Occhio alle ragazze

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OCCHIO ALLE RAGAZZE

Commedia in un atto

di EDUARDO DE FILIPPO

PERSONAGGI

GIROLAMO

ANASTASIA, madre di Girolamo e di Giuseppina

GIUSEPPINA

OLIMPIA

CAROLINA

MARIA

ROBERTO, fidanzato di Giuseppina

RICCARDO e GIACOMO pretendenti di Olimpia e Carolina

OLGA

LA SCENA: In casa della vedova Anastasia Cardelli. Un salotto studio di buon gusto. La comune è in fondo. Finestra a destra ad angolo uso inglese montata a cretonne. Qualche vaso di fiori sul davanzale. Piccola porta in prima quinta a destra. A sinistra altra porta che dà nelle altre camere. Un pianoforte in fondo a sinistra ricoperto da un casemir di valore formato da un ampio vaso di cristallo carico di mimose. Insomma tutto è disposto con gusto dell’alta borghesia napoletana. Alle pareti qualche quadro, uno grande deve rappresentare il ritratto ad olio del marito defunto della signora Cardelli.

SCENA PRIMA

Anastasia è seduta accanto alla finestra e legge. Ogni tanto smette di leggere e abbandona il capo sulla spalliera della poltrona, poi riprende la lettura. Seduto a sinistra col cappello in mano sta Roberto che ogni tanto scambia qualche occhiata di impazienza con Riccardo e Giacomo che sono in piedi anch’essi col cappello in mano.Pausa

Anastasia                      - E vostra madre come sta?

Roberto                         - (alzandosi) bene grazie, donna Anastasia. (e siede di nuovo)

Anastasia                      - Beata lei. Fate le corna. Non ve la invidio. Ma si mme putesse movere pur’io, mme facesse piacere! Qua, inchiodata. E così sia. Caro Roberto, è na specie ‘e cundanna, perché poi tra le altre cose io non credo a quello che dice il dottore; quanto è certo Iddio non ci credo. Ma intanto entra lo scrupolo…..

Roberto                         - Ma voi state benissimo!

Anastasia                      - E’ quello che dico pur’io, siamo di accordo; i dottori spesso dicono delle ciuccierie, ma il fatto sapete qual è? Che io a stento posso camminare per la casa…. Mmiezo ‘a strada basta ca mme veco a uno sott’uocchio vicino me gira ‘a capa e vaco ‘nterra! I dispiaceri, Robè, uno non se ne accorge, ma piano piano, mentre riescono a temprare il carattere, lasciano il vuoto come l’ago nella stoffa. Ad occhio nudo non si vedono, ma quei buchi restano. Quanno ce steva mio marito, (indica il ritratto) i buchi erano suoi; mò ‘o pozzo cumpatì! Per esempio, voi volete bene a Giuseppina mia figlia?

Roberto                         - Donna Anastasì, voi che dite! Io sono pazzo di lei….

Anastasia                      - E chi vi crede! Chi può indovinare quello che voi pensate di mia figlia… V’a spusate, nun v’ ‘a spusate? Non è un dolore, questo? O per lo meno, per una madre, non è un tormento? Don Robè, la verità dolorosamente, me so ‘mparata ca s’adda tuccà cu ‘e mmane! Voi forse la sposerete; voi forse le vorrete bene; voi riuscirete a farla felice; ma per toccare questa verità, anno a passà per lo meno diece anne….. E fra diece anne…. Io nun ce stò cchiù! Non è un dolore, questo? Le altre due mie figlie, giovani, istruite, che faranno? I vostri due amici…. Venite avanti!... Sono amabilissimi… ma chi sa che pensano… Certo, da quindici giorni vengono qua, frequentano la casa, ma non si decidono!

Riccardo e Giacomo     - Noi….

Anastasia                      - Voi… vulite capì ‘e che se tratta… e poi finalmente farete la domanda di matrimonio. Don Riccardo è già laureato; è un dottore rispettabilissimo. Il signor Giacomo è avvocato: due ottimi partiti; ma non mi avete detto niente ancora! Non è un dolore? E anche quando vi deciderete, badate, è un’ipotesi, così, per parlare; po’ essere pure c’ ‘a vuie nun ve passa manco p’ ‘a capa d’ ‘e figlie meie; dunque, anche quando vi deciderete, finisce un dolore e ne comincia un altro: che tale tormento, quello di Roberto e Giuseppina…. Non finisce mai!

I tre si scambiano un’occhiata.

Anastasia                      - E Maria…. Trentacinque anni: intelligente ma con un carattere che Dio lo sa! Suona il piano come una padreterna, ma nun sape vestì… Credete che sia niente saper vestire? Non si è maritata per questo! A ccà a ciento anne, pretendo troppo, ca io moro; Maria che ffa? Perché poi è dolce e buona, ma quanno uno è buono che fa? Quanuno è buono, nun fa niente nella vita!

Roberto                         - Allora bisogna essere cattivi?

Anastasia                      - No! Bisogna imporsela, la cattiveria. Buono ‘a dinto e cattivo ‘a fore. Ma è difficile; io che ve lo dico, non son riuscita a farlo. E perciò sono diventata un buon predicatore! Mi sono valutata, mi sono controllata, mi sono giudicata; e perciò ho la coscienza di predicare!

Roberto                         - Ma avete Girolamo….

Anastasia                      - L’unica gioia. E pure…. Qualche volta mi dà dei dispiaceri. È giovane… mò s’è fidanzato pure….

Roberto                         - Overo? A me nun m’ha ditto niente! Già, chillo a me nun me po’ vedè!

Anastasia                      - Non esagerate; non è can un ve po’ vedè, ma…. Quatto sore so assaie; ave raggione pur’isso…. (dalla sinistra Giuseppina in un fresco abito da mattina irrompe felice e si avvicina a Roberto seguita da Carolina e dopo poco da Olimpia)

Giuseppina                    - Eccomi qua. Bada che dopo la messa dobbiamo andare da Caflich a prendere l’americano. Na vota c’ ‘o tengo stu ffdanzato, ‘o voglio fa vedè…

Roberto                         - Ti pare. Io sarei felicissimo; ma è Gerolamo tuo fratello che cerca di scombinare sempre ogni volta che io propongo dientrare o da Caflich o da Van Bol.

Giuseppina                    - Chillo è n’imbecille! Dice ca se mette scuorno! E per causa sua, siamo privi di una gita. Dice ca quanno ascimmo ‘nzieme pare ‘prucessione… E non vuole capire che noi a lui teniamo… Mammà nun po’ ascì; soli non è possibile perché la casta, le tradizioni…. ‘a gente parla… E noi, nel 1936, avimmo a sta suggette al fratello schizzinoso pe mettere ‘o pede fore d’ ‘a casa!

Anastasia                      - Giuseppì, ma che significa sta cosa? Ma tu fusse pazza? Certo non puoi pretendere che tuo fratello piglia ‘o terno quanno v’adda accupagnà; perciò, se lo fa, dovete essergli grata… e per tante ragioni… Le ragazze alle volte non sanno quando muovono un passo falso… se ne accorgono dopo!

Giuseppina                    - Questo sai che significa? Mamma? Mancanza di fiducia; e siccome siamo figlio a te, è una mancanza di fiducia a te stessa; alla casta e alle tradizioni!

Anastasia                      - Qua si fa quello che voglio io… questi tre signori sono la corona della mia testa, ma senza mio figlio appresso, non metterete un piede fuori di casa… E lui da buon fratello, ‘o vò o nun vò, vi deve accompagnare, anche se sacrifica se stesso! Adda sta appriesso a vuie! (entrato Olimpia, Carolina e Maria)

Olimpia                         - (si avvicina a Riccardo, Carolina e Giacomo e Maria con aria malinconica calza un guanto ed osserva le tre coppie già pronte per uscire; e con un sospiro si accoda)

Gerolamo                      - (con aria sconfortata e avvilita, si avvicina alla madre dando una comica occhiata alle sorelle) Mammà, noi andiamo!

Anastasia                      - Tornate presto!

Gerolamo                      - (si avvia, fa cenno alle coppie di andare avanti mentre Roberto lo invita a passare pel primo. Ad un tratto Gerolamo, fissando il gruppo, ha come un impeto di rabbia; butta il cappello per terra e dice) No! Quanto è certo Iddio, no! È più forte di me. Chiammateme pazzo, ma io di accompagnarvi non ne voglio sapere più.

Anastasia                      - Gerolamo!

Gerolamo                      - E che Gerolamo, mammà! Qua siamo diventati la favola del quartiere; ce cunosceno tutte quante… Insomma voi il ridicolo lo contate per niente? Ccà, mme chiammano ‘o frate d’ ‘e quatto sore! Quanno camminammo p’ ‘a strata, se fa ‘a folla appriesso! Gli amici mme pigliano in giro. È una situazione insostenibile! Loro se ne vanno nnanze e filano: uno due e tre… e io resto areto cu Maria cumbinata ‘e chesta manera, che ogni passo dà nu suspiro! Roba da giornale umoristico…. Pigliate nu provvedimento; pigliate voi ‘na strata, pecchè io ‘o guardiano nun ‘o voglio fa…

Maria                             - Io se sospiro nun faccio male a nessuno. E tu sei cattivo di animo; ecco quello che ti dico.

Gerolamo                      - Questo non lo puoi e non lo devi dire perché io ho sacrificato appresos a voi giornate intere….

Giuseppina                    - Ma fammi il piacere statti zitto. Tu ci fai una grazia alla volta quando ci devi accompagnare per dieci minuti!

Gerolamo                      - Tu non parlare! Specialmente tu, non parlare! Io candele non ne voglio tenere!

Roberto                         - Gerò, se parli per me….

Gerolamo                      - Robè, nun fa ‘o gesuita…. Sissignore, parlo per te! Capisco benissimo che non è colpa tua… Tu ‘o fidanzato ‘e a fa! Ma mettiti nei miei panni… si deve pigliare un provvedimento. Si… si… mammà! È inutile che guardi…. Perché fra poco, a completare l’opera. Ci sarà Riccardo e Giacomo… per per ora stanno nel periodo di sidiliquimente; ma quando saranno diventati fidanzati pure loro, ‘e cannele addeventano tre…

Riccardo e Giacomo     - Ma noi…

Girolamo                       - Ma voi… ‘o ssaccio… oramai sono pratico… trasite ‘e ponte ve e ve mettite ‘e chiatto… mammà provvedete voi perché io do le dimissioni da fratello! Truvbate ‘na governante, nu guardiano; nu paro ‘e metropolitane…. Ma io non ne voglio sapere più!

Olimpia                         - E va bene; tu come la fai lunga! Vuol dire che non usciamo!

Giuseppina                    - Ma perché, scusa? Dove sta scritto che ci dobbiamo sacrificare! Mammà, come vedi, è lui che si rifiuta di accompagnarci! E noi siamo costrette di andare sole! (alle sorelle) Andiamo! (fanno per uscire)

Anastasia                      - Ma che siete pazzo? Quattro ragazze sole con tre giovanotti.

Giuseppina                    - Mammà, ma tutte le ragazze escono sole con i fidanzati !

Anastasia                      - E perciò succedono i guai. O fuori con vostro fratello o in casa, ccà, sott’ ‘a ll’uocchie miei!        

Maria                             - E restiamo in casa! (si toglie il cappello e lo butta via con forza) Con questo vostro sistema, avete fatto di me un infelice. In casa! In casa! Quando ti sentivi bene, continuamente appresso a noi, e un paio di partiti che mi erano usciti, per questo se ne sono scappati… E accadrà lo stesso anche a voi (alle sorelle) con chiunque si presenterà, perché questi tre non dureranno… ve lo dico io! (decisa) si avvicina alle sorelle e ad ognuna le strappa il cappello. Non si esce, perché il signor fratello si vergogna; e mammà si mette appaura d’ ‘a capa d’’a criatura! Zitelle, resterete…. Come me! Zitelle… (siede e piange)

Giuseppina, Olimpia e Carolina seggono e piangono.

Roberto                         - Noi ce ne andiamo!

Maria                             - Obbì… se ne vanno… zitelle, resterete… zitelle!

Roberto                         - (che si è consultato durante tutta la scena con gli altri due) Ma no… dicevamo per lasciarvi in libertà…. Ma se volete, restiamo.

Maria                             - Per conto mio, o restate, o ve ne andate, non m’importa proprio niente. Tanto io zitella muoio! Ma pure voialtre… (le tre piangono)

Gerolamo                      - Stammatina c’è concerto, va…

Giuseppina                    - Mò fai pure lo spiritoso!

Anastasia                      - Hai visto, che hai fatto succedere?

Gerolamo                      - Va bene… Come volete voi… Vi accompagno! Formiamo un’altra volta il drappello e usciamo! (Roberto, Riccardo e Giacomo si preparano e fanno per dare il braccio alle tre ragazze)

Giuseppina                    - Si, usciamo! Combinate in questo modo! Con gli occhi di pianto? Se vogliono uscire loro, uscissero, io resto qua… tanto l’ho capita che devo morire zitella pur’io!

Anastasia                      - E non uscite! Voi a chi volete affliggere! Non me ne fido più! Lo volete capire che non ho più la forza per combattere con voialtre? Statevi in casa; morite zitelle tutte e quattro!

Gerolamo                      - Ccà va a fenì ca more zetella pur’ì! Allora non si esce?

Maria                             - Quello lo domanda pure! Prima ha scombinato….

Anastasia                      - Proprio così. Restate in casa che è meglio! Robè, mi dispiace dell’incidente… se volete rimanere qua, ci fate un piacere…. Lo dico pure all’avvocato e al dottore…

Roberto                         - Ma si, vi pare… Restiamo in casa! Almeno per conto mio, preferisco… (a Riccardo e Giacomo) Voi che fate? (I due si consultano e annuiscono col capo) Allora restiamo tutti in casa!

Anastasia                      - Meglio, meglio così! (come a concerto si dispongono le coppie per la scena e cominciano a parlottare, forse commentano il atto; Maria piagnucola ancora, sfogliando un libro) Gerò, agge pacienza; io ti capisco, ma non c’è che fare…. Le ragazze sono pericolose, incoscienti, e possono dare dei dispiaceri seri…. Io me ne vado a mettere nu poco sopra ‘o letto… mi raccomando… nun ‘e lassà sole…

Gerolamo                      - Va bene! (aiuta la madre ad alzarsi e l’accompagna fino all’uscio di destra, saluti accennati col capo e via Anastasia. Gerolamo torna, scambia qualche parola ora con l’uno ora con l’altro, parole senza interesse specialmente da parte dei giovanotti, che naturalmente sono desiderosi di appartarsi. Questa situazione imbarazzante, l’attore stesso avrà cura di trasmetterla al pubblico. Ora siede, legge un giornale, badando ora all’uno ora all’altra coppia. Maria in questo momento siede al piano e suona una musica lenta e melanconica. Compiuta la frase smette di suonare.)

Roberto                         - Gerò, tu se hai da fare, noi ce ne andiamo!

Gerolamo                      - Io sono una persona educata, che vi posso dire? Certo, se ve ne jate, me facite piacere!

Roberto                         - Mi piace la franchezza, e pure ci potresti compatire… si fidanzato pure tu…

Gerolamo                      - Già, ma ce sta una piccola differenza; ‘a fidanzata mia tene tre frato, capisci? È una sorella con tre fratelli; si danno il cambio! Il riposo c’è. Si uno ‘e chilli frate se vò j a bere nu poco d’acqua, ‘o tene ‘o tiempo, ‘e capito? E quando a uno di quei fratelli capita il suo turno, sta bello frisco frisco; e infatti riescono a guardarla come si deve! Io sono fidanzato con Olga da un mese circa; sai all’epoca d’oggi, essere fidanzato un mese con una ragazza, significa festeggiare pure un battesimo, e invece, Robè, ti giuro che non sono riuscito nemmeno a darle un bacio. Chilli tre frate, so tre carabiniere! Infatti, povera figlia, è sempre di malumore; tu lo capisci, e lo capisco anch’io… u poco di libertà…. (sottovoce) Robè, faciteme ‘o piacere, jatevenne. Abbi pazienza… ho bisogno di rimanere solo una mezz’ora. Aggio a scrivere na lettera.

Roberto                         - A Luisa e ovè? E va bene; ti lasciamo libero… Mò trovo io na scusa… Ma nun te ne i ‘e capa. Nuie turnammo subito.

Gerolamo                      - Basta ca ve ne jate mò!

Roberto                         - Guarda un poco la distrazione! Santo Dio! Io tengo un appuntamento con mio fratello… Chillo mò sta aspettanno. Se uscivamo ci andavamo insieme. Scusate tanto: ma io devo scendere… ci vediamo fra una mezz’oretta… (a Riccardo e Giacomo) Voi dovete comprare le sigarette, è vero. (i due si consultano) Giuseppì, ci vediamo fra poco. Statte ‘e buon umore…. (saluti convenevoli, escono)

Maria                             - Quelli se ne sono andati perché si sono annoiati. ‘A morte mia farete! (ed esce per la porta a sinistra)

Giuseppina                    - Si! Ma tu nun ce ‘e a fa ‘o malaugurio! (segue la sorella, seguita a sua volta da Olimpia e Carolina)

Gerolamo                      - Ah! Jatevenne… jatevenne… (poi verso la comune) Jatevenne… jatevenne… (siede ad un piccolo scrittoio, prende dei foglietti e comincia a scrivere; poi strappa un foglio, ne strappa un altro; inizia la terza lettera, e gli sembra che vada bene. Dal fondo Olga con aspetto triste si ferma sull’uscio ed aspetta)

Girolamo                       - (ha terminato la lettera e dice ad alta voce la firma) Girolamo.

Olga                              - Girolamo!

Girolamo                       - Chi è? Ah siete voi, signorina; accomodatevi.

Olga                              - Ho detto alla cameriera che volevo vedere le vostre sorelle; ma invece devo parlare con voi. (piccola pausa) Girolamo quello che devo dirvi è importante, e ha bisogno di tutta la vostra comprensione. Vengo da parte di Luisa; voi sapete che siamo amiche; amiche vere, e naturalmente è toccato a me…

Girolamo                       - Ma ch’è stato? Voi sembrate un funerale… Luisa l’ho lasciata ieri sera; notai che non era affatto di buon umore; ma non la tragedia che esprimete voi!

Olga                              - E ieri sera stessa Luisa ha scritto questa lettera; mi ha pregato di portarvela…. (porge a Girolamo una lettera)

Girolamo                       - (prende la lettera e la legge mentalmente) Io non mi spiego: non vorrei capire… Aiutatemi un poco… voi… Ma come, Luisa…

Olga                              - Io non so che cosa abbia scritto… Non ho letto… ma Luisa m’ha detto che in questa lettera era spiegato tutto chiaramente.

Girolamo                       - Infatti: ma forse voi riuscirete a farmi capire il contrario. Sentite: “Gerolamo, lascia ch’io ti dia ancora del tu, almeno solo per quest’ultima mia lettera; sarà la goccia di balsamo che mi aiuterà ancora a vivere, forse per poco. Non pensare più a me; avrei dovuto dirtelo prima, m,a non ebbi il coraggio. Un mese fa quando mi dicesti che mi volevi bene. Non farmi dire troppo; non infliggermi questo martirio… se vuoi la verità più nuda, coglila negli occhi della mia amica Olga..:= Luisa.” (guarda Olga che in questo momento piange e con un cenno del capo gli rivela l’orrore della povera Luisa)

Olga                              - Due anni fa, Luisa è tanto buona…. Sentimentale e sensibile… una sera…

Girolamo                       - Con tre fratelli… santo Dio cu tre gendarmi…

Olga                              - Proprio per questo… Troppa severità… troppa sorveglianza… Luisa era esasperata… Due anni fa ancora più giovane… quasi per dispetto…. Come per vincere una scommessa….

Girolamo                       - Tre frate… nu pate… nu guardaporto tanto… na casa ch’è nu castiello… ce mancano sulo ‘e ponte levatore… Ma è terribile. È terribile! (siede con il capo tra le mani)

Olga                              - (dopo pausa) Che pensate di fare?

Girolamo                       - Chesto faccio; chesto si merita la castellana! (prende la lettera scritta pocanzi da lui e la strappa, e la getta via pezo per pezzo) Così (poi si pente) No… Ma che nne saccio c’aggio a fa? Che domanda sciocca mi fate in questo momento…. Nun ‘o ssaccio… Perdonatemi, Olga, voi non c’entrate per niente… Consideratemi, compatitemi… Forse si… forse no… Povera figlia… Cu tre frate… ‘o pate… ‘o guardaporte… Olga scusate, lasciatemi solo… Ditele che non mi aspettasse stasera e mi aspettasse… Non so… (Olga esce. Girolamo gira per la scena mormorando) Tre frate… ‘o guardaporta… ‘e gendarme… ‘o castiello… (gridando verso l’uscio di destra) Che posso evitare, io? Come potrei impedire? Pazza…. Pazza… (dal fondo Roberto seguito da Giacomo e Riccardo)

Roberto                         - Che t’afferra, Girò?

Girolamo                       - Che m’afferra? Mo t’o ffaccio vedè io, che m’afferra! (gridando verso la prima a destra) Mammà! Vieni qua, subito! Una cosa importante… ‘E a sta presente! (va verso la prima a sinistra) Giuseppina, Olimpia! Carolina! Maria!

Anastasia                      - Ch’è successo?

Girolamo                       - Qua. Tutte e quattro qua! (entrano in scena le quattro ragazze)

Giuseppina                    - Ch’è stato?

Girolamo                       - Sole! Jatevenne sole! È venuto Roberto, Riccardo, Giacomo. È na bella giornata… Uscite!

Giuseppina                    - Ma tu ci accompagni?

Girolamo                       - No. Accompagnarvi? E perché? Per solleticare il vostro gusto di farmi scemo? Per farvi venire il desiderio, mentre io senza volerlo giro gli occhi dall’altra parte, di darvi un bacio? No. Sole. Da sole, questo gusto nun v’ ‘e putite piglià perché prendereste in giro la vostra coscienza. Siete ragazze di oggi e avete il diritto di tutelare il vostro onore perché l’onore è vostro! Mammà, la mancanza di fiducia è un umiliazione pure perché, caro Roberto, quando un carabiniere di fratello ve l’ha portata onesta fino all’altare, quale garanzia è la tua per l’avvenire? Portate a Giuseppina. Uscite ‘nzieme sule; così quando sarete sposati, essa ti potrà guardare sinceramente negli occhi e ti potrà dire: sono onesta perché l’ho voluto io; no pecchè m’hanno fatto ‘a sentinella fino all’ultimo!” Sole! Sole!    E quanno ve muvite?

Anastasia                      - (richiamandolo)Girolamo!

Girolamo                       - (porgendole la lettera) Liegge, mammà, liegge… Tre carabiniere nu pate; nu guardaporta; ‘o castiello…. Sole! Sole!

Le ragazze                     - Mammà!

Girolamo                       - Jate! Jate!

Anastasia                      - (Ha finito di leggere la lettera e senza parlare fa cenno alle ragazze di andare)

Le ragazze                     - (meno Maria mettono i cappellini che avevano lasciati poc’anzi sulle seggiole, formano tre coppie ed escono)

Girolamo                       - (a Maria) E tu nun ghiece. Va cammina; sei ancora in tempo (è lui questa volta che le mette il cappello per forza e la spinge verso il fondo)

FINE