Non ti ho dimenticato
di
Iride Luzi
Monologo
Sola, sono sola, ferocemente e finalmente sola.
Ho gli occhi cerchiati da notti incantate, da notti mangiate.
Da notti da non finire mai, da cavalli da non smettere di galoppare mai.
Sono una donna in fuga, scappo da un destino che mi aspetta a braccia aperte.
Sono una donna che rincorre, nuoto controcorrente le onde di un passato che mai più mi apparterrà.
Perché la mia vita non sia neanche più un ricordo, urlo alle rondini il mio dolore.
Canto al vento il mio gusto di vivere.
Sussurro alle ombre della luna e del sole il mio nome.
Lucretia, Lucretia, non voglio che tutto diventi vapore, Lucretia Lucretia, la mia vita per tutte le donne a venire.
Mi cercano, mi vogliono, mi seguono.
Infine mi avranno.
Sì infine mi avranno.
Il mio destino, non è crudele. E’ solo il mio destino.
Non sarei, se non avessi il mio futuro.
Non sarei diventata se non avessi avuto il mio passato.
Non sono se non ho il mio presente.
Perché, Oggi, mi tormenti così?.
Perché mi strappi, mi consumi, mi avvinci e mi logori?
Ho provato a nascondermi tra le pieghe delle lenzuola, dormendo e vivendo.
Ho provato a celarmi agli occhi del mio avversario, il tempo, ma anch’esso…sa aspettare e mi ha trovata.
Arriveranno.
Sento i loro passi nel mio cuore.
Passi di morte.
Morte del pensiero.
Non ho paura di morire.
Ho paura di smettere di pensare.
Cosa sarà della mia mente.
Cosa sarà dei paesaggi nascosti in fondo al cuore.
Cosa sarà delle mie emozioni.
Cosa sarà del mio odio.
Cosa sarà del mio amore.
Mi porterete via.
Mi getterete in pasto alle tenebre.
Il mio corpo, non avrà paura.
Ma….Crudeli uomini dai volti inconsistenti, dalle menti livellate cresciute nella ricerca del buon senso comune…voi mi troverete.
Braccia senza testa, mi stritoleranno, ma avranno fatto il loro lavoro.
Guardate la mia veste.
Logora e lisa come le mie membra.
Dormire… devo dormire.
Forse non lo potrò più fare.
Baciare baciare.. sicuro.. non lo potrò più fare.
Gioire.. lo farò. Lo potrò ancora fare.
Corpo maledetto. Come mi riduci lo spazio vitale.
Come mi leghi, come mi opprimi.
Se non ti avessi, non mi cercherebbero.
Se non ti avessi..ora non dovrei morire.
Ora…
I passi…
Non sono più udibili..
Sono anche visibili..
Appartengono a loro.
Uomini… dal passo che si ode da lontano.
Non scapperò più.
Sono qui.
Rassegnata al vostro e al mio volere.
Sono fiera, lo vedete.
Vi guardo negli occhi.
Gli occhi che presumo voi abbiate sotto l’ombra di quei cappelli.
Omuncoli…avete tutti lo stesso aspetto e tutti non avete occhi.
Siete fatti d’ombra… non avete contorni.
La legge.. in nome della legge.
L’avete mai vista?
Sapete dove vive?
La legge…. Chi è?
I miei riccioli neri.
Mi avete strattonato e il mio chignon si è sciolto.
I miei riccioli neri, davanti ai miei occhi.
Profumano di nuovo.
Profumano di carezze.
Subite e regalate.
Vi sento..vorreste toccarli.
Come vorreste baciare le mie labbra ora gonfie, e salate.
Lo so, corpi della legge.
Vorreste prendermi.
Ma la legge.. solo lei potrà violentarmi non il suo braccio.
Come vi stimolo…i miei occhi in mezzo ai miei riccioli neri, dardeggiano..ma sciocchi non è passione..è solo furore.
Sciocchi sono furente..ma non a causa vostra.
Sono accesa, viva, calda…ma non per voi.
Non potrò più vedere.
Non potrò più sentire.
Non potrò più tacere.
Non potrò più parlare.
Non potrò più toccare.
Non potrò più amare.
Non potrò più godere.
Ecco, i miei ricci, ecco il mio inarcare la schiena, ecco le mie labbra morbide e rosse, ecco il mio copro che pulsa.
A voler usare per l’ultima volta i sensi.
Ma non capite.. il braccio non capisce.
Non può avermi, ma può portarmi.
E mi porterà… da lei dalla Legge, primo ministro della Morte.
Canti, balli, sorridi, e mascheri, popolo davanti a me.
Balli sulla mia anima.
Canti nenie scacciapensieri.
Sorridi tristemente all’uomo che hai di fronte.
Mascheri, tu donna e tu uomo, mascheri e fai finta di vivere.
Triste sotto il tuo divenire.
Mortale. E ricordato.
Uomo e donna dalla maschera, voi sarete il popolo.
Solo così vi ricorderanno.
E intanto voi aperti gli occhi e spalancate le gambe, siete in piedi.
Il collo tirato, allungato, in punta di piedi vociferate e cercate un perché.
Non dovreste neanche domandarvelo.
Vi ordino.
Non domandatevi il perché.
Non c’è un perché.
Domandatevi cosa potete fare.
Come fare per rendere un cappio come tanti altri un ricordo.
Tramandarlo a qualcuno o a qualcosa.
Scriverlo nelle vostre mani.
Cantarlo nel vostro naso, e nel naso dei vostri figli.
Muore una donna.
Non importa perché.
Ascoltatemi.
Non avrò più la voce…e voi non avrete ascoltato.
Amo.
Sì amo.
E’ questo il mio peccato.
Non potrò più vederlo.
Non potrò più abbracciarlo.
Non potrò più raccontare e farmi raccontare.
La sua voce… mio Dio come mi manca.
Sì lo dico…Mio Dio, io posso, sono la più prossima…immortale.
Uomo.
Mi togliesti la voce, mi togliesti la volontà.
Mi lasciasti esausta su un giaciglio di lino grezzo madido di sudore.
Odorava di rose.
Così ci sembrava.
Mi insegnasti a respirare.
Mi insegnasti a leggere nel cuore.
A me che avevo letto solo nelle mani.
Mi conducesti su prati fioriti.
La mia mente e la tua, ballavano al suono di un flauto, sopra pascoli verdi, in mezzo a variopinti paesaggi.
Le nuvole giravano e il tempo non aveva tempo.
I tuoi occhi mio amore, avevano lunghe storie da raccontare.
Cerchi concentrici, di piante secolari.
Ne ho potuto solo leggere alcune.
Il tempo ha più tempo di noi.
Vi prego, vi scongiuro.
Ascoltate.
Racconto il mio uomo.
Racconto il mio amore.
Non domandatevi perché io muoio.
Capite, invece, perché e come io sia riuscita a vivere fino ad ora.
Sa di mare la tempia di lui.
Sa di limone il contorno delle sue labbra.
Sa di alloro il suo ventre.
La sua mente, un felino.
Guizza, corre veloce non aspetta prende con se solo chi corre con lei.
Il suo cuore, una stella, sei lontano ma ti scalda…mai troppo vicino potrebbe bruciarti.
Lui sa cosa significhi amare.
Andate a chiedere.
Bussate alla sua porta.
Il suo cuore e le sue mani vi apriranno.
Non voglio lasciarlo.
Falchi vestiti di nero.
Condor maledetti.
Non strappatemi via il cuore.
O fatelo subito.
E che sia indolore.
Che vana pretesa.
Indolore.
Cos’ è indolore.
E se non ci fosse il dolore.
Come capire la gioia.
Fatelo cani latranti.
Fatemi male.
Solo così potrò dare gioia alla felicità.
Silenzio, attonito silenzio.
Ho fatto strada tra di voi.
Mi avete ascoltato.
Dio sia lodato.
Ora vi muovete lentamente.
Ovattato il vostro brusio.
Non andate al ritmo dei miei occhi.
Siete fermi, ma vi muovete.
Avete occhi che non chiudete mai.
Tutti intenti.
A capire ciò che i falchi senza occhi stanno per dirmi.
Odorano di morte.
Di putride vie, in cui si orina.
Questo è l’odore del braccio della legge.
Sono benevoli.
Mi propongono.
Scendono a patti.
La legge, vuole rendere giustizia a questa donna.
Lo fa con la sua magnanima benevolenza.
Mi dice che potrò.
Potrò esprimere l’ultima volontà.
Mi tratta come un condannato che si rispetti, la legge.
Verrebbe da sputargli addosso.
Sprecherei la mia saliva.
L’unico mio desiderio…
Sono due desideri.
Li urlerò. Sì, stanno arrivando dal diaframma…su per il torace, urlerò il mio volere.
Un condannato può tutto.
Non potranno mai fargli di più di quello che stanno per fargli.
NON VOGLIO CHE MI DIMENTICHI, NON VOGLIO DIMENTICARLO.
Siete tutti con me.
Il vostro cuore batte all’unisono con il mio.
Riusciranno a dirmi sì.
Si, ditemi di sì.
Cani maleodoranti.
Ditemi sì.
E prenderete il mio collo.
Ditemi di sì e bacerò il boia.
Ditemi di sì.
Ditemi…
Sono troppi, sono due.
Quale scegliere.
Cosa portare con me.
Il nulla, o il suo ricordo.
Lasciargli portare il mio ricordo e a me il nulla.
O lasciargli dimenticare e portarmi il suo ricordo.
Non sono solo una condannata.
Devo scegliere.
Un condannato non deve poter scegliere.
Ma sarò egoista.
Porterò con me.
I tramonti incantati.
Le mie mani che tremano.
Il suo corpo dentro al mio.
La mia mano tra i suoi capelli.
Il suo "Mio unico amore"
Il mio "Mio unico amore"
Porterò tutto con me.
A lui lascerò il nulla.
Diteglielo.
Raccontateglielo.
Che l’amore, è egoismo.
Che io per amore lo sono stata.
Diteglielo.
Non ho saputo rinunciare a noi.
Non ho potuto dimenticare noi.
Falchi… avvicinatevi.
La donna ha deciso.
La morente ha scelto.
La sua scelta sofferta.
NON VOGLIO DIMENTICARLO.
Ve lo urlo nelle orecchie.
Capite il mio dolore.
Non lo capite. Ma vi consultate.
Parlate all’essere supremo.
Che decide la Legge?
Annuite coi cappelli.
La legge ha detto sì.
Non lo dimenticherò.
Che femmina fallace.
Che animo leggero.
Che cuore fragile.
Piango.
Non dovrei.
Ma piango.
Commossa.
Non lo dimenticherò.
Anche gli uccelli hanno ripreso a respirare.
Anche voi, popolo, avete già dimenticato.
Nulla è più come un istante prima.
Adesso…. Lo dico, e già passa.
Io invece ho deciso di restare.
Il mio pensiero resterà.
Non capite.
Non potete.
Non volete, ma se vorreste non potreste.
Il brusio permea le strade.
Il popolo ha ripreso a battere.
Ridomanda perché.
Carnefice curioso.
Attende di vedermi appesa al pensiero di quella corda.
Se sapessero che quella corda è vera.
Non rimarrebbero a guardare.
Hanno curiosità.
Vogliono vedere sempre più da vicino la Morte.
Ma finché non moriranno...
Tanti cappi che stringono colli, vedranno.
E tante volte non saranno neanche a un passo da Lei.
La Signora in nero.
La Signora che tutto può.
Ma non togliermi il ricordo.
Il boia.
Il cappuccio nero.
Non lo voglio.
Voglio guardarla in faccia.
La Signora che si beffa di tutti quelli che la vorrebbero conoscere prima che lei abbia deciso di incontrarli.
Non posso…ho voglia di morire.
Lei ha il suo volto.
E’ il mio uomo.
Ha i suoi occhi.
Mi prende con le mani i fianchi.
Un bacio.
Un ultimo bacio.
La sua barba ha il suo morbido raschiare la mia pelle.
Le sue mani hanno i suoi anelli.
Sì, mio cuore, La Signora si è tramutata in te.
Voglio abbracciarla e quindi abbracciarti.
Voglio fondermi in lei e quindi in te.
Voglio che mi sollevi e che mi faccia sentire donna.
E so che lo farà… sei tu.
Solo tu hai compiuto il miracolo.
Solo tu.
Che odore ha la morte.
Che labbra vive hai, mio adorato.
Che sorriso, dolce che ha la morte.
Che gioia averti dentro di me Morte.
Stringe il cappio.
Ma le tue dita circondano il mio collo.
Come quando mi prendevi e godevi.
Si un dolce amplesso è la Morte.
Saranno i miei piedi gli ultimi a tremare.
Come quando, il mio corpo sotto al tuo fremeva, e il fremito infinito attraversava le mie braccia, il mio viso, il mio corpo le mie gambe e moriva nei piedi.
Tremano i piedi, la corda è tesa.
Ho goduto, sono morta.
Non ti volti, perché non mi guardi?
Ti amo perché non lo senti?
Sono qui solo per te, perché non te ne accorgi?
Gli abiti sono cambiati.
Le strade sono diverse.
I rumori hanno diversi suoni.
Il popolo si chiama massa.
Il pane l’hanno tutti.
E il cappio per punire i condannati, non è più fatto di corda.
Ma è sempre un cappio.
Tolgono la libertà.
Ti ho cercato in ogni dove.
In ogni non luogo e in ogni non tempo.
In ogni luogo e in ogni tempo.
Ho sentito che eri qui prima ancora che arrivassi.
Amore, perché non mi guardi?
Vedresti nei miei occhi il nostro passato.
Ricorderesti il nostro amore.
Amore…Amore…Amore.
Non mi rispondi.
Non ricordi.
Ma io sì.
Sì, che posso.
Io scelsi.
NON TI HO DIMENTICATO.
Fine