Non tutte le ciambelle riescono col buco…

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“NON TUTTE LE CIAMBELLE

RIESCONO COL BUCO…”

Commedia in due atti

Di

Luca Giacomozzi


PERSONAGGI

-La Sveglia

-Giorgio Sassi

-Pino Belli

-Sig.ra Palmira


“Non tutte le ciambelle riescono col buco…”

Primo Tempo

(La scena è completamente buia. Si sente la voce fuori campo della sveglia che inizia a parlare. La sveglia avrà, oltre alla sua funzione naturale, anche quella di essere la voce narrante dello spettacolo).

SVEGLIA: Ogni storia ha un inizio ed una fine. Anche se a volte, come in questo caso, la vera storia ebbe inizio proprio dalla fine. Si, avete capito bene…dalla fine… (Una luce diretta illumina Giorgio sdraiato a testa in sotto sul divano disfatto. Iniziano le note di “Your latest trick”) Questo è Giorgio Sassi, o almeno quel che resta di Giorgio Sassi. Venticinque anni, statura media, corporatura robusta, traguardi raggiunti nella vita? Niente. Successi? Niente. Insuccessi? Niente…Insomma, niente di niente. Non c’è male per un ragazzo che ha solo 25 anni. Comunque Giorgio un pregio ce l’ha. E’ coerente. Coerente nel suo non fare niente dalla mattina alla sera. (Buio su Giorgio. Mentre la sveglia parla dei fari di luce illuminano alcuni punti della scena. C’è un disordine spaventoso.) Questa è la casa di Giorgio, una discarica di 50 metri quadrati nella quale anche il peggiore dei topi di fogna si vergognerebbe a vivere. Invece Giorgio non si fa questi problemi. (Una luce illumina Giorgio che è in bagno intento a vomitare nella vasca da bagno) Ed eccolo li, nel suo luogo naturale, il bagno, mentre si accinge a compiere quella che ormai è diventata la sua unica forma di attività fisica…vomitare. (Buio nel bagno). Era veramente arrivato alla frutta, in tutti i sensi. Ed era difficile scendere più in basso di così. (Una luce illumina Giorgio seduto sul divano con due birre in mano mentre guarda la tv) Beveva, mangiava e fumava. Beveva, mangiava e fumava…Certe volte, per fare qualche cosa di diverso…Fumava, mangiava e beveva.  Ma non c’era tanta differenza. (Buio su Giorgio) Un giorno, però, Giorgio decise di dare una svolta alla sua vita…Oddio, non è che lo decise proprio lui… (Una luce illumina un piccolo televisore posto su un tavolino) Una notte, tra un film erotico anni settanta ed una lezione sullo studio delle derivate seconde applicato allo sviluppo e alla riproduzione del tapiro nell’America del Sud…Giorgio trovò l’unica via d’uscita alla sua ormai inutile vita. “Il bello delle donne…”, pubblicità della più grande agenzia matrimoniale per corrispondenza. (Una luce illumina Girogio sul divano con il telefono in mano) Chiamò e, preso dalla disperazione, ordinò anche lui la sua “donna per amico”. Samantha, 1.70, quarta misura di seno, capelli neri ed occhi verdi. Il resto per Giorgio era più o meno ininfluente. (Buio totale). Ed in fine ci sono io. (Una luce illumina la sveglia che si trova sul tavolino vicino al divano dove Giorgio sta rumorosamente dormendo) Molly, praticamente perfetta…per essere una radio-sveglia parlante, si capisce.

(Buio totale. Fine musica. Lentamente si alzano le luci che illuminano l’intera scena. Giorgio dorme sul divano. Si sente un suono come quello di un conto alla rovescia. “Beep-Beep-Beep”).

SVEGLIA: Sono le sei e cinque minuti, svegliati…Sono le sei e cinque minuti, svegliati…Sono le sei e cinque minuti…Svegliati…

GIORGIO: (Senza neanche aprire gli occhi) Ho capito…ho capito.

SVEGLIA: Non mi pare che tu abbia capito…Sono le sei e cinque minuti…svegliati

GIORGIO: Che palle ‘sta sveglia. Un giorno di questi la prendo e la butto dalla finestra.

SVEGLIA: Non dirlo neanche per scherzo…bastardo.

GIORGIO: (Si alza di scatto) Non ti sopporto più. Tutte le mattine la stessa storia. Ma chi te l’ha detto di svegliarmi alle sei e cinque minuti . Guarda, guarda fuori, non c’è neanche il sole.

SVEGLIA: Il sole non c’è perché è appena tramontato. Sono le sei e cinque minuti del pomeriggio…bastardo.

GIORGIO: Le sei di pomeriggio? (Guarda l’orologio) Cazzo quanto è tardi. (Si alza di corsa e si precipita in bagno)

SVEGLIA: (Tra se) Io te l’avevo detto…bastardo.

GIORGIO: Alle sei e mezza dovrebbe arrivare il mio pacco.

SVEGLIA: Lo so…io mi ricordo tutto…io.  Sono programmata per questo.

GIORGIO: (Esce dal bagno cercando le sue scarpe) Meno male che ho preso l’abitudine di dormire vestito. (Continua a cercare)

SVEGLIA: Sono dentro la vasca.

GIORGIO:  (Continuando a cercare) Cosi quando mi sveglio sono già pronto per uscire.

SVEGLIA: Sono dentro la vasca.

GIORGIO: Cosa?

SVEGLIA: Sono dentro la vasca.

GIORGIO: Dentro la vasca cosa?

SVEGLIA: Le scarpe, sono dentro la vasca.

GIORGIO: Ma che dici, è impossibile. (Va a controllare nella vasca) Quale stupido potrebbe mettere le proprie scarpe dentro…la vasca. (Prende le scarpe dalla vasca da bagno e le tira su per l lacci).

SVEGLIA: Io ne conosco uno.

GIORGIO: Strano, non ricordavo di averle messe qui. Forse sarà stata Palmira, la portiera. Odio quando mette le sue mani tra le mie cose.

SVEGLIA: (Si sente un beep) Promemoria. Oggi è il 15 agosto. Hai fatto quello che dovevi fare? Rispondi solo si o no.

GIORGIO: Si.

SVEGLIA: Sei sicuro?

GIORGIO: Si.

SVEGLIA: Sicurissimo?

GIORGIO: Sicurissimo.

SVEGLIA: Rispondi solo si o no. Sei sicuro?

GIORGIO: Si.

SVEGLIA: Sicurissimo?

GIORGIO: Sicurissimo.

SVEGLIA: Rispondi solo si o no. Sei sicuro?

GIORGIO: Si.

SVEGLIA: Sicurissimo?

GIORGIO: Si.

SVEGLIA: Non credo. Entro oggi dovevi: Pagare la luce, il gas, il telefono, l’affitto di casa, la mondezza, l’assicurazione della macchina. Hai pagato l’assicurazione della macchina?

GIORGIO: (Titubante) Si…

SVEGLIA: Forse è meglio che oggi non prendi la macchina, non si sa mai.

GIORGIO: E va bene, domani la pago. Ma guarda tu se mi devo mette a combattere con una radio sveglia di prima mattina. (Esce in cucina).

SVEGLIA: Io lo dico per il tuo bene…bastardo.

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: Suonano alla porta.

(Suonano nuovamente alla porta).

SVEGLIA: Suonano alla porta.

(Suonano nuovamente)

SVEGLIA: Suonano alla porta.

GIORGIO: (Da fuori) Arrivo.

SVEGLIA: Suonano alla porta.

GIORGIO: Zitta sveglia. (Attraversa la scena e va ad aprire, sul lato destro del palco)

SVEGLIA: Bastardo

(Giorgio apre la porta. E’ Palmira, la portiera. Un tipo un po’ timido. Bruttina, con gli occhiali e le trecce. Cammina in modo un po’ particolare).

PALMIRA: Buona sera.

GIORGIO: Buona sera Palmira.

SVEGLIA: Buona sera.

GIORGIO: Entri, entri pure. (Lascia la porta aperta e si dirige verso il divano) Non faccia caso al disordine. Stavo giusto mettendo a posto.

(Palmira, dopo aver fatto un passo all’interno della casa rimane immobile, con gli occhi aperti e la bocca aperta. E’ come in trans. Giorgio continua a parlare e a mettere un po’ in ordine senza accorgersi che Palmira è immobile).

GIORGIO: Lei lo sa meglio di me. Non è facile vivere da soli…

SVEGLIA: Giorgio.

GIORGIO: Senza una donna dentro casa.

SVEGLIA: Giorgio.

GIORGIO: Con una vita frenetica come la mia.

SVEGLIA: Giorgio.

GIORGIO: Lei mi capisce vero? (Si volta e vede Palmira in trans) Palmira?

SVEGLIA: Perché non mi ascolta nessuno dentro questa casa?

GIORGIO: (Avvicinandosi a Palmira) Palmira, si sente bene? (Gli muove la mano davanti agli occhi perché Palmira ha lo sguardo visso verso il vuoto) (Tra sé) E’ svenuta rimanendo in piedi. E’ contro ogni legge della fisica. (A Palmira) Palmira…(La muove lentamente) Si svegli.

SVEGLIA: Sono  le sei e dieci minuti…svegliati…Sono le sei e dieci minuti…svegliati…Sono le sei e dieci minuti..svegliati.

(Palmira si riprende)

PALMIRA: Oh! Signor Giorgio.

SVEGLIA: (Soddisfatta) Funziona sempre.

PALMIRA: Ma cosa mi è successo?

GIORGIO: Non lo so. E’ arrivata, mi ha detto buona sera e poi si è addormentata in piedi con gli occhi aperti.

PALMIRA: Oddio, mi è successo di nuovo.

GIORGIO: Di nuovo?

PALMIRA: Si, non è la prima volta che mi capita. (E’ in piedi davanti al divano). Posso sedermi? (Mentre si siede)

GIORGIO: (Serissimo) No.

(Palmira rimane immobile. Non si era ancora seduta e resta a metà).

GIORGIO: Ma si…stavo scherzando. Palmira? (E’ di nuovo in trans) Palmira, schezavo. (Tra sé) Oh! Non si può neanche scherzare. (a Palmira) Palmira. (Gli da una piccola spinta e Palmira cade sul divano e si riprende).

PALMIRA: Le stavo dicendo, che non è la prima volta che mi succede. Da quando il mio fidanzato mi ha lasciata sull’altare il giorno del nostro matrimonio…

GIORGIO: Ha aspettato fino al giorno del matrimonio?

PALMIRA: Si.

GIORGIO: Che resistenza.

PALMIRA: Come?

GIORGIO: No, dicevo che bastardo.

SVEGLIA: Bastardo.

PALMIRA: Non ho ancora capito perché l’ha fatto.

GIORGIO: In effetti non si spiega. Perché aspettare cosi tanto.

PALMIRA: Cosa ho che non va? (A Giorgio) Mi ha sentito?

GIORGIO: Ah, diceva a me?

PALMIRA: Siamo solo noi due qui.

GIORGIO: Vede Palmira…gli uomini sono…come posso dire…

SVEGLIA: Bastardi.

GIORGIO: Bastardi…ma non tutti.

PALMIRA: Comunque, da quel giorno ho incominciato a soffrire di gravi blocchi psico-fisici. Ogni volta che mi trovo davanti ad un’immagine forte, oppure che penso di aver offeso qualcuno o che qualcuno offende me…io mi blocco e rimango immobile, anche per delle ore, sa?

GIORGIO: Per questo prima si è bloccata sulla porta.

PALMIRA: Certo, sono entrata, ho visto tutto questo casino e….(Si blocca nuovamente)

GIORGIO: (Tra sé) Ho capito, però cosi è impossibile stabilire un contatto. Ogni due minuti sviene. Palmira…si svegli.

SVEGLIA: Sono le sei e tredici minuti..svegliati.

GIORGIO: (Alla sveglia) E basta…(Dà un pugno alla sveglia)

SVEGLIA: (Dolorante) Bastardo.

PALMIRA: Mi deve scusare…non lo faccio apposta.

GIORGIO: Non si preoccupi.

PALMIRA: Giorgio lei non sa quanto è brutto vivere in questo modo.

GIORGIO: Lo immagino.

PALMIRA: No, non può neanche immaginarlo.

GIORGIO: Le dico che lo immagino.

PALMIRA: No, non può immaginarlo.

GIORGIO: Allora non lo immagino.

PALMIRA: Ma lo sa che dal momento del matrimonio saltato io la notte non dormo più?

GIORGIO: Dorme di giorno?

PALMIRA: Neanche.

GIORGIO: Non dorme mai?

PALMIRA: Mai.

GIORGIO: Ma non sarà per questo che le prendono questi blocchi…magari è solo stanchezza?

PALMIRA: La notte girò per casa. Non so come passare il tempo e allora prendo dei lassativi.

GIORGIO: Dei sonniferi?

PALMIRA: No, proprio lassativi.

GIORGIO: E perché?

PALMIRA: Perché cosi non dormo, ma almeno ho qualcosa da fare.

GIORGIO: Ma ci sarà una cura per questo problema?

PALMIRA: Purtroppo ancora no…vede, io sono il primo caso al mondo, di auto ipnosi psico-fisica.

GIORGIO: Cioè.

PALMIRA: M’addormento da sola.

GIORGIO: Ho capito.

PALMIRA: Comunque il dottore mi ha detto che, il giorno in cui dovessi subire uno schok come quello che ho provato davanti all’altare, il mio problema potrebbe sparire.

GIORGIO: Quindi fino al prossimo schok rimarrà cosi?

PALMIRA: Purtroppo si.

GIORGIO: Vorrà dire che d’ora in poi farò molta attenzione a quello che dico.

(Palmira si alza dal divano)

PALMIRA: La ringrazio moltissimo. Mi scusi ma adesso devo proprio andare (Ha della posta in mano) Ah! Quasi dimenticavo. Questa è la sua posta.

GIORGIO: Grazie. Se non ci fosse lei a portarmi la posta in casa non so come farei. Ormai sono più di venti giorni che non esco.

PALMIRA: Domani sono 23.

GIORGIO: Ha tenuto il conto?

PALMIRA: Lo faccio per passare il tempo…è un diversivo.

GIORGIO: Al posto dei lassativi?

PALMIRA: Già.

GIORGIO: Spero che per passare il tempo non si metta anche a leggere la mia posta.

PALMIRA: Ma che dice, non lo farei mai. A proposito, c’è un sollecito da parte dell’Acea, della Telecom, dell’Enel e una strana lettera di un’agenzia “Il bello delle donne…”

GIORGIO: Palmira, perché ha letto la mia posta? (Un po’ alterato).

(Palmira si è bloccata nuovamente)

GIORGIO: Palmira? (Cerca di essere più dolce) Palmira scherzavo…la prego si svegli.

SVEGLIA: Sono le sei e quindici minuti…svegliati.

GIORGIO: (Alla sveglia) Ci penso da solo…grazie.

SVEGLIA: Prego…bastardo.

(Palmira si è ripresa)

PALMIRA: Mi è successo di nuovo?

GIORGIO: Si, ma non deve preoccuparsi. Adesso torni giù e si vada a riposare un po’, che ne ha bisogno.

PALMIRA: Forse ha ragione…Senta, non è che avrebbe una confezione di lassativi?

GIORGIO: No, non li prendo mai.

PALMIRA: Peccato. Comunque grazie lo stesso…mi dovrebbero essere rimaste delle prugne secche…dovrebbero funzionare lo stesso. Arrivederci.

GIORGIO: Arrivederci.

(Palmira esce e Giorgio chiude la porta).

GIORGIO: Ed io che pensavo di essere tanto sfigato. C’è sempre chi sta peggio di noi.

SVEGLIA: Parla per te.

GIORGIO: (Guarda le buste della posta che ha in mano). Questa è la bolletta del telefono. (La butta per terra) Questa è quella dell’acqua. (La butta per terra) Questa la luce. (La butta per terra). Eccola…questa si che è davvero importante. (Ha una busta a forma di cuore rosso). “Il bello delle donne…” (La apre e si siede sul divano) Gentile cliente, la ringraziamo per aver scelto i nostri servizi. Siamo certi che rimarrà soddisfatto della sua scelta. Le ricordiamo in oltre che dal momento della consegna lei avrà sette giorni di tempo per sostituire il pacco sotto garanzia, presentando ricevuta e copia del contratto da lei firmato. Ha ancora la copia del contratto? (Tra sé) Da qualche parte dovrei averla. (Continua a leggere) E’ sicuro di averla ancora? (Tra sé) Mi sembra di si. (Leggendo) Comunque all’interno del pacco troverà anche una copia del contratto. Immaginavamo che l’avrebbe persa. (Tra sé) Ma guarda questi!! (Leggendo) Per altre informazioni in merito, la rimandiamo all’articolo 24 posto sulla parte posteriore del contratto. Grazie e buona fortuna. (Posa la lettera sul divano). Hai visto che gentili. Anche la lettera a forma di cuore. Ordinare una donna in carne ed ossa per corrispondenza, questi si che sono i veri vantaggi del progresso. Altro che sms, chat e videomessaggi. “Il bello delle donne…”, questo è il futuro. (Si alza e va verso la cucina. Esce).

SVEGLIA: (Un po’ triste) Bastardo. Lasciarmi così, sedotta e abbandonata. Cosa avrà più di me una donna ordinata per posta? Io sono dolce, sensibile, romantica, puntuale. E poi, tra me ed una donna in carne ed ossa c’è una grande differenza, che se ti stanchi di me mi puoi sempre spegnere.

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: La porta.

(Suona di nuovao)

SVEGLIA: Suonano.

(Giorgio rientra dalla cucina)

GIORGIO: Dentro questa casa non si trova mai niente.

(Suonano alla porta)

GIORGIO: Eccomi…

SVEGLIA: Sono le sei e e venti munuti…Sono in anticipo.

(Giorgio apre la porta e si trova davanti un’immensa scatola. Alta più di lui e larga più di lui. Dietro la scatola c’è Palmira che la spinge ed entra in scena)

GIORGIO: Ma che cammina da sola?

PALMIRA: No, sono io.

GIORGIO: Io chi?

PALMIRA: Palmira.

GIORGIO: Palmira? E cosa ci fai dentro una scatola?

PALMIRA: Non sono dentro la scatola. Sono dietro la scatola.

GIORGIO: (Vede dietro la scatola) Giochiamo a nascondino?

PALMIRA: No, ho portato questo per lei. Me lo hanno consegnato giù in portineria.

GIORGIO: (Definitivo) Grazie. Molto gentile. Prego può andare.

(Palmira si blocca nuovamente)

GIORGIO: Noo. Un’altra volta. Palmira…la prego. Non volevo essere maleducato.

(Palmira si riprende)

PALMIRA: Mi è successo di nuovo?

GIORGIO: Si, ma poco poco.

PALMIRA: Che scatola grande. Cosa c’è dentro?

GIORGIO: Dentro?….C’è…una….

SVEGLIA: Scultura.

GIORGIO: Scultura…si una bellissima scultura.

PALMIRA: Non sapevo che lei fosse un intenditore di arte.

GIORGIO: Sono un grande estimatore del…

SVEGLIA: Cubismo

GIORGIO: Cubismo. Come può notare dalla scomposizione degli oggetti di questa casa.

PALMIRA: Adesso capisco. Pensi che io credevo che lei fosse solo disordinato. (Sorride)

GIORGIO: (Ride anche lui) Davvero?…No, la mia è una forma d’arte. Scompongo gli oggetti per poi ricrearli sotto forme diverse.

PALMIRA: Capisco. Allora la lascio al suo disordine…cioè, alla sua arte.

GIORGIO: Grazie…e appena avrò finito le prometto che la invito qui e glielo faccio vedere.

(Palmira si blocca nuovamente)

GIORGIO: Noo…Oh! Non si può più parlare dentro questa casa. Palmira…non mi riferivo al…Palmira…Palmira…(Tra sé) Sai che ti dico? Io ho da fare, quindi la prendo e la metto qui. (Sposta Palmira che ancora è in trans fuori la porta, con la faccia rivolta verso l’interno dell’appartamento).Tanto non dai fastidio a nessuno. Arrivederci. (Chiude la porta).

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: E adesso a noi due…Samantha. (Gira intorno alla scatola) Dunque, vediamo un po’ dove si apre…(Vede una busta attaccata davanti alla scatola). E questo? (Prende la busta) Istruzioni per l’uso. (Legge) Porre la confezione in posizione verticale. Fatto. Allontanarsi dalla scatola almeno di due o tre metri. (Si allontana) Fatto. Utilizzare il telecomando presente in questa busta per far aprire automaticamente la scatola. (Prende il telecomando) Eccolo qui. (Legge) Attenzione, sedersi in posizione comoda. Spingere il pulsante rosso posto sul telecomando ed aspettare la splendida presentazione che “Il bello delle donne…” ha preparato per lei. (Tra sé) Porca miseria…questo si che è eccitante!!! (Giorgio è seduto sul divano, comodamente. Ha il telecomando in mano. Lo punta verso la scatola che si trova al centro del palco) Uno…due….

SVEGLIA: E tre.

(Giorgio spinge il pulsante del telecomando,contemporaneamente parte la musica di: “Sarà perché ti amo” dei Ricchi e Poveri. Appena inizia la prima strofa la scatola si apre ed esce Pino. Vestito in maniera elegante, con i capelli pieni di gelatina, un mazzo di fiori in mano e con un sorriso da idiota. Esce dalla scatola cantando e ballando senza però mai vedere Giorgio sul divano. Dopo il ritornello della canzone Pino ballando si gira verso il divano e si accorge che li seduto c’è un uomo. I due si guardano, lanciano un urlo e poi Pino si nasconde nuovamente dentro la scatola. Fine musica).

GIORGIO: (Si tocca gli occhi) Forse il dottore ha ragione…devo assolutamente smettere di bere.

SVEGLIA: (Ride) Ah!Ah!Ah!

(Giorgio si alza e lentamente si avvicina alla scatola e bussa su un lato).

PINO: (Da dentro la scatola) Occupato.

GIORGIO: Che scherzo è questo?

PINO: (Da dentro la scatola) Non ci crederà ma mi ha tolto le parole di bocca.

GIORGIO: Venga fuori.

PINO: (Da dentro la scatola) Ma non sarà pericoloso? Forse c’è stato un equivoco.

GIORGIO: Si…lei. Venga fuori.

(Pino apre la scatola ed esce nuovamente. Ha sempre un sorriso da idiota stampato sulla faccia).

PINO: Ciao…sono Pino il “Bello delle donne…”

GIORGIO: Non mi sento tanto bene.

PINO: Dov’è la donna?

GIORGIO: E’ quello che mi domando anch’io. Che ci fa lei dentro la mia scatola?

PINO: Sono Pino il “Bello delle donne…”

GIORGIO: Questo l’avevo capito. Ma cosa ci fa dentro la scatola che ho ordinato?

PINO: Lei non ha ordinato una scatola.

GIORGIO: A no?

PINO: No, lei ha ordinato…Pino il “Bello delle donne…”

GIORGIO: Ma è cretino?

PINO: No, sono Pino il …

GIORGIO: Bello delle donne. Ho capito. Scusi il mio nervosismo ma sa…io avevo ordinato una donna, alta, capelli lunghi, sguardo profondo, labbra provocanti. Apro la scatola e m’esce lei. Avrò il diritto di essere un po’ incazzato?

PINO: Guardi che anche per me è stato un colpo vederla.

GIORGIO: Che fa offende?

PINO: Non mi permetterei mai. Solo che anche io mi aspettavo di vedere una donna e ho visto lei.

GIORGIO: Molto spiritoso.

PINO: Si metta nei miei panni.

GIORGIO: No, grazie, sto bene nei miei. Comunque adesso chiamiamo l’agenzia e chiariamo l’equivoco. (Cerca il telefono per casa. Ma non lo trova).

PINO: E’ inutile chiamare. Oggi è il quindici di agosto e fino al 25 l’agenzia è chiusa.

GIORGIO: Cosa vuol dire questo? Che dovrò sopportarla per dieci giorni?

PINO: Non per dieci giorni. (Sorridendo)

GIORGIO: Ah! Mi credevo.

PINO: Per sempre.

GIORGIO: Come per sempre?

PINO: Per sempre.

GIORGIO: Senta Gino..

PINO: Pino, non Gino. Pino il bello delle donne. (Sorridendo da idiota)

GIORGIO: No, no, lei è proprio cretino. Dia retta a me.

PINO: Questi dove li metto? (Ha ancora i fiori in mano)

GIORGIO: Non posso dirglielo. Sarei troppo volgare.

PINO: Ci vorrebbe un vaso con dell’acqua.

GIORGIO: Non ho vasi.

PINO: Ho capito ma cosi appassiranno.

GIORGIO: E chi se ne frega.

PINO: Ma è impossibile che in una casa non ci sia un vaso per mettere dei fiori. (Si muove per la scena)

GIORGIO: Le ho detto che non c’è. (Prende i fiori dalle mani di Pino) E non incominci a girare per la casa, altrimenti la sbatto fuori.

PINO: Va bene, non si arrabbi. Mi metto qui, sul divano, e resto in silenzio.

GIORGIO: Oh! Bravo. Non parli e non si muova.

(Pino è seduto sull divano, immobile con il suo immancabile sorriso da idiota. Giorgio continua a cercare il telefono per la casa).

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: (A Pino) Come ha detto?…(Si avvicina a Pino che rimane immobile senza muoversi) Avanti, ripeta quello che ha detto…se ha il coraggio?…Vabbè, lasciamo stare. (Si allontana a cercare il telefono) E’ inutile perdere tempo. Adesso l’unica cosa da fare è trovare questo cacchio di telefono, chiamare questa cacchio di agenzia e chiarire questo cacchio di equivoco. (Giorgio trova finalmente il telefono). (A Pino) Avanti, mi dia il numero. (Pino non risponde) Cosa c’è? E’ diventato sordo? (Si avvicina a Pino) Gino…mi sente?

PINO: Pino, non Gino. Pino il bello delle donne.

GIORGIO: Si è svegliato?

PINO: Non stavo dormendo.

GIORGIO: Allora perché non mi rispondeva?

PINO: Lei mi ha detto di rimanere fermo, immobile e di non parlare. Ho fatto solo quello che mi ha detto, tutto qui.

GIORGIO: Ma proprio in casa mia doveva venire?

PINO: E’ lei che mi ha ordinato.

GIORGIO: Io non ho ordinato lei.

PINO: Comunque è stato lei a chiamare l’agenzia.

GIORGIO: Non l’avessi mai fatto. Avanti mi dia il numero.

PINO: Quale numero?

GIORGIO: Dell’agenzia.

PINO: Ah! Dell’agenzia?…Non ce l’ho.

GIORGIO: Come non ce l’ha?

PINO: Non ce l’ho. Non ho mai chiamato l’agenzia.

GIORGIO: Perché proprio a me?!

SVEGLIA: Il bello delle donne…Numero di telefono: 199123123

PINO: Stella!! (Ride da solo come un idiota)

GIORGIO: Ma lei è nato così o c’è diventato?

PINO: Lo faccio per lavoro. (Serissimo)

GIORGIO: Ah! Allora si spiega. (Al telefono) Pronto?!…Salve mi chiamo Giorgio Sassi…

PINO: E’ un disco.

GIORGIO: Sono un vostro cliente.

PINO: E’ un disco.

GIORGIO: Ho appena ricevuto il pacco che avevo ordinato.

PINO: E’ un disco.

GIORGIO: Pronto…mi sente? (A Pino) E’ un disco.

PINO: Ma va? (Ironico)

GIORGIO: (Attacca il telefono) Ha detto che gli uffici sono chiusi e riapriranno il 25 Agosto.

PINO: Ma va?

GIORGIO: La smette? E adesso che cosa facciamo?

PINO: Non so. Sinceramente non sono preparato per affrontare una situazione del genere. Sa, è la prima volta che mi capita. Ho iniziato da poco a fare questo lavoro. Pensi che prima facevo il cameriere in un ristorante gay. Ma si rende conto? Io, Pino, il bello delle donne, lavorare in un ristorante gay. Non che io abbia qualcosa nei confronti degli omosessuali però…Poi un giorno ho letto l’annuncio dell’agenzia “Il bello delle donne”, che cercava nuovi ragazzi per ampliare il proprio organico e cosi mi sono detto: Pino, o adesso o mai più. Ed ho scelto adesso. Così sono andato all’agenzia provvisto di curriculum e foto e mi hanno preso. Non mi sembrava vero. Tra tutti quei ragazzi, hanno scelto me. Ancora oggi mi domando perché.  Forse li avrò colpiti con la mia simpatia…o con il mio sorriso magico. (Sorride) Secondo lei con che cosa li ho colpiti?

GIORGIO: Non lo so. Però se non la pianta la colpisco io con questo. (Prende un martello che stava in scena).

PINO: Se me lo chiede così, la pianto.

GIORGIO: Sembra quasi che lei sia divertito da tutta questa situazione.

PINO: Non sono divertito. Sono rassegnato. Ha sentito l’agenzia cosa ha detto? Fino al 25 Agosto gli uffici sono chiusi. E poi…

GIORGIO: Poi…?

PINO: Poi c’è l’articolo 24 del contratto d’acquisto.

GIORGIO: Giusto, il contratto. Dovrebbe essercene una copia dentro la scatola.

(Giorgio cerca nella scatola mentre Pino tira fuori una copia del contratto ed inizia a leggere).

PINO: (Leggendo) Contratto d’acquisto. Articolo 24. Sostituzione del pacco. La direzione fa presente che: Il pacco verrà sostituito esclusivamente entro i 7 giorni dalla consegna. In oltre, solo e soltanto per le seguenti motivazioni: Mal funzionamento di uno dei 4 arti principali, braccio destro, braccio sinistro, gamba destra, gamba sinistra. Assenza di elementi indispensabili all’istaurazione del rapporto, quale ad esempio l’utilizzo corretto della parola. Errato funzionamento della vista, udito, olfatto, tatto. Per carenze di tipo diverso da quelle sopra indicate si fa presente che: Il pacco non verrà cambiato per alcun motivo.

GIORGIO: Che cosa significa questo?

PINO: Che sono cazzi tuoi…Mi scusi se le ho dato del tu.

GIORGIO: Se è per questo anche suoi.

PINO: Per me non tanto. Io lo faccio di lavoro…ma lei…(Inizia a ridere)

GIORGIO: Ma che cosa ride? Guardi che se non la finisce la prendo e la butto fuori di qui. (Pino continua a ridere) Ha capito quello che le ho appena detto?

PINO: (Continuando a ridere) Mi scusi ma è più forte di me…non riesco a fermarmi.

GIORGIO: A si?! Allora venga…conosco un posto migliore per ridere…(Prende Pino per un braccio e lo avvicina alla porta)

PINO: (Continuando a ridere) No, no…adesso smetto.

GIORGIO: Non c’è bisogno.

(Apre la porta ma sul pianerottolo c’è ancora Palmira, immobile congli occhi aperti ma ancora in trans. Pino la vede, lancia un urlo e chiude la porta. Giorgio non si è accorto che fuori c’è ancora Palmira. Pino adesso è serissimo e non ride più. Anzi, spaventato inizia a piagnucolare).

GIORGIO: Cosa c’è? Non ride più? Eh! Non si diverte più? Ma che fa piange adesso? (Si avvicina) Su, non faccia così. (Lo abbaccia) Non volevo essere troppo duro. Avanti…Gino.

PINO: (Piagnucolando) Pino, non Gino.

GIORGIO: Pino, Gino…è lo stesso. Lei è troppo sensibile. Deve aver avuto un’infanzia molto travagliata.

PINO: C’è un mostro fuori la porta.

GIORGIO: E’ un classico trauma infantile. Quando ci si sente abbandonati si immaginano sempre dei mostri cattivi che vogliono portarci via.

PINO: Io non l’ho immaginato. Il mostro c’è veramente.

GIORGIO: Pino, ma cosa dice. (Si avvicina alla porta) Guardi, non c’è nessun mostro. (Apre la porta, vede Palmira, lancia un urlo e richiude la porta) Ah!!

PINO: Ha visto che c’è.

GIORGIO: Ma non è un mostro. E’ Palmira, la portiera del palazzo.

(Giorgio riapre la porta mentre Palmira è ancora li immobile. Giorgio parla da vicino la porta ma senza toccare Palmira).

PINO: E va in giro per gli appartamenti travestita da mostro a spaventare la gente?

GIORGIO: Guardi che non è travestita.

PINO: A no?

GIORGIO: No, è così al naturale.

PINO: (Pino si avvicina alla porta)  Vuol farmi credere che non è truccata?

GIORGIO: No…è proprio così.

PINO: Acqua e sapone?

GIORGIO: Acqua, sapone…e baffi.

PINO: E perché sta così.

GIORGIO: Ha avuto un trauma.

PINO: Si è vista allo specchio?

GIORGIO: No, il fidanzato l’ha lasciata sull’altare il giorno delle nozze.

PINO: Anzi che ce l’ha accompagnata.

GIORGIO: Da quel momento ha incominciato a soffrire di blocchi psico-fisici.

PINO: Non sarà il caso di svegliarla?

GIORGIO: Forse si. Però è meglio se si va a nasconde.

PINO: Perché?

GIORGIO: Non vorrei che vedendo lei si bloccasse di nuovo.

PINO: Va bene. Allora facciamo così. Io mi nascondo nel bagno. Lei sveglia il mostro e quando ha finito mi chiama ed io esco.

GIORGIO: Ottima idea.

PINO: Dov’è il bagno?

GIORGIO: E’ quello li. (Indica il bagno).

PINO: Senta, non è che per caso ha qualche rivista da leggere? Così, per passare un po’ il tempo.

GIORGIO:  No, purtroppo io non leggo mai. Però se vuole nel bagno dovrebbe esserci della birra fresca.

PINO: Mi dispiace, sono astemio.

GIORGIO: Ma ce l’ha tutte lei?. (Giorgio vede che Palmira nella tasca del grembiule ha un giornale accartocciato) Guardi, è stato fortunato. (Prende il giornale e lo da a Pino). Legga questo.

(All’interno del giornale che Giorgio ha dato a Pino ci sono incartate delle prugne secche).

PINO: (Vede la data del giornale) Ma è di sei mesi fa?

GIORGIO: Ma perché lei si ricorda quello che ha letto sei mesi fa?

PINO: No.

GIORGIO: Allora è come se fosse nuovo.

PINO: Giusto, non ci avevo pensato. Grazie. Allora io vado. (Va nel bagno)

GIORGIO: Vada, vada.

(Pino entra nel bagno. Si guarda un po in torno e non sapendo cosa fare. Si siede sulla tazza. Intanto Giorgio sveglia dolcemente Palmira e la fa entrare in casa).

GIORGIO: Palmira?…Si svegli.

SVEGLIA: Sono le 6 e 45 minuti, svegliati.

GIORGIO: Beccati questa.

(Giorgio prende un oggetto e lo lancia verso la sveglia ma la manca clamorosamente)

SVEGLIA: Mancata….bastardo.

PALMIRA: Oh! Giorgio, sono ancora qui.

GIORGIO: Non ci crederà. Sono andato ad aprire la porta ed indovini chi c’era.

PALMIRA: Chi?

GIORGIO: Lei. Si era addormentata sul pianerotto.

PALMIRA: Non ricordo niente. Mi ricordo soltanto che sono venuta qui a portarle un pacco gigante. (Vede il pacco)  Ah! Quello… Ma poi non ricordo più nulla.

GIORGIO: Ha avuto un altro dei suoi blocchi.

(Mentre i due parlano, Pino ha scartato il giornale e mentre lo legge mangia le prugne secche che c’erano all’interno).

PALMIRA: Signor Giorgio non ce la faccio più con questi blocchi.

GIORGIO: Se invece dei lassativi prendesse delle medicine più adatte.

PALMIRA: No, ho deciso di non prendere più i lassativi.

GIORGIO: Brava.

PALMIRA: Solo cose naturali. Vede, ho qui otto buonissime prugne secche. (Cerca nella tasca il giornale con le prugne ma non lo trova)

GIORGIO: Prugne?

PALMIRA: Ma dove le ho messe? Erano incartate in un giornale dentro la mia tasca.

GIORGIO: E non ci sono? (Si alza un po’ allarmato e si avvicina alla porta del bagno)

PALMIRA: No, eppure dovevano essere qui.

GIORGIO: Controlli bene. (Bussa alla porta del bagno)

PALMIRA: Signor Giorgio?

PINO: (Da dentro il bagno) Occupato.

PALMIRA: Come occupato?

GIORGIO: (Si avvicina a Palmita) Si, sono un momentino occupato.

PALMIRA: Niente. Sono sparite nel nulla.

GIORGIO: Forse le avrà mangiate tutte?

PALMIRA: E il giornale?

GIORGIO: (Un po’ nervoso) Non mi dica che ha mangiato anche quello?

PALMIRA: Si sente bene?

GIORGIO: Diciamo che ho passato momenti migliori.

PALMIRA: (Inizia a lamentare un dolore alla pancia) Oi, oi.

GIORGIO: Cosa c’è? Si sente male?

PALMIRA: I lassativi…iniziano a fare effetto.

GIORGIO: Non adesso, la prego.

PALMIRA: Non dipende da me. Devo andare assolutamente al bagno.

GIORGIO: Quale bagno?

PALMIRA: Come quale bagno. Il suo?

GIORGIO: Non ce l’ho.

PALMIRA: Ma che dice. (Cerca di alzarsi) La prego non resisto,

GIORGIO: E’ rotto il bagno.

PALMIRA: Per favore, faccia qualcosa. Mi sto sentendo male.

GIORGIO: (Arrabbiato) Le ho detto che il bagno è rotto. Non posso fare niente. Se la tenga. Se la tenga.

(Palmira si è nuovamente bloccata)

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: (Vede che Palmira è in trans) Ha funzionato. (Si alza e si precipita al bagno) Gino, Gino, apra la porta.

PINO: (Da dentro il bagno, sempre seduto sulla tazza) Pino, non Gino.

GIORGIO: Cretino apri questa porta.

PINO: (Sempre da dentro il bagno) Che facciamo ci diamo del tu?

GIORGIO: Apri la porta o la sfondo.

PINO: Tanto è la tua..

(Pino apre la porta. Pino ha in mano solo il giornale perché le prugne se l’è mangiate tutte. Giorgio entra in bagno e chiude dietro di se la porta)

GIORGIO: (Colpito dall’odore). Abbiamo subito un attacco batteriologico?

PINO: No, perché?

GIORGIO: Nell’aria non ci sono più traccie d’ossigeno.

PINO: Stavo leggendo il giornale. C’è un articolo divertentissimo. (Ridendo).

GIORGIO: Non me ne frega niente. (Gli toglie il giornale dalle mani) Abbiamo un problema.

PINO: Chi?

GIORGIO: Io e lei.

PINO: Ma non ci davamo del tu?

GIORGIO: Si, forse è meglio. Tanto siamo sulla stessa barca.

PINO: Dimmi tutto.

GIORGIO: Non posso parlare ad un cretino seduto sulla tazza.

PINO: Ma ho finito.

GIORGIO: Allora tira la catena.

PINO: Ma non c’è la carta igienica.

GIORGIO: Non c’è perché io non la uso mai.

PINO: Va bene. Posso avere almeno un po’ di giornale?

GIORGIO: No, perché è di Palmira. A proposito, dove sono le prugne che erano qui dentro?

PINO: Prugne?

GIORGIO: Qui dentro c’erano dieci prugne secche.

PINO: Otto prugne secche.

GIORGIO: Dove sono finite?

PINO: Le ho mangiate.

GIORGIO: Tutte e dieci?

PINO: No, erano otto.

GIORGIO: Te le sei mangiate tutte?

PINO: Non sapevo che fossero prugne. Mi faranno male?

GIORGIO: Spero di si.

PINO: Posso? (Indicando il giornale in mano di Giorgio)

GIORGIO: Tieni. (Gli da il giornale)

PINO: Ti dispiacerebbe uscire. Se c’è qualcuno mi sento in soggezione,

GIORGIO: Non posso uscire perché c’è Palmira e non voglio che ti veda.

PINO: Però almeno puoi voltarti.

GIORGIO: Va bene mi volto.

(Giorgio si mette davanti a Pino dandogli le spalle).

GIORGIO: Oh! Non te ne approfittare.

PINO: Sono eterosessuale.

GIORGIO: Non si sa mai.

PINO: Fatto. (Tira la catena e si sente il rumore dello sciacquone).

GIORGIO: Ma che hai fatto, cretino?

PINO: Ho tirato la catena, perché?

(Palmira si riprende)

GIORGIO: Cosi rischi di svegliare Palmira.

PALMIRA: Signor Giorgio?!

GIORGIO: Ecco fatto. (Strillando) Un attimo solo. Sto riparando il bagno. (A Pino) Fai finta di martellare qualcosa.

PINO: Che cosa?

GIORGIO: Non lo so, qualcosa.

PALMIRA: Non ce la faccio più. Me la sto facendo addosso.

GIORGIO: (A Pino) Dai fai rumore. (Urlando) Ho quasi finito.

PINO: E adesso che cosa facciamo?

GIORGIO: Devi nasconderti.

PINO: Ma sono già nascosto.

GIORGIO: Si, però Palmira ha un attacco di dissenteria e deve venire qui in bagno.

PINO: Ed io dove mi metto?

GIORGIO: Intanto mettiti questo. (Prende un accappatoio rosa dal muro e lo da a Pino).

PALMIRA: Aiuto.

PINO: Ma è rosa?

GIORGIO: Hai un colore preferito?

PALMIRA: Aiuto.

GIORGIO: (Urlando a Palmira) Un attimo.

PINO: Comunque non penso basterà.

GIORGIO: Allora mettiti anche questo. (Prende una cuffia da donna e gli e la mette in testa). Fatti vedere?

PINO: Mi sento un po’ a disagio.

PALMIRA: Sono al limite

GIORGIO: Nasconditi nella vasca e stai zitto.

PINO: Non vorrai farmi rimanere nel bagno mentre Palmira si libera dal suo attacco di dissenteria?

GIORGIO: Non ci sono alternative. Quindi stai qui in silenzio.

PINO: Ma io…

GIORGIO: Zitto.

PINO: Posso dir..

GIORGIO: Nella vasca.

PINO: Va bene…(Entra nella vasca) Comunque questo non era previsto.

GIORGIO: Se è per questo anche tu non eri previsto.

PALMIRA: (Bussa alla porta) Giorgio, non posso più resistere.

PINO: Non hai dei tappi per il naso?

GIORGIO: (A Pino) Non parlare. (A Palmira) Ho finito. Manca solo un piccolo ritocco ed il bagno è tutto suo.

(Pino si sdraia nella vasca a testa in su).

PALMIRA: La prego.

GIORGIO: (Apre la porta) Ecco fatto. Adesso il bagno funziona. (Esce dal bagno).

PALMIRA: Grazie, grazie..(Entra di corsa nel bagno e chiude la porta in faccia a Giorgio).

GIORGIO: Non c’è di che…Grazie. (Ringrazia per la porta in faccia). Se vuole le metto un po’ di musica per farle compagnia?

PALMIRA: Si, grazie.

GIORGIO: Povero Pino…Almeno sentendo la musica penserà a qualcos’altro.

(Giorgio si avvicina alla radio-sveglia per mettere della musica)

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: (Alla sveglia) Zitta tu. Mi serve della musica adatta a questa situazione.

SVEGLIA: Ci penso io.

GIORGIO: Brava. Io intanto vado in cucina a prendermi una birra.

(Giorgio si alza e va in cucina. La radio sveglia fa partire la canzone: “Ancora” di De Crescenzo. Palmira è in bagno seduta sulla tazza mentre Pino è ancora sdraiato nella vasca. Palmira dopo qualche secondo di pianto si blocca, sulla tazza con lo sguardo fisso nel vuoto. Dopo poco rientra in scena Giorgio con una birra in mano, si avvicina alla sveglia e gli dà una botta sopra).

GIORGIO: Ma sei scema? Quella è stata lasciata dal fidanzato davanti all’altare e tu gli metti questa canzone?

SVEGLIA: Ma è la mia preferità.

GIORGIO: Se si è bloccata un’altra volta ti prendo e ti vado a vendere a Porta Portese.

SVEGLIA: (Lancia un urlo) Nooo! Porta Portese no. Non puoi svendermi così…bastardo.

(Giorgio si avvicina alla porta del bagno. Palmira è sempre immobile).

GIORGIO: Palmira mi sente? Palmira?….(Tra sé) Lo sapevo. (Verso il bagno) Pino? Pino ci sei? (Tra sé) Ma che è svenuto pure lui? (Verso il bagno) Pino rispondi.

PINO: (Da dentro la vasca senza muoversi) Non posso…sono in apnea.

GIORGIO: Cerca di svegliare in qualche modo Palmira.

PINO: Ci penso io.

GIORGIO: Ma senza farti vedere, mi raccomando.

PINO: Stai tranquillo. Ho tutto sotto controllo.

GIORGIO: (Tra sé) E’ questo che mi preoccupa.

(Pino alza lentamente la testa dalla vasca. Guarda Palmira negli occhi)

PINO: Svegliati….Svegliati…Svegliati.

PALMIRA: (Si riprende, lancia un urlo e sviene di nuovo) Ah!!

GIORGIO: Che è successo?

PINO: Si è addormentata un'altra volta.

GIORGIO: Sei un cretino. Torna nella vasca. Ci penso io.

PINO: Come vuoi. Se hai ancora bisogno di me, basta un fischio.

GIORGIO: Non penso servirà. Non si può fare affidamento su uno come te.

(Pino si abbassa nuovamente nella vasca. Giorgio cerca di aprire la porta del bagno. Ci riesce dandogli una spallata. Entrando cade rovinosamente addosso a Palmira, la quale lancia un urlo. Anche Pino alza dalla testa e lancia un urlo, cosi come Giorgio. Buio improvviso).

(Parte una musichetta. La scena è sempre al buio. Si sente la voce della sveglia).

SVEGLIA: Niente male come primo incontro… Comunque tutto si è poi risolto bene senza troppe conseguenze. Pino, dopo la camera a gas con Palmira ha avuto bisogno di un’ora di inalazioni di ossigeno, anche se poi ha dovuto interrompere perché le prugne secche che aveva mangiato hanno incominciato a fare effetto e si è dovuto rinchiudere nel bagno per un pomeriggio intero. Giorgio, ha dovuto accompagnare Palmira a casa sua portandola a cavalcioni, dopo averla convinta che, quella cosa orribile con l’accappatoio rosa e la cuffia per la doccia che aveva visto nella vasca da bagno, non era un extraterrestre ma solo la nuova scultura che Giorgio aveva appena comprato. In quanto a me, sono ancora qui, anche se è stato difficile convincerlo a non vendermi su una bancarella a Porta Portese. Così, i giorni passarono, uno dopo l’altro, ed arrivò il 25 di Agosto, giorno in cui, l’agenzia “Il bello delle donne”  apriva nuovamente i suoi uffici.

(Fine della musica, quando si alza la luce Pino è al centro della scena con un grembiule addosso e sta stirando delle camice. Giorgio sta passando la scopa per terra. Dalla sveglia si sentono le note di una canzone dei “Neri per caso”. Dopo poco la sveglia inizia a canticchiare la canzone. A seguire anche Pino e Giorgio iniziano a cantare. Poco dopo, però, la sveglia interromperà la musica mentre Pino e Giorgio continuano a cantare anche senza accompagnamento).

SVEGLIA: Oggi è il 25 Agosto. Vorrei ricordare che le iscrizioni al Festival di Sanremo avranno inizio solo nel mese di ottobre. Oggi però riapriranno gli uffici dell’agenzia Il bello delle donne.

GIORGIO: (Sempre canticchiando chiede a Pino) Cosa ha detto?

PINO: (Facendo finta di niente) Niente, niente.

(I due continuano a cantare).

SVEGLIA: Ho detto che oggi è il 25 Agosto e che riaprono gli uffici dell’agenzia Il Bello delle donne.

GIORGIO: (Smette di cantare) Giusto, il bello delle donne. Oggi è il 25 Agosto e riaprono gli uffici.

SVEGLIA: E’ mezz’ora che lo sto dicendo.

PINO: Ma devi proprio chiamare?

GIORGIO: Certo che devo chiamare. Che domande.

(Pino continua a stirare ma è visibilmente rattristato. Mentre Giorgio cerca il telefono per chiamare).

PINO: Sicuro, sicuro?

GIORGIO: Certo che sono sicuro. Ma che cosa hai?

PINO: Niente. Solo che certe volte uno pensa di essere sicuro ed invece…

GIORGIO: Invece…?

PINO: Invece…niente. Dicevo per dire.

GIORGIO: Ho capito, però esprimi un concetto.

PINO: Magari hai in mente una cosa…e poi ci ripensi.

GIORGIO: Pino, ti senti bene?

PINO: No, grazie.

GIORGIO: Forse hai bisogno di un caffè.

PINO: Giusto. Vammi a fare un caffè. (Gli prende il telefono dalle mani).

GIORGIO: Cos’è un ordine?

PINO: No, un consiglio.

GIORGIO: Facciamo un’altra cosa. Io prendo il telefono e tu fai il caffè. (Si riprende il telefono).

PINO: C’ho ripensato. Non mi va più.

GIORGIO: Meglio così. Sei già troppo nervoso. Allora vediamo un po’…(Componendo il numero) 19912312…

PINO: (Lo interrompe bruscamente attaccando il telefono) No, aspetta.

GIORGIO: Che c’è adesso?

PINO: Hai pensato bene a quello che stai per fare?

GIORGIO: Chiamo l’agenzia.

PINO: Potresti pentirtene per sempre.

GIORGIO: Pino, è solo una telefonata.

PINO: Non farlo, ti prego.

GIORGIO: Perché ti comporti così?

PINO: Non voglio che chiami l’agenzia.

GIORGIO: Ma perché?

PINO: Se chiami, quelli mi manderanno via di qui.

GIORGIO: E’ quello che voglio.

PINO: Perché ce l’hai tanto con me?

GIORGIO: Pino, io non ce l’ho con te. Ce l’ho con l’agenzia.

PINO: Ma mi rimanderanno in Polonia.

GIORGIO: E va ben…. Che c’entra adesso la Polonia?

PINO: E’ da li che vengo.

GIORGIO: Hai viaggiato dalla Polonia a Roma dentro una scatola?

PINO: Più o meno.

GIORGIO: Ma che ci facevi tu in Polonia?

PINO: Sono andato li a cercare fortuna.

GIORGIO: In Polonia?

PINO: E’ stato il primo paese che mi è venuto in mente.

GIORGIO: Cazzo c’avevi pensato tanto eh?

PINO: Ti prego Giorgio. Non mi mandare in Polonia, io non ho nessuno laggiù.

GIORGIO: Scusa, ma puoi sempre rimanere qui?

PINO: A casa tua?

GIORGIO: No, che a casa mia. Qui a Roma.

PINO: Non conosco nessuno qui.

GIORGIO: Vabbè, ce l’avrai uno zio, un cugino, un gatto.

PINO: Nessuno. Mio zio è emigrato in Olanda.

GIORGIO: Tuo cugino?

PINO: In Bielorussia.

GIORGIO: I nonni?

PINO: In America.

GIORGIO: Tutti emigrati?

PINO: Tutti…Anche il gatto.

GIORGIO: Comunque, io l’agenzia la devo chiamare.

PINO: No.

GIORGIO: Cosa c’è adesso?

PINO: Tienimi qui con te.

GIORGIO: Hai bevuto?

PINO: No, sono astemio.

GIORGIO: Allora smetti di farti.

PINO: Guarda che non sono male. Non sporco, se sporco pulisco, sono obbediente…

GIORGIO: Come un cane?

PINO: Ecco, fai finta che ti sei preso un cane.

GIORGIO: Pino…

PINO: Giorgio, ti prego.

GIORGIO: Non posso Pino. Non posso.

(Pino rattristato torna a stirare).

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: (Chiama l’agenzia) Pronto? Salve, mi chiamo Giorgio Sassi e sono un vostro cliente… Il 15 Agosto ho ricevuto il pacco che avevo ordinato…Eh! Non tanto, perché quando ho aperto il pacco mi è preso un colpo…Beh! Lei non ci crederà, ma dentro invece che Samantha c’era un uomo…Si, un uomo…Pino il Bello delle donne… Si, lo so che il pacco superati i 7 giorni non viene più cambiato, però…Ho capito, ma non è colpa mia se voi eravate chiusi per ferie…Senta, signorina..Facciamo così, le passo un attimo Pino…(Pino fa dei gesti eclatanti facendo capire che non vuole parlare). Un attimo solo..(A Pino) Parlaci tu.

PINO: Ma cosa gli dico?

GIORGIO: Non lo so. (Giorgio da il telefono a Pino)

PINO: (Al telefono) Pronto? Sono Pino, codice identificativo 7979797…9 (A Giorgio sorridendo) Non me lo ricordo mai. (Al telefono) Qual è il problema? (A Giorgio) Dice che non c’è nessun problema.

GIORGIO: Come non c’è nessun problema? Sei tu il problema.

PINO: (A Giorgio) Ah! Giusto. (Al telefono) Guardi, sono io il problema….Il cliente aveva ordinato una donna ed invece sono arrivato io…

GIORGIO: Che dice?

PINO: (A Giorgio) Che dice?

GIORGIO: La signorina, cosa dice?

PINO: (Al telefono) Cosa dice? (A Giorgio) Aspetta.

GIORGIO: (Tra sé) Aspetta un altro po’.

PINO: (Al telefono) Si?….Va bene…Va bene…Grazie mille…Arrivederci. (Attacca tutto felice).

GIORGIO: (Anche lui sembra contento nel vedere Pino) Allora?

PINO: Tutto a posto.

GIORGIO: Tutto risolto?

PINO: Tutto.

GIORGIO: (Sollevato) Oh! Meno male.

PINO: Il pacco non si cambia.

GIORGIO: Come non si cambia?

PINO: Non si cambia…Dopo 7 giorni loro il pacco non lo cambiano. (Torna a stirare)

GIORGIO: Ma che dici?

PINO: Quello che mi ha detto la signorina al telefono.

GIORGIO: E adesso cosa facciamo?

PINO: Io stiro… ho quasi finito. Mi manca solo questa. (Fa vedere una maglietta).

GIORGIO: Pino, ti rendi conto della gravità della cosa?

PINO: No. (Semplicemente)

GIORGIO: Hai idea di quanti soldi gli ho dato a quella cazzo di agenzia?

PINO: No. (Semplicemente)

GIORGIO: Certo, a te cosa te ne frega.

PINO: No. (Semplicemente)

GIORGIO: Ormai neanche mi ascolti più.

PINO: No. (Semplicemente)

GIORGIO: Se non la pianti, giuro che ti meno.

PINO: (Impaurito) Nooo. Giorgio, quella dell’agenzia mi ha detto che è inutile. Sul contratto c’è scritto tutto. Dopo i 7 giorni il pacco non te lo cambiano.

GIORGIO: Ho capito, ma qui il problema è diverso. Io ho ordinato una donna e loro mi hanno mandato te…Senza offesa.

PINO: No, no. Offendi, offendi pure…ormai ci sono abituato.

GIORGIO: E non fare sempre la vittima.

PINO: Controlla bene il contratto.

GIORGIO: Perché?

PINO: Prendilo.

GIORGIO: Cosa?

PINO: Il contratto.

GIORGIO: (Prende il contratto dal tavolo) Ah!  Eccolo.

PINO: Vai alla prima pagina.

GIORGIO: Presa.

PINO: Cosa c’è scritto in alto?

GIORGIO: (Leggendo) Il condominio le ricorda che, la riunione fissata...

PINO: Giorgio.

GIORGIO: ..per il giorno 3 settembre…

PINO: Giorgio.

GIORGIO: ..si svolgerà presso i locali…

PINO: Giorgio, quello non è il contratto.

GIORGIO: (Guarda bene) Hai ragione. Questa è la lettera dell’amministratore.

SVEGLIA: Che stupido.

GIORGIO: (Prende il contratto giusto) Ecco quello giusto.

PINO: Leggi cosa c’è scritto in alto.

GIORGIO: (Legge) Agente di vendita…Caterina…Cese..

PINO: …tti?

GIORGIO: Che ne sai?

PINO: Lo immaginavo. E’ la nuova assunta dell’agenzia.

GIORGIO: E con questo?

PINO: Vai alla riga sotto.

GIORGIO: (Legge) Il bello delle donne troverà per voi…L’uomo ideale??

PINO: Visto.

GIORGIO: Ma io non cercavo l’uomo ideale. Io volevo una donna.

PINO: L’agente di vendita ti ha spedito il contratto sbagliato e tu l’hai firmato.

GIORGIO: Ma io l’ammazzo.

PINO: Poverina, è stata appena assunta.

GIORGIO: E chi se ne frega.

PINO: Non dire così. Povera Caterina. Sola, in quella fredda città dell’est.

GIORGIO: Pure lei in Polonia.

PINO: No, a Timisoara.

GIORGIO: Ma che è un’agenzia di emigranti?

PINO: Più o meno.

GIORGIO: Ho capito, però l’errore è stato suo.

PINO: No, l’errore è stato tuo, che hai firmato senza leggere.

GIORGIO: Ma che ne potevo sapere io che una cretina mi spediva il contratto sbagliato.

PINO: Potevi leggere.

GIORGIO: Ho capito, potevo leggere però…

PINO: Nessun però…

GIORGIO: E adesso?

PINO: Niente.

GIORGIO: Come, niente?

PINO: Niente.

(Pino continua a stirare. Giorgio è seduto, sconvolto, sul divano. Non ha parole. Dopo pochi secondi Giorgio inizia a piangere emmettendo un sottile lamento. Pino inizialmente non riesce a capire che cosa è a provocare quello strano rumore. Inizia infarri a cercare sotto la tavola da stiro, dietro al divano, verso il bagno. Poi si accorge che è Giorgio che piange e si avvicina a lui, sedendosi sulle sue gambe).

PINO: Giorgio che cos’hai? Perché piangi?

(Giorgio smette di piangere, fissa Pino e poi inizia a piangere nuovamente).

PINO: Dai, non fare così, ci sono io qui con te.

(Giorgio smette di piangere, fissa Pino e poi inizia a piangere nuovamente).

PINO: Non devi avere paura, io non ti abbandonerò mai.

(Giorgio smette di piangere, fissa Pino e poi inizia a piangere nuovamente).

PINO: Giorgio, cerca di essere forte. E’ solo un momento di debolezza, passerà.

GIORGIO: (Sempre piagnucolando) Ma quale momento. Sono sei anni.

PINO: E che saranno mai sei anni…un lungo momento.

GIORGIO: Pino, io non ce la faccio più a stare così.

PINO: (Non capisce) Vuoi che mi alzo?

GIORGIO: (Fissa Pino come fosse un idiota) Sono sei anni che vivo in questa casa da solo. Relazioni sociali pressocchè nulle. Non esco mai, non incontro mai nessuno. Sono sempre qui. Bevo, fumo, guardo la tv. E quando decido di dare una svolta alla mia vita che cosa mi succede? Invece di una splendida donna, mi arrivi tu? Sono proprio svigato.

PINO: Ma tu hai mai provato a farti degli amici, che ne so, magari un cane.

GIORGIO: Sono stato una volta al canire municipale. C’era un cagnolino bellissimo, dolcissimo, carinissimo. Aveva una macchia color prugna sul culo…era stupendo.

PINO: E perché non l’hai più preso?

GIORGIO: Quando ha capito che sarei stato io il suo nuovo padrone, si è rifiutato di venire. Ha detto che preferiva rimanere li al canile.

PINO: E con le donne?

GIORGIO: Con loro la cosa è diversa. Sono io che sono proprio imbranato. Un giorno avevo conosciuto una ragazza.

PINO: Dove?

GIORGIO: In un negozio di intimo femminile, lei faceva la commessa.

PINO: E che ci facevi tu in un negozio di intimo femminile?

GIORGIO: Ho pensato che l’unica cosa da fare per avere qualche possibilità in più di conquista, era andare nel loro habitat naturale.

PINO: E poi?

GIORGIO: Sono entrato nel negozio e le ho chiesto delle mutandine sottilissime zebrate. Hai presente quelle mutande che dietro non hanno praticamente neanche due millimetri di tessuto?

PINO: Ho presente, ho presente.

GIORGIO: Lei mi fa: “La sua ragazza che taglia porta?”

PINO: E tu?

GIORGIO: Io gli ho detto: (Sensuale) “No, non sono per la mia ragazza….sono per me”

PINO: E lei?

GIORGIO: Si è spaventata.

PINO: E tu?

GIORGIO: Ho cercato di farle capire che ero una persona normale e non quello che pensava lei.

PINO: E lei?

GIORGIO: Lei forse mi ha creduto.

PINO: E tu?

GIORGIO: L’ho invitata per il giorno dopo in un locale bellissimo che si chiama “L’isola che non c’è”

PINO: E lei?

GIORGIO: Mi ha detto di si.

PINO: E tu?

GIORGIO: Il giorno dopo sono andato all’Isola che non c’è.

PINO: E lei?

GIORGIO: Lei non c’era. Mi ha dato buca. E’ li che mi sono convinto che io con le donne non ci so proprio fare.

PINO: Ed io che ci sto a fare qui a casa tua?

GIORGIO: E’ quello che mi domando anch’io.

PINO: (Si toglie dalle cambe di Giorgio) Sono o non sono “Pino il bello delle donne”?

GIORGIO: Beh?

PINO: Ti aiuterò io a diventare un vero conquistatore.

GIORGIO: Lascia stare. E’ una battaglia persa.

PINO: Ricorda questo motto: “Nulla è impossibile, nanche l’impossibile”.

GIORGIO: Lo hai scritto tu?

PINO: No, l’ho sentito in un film.

GIORGIO: Andiamo bene. (Tra sé)

PINO: Vedi, conquistare una donna è meno difficile di quanto tu possa immaginare. Solo che non devi sbagliare niente. E’ quella l’unica difficoltà.

GIORGIO: E ti sembra poco?

PINO: La regola numero uno per conquistare una donna è non pensare mai, per nessun motivo, a quella che potrebbe essere la tua vita coniugale insieme a lei.

GIORGIO: Perché?

PINO: Perché potresti convincerti ancor prima di conquistarla che è meglio concentrare quelle energie in qualche cos’altro. Ad esempio per ritinteggiare le pareti del tuo appartamento o per fare il cambio di stagione.

GIORGIO: (Prende appunti su un blocco) Regola numero uno. Allontanare l’idea di una vita coniugale insieme. (A Pino) Ma è davvero così dura?

PINO: Dura? Tu non hai neanche idea di quello che ti aspetta. E’ per questo che devi allontanare l’idea dalla tua mente, per non ricrederti di quello che stai facendo.

GIORGIO: Ho capito, bisogna esserre inconscenti?

PINO: Giorgio, nella vita coniugale, la donna tira fuori il peggio di sé.

GIORGIO: Cioè?

PINO: Sua madre.

GIORGIO: Sua madre?

PINO: Si, tua suocera.

GIORGIO: Che c’entra adesso mia suocera?

PINO: Zitto, non dire mai più quella parola, neanche per scherzo.

GIORGIO: E che sarà mai?

PINO: Moglie e suocera messe insieme sono un’associazione a delinquere.  La madre convince la figlia a convincere te a fare quello che tua suocera vorrebbe che tu facessi. Capito?

GIORGIO: No.

PINO: Meglio così. Certe cose è meglio non saperle. Comunque questa è solo una piccola premessa, per metterti in guardia da quelli che io definisco “Effetti collaterali”.

GIORGIO: (Scrive) Effetti collaterali.

PINO: Torniamo alle regole base. Allora, ci sono due tecniche fondamentali. Uno è il “Teorema Ferradini”.

GIORGIO: E qual è?

PINO: Prendi una donna, dille che l’ami…eccetere eccetera.

GIORGIO: Ho presente la canzone.

PINO: Bravo. La seconda teoria è un pochino più difficile da apprendere ma è sicuramente più efficace, e si chiama teoria del Conte.

GIORGIO: Ed è quella che useremo noi?

PINO: Certo. Perché è praticamente infallibile.

GIORGIO: (Scrive) Teroria del Conte.

PINO: Dunque, la teoria del conte si basa su tre concetti fondamentali: Eleganza, classe e stile.

GIORGIO: Mi mancano tutti e tre.

PINO: Nella teoria del Conte, nulla viene lasciato al caso. Ogni cosa deve essere curata nei minimi particolari. Dalla casa all’abbigliamento. Dal vino alla musica.

GIORGIO: Non penso di potercela fare.

PINO: Nulla è impossibile…

GIORGIO: Neanche l’impossibile.

PINO: Non devi mai dimenticarlo. Allora, vediamo un po’. Da che cosa iniziamo. Alzati in piedi.

(Giorgio si alza in piedi e Pino lo studia bene).

GIORGIO: Come vado?

PINO: Non ci siamo.

GIORGIO: C’è qualcosa che non va?

PINO: Tutto.

GIORGIO: Come tutto?

PINO: Tutto. I capelli, la barba, i vestiti.

GIORGIO: Che cos’hanno i miei vestiti? Sono brutti?

PINO: No, non sono brutti…fanno schifo.

GIORGIO: Grazie.

PINO:  Ci vorrebbe qualcosa di più elegante. Un bel completo, giovane ma di classe.

GIORGIO: Ma io non ce l’ho un vestito. Ho solo quello della comunione.

PINO: Non preoccuparti, ti presto il mio.

GIORGIO: Non credo mi che andrà bene.

PINO: Vorrà dire che lo compreremo.

GIORGIO: (Scrive) Vestito.

PINO: (Si guarda intorno) La casa è tutta da rifare. Troppo disordine, troppi oggetti, troppa luce. E’ tutto troppo.

GIORGIO: Mi piace abbondare.

PINO: Per prima cosa bisogna mettere in ordine.

GIORGIO: No. In ordine no.

PINO: Perché no?

GIORGIO: Se metto in ordine ho paura di non trovare più le mie cose.

PINO: Sarà il contrario?

GIORGIO: Per me no. Io nel mio caos riesco sempre a trovare tutto…o quasi.

PINO: Comunque a mettere a posto non ci vuole nulla. La cosa più difficile è l’approccio.

GIORGIO: Non si può evitare questo passaggio?

PINO: Ma che dici? E’ la cosa più importante. E’ li che si decide tutto. Il modo in cui ti presenti provocherà in lei una scelta, o A o B.

GIORGIO: Qual è la sceltà A?

PINO: “Però…quasi quasi”.

GIORGIO: E quella B?

PINO: “Ecco un altro stronzo”

GIORGIO: Puntiamo sulla A.

PINO: Vediamo un po’. Mettiamo il caso che io sia la donna che tu devi approcciare. Come ti comporti?

GIORGIO: Non penso di avere tanta fantasia.

PINO: Ti aiuto. Ci troviamo in un locale ed io sono seduta ad un tavolo. Da sola, e sto sorseggiando un cocktel. (Pino si siede e accavalla le gambe)

GIORGIO: Oddio. Così, su due piedi.

PINO: Dai lasciati andare.

GIORGIO: Beh! Come prima cosa, mi avvicino e cerco di attaccare bottone con una scusa che non sia banale.

PINO: Bravo. Via la banalità è, come dire….

GIORGIO: Banale.

PINO: Banale. Mi hai tolto le parole di bocca. Vai avanti.

(Giorgio si avvicina a Pino che è seduto in posa femminile).

GIORGIO: Ciao.

PINO: Ciao.

GIORGIO: Piacere Giorgio.

PINO: Piacere, Pina.

GIORGIO: (Sospirando) Certo che da quando è entrato l’euro non abbiamo più una lira. (Piccola risatina idiota).

PINO: (Dopo una pausa, ironico) Bravo, complimenti. Davvero originale.

GIORGIO: Dici davvero?

PINO: (Ironico) Si, si…

GIORGIO: Menomale.

PINO: Che cazzo c’entra l’euro adesso?

GIORGIO: Volevo essere originale.

PINO: Ci credo che non riesci a trovare una donna. Se ogni volta te ne esci con l’euro, il prodotto interno lordo, il Mibtel, ed il dollaro. Devi usare qualcosa di particolare. Devi colpirla.

GIORGIO: Con cosa?

PINO: Col martello. Con che la vuoi colpire?  Con lo sguardo.

GIORGIO: Ah! Con lo sguardo.

PINO: Dai prova.

(Giorgio cerca di fare uno sguardo seducente ma il risultato è alquanto deludente).

GIORGIO: Così va bene?

PINO: Se la guardi cosi quella chiama la polizia. (Tra sé) Forse era meglio il Teorema Ferradini.

GIORGIO: Non arrabbiarti. Io te l’avevo detto che non c’era speranza.

PINO: Va bene, passiamo alla fase due. Mettiamo il caso che sei riuscito ad invitarla qui a casa tua, per una cena a lume di candela. Lei arriva e tu cosa fai?

GIORGIO: Vado ad aprire la porta.

PINO: Bravo. E qual è la prima cosa da fare quando apri la porta?

GIORGIO: Qual è?

PINO: Il bacia mano.

GIORGIO: Il bacia mano? Ma non si usa più.

PINO: Lo so, ma è proprio per quello. Così la stupirai. Oggi gli uomini pensano solo ad una cosa. Tu invece devi farle credere che per te il sesso non conta nulla. Come se non ti interessasse. Dai prova.

GIORGIO: Vieni Pina, accomodati qui sul divano.

PINO: Grazie. (Si siedono) Giorgio, perché non mi parli un po’ di te?

GIORGIO: Beh! Cosa vuoi che ti dica ….Ho 25 anni, mi chiamo Giorgio e sono vergine, per scelta.

PINO: Era meglio l’euro.

GIORGIO: Me l’hai detto tu di farle capire che il sesso non mi interessa.

PINO: Ma questo non vuol dire fare la figura del fesso. (Tra sé) E’ più dura di quanto pensassi.

GIORGIO: Pino, mi devi aiutare.

PINO: E’ quello che sto facendo. Senti, ho un’idea.

GIORGIO: Che idea?

PINO: Penserò a tutto io. Ti sistemo casa, ti preparo una cenetta a lume di candella di quelle afrodisiache, e…

GIORGIO: E…?

PINO: Ti porto qui una splendida ragazza.

GIORGIO: Dici davvero?

PINO: Certo. Però tu dovrai fare tutto il resto. Starà a te riuscire a colpirla…senza martello.

GIORGIO: Pino, non so come ringraziarti.

PINO: Non devi farlo. E’ il minimo che posso fare per sdebitarmi.

(Suonano alla porta)

GIORGIO: Oddio è già arrivata.

PINO: Chi?

GIORGIO: La splendida ragazza.

PINO: Mi sembra un po’ troppo presto.

(Suonano alla porta)

(Giorgio si avvicina alla porta ed apre. E’ Palmira)

PALMIRA: Salve…

GIORGIO: Ah!!

(Chiude la porta in faccia a Palmira).

PINO: Che c’è?

GIORGIO: E’ Palmira.

PINO: Palmira chi?

GIORGIO: La portiera.

PINO: Che portiera?

GIORGIO: Quella del palazzo.

PINO: E cosa vuole?

GIORGIO: Non lo so.

PINO: Perché è venuta qui?

GIORGIO: La smetti di farmi il terzo grado?

PINO: Ho finito.

GIORGIO: Dai nasconditi.

PINO: Chi?

GIORGIO: Tu.

PINO: No, un’altra volta nel bagno?

GIORGIO: Ti viene in mente un altro posto?

PINO: Non è possibile che tutte le volte che arriva Palmira mi devo rinchiedure nel cesso.

GIORGIO: Vai nel bagno e fai silenzio.

PINO: No, questa volta non mi muovo da qui,  è una questione di principio.

GIORGIO: Pino, se Palmara ti vede qui mi sai dire tu che spiegazione gli darò?

PINO: Digli che sono tuo fratello.

GIORGIO: Io non ho fratelli.

PINO: Allora digli che sono tuo cugino.

GIORGIO: Non ho cugini.

PINO: Oh! Nun c’hai proprio niente.

GIORGIO: Senti chi parla. Tu che sei emigrato in Polonia in cerca di fortuna.

PINO: Non parlarmi della Polonia…sto cercando di dimenticarla.

GIORGIO: Avanti, nasconditi.

PINO: No, questa volta no.

(Pino si mette al centro della stanza e rimane in piedi senza muoversi)

GIORGIO: Va bene, fai come ti pare. (Va ad aprire la porta)

PALMIRA: Buongiorno. (Entra)

GIORGIO: Vieni Palmira, accomodati.

PALMIRA: Mi deve scusare se la disturbo sempre.

GIORGIO: Non si preoccupi. Mi dica.

PALMIRA: Sono venuta perché avrei bisogno di un aiuto.

GIORGIO: Se posso.

PALMIRA: Ho deciso di seguire il suo consiglio.

GIORGIO: Chirurgo estetico?

PINO: (Risatina)

GIORGIO: Sssss (Emette un sono per coprire la risata di Pino e per farlo stare zitto)

PALMIRA: Cosa è stato?

GIORGIO: Cosa?

PALMIRA: Mi è sembrato di sentire una risata.

GIORGIO: Nooo, non è possibile. Stava dicendo?

PALMIRA: Dicevo che ho deciso di seguire il suo consiglio. Voglio curare il mio problema.

GIORGIO: Bene, e da che cosa vuole iniziare?

PALMIRA: Dai limoni.

GIORGIO: I limoni?

PALMIRA: Prima di tutto devo curare la mia dissenteria.

GIORGIO: Giusto, parte tutto da li.

PALMIRA: A tal proposito, non avrebbe mica dei limoni da darmi?

GIORGIO: Non so, dovrei andare in cucina a vedere però…

PALMIRA: Però?

GIORGIO: Ho paura a lasciarla qui da sola.

PALMIRA: Non si fida più di me?

GIORGIO: Ma che dice, non è di lei che non mi fido ma di lu…

PALMIRA: Di chi ?

GIORGIO: Di lu…lu lu…lu…lu…(continua a ripetere “lu lu” mentre esce in cucina) lu lu…. (esce)

PALMIRA: (Trà sé perplessa) Stress…deve essere sicuramente stress….

(Suona il cellulare di Palmira)

PALMIRA: ( Risponde) Pronto….Gustavo? (Si blocca per qualche secondo)

PINO: Si è bloccata (Tra sé) Oh!! (Si avvicina a Palmira la muove un po’ e poi torna a fare la statua)

PALMIRA: Gustavo…sono qui. Non posso crede che sei tu? Perché mi chiami?… Ma che dici, certo che sono felice, solo che…. Vederci? Io e te…. (In maniera categorica) No….(improvvisamente divenda “docile”) No scherzavo Gustavo…dimmi dove e quando?. Questa sera? Va bene… Alla “Parolaccia”… benissimo. Mi passi a prendere tu?… Allora a dopo… Ah Gustavo… non farmi soffrire un’altra volta….ciao. (Attacca)

GIORGIO: (Rientrando) I limoni non li ho trovati, però ho trovato questo? (Mostra a Palmira una bottiglietta di succo di limone) E’ un concentrato di succo di limone…molto efficace.

PALMIRA: (Radiosa) Grazie.

GIORGIO: Ma cosa le è successo?

PALMIRA: Nulla… ho ricevuto una proposta incredibile.

GIORGIO: Che proposta?

PALMIRA: Non posso dirglielo…. È un segreto tra me e lui.

GIORGIO: (Pensando che si riferisse a Pino) Ma che….

PINO: (Fa capire che non ne sa nulla)

PALMIRA: Certe volte basta un nulla e…

GIORGIO: Mi deve scusare, ma non riesco a seguirla.

PALMIRA: Non ci riesce?

(Pino deve starnutire)

GIORGIO: (Lancia un urlo) Nooo….

PALMIRA: Perché si agita tanto?

GIORGIO: Sono un po’ nervoso.

PALMIRA: Come mai?

GIORGIO: Per colpa sua.

PALMIRA: Mia?

GIORGIO: Non sua sua, ma sua di lu…

PALMIRA: Di chi?

GIORGIO: Di lu….lu lu…lu…lu.

PALMIRA: E chi è questa lulù.

PINO: Sono io.

PALMIRA: (Si gira, lancia un urlo e sviene)

GIORGIO: Ma sei cretino?

PINO: Scusami ma non ce la facevo più….colpa sua, sua mia, di lui….lulù…mi sembravi in difficoltà.

GIORGIO: Non ero in difficoltà. Me la stavo cavando benissimo.

PINO: Senti non ce la faccio più a fare la bella statuina.

GIORGIO: Non credere che io mi stia divertendo.

PINO: Perché non la buttiamo fuori dalla finestra?

GIORGIO: Non fare il cretino come al solito… (Sveglia Palmira) Palmira….Palmira.

PALMIRA: Oh! Mi sono bloccata?

GIORGIO: Purtroppo è successo ancora.

PALMIRA: (Vede Pino) E’ questo chi è?

GIORGIO: Chi?

PALMIRA: Questo

GIORGIO: Ah! Questa?…E’ una scultura. Si ricorda quel giorno che mi ha portato quel pacco gigante?

PALMIRA: Beh?

GIORGIO: Dentro c’era questa scultura.

PALMIRA: Sembra vero.

GIORGIO: Non ci crederà, ma quando l’ho visto la prima volta sono rimasto senza parole.

PALMIRA: Perché?

GIORGIO: Perché me l’aspettavo un po’ diverso.

PALMIRA: E’ cosa rappresenta?

GIORGIO: Il bello delle donne.

PALMIRA: Chi?

GIORGIO: Lui. (Indica Pino)

PALMIRA: (Inizia a ridere) Ah! Ah!

GIORGIO: Perché ride. E’ Pino il bello delle donne.

PALMIRA: (Continua a ridere senza fermarsi) Ah! Ah!

GIORGIO: Non capisco il perché di tante risate. Questa scultura riproduce l’ideale di uomo che ogni donna vorrebbe avere al suo fianco.

PALMIRA: Ma chi, questo cosetto qui?(Ride sonoramente)

PINO: (Si muove all’improvviso verso Palmira) Ao, ma che te ridi? Ma te sei vista allo specchio. Dovresti piagne e ridi?!

(Palmira lancia un urlo e sviene tra le braccia di Giorgio)

GIORGIO: Ma che t’è venuto in mente?

PINO: (Si sistema la camicia e si atteggia come un modello) Mi stava offendendo e non posso permetterlo.

GIORGIO: Perché?

PINO: Perché offende la mia reputazione…Non ti dimenticare che sono sempre “Pino il bello delle donne”.

SVEGLIA: (Inizia a ridere) Ah! Ah!

(Giorgio guarda Pino che sta con il grembiule addosso e che si atteggia ed inizia a ridergli in faccia anche lui).

(Musica, buio, sipario).

FINE PRIMO TEMPO


SECONDO TEMPO

(Musica, si alzano lentamente le luci. L’appartamento è in perfetto ordine. Ogni cosa è al suo posto. Al centro del palco un piccolo tavolino apparecchiato per una cena romantica a due. Entra in scena Giorgio, elegantissimo, con una birra nella mano destra ed un deodorante per la casa nella mano sinistra. Giorgio sistema alcune cose nel salone. Poi posa la birra sul tavolino ed inizia a spruzzare il deodorante nella stanza. Poi esce nuovamente in cucina. Fine della musica).

(Giorgio rientra in scena con una marea di birre tra le braccia. Non sa dove nasconderle).

GIORGIO: E adesso?! Dove le metto queste? Non voglio fare la figura dell’ubriacone proprio questa sera. (Ci pensa) Ho un’idea…la vasca da bagno. (Va in bagno)

(Suona il telefono di casa. Giorgio si precipita a rispondere)

GIORGIO: Pronto…Oh! Pino che mi dici?…. Come di chi…della mia donna…. Sta arrivando?! Ma certo che sono pronto…Ciao…ah Pino, tieni il telefonino acceso che se dovessi avere dei problemi durante la serata ti chiamo…ciao. (attacca). Non mi sento pronto. Non ce la farò mai. Andrà malissimo, me lo sento.

SVEGLIA: Ottimo modo di darsi la carica.

GIORGIO: (Vede la bottiglia di succo di limone sul pavimento) E questa che cosa ci fa qui? Il succo di limone di quella cretina di Palmira. Menomale che me ne sono accorto in tempo. Nella vasca anche questa. (La butta di corsa nel bagno)

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: Suonano.

GIORGIO: (Dal bagno) Oddio, eccola.

(Suonano nuovamente)

SVEGLIA: Suonano.

GIORGIO: Come sto? Sono tutto agitato. Calma Giorgio, devi stare calmo. Ricorda quello che ti ha detto Pino….Oddio, che m’ha detto Pino?!

(Suonano)

SVEGLIA: Suonano.

GIORGIO: (Alla sveglia) Ho sentito. (Giorgio fa un bel respiro e va ad aprire la porta) Ah! La musica.

(Musica)

(Giorgio apre la porta e si trova davanti Palmira vestita in maniera molto elegante).

PALMIRA: Buonasera.

(Giorgio rimane immobile senza parlare)

PALMIRA: Ho detto buonasera.

(Giorgio rimane ancora immobile)

PALMIRA: Giorgio ma cosa le è successo…. Ha perso l’uso della parola? (Cerca di smuoverlo un po’).

GIORGIO: Salve Palmira… come mai così elegante?

PALMIRA: Ma come perché? E’ per l’appuntamento.

GIORGIO: Ssssssh! (Fine musica) Quale appuntamento?

PALMIRA: L’appuntamento di questa sera.

GIORGIO: (Trà sé) Quel bastardo di Pino.

PALMIRA: Come ha detto?

GIORGIO: Nulla, nulla….solamente che non sapevo dell’appuntamento… e di…

PALMIRA: Non poteva saperlo… era una sorpresa. Non lo sa nessuno.

GIORGIO: Nessuno nessuno?

PALMIRA: Beh! In effetti…

GIORGIO: In effetti?

PALMIRA: In effetti… lui lo sa.

GIORGIO: Lui?

PALMIRA: Certo, è stato lui a propormelo.

GIORGIO: Lo sapevo, quel bastardo.

PALMIRA: Ma come si permette?

GIORGIO: Me lo lasci dire Palmira, quello è proprio un bastardo.

PALMIRA: Perché dice così?

GIORGIO: Lo dico per quello che ha fatto.

PALMIRA: Ma è passato tanto tempo.

GIORGIO: Non c’èntra niente il tempo. Quel cretino rovinerebbe la vita di chiunque.

PALMIRA: Non le sembra di esagerare?

GIORGIO: Palmira si fidi di me. So quello che dico. Non capisco perché non se ne torna da dove è venuto.

PALMIRA: Adesso basta Giorgio. Non le permetto di parlare così di Gustavo.

GIORGIO: Ma io lo dic…. Chi è Gustavo?

PALMIRA: Il mio lui.

GIORGIO: (Ridacchia) Ah! Gustavo….Quindi lei non è qui per me?

PALMIRA: Per lei? Assolutamente no. Io sono venuta a prendere il succo di limone che ho dimenticato qui questa mattina.

GIORGIO: Quindi lei non è la donna della mia vita?

PALMIRA: Ma che dice?

GIORGIO: Sicura.

PALMIRA: Nella maniera più assoluta.

GIORGIO: Palmira, venga qui, si faccia abbracciare.

(Giorgio abbraccia Palmira).

PALMIRA: Ma Giorgio cosa fa?

GIORGIO: Non può capire quanto sono felice.

(Suonano alla porta. Giorgio si allontana subito da Palmira)

SVEGLIA: La porta.

GIORGIO: Oddio, eccola è lei….Palmira ma che ci fa qui? Mi vuole rovinare? Perché è venuta? Se ne vada.

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: La porta.

GIORGIO: Avanti si nasconda….Palmira? (Cerca di svegliare Palmira che si è addormenta in piedi) Palmira non è il momento di svenire. (Non riesce a svegliarla ed allora la porta di forza nel bagno) Palmira, non se la prenda se la pargheggio momentaneamente nel bagno.

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: La porta.

GIORGIO: Palmira non si muova di qui.

(Mette Palmira seduta sulla tazza perché è ancora svenuta).

GIORGIO: Ci voleva proprio una bella serata di relax. (Suonano alla porta)

SVEGLIA: La porta.

GIORGIO: (Va ad aprire) Ho sentito. (Si sistema la giacca ed apre la porta) Musica.

(Apre la porta e si trova davanti Pino in abiti femminili. Logicamente Giorgio non si accorge di nulla e cerca di essere il più galante possibile).

(I due rimangono in silenzio a fissarsi negli occhi. Non si muovono e non parlano. Dopo un pà Pino interrompe il lungo silenzio).

PINO: Vogliamo rimanere tutta la sera sulla porta?

GIORGIO: (Riprendendosi) Ah! Che stupido. Prego, entra pure. Piacere… Giorgio.

PINO: Piacere….Evelina.

GIORGIO: Evelina…come mia nonna.

PINO: Come hai detto?

GIORGIO: Dicevo che Evelina è un bellissimo nome.

PINO: Grazie… Ma non pensi di aver dimenticato qualcosa?

GIORGIO: Di spegnere il gas?

PINO: Ma cosa c’entra il gas…io mi riferivo al ba…

GIORGIO: Al bagno?

PINO: Ma quele bagno…al bac…

GIORGIO: Al bac…?

PINO: Al baciam….

GIORGIO: Al baciam….?

PINO: Al baciaman…

GIORGIO: Cos’è un nuovo gioco?

PINO: Il baciamano.

GIORGIO: Giusto, il baciamano. Che stupido me n’ero dimenticato. (Gli bacia la mano)

SVEGLIA: Non dirlo troppo spesso. Non se n’era ancora accorta.

GIORGIO: Eppure Pino si era tanto raccomandato.

PINO: Chi è questo Pino?

GIORGIO: Nessuno.

PINO: Come nessuno?

GIORGIO: E’ uno.

PINO: Uno o nessuno?

GIORGIO: Uno.

PINO: Un amico?

GIORGIO: Diciamo un amico.

PINO: (Camminando per la stanza, si guarda in torno) Carino qui.

GIORGIO: L’ho arredato io.

PINO: Hai fatto tutto da solo?

GIORGIO: Da solo.

PINO: Solo, soletto?

GIORGIO: Solo, soletto.

PINO: Non ti ha aiutato nessuno?

GIORGIO: Beh! Veramente…uno…

PINO: Pino?!

GIORGIO: Già, mi ha dato una mano Pino.

PINO: Deve essere davvero bravo questo Pino.

GIORGIO: Si, è bravo.

PINO: (Stupito) No!! Non mi dire.

GIORGIO: Cosa?

PINO: Non mi dire…

GIORGIO: Che cosa?

PINO: Dai dimmelo.

GIORGIO: Ma che cosa?

PINO: Dove hai preso questi bellissimi fiori?

GIORGIO: Dal fioraio.

PINO: Dal fioraio?

GIORGIO: Si ce n’è uno qui dietro che vende anche queste cose.

PINO: Ma di la verità, li hai scelti tu, o ti sei fatto consigliare da…?

GIORGIO: … da Pino…ha fatto tutto Pino. La casa, la cena, i fiori…ha fatto tutto lui, io sono ospite. (Un po’ infastidito)

PINO: Come ospite?

GIORGIO: Si, non volevo neanche venire, ma Pino ha insistito tanto. (Si siede sul divano)

PINO: Ma perché fai cosi? Sei troppo nervoso, rilassati

GIORGIO: Non sono nervoso, solo che non ho voglia di fare una tavola rotonda su Pino.

PINO: Hai ragione, in fondo ci siamo appena presentati. (Si avvicina a Giorgio e si siede sul divano)

GIORGIO: Hai ragione, Evelina.

PINO: Ma lo sai che hai degli occhi bellissimi…(Si avvicina al corpo di Giorgio)

(Durante le battute che seguono Pino cercherà di avvicinarsi sempre di più a Giorgio che a sua volta cerca di ritirarsi. I due sono sempre seduti sul divano)

GIORGIO: Trovi davvero?

PINO: Non ho mai visto uno sguardo come il tuo.

GIORGIO: Sarà la miopia.

PINO: Ma quale miopia…sei tu.

GIORGIO: Non mi sento tanto tranquillo.

PINO: Dai…non fare così. Rilassati.

GIORGIO: Mi sto sciogliendo

PINO: (Sorridendo) Non mi dire che ti faccio quest’effetto?

GIORGIO: Non posso dire che effetto mi fai.

PINO: Dai dimmelo.

GIORGIO: Meglio di no.

PINO: Avanti, non fare il misterioso.

GIORGIO: Ho paura.

PINO: Paura di me?

GIORGIO: Della tua reazione.

PINO: Non devi avere paura…abbaio ma non mordo. (Fa il verso del leone)

(Giorgio si alza precipitosamente dal divano e si allontana)

GIORGIO: Perché non beviamo qualcosa?

PINO: Perché ti comporti così?

GIORGIO: Cosa vuoi bere?

PINO: Nulla, sono astemia. E tu?

GIORGIO: (Prende la birra che aveva lasciato sul tavolo e la nasconde dietro la schiena) Si, anche io sono astemio.

PINO: A dir la verità io non sopporto proprio le persone che bevono, mi danno fastidio.

GIORGIO: Hai ragione, alcol passivo…fa malissimo. (Va verso il bagno)

PINO: Ma dove vai?

GIORGIO: In bagno…mi sono dimenticato di lavarmi i denti…scusami un attimo. (Esce nel bagno)

PINO: Fai presto, ti aspetto.

GIORGIO: (Dentro il bagno) Ma chi cavolo mi ha mandato quel cretino di Pino, sua zia. (Svuota la birra che ha in mano nella vasca, dopo averne bevuto un po’). Speriamo che questa non si svegli, altrimenti è la fine. (Riferendosi a Palmira). Forse è meglio se la metto nella vasca. (Fa entrare Palmira nella vasca e la copre con un asciugamano)

PINO: (Ad alta voce verso il bagno) Dai Giorgio vieni fuori di li.

GIORGIO: (Tra sé) Nooo, io non esco. Non ce la faccio.

PINO: Non è carino lasciare una signorina da sola sul divano.

GIORGIO: (Tra sé) Inizio ad avere la nausea. (Ad alta voce) Arrivo subito Evelina… (Tra sé). Evelina, che nome del cazzo.

PINO: Allora ti aspetto qui…sul divano

GIORGIO: (si guarda intorno) Perché dentro questo bagno non c’è neanche una finestra?

PINO: Giorgino….

GIORGIO: (Tra sé) Giorgino??!! Neanche mia nonna mi chiama così.

PINO: Giorginooo!!

GIORGIO: (Prende coraggio, beve un sorso di birra ed esce dal bagno) Evelinaaa!!! (Facendo il verso a Pino)

PINO: (Pino accende la radio ed inizia una canzone romantica. Pino si alza e va incontro a Giorgio) Ce l’hai fatta finalmente.

GIORGIO: Non trovavo la porta.

PINO: Non avrai mica paura di una povera ragazza indifesa come me?

GIORGIO: Paura io…ma che dici? Me la faccio addosso.

PINO: Perché?

GIORGIO: Vedi Evelina,  non sono abituato.

PINO: Abituato a fare cosa?

GIORGIO: A trovarmi in questo tipo di situazioni.

PINO: E’ molto più facile di quanto tu possa immaginare.

GIORGIO: Non voglio immaginare…in questo momento preferisco non pensare a niente.

PINO: (Si avvicina con insistenza a Giorgio) Dai Giorgino, lasciati andare.

GIORGIO: No… (Si allontana di qualche passo e va a spegnere la radio) Non posso.

PINO: Ma perché?

GIORGIO: Come perché?…Evelina, ci conosciamo solo da pochi minuti. Io non sono quel tipo di uomo che pensi tu.

PINO: Che c’entra. Anche io non sono quel tipo di donna che pensi tu.

GIORGIO: Dici?

PINO: Però almeno mi impegno.

GIORGIO: Ti impegni a fare cosa?

PINO: A lasciarmi andare. E non sai quanto è difficile per me.

GIORGIO: Non sprecare energie preziose.

PINO: Grazie del complimento. (Si siede su una sedia visibilmente deluso)

SVEGLIA: Che bastardo.

GIORGIO: (Dopo una piccola esitazione si avvicina a Pino) Evelina.

PINO: Lasciami stare.

GIORGIO: Evelina non volevo essere maleducato.

PINO: Non ho niente.

GIORGIO: Scusami, hai ragione tu. (Si  mette in ginocchio vicino a Pino) Sono stato proprio uno stronzo.

PINO: Ripetilo.

GIORGIO: Cosa?

PINO: Quello che hai detto.

GIORGIO: Ho detto che hai ragione tu.

PINO: Non quello…la seconda parte.

GIORGIO: Che sono uno stronzo?

PINO: Si…ancora.

GIORGIO: Ancora cosa?

PINO: Ridillo.

GIORGIO: Sono uno stronzo.

PINO: Di più, di più.

GIORGIO: Più di cosi?

PINO: Si.

GIORGIO: Giorgio, sei uno stronzo.

PINO: (Gli da uno schiaffo)

SVEGLIA: Questa l’ho registrata

GIORGIO:  Perché?

PINO: Perché certe cose ad una donna non si dicono mai.

GIORGIO: Hai ragione. Lo vedi, io non ci so proprio fare. (Si alza e va verso il divano)

PINO: Perché non mi offri qualcosa da bere?

GIORGIO: Non hai detto che sei astemia?

PINO: Beh! Avrai qualcosa di analcolico in casa, no?

GIORGIO: Eh!!! Come no. Io ho solo cose analcoliche. Ho il frigo pieno di cose analcoliche…Ci penso io…cosa preferisci? Crodino, Sweps, gassosa, coca-cola, succo d’arancia, spremuta di pompelmo, concentrato di mela Tailandese, estratto di foglie di fico del Guatemala…

PINO: Scegli tu. Mi fido dei tuo gusti.

GIORGIO: Un minuto, vado e torno. (Esce verso la cucina).

PINO: (Si guarda in torno) Non ce la faccio più con questi tacchi. Mi fanno male i piedi. Le mutande mi stringono. E queste cavolo di calze mi bloccano la circolazione. Penso che alla fine di questa serata non sarò più me stessa. (Si ferma a riflettere sul fatto di aver utilizzato il “femminile”)

Devo andare anche in bagno. (Parlando verso la cucina) Giorgio… io vado un momentino alla toilette.

GIORGIO: (Da fuori)Noooo. (Rientra) Nel bagno no. E’ troppo pericoloso.

PINO: Pericoloso?

GIORGIO: Si.

PINO: Andiamo, cosa potrà mai succedermi.

GIORGIO: Sei proprio sicura di volerci andare?

PINO: Sicura.

GIORGIO: Sicura, sicura?

PINO: Sicurissima.

GIORGIO: Speriamo bene… vieni, ti accompagno.

PINO: No grazie, conosco la strada. ( Pino va nel bagno, ed si mette di spalle a fare la pipi in piedi).    

GIORGIO: (Si va a sedere sul divano con in mano due bicchieri d’acqua) Che serata di merda.

SVEGLIA: Non buttarti giù.

GIORGIO: E pensare che questo doveva essere l’incontro della mia vita.

SVEGLIA: Le cose non sono mai come sembrano.

GIORGIO: Non riesco ad immaginare che possa andare peggio di così. Ho toccato proprio il fondo. Tu che ne dici?

SVEGLIA: “Giorgio, sei uno stronzo” (Voce registrata prima).

(Palmira alza la testa dalla vasca e vedendo una donna che fa la pipì in piedi lancia un urlo e sviene nuovamente nella vasca).

PALMIRA: Ah!!!

GIORGIO: Lo sapevo.

PINO:Cos’è stato? (si volta ma non vede nulla)

GIORGIO: Evelina, tutto bene?

PINO: Si, si…(esce dal bagno)

GIORGIO: Ti ho sentito urlare.

PINO: Beh! In effetti…

GIORGIO: Si, lo so. Avrei dovuto dirtelo. Ma non è come credi, posso spiegarti.

PINO: Spiegarmi cosa?

GIORGIO: Quello che hai visto nel bagno.

PINO: Non capisco.

GIORGIO: E’ bello da parte tua fare finta di niente. Lo ammetto, sono uno stronzo.

PINO: Ti piace tanto chiamarti in questo modo?

GIORGIO: Perché.

PINO: E’ la seconda volta che te lo dici.

GIORGIO: Vedi, la persona che hai visto nel bagno.

PINO: Quale persona?

GIORGIO: Ma come quale persona? Quella che sta nella… vuoi dirmi che non hai visto nessuno nel bagno?

PINO: Veramente no.

GIORGIO: Meglio così.

PINO: Perché, cosa avrei dovuto vedere?

GIORGIO: Beh! Se ci fosse stato qualcuno nel bagno lo avresti dovuto vedere, ma dal momento che non hai visto nessuno vuol dire che nel bagno non c’è effettivamente nessuno. Del resto è difficile vedere qualcuno dove non c’è nessuno, com’è anche impossibile non vedere nessuno dove c’è  qualcuno, anche se a volte può capitare di entrare in un posto, guardarsi intorno e dire: Ma qui non c’è proprio nessuno, invece c’è qualcuno, ma tu non lo vedi e pensi: “come mai non c’è nessuno?” e credi di essere da sola o da solo, senza nessuno, ma insieme a qualcuno… Evelina, mi sono perso?

PINO: Giorgino, sei un po’ troppo nervoso.

GIORGIO: Nervoso io? Ma cosa dici?

PINO: Non avevi detto che mi avresti portato qualche cosa da bere?

GIORGIO: Hai ragione. (Prende un bicchiere d’acqua) Tieni, questo è per te.

PINO: Ma cos’è, acqua?

GIORGIO: Si, però è freschissima.

PINO: Come mai sei così agitato?

GIORGIO: Mi ero preparato benissimo per questa serata e sta andando tutto male.

PINO: Giorgino ti propongo un brindisi.

GIORGIO: Va bene. E a cosa brindiamo?

(I due hanno in mano i due bicchieri d’acqua).

PINO: Brindiamo al nostro incontro.

PINO-GIORGIO: (Fanno toccare i due bicchieri. Ed avvicinano i bicchieri alla bocca).

PINO: Brindiamo alla felicità.

PINO-GIORGIO: (Fanno toccare i due bicchieri. Ed avvicinano i bicchieri alla bocca).

PINO: Brindiamo all’amore.

PINO-GIORGIO: (Fanno toccare i due bicchieri. Ed avvicinano i bicchieri alla bocca).

PINO: Brindiamo al nostro amore.

(Pino vorrebbe far toccare i due bicchieri ma Giorgio invece di brindare beve).

PINO: Giorgiono, ma ci pensi che questa serata è solo all’inizio.

GIORGIO: Non ricordarmelo ti prego, potrei tentare il suicidio.

PINO: Pensa per un attimo a quello che potremo fare io e te insieme, in una casa completamente vuota.

GIORGIO: No, non voglio pensarci.

PINO: Soli, soletti… Una bella cenetta a lume di candela, un po’ di musica in sottofondo, un bel lento e poi…

GIORGIO: Basta. Basta così, non voglio immaginare il seguito.

PINO: Non puoi fermarmi proprio sul più bello.

GIORGIO: A perché questo era la parte più bella?

PINO: Certo.

GIORGIO: Non oso immaginare quella brutta.

SVEGLIA: Sei tu.

PINO: (Infastidito) Grazie.

GIORGIO: Non sono stato io.

PINO: Ma se ci siamo solo noi due qui dentro.

GIORGIO: Credimi, non sono stato io. E’ stata la sveglia.

PINO: Vuoi farmi credere che hai una sveglia parlante?

GIORGIO: Si.

PINO: Giorgino, non prendermi per scema.

GIORGIO: Stai tranquilla, non voglio prenderti in nessun modo. Aspetta ti faccio vedere.

PINO: Lascia stare non c’è bisogno.

GIORGIO: (Rivolto alla sveglia) Avanti parla.

PINO: Giorgino.

GIORGIO: (Rivolto alla sveglia) Dai, bastarda. Che fai, parli solo quando vuoi tu?

PINO: Inizio a pentirmi di essere venuta qui.

GIORGIO: Credimi che è strano davvero. Lo sta facendo apposta. Vuole mettermi in difficoltà.

PINO: Cambiamo discorso.

GIORGIO: Evelina, forse il nostro incontro è iniziato con il piede sbagliato.

PINO: Forse hai ragione…. Però possiamo sempre provare a cambiare piede…no?

(Nel silenzo della scena si inizia a sentire il suono di un telefonino. E’ quello di Palmira che dopo qualche squillo si riprende e tira fuori la testa dalla vasca).

PINO: E’ il tuo?

GIORGIO: Cosa?

PINO: Il telefonino.

GIORGIO: Che telefonino?

PINO: Quello che sta suonando.

GIORGIO: Non sento suonare nessun telefonino.

PINO: Giorgino ma è impossibile che non riesci a sentirlo.

PALMIRA: (Vede il telefoni) Pronto…Gustavo?

GIORGIO: Sai, ogni tanto dentro questa casa si sentono strani rumori.

PALMIRA: Sei arrivato?…. Allora scendo subito. (Attacca e si alza dalla vasca).

PINO: Io penso che dovresti lasciarti un po’ andare.

GIORGIO: Ho paura di quello che può succedere.

PINO: E cosa potrà mai succedere?

(Palmira esce improvvisamente dal bagno. Appena Giorgio la vede reagisce in maniera improvvisa).

GIORGIO: Evelina, balliamo.

(Accende la radio che è sul tavolino davanti al divano e stringe Pino in un ballo appassionato, il tutto per coprire l’uscita di Palmira, la quale però deve recuperare la borsetta che ha lasciato sulla sedia vicino al divano. Giorgio muove Pino in maniera che non si accorga della presenza di Palmira, la quale dopo aver preso la borsa esce di casa. Subito dopo Giorgio si stacca da Pino e spegne la musica).

GIORGIO: Finito.

PINO: Come finito?

GIORGIO: E’ durato fin troppo.

PINO: Perché dici questo.

GIORGIO: Le cose belle non durano mai in eterno.

PINO: Ho capito, però così all’improvviso.

GIORGIO: E’ tardi.

PINO: Tardi per cosa?

GIORGIO: Per ballare.

PINO: Casomai è presto, non abbiamo ancora cenato.

GIORGIO: Hai ragione. E’ presto.

PINO: (vedendo il tavolo apparecchiato a lume di candela) Che bella tavola che hai preparato.

GIORGIO: Chi?

PINO. Tu… si vede che c’è la mano di un artista.

GIORGIO: Grazie, modestamente.

PINO: (Vicino alla tavola) Ogni cosa è curata nei minimi particolare. Organizzi spesso cene di questo tipo?

GIORGIO: Eh!!!…. E’ la prima volta.

PINO: Non posso crederci.

GIORGIO: Ho cercato di fare quello che potevo. Non so se ti piace.

PINO: E’ bellissima. Posso sedermi?

GIORGIO: Prego.

(Pino rimane in piedi vicino aspettando che Giorgio le sposti la sedia per farla sedere).

GIORGIO: C’è qualcosa che non va?

PINO: Aspetto.

GIORGIO: Cosa?

PINO: (Con lo sguardo fa capire a Giorgio che deve spostargli la sedia).

GIORGIO: Che sbadato…la sedia. Scusami, te l’ho detto che non sono abituato a questo tipo di situazioni. (Fa sedere Pino).

PINO: Stai andando benissimo.

GIORGIO: Adesso dovrei andare a prendere una bottiglia di vino fresco… ma tu sei astemia.

PINO: Beh! Per una volta possiamo fare un’eccezione. Non capita tutti i giorni di trovarsi in un’atmosfera come questa.

GIORGIO: Allora vado e torno. Dovrei averne una nel frigorifero.

PINO: Giorgino….?

GIORGIO: Si?

PINO: Ti aspetto.

GIORGIO: Sarò velocissimo.

(Giorgio esce di corsa in cucina).

(Pino controlla bene che Giorgio sia uscito ne approfitta per alzarsi e sistemarsi le mutande sotto la gonna).

PINO: Non ce la faccio più. Ma come fanno le donne a stare tutto il giorno dentro questi vestiti. Sono una tortura. Adesso capisco perché sono sempre così nervose. (Pino si alza e si specchia in uno specchio posto su una delle pareti) Guarda come mi sono ridotto. E’ pensare che avevo una reputazione da difendere. Sono sceso proprio in basso. Da “Pino il bello delle donne” ad “Evelina la più amata dagli italiani”. Questa parrucca mi sta facendo impazzire. ( si toglie un momento la parrucca per grattarsi la testa). Ma come fanno i travestiti a sopportare una cosa del genere?

GIORGIO: (Da fuori) Evelina?

PINO: Oddio, adesso mi scopre. (si rimette di corsa la parrucca ma se la mette un po’ male)

GIORGIO: La cena è servita. (Giorgio entra in scena con un carrello con la cena sopra e si avvicina al tavolo).

PINO: Perfetto.

GIORGIO: (Vede che ha i capelli un po’ strani) Evelina?

PINO: Giorgino.

GIORGIO: Cosa hai fatto?

PINO: Assolutamente nulla.

GIORGIO: Mi sembra che….(non sa come dirgli dei capelli ed allora la propria testa).

PINO: Che sono matta?

GIORGIO: No…i capelli.

PINO: Che capelli?

GIORGIO: I tuoi.

PINO: Cos’hanno i miei capelli?

GIORGIO: Camminano.

PINO: Come sarebbe a dire camminano?

GIORGIO: Guarda.

PINO: (Si specchia) Oddio… mi è successo di nuovo.

GIORGIO: Cosa?

PINO: Quando sono emozionata, mi si spostano i capelli. Mi succede sempre.

GIORGIO: Hai provato a parlarne con qualcuno?

PINO: Veramente no. Tu sei la prima persona a cui lo dico.

GIORGIO: Stai tranquilla, non lo dirò a nessuno.

PINO: Basta parlare di queste cose, iniziamo la nostra cenetta.

GIORGIO: Giusto.

PINO: Cosa hai preparato di buono?

GIORGIO: Tanto per iniziare ho preparato un antipastino di mare.

PINO: E’ una tua specialità?

GIORGIO: Diciamo che è una specialità della casa.

SVEGLIA: La Casa dello chef.

PINO: Cosa?

GIORGIO: Cosa?

PINO: Hai detto la casa dello chef?

GIORGIO: No.

PINO: Ancora la sveglia?

GIORGIO: Probabile. Parla sembre nei momenti meno opportuni.

PINO: (Sorridendo) E va bene. Farò finta di crederci.

GIORGIO: Non hai idea di quanta compagnia mi fa quella sveglia.

PINO: Giorgino, ma tu, nella vita, che lavoro fai?

GIORGIO: Aspetto.

PINO: Aspetti?

GIORGIO: Aspetto.

PINO: Aspetti cosa?

GIORGIO: Un lavoro.

PINO: E come pensi che possa arrivare?

GIORGIO: Non lo so, però io gli ho lasciato nome, cognome, indirizzo e numero di telefono.

PINO: A chi?

GIORGIO: A quelli dell’agenzia di lavoro. Hanno detto che appena trovano qualcosa adatto a me, mi chiameranno.

PINO: Ed è molto che aspetti?

GIORGIO: Più o meno.

PINO: Più o meno cosa?

GIORGIO: Più o meno tre anni.

PINO: Tre anni?

GIORGIO: Più o meno.

PINO: Non hai mai pensato che quelli dell’agenzia potrebbero aver perso il tuo numero?

GIORGIO: Preferisco pensare che non hanno trovato un lavoro adatto a me.

PINO: E’ impossibile. Ognuno di noi ha un lavoro adatto a sè.

GIORGIO: Il tuo qual è?

PINO: Quello che faccio.

GIORGIO: Perché, che lavoro fai?

PINO: Quello mio.

GIORGIO: Si, ho capito, ma qual è?

PINO: Cosa?

GIORGIO: Il tuo lavoro.

PINO: La hostess.

GIORGIO: Di volo?

PINO: No, di terra.

GIORGIO: Come di terra?

PINO: Si, io accompagno i passeggeri dal chek-in all’aereo e poi torno indietro. Su e giù, tutto il giorno.

GIORGIO: E’ un bel lavoro.

PINO: Per i miei piedi non direi.

GIORGIO: Hai mai pensato di cambiarlo?

PINO. Si, una volta, mi fecero una proposta. Ma io non ho accettato.

GIORGIO: Che proposta?

PINO: Un giorno, mentre mi trovavo in pausa al bar che si trova tra il chek-in e l’aereo mi si è avvicinato un signore.Polacco.

GIORGIO: Polacco?

PINO: Era il titolare di un’agenzia matrimoniale per corrispondenza. Non so se hai presente….

GIORGIO: Ho presente, ho presente.

PINO: Mi ha proposto di andare a lavorare per la sua agenzia.

GIORGIO: Certo che prendo proprio tutti.

PINO: Come dici?

GIORGIO: Io ho un amico che lavorava per un’agenzia del genere.

PINO: Un amico.

GIORGIO: Più o meno. Diciamo che mi ha rovinato la vita.

PINO: Perché dici così. Non è cattivo.

GIORGIO: Perché lo conosci?

PINO: No, però me lo sento.

GIORGIO: Guarda, credimi. Avrei preferito di non conoscerlo mai.

PINO: Grazie.

GIORGIO: Che c’entri tu?

PINO: Come che c’entro?

GIORGIO: Che c’entri?

PINO: Niente. Solo che offendendo lui, offendi anche me.

GIORGIO: Non ti capisco.

PINO: Capirai….un giorno capirai.

GIORGIO: Evelina ti propongo un brindisi.

PINO: Cos’è la serata dei brindisi?

GIORGIO: Un brindisi a tutti quegli incontri che avvengono casualmente e che ti cambiano la vita.

PINO-GIORGIO: Cin cin.

(I due fanno toccare i loro bicchieri ma Giorgio lo fa un po’ troppo violentemente e fa cadere il vino addosso a Pino).

GIORGIO: Oddio Evelina scusami. Non volevo.

PINO: Lascia stare. Non è successo nulla.

GIORGIO: Aspetta, ti aiuto a smacchiarlo.

PINO: Non serve.

GIORGIO: Proviamo con un po’ d’acqua. (Si avvicina per provare a smacchiare il seno di Pino)

PINO: Non mi toccare od inizio ad urlare.

GIORGIO: Evelina, perché reagisci così. Io voglio solo aiutarti.

PINO: Te l’ho chiesto? No. Allora lasciami stare.

GIORGIO: Va bene, non ti arrabbiare. Basta dirlo.

PINO: Ecco appunto, te lo sto dicendo.

GIORGIO: Non capisco perché tanto nervosismo.

PINO: Vado un attimo nel bagno. ….e non provare a seguirmi. (Va in bagno)

GIORGIO: (Tra sé) Ma chi ti segue. Stai tranquilla, non ho il gusto dell’orrido.

PINO: (Da dentro il bagno) Basta, la situazione si sta mettendo male. C’è mancato poco che mi scoprisse.

GIORGIO: (Tra sé, siede sul divano) Inizio a pensare che Pino non deve aver cercato tanto a lungo per portarmi in casa una così.

PINO: (Dal bagno) Certo che è proprio stronzo questo. Ed io che mi sto facendo in quattro per aiutarlo. E lui parla così male di me. “Avrebbe preferito non incontrarmi”. Pino, sei proprio un cretino.

GIORGIO: (Tra sé) Giorgio, guarda come ti sei ridotto. Ceni a lume di candela con tua zia. Complimenti.

(Suonano insistentemente alla porta)

GIORGIO:  (Tra sé) E adesso chi è?

SVEGLIA: La porta.

GIORGIO: Ho sentito, grazie.

(Giorgio apre la porta ed entra piangendo Palmira).

GIORGIO: Palmira!

PALMIRA: (Ormai entrata in casa). Posso entrare?

GIORGIO: Veramente.

PALMIRA: Quel bastardo, l’ha fatto di nuovo.

GIORGIO: Di chi sta parlando?

PALMIRA: Ma come di chi? Di Gustavo.

GIORGIO: Ah! Gustavo.

PALMIRA: Gli uomini sono tutti bastardi.

GIORGIO: Beh! Non tutti.

PALMIRA: Tutti, tutti.

GIORGIO: Ci sarà qualche eccezione.

PALMIRIA: No, tutti.

GIORGIO: Tutti bastardi.

PALMIRA: Si tutti. Ma lo sa che cosa ha avuto il coraggio di fare?

GIORGIO: No. Cosa ha fatto?

PALMIRA: Mi ha dato un appuntamento.

GIORIGIO: Non c’è nulla di strano.

PALMIRA: Si, perché quando è passato a prendermi mi ha fatto salire in macchina e lo sa che cosa mi ha detto?

GIORGIO: No, perché non c’ero.

PALMIRA: Scusa. Si rende conto, mi ha detto scusa.

GIORGIO: Beh! E’ stato educato.

PALMIRA: Mi ha dato un appuntamento per dirmi, scusa. Proprio mentre stavo iniziando a dimenticarlo mi ha richiamato per dirmi, scusa.

GIORGIO: Non so che dire.

PALMIRA: E’ uno stronzo. Ecco cosa si può dire. Non ci sono altre parole.

GIORGIO: In che modo posso aiutarla.

PALMIRA: Posso rimanere un po’ qui da lei questa sera?

GIORGIO: Qui da me?

PALMIRA: Non posso stare in casa da sola. Potrei avere una crisi di pianto da un momento all’altro.

GIORGIO: Non vorrà averla qui sul mio divano?

PALMIRA: La prego, lo faccia per me.

GIORGIO: Beh! Veramente io…

PALMIRA: Tanto lei è qui da solo. Posso farle un po’ di compagnia.

GIORGIO: Palmira, in realtà…

PINO (Uscendo dal bagno) Giorgino. Scusami se non volevo farmi toccare. (Vede Giorgio e Palmira seduti sul divano). Disturbo qualcosa.

PALMIRA: Questa chi è?

GIORGIO: Palmira, questa è Evelina…mi a cugina.

PINO: Cugina?

GIORGIO: (Si avvicina a Pino) Certo, la mia cuginetta. Evelina, questa è Palmira, la portiera del palazzo. (All’orecchio di Pino) Dopo ti spiego.

PALMIRA: Piacere Palmira.

PINO: Piacere Evelina.

PALMIRA: Ma lo sa che a guardarla bene, il suo viso mi sembra di averlo già visto.

PINO: Impossibile. E’ la prima volta che vengo qui.

PALMIRA: E’ la prima volta che viene a trovare suo cugino?

GIORGIO: Si, Evelina non vive a Roma.

PALMIRA: Ah! Si è trasferita?

PINO: Si.

PALMIRARA: E dove?

GIORGIO: In Polonia.

PALMIRA: E com’è la Polonia?

PINO: Fredda, molto fredda.

PALMIRA: E si ferma molto qui da suo cugino?

PINO: Si. (Insieme)

GIORGIO: No. (Insieme)

(I due si guardano per un istante)

PINO: No. (insieme)

GIORGIO: Si. (insieme)

PALMIRA: Insomma, si ho no?

GIORGIO: Forse.

(Suonano al citofono)

SVEGLIA: Suonano

GIORGIO: Aspettavate qualcuno?

PINO: Veramente no.

GIORGIO: (Va al citofono) Si?…. Gustavo? (a Palmira) E’ Gustavo.

PALMIRA: Non voglio parlarci.

GIORGIO: Non vuole parlarti. (a Palmira) Ha detto che neanche lui vuole parlarti.

PALMIRA: Ed allora perché continua a perseguitarmi?

GIORGIO: Allora perché continua a perseguitarla?….

PALMIRA: (A Pino) E’ quel bastardo del mio ex fidanzato.

PINO: Perché bastardo?

PALMIRA: Mi ha lasciato sull’altare il giorno delle nostre nozze.

PINO: Certo che questi uomini sono davvero incredibili.

GIORGIO: Aspetta che glielo chiedo?…. (A Palmira) Ha detto se puoi scendere un momento?

PALMIRA: No.

GIORGIO: Ha detto no… Come io? (A Palmira ridacchiando) Ha chiesto se posso scendere io?

PINO: Vai Giorgino. Vai pue. Resto io qui con Palmira.

GIORGIO: Come, vai?!

PINO: Vai, vai.

(Giorgio esce).

PINO: Questo mio cugino… è troppo premuroso.

PALMIRA: Comunque è una persona eccezionale.

PINO: Non lo so, lo conosco da poco…(capisce di aver detto una cosa non corretta).

PALMIRA: Come da poco?

PINO. Cosa?!

PALMIRA: Hai detto che lo conosci da poco.

PINO: Chi?

PALMIRA: Tu, hai detto che Giorgio lo conosci da poco.

PINO: No, volevo dire che lo frequento poco. Sai, vivendo in Polonia.

PALMIRA: Eppure più ti gurado e più mi sembra di conoscerti.

PINO: Non so, magari avrai visto una mia foto da qualche parte.

PALMIRA: Su una rivista?

PINO: Probabile…con il lavoro che faccio.

PALMIRA: Perché, che lavoro fai?

PINO. Chi?

PALMIRA: Tu.

PINO. Ah! Io…. La modella.

PALMIRA: La modella?

PINO: Si, la modella per una rivista Polacca che ha una rete di distribuzione nel Lazio.

PALMIRA: E come si chiama questa rivista?

PINO: Chek-in.

PALMIRA: Adesso mi hai messo la curiosità. Vorrà dire che da domani diventerò una nuova lettrice di chek-in.

PINO: Sarà un po’ difficile sai. Non è tanto facile trovarla.

PALMIRA: Come mai?

PINO: Esce in edizione limitata.

PALMIRA: Quanto limitata?

PINO: Una copia.

PALMIRA: Al giorno?

PINO: No, al mese. Esce una sola copia al mese. Il primo che arriva se la prende.

PALMIRA: E che giorno esce?

PINO: Su per giù.

PALMIRA: Su per giù cosa?

PINO: Si, su per giù,  o giù di li.

PALMIRA: Non capisco. Ma, quando esce?

PINO: Intorno.

PALMIRA: Intorno a cosa?

PINO: Intorno alla metà del mese.

PALMIRA: Il quindici?

PINO: Si, il quindici. Mi sembra.

(Suonano al citofono)

SVEGLIA: Suonano.

PINO: (Va a rispondere) Vado a rispondere. (apre) Si… Io chi?…Ah! Giorgino. Va bene ti apro. (A Palmira) E’ Giorgiono.

PALMIRA: Non vorrei che avesse avuto uno scontro con Gustavo.

PINO: E’ un tipo pericoloso?

PALMIRA: Abbastanza.

PINO: Non preoccuparti Giorgio si sa difendere benissimo. Io lo conosco bene.

PALMIRA: Certo, è tuo cugino.

PINO: Chi?

PALMIRA: Dicevo, Giorgio è tuo cugino.

PINO: Sembra così…come dire….

PALMIRA: Imbranato?

PINO: Imbranato. Però sotto sotto….

PALMIRA: Sai Gustavo è un po’ fuori dal normale.

PINO: Perché è un tipo nervoso?

PALMIRA: No, perché è alto due metri e zero otto.

PINO: Allora penso che Giorgio potrebbe incontrare delle serie difficoltà.

PALMIRA: Lo penso anche io.

PINO: Gioca a basket?

PALMIRA: Chi?

PINO: Gustavo.

PALMIRA: No, fa l’elettricista.

PINO: L’elettricista?

PALMIRA: L’aiuto elettricista.

PINO: L’aiuto elettricista?

PALMIRA: Si, aiuta un elettricista a montare le lampadine sul soffitto. Sai, con la sua altezza non ha bisogno della scala.

(Suonano alla porta).

SVEGLIA: La porta.

(Palmira e Pino fanno finta di non sentire la porta e continuano la loro discussione in maniera fitta).

PINO: (Sorridento) Ma lo sai che sei davvero simpatica?

PALMIRA: Ti ringrazio moltissimo. Sai, sono una ragazza tanto sola.

PINO: Avanti, non dire così. Carina come sei, chissà quanti ragazzi ti girano intorno.

PALMIRA: Ma quale ragazzi. Dopo la fine della storia con Gustavo, sono rimasta sola come un cane, anzi peggio.

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: La porta.

PINO: Non esagerare.

PALMIRA: Non voglio esagerare. Almeno un cane ha qualcuno che gli porta da mangiare, che lo porta a spasso a fare la pipì, la cacca… a me non mi ha mai portato nessuno a fare la pipì.

PINO: Nessuno?

PALMIRA: Nessuno.

(Suonano alla porta)

SVEGLIA: La porta.

PALMIRA: Però ormai mi ci sono abituata. Non ci faccio più caso.

PINO: Sai cosa credo?

PALMIRA: Cosa.

PINO: Che non bisogna mai darsi pervinti. Prima o poi il momento giusto arriva per tutti.

PALMIRA: Dici?

PINO: Basta solo aspettare il segnale.

(Giorgio decide di sfondare la porta poiché nessuno gli apriva. Entrando così, rovinosamente in scena con la bottiglietta di succo di limone che Palmira aveva lasciato nella macchina di Gustavo).

SVEGLIA: La porta.

GIORGIO: Ma è possibile che non sentivate il campanello?

(Da questo momento in poi Palmira e Pino continueranno a parlare tra di loro, trascurando completamente Giorgio)

PALMIRA: Comunque quella fortunata sei tu?

PINO: Perché dici così.

PALMIRA: Perché sei così attraente.

PINO: Trovi davvero?

GIORGIO: Scusate?

PALMIRA: Così femminile.

GIORGIO: Io sarei tornato.

PINO: Ma sotto sotto sono vero maschiaccio.

PALMIRA: Si, questo si vede.

PINO: Come si vede?

PALMIRA: Si vede,si vede.

PINO: Ed io che pensavo non si vedesse.

PALMIRA: No, si vede benissimo.

GIORGIO: (Si guarda intorno) Devo aver sbagliato appartamento.

PINO: Scusa, si vede cosa?

PALMIRA: Si vede che hai un carattere forte.

GIORGIO: (avvicinandosi al divano) E no, questo è il mio divano.

PINO: Ah! Tu ti riferivi al carattere?

PALMIRA: Perché tu che cosa avevi capito?

PINO: Niente.

GIORGIO: (Vede la sveglia) Questa è la mia sveglia.

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: Si è proprio lei.

PALMIRA: Sai cosa penso?

PINO: Cosa?

PALMIRA: Che tra noi potrebbe nascere davvero una bella amicizia.

GIORGIO: (Fissando Palmira e Pino) E queste sono Palmira ed Evelina.

PINO: Lo penso anche io, anche se…

PALMIRA: Cosa?

PINO: Sai… non so quanto potremo frequentarci.

GIORGIO: Credo di non sentirmi tanto bene. (si siede al tavolino da solo)

PALMIRA: Perché?

PINO: Sai, tra poco io dovrò tornare in Polonia.

PALMIRA: Beh! Potrei venire con te.

PINO: Non penso sia possibile.

PALMIRA: Perché? Tanto io non ho nulla da perdere.

PINO: Lo so, però…

PALMIRA: Evelina, ti prego non abbandonarmi anche tu.

GIORGIO: (Ad alta voce) Ho incontrato Gustavo.

PINO: Stai tranquilla, non ti lascerò da sola. Dai, beviamoci un goccetto di vino. (si alza e va verso il tavolo dove c’è Giorgio)

GIORGIO: Evelina, finalmente ti sei accorta di me.

(Evelina prende la bottiglia dalle mani di Giorgio e torna al tavolo senza rivolgere a Giorgio nemmeno una parola).

PALMIRA: Ti andrebbe di andare a fare un giro per negozi domani mattina?

PINO: Volentieri. E’ tanto tempo che non faccio una passeggiata per le vie di Roma.

GIORGIO: (Ad alta voce) Gustavo mi ha dato questa. (alza la bottiglietta di succo di limone che ha in mano).

PALMIRA: Io e te a spasso per la città.

GIORGIO: E’ succo di limone.

PINO: Quello che ci mancano sono solo i soldi.

GIORGIO: (Dopo aver bevuto un po’ di succo di limone) Ed è buonissimo.

PALMIRA: Per quello non devi preoccuparti.

PINO: Perché?

PALMIRA: Perché io ho questa. (tira fuori una carta di credito)

PINO: Cos’è, la tua carta di credito?

PALMIRA: Non è la mia. E’ quella di Gustavo.

GIORGIO: (Parlando da solo) Che bella serata.

PINO: Di Gustavo?

PALMIRA: Si.

GIORGIO: (Da solo) E’ proprio una bella serata.

PINO: Come mai ce l’hai tu?

PALMIRA: Prima, quando sono scesa a parlare con lui gliel’ho presa.

PINO: No?!

PALMIRA: Si.

PINO: Ma tu sei matta.

PALMIRA: Me ne ha fatte troppo per passarla liscia così.

PINO: E quando se ne accorge?

PALMIRA. Sarà una bella sorpresa.

GIORGIO: Che pace.

PALMIRA: E’ ora che qualcuno gliela faccia pagare.

GIORGIO: Che silenzio.

PINO: Non ti sembra di esagerare?

GIORGIO: Io.

PALMIRA: E’ troppo poco questo.

GIORGIO: La mia casa.

PALMIRA: Meriterebbe di peggio.

GIORGIO: La mia sveglia.

SVEGLIA: Bastardo.

GIORGIO: Qui da soli.

PINO: Ma lo sai che forse hai ragione tu.

PALMIRA: E’ venuto il momento di dire basta.

GIORGIO: (Cercando di parlare alle due ragazze) Io vorrei dire una cosa.

PINO: Basta.

GIORGIO: Scusate.

PINO: Basta a questi uomini che vogliono avere sempre ragione.

GIORGIO: Mi sento ospite a casa mia.

PINO: Basta con questi uomini che si lamentano sempre.

GIORGIO: Ho quasi paura di disturbare.

PINO: Basta all’arroganza, all’egoismo, alla presunzione.

GIORGIO: Complimenti Giorgio, complimenti.

PINO: Basta, si credono di essere il centro del mondo solo perché hanno qualcosa in più di noi in mezzo alle gambe.

PALMIRA: E poi questo è tutto da dimostrare, vero?

PINO: Eeeee!!

GIORGIO: Guardati. Guarda come ti sei ridotto.

PALMIRA: Io conosco certe donne che sono può dure di tanti ometti.

GIORGIO: Seduto su una sedia a bere succo di limone.

PINO: Anche io ne conosco.

GIORGIO: Concentrato.

PALMIRA: Ma che ne sanno di cosa vuol dire essere una donna.

PINO: Con tutte le nostre difficoltà.

PALMIRA: I nostri problemi.

PINO: Le nostre insicurezze.

PALMIRA: La difficoltà nel non essere giudicate per come ci vestiamo.

PINO: I peli superflui.

PALMIRA: Le proposte indecenti.

PINO: La ricrescita.

PALMIRA: I pregiudizi.

PINO: Il ciclo. Vogliamo parlare del ciclo?

PALRMIRA: Parliamone.

GIORGIO: Ho la nausea.

PALMIRA: E poi  ci sono certe emozioni…riesce a provarle solo una donna.

PINO: Stai parlando del parto?

PALMIRA: Si.

GIORGIO: Devo vomitare.

PINO: Quel dolore, così forte, intenso, quasi straziante.

GIORGIO: Mi brucia lo stomaco.

PALMIRA: Un dolore impensabile seguito da una gioia immensa.

PINO: La nascita di un bambino. Cosa c’è di più bello al mondo.

GIORGIO: Ho bisogno di un dottore.

PALMIRA: Tu hai mai pensato a quando diventerai mamma?

GIORGIO: Si, ne ho proprio bisogno.

PINO: Purtroppo io….

PALMIRA: Non mi dire che tu non…

PINO: Purtroppo no.

PALMIRA: Mi dispiace davvero.

GIORGIO: Basta, non ce la faccio più. Devo chiamare Pino.

PINO: Non ti preoccupare.

GIORGIO: (Prende il telefonino dalla tasca) Solo lui può salvarmi.

PALMIRA: Deve essere davvero dura accettare una cosa simile.

GIORGIO: E’ come se mi avessero cancellato dal mondo.

(Dopo un attimo di silenzio Pino inizia a piangere)

PALMIRA: Evelina, cosa fai, piangi?

PINO: (Continuando a piangere) E’ solo un attimo di debolezza. Adesso mi passa.

GIORGIO: Solo in mezzo alla gente.

PALMIRA: (cercando di consolare Pino che continua a piangere) Dai Evelina non fare così. Non pingere.

PINO: Non ce la faccio a smettere. E’ più forte di me.

PALMIRA: Aspetta, ti prendo un bicchiere d’acqua. (si alza e si avvicina al tavolo).

GIORGIO: (Porta il telefono all’orecchio) Speriamo che almeno questo mi risponda.

(Inizia a squillare il telefonino di Pino. Il quale improvvisamente smette di piangere. Palmira è in piedi davanti al tavolo e versa un bicchiere d’acqua. Giorgio si accorge che c’è qualcosa di strano)

PALMIRA: Evelina, è il tuo telefonino che squilla.

(Giorgio e Pino si guardano fissi negli occhi. Intanto il telefonino continua a squillare).

PALMIRA: Evelina, perché non rispondi al telefono?

(Pino tira fuori dalla tasca il telefono, si alza in piedi e risponde con la voce da uomo).

PINO: Giorgio.

GIORGIO: Pino.

(Palmira scioccata dalla situazione sviene per terra al centro della scena).

(Intanto Pino e Giorgio continuano a parlare al telefonino avvicinandosi uno all’altro).

PINO: Scusami.

GIORGIO: Pino.

PINO: Credimi, l’ho fatto solo per te.

GIORGIO: Pino.

PINO: Per il tuo bene.

GIORGIO: Brutto bastardo schifoso.

(A questo punto Pino inizia ad indietreggiare ma sempre continuando a parlare con Giorgio attraverso il telefonino).

PINO: Giorgio, aspetta, parliamone.

GIORGIO: Ma come hai potuto.

PINO: Non sapevo come dirtelo.

GIORGIO: Sei l’essere umano può sporco che abbia mai conosciuto.

PINO: Giorgio, aspetta, ti posso spiegare tutto. Vedi io…

GIORGIO: Ma io ti ammazzo.

(Da questo momento in poi Giorgio lancia per terra il telefonino e cerca di prendere Pino il quale scappa per la casa vestito da donna).

PINO: No, Giorgio non fare così.

GIORGIO: Bastardo, voglio tagliarti la testa.

PINO: No, la testa no… mi serve.

GIORGIO: Ti stacco un dito alla volta e poi te li faccio mangiare uno per uno.

PINO: Non mi faranno male?

GIORGIO: Hai pure il coraggio di fare lo spiritoso? Fermati se hai il coraggio.

PINO: No, no, non ce l’ho il coraggio.

GIORGIO: Mi hai preso per il culo per tutta la serata. Bravo, complimenti.

PINO: Giorgio io…

GIORGIO: Ma guardati, guardati come sei vestito.

PINO: Perché, sto male?

GIORGIO: Seduto sul mio divano a parlare con la mia portiera dei peli superflui, della ricrescita, del ciclo.

PINO: Discorsi tra donne, sai com’è.

GIORGIO: No, non lo so com’è. So solo che mi ero fidato di un’amico e che mi ha tradito. Ecco cosa so.

PINO: E tu?

GIORGIO: Io cosa.

PINO: Tu, che hai detto a Evelina che avresti voluto non incontrarmi?

GIORGIO: Che c’entra questo.

PINO: Lo hai detto o no?

GIORGIO: Si, l’ho detto ed avevo ragione.

PINO: Avevi ragione?

GIORGIO: Si, avevo ragione perché guarda com’è andata a finire.

PINO: Questa è colpa tua.

GIORGIO: Hai ragione, è colpa mia che mi sono fidato di bastardo che è arrivato dalla Polonia a casa mia dentro una scatola di cartone.

PINO: Quel bastardo è lo stesso che per cercare di aiutarti a fatto tutto questo.

GIORGIO: Questo non è tutto, è niente.

PINO: Ah! E’ niente?

GIORGIO: Si, è niente.

PINO: Secondo te è niente mettersi questa parrucca, queste calze, queste mutande che mi stringono, questi tacchi che mi fanno male ai piedi, questo smalto, questo rossetto, questo rimmel sugli occhi…

GIORGIO: Guarda che non te l’ha chiesto nessuno.

PINO: Lo so, infatti l’ho fatto per te. Perché pensavo fosse giusto.

GIORGIO: Giusto per chi?

PINO: Per un amico. Ecco per chi.

(I due si calmano. Nel silenzio più assoluto si sente la voce della sveglia che parla).

SVEGLIA: Giorgio, sei uno stronzo. (La frase che la sveglia aveva registrato prima).

GIORGIO: Come hai detto?

PINO: Chi?

GIORGIO: Tu, hai detto che sono uno stronzo.

PINO: Giorgio, ti assicuro che io non ho parlato.

GIORGIO: Hai anche il coraggio di negarlo adesso. Lo vedi che ho ragione io quando dico che sei un bastardo?!

PINO: Giorgio non sono stato io, è stata la sveglia.

GIORGIO: La sveglia?

SVEGLIA: (Impaurita) No Giorgio non farlo.

GIORGIO: Eh?! E’ stata la sveglia?

SVEGLIA: Ti prego, non farlo?

PINO: Si, è stata quella maledetta sveglia parlante.

SVEGLIA: Noooo.

GIORGIO: Allora ti faccio vedere io che fine gli faccio fare a questa sveglia del cavolo.

SVEGLIA: Lo sapevo che andava a finire così.

PINO: Aspetta Giorgio, che cosa vuoi fare?

GIORGIO: Adesso ti faccio vedere. (si avvicina alla sveglia e la prende in mano)

SVEGLIA: No, ti prego, non farlo (piangendo)

PINO: Giorgino.

GIORGIO: Non chiamarmi Giorgiono.

SVEGLIA: Prometto che non parlerò mai più.

PINO: Giorgio, potrebbe essere pericoloso.

SVEGLIA: E prometto anche che non ti sveglierò mai più mentre stai dormendo sul divano con le scarpe e la birra vicino al cuscino.

GIORGIO: La vedi questa bella sveglietta?

SVEGLIA: Ci siamo, è la mia ora, lo sento.

GIORGIO: Guardala bene perché tra un secondo la troverai spalmata sulla tua faccia.

PINO: No, Giorgio non farlo.

SVEGLIA: E’ stato bello, finchè è durato. Addio.

(Giorgio lancia la sveglia verso Pino il quale si scanza e fa sbattere la sveglia contro il muro).

SVEGLIA: (Durante il volo) Nooooo. (dopo essere caduata a terra lancia l’ultimo segnale di vita con una voce flebile) Bastardo.

(Giorgio e Pino guardano la sveglia, poi si guardano tra di loro ed iniziano a ridere. Questo li porta lentamente ad avvicinarsi).

GIORGIO: Pino?

PINO: Dimmi.

GIORGIO: La sai una cosa?

PINO: Cosa?

GIORGIO: Non ne potevo più di quella sveglia del cavolo. Era ora che finisse così.

PINO: Certo, morire contro un muro non è proprio il massimo.

GIORGIO: Ha fatto la fine che meritava.

PINO: Forse avrebbe preferito finire su una bancarella a porta-portese.

GIORGIO: (Dopo una pausa) Pino?

PINO: Che c’è?

GIORGIO: Ma ti sei visto allo specchio?

PINO: Perché, sto male?

GIORGIO: No, male no, però….

PINO: Però?

GIORGIO: Sei ridico…(inizia a ridere)

PINO: Grazie, e pensare che l’ho fatto solo per te.

GIORGIO: Ma ti ha visto qualcuno vestito così?

PINO: No, fortunatamente no. Mi sono vestito dentro l’ascensore.

GIORGIO: Quale ascensore?

PINO: Quello del palazzo.

GIORGIO: Il mio palazzo?

PINO: Il nostro palazzo.

GIORGIO: E come hai fatto?

PINO: Non è stato facile. Ho fatto su e giù dal piano terra al quinto piano per venti minuti.

GIORGIO: Per questo era sempre occupato oggi pomeriggio?

PINO: Certo che pure tu….

GIORGIO: Pure io cosa?

PINO: Pure tu che in tutta la sera non ti sei accorto di nulla.

GIORGIO: Ero troppo preso a cercare di ricordare quello che dovevo fare per accorgermene.

PINO: Ma di la verità, che cosa hai pensato quando mi hai visto?

GIORGIO: La verità?

PINO: La verità.

GIORGIO: “Zia Evelina, ma che ci fai qui?” (inizia a ridere).

PINO: Grazie del complimento.

GIORGIO: Prego, non c’è di che.

(I due iniziano a ridere tra di loro e poi si fermano improvvisamente).

GIORGIO: Certo che siamo messi proprio male. Forse è venuto il momento di cambiare.

PINO: Tu credi?

GIORGIO: Prima o poi il momento arriva sempre.

PINO: Tu pensi che questo sia il nostro momento?

GIORGIO: Non lo so, però così non possiamo più andare avanti.

PINO: Non riesco ad immaginare che possa essere diverso da com’è.

GIORGIO: Ho capito, però io non ce la faccio a continuare a fare quello che faccio.

PINO: Ma se tu non fai niente.

GIORGIO: Appunto. Non ce la faccio più. E poi anche tu.

PINO: Io cosa?

GIORGIO: L’agenzia, la Polonia, il lavoro che fai. Secondo me dovresti cambiare.

PINO: Ti sembra facile.

GIORGIO: SiPino, dobbiamo iniziare a dare un senso alla nostra vita.

PINO: Perché adesso non ce l’ha?

GIORGIO: Guarda come ci siamo ridotti. Abbiamo proprio toccato il fondo.

PINO: Io ormai mi ci stavo abituando.

GIORGIO: E’ questo quello che ci frega. L’abitudine. La quotidianità. La noia.

PINO: Io veramente con te non mi sono annoiato.

GIORGIO: Lascia perdere me. Dico che è arrivato il momento di fare sul serio. Ho deciso di cercarmi seriamente un lavoro.

PINO: Non sarà troppo rischioso?

GIORGIO: Buttare i nostri migliori anni nel cesso è la più grossa cazzata che possiamo fare.

PINO: Perché secondo te lo stiamo facendo?

GIORGIO: L’abbiamo già fatto, e per troppo tempo.

PINO: C’è tutto il tempo per recuperare.

GIORGIO: Quello che abbiamo perso ormai è andato. Incontrare te mi ha fatto capire molte cose.

PINO: Cosa?

GIORGIO: Vedendo come ti sei ridotto è stato un po’ come vedermi allo specchio e mi sono fatto schifo.

PINO: Cos’è un complimento?

GIORGIO: Cosa?

PINO: No, perché se era un complimento non ti è riuscito molto bene.

GIORGIO: Pino, quello che voglio dire che da oggi dovrà nascere un nuovo Giorgio ed un nuovo Pino.

PINO: Cambiare mi ha sempre spaventato.

GIORGIO: Basta birra, basta fumo.

PINO: Veramente io non bevo e non fumo.

GIORGIO: Basta al non fare niente dalla mattina alla sera.

PINO: Ma se io lavoro come un matto.

GIORGIO: Basta stare sempre chiuso dentro casa.

PINO: Io non so neanche dov’è la mia di casa.

GIORGIO: Basta alla solitudine.

PINO: (Con una falsa convinzione)Ma se io incontro sempre un sacco di gente.

GIORGIO: Basta a tutto questo nulla. Pino è arrivato il momento di dire basta. (Va verso il bagno)

PINO: Dove vai?

GIORGIO: A vomitare per l’ultima volta. (dal bagno) E poi non ce la faccio più con questa gastrite, con tutto questo casino. Non voglio arrivare a quarant’anni e non avere neanche il coraggio di guardarmi allo specchio la mattina. Pino, credimi, non possiamo continuare così, dobbiamo cambiare.

(Parte la musica, Giorgio è nel bagno che vomita nella vasca. Pino si alza in piedi, si leva la parrucca, le scarpe e dopo essersi guardato intorno va verso l’uscita. Arrivato vicino alla porta si guarda indietro per l’ultima volta ed esce. Giorgio che ha finito di vomitare esce di corsa dal bagno).

(Giorgio si guarda intorno, vede che non c’è nessuno, e si ferma)

FINE