Non ti conosco più

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Che fa

NON TI CONOSCO PIU’

Commedia in tre atti di Aldo de Benedetti.

- PRIMO ATTO -

ROSA - Che fa?

FRANCESCO - Sssst!

ROSA - Dio Mio…  Dio mio!

FRANCESCO - Sta zitta!

ROSA - ma che fa, che fa!

FRANCESCO - Niente lavora, ecco si muove… vieni via, vieni via!

ROSA - Veniva qui?

FRANCESCO - Non so si era alzata… sssst!

ROSA - Che c'è.

FRANCESCO - è andata di là,  senti suona.

ROSA - Bisognerebbe svegliarla.

FRANCESCO - Eh! Finché suona.

ROSA - Hai sentito che cosa ha detto il signore: non perderla d'occhio un istante.

FRANCESCO - Potresti andare tu nello studio con una scusa.

ROSA - A no, io ho paura.

FRANCESCO - Che paura non ti mangia mica bisogna essere proprio stupidi ad aver paura, sssst!

ROSA - Che c'è!

FRANCESCO – Niente, niente.

ROSA - Dov'è?

FRANCESCO – E’ di la, suona il pianoforte.

ROSA - Dio mio che cosa terribile, per conto mio, in questa casa io non ci resto.

FRANCESCO - Che sciocchezza.

ROSA - Macché sciocchezza, appena vedo il padrone glielo dico chiaro e tondo.

FRANCESCO - Brava bell'affare non ci manchi che tu pover'uomo è in uno stato che fa pietà.

ROSA – Si, e intanto se ne va a passeggio come se nulla fosse.

FRANCESCO - Macché passeggio è seduto su una panca laggiù vicino al cancello sembra uno straccio, sssst, suona ancora.

ROSA - si mi pare.

FRANCESCO - Di, non hai mica parlato.

ROSA -Ma no, per chi mi prendi.

FRANCESCO - Bada di non fare la pettegola con i fornitori, il signore si è raccomandato che non si sappia nulla.

ROSA - Si, si ma non si potrà mica andare avanti così. Intanto vorrei sapere, il pranzo lo devo preparare e si o no.

FRANCESCO - Ma certo… tutto come prima, come se nulla fosse accaduto, ma invece di stare qui vai in cucina potrebbe entrare da un momento all'altro.

ROSA - Me ne vado, me ne vado. Ah, io non ci tengo ad incontrarla.  E la carne come la devo fare, arrosto o in umido.

FRANCESCO - Falla come ti pare, ….in umido!

ROSA - Va bene allora la farò arrosto (suona il telefono)

FRANCESCO - Niente,  è il telefono,…. Pronto… si  casa Malpieri.  Chi desidera?  Non credo che sia in casa….  Adesso vado…  vogliono la signora…

ROSA - Di Che non c'è.

FRANCESCO - è la signora Vannini.

ROSA - Lo stesso…  lo stesso…  hai sentito il marito….  Non deve parlare con nessuno.

FRANCESCO - Si, si… Pronto…  La signora non è in casa.  Come… no, signora,  le assicuro che non è in casa…  io non so cosa dirle (entra Luisa)  forse non si è spiegata bene…  no… no… la signora non è in casa…  è uscita.

LUISA - Francesco!

FRANCESCO - Ah!

LUISA - Ma che cosa dici?  Che non sono in casa….  Chi è?

FRANCESCO - La signora Vannini.

LUISA - Ma che sciocco (prende il ricevitore) Clara…  si…  sono io!  Abbi pazienza!  Ma si,  ah… non capisco (a Francesco) che idea!

FRANCESCO - Scusi signora credevo.

LUISA - Ma no, Carla, figurati! Anzi non capivo (a Francesco)  aspetta Francesco. (appare alla porta di destra Paolo che si ferma sorpreso sulla soglia. Luisa non lo vede e continua a telefonare) (al telefono)  dimmi… dimmi! ah no,  per un abito da mattina non va.

PAOLO - (A Francesco sottovoce con ira)  che cosa fa?

FRANCESCO – Telefona.

PAOLO - Eh! lo vedo! Ti avevo detto…

FRANCESCO - E' entrata improvvisamente mentre rispondevo.

PAOLO -  zitto… zitto…

LUISA - Benissimo allora siamo d'accordo si, alle dieci e mezza al portone di casa tua!  Non mi fare aspettare va bene? Addio cara e un bacione ai piccoli! Addio! (Riattacca il ricevitore, si volta e vede Palo, ha un gesto di stizza)  Ancora?!  Ma insomma si può sapere chi è lei?…  che cosa vuole?

PAOLO - Ma, Luisa, possibile che non mi riconosci?

LUISA - Riconosca?  Ma è una bella fissazione la sua!  Le ripeto che io non l’ho mai visto ne conosciuto!…  e le dico anche che la sua insistenza comincia a seccarmi.

PAOLO - Ma, Luisa, guardami bene!  Sono Paolo…  Paolo…  tuo marito….

LUISA - Oh  senta,  la finisca con questa storia,  e già la terza volta che lei viene a dirmi queste stupidaggini!  Se è uno scherzo le assicuro che è di pessimo gusto.  Mi faccia il santo piacere di andarsene! (a Francesco)  e tu..  Tu, perché l’hai fatto entrare?  Ti avevo detto…

FRANCESCO - Ma signora…

LUISA - Ma niente!…  avrò ben diritto di essere ubbidita! (a Paolo)  e lei ringrazi Dio che non è in casa mio marito,  altrimenti…

PAOLO - Ma se sono io tuo marito….

LUISA - Oh! Ma è roba da matti. Senti Francesco, accompagna subito quest'individuo fuori della porta e guai se rimette piede qui dentro.

PAOLO - Ma Luisa…  Luisa…

LUISA - E se insiste, telefona in questura.  Mai vista una cosa simile! (esce)

PAOLO - Hai visto?  Come prima… come prima…  e questo medico che non viene…. (guarda l'orologio) già le sei!  ma sei sicuro che l'abbiano avvertito? (suona il campanello Francesco apre la porta) Si accomodi professore,  temevamo che non l'avessero avvertito.

ALBERTO - Appena mi è stato possibile…

PAOLO - Grazie, professore.  Mi dia (Posa il soprabito su una sedia) prego…

ALBERTO - Grazie!

PAOLO - Dunque, professore,  accade una cosa gravissima,  mia moglie è impazzita!

ALBERTO -(indifferente) Ah!

PAOLO - Si!  Impazzita così…  all'improvviso,  da un momento all'altro…  senza una causa.  Si figuri che…

ALBERTO - Un momento, la prego. Procediamo con ordine. (Prende un taccuino)  Il nome dell'inferma?

PAOLO - Luisa…  Luisa Malpieri.

ALBERTO - Età?

PAOLO - Trentadue anni.  Li ha compiuti in aprile.

ALBERTO - Professione?

PAOLO - Nessuna.

ALBERTO - Casalinga. Coniugata vero?

PAOLO - Si, con me!

ALBERTO - La signora ha sofferto di malattie gravi?

PAOLO - No, no, il morbillo da piccola… Qualche influenza, tutte malattie comuni…

ALBERTO - Esaurimento nervoso? Emicranie persistenti, depressione psichica, epilessia?

PAOLO - Niente, niente. E' perfettamente sana e robustissima.

ALBERTO - Bene, bene. Fa uso di bevande alcoliche?

PAOLO - Macché. E’ astemia!

ALBERTO - Le risulta che faccia uso di stupefacenti?

PAOLO - Ma per carità! Mia moglie?!

ALBERTO - In questi ultimi tempi ha avuto incidenti che pos­sono far pensate a lesioni di origine traumatica? Non so, cadute, urti violenti, percosse al capo?

PAOLO - Nulla, nulla.

ALBERTO - Ha presentato sintomi di anormalità psichiche: sbalzi d’umore, incoerenza, irritabilità, melanconie, crisi di pianto ingiustificato, ilarità smodata?

PAOLO – No, no. E’stata sempre tranquilla, spensierata, serena.

ALBERTO - Bene,bene. i genitori della sua signora sono an­cora viventi?

PAOLO - Si. Stanno in campagna e godono anch’essi di ottima salute.

ALBERTO - Negli ascendenti nessun caso di demenza, ebetismo, idiozia?

PAOLO - No che io sappia.

ALBERTO - (chiudendo il taccuino) Benissimo. Adesso mi racconti i fatti senza trascurare alcun dettaglio. A volte sono proprio i dettagli che permettono di costruire un quadro diagnostico esatto. Dica pure.

PAOLO. - Ecco, professore!I fatti si sono svolti così: io stavo dettando una lettera alla mia dattilografa…

ALBERTO - Quando?

PAOLO - Stamattina prima di colazione.

ALBERTO - A che ora?

PAOLO - Non so… saranno state le dieci... le dieci e mezzo.

ALBERTO - Va bene. Continui.

PAOLO - Dunque, Io stavo dettando una lettera,quando a un tratto si è aperta la porta ed è entrata mia moglie. Mi ha guardato un momento, ha gettato un grido ed è fuggita via. Proprio cosi! Un grido e via! Sì è chiusa a chiave nella sua camera e ha cominciato a gettare tutto in aria gri­dando come un'indemoniata. Poi, d'improvviso s'è calmata, ha aperto, m'è passata davanti senza guardarmi, è andata in salotto e s'è messa a suonare il piano.

ALBERTO -Quanto tempo è durata la crisi?

PAOLO - Non so... cinque, dieci minuti.

ALBERTO – Bene, bene!.... E dopo la crisi calma e tranquilla come se nulla fosse avvenuto, è vero?

PAOLO - Si, si, ca1missima.

ALBERTO. - E naturalmente è cascata dalle nuvole quando Lei le ha detto...

PAOLO - Ma no, professore, c'è qualche cosa di peggio.

ALBERTO - Che cosa?

PAOLO - Che non mi riconosce più.

ALBERTO - (colpito) Ah!

PAOLO - Come se non mi avesse mai visto!... quando le dico che sono suo marito si arrabbia e mi fa cacciar via come un intruso.

ALBERTO - Bene, bene!... E gli altri li riconosce?

PAOLO – Si, si… gli altri sì... tutti. Il domestico, la cuoca. Solo me non riconosce.

ALBERTO - Nel resto è calma, normale, ragiona bene?

PAOLO - Benissimo! Lavora, legge, telefona alle amiche.

ALBERTO - Ho capito. Amnesia parziale.

PAOLO - Che cosa?

ALBERTO - Amnesia parziale, anzi, più esattamente, lacuna fisionomica. Una piccola zona d'oscurità nel lavoro cere­brale.

PAOLO - Grave?

ALBERTO - No. Un fenomeno abbastanza frequente. Immagini che il cervello umano sia come una centrale telefonica con migliaia di fili che si sovrappongono, s'intersecano fra loro. immagini che uno di questi fili si spezzi. Ecco il silenzio, l'oscurità. Una cosa, una persona rimane isolata- Come se cessasse d'esistere.

PAOLO - Allora io?...

ALBERTO - Ecco. In questo momento lei, per il cervello della sua signora, non esiste. Il filo è spezzato. Tutti i collegamenti che lei aveva con gli avvenimenti e le cose circostanti non esistono più.

PAOLO - Ma come? Per sempre?

ALBERTO - No. No!… Speriamo di no! Normalmente sono fenomeni temporanei che si risolvono in un tempo brevissimo. D’improvviso, da un momento all'altro. il contatto riprende...

PAOLO - E che bisogna fare?

ALBERTO - Niente! Aspettare. Non contraddirla, non insistere nel fare notare l'errore, anzi… seguirla nell'errore; impedire ad ogni costo che la sua mente si fermi troppo a lungo su quel particolare. Colui che sa di essere squilibrato diventa sospettoso, si controlla, si osserva e inevitabilmente acutizza lo squilibrio. Invece se non se ne accorge... Ha provato mai a fissarsi per ricordare una parola, un nome che le sfugge? Finché Insi­ste: niente. Invece appena non ci pensa più, la parola, il nome le tornano in mente.

PAOLO - E' vero!

ALBERTO - Così per la sua signora: una piccola dimenticanza.

PAOLO - Piccola?!... Ha dimenticato suo marito!

ALBERTO - Stia tranquillo che lo ritroverà!

PAOLO - Ma scusi, professore, lei dice di secondarIa, ma se mia moglie continua a non riconoscermi?

ALBERTO - Lei non insista per farsi riconoscere.

PAOLO - Ma se non mi vuol vedere, mi fa cacciar via...

ALBERTO - Lei se ne vada, non si faccia vedere. Piuttosto mi dica: da quanti anni sono sposati?

PAOLO - Da quattro armi.

ALBERTO - C'è stata sempre buona armonia tra loro?

PAOLO - Buonissima! Io adoro mia moglie.

ALBERTO - E sua moglie?

PAOLO - Anche lei mi adora

ALBERTO - Hanno avuto mai gravi motivi di dissenso, liti violente?

PAOLO - No, no... Oh Dio! Qualche piccola discussione. Si sa... fra coniugi! Ma sciocchezze! Per esempio... ma non è nean­che il esso di parlarne...

ALBERTO - Dica, dica.

PAOLO - L'altro ieri abbiamo avuto una discussione per la macchina. Io ho una vecchia automobile americana che va benissimo. Mia moglie vorrebbe cambiarla. Un capriccio perché la mia macchina ha un motore magnifico! Ma sa l'eleganza! Cosi abbiamo discusso un poco. Ma non credo che per questo…

ALBERTO - No, non mi sembra possibile!... Un'ultima cosa… scusi se debbo rivolgerle una domanda di carattere inti­mo  La sua signora... (Francesco appare alla porta di sinistra).

FRANCESCO - (sottovoce) Signor avvocato...

PAOLO - Che c'è?

FRANCESCO - Volevo dirle che mi pare che... si... Insomma… che la signora non sia più...

PAOLO - Che?!

FRANCESCO - Si... io stavo in camera da pranzo. A un tratto è entrata la signora e mi ha chiesto: <Ma con chi sta parlando mio marito?>.

PAOLO - Ha riconosciuto la mia voce?

ALBERTO - Che cosa le avevo detto? Sono fenomeni brevissimi che si risolvono da un momento all'atro!

PAOLO - (felice) Allora il contatto è ristabilito?

ALBERTO - Probabilmente si! Adesso lei vada dalla sua signora e vedrà che sarà subito riconosciuto….

PAOLO - (a Francesco) Dov'è?                                      - .        --

FRANCESCO - (socchiudendo la porta) Nello studio. Scrive.. Ah!.. Ecco che viene qui.

PAOLO - (un po' turbato) Che cosa devo?

ALBERTO - Mi presenti come un conoscente, un amico.

PAOLO - Un cliente?

ALBERTO - Ecco, si... un cliente!

(Entra Luisa, con un foglio in mano. Si ferma un istante sulla soglia, poi si dirige risolutamente verso Alberto).

LUISA - Oh! FInalmente sei tornato: Ma come mai non ti sei fatto vedere tutto il giorno?

ALBERTO - (sconcertato) Ma…

LUISA - Neanche a colazione!... Almeno un colpo di telefono per avvertimi!... Sono stata proprio in pensiero…. Ti è suc­cesso qualche cosa?

ALBERTO - (balbettando) No... no...

LUISA - Ma che hai?… Perché mi guardi cosi?  Sei strano oggi (dirigendosi verso la scrivania) Avrei bisogno di una busta. Le mie le ho finite.... Ecco... Questa va bene (siede e comincia a scrivere. Paolo e Alberto sono esterrefatti, Paolo si avvicina cauto ad Alberto).

PAOLO - (piano) Ha visto?

ALBERTO - (assorto) Straordinario!... Straordinario!

LUISA - Ah! Paolo, ti saluta Clara!... Vuoi mettere un saluto alla zia?

PAOLO - (Piano ad Alberto) Dice a lei…

ALBERTO - (riscuotendosi) A me? (a Luisa) No… non importa…

LUISA -  Che sciocca! Ho lasciato in camera le cartoline (Esce)

PAOLO - (piano) E' pazza... è pazza!

ALBERTO - (piano, imperioso) Stia calmo! Non si faccia ve­dere così sconvolto

PAOLO - Ma come posso essere calmo! La vede! E' impazzita, è impazzita!... Adesso crede che lei sia suo marito!...

ALBERTO - (incuriosito) Stia zitto!... Stia zitto!... E' interes­santissimo!

PAOLO - (lasciandosi cadere su una poltrona) Dio!... Dio!...

ALBERTO - (con entusiasmo) Bellissimo caso!... Proprio stupendo!

PAOLO - (sbalordito) Che?

ALBERTO - Magnifico! Io non avrei mai imma­ginato!... Pensi, signore, che ci troviamo in presenza di uno dei più sconcertati interrogativi della scienza psicopatica.

PAOLO - Ma insomma di che si tratta?

ALBERTO - Un fenomeno rarissimo. Se ne registra un caso a Miami studiato dal professor Davidson di Los Angeles, un caso a Pernambuco...

PAOLO - Ma, insomma, si può sapere che cosa ha mia moglie?

ALBERTO - Che cosa ha?... Caro signore, qui non si tratta di una comune amnesia! qui c'è qualche cosa di meglio!... La sua signora è affetta da epistasi fisionomica!

PAOLO - E che cos'è questa roba?

ALBERTO - Epistasi fisionomica! Confusione di personalità! Il fenomeno più interessante che possa presentarsi all'indagine di uno scienziato!... Pensi che forse la sua signora fa compiere un passo definitivo nel progresso della neuro­patologia!

PAOLO - (scattando) Ma io me ne infischio della neuropato­logia!

ALBERTO - Non si arrabbi, la prego!

PAOLO - Sicuro che mi arrabbio! Che vuole che me ne im­porti della neuropatologia! .. Io voglio sapere che cosa ha mia moglie!

ALBERTO - No, no... Niente di grave!... il filo spezzato...

PAOLO. .Macché filo!... S’è spezzato tutto! Non vede che adesso crede che lei sia suo marito?!

ALBERTO - Ma è appunto questo il bello!.. Il filo spezzato si adagia su un altro filo e stabilisce un contatto fittizio.

PAOLO - E allora che cosa bisogna fare?

ALBERTO - Niente!... Aspettare e secondare l'ammalata!

PAOLO - Secondarla?!

ALBERTO - Sicuro! Non meravigliarsi di nulla, trattarla come al solito accettare qualunque sua stranezza come la cosa più naturale.

ALBERTO - (a Paolo con autorità) Su… su… si alzi da quella poltrona! Si mostri disinvolto, sorrida…

LUISA - (entra) Ecco fatto. (si volge, vede Paolo, lo guarda con diffidenza e si avvicina ad Alberto. Piano) Si può sapere che è quell'individuo la?

ALBERTO - (imbarazzato) Chi?... Quello?... (riprendendosi dopo un istante di incertezza) Quello?... un mio amico....(forte  a Paolo) E' vero?

PAOLO - Che cosa?

ALBERTO - E' vero che siamo amici?... Le stavo appunto di­cendo Amici da molto tempo!

PAOLO - Già!... Molto tempo... Compagni di scuola..

LUISA - (a Paolo, fredda e diffidente) Ah. Piacere!... (Lo guarda sospettosa, poi trae da  parte Alberto e gli parla a bassa voce) Sta attento che quello è matto!

ALBERTO - Matto?. Ma no!... Che idea!

LUISA - Si!. Ti assicuro!... Figurati che mentre tu eri fuori è venuto qui con arie da padrone dichiarando di essere mio marito...

ALBERTO - Ah si?

LUISA - Si!... Mio marito!... E' ostinato, sai! Tre volte è tornato benché io lo facessi cacciar via da Francesco!… Co­minciavo ad aver paura davvero!... Ti assicuro che è pro­prio matto!

ALBERTO - Ma no! -. Macché matto!  Lo avrà detto così per fare uno scherzo!... (forte a Paolo che ha seguito con apprensione il loro dialogo sommesso) E' vero che era uno scherzo?

PAOLO - Che cosa?

ALBERTO - Quando dicevi di essere suo marito!... (a Luisa) Sai.. lui è un burlone Gli piace sempre scherzare!

LUISA - Ah, era uno scherzo?

PAOLO - Si, si. uno scherzo!

ALBERTO - Ha delle trovate cosi originali!

LUISA - Spiritose, non c'è che dire! E l’ha inventato lui questo scherzo?

PAOLO - Si! E riesce sempre!... Poi naturalmente alla fine si spiega tutto.

LUISA - E allora chissà le risate!

PAOLO - (sconcertato) Già!

LUISA - Immagino... (piano ad Alberto) Ma sai che è un bel cretino questo tuo amico!

ALBERTO - No, poveretto!

PAOLO - (piano ad Alberto) Che cosa ha detto?

ALBERTO - Che sei un bel cretino!

PAOLO - E' pazza, è pazza!

LUISA - S'accomodi, prego! Forse io vi ho distur­bato. Stavate parlando di affari?

ALBERTO - No, no.

PAOLO - Si chiacchierava del più e del meno. (squilla il telefono)

LUISA - (Avviandosi  all’apparecchio) Dev’essere Clara…  (te­lefonando) Pronto…  Casa Malpieri. Si è qui.. (porge il microfono ad Alberto) Ti vogliono.

ALBERTO - (Prende il microfono) Pronto… Con chi parlo? Con chi… Dica pure. Ma scusi... E proprio a me viene a dirlo?. Che?... Le sequestrano il mobilio? E a me che me ne importa?

PAOLO - (Tossisce rumorosamente).

ALBERTO - (Riprendendosi) Ah scusi… un equivoco. Aspetti un momento. (a Paolo) Non era per me. E' te che vogliono.

PAOLO - Ah si! Avevo dato il tuo numero… visto che venivo qui. (prende il telefono) Grazie.  Pronto... Oh, caro Facchinelli… Dica pure…

LUISA - (Piano ad Alberto) L’ha presa per un albergo la nostra casa! Si fa telefonare... dà il nostro numero!...

ALBERTO – Ma sai è un amico.

LUISA – Un maleducato!

PAOLO – (telefonando) Non si preoccupi!... Lasci sequestrare...Penserò io a tutto

LUISA – (Piano ad Alberto) Dobbiamo offrirgli qualche cosa?

ALBERTO - A chi?

LUISA – A quello li!

ALBERTO – Ma si, offriamogli qualche cosa!

LUISA. - Un'aranciata?

ALBERTO – Un’aranciata?... Forse è meglio un Martini, si un Marini con un po’ di Gin e un’oliva. (Luisa esce)

PAOLO - (telefonando) Ma le dico di sì. Penso io a tutto! Arrivederci... (riattacca) Dov'è andata?

ALBERTO - Di là... Senta, caro signore, bisogna che lei sia più disinvolto

PAOLO - Come?... Non ero?...

ALBERTO - Ma no! E' impacciato, balbetta! La signora è già un po' sospettosa... Bisogna assolutamente evitare che si accorga… Dopo tutto non è difficile!

PAOLO - Non è difficile?... Ha visto che bella figura ci ha fatto con quella storia dello scherzo?... Anche lei, scusi, professore, poteva trovare una ragione meno stupida!

ALBERTO - Che vuole... Sono stato preso così alla sprovvista!

PAOLO - Attento... Eccola!

LUISA - (entra portando una giacca di velluto) Ti ho portato la tua giacca da camera... (a Paolo) Lei permette è vero?

PAOLO - Si figuri!

ALBERTO - (guardando con apprensione la giacca) Ma non è necessario.

LUISA. - Ma si che ti sciupi tutto il vestito!... (Alberto si sfila la giacca ed indossa quella di velluto) Se sapesse come rovina i vestiti mio marito! Non gli durano più di sei mesi… Con quella maledetta abitudine di tenere le mani affondate nelle tasche della giacca! (Paolo che teneva le mani affondate nelle tasche le ritrae prontamente)(a Paolo) Un Martini?

PAOLO - Grazie.

LUISA - (porgendo il bicchierino a Paolo) A te niente perché il vermut ti fa male

ALBERTO - (fermandosi) Mi fa male?

LUISA - Si! Il medico te l’ha proibito. (versandosene un poco in un bicchierino) io ne prendo una goccia tanto per assaggiare (a Paolo che è rimasto col bicchiere in mano) Beva, beva non faccia complimenti!

PAOLO - (perplesso) Grazie!... Ma è che... ora che mi ricordo... anche a me il medico l'ha proibito.

LUISA - Vuole qualche cos’altro?

PAOLO - No grazie niente.

LUISA - Mi dispiace!

ALBERTO - (che ha trovato nella tasca della giacca un portasigarette, lo porge a Paolo) Una sigaretta?

PAOLO - (accettando) Grazie!

(Una pausa, tutti e tre si guardano senza sapere cosa dirsi)

LUISA - (a Paolo) Mi scusi se l'ho accolto così poco gen­tilmente. Ma non immaginavo...

PAOLO - Oh! Per carità!

LUISA - Scusi, sa, ma quando lei si è presentato con quello scherzo… io l'ho preso proprio per un matto!

PAOLO - Un matto?!

LUISA - (ridendo) Eh!... per forza!. Come potevo supporre! E poi è capitato in un momento!... Avevo certi nervi!...

ALBERTO - A si?. E perché?

LUISA - Perché?... (con ira) Perché la cattiveria, la cattiveria stupida, velenosa mi esaspera!... E  Marcella è proprio una vipera!

PAOLO – Marcella?!...

LUISA - La conoscete?

PAOLO - (riprendendosi) io no… Dicevo cosi.

LUISA - (ad Alberto) Figurati che mi ha telefonato per parlare del più e del meno... Mi ha detto una quantità di cose gentili con quel suo tono smielato che si capisce subito che è falsa! <<Mia cara!. Tanto tempo che non ci vediamo!…>>. io non capisco, ma proprio all'ultimo zac! la punta av­velenata! <Sai - mi ha detto – ti ho visto Ieri sulla tua magnifica macchia...>. Capisci?. Così mi ha detto!

ALBERTO. - Beh... che c'è di male?

LUISA - Che c'è di male?... La mia magnifica macchina!…perché lei ha una “coupè royal” e noi abbiamo quell'inde­cente ferrovecchio.

ALBERTO - (ricordando) Ah la macchina!

LUISA. - Sicuro!  La macchina!… E ha ragione!… Non c'è che dire!... Meglio a piedi che su quel trabiccolo! Finirà che  i ragazzi ci correranno dietro per la strada!

ALBERTO. - Ma mi pare che….

LUISA - No, no… ti prego! Non parliamo di questo!se no mi tornano i nervi!... Dobbiamo godercela tutta la vita! Va bene!... Godiamocela! La questione è chiusa! Cambiamo ar­gomento che di questo ne ho fin sopra i capelli! (a Paolo con ostentata indifferenza) Bella giornata, è vero?

PAOLO - Magnifica

LUISA - E si tratterrà molto a Roma?

PAOLO – Ma… non so… dipende...

LUISA - (ad Alberto) Lui non la conosce la nostra macchina?

ALBERTO – Ma… non so...

LUISA – Ah! bisogna che la veda! E' una curiosità, un cime­lio... Roba da museo, da metterci il cartellino sopra come la bagnarola di Napoleone o le pantofole della Pompadour! (avviandosi verso la finestra) Venga, venga le assicuro che merita! (Paolo la segue riluttante) Eccola la… vicino al cancello. quella che sembra un camion. Non è mica un camion! E' la nostra magnifica macchina! La vede?

PAOLO. - Si. la vedo.

LUISA - Che gliene pare?

PAOLO – Beh! mica male!

LUISA - Oh, senta, mi pare che lei di macchine non ne capisca proprio niente!

PAOLO. - Ma scusi! E’una buonissima…

LUISA. - Ma mi faccia il piacere! E il colore, il colore l'ha visto?... Si può immaginare un calore più stupido? Guardi, guardi. Che razza di colore è quello?

PAOLO. - (esitando) Amaranto?…

LUISA - Già Amaranto! Anche lui lo chiama così. S'è mai visto che l'amaranto abbia quel colore? Scusi lei è sposato?

PAOLO - Io? Io no.

LUISA – Beh… se lei avesse moglie e sapesse che sua moglie è infelice per una stupida antipaticissima macchina che cosa farebbe, mi dica... che farebbe?

PAOLO - (esitando) Ma. se il motore è buono…­

LUISA - Ah si?... Senta! Vuole un consiglio? Non prenda moglie, sa…non la prenda che ne farebbe una disgraziata come me.

ALBERTO - (conciliante) Beh!... adesso non esageriamo.

LUISA -  Ah, esagero?!

ALBERTO - Ma si! Innanzi tutto non è il caso di amareggiarsi l'esistenza per così poco. (s'avvia verso la finestra) poi la nostra macchina è un po' vecchia è vero, ma, dopo tutto non  è mica  (guarda dalla finestra e ammutolisce, Poi  a Paolo) Oh!... ma è orribile!

PAOLO - Orribile?

ALBERTO - Indecente. Ma come si fa a tenere una macchina simile?

PAOLO - Ma va benissimo!

LUISA - Ma che c'è? Che c'è? Che cosa dite?

ALBERTO - Dicevo appunto che... si… insomma che ce n'è di peggio!

LUISA – No, non ce n'è di peggio! Ma qui bisogna venire a una soluzione! O lei o io… Se ci tieni tanto a tenerla, lo me ne vado!

ALBERTO - Ma io non ci tengo affatto!

LUISA - (sorpresa) No?

ALBERTO - Ma neanche per sogno! Per me, figurati!... Se vuoi darla via!

PAOLO - Darla via?!

LUISA – (Illuminandosi) Sei disposto a cambiarla?

ALBERTO - Ma si... quando vuoi!

LUISA - (con slancio) Oh, caro!... e me ne compri una nuova?

ALBERTO - Ma si! Se ti fa piacere!

PAOLO - (Allarmato) Ma come…

LUISA. - Oh caro, caro!--. Spyder a due posti! Ne ho visto uno béige delizioso! Beige con la capote bianca…

ALBERTO - Va bene!... Facciamo beige!

LUISA - Oppure giallo!… Che ne diresti giallo? Un bel giallo chiaro…

­ALBERTO. - Ma si facciamolo giallo!

(Paolo leva te braccia al cielo disperato)

LUISA - (a Paolo) Che ha lei? Che cosa le prende?

PAOLO - (erompendo) Che cosa mi prende? Mi prende che questa è una sciocchezza!

LUISA – Sciocchezza?!…

PAOLO. – Sicuro!...  Un'enorme sciocchezza! E’ come gettare il denaro dalla finestra!

LUISA - (aggressiva) Ma scusi, lei che c'entra?

PAOLO - Io?

LUISA - Si, lei... Abbiamo chiesto Il suo parere? Sono cose che non la riguardano!

PAOLO - Ma si tratta di venticinque o trentamila lire!

LUISA. - Ma scusi... Le paga lei? Ma mi faccia il piacere! Si occupi dei fatti suoi! (piano ad Alberto) Ma sai che è pro­prio antipatico questo tuo amico!… (riprendendo il tono gaio) Adesso vediamo. Aspetta!.. Ho il catalogo con le fo­tografiei prezzi, tutto.  (dirigendosi verso la scrivania) L'ho messo in uno dei cassetti... (comincia a cercare).

ALB£RTO - (piano a Paolo) Non si mostri cosi irritato, Sor­rida!

PAOLO – (irritatissimo) Macché sorridere!… Gettar via così trentamila lire.

ALBERTO - (secco) Caro signore, io sono uno scienziato io curo gli alienati! E poi glie lo ho detto: bisogna assecondarla.

PAOLO. - E va bene! Assecondiamola! (Appare alla porta di destra Adele).

PAOLO - Che c'è?

ADELE - C'è una signora…

LUISA - (sorpresa) Una signora?

ADELE – Si, Una signora e una signorina. Sono arrivate con un'automobile piena di valigie.

PAOLO - E chi sono?

ADELE - Non lo so!

PAOLO - (irritato) Come non lo sai?! Si domanda! Che diamine! Arriva un'automobile piena di valige!  Almeno sapere chi è!

LUISA - (a Paolo) Ma scusi a lei che gliene importa?

PAOLO - (riprendendosi) A me… Niente!  Io dicevo così per lui! Se arrivasse in casa mia un'automobile piena di valigie, vorrei sapere.

ADELE - (guardando dalla porta) Eccole!

VOCE DI CLOTILDE – Dov’è,  dov’è la mia piccola Luisa?! (Entra Clotilde Lawrence, cinquantenne, esuberante, rumorosa, con la figlia Evelina, esile, graziosa, timida).

CLOTILDE - (dirigendosi con le braccia tese verso Luisa) Oh! Cara… cara…

LUISA - (con lieta sorpresa) Oh! Clotilde… Tu?!  (si abbracciano e si baciano con grande affetto).

CLOTILDE - (Stringendola al petto) Sempre più bella, la mia piccola Luisa! Cara… cara.

LUISA - Che bella sorpresa!.... Come sono felice!

ALBERTO - (piano a Paolo che guarda esterrefatto) Chi è?

PAOLO - E chi lo Sa!

CLOTILDE - (indicando Evelina) Questa è la piccola Evelina!... Te la ricordi?

LUISA – Ah! Si!… com’è cresciuta!… L’ultima volta che l’ho vista era una bambina! (l'abbraccia e la bacia) E come s'è fatta bella!

CLOTILDE - E dov'è,  dov’è quel discolaccio di tuo marito?

LUISA - (indicando Alberto) Eccolo!

CLOTILDE - (con un'esplosione di entusiasmo) Oh caro!... (tendendogli le braccia) Vieni qui... fra le mie braccia! Io sono la zia Clotilde!…

ALBERTO - Ah la zia!… Ma si, perbacco! Scusa se non t'avevo riconosciuta!

CLOTILDE - Riconosciuta?! E come potevi riconoscermi, pic­colo mio? Non ci siamo mai visti!

ALBERTO - (disorientato) Ah già!. E' vero! Non ci siamo mai visti!

CLOTILDE - Avevo tanto desiderato... Ma che vuoi una cosa e l'altra… Dicevo sempre: bisogna che vada a conoscere il marito di Luisa! E poi… Ma che simpatico!… Proprio come t'avevo immaginato! Senti bisogna che ti dia un bel ba­cione! (lo bacia rumorosamente sulla guancia) Toh! Toh! E anche la mia piccola Evelina non la conosci! (a Evelina) Questo è Paolo... il marito di Luisa!

EVELINA – (parla italiano molto male) Ah! Molto felice!

ALBERTO - (stringendole la mano) fortunatissimo!

CLOTILDE - Ma non fate complimenti, Datevi un bel bacione!

ALBERTO - (dopo una breve esitazione) Ma si! Diamoci un bel bacione! (l’abbraccia e la bacia)

CLOTILDE - Ecco!... Così Bravi! (a Luisa, stringendole le mani) Cara… cara la mia Luisa!

ALBERTO - (piano a Paolo) Ma di dove viene questa!

PAOLO - E che ne so!

CLOTILDE - Come sono contenta di essere tra voi!… Come è tutto bello qui. Che bella casa che avete… non è vero evelina?

EVELINA – Si, mammà, veramente bella… belissimaaa!

ALBERTO - (piano a Paolo) Ma insomma… possibile che non le conosca?

PAOLO – Ma… non so... Dev'essere una zia di Luisa, quella che vive in Inghilterra... quella che scrive…

ALBERTO - Che cosa scrive?

PAOLO - Romanzi, novelle, soggetti cinematografici.

CLOTILDE - Il viaggio?... Ah! il viaggio… che incanto! Le Alpi, la Riviera, la Torre pendente, i butteri (osservando Paolo) E che bella gente! Occhi magnifici! Visi fieri! L'ho sempre detto! Bisogna venire in Italia per vedere, dei bei giovanotti! (piano a Luisa) Chi è quel signore?

LUISA - Ah... non te l'ho presentato  (facendo l’atto di presentare Paolo) Il signor... scusi… non ricordo il nome.

ALBERTO - (pronto) Spinelli.

LUISA - Un amico d’infanzia di Paolo... La signora Lawrance, mia zia.

PAOLO - (inchinandosi) Fortunatissimo.

CLOTILDE - Sono lieta… molto lieta… (indicando Evelina) Questa è mia figlia Evelina.

PAOLO - (inchinandosi) Fortunatissimo.

CLOTILDE – Evelina di al signore le tue impressioni sull’Italia

EVELINA - (stentatamente) Ah!… L'Italia,… bella… belissimaaa! E’ il giardino… di Europaaa…

CLOTILDE – Cara!… (con orgoglio) E’ appena un mese che studia l'italiano, ma già lo parla benissimo!

LUISA – Ma perché, zia , non ci hai avvertiti del tuo arrivo? Saremmo venuti alla stazione.

CLOTILDE – Ma io vi ho avvertiti… Ho spedito un telegramma.

LUISA – Un telegramma?… (ad Alberto) E’ arrivato un telegramma?

ALBERTO - Ma… non so non credo

CLOTILDE - L'ho spedito ieri da Parigi.

(Francesco rientra )

LUISA - Ah... Ma allora?... Possibile che non sia arrivato!

FRANCESCO - Ecco. veramente è arrivato.

LUISA - Ah si?... E dove l'hai messo?

FRANCESCO - L'ho consegnato al signore....

LUISA - (ad Alberto) Senti? L'ha dato a te.

ALBERTO - A me?

FRANCESCO - (ad Alberto, accennando a Paolo) Si l'ho dato a lei

ALBERTO - (guardando Paolo) Ah!... Hai sentito? Dice che l'ha dato a me

PAOLO - (imbarazzato) Eh! Già!... Ho sentito! Ma chissà dove l'avrai cacciato!

ALBERTO - Già!. Chissà!

LUISA - Ma come è possibile! Perdere un telegramma!... La solita distrazione di mio marito!

CLOTILDE - (con tenerezza) No… non lo sgridare, povero piccolo!... Si capisce, gli uomini! Tanti affari.. E poi ognuno ha i suoi difetti! Ma tuo marito è simpatico anche se perde i telegrammi! Sai che te lo sei scelto bene Il tuo maritino!... Proprio bene! Non c'è che dire! (ad Alberto) E an­che tu, birbante.... Va là che puoi ritenerti fortunato! Una donnina d'oro Luisa! Non se ne trova un'altra!

LUISA - (stringendole le mani) Oh, zia.

CLOTILDE - (sedendo sul divano fra Luisa e Alberto) Venite qui, vicino a me, cari i miei ragazzi!. (a Paolo) Scusi, sa, ma ho proprio bisogno di sentirmeli un po' vicini!

PAOLO - Faccia, faccia...

CLOTILDE - Sono come dei figliuoli per me! Luisa l’ho vista nascere... E lui… non lo conoscevo, ma anche se nessuno me lo avesse indicato, l'avrei riconosciuto lo stesso!… La voce del cuore!

ALBERTO - Oh zietta!

CLOTILDE - Non vi domando se siete felici! Si vede!… Giovani, belli, innamorati! Come gli sposi che ho descritto nel mio ultimo romanzo < Luce di anime >.

ALBERTO - Ah!… Magnifico!. Stupendo!

CLOTILDE - (gradevolmente sorpresa) L'hai letto?

ALBERTO - Come no?

CLOTILDE – Oh, caro!... Conosci l'inglese?

ALBERTO – Io? No!

CLOTILDE - E allora come hai potuto leggere il mio romanzo? Non è ancora stato tradotto!

ALBERTO - (imbarazzato) Ah no?... Ah già! Ma è che vedi... quel romanzo è scritto cosi bene che anche senza cono­scere l'inglese si capisce tutto!

CLOTILDE - Adulatore!... (a Evelina) Evelina… piccola cara… va ad aprire le valigie, mentre la mamma si riposa ancora un poco!

EVELINA - Si, mammà!­

LUISA - Aspetta, Evelina che ti accompagno a vedere 1a vostra camera. Se poi zietta vuoi venire a rinfrescarti un poco..

CLOTILDE - si, grazie... (Luisa esce con Evelina)

ALBERTO - (per sostenere la conversazione) E il caro zio? Come stà il caro zio?

CLOTILDE - (con un sospiro) Lo zio?… Eh! Figliuolo mio, lo zio non esiste più!

ALBERTO - (riprendendosi) Ah! Già è vero!… Scusami… non ricordavo! E' morto poveretto!

CLOTILDE - Macchè morto! Crepa di salute!

ALBERTO - (Sconcertato) Ah! Crepa di… (guarda smarrito Paolo che si stringe nelle spalle) E… e che cosa fa di bello?

CLOTILDE - Che cosa fa? Quello che ha sempre fatto… il porco!… Ecco che cosa fa!

ALBERTO -  (annientato) Ah! Il porco…

CLOTILDE - La parola ti sembra forse un po’ dura?

ALBERTO - No!... E' espressiva.

CLOTILDE - Un uomo che  abbandona la casa, la famiglia, per trascorrere le notti nei nigth… ha preteso il divorzio perchè qualche volta gli leggevo i manoscritti dei miei romanzi! Notate che la gente paga cinque scellini per comperare i miei romanzi!… E io glieli leggevo gratis!… E quel branco di imbecilli di giudici gli hanno dato ragione.

PAOLO - incredibile!

CLOTILDE - Ecco!… proprio così! Incredibile…Ma già… gli inglesi! Come mariti, Dio ce ne scampi e liberi! Sensibilità, amore zero!... Ma mia figlia no!… Oh! Per carità… piuttosto zitella che sposare un inglese! E’ figlia di un’italiana e deve sposare un italiano! Ah! Gli italiani… generosi, cavallereschi, appassionati… (a Paolo che ascolta approvando) Lei è sposato?

PAOLO -Io?... Io no!

CLOTILDE - (diventando ancor più gentile) Ah no? (lo osserva benevolmente) Ma si accomodi! Perché vuol restare in piedi?!

PAOLO - (sedendo) Grazie… grazie…

CLOTILDE - Ecco… dicevo appunto... che la mia Evelina è un'anima cosi delicata e sensibile. Buona e semplice...

LUISA - (apparendo alla soglia) Zia, se vuoi accomodarti…

 CLOTILDE - (alzandosi) Ah, si... Vengo... vengo. Scusatemi, miei cari.

ALBERTO - Prego.

­CLOTILDE - (a Paolo) La ritrovo, è vero?

PAOLO - Si, si, certamente...­

LUISA - Ecco zia, la tua camera è pronta.

CLOTILDE - Oh, grazie, cara!

LUISA - Appena sei pronta andiamo a tavola.

CLOTILDE - (avviandosi) Due minuti soli! (esce. Luisa guarda un momento indecisa Paolo e Alberto poi si avvicina ad Alberto)

LUISA - (piano) Non avrà mica intenzione di restare a cena, quello li.

ALBERTO - Per forza!

LUISA - Oh che noia!… Mandalo via!

ALBERTO - Ma no!.. Non è possibile!

LUISA - (borbottando) Seccatore! (a Paolo, con gentile sorriso) Spero che lei vorrà farci l'onore di mangiare un boccone con noi!

PAOLO - Grazie!

LUISA – (avviandosi) Permetta un momento!… (nell’uscire mormora fra denti) Antipatico! (esce)

PAOLO - (dopo una pausa) E ora che si fa?  Non ci man­cava che la zia!

ALBERTO - Senta, avvocato, io ritengo che sarebbe opportuno prendere da parte quella buona signora e spiegarle tutto.

PAOLO -- Spiegarle che cosa?

ALBERTO - Tutto! L’improvviso squilibrio della sua signora… il nostro… come dire... scambio di personalità… il disgra­ziato equivoco

PAOLO - Ma per carità!... Se quella viene a sapere che mia moglie è pazza lo racconta a tutti! Quella ci scrive un libro, ci fa sopra un film! Per carità!...

ALBERTO - Ma d'altra parte come si fa? Io devo andar via...

PAOLO - Che? Vuole andar via? Ora?

ALBERTO - Per forza!... Devo fare una scappata alla clinica. Ho i miei malati...

PAOLO -Ah, no!... Professore!... Lei non mi può abbandonare adesso

ALBERTO - Ma, caro signore, bisogna che lei si renda conto…

PAOLO - No, professore... Non ne parliamo neppure! Nella si­tuazione in cui siamo, se lei se ne va che cosa racconto?

ALBERTO - (imbarazzato) Ma… non so. Si potrebbe trovare...

PAOLO - Ma che cosa vuol trovare? Ormai le cose sono in­granate in un modo... La prego, professore. intanto rimanga a cena. Tanto cenare qui o altrove...

ALBERTO - Ma la clinica...

PAOLO - Si avverte... si telefona...

ALBERTO - (dopo una breve esitazione) E va bene! Resterò! Tanto più che sono curioso di seguire il decorso

PAOLO - Grazie, professore!... Spero che vorrà gradire la nostra cena.

ALBERTO - Oh! Si figuri! La gradirò molto!... Anzi ho un certo appetito!

PAOLO - (colpito da un pensiero) Appetito?

ALBERTO - Si. Appetito!. Perchè?

PAOLO - (imbarazzato) Perchè... Ecco, professore, bisogna che l'avverta di una cosa.

ALBERTO - Che cosa?

PAOLO - (esitando) Io sono a dieta.

ALBERTO - Ebbene?

PAOLO -.... capirà... se lei deve…

ALBERTO - (Comprendendo) Ah, capisco!…

PAOLO - Sa... siccome soffro di foruncolosi… dieta vegetale…. Non mangio che verdura

ALBERTO - (con malumore) Ah!

PAOLO -. Mi dispiace, professore.

ALBERTO - Pazienza! Starò in dieta.

PAOLO - E prima di pranzo prendo i glicerofosfati. Due cucchiaini in un bicchiere di acqua. C'è una bottiglia vicino al piatto.

ALBERTO - (rassegnato) E va bene!... Prenderò i glicerofosfati!

PAOLO - Mi scusi, professore.…

ALBERTO - Si figuri!… (entra Clotilde ed Evelina).

CLOTILDE - Eccoci pronte!.  (a Luisa che entra) Ci siamo fatte aspettare?

LUISA. No, no... se volete accomodarvi...

CLOTILDE - Grazie! (ad Alberto) Paolo, vieni a offrire il braccio alla tua vecchia zia.

ALBERTO - (eseguendo) Con gran piacere.

LUISA. - (uscendo) Io vi precedo.

CLOTILDE -  (piano ad Alberto avviandosi) Dimmi, caro... è un bravo giovine quel tuo amico?

ALBERTO - Si, sì... bravissimo!

CLOTILDE - E dimmi... dimmi... che cosa fa di bello!

ALBERTO - Che cosa fa... Niente.

CLOTILDE - (colpita) Niente?!... Allora deve essere ricco!...

ALBERTO - Sì... non c'e male...

CLOTILDE - Ah!... Evelina, fa tu gli onori di casa!... Accompagna il signore...

EVELINA - Si, mammà... (Si avvicina a Paolo che le offre il braccio. Clotilde rassicurata esce soddisfatta al braccio di Alberto).

- FINE PRIMO ATTO -


- ATTO SECONDO -

PAOLO -  Un bicchierino?

ALBERTO - Grazie! (battendosi un pugno sullo stomaco) Non so!... Saranno i glicerofosfati, ma ho un peso qui.

PAOLO - Mi dispiace, professore...

ALBERTO -. Eh! Beh! pazienza! “A la guerre comme a la guer­re!” (beve) - E poi tutte quelle verdure!

PAOLO - Ma sa... per la foruncolosi…

ALBERTO - Eh!... va bene! Ma ci vuole moderazione! Anche nella minestra l’hanno messa. (con una smorfia) Puah!

PAOLO - A proposito professore, crede che possa farmi male?

ALBERTO - Che cosa ?

PAOLO - La bistecca che ho mangiato.

ALBERTO - Ma no!.... Che vuole che le faccia!

FRANCESCO - (entra, guardandosi intorno cauto. Sottovoce ad Alberto) Signor professore, ho potuto telefonare a Villa Serena!...

ALBERTO - Ebbene?

FRANCESCO - Ho parlato con il dottor Gibino… Girini…

ALBERTO - Geppini. (a Paolo) Il mio assistente(a Francesco) nulla di nuovo?

FRANCESCO - No, niente! Dice che non è necessario che lei vada su questa sera

ALBERTO -  A... va bene, grazie. (Francesco esce) Non vedendomi tornare, Geppini avrà pensato che il caso sia molto grave. Invece….

PAOLO - Non c'è pericolo che peggiori?

ALBERTO - No. Non credo. Al di fuori dell'epistasi fisionomica, nessuna alterazione! Non c’è che quel filo spezzato…

PAOLO - Già, quel filo!

ALBERTO - Ha visto?... durante il pranzo è stata vivace, allegra, ha tenuto conversazione con un brio e uno spirito...Veramente una simpatica signora!...

PAOLO - E’ vero?

ALBERTO - Proprio deliziosa! (ascolta il suono del pianoforte) Ha un tocco magnifico!... Ottima pianista!

PAOLO - (ascolta assorto) Se mi dai un bacio ti dico di si.

ALBERTO - (si volta sorpreso) Che?!

PAOLO - E’ il titolo di questa canzone…. Carina vero?

CLOTILDE – (entra facendo dei gesti di esaltata ammirazione) Ah!... questa musica. Che delizia… Che incanto!… Una musica che giunge al cuore!… (con un accordo di chiusura cessa il suono del pianoforte)

LUISA – (entra con Evelina - Sedendo sul bracciolo della poltrona di Alberto) Sei contento, ho suonato tutto il tuo repertorio!

ALBERTO - Ah… grazie!

LUISA – Lui va in visibilio per queste canzonette!

CLOTILDE – ha ragione!… Incantevoli!  Evelina, fatti dare i titoli, che dobbiamo comprare i dischi. (guardandosi intorno) Ma sapete che avete una bella casa! Questo salotto poi è simpaticissimo!  Io però, se fossi In voi, farei aprire su quella parete un ampio camino.

LUISA. - (con entusiasmo) Oh bello!… (a Alberto) Lo met­tiamo? E' stato sempre il mio sogno un bel camino con un fuoco crepitante.

ALBERTO - Ma si! E' un,ottima idea.

LUISA – Si fa in un momento!... Si butta giù quel muro...

PAOLO - (Spaventato) Ma che idea, un camino!... Ma ci sono i termosifoni che vanno tanto bene!

LUISA – Come si vede che lei non ha un'anima poetica.

CLOTILDE – Sapete anzi che cosa potreste fare… Unire questo salotto con la sala da pranzo e fare un grande salone...

EVELINA - Si abbattisce…  giù quello muro!

PAOLO - (esasperato) Ma si… Un'idea magnifica!… Si butta giù quel muro... si butta giù quell'altro!…

CLOTILDE – (improvvisamente con un grido di stupore) Oh!... Che bello!

LUISA –  Che c'è?

CLOTILDE – (avvicinandosi alla finestra) Oh magnifico!... (ad Alberto) Guarda…. guarda che bello! La luna!.

ALBERTO - Perché?. Non c'è la luna in Inghilterra?

CLOTILDE – Si... credo... Non si vede mai! Oh, stupendo!… Peccato che sia nascosta dagli alberi!

LUISA – Si può scendere in giardino…

CLOTILDE - Ah!  (con un'idea improvvisa) Evelina, mia piccola cara, scommetto che tu vorresti vedere la luna…

EVELINA – Si mammà... è molto belissimaaa… la luna.

CLOTILDE – (a Paolo) signor Spinelli, vorrebbe far vedere la luna alla mia piccola Evelina?

PAOLO. - Ma si… se ci tiene!

LUISA. - Può scendere in giardino di qua…

PAOLO - (irritatissimo) Grazie. Conosco la strada. (a Evelina) Andiamo a vedere la luna!

CLOTILDE – Va' piccola mia… va col signore,

(Evelina e Paolo escono. Clotilde li segue con uno sguardo tenero)

CLOTILDE –  (improvvisamente) Non sarà una imprudenza? Così…soli… di notte in giardino!…

ALBERTO - Eh beh... Che vuoi che accada?

CLOTILDE – Eh sai!… Con quel vostro terribile temperamento italiano…

LUISA – Se vuoi che vada anch'io…

CLOTILDE – Grazie, mia cara!... Non osavo chiedertelo. Ma­gari lasciali soli, ma sorvegliali a distanza...

LUISA – (avviandosi) Si, si… non dubitare…

CLOTILDE – (si siede vicina ad Alberto e gli parla in modo misterioso) Paolo, quel tuo amico è innamorato!

ALBERTO - Di chi?  ..          -

CLOTILDE – Della mia Evelina

ALBERTO - (sbalordito) Che?

CLOTILDE – Ti assicuro. Innamorato!... Io non mi sbaglio, sai! Sono abituata a sondare le anime!  E poi si capisce subito!Hai visto come era nervoso, irrequieto?

ALBERTO - Avrà qualche preoccupazione

CLOTILDE – No! Ti dico che è innamorato! Durante il pranzo hai visto, non ha mai rivolto la parola a Evelina!

ALBERTO - Beh… appunto…

CLOTILDE – Questo ti prova che è turbato, intimorito... Io non m'inganno!... E' innamorato cotto.

ALBERTO - Macche cotto!... Se la conosce da due ore!

CLOTILDE – Ma è così che s'innamorano gli italiani!... Un'oc­chiata e via!… O si innamorano subito o non s’innamorano più… anche Evelina è innamorata. Sai

ALBERTO - Anche lei?

CLOTILDE – Oh!. Mi è bastato guardarla! I suoi sentimenti glieli leggo negli occhi!. Povera la mia piccola cara. Ma ora ho bisogno del tuo consiglio! Dimmi che cosa ne pensi.

­ALBERTO - (perplesso) Che cosa ne penso?... Penso che è spaventevole.

CLOTILDE – Spaventevole?

ALBERTO - Si! Spaventevole la rapidità con cui… Ma non avrai mica pensato a un matrimonio?

CLOTILDE – Per forza!... Perché?... Non è forse un bravo giovane?

ALBERTO - (imbarazzato) Si, si! bravissimo. Ma non credo che abbia intenzione...

CLOTILDE – Che?... Non vuol prender moglie?

ALBERTO -  Ecco.. appunto non vuol prender moglie...

CLOTILDE – E che cosa vuol fare allora?... il parassita?

ALBERTO - Il parassita?.

CLOTILDE – Ah Si! Perchè per me lo scapolo è un parassita, un essere inutile, un peso morto

ALBERTO - Peso morto?

CLOTILDE – Sicuro!... Peso morto! Ah, su questo io ho delle idee radicali.. Io gli scapoli li sopprimerei tutti!

ALBERTO - Poveracci!

CLOTILDE – E il matrimonio obbligatorio per legge prima dei venticinque anni… Come la vaccinazione.

ALBERTO - Sarebbe un provvedimento eccessivo.

CLOTILDE – Non ho ragione forse?. - Dimmi tu, a che serve lo scapolo... a che serve nella economia della società?

ALBERTO - Oh Dio!  Serve... serve…

CLOTILDE – A niente, serve!... E’ inutile a sè e agli altri! E credi che sia felice?. Per carità!. il marito più disgraziato è sempre più felice di uno scapolo! Del resto ne hai l’esempio... Tu e il tuo amico!... Confronta la tua vita con la sua... Tu hai una bella casa, una donna che ti vuol bene... la felicità.

ALBERTO - (Pensieroso) Già... la felicità!

CLOTILDE – E lui?... Probabilmente una vita grigia,  degli amori prezzolati.. una tavola alla trattoria e la sera torna in una casa vuota dove nessuno l'aspetta!

ALBERTO - (c.s.) E' vero... (entrano Paolo, Luisa e Evelina)

PAOLO - Se ne è andata…

CLOTILDE – Chi?

PAOLO - La luna..

LUISA - Mentre io stavo per uscire loro entravano.

CLOTILDE – Che spettacolo magnifico, è vero?

EVELINA - Si mammà.

CLOTILDE – Ma io chiacchiero, chiacchiero e non penso che domani mattina bisogna alzarsi presto. Che ore sono?

PAOLO - Le undici e tre quarti

CLOTILDE – Oh, come è tardi! Domattina alle otto dobbiamo andare a vedere la Via Appia Antica

LUISA. - Mi dispiace, zia, non potrò accompagnarti

CLOTILDE – Oh, cara per carità!  (a Paolo con intenzione) E' una buona idea andare domattina a vedere la via Appia Antica?

PAOLO - Si, si… ottima!

CLOTILDE – Allora non ci resta che andare a dormire.

LUISA – Buonanotte, zia.

CLOTILDE – (baciandola) Buonanotte, cara.

PAOLO -  (a Evelina) Buonanotte, signorina

EVELINA - Good night!… cioè… Buonanotte!…

CLOTILDE – (a Paolo) Buonanotte, mio giovane amico.

PAOLO - Buonanottesignora.

CLOTILDE – Noi domattina alle otto andiamo a vedere la via Appia Antica

PAOLO - Ho capito!

CLOTILDE – Evelina, va pure a letto. Ti raggiungo subito.

EVELINA - Si, mammà (esce).

CLOTILDE – Vorrei ancora dire due parole a quel birbante di tuo marito.

ALBERTO - A me?

CLOTILDE – Si, caro. Vieni accompagna la tua vecchia zia.

ALBERTO - Con piacere! (escono. Una pausa. Paolo guarda con apprensione Luisa che è sdraiata su una poltrona e lo guarda sorridendo).

PAOLO - Perchè sorride, signora?

LUISA. - Niente!. Un’idea buffa!

PAOLO - Che idea?

LUISA –    Non gliela posso dire! Non sarebbe divertente per lei!

PAOLO - (irritato) Ma scusi, signora, si può sapere che cosa le ho fatto di male? Ha un modo di trattarmi… le faccio venire le idee buffe!... Ogni tanto mi ride in faccia! Ma insomma, le sono proprio antipatico?

LUISA – Ma no!… Che c'entra....

PAOLO - Mi dica, mi dica. C'è un’avversione in lei... Sembra quasi che io le dia ai nervi!

LUISA – Ebbene… se debbo proprio essere sincera…

PAOLO - Avanti, mi dica…

LUISA. - Mi promette di non offendersi!

PAOLO - Ma no.... Avanti!... Sentiamo.

LUISA – Sa!... alle simpatie non si comanda

­PAOLO - Ah… proprio antipatico?

LUISA –  (accennando maliziosamente col capo) Si!

PAOLO - Ah, benissimo, benissimo! E la ragione di questa antipatia?

LUISA. - Nessuna ragione! Mi è venuta così. Fin dal primo momento che l'ho visto!

PAOLO -Il coup de foudre?!

LUISA – Ecco! Proprio così!... Un coup de foudre… Come due si innamorano!

PAOLO - Bene, proprio bene…

LUISA –  Però restiamo amici lo stesso, è vero?

PAOLO - Ma certo! Amicissimi!

LUISA – Anzi, sa che cosa voglio fare? Voglio cercarle moglie!

PAOLO - Grazie, non s'incomodi…

LUISA – Una bella mogliettina giovane e ricca… una bella mogliettina! Ma una donna energica! Che la faccia filar dritto!

PAOLO - Ma,… non capisco….

LUISA. - Perché, vede, ho l'impressione che lei sia uno di que­gli uomIni che hanno proprio bisogno del guinzaglio. Ah, se fosse mio marito!…

PAOLO - Se fossi suo marito?… (risoluto) Ebbene, signora, sentiamo. Che cosa farebbe se fossi suo marito?

LUISA – Che cosa farei?... (lo guarda un istante e ride) Anche questo non glielo posso dire. (vedendo entrare Alberto) E ora anch'io vado a dormire… (gli tende la mano) La lascio con mio marito. Buonanotte.

PAOLO - Buonanotte.

LUISA – (ad Alberto) Buonanotte, caro.

ALBERTO - Buonanotte.(Luisa esce, dopo una pausa,gravemente) Guardi che accade una complicazione grave...       

PAOLO - Che complicazione?

ALBERTO - Sua zia vuol darle moglie…

PAOLO - Anche lei?

ALBERTO - Come anche lei?

PAOLO - Ma è una fissazione questa di darmi moglie! Anche Luisa vuol cercarmela! Se andiamo avanti cosi!…

ALBERTO - Le avevo detto che sarebbe stato meglio avvertire sua zia!

PAOLO - Ma no!. Sarebbe stato un guaio! Piuttosto, professore, crede che durerà ancora molto questo squilibrio?

ALBERTO - Mah!... Chi lo sa!. Fondo molte speranze sul riposo notturno.

PAOLO - Perché? lei crede….

ALBERTO - Oh Dio!… non posso garantire nulla!  Ma vede, il sonno è come una breve morte, un rilassamento, una sospensione del lavoro psichico…

PAOLO - E allora il filo si riattacca?

ALBERTO - Si staccano tutti i fili. E' come se nella centrale telefonica fossero di colpo interrotte tutte le comunicazioni. Al risveglio i fili si ricongiungono e allora può darsi che quel filo che si era sovrapposto ad un altro riprenda la sua normale connessione.

PAOLO - Ah, ecco...

ALBERTO - Anzi sarebbe opportuno che domattina la malata si svegliasse di soprassalto e vedesse subito lei, in modo che la sensazione visiva provocasse un’immediata reazione psichica. Si, si… faremo quest'esperimento. Io verrò molto presto... alle sei e mezzo... le sette...

PAOLO - Che? ... Vuole andarsene?

ALBERTO - Per forza!... E' mezzanotte e mezzo!

PAOLO - Ma per carità, professore!… Lei non può abbandonar­mi adesso.

ALBERTO - Macaro signore, lei non pretenderà mica…

PAOLO - No... Io non pretendo nulla!… Io la prego!... Almeno per stanotte... Se dobbiamo fare l'esperimento... invece di tornare domattina, tanto vale che resti qui…

ALBERTO - Ma come è possibile?!

PAOLO - E allora? Si, si... è inteso!... Ho già dato ordine di pre­parare il letto nello studio.

ALBERTO - (indeciso) Ma come si fa?!...

PAOLO - Si fa benissimo!  Grazie, professore, grazie!... Non mi sento tranquillo se lei non è qui. (a Francesco che entra) E’ pronto?

FRANCESCO - Si, signore!

PAOLO - Ah, benissimo! (ad Alberto) Se desidera leggere un poco per prender sonno...

ALBERTO - Non Importa, grazie. Prenderò qualche appunto sulle mie osservazioni. Buonanotte.

PAOLO - Buonanotte, professore. (Alberto esce) (a Francesco) Bravo! Preparami li i cuscini e la coperta.

FRANCESCO - Vuole che le porti un materasso?

PAOLO - No. Non Importa. Tanto non riuscirò a dormire.

FRANCESCO - (disponendo i cuscini) Sta meglio, la signora?

PAOLO - Lo stesso. Ma pare che stanotte, durante il sonno... il professore è sicuro che domani sarà tuttofinito.

FRANCESCO - Dio lo volesse!

PAOLO - Anzi ricordati di chiamare alle sei. E non far rumore per non svegliarla... dobbiamo fare un esperimento. (fra se) già… non capisco perchè non ha voluto farlo stasera. Entravo in punta di piedi... Accendevo il lume…  Luisa!... Lei apriva gli occhi... Oh, Paolo!... E tutto era finito!

FRANCESCO - Comanda altro?

PAOLO - No, grazie. Va pure.

FRANCESCO - Buonanotte signore.

PAOLO - Buonanotte! (quando Francesco sta per uscire) Ah...portami una camomilla calda se no non riesco a prender sonno...

FRANCESCO - Si, signore. (Francesco esce. Paolo rimane assorto in mezzo alla stanza, gettando ogni tanto un'occhiata verso La porta della Camera di Luisa. Si sdraia sul divano, ma quasi subito si rialza e d'improvviso, come obbedendo a un impulso subitaneo, si dirige verso la porta di sinistra. Esita un istante con la mano sulla maniglia, poi si decide. Apre cautamente ed entra. Un lungo silenzio. Poi d'un tratto si ode un grido altissimo di donna, delle voci concitate e Luisa trasfigurata e ansante irrompe sulla scena).

LUISA. – (traversando la scena) Mascalzone!... Mascalzone! (gridando) Paolo... Paolo… Paolo.

ALBERTO - (apparendo sulla soglia) Che c'è... Che è successo?

LUISA - (rifugiandosi dietro di lui e guardando verso la porta di sinistra) In camera mia... quel tuo amico. Un bruto! E’ entrato in camera mia!...

ALBERTO - Che?

LUISA – Si, in camera mia!… Ho aperto gli occhi e me lo sono visto lì vicino al letto (indicando Paolo che appare alla porta di sinistra umile e avvilito) Eccolo lì il satiro… mascalzone... Farabutto. (ad Alberto) Capisci!… Paolo è entrato in camera mia, in camera mia...

ALBERTO - (imbarazzato) Si, si… capisco! Ma sai lui è un burlone.

LUISA. – (scattando) Che burlone!. Ma che cosa dici? Un uomo entra in camera e tu… tranquillo… sorridente!

ALBERTO - Ma no!  Io non sorrido affatto.. Anzi sono arrabbiatissimo!

LUISA - E non l’uccidi? Un uomo entra in camera e non l'uccidi?

ALBERTO - (a Paolo) Sicuro!... Hai ragione! Dovrei ucciderti!  Che modi sono questi?. Come ti permetti di entrare in camera…

PAOLO - Ma io volevo...

ALBERTO - Niente!... queste sono cose che non si fanno!. Satiro!...

LUISA. – Caccialo via, via!... Che non metta più piede in questa casa!

ALBERTO - Cacciarlo via?

LUISA -  Fuori, Fuori di qui!

ALBERTO – Si, ha ragione!... Fuori!

PAOLO - abbiate pazienza!  Lasciate che vi spieghi...

LUISA – Niente,  niente! Anche Il coraggio di parlare... Si vergogni piuttosto!

ALBERTO - Sicuro!  Vergognati! (piano, spingendo Paolo) Ma che le è saltato in mente? (forte) Vattene, vai via da questa casa…

PAOLO – (piano) volevo provare l’esperimento….

ALBERTO - Macché esperimento…. (forte) fuori, fuori…. (Lo spinge fuori, Luisa attende fremente d’ira. Alberto rientrando) Ecco fatto! L’ho cacciato via!

LUISA - (sprezzante) è il meno che potevi fare!

ALBERTO - Ah ma gliene ho dette, sai!

LUISA. – (beffarda) Ah, si?

ALBERTO - sicuro! E gli ho dato anche quattro schiaffi!

LUISA - E ti pare che bastino? Ucciderlo, dovevi ucciderlo!

ALBERTO - Eh, non si può mica esagerare!

LUISA - Esagerare?

ALBERTO - Ma si… innanzi tutto bisogna vedere perché è entrato in camera tua… forse è uno sbaglio. Forse aveva dimenticato qualche cosa… non so… la borsa… il cappello… Non è pratico della casa… al buio… uno sbaglio di camera…

LUISA. - Uno sbaglio di camera?. Mi ha afferrato per un braccio, ha acceso la luce e m’ha gridato: <Luisa!>. Un bel modo di sbagliare camera…

ALBERTO - (sconcertato) Ah si?!

LUISA. – Sicuro!  E mi guardava con un sorriso ebete mormorando: <Sono io... sono io>. Allora naturalmente sono scappata e ti ho chiamato. Immaginavo che scoppiasse una tragedia e invece... Un burlone! E’ stato uno scherzo… ha sbagliato camera…

ALBERTO - Ma io…

LUISA. - No, no.. non dir nulla Ah, se ripenso com'eri prima, quando mi amavi veramente!. Geloso come un Otello!

ALBERTO - Ma anche adesso... Ma sai, bisogna ragionare…

LUISA - Ragionare?... Ma tu non ragionavi quella volta a San Remo ti ricordi... durante il viaggio di nozze quell’inglese alto e grosso. Ti sei avventato come una furia e giù botte da orbo.

ALBERTO - Sfido!. Meritava una lezione!…

LUISA - Te ne sei prese tante!... Poverino!... Ti ha fatto due occhi… Quello si che era amore!

ALBERTO - E beh si capisce… Allora erano i primi tempi!

LUISA. – E che significa.questo?

ALBERTO - sai… si è sospettosi, diffidenti come chi si è impossessato di un tesoro e ha paura di perderlo.

LUISA. – E adesso non t'importa più di perderlo?

ALBERTO. No... Adesso sono sicuro di non poterlo perdere!  -

LUISA - Sicuro?

ALBERTO - Si… almeno credo.

LUISA - Ah! (ride fra se).

ALBERTO -Che c'è da ridere?

LUISA. - Niente! Un'idea… dammi una sigaretta!

ALBERTO - Ecco! (prende l’accendino)

LUISA. – Lascia, l’accendo alla tua… (gli si avvicina, gli appoggia le mani sulle spalle e accende la sigaretta a quella che lui tiene tra le labbra)

ALBERTO – (a disagio) non ti pare che sarebbe meglio che tu andassi a dormire?…

LUISA - Paolo ti ricordi, quella volta a Viareggio?

ALBERTO - Si.. quando facevamo ti bagno.

LUISA. – Ma no sciocco! Ricordati bene!

ALBERTO - (turbato) Ah!...

LUISA. - Io ricordo tutto, sai.-- Come fosse ieri!…  Paolo... chiudi gli occhi…

ALBERTO - Perché?

LUISA. – Chiudi gli occhi ti dico.

ALBERTO - (chiudendo gli occhi) Ecco...

LUISA. – Paolo. Paolo. Siamo a Viareggio...

ALBERTO -Ma no che siamo a Roma!..

LUISA - (sommessamente) Non è vero!... Siamo a Viareggio... ti assicuro che siamo a Viareggio Senti?...

ALBERTO - Che cosa?

LUISA. – Il rumore del mare...

ALBERTO - Macchè mare!… E’ la zia che russa…

LUISA. – Si, si... siamo a Viareggio! Come quella sera… Non è carino essere a Viareggio?

ALBERTO - (con voce spenta) Si, si… E’ carino.

LUISA. – Ti ricordi? C'era la luna. Prima siamo andati a vedere le onde dalla finestra...

ALBERTO - (andando verso la finestra) Ecco... brava!... Guardiamo le onde

LUISA – Ma, no… Da qui non si vedono!... C'è la pineta (dirigendosi verso la camera da letto) Di la si vedono le onde…

ALBERTO -( con un filo di voce) Di la…?

LUISA – (sulla soglia con un sorriso) Si… di la!… (esce, Alberto rimane assorto, entra Paolo)

PAOLO – Pss… pss…

ALBERTO – (voltandosi) Che c’è, ah… lei…

PAOLO - come sta?

ALBERTO -Eh... E’ grave... grave...

PAOLO - Grave? (si ode improvvisamente la voce di Luisa dalla camera)

LUISA. – Paolo…. (Alberto e Paolo si guardano sorpresi).

PAOLO - Ha chiamato?!

ALBERTO -Si... mi pare...

PAOLO - Ma chi ha chiamato ... Me o lei?

ALBERTO - non so!. Ha chiamato Paolo...

PAOLO - E che significa?

ALBERTO -(imbarazzato)  Sa... forse è che... Certo bisognerebbe secondarla.

LUISA. - (c.s.) Paolo!...

ALBERTO - Sente?

PAOLO - Eh si!... Sento... Ma che cosa si può fare?

ALBERTO - non lo so...

PAOLO - Come non lo sa?... E' medico o non è medico?

ALBERTO - Si, che sono medico!... Ma il caso è nuovo, la scienza non ha elementi...

PAOLO - Sa che cosa faccio?... Ci vado io!.

ALBERTO - Per carità!…

PAOLO - Se mi ha detto che bisogna secondarla…

ALBERTO - Ma che cosa vuole andar lei!... Per farsi cacciar via un'altra volta!...

PAOLO - Ma chi sa!... Forse ora potrebbe anche non riconoscermi. Al buio....

ALBERTO - se la caccia via?

PAOLO - Eh beh... pazienza!... Mi cacci via!

ALBERTO - Ma niente affatto!... Anche io che figura faccio? Gli amici che entrano così nella camera di mia moglie!

PAOLO - Ma se non è sua moglie!

ALBERTO - Va bene... va bene! Ma è sempre una cosa che mi secca!

VOCE DI LUISA. - Paolo!…

PAOLO - Oh. senta... accada quel che accada, io ci vado!

ALBERTO - E va bene!... Ci vada!... Lei non vuole ascoltare la parola della scienza! Lei vuoi fare quello che le pare!… Peggio per lei! La signora la riconoscerà, la caccerà via… Io dovrò prenderla a schiaffi... e saremo da capo!

PAOLO - (dirigendosi risolutamente verso la porta della camera) E va bene!... Saremo da capo!... (apre cautamente la porta ed entra. Alberto leva le braccia al cielo e, con scena mimica, esprime la rassegnata attesa del grido di Luisa quando riconoscerà Paolo e dell'inevitabile scoppio di furore. Ma tutto tace. Man mano che il silenzio si prolunga, Alberto dapprima è sorpreso, poi comincia a diventare nervoso. Accende una sigaretta, ascolta ancora; tutto tace. Con gesti irosi spezza la sigaretta; appare Francesco dal fondo con un vassoio su cui c’è una tazza di camomilla)

ALBERTO -  (volgendosi) Che c'è?

FRANCESCO - La camomilla per il signore...

(Alberto leva le braccia con un gesto di furore ed esce imperiosamente da destra).

FINE DEL SECONDO ATTO


ATTO TERZO

La stessa scena del primo atto. Al levarsi del sipario, la scena è vuota. Dopo qualche istante entra  Alberto

PAOLO - (apparendo a destra) Buongiorno, professore.

ALBERTO - Ah, buongiorno... (Francesco esce):

PAOLO - L’ha vista?

ALBERTO - Chi?

PAOLO - Mia moglie.

ALBERTO - E’ come vuole che l’abbia vista? Sono uscito adesso di camera!

PAOLO – E… ha dormito bene?

ALBERTO - Macche dormito! Non ho chiuso occhio tutta la notte! Stamattina m’ero addormentato un momento, ma proprio allora della gente ha cominciato a cantare... Ma cose c’è? Una società corale qui vicino?

PAOLO - Ah no, professore!... Le spigherò.

ADELE - (entrando con la giacca) Ecco la giacca.

ALBERTO - (infilandola) Grazie:

PAOLO - (fermando col gesto Adele che s’avvia) Vuole fare colazione, professore?

ALBERTO - Si, grazie

PAOLO - Tè?... Caffè e latte?... Cioccolato?...

ALBERTO - Caffè e latte, grazie. (Adele esce. Una pausa Alberto è nervoso9.

PAOLO - (porgendo timidamente il portasigarette) Una sigaretta?

ALBERTO - (accetta e trae qualche boccata passeggiando irrequieto. Con ostentata indifferenza) E lei ... lei ha dormito bene?

PAOLO - (con un sorriso) Io?.. Dormito?... Come potevo dormire, professore? Capirà...

ALBERTO - Ah! ... Perchè ?

PAOLO - (soddisfatto) Già...

ALBERTO - (scattando) E se ne vanta?

PAOLO - (intimidito) Io no... non me ne vanto affatto...

ALBERTO - (con rabbia) Bella prodezza!.. Proprio una bella prodezza!... Approfittare di una malata...

PAOLO - Ma...

ALBERTO - No, no!.. Non c’è ma che tenga!... Questo è cinismo, caro signore!... Ributtante cinismo!...

PAOLO - Ma se m’ha detto che bisognava secondarla...

ALBERTO - Si, si. Va bene!... Del resto sono cose che non mi riguardano!... Ma è questione d’umanità!... Quella povera donna!...

PAOLO - Ma io non le ho fatto niente di male!

ALBERTO - (dopo una pausa) E... e... come è andata?

PAOLO - Benissimo! .. Capirà... se accendeva la luce... se mi riconosceva!... Chi sa che putiferio!... Infatti prima dell’alba sono sgrattaiolato via...

ALBERTO - E... e...com’era?

PAOLO -  Com’era?...(fa un gesto descrittivo) Un uragano... un ardore...

ALBERTO -  La prego!... Mi risparmi la descrizione!

PAOLO -  Ma scusi professore... se è lei che me lo ha chiesto...

ALBERTO -  Io volevo sapere se l’inferma aveva manifestato dei fenomeni che potessero giovare alla diagnosi.

PAOLO -  Fenomeni!... Oh Dio! Professore, non saprei dirle... Ha manifestato tante cose!!!!

(entra Adele con un vassoio su cui è preparata la colazione: caffè e latte, crostini, burro, marmellata):

PAOLO -  Oh brava!... Posalo lì: (Adele posa il vassoio sulla tavola bassa di fronte al divano)

ADELE -  La signora ha chiesto di lei...

PAOLO -  Di me?

ADELE - Si... cioè non so Ha chiesto del padrone... ma non so quale.

PAOLO -  E dov’è?

ADELE - In camera sua... E’ pronta per uscire...

ALBERTO - (vedendo entrare Clotilde  con Evelina) Oh, buongiorno (entrando Clotilde ed Evelina con fasci di fiori di campo e verdure di vario tipo, fra le braccia).

CLOTILDE -  Buongiorno, miei cari!

LUISA -  Oh, zia, ben tornata!

PAOLO - (inchinandosi) Buongiorno

CLOTILDE -  Mi scusi mio giovane amico, se non posso darle la mano... (ad Alberto) Come stai, piccolo mio?

ALBERTO -  (nervoso) Benissimo! Benissimo... Come vuoi che stia!

LUISA - Avete fatto una bella passeggiata?

CLOTILDE -  (con fremiti di ammirazione) Oh, non me ne parlare!... Un incanto!... La Via Appia... gli Scipioni... Cecilia Metella, Quo vadis domine?! (dando dei fiori a Luisa) Tieni mia cara... questi sono per te!

LUISA -  Ah, grazie!  Che belli!

CLOTILDE -  (dando gli altri fiori ad Alberto) E questi sono per te!..L’ho colti sopra una tomba... VERIFICARE LUISA…

ALBERTO -  Ah... E’ di buon augurio!...

CLOTILDE -  (a Paolo) A lei ha pensato la mia piccola Evelina... (a Evelina) Dagli l’edera, mia cara.

EVELINA - Si, mamma (porge un fascio di edera a Paolo).

PAOLO -  Oh! Troppo gentile!

CLOTILDE -  L’edera!... Simbolo della fedeltà! Dove m’attacco muoio...

PAOLO -  (impressionato) Ah già...

CLOTILDE -  (a Luisa) Esci?... Desideravo fare un piccolo giro con te! Qualche commissione... Noi non siamo pratiche...

LUISA -  Sono a tua disposizione.

CLOTILDE -  (traendo da parte Alberto) Hai parlato al tuo amico?

ALBERTO -   Di che cosa?

CLOTILDE -  Della mia piccola Evelina...

ALBERTO -   No… no non ancora

CLOTILDE -  Parlagliene, ragazzo mio, parlagliene...

ALBERTO -  Ma si, zia, gliene parlerò... non dubitare!

CLOTILDE -  Grazie, caro!... E poi bisognerà trovare il modo che quei ragazzi rimangano un po’ soli...

ALBERTO -  Beh... lo troveranno.

LUISA -  Zia, io sono pronta. Se vogliamo andare...

CLOTILDE -  Si, cara, eccomi. (a Paolo) Se lei vuol accompagnarci...

PAOLO -  (che è rimasto col fascio d’edera fra le braccia) Grazie...! ma devo parlare con lui…

CLOTILDE -  Ah!... (rimane un momento indecisa, poi posa l’ombrellino su una sedia) Ci rivedremo allora più tardi... (ad Alberto) Non lavorare troppo, piccolo mio!...

ALBERTO -  No! Figurati! Arrivederci!...

LUISA -  (prendendo l’ombrellino sulla sedia) Il tuo ombrellino zia

CLOTILDE -  (contrariata) Ah, grazie!.. (prende) Bisogna che tu sia tanto buona da accompagnarmi a scegliere dei merletti (posa l’ombrellino su un’altra sedia) Mi darai anche il tuo consiglio...

LUISA -  Ma zia, per quello che può valere...

CLOTILDE -  (a Paolo ) Allora, arrivederci a più tardi...

PAOLO -  Arrivederci, signora...

EVELINA - (porgendo l’ombrellino a Clotilde) Il Tuo ombrellino mamma...

CLOTILDE -  (avviandosi con Luisa ed Evelina) A più tardi!... (escono, Paolo  getta in terra il fascio d’edera).

PAOLO -  Oh... Ma questa .....comincia a diventare seccante!

ALBERTO -   (con ira repressa) Eh si! .. Parecchio!..

PAOLO -  Ora professore, approfittiamo di questo momento in cui siamo soli per studiare un bel programmino...

ALBERTO -  (scattando) Un programmino?!... Glielo dico io qual’è il mio programmino... Andarmene!

PAOLO -  (stupito) Andarsene?

ALBERTO -  Si!!... Andarmene! E subito (risoluto) Per la malattia di sua moglie la prego di rivolgersi ad altri:

PAOLO -  Che?!...

ALBERTO -  Si!... Io ne ho abbastanza. E poi ... sa... è un problema di coscienza!.. Tutti possono ingannarsi!.. Io non voglio assumere la responsabilità! Ci sono tanti illustri psichiatri...

PAOLO -  Ma come?... Non vuole più?

ALBERTO -  No!... E anzi la prego di non insistere!... Del resto la malattia deve seguire il suo corso... E poi io ho la mia clinica.. i miei malati... Capirà... starei fresco se per ognuno dovessi...

PAOLO -  Ma come? Una malattia così interessante!

ALBERTO -  (con impazienza) Macché interessante! Interessante! .. Una malattia comunissima!..

PAOLO -  Ma se ha detto che è tanto rara!

ALBERTO -  Macché rara ! Ma mi faccia il piacere!... Rara!... Ecco! Tutti così! Quando hanno una malattia in casa, credono che sia rarissima! Come se l’avessero solo loro!...

PAOLO -  Due soli casi... A Miami e a Pernambuco...

ALBERTO -  Ebbene?... Appunto per questo! Che interesse può avere una malattia di cui ci sono stati due soli casi? Capisco se ne fossero molti!... Ma due soli!.. E’ come se non esistesse! .. (entra Adele).

PAOLO -  Che vuoi?

ADELE - Signor avvocato, c’è...

PAOLO -  Sono occupatissimo... Non ci sono per nessuno!... Chi è?...

ADELE - ...La Dattilografa

PAOLO -  (cambiando tono) Ah... La Dattilografa ! Beh, dille che ripassi più tardi... domani... Cioè no, aspetta… trae il portafogli e mette dei bigliettini di banca in una busta) Ecco, dalle questa, ci sono tre mesi di stipendio! Dille che devo partire... Le manderò delle lettere di presentazione... E’ inutile che ritorni!... Falle i miei saluti.

ALBERTO -  (che ha ascoltato con interesse) Scusi. Avvocato, è la sua dattilografa?

PAOLO -  (evasivamente) Si, era la mia dattilografa, ma adesso...

ALBERTO -  Quella a cui dettava una lettera quando sua moglie ha dato i primi segni di squilibrio?

PAOLO -  Si... Ho dovuto licenziarla perché rendeva poco... Va pure, Adele.

ALBERTO -  (fermando con un gesto Adele) No, no, aspettate... (a Paolo) Lei m’ha detto che ieri mattina, mentre stava dettando una lettera alla Dattilografa , è entrata la sua signora, ha mandato un grido ed è fuggita via. Era questa la Dattilografa?

PAOLO -  Si.

ALBERTO -  Allora possiamo tentare un esperimento che forse (ad Adele) Ditele di aspettare un momento

ADELE - Si, signore (esce)

ALBERTO -  E’ l’esperimento classico a cui si deve la guarigione di numerosissimi casi di follia temporanea. La riproduzione scrupolosa delle condizioni ambientali  in cui si è verificato lo squilibrio E’ qui che lei dettava la lettera?

PAOLO -  Si.. qui..

ALBERTO -  E’ qui che la signora, appena entrata, ha mandato il grido?

PAOLO -  Si.

ALBERTO -  Allora è qui che dobbiamo riprodurre la scena con la massima esattezza! Sola differenza.. che al posto suo mi metterò io. Se l’esperimento riuscirà, l’eccitazione mnemonica provocherà l’assestamento psichico...

PAOLO -  (perplesso) Ma scusi, professore...

ALBERTO -  Che c’è?

PAOLO -  (imbarazzato) Niente! Volevo dire... Lei è proprio sicuro che quest’esperimento possa riuscire?

ALBERTO -  Sicuro!... Si tenta!... Si cerca di penetrare nei misteriosi meandri delle reazioni psichiche! Sicurezza: nessuna! Speranze: molte! .. Proviamo!

PAOLO -  Ecco... Appunto.. Dato che una sicurezza non c’è, io direi che forse sarebbe meglio... (esita).

ALBERTO -  Tentiamo!... Se l’esperimento non riesce, pazienza!...

PAOLO -  (rassegnato) E va bene!... (si dirige verso la porta e chiama) Adele, fa entrare...

ALBERTO - Forse questo è il modo...(entra la Dattilografa, Procace, elegante, biondissima, esperta nella sapiente valorizzazione delle sue attrattive fisiche).

LA DATTILOGRAFA - Buon giorno, signor avvocato. Grazie per la busta…

PAOLO -  (evasivamente) Buongiorno… Niente, niente... Siccome debbo privarmi dei suoi servigi… si... insomma... per il caso che lei rimanga disoccupata... Anzi le farò avere delle referenze...

LA DATTILOGRAFA - Grazie, avvocato, ma non serve... Ho già trovato un altro posto.

PAOLO -  Ah si?

LA DATTILOGRAFA -  Dall’avvocato Santini.. Sa.. prevedevo che sarei stata licenziata.

ALBERTO -  Allora, avvocato, se vuole spiegare alla signorina...

PAOLO -  Io? No, professore. E’ meglio che glielo spieghi lei

LA DATTILOGRAFA - (facendo l’atto) Debbo togliermi il cappello?

PAOLO -  No, non importa.

ALBERTO -  Si, se lo tolga, anzi si metta in equipaggiamento da lavoro.

LA DATTILOGRAFA -  (togliendosi il cappello) Ah… va bene... (rimane con una camicetta...molto scollata e con le maniche cortissime) Cosi...

ALBERTO -  (a PAOLO - ) E’ lo stesso abito che indossava ieri?

PAOLO -  Non so... mi pare...

LA DATTILOGRAFA -  Si, si, lo stesso (avvicinandosi) Le piace?

ALBERTO -  (severo) Si, carino!... Dunque, signorina, noi abbiamo bisogno della sua cooperazione per un esperimento della più alta importanza...

LA DATTILOGRAFA -  Che cos’è? Spiritismo?...

ALBERTO -  No, signorina. E’ una cosa molto grave che richiede la massima attenzione... Dunque... lei si ricorda senza dubbio che ieri, verso quest’ora la signora dell’avvocato è entrata in questo studio, ha mandato un grido ed è fuggita via...

LA DATTILOGRAFA -  Si, si... me lo ricordo.

ALBERTO -  Ora dobbiamo riprodurre con scrupolosa esattezza la situazione che precedeva immediatamente l’entrata della signora.

LA DATTILOGRAFA -  Ah... ho capito...

ALBERTO -  Perciò, signorina, lei si sieda innanzi alla macchina da scrivere... (la Dattilografa esegue) Lei, avvocato, sieda alla sua scrivania e cominci a dettare la lettera.

PAOLO -  (sedendo alla scrivania) Ma scusi, professore, non si potrebbe farne a meno?

ALBERTO -  Ma no!... Bisogna bene che io veda, come faceva lei se debbo riprodurre la scena! .. Presto, che il tempo stringe! Ancora una volta mi raccomando.. esattezza matematica! Gli stessi gesti, le stesse posizioni... Ha capito bene, signorina?

LA DATTILOGRAFA -  Non dubiti!

ALBERTO -  Avanti, avvocato, cominci a dettare...

PAOLO -  Una lettera qualsiasi?

ALBERTO -  Si! ... Sarebbe meglio quella di ieri! Ma questo non ha importanza! Avanti... Vediamo...

PAOLO -  (prende una carta e comincia a dettare) Dunque... “Dall’Istanza interlocutoria inoltrata all’Eccellentissimo Tribunale, si evince che...”

LA DATTILOGRAFA -  (ad Alberto) Scusi...

ALBERTO -  Che c’è?

LA DATTILOGRAFA -  Lei ha detto che bisogna riprodurre la scena con esattezza matematica...

ALBERTO -  Sicuro...

LA DATTILOGRAFA -  Ma io non ero mica qui.

ALBERTO -  Ah no? Dov’era?

LA DATTILOGRAFA -  Ero vicino alla scrivania

PAOLO -  Qua o là... è lo stesso.

ALBERTO -  Niente affatto! Bisogna riprodurre le stesse posizioni! Ha fatto bene a dirlo, signorina! Brava!.. Ecco... si metta vicino alla scrivania. E lei, avvocato, detti la lettera...

PAOLO -  Dunque... “Dall’Istanza interlocutoria...”

LA DATTILOGRAFA -  (interrompendo) Scusi...

ALBERTO -  Che c’è ancora?

LA DATTILOGRAFA -  C’è un piccolo particolare... Ma se lei dice che ci vuole un’esattezza matematica...

ALBERTO -  Beh...dica...

LA DATTILOGRAFA -  Io ero seduta...

ALBERTO -  Ah si? Allora sieda (le porge una sedia).

LA DATTILOGRAFA -  No!... Ero seduta ...(indica la scrivania)...qui

ALBERTO -   Sulla scrivania?

LA DATTILOGRAFA -  Si... Così...

PAOLO -  (imbarazzato) Sa, professore, siccome si stancava a stare in piedi, poverina...

ALBERTO -  (severo) Ah! Capisco...capisco...

PAOLO -  Debbo... debbo dettare?

ALBERTO -  Detti...detti...

PAOLO -  “Dall’istanza interlocutoria inoltrata all’Eccellentissimo...”

LA DATTILOGRAFA -  Scusi, avvocato, ma lei non era mica seduto...

PAOLO -  Ah no?... Com’ero?

LA DATTILOGRAFA -  Era in piedi, qui vicino a me...

PAOLO -  Ah si... E’ vero!... Ora ricordo!... Io ero in piedi e dettavo...

ALBERETO (severamente) Senta, avvocato... Noi stiamo perdendo tempo prezioso! Le avevo detto che bisogna riprodurre con esattezza la posizione che loro avevano ieri. Lei sa quale importanza abbia quest’esperimento!... Si può sapere una buona volta qual’era questa posizione?

PAOLO -   (imbarazzato) Qual’era?

LA DATTILOGRAFA -  Beh, avvocato, facciamogliela vedere!... Dopo tutto non c’è niente di male! (abbraccia Paolo) Ecco... la nostra posizione. Eccola qui!

ALBERTO -  Ah! Benone!..

PAOLO -  Senta, professore... non creda...

ALBERTO -  Oh! C’è poco da credere! Lei ieri stava abbracciando la signorina...

PAOLO -  Un momento, un momento solo...

ALBEERTO - E appunto in quel momento è entrata la sua signora, Ma questo spiega tutto. Ecco il movente!... Ma perché non me lo ha detto subito?

PAOLO -  Sa… credevo che fosse un particolare senza importanza.

ALBERTO -  Senza importanza? Ma questo è il dramma psichico che ha originato l’epistasi!.

LA DATTILOGRAFA -  Ma dopo tutto che male c’è? Per un abbraccino!

PAOLO -  Stia zitta lei che è la causa di tutto!

ALBERTO -  Beh... Adesso almeno vediamo questo abbraccio... Com’era?

PAOLO -  (rimettendosi in posizione) Così...

ALBERTO -  Che sia esatto... mi raccomando!

LA DATTILOGRAFA -  Esattissimo!... Mi baciava qui sul collo...

ALBERTO -  (osservando) Fermi...fermi così... Aspettate un momento che io possa vedere bene!... (Paolo  e la Dattilografa rimangono immobili nella posizione del bacio come se posassero per una fotografia. Alberto indietreggia di qualche passo e li osserva attentamente. In questo momento entra da sinistra Evelina che, vedendo la scena, si ferma sulla soglia allibita).

EVELINA - Oh... pardon...

PAOLO -  (ancora abbracciato alla Dattilografa) Che c’è

EVELINA (balbettando) Volevo l’ombrellino di mammà...

ALBERTO -  (prendendolo sulla sedia) Ecco.

EVELINA - Grazie!... (fugge via; Alberto, Paolo e la Dattilografa rimangono immobili a guardarsi disorientati),

PAOLO -  Ha visto?

ALBERTO -  Eh si... Ho visto!

PAOLO -  Bella figura che ci facciamo! Io che baciavo La Dattilografa e lei che sta ad assistere...

ALBERTO -  Eh beh!... pazienza! Ormai...

PAOLO -  Gliel’avevo detto che era meglio rinunziare all’esperimento

ALBERTO -  Adesso è inutile recriminare! Cerchiamo piuttosto di essere pronti quando entra la signora (si ode una porta che sbatte e dei passi)

PAOLO -  Eccola... ecco è lei!

ALBERTO -  (con autorità ) Calma... calma...

LA DATTILOGRAFA - Ma che cosa succede?

ALBERTO -  (a Paolo ) Lei vada di là e aspetti... (lo spinge fuori da destra, poi si avvicina alla Dattilografa) Lei rimanga lì, seduta alla scrivania...Adesso io l’abbraccio come l’abbracciava l’avvocato...

LA DATTILOGRAFA -  Ah, birbante!...

ALBERTO -  Non dica sciocchezze! E’ per l’esperimento

LA DATTILOGRAFA -  Si... Bella scusa!... Ma non importa!

ALBERTO -  (abbracciandola) La stessa posizione... Così

LA DATTILOGRAFA -  il braccio intorno alla vita

ALBERTO -  (eseguendo) Così?

LA DATTILOGRAFA -  Più stretto!... E mi baci qui, dietro l’orecchio! ..Lo sa che è simpatico lei!

ALBERTO -  (mettendosi in posizione) Zitta, zitta! Stia ferma! (rimane immobile, abbracciato alla Dattilografa, nell’atto di baciarla: Entra da sinistra Clotilde)

CLOTILDE -  (con un grido) Ah!.. Paolo!...

ALBERTO -  (staccandosi dalla Dattilografa con un gesto di disperazione)

CLOTILDE -  (drammatica) Paolo!... Io non oso credere a quel che vedo! Tu.. tu...

ALBERTO -  Si... ecco, ti spiegherò...

CLOTILDE -  Cosa vuoi spiegare? E’ tutto spiegato! Ah, miserabile!... Tradire così quella povera anima...

ALBERTO -  ma no...abbi pazienza...

CLOTILDE -  Taci... taci... E chi è costei?

LA DATTILOGRAFA -  (scendendo dalla scrivania) Luisetta Bandinelli, steno-dattilografa.

CLOTILDE -  (con ampio gesto drammatico) Via...via da questa casa!

LA DATTILOGRAFA -  Ma si... Me ne vado! Non c’è mica bisogno che si faccia venire la scarlattina.. (ad Alberto) Arrivederla!

CLOTILDE -  Fuori! Fuori! (La Dattilografa esce con un’alzata di spalle) E ora a noi due!

ALBERTO -  (dominandosi a stento) Ma non c’è bisogno di gridare così!

CLOTILDE - Sicuro che grido! Vergognati!... Vergognati! Tradirla qui... nella sua casa!... Profanare il focolare domestico!...

ALBERTO - Ma insomma...

CLOTILDE - Non parlare! Non dir nulla!... Abbi almeno il pudore di tacere! Disonore della famiglia!...

ALBERTO - (erompendo) Oh, basta!... E’ ora di finirla... A questo punto bisogna che io dica...

CLOTILDE - (aggressiva) Che cosa vuoi dire? Sentiamo!... (entra Evelina e si ferma spaurita vicino alla porta):

ALBERTO - Che cosa? (sta per parlare; ma si domina con uno sforzo e leva le braccia al cielo con un gesto di furore) Ah!... (esce impetuosamente):

CLOTILDE - (lirica e dolorosa) Evelina... piccola mia!... La tragedia è piombata su questa casa! Quell’uomo è un libertino!... L’ho sorpreso mentre  baciava un’altra donna...

AUMENTARE LE BATTUTE DI EVELINA

EVELINA - No, mamma... non era lui!... Era quel suo ...amico...

CLOTILDE - Ma che cosa dici? Era proprio lui...

EVELINA - No, mamma... era il suo amico...

CLOTILDE - Ma se l’ho visto io coi miei occhi!

EVELINA - Anch’io l’ho visto coi miei occhi!

CLOTILDE - (con impazienza) Oh, insomma! .. Se ti dico che era lui, tu non devi discutere.

EVELINA - Si, mammà.

CLOTILDE - (guardando verso la porta) Oh... Ecco Luisa!... Mio Dio!... Come dire a quella povera anima!..

LUISA - (entra serena e sorridente) Scusami, zia, mi sono fermata un momento per dare gli ordini...

CLOTILDE - (gravemente) Luisa... piccola Luisa... Devo parlarti di una cosa grave.. molto grave..

LUISA - Cosa è successo?

CLOTILDE - Evelina, va a passeggiare in giardino...

EVELINA - (avviandosi) Si, mammà (esce)

CLOTILDE - Luisa... piccola mia... Mi sanguina il cuore a doverti dare un dolore...

LUISA - Ma insomma che è accaduto?

CLOTILDE - Tuo marito... tuo marito non è degno di te! L’ho sorpreso poco fa mentre baciava la dattilografa!...

LUISA - Che?

CLOTILDE - Si... E’ terribile, ma è così! Coraggio, piccola mia, coraggio!

LUISA - (stupita ma calma) Ma come?.. Mio marito baciava la dattilografa?

CLOTILDE - Si...

LUISA - (incredula) Mio marito...

CLOTILDE - Si, tuo marito!

LUISA - Ma sei proprio sicura che fosse lui?

CLOTILDE - Eh!... L’ho visto coi miei occhi!

LUISA - Quello senza baffi

CLOTILDE - Ma si!.. Tuo marito!..Tuo marito!...Quanti mariti hai?

LUISA - (fra se) Oh!... Questa è bella!

CLOTILDE - (Meravigliata) Beh?... Che cosa fai? Non dici niente?

LUISA - (riprendendosi) Ah si!... E’ una cosa orribile!...

CLOTILDE - Io glie ne ho già dette quattro!... Ma sarà bene che gli parli anche tu!..

LUISA - Ah si!..Certo...Certo...

CLOTILDE - (suonando il campanello) Nessuna debolezza!... Non ti lasciar commuovere, sai!...Tutto deve essere finito tra voi!... (a Francesco che appare) Dite al signore di venire qui subito!

FRANCESCO - (ritirandosi) Si, signora.

CLOTILDE - Mi raccomando! Dura e  spietata! Io aspetterò di là...

LUISA -  Grazie, zia... (entra Alberto)

CLOTILDE - Eccolo! Vostra moglie sa tutto!

ALBERTO - Tanto meglio!

CLOTILDE - Io stessa le ho detto...

ALBERTO - Brava! Ebbene si... Ho baciato la dattilografa!... Ho baciato la dattilografa!... (le volge le spalle e va verso la finestra, Clotilde esce).

LUISA -  (lo guarda sorridente e gli si avvicina) Professore, professore senta... io non ne posso più!

ALBERTO - (sbalordito) Che?

LUISA - Si!...Sta diventando un pasticcio tale! Io non ci capisco più niente!

ALBERTO - (sempre più sbalordito) Ma come?.. Come?...

LUISA - Si.. perché vede... non so se lei se ne è accorto...ma io non sono mai stata pazza...

ALBERTO  No?!

LUISA  Neanche per sogno! Lo facevo così... Ma ora le cose si complicano in un modo...

ALBERTO Ma come?! Lei non è pazza?!

LUISA No!.. Ma non s’arrabbi professore...Avevo incominciato così..per mettere paura a mio marito.

ALBERTO Ma come?! Lei non è pazza?

LUISA Meritava bene una lezione mio marito, non le pare... Mettergli un bello spavento!... Ma poi è arrivato lei e allora...allora il gioco mi ha tentato! E’ una sensazione strana essere sposati con una persona che non si conosce!

ALBERTO A chi lo dice!...

LUISA Ma le cose si sono complicate sempre di più. E  ora... ora non so più come uscirne!..Senta, professore, bisogna che mi aiuti lei, perché io non ci capisco più nulla! Con tutti questi pasticci ho paura di diventar pazza sul serio!… ALBERTO (sostenuto) Ah!.. Dunque lei si è presa garbatamente gioco della scienza e di chi modestamente la rappresenta?

LUISA Oh, professore!... Le dispiace tanto di aver fatto per un giorno la parte di mio marito?

ALBERTO No..no..non dico questo (colpito da un’idea improvvisa) Ma, allora...LUISA Allora cosa?

ALBERTO (animandosi) Allora..ieri sera...

LUISA (volgendo il capo) Ah!..Ieri sera!..Ieri sera si che stavo per fare una pazzia! Eh beh!... Si capisce!... A una donna che è stata tradita può venire in mente di vendicarsi!... Fortuna che ho trovato un gentiluomo!...

ALBERTO (colpito) Un gentiluomo!...

LUISA Ah si!.. Proprio un vero gentiluomo!...

ALBERTO Ma scusi...

LUISA (interrompendolo) Zitto...Zitto!..(vedendo apparire Clotilde dalla porta di sinistra, comincia a inveire contro Alberto) Miserabile! Miserabile! Tradirmi così... Scusami, zia... non ho ancora finito!

CLOTILDE Fai.. fai!... Mi raccomando! Dura e spietata!...

LUISA Non dubitare!...(aspetta che Clotilde sia sicura) Vede..adesso c’è già la zia che vuole la tragedia!

ALBERETO (ansioso) Senta, signora, lasciamo la zia!... Parliamo piuttosto di ieri sera..

LUISA No , professore, la prego... Ieri sera ero pazza..oggi sono savia.

ALBERTO Ma allora io?

LUISA Lei è stato molto carino..E allora mi aiuti a uscire dai pasticci!..Che cosa si può fare, dica, che cosa si può fare?

ALBERTO Mah..Io direi di continuare così...

LUISA No! Adesso il gioco non sarebbe più innocente e potrebbe diventare pericoloso!

ALBERTO Ma ci tiene tanto a guarire?

LUISA E’ necessario!...Allora, mi dica, professore...Si può guarire così, d’improvviso...senza una ragione?

ALBERTO Dsi, si... I pazzi possono fare qualunque cosa! Possono anche commettere la pazzia di guarire!

LUISA Che debbo fare?

ALBERTO Una cosa molto semplice. Quando vede suo marito lo riconosca.

LUISA Come? ...Cosi...

ALBERTO Si! Come se nulla fosse stato! Lo tratti come l’avrebbe trattato ieri dopo il fatto della dattilografa...

LUISA  Allora gli do due schiaffi!

ALBERTO No!...lasci gli schiaffi!..Anzi dimentichi quello che è accaduto! Sia un po’ assente come se si destasse da un lungo sonno...

LUISA Fanno così i pazzi che guariscono?

ALBERTO Si... Così...Sia come stordita, annebbiata...

LUISA Oh! ..Mi raccomando non dica mai a mio marito che io non era pazza!

ALBERTO No, no..gli lasceremo la paura! Ma mi dica una cosa, signora...Ieri sera quando lei mi ha detto...

LUISA (con aria estatica) Ieri sera?..Che cosa è accaduto ieri sera? Non ricordo più nulla! Sono stordita, annebbiata...

ALBERTO Che?

LUISA Sa..i pazzi che guariscono..

ALBERTO Ho capito! (s’avvia verso la porta di sinistra) Devo chiamare suo marito?

LUISA Si

ALBERTO (esitando prima di aprire) Ma almeno se dovesse impazzire ancora?

LUISA Si, si ..La farò chiamare!.. M’impegno sin da ora!...

ALBERTO (con lo sguardo al cielo) Speriamo! (apre la porta e chiama) Avvocato...Avvocato

PAOLO (apparendo spaventatissimo sulla soglia) Che c’è Che accade ancora?

ALBERTO Guarita!

PAOLO (con un grido) Che?!

ALBERTO (indicandogli Luisa) Ecco!

LUISA Oh, Paolo!

PAOLO Luisa..Luisa mia!..

LUISA Dove sono? Che è successo?..Mi sento così stordita... così annebbiata...

PAOLO (abbracciandola) Sei qui... sei qui nella tua casa... Col tuo Paolo!

LUISA Oh Paolo...Paolo mio... (guardando Alberto) Chi è quel signore?

PAOLO Ah...un mio amico.

LUISA Ho una confusione nella mente!... Come un senso di oppressione...

PAOLO E’ nulla!..E’ nulla!...Vieni a prendere un po’ d’aria nel giardino!...

LUISA Si...un po’ d’aria...

PAOLO (avviandosi verso la porta di destra sostenendo Luisa) Vieni, vieni, vieni, (passando vicino ad Alberto gli stringe la mano con effusione e gli dice sommessamente) Grazie, professore... grazie! Lei è grande!

ALBERTO (aprendo le braccia, con modestia) Oh!.. Si figuri!... (Escono dal fondo. Alberto prende il soprabito e il cappello).

FRANCESCO (riaffacciandosi al fondo) Professore...Oggi lei rimane a pranzo con noi!...

ALBERTO Ah, no! Basta... (fugge via atterrito).

FINE