resto, lasciamo de­cidere a voi. Vi ringraziamo.

(Tutti i capi si alzano. Reba e Don­ald vengono dalla cucina con piramidi di blintze. Anche lo Zar avrebbe giudi­calo che ce ne fossero abbastanza)

FINE