‘O principe

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Coro

                                                           ‘O     PRINCIPE

                                                              commedia in due atti di

                                                                                              Roberto Santoro

( liberamente dedicata alla figura di Raimondo Di Sangro, Principe  di San Severo )

                                                                       …………………………………

Coro                           ( Dal  buio entra in scena  un signore  avvolto in un mantello; si ferma al centro della stessa  e  comincia a parlare. )

  

Mo sarrai cuntento,   principe, ca quaccheduno  parla  ‘e te.

D’’o  scienziato, l’inventore…..’o  filosofo;  o forse… stregone e..

assassino. Genio del bene o genio del male ?  ( pausa )

Ma chi si’ veramente ?  Tanta gente te vo’ bene, ma… paricchie te vonno male.  E’ ‘a  paura ca teneno ‘e te, ca  fa ascì fora ‘e male pensieri.

Pecchè lloro nun sanno, nun arrivano a capì chello ca tiene ncapo.

Sta capa ca nun reposa mai; nu vulcano sempe in eruzione. E nun sanno ca ‘a paura ca teneno ‘e te è ‘a stessa paura ca tu tiene ncuorpo ‘a na vita.

E ‘a cumbatti accussì…. cu sta sfida continua; cu sta lotta che fai pe’ sapè…. pe’ capì.  Ma statte accorto….principe…statte accorto.

Tu vai cercanno  ‘a verità d’’a morte…. ma pure ‘a morte,  ‘a verità, te va  cercanno.  

                      

                                               (  esce di scena  )

                                               …………………………………………

(  la scena si illumina un po’; un uomo è seduto ad un tavolo. E’ Suricillo, il fedele servitore del Principe; dalla porta di sinistra entra una donna,  una serva  della casa ) 

Melina                        Uè … tu staie ancora lloco ?

Suricillo                     Pecchè..addò aggio  ’a stà ?

Melina                        A chest’ora ‘a gente normale sta dint’’o lietto.

Suricillo                     E allora tu che faie ancora all’erta ?

Melina                        Io ?  ( si guarda intorno )  Io nun riesco a durmì pecchè sento cierti rummuri ca veneno ‘a dint’’a cantina. Tu nun ne saie niente ?

Suricillo                     Io ?  E c’aggià sapè ?

Melina                        E’ ‘o padrone ca sta abbascio …. è ovè..?

Suricillo                     Piccerè, t’aggio ditto tanta vote: dumande ncoppa  ‘o padrone nun n’hè ‘a fa’.

                                   Sta abbascio , sta ncoppa,  nun so’ fatti d’’e tuoie.

Melina                        Nun so’ fatti d’’e miei, ma ‘a gente parla.

Suricillo                     ‘A gente ? E che dice ?

Melina                        Dice ca ‘e notte d’’e grare ca stanno sotto ‘o palazzo esceno fiamme colorate. E  puzzano.

Suricillo                     E forse  appiccia  ‘a munnezza.

Melina                        ( incalza ) E rummuri ‘e catene. Martellate….

Suricillo                     ( deciso ) E allora ?

Melina                        E allora se dice ca llà sotto ‘o padrone fa cose strane, magia nera.

Suricillo                      Uhm….‘a magia nera cu’’e fiamme colorate ?

Melina                        Sì…e forse pure quaccosa ‘e cchiù. 

Suricillo                      Melì,  ‘o padrone nuosto è un nobile stimato e riverito dal Re; gentiluomo di corte, Grande di Spagna.

Melina                        E chesto che significa  ?

Suricillo                      Significa  ca ‘o padrone è persona colta, letterata; nu scienziato e  st….

Melina                        ( anticipandolo )  … stregone !

Suricillo                      ( scandendo ) Studioso, grande studioso !  E mo’ basta; tu nun si autorizzata a parlà accussì. E po’, Melì, ricuordate ‘a cosa chiù importante d’’o padrone nuosto: ce da ‘a mangià e ce da nu posto pe’ durmì.

Melina                        E cu chesto che vuo’dicere ? Ca pe’ fa’ quacche esperimento ce  po’ pure accidere nu ghiuorno ‘e chisto?

Suricillo                     Tu dici sulo fesserie. Va te cocca, Melì, va’.  Bona notte !

Melina                        So’ mesi ca ‘a mugliera cu ‘e figli nun stanno a Palazzo. Te si’ chiesto ‘o pecchè ?

Suricillo                      Sono andati  in Puglia per sistemare cierti cose ‘e  famiglia e controllare degli affari nei possedimenti ca  teneno llà bascio. E pure chisti nun so’ fatti d’’e tuie.

Melina                        So’ scappati pecchè se metteno paura pure lloro.

Suricillo                      Va te cocca Melì, bona notte.

Melina                        Suricì….stammece accorti.  ( fa per uscire di scena;  poi si ferma un attimo sulla porta  e ripete )  Stammece accorti.

                                                                                              BUIO

                                    (  La scena si illumina a giorno. C’è Suricillo che passeggia nella stanza in cerca di qualcosa; dopo poco entra in scena il Principe)

Suricillo                     Principe, avete bisogno di qualcosa ?

Principe                     Suricì, porta subito qualcosa da bere. Dobbiamo festeggiare. ( si siede )

Suricillo                      Festeggiare ?  E  che cosa  ?  ( prende una bottiglia e versa un po’ del contenuto in un bicchiere ) 

Principe                     Una scoperta sensazionale.  ( pausa,  poi con soddisfazione ) Ho scoperto il fuoco eterno.

Suricillo                     E addò site stato all’inferno ?

Principe                     Ma quale inferno. Si tratta di una sostanza che brucia in continuazione senza mai perdere peso e volume.

Suricillo                     Nun aggio capito niente.

Principe                     E’ una sostanza che ha la capacità di bruciare molto lentamente, consumando pochissima materia.

Suricillo                      Vi ringrazio per la precisazione, ma ‘o stesso n’ aggio capito niente.

Principe                     Non ha importanza, Suricì. Nun da’ retta.  ( sorseggia qualcosa, guardando un punto fisso e quasi compiacendosi ) E comunque… non ti dico da dove l’ho ricavata questa materia. Potresti spaventarti.

Suricillo                      Tanto ca fa’ impressione ?

Principe                     Seh….impressione !  E’ lo studio delle cose che è impressionante; la dimostrazione di quello che può raggiungere l’uomo, di quanto possa riuscire ad avvicinarsi alla verità. Una sfida continua.  

Suricillo                      Principe ma ve pozzo fa’ na domanda ?

Principe                     Certamente !

Suricillo                      Ma pecchè nun facite na vita normale,  comme a tutti quanti.

Principe                     Normale ? E pe’ te qual è ‘a normalità ?

Suricillo                      Ma non lo so, ‘a vita che fanno tutti ll’ati nobili. Divertimenti, cavalli, femmene. ( pausa ) A vuie che ve manca ?

Principe                     Mi  manca il sapere, Suricì. ( alza il bicchiere come esempio ) Io ho sete di sapere.

Suricillo                     Pecchè che vulite sapè ?

Principe                     Tutto,  guagliò. Io voglio sapè tutto. Capire il passato, anticipare il futuro.

Suricillo                      Io invece penso ca  è meglio a nun sapè niente; io meno saccio e meglio è. Me so’ sempe truvato bbuono.

Principe                     E io invece voglio sapè chi sono, quello che sono capace di fare; e ancora   quello che succederà domani. 

Suricillo                     E che ce vo’, né scusate;   basta aspettà  fino a dimane.

Principe                     E io nun voglio aspettà. Non ho abbastanza tempo per aspettare.

E poi il futuro non è sapere solo del domani; ma anche dopodomani, e dopodomani ancora.

Suricillo                     ( ironico )  Ma allora  vulite sapè tutt’a semmana.

Principe                     Sì, tutt’a semmana, ’o mese, l’anni…. ‘e secoli  de’ secoli…

Perché è soltanto conoscendo la verità, che nuie putimmo arrivà a capì chi simmo.

Suricillo                     Uh…Gesù, chi simmo ?  Vuie site ‘o principe e …

Principe                     ….. e tu si Suricillo. Suricillo pecchè cammini sotto sotto e’ marciapiedi,

pecchè t’annascunni…. E nun sarai mai niente. Dimane  ‘e te nun s’arricordarrà  chiù nisciuno. E tu sarrai  passato ncoppa a sta terra senza lascià na traccia. Ti ricorderanno i figli, forse ‘e neputi, e po’ basta. 

Ma nun putimmo fernì accussì. Nu patrimonio genetico, in pasto ai vermi. Nuie avimmo lassà quaccosa ‘e cchiù. Dobbiamo dare un senso a questo transito sulla terra; lasciare qualcosa di importante per cui essere ricordati domani, nei secoli…pe’ sempe.

            ( il principe resta un po’ in silenzio; Suricillo non vuole turbare quell’atmosfera seria che il principe ha creato; ma dopo un po’ rompe il silenzio con una richiesta …grottesca ) 

Suricillo                      ( in modo ironico ) Principe, scusate, ma nun è ca studianno studianno,  me putisseve scoprì nu filtro d’amore ?

Principe                     ( sta al gioco ) Un filtro d’amore ?

Suricillo                      Sì,  diciamo  un filtro per un amore che dovrebbe bruciare in continuazione senza mai perdere né  forza né  passione.

Principe                     Ma che fai …. sfutti ?

Suricillo                     Io ? Ma che dicite; nun me permettesso mai.

Principe                     E stu filtro  a che te serve ?

Suricillo                     Pe’ trasì dint’’o core ‘e na femmena.

Principe                     Per l’amore nun c’è bisogno ‘e nisciuno filtro, e nessuna scienza sarà mai in grado di studiarlo a fondo. L’amore è  na sostanza chimica ca sta dint’’a ognuno ‘e  nuie. L’hè fa sulo ascì fora.

Suricillo                     Comme fosse facile.

Principe                     Tu pruovece e poi vedrai. Si tratta di una donna ?

Suricillo                     E comme ve pare.

Principe                     E allora le devi solo parlare.

Suricillo                     E chisto è ‘o  problema;  io nun saccio parlà.

Principe                     Ma non sei tu che devi parlare.

Suricillo                     No ? E chi addà parlà  ?

Principe                     ‘O core Suricì, hè ‘a fa’ parlà ‘o core.

Suricillo                      Signor Principe, ‘o core mio è ignorante. Va a fernì ca dice quacche fessaria, e bonanotte.

Principe                     ‘O core nun dice mai fessarie. Mai. ( pausa ) Ah…vedi che dovrebbe venire una persona  per me. Un muratore.

Suricillo                      Nu fravecatore ?  Pecchè avita ‘a fa’ ‘e lavori ?

Principe                     Ma qualu fravecatore. Un “ muratore “ ( ammiccando )  capisci.  Questo fa parte dei “ liberi muratori “.

Suricillo                     Disoccupati ?

Principe                     Che significa …disoccupati  ?

Suricillo                     Significa ca si so’ liberi, nun faticano.

Principe                     Questi sono muratori  “speciali”; questi pietra su pietra costruiscono il pensiero no ‘e case.

Suricillo                     Principe, come sempre,  chello che dicite  nun ‘o capisco.

Principe                     Sono concetti ermetici.

Suricillo                     E nun ‘e capisco ‘o stesso.

Principe                     Beata ignoranza; Suricì tu campi cient’anni.

Suricillo                     M’abbastano.

                                                                       ( bussano al portone)

Principe                     Oj’ lloco chisto è isso. Vallo a ricevere e portalo qua.

( Suricillo esce; il Principe si aggiusta gli abiti; entrano  Suricillo ed il Conte Filippo; subito dopo Suricillo se ne esce )

Conte Filippo            Buongiorno Principe; io sono il Conte Filippo di Rivafiorita, onorato di conoscervi.

Principe                     Buongiorno a voi Conte; amici comuni mi hanno parlato di voi e del vostro desiderio di incontrarmi…. ed  eccomi qua, sono a vostra disposizione.

Conte Filippo            Grazie Principe,  e poiché so quanto sia prezioso il tempo vostro  andrei  subito al dunque di questa mia visita. Sono qui, a nome dei fratelli delle logge napoletane, per chiedervi di entrare nella nostra confraternita, quella dei Rosa Croce. La vostra fama di studioso e del vostro interesse per l’esoterismo è arrivata fino a noi, e tutti i fratelli  sarebbero  onorati di poter annoverare fra gli iscritti una persona di una cultura superiore quale siete voi. Uno scienziato ed un chimico che darebbe lustro e spessore alla nostra associazione. Poter approfondire con voi, Principe, gli antichi riti alchemici, la cosiddetta “ arte sacra “ che i sacerdoti egiziani tramandavano ai propri discepoli, e confrontare poi le reciproche esperienze sarebbe un arricchimento inestimabile.

                                     

Principe                     Sono io ad essere onorato di questo invito rivoltomi, e la mia risposta non può essere che affermativa. Ho però una mia idea su come dovremmo operare per il futuro.

Conte Filippo            In che senso ?

Principe                     Credo  che dovremmo cercare di unire le logge Massoniche napoletane sotto un unico modello: quello scozzese.

Conte Filippo            I fratelli sono pronti a nominarvi Gran Maestro, ed a seguire tutte le innovazioni, le modifiche e quant’altro riteniate opportuno fare per lo sviluppo e la divulgazione del pensiero massonico, e nella struttura e nella organizzazione più idonea allo scopo.  

Principe                     Credo che bisognerà distribuire gli alti gradi ai fratelli appartenenti alle classi nobiliari, militari, ecclesiastiche e perfino di Corte. Bisognerà redigere poi uno Statuto che regoli i rapporti fra gli associati. Insomma ci sarà da lavorare abbastanza.

Conte Filippo            Ciò non ci spaventa, Principe, per il resto ci  affidiamo completamente a voi.

Principe                     Mi metterò subito al lavoro per organizzare e sviluppare al meglio il progetto comune.

Conte Filippo            Ed io porterò oggi stesso la vostra risposta agli altri fratelli, premurandomi di organizzare al più presto un incontro per l’investitura ufficiale. Vi saluto Principe. A presto.

Principe                     A presto, conte Filippo. Vi accompagno.

                                                                       ( i due escono di scena )        

( giù in strada si vedono delle persone che parlano  tra di loro; sono Rituccia, Toriello e Carmela;  i tre vedono arrivare Suricillo; Rituccia e Toriello cominciano a prenderlo in giro ) 

Toriello                      Uè guagliù, ccà sta Suricillo, il servo del mistero.

Rituccia                     ‘O  maggiordomo d’’o diavolo.

Suricillo                     Vuie invece d’’o diavolo tenite sulo ‘e corne.

Toriello                      Uh… e che d’è.. stai nervoso ?

Rituccia                     E pecchè nun chiedi o’ padrone tuie e te nventà una pozione tranquillante ?

Toriello                      Sì…fatte nventà na camomilla.

Rituccia                      Né Suricì, siente nu poco; ma saccio ca ‘o padrone tuie ha inventato na carrozza ca po’ ghì pe’ mare ?

Toriello                      Sì, e annante nun ‘a tirano ‘e cavalli……. ‘a tirano ‘e cavalluni.

                                   ( risata generale; in un angolo Carmela sta in silenzio; poi sbotta )

Carmela                     Ma lassate ‘o stà.

Suricillo                      Ma fa’ llè  parlà, Carmè; chella è ‘a paura che ‘e tene allere. ( rivolto agli altri due )  ‘A paura ‘e me; pecchè io ….doie parole cu ‘o principe….

Toriello                      … uhm e sai che paura! Statte bbuono,  Suricì.

                                    ( Toriello e Rituccia escono di scena ridendo e fingendosi impauriti ) 

Suricillo                      Embè, chissà qualu ghiuorno ‘e chisti l’aggia fa’ cacà sotto. ( rivolgendosi poi a Carmela, cambiando tono ) So’ paricchie ghiuorne ca nun te fai vedè. Addò si state ?

Carmela                     E addò so’ stata l’aggia ‘a dicere a te ? E chi sì, ‘o tutore mio ?

Suricillo                      Ma  ’o  vide comme rispunni ? Sempe spuntosa.

Carmela                     ‘O carattere è chisto ! Prendere o lasciare.

Suricillo                      Ah sì ? Prendere o lasciare ?  Tu te n’abusi che io non posso lasciare.

Carmela                     E pecchè…stai attaccato ?

Suricillo                      Sì, sto attaccato a te comm’’a l’edera nfaccia  o’ muro. Pecchè si nun l’hè capito io….

Carmela                     Zitto, nun dicere niente. Tu cride ca na femmena nun capisce chello ca le succede attuorno ?   

Suricillo                      Nun ‘o saccio. Io mo voglio fa’ parlà sulo ‘o core, pecchè …

Carmela                     Zitto ‘ e parole nun servono.

Suricillo                      Comme nun servono…..chillo ’o principe..m’ha ditto ……

Carmela                     ‘O principe ha ditto….’o principe ha fatto… ‘O miette sempe miezo a stu padrone tuio. Ma che t’ha fatto na fattura ?

Suricillo                      Chi ‘o padrone ? No. ‘A fattura me l’hè fatta tu. E comme fa male.

Carmela                     E pure tu me fai male, male assai. Quanno nun te fai vedè, quanno nun dimande  ‘e me a nisciuno, e quanno scinno c’’o padrone tuio e me passa annante senza nu sguardo, nu saluto.

Suricillo                      Ma si stongo  co’ principe, nun pozzo fa avvedè ca…

Carmela                     E pecchè che fa ? Che tengo ‘a peste o non sto all’altezza di essere considerata come persona se passi con …” il Principe “ ?

Suricillo                      Ma è nu fatto ‘e  riservatezza. Nun voglio fa’ vedè che …..

Carmela                     E invece a me l’hanna sapè tutti quanti. Io nun tengo niente ‘a nasconnere.

                                    ( pausa )  Chesto è….si tu vuò mettere cu mmè.  ( pausa ) Si no..miettete c’’o principe.

Suricillo                      E sì, me metto co’  Principe.

Carmela                     E allora sai chello che ‘hè ‘a fa’.  Mo me n’aggio ‘a j’.

Suricillo                      E te ne vai accussì ?

Carmela                     No….( ironica )  Me metto na cosa ncuollo.  Statte bbuono!

Suricillo                      Ma che ce tieni. Che ce tieni! ( la guarda allontanarsi, poi va via anche lui )

 

(la scena si svolge di nuovo a Palazzo.  Melina entra in scena; nella stanza in un angolo c’è il Principe; lei non lo aveva notato; si mette a cercare qualcosa  )    

Principe                     ( con voce stanca )Ti serve qualcosa ?

Melina                        Oh..Principe, scusate non mi ero accorta che stavate qua. Me ne vado subito.

Principe                     ( c.s.  ) No, no. Fai pure quello che devi fare. Mica avrai paura di me ?

Melina                        Paura di voi ? Ma che dicite! Piuttosto….avete bisogno di qualcosa ? Vi porto qualcosa.

Principe                     No, grazie. Nun voglio niente.

Melina                        Principe, perdonate si nun me faccio ‘e  fatti miei,  ma ve veco nu poco  triste. 

Principe                     No, non è tristezza; è un po’ di mal di testa. So’ stanco Melì…stanco.

Melina                        Eh…però … scusate si v’’o dico, .…ma vuie ‘e cervelle nun ‘e facite arrepusà maie. Pirciò ve veneno ‘e male ‘e capa.

Principe                     Il  cervello è come un muscolo; chiù corre e chiù sta allenato e chiù sta allenato e chiù fatica buono. Il problema è che a volte corre a vuoto, o peggio ancora....tutt’’o cuntrario. E allora sì ca te stanchi. ( pausa ) A te nun te capita mai ?

Melina                        A me ? ‘E  cervelle mie stanno sempe assettate. E vvote s’aizano nu poco pe’ mettere a cucinà, pe’ fa ‘e servizi, ma doppe s’hanno assettà na vota. Nun so’ abituate a sta’ troppo tiempo allerta. 

Principe                     Meglio accussì. Nun da’ retta.

Melina                        Principe allora j’ vaco ‘a llà. Se mi volete mi chiamate.

Principe                     Va bene.

                                               ( Melina esce di scena; il Principe resta seduto;  )

Principe                     Più si cercano le verità nascoste e più vengono a galla le bugie. E non quelle che si dicono per imbrogliare gli altri,  ma le bugie   dette  per imbrogliare noi stessi. (pausa ) E vengono a galla, pecché so’ liggère, so’ troppo liggère. Come i ricordi. Ricordi sbiaditi da un tempo crudele e inesorabile, ma che si affacciano  puntuali nella mente e nel cuore. La vita di un uomo è fatta spesso  di presenze inutili  e di assenze determinanti; di affetti smarriti  e di  gioie perdute senza averne colpa.

E nessuna scienza potrà mai sostituirli;  enessun traguardo  potrà

mai restituirli.  (  si alza ed esce di scena )    

 ( scena successiva:  Melina e Carmela.  Carmela è venuta per dire qualcosa a Melina; entrano in scena )

Melina                        Ma che è stato Carmè, è  succieso quaccosa ?

 

Carmela                     Melì, t’aggià parlà.

Melina                        Che m’hè ‘a dicere ?

Carmela                     Quaccosa che riguarda ‘o padrone tuio.

Melina                        ‘O padrone mio ? ‘E che se tratta ?

Carmela                     Melì, io stevo facenno ‘e servizi dint’’a stanza affianco a chella d’’o cardinale Paoletti. ‘O  cardinale steva parlanno cu n’ato piezzo gruosso,  quanno all’improvviso,  aggio ‘ntiso ca ha ditto :  “ e allora quanno è accussì, ‘o primmo sarrà  proprio ‘o Principe “.

Melina                        ‘O primmo a fa’ che ?

Carmela                     Chesto nun l’aggio capito, ma penso che sarrà na cosa seria, pecchè chill’ato diceva “ avimmo ‘a da’ na prova ‘e forza “ …e po’ ancora “ pe chisti ccà ce vo na bella lezione, si no ce saglieno cu ‘e piedi ncapo “.

Po’ chillo ca parlava cu ‘o  cardinale  ha ditto ca nun è bello chello che fa ‘o Principe. Parlavano e ripetevano sempe ‘a stessa parola:  Massoneria.

Melina                        E che d’è ?

Carmela                     E io che ne saccio. Io aggio capito sulo ca ‘o Principe sta dint’’a nu guaio grosso e  t’’o vulevo fa’ sapè. E’ sempe ‘o padrone tuio.

Melina                        Grazie Carmè, mo ne parlo pure cu Suricillo. Grazie assai.

Carmela                     E allora io me ne vaco.

Melina                        E io vaco a fernì ‘e cucinà. Sto facenno ‘o brodo. Castrato in brodo. ‘O principe va pazzo p’’o castrato.

Carmela                     Nientemeno ?  A me invece nun me piace proprio;  nun sape ‘e niente.

( s’avvia fuori scena )

Melina                        ( accompagnandola fuori ) Dipende ‘a comme ‘o fai.

Carmela                     Vabbuò… allora me ne vaco. Statte bbona!

Melina                        T’accumpagno.

                                               (  escono insieme; entra Suricillo e subito dopo rientra Melina )

Melina                        Uè Suricì, tu stai ccà. Mo se n’è ghiuta Carmela. Nun l’hè vista ?

Suricillo                      Carmela ? No.   Ma vuleva  a me ?

Melina                        No, no.  M’hè venuta a dicere na cosa d’’o padrone.

Suricillo                      D’’o Principe.

Melina                        Sissignore.  (pausa, poi con tono curioso )  Suricì, siente na cosa; me sapissi  dicere che d’è ‘a Massoneria ?  Cioè …fammi  capì  ‘e che se tratta !

Suricillo                      ( un po’ a disagio ) Uh.. Gesù…’a Massoneria.  E t’’o spiego subito. ‘A Massoneria. Cioè..so persone ca..comme t’aggia dicere…cioè  ‘o Papa, per esempio ....ma pure ‘o Re ….

Melina                        Suricì… ma chisti chi so’….cioè … che fanno ?   So’ contro  o’ Re  ?

Suricillo                      No, contro o’ Re ..no.

Melina                        E allora…chi so ?

Suricillo                      E chi so’ ?   So’ d’’a  Massoneria.  Cioè..in pratica ..è  gente ca se riunisce  contro a…cioè ce sta quaccheduno ca è contro ….altri che decidono…pecchè chisti, ‘e vvote,  decidono  pure …che saccio ( pausa, poi deciso  )  e nun ‘e ponno vedè. Per esempio ‘o Papa ?  ‘O Papa nun ‘e po’ vedè proprio.

Melina                        Pecchè so contro o’ Papa ?

Suricillo                     No, contro o’ Papa..no.  Cioè…no ..

Melina                        Embè ma allora pecchè nun ‘e po’ vedè?  So’ ribelli ?

Suricillo                      No…. ma qua ribelli ?  Melì, so’ Massoni. Massoni viene da masso, hè capito, na  preta grossa, e quindi ….pesante. ( pausa ) Cioè chisti so’ pesanti Melì, e nun ‘e supportano. Ma pecchè sti domande ?

Melina                        Pecchè Carmela ha saputo ca ‘o padrone nuosto s’è miso miezo a sta gente, e a quaccheduno  nun le va a genio sta cosa. Ma po’ pecchè ‘o padrone se va mettendo dint’’a cierti ccose. 

Suricillo                     ‘O ssaie……‘o principe è nu tipo curiuso.   

Melina                        Oddio, chesto sì;  tene ‘e spalle piccerelle e ‘a  capa grossa.

Suricillo                      Ma che dici.  I’ sto dicenno  ca è nu tipo curioso, cioè è  interessato a tanti  cose,  vo’ capì per soddisfare la curiosità. Forse picciò s’è vuttato cu chisti ccà. ( guarda Melina facendole il verso ) ‘A capa grossa…..

Melina                        E vabbuò avevo capito male. Comunque è nu poco grossa.

Suricillo                      Vabbuò… hai ragione tu.

Melina                        E comunque ‘e sta Massoneria  nun m’hè fatto capì niente.

Suricillo                      Ma che vuò capì tu….. ‘e  Massoneria.  Llà  ce sta gente ca sta ‘a parecchie  e ancora ‘addà  capì e che se tratta.  ( pausa ) Ma pecchè nun è facile, Melì.

Melina                        ‘A verità …è ca nun ‘o sai  manco tu.  Famm’j ‘a llà.

Suricillo                      Brava, vattenne dint’’a cucina, va; cheste nun so’ cose pe’ te.

                                    ( Melina esce; Suricillo resta seduto vicino al tavolo; entra il Principe )

Principe                     Suricì,  volevo dirti di comprare alcune cose che mi sono finite giù nel laboratorio.

Suricillo                      Datemi la lista, ci vado subito.

Principe                     Tieni questa è la lista, ma non è così urgente. Vacci quando vuoi.

Suricillo                      Più tardi ci vado. ( pausa ) Principe, nun me dicite niente, ma….ve pozzo fa na domanda ?   

Principe                     Ma certamente; che vuò sapè ?

Suricillo                      E’ na cosa delicata.

Principe                     Delicata ?

Suricillo                      ( quasi sottovoce )  Ho sentito parlare di Massoneria.

Principe                     Massoneria ?

Suricillo                     Sì…. e insomma….vulevo capì e che se trattava.

Principe                     Tu ?  E che c’entri tu con la Massoneria ?

Suricillo                     ( deciso ) Io niente. ( più disteso )  Era sulo pe’ curiosità.

Presidente                  La Massoneria, è una confraternita di tipo iniziatico  caratterizzata dal segreto rituale.

Suricillo                     ( non capendo ) Ah….

Principe                     I suoi affiliati condividono gli stessi ideali di natura sia morale che metafisica.

  

Suricillo                     ( c.s. )  Seh….

Principe                     E’ una "disciplina esoterica", nel senso che alcuni aspetti della sua attività interna sono assolutamente segreti. Vengono svelati solo agli iniziati.

Suricillo                     ( ironico )  E so’ iniziati ‘a paricchie ?

 

Principe                     Da secoli.

Suricillo                      (rassegnato )  Insomma nun aggio capito ‘o riesto ‘e niente.  ( pausa ) Vaco a piglià sta roba ca ve serve.

Principe                     ( sorridendo )Suricì, sai pecchè tu me piaci  ?

Suricillo                      No.

Principe                     Pecchè si’ ignorante.

Suricillo                     ( ironico )  E io vi ringrazio,  Principe.

Principe                     Ma è nu complimento, nun te credere. Pecchè tu si ignorante e ‘o ssaie ca si ignorante. E da ignorante, con umiltà, tu chiedi….vuò sapè…vuò crescere.

‘O guaio, invece,  so’ chilli llà ca credono ‘e sapè; chilli ca parleno ma nun diceno niente. ( pausa )  Quelli….. so’ pericolosi. 

Suricillo                     Eh…ma ‘e vvote so’ chilli ca vanno annanze.

Principe                     ‘E vvote.

                                                                       ( bussano al portone)

Principe                     E chi sarrà ? 

Suricillo                      Aspettate qualcuno ?

Principe                     No. Vai ad aprire e vedremo chi è.

 

                                               ( Suricillo esce per andare ad aprire; rientra in scena  )

Suricillo                      Principe ci sta il cardinale Paoletti che chiede di parlare con voi.

Principe                     Il Cardinale Paoletti ?  Fallo pure accomodare.

                                    ( Suricillo esce di scena; rientra poco dopo con il cardinale Paletti, poi esce di nuovo )

Cardinale                   Buongiorno Principe.

Principe                     Buongiorno Eminenza, è un piacere vedervi.

Cardinale                   Anche per me Principe. Esco sempre più di rado, oramai,  ed incontrarci non è più facile come una volta.  

Principe                     Infatti. Ed allora mi chiedo  cosa di veramente  importante ha smosso il cardinale  Paoletti per portarlo fino a me ? 

Cardinale                   Caro principe, è compito nostro portare conforto dove se ne ravvisa il bisogno,  portare una luce dove regna il buio ma anche andare semplicemente  a salutare ed ossequiare un amico.

Principe                     Ed io in questa graduatoria che posto andrei ad occupare ?

Cardinale                  Principe voi siete un amico, ed occupate il posto d’onore. 

Principe                     Troppo buono, eminenza.  Ma credo che sotto… sotto ci sia qualcos’altro. 

Cardinale                   Posso sedermi  ? ( sposta una sedia per sedersi )

Principe                     ( rimette a posto la sedia che aveva spostato il cardinale ) Sì ma non qui;  questa è una sedia particolare, e stareste scomodo. Sedete qua. ( gli indica un’altra sedia )

Cardinale                   Grazie. ( guarda curiosamente la sedia che il principe gli ha tolto ).  

Principe                     Ed allora ?   Qual buon vento vi  porta  qui da me  ?

Cardinale                   Un vento che tira forte, troppo forte. Ci sono voci che girano nella Santa Sede; voci di frequentazioni, di esperimenti, sì …. insomma…di vostri esperimenti: alchimie. E voi sapete bene quali siano i soggetti dediti a queste pratiche particolari e quanto siano mal visti dal Papa. A tutto questo aggiungete che è pervenuta una lettera del Nunzio Apostolico nella quale, si dice che abbiate composto una materia simile al sangue dell’ampolla di San Gennaro, e che è vostra intenzione  simularne la liquefazione. Sfatare il miracolo del Santo.

Principe                     Beh,  sua Eminenza sa che io sono un chimico, uno scienziato e che sperimentare è la mia vita. Ma da qui a mancare di rispetto al Santo, ce ne corre. Tra l’altro, proprio io,  appartengo all’Ordine Cavalleresco di San Gennaro. ( pausa )  Cardinale, io non voglio sfatare il miracolo di San Gennaro;  io da scienziato,  ho la necessità di spiegarmi certi fenomeni, e quindi i motivi di questa liquefazione.

Senza nulla togliere al Santo  e senza nulla togliere alla ricerca.

Cardinale                   Sì Principe, ma voi sapete che molte cose non sono fini a se stesse. Che il miracolo del sangue di San Gennaro non è qualcosa legata a quell’ampolla, a quel liquido,  ma qualcosa che pone le basi  per i rapporti con i fedeli.

Quel liquido è sangue, ma in realtà per noi è un collante che tiene uniti  i fedeli alla Chiesa. E voi, caro Principe,  non potete diluirlo senza sciogliere nello stesso tempo la fede della gente. D’altra parte i vostri studi presso i Gesuiti, dovrebbero ricordarvelo.

Principe                     L’obiettivo dello scienziato è di dimostrare le cose, non di sostenere la fede.

Ed inoltre, proprio i Gesuiti  mi hanno  insegnato quanto sia importante la ricerca della verità.       

Cardinale                   Certo;  ma per poter fare gli esperimenti che vi interessano avete bisogno anche di una certa serenità, di una certa tranquillità, che solo la  Chiesa

e gli amicivi possono dare.

Principe                     Devo considerarla una minaccia ?

Cardinale                   Per carità ! La minaccia è una violenza, e la Chiesa, per sua natura,  è contro la violenza. ( pausa ) E’ un consiglio, Principe, solo un consiglio. ( pausa )  

                                    Ora, col vostro permesso, dovrei andare. Spero di rivedervi presto.

Principe                     Quando vuole, Cardinale. Il mio Palazzo è sempre aperto per voi.

Cardinale                   Che la grazia  di nostro Signore vi benedica sempre,  Principe.

Principe                     Vi accompagno.

                                    ( escono insieme dalla scena; ritorna Suricillo con un pacchetto fra le braccia; in scena ci sta Melina  )

Melina                        Uè Suricì, a te jevo truvanno.

Suricillo                      Che te serve ?

Melina                        Me serve na butteglia piccerella pe’ mettere l’uoglio ‘a dinto.

Suricillo                      E addò ‘a piglio ?

Melina                        Pecchè nun vai dint’’o laboratorio d’’o principe. Me pigli doie ‘e chelli buttiglielle secche e longhe.

Suricillo                      Ma che dici;  chillo ‘o padrone ‘e tene pe’ fa gli esperimenti, chissà che ce votta ‘a dinto… ( indica Melina ) ce mette  l’uoglio.

Melina                        Ma io ‘e lavo  …pulite..pulite.

Suricillo                      Melì, ma pe’ favore. 

                                                           ( escono insieme continuando a dire battute libere )

                                                                                  fine primo atto

                                                                  II     ATTO

( la scena si svolge nel Palazzo Reale; il Re riceve il cardinale Paoletti;

stanno dialogando )

Re                               E  questo che significa, mio caro cardinale ?  

Cardinale                   Significa che  il Papa è fortemente  preoccupato del diffondersi della Massoneria nel Regno e negli stessi ambienti di Corte.

Re                               Beh…se è per questo anche a me da fastidio sapere di certe riunioni segrete senza l’intelligenza e l’approvazione del Sovrano. Ma  credo si tratti di incontri fra intellettuali, senza nulla di politico, stando a quello che mi riferiscono. 

Cardinale                   Non è così Maestà. Si parla tanto e direi …di tutto. Filosofia, esoterismo e politica. Soprattutto di  libero pensiero e di principi di eguaglianza che mettono strane idee in testa e non fanno bene né alla Chiesa né al Re. Ne convenite ?

Re                               Sì, penso proprio di sì.

Cardinale                   Pensate che il mese scorso, dopo tanto tempo,  non si è compiuto il miracolo di San Gennaro. E c’è una certa sommossa popolare, guidata da Padre Pepe, contro i massoni ritenuti responsabili del mancato prodigio. Sua Santità ha in mente di rinnovare la scomunica della Chiesa verso la Massoneria e di introdurre il Tribunale dell’Inquisizione nel Regno se vostra Maestà desse il consenso. Per estirpare subito questo fiore del male, che sta germogliando anche fra le persone più vicine al Re da quel che ci risulta.

Re                               Le persone vicine al Re sono fedeli a me ed alla Chiesa mio cardinale. Posso garantire per loro. E comunque verificherò io stesso queste situazioni che preoccupano il Papa. Ditegli che nei miei territori, sono io soltanto a stabilire quello che è giusto fare. ( pausa; poi inchinandosi leggermente)  Con il dovuto rispetto per il Santo Padre.

Cardinale                   Sono certo che sua Maestà abbia compreso esattamente quali siano le preoccupazioni di tutti, e saprà certamente gestire questa cosa nel modo migliore possibile, con l’aiuto e la benedizione di  Nostro Signore.

                                   

Re                               Troverò una soluzione, statene certo.

                                                                       ( i due escono di scena)

( Scena successiva all’interno del Palazzo del Principe; Suricillo è nella stanza; entra il Principe, che sta tornando dal paese )                     

Suricillo                      Principe è venuto lo scultore .. Sammartino.

Principe                     Ah sì, e ha lasciato quacche ‘mmasciata ?

Suricillo                      No sta di la;  ve sta aspettanno.

Principe                     Sta di là ?  E tu hè ditto….”  è venuto stamattina “.

Suricillo                      Chi ha ditto stamattina; io ho detto è venuto  ‘o scultore Sammartino.

Principe                     Ah…Sammartino ! Io avevo capito “ è venuto ‘o scultore stamattina” e ghieve truvanno a vuie. Aggio pensato…vide che peccato, io  sto sempe dint’’a casa..pe na vota ca songo asciuto.. ( pausa ) L’hai fatto accomodare ?

 

Suricillo                      ( ironico )  Pecchè  è rutto ?

Principe                     (sospira )  Ah Suricì.... si nun tenesso a te. ( pausa, poi in tono confidenziale )  E comunque …sai perché l’ho fatto venire ?

Suricillo                      No.

Principe                     Perchè vorrei  andare avanti con i lavori nella Cappella. E  sai che gli voglio commissionare ?

Suricillo                      No.

Principe                     Un Cristo velato.

Suricillo                      Uhm…senza capille ?  E nun è brutto ?

Principe                     Ma comme faccio ‘o Cristo senza capille ? Ma che dici…Ho detto Cristo velato, no pelato.  Vorrei una statua  che rappresenti il Cristo disteso sul letto di morte, coperto da un velo.             Che dici ?

Suricillo                      E lo domandate a me ?

Principe                     Uh Gesù, si sto chiedenno a te, e pe’ sapè tu che piensi ?

Suricillo                      E….signor Principe, che ve pozzo dicere….s’addà vedè.

Principe                     S’addà vedè ?  Ma che d’è nu disegno;  dice…. nun è venuto buono ‘o stracciammo. Chillo è  marmo pregiato. E poi il procedimento è lo stesso che abbiamo usato con le altre statue. Nu strato ‘e polvere ‘e marmo ca fa vedè ‘a statua sotto in trasparenza.  Tu l’hè visto ‘e  statue che stanno abbascio  ?

Suricillo                      Sì l’aggio viste; teneno na specie ‘e velo ‘a coppa ?

Principe                     E certo; modestamente una mia scoperta, materiale inventato da me. Ed anche agli altri scultori sono stato io a dire comme avevano ‘a fà.  C’è la donna coperta da un velo, che rappresenta la sapienza,  e nell’altra un uomo avvolto in una rete dalla quale cerca di liberarsi. Messaggi precisi. ( pausa )

Che piense ‘e sti ddoie statue ?

Suricillo                     Io che penso ?

Principe                     Sì….che idea te si fatto.

 

Suricillo                      Ma … Principe … io so’ ignorante, ‘o sapite.

 

Principe                     Ma che c’azzecca …so’ ignorante; j’ sto chiedenno nu parere, cioè tu che piensi ? 

Suricillo                      Ah …e che penso. Me piace chiù ‘a femmena. L’omme dint’’a rezza nun me piace tanto;  me pare nu piscetiello ‘e cannuccia.

Principe                     ( irritato ma divertito, ripete)  Piscetiello ‘e cannuccia ?  ( recitativo ) Cioè un uomo alle prese con le false verità della vita, dalle quali vuole liberarsi…….

( pausa )   piscetiello ‘e cannuccia ?

Suricillo                      Principe vuie m’ate chiesto n’opinione; ovvì, allora era meglio ca me stevo zitto. V’aggio ditto ca so’ ignorante.

 

Principe                     ( riprende )  Comunque stu Cristo, si vene comme ‘o tengo ncapa,  sarrà nu capolavoro, lo vedranno miliuni ‘e gente. (  pausa,  poi guarda Suricillo e ripete )   Piscetiello ‘e cannuccia !   ( conclude )  Vado da Sammartino.

 

Suricillo                     Io invece, col vostro permesso, vado in Paese a prendere del carbone ca è quasi fernuto. Sta pure chiuvenno comme a che. 

Principe                     Sta chiuvenno ?  E viene ‘a ccà, viè.  ( apre un cassetto di un mobile e prende una mantella )  Miettete chesta ncuollo. 

           

Suricillo                     Chesta ?  E che d’è ?

Principe                     Questa è una mantella fatta di una stoffa particolare che indossata non fa passare l’acqua, ma la fa scivolare a terra senza bagnare i panni che stanno sotto.

Suricillo                     Cioè….na specie d’impermeabile ?

Principe                     Ch’hè ditto ?

Suricillo                     Ho detto….impermeabile.

Principe                     Bravo. ( va alla scrivania e scrive qualcosa  )   Impermeabile, esatto.

Suricillo                     ( non capendo nulla )  Mah…vabbuò allora io vaco.

Principe                     Va, va. Io sto nel mio studio. 

                                  

( la scena ritorna in strada; ci sono Rituccia e Toriello che vedono arivare Suricillo )

Toriello                      Uè …. comme sta ‘o padrone tuio, sta bbuono ?

Rituccia                     E comme addà sta’; chillo ‘o prutegge ‘o diavolo.

Toriello                      Né Suricì, ma dimmi na cosa. E’ overo ca va piglianno ‘e guagliuni dint’’e campagne, ‘e fa castrà, e po’ ‘e fa chiudere dint’’o conservatorio ‘e Napule p’’e fa’ addeventà soprani ?

Rituccia                      Quanno nun ‘e fa accidere pe’ fa’ ati esperimenti.

Toriello                      Se dice pure c’ha fatto sette poltrone cu l’osse e ‘a pelle ‘e sette cardinali, ca ha acciso isso stesso. E’ overo ?

Rituccia                      Ma vuie a Palazzo nun ve mettite paura ‘e sta cu uno comme ‘o Principe ?

Toriello                      Ma  a lloro ‘o Principe nun ‘e fa niente. Loro so’ ‘a  copertura.

Suricillo                      ( spazientito ed offeso )  Toriè, io nun songo ‘a copertura ‘e nisciuno. Vuie parlate…. parlate… parlate troppo. E’ l’ignoranza e ‘a cattiveria ca ve fa parlà.  Ma nun putite pruvà niente ‘e chello ca dicite pecchè so’ sulo bucie.  ‘O male ‘a dinto ‘o tenite vuie,  no ‘o Principe.

Rituccia                      Voce ‘e popolo, voce ‘e Dio.

Suricillo                      Nun v’annascunnite areto a Dio, ca vuie cu isso nun tenite niente a che vedè. Vuie site sulo feccia.

Toriello                      Nun t’allargà Suricì….

Suricillo                      Pecchè si no.. che fai ?

Rituccia                      Jammo fernitela, mo basta. Toriè jammuncenno. Lass’’o sta.

Toriello                      E comme s’’offende,  quanno ‘o tuocco ‘o padrone.

Suricillo                      No, io m’offendo  quanno toccano a me. 

Toriello                      Comunque ….. ringrazia a Rituccia.

Suricillo                      Si tu ca l’hè ‘a ringrazià.

Rituccia                      Basta, jammuncenno.      

                                    ( Rituccia e Toriello se ne vanno; Suricillo dopo un po’ va via anche lui; la scena cambia; siamo di nuovo al Palazzo del Principe;  il Principe entra nella stanza, e si mette a cercare qualcosa; entra Suricillo)

Suricillo                     Principe, ce sta na persona che vuole vedervi.

Principe                     Chi è ?

Suricillo                     Ha ditto se chiamma Carlucciello, e ca vuie ‘o cunuscite bbuono.

Principe                     ‘O cunosco bbuono ?  Io nun ‘o saccio proprio a stu Carlucciello.

Ma si sicuro ca vo’ a me ?

Suricillo                      Gesù, e che so’ scemo ? Ha chiesto ‘e vuie. Comunque addà essere nu pover’ommo. Sta arravugliato dint’a na mantella, ‘o cappiello sciso nfaccia, comme ‘e chi ave bisogno e se mette scuorno.

Principe                     Uhm…e fallo passare. Vedimmo chi è!

( esce Suricillo; rientra accompagnando una persona avvolta in un mantello, e con un grosso cappello che gli nasconde buona parte del viso; poi esce di nuovo )

Principe                     Al servo avete detto che ci conosciamo ? ( l’altro annuisce ) Ma non credo sia educato restare con il cappello in testa, nascondendo il viso a chi vi sta di fronte.     

                                   ( l’uomo si toglie il mantello ed il cappello: è il Re. Si gira verso il Principe )

Re                               Non è bello neanche dover difendere un amico da accuse infamanti.

Principe                     Ma….sua Maestà  ?…

Re                               Sì, principe, sono io. Sorpreso ?

Principe                     Di vedervi vestito così e….senza scorta….direi di sì.

Re                               Ogni tanto devo strappare un emozione diversa alle mie giornate tutte uguali; tutte splendidamente….uguali. E poi volevo venire da voi senza dare nell’occhio.  Dobbiamo parlare un poco….Principe.

Principe                     C’è un tono severo nella voce di sua Maestà….o sbaglio ?

Re                               Severo no, ma preoccupato sì.

Principe                     E di cosa…. di grazia ?

Re                               Di certe voci che girano sul vostro conto.

Principe                     E sua maestà, uomo di grande spessore culturale e intellettivo può seguire mai delle voci ?

Re                               Sì, se quelle voci riguardano una persona a me cara. ( pausa ) E queste voci mi dicono che siete andato ad infilarvi in una brutta faccenda. Una faccenda che ha un nome pericoloso, di un’associazione pericolosa.

 

Principe                     Maestà, non so chi abbia interesse a mettere in piazza …

Re                               Principe, forse non vi è chiara una cosa: io non amo essere preso in giro. Negare non è la cosa migliore da fare; la cosa da fare  è uscirsene in tempo. Io non ho nulla di personale contro questa gente, ma devo difendere il mio ruolo di sovrano e  salvare i buoni rapporti con lo Stato Pontificio. E difendere anche i miei amici, che diversamente sarebbero stati bersaglio di fatti spiacevoli.

                                   

Principe                     Con tutto il rispetto io so difendermi da solo.

Re                               Non in questo caso, Principe. Credetemi. Senza il mio intervento, vi sareste trovato in una situazione di grave pericolo. ( pausa ) Comunque..  pe’ chesta vota v’aggio salvato, ma da domani, stateve accorto pecchè  l’amicizia d’’o Re è fino a nu certo punto.

Principe                     Ma sire…

Re                               ( duro ed energico  )  Principe, si nun ce stevo io miezo, altro che sire qua, sire llà…( piccola pausa )  s’ire cazzo ca te salvavi.   

Principe                     Usate un linguaggio ..…poco regale.

Re                               Quanno stammo dint’’e guai non possiamo badare alla forma; soprattutto si dint’’e guaie ce  stammo nzieme. Edallora  tu mo fai na bella cosa.

Pigli nu piezzo ‘e carta e me fai nu bello elenco di nomi, fatti e circostanze.  Dimane m’’o puorto, e … staremo tutti più tranquilli, tutti….in grazia di Dio.   Hè capito che voglio dicere ?

Principe                     Volete che tradisca.

Re                               No….voglio ca te salvi. E’ diverso. E p’’o mumento facimmo accussì.

Può darsi ca dimane ‘e ccose cagnano ma oggi avimma ‘a fa’ accussì.

Hè ‘a fa’ accussì.

Principe                     ( abbassa la testa )  Ogni vostro desiderio è per me un ordine.

Re                               Mi fa piacere. Non vorrei perdere, per cose futili,  un così affabile compagno di avventure, di caccia, di  armi. Una persona come voi, Principe, non si trova facilmente. Voi siete di un livello così al di sopra degli altri,  che l’umanità  non può consentirsi di fare a meno di una mente come la vostra. Lasciate che altri si perdano dietro sogni e fantasie proibite. Di loro non ne sentiamo il  bisogno.

Principe                     Sua maestà avrà ciò che mi ha chiesto, ma  non la mia approvazione.

Re                               Quello che conta adesso è il risultato. Poi un giorno mi ringrazierete.

                                    Ora devo andare.  Se non mi faccio vedere al più presto,  metteranno a soqquadro  palazzo reale. Vi aspetto domani, Principe.

( si rimette mantello e cappello )

Principe                     A domani.

                                               ( prende una campanella per chiamare Suricillo )  

Re                               A proposito…mi avevate promesso un’arma nuova per il mio esercito, o sbaglio ?

Principe                     Ve la porterò io stesso in questi giorni. E’ un cannone speciale, fatto di una lega particolare che vi lascerà senza fiato. E non finisce qui. Ho pensato di regalare a sua Maestà una stamperia da me inventata capace di imprimere contemporaneamente su una pagina colori diversi. Credo che farà molto comodo alla “ Reale Stamperia Borbonica “.

Re                               Ne sono sicuro. Le vostre invenzioni sono sempre sensazionali. Voi siete un genio, Principe, ma fate in modo che le vostre capacità restino  al servizio della scienza e dell’umanità; e abbandonate certe idee pericolose.

                                    (il Re si rimette il mantello ed il cappello, nascondendo bene il viso;  entra in scena Suricillo )

Suricillo                      Mi avete chiamato ?

Principe                     Accompagna questo signore alla porta.

Suricillo                      ( rivolto al signore )  Venite con me.

                                    ( i due si danno uno sguardo d’intesa; poi il re esce con Suricillo; il Principe va avanti e indietro nella stanza in atteggiamento pensieroso; dopo un po’ Suricillo rientra in scena )  

Suricillo                     Chi era principe ?

Principe                     Un  amico.

Suricillo                      N’amico ? Ma comme primma avite ditto “ Carlucciello ? Nun ‘o saccio proprio “ .

Principe                     E infatti pensavo di non conoscerlo, ma poi, alla fine, ho capito chi è veramente. ( pausa ) Un amico. E ad un amico nun se po’ dicere che no. (pausa ) Vado nel mio studio.

Suricillo                      Se non avete bisogno di me,  scendo a fare una commissione.

Principe                     Vai pure.   

                                    ( il principe esce dal lato dello studio;  Suricillo dall’altro lato; entra Melina per sistemare delle cose nel cassetto; dopo un po’ bussano alla porta; è Carmela )

Melina                        Vieni Carmè, trase. Suricillo è asciuto proprio mo’; aveva ‘a fà na cosa urgente.

Carmela                     E io pure c’avevo ‘a dicere  na cosa urgente.

Melina                        Embè ‘o vuò aspettà ccà ?

Carmela                     Sì ma nun tengo assai tiempo. Aspetto pe’ nu poco e po’ me ne vaco.

Melina                        Fa comme vuò tu. Io stongo dint’’a cucina.  Si me vuò viene ‘a llà.

Carmela                     Vabbè, nun te preoccupà. Va a fa’  ‘e fatti tuoie.

                                    ( Melina esce; Carmela resta da sola nella stanza; si mette un po’ a curiosare in giro; entra il Principe e la vede; Carmela di spalle non capisce che si tratta del Principe )

 

Principe                     Buongiorno.

Carmela                     ( distratta )  Ma addò stive ?

Principe                     Giù nel mio studio.

Carmela                     ( ha un sobbalzo ) Oh  …principe. Scusate tanto, ma  non m’ero accorto che eravate voi. Pensavo ca era Suricillo. Io sono  Carmela e vi chiedo scusa se mi sono introdotta in casa vostra ma dovevo parlare proprio cu’ Suricillo di una cosa importante, e Melina, gentilmente,  mi ha fatto entrare. Ma me ne vado subito.

Principe                     Ma no….no.  Stai pure qua. Se devi incontrarti cu’ Suricillo, aspettalo pure qua. Sarà certamente qualcosa di importante quello che devi dirgli.

Carmela                     Sì, importante assai.

Principe                     Sei la sua donna; state insieme ?

Carmela                     Sì, signor Principe, stiamo insieme e se il Padreterno ce benedice, vulessemo costruì  na bella famiglia.

Principe                     ‘O vuò bene assai ?

Carmela                     Assai , Principe. E’ tutta ‘a vita mia, Salvatore…( pausa, guarda il Principe ). Eh…sì… tutti ‘o chiammano Suricillo ‘a quann’era guaglione, ma quanno stammo sulo, io ‘o chiammo c’’o nomme suio: Salvatore. E cu  Salvatore mio, voglio sta pe’ tutta ‘a vita, nun c’avimmo  lassà mai.

 

Principe                     E nun te preoccupà, starai sempe cu isso, t’’o prumetto.  ‘O  Principe ve fa sta sempe nzieme, sempe vicini …nei secoli.  A te e a Suricillo….cioè scusa….a Salvatore. Ve faccio rimanè qua,  nel mio Palazzo.

Carmela                     Veramente Principe ?

Principe                     Sì.  

Carmela                     Io aspetto pure nu figlio.

Principe                     Ah sì ?  Me fa piacere.

Carmela                     Sì…ma Salvatore nun sape niente ancora. E’ na sorpresa. Nun ce dicite niente.

Principe                     Stai pure tranquilla. ( pausa ) Anzi a questo punto voglio farvi un bel regalo. Ti aspetto domani mattina,  ma non dire  a nessuno che vieni qua. Sarà anche questa una sorpresa. Ti aprirò io stesso il portone. Adesso devo andare.

Carmela                     Prego signor Principe.

Principe                     A domani ?

Carmela                     A domani !

                                     

                                               ( il Principe va via; Carmela resta nella stanza; torna Melina )

Melina                        Carmè,  ma Suricillo ancora addà venì  ?

Carmela                     No. Però è venuto ‘o Principe, e aggio parlato cu isso. 

Melina                        Tu ? C’’o Principe ?

Carmela                     Sì. Ce l’aggio ditto ca stevo ccà  pe’ Suricillo. 

Melina                        E c’ha fatto…nun te n’ha cacciato ?

Carmela                     No….anzi…s’hè fermato a parlà cu me.

Melina                        Cu te ? E che t’ha ditto ?

Carmela                     Niente … m’è stato a sentì, e po’ m’ha fatto na prumessa. ( dolce )  Ma nun è overo chello ca diceno, Melì. ‘O padrone tuio è proprio nu signore. Parla accussì bello.

Melina                        Sì, ‘o saccio.

Carmela                     Siente però io mo me n’aggio ‘a j’. Chisto ….nun vene. Dincello ca l’aggio cercato.

Melina                        Vabbuò, c’’o  dico io.

Carmela                     Statte bbona Melì. Ce vedimmo.

Melina                        Cia’ Carmè.

                                    ( Melina accompagna Carmela fuori;  rientra e va in cucina; torna anche Suricillo con delle cose in mano che posa sul tavolo; bussano alla porta;  Suricillo va ad aprire;  il Principe viene fuori dallo studio; Suricillo rientra in scena  e  gli annuncia una visita )

Suricillo                      Ah …Principe, state qua. Fuori ci sta il Conte Filippo che vuole vedervi.  

Principe                     Il Conte Filippo ?  Ma non avevamo appuntamento.

Suricillo                      Lo so, ma ha detto che si tratta di una cosa urgente. L’aggio visto nu poco agitato.

Principe                     Vabbè  fallo accomodare.

 

( Suricillo sta per andare, il Principe lo ferma )

Ah Suricì…..  primma è venuta Carmela; te jeve truvanno.

Suricillo                      Steva ccà ? E comme è trasuta  ?

Principe                     P’’a porta, Suricì.  

Suricillo                      ( irritato ) Io c’aggio ditto tanta vote ca ccà ncoppa nun addà saglì proprio.

 

Principe                     Suricì ma che fa ? Non è mica un problema si è sagliuta ccà.  Jeve cercanno a te.

Suricillo                      Ma non doveva permettersi.

Principe                     Carmela  è una donna innamorata. E una donna quando è innamorata fa qualunque cosa, perché l’amore sovverte qualunque logica, toglie qualunque impedimento. Quando una è innamorata fa ‘e ccose che sente,  senza preoccuparsi se sono giuste o sbagliate. Chesta è ‘a bellezza ‘e ll’amore.

                                    Ca te fa fa’ cose che  non avresti mai pensato di fare, in condizioni normali.

                                    Nel momento in cui accummience a  ce pensà …nun è cchiù amore; è nu ragionamento. E le cose ragionate, nun sempe  so’  belle. Piglia ‘a matematica, per esempio. ‘A matematica è na cosa ragionata; ma  te può annammurà ‘e na formula ?

Suricillo                      ( deciso )  No.

Principe                     ( pausa )  E invece,  t’aggia dicere ‘a verità, io si  ! Io …me pozzo annamurà pure ‘e na formula. ( pausa ) Aggio fatto n’esempio sbagliato.

Suricillo                      E vabbuò, Principe, ognuno c’ha i propri amori. Per esempio a me na formula nun me dice proprio niente; ‘a formula mia è Carmela. ( pausa ) Faccio trasì ‘o Conte ?

Principe                     Sì.

                                               ( Suricillo esce di scena;  rientra subito con il Conte e va via ) 

Principe                     Oh .... conte Filippo.

Conte Filippo                        Sorpreso di vedermi ? Di vedermi ancora vivo, voglio dire.

Principe                     Beh certamente  non è stata una scelta prudente. Avete rischiato molto a

venire qui da me.

Conte Filippo                        Infatti. L’ho capito troppo tardi che non era prudente frequentarvi.

Principe                     Se mettete la discussione su questi toni, credo che potremmo finirla anche qui.

Conte Filippo                        E di cosa potrei parlarvi se non di quello che avete fatto.

Principe                     Io non so di cosa mi si accusa.

Conte Filippo            Se parlate così, offendete la mia intelligenza.  Ma io non sono qui per un sentimento di vendetta,  ma solo per soddisfare una grossa curiosità:  chiedervi, ove mai vi riuscisse di essere sincero,  cosa si prova a tradire gli amici, a tradire una causa comune, a tradire dei princìpi nei quali si è creduto. Con quale senso di colpa riuscite a convivere oggi.

Principe                     Le accuse che mi rivolgete non hanno alcun riscontro e non vi autorizzo….

Conte Filippo            Persone vicine alla casa Reale hanno confermato il vostro tradimento. Per cui non solo non aspetto la vostra autorizzazione per dirvi quello che penso di voi ma penso che sia inutile da parte vostra sostenere ancora questa commedia.

Principe                     Conte Filippo, io non devo sostenere alcuna commedia. Capisco che la mia   amicizia con sua Maestà,   possa aver fatto venir fuori  voci, o meglio ancora  maldicenze nei miei confronti. Ma io ho la coscienza a posto.

Conte Filippo            Sempre che ne abbiate una.

Principe                     Vi  chiedo di moderare i toni, e vi ricordo che siete al cospetto di un Gran Maestro della Loggia.

Conte Filippo            State pur certo che di un Gran Maestro come voi ce ne ricorderemo a lungo; che possiate essere maledetto per l’eternità.

Principe                     Ora state esagerando.  La mia pazienza ha un limite e pur comprendendo le ragioni della vostra agitazione devo chiedervi di usare un linguaggio meno violento. 

Conte Filippo            Voi siete stato violento;  di una violenza morale senza ritegno. Che il diavolo vi porti all’inferno al più presto.

                                    ( subito dopo se ne va lasciando il Principe da solo; dopo poco entra Suricillo )  

Suricillo                     Ma il Conte è andato via  ?

Principe                     Sì.

Suricillo                      Così…all’improvviso ?

Principe                     Sì.

Suricillo                      Ma chisto è proprio nu scustumato. L’aggio visto che scappava comme

a nu pazzo.

Principe                     Sì, un pazzo. 

Suricillo                      Principe, ma vi siete offeso ?  Ma lassat’’o sta, nun ‘o  pensate proprio. Chisto m’è  pure antipatico, me pare  nu bamboccio.

Principe                     Hai ragione Suricì, nun ce pensammo chiù. Anzi mo’  sai che facimmo ? Ce ne jammo dint’’o laboratorio mio. Te voglio fa bere nu bicchierino ‘e na cosa c’aggio fatto io.

Suricillo                     Ma pecchè,  nzieme agli esperimenti,  facite pure ‘o liquore ?

Principe                     E comme no! Pensa….da un semplice limone, ho estratto un liquore con un’aroma bellissimo. Ti sembrerà proprio di bere il limone.

Suricillo                     ‘O limunciello.

Principe                     ‘O limunciello ?  E già… ‘o limone piccerillo. ( sorride ) E bravo a Suricillo, hai dato il nome a questa cosa  misteriosa.

Suricillo                     Veramente misteriosa è …’o munaciello; chisto è ‘o limunciello.

Principe                     Ah….e  che ce tieni.  ( lo prende per il braccio )  Viene cu me, t’’o faccio assaggià.

Suricillo                     M’avessa fa male ?

Principe                     Ma comme te fa male; chillo è nu liquore miracoloso. ( serio ) Quello ti da la vita eterna.

Suricillo                     Guardate Principe,  che detta accussì  nun me pare na cosa bbona.

Principe                     ( si corregge ) Volevo dire …..ti sentirai il fuoco dentro. Il sacro fuoco della vita.

Suricillo                     E ghiammo assaggià sta primizia. Facciamo da cavia. 

Principe                     Suricì, poi mi ringrazierai. Seguimi ….e te faccio addeventà famoso. 

Suricillo                      A me ? E comme facite; io nun saccio manco parlà;  ‘o sapite ca so’ ignorante.

Principe                     Ma  nun hè ‘a  parlà. Tu nun te preoccupà, tu sta a sentì a me  e diventerai famoso comme a me.      Diventeremo una sola cosa.  Parleranno del Principe e guarderanno te, e poi guarderanno te e parleranno del Principe.  

Suricillo                      Mah.. come sempre,  nun sto capenno niente  e chello ca state dicenno. Però io mi fido ciecamente del mio padrone, e se lui dice che divento famoso, io c’aggia credere. 

Principe                     Sarà così. ( pausa ) E mo jammoce a bere stu bicchierino ‘e liquore.

                                                                                  ……….Buio…………

                                     

                                    ( la scena successiva vede Melina, molto invecchiata, seduta su una poltrona; guarda un punto fisso; comincia a parlare )

Melina                        Madonna mia, so’ passati quasi trent’ anni ca è muorto ‘o Principe.

                                    APalazzo ce stanno ‘e figli. E ‘o studio suoie  me pare nu Museo.

Libri, quadri, fogli scritti d’’o Principe.  E ancora forni, provette. 

E po’ ‘a Cappella ‘e famiglia. L’hanno fernuta tutta quanta. 

‘E  statue ca ce stanno so’ belle, ma  chella ca sta al centro, nu  Cristo

stiso pe’ terra,  cu nu velo ‘e marmo ncuollo, è nu capolavoro. 

Però io llà dinto nun ce vaco mai;  pecchè dint’’a n’angolo ce stanno duie scheletri ‘e  n’ommo e na femmina, e me fanno accussì impressione. Nun ‘o saccio pecchè… m’arricordano troppo a  Suricillo e Carmela. ( pausa ) Suricillo e Carmela …. chissà che fine hanno fatto.  Nun l’avimmo visti chiù. ‘O Principe ce dicette ca all’improvviso, senza manco salutà, se ne vulettero j’  luntano pe’ costruì na  famiglia. ( pausa ) Chesto ce dicette ‘o Principe.

( sospira ) ‘O principe.

Pe’ tutta ‘a vita ha inseguito nu suonno. Vuleva essere ricurdato pe’ sempe

‘a tutti quanti ….e  c’è riuscito; vuleva essere immortale…. e  c’è riuscito; vuleva fa parlà d’isso….. e c’è riuscito.

E ancora me sta facenno parlà d’isso pure a me.  ( pausa )

Ma chi si stato, Principe, veramente. Chi si stato ?             

Scienziato, inventore,  stregone…( pausa, dubbiosa ) ..  assassino ? 

O forse soltanto n’ommo sulo. Sulo…cu ‘e pensieri suoi  contro ‘o munno sano. N’ommo cu’ na grande intelligenza, ma  cu’  na  grande fragilità.

N’ommo che della sua debolezza ha fatto ‘a forza soia.

Comunque…n’ommo speciale. ( pausa ) E pe’ me ancora chiù speciale.

E’  stato ‘o padrone mio. 

                                               (   buio   ) 

                       ………………………………….

( Siamo nel 2006 -  Tomba del Principe -  Due turisti  si fermano davanti alla tomba e   leggono la scritta apposta sulla stessa )

Turista                       “ Uomo mirabile, nato a tutto osare, illustre nelle scienze matematiche e filosofiche, insuperabile nell’indagare i reconditi misteri della natura….., restaurò a sue spese e con la sua saggezza questo tempio……

                                                           ………affinche’ nessuna età lo dimentichi.  “         

( i turisti vanno via; una figura avvolta in un mantello col cappuccio, viene fuori e fermandosi al centro della scena ripete l’ultima frase letta dal turista)

Coro                           ….affinchè nessuna età lo dimentichi. ( piccola pausa )  Mai… mai.

                                                                                                              F I N E