Commedia in tre atti
diCesare Giulio VIOLA
da IL DRAMMA n. 202 – 1° aprile 1954
Vittoria e Cesare Giulio Viola dedicano,
grati, a Lida Ferro 'Nora Seconda'
LE PERSONE
NORA
EMMY
IL CAPITANO ANDERSEN
RUGGERO SANTANGELO
KOVRAK
GELSOMINA
Prima signorina
Seconda signorina
Nora una e due
Al pubblico e alla critica potrà apparire molto audace il proposito di far rivivere sulla scena un personaggio di per sé compiuto in un'opera drammatica, specialmente quando l'opera si chiami Casa di bambola. Ma Nora di Casa di bambola non è figura che si limita nel cerchio di una vicenda teatrale: è ormai un personaggio storico, in quanto rappresenta il mito dell'evasione onde fu tormentata la donna dell'Ottocento, mito che s'inizia con M.me Bovary, tocca Anna Karenina, si integra in una conquista consapevole nella eroina ibseniana. Nora vale quanto Ifigenia, Fedra, S. Giovanna. Non si ferma nell'opera del Norvegese, ma penetra nella cronaca della vita quotidiana. È questa la ragione per la quale, considerandola un personaggio mitico e storico, l'ho ricondotta nel clima della scena. Perché ho sentito la necessità di riproporla al giudizio degli spettatori? Perché mi è parso che il dramma di Nora si inizi proprio al momento quando cala il sipario sull'ultimo atto. Ibsen concluse la sua opera con tre finali. 1°) Nora, varcata la soglia di casa, si uccide; 2°) Nora, alle parole del marito che le ricorda i figli, rinuncia alla sua evasione; 3°) Nora abbandona la casa. Quest'ultimo è il finale autentico.
Da questo finale nasce la mia Nora seconda. Mi sono sempre chiesto: - Che avvenne di Nora, quando si batté alle spalle la porta di casa? - E la risposta che mi son data, è nel mio dramma. È la mia risposta, che potrebbe anche essere errata, ma nasce da un'amara contemplazione della crisi, onde le eredi di Nora, le donne del nostro secolo, sono travagliate. E alle quali io guardo con estrema pietà.
CESARE GIULIO VIOLA
ATTO PRIMO
■ Scena unica, A Capri. Una stanza a piano terra. Nel fondo una larga porta a vetri donde si scorge un giardino. A sinistra una scala conduce a un breve ballatoio che immette al primo piano. A destra un finestrone. Luce, sole, colore, mobili rustici. Quadri moderni. Tende, stoffe, suppellettili capresi.
(È un mattino d'estate. Sono in scena Nora e due signorine. Sopra una tavola sono ammucchiati fazzoletti di seta, sciarpe, ecc. La prima signorina si mira in uno specchio, provando intorno al collo un fazzoletto).
Prima Signorina(volgendosi alla seconda) Guarda, mi sta bene?
Seconda Signorina Benissimo... Ma ti stava bene anche l'altro...
Prima Signorina Io credo che piacerà a Ruggero...
Seconda Signorina Che cosa?
Prima Signorina Il fazzoletto...
Seconda Signorina E tu pensi ancora a Ruggero... Quello fa lo specchietto in piazza per le allodole forestiere...
Prima Signorina Sì... Ma se si sposa, sposerà sempre una di noi...
Nora Li prenda tutti e due, signorina: sono due modelli originali...
Prima Signorina Li 'ha disegnati lei?
Nora Alcuni io ed alcuni il pittore Kovrak, che abita qui... Bisogna approfittare dell'occasione: Kovrak parte... Questi sono gli ultimi fazzoletti firmati da lui...
Prima Signorina Li prenderemo tutti e due... Il solito prezzo?
Nora Veramente... questi...
Prima Signorina Lei sa, signora, che il « batik > non è più di moda; se vuol venderli al solito prezzo...
Nora Non potrei, signorina...
Seconda Signorina La signora Rovescalli ci ha indirizzate qui, e li ha pagati mille lire l'uno...
Nora Ma non erano questi...
Prima Signorina Noi non potremmo pagarli di più... E intanto ci dispiacerebbe rinunciarvi...
Nora (rassegnata) Facciano come vogliono...
Prima Signorina Grazie, signora...
Nora Glieli incarto... (Nora incarta i fazzoletti)
Seconda Signorina(a parte) In fondo li abbiamo pagati poco...
Prima Signorina Non bisogna dirlo a nessuno, perché verrebbero tutti qui a comprarseli...
Seconda Signorina No... Diremo di averli comprati a Parigi...
(Le signorine pagano il prezzo: escono. Mentre Nora ripone, ripiegandoli, i fazzoletti che le due signorine hanno spiegato sulla tavola per la scelta, sull'alto della scala appare Kovrak. È un uomo di sessant'anni: forte e rubicondo. Nora durante la scena che segue, sfaccenderà per la casa. Spazzerà il pavimento, spolvererà con un panno).
Kovrak Si può?
Nora (volgendosi verso Kovrak) Prego...
Kovrak (scendendo la scala) Amica mia, vi annuncio che lo sgombero è fatto...
Nora Ah! sì? Deciso allora?
Kovrak Questa volta, sì...
Nora Finché non mi sarà giunta una vostra cartolina da Stoccolma, io non crederò che voi avete abbandonato definitivamente Capri...
Kovrak Purtroppo giungerà la cartolina... Non crediate che tutto ciò mi diverta... Ma bisognava decidersi una buona volta... Ritorno all'ovile della pecora smarrita... (Si avvicina a Nora e le bacia la mano) E grazie...
Nora Di che?...
Kovrak Dell'ospitalità che mi avete offerta per tre anni; della pazienza che avete avuto a tenermi in casa; della camera che era la più bella di Capri; della vostra bontà, della vostra amicizia... (Si è commosso).
Nora Che c'è, Kovrak?
Kovrak C'è che per fare le valigie ho dovuto chiudere le imposte e accendere la lampada...
Nora Con questo sole?
Kovrak Già... Ma se per un momento mi fossi ricordato che c'era il sole, addio partenza... Io dovrò arrivare alla Marina con gli occhi bendati...
Nora Farete una bella figura...
Kovrak Vorrei arrivare fino a Stoccolma con gli occhi bendati... o per lo meno non fare come Orfeo: non volgermi indietro... Poi, chissà, l'idea che fra pochi giorni nella mia camera dormirà altra gente...
Nora Vorreste forse fare della vostra la camera di Napoleone a Sant'Elena, che i forestieri vanno a visitare in pio pellegrinaggio? Voi sapete che io vivo di questa modesta industria, perché con i « batik », anche quando disegnati da Kovrak...
Kovrak Dicevo per dire... Ma pensate: la nebbia...
Nora Ma anche in Isvezia viene il sole... La primavera sui fiordi...
Kovrak Io avrei avuto bisogno di uno che m'accompagnasse: il viaggio mi sarebbe stato più lieve. Stanotte, quando son rincasato, solo, era tardi, per la via di Tragara, guardavo il cielo e gridavo: « Ma come faccio io, ad abbandonarti, con tutte queste stelle! ». D'improvviso m'è venuta un'idea. Ora dico alla signora Nora che m'accompagni...
Nora (fermandosi, con la scopa in mano) Io?
Kovrak Voi avete qui Gelsomina, che vi sostituisce... E tornate a vedere il vostro paese...
Nora (riprendendo a spazzare) Voi non avete ancora fatta la vostra colazione?
Kovrak No: perché?
Nora (chiamando) Gelsomina...
Kovrak Che fate?
Nora Vi faccio servire il latte e caffè... È meglio: così interrompiamo questo discorso...
(Gelsomina appare sul ballatoio: è una napoletana di formidabili proporzioni).
Gelsomina Comandi, signora?
Nora Il latte e caffè per il signor Kovrak.
Gelsomina Ah! Vi siete deciso a prenderlo? È dalle otto che è pronto. (A Kovrak) Sono salita nella vostra camera: ma volete dirmi dove avete messo i cuscini del letto? Non li avrete chiusi nel vostro baule... Signora mia, la camera è irriconoscibile... Come se ci fosse passato un reggimento di cavalleria. Eppoi: ma c'era proprio bisogno della luce elettrica, a quest'ora...
Kovrak Ho già spiegato alla signora...
Gelsomina E la signora, al solito, non ha protestato... Per punirvi non dovrei portarvi il latte e caffè, stamattina...
Nora Gelsomina, sii meno severa col signor Kovrak...
Gelsomina Severa, severa... noi combattiamo col contatore...
Nora Senti: ho venduto due fazzoletti... Ecco l'importo... (Cava il denaro e lo porge a Gelsomina).
Gelsomina Duemila lire?
Nora Mi hanno dato tanto...
Gelsomina Ma se solo di seta, costano... Ma scusate, signora...
Nora Tu sai che io non so contrattare...
Gelsomina Qui bisogna chiedere cento per avere dieci... Sia fatta la volontà di Dio... (Esce).
Nora Mi rimprovera sempre...
Kovrak Anche a me...
Nora Eppure, se non avessi lei... Dunque, Kovrak... (Dopo essersi seduta) Voi vorreste che io vi accompagnassi in Svezia... Io manco dalla Svezia da quando avevo ventiquattro anni...
Kovrak Oh! Vi capisco...
Nora No: non per le ragioni che voi supponete... Sì... qui mi trovo benissimo... Capri è un poco l'isola dei randagi, dei senza tetto, ed è l'unico posto della terra dove, quando ci sei venuto, ti par di trovarti a casa tua... Non è che io non voglia tornare in Isvezia: non posso, non debbo...
Kovrak C'è qualcosa che ve l'impedisce?
Nora La mia vita...
Kovrak Beata voi... Anch'io vorrei che la mia vita mi costringesse a star qui...
Nora Sentite, Kovrak... Quando due settimane fa, voi mi annunciaste la vostra partenza, io ne fui addolorata... Anzitutto perché perdevo un amico: poi, un pensionante al quale mi ero abituata. Per fortuna ho subito affittata la vostra camera, e mi fa piacere che l'abbia impegnata, anche questa volta, un nostro connazionale: il capitano Andersen...
Kovrak Lo conoscete?
Nora No: l'ho visto una sola volta... Ma mi pare una persona simpatica... Fu indirizzato qui da un'agenzia di Capri... Mi darà poca noia, perché va e viene: comanda un vapore da carico... Sta più sul mare che in terra ferma...
Kovrak Ne ho piacere per voi! E anche per Gelsomina che finalmente avrà un ospite che non le darà fastidio...
Nora Gelsomina è una brontolona, ma è una donna di cuore... Voi non le davate fastidio... Dunque: voi partite oggi...
Kovrak Con il vaporetto della passeggiata... Mi fermerò due giorni a Napoli...
Nora Eppoi, via... verso il Nord...
Kovrak Già: quel maledetto Nord... Tutto il mondo invece dovrebbe essere Sud... Io non so che ci stanno a fare sulla terra le nebbie, le burrasche, i ghiacci, il freddo sotto zero: tutta roba incomoda e sconfortante... E non capisco perché non si sia già verificata da secoli una emigrazione in massa, verso i paesi dove c'è il sole, il caldo, i fiori, i mandarini, tutte ottime cose a portata di mano... È una vera disgrazia essere nati lassù... Avere i parenti lassù: le terre: cose di cui potresti liberarti, e tuttavia...
Nora Noi non siamo padroni di nascere dove ci pare e piace...
Kovrak Ma di vivere?
Nora Sì... Ma allora bisogna rinunciare... Ma non è di questo che io volevo parlarvi, Kovrak... Voi tornate, dunque, a Stoccolma...
Kovrak Io non ho preso moglie per non crearmi legami, e mia madre a ottant'anni è peggio d'una moglie... Se non torno, mi taglia i viveri...
Nora È vecchia: forse ha bisogno di voi... Voi spesso mi avete parlato di amici, parenti... Come sapete, anch'io un tempo ho vissuto a Stoccolma... E non ve l'ho mai detto, ma tra gli amici che spesso voi mi nominavate, ci sono persone che io conoscevo...
Kovrak Ah! Sì?!... E chi?
Nora Persone! Ed io voglio pregarvi...
Kovrak Volete che porti i vostri saluti a qualcuno?
Nora No: è proprio il contrario...
(Entra Gelsomina con il latte e caffè).
Gelsomina Ecco: con molto zucchero... È venuto il marinaio per i bauli e le valigie... Le faccio portare alla Marina?... I cuscini li ho trovati. (A Nora) Li aveva chiusi nell'armadio...
Kovrak Cosicché, ora siete convinta che non mi porto via niente, di qui?
Gelsomina Si porta la voglia di tornarci... Ma che ci va a fare lei in Isvezia?
Kovrak È quello che dico io... (Dopo che Gelsomina esce, e mentre sorbisce il latte e caffè) Dunque?
Nora In tre anni voi avete mai visto giungere al mio indirizzo una sola lettera dalla Svezia?
Kovrak Veramente... Non saprei... Ma io sono un uomo molto distratto...
Nora Non è giunta, né giungerà mai... Il che vuol dire che io ho rotto tutti i rapporti con il mio paese... L'ho voluto, Kovrak... Perché, non parrebbe, ma questa piccola donna, molto semplice, molto modesta, ha in sé una volontà... Per l'amicizia che da anni ci lega, io forse dovrei confessarvi la mia storia: ma mi consentirete di custodirne in me il segreto... Vi dirò soltanto che da allora io ho ripreso il mio nome di ragazza... quello di mio padre...
Kovrak Voi, dunque?
Nora Sì: ho avuto una famiglia... Ma basta! Ora poiché questo nome potrebbe essere ricordato da chi mi conobbe nel passato, vorrei che voi, parlando di Capri - voi ne parlerete, tanto che finiranno col pagarvi il biglietto di ritorno - ebbene, vorrei che di tutto parlaste tranne che di me, e di questa casa che vi ha ospitato...
Kovrak Se questo è il vostro desiderio... Ma, e il capitano Andersen?
Nora È un uomo d'un'altra generazione, e d'un altro giro di persone... Eppoi, io lo vedrò tanto poco... Io tornerò a vivere molto sola, tra queste quattro mura, come ho sempre fatto... Voi siete la prima persona che ha violato questo mio raccoglimento...
Kovrak Io vi ringrazio per avermelo consentito...
Nora Vi dirò anche la ragione... Voi mi ricordate mio padre, che era un artista... E, allora, a sentirvi parlare, qualche volta, chiudendo gli occhi... (Riprendendosi) Addio Kovrak!... Gelsomina mi ha detto che avete deciso di prendere un boccone in paese...
Kovrak Sì: ho da far gli addii a tanta gente... Agli amici del caffè... A tutti, insomma... Eppoi se faccio tanto a indugiarmi qui... È meglio che me ne vada... Arrivederci, signora... Signora Lenz... Vi ho lasciato sulla mia scrivania il mio indirizzo, pel caso che vogliate scrivermi... O meglio: che vogliate rispondere a qualche mia lettera pazza, di povero esiliato... Se credete, se potete, rispondetemi...
Nora Sì, Kovrak, amico mio...
Kovrak Io passo per la porticina del giardino... Addio...
(Kovrak sale la scala: sul ballatoio si volge: saluta in silenzio. Nora è sola. Dopo una pausa appare, sul ballatoio, Gelsomina. Regge un grammofono tra le mani).
Gelsomina Signora...
Nora (come destandosi) Eh!
Gelsomina Il signor Kovrak vi manda il grammofono... Dice che ve lo regala per ricordo... Dice, anche, che mentre lui scende per la costa vuole che noi suoniamo nel giardino il disco che ha preparato.
Nora (sorridendo) E suoniamogli il disco che ha preparato...
(Gelsomina prende una sedia ed esce nel giardino col grammofono. Così, mentre Kovrak se ne va, nel cielo di Capri si spande la melodia di « O sole mio! » che l'accompagna. Poi s'udrà dopo la prima strofa la voce di Kovrak).
La voce di Kovrak Basta... Basta...
Nora (a Gelsomina che sta sulla porta) Basta... Ferma il disco... Ha ragione...
Gelsomina (esce, esegue: poi subito rientra nella stanza col grammofono) Io l'ho detto che è stato sempre matto... Ma almeno ci abbiamo guadagnato un grammofono... E vi ha lasciato, pure, tutti i dischi... (Depone sulla tavola il grammofono).
Nora E ora, Gelsomina, appena avrai un po' di tempo rimetti in ordine la camera di Kovrak...
Gelsomina Voi giungete sempre in ritardo: ho già spalancato le finestre, ho già messo al sole i materassi... E finalmente staremo qualche giorno in pace...
Nora Che noia ti dava Kovrak?
Gelsomina A voi non dava noia, perché voi non vi accorgete di niente, ma a me... Il solo fatto che non avesse orario per la colazione e per il pranzo, che dormisse fino alle undici e rincasasse all'alba, non era certo una cosa comoda...
Nora Già: era un po' disordinato...
Gelsomina Però ci si abitua al disordine...
Nora (come a se stessa) Fra otto giorni giungerà a Stoccolma... È una grande città, sai, molto bella.
Gelsomina Ci fa un freddo cane, dice...
Nora Sì: la pelliccia è necessaria, lì...
Gelsomina E non vi pare che si stia meglio, qui, dove si può andare a collo nudo e a braccia nude tutto l'anno?
Nora Sì...
Gelsomina (affettuosa) Eppoi: qui ci sto io...
Nora Sì, Gelsomina ci sei tu... Tu sei una grande creatura...
Gelsomina Io sono la vostra serva... Che volete mangiare, oggi?
Nora E perché me lo chiedi?
Gelsomina Beh! penserò io... Faremo anche il dolce...
Nora Non mi viziare... Tu sai che i dolci sono il mio debole... Quand'ero giovane mi piacevano le chicche... E mi rimproveravano che io le mangiassi di nascosto... Davo il cattivo esempio...
Gelsomina A chi?
Nora Eh! A chi! Conoscevo tre bambini: io giungevo nella casa dove vivevano questi tre bambini, dall'aver fatto delle compere... Con tanti pacchettini... E mi aspettavano... E ci rotolavamo sui tappeti... Io cavavo dalla mia borsa le chicche, e le mangiavamo di nascosto, tutti e quattro, sotto la tavola... Va' Gelsomina, che è tardi...
Gelsomina Che avete...
Nora Niente!... Va'...
(Nora è sola. Si aggira per la stanza. Poi si adagia pigramente in una sedia a sdraio. Pausa. Poi apparirà sulla soglia della porta a vetri il capitano Andersen).
Andersen Permesso?
Nora (levandosi) Chi è?!... Ah! Lei, capitano?... Come mai?
Andersen Buon giorno, signora...
Nora Buon giorno...
Andersen Non mi aspettava?
Nora In verità...
Andersen Già: giungo senza preavviso... E con anticipo... Forse disturbo?...
Nora No, per carità: si accomodi...
Andersen(dopo essersi seduto) Grazie... Io dovevo tornare il quindici... Ho anticipato di sette giorni il mio arrivo a Napoli, perché la mia Compagnia ha rinviato il mio viaggio ad Amburgo, per una corsa di andata e ritorno da Napoli a Genova... Allora ho approfittato...
Nora Ha avuto fortuna perché, proprio oggi, la sua camera è rimasta libera... Bisognerà, però, rimetterla subito in ordine, se vuole occuparla...
Andersen Non si preoccupi... Ho fatto una breve gita di poche ore e non potrò trattenermi oltre il tramonto a Capri...
Nora Io volevo mettermi in regola...
Andersen Capisco, e la ringrazio... E mi permetta di dirle che sono sempre più contento di essermi deciso per la sua casa... La strada è pittoresca... Quando si gira sul gomito, in cima al primo tratto, e si spalanca, allo sguardo, d'improvviso il mare, ci si ferma come se i polmoni si allargassero...
Nora È strano come un uomo che al mare dovrebbe essere assuefatto...
Andersen Sì; ma il mare visto dalla terra, e specialmente dall'alto delle rocce a picco, assume un aspetto assai diverso... Io lo chiamo il mare dei fari: sì, perché dai fari si vede così...
Nora (trasognata) È vero: dev'essere così...
Andersen Sarà bello spalancare una finestra della vostra casa e trovarsi di fronte a questa immensità...
Nora Sì, capitano Andersen... Per quanto da molti anni io abiti questa casa, è una sensazione che mi si rinnova sempre...
Andersen Da molti anni lei sta a Capri, signora?...
Nora Sì...
Andersen Da quando abbandonò Stoccolma?
Nora Sì; Stoccolma! Non ricordavo di averle detto che ho vissuto in gioventù a Stoccolma...
Andersen In verità, non me l'ha detto lei, signora...
Nora Forse... la mia donna?
Andersen No...
Nora Lei forse ha conosciuto il signor Kovrak? (A un cenno di diniego di Andersen) E allora. Veramente non so spiegarmi...
Andersen No... Ecco, signora: mi par giunto il momento di chiarire lo scopo della mia gita di quest'oggi... Avevo bisogno di parlarle... E anzitutto sappia che noi siamo molto più vicini di quanto ella possa immaginare... La mia vita, per uno strano giro di casi, mi ha condotto a conoscere alcune cose, di lei, che lei gelosamente custodisce...
Nora Che vuol dire con questo?
Andersen Niente di grave... Voglio dirle soltanto che io so tutto... Ed è per questo che sono venuto a Capri, e ho preso in affitto una camera nella sua casa...
Nora (diffidente) Che c'entra...
Andersen La prego di ascoltarmi, signora Helmer...
Nora Io mi chiamo Nora Lenz...
Andersen No, signora: lei si chiama Nora Helmer... Lenz è il nome che lei portava da ragazza... Lei è la moglie di Torvaldo Helmer, la madre di Bob, di Ivar, e di Emmy Helmer... Non credo di violare un segreto, che del resto è riscontrabile nello stato civile del nostro paese...
Nora Infatti: è vero... Ma se io ho rinunciato al nome di mio marito, vuol dire che avevo le mie buone ragioni: che vanno rispettate, specialmente da chi oggi entra qui come un estraneo, anche se le condizioni della mia vita mi abbiano indotta ad accoglierlo sotto il mio tetto... Anzi le dirò che io sono pronta a restituirle l'anticipo, e a considerare sciolto il nostro contratto...
Andersen Perché, signora?
Nora Mi usi questa cortesia... Vado a prendere il denaro... (Si è levata e si avvia verso la scala).
Andersen Permetta, signora... Forse i miei modi le possono essere apparsi un po' bruschi... Mi perdoni... La prego di incolparne il mio mestiere e la mia natura... Non ho inteso di mancarle di rispetto: ho obbedito al bisogno di prendere più direttamente contatto con lei... Se non avessi fatto così, non mi sarebbe stato possibile seguitare... È da questo punto fermo che io debbo iniziare il mio discorso... È un punto della vita, come quello che noi segniamo per la navigazione... Io conosco anche le ragioni per le quali, tanti anni fa, lei si è allontanata dal tetto coniugale: del suo esilio, del suo silenzio... E potrei forse interpretare il motivo, diciamo così, spirituale, sentimentale, che l'ha guidata a scegliere per il suo rifugio Capri...
Nora Lei sa anche questo?
Andersen Io so che nelle giornate chiare dell'isola si scorge la costa sorrentina... È a Sorrento che tanti anni fa...
Nora Ma come fa a sapere lei...
Andersen Mi sbaglio? A Sorrento lei ha passato i giorni più felici della sua vita: quando accompagnò suo marito malato, in Italia, e questa aria lo guarì... Mi perdoni, se...
Nora No: vorrei solamente sapere se lei, che è così bene informato, è incaricato da quella che fu la mia famiglia...
Andersen No...
Nora Ma allora? Dopo tanti anni, vedersi scoprire una tomba... Perché è una tomba quella che lei scopre...
Andersen Sì: ma nella tomba c'erano alcune persone vive...
Nora Io soprattutto, capitano Andersen...
Andersen Precisamente... E allora perché si meraviglia se da questa vita sepolta qualche cosa riprende a ribollire?... Io conosco quel costume sorrentino col quale lei danzava la tarantella...
Nora No...
Andersen Lo indossava, la sera del ventiquattro aprile dello scorso anno, a un ballo in costume, a Oslo, sua figlia Emmy...
Nora Emmy? Lei ha conosciuto Emmy?
Andersen Da quella sera ha inizio il mio romanzo, che mi ha condotto fino a lei... E che mi autorizza a parlarle...
(S'apre una pausa. Nota si è raccolta. Poi parla decisa).
Nora Capitano Andersen, che vuole da me?
Andersen Io amo sua figlia...
Nora Ma mia figlia...
Andersen È sposata... Io l'ho incontrata in un momento di crisi della sua vita... E voglio che divorzi... Ormai è legata a me... La sposerò... È la mia donna... Ed è anche la ragione della mia inquietudine... Perché, pensi, un uomo che passa la maggior parte dei suoi giorni sul mare, lontano dalla donna che è il suo bene, come fa a staccarsi di continuo da lei, a lasciarla sola... Dovrebbe condurla seco, sempre... Ma anche se ciò fosse possibile le pare che si possa costringere una donna a vivere la vita d'un capitano di lungo corso? Sì: per unviaggio, vada... Io l'ho condotta con me, sulla mia nave da carico, l'anno passato, quando fuggimmo...
Nora Siete fuggiti?
Andersen Sì: debbo dirle tutto... Una pazzia... Cioè: non una pazzia... Ciò che fanno due persone che si amano, si desiderano, si vogliono... Io non posso lasciarla sola... Che fa? Come vive?
Nora Dove vive?
Andersen A Oslo: in una pensione: quando non la costringo a prendere il treno, e a seguirmi, così, di porto in porto, di albergo in albergo...
Nora E ora?
Andersen Sta qui: al caffè della piazza... L'ho condotta a Capri con me... E ho preso in affitto questa camera in casa sua, signora, perché voglio che stia con lei... Ecco tutto...
Nora Capitano Andersen, lei mi chiede la cosa più naturale del mondo... A parte quelle che possano essere le circostanze, per le quali mia figlia giunge a me, io non dovrei che aprirle le braccia... Ma forse lei ha sbagliato...
Andersen No, signora: ho riflettuto a ogni cosa...
Nora Mia figlia sa?
Andersen No: non ancora...
Nora La ringrazio. Forse, se sapesse...
Andersen Io avevo il dovere di interrogare anzitutto lei: per evitare a Emmy e a lei... Ma se lei acconsente...
Nora Lei sa le ragioni per le quali io abbandonai la mia casa? Emmy le sa? Era tanto piccola, allora...
Andersen Emmy sa che, allora, sua madre obbedì a una legge superiore...
Nora Superiore o no, a una legge dello spirito... della coscienza... Per evitare taluni compromessi sui quali si trascina assai spesso la vita coniugale. Io non li ho accettati. Io ero per l'assoluto. E l'assoluto conduce, qualche volta, all'esilio, al silenzio, alla rinuncia... Alla rinuncia dei piccoli beni pratici per una conquista interna... Per questa conquista bisogna essere soli... Bisogna avere molto coraggio...
Andersen Anche Emmy...
Nora Non so: non posso giudicare... Io non ho abbandonato la mia casa per un uomo... Voglio, però, dirle che se mia figlia verrà qui, io ospiterò mia figlia e non lei, capitano Andersen... Questo è un fatto sul quale bisogna intendersi subito...
Andersen Capisco, signora... Io rispetterò questo suo desiderio, finché non si saranno sbrigate le pratiche del divorzio e non avrò regolarizzato... Ma io saprò che Emmy è tutelata da lei, è difesa da lei, e questo mi basta... La ringrazio... la ringrazio...
Nora E può dire a Emmy che è sua madre ad attenderla qui... Evitiamo i riconoscimenti drammatici... E se io non la vedrò tornare, vuol dire... Mia figlia ha anche il diritto di rifiutarsi... No: io ho lottato per la mia libertà, ho il dovere di riconoscere negli altri, anzitutto il diritto alla libertà!...
Andersen Sta bene; signora... grazie...
(Andersen bacia la mano a Nora e s'avvia verso la porta di fondo. Sulla soglia si incontra con Gelsomino).
Gelsomina Buon giorno, signor capitano...
Andersen(distratto) Ah! Buon giorno a lei... (Esce senza volgersi).
Gelsomina È matto anche questo! Giunge così d'improvviso...
Nora No: non è lui che occuperà la camera...
Gelsomina Ma non l'aveva presa lui in fitto?
Nora Stammi a sentire, Gelsomina... Stamani ti ho parlato di tre bambini...
Gelsomina Quelli del cattivo esempio...
Nora Ecco: quelli... C'era fra i tre una piccola che si chiamava Emmy... Aveva quattro anni allora... ora ne ha ventiquattro... Ecco: è quella bambina che occuperà la camera del capitano Andersen...
Gelsomina E voi avete accettato... Voi vi mettete una donna in casa... Ma vi ricordate, cinque anni fa, quell'ungherese...
Nora La conosco, fin da quando era bambina...
Gelsomina E che ne sapete come s'è fatta...
Nora Non potevo dire di no... Bisognerà mettere subito in ordine la camera...
Gelsomina Gesù, Gesù... (Si avvia per la scaletta).
Nora Gelsomina...
Gelsomina Dite, signora...
Nora Dopo che avrai spazzato e spolverato, chiamami... La camera voglio rimetterla in ordine io...
Gelsomina Sì, signora... (Esce).
(Pausa. Poi apparirà sulla porta Ruggero Santangelo. È un bel ragazzo. Calzoni bianchi, maglietta azzurra da canottiere, scarpe di corda).
Ruggero Scusi, è questa la casa della signora svedese?
Nora Sì: sono io la signora svedese... Desidera?
Ruggero Permette: Ruggero Santangelo... (Volgendosi verso l'esterno) Venga... venga... è qui...
(Sulla porta apparirà Emmy Helmer. Bionda, forte, vestita in abito sportivo: tipicamente nordica)
Ecco: credo di averla condotta direttamente alla meta...
Emmy Grazie... (A Nora) Scusi, signora, è in questa casa che il capitano Andersen ha preso in affitto una camera?
Nora Sì: il capitano Andersen è andato via pochi minuti fa...
Ruggero E noi non l'abbiamo incontrato perché abbiamo fatto il giro per l'altro versante... Ho colto l'occasione per illustrare Capri alla signorina, che ne è entusiasta... È la prima volta che viene nell'isola, è vero?
Emmy La prima volta...
Ruggero (a Nora) Mi ha chiesto sulla soglia del caffè notizie della sua casa, mi sono presentato, e l'ho accompagnata...
Emmy Grazie... Mi duole soltanto che, mentre noi arriviamo, il capitano Andersen...
Nora Il capitano Andersen ha già parlato con me...
Ruggero Il capitano Andersen dovrebbe passare agli arresti di rigore. Motivazione: per avere lasciata sola, in un caffè di Capri, una bella creatura come lei...
Emmy Il signore è molto meridionale...
Ruggero Cioè?
Emmy In voi meridionali s'è radicata la convinzione che basti far quattro passi al sole, con una forestiera... Una volta, forse, era così... Ma, oggi, lo scambio d'interesse fra Nord e Sud, non credo che sia... Questo per rispondere a tutte le belle parole che mi ha detto durante la nostra breve passeggiata...
Ruggero ...che spero si rinnoverà.
Emmy E perché no? Per ora la ringrazio...
Ruggero Prego, signorina... o signora?
Emmy Signora Emmy Helmer.
Ruggero Arrivederla... (ANora) Buon giorno, signora...
(Ruggero si inchina ed esce rapido per la porta di fondo).
Nora Emmy Helmer?
Emmy Sì, signora...
Nora Figlia di Torvaldo Helmer e di Nora Lenz?
Emmy Di Torvaldo Helmer... Sì...
Nora (insistendo) E di Nora Lenz?...
Emmy (un po' sorpresa) Scusi, lei forse ha conosciuto mia madre?
Nora (semplicemente) Sono io tua madre... Il capitano Andersen ti ha condotta qui; perché desidera che tu stia con me... No... Non rispondere... Avrei forse dovuto attendere che un estraneo ti rivelasse il mio nome? È più semplice così... Tu stai qui, in questa casa, perché questa è la casa di tua madre... Tu certo non ti aspettavi...
Emmy No...
Nora È giusto... Ma la vita ha i suoi sentieri segreti... (Fissandola) Ti sei fatta grande, Emmy... Rassomigli agli Helmer...
Emmy No...
Nora Ah! No?!... E a chi assomigli?
Emmy Perché si deve assomigliare assolutamente a qualcuno?
Nora Già... Non è poi necessario... Ma fatti guardare... Sì... Riconosco i tuoi occhi... Certo è difficile parlarsi, così, subito... Se vuoi c'è la mia camera di là... Vuoi riposarti? Vuoi stenderti sul divano? Il capitano Andersen ritornerà subito... Parleremo con lui, appena sarà giunto...
Emmy Il capitano Andersen ne ha fatta una delle sue...
Nora Perché?
Emmy Non è per lei, sa... Scusi se lo dò del lei...
Nora Né io pretendo che tu mi dia del tu... Va' raccogliti... (Le apre la porta di destra) È la mia camera... Se ti farà piacere, potrò cederti la mia camera...
Emmy Grazie... (Come a se stessa, infastidita) Ma perché...
(Emmy, prima di varcare la soglia, si ferma di fronte alla madre, esita, poi l'abbraccia. Esce rapida. Nora è sola. Passeggia sola per la camera in un'ansia che dapprima riesce a dominare, ma che poi si fa palese nei gesti che non può contenere. È il momento in cui Kovrak appare sulla porta di fondo).
Kovrak Signora Lenz...
Nora (volgendosi) Beh!
Kovrak Non parto più... È impossibile: non parto più...
Nora (smarrita, cadendogli tra le braccia) Oh! Kovrak... Kovrak... Kovrak...
ATTO SECONDO
(La stessa scena del primo atto. È l'ora del tramonto. Sono in scena Gelsomina e Ruggero Santangelo).
Gelsomina(mentre dispone alcuni fiori in un vaso) Voi siete napoletano, eh! Beh: allora basta un segno per capirci... Ma proprio questa casa dovevate prendere di punta? Ci sono tanti alberghi; tante forestiere a Capri... E nossignore: qua...
Ruggero (sorridente) Ma a te che importa, Gelsomina?
Gelsomina (scandendo le paróle) Quella si deve sposare il capitano Andersen! Ci siamo intesi? Il ca-pi-ta-no Andersen...
Ruggero Gelsomina, senti a me: una volta si campa...
Gelsomina E proprio perché si campa una volta sola uno deve stare in pace col Signore...
Ruggero Va'... chiama la signora Emmy...
Gelsomina Io non la chiamo...
Ruggero La chiamo io, allora...
Gelsomina Insomma: la padrona non c'è... Torna domani da Napoli... A me mi hanno affidato la casa, e tutti gli oggetti che stanno nella casa... Signorino Ruggero, la signora Emmy è come un oggetto per me... E io senza permesso...
Ruggero Ma guarda un po': la mamma non ci bada e tu...
Gelsomina La mamma è svedese, e io sono napoletana... La mamma è la padrona ed io sono la serva... La mamma non capisce, e io capisco... Mò, voi, con la scusa di andare a pesca, stanotte...
Ruggero Ma Gelsomina...
Gelsomina Aspettate la padrona, e domani a sera farete il comodo vostro... Tanto i pesci là stanno...
(Entra dalla porta di destra Emmy).
Emmy Oh! Ruggero... Lei è già qui... Ha anticipato... Doveva venire alle sei...
Ruggero (cavalleresco ed estroso) Infatti... Mi ero avviato per la salita piano piano, tanto per perdere tempo... Ma poi è accaduto uno strano fenomeno... Mi son sentito muovere la strada sotto i piedi... (Controscena di Gelsomina) Il sentiero è diventato un « tapis roulant», e mi ha portato fin qui, in un baleno...
Gelsomina Non state a sentirlo, signora: quello una ne dice e due ne inventa... Che debbo preparare per la cena?...
Emmy Ma, Ruggero, non s'era detto che si cenava fuori?
Ruggero L'ho annunciato a Gelsomina, ma non l'ha capito... Lei ora si provveda d'un mantello, perché, di notte, a mare fa freddo... Scendiamo prima a Capri... Facciamo una passeggiata... Poi ceniamo, sotto la pergola, alla Marina Piccola... Verso le dieci ci imbarchiamo sulle barche da pesca... E là, tutta la notte... Poiché Gelsomina è incaricata della vostra custodia farà il sacrificio di salire sul terrazzo e di guardare fino all'alba i lumi delle nostre lampare... È un bellissimo spettacolo... Così la sua coscienza è a posto... Va bene, Gelsomina?
Emmy Che c'entra Gelsomina...
Gelsomina Niente, signora... Fate il comodo vostro... Soltanto, siccome la padrona torna domattina col vaporetto delle dieci, trovatevi a casa per quell'ora... Io non so dove siete andata, non so che cosa avete fatto: non so niente io... (Fa per avviarsi verso la scala).
Ruggero (cingendola alla vita) No, Gelsomina... Non prenderla così...
Gelsomina (sciogliendosi dalla stretta) Lasciatemi stare, signorino Ruggero... Voi a me non m'incantate... (Esce scontrosa dalla scala).
Ruggero (ridendo, con disinvoltura) Che tipo!... È gelosa...
Emmy (stupita) Perché?
Ruggero Perché ha capito che ti voglio bene...
Emmy È forse innamorata di te?
Ruggero Per l'amor di Dio...
Emmy E allora?
Ruggero È una gelosia istintiva che hanno tutte le donne che non hanno conosciuto l'amore... Invidiano l'amore degli altri...
Emmy (incantata) Mi vuoi bene, davvero, Ruggero?
Ruggero Oh!... E allora vuole difenderti da me... Sente che si prepara la più bella notte d'amore della stagione... E vuole impedirlo... È naturale... Sa tutto...
Emmy Le hai detto tutto?
Ruggero Non le ho detto niente... Ma sa tutto... Tua madre non può capire ma lei... Qui del resto l'hanno capito i ciottoli della strada, i fichi d'India che stanno sul cancello, le galline dell'orto: tutti: perfino Kovrak, ed è tutto dire! L'ho incontrato stamane, e mi ha detto: « Voi siete innamorato! ». Mi son messo a ridere. Ma avrei potuto dirgli: « Sì, sono innamorato di Emmy Helmer, svedese: sia benedetto il paese dove sei nato, Kovrak ». Evviva la Svezia, la Norvegia, la Scandinavia, Stoccolma, i fiordi! (Accalorandosi con enfasi meridionale) Il capitano Andersen che ti ha portata qui; tua madre che t'ha ospitata: evviva me, che t'ho scoperta; cuore mio, tenerezza mia, bambola d'oro, con gli occhi verdi, e questa carne senza un osso, liscia, soda e calda... (La stringe a sé).
Emmy (travolta) Ruggero...
Ruggero (staccandola da sé e contemplandola) Campione di nuoto...
Emmy Oh! Questo sì.
Ruggero (banale) E stanotte ti farò nuotare in un mare di baci...
Emmy Ruggero: come sei simpatico...
Ruggero Lo so: me lo dicono tutte le donne...
Emmy Io amo i tuoi occhi, Ruggero, perché quando mi guardi non capisco se fai per ischerzo o fai per davvero... Io non so dire tutte le parole che dici tu... Per noi è difficile pensare, così, in fretta... Ma quando diciamo una parola è quella...
Ruggero E dilla, questa parola. È tanto breve: Sì!
Emmy Sì! Lo sai...
Ruggero E allora, mantello al braccio e si parte...
(Su queste parole è apparsa Nora sulla porta di fondo. Ruggero ed Emmy sono volti di spalle alla porta e non la vedono. Nora ha una piccola valigia. Ha il cappello. È elegante ma semplice).
Nora (mentre depone sopra una seggiola la valigetta) Dove si va?
Ruggero (volgendosi, sorpreso) Oh! Signora: lei?
Emmy Buona sera, mamma...
Ruggero Ma non doveva tornare domattina, la signora?
Nora Buona sera, Emmy! Sono tornata, invece, con il vaporetto della passeggiata... Avevo sbrigato tutto a Napoli... E visto che facevo a tempo... Gelsomina è in casa?
Emmy Sì, mamma...
Nora (chiamando la domestica) Gelsomina...
Gelsomina (apparendo sul ballatoio e scendendo in fretta la scala) Oh! Signora... Ben tornata... che piacere!...
Nora Prendi il mio cappello... (Dà il cappello a Gelsomina: si ravvia i capelli, scuote il capo) Oh! che liberazione... Tutto il giorno con questa pentola sulla testa...
Gelsomina Ha ragione, la signora... Non c'è più abituata... Volete una tazza di tè? Sarete stanca: ve la porto subito... (Esce col cappello in mano).
Nora Sono un po' stanca, infatti... E tu dove volevi andare?
Ruggero(affrettandosi a rispondere) La signora Emmy stava sola... Io ho pensato che si annoiava... E allora, per divagarla... Oh! Niente! Una cenetta fuori... Eppoi, voi sapete, a Capri in questa stagione, fanno la pesca con i lumi ad acetilene...
Nora Le « lampare ».
Ruggero Precisamente. Non è vero che è molto interessante?...
Nora Sì... Ma, caro Santangelo, io dovrò pregarvi di rinunciare per questa sera... Ho da parlare di cose molto urgenti con mia figlia...
Ruggero (accusando il colpo) Signora, un vostro desiderio è un ordine per me... Mi dispiace: perché avevo tutto organizzato...
Emmy E proprio questa sera, mamma, dobbiamo parlare? Non si può rinviare a domani?...
Ruggero (conciliante) Si potrebbe fare così... La signora Emmy cenerebbe in casa... Eppoi potrebbe raggiungermi sul tardi al caffè... Verso le nove... In tre ore credo che la signora...
Nora Si vedrà, Santangelo... Tanto, al caffè, si balla...
Ruggero Sì, signora...
Nora E voi ballando potrete ingannare il tempo... Se Emmy non venisse vi sarete divertito tutta la sera... E non vi accorgerete che...
Ruggero Ho capito... (Fa per salutare; a parte a Emmy) Io vi attendo lo stesso... Buona notte a tutti...
(Ruggero esce per la porta di fondo. Le due donne ora sono sole. Pausa. Poi Nora parlerà lentamente, come tentando di organizzare i propri pensieri).
Nora Era tanto che mancavo da Napoli... Troppa gente... Poi, sul vaporetto cantavano... Qui, invece, il mio silenzio... (Si guarda intorno, siede, invita a sedere sua figlia) Ti confesso che ho fatto un gran sacrificio a muovermi di qui... Ma ora ne sono contenta...
(Pausa)
Ho chiesto a Santangelo di lasciarci sole, per parlarti subito... Perché, oggi, a Capri, con me è giunto Andersen: è andato a fissare una camera all'albergo... Verrà qui più tardi...
Emmy Andersen?...
Nora Sì: ma abbiamo il tempo di parlare... gli ho detto che venisse verso le otto... Ora sono le sei...
(Entra Gelsomina con il tè)
Grazie, Gelsomina...
Gelsomina Ve lo servo io?
Nora No: puoi andare; c'è la signora Emmy...
Emmy Sì, mamma...
(Gelsomina esce. Emmy prepara il tè).
Nora (mentre Emmy prepara il tè) Dunque... Non meravigliarti se faccio un breve preambolo... È necessario... Tu sai, Emmy, che io non ho mai messo bocca nelle cose tue...
Emmy Non ne abbiamo mai parlato...
Nora Come per un tacito accordo, è vero? E sai perché? Perché temevo che tu potessi non riconoscermene il diritto... Avresti avuto ragione, poiché dal giorno in cui ho abbandonato la casa di tuo padre, io ho rinunciato al posto che la vita mi aveva dato presso i miei figli...
Emmy Anche di questo io non ti ho fatto mai cenno...
Nora Te ne ringrazio... Ma ora la vita mi pone in una strana situazione... Per forza di cose sono gli altri che mi riconducono, sia pure soltanto nei tuoi riguardi, al posto che io volontariamente avevo disertato... Gli altri sono il capitano Andersen il giorno in cui ti ha affidata a me; tuo marito, oggi, che mi ha fatto chiamare dal nostro console a Napoli...
Emmy Mio marito?
Nora Sì: perché non è per me che sono stata chiamata a Napoli, è per te. Io credevo che si trattasse dei soliti impicci per la permanenza degli stranieri in Italia... Invece...
Emmy Di che si tratta, mamma...
Nora Ecco: tuo marito, non so come, ha saputo che stai qui, e, attraverso il console, ha creduto di rivolgersi a me, perché io ti parli del tuo divorzio...
Emmy Mio marito mette qualche condizione per concedere il divorzio?
Nora No... Tuo marito non intende concedere il divorzio... E chiede il mio intervento perché tu ti decida a desistere...
Emmy E tu, che hai risposto?
Nora Niente... Non potevo rispondere niente... Mi sono soltanto impegnata a riferire... Ed è quello che faccio...
Emmy E le ragioni?
Nora Mi ha scritto una lunga lettera... Dove parla di te, di lui, ed anche di me...
Emmy Posso leggerla?
Nora Eccola...
(Nora trae dalla borsa che aveva con sé nel viaggio una lettera e la porge ad Emmy. Emmy legge avidamente. Nora la guarda, la osserva, mentre sorseggia il tè. Nora conosce la lettera in ogni parola: l'ha letta e riletta durante il suo viaggio in vaporetto).
Emmy Mio marito è un avvocato... E scrive da avvocato... L'hai letta bene questa lettera?
Nora L'avrò letta dieci volte, durante la traversata; potrei ripeterla a memoria...
Emmy E che ne pensi?
Nora Penso che per quanto riguarda me, più che a lui, io dovrei rispondere a te... Ed è questo che voglio fare, prima che si entri nel dettaglio, se pure sarà necessario entrarci... Debbo dirti perché una sera, tanti anni fa, io ho abbandonato la casa di tuo padre, e i miei bambini... Tuo marito fa il processo a quella mia fuga, e mi pone di fronte a questo atto di accusa: « Tutto ciò che accade è colpa vostra! ». E soggiunge: « Ora potete riparare... Riparate... ».
Emmy A me non importa il sapere il perché e il come...
Nora No... Devi... lui non mi importa: non lo conosco...
Emmy E me mi conosci?
Nora Più di quanto tu creda... Anche se dopo tanti anni di lontananza io ti abbia avuta accanto a me, per un solo mese... Anche se in questo mese tu non ti sei mai aperta con me...
Emmy Non potevo.
Nora È giusto... Ma sono io che debbo aprirmi con te... Ci sono donne che passano per essere come campate fuori della vita... Sì... Io sarei una di quelle... Così mi giudica tuo marito... Evidentemente tale debbo essere se tutti coloro che mi hanno avvicinato, anche quelli che mi hanno voluto bene - la stessa Gelsomina, per esempio - mi hanno sempre considerata così: una donna che non sta né in cielo né in terra... È un destino... Che posso farci! Per tuo padre fui, fin dal primo giorno, la « lodoletta »: mi chiamò così sempre: mi guardò sempre come la bambina che aveva conosciuto al tempo del nostro fidanzamento; che io ero veramente come una bambina, allora...
Emmy Mio padre ti ha sempre rimpianta... E non ha mai potuto capire...
Nora Infatti: non ha capito... Ma vi ha detto la nostra vera storia?
Emmy Ha parlato sempre di un malinteso... le rarissime volte che ha accennato...
Nora Me ne accorgo anche da ciò che mi scrive tuo marito... In questo vostro padre è stato molto generoso... E invece, no: non è questa la verità: io sono andata via da casa Helmer, per aver commesso un reato...
Emmy (sorpresa) Come?
Nora Sì: una firma falsa su una cambiale... (Allo sguardo smarrito di Emmy) Vedi? Anche tu inorridisci... È una cosa grave, vero?
Emmy (spontanea) Certo...
Nora E allora... Ecco: una donna che fa delle firme false non è degna di stare in una casa onesta... E si punisce, andandosene... È quello che ho fatto io...
Emmy (incredula) No, mamma: se tu avessi commesso un simile reato, saresti incorsa, non so...
Nora No, no: la persona che avrebbe potuto denunciarmi fu generosa... Restituì in tempo la cambiale a tuo padre... Io non fui denunciata, ma prima che la cambiale giungesse nelle sue mani, tuo padre che aveva saputo, aveva già parlato, mi aveva già giudicata...
Emmy Ma perché l'hai fatto?
Nora C'era bisogno di danaro in casa... Tuo padre era ammalato: doveva curarsi; guadagnava poco; non potevo dargli preoccupazioni; doveva venire verso il Sud, a rifarsi al sole di quaggiù... Ed io mi procurai il denaro: così... Che c'era di male? Avrei pagato... E pagai, piano piano, con le mie piccole economie: perché lui non sapesse... Recitando la commedia della bambina viziata, pur di strappare qualche soldo in più, con i miei crescenti capricci... Poi, all'ultimo momento, lui seppe tutto...
Emmy E ti ha condannata per questo?
Nora Sì, cara. E ha avuto ragione. Perché anche se si ruba per salvare un malato, si è sempre un ladro. Manca il rapporto tra le due cose. Oppure, per scoprire questo rapporto bisognerebbe... bisognerebbe compiere un miracolo... Questo non fece tuo padre... Ed io d'improvviso me lo vidi crollare: non l'amai più; ed ebbi la lealtà di dirglielo. Pare che sia molto difficile essere leali, specialmente per noi donne. Avrei dovuto vivere con un estraneo. Io no. C'eravate voi, sì. Ma una donna che fa delle firme false non è degna di stare accanto ai propri bambini, non può educare i propri bambini: deve salvarli dal contagio... Lo disse tuo padre... Ecco perché me ne sono andata, perché sono qui... Ecco perché non avete avuto, mai più, mie notizie, per anni e anni...
Emmy Non hai mai pensato di tornare a casa?
Nora No... Ho tenuto la parola, preferendo questa vita tristissima... Era la sola cosa logica... Ma questo non ha importanza... L'importante è che tu sappia con chi parli... Dopo quello che ti ho detto credi che io abbia l'autorità di intervenire con una mia parola nella tua vita?
Emmy Debbo risponderti con franchezza?
Nora Assolutamente...
Emmy Tu, mamma, non puoi intervenire nella mia vita, perché non la conosci. Non te ne faccio una colpa. Dovrei raccontartela? La propria vita si racconta male. Né dò importanza alla storia della firma falsa e del tuo allontanamento. Ti sei regolata come hai creduto. Ma dopo le tue parole ho capito qualche cosa, che mi era vaga, e che mi si è presentata d'improvviso... Tu hai nominato più volte mio padre... È lì, in mio padre, in Torvaldo Helmer, la piaga: è un piccolo borghese, con i paraocchi: come non ha capito te, non capisce me. È lui che monta mio marito. E gli fa scrivere le lettere al console. È lui che teme gli scandali, e vuole l'ordine, alla superficie naturalmente, purché si salvi la facciata. Ebbene, mamma, puoi rispondere al console, che io rinuncio al divorzio...
Nora Rinunci? E il capitano Andersen?
Emmy Non so più che farmene del capitano Andersen...
Nora Che vuol dire questo?
Emmy Vuol dire che il capitano Andersen, quando verrà questa sera, saprà che Emmy non c'è: è uscita...
Nora Allora, tu intendi rientrare nella tua casa, accanto a tuo marito?
Emmy No... Non voglio legarmi a chicchessia, perché sono io la padrona della mia vita, e voglio disporne come mi pare e piace... Non ti scandalizzare di questo mio linguaggio...
Nora No... Io so che il divorzio da noi è praticato come un fatto normale... Ma so anche che tu hai abbandonato la tua casa, per un uomo che ami...
Emmy L'ho amato...
Nora E ora non l'ami più?
Emmy No. Perché dovrei mentire? E mentire a te che non hai mentito né a te né agli altri? In fondo l'unica persona che possa intendermi sei tu, che non hai ceduto al compromesso e all'equivoco... In questo io sono la tua erede, mamma! È questo il punto sul quale noi due possiamo trovare una coincidenza... Se vuoi finalmente per la prima volta intervenire nella mia vita, dovresti aiutarmi in questo...
Nora Cioè?
Emmy Far capire ad Andersen che più nulla può sperare da me... Non lo amo più: ne ho la repellenza fisica: è un estraneo, ecco, un estraneo... Fa' che se ne vada: fa' che capisca, fa' che mi liberi...
Nora (dopo una pausa) C'è un altro uomo nella tua vita?
Emmy Forse.
Nora Quel ragazzaccio?...
Emmy Chi?
Nora Quello delle « lampare »?
Emmy Ma non esistono ragazzacci nell'amore: esistono uomini che piacciono e uomini che non piacciono...
(Entra Andersen dalla porta di fondo: si ferma sulla soglia. Fa un cenno di saluto. Emmy scorgendolo)
Questo non mi piace più...
(Emmy, senza volgersi verso Andersen, esce rapida dalla destra).
Andersen Buona sera, signora.
Nora Buona sera, Andersen...
Andersen(guardando la porta donde è uscita Emmy) Ma... ed Emmy?
Nora (incerta) Non so: è andata di là... Torna subito...
Andersen Le ha detto che il marito...
Nora Sì: gliel'ho detto...
Andersen Ed Emmy che ha risposto?
Nora Che rinuncia al divorzio...
Andersen(sorpreso) Come?
Nora Non so... Ne parlerà con mia figlia...
Andersen Vorrei prima parlare con lei, signora... Me lo permette?
Nora Prego... Vuole una tazza di tè... Sarà un po' freddo...
Andersen Non importa... Grazie...
Nora Un momento...
(Nora va verso un mobile, prende una nuova tazza da tè. Versa il tè nella tazza. Andersen, intanto, ha fissato l'uscio della camera di Emmy. Nora gli offre il tè).
Andersen(dominandosi) Grazie... Anzitutto, signora, non vorrei dimenticarlo, io debbo pagare il fitto della camera e della pensione per il mese venturo. (Trae dalla tasca il portafoglio).
Nora No, capitano Andersen...
Andersen Perché? Quando io ho impegnato la camera noi abbiamo fissato dei patti... So che lei vive di questi proventi...
Nora Sì... Ma io ospito mia figlia...
Andersen D'accordo: ma la camera era fissata da me, per la mia fidanzata... Io spero, signora, che ormai, dopo un mese di convivenza con Emmy, dopo i pochi rapporti che lei ha avuto occasione di avere con me, si sia persuasa che la mia non è un'avventura, e che il capitano Andersen ormai può essere considerato come una persona di casa...
Nora Io ho molta simpatia per lei, Andersen.
Andersen Grazie... Questa è già una cosa...
Nora Per quanto riguarda il fitto e il resto vorrei che comprendesse la mia situazione...
Andersen Sta bene, signora: vuol dire che ne parlerò con Emmy.
Nora Ecco: ne parli con Emmy...
Andersen(levandosi e andando verso la camera di Emmy) Ma che fa Emmy...
Nora Andersen! (Andersen si ferma) La lasci stare... Abbia un po' di pazienza...
Andersen(un po' perplesso) Scusi: ma mi ha visto o non mi ha visto entrare? Non mi ha neppure detto « buona sera »...
Nora Glielo dirà dopo...
Andersen Molte cose avrà da dirmi « dopo »... Ma sa che in due settimane non mi ha scritto che una cartolina? Non ne faccio una tragedia, ma... signora: sua figlia ha abbandonata una casa per me... Noi non siamo avvocati, artisti, intellettuali che giocano col matrimonio: noi, gente di mare, facciamo sul serio; vogliamo farci una famiglia, e mettere al mondo dei figli. E per questo navighiamo: per ritirarci col gruzzolo che serve a vivere sulla terra ferma. E goderci la nostra donna e le nostre creature. Io, questo, sogno per sua figlia...
Nora È un bellissimo sogno, capitano Andersen...
Andersen Anche lei, signora, dovrebbe esserne contenta... Perché quella sera, al ballo di Oslo, poteva incontrarsi con un mascalzone...
Nora Certo...
Andersen Io voglio farne la mia regina... E se il marito non vuole concedere il divorzio, io vado a Stoccolma, e levo di mezzo gli avvocati, e gli parlo, e gli dico: « Ma se una donna non vuole più starci con te, puoi costringerla? ». Ora non capisco come Emmy, dopo che lei le ha parlato, piuttosto che insistere per avere il divorzio, si sia decisa a rinunciarvi.
Nora Così mi ha detto...
Andersen A lei l'ha detto... Ma deve dirlo a me...
(Si è levato per la seconda volta e si è avviato verso la camera di Emmy).
Nora (tentando di fermarlo) Andersen...
Andersen No... No... Signora: mi lasci fare... (Picchia all'uscio di Emmy) Emmy... Emmy... (Volgendosi a Nora) Beh?... Emmy...
(Si apre l'uscio: appare Emmy. Ha sul braccio un mantello greve. Ha raccolti i capelli in un fazzoletto di seta).
Emmy (fredda) Che c'è?
Andersen(subito dominato dalla donna) Buona sera, Emmy. Come va?
Emmy Bene... Ero pronta per uscire...
Andersen Uscire?
Emmy Non gliel'hai detto, mamma?
Andersen Un momento. Tua madre non mi ha detto niente...
Emmy Te lo dico io: ho un appuntamento: vado a pranzo fuori...
Andersen Con chi?
Emmy Non ho l'obbligo di risponderti...
Andersen(smarrito, a Nora) Signora! Ma che accade, signora...
(Intanto Emmy, imperturbabile, si è avviata verso la porta)
Emmy... (Fa quasi per rincorrerla).
Nora (con un grido lo ferma) Andersen...
(Andersen si ferma: quasi vacilla. Emmy è uscita).
Andersen(cade a sedere sopra una sedia) Emmy...
(Nora è rigida, lo guarda. Pausa. Come a se stesso)
Ma che accade?... Che accade?...
(Pausa. Poi guarda verso la porta donde è uscita Emmy)
Ma che scherzo è questo?... « Non ho l'obbligo di risponderti ». Se ne va... Così!... Non si volta neppure!... Ma voi vi permettete questi scherzi con noi uomini di lassù... (Tumultuariamente) Anche lei: anche lei, quella sera, quando se n'è andata da casa sua, suo marito non l'ha presa per il braccio, e non le ha detto: « Qui devi restare! ». (Pausa: poi tornando al suo smarrimento) Che faccio ora? Che faccio? T'imbarchi; navighi: mare, sempre mare. E ti passa la voglia di toccare questa maledetta terra. Ma dove è andata? Mi dica dove è andata.
Nora Non lo so...
Andersen Con chi? Chi l'aspetta?...
Nora Non lo so...
Andersen Io l'avevo affidata a lei. Ma lei chi è, allora? Che conta?...
Nora Niente, Andersen: io non conto niente... (Con pietà) Ma lei è molto povero, in questo momento...
Andersen Lo capisce? Capisce che ho perduto tutto?
Nora Solo: è vero, Andersen? È terribile essere soli. Ma lei stesso ha detto: «Se una donna non vuole starci con te, puoi costringerla? ». Può costringerla? Mi dica se può costringerla. E non è forse preferibile questa verità, che fa tanto penare, piuttosto che l'inganno d'una slealtà, che ci farebbe vivere una vita falsa e ipocrita?
Andersen Allora lei giustifica sua figlia...
Nora No, Andersen: è la verità... È ancora la verità che io dico a me stessa, come se lei non ci fosse, come se non m'ascoltasse... Non l'ama più: ecco, non l'ama più! Immagini che lei non amasse più Emmy, e mia figlia si disperasse, piangesse: forse ne avrebbe pietà: ma dovrebbe mentirle per alleviare la sua pena. E poi? Immagini che la sposasse senza amarla... Una catena al piede, tutta la vita... Non si può vivere tutta la vita con una persona che non si ama... La gabbia: diventa la gabbia...
Andersen È vero... (Ironicamente) Sicché io dovrei chiamarmi fortunato... E già! In pochi minuti io avrei regolarizzato una posizione che poteva compromettere tutta l'esistenza... È vero, signora? Congratulazioni, capitano Andersen, per lo scampato pericolo...
Nora Io le ho parlato così, perché lei è un uomo di lassù... Un uomo di quaggiù non avrebbe capito: non avrebbe fatto, come fece mio marito... L'amore è diverso, qui...
Andersen Noi, invece, ce la portiamo dentro la tragedia... È vero, signora? (Abbattuto) Sono tanto stanco... Permette? (Siede) Un minuto... Le toglierò subito l'incomodo...
Nora No, Andersen: io soffro quanto lei, in questo momento...
Andersen(scuotendo il capo) Sono gli ultimi istanti in cui noi stiamo insieme... Strano! Poi non ci si incontra più... Com'è vasto il mondo... E noi vogliamo chiuderlo in un guscio di noce.
Nora Già...
Andersen Finché viene un topo e lo rotola... E qualche volta lo trascina fin sul ciglio di un abisso... E il guscio precipita, balza, vola, batte sopra una roccia, si spacca... Questo topo si chiama « verità »... Si opera in nome della verità... È una bella bandiera! Ma non è detto che non celi i nostri egoismi, le nostre pazzie, la nostra sciagurataggine, la nostra umana insensibilità... Non ci si incontra più... Pensi: è probabile che io non incontri più Emmy... E sognavo di dividere il sonno con lei ogni notte... (Levandosi di scatto) Non l'ho mai conosciuta; non so chi sia... Le dirà, signora, che il capitano Andersen non ricorda di avere incontrato nella sua vita una donna che si chiamava Emmy... Così le tolgo anche l'incomodo del ricordo... Niente... Non esiste più... Non esiste Capri, questa casa, lei... Più... Ecco... Sono soltanto rammaricato di avere senza volerlo, ricondotta lei, in un mondo che aveva decisamente abolito... Mi perdoni, signora... Il capitano Andersen la saluta...
Nora Mi perdoni lei, per averle detta la verità...
(Andersen esce, dopo un inchino, quasi militaresco. Nora lo segue con lo sguardo. Poi raccoglie le tazze del tè. Chiama Gelsomino. Gelsomina appare sul ballatoio con un fiasco di vino, e una grossa anguria).
Gelsomina Abbiamo avuto le provviste. Kovrak ha mandato il mellone e il vino... Dice che questa sera viene a cena da noi... Allora bisognerà preparare per quattro...
Nora No: per due: il capitano Andersen e mia figlia cenano fuori...
Gelsomina Ah! Beh! Questo mi fa piacere... Così quel moscone resta con tanto di naso... E il capitano Andersen ha pagato?
Nora (dopo una pausa) Ha pagato...
Gelsomina Meno male... Perché con tutta questa confusione: madre, figlia, fidanzati... Già per me quei due, lasciatemelo dire, non sono fidanzati... Vostra figlia è sposata e non può, quindi, fidanzarsi... La Santa Chiesa dice così... Se quei due si sposano, si sposano sull'altare del diavolo...
Nora Ma potrebbero anche non sposarsi...
Gelsomina Davvero? E così la signora Emmy tornerebbe... Solo così il Signore potrebbe perdonarla...
(Kovrak è apparso sulla porta di fondo. Reca una cartella sotto il braccio).
Kovrak Si può?...
Gelsomina Ora ci domanda anche se si può... Vi presentate con queste provviste... (A Nora) Datemi le tazze...
(Nora porge le tazze che aveva poggiate sul tavolino. Kovrak è entrato: veste a gambe nude; è bruciato dal sole: tipico forestiero di Capri. Gelsomina risale la scala, con tazze, mellone e fiasco. Kovrak si avvicina a Nora, con la cartella).
Kovrak Vi avevo promesso i nuovi disegni per i fazzoletti... Ecco... (Apre la cartella e ne estrae i disegni) Ai quattro angoli un ficodindia per parte: maturo... Rosso con queste sfumature violacee,.. Da riprodurre sopra una seta bianca, o azzurro chiaro... Lanciamo la moda dei fichidindia... Questi sono i « cactus »... E questa è la « bella di notte »... Che ve ne pare?
Nora (distratta) Sì.
Kovrak Sì?! Ma avete capito che questo è il fazzoletto mediterraneo? Il fazzoletto-protesta dell'anima mia? È la giustificazione per la quale io non mi sono mosso da Capri? Io mando questi quattro fazzoletti a mia madre. E mia madre capisce. E riapre la borsa al suo bambino. Perché io vivo di debiti. Debiti di qua, debiti di là. E tutti mi fanno credito.
Nora (c. s.) Sì...
Kovrak (un po' sorpreso a questi automatici « sì ») Ma che avete? Non vi piacciono questi disegni? Abuso forse della vostra ospitalità, invitandomi a cena?
Nora (non rispondendo a Kovrak) Io credo di essere sprovvista di carità cristiana...
Kovrak Ma che c'entra questo con i fazzoletti...
Nora Sono bellissimi i vostri disegni...
Kovrak Ah! Vi piacciono? Ne sono contento... (Ammira i disegni).
Nora (riprendendo il suo soliloquio) Noi protestanti puntiamo sempre all'assoluto... Voi, per esempio non sapete conciliare il vostro paese e l'Italia... O l'uno o l'altra... E fate soffrire vostra madre, per la vostra verità... Ma che cosa è questa verità?
Kovrak È una domanda che non mi son fatta mai... Per me la verità è un bel quadro... E per voi?
Nora (cercando le parole) Direi che è un cristallo limpido che sta tra noi e la vita... Ma gli uomini amano forse al posto del cristallo limpido i vetri colorati, i vetri appannati, opachi, deformanti... Caro Kovrak, la verità è crudele... Io sono stata crudele con un pover'uomo, pochi minuti fa: per dirgli la verità; e forse quell'uomo non desiderava la verità...
Kovrak (che l'ha seguita con ansiosa attenzione) Ma che andate dicendo! Scommetto che oggi ne avete combinata una delle vostre...
Nora ... non desiderava la verità!
ATTO TERZO
(La stessa scena del primo e del secondo atto. Notte tarda. La porta di fondo è spalancata: tra i rami degli alberi si scorge lo stellato. In scena stanno Nora e Kovrak. Kovrak siede sopra un divanetto e fuma la pipa. Nora siede, discosto, sopra una sedia. Tacciono. Nora si leva dalla sua sedia e va verso la porta a vetri: guarda l'orizzonte. Kovrak la segue con lo sguardo. Nora torna l'erto la sua sedia. Kovrak seguita a tacere. Sul ballatoio della scala si affaccia Gelsomina. Dall'alto interroga Nora).
Gelsomina Beh! Non è tornata?
Nora No... È inutile che tu me lo chieda ogni quarto d'ora... Quando sarà tornata ti chiamerò...
Gelsomina Ve lo chiedo perché la cena s'è freddata... Son due ore che aspetto per servirla...
Nora Cena tu e va' a letto...
Gelsomina Non lo dico per me... Lo dico per voi...
Nora Non ti occupare di me... (Con uno scatto) E non mi seccare, non mi seccare...
Gelsomina Sta bene, signora... (A Kovrak) Meno male che sua figlia ha perduto l'abitudine di venire a cena qui: perché se si dovessero aspettare i comodi della signora Emmy...
Nora (dandole sulla voce) Gelsomina!
Gelsomina Non parlo più: non parlo più... (Esce).
Nora (riprendendosi) Scusatemi, Kovrak...
Kovrak Prego, signora...
Nora È peggio d'una campana a morto... Sa che mi dà fastidio, e insiste... Che ore sono, Kovrak?
Kovrak (guardando l'orologio) È l'una passata... Ma non vi preoccupate... A Capri d'estate la vita comincia a quest'ora...
Nora Sì... Ma non si tratta di questo...
Kovrak Volete che vada giù in piazza, al caffè? Può darsi che stia lì... Le dico che voi siete inquieta...
Nora Non sono inquieta, Kovrak...
Kovrak Le dico che l'attendete per cenare...
Nora Non ne ho più voglia...
Kovrak Scusate... E che le dico?
Nora Niente... Piuttosto voi andate: è già tardi. Vi ringrazio della vostra compagnia: di queste sere che passate qui, e forse vi divertireste a star fra la gente...
Kovrak Mi mettete alla porta?
Nora No, caro... Ma non trovo giusto che voi perdiate il vostro tempo con me... Anche perché la cosa non è divertente...
Kovrak Francamente, se debbo dir la verità, ad onta di tutto il mio disordine e delle recriminazioni di Gelsomina, penso che si stava meglio quando l'occupavo io quella stanza...
Nora Non saprei...
Kovrak Lo so io... Che ci avete guadagnato?... Non vi ho mai vista in questo stato...
Nora Quale stato?
Kovrak Non vorrete dirmi che da quella sera del mellone, qui si nuota nell'allegria...
Nora Sono mai stata allegra, io?
Kovrak Questo non posso dirlo... Ma, insomma, si passava qualche serata in santa pace...
Nora In letargo...
Kovrak Beh! Sia pure in letargo... Se è così, meglio non destarsi...
Nora Dipende... Eppoi non siamo noi a destarci: è la vita che ci desta... Del resto tutto questo è ridicolo; terribilmente ridicolo... Mia figlia è uscita tante sere, ed io ho cenato, sola, e sono andata a letto senza attenderla...
Kovrak Giusto... Non è una bambina di tre anni... Tutto in regola...
Nora E ad onta di ciò... Chissà perché stanotte...
(Sotto l'arco della porta di fondo appare Emmy: indossa un mantello di lana di Capri bianco).
Emmy Buona sera... Mamma, a quest'ora ancora in piedi?
Nora (risollevata e dominandosi) Già! Kovrak è venuto a trovarmi, e mi sono attardata a parlare con lui...
Emmy Non mi avrai atteso per la cena?!...
Nora No... Non avevo sonno... Ecco tutto... E tu?
Emmy Io ho già cenato... Sono stanca: vado a dormire... Anche perché forse domattina dovrò alzarmi presto... Permettete... Buona notte...
(Emmy va nella sua camera).
Kovrak (un po' irritato dell'atteggiamento di Emmy) Vedete? Tutto in regola... Allora io posso andarmene...
Nora Grazie, Kovrak...
Kovrak Però... Voi mi promettete...
Nora Che cosa?
Kovrak Che anche voi andate subito a letto... Ora vado ad Anacapri...
Nora A che fare?
Kovrak Ho un appuntamento con la luna! Al ritorno voglio che questa porta sia chiusa e le luci spente... Intesi?
Nora Ve lo prometto... Buona notte.
Kovrak Buona notte!... (Mentre sta per uscire, volgendosi) Ma vostra figlia non si accorge di niente?
Nora Mia figlia esce al mattino... Quasi sempre sta tutta la giornata fuori... Ritorna a notte; e credo che stanotte abbia anticipato... La vedo e non la vedo...
Kovrak Tutto in regola... (Si è avviato a uscire: mentre sta per varcare la soglia) No... meglio quando c'ero io qui... Prima che vostra figlia vi rendesse madre... Ma davvero volete affliggervi? Pensate alla salute, come si dice qui... (Esce).
(Nora guarda l'uscio della camera di Emmy. Si dirige decisamente verso l'uscio).
Nora (è giunta presso l'uscio, si ferma) No... (Comprime il suo impeto. Si domina).
(Sul ballatoio appare Gelsomina).
Gelsomina Dalla finestra l'ho vista rientrare... Sì: perché quando voi non dormite Gelsomina non dorme...
Nora (facendole segno di tacere) Sst...
Gelsomina E chi parla...
Nora Portami una tazza di latte...
Gelsomina Una tazza di latte?
Nora Sì... Mi basta: non ho voglia d'altro...
(Gelsomina fa un gesto come per significare la sua meraviglia. Scompare per la porta che dà sul ballatoio. Nora va verso la porta a vetri. La chiude. Chiude anche i battenti. Gelsomina scende dalla scala con la tazza di latte).
Gelsomina (porgendo la tazza a Nora, intenzionalmente) Io naturalmente non parlo...
Nora (mentre beve il latte) E fai benissimo...
Gelsomina E... dove è stata fino a quest'ora?
Nora Ma a te che importa?
Gelsomina No: per sapere se ha cenato...
Nora Ha cenato, ha cenato...
Gelsomina Ah! Se ha cenato, io posso andarmene a letto...
Nora Precisamente... E buon sonno...
(Gelsomina sale la scala con la tazza che Nora ha vuotato. Sul ballatoio si volge a parlare a Nora).
Gelsomina Debbo dirvi, però, che con tutte queste storie voi ci perdete la salute...
Nora È cosa che riguarda me...
Gelsomina D'accordo... Ma io ve lo debbo dire...
(Gelsomina esce per la porta del ballatoio. Nora è sola. Mette un po' d'ordine per la stanza. D'improvviso s'ode picchiare alla porta).
Nora Chi è?
La voce di Ruggero Santangelo Sono io, signora...
Nora (si reca alla porta, l'apre) E che volete?!...
Ruggero (entra e lascia la porta semichiusa) Scusate, signora, se mi permetto... Volevo soltanto sapere se la signora Emmy è tornata...
Nora Sì: è tornata...
Ruggero Da quanto tempo?...
Nora Un quarto d'ora fa...
Ruggero Un quarto d'ora fa?
Nora Sì: perché?
Ruggero No: l'importante è che sia tornata...
Nora Scusi, ma perché si è tanto preoccupato al punto di venire a quest'ora...
Ruggero Emmy dorme?...
Nora Credo... Si è chiusa nella sua camera: era stanca...
Ruggero Allora posso parlare...
Nora Che ha da dirmi?
Ruggero Venga qui, signora... (Conduce Nora lontana dall'uscio della camera di Emmy) Signora, io le parlo a scanso di responsabilità... Non vorrei che domani si dicesse: Ruggero Santangelo. Ruggero Santangelo si è condotto come si conduce sempre... Ruggero Santangelo passa sei mesi all'anno a Capri, e se la spassa... Ecco tutto... Bisogna mettere a base della discussione questa parola: Spassarsela! Signora mia, si campa una volta sola! Ma quando uno è nato col verme dello « spasso », come volete che prenda le cose sul serio...
Nora Non capisco...
Ruggero È logico... Anche lei è una di quelle che non capiscono... Sua figlia s'è innamorata di me... Che vuol farci? Del resto lei lo sa...
Nora I o non so se abbia fatto bene...
Ruggero Non lo so neppure io, signora... Ma s'è innamorata... È un fatto che mi capita spesso... A me, poi, piacciono le forestiere... Ecco perché ho fatto di Capri il mio quartier generale... Vengono qui: stanno un mese: Amore, amore! Poi se ne vanno, e chi s'è visto s'è visto... Ma da questo esser messo nella condizione di un uomo che può da un momento all'altro correre qualche rischio...
Nora Perché?
Ruggero Scusi: ma sua figlia non le ha detto niente?
Nora No... Niente...
Ruggero Non le ha detto che il capitano Andersen... Qui c'è un equivoco, signora... Insomma il capitano Andersen aveva deciso di non farsi più vivo... Questa sera, invece, è tornato... Sta a Capri... Ma non sta come uno che viene, qui, in villeggiatura... Io non so che cosa sia accaduto questa sera fra loro due...
Nora Fra loro due?
Ruggero Mi spiego... Io son venuto a disturbarvi a quest'ora, perché volevo assicurarmi che Emmy... Non si sa mai... In fondo è una cara figliola... E, diciamolo pure, un senso cavalleresco l'ho anche io...
Nora Ma che cosa è accaduto, Santangelo, questa sera...
Ruggero È accaduto... che fino alle undici Emmy ed io siamo stati insieme... Avevamo cenato alla « Marina piccola »: una cenetta... Stavamo alla nostra tavola, noi due...
Nora Emmy era attesa qui per la cena...
Ruggero Sì... E sono stato io che l'ho decisa a non tornare a casa... Non l'avessi mai fatto, signora... Sa: certe situazioni... Insomma: d'improvviso, abbiamo visto sbucare sulla terrazza della trattoria, indovinate chi? Andersen... Si è seduto a una tavola di fronte alla nostra, e ha ordinato una bottiglia di cognac...
Nora E voi?
Ruggero Eh! Noi! Io ho detto subito a sua figlia: Andiamo via! Ma sua figlia ha una testa dura! È una donna compromettente. Per fortuna Andersen è svedese: perché se fossi stato io al suo posto...
Nora Che sarebbe accaduto?
Ruggero Forse non sarebbe accaduto niente, ma insomma... Certi che in mezz'ora s'è scolata la bottiglia di cognac... E guardava: guardava con certi occhi: tanto che noi due non potevamo più parlare...
Nora Poi?
Ruggero Poi s'è alzato ed è venuto di filato verso la nostra tavola... Io mi son detto: Ci siamo! E invece: gentilissimo. Si è inchinato, e con un sorriso ha chiesto a Emmy se era disposta a concedergli qualche minuto: senza « disturbare », intendiamoci: voleva dirle qualche cosa. Ha chiesto permesso anche a me...
Nora Ed Emmy...
Ruggero Emmy s'è alzata ed è andata con lui... Mi ha detto: Aspettami, Ruggero... Aspetta, aspetta, signora: è l'una e mezzo ed io aspetto ancora...
Nora Emmy, come lo ho detto, è tornata a casa...
Ruggero Ah! questo risolve tutto... Per il momento almeno... Perché io tengo a dichiararle, e l'ho detto anche a sua figlia stasera, io non voglio essere un ostacolo tra Emmy e Andersen... Già, non posso: finché si tratta, che so, d'un incontro, diciamo così, non impegnativo... Non vorrei che sua figlia credesse...
Nora Già...
Ruggero E già, signora... Se sua figlia non l'ha capito, è bene che glielo spieghi lei...
Nora (ironica) E lei perché non sale sul vaporetto, domattina, e se ne va a Napoli?
Ruggero Sì, anche a questo avevo pensato...
Nora (sempre più ironica) E da Napoli a Roma... Eppoi: su su: scompare... Senza salutar nessuno... Non dà più notizie di sé... È probabile che più facilmente mia figlia capisca...
Ruggero Sicché lei mi consiglia...
Nora Se la squagli, come si dice qui... Si metta in salvo dalle insidie di mia figlia e del capitano Andersen...
Ruggero Perché? Lei crede che il capitano Andersen...
Nora Non farà niente, il capitano Andersen: a Capri, si dovrebbe fare una strage, di uomini come lei... Ci lasci in pace, Santangelo: poteva pensarci un po' prima, questo sì...
Ruggero (quasi offeso) Mi dispiace, signora, che lei interpreti...
Nora Io mi son sempre meravigliata che mia figlia si occupasse di lei...
Ruggero (un po' vano) Spero che non se ne penta...
Nora No: non se ne pentirà... Noi non ci pentiamo mai...
(Appare d'improvviso Emmy in vestaglia: i capelli arruffati).
Emmy Ma volete finirla?... Scusa, mamma... Io debbo dormire... Voglio essere lasciata in pace... (Rientra nella sua camera, battendosi alle spalle la porta).
Ruggero (dopo un'esitazione) Lei sa che io non volevo disturbare... Me ne vado, signora... Buona notte... (Va verso la porta di fondo, l'apre, e arretra) Andersen...
(Nel vano della porta appare rigido Andersen. Esita. Poi entra: chiude la porta).
Andersen(a Ruggero) Non vada via, lei...
Ruggero E chi si muove...
Andersen E non abbia paura... Non le torcerò un capello... È bene che stia qui... (A Nora) Buona notte, signora...
Nora Buona notte, Andersen...
(Andersen si avvicina a Nora e le bacia la mano. Poi si appoggia alla spalliera d'una sedia, quasi che non si regga in piedi. Pausa).
Andersen Sono stato sino a questo momento, appoggiato al davanzale della finestra di Emmy per sentire il suo respiro... Ora è uscita dalla sua camera ed è venuta qui... Sono corso alla porta... Dov'è? Dov'è andata?
Nora È rientrata nella sua camera... Ma la prego, Andersen, parli a bassa voce...
Andersen(alzando la voce) No: voglio che mi senta... Voglio che sappia che sto qui... (Con tono più basso, come parlando a se stesso) Si gira, si gira e si torna al punto di partenza... Me ne sono andato: ho bruciato i ponti... Sono ripartito dieci giorni fa da Amburgo, ho toccato Marsiglia, Genova, Napoli... Avevo giurato a me stesso che non sarei mai più tornato qui... E son tornato...
Ruggero (secondandolo) Ha fatto benissimo, Andersen...
Andersen Ho fatto bene? L'importante è che Emmy torni a me... Perché tu puoi farne a meno, ma io no... Gliel'ho detto... È per questo che mi sono avvicinato alla vostra tavola e ho pregato Emmy di seguirmi: per dirle questo... Che può apparire un segno di miseria, e non è miseria: quando si ama non esiste miseria... Dentro di me, è così... E allora che bisogno c'è che io mi camuffi, e burli me stesso e gli altri: mi metto a cuor nudo. E non ho vergogna di niente. Non ti odio, quindi, è come se tu non esistessi. Esiste Emmy...
Ruggero Ecco: io avevo spiegato alla signora...
Andersen Che cosa?
Ruggero Che ci eravamo incontrati, questa sera...
Andersen Questo lo posso spiegare io: tu no: (battendosi il petto) perché tu non stai qui dentro... È terribile, signora, essere abbandonati quando si vuol bene... Ma pensi, se suo marito le voleva bene, quello che ha patito... quello che patisco io... Ma io non voglio essere abbandonato, a costo di vivere nella menzogna...
Nora Questo è egoismo...
Andersen E il suo? E quello di Emmy? Non mi importa se il marito consenta o no al divorzio: non ho bisogno del suo divorzio per vivere con Emmy.
Ruggero (spontaneo) Ha ragione... (A uno sguardo di Andersen) No, no, io vi dò ragione...
Nora Santangelo...
Ruggero Dica, signora...
Nora Le sarei grata se tacesse... Anzi, le sarei grata se ci lasciasse liberi...
Ruggero Oh! Per me, signora... (Fa per avvicinarsi alla porta).
Andersen No: resta qui... Te l'ho detto: è bene che tu stia qui... Perché anche tu devi vedere quanto io l'ami...
(Tace, in una lunga pausa, ha voce gli si strozza)
Emmy... Emmy...
(Avanza verso la porta di Emmy: col capo curvo grida il nome della sua donna)
Emmy... Emmy...
(È teso verso la porta, come se da un momento all'altro debba sfondarla con una spallata).
Ruggero (accorre presso Andersen, tenta di allontanarlo dalla porta) Andersen: su via: ma che fate...
Andersen(testardo) No: lasciami: mi deve vedere così... Tutti mi dovete vedere così... Emmy, Emmy... (E poiché la porta non si apre) Hai un cuore di pietra... Un cuore di pietra...
Nora (avvicinandosi ad Andersen) Andersen, vada via... Tornerà, domani... Stanotte, no... Stanotte non può parlare con Emmy...
Andersen(che si è allontanato dalla porta, vago)
La sera del ballo di Oslo pareva una stella... Una stella!... Il giorno dopo la condussi da mia madre. Dissi: questa è la mia fidanzata... E sarà la mia sposa, anche se non la sposerò... Questo deve dirle... Che la porterò via, ad ogni costo... E lei verrà con me...
Nora Lo dirò, Andersen...
Andersen Ecco: basta questo... Perché sappia che Andersen ha tentato di dimenticarla, e non l'ha dimenticata: non può dimenticarla; non la dimenticherà mai...
Nora Dov'è il vostro albergo?
Andersen Sulla via di Tragara...
Nora Santangelo...
Ruggero Vuole che l'accompagni io?
Andersen Sì: accompagnami tu... Tanto...
Ruggero Andiamo, Andersen...
(Andersen si guarda intorno, fissa la porta della camera di Emmy).
Andersen Un cuore di pietra... (Con altro tono) Stella! Una stella!
(Andersen mette il braccio sotto il braccio di Ruggero. Con passo stanco si avvia verso la porta. Escono. Nora chiude la porta, ma lascia aperti gli scuretti. Si raccoglie. Poi va risoluta verso la porta di Emmy. Picchia. Emmy in vestaglia appare sulla porta).
Emmy Se n'è andato?
Nora Sì: siamo riusciti ad avviarlo...
Emmy Era ubriaco...
Nora Forse... Ma tu ora vieni qui...
Emmy Preferirei che mi si lasciasse in pace... Ho sonno...
Nora E il sonno ti passa, com'è passato a me...
Emmy (sedendo) Potevano fare a meno di venire, l'uno e l'altro... Mi inseguono da tre ore... Potevano andarsene a dormire ognuno per proprio conto... Più che per me, mi secca per te...
Nora No, cara... La mia presenza è servita a qualche cosa... Ma, dopo quanto è accaduto, desidero sapere che cosa hai deciso di fare...
Emmy Parto domattina col primo vaporetto...
Nora Per andar dove?
Emmy Non lo so... Parto...
Nora Sullo stesso vaporetto è probabile che incontri Ruggero Santangelo...
Emmy Fingerò di non conoscerlo, se non sarà lui a fingere di non conoscere me... Non conosco nessuno... Se ne sono andati insieme, è vero? Ora parleranno male di me, per la via di Tragara, e sulla soglia dell'albergo si stringeranno la mano, si troveranno finalmente d'accordo, (ridendo) si abbracceranno forse... Ha urlato come una bestia, dietro quella porta... Ed io non mi sono mossa. Dicevo a me stessa: Urla, urla: ti passerà!
Nora Perché fai così?...
Emmy Che vuoi che faccia, mamma...
Nora Tu, dunque, domattina vuoi partire?
Emmy E perché dovrei restare? Per metterti a soqquadro la casa? Tu dovresti stare a letto già da tre ore, e per colpa mia vegli ancora, stanotte...
Nora Ti ripeto, non te ne ho fatto un rimprovero...
Emmy Ma lo faccio io a me stessa... È l'unica cosa di cui mi rammarico... Buona notte, mamma... (Fa per avviarsi verso la camera).
Nora No resta: ti prego...
Emmy Ho da far le valigie...
Nora Ci sarà Gelsomina, domattina, a fartele... Ti aiuterò io stessa, se occorrerà... Tante sere sei stata in piedi fino all'alba per gli altri... Puoi fare il sacrificio di perdere qualche minuto del tuo sonno per me... No?... Ti chiedo troppo?
Emmy (siede) Che hai da dirmi?...
Nora (dopo una lunga pausa) Voglio dirti che questa è l'ultima sera in cui stiamo insieme. (A un gesto di Emmy) No: non m'illudo... So che quando sarai partita non tornerai più in questa casa... Tornerai a Capri, sì, perché si torna a Capri, ma in questa casa no... E allora debbo dirti qualche cosa prima che tu te ne vada... Con calma! Tu sei un poco agitata questa sera: lo sono anch'io... Ma noialtre di lassù con un po' di buona volontà sappiamo dominarci. È vero? Non sappiamo gridare, ma al momento buono ritroviamo tutta la nostra freddezza, per dire ciò che dobbiamo dire. (Decisa) Dunque tu non mi hai cercata ed io non ti ho cercata: ciò significa che non avevamo bisogno l'una dell'altra: una mamma e una figlia non si incontrano per caso... Senza saperlo, si chiamano, attraverso lo spazio, a volte, attraverso il tempo... Noi, no... Una parete di ghiaccio... che, pur vivendo insieme, in questi due mesi, ha seguitato ad alzarsi fra noi... Non era indifferenza... Era pudore forse: pudore di scoprirsi, di mettersi a nudo... Che cosa ci siamo detto in questo tempo? Ti sei mai preoccupata di parlarmi di te? Di noi? Una sera ti ho chiesto dei tuoi fratelli: di Bob e di Ivar... Mi hai risposto vagamente... Ed io non ho insistito: mi sono rintanata, come una chiocciola, nel mio guscio...
Emmy Ti dissi che Bob era emigrato nel Canada: ha un ottimo impiego in Banca... Ivar lavora nello studio di suo padre... L'uno e l'altro laureati... Non hanno più bisogno dell'aiuto di nessuno...
Nora Come te...
Emmy Precisamente...
Nora Credi davvero di non aver più bisogno dell'aiuto di nessuno?
Emmy Oggi no: forse quand'ero bambina... Ma ormai quel tempo è superato...
Nora Non è superato... Ti sono mancata io... Riconosco che ti sono mancata io...
Emmy Oh! Mamma: anche se fosse vero, non ti pare che sia ormai troppo tardi per constatarlo?
Nora Infatti: è tardi... Ma non è tardi per raccogliere quel poco o molto che mi è restato della mia vita, e dirti: « Vedi se ti serve... ». Io, questa sera, quando tu tardavi a tornare, sono stata colta da una strana inquietudine... Non mi era mai accaduto... Quando Kovrak è andato via, sono venuta sino alla soglia della tua camera: mi sono fermata lì, sulla tua porta, poi ho detto a me stessa: No! Che volevo dirti? Non lo sapevo. L'ho capito poi, quando sono sopravvenuti quei due. Ho capito che si maturava uno di quei momenti, rari nella vita, due tre soltanto, in cui bisogna vuotarsi di ciò che abbiamo qui, dentro. Insomma tu te ne vai... Non mi dici i tuoi progetti... Non sai neppure tu, dove sei diretta... Che cosa è questo, Emmy?
Emmy È la mia vita...
Nora Ecco: è la tua vita... È la vita d'una donna che s'è battuta alle spalle la porta di casa... Anch'io l'ho fatto, tanti anni fa, come te un anno fa... Per ragioni diverse... Non voglio discuterle... Tu non hai figli; io avevo tre figli. Più grave, quindi, la mia partenza... Più grave il mio peccato, anche se tu, fra noi due, sei quella che può passare per la peccatrice... Ma eguale, eguale, ecco, il viaggio, che io ho percorso in tanti anni, e che tu intraprendi... Tu non sai, io so... Tu non conosci tutte le tappe, io le conosco... Ecco: è di questo che ti voglio parlare nel caso che tu possa per un attimo fermarti. Non siamo in questo momento una madre e una figlia: siamo due donne: l'una 'ha già fatto la sua strada, sta, forse, alla penultima stazione... L'altra sta quasi alla stazione di partenza... (Con altro tono, affrontandola) Perché hai abbandonato tuo marito?
Emmy Perché mio marito non mi capiva...
Nora E anche Andersen non ti capiva? E anche quell'altro? Ma tuo marito ti reclama, come tuo padre, quella sera, voleva che io restassi con lui, con voi... No: noi via... Per la nostra libertà... Per la conquista di noi stesse... La conquista è, vedi: una camera mobiliata da fittare... Quattro fazzoletti di seta che servono ad arrotondare le miserabili entrate... E una serva - un brava donna, sì - ma che mi comanda a bacchetta...
Emmy Tu sei libera...
Nora Sì: sono anzi l'eroina della libertà... Come tante che ho visto passare qui, per Capri... Tante, anonime, come me... Folleggianti, come te, perché possono godere d'una giovinezza che le fa attraenti... Ma appena nascono le rughe... Ridotte ad attendere la morte, come cani randagi... Vanno, come cani randagi, raspando nelle immondizie della vita... Ma sono le eroine: quelle che hanno avuto il coraggio di battersi alle spalle la porta di casa...
Emmy Mamma: sei eloquente, stanotte...
Nora Sì: forse... E forse è probabile che tu sorrida di me... Non importa... Rompo un groppo di parole che mi strazia il petto da anni ed anni... E stanotte si scioglie... È l'ultima volta che parlo... Poi tornerà il silenzio... L'ultima da quella sera in cui ho parlato a tuo padre... Anche lui mi guardava stupito, come fai tu... Una sorpresa... Come per te; direi come per me stessa, stanotte... Questo è il mio testamento, Emmy: che conta per te e per tutte le donne che domani si troveranno sulla soglia d'una porta, e dovranno rientrare nella casa oppure uscirne per sempre...
Emmy Saresti dunque pentita? Ciò che mi dici non è conseguente, né logico...
Nora Non lo so: né voglio saperlo... Mi domando soltanto, e lo dico a te perché tu ti rivolga la stessa domanda: « Che cosa crediamo di aver fatto, quel giorno? ». È più eroica una donna che sentendosi estranea, delusa, nella sua casa, resta al suo posto, o chi in nome d'una conquista di se stessa, molla tutto in bando, e se ne va? Rispondimi...
Emmy Non lo so... Io l'ho fatto e tu l'hai fatto: questo so...
Nora Lo so io... E l'ho capito, dopo due mesi di affanno, dacché tu sei venuta qui, precisamente questa sera... D'improvviso, Emmy, ho visto perpetuarsi il mio errore in te: questa mia solitudine passare da me a te... E continuare, continuare, nel tempo... Non si può: non si possono aggiungere negli altri, anni ed anni simili a quelli già sofferti da noi... E chi può, abbia il coraggio di rompere la catena... Si umilii: come io mi sono umiliata, questa sera... E ti dico; ho il coraggio di dirti: « Ho sbagliato! ». Sbagliamo tutte. Anche quando in apparenza la vita ci va bene. Ma dentro, non va mai bene. E ti chiedo perdono; ho il coraggio di chiedere perdono alla mia vittima...
Emmy Non sono la tua vittima, mamma... Mi pare che tu abbia dimenticato il paese dove sei nata... Pernoi...
Nora Infatti! Noi di lassù ce n'andiamo... Qui in questo paese, dove vivo da tanti anni, dove la gente va a messa, dove quando uno muore si vestono a lutto, restano... Gli è che qui esiste ancora la casa: noi di lassù abbiamo uccisa la casa... non siamo né nonne, né madri, né figlie... È forse questa una casa? Quando morirò speriamo che ci sia ancora Gelsomina, a chiudermi gli occhi... E se non ci sarà, penseranno i topi a farmi la festa... (A un cenno di Emmy) No: non rispondere: queste son cose cui non si risponde: si accolgono dentro, o si buttano via... Io avevo il dovere di dirtele... Tu ora vai a letto... Se ti è possibile dormi... Le mie parole non debbono impedirti di partire... Un giorno tu mi hai detto: io sono la tua erede... Ecco l'eredità che ti lascio... Usane come credi...
(Emmy si è avvicinata a Nora. Si guardano).
Nora (tendendole le braccia) Come quella sera in cui arrivasti... (La bacia) Non ti ho fatto rimproveri... Tutto su di me... Via, a nanna...
(Emmy esce curva, sconvolta. Nora è sola. Pausa. Si guarda intorno. Incrocia le braccia sul petto, come per stringersi tutta in sé)
E ora... Il silenzio... Il mio silenzio...
F I N E
Copyright 1954 by Cesare Giulio Viola.