Massimo Bontempelli
Nostra Dea
Commedia storica
Persone
Dea, protagonista
Vulcano
Marcolfo
La Contessa Orsa
Dorante
Dottore in medicina
Donna Fiora, artista-sarta
Anna, prima cameriera di Dea, anziana
Nina, cameriera nuova di Dea, fanciulla
Eurialo, domestico di Marcolfo
Servo vecchio del « Poliedric Superbal »
Guardarobiera dello stesso
Ragazzo dello stesso
Secondo ragazzo dello stesso (non parla)
Giovinetta, accompagnatrice
Gente per il terzo atto.
Atto primo
Camera, o salotto che sia, di Dea, la protagonista. Divani, un sofà-letto, cuscini, tavolini, stoffe; e una tavola; e soprattutto un grande armadio contro la parete di fondo a destra. - La comune è nel fondo. - In avanti a sinistra un piccolo spazio separato dal rimanente mediante un alto paravento che forma due pareti: l'interno è arredato a spogliatoio con teletta, specchiera alta a tre sporti, un attaccapanni con molti cappelli femminili di varie grandezze e colori. - Mattino avanzato: imposte chiuse.
Dea è in « combinazione». Sta ritta in mezzo alla scena con la faccia al pubblico, le braccia pendenti lungo i fianchi, inerte, lo sguardo assolutamente inespressivo; ha qualche cosa di abbandonato e insieme rigido, come i manichini. Nina le parla.
nina (stupida) Credo sia l'ora, che la signora vuole uscire.
(Pausa). L'ha detto Anna.
dea (con voce vuota, leggermente in falsetto, quasi sillabando) Cre-do.
nina(vedendo che la signora non si muove)Forse la signora ha cambiato idea.
dea Non - mi - pare.
Pausa.
nina M'ha detto Anna, che venissi io ad aiutare la signora a vestirsi.
fi dea (sempre allo stesso modo) Va bene.
nina (s'avvia al grande armadio) Anna ha detto, che i vestiti sonotutti qui. (Spalanca gli sportelli dell'armadio amplissimo: appare e lampeggia una moltitudine di vestiti di colori diversi, ognuno posto sopra un attaccapanni alto a tre piedi). Ah !... eccoli. Quale desidera la signora per questa mattina?
dea Quale?
nina (continuando a esaminare) Quelli da mattina, mi pare, sì, sono insieme da questa parte. (Si volge verso Dea, e aspetta. Pausa). Se la signora vuol dirmi...
dea Debbo dirtelo.
nina La signora perdonerà: è il primo giorno che sono al suo servizio, non conosco ancora... Non so bene...
dea Capisco.
nina Dunque, se per i primi giorni volesse dirmi...
dea Probabilmente.
nina Se vuole indicarmi...
Pausa.
dea (fa tre passi avanti, verso il proscenio, meccanici, in silenzio, alzando un momento simmetricamente le braccia; poi le lascia ricadere, e si ferma) Non so, no.
nina (lamentosa) Ma se non la vesto, non può uscire.
dea è perfettamente vero.
nina E neanche restare in casa.
dea Oh, no, no.
nina Forse vuole che lo scelga io?
dea è un'idea buona.
nina Questo bianco?
dea Bianco?
nina (scoppia a piangere) Scusi, signora, ma come vuole che faccia, io, come vuole che faccia?
Entra Anna.
anna Sono venuti... (Vede la signora ancora svestita e Nina piangente) Ma sono le undici, e la signora non è pronta. Su, Nina, è tardi. È venuto il dottore per la visita, sentendo che lei era ancora in casa se n'è andato, dice che tornerà tra un quarto d'ora, ma le raccomanda di non farsi trovare, perché non ha tanto tempo.
nina (apre smisuratamente la bocca) Come?
anna Lascia andare. Piuttosto sbrigati, Nina.
nina (ricomincia a piagnucolare) Non riesco a sapere che vestito...
anna Vai, vai di là, finisci di preparare la colazione, presto: poi portala qui, presto. Se vengono altri avvisa me. Per oggi di qua penserò io. Presto. (Nina via). Signora, è venuto anche un certo signor Vulcano (mentre parla si muove per la camera ordinando varie cose: Dea sempre ferma ov'era rimasta prima, ogni tanto annuisce con la testa, sempre inespressiva) l'ho fatto aspettare di là, perché dice che glie lo ha detto lei ieri, dalla contessa Orsa, che poteva venire qui questa mattina... Ma se vuole lo mando via... Va bene, me lo dirà dopo. Eccomi a lei.
Con un discretissimo tocco della mano avvia Dea verso il paravento: Dea lo raggiunge, entra nello spogliatoio. Mentre Dea è cosi occupata a camminare, Anna è andata all'armadio, ch'era rimasto aperto; ha scelto rapidamente un vestito, chiuso l'armadio; in fretta raggiunge la signora, che di là dal paravento è rimasta ferma nella stessa postura meccanica di prima. Ora sono tutte e due a sinistra del paravento.
dea Eccomi, Anna. (Anna rapidamente le infila il vestito, che è di color rosso chiaro vivace: un « tailleur» diritto e molto maschile e giovanile; prende un garofano bianco da un vaso e glielo infila all'occhiello; spalanca le imposte: luce di gran sole. Dea con una scossa immensa di tutto il corpo invaso dalla vita: si volta agilmente verso lo specchio, e vi dà un'occhiata rapida e luminosa: poi con voce calda squillante). Sì mi sta bene: sembro un giovinotto. (Intanto Anna le ha abbottonato rapidamente il vestito).Vorrei fare una passeggiata lunga. Anzi starò fuori a colazione, anderò alla trattoria.(Intanto Anna le ha calzato un cappello rosso, che in armonia col vestito ne accresce l'impressione di vivacità, giovanilità, baldanza).Benissimo. Mi dicevi che il signor Vulcano...
anna è di là, e la contessa Orsa ha mandato a dire...
Intanto sono uscite tutt'e due d'oltre il paravento.
dea (interrompendola) Pasticcioni, seccatori. Mandali al diavolo. Io voglio divertirmi. Sono degli intriganti. Vorrei andare a cavallo. Vorrei essere un uomo, per non essere obbligata a prendere sul serio le donne. Ho anche fame, molta fame. Sono dei complicati malinconici. Oh, questa è ben trovata: si, fallo venire, fallo venire, voglio dirla a lui,
questa definizione(Anna sùbito esce).Poi lo mando via. (Accende una sigaretta. Entra Nina con la colazione). Brava! Metti lì.
nina (stupefatta, allegra) Forse prima la signora stava poco bene?
dea Io poco bene? (Siede alla tavola. Mangia)Non c'è altro?
nina Sì, sùbito. (Via ridendo).
Entra Vulcano, sùbito seguito da Anna.
vulcano Ho approfittato... (Si ferma sulla soglia perplesso) Scusi.
dea Lei è un complicato malinconico.
Anna via.
vulcano Grazie, e lei?
dea (additando il vassoio) Sa che cosa è questo?
vulcano (s'avanza cautamente guardando) Una tazza di cioccolata. Non l'avevo riconosciuta.
dea La cioccolata?
vulcano No, lei. Perché...
dea E questi?
vulcano Dei panini. Lei mi aveva permesso di venire eventualmente questa mattina, anche prima della contessa Orsa, per spiegarle bene...
dea Ma neanche per idea. Non mi piacciono le spiegazioni. IO mangio. Lei sa andare a cavallo?
vulcano Forse ha cambiato idea?
dea Non cambio mai idee. Non ne ho mai. Ci mancherebbe altro. Del resto, se ha fame... (Rientra Nina). Oh, anche il miele. Tutt'al più faccia colazione con me.
Nina via sùbito.
vulcano Non è questo. Quando avrà finito, riprenderemo discorso di ieri, a proposito...
dea Ma che è questo ieri? Quand'ho finito, me ne vo. Lei non saprebbe indicarmi un buon negoziante di stuoie?
vulcano Come c'entrano le stuoie?
dea Niente, c'è bisogno che c'entrino?
dea Credo.
vulcano E ora quando viene Orsa...
dea Lo sa che non posso soffrire le donne. Se ci tiene alla contessa Orsa, rimanga qui lei a riceverla. Veda, io ho finito, e c'è ancora tanta cioccolata, una tazza pulita, dei panini, del miele. Tutto perché lei non sia più un... oh come lo avevo definito?
vulcano Non ricordo. Non so rimettermi.
dea Quando avrà mangiato sarà rimesso, e non avrà più quell'aria sbalordita. (Vulcano intanto quasi macchinalmente siede davanti al vassoio). Lei non era venuto per questo.
vulcano Oh no.
dea Dunque per merito mio l'imprevisto entra nella sua vita. Qui c'è anche la crema.
vulcano Grazie.
dea Di che cosa?
vulcano Non so. Della crema.
dea Vede com'è inopportuno? Doveva dire, grazie dell'imprevisto. Addio, o arrivederci, o...
vulcano (protendendosi verso lei come per trattenerla; quasi supplichevole) Ma il ritrovo con Orsa, lei aveva promesso...
dea Mi lasci andare.
vulcano L'accompagno?
dea No.
vulcano La precedo? La seguo?
dea Le ho detto che lei sta qui, perché mi ci sono ostinata; mangi, è un indennizzo; e lei se ne va poi quando le pare, io me ne vo anch'io quando mi pare, cioè subito.
vulcano È un pasticcio, perché quando viene quella là, se io non ci sono più...
dea E allora rimanga, uomo complicato.
vulcano Non posso, Marcolfo mi aspetta.
dea Quale Marcolfo?
vulcano Di Marcolfi al mondo ce n'è uno solo. È un mio amico.
dea è fortunato lei. Io non ho mai conosciuto nessun Marcolfo.
vulcano È una lacuna. Mi aspetta al bar dello Specchio.
dea Un momento. È uno piccolo, biondo?
vulcano (imbronciato) Già. Però è alto. Alto, e bruno.
dea Grassoccio? Sempre vestito di blu scuro.
vulcano è magretto, vestito di grigio chiaro.
dea Come vede, non c'è modo d'intendersi. È intelligente?
vulcano Un po' stupido.
dea Ho idea che lei, io, e Marcolfo faremo una bellissima compagnia di amiconi.
anna (rientrando) Signora, la sarta le manda a dire che verrà a mezzogiorno.
dea Ha capito?
vulcano Si.
dea No. Questo vuol dire, che una donna non può mai fare quello che le pare, e addio passeggiata lunga, addio cavallo, addio .trattoria; ma una corsa a piedi non m'impedisce di farla neppure il diavolo (Vulcano fa per alzarsi) e lei fermo. Oh che idea! Lei aspetta qui. E Marcolfo aspetta là.
vulcano Chi lo sa?
dea Ma certo. Mi par di vederlo. Poveretto. Che idea! Lei non si muova. Vedrà. Faccio presto. Non metta i piedi sulle poltrone. (Esce rumorosamente esclamando) L'ho ritrovato: malinconico complicato.
Rimangono Vulcano e Anna.
vulcano (si guarda attorno. Pausa) Voi siete la cameriera?
anna La prima cameriera.
vulcano Ve lo domando perché qui non mi raccapezzo più.
E la signora che è uscita, chi è?
anna Viene a trovarla, e non sa chi è?
vulcano La signora Dea. Ieri me l'hanno presentata, cioè me a lei, a un tè; un tè elegante, dalla contessa Orsa.
anna Lo so. L'ho vestita io per andarci. Vestito grigio. vulcano Sì. Oh bello. Grigio-tortora, anzi grigio-gola-di- tortora, quando la muovono cosi, e cosi, e tubano: era bella: m'è piaciuta infinitamente. Tutto un poema di morbidezza; e lei - questo dicevo - lei, la signora Dea, dolce dolce, timida, una tortora anche lei, parlava con una voce piana piana, a note un po' basse, e guardava con certi occhi umidi, e diceva: «si» «si». Le abbiamo chiesto, io e Orsa, anzi s'era accordato... via, questo non posso dirlo; ma ci ha sùbito detto «sì» «sì» di tutto; benefica, gentile come un angiolo. Stamattina dovevamo avere la lettera - già, voi non sapete di che cosa si tratta - una certa lettera, molto importante. S'era detto di venire qui a combinarla, ha detto
che bastava che Orsa gliela dettasse, capite, lo ha detto lei, badate, lei, l'ho visto bene che è lei, non ho sbagliato di strada, di numero, di piano, no; è lei, ma...
anna Col « tailleur » rosso e un garofano bianco e il cappello rosso.
vulcano Sì, bello, ma non è per questo che dico: è lei che è cambiata, il suo modo di fare, di parlare, di muoversi; le sue risposte; non avete visto? Altro che « sì », e che dettarle la lettera. Ora intuisco che sarà un affare serio. Insomma, sarà lei, è lei, ma perdio è un'altra, tutta un'altra da quella di ieri, timida, dolce...
anna ... vestita color tortora, con un cappellino piccolo con le ali, due alette.
vulcano Già. E ora...
anna (interrompe) Ma non ha capito?
vulcano Io? Niente.
anna La mia signora è molto sensitiva.
vulcano Che c'entra? Tutte le donne sono molto sensitive. Purtroppo.
anna Molto sensitiva ai vestiti che porta. è un fenomeno. Se ha un vestito vivace, è vivace, come oggi; se ha un vestito timido, è timida, come ieri: e cambia tutta, tutta: parla in un altro modo; è un'altra. Un giorno l'ho vestita da cinese, s'è messa a parlare in cinese purissimo. Se le mettessi un vestito nero e un velo lungo, andrebbe a singhiozzare al cimitero sopra una tomba.
vulcano Magnifico. Mostruoso. Neppure capisco bene. Un momento. Quando?... (S'interrompe).
anna Dica.
vulcano Voi dovete saperlo. Volete dire, quando è tutta...
Ecco: quando fa il bagno?
anna Allora niente.
vulcano Come niente?
anna Come un bambino: un bambino piccolo, ma di quelli buoni, che non piangono, e non ridono, lasciano fare. Niente, le dico. Poi, appena le infilo un vestito, di colpo è... è, come il vestito che le ho infilato.
vulcano È straordinario. È da ridere.
anna Davvero? Io ci sono abituata. Credo che sia come una malattia.
vulcano (improvvisamente si fa serio) No, forse non è comeuna malattia. E forse non è da ridere.
anna Sarà. Quel che è certo, è che la signora, la signora Dea, la faccio io, due o tre volte al giorno.
vulcano Ma non accade mai, per esempio, che quand'è a un modo vi dia un ordine, e quand'è cambiata si contraddica?
anna Questo non avrebbe importanza. Da venti anni fo la cameriera alle signore; per contraddirsi, nessuna ha mai avuto bisogno di cambiare vestito.
vulcano (la scruta un momento) Voi vi chiamate?
anna Anna.
vulcano Anna, voi siete una donna intelligente.
Rientra Nina.
nina (un po' spaurita) C'è un signore, che chiede di un altro signore.
vulcano Un bel caso.
nina Di un altro signore, che si chiamerebbe Vulcano. vulcano Di me? e che è casa mia questa? e chi lo sa che sono qui? un creditore? un nemico?
anna Si calmi; (a Nina) domandagli il nome.
voce di marcolfo (di dentro) Sono io. Ci sei davvero? Son io. Si può?
Entra Marcolfo, rimanendo affacciato.
Durante tutta la scena seguente, Anna e Nina in fondo ordinano, escono, rientrano ecc.
Vulcano Tu?
marcolfo (disull'uscio, sollevato, ma impacciato)Era vero?vulcano Di dove sbuchi?
marcolfo (entra del tutto) Dal bar dello Specchio. Ti aspettavo. vulcano E poi?
marcolfo Anzi, ti avevo mandato alcune maledizioni. vulcano Non le ho ricevute.
marcolfo Reclamerò. Aspettando, m'è venuto un dolore qui... no, qui; e avrei voluto correre da un medico, perché con la salute non si scherza, ma dovevo aspettarti. Allora mi sono messo a contare fino a cento, a centouno ti piantavo. (Conta ritmicamente battendosi il petto) Uno due, tre...
vulcano Fin dove sei arrivato?
marcolfo A quarantacinque. Arrivato a quarantacinque - oh benedetto ora e sempre il numero quarantacinque - al numero è entrata, come un vento, no, come un raggio di sole, no, di più, cometanti, tanti, come un mucchio di raggi di sole portati dal vento del Sud, come un giardino incendiato, come un gran pezzo d'estate, come...
vulcano Vado a fare un giro e torno per la conclusione?
marcolfo Un giro? Il giro del mondo puoi fare, prima che io abbia finito di delineare soltanto...
vulcano Smettila. Chi è entrato? Oh! credo d'aver capito. marcolfo Io no.
vulcano Chi?
marcolfo Una signora. Bellissima. La bellezza. La giovinezza. La vita. Ecco fatto.
vulcano Era la signora Dea.
marcolfo Dea si chiama? Ah si, Dea.
anna Certo era lei.
marcolfo E chi, lei?
vulcano Continua, stupido.
marcolfo Anche tu!
vulcano Perché « anche tu » ?
marcolfo Perché anche lei.
vulcano Che cosa?
marcolfo Andiamo per ordine. Entra, mi guarda, e si mette a ridere.
vulcano E tu che cos'hai fatto?
marcolfo Ioho fatto... cosi. (Azione con la bocca aperta). vulcano Bello!
marcolfo Rideva, ma di simpatia. E m'ha detto, tutto d'un fiato: «Lei è alto, bruno, magretto, vestito di grigio-chiaro: mi manca soltanto di sapere se si chiama Marcolfo e se è un po' stupido».
vulcano E tu hai detto?
marcolfo Ho detto di sì.
vulcano Uno per uno, di sì, o tutti e due in blocco?
marcolfo Ho detto « Marcolfo sì » ma quanto allo stupido non l'ho detto.
vulcano L'hai lasciato capire.
marcolfo Del resto ha parlato sempre lei. Che voce! la voce di cento viole di spalla, la voce degli spiriti del fuoco. M'ha detto « allora è lei: vada in via tale numero tale piano tale » insomma qui - « suoni, si faccia dare una tazza di cioccolata...»
vulcano E’ una mania
anna Nina, portane dell'altra.
Nina via.
marcolfo A questo punto l'ho interrotta: « Sa, signora, io aspetto un certo Vulcano».
vulcano Un certo, a me?
marcolfo E lei: «precisamente: è là, che l'aspetta». Io ho detto « ah ! »
vulcano Bello.
marcolfo Lei se n'era già andata, come... (S'interrompe vedendo rientrare Nina con un altro vassoio; siede senz'altro a mangiare) Accetto, perché fa bene al cuore. Ma com'era bella! E certo lo è ancora. (Nina via). E l'uomo del bar rideva. Ma perché mi ha mandato qua? Anche gli avventori ridevano. Anche i pesciolini della vaschetta ridevano. E tu che ci fai qui? Lei, lei abita qui? è la sua casa? s'è seduta su questa sedia, cosi? ha mangiato questo panino, cosi? Oh tutte queste cose sue...
Si sente bussare all'uscio.
Anna Avanti (L'uscio s'apre con precauzione). Il dottore.
Entra lentamente il Dottore in medicina.
vulcano (Quest'altro! E ora viene l'Orsa).(Al dottore) La signora è uscita. È via. Non c'è.
marcolfo (a bocca piena) Non c'è. È via. È uscita.
dottore in medicina Non c'è? Appunto: cosi posso visitarla a mio agio.
marcolfo Visitarla? È un dottore vero, allora.
dottore in medicina (a Marcolfo) Chi è lei?
marcolfo Marcolfo. Appunto mi occorreva un medico. Ecco fatto. Deve sapere...
dottore in medicina (interrompe) Andiamo adagio, giovine signore. Crede ella forse?...
marcolfo Ho capito. S'intende; verrò a casa sua, durante... dottore in medicina Ah no: ella ignora... marcolfo Ho capito: lei visita soltanto a domicilio. Eccole il mio.(Gli dàun biglietto di visita).
dottore in medicina Benissimo. Lei a che ora è in casa? marcolfo Mai. Però...
dottore in medicina Benissimo. Allora posso venire sempre.
marcolfo Non afferro.
dottore in medicina Bisogna che io venga, quando lei non è in casa. Ella ignora che sorta di medico io sono. Ella mi reputa uno dei soliti necroscopi. No. La mia medicina è nuova. Si fonda tutta sulla semeiotica ambientale. La medicina solita guarda al corpo isolato come se fosse un cadavere, sia pure un cadavere vivo. Idioti. Poi ci sono i meta- psichiatri, che curano direttamente l'anima. Cretini. Che cos'è la vita? Anima e corpo insieme.
vulcano (E ora mi arriva l'Orsa).
dottore in medicina Dove si mescolano, individuano e segnalano i sintomi, i residuali della vita? Dove? (Minaccioso a Marcolfo) Dove?
Marcolfo Mah.
dottore in medicina Nell'ambiente. Cretino! Cretini!
vulcano Allora permetta che mi presenti anch'io.
dottore in medicina Dopo. Ora parlo. Non parlo a loro. Parlo a coloro. Si trovano nell'ambiente. Ha capito? E quando si può fare la diagnosi ambientale? Quando? (Minaccioso a Vulcano) Quando?
vulcano (spaventato) Il lunedì.
dottore in medicina Si può fare, quando il malato non c'è. Quando c'è stato, ma non c'è. Quando lui è presente, ah, il di lui flusso vitale tende sempre a riassorbire dall'ambiente un po' di quei residuali fisiopsichici, che sarebbero i sintomi più preziosi, e a mescolarli con pseudoresiduali cinetici, con influenze plasmatiche dell'ente vivo, etcetera. In tal modo la presenza del malato turba la diagnosi esofisica - esofisica, badi non intrapsichica - dei residuali. La mia sintomatologia, badi, è metacorporale, non metapsichica, come lei immagina... marcolfo Io no, no... forse lui.(Accenna a Vulcano),
vulcano Io? (E ora arriva l'Orsa, Dea non c'è, tutto va all'aria).
dottore in medicina Io non visito i malati: visito le camere dei malati. La signora Dea...
marcolfo La signora Dea sta benissimo.
dottore in medicina Ella mi fa ridere. Nessuno sta bene. Che cos'è una malattia? È una condizione, che protratta nel tempo e intensificata nel grado, porta alla morte. Dunque? E anzi, scientificamente parlando, uno più sta bene, più è malato. Lei non può capire. marcolfo e vulcano(in coro) Abbiamo capito benissimo.
dottore in medicina Lasciatemi fare la mia visita.(Va al sofà-letto) Qui ha dormito. (Palpa il materasso) Sonno leggermente inquieto.
marcolfo II suo sonno!
dottore in medicina (si china ad auscultare i cuscini) Leggeri residuali emicranici. (Con l'orologio alla mano, sente il polso al bracciuolo d'una poltrona) La circolazione è regolare: bene il cuore.
marcolfo II suo cuore!
dottore in medicina (scotendo una tenda) Lo stomaco è solido. (Va alla tavola. Scorre con le dita lungo gli orli del vassoio: poi, come perplesso, dà un'occhiataccia ai due, che seguono i suoimovimenti)Allontanatevi!(Grida)Più lontani! (I due sono arrivati ad addossarsi ai due angolipiù lontani del proscenio).Più lontani! Come mai? Sento qui qualche disturbo sessuale di natura strettamente mascolina: forse...
marcolfo Ma li ci ho mangiato io.
dottore in medicina (indifferente) Allora va bene. (Parlando va al paravento, entra, esamina lo specchio) Gliel'ho sempre detto: troppi dolciumi, signora Dea: occorre risparmiare l'intestino.
marcolfo II suo intestino!
dottore in medicina (tornando di qua) Tutt'insieme non c'è male. Diminuire di due gocce la pozione del mattino.
vulcano Scusi, a chi lo dice? all'ambiente?
dottore in medicina Magari ! Lo dico alla cameriera. La cameriera fa parte dell'ambiente. Ma è una parte impura. Bisogna arrivarci, all'ambiente puro. Il medico deve poter comunicare in modo compiuto con l'ambiente del cliente; e non soltanto averne i sintomi, ma potergli lasciare le ordinazioni. Io parlare, e l'ambiente restare impregnato della mia ricetta: quando il cliente ritorna, lo sente, quello che deve fare. Credano, signori; la vera autentica riforma della medicina si avrà quando ci sarà l'università non solo per i medici, ma soprattutto per gli ammalati. Uno potrà studiare da malato. (A Vulcano) Crede che sia facile, lei, di fare il malato? (A Marcolfo) Verrò, verrò a casa sua, forse oggi stesso. (Legge il biglietto. Con le spalle rivolte a Marcolfo, e allontanandosi da lui, palpa gli orli del biglietto, poi se lo porta all'orecchio) Si, c'è della stoffa per un discreto ammalato, c'è della stoffa: (parlando esce senza salutare) per ora è un po' dilettante, ma con dieci visite mi sento di farne un ammalato serio. (Via).
Anna esce dietro lui col vassoio. Rimangono Vulcano e Marcolfo.
vulcano Non c'è tempo da perdere. (Risoluto) Senti,
Marcolfo: qui dobbiamo fare alcune cose importanti, e segrete. Tu vattene via. marcolfo Via? Ma lei che cosa dirà?
vulcano Niente.
marcolfo (quasi piangendo) Non la vedrò più.
vulcano Sì. Ti prometto che quest'oggi verremo insieme a farti una visita a casa. marcolfo (illuminato) Davvero! (Si turba) Ma a casa non posso andarci! Se ci va il dottore? vulcano Se mai, usciremo appena arrivato lui. Vai. Poi...poi, ti lascerò solo con lei.
marcolfo Solo, con lei? Morirò prima di quest'oggi.
Anna rientra.
vulcano E ti procurerò un invito per la festa di questa notte a1 «Poliedric Superba!»: so che lei ci va. Via, via. marcolfo Dio Dio: morirò un'altra volta prima di questa notte.
vulcano Pazienza. Vai, via. (Lo spinge fuori. Rimangono Vulcano e Anna). Anna, voi siete una donna intelligente. anna è la seconda volta che me lo dice.
vulcano Spero di potervelo dire una terza. Dovete aiutarmi.
anna In che cosa?
vulcano Ricordo quella cosa maravigliosa che mi avete detto a proposito della vostra padrona. Quando la vostra padrona torna, dovete farmi il piacere, ma lei non deve sapere il perché...
anna Permetta. Primo: io non ho nessun motivo di farle un piacere.
vulcano Come siete severa, signorina Anna.
anna Secondo: non riuscirà mai a farmi fare una cosa contro la mia padrona.
vulcano Vi giuro che non è contro...
anna O senza il piacere della signora Dea. Lei ha detto: «La signora non deve sapere il perché»: questo basta perché io...
vulcano Ma lasciate che vi spieghi. Si tratta...
anna Non mi riguarda, ma dica pure. In poche parole.
vulcano Pochissime. La contessa Orsa ha un amante. Non basta, questo amante si chiama Dorante. Non basta, questo Dorante è ufficiale di marina. Da due anni la contessa non lo vede. Lui arriva stasera, col séguito del principe, e anderanno alla festa del «Poliedric». Domani mattina riparte, e s'imbarca per un lungo viaggio. Il conte Orso è geloso, è tiranno, il conte Orso non può andare alla festa perché ha riunione al Consiglio dei Venti. È perfettamente inutile che la contessa gli chieda di andare, solo o con altri o altre, alla festa; avrebbe un rifiuto, definitivo e irrimediabile. È capace di chiuderla in casa. Tuttavia...
Rientra Nina.
nina Anna, vieni tu, c'è una signora.
vulcano Dio, è la contessa.
anna Vengo.
Escono le due cameriere.
vulcano(rimasto solo, guarda l'armadio in fondo alla scena) Forse è là. (Vi corre, lo apre rapidamente, addita un vestito color tortora) Eccolo, il vestito di ieri... Ma...(Chiude rapidamente e si scosta).
voce di anna (di dentro) E allora entri, la aspetti, (introduce la contessa Orsa, e sùbito riesce).
Entra la contessa Orsa affannatissima.
la contessa orsa Siete qui voi? Dea dov'è? V'ha dato la ettera?
vulcano No, Aspettiamola. Torna sùbito.
la contessa orsa Ah grazie. Se non tornava, se non la vedevo sùbito, era tardi, (inquieta) Verrà certamente?
vulcano Sì. Ma ho paura, pare, che non voglia più aiutarvi. la contessa orsa (con un grido) No? Perché? Che c'è stato? Qualcuno l'ha messa su? Come farò, come farò?
vulcano È una cosa molto strana... Spero...
voce di dea (di dentro) Ho fame di nuovo.
Entra Dea.
la contessa orsa Dea, Dea mia: eccomi qui: sono nelle tue mani; mi metto in ginocchio...
dea Ma no, s'alzi; che cosa fa?
la contessa orsa Oh, ieri sei stata la prima a dirmi « diamoci del tu », che cos'hai ora? dea Scusa, non ricordavo. Tu. Tu. Tu. Ecco tutto rimediato. Oh e quel Marcolfo non è venuto? vulcano Signora Dea...
la contessa orsa Dea, non ti riconosco. Ma non ti ricordi, ieri; non ricordi la tua promessa...?
dea Vagamente.
la contessa orsa La lettera, la lettera, Dea. Mio marito non mi lascia andare se glielo chiedo io, anzi; e molto meno se glielo chiedono altre amiche: le odia tutte, le signore che conosco io, sospetta di tutte. Ma ora si fida di te, di te soltanto, Dea; la tua aria dolce lo ha incantato. Credo che ieri si sia un po' innamorato di te. Se tu mi scrivi come ti dicevo io, con te mi lascia venire, questa sera: se no, non mi lascia neppure mettere alla finestra, è un mostro...
dea E lei, e tu, non ci andare. Che importanza ha, infine, un ballo al «Poliedric» da farci tante smanie?
la contessa orsa Ma c'è lui, lui, per vederlo lui, Dorante: da due anni non lo vedo (Dea fischietta tra i denti) poi se ne va via, lontano, per tanti altri anni ancora. Sento che se non lo vedo questa notte, non lo vedrò mai più. Oh, tu non capisci.
dea No. Francamente, queste cose non mi piacciono. Non le capisco. Un amante. Due anni? Due-anni. Che vuol dire due-anni? Sì, pressappoco capisco. Ma se sei stata due anni senza vederlo, puoi starne altri due. Amante. Trovane un altro.
la contessa orsa È orribile... Ma lui, lui, non c'è che lui.
dea è questo che non posso sentire. Tuo marito l'ho conosciuto ieri, mi pare? sì, me lo ricordo. Molto per bene, è stato molto gentile; e io sùbito dovrei fargli un'azione tanto vigliacca? (A Vulcano, che s'avvia subdolamente all'uscita). Dove va lei? vulcano Cercavo Anna.
dea La lasci stare, Anna.
la contessa orsa Tu, tanto dolce e sottomessa...
dea Io dolce? sottomessa? Senti: mi repugna. E perché farlo? che c'entro io? Ieri non vi conoscevo ancora, nessuno di voi: dunque non può essere che proprio io sia tanto necessaria...
la contessa orsa Anzi appunto; il destino ti ha mandata:
una fatalità...
dea « Lalalà ». Quest'amori fatali, che banalità.
la contessa orsa (urlando) Sei un'assassina. Non senti niente; non hai cuore. Chi te lo ha strappato, da ieri a oggi, cattiva cattiva? (Si abbatte a terra singhiozzando).
Bussano forte; poi senza aspettare entra Donna Fiora l'artista-sarta, insieme con Anna.
dea Parla piano. (A Donna Fiora) Venga, donna Fiora. (AOrsa) È la sarta, non far scene.
donna fiora (scalcinata e fanatica) Un capolavoro. A casa, ho pronto il capolavoro. Il capolavoro per lei, per questa sera.
dea Si può sapere com'è?
donna fiora No. Il grande autore non racconta l'intreccio della sua tragedia. Il vestito che le ho preparato, è una tragedia. Lei questa sera viene alle otto al laboratorio, e glielo vedo addosso. Dalle otto a mezzanotte si fanno i ritocchi necessari. Ma la so a memoria.
dea II colore? Il tipo?
donna fiora Niente. Sono venuta, perché stanotte m'è balenata l'idea d'un'aggiunta al suo mantello bianco. Ho qui l'occorrente e voglio farla sùbito. O badi che quel mantello non è per il vestito di stasera. Stasera, semplice pelliccia.
vulcano (tenta di prendere a parte Anna) Sentite, Anna.
donna fiora Giusto Anna occorre a me. Mi dia il mantello bianco e venga qui ad aiutarmi.
Donna Fiora entra nello spogliatoio e svolge un involto che aveva con sé: Anna va all'armadio, prende il mantello bianco, e va a raggiungere Donna Fiora di là dal paravento. Si mettono a lavorare. Orsa è rimasta a terra singhiozzando a intervalli.
dea (s'accosta a Orsa) Ora alzati. Sono favole. Uno comincia a credersi disperato, e finisce col disperarsi davvero. Non immischiarmi in questi pasticci complicati. Oh e malinconici; ecco anche loro, i vostri pasticci: complicati malinconici.
la contessa orsa (piangendo) Ma allora, ieri, perché perché ieri stavi già per scrivere? Se non tornava mio marito, l'avevi già scritta, la lettera, ieri, e...
dea (con fastidio) Sempre ieri: passiamo e consumiamo la vita a sentir dire «ieri».
la contessa orsa (a Vulcano) Voi diteglielo...
dea Appunto: mi spieghi, lei, perché s'interessa tanto a questo genere di combinazioni.
vulcano (che ha trovato un'idea) Io? io non m'interesso di niente. Stavo ammirando il suo bellissimo vestito.
donna fiora (di là del paravento) « Tailleur » « Tailleur » !
la contessa orsa (a Vulcano) Che avete? anche voi contro me?
vulcano (le fa cenno che taccia; a Dea) Il suo magnifico «tailleur». Chi glielo ha fatto?
donna fiora E chi può averlo fatto? Donna Fiora. I famosi «tailleurs Fiorà», «tailleurs Fiorà».
la contessa orsa Amico mio, non scherzate. Io sono qui, che muoio.
vulcano (a Dea) Invece quella « princesse » che aveva ieri era un assassinio.
donna fiora (rimane impietrata, lancia fiamme dagli occhi).
dea Lei è critico d'arte vestiaria?
donna fiora (rugge, ancora sottovoce).
la contessa orsa Vi scongiuro... (Tende e torce le braccia). vulcano Quello grigetto. Era sbagliato da capo a fondo. donna fiora (esplode urlando) Cos'ha? E’ matto? (Esce dallo spogliatoio quasi buttando giù un paravento).
vulcano Perdoni. Non immaginavo...
donna fiora (a Dea) Ma si rivolti, dica qualche cosa.
dea (ridendo) Non so. Mi pareva che non andasse male.
donna fiora Non andasse male! non andasse male! (Cammina per la scena eccitatissima).
la contessa orsa (drammatica) Tutti, tutti congiurati contro questa infelice.
vulcano Mi perdoni, donna Fiora, esageravo : andava poco bene in un punto solo: uno sbaglietto, giù alla svasatura... donna fiora Ma che svasatura mi va cantando? La svasatura. Ho paura che sia lei, un po' svasato. Ma io ne rinvaso dieci come lei, io donna Fiora. Dov'è? dov'è? {Corre all'armadio e lo spalanca) Eccolo. (Lo afferra e richiude l'armadio) Dov'è dov'è la svasatura sbagliata? (Agita il vestito sulla faccia a Vulcano).
vulcano Non saprei; Dio; li, credo... eh si. Dea sta ridendo dei due; Orsa in un angolo piange e stride.
donna fiora (imperiosissima a Dea) Signora, venga qui sùbito. Il mio onore lo esige. (La trascina verso il paravento).
dea (a Vulcano) Ma le dica che va bene.
donna fiora No, no! non bastano più le parole: non posso rimanere sotto il peso di un'insinuazione così velenosa: voglio la luce.
Ha trascinato Dea, che ride, dietro i paraventi. Vulcano è soddisfattissimo, e cerca di far cenni d'intelligenza verso Orsa, che non vede, non capisce, e piange. - Nello spogliatoio: rapidissimamente Donna Fiora, aiutata da Anna, toglie l'abito a Dea e le infila quello grigio: quello descritto già da Vulcano, color gola di tortora: una «princesse» chiusa fino al mento con molti bottoni piccoli, disegnando con sobrietà e morbidezza il corpo.
donna fioraAspetti, aspetti, una volta che siamo in ballo.
(Toglie a Dea il cappello rosso; le mette, prendendolo dall'attaccapanni, quello piccolo grigio con due alette) Fuori, fuori. (Spinge Dea sulla scena) Dov'è il critico? Dov'è la svasatura? Dov'è lo sbaglio?
Pausa. Tutti guardano Dea.
dea (tenera, dolce, languida, carezzevole, morbida, tubante, lascivamente lenta in tutti gli sguardi, mosse, voci) È carino, invece, uuh... È tanto brava la nostra donna Fiora. (La accarezza) Su, Vulcano caro, sia buono, glielo dica. Dov'è Orsa? (La vede nell'angolo che piange: accorre a lei) Orsa, che cos'hai? Non piangere.
vulcano È perfetto. Avevo scherzato. Era per rivederlo. Mi
perdoni. È divino.
donna fiora (placata, ma severa) Scherzi di pessimo genere.
dea (ha sollevato dolcemente Orsa stupefatta)Su, vieni qui,
raccontaci per bene. Anche voi, Vulcano, qui...
donna fiora(torna di là: ad Anna) Ancora pochi punti.
Si rimettono a lavorare.
dea ... qui con noi: bisogna fare tutto il possibile per aiutare questa povera piccola. Sono stata un po' scortese? perdonami, ero distratta, ho qualche momento, che neppur io so bene quello che faccio e che penso; non bisogna darmi retta, allora. Mi perdoni? dimmelo dimmelo che mi vuoi bene: dammi un bacio... più bello, cosi... (A Vulcano, che sorridendo si avvicina). Anche a voi, sì: ma diverso, ecco soltanto così. Su, su. Dunque la piccola vuol vedere il suo amore. Lo vuol vedere questa notte. Vuole che Dea la aiuti. È così? E com'è l'amore della piccola amica di Dea? Raccontatemelo. Bene bene tutto. Mi piacciono tanto queste cose.
la contessa orsa (ancora incredula, con un resto d'ansia angosciosa) Ma me la scrivi, la lettera?
dea La lettera? Oh sì, certo, ma te ne scrivo venti di lettere.
Dimmi come debbo scrivere.
la contessa orsa Sùbito, sùbito scrivila. Appena viene a casa mio marito, è necessario che io l'abbia già. Se no, lui torna via, e non lo vedo più, e non posso più fare un passo, più niente... Sùbito... dea Sì, cara, sùbito. Tiranno cattivo; ci ho gusto a fargli dispetto. Guarda, qui c'è l'occorrente. Dimmi bene che cosa debbo dire.
la contessa orsa Devi dire, che questa sera verrai a prendermi... no: che tu certamente...
vulcano Permettete. (A Dea) è meglio, che prima ci sia qualche riga amichevole: sapete...
dea Amici miei, dettatemela: io sono tanto pigra a trovare le parole. Ecco, sono pronta. Ma voi, Vulcano, come mai v'interessate a queste cose? È perché siete buono. Gli altri u omini sono cattivi. Tra noi donne è un'altra cosa, si fa sempre.
vulcano Io? sono tanto amico della nostra contessa... e poi... e poi soprattutto sono fatto così, che volete? Ho bisogno di rendermi utile alle signore, alle signore appassionate. È una missione. Finita questa faccenda, ne troverò un'altra. È il mio destino. Quando ho accompagnato una donna affettuosa fino alla soglia della casa d'un suo amico fedele, sono felice. Volete altre spiegazioni? dea Io lo capisco. Anche a voi, come a me, piacciono tanto queste cose. Ecco.
La contessa Orsa freme d'impazienza.
vulcano Dunque se ci piacciono tanto, voi scrivete, e io in compenso oggi vi porto a prendere il tè, indovinate dove. dea Ah, non so.
vulcano A casa di Marcolfo.
dea (con un piccolo sforzo di memoria come tutte le volte che deve richiamare qualche particolare d'una personalità precedente) È vero: sì, povero Marcolfo: ci andiamo? Lo troveremo?
vulcano Vi aspetta, vi aspetta: gliel'ho promesso.
Intanto tutti e tre si sono seduti davanti a una scrivania: Vulcano è in mezzo alle due.
dea Quante cose oggi! A che ora?
vulcano Quando vorrete: alle quattro.
la contessa orsa Ora scriviamo.
dea Sì cara. Dunque?
vulcano Così: «Cara carissima» (si ferma per un attimo guardando Dea); virgola... (Beato le contempla una dopo l'altra; accenna a continuare).
Sipario
Atto secondo
In casa di Marcolfo. Salottino. Pomeriggio.
marcolfo (solo. In giacca di pigiama, atteggiamento amletico. Pausa) Verrà? Non verrà? Ecco il problema. Anzi: verranno? Verrà l'altro? (con terrore) e lei no? Lei? Loro? E se viene, se viene davvero, lei, oh allora... allora forse... allora forse faccio male a stare con la giacca del pigiama. (Chiama) Eurialo!
Entra Eurialo domestico, con impassibilità.
marcolfo Per piacere, dammi la giacca grigia. (Eurialo esce). Queste piccole azioni distraggono salutarmente l'uomo dalle sue pene profonde. (Eurialo rientra con la giacca, aiuta Marcolfo a infilarla).
È meglio così, non è vero? Ora taci, e stammi a sentire. Si presenteranno parecchie ipotesi. Prima: viene un dottore, un dottore nuovo.
eurialo Quale?
marcolfo Se è nuovo, non lo conosci.
eurialo E allora come faccio a capire che è il dottore che ella aspetta?
marcolfo Non lo conosci, ma lo riconosci. Non c'è dubbio. Anche un bambino lo riconoscerebbe. Quello è l'uomo che si riconosce, per definizione. Se è lui, non può essere che lui; se è un altro, vedi sùbito che non è lui. Ecco fatto. Riprendo: se viene il dottore, e prima di lui non è venuto nessun altro, anzi (sospira) nessun'altra... Ma cosi c'è qualche cosa di troppo rigido, hai ragione: ridammi la giacca del pigiama... (ricambia, aiutato da Eurialo che non batte ciglio) se dunque viene il dottore, di' pure che non ci sono.
eurialo Signor si. Lo mando via.
marcolfo Noh... che entri. Gli dici: «il signore non c'è», e lui entra. Entra qua, e io sto di là; se poi lui entra là, io giro per l'anticamera e vengo di qua. Se gli dici che ci sono, se ne va. Ecco fatto. Seconda ipotesi: se viene una o più persone, per esempio una signora e un signore, il quale è Vulcano e tu lo conosci, oppure sola che fa lo stesso (sospira) - no, non fa lo stesso, per me; per te sì: in linea di servizio fa lo stesso - in questo caso, dille senz'altro che ci sono.
eurialo E allora la signora se ne va.
marcolfo No no no, non se ne va, non se ne deve andare, se se ne va tienla forte. Deve entrare.
eurialo Allora le dirò che lei non c'è.
marcolfo No no no, alla signora che ci sono sono sono, e lei entra entra entra. Ecco fatto. Ora debbo fare due ipotesi aggiunte. Prima aggiunta: se è già qui la signora, e viene il dottore, allora via, che vada via; gli dici che ci sono, così se ne va. È logico?
eurialo Come un rasoio.
marcolfo Seconda aggiunta. Che se infine c'è qui il dottore, che sia venuto prima, cioè io ci sono ma per lui non ci sono per cui c'è lui, e intanto viene lei, allora dirai alla signora... dirai alla signora... aspetta, come si fa? (Suono di campanello). Suonano! corri! corri! apri! Hai capito tutto?
eurialo Niente.
marcolfo Bene. Va'. No, meglio la giacca; prendi. (Si toglie la giacca del pigiama e la dà ad Eurialo. Risuonano).Ma corri!... (Eurialo via con le due giacche).Non far pasticci. (S'accorge d'essere in maniche di camicia)Ah sono nudo! (Si rannicchia come per farsi invisibile).
Entra il Dottore in medicina, seguito da Eurialo, che ha le due giacche una per mano.
dottore in medicina (si adira vedendo Marcolfo)è inconcepibile. Il servitore m'ha detto «passi». Invece lei c'è. Che modo è questo? Per chi m'ha preso? Stamattina m'ha dato l'appuntamento, e ci si ritrova. Io non posso aspettare i suoi comodi. Io non sono abituato ad aspettare, tornare, fare il servitore dei clienti. O lei se ne va sùbito...
marcolfo Mi perdoni... un affare urgente... un impegno imprevedibile... La signora Dea...
dottore in medicina Non voglio saper niente. La abbandono alla sua sorte. Una sorte terribile. Ma basta vedere
il manico di quella teiera per capire che lei è affetto da cachessia. Ho inciampato in anticamera nel portaombrelli: portaombrelli da epilettoide.
marcolfo Senta, professore: la signora Dea...
dottore in medicina La finisca. Farà meglio a non occuparsi di quella signora. Se sapesse...
marcolfo Oh me ne parli...
dottore in medicina (dall'alto) Dispepsia.
marcolfo è già qualche cosa.
dottore in medicina E disurria, e sterilità ereditaria. Lei avrà notizie di me. (S'avvia in furia, passando davanti a Eurialo gli lancia con disprezzo una parola). Cianotico. (Esce).
Rimangono Marcolfo ed Eurialo.
Marcolfo è rimasto alquanto esterrefatto, con lo sguardo a terra. Eurialo dietro lui impassibile, dopo una pausa gli s'accosta tendendogli le due giacche.
eurialo Quale?
marcolfo(senza voltarsi a guardarlo, fa un'azione lanciando contemporaneamente due dita d'una mano e tre dell'altra come se giocasse a pari e caffo con se stesso; poi silenziosamente fa la conta; finalmente, sempre senza voltarsi e con espressione afflitta) Quella disinistra. (Porge indietro le braccia per farsela infilare).
eurialo (gliela infila: è la giacca del vestito).
Pausa.
marcolfo Hai sentito? Che fare?
Pausa.
eurialo Se il signore permette, le potrei dare un suggerimento.
marcolfo (senza speranza) Di' pure.
eurialo L'uomo è fatto di anima e corpo. Ella riponga il corpo sotto il dominio dell'anima.Èil solo rimedio possibile in questi tempi calamitosi.
marcolfo (racconsolalo e tranquillo si volge a Eurialo) Mi pare una buona idea. Porta via quella giacca. Ora la situazione è chiarificata: chiunque venga, avanti. (Eurialo esce; rimasto solo, Marcolfo riprende l'atteggiamento amletico) Verrà? Non verrà? Qui sarebbe utilissima una margherita.
Pausa; campanello, Marcolfo s'illumina. Entrano Dea e Vulcano.
vulcano (allegro) Ma certamente. Marcolfo, avevo promesso, mantengo. (Addita Dea),
dea (col vestito color tortora) Ho fatto bene a venire?
marcolfo Signorina... signora... Dio, mi perdoni: non son certo...
vulcano Oh oh: la signora Dea: bar dello Specchio: cioccolata.
marcolfo Verissimo. Sono disperato.
dea Anzi, è tanto carino. Chi sa chi aspettava. Chi sa, qui tutto solo, che belle cosette pensava. marcolfo Verissimo. Ah no no, non è vero affatto. Pensavo a lei: no, alla signora del bar... già, lei. Lei.
dea È curiosa. Noi donne, basta un cappello per cambiarci la fisionomia.
marcolfo Lei, dunque, è qui? È in casa mia?
vulcano Almeno sembra.
marcolfo Dio: qui da me, qui sola con me.
vulcano E io?
marcolfo Tu, è vero, tu: sei il mio solo amico, tu. Mi perdonerete se sono in pigiama...
vulcano No, caro, non sei in pigiama.
dea Quanto è carino!
marcolfo Precisamente. Ma c'ero, c'ero stato.
vulcano Anch'io, questa mattina.
marcolfo Ma io no, io anche dopo, anche poco fa. È imperdonabile.
dea E io le perdono. Io perdono tutto.
vulcano Per conseguenza, si potrebbe anche sedere.
marcolfo Sì, sì; ecco, qui, là; lì: brava. Ora parliamo.
dea Parliamo.
marcolfo Signora.
dea Signore.
vulcano Più varietà, vi prego.
marcolfo Loconfesso, sono confuso. Il piacere... Ma è lei?
dea Ecco; lei è un tipo originalissimo.
marcolfo Ecco fatto.
vulcano Sentite. Io tra poco dovrò andarmene.
marcolfo (sùbito) Peccato!
dea Questo non è carino.
marcolfo C'è un equivoco. Le farò una confidenza: io sono timido.
vulcano Ma prima che io me ne vada, sta' attento. è inteso che questa sera andiamo tutti e quattro alla festa del « Po-liedric Superbal».
marcolfo Benissimo. Tutti e quattro. Lei, tu, io: tutti e quattro. dea E Orsa.
marcolfo Dio, chi è Orsa?
vulcano Lascia andare. Ricordatevi bene: lei alle otto va dalla sarta, e rimane là; verso le undici il conte Orso accompagna la contessa Orsa dalla signora.
marcolfo Cioè dalla sarta.
vulcano E li, se Dio vuole, la lascia. Io ti vengo a prendere prima, e andiamo ad appostarci al caffè che c'è in faccia. Dai vetri vediamo le signore quando escono, e sùbito le raggiungiamo.
marcolfo è tutto congegnato a maraviglia.
dea Orso non cambierà idea?
vulcano Impossibile.
dea La lettera è andata magnificamente bene.
vulcano (sorridendo) Me l'ha fatta sudare, quella lettera. Sì, poi no; tener calma Orsa, precipitarmi a ritrovar voi che per fortuna siete tornata... buona.
dea Davvero? Poverino! Bisogna perdonarmi. Non mi parvero di fare un piacere a quella cara donna.
vulcano E a me?
dea Anche a lei sì.
marcolfo E a me?
dea A tutti. Sono tutti tanto cari. Bisogna essere buoni buoni con tutti.
Vulcano (s'alza) Io vo. Lei rimane.
marcolfo (s'alza a metà) Io vengo. No rimango. No...
dea Ma lei rimane, naturalmente. Vuol lasciarmi qui sola? Le offro una tazza di tè.
marcolfo Lei? No, io.
dea Lì c'è tutto, ci penso io.
vulcano Addio. Passo io a prenderti, fatti trovar pronto. (via).
Rimangono Marcolfo e Dea. Pausa.
marcolfo ecco fatto.
dea Davvero?
Pausa.
marcolfo Le piace quel cuscino?
dea Si, tanto.
Pausa.
marcolfo E quella tenda le piace?
dea Sì, tanto... Anche il tè mi piace tanto.
marcolfo Anche a me.(Guardano tutti e due il samovar). Si fa? dea Si fa.
marcolfo No, veramente non si fa da sé, bisogna farlo noi.
dea Noi. C'è tutto l'occorrente. Bello.
marcolfo Bello. Ha detto che lo vuol far lei.
dea S'intende. Non ci vuol molto. Basta accendere lì.
marcolfo Mettere un po' di tè là.
Sempre senza muoversi né l'uno né l'altra.
dea Aspettare che l'acqua bolla.
marcolfo Aspettiamo.
dea E versarla sul tè.
marcolfo È fatto.
dea È fatto.
marcolfo e dea (in coro)Beviamolo, (Ridono tutti e due:poi la risata si spegne in un silenzio).
marcolfo Le piace?
dea Sì, tanto.
marcolfo (con infinita tristezza) Se tutto quello che le piace, le piace come questo tè, quasi rinuncio a piacerle.
dea Ha detto una cosa molto carina.
marcolfo Io? non l'ho capita.
dea Io sono un po' inerte.
marcolfo Sempre?
dea Sempre? (Come dicendo la parola a se stessa per studiarla) Sem-pre.
marcolfo Io spesso.
dea Allora diventeremo amici.
marcolfo Crede? Pensare che ieri, no, questa mattina, non la conoscevo. E ora è qui, ci starà tante ore ancora. E poi questa sera.
dea Questa sera.
marcolfo Stamattina me ne sono uscito, solo - io sono sempre quasi solo - e incontro Vulcano, conosco lei...
dea E questa sera conoscerà Orsa. Anch'io, Orsa e Vulcano li ho conosciuti soltanto ieri.
marcolfo E questa notte ci troviamo tutti al gran ballo, come i personaggi al terzo atto d'una commedia.
dea E saremo amici.
marcolfo Si, è questo l'importante. Io non ho amici. E nemmeno amiche. Lei stamattina mi piaceva moltissimo.
dea Oh oh! E ora?
marcolfo Scusi: no: si...
dea Ho capito, ora no, più. (Broncio).
marcolfo Non è vero, non è vero. Giuro che non è vero.
Com'era bella, viva!... Oh, mi scusi ancora.
dea Quanto chiede scusa lei!
marcolfo È il mio destino. I miei amici...
dea Ha detto che non ne ha.
marcolfo Quelli che si chiamano così. Mi trattano, in certo modo, come uno sciocco. Infatti lo sono. Ma in fondo è, perché mi lascio trattare a questo modo. Per me è comodo. È per inerzia; come l'affare del tè. Mi vengono in mente certe cose intelligenti, qualche volta, ma non ho voglia di dirle. Le cose stupide invece si dicono da sé; escono. Poi, con gli sciocchi tipo mio la gente è contenta, li tratta bene, portano fortuna. È molto riposante essere sciocco.
dea Lei è molto originale.
marcolfo Questa mattina quando l'ho vista mi sono sentito stupidissimo. Quando se n'è scappata via, e dovevo rivederla, m'è venuta una voglia immensa di mostrarmi intelligente. Allora sono disastri. Sonando alla porta di casa sua, ero ancora sbalordito. (Attratto nel ricordo, non la guarda più) Ho visto tutte le cose sue. Dappertutto mi pareva di veder lei, così luminosa, vibrante, aggressiva, oh stupendamente aggressiva...
Dea Vibrante? io aggressiva?
marcolfo Sì, mi... (La guarda e s'interrompe) È vero; chi sa. Lei? Mi confondo un po'. Forse la sua presenza mi turba. Mi lasci ricordare. Chi lo sa? Questa mattina era. E a un certo punto ho trovato che mi avevano mandato via, chi sa perché. Ma mi avevano detto che lei sarebbe venuta qui.
Chi sa perché? Che ore ho passato! (Già non la guarda più) Non riuscivo a capire che era vero, non mi pareva vero che qui, qui, questo avrebbe potuto contenere tutta quella luce, tutta la sua allegrezza. E ancora ho avuto una enorme voglia d'essere intelligente, molto intelligente, per accoglierla; di buttarle addosso un fascio d'intelligenza, di farle un'aria, tutt'intorno, qui...
dea Ma caro, lei mi ha accolto benissimo.
marcolfo (di nuovo la guarda, e ancora rimane perplesso; poi placandosi e quasi inconsciamente adattandosi) Lei è molto buona. Mi pare che con lei posso anche essere stupido.
dea Lei è un tipo incantevole e dice delle cose splendide. marcolfo Non mi sembra la definizione più esatta. Ma non importa. È curioso quanto è bello parlare di sé. Me ne accorgo ora. Non m'era mai accaduto. Parli anche lei, anche lei di sé. Come fa a diventare cosi tranquilla?
dea Gliel'ho detto che sono pigra.
marcolfo Oh, forse capisco. Lei dev'essere una persona che parla di mattina. Certi parlano di più la notte. Dev'essere cosi. So che a qualcuno l'intelligenza vien fuori man mano che s'avvicina la sera, ad altri il contrario.
dea Perché pensa tanto all'intelligenza?
marcolfo Non è naturale? Mio Dio, non so: se me lo domanda, non so più. Parli, parli di sé.
dea Che cosa vuole che le dica? Di me? Sono qui, mi vede. Che cosa vuole?
marcolfo Non so spiegarmi. Parlare di sé, vuol dire raccontare tante cose, di dentro; e come si era prima, ieri, oggi; che cosa si aspettava e che cosa si è trovato; che cosa si spera per domani; e allora a poco a poco uno capisce sé, e si fa capire all'altro.
dea Sto tanto bene cosi. Ieri, sarà stato come oggi, no? Che cosa vuol dire «ieri»? E «domani»? (Un sospiro da una profondità inconscia) Lei mi fa fare molta fatica.
marcolfo Vede? Questo è bello. Io le voglio molto bene.
Anche questo è bello.
dea Si, lo credo.
marcolfo Volersi bene, è come parlare di sé. Allora l'uomo vien fuori; si sente di più, più sicuro... Forse non so spiegarmi. Perché trema?
dea Forse ho un po' freddo.
marcolfo Vuole che... Aspetti. Lei stia ferma li, bene, cosi.
Guardi com'è grande questo scialle. (È un grande scialle color cenere, che Marcolfo parlando avrà preso da un divano) La nasconde tutta. Guardi, fino ai piedi. E fino al mento. Dea non c'è più.
dea (come un soffio, quasi da un'improvvisa lontananza, e cosisino alla fine dell'atto) Ci sono, ci sono.
marcolfo Quasi niente. Appoggi la testa. Vuole che le tolga il cappello? No, non si muova. Faccio io. Cosi, piano piano. Che bei capelli ha! Come è bella! È più bella. Come sta?
dea Sto bene. Sono stanca. Mi sento languire. Mi stia vicino. Più vicino.
marcolfo Cosi? Ai suoi piedi?
dea Si... Dica ancora qualche cosa, subito.
marcolfo Non mi dica così, mi confondo. Che cosa debbo dirle?
dea Non so. Così. Sentire la voce.
marcolfo Vuole che le racconti una favola.
dea Sì.
marcolfo Una favola. Non ne so. (Disperato) Neanche una. Dio Dio. (Improvvisando) ...C'era un gatto, che dormiva sul focolare. Aspetti. Il focolare era spento. Ma il gatto credeva che fosse acceso. Che ci fosse qualche pezzo di brace. Uhmm... Oh ecco, due, due pezzettini di brace credeva che ci fossero in fondo al focolare, perché era molto grande. E poi? (Pensa) E poi, sì, s'è avvicinato un po', piano; ma non tanto vicino; e s'è accorto che invece c'era un altro gatto, oh, erano gli occhi di quest'altro gatto... Ora bisogna sapere che quest'altro anche lui aveva preso gli occhi del primo per due pezzi di brace. (Sospira) E allora? Un momento. Allora, una delle due: o l'hanno presa bene, o l'hanno presa male. Qui sta il punto. Vediamo... Dorme? dorme?
dea No. Venga più vicino.
marcolfo Più di così? Come faccio? Ha freddo ancora? Mi faccia sentire una mano. Oh, com'è difficile trovare una mano sotto uno scialle. È calda la sua mano. Non è vero, sa, che sono tanto stupido. Oh che unghie! come quelle di un gatto. Chi sa che fine ha fatto. Più vicino? Dea, Dea, vogliamoci bene.
dea Sì? Mi pare. Forse... che cosa? vogliamoci bene?
marcolfo Sì sì, Dea.
dea Come si fa?
marcolfo Ci si mette con la faccia vicina, così. Poi io dico:
« Cara, io - voglio - bene - a - te... » Allora lei dice: « Caro... » dea « Caro... » e poi?
marcolfo E poi dice: «io... » dea «I - o»... «i - o... » È difficile. (Stanchissima),
marcolfo Non può... dea Non vuol dir niente.
Pausa.
SipariO
Atto terzo
Una sala di passaggio nel «Poliedric Superbal ». Nel fondo a destra una balaustrata da cui si guarda giù in una sala inferiore; presso la balaustrata comincia una scala che scende in essa sala. Nel mezzo, porta verso altre sale. Nel fianco sinistro in avanti, porta ai vestiboli. Nel fianco destro in avanti scaletta che sale a stanzini superiori. Un'altra uscita senza porta nel mezzo del fianco sinistro. In un angolo a sinistra avanti un bancone di bar, quasi tutto spogliato; non sono rimasti che alcuni panini e qualche bottiglia. Qua è là poltrone e un divano. - Notte.
Alcune battute di musica con sapori di jazz prima che (Musica[1]) s'apra il sipario. Poco dopo aperto il sipario, dall'entrata nel mezzo del fianco sinistro una quadrupla fila di Uomini e Donne alternati, tenendosi per mano a catena come per una quadriglia, entrano, girano la scena in evoluzioni di ballo e di pantomima, poi si dirigono verso l'uscio del mezzo. Sono preceduti da alcuni sonatori che camminando continuano a sonare. Il corteo marciando grida in coro, in un ritmo eccitato, puerile e nevrotico: a cena a cena. Alcuni sono mascherati, o in domino o in costumi varii, altri no. Anche alcuni degli uomini in marsina o delle donne in abito da sera, pure portano sul volto maschere di cartone colorato. Il corteo esce dal fondo a destra.
Un po' in disparte stanno a guardare una Donna robusta con domino brutto e mascheretta di raso; e accanto a lei una Giovinetta, in domino e senza maschera. Altrove un gruppo formato del Servo vecchio, della Guardarobiera e del Ragazzo.
domino brutto La terz'ultima è nostra. ( Osservando il corteo che esce) Non c'è male.
giovinetta Vorrei ballare.
domino brutto Finiscila. Non siamo qui per divertirci, noi; siamo qui per ragioni professionali.
giovinetta Andiamo di là anche noi?
domino brutto Prima lasciami vedere giù.
Di dentro, ultime voci affiochite del canto del corteo.
servo vecchio (contraffacendo il verso del corteo) « A cenaa cena»... Ci metteranno un'ora. Sarà un'ora di riposo. guardarobiera (guardando in giù dalla balaustrata) E tutti quelli? Quelli hanno cenato a casa.
servo vecchio O non hanno cenato. « Cenare non è necessario».
guardarobiera Voi rimanete di guardia ai gabinetti di sopra? (Cenno alla scaletta di destra).
servo vecchio Tutti presi. Il principe fa baldoria. Il seguito si rompe le scatole.
guardarobiera Soltanto voi ci potete salire. E io darei tanto volentieri un'occhiata là dentro.
servo vecchio Io invece non ci tengo. Io quest'ora me la dormo. Ragazzo, chiudi là, che si senta meno rumore. (Il ragazzo va a chiuder l'uscio da cui è uscito il corteo, il suono che s'era attenuato si spegne. Alla guardarobiera) Tu torna al tuo guardaroba. {La guardarobiera esce dall'uscio di sinistra). Ragazzo, sta di là con lei; {sprezzante) eccoti i numeri doppi per l'estrazione a sorte dei costumi per il quadriglione dei frati e dei diavoli: rossi, e bigi. (Parlando gli ha consegnato certe contromarche, e borse per mettervele).
ragazzo Me ne prendo uno io, da diavolo, per me?
servo vecchio (sempre più sprezzante) Ridicolaggini: lasciamole fare a quella gente là.
Il ragazzo esce a sinistra. Il Servo vecchio si mette a dormire in una poltrona che è in un angolo presso la scaletta di destra.
Entra dall'uscio di sinistra Vulcano.
vulcano Di qua, di qua.
Sopraggiunge Marcolfo dalla stessa parte.
marcolfo Che furia !
domino brutto (guardando giù dalla balaustrata) Quellalaggiù è nostra.
giovinetta Quella gialla? Si, è l'attrice.
domino brutto Accidenti che brutti fiori s'è messi alla cintura. Domani mi sente.
vulcano Io la conosco quella voce. (Guardando il Domino brutto).
marcolfo Io no.
vulcano Chi può essere?
Sopraggiunge correndo, dall'uscio di sinistra, la contessa Orsa.
la contessa orsa (agitata) Sarà di là? o di sotto? Andiamo. marcolfo E Dea?
la contessa orsa (mentre va a guardare giù dalla balaustrata, risponde) O Dio, Dea si è fermata di nuovo, in guardaroba. Non ci ha fatto perdere tempo abbastanza. (Torna in qua). domino brutto (alla giovinetta) Questa non ci riguarda. Andiamo verso le cene.
Escono insieme dal fondo.
vulcano Ma chi è quella voce? (A Orsa) Dicevate?
la contessa orsa Che ora è?
vulcano L'una. Dea ci ha fatto perdere un'ora.
marcolfo Se non ci faceva perdere un'ora, a quest'ora era mezzanotte.
vulcano Abbiamo creduto di morire in quel caffè.
la contessa orsa E io sola nella sala d'aspetto della sarta, che non aveva mai finito di lavorare addosso a Dea.
marcolfo Com'è il famoso vestito? Dea di là a qua non ha mai aperto né la bocca né la pelliccia. La testa tutta imbacuccata. Che aveva?
la contessa orsa Io non ho visto, ne so quanto lei. Andiamo? marcolfo Ma Dea?
la contessa orsa Dea Dea: l'aspetti lei. Venite con me, Vulcano.
Fanno per avviarsi. Ma dalla sinistra entra Dea. È vestita di squame verdi luccicanti aderentissime: l'abito finisce con una coda sottile a punta. Dalla scollatura si snoda e continua a spirale una specie di serpente che fa due giri intorno al collo, e la testa del serpente si annida tra i capelli di Dea, facendo acconciatura.
dea (sguardo a saette, voce piena di sibili) Ihh non mi aspettate?
I tre la guardano un momento stupefatti.
la contessa orsa Bello... Andiamo di là?
vulcano Un cobra perfezionato.
marcolfo(impacciatissimo) Non l'avrei mai riconosciuta.
dea Scusatemi, se v'ho fatto perdere del tempo. Tempo prezioso ihh... Chi sa che non sia meglio per tutti.
marcolfo Sibillina.
vulcano Serpentina.
la contessa orsa (con angoscia) Andiamo a cercare Dorante.
dea Che serve cercare? Tanto può essere in una sala, quanto in un'altra.
la contessa orsa Qui non c'è, vado nelle altre.
dea Accompagnatela, sìii; non si regge più. Io sto qui, intanto; qui sto, e se passa di qui lo fermo, te lo mando, sii, cara.
marcolfo Buona idea. Anch'io.
vulcano In qualunque caso, questo è il punto di ritrovo per tutti.
Vulcano e Orsa via dal fondo. Si sente un momento il jazz: e cosi ogni tanto, proveniente talvolta di qua talvolta di là dagli interni lontani o vicini, fino alla fine dell'atto. Rimangono Dea e Marcolfo. Dea siede; Marcolfo rimane in piedi presso lei.
(Musica)
marcolfo (cerca un argomento di conversazione) Lei dunque... ah dunque lei lo conosce, questo Dorante.
dea No.
marcolfo E neppur io.
dea Lo so.
marcolfo E allora come facciamo a riconoscerlo se passa di qua?
dea Pazienza. Ci tiene molto, ihhh...?
marcolfo è molto bella. Oggi era anche più bella. Cioè non so. E questa mattina? Che confusione! dea Parlate come il vostro caro Vulcano.
marcolfo Può darsi. Tra amici, si finisce per imitarsi.
dea Amici? siete molto amici?
marcolfo Si: è il mio solo amico.
dea Siiii? (Sottovoce) Non vi fidate.
marcolfo Di lui?
dea Di nessuno.
marcolfo Ma di lui!
dea Ihii.. siete ingenuo, caro.
marcolfo Le giuro che non la capisco.
dea Non glielo dite che vi ho detto questo.
marcolfo (con uno sforzo) No.
dea Noi si, bisogna che siamo amici.
marcolfo Si, tanto. S'era già detto, oggi.
dea Davvero? Già. (Insinuante) Sentite, se mi volete bene... marcolfo Oh moltissimo... credo.
dea Andate a raggiungere Orsa e Vulcano per quelle sale là. Non domandate spiegazioni. Non lasciateli venire qui sùbito. Tratteneteli, in qualche modo...
marcolfo Ma come?
dea Ssst. Lo trovate il modo, se mi volete bene.
marcolfo Si. La penso ancora, cosi angelica e dolce... cioè... (La guarda e rimane perplesso) Domani mi metto in cura. (Premendosi la fronte).
dea Se volessero andare in giro, fateli girar li sotto, almeno per un po'... Che lo cerchino qui è inutile: qui (cenno a sinistra) non ci sono che i vestiboli.
marcolfo E poi...
dea E poi, o vi raggiungo io, o dopo un poco mi raggiungete voi. Non domandatemi niente per ora, se mi volete bene. Non dite niente niente iihh... a loro, se mi volete bene. Tutto questo perché...
marcolfo (ansioso) Perché?
dea Perché siii... Capirete più tardi...sss. Via, via, è una prova. Via. (Lo spinge fuori, dal fondo a destra. Pausa. Dea s'avvicina al Servo vecchio) Sss...
servo vecchio (dorme).
dea Sss... sss...
servo vecchio (si sveglia) Oh pardon madame.
dea Ihh... mi conoscete?
servo vecchio (senza guardarla) No.
dea (gli dà qualche danaro) È per voi.
servo vecchio (ancora senza guardarla) Ah sì, mi pare di conoscerla.
dea Dov'è il principe?
servo vecchio II principe?
dea Sì, col suo addetto; il tenente di vascello: Dorante.
servo vecchio Se la signora sa tutto, è inutile mantenere il riserbo.
dea Dove sono?
servo vecchio In verità non lo so. (Dea gli dà altro danaro). Ah sì, ora me ne ricordo. Sono là. (Accenna in alto ai camerini).
dea C'è altri?
servo vecchio Qualche uomo serio... qualche donna malinconica.
dea Scenderanno? Passeranno di qui?
servo vecchio Non è probabile. Hanno ballato dabbasso fino a poco fa. Ora cenano... s'arrangiano tra loro... non so, giocheranno, forse.
dea Andate a pregare il signor Dorante che venga qui sùbito; che lo aspetta quella signora, che lui sa.
servo vecchio Ella ha reso perfettamente l'idea. (Si avvia). dea Mi raccomando, con molta prudenza.
Servo vecchio (si ferma un momento, dignitosissimo) Signora, sono quarant’anni che esercito questa professione. (Via a destra).
dea (per pochi momenti sola, scivola e sibila per tutta la scena).
Entrano Dorante (in marsina) e il Servo vecchio, dalla scaletta a sinistra.
dorante (s'affaccia quasi balzando, gioioso e animato. Tutt'a un tratto si ferma deluso. Si volge al Servo vecchio) Dove?
servo vecchio Eccola.
dorante Ma...
servo vecchio Se vostra signoria permette (additando la poltrona) io dormo. (S'accomoda e chiude gli occhi) Dormo.
dorante (a Dea che gli si è accostata) Perdoni, signora, forse c'è un errore.
dea Non credo. Lei è Dorante?
dorante (evasivo) Non so...
dea Non sa chi è?... Ihhh...
dorante So chi sono. Non so se è me che lei cerca, perché... dea (lo interrompe) Perché non è in uniforme?
dorante Oh!
dea Vede? Lei non è in uniforme, perché il principe è in incognito.
dorante Continui.
dea Ma domani mattina dovrà mettersi in uniforme per partire. E starà lontano tre anni.
dorante Ebbene?
dea È per mostrarle che sono al corrente, siii... (Sottovoce)
Mi manda Orsa.
dorante Orsa!
dea Quanto fuoco! l'ama molto?
dorante Signora, la scongiuro, si spieghi.
dea Sono un'amica, l'amica di Orsa. Io so tutto, di lei, di loro.
dorante Dio! È ammalata?
dea Sta benissimo.
dorante Non è venuta?
dea Ecco.
dorante II conte non ha permesso?
dea Ha permesso..., ma...
dorante Oh, dica.
dea Mi dispiace vederla cosi ardente. Com'è innamorato!
Lei tanto giovine, ingenuo. Mi fa soffrire.
dorante Ma son io che soffro, sono alla tortura, se lei non mi spiega...
dea Che cosa vuole che le spieghi, mio povero amico?
dorante E sùbito. Non verrà? Non la vedrò? Che è accaduto?
dea Dio, più tardi, forse verrà... Per ora ha approfittato... Il marito è tanto geloso...
dorante Approfittato?
dea Orso è al Consiglio dei Venti, ha mandato Orsa qui con me... Orsa ha tanto poca libertà. Perciò ho detto: «ha approfittato».
dorante Per che fare?
dea Ahh... sss... la mia missione è molto dolorosa. E antipatica, non è vero? Ma l'amicizia lo impone. D'altra parte, quando non si vede un amante per due anni - due anni - è umano, via, giustificabile...
dorante Che cosa?
dea Mi aiuti un poco. Come faccio?
dorante (fa alcuni passi, alteratissimo, contenendosi a forza) Ecco. Dunque Orsa l'ha incaricata di farmi sapere...
dea Sapere, sìii...
dorante Sapere che... non s'interessa più di me.
dea Ecco.
dorante E perché ieri, oggi, m'ha scritto?...
dea Ihhh... Non ha avuto il coraggio, sapendo che lei arrivava. Le faceva tanta pena, povera Orsa. E s'era proposta di venire, di farsi forza.
dorante Ah. E invece?
dea Non è venuta.
dorante Ha approfittato.
dea Bravo.
dorante Ed è andata...
dea Già. Con...
dorante Con un altro.
dea Si.
dorante Chi?
dea Uno.
dorante E poi verrà qui, mi ha detto? Ma lei deve dirmi... E
perché verrà qui?
dea Mio Dio, perché deve trovarsi con me... L'altro lo sa.
Orsa non glielo poteva dire, all'altro, che qui c'è lei. dorante Bene.
dea In che modo, bene?
dorante Bene, bene.
dea Che cos'ha intenzione di fare?
dorante Io?
dea Eh sì, lei.
dorante E perché devo dirglielo? E perché devo fare qualche cosa? E se faccio qualche cosa, perché devo averne prima l'intenzione? Le cose che si fanno senza intenzione, sono le migliori. Ha capito? Improvvise.
dea I hh... per carità.
dorante Senta. Anzitutto, debbo vederla, Orsa.
dea Un momento. Mi permette una preghiera? La prego di fare una di queste cose.
dorante Sentiamo.
dea è calmo?
dorante Si.
dea Una delle due: o lei, da un uomo saggio, se ne va, sùbito,
senza vedere Orsa...
dorante (d'impeto) Faccio l'altra.
dea O se non la sa ancora?
dorante L'altra. Voglio vedere Orsa.
dea E la veda. Ma allora la prego, non dica neppure che m'ha incontrata. Posso contarci?
dorante Si.
dea Preferisco non essere presente al suo incontro con Orsa. dorante Lo capisco.
dea (tendendo l'orecchio) Perciò, lei per ora torni su. Esca di là soltanto più tardi. Io tra poco me ne anderò... forse prima che arrivi Orsa
dorante Come lo saprò io, che lei non c'è più?
Voci di Vulcano e Marcolfo di dentro.
dea (in furia) La farò avvertire. (Cenno verso il Servo vecchio
che leggerissimamente russa).
dorante Ecco. dea Vada.
dorante (saluta e torna dond'era venuto).
servo vecchio (quando Dorante gli passa avanti, sempre a occhi chiusi e sempre leggerissimamente russando s'alza e s'inchina, poi si rimette a dormire).
Una parte di coloro che erano passati al principio dell'atto, più rumorosamente rientrano e vanno a scendere dalla scala del fondo.
Entrano Orsa, Vulcano, Marcolfo, da qualche parte.
la contessa orsa (tragica) Non c'è.
marcolfo(abbattuto)Non c'è.
vulcano (conclusivo) Non c'è.
la contessa orsa Da nessuna parte. (Guarda intorno) Forse? (Corre verso i camerini).
servo vecchio ( aprendo gli occhi) È chiuso, signora. Chiuso per restauri.
Intanto Dea ha preso da parte Vulcano.
dea Vulcano.
vulcano Ebbene?
dea Credo d'averlo veduto.
la contessa orsa (sopraggiunge presso loro)Che dice?
dea Niente.
la contessa orsa Sì, sì...
vulcano (a Dea) Via, non complichi le cose... (A Orsa) Le pare di averlo veduto.
la contessa orsa Dorante?!
dea Credo. Perché ve ne siete andati?
la contessa orsa Ma non lo conosci.
dea Un ufficiale di marina.
la contessa orsa In uniforme era?
dea Sì, tenente di vascello.
la contessa orsa Sì, sì, com'era?
dea Baffi neri, in su.
la contessa orsa Dio!
dea Alto... come lui. (Accenna a Vulcano)
la contessa orsa Dov'è?
dea è andato via. (Accenna a sinistra).
la contessa orsa No!
vulcano Calmatevi. Si va, si torna... Aspettate...
dea Certo, pare che torni.
la contessa orsa Come lo sai? Dove sarà? Andiamo... vulcano (a Orsa) State zitta, e lasciate che racconti. (A Dea) E voi dite tutto senza farvi pregare.
dea Alla porta, uno gli ha detto: « Ciao Dorante».
la contessa orsa Dunque è lui.
dea E ha aggiunto: « cercate di tornare».
la contessa orsa Perché « cercate»?
vulcano Zitta. (A Dea) E lui?
dea Lui non ha detto niente, ha risposto lei...
la contessa orsa Lei!
dea Voglio dire...
vulcano No «voglio dire», dice.
la contessa orsa Era con una donna!
dea Ho fatto male.
vulcano Lei ha detto?...
dea Lei ha detto: «ve lo riporto tra un'ora».
la contessa orsa Chi era? com'era?
dea Non so... che importa?... Bella, molto bella, alta, bionda.
Oppure altri aggettivi, che segnalino bellezze opposte alle bellezze dell'attrice che farà Orsa.
la contessa orsa Oh... uh... (È quasi soffocata).
dea Ho fatto tanto male. Senti, cara, ihh.
la contessa orsa a tutti, gridando) E voi, perché non avete voluto che rimanessi qui? dea Te l'avevo detto io.
la contessa orsa (urla) Trovali! (S'agita in convulsione) Ahi, ahi, mi sento morire.
Comincia un parco ingresso di gente che sale dalla scala di fondo.
vulcano Andiamo un momento di là. (Va all'uscio di sinistra che è il più vicino a loro, e più si affaccia) C'è una cameriera, qualcuno? (Si volta)Marcolfo, falla venir qua. (A Dea)Anche lei.
marcolfo Su, venga. (E sorreggendola la guida).
Escono, dall'uscio di sinistra, Vulcano, Dea, Marcolfo, Orsa. La gente, dalla scala di fondo, continua ad affluire. S'affaccia a sinistra la guardarobiera.
guardarobiera (con un bicchiere in mano) Per caso c'è un dottore tra loro?
La gente, in disordine, pure segna una linea che va diagonalmente dalla scala di fondo all'uscio di sinistra.
il più vicino alla guardarobiera Che c'è stato? guardarobiera Un mezzo svenimento senza importanza.
la gente (a catena, dal detto, fino al più vicino alla scala) C'è un dottore? - È dottore lei? - Io no (voltandosi a un altro) e lei? - No. (Si rivolta) C'è un dottore?
il più vicino alla scala (parla in giù affacciandosi alla balaustrata) Ehi laggiù, c'è per caso un dottore tra voi?... Come?... È dottore lei?... Vuol salire un momento?... (Si volta in qua) Viene.
la gente (a catena come sopra, ma in senso opposto) C'è -Viene - Viene - C'è.
il più vicino alla scala (ancora parlando verso giù) Non si passa? Aspetti che lo tiro su. Lo pigli sulle spalle lei. Ecco, su, su.
rumori della folla (disotto, nascosta) Uhh... issa... làaaa...
Tirato su, si vede, oh maraviglia, proprio quel Dottore in medicina che abbiamo conosciuto nei primi due atti: il più vicino se lo prende a cavalcioni sulle spalle e lo porta fino alla guardarobiera.
Dottore in medicina Chimi vuole?
il portatore Eccolo. (Fa per scaricarlo).
dottore in medicina No no, stiamo così, è una posizione indicatissima per certe diagnosi.
guardarobiera Una signora svenuta.
dottore in medicina Dov'è?
guardarobiera Di là, venga.
il portatore (fa per avviarsi di là).
dottore in medicina Alt! È pazzo lei? Che cos'è codesto? (Alla guardarobiera additando il bicchiere).
guardarobiera Le ho fatto bere un po' d'acqua.
dottore in medicina Qua. (Si china a prendere il bicchiere)E lei (al portatore, guidandolo come un cavallo, dirigendolo col tirargli da una parte il ciuffo)mi porti laggiù, in fondo, lontano così: alt!(Sono andati a mettersi nell'angolo di fondo a destra. Tutta la gente cessa di parlare e rimane a guardarlo immobile in silenzio e a bocca spalancala. Lui dopo aver vuotato le ultime gocce sulla testa d'un vicino, esamina il bicchiere, lo ausculta) Non è niente. Un momento. (Se lo porta all'orecchio)Ecco ecco... Sta rimettendosi.Rinviene, È guarita. Non c'era neppure bisogno di me. (Infatti, si presenta Orsa all'uscio di sinistra: dietro lei Vulcano cerca di trattenerla, ma lei lo tira fuori; dietro loro Marcolfo e per ultima Dea, che rimane nel vano della porta. Il Dottore in medicina ci ha preso gusto)C'è altri che si sente male?
la gente (delirante)Bravo! Viva! chi è? (Fanno gazzarra intorno al Dottore in medicina).
vulcano (insiste presso Orsa)È inutile. C'è troppa gente.
Torniamo di là. Riposate cinque minuti. Qui, Marcolfo. la contessa orsa È finita, è finita.
marcolfo E allora torniamo via.
Riesce a farla voltare: lui e Vulcano, uno da una parte e l'altro dall'altra, la sorreggono e conducono verso l'uscio di sinistra. Dea e la guardarobiera per farli passare escono, ma la guardarobiera dal fondo, Dea da qualche altra parte guardando in qua e là. La gente, diffusa, continua a dividere in due diagonalmente la scena gazzarrando intorno al medico, che non vuol più scendere, mentre il portatore ne è stanco. Dorante si affaccia da destra.
dorante Non resisto più. Oh... (Vede dall'altra parte della scena di spalle Orsa, e i due che affettuosamente la tengono. Si lancia, ma la gente lo trattiene).
la gente Uh com'è stravolto! Dottore, lo visiti.
Intanto Orsa e i due sono usciti da sinistra.
dottore in medicina Si, portatemi lontano, se volete che lo visiti. Lontano... di là.
la gente Via, via.
Baccanando se ne vanno via da qualche parte, col Dottore. Cosi Dorante riesce a farsi avanti; nello stesso momento, Vulcano e Marcolfo rientrano da sinistra.
marcolfo (soffia lungamente come chi non ne può più, e si getta a sedere).
dorante (li affronta)Perdio me la pagherete!
marcolfo To'.
dorante (a Marcolfo) Chi è lei? lei avrà a che fare con me, se non mi spiega immediatamente...
marcolfo (esplode: contrasto tra le sue parole irruenti e la sua immobilità nella poltrona) Chi sono io? Senta, signore, io sono uno che da un'ora, un'ora, vo cercando qualcuno, uno qualunque, con cui attaccar lite, perché non ne posso più; e se avessi qualche cosa da spiegarle non le spiegherei niente, per poter litigare; e sono felicissimo di aver trovato lei, che mi pare debba andare proprio bene. Forza. Avanti. Litighiamo, perdio!
dorante (rimane per qualche istante interdetto).
vulcano (in piedi; conciliante) Sentite...
dorante (si rivolta a lui) E lei chi è? (Minaccioso) Sa che...? vulcano (serafico) Chi sono? Senta, signore, io sono uno che a qualunque costo vuole evitare le questioni e i litigi; e perciò, sebbene ignori nel modo più perfetto di che cosa ella stiasi preoccupando, io l'assicuro che ha ragione lei, che ho torto io, che non ho fatto apposta, e le chiedo scusa, si, scusa, tanta scusa, e non lo farò più; si, sì, ha ragione...
dorante Lei lasci quella donna, altrimenti...
vulcano Sì, sì, la lascio sùbito. Quale donna?
dorante (si volge a Marcolfo) Oppure lei, se...
marcolfo No, no, non la lascerò mai, mai! Quale donna?
dorante Loro si prendono giuoco di me. Sta bene. Li avverto che domani mattina debbo ripartire, per ragioni superiori di servizio (azione dei due), ma abbiamo tutta la notte davanti a noi. Salgo in quei camerini. Per un'ora aspetterò là. Tenente di vascello Dorante.
vulcano e marcolfo Dorante!!
marcolfo (s'alza) Ah...
vulcano Oh...
dorante Che c'è ancora? (Sta per alterarsi di nuovo). vulcano La prego, la prego: è tutta la sera che la stiamo cercando.
marcolfo Dappertutto!
dorante (a Marcolfo) Perché?
marcolfo Perché... (Si pèrita) Senti: non è parte mia, dillo tu.
vulcano Mio Dio, tra giovinotti... gentiluomini... La contessa Orsa era con noi; l'abbiamo accompagnata qui noi... a cercar lei...
marcolfo (intanto è andato a sinistra a chiamarla) Contessa! dorante (a Vulcano) Non mi spiego...
Marcolfo è tornato a loro, allora Vulcano corre anche lui fino all'uscio di sinistra.
vulcano Venite, Orsa.
dorante (a Marcolfo) Allora mi spieghi lei...
Entra da sinistra correndo Orsa e si trova di fronte a Dorante.
marcolfoEcco fatto. (Sta impalato a guardarli).
vulcano (piano tirandolo per la falda) Ritiriamoci.
Si scostano.
marcolfo E Dea?
vulcano Ecco: andiamo da Dea. (Si allontanano) Te ne occupavi tanto volentieri.
marcolfo Credi? Sarà. Non so neppur io. Che confusione !
Escono. Sono rimasti Orsa e Dorante. Uno di fronte all'altra, si guardano, fremendo di contrastanti sentimenti, senza riuscire a parlare. Finalmente:
la contessa orsa Ma dillo! è vero? Confessa.
dorante Tu mi parli cosi!
la contessa orsa Chi è la donna con cui sei uscito?
dorante Uscito! Non mi son mosso di là, ad aspettarti. Ma tu, tu vuoi lasciarmi, tu m'hai lasciato già, e mi mandi ad avvertire, così, freddamente, da...
la contessa orsa Dorante sei pazzo.
dorante Come? Poco fa quella tua amica, da parte tua...
la contessa orsa Un'amica?... parte mia?... No, bugiardo, dimmi invece...
dorante Sì. Una donna, vestita di verde, con un serpe qui!
la contessa orsa Ah, vipera! Quella è Dea. Non è vero! non è vero! Da due anni t'aspetto, ogni minuto; tutta la notte ho spasimato cercandoti. Dorante, come puoi credere?
dorante E tu... tu mi vuoi bene ancora?
la contessa orsa E non è vero che eri con un'altra?! Dio, che cosa ci hanno fatto. Perché?
Suoni e rumori si appressano.
dorante Non possiamo rimaner qui. Vieni. Ho tante cose da dirti.
la contessa orsa E io a te. Dove?
dorante Là forse è più tranquillo... Prima che tornino... Oh Dio, è qui.
Intanto i suoni hanno deviato e si sono allontanati. Rientra Dea.
dea Ihhh... cara, l'hai trovato.
la contessa orsa Che cosa gli hai detto, bugiarda, cattiva? dea Io?
dorante Glielo dica, che non è vero, perdio!
la contessa orsa Dorante!
dea Ihhh... Ho capito. Santo Cielo, Diiio, ho scherzato sìii.
la contessa orsa Vipera.
dorante Vieni via, vieni via.
S'allontanano verso il fondo; Dea li segue alle spalle strisciando.
deaVogliatevi bene, cari, tanto bene, siiii... (I due escono dal fondo. Dea pensa, poi velocissima risale la scena e viene a svegliare il Servo vecchio. Sottovoce e rapidamente) Avete da scrivere, presto?
servo vecchio Certo; queste previdenze fanno parte della mia professione. (Ha cavato di tasca un foglietto, una sopraccarta, una stilografica).
dea (scrivendo, su un ginocchio, con un piede appoggiato alla poltrona del servo, parla) Qualcuno che porti d'urgenza, sùbito, presto, questo biglietto.
servo vecchio C'è. Sùbito. Lo trovo io.
dea (continua a scrivere) Di grandissima urgenza, al conte Orso, al Consiglio dei Venti... il palazzo è vicino... sss...
servo vecchio Lo so. Dia pure.
dea Ma presto.
Servo vecchio (esce a sinistra).
Rientrano Vulcano e Marcolfo.
marcolfo Ma che cosa è accaduto? Io non capisco niente.
dea Dev'essere difficile per lei capire.
Intanto rientra il Servo vecchio, fa segno di sì a Dea che lo guarda; torna al suo posto e s'addormenta.
vulcano Anch'io non ho capito niente... (vede l'azione) ma
ho capito qualche cosa.
marcolfo Questo dev'essere ancora più difficile.
Entra il ragazzo dalla sinistra.
ragazzo (monotonamente) Ecco i numeri per il quadrigliene dei frati e dei diavoli... (Trascorre. A Vulcano) Ecco i numeri per il quadriglione...
vulcano Vai, vai...
ragazzo (a Marcolfo) Ne vuole?
marcolfo Nonso.
vulcano No.
dea No.
ragazzo Perché non vuole un numero per il quadriglione dei...?
vulcano Però... Prendetene uno(Lo prende dalla borsa tenuta dal ragazzo, lo dà a Dea; il ragazzo esce ripetendo: «Ecco i numeri», ecc.).Dea, ho un vago sospetto che occorra tenervi d'occhio. Intuisco
dea Intuite, intuiiite, caro...
vulcano Intuisco che stareste sprigionando una tragedia.
Per fortuna c'è Vulcano.
dea Iiiih, che fortuna.
Ride, e fischia; non può tenersi e fischia forte e acuto; erigendosi e attorcendosi. L'ultimo fischio è acutissimo, innaturale. È interrotto da
una voce dal fondo(che esclama)Bellissima! (È la donna in Domino brutto che, da sola questa volta, è apparsa all'alto della scaletta e contempla Dea. E ripete) Bellissima!
Tutti e tre si voltano.
vulcano La voce che conosco! Ma chi è? Chi sei, maschera? domino brutto (avanzandosi) Guarda: il critico della svasatura... (Si toglie la mascheretta: è Donna Fiora) Che caldo!
dea Lei qui?
donna fiora Io, sì; io vengo sempre, in incognito, a esaminare le signore che hanno vestiti miei, come li portano.
marcolfo Questa è magnifica. Ma sono stanco.
donna fiora Ne ho viste quattro. Due discrete. Una orribilmente: ed è un'attrice! Domani glielo mando a prendere, il mio vestito, con un pretesto, e poi non glielo restituisco mai più, no no, e mai mai più avrà vestiti da Donna Fiora.
vulcano Donna Fiora, non poteva mettersi un domino meno scalcinato?
donna fiora (alza le spalle).
Entra un secondo ragazzo da sinistra, va a parlare all'orecchio del Servo vecchio. Dea li osserva; il ragazzo torna via.
servo vecchio (a Dea, che gli si è accostata) Viene sùbito.
dea Bene.
vulcano (ha sentito) Chi viene sùbito?
dea Ihhh... un gelato di crema e fragola... ihh...
vulcano (ironico) Donna Fiora, ha avuto una bella idea, di
vestire la signora Dea da serpente.
donna fiora (semplice) Lo so: un'idea sublime. E come lo porta! Invece... oh venga a vederla
la grande attrice e dica lei... (Trascina Vulcano alla balaustrata e lo fa guardar giù, poi lo obbliga a scendere).
dea Marcolfo, non mi fate più la corte?
servo vecchio (tra sé) (Cominciano a darmi sui nervi. E qui non ci si dorme più). (Sale la scaletta di destra ed esce).
marcolfo (rispondendo a Dea) Non so. Sono stanco. (Si getta a sedere).
dea Stanco di farmi la corte?
marcolfo (la guarda) Chi ne capisce niente? dea Sono bella?
marcolfo Si. Oh quest'oggi, tanto dolce...
dea Che c'entra? Me lo fate un piacere?
marcolfo Un piacere da muoversi, o un piacere da star fermo? dea Da muoversi.
marcolfo (dopo un sospiro) Forza!
dea Sono inquieta per Orsa. è uscita di là (accenna il fondo a destra) con Dorante: ma poi chi sa dove hanno girato. Andate a vedere dove sono. Non la disturbate, che sta col suo amore, poverina... Non vi fate vedere. Venite soltanto a dirmi dove stanno.
marcolfo Ecco fatto. Perché?
dea Per stare attenta che non le accadano dei guai.
marcolfo Che guai?
dea Ihh quante domande. Basta!
marcolfo Io vado, poi torno: allora voi...
dea Allora...
marcolfo Dolce.
dea Ihh, come lo zucchero. Viiia.
Vulcano torna su, dalla scaletta di fondo.
marcolfo (andandosene) Vediamo. (Esce dal fondo a destra).
vulcano (a Dea) E’ venuto?
dea (con un guizzo) Chi?
vulcano II gelato di crema e lampone.
dea Ihh, sciocco. Ora viene... sìii viene viene.
vulcano E prima avevate detto crema e fragola.ègrave.
Dea, che cosa state macchinando?
dea Niente. Siete della polizia voi?
vulcano Forse.
dea Ihhh... ne vedrete delle belle.
voce del ragazzo(da lontano) Chi ha il numero per il quadriglione dei frati e dei diavoli venga a prendere il vestito; al tocco del gong lo infilerà.
vulcano Che cosa gridano?
Entra il ragazzo.
ragazzo (monotonamente ripete) Chi ha il numero... (ecc.).
dea (maligna, allucinata) Attento...
vulcano Dea, non siete in voi, guardatemi.
ragazzo (pedante) La signora ne ha uno.
Gente entra in fretta, da varie parti, esce da sinistra, rientra con in mano chi una veste rossa chi una veste grigia, torna via, ecc..
vulcano (al ragazzo) Non romperci le scatole.
ragazzo (fugge spaventato gridando) Al tocco del gong lo infilerà.
vulcano (a Dea) Date. Ve lo vado a prendere io.
dea (gli dà con indifferenza il numero).
vulcano Ho un'idea. (Scappa da sinistrò).
dea Che bravo!
Rientra Marcolfo affannato.
marcolfo Non li ho trovati.
dea Stupido.
marcolfo Prima c'erano. Poi non c'erano più. Poi sì. Ora
di nuovo no.
dea Idiota! Doveva trovarli. Inventarli.
marcolfo Che colpa ne ho io, se cambiano posto?
dea A ogni costo devo saper dove sono. Li cerchi!
marcolfo Se fossero usciti? dea Per tutta la città.
marcolfo Se avessero preso il treno?
dea Per tutta Italia.
marcolfo II piroscafo?
dea Per tutto il mondo. Nella luna. Nella Via Lattea, imbecille. Ora lui viene, e loro non ci sono!
marcolfo Chi viene?
dea (s'arresta) Ihh... il gelato di crema e fragola, ah ah ih!(Scoppia a ridere spasmodicamente, e finisce la risata con uno schiaffo a Marcolfo) Bestia!
In questa rientra Vulcano, con una tonaca da frate in mano. Dà una rapida occhiata alla scena.
vulcano Non ci meditare. Marcolfo. Ecco, Dea, la veste che v'è toccata in sorte per il quadrigliene. Al tocco del gong...
dea Me ne infischio, idiota anche voi.
Grande colpo di gong dalla profondità del luogo, ripetuto in sale più vicine, poi più vicine ancora.
vulcano Ecco. Mettetelo, Dea.
dea Siete veramente rimbambito.
marcolfo Tanto per fare, lo provi. Ci tengo.
dea (insinuante) Basta che ve n'andiate sùbito a cercare...
marcolfo Concluso.
Altro colpo di gong. Passaggio lontano di gente vestiti o da diavolo o da frate, scarsi.
Vulcano indossa a Dea la tonaca col cappuccio in capo, mentre ella si agita.
marcolfo Ma ne vorrei uno anch'io. Mi piace quasi di più. Che bel frate!
dea (ha subito assunto postura da predicatore, e parla con voce nasale) No, una fraticella sono, una umile suora, non un frate. Dio m'ha mandato in questi luoghi di peccato per persuadere...
vulcano (come un ipnotizzatore) Che ne hai fatto di Orsa e Dorante?
dea (dopo uno sforzo di memoria) Uh sono in peccato, ho cercato di allontanarli uno dall'altra, e dal peccato entrambi! (Ha camminato fino alla balaustrata, e di là si sporge a predicare a quelli disotto) Uomini e donne, tornate alle vostre case domestiche, ai focolari raccolti, e umiliatevi in preghiera, beneficate, fuggite i gorghi della concupiscenza, uh uh vedo sorgere dal fondo di quei flutti...
La gente di sotto urla: salgono stelle filanti e palline variopinte contro Dea.
dea (volgendosi ai due) E quanto a voi, dolci fratelli...
marcolfo (convinto) Recita bene.
vulcano Ma dimmi (angosciato) lo sai dov'è Orsa?
dea Non so, ma ora, appena arriva il signor conte Orso suo sposo...
vulcano Viene il conte qui!
dea ... gli toccherò il cuore; per questo l'ho mandato a chiamare...
marcolfo (ride) Ah ah...
vulcano (atterrito) A chiamare!
dea ... e lo convincerò a perdonare, a riaccogliere la moglie adultera sotto il tetto contaminato; e dal loro talamo fecondo...
vulcano Maledizione!
dea Uh la parola empia, fratello!
vulcano Non deve accadere! Corri, Marcolfo...
marcolfo Correre ancora!
vulcano Corri di là (accenna a sinistra) non lasciar entrare il conte Orso. Fa che se ne vada via. Trova il modo. Fermalo. Digli che è stato uno sbaglio. Insultalo. Convincilo. Ammazzalo. Ma che non venga qui, se ne vada.
marcolfo Ammazzarlo? Con che cosa?
vulcano (lo spinge a sinistra) Che non entri per le sale, so prattutto, via, via.
Marcolfo è spinto fuori. Si sente un urlo dal fondo.
donna fiora (l'urlo è suo; ella s'è affacciata all'alto della scala di fondo) Che è? Che mostruosità è questa? (Finisce di salire e corre a Dea).
Da qui in poi tutto il resto dell'atto è accompagnato da un Musica rumore continuo e confuso di quella folla nascosta, conmusica interna, e urli più forti nei punti in cui è indicato. Riappare a sinistra Marcolfo.
marcolfo (di sull'uscio affannato chiama) Vulcano!
vulcano (accorre a lui) C'è? L'hai mandato via?
marcolfo Non è venuto nessuno. (Quasi singhiozzando) Ma se viene, penso che non posso né persuaderlo, né ammazzarlo, né mandarlo indietro...
vulcano Perché?
marcolfo Perché m'è venuto in mente, (desolato) che non l'ho mai visto.
vulcano Imbecille. Arrangiati. Domanda a tutti. Ferma tutti.
marcolfo (feroce) Ammazzo tutti.
vulcano Via!
Marcolfo via in fretta a sinistra. Frattanto Vulcano è tornato di qua: e vede che Donna Fiora con ruggiti di rabbia ha tolto la tonaca a Dea, la quale è di nuovo in veste serpentesca, ma col capo scompigliatissimo.
donna fiora Vergogna! (Ha fatto un fagotto della tonaca, ed è andata a buttarlo sdegnosamente giù tra la gente).
Urli della gente di sotto.
dea (lancia un fischio lungo e lacerante di serpente ferito). vulcano Disgraziata! Ah no, a qualunque costo, no!!
Si precipita a Dea, mette un piede sulla coda della veste verde. Dea si rivolta con un guizzo, la coda si strappa. Dea emette rotti sibili. Vulcano le mette le mani addosso e strappa la testa di serpente; anche le spire che avvolgono il collo di Dea si snodano e staccano, l'alto della veste rimane lacerato e cadente. Vulcano di là lancia con violenza la testa di serpente traverso la scena, giù tra la gente, che di sotto urla più forte.
donna fiora (dalla balaustrata si volta, e dà un urlo immane) Sacrilegio ! (Si getta schiumando addosso a Vulcano e gli dà un pugno poderoso che lo fa barcollare).
vulcano Ci mancava questa frenetica! (S'aggrappa al domino di Donna Fiora, che si lacera; poi con un lampo di genio glielo sfila del tutto) Allora, questo!
donna fiora (rimasta in sottana fugge da sinistra strillando) Vigliacco, contro una donna. dea (sul proscenio, a destra, si sta sbattendo e divincolando con brevi soffi, serpe troncato).
vulcano Questo, e il diavolo m'aiuti. (Afferra Dea per le spalle, le mette addosso di forza il domino lacero; lo infila dall'alto lacerandolo anche più).
Il capo di Dea ne esce più che mai scompigliato. In queste azioni Vulcano pronuncia parole mozze e inarticolate.
dea (cessa improvvisamente di sibilare, e si getta in terra lacrimando lamentosamente) Dio, Dio mio...
vulcano Almeno per ora, almeno... (Rimane a guardare lei che piange, un po' stupefatto, ansimando).
dea (si trascina in un angolo, singhiozza ancora) Mio Dio... (e cessa anche di gemere).
Da sinistra rientra Marcolfo.
marcolfo (si affaccia, e di là chiama Vulcano con voce soffocata) C'è uno, che può essere lui, e può non essere lui... (Con un gesto) Barba...
vulcano (ha capito che è il conte Orso. Rapidamente, concitato, ma a mezza voce) Corro io a portarlo via. Tu penserai ad accompagnare a casa Dea. Ci ritroveremo là, a casa di Dea. (Via presto a sinistra).
marcolfo Questo è più facile. Ma dov'è Dea? Non mi ci prendono più. (Esce cercandola, barcollando, da qualche parte: non la vede in quell'angolo, ove ella pare un mucchio di stracci).
Qui i rumori e suoni interni affievoliscono, poi muoiono. Con l'ultimo rumore cessa anche la musica. Silenzio totale.
dea (È rimasta sola. S'agita un po' e ricomincia a gemere. S'alza sui ginocchi. Si passa la mano sulla testa scarmigliata e sulla faccia. Geme ancora penosamente, poi si alza in piedi, rimanendo curva e misera. Si guarda, e si vede tutta lacera. Muove due o tre passi lamentosi per la scena) Tutta a pezzi... Poverina... Ho fame, sono povera... (Adocchia un panino sul bancone abbandonato, poi lo afferra guardandosi attorno con paura; gli dà un morso affamato, poi lo nasconde stringendolo al petto) Poverina me... (Si appoggia a uno spigolo presso l'uscio di sinistra e tende la mano come un mendicante) Un pezzo di pane... che Dio ve ne renda merito... un pezzo di pane... un soldo, alla poverina...
Sipario.
ATTO QUARTO
La stessa scena del primo atto. - Alba.
Nessuno in scena. - L'armadio è mezzo aperto. Alcuni degli attaccapanni coi vestiti sono qua e là per la camera. Quali siano, si vedrà dal monologo di Vulcano.
Si sente sonare il campanello. Entra Nina, sonnacchiosa e scarmigliata.
nina Signora: signora. (S'avvicina al sofà-letto. Vede che non c'è nessuno, il sofà-letto non è neppure scoperto) Oh non c'è! Come avrà fatto la signora a sonare, se non c'è? (Suonano di nuovo). Ah è alla porta: ora ho capito come ha fatto. (Esce).
Pausa a scena vuota. Entra Vulcano, rincorso da Nina.
nina (lamentosa) Ma come, signore, a quest'ora! vulcano Che ora è?
nina Non lo so.
vulcano E allora perché dici « a quest'ora » ?
nina (rimane a bocca aperta. Poi di scatto) La signora non c'è. vulcano (rifacendola) Ma come non c'è, a quest'ora?
nina (tutt'a un tratto si spaventa) Oh Dio Dio, che cosa sarà accaduto? Sarà morta!
vulcano è terribile come le donne non hanno paura delle parole! No, non credo che la tua padrona sia morta. Credo, anzi, che le sarà molto difficile morire.
nina Senta, io non la capisco, non mi sono ancora pettinata. vulcano Si vede.
nina E a ogni modo lo vede anche lei, che la signora non c’è.
vulcano Per me, c'è.
nina Oh allora, s'accomodi e buona conversazione. (Esce molto indispettita).
vulcano (solo) Infatti. (Saluta alcuni dei vestiti) Cara Dea, signora Dea, donna Dea! (Spalanca l'armadio) Dea, Dea, Dea, Dea... Quante dee. A scelta. A profusione. A volontà. Basta aver quattrini per pagare Donna Fiora artista-sarta. Cinico! Perché cinico? Lo dite voi, cinico... (al vestito color tortora) voi, che ieri - no, l'altro ieri: oh, quando vi ho veduta la prima volta, al tè della contessa, era soltanto l'altro ieri? e ora tutto è finito? sarà - voi, che l'altro ieri m'avevate quasi fatto innamorare. Voi, cara Dea, senza saper che cosa vuol dire, mi chiamate «cinico»: ma lei - dov'è? eccola- (al «tailleur» rosso) lei, donna Dea, la mattina dopo me l'ha sùbito fatta ritrovare, la mia testa. A me, che vuole? piacciono le donne dolci, benefiche e sottomesse; lei - mi permetta che la consigli - deve attenersi agli uomini un po' candidi, agli uomini un po' pupi, come Marcolfo; Marcolfo: ah, che dite voi? (all'abito color tortora) che anche a voi Marcolfo ha fatto grandi dichiarazioni, più tardi, nel pomeriggio, e, diciamo così, al secondo atto? Non vuol dire: lui s'adattava; per lui non ci volete voi, cara Dea, lui continua a pensare a donna Dea... (accenna al « tailleur») la quale - questo stavo dicendo - la quale non mi chiamerebbe «cinico» soltanto perché ho detto... Non so che cosa ho detto: perché debbo ricordarmene? perché obbligarmi a essere conseguente? in mezzo a questo vostro profumo che mi dà alla testa. Il profumo, ecco la vostra unità. Olimpo. Olimpo di dee belle davanti a cui mi viene una gran voglia di mettermi in ginocchio, sebbene, sebbene, sì, io lo sappia, chi siete voi (al tortora) chi è lei ( al « tailleur») chi sei tu (a un vestito giallo con tralcio di pampini cucito alla gonna) oh a te do subito audacemente del tu, a te, Dea « creatura di lussuria» come dicono i romanzieri popolari. E fai, fai, fai, pur che tu non dia scandalo... (S'interrompe salutando un abitino rosa) Oh cara signorina Dea, ma quanto è cresciuta! Come sta papà? a rivederla; (torna a rivolgersi al giallo) che tu non dia scandalo, dicevo, che tu abbia certi riguardi, Dea; non andare a raccontare i fatti tuoi, per esempio, alla signora Dea, vedila (a un abito scuro molto serio e compunto) oh no, signora Dea, quella che è passata? (accenna al vestito giallo) non la conosco, no, so solamente che è una certa Dea; mi chiedeva la strada e gliel'ho detta, ecco tutto. E il commendatore suo marito? e i suoi quattro figli? La zia inferma è ancora in casa? Ah lo so, ai nostri giorni non c'è più quella correttezza, quel «savoir faire», che... Ma lei, lei è un po' troppo curiosa: si, appunto lei; tra tutte queste signore, lei, signora Dea, per esempio, è la sola che mi domanda com'è andata a finire, questa notte, la faccenda. E perché mai ha tanta smania di saperlo? Lo conosce, lei, il conte Orso del Consiglio dei Venti? No. E la contessa Orsa? Appena appena. O dunque? Lei nei giornali legge la cronaca, la cronaca nera. E perché non se li immagina, i fattacci? Senta. Io mi aggiusto da me. Vuol vedere come si fa? Senta. O il conte Orso non li ha trovati e s'è lasciato turlupinare da Vulcano - come? sì, Vulcano sono io: nelle grandi occasioni mi piace parlare di me in terza persona - e allora niente di fatto, e la commedia finisce bene. O ci ha ripensato, è tornato indietro, e anche allora i casi sono due, come dicevamo al fronte. O li ha ammazzati - non se lo sa immaginare? sì, come Paolo e Francesca nell'antologia poetica che lei studiava in collegio - e allora la commedia è diventata una tragedia. Oppure è tornato, sì, ma ha pensato bene di passarci sopra; ecco un terzo «genere», il «dramma psicologico moderno». In qualunque dei tre casi, le assicuro che a me, che a noi (accennando sé e le altre vesti) che a loro (cenno vago verso il pubblico) gente intelligente, non ce ne importa niente. L'importante è che, in qualunque dei tre casi, rientrino, da quell'uscio, Marcolfo e Dea - appunto, Dea - sa perché? perché possiamo tutti andare a dormire: (parlando ha rimesso nell'armadio una per una tutte le vesti, tranne la gialla) tutti, tranne tu; ah tu non la dormi la notte; tu dunque fammi un po' di compagnia: io lo adoro tutto, quell'Olimpo, ma in fondo in fondo l'unica con cui mi senta tranquillo sei tu: la meno lontana da me, sei, e per questo, davanti a te mi voglio inginocchiare, così (s'inginocchia) e alzare ellenicamente le braccia (le alza) e se non fossi in frac ti canterei un ditirambo, ti toglierei questo tralcio di pampino, così (eseguisce) ché tanto non mi vede Donna Fiora artista sarta, Donna Fiora grande fabbricatrice di divinità; e me lo metterei in capo come una corona (lo ha foggiato a corona e se lo mette in capo) e m'alzerei (s'alza) e con voce di saxofono canterei... ma sono in frac. Il frac è la logica. Il frac è l'affare. Il frac è il maschio. Il frac è una cosa seria. Vattene. (La butta entro l'armadio, e di colpo lo richiude. Poi si ferma d'un tratto, come stupefatto a guardare quell'armadio chiuso. E improvvisamente grida: ma non a voce alta) No: no. Come faccio ora? Senza di te? Di te, di te, di te... (In varie direzioni, sempre verso l'armadio) Aprimi! (Spinge con le palme febbrilmente l'armadio: lo pigia e brancica come una porta chiusa che si voglia forzare) Vieni: torna, torna a me. Perché mi hai lasciato? Son io. Non è vero, non è vero, torna, ti farò giocare con i miei pensieri, vuoi? Col mio cuore, prendilo, ma torna, schiava prodigiosa, Dea, torna, non posso vivere senza di te. (Si abbatte disperatamente, mezzo gettato in avanti, con le braccia e le palme alte e il petto appoggiato all'armadio, quasi inanimato. Pausa. Alza d'un tratto la testa mostrando d'aver udito rumore dalla parte dell'entrata. Poi rapidamente si erge, si ricompone, dà un tocco al vestito, si prepara sulla faccia un sorriso, e si volta all'uscio).
S'affacciano Marcolfo e Dea, e sùbito entrano.
dea (in pelliccia, la testa avvolta d'una sciarpa bianca, tranquillissima) Qui almeno fa caldo. (Si sbottona l'alto della pelliccia) Ho veramente bisogno di riposare.
marcolfo È molto tardi.
vulcano (ancora eccitato) Oppure molto presto. Siamo sul limite ambiguo tra il tardi e il presto. È tardi, sì; ma datemi un raggio di sole e sarà prestissimo. (Intanto Dea s'è aperta del tutto la pelliccia). Come il tuo abbigliamento, Dea, che intravedo, è ai limiti ambigui tra il più miserabile ludibrio e il più trionfale dionisiaco eccitamento (Dea si toglie la sciarpa dal capo), ma seti dò questa corona, ecco, sei la Baccante perfetta. (Gliela mette in testa, nell'istante stesso in cui Dea getta via la pelliccia).
dea (con la veste pittorescamente lacera della fine del terzo atto, e con la corona di pampini in capo, esce a ridere come ebbra) Uh uh buffi buffi, sempre così quando si torna (parlando balla a valzer in giro per la camera) quando si torna a tempo, a tempo di là, dove andavamo in quattro e ritorniamo in tre. Ah ah vedete che lo so, e credevate che no? Oooh lo posso ridire una due tre volte, due tre quattro volte (si ferma) basta che non giriate, non mi guardate, non spalancate, non parlate al manovratore: noooooooooooo... (Continua a lungo durante le battute seguenti).
marcolfo (esterrefatto a Vulcano) Non ha bevuto nemmeno un bicchier d'acqua.
vulcano (risponde con un gesto e un mormorio disinteressati ed evasivi).
dea (fa a valzer un'altra volta il giro della stanza, il suo ooooo s'è mutato in un trillo acuto, senza interrompere).
Entra intanto Anna.
anna (portando una elegante vestaglia) Eccomi, signora: Nina non capiva niente.
dea (eccitatissima, canta forte ballando seguita da Anna) Niente, niente, non capiva, iva, iiiiva nien-te...
Anna (le toglie la corona, le indossa la vestaglia).
dea (di colpo è molto signora) Grazie, amici miei, d'avermi accompagnata. Perdonatemi se non vi trattengo, ho tanto sonno. Ma ci siamo divertiti molto. Buona notte signor Vulcano, buona notte signor Marcolfo... (Dà le mani, una per uno, a baciare ai due, che senza osare dir altro si inchinano e si ritirano).
Rimangono Anna e Dea.
anna Sieda, signora, che possa cominciare... (Dea siede con le spalle al pubblico. Anna inginocchiata, le toglie le scarpe, forse anche le calze, parlando) Davvero s'è divertita molto questa notte?
dea O Dio, Anna, si dice sempre cosi... (Anna durante la battuta di Dea che segue, le ha messo le babbucce, l'ha fatta alzare, le toglie successivamente e molto rapidamente, prima la signorile vestaglia, poi il domino lacero, poi i frammenti dell'abito serpentesco; cosi che all'ultimo Dea rimane in « combinazione » come al principio della commedia. A questi varii momenti corrispondono i cambiamenti di parole e d'intonazioni della battuta di Dea)... si dice sempre cosi, ma in realtà, è sempre la stessa cosa. Davvero se volessi raccontarti non saprei; molto lusso... (è in domino lacero) uuuh, ho freddo, poverina... (è in veste da serpe: si rivolta ad Anna) piano, stupida, iiih... (è in «combinazione», volta verso il pubblico; le sue braccia si fermano un po' sollevate: movimenti meccanici: apatica, sillaba con la voce vuota, leggermente in falsetto, del principio) Come di-ci? (Fa tre passi automatici in avanti, e si ferma. Fa ricadere le braccia lungo i fianchi, è senza sguardo).
anna Ecco fatto; le scopro il letto. (Va al sofà-letto).
dea Si ca-pisce.
anna (ha un poco aperto l'imboccatura del letto; da lontano con un gesto invita Dea) Se vuol venire...
dea ( sivolta) Credo - che - ho - sonno... (S'avvia verso il letto).
Dopo due passi di lei, si oscura del tutto la scena: si sentono nel buio altri tre passi netti, poi si chiude il sipario.
F I N E