Oggi sposi

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oggi sposi di Giuseppina Cattaneo 7 personaggi

AUTRICE

GIUSEPPINA CATTANEO

         

http://giusicopioni.altervista.org/

POSIZIONE S.I.A.E. N° 193077

Codice opera Siae 927481A

TITOLO

OGGI SPOSI

COMMEDIA IN DUE ATTI

Personaggi

RINA

MINA

PINA

TINO

VIGILE Lino Bonfanti

PARROCO don Gino

MECCANICO Rodrigo

TRAMA

Rina e Tino dopo alcune vicissitudini coronano il loro sogno d'amore e si sposano. L'assenza della sorella Gina rattrista Rina, ma le amiche Mina e Pina le sono rimaste accanto coinvolgendola nella loro nuova passione: il motociclismo. Il viaggio di nozze dei due sposini non si svolgerà come gli stessi vorranno far credere, tra passioni amorose al limite del pensabile. Infatti Tino, giunto a Rimini, meta del viaggio, sarà subito trasportato in ospedale ed essere operato alla prostata. Le apparenze però devono ingannare.

ATTO PRIMO

A casa di Rina.

SCENA I

Rina

Rina. (E’ in scena seduta. Ha accanto a sé un giubbino di pelle) devo sistemare questo giubbino in pelle. Non immaginate la fatica che incontro. La pelle è troppo dura! Non è come la mia ... pelle. Ora ho tutto sottile e fine: pelle, vene, ma anche il cervello è fino però. Non so da che parte cominciare a rammendarlo. È meglio pensarci domani. Mi angosci non solo il giubbino, ma un’altro fatto. Sono molto triste a causa di una digrazia. Una disgrazia nella mia famiglia. Mia sorella! Si, proprio mia sorella! Tranquilli, non è defunta. Magari lo fosse! E non è nemmeno ricoverata in ospedale, purtroppo!  (Piano) si è sposata! E vi tranquillizzo subito dicendovi che non è sposata col mio Tino. Sapete con chi? Con il Signore! L’anno scorso, io, ho indossato l’abito di suor Palmina per accorciarlo e lei, mia sorella, si è fatta suora. Mia sorella suora, ve ne rendete conto? Se voi ve ne rendete conto, io no. (Pensando) però, come è possibile che io abbia indossato l’abito e lei si sia fatta suora? (Pensando) ieri ho indossato questo giubbino in pelle. (Si guarda) e fortunatamente non sono diventada una ... (mima con i pugni la moto).

SCENA II

Rina, Pina e Mina

MINA. (Entra in scena da destra vestita da motociclista: giubbino e pantaloni in pelle, stivali neri e infilati i pantaloni al loro interno e casco in mano) una motociclista! Sono una motociclista vera! (Fa il segno con le mani che sta accelerando).

PINA. (Entra in scena vestita da destra da motociclista: giubbino e pantaloni in pelle, stivali neri e infilati i pantaloni al loro interno e casco in mano) che corse! Che rrombo la mia moto! (Fa il segno con le mani che sta guidando).

MINA. Ho l’impressione di volare quando sono in sella alla mia moto.

RINA. Come ... come ... mai indossate quei vestiti?

MINA. Ho trascorso la nottata sognano giubbini di pelle. E così stamane sono partita in quinta e ho acquistato la mia bella moto e il completo che vedi. Non sono forse una bella gazzella?

PINA. Anche a me è successa la stessa cosa! Si vede proprio che siamo sorelle in tutto e per tutto. Guardatemi, non vi sembro forse una fotomodella?

RINA. (Al pubblico) è colpa mia, è colpa mia! Ve lo giuro, da oggi in avanti non indosserò più nulla di quello che mi portano a sistemare.

MINA. Rina, dovresti provare l’ebrezza della moto.

PINA. È come se ti sentissi libera.

MINA. Che bello sentire l’aria fra i capelli lunghi.

PINA. Capelli lunghi? A malapena hai due capelli di numero in testa!

MINA. Certo che tu, l’aria non la senti di sicuro, non arrivi nemmeno al manubrio della moto!

PINA. Eccome se ci arrivo al manubrio! Di poco ma ci arrivo!

RINA. (Al pubblico) le mie amiche hanno perso la testa e tutto questo a causa mia. (Alle due) scusate, ma non è pericoloso andare in moto alla vostra età?

MINA. Pericoloso? Rina, è come andare in bici.

PINA. Anche se qualcosa di diverso c’è.

RINA. Le marce?

MINA. Ma và, marcia che è una meraviglia la mia moto.

PINA. La diversità tra una bici e la moto sta nelle rotelline: la moto non le ha. Rina, non sai che cosa ti perdi. Non per dire, ma la mia moto ...

MINA. E perchè la mia nò?! 

RINA. (Al pubblico) guideranno sicuramente una Lambretta vecchia di cento anni e si danno tutte quelle arie! Ora indago. (Alle due) posso chiedervi che tipo di moto avete?

MINA. Io ho una Yamaha.

RINA. (Preoccupata) come? E sei è riuscita a guidarla nonostante tutto? (Al pubblico) da quando la mia amica conosce l’ostrogoto?

PINA. Ostrogoto?

RINA. Ma si, per saper guidare quella moto ... straniera avrai letto le istruzioni scritte in ostrogoto. 

MINA. E secondo te io per saper guidare una moto avrei dovuto leggere le istruzioni?

RINA. Qualsiasi elettrodomestico che acquisto, per farlo funzionare, leggo le istruzioni.

PINA. Rina, cosa vuoi saperne tu di moto!? Yamaha è una moto giapponese e non ostrogota. Le istruzioni ci sono anche in italiano. Ma io, con la mia intelligenza non ho avuto bisogno di leggere le istruzioni per guidarla.

MINA. E che moto, una signora moto.

PINA. Ti ricordo che ha tutto anche la mia (con tenerezza) “Suzukino”.

RINA. (Al pubblico ridendo) avete sentito? Guida uno zucchino!

MINA. Pina, sono “due signore moto”! (Al pubblico) dovreste vedere quanta polvere la mia moto fa mangiare alla Pina.

PINA. Io non mangio la tua polvere. (Al pubblico) e lei che mangia la mia polvere e anche la polvere delle altre moto. È lì da vedere! Guardatela, come è bella robusta. E sembra che ne abbia mangiato parecchia di polvere!

RINA. Vi devo confessare che io non so nulla di moto.

MINA. Avevamo capito che eri tarda.

PINA. Era normale, hai difficoltà persino a guidare la graziella!

MINA. Quale Graziella? Quella bruttona che abita in fondo alla via, con due gozzi, il naso lungo come quello di un pappagallo e guarda di traverso?

RINA. (Arrabbiata) non capisco perché Pina te la prendi con la mia bici?! E per dirla tutta, io sono capace di andare in bici senza rotelline. Guardi me quando tu giri in sella ad uno zucchino (Al pubblico) deve essere uno zucchino enorme a quanto pare!  Ma neanche tanto se la guardiamo bene.

PINA. Di che zucchino stai parlando?

RINA. Quando prima Mina diceva che la sua moto era un signora moto, tu sei intervenuta dicendo che non mancava nulla nemmeno al tuo zucchino.

MINA. (Al pubblico) io che sono così intelligente, come faccio ad avere un'amica del genere?

PINA. Suzuki, si chiama la mia moto, non zucchino! L'ho chiamata Suzukino come per coccolarla.

MINA. Rina, di moto tu, zero.

RINA. Non fate le sapientine, perché, se voi avete tutta questa passione per le moto, è solo grazie a me. Se io non avessi indossato questo giubbino, ora sareste in giro a cavallo della vostra graziella. E non sto parlando di quella bruttona che abita in fondo alla via, con due gozzi, il naso lungo come quello di un pappagallo e guarda di traverso!

MINA.Ascoltami bene, gimbella, il ciclismo con la moto, io l'ho sempre avuto nel sangue.

PINA. Il ciclismo con la moto, non è un passatempo, ma uno stile di vita. Ricordatelo Rina.

RINA. Uno stile di vita? (Al pubblico e alle due) è “uno stile di vita”, fino quando non si spiaccicheranno contro un albero. Poi la chiameranno “stile di piantarla subito”.

MINA. Pina, non le rispondere.

PINA. È tutta invidia.

RINA. Per niente, a me basta la mia graziella. E non sto parlando di quella ...

MINA. PINA. RINA. ... bruttona che abita in fondo alla via, con due gozzi, il naso lungo come quello di un pappagallo e guarda storto.

MINA. Tu sulla mia Yamaha non salirai mai.

PINA. E nemmeno io ti farò salire sulla mia Suzuki.

RINA. Tutti quei nomi così difficili ... una Lambretta no è?

SCENA III

Rina, Pina Mina e meccanico

MECCANICO. (Entra in scena da destra con i capelli pettinati bene ma in alto).

MINA. Rina, aggiornati, sei arretrata di cento anni!

MECCANICO. Ha qualcosa contro le Lambrette?

RINA. No, assolutamente nulla contro le Lambrette. Ma contro le mie amiche si.

MECCANICO. Su questo le dò ragione. Stavo scherzando, tranquille. Non potrei mai parlar male di due cliente così preziose. Sono qui perché avete dimenticato ... (viene interrotto).

RINA. Scusi lei ... esce sempre con quei capelli sparati per aria?

PINA. Rodrigo sta molto bene con quei capelli. Li hai visti i tuoi?

MINA. Come sei riuscito a mettere il casco e poi a tenere ancora i capelli così in ordine?!

MECCANICO. Ah, non metto mai il casco quando esco dal parrucchiere.

PINA. Vuoi dire che sei uscito in moto senza casco?

MINA. Ti sembra questo l’esempio da dare?

RINA. Quante storie per un casco. Tutte le volte che io esco dopo la parrucchiera non prendo mai il suo casco e nessuna di voi mi ha mai ripreso.

MECCANICO. Scusate ma io non mi faccio rovinare la piega.

RINA. Ah perché quella sarebbe una piega? Io vedo solo una scopa girata per aria.

PINA. Il casco va sempre portato!

RINA. Mamma mia quanto la fate lunga! Tutte perfettine oggi! Risolvo io il problema! (Esce a sinistra).

MINA. E si che tu li vendi i caschi. Sei come i calzolai che vanno in giro con le scarpe tutte rotte. Ma non hai pensato di perforare il casco in modo che i capelli sporgessero sopra?

RINA. (Entra da sinistra con il casco da parrucchiera) ecco qui il casco per te. (Alle due) e ora smettete di tormentarlo.

MECCANICO. Scusi signora ma non è questo il casco di cui si parlava.

RINA. Ma io pensavo ...

MECCANICO. Signora, senza offesa, forse lei non dovrebbe pensare.

RINA. Siccome ho sentito ...

MECCANICO. Signora senza offesa, forse lei non dovrebbe sentire.

RINA. Non è questo il casco che voi tutti ...

PINA. MINA. MECCANICO. No, non è questo.

RINA. Ho capito. (Decisa esce a sinistra).

PINA. E speriamo che non torni più.

MINA. Rodrigo, perché ci stavi cercando?

MECCANICO. Avete dimenticato di prendervi ... (viene interrotto).

RINA. (Entra in scena con un casco di banane) io non me lo metterei mai in testa, ma i gusti sono gusti ...

MECCANICO. E quello sarebbe per me? E sarebbe ...

RINA. Un casco. Una casco di banane.

PINA. Rina ... ti rendi conto di quello che fai?

RINA. Perchè?

MINA. Io non so che cosa hai in quella testa. Lasciamo perdere e torniamo a noi. Rodrigo, ci vuoi dire che vuoi da noi?

MECCANICO. Vi ho rincorso perché avete dimenticato i libretti delle vostro moto in officina.

PINA. Oh grazie Rodrigo.

MINA. Che faremo senza di te!

MECCANICO. Lo so che sono indispensabile.

RINA. Io veramente faccio volentieri a meno di lei.

PINA. E ... i nostri libretti?!

MECCANICO. Come vi ho detto prima li avete lasciati in officina.

MINA. Come in officina? Ma non hai appena detto che ci hai rincorso per portarceli?

MECCANICO. No. Io vi ho rincorso per dirvi che avevate dimenticato i libretti in officina.

RINA. Si, esatto, ha detto tali e quali parole.

PINA. Scusa Rodrigo, tu ci avresti rincorso per dirci che avevamo dimenticato nella tua officina i nostri libretti e non ce li hai portati?

MINA. E non hai pensato che avresti potuto portarli con te?

RINA. È quello che direi anch’io.

MECCANICO. E questo è il ringraziamento per tutto quello che ho fatto per voi? Grazie tante! Se avessi immaginato un’accoglienza simile, non avrei perso certo del tempo con voi. Sapete dove trovare i vostri libretti. Buongiorno! (Esce a destra arrabbiato).

RINA. Un pò permalosino il vostro Rodrighino!

PINA. Si, ma che ci voleva a portarci i libretti!

MINA. E la colpa è la tua Pina, hai voluto che confrontassimo i due libretti a tutti i costi!

PINA. La colpa è tua perchè quando io controllavo ...

RINA. (Al pubblico) fra poco la colpa diverrà mia anche se stavo tranquilla a casa mia.

PINA. MINA. (Le due la guardano e poi si guardano).

MINA. E perchè no?

PINA. Se ci pensiamo bene, sicuramente la Rina centra qualcosa in questa storia. Forse dovremmo andare a riprenderci i nostri libretti.

MINA. Ma no, chi vuoi che fermi due come noi? Li prenderemo domani. Rina, vuoi vedere come si va in moto?

RINA. Vi vedrei volentieri, ma oggi non mi voglio muovere, fuori fa un freddo tremendo.

PINA. Ti mostro come si va in moto, solo perchè sei mia amica da sempre. Mina, compiamo un'opera pia.

MINA. Porteremo dentro la moto allora.

PINA. Usciamo a prenderle. (Si avviano ad uscire).

RINA. Che volete fare? Le vostre moto dentro la mia casa? Non se ne parla!

MINA. È vero, rischiamo di rovinare le ruote dele nostre moto su questo pavimento. 

RINA. Le ruote? Il mio pavimento si rovina, non le vostre ruote!

PINA. Vorrà dire che proveremo qui senza moto.

RINA. Provate ad andare in moto senza la moto? E come fate?

MINA. (Prende una sedia e poi un’altra e le mette una davanti all’altra) fingiamo che questa sia una moto.

PINA. Bella idea.

RINA. (Guarda le due sedie) sono fatte in questo modo le vostre moto? (Al pubblico) è molto meglio la mia graziella.

SCENA III

Rina, Pina, Mina e Vigile Lino

VIGILE. (Entra in scena da destra) buongiorno.

MINA. (Con timore) buongiorno.

PINA. (Con timore) buongiorno.

RINA. (Con timore) buon ... buon ... buon ...

VIGILE. Giorno?

RINA. Si ... si ... si ... giorno.

VIGILE. Sono vostre le due ... (indica le due motociclette parcheggiate fuori).

RINA. (Pensa che stia parlando delle due sedie che fungono da moto) si, sono le mie (va a sedersi su una delle due sedie) però non le abbiamo ancora messe in moto. Come può vedere.

VIGILE. Però sono parcheggiate in divieto di sosta. (Parlando delle due motociclette parcheggiate fuori).

RINA. (Si alza e controlla se intorno alle sedie ci sia un cartello di divieto).

MINA. (Piano a Pina) le moto! Le abbiamo parcheggiate davanti al cancello!

PINA. Tu e il tuo maledetto vizio di non voler camminare troppo!

RINA. Signor vigile non c’è nessu divieto di sosta. Le ho spostate dal loro posto originale ma va bene così. Sono miei amiche non gli faccia la multa.

VIGILE. Lei mi sta insegnando il mio mestiere? (Alza il tono di voce) lei mi sta corrompendo?

RINA. Non capisco perchè si stia scaldando! Ma a lei cosa importa delle mie sedie? Vada a dare la multa alle persone che parcheggiano in sosta vietata.

VIGILE. Signora, a me non importa nulla delle sue sedie, del suo tavolo e del suo divano ...

MINA. ... e del letto?

VIGILE. Nemmeno del letto!

PINA. ... e dell’armadio?

VIGILE. Nemmeno dell’armadio!

RINA. ... e del bagno?

VIGILE. Nemmeno del bagno!!! E ora smettetela! Sapete molto bene di cosa parlo. Favorite patente e libretto. E bollo!

RINA. Oggi è la giornata dei libretti! Io la patente non ce l’ho, nel senso che non l’ho presa, nel senso che non me l’hanno data, nel senso che non sono andata a farla. Ragazze, il libretto glielo dò io, state tranquille su questo. (Esce a sinistra).

MINA. (Piano a Pina) Pina, come facciamo ora che non abbiamo con noi il libretto di circolazione?

PINA. (Piano a Mina) te lo avevo detto di ritornare a prenderle. Ma tu no! Chi vuoi che ci fermi, mi hai detto!

MINA. (Piano a Pina) e nessuno ci ha fermato! Però da ferme ...

VIGILE. Ebbene? Sto aspettando.

PINA. (Piano a Mina) cominciamo a mostrargli la patente nella speranza che basti.

MINA. Ecco le nostre patenti.

VIGILE. (Le prende e le controlla).

RINA. (Entra col libretto della mutua del medico, di quelli che si usavano una volta) ecco il libretto!

VIGILE. Uno? I mezzi sono due.

RINA. Uno intero, senza mezzi!

MINA. Noi andiamo a prendere il bollo.

PINA. Rientriamo subito. (Escono a destra).

VIGILE. (Lo prende e controlla) e questo cos’è?

RINA. Il libretto che cercava.

VIGILE. Ma questo è il libretto della mutua!

RINA.  E perchè che libretto voleva lei?

VIGILE. Lei sa chi sono io?

RINA. Lei è il signor vigile amico del mio amico Tino.

VIGILE. Non parliamo degli amici perchè ora sono in veste ufficiale. I vigili non debbono controllare libretti della mutua!

RINA. (Pensando) ho capito! (Si reca a prendere qualcosa nella credenza, in un angolo ben nascosto) ecco qui il libretto che le serve! (Consegna un libretto postale).

VIGILE. Signora! Lei sta oltrepassando il limite! Lei si sta prendendo gioco di me! O mi vuol corrompere?

RINA. Nessun gioco e nessuno corrompezione. Questo è il mio libretto.

VIGILE. Postale ... e io che dovrei farne?

RINA. Ah, non so io, è lei che lo ha voluto.

VIGILE. Lei sa che è molto irritante?

RINA. (Che non sa il significato. Compiaciuta) davvero? Grazie. (Al pubblico) avete sentito che paroline dolci ha per me il vigile?

VIGILE. (Stanco della situazione) questa mi fa prendere l’esaurimento se rimango ancora un pò. Non so come Tino se ne sia innamorato. (Esce a destra).

RINA. Io faccio sempre questo effetto agli uomini. (Si gira) vero signor vigile? Ma dove è andato? Ha dimenticato il mio libretto! Gli uomini, quando perdono la testa ...

MINA. (Entra da destra) che fortuna che se ne è andato!

PINA. E senza chiederci bollo, patente e libretto. Che gli hai fatto Rina?

RINA. Sono stata solo me stessa. Non ho avuto paura di lui.

MINA. Penso che sia stato solo un motivo a farlo scappare.

PINA. Non so che cosa hai fatto o detto, ma ti ringrazio.

RINA. Non dovete ragazze, ho fatto tutto con piacere e con tanta naturalità.

MINA. Ora pensiamo alla nostra moto qui in salotto.

RINA. Di quale moto state parlando?

PINA. Le sedie no?

RINA. È vero, le sedie.

PINA. Stiamo solo fingendo che sia una moto.

RINA. Ci vuole molta immaginazione comunque. (Contenta) per come stanno le cose, posso guidarla anch’io la vostra moto!

MINA. Non si può senza patente!

RINA. Ah perché serve la patente anche per guidare due sedie?

PINA. Ovvio! La patente è necessaria in tutto. (Va a sedersi sulla prima sedia a cavalcioni).

RINA. Anche per sposarsi?

MINA. Due! Per sposarsi si ha bisogno di due patenti. Se non vuoi rimanere a piedi.

RINA. (Si accorge di Pina seduta) che cosa stai facendo Pina?!

PINA. Sali che ti porto a fare un giro.

RINA. Un giro sulle sedie?

MINA. Non abbiamo appena terminato di dire che fingevamo fosse una moto?!

PINA. Rina, sali dietro di me.

RINA. (Al pubblico) queste due comunque, non ci stanno molto con la testa.

PINA. Allora! Sali?

RINA. (Sale non a cavalcioni ma con entrambe le gambe che sporgono a sinistra).

MINA. Rina, ma come ti sei messa?

PINA. (Si gira) ti ricordo che siamo nel ventesimo secolo! Sali come Dio comanda per favore.

RINA. (Scendendo dalla moto) e dove c’è scritto che c’è un modo di salire comandato da Dio? Nella Bibbia?

PINA. È un modo di dire! Niente sa, niente di niente. E sali!

RINA. (Sale come prima ma con entrambe le gambe che sporgono a destra).

MINA. Rina, allora non ci siamo capite!

PINA. Niente, non capisce niente. Sei rimasta ancora agli anni sessanta! Devi sederti come me! A cavallo.

RINA. (Scende dalla sedia) a cavallo? Quale cavallo? Qui non c’è nessun cavallo. (Al pubblico) e poi sarei io quella rimasta agli anni sessanta. Loro sono rimaste nell’ottocento!

MINA. Non su un cavallo vero ma a cavallo delle sedie! Em ... volevo dire a cavallo della moto di cui in questo momento le sedie hanno preso il suo posto.

RINA. Va bene, va bene. (Sale a cavalcioni e stringe forte Pina).

PINA. Perché mi stringi con questa forza?

RINA. Io ... io ... ho paura a stare sopra una moto.

MINA. Non vedi che sono due sedie?

RINA. Scusatemi ragazze, io non ho ancora capito se sono seduta su una moto, su un cavallo o su due sedie.

PINA. Zitta e attenta alla strada.

RINA. Tu guidi e sono io quella che deve stare attenta alla strada?

MINA. Attente alla curva in fondo.

RINA. (Guarda avanti) io non vedo nessuna curva. Guardando bene, non vedo nemmeno la strada.

PINA. (Si mette tutta a sinistra simulando una curva).

MINA. Rina, la curva!

RINA. Dove? Davanti a noi c’è il pubblico e basta!

PINA. Rina, non siamo forse sopra ad una moto? E quando si va in moto si incontrano spesso le curve.

RINA. L’avete nella testa la curva, voi!

MINA. Rina, fai come la Pina.

RINA. (Si mette come la Pina) Pina non siamo ancora arrivate a destinazione? Sono parecchio scomoda.

MINA. La curva è finita.

PINA. (Si mette diritta) siamo arrivate, tormento!

RINA. (Sta ancora nella posizione della curva).

MINA. Rina, siete arrivate a destinazione.

RINA. Posso mettermi in posizione dritta ora?

PINA. Si. Rina, com me in moto tu non ci saliarai mai. (Scende dalle sedie).

RINA. La cosa è reciproca. (Scende dalle sedie).

MINA. Hai sentito l’aria nei capelli?

RINA. Ne ho sentite di arie qui dietro!

PINA. Raccontane ancora di più grosse!

MINA. Pina, penso di dover andare dal meccanico? C’è il navigatore che non si accende.

RINA. È normale che non si accenda! Il navvigatorre si usa in mare e non sulla strada! Siete le solite esagerate!

PINA. Rina, questo è un navigatore saltellare per la strada e non per il mare.

RINA. E io ... io ... vi sto ascoltando quando invece ... (Inizia a piangere).

MINA. Perché piangi ora?

PINA. Immagino che sia a causa del tuo navigato satellare.

MINA. Va beh, vorrà dire che lo userò nel mare, l’importante che tu smetta di piangere. Perché così fai piangere anche me. (Inizia a piangere).

PINA. E se piangete tutte come posso non piangere io? (Inizia a piangere).

RINA. Non piango per il navigante santellato, ma per mia sorella.

MINA. (Piangendo) piange per sua sorella.

PINA. (Piangendo) si, ho sentito, piange per la Gina.

MINA. (Piangendo) Gina, Gina, Gina.

PINA. (Piangendo) che cosa è successo alla Gina?

RINA. Mia sorella ha preso i voti.

MINA. (Smette subito da piangere) i voti?

PINA. (Smette subito da piangere) alla sua età?

RINA. Si.

MINA. E noi abbiamo pianto perchè tua sorella ha preso i voti?

PINA. Infatti, non capisco perché dobbiamo piangere noi se è un’asina.

MINA. E che voti ha preso?

PINA. Di intelligenza ne aveva gran poca. È riuscita a arrivare almeno al cinque?

MINA. Anche se per essere promossa servirebbe il sei.

RINA. Cosa centra il cinque e il sei con mia sorella?

MINA. Ah perché non è riuscita ad arrivare nemmeno al cinque? 

PINA. Era scontato che non c’arrivasse.

RINA. Io non so cosa abbiate capito. Ascoltatemi bene: mia sorella si è fatta suora.

MINA. PINA. Suora?

MINA. Suora-suora?

RINA. Si.

PINA. Suora-suora-suora?

RINA. Si, suora che più suora non si può.

MINA. Ed è per questo motivo che stai piangendo? 

PINA. Secondo me dovresti fare festa!

RINA. Far festa perchè mia sorella si è fatta suora?

PINA. No. Far festa perché hai la casa tutta per te! E nessuno che ti rompa la scatole con il Tino. 

RINA. (Pensa un attimo).

MINA. (Piano a Pina) dobbiamo sollevarle il morale Pina! (A Rina) Tu non devi pensare a tua sorella ma solo al fatto che ora sei libera di sbrigare e fare ciò che vuoi. . 

PINA. Infatti Rina! Però se hai bisogno di aiuto come fai senza tua sorella? E se ti sentissi male? Come farai?

MINA. Sei una maestra nel sollevarle il morale! Rina, la Pina stava scherzando. Quando ti sentirai male chama pure ... (sta per dire “me” ma dice) la Pina. (Fa segno a Pina di alzarle il morale. Piano a Pina) dille qualcosa per farla stare bene! 

PINA. Rina, senza di lei fra i piedi puoi crearti una famiglia tutta tua.

RINA. Alla mia età?

MINA. Non c’è età per l’amore.

PINA. E poi tu sei ancora giovane.

RINA. Non credo proprio. 

MINA. Che vorresti dire? Siamo quasi coetanee! Vorresti dire che anch’io sono vecchia?

PINA. Scherzi? C’è addirittura una canzone che dice che la vita inizia a settant’anni!

RINA. Ma non era a quaraquanta?

MINA. No, a settanta!

PINA. MINA. (Cantano la canzone).

RINA. La canzone se la sono inventata loro, ne sono sicura. Due matte! Sto dando retta a due matte! (Al pubblico) non offendetevi, ma le lascio a voi. (Esce a sinistra).

PINA. MINA. (Cantano la canzone).

SCENA IV

Pina, Mina e Tino

TINO. (Entra da destra vestito di bianco) permesso ...

MINA. Ossignore c’è l’Angelo custode.

PINA. Non è qui per me perché sono ancora tutta intera. Sarà qui per te.

MINA. Ho dolori dappertutto, ma mi sento ancora viva. Per il momento. Pina, però più che Angelo sembra il ballerino di quel film che di recente hanno trasmesso in televisi ... (cerca di ricordare).

PINA. È vero! Il titolo del film era ... (cerca di ricordare).

TINO. (Al pubblico) sono qui a casa di Rina per chiederle se ... (viene interrotto).

MINA. La febbre che ti viene al sabato sera! Ecco il titolo!

PINA. Non febbre! Era la bronchite del sabato sera!

TINO. (Al pubblico) per fortuna che la mia Rina non è come queste due. (Alle due) la febbre del sabato sera. Sono vestito più o meno come l’attore del film: “La febbre del sabato sera”.

MINA. Visto che si trattava di febbre?

PINA. Eh va be ... febbre, bronchite, gastrite ... sempre di una malattia si tratta.

TINO. Scusate se distubo i vostri discorsi interessanti, posso sapere dove è la Rina?

MINA. É di là.

PINA. Tino, perchè indossi quell’abito bianco?

TINO. Perchè sono intenzionato a sposarmi!

MINA. Non guardare me che tu non mi piaci per niente.

PINA. E per me, lo sai molto bene, sei troppo vecchio.

TINO. Ma chi vi vuole voi due! Io voglio chiedere di sposarmi a Rina!

MINA. Ancora la Rina?

PINA. Non avevi più nessuno a cui chiederlo? 

TINO. Al cuore non si comanda.

MINA. Sposati la Rina e vedrai come sarà lei a comandarti. Altro che il cuore!

PINA. E ... la Rina, sa che vuoi farle la proposta?

TINO. No. Lei non sa che voglio farle la proposta e che il matrimonio si terrà fra poco più di un’ora.

MINA. Allora non hai tempo da perdere.

PINA. E sei sicuro che la Rina ti dica di si?

MINA. È ovvio Pina. Sa anche lei che se non sposa il Tino, non troverà mai nessun altro disposto a sposarla. Tino, niente buoquet per la Rina? L’anello di fidanzamento?

TINO. No, non ho nulla.

PINA. E come puoi chiderle di sposarti?! Sei proprio un citrullo!

TINO. Il fatto è che per me è la prima volta.

MINA. E sarà anche l’ultima se ti comporti così. I fiori non li hai, dell’anello di fidanzamneto non vi c’è ombra, hai almeno qualche frase ad effetto da dirle?

PINA. Per le frasi penso che non ci siano problemi, vero Tino?

TINO. Insomma ... non saprei cosa dirle ...

MINA. Sei più che imbranato! Guarda caso, proprio oggi ho con me un foglietto con scritto alcune belle frasette.

PINA. Ma guarda tu la fortuna!

TINO. Avanti, dimmi velocemente le belle frasi che poi io dirò alla mia Rina.

MINA. Allora ... stai attento.

PINA. Tino, stai attento a ciò che dice la Mina.

TINO. Sono tutto orecchi. Basta che inizi altrimenti si fa sera.

MINA. Dunque ... ecco quello che le devi dire: (legge) tu sei la luce dei mie occhi. Tu sei la luce del mio presente. Tu sei la luce del mio sogno. 

PINA. Quanta luce corrente!

TINO. Pina, non interromperla. Luce ... 

MINA. Dopo la luce le devi dire: (legge) tu sei il faro della mia vita. Tu sei il faro del mio cammino. Tu sei il faro della mai biologia.

PINA. TINO. Biologia?

MINA. Qui c’è scritto così e perciò sarà senz’altro una bella cosa.

PINA. Me lo auguro. (Al pubblico) perlomeno non è il faro della biologica!

TINO. Luce ... faro ... posso averlo il foglietto?

MINA. Vorrai scherzare! Non ti vorrai presentare per la dichiarazione con un foglietto in mano!

PINA. Eh no! Non si fanno certe figure. A memoria!

TINO. Penso di ricordarmi tutto. Luce ... faro ... si, si, so quello che devo dire.

MINA. E sai in che modo fare la dichiarazione?

PINA. Mina, come vuoi che lo sappia un tipo come lui? Non vedi che non sa nemmeno le cose basilari? 

TINO. Io so perfettamente tutto: quando la vedo le dichiaro il mio amore con quelle frasi. 

MINA. Si, però dovresti dichiarle in ginocchio.

PINA. Esatto.

TINO. In ginocchio?

MINA. Ovvio. Prova con la Pina.

PINA. Con me? Ma sei impazzita? Ho una reputazione da difendere io, sai? Tino, prova la dichiarazione in ginocchio con la Mina.

TINO. Decidetevi in fretta però, prima che arrivi la Rina.

MINA. Va bene, farà questo sacrificio. (Lo fa inginocchiare in modo simpatico). 

TINO. (Si inginocchia in terra su un cuscino).

PINA. Ed ora?

TINO. Ed ora che faccio?

MINA. Ora devi prendermi la mano.

PINA. Mamma mia che brutta sensazione!

TINO. (Prende la mano di Mina).

MINA. (Accenna ad una smorfia) e ora, prima delle frasi che ti ho insegnato, devi fare i premiliminari.

PINA. Perbacco!

TINO. E in che consistono questi priminilari?

MINA. Si inizia chiamandola per nome.

PINA. E chiamala!

TINO. Rina ...

MINA. Si tesoruccio ...

PINA. Mina!

TINO. Mina, non esagerare per favore!

MINA. Scusatemi, scusatemi. Non volevo. Poi le dici: “Il mio cuore batte per te passerottino mio”.

PINA. (Al pubblico) la Rina un passerottino? Più che altro ricorda una poiana.

TINO. Il mio cuore batte per te passerottino mio

MINA. Anche il mio cuore batte per te, bignè mio.

PINA. Bignè mio! Mina che stai dicendo?!

TINO. Bi ... bi ... gnè? Tu, non sei la mia Rina, attenta a quello che dici Mina!

MINA. Scusatemi di nuovo, non capisco il motivo per cui mi sono lasciata trascinare dalla situazione.

PINA. E allora finiscila in fretta, non siete un bel vedere e nemmeno un bel sentire.

TINO. Sono terminati i priminari?

MINA. No, manca ancora l’ultimo primiliminare.

PINA. Ancora? 

TINO. Sbrigati che vorrei andare dalla mia Rina.

MINA. Stai tranquillo che non fugge! Per ultimo e il più importante, le devi dire:” Ti chiedo di sposarmi tesoro mio”.

PINA. La domanda fattidica!

SCENA V

Pina, Mina, Tino e Rina

RINA. (Entra da sinistra e nessuno la vede).

TINO. Come mi sento emozionato! (Si concentra) Ti chiedo di sposarmi tesoro mio.

RINA. (Rimane di pietra).

MINA. Certo mio tirabaci.

PINA. TINO. RINA. Tirabaci?

RINA. Tino! Mina! Non vi permetto di recitare certe scene in casa mia! Fuori tutti subito!

TINO. Rina, è tutto un equivoco!

MINA. Rina, non è come sembra!

RINA. Nessun equivoco, è tutto chiaro come il sole. Mina, sapevo che tu non eri un’amica, ma tu Tino, che pelo sullo stomaco hai dichiararti alla Mina. E per giunta a casa mia!

MINA. Perchè cosa avrei io che non va?

PINA. Mina, da dove vuoi che cominci?

TINO. Rina, ti dico che stavo solo facendo una prova con la Mina per poi dichiararmi a te.

RINA. Si, dillo a qualcun’altra.

MINA. Rina, è tutto vero! Stava facendo le prove perchè aveva timore di far ... (pensa che dire).

PINA. ... brutta figura!

TINO. Esatto! Rinuccia, io voglio solo te! Solo te!

RINA. Stai dicendo la verità o mi stai prendendo in giro?

MINA. Niente giro! Te lo lascio con tutto il cuore.

PINA. E io te lo lascio con tutto il resto. Andiamocene Mina.

MINA. Si-si, andiamo. Ciao piccioncini! (Esce).

PINA. Ciao fagianini! (Esce).

TINO. Rina, perdonami! Io desidero solo te! Te e solo te! Avevo davvero paura di far figure con te e allora ...

RINA. ... e allora hai usato la Mina.

TINO. Proprio così!

RINA. (Si mette in posa, alza le spalle e aspetta la dichiarazione di Tino).

TINO. (Si schiarisce la voce e fa le prove girato dalla parte opposta di Rina).

RINA. (Spazientita) io sono pronta.

TINO. Anch’io sono pronto.

RINA. E questa dichiarzione?

TINO. Ah, è vero la dichiarazione. Rina ...

RINA. Si ... ma ... ma ... non ti metti in ginocchio come con la Mina?

TINO. Rina, mi dolgono le ginocchia dopo aver fatto al dichiarazione a lei.

RINA. Come? Hai fatto una vera dichiarazione ....

TINO. Per finta!! Ti ho già spiegato che si trattava di prove. Solo prove.  

RINA. Non so bene se debbo fidarmi di te dopo tutte le volte che mi hai imbrogliata.

TINO. Rina, fidati di me, fidati di me ancora una volta. (Va a prendere la sedia, si siede).

RINA. Che cosa stai facendo? Ti siedi ora?

TINO. Invece di mettermi in ginocchio, ti faccio la dichiarazione da seduto. Non sei contenta?

RINA. Eccome se sono contenta!

TINO. Rina, Rinina, Rinuccia, Rinucciona, Rinuccetta ... (viene interrotto).

RINA. Smetti e vieni al dunque!

TINO. Rina, vuoi diventare la mia consorte, la mia compagna, la mia anima gemella, la mia ... (viene interrotto).

RINA. Non faresti più in fretta a chiedermi: “Vuoi sposarmi”?

TINO. Certo che lo voglio.

RINA. No. Tu mi devi chiedere se io acconsento a sposarti.

TINO. Si certo, ma dato che tu me lo hai chiesto io ti ho risposto di si.

RINA. Fammi subito la dichiarazione o non cucchi proprio un bel niente.

TINO. (In fretta) vuoi sposarmi Rina?

RINA. (Con dolcezza) che amore. Si certo, Tinuzzo mio.

TINO. (Compiaciuto) grazie Rinetta. E la dichiarazione è terminata. Ora, ho una poesia per te.

RINA. Una poesia per me?

TINO. Si, scritta da me, solo da me e solo per te. La Mina non ha nulla a che fare con questa poesia.

RINA. La Mina?

TINO. La Mina! La Mina non ha fatto né detto nulla. Non capisco perchè la stai nominando. Niente Mina! Rina, il tuo poeta Tino è pronto ad omaggiarti con una sua deliziosa poesia tutta per te.

RINA. Non vedo l’ora. (Si siede anche lei. Al pubblico) Come mi ama!

TINO. (Fra sé) a ricordarsela! Speriamo bene.  (Pensa ad alta voce) tu se luc far mi occ pre nat ... (viene interrotto).

RINA. Tino? Da quando parli il cinese?

TINO. No Rina, è solo una poesia per te.

RINA. Ma dovevi scrivermela in cinese? Tu se luc far mi occ ... non ci capisco nella ... 

TINO. Rina, non è in cinese, è solo che ... (viene interrotto).

RINA. Non mi starai dicendo che hai scritto una poesia per me in giapponese?

TINO. No Rina, te l’ho scritta in italiano. In perfetto italiano. Ed è una poesia che ho scritto col cuore.

RINA. (Al pubblico) che bambo, la poteva scrivere con la penna!

TINO. Ascoltami: tu ... sei ... la luce dei miei occhiali ...

RINA. (Al pubblico) che paroline dolci.

TINO. Tu sei la luce del mio presepe.

RINA. (Al pubblico) è pure natalizio.

TINO. Tu sei la luce del mio bagno.

RINA. Bagno?

TINO. No, no, non bagno! Volevo dire ... ragno! 

RINA. Ragno? Ma ... ma ...

TINO. Tango! Tu sei la luce del mio ... tango! (E fa due passi di tango. Al pubblico) e chi ricorda tutto quello che ha detto la Mina! Fortuna che ha abboccato al “tango”.

RINA. (Al pubblico) avete sentito che paroline? Come si può non volergli bene!?

TINO. E ... non è finita qui. Stai attenta ... tu sei il foro ... (viene interrotto).

RINA. Foro? Che foro dovrei essere?

TINO. Faro, faro. Mi sono confuso. Tu sei il faro della mia villa.

RINA. (Al pubblico) e per illuminare una villa ce ne vuole!

TINO. Tu sei il faro del mio camino.

RINA. Camino? Come mai camino? (Al pubblico) non che gli venga in mente di bruciarmi in quel camino!

TINO. “Cammino”! Mi sono confuso di nuovo. “Cammino”. Tu sei il faro del mio cammino.

RINA. Sei parecchio confuso a quanto pare. (Al pubblico) sono il faro del suo cammino ... scotto già.

TINO. Tu sei il faro della mia ... (Al pubblico) non ricordo l’ultima parola! Tu sei il faro della mia ... b ... b ... bici.

RINA. Il faro davanti o il faro dietro?

TINO. Tutti e due Rinetta.

RINA. (Al pubblico contenta) sono i suoi due fanali. Grazie Tino, grazie. (Piange).

SCENA VI

Pina, Mina, Tino e Rina

MINA. (Entra indossando un abito elegantissimo. Ha con sé una borsa) tutto sistemato allora?

PINA. (Entra indossando un abito elegantissimo ha con sé una borsa) noi siamo pronte.

RINA. Perchè siete vestite così?

TINO. Sono pronte per un matrimonio. Il nostro! E che avverà fra un’ora.

RINA. Il nostro matrimonio? Fra meno di un’ora? Io non sono pronta! Tino, forse dovremmo celebrarlo domani.

MINA. Domani? Sei pazza? Questa sera devo restituire l’abito che porto a mia cugina!?

PINA. Rina, sposalo intanto che ti sposa, dammi retta. (Al pubblico) se questo mi cambia idea, la dovremmo sopportare noi tutta la vita.

MINA. Non hai torto Pina.

RINA. E l’abito per me ...?

TINO. A me vanno benissimo anche gli abiti che indossi. Sei davvero un bel fuscello.

RINA. Fuscello? Sono così ... secca?! A me non sembra. 

PINA. A te Tino, basta che respiri ...

MINA. Ti ho appena detto che ho io l’abito per te. Andiamo a metterlo.

RINA. Siete delle vere amiche.

PINA. E io ho il bouquet per il Tino. Andiamo a indossare l’abito. (Esce).

RINA. Si, andiamo. (Escono velocemente).

MINA. Dove correte senza abito!? (Esce).

TINO. (Al pubblico) non sono forse uno splendore? (Fa qualche passo di danza con giravolte). Per la mia Rina questo e altro. Spero che la mia sposina sia vestita meglio della Mina, avete visto come è conciata? La Pina ha ancora del buon gusto, poco, ma ne ha. La Mina zero. Che dico zero, sotto zero.

SUONO DI CELLULARE (SILENZIOSO) CHE TINO HA NELLE TASCHE DEI PANTALONI

TINO. (Muove la gamba dove si trova il cellulare) sento qualcosa che vibra. Che cosa sarà? Sicuramente non è quello che state pensando voi. (Mentre parla toglie il cellulare dalla tasca dei pantaloni) è il mio cellulare senza la suoneria. (Guarda il cellulare) Lino. È un amico che mi sta aiutando per tutto quello che riguarda il matrimonio dato che io sono preso dal lavoro. (Risponde) ciao Lino. È tutto sistemato?

SCENA VII

Tino e vigile Lino

VIGILE. (Entra da destra parlando al cellulare) si, insomma ... quasi: hanno cambiato l’antipasto.

TINO. Perché hanno cambiato l’antipasto?

VIGILE. E che ne so, invece delle capesante ci hanno messo i polipi.

TINO. E va beh, un pesce vale l’altro.

VIGILE. E poi l’autista non viene con la Mercedes ma con la Ferrari.

TINO. Davvero? Su questo sono d’accordo, l’importante è che non cambi il prezzo. (Si accorge che Lino è lì vicino) Lino! Sei qui!

VIGILE. Si sono qui! Tino, sono preoccupato per te. Tu sai che se io dico certe cose lo faccio solo a fin di bene, vero? Sei sicuro di volerti sposare quella donna che si chiama Rina?

TINO. Si, lo voglio!

VIGILE. Oggi ho avuto a che fare con lei e non credo sia la donna adatta a te. Tu sei così ... e poi sei così ... e anche ... capisci? Non è adatta ad un temperamento come il tuo.

TINO. Lo so, che io sono ... quello che tu hai detto, però, caro il mio Lino, al cuore non si può dire di no.

VIGILE. E perché? Se vuoi glielo dico io. Cuore del mio amicissimo Tino, no, la Rina non è una persona per te. A dire il vero, la Rina è una persona adatta a nessuno.

TINO.  Non ti permetto di parlar male della persona che sto per sposare! E questo argomento è concluso qui. Veniamo a noi. I fiori. Hai addobbato la chiesa con le rose bianche?

VIGILE. (Titubante) le rose ... ecco le rose ...

TINO. Non le hai trovate bianche.

VIGILE. Si! Cioè volevo dire no, non sono bianche.

TINO. Non importa.

VIGILE. ... e non sono nemmeno delle rose.

TINO. Niente rose? Avrai scelto un altro fiore immagino.

VIGILE. (Deciso) si! Ed è bianco come piace a te!

TINO. Benissimo! E di che fiore si tratta?

VIGILE. Crisantemi!

TINO.  Crisantemi!

VIGILE. Eh si, non ho trovato altro.

TINO. (Arrabbiato) crisantemi per il mio matrimonio! Il mio matrimonio non è un funerale!

VIGILE. (Triste) il mio invece è stato un funerale.

TINO. Il mio invece no. Il mio è un matrimonio felicemente felice. Rimedia subito o tu oggi non esci vivo da qui.

VIGILE. Si-si, lo risolvo questo problema chiamando un altro fiorista.

TINO. E gli anelli?

VIGILE. Mi piace. È un film che mi ha appassionato.

TINO. Di che stai parlando?

VIGILE. Mi fai la domanda e non capisci la risposta. Sto parlando degli anelli, come lo hai chiamato tu, il film il Signore degli anelli.

TINO. (Soffiando) fra un’ora mi sposo e che interessi avrei di chiederti del film: “Il Signore degli anelli”? Gli anelli! Hai acquistato gli anelli per il matrimonio?

VIGILE. Oh si certo, gli anelli. Eccoli! (Li mostra).

TINO. Meno male. Allora c’è tutto. Manca solo lo sposo ad attendere la sposa fuori alla chiesa.

VIGILE. Non c’è proprio tutto.

TINO. In che senso?

VIGILE. Il parroco ...

TINO. Il parroco ...?

VIGILE. C’è un problema col parroco perchè è in ospedale per un problema al ginocchio.  

TINO. E ... e ... come si fa ...?

VIGILE. Nessun problema, ho già risolto. Ti sposerà un altro prete che conosco molto bene.

SCENA VIII

 Tino e Mina

MINA. Tino, sei ancora qui? Non puoi ancora vedere la Rina con l’abito da sposa. Porta male vederla prima. 

TINO. Meno male, mi avevi spaventato.

MINA. Tino, ti sto parlando! Vai ad aspettare la tua sposa in chiesa per favore.

TINO. (A Mina) va bene, va bene.

VIGILE. Stai tranquillo che ti sposi. Andiamo che devo andare a cambiarmi. E intanto ti spiego tutto. (Escono).

MINA. (Al pubblico) è quasi pronta. Non farà sfigurare il suo Tino. (Alza la voce verso sinistra) Rina, Pina, se ne è andato, entrate pure.

SCENA IX

 Mina, Pina e Rina

PINA. (Entra da sinistra) non c’è, entra Rina.

RINA. (Entra da sinistra con l’abito da sposa. Da decidere se un vero abito o qualcosa di divertente) Mina, non avresti potuto regalarmi un abito più bello.

MINA. Prestato, non regalato, solo prestato. E stai ben attenta a non sporcarlo perchè mia cugina stasera lo deve prestare ad un’altra sposa. 

PINA. Andiamo in chiesa.

RINA. E il velo? Mi ci vuole il velo.

MINA. Il velo? Mia cugina non mi ha dato il velo.

RINA. Una sposa non può andare in chiesa senza velo.

PINA. Ha ragione la Rina, una sposa deve avere il velo!

RINA. Io non mi muovo di qui senza il velo.

MINA. (Controlla la sua borsetta e toglie un velo che non ha niente a che fare col vestito da sposa di Rina) ecco qui il velo! Andiamo... (tira la Rina verso l’uscita a destra).

RINA. (Mentre esce) non sembra molto adatto al mio abito.

PINA. (Mentre esce) va benissimo! Sei la sposa più bella che ci sia mai stata.

SIPARIO

ATTO SECONDO

A casa di Rina. Tutta la stanza è cosparsa di indumenti intimi e altri, scarpe comprese, di Rina e Tino.

SCENA I

Mina e Pina

MINA. Permesso ... siete arrivati?

PINA. Permesso ... ma ... ma ...

MINA. Che cosa è successo, Pina? (Guardandosi in giro).

PINA. La fine del mondo?

MINA. Per essere tornati dal viaggio di nozze, sono tornati.

PINA. E lo si vede anche molto bene. (Prende i mutandoni di lei).

MINA. (Prende i mutandoni di lui).

PINA. Mina, pensi anche tu quello che penso io?

MINA. Tu che pensi?

PINA. Quello che pensi tu.

MINA. Anch’io penso quello che pensi tu.

PINA. Bene. Tutte e due allora pensiamo la stesa cosa.

MINA. Certo che se però non ci diciamo cosa pensiamo non sapremo mai se pensiamo la stessa cosa.

PINA. Vero. Tu che cosa pensi?

MINA. Io penso che potevano bastare quindici giorni di viaggio di nozze per ...

PINA. Proprio quello che pensavo io. Come non invidio la Rina. Che bontempo andarsene a letto soli soletti.

MINA. E io sono d’accordo. Che pace, sdraiata in quel grande letto tutto per me a guardare il mio telefim preferito: Miami Vice (si pronuncia esatto).

PINA. Non conosco quel telefilm. Io invece adoro Miami Vice (si pronuncia come si legge). Bellissimo! Comunque, tornando a noi, mio marito non si è mai comportato così. Invece questo Tino ... povera Rina.

MINA. Povera Rina! Povera Rina! E se fosse invece contenta? I quindici giorni del viaggio di nozze non sono serviti a farle passare la voglia. Che vuoi che ti dica?!

PINA. Non avrei mai pensato che la Rina fosse così fuochista.

MINA. Pina, si dice fuocosa e non fuochista.

PINA. Sempre di fuoco si tratta.

MINA. Spero che il viaggio di nozze sia stato di loro gradimento.

PINA. (Al pubblico) dovete sapere che il viaggio di nozze glielo abbiamo regalato noi due.

MINA. Si, è stato il nostro regalo per la nostra migliore amica.

PINA. All’inizio avevamo pensato di regalar loro un viaggio alle Sei Ascelle (si pronuncia come è scritto) però quando ci hanno riferito che in quel posto il caldo era eccessivo, e dato che noi conosciamo quanto il caldo sia fastidioso per Rina a causa delle vampate, abbiamo cambiato idea.

MINA. E così ci siamo spostate su altre isole, le Maurizio. (Si pronuncia come è scritto).

PINA. Si, al Maurizio Costanzo! Ma Mina, cosa dici?! Mauritius! (Si pronuncia come è scritto).

MINA. Scusa Pina, io di nomi stranieri non ci capisco molto. Fortuna tu sei ferrata su questo.

PINA. Lo so. Però mandarli alle Mauritius ci sarebbe costato parecchio per due persone.

MINA. E noi furbe che abbiamo fatto? Abbiamo prenotato il viaggio solo per la nostra Rina.

PINA. Però lei non voleva partire da sola e così siamo state costrette a cambiare di nuovo meta. A volte io la Rina non la capisco.

MINA. La nostra amica è un pò strana. E comunque, avevamo pensato allora di mandarli alle Bananas.

PINA. Se azzeccasse un nome! Mina, si dice Baiamas e non Bananas! Com’è sveglia mia sorella non è sveglio nessuno!

MINA. Ma anche alle “Baiamas” ... sei proprio sicura che si dica così?

PINA. Certissimamente! Io so tutto a memoria l’Atlantico Geografico.

MINA. Ma anche per il viaggio alle Baiamas, bisognava lasciarci un occhio della testa. E capite bene, che io e la Pina già ci vediamo poco, e perciò non era il caso di perderci un occhio.

PINA. A quel punto abbiamo pensato di mandarli in un posto vicino.

MINA. A Pansalàm. (Corretto si dice Marsa Alam ma si sbaglia di proposito).

PINA. Macchè Pansalàm d’Egitto! Non si pronuncia così!

MINA. Sarà ma Pansa ... qualcosa ... si trova in Egitto sai?

PINA. Ammettiamo pure che si trovi in Egitto però si pronuncia “Panesalam”! Cosa faresti senza di me, tu?

MINA. Sarei... figlia unica!

PINA. E comunque anche Panesalam non poteva andare bene. A Rina il salame fa male, quando ne mangia le vengono certi bozzoli.

MINA. (Guardandosi in giro) a quanto pare sembra non sia allergica a tutti i tipi di salame.

PINA. E per tenerla corta ...

MINA. Si, dopo due ore. 

PINA. Insomma, alla fine, abbiamo regalato loro il viaggio di nozze a Rimini.

MINA. Rimini è un bellissimo luogo di mare, il caldo non è opprimente e noi due ci siamo state dentro con il prezzo.

PINA. E non una settimana ma quindici giorni!

MINA. Per la Rina questo ed altro.

PINA. Questo e basta! Ora andiamocene, verremo più tardi quando saranno in piedi. Non che dormano ora s’intende. (Escono).

SCENA II

Rina

RINA. (Spia dall’entrata di sinistra) se ne sono andate? (Entra) meno male. Ora posso ritirare tutti gli indumenti. Sono tornata a casa due giorni fa dal viaggio e spero di trovare un pò di pace. Non potete immaginare la mia stanchezza! Il mio Tino mi ha sfiancata. Ma non è per il motivo che voi credete! Quindici giorni d’inferno ho trascorso, altro che viaggio di nozze! Appena arrivati a Rimini, ho dovuto portarlo in ospedale perche stava male e li lo hanno operato alla prostata. Quindici gorni di ospedale, altro che viaggio di nozze! Ho fatto l’infermiera giorno e notte! (Guarda gli abiti che ha in mano) questi abiti!? Li abbiamo sistemati di proposito per quelle due là! È tutta una finzione! Non volevamo che pensassero che non avessimo consumato! E penso che non consumeremo mai. Conoscerete senz’altro le conseguenze di un intervento alla prostica. Come la sfortuna perseguita me, non perseguita nessun altro. Con tutti gli uomini sani che ci sono sulla faccia della terra, proprio uno scalcagnato mi dovevo sposare?

TINO. (Spia dall’entrata di sinistra e poi entra) se ne sono andate?

RINA. Si, se ne sono andate.

SCENA III

Rina, Tino e parroco

PARROCO. (Entra da destra zoppicando o meglio con le stampelle) buongiorno Rina. (Si accorge di Tino) buongiorno Tino.

RINA. Buongiorno don Gino. Come si sente? È guarito?

TINO. (E’ leggermente in imbarazzo) ‘giorno.

PARROCO. Come vede non del tutto, però non mi lamento. (Vede tutti gli indumenti sparsi per la casa) è scoppiata una guerra?

RINA. Guerra? Oh, i vestiti! A volte succede don Gino quando due ... (viene interrotta).

TINO. Quando c’è una festa! C’è stata una festa molto movimentata.

PARROCO. È stato un addio al celibato?

RINA. No don Gino, non ce n’è più bisogno perchè ... (viene interrotta).

TINO. È stata una festa in cui abbiamo lanciato i palloncini ... e poi si è finiti a lanciare ... vestiti. (Piano a Rina) non vorrai dirgli cosa facciamo in casa nostra!?

RINA. (Piano a Tino dopo un attimo di esitazione) giusto. 

PARROCO. Interessante. Ma se i vestiti sono ancora qui, come ci sono tornati a casa i partecipanti alla festa?

RINA. Sono curiosa di saperlo anch’io.

PARROCO. Lei non c’era Rina?

RINA. Tino, io ero presente a quella festa?

TINO. Si che c’eri. Don Gino, queste donne, bevono un bicchiere di vino e si scordano tutto. Gli invitati sono andati a casa con i vestiti di ricambio. 

PARROCO. E per fortuna. Scusate, non vi ho ancora detto il motivo della mia visita. Quando volete convolare a nozze? 

RINA. TINO. Convolare a nozze?

PARROCO. So, di avervi fatto attendere qualche settimana ma ora, anche se zoppicante, sono a disposizione per celebrare il vostro matrimonio.

TINO. (Volendo cambiare discorso) don Gino, vuole qualcosa da bere?

PARROCO. No, grazie. Avete cambiato idea?

RINA. No. Noi siamo già sposati.

PARROCO. Davvero? E quando? E chi ha celebrato il matrimonio?

TINO. (Affrettandosi) vuole acqua, vino, whisky ...

PARROCO. No, grazie. Chi avrebbe celebrato il vostro matrimonio?

RINA. Il suo sostituto.

PARROCO. Ah, don Dino.

RINA. Don Dino si chiamava il parroco che ci ha sposato? A me sembrava che Tino lo avesse chiamato ... (viene interrotta).

TINO. Don Dino. Se il nome del don è Dino, come vuoi che lo chiami? Don Dino.

RINA. Giusto.

PARROCO. Allora non mi resta che farvi gli auguri di tanta felicità e che duri per il resto della vostra vita.

RINA. Grazie

TINO. Grazie.

PARROCO. Arrivederci e scusate il disturbo. (Esce).

RINA. Ma si figuri! Venga quando vuole.

TINO. Si, si, il più tardi possibile.

RINA. Tino, cosa dici!

TINO. Scherzavo Rina. L’ho detto perchè sapevo che non poteva sentirmi.

RINA. Voleva sposarci quando lo siamo già. Nemmeno i preti si parlano fra di loro!  Purtroppo lo siamo già.

TINO. Ti sei pentita?

RINA. (Pensandoci un attimo) no. Mi sarebbe piaciuto farmi sposare da lui, tutto qui.

TINO. Ora è meglio che sistemi gli abiti prima che arrivi qualcun altro e raccontare di nuovo frottole.

RINA. Subito padrone.

TINO. Rina, non te l’ho ordinato ma te l’ho solo chiesto con garbo. Non vorrei che entrasse qualcuno altro dopo le tue amiche nasone e il parroco e veda questo disordine.

RINA. Chi vuoi che arrivi ancora?

TINO. Il mio padrone. Il mio nuovo padrone. Lo sai che mi ha subito preso in simpatia e vuol venire a casa nostra a mangiare pane col salame nostrano.

RINA. È vero che il tuo lavoro ora è cambiato, non sei più postino ma magazziniere. 

TINO. Potevo usufruire dei giorni di malattia per via dellintervento alla prostata e invece ... (viene interrotto).

RINA. Senti prostica, io ora vado a sistemare questi e il resto dellacasa. (Sta per uscire ma si ferma) ah, se ritornassero, stai attento a quello che dici. Sai che hanno le antenne quelle. (Esce a sinistra).

TINO. Si, si, non preoccuparti. (Al pubblico) stavo dicendo che non ho usufruito dei giorni di malattia per via delle sue amiche. Loro ci sono sempre. Io ho sposato la Rina ma è come se ne avessi sposato anche loro. Se quelle due sapessero che la luna di miele non c’è stata, lo andrebbero a dire a chiunque! E così niente malattia per via di questo ma anche perché avendo da poco iniziato un nuovo lavoro, sarei partito col piede sbagliato. La paga di postino non era un granchè mentre quella di magazziniere è un pò più alta. Dipende anche dal fatto che il lavoro si svolge sui tre turni. Il tutto di notte purtroppo non fa per me, ma almeno porto a casa più soldi. Ora poi che ho famiglia ... (indicando la parte sinistra dove è da poco uscita Rina). Questa notte ... non vi dico che notte ho trascorso! C’è stato un incendio nel magazzino a fianco di dove lavoro io! Che spavento! Pompieri e Crocerossae a tutto spiano. Erano rimaste imprigionate due persone e dovevate sentire che urla! Spero non si sia successo nulla di grave.

SCENA IV

Tino, Mina e Pina

MINA. (Entra da destra) permesso ...

PINA. Siete svegli?

TINO. Guarda chi c'è? Chi non muore si rivede. (Fra sè) ah già che devo parlare con accento in bolognese.

MINA. Tino, tutto bene?

PINA. Anche la Rina tutto bene?

TINO. (Parlando con l'accento bolognese. SI PUO’ ANCHE FARNE A MENO E PARLARE IL PROPRIO DIALETTO) sì sì, tutto a posto. E dato che tutto è come deve essere, potete anche andarvene fuori dai pie... ehm … volevo dire a casa vostra.

MINA. Come mai tutta questa fretta? Ma la Rina dov'è?

TINO. È di là.

PINA. Perchè parli così?

MINA. Che sia a causa di una malattia?

TINO. Malattia? Nessuna malattia! Sia io che la Rina non siamo stati malati a Rimini. E nessuno dei due è andato all'ospedale. (Al pubblico con voce normale) preferisco essere chiaro da subito.

PINA. Noi vogliamo solo sapere il motivo per cui parli in quel modo.

TINO. In che modo?

MINA. (Da qui in avanti parlerà anche lei con accento bolognese. SI PUO’ ANCHE FARNE A MENO E PARLARE IL PROPRIO DIALETTO) l’accento con cui stai parlando.

PINA. (Da qui in avanti parlerà anche lei con accento bolognese. SI PUO’ ANCHE FARNE A MENO E PARLARE IL PROPRIO DIALETTO) proprio così.

TINO. Vorrei vedere voi dopo due settimane trascorse a Rimini come parlereste.

MINA. E come non crederti! Da due minuti sento parlare te, e parlo anch’io romagnolo! Lo senti Pina il mio romagnolo?

PINA. Eccome se lo sento, lo parlo pure io.

MINA. Tino, non sembri molto abbronzato dopo aver trascorso quindici giorni di mare.

TINO. (Si guarda) sì, non sono abbronzato ... perché ...

PINA. Proprio per niente. Anzi, sembri più bianco di quando sei partito.

TINO. (Ricordandosi cosa dire) provate voi a starvene tutto il giorno sotto l'ombrellone e vedere se il sole vi prende!

MINA. E no, a star sotto l'ombrellone non si diventa scuri.

PINA. Non mi dirai che non hai mai fatto un bagno nel mare?

MINA. Anche se poco, un pò di colorino lo si prende semre entrando in acqua.

TINO. Si, però io ... pero io ... (Pensa) io ho fatto il bagno ... con l'ombrellone sopra di me.

PINA. E come avresti fatto a nuotare e tenere in mano contemporaneamente l'ombrellone?

TINO. La Rina. La Rina mi teneva ombrellone.

MINA. (Piano a Pina) Pina, la nostra amica si è trasformata in una "serva della gleba".

TINO. Ora se non vi dispiace vorrei andare a riposare.

MINA. Non puoi andartene! Siamo venute per un motivo e perciò… (Piano a Mina) Pina, chiedigli come è stata la prima notte.

PINA. (Piano a Mina) ti ho già detto che non glielo avrei chiesto! Mi vergogno. (A Tino) Tino, com'è stata la prima notte?

TINO. La prima notte?

MINA. (Piano a Tino) la Pina intendeva ... la prima notte.

TINO. Ah, la prima notte! Ho terminato ora di mettere al corrente il pubblico della mia prima notte. (Al pubblico) non è forse vero? Non me la dimenticherò per parecchio tempo.

PINA. (Incuriosita) perchè?

MINA. (Incuriosita) cosa è successo?

TINO. Fuoco e fiamme dappertutto.

MINA. Hai sentito Pina? Fuoco e fiamme

PINA. Povera Rina.

TINO. E io lì a morire dal caldo.

MINA. Pina, moriva dal caldo.

PINA. Povera Rina

TINO. E le urla che si sentivano?

MINA. Sentiva urlare.

PINA. Povera Rina.

TINO. Per non parlare dei pompieri e delle ambulanze!

MINA. Pina, c'erano anche i pompieri e le ambulanze.

PINA. Povera Rina

MINA. E la Rina? Cosa diceva la Rina?

TINO. La Rina? Cosa c'entra la Rina ora? Non c'era la Rina con me.

MINA. Ma come? E il fuoco e le fiamme?

PINA. E il caldo e le urla?

TINO. E in ciò che vi ho raccontato cosa c'entra la Rina? La Rina era a casa che dormiva beata!

MINA. (A Pina piano. Preoccupata) Pina, non era con la Rina mentre faceva quelle cose lì, ma con un'altra!

PINA. Povera Rina!

TINO. Spero proprio che quei due che urlavano ora stiano bene.

MINA. (A Pina piano. Preoccupata) Pina, stava con due uomini!

PINA. Povera Rina! Però ora basta Tino! Come hai potuto fare una cosa del genere alla Rina!?

TINO. Perché cosa avrei fatto?

MINA. Ma ti sei sentito?

TINO. (Al pubblico) secondo me queste due hanno bevuto. Ragazze se non vi dispiace vado a riposare.

MINA. A riposare? E perchè non sei al lavoro?

PINA. Sei ancora in licenza?

TINO. Ma se vi ho appena detto che in fabbrica questa notte c'è stato un incendio e che sono accorsi pompieri e ambulanze e che hanno portato via due operai che urlavano come matti!? Ah, però voi non lo sapete che non sono più un postino ma che ora sono magazziniere in una fabbrica. Faccio anche i turni. (Sbadiglia) vi saluto. (Esce a sinistra).

MINA. Pina, parlava del lavoro e non della Rina!

SCENA V

Mina, Pina e Rina

RINA. (Entra in scena).

PINA. Comunque lo avevo immaginato che la Rina non fosse così fuocosa!

RINA. Io sono fuocosissima, hai capito? E poi, perchè parli in quel modo?

MINA. Il Tino ha iniziato a parlare con questo accento e noi lo abbiamo seguito.

PINA. Perchè tu non parli romagnolo?

RINA. E perché dovrei parlarlo?

MINA Tino ha detto che a stare con i romagnoli viene naturale parlare il loro dialetto.

RINA. (Parla anche lei il romagnolo) certo che è così. Io però ho fatto anche in fretta a riparlare il dialetto bergamasco.

PINA. È un problema se parlo anch'io il bergamasco?

MINA. Anch'io vorrei riparlare il mio dialetto.

RINA. (Tutte smettono di parlare romagnolo) si certo, non ci sono poblemi. Pina, cosa stavi dicendo prima? Stavi dicendo che io non sono fuocosa?

PINA. Io ho detto questo? Avrai capito male!

MINA. Rina hai capito male! La Pina ha detto che sei talmente fuocosa, ma tanto fuocosa che solo a starti vicino ne sentiamo il calore.

RINA. Così va già meglio.

PINA. Raccontaci come è andato il viaggio di nozze. Avete avuto buon tempo?

RINA. Altro che buon tempo! Abbiamo girato, abbiamo preso il sole, abbiamo fatto il bagno, insomma, non ci siamo mai fermati un attimo! (Al pubblico, triste) all'ospedale mi chiamavano "l'infermiera in bianco".

MINA. (Ascoltando Rina) come? Sei andata all'ospedale?

RINA. All'ospedale?!

PINA. Ti abbiamo sentito dire al pubblico qualcosa a proposito di “ospedale” e “bianco”.

RINA. Avete capito male, molto male. Io ho solo detto al pubblico che in spiaggia ... c'era un'infermiera ... vestita di bianco!

MINA. In spiaggia un’infermiera?

PINA. A me sembra molto strano.

MINA. (A Pina piano) Pina, ho sentito molto bene, ha detto qualcosa a proposito di l'ospedale. (A Rina con fare indagatorio) e com'era questa infermiera?

RINA. Era vestita con un grembiule bianco.

PINA. Sicura che fosse bianco e non rosso come le bagnine di Baiuòcc?

RINA. Ecco ... ecco ... scusate, ma in viaggio di nozze io non ho avuto il tempo di guardare la divisa di un’infermiera. Chiedetemi invece dei nei sul corpo del Tino che quelli ormai li ho imparati a memoria! (Al pubblico fa segno come per dire: quando mai!). Comunque quel grembiule era bianco ma più bianco che non si può. Era esattamente come questo fazzoletto. (Estrae il fazzoletto dalla tasca). Questo fazzoletto, è rosso o bianco?

MINA. (A denti stretti) non parlare di fazzoletti Rina!

PINA. (Triste) Mina, Rina ho perso il mio fazzoletto bianco.

RINA. Il fazzoletto?

MINA. Siamo nei guai ora. La Pina ha sognato di essere in Russia e di aver perso là, il fazzoletto bianco che il suo povero marito le aveva regalato. Non lo trova più a casa e si è fissata che l’ha perso in Russia nel sogno. È da quindici giorni che mi sta facendo impazzire perchè lo vuole andare a riprendere. In Russia ma nel sogno.

SCENA VI

Mina, Pina, Rina e Tino

TINO. (Entra da sinistra).

PINA. Voi dovete aiutarmi a trovare il fazzoletto che ho perso in Russia.

TINO. Tu sei andata in Russia?

RINA. Perchè sei già in piedi Tino?

TINO. State facendo tanto di quel rumore che vi si sente persino… in Russia.

PINA. (Si siede) voi dovete farmi tornare in Russia.

TINO. Qui c'è qualcosa che non mi torna. Quella lì, è andata in Russia? Ma quando mai?! Secondo me ha solo sognato.

MINA. Esatto! Si è sognata davvero di essere andata in Russia e di aver perso là il fazzolettino che le è stato regalato dal marito e che ora non trova più in casa.

PINA. Devo addormentarmi e sognare di essere in Russia e trovare il mio bel fazzoletto.

TINO. (Al pubblico) e come può riportare a casa un fazzoletto da un sogno?

PINA. Io sono sicura di riuscirci.

TINO. E allora va a casa tua a dormire.

PINA. E no a casa mia non riesco a sognare di essere in Russia e nemmeno a casa della Mina. Rina è un problema se provo a sognare qui da te?

TINO. A casa nostra!

RINA. Si certo Tino, ormai è casa nostra. (Al pubblico) sì, ma l'intestazione è solo mia.

TINO. Siamo appena tornati dal viaggio di nozze e abbiamo altro a cui pensare!

PINA. Io invece non riesco che pensare alla perdita troppo dolorosa del mio fazzolettino.

TINO. Cosa c’entra ora il tuo fazzolettino? Non ha senso.

MINA. Non ha proprio tutti i torti il Tino. Penso sia più corretto parlare del loro viaggio di nozze.

RINA. No-no, io dico che dobbiamo aiutare la Pina ad addormentarsi per fare in modo che si ritrovi in Russia. Quel benedetto fazzolettino è una perdita importantissima.

TINO. Rina, almeno tu!

RINA. (Piano a Tino) Tino, se ricominciano a parlare del viaggio di nozze, per noi è un guaio. Lo sai che non devono sapere della nostra avventura in ospedale!

TINO. (Piano a Rina) è vero ma ... ma ... però pensandoci bene non hai tutti i torti. Dobbiamo parlare d’altro, altrimenti sono capaci di estorcerci la verità.

PINA. È ancora lunga la confessione?  Ora, inizio ad addormentarmi.

RINA. (Fingendo) Tino, non esagerare, sono amiche mie. (Ironica) e non dimentichiamoci che ci hanno regalato un bel viaggio di nozze che noi abbiamo trascorso in ospeda ... al mare di Rimini.

PINA. Io sono pronta. (Chiude le occhi).

QUALCHE SECONDO DI SILENZIO.

TINO NON E’ CONTENTO.

TUTTI GUARDANO PINA NELLA SPERANZA CHE SI ADDORMENTI IN FRETTA. PINA SEMPRE CON GLI OCCHI CHIUSI SI APPOGGERA’ PRIMA A DESTRA E POI A SINISTRA.

PINA. Non riesco ad addormentarmi. Non potresti aiutarmi?

TINO. (A Rina piano) Rina, è più forte di me, non le sopporto. (A Pina) Pina, per favore vai a casa tua a dormire. Anzi, facciamo che ognuno va a casa propria a dormire? (Al pubblico) così ci liberiamo di tutti i problemi.

MINA. Ti ricordo che se la Pina si fissa su una cosa nessuno riesce più a smuoverla.

TINO. Sì ma questa è casa mia e perciò ...

RINA. ... e perciò la Pina dorme qui. (Piano a Tino) anche noi ormai possiamo solo che "dormire".

PINA. Ho difficoltà ad addormentarmi. Mi potreste cantare una canzone?

TINO. Una canzone? Io dico che tu non capisci proprio niente.

RINA. La Pina amica mia e perciò lei capisce tutto ciò che capisco io. Daccordo?

MINA. Brava Rina, non farti mettere sotto i piedi.

PINA. (Con gli occhi chiusi) allora, questa canzoncina arriva?

MINA. Voi seguitemi. “Fa la nanna coscina di pollo” ...

MINA. RINA. Fa la nanna coscina di pollo ...

TINO. (Al pubblico) più che un pollo questa sembra un pavone!

RINA. Tino, non non usare certe espressioni con la mia amica.

PINA. (Con occhi chiusi) allora questa ninna-nanna?

MINA. RINA. TINO. Fa la nanna coscina di pollo, fa la nanna coscina di pollo, fa la nanna coscina di pollo ...

SILENZIO. TUTTI GUARDANO PINA E SPERANO CHE SI SIA ADDORMENTATA.

PINA. (Apre gli occhi) la canzoncina non ha fatto effetto!

TINO. Pina qui vicino, c'è un bel ricovero. Sono sicuro che li potrai trovare un posto libero dove poterti addormentare e così sognare tutto quello che vuoi.

MINA. Mia sorella non si muove da qua.

RINA. La Pina, deve trovare il fazzolettino del suo povero marito in Russia in questa casa!

PINA. Grazie Rina. E come si fa ora?

MINA. Ho trovato! Per addormentarsi non si dice che si devono contare le pecore?

RINA. E come facciamo a contare le pecore se qui non ce ne sono?

TINO. (Al pubblico) ho sposato una cima. Sì, di rapa però.

PINA. Vuoi che vada fino in montagna a contare le pecore vero?

MINA. Dobbiamo solo contare le pecore una ad una. Capito?

RINA. Sì, sì, io ho capito. Pina ora chiudi gli occhi che inizio io. Allora, una pecora si chiama Giuditta. Un'altra pecora si chiama Paola. Un'altra pecora si chiama…

MINA. Rina, cosa stai facendo?

RINA. Sto contando le pecore per la Pina.

TINO. Come volevasi dimostrare: a stare con le pecore si impara ... a belare per niente.

MINA. Non è in questo modo che si contano le pecore.

RINA. No?

MINA. No. Ascoltatemi: una pecora, due pecore, tre pecore, quattro pecore…

RINA. Solo così? Senza chiamarle per nome?

PINA. Rina come possiamo chiamarle per nome senza il cognome?

MINA. Ora contiamole tutti insieme.

MINA. RINA. TINO. Una pecora, due pecore, tre pecore, quattro pecore, cinque pecore, sei pecore, sette pecore ...

MINA, TINO E RINA COMINCIANO AD ADDORMENTARSI MENTRE PINA NO

MINA. RINA. TINO. (Vanno pianissimo fino all’ultimo per poi smettere perchè si sono addormentati) otto pecore, nove pecore, dieci pecore ... (Smettono perchè i tre dormono).

PINA. (Apre gli occhi) perchè vi siete fermati? Proseguite! Non vedete che sono sveglia?

MINA. RINA. TINO. (Si svegliamo all’istante e si stiracchiano).

MINA. Pina non dormi?

PINA. No. Le pecore a me non fanno nessun effetto!

TINO. (Al pubblico) quella lì? Nemmeno con una puntura di cianuro si addormenterebbe.

RINA. Tino, smetti. Ti ripeto sono mie amiche e perciò vanno trattate bene.

MINA. Rina, perchè sei tanto gentile?

PINA. Mina, taci prima che ricordi il periodo in cui volevamo portarle via il suo Tino!

TINO. Voi facevate i conti senza l’oste. E ora l’oste c'è!

PINA. Senti oste dei miei stivali, io sono ancora sveglia. (Triste) riuscirò a trovare il fazzolettino del mio povero marito? È come se fosse morto due volte.

MINA. Anche tu però Pina! Non potevi sognare di essere a Brusa? Perché proprio in Russia? È un conto sognare di essere a Brusa e altro è essere in Russia. La Russia è più lontanoa ed è normale che ci voglia più tempo per addormentarsi.

PINA. Mina ai sogni non si comanda.

RINA. Il rosario! Pina, dobbiamo recitare il rosario.

PINA. Va bene, proviamo anche con il rosario.

TINO. No no, il rosario in casa mia no.

MINA. E perché il rosario no?

TINO. Il rosario no perché in ospedale abbiamo recitato rosari giorno e notte per trascorrere il tempo!

MINA. PINA. In ospedale?

RINA. (Sta inventando) si ... in ospedale quando ... il Tino ... svolgeva il servizio militare. Vero Tino?

TINO. Sì sì, quando facevo il militare sono stato in ospedale.

PINA. Tu hai svolto il servizio militare?

TINO. Si certo. Ti ricordo che io ho servito la patria. Ed ora servo la mia Rinuncia. Non è vero amoretto mio?

RINA. Sì, proprio così. (Si gira dall'altra parte dove non la sente nessuno) bianco, bianco, bianco! Non ho avuto nemmeno quella soddisfazione!

MINA. Bianco? Perchè hai detto "bianco"?

TINO. (Affrettandosi) perché oggi abbiamo mangiato la pasta in bianco.

PINA. Ragazze, dovete farmi addormentare.

MINA. Vero. Senza rosario che facciamo ora?

RINA. Le tabelline! Diciamo le tabelline!

MINA. Le tabelline?

RINA. Ma sì, le tabelline! Tre per uno tre, tre per due sei, insomma le tabelline.

TINO. Le tabelline per addormentarsi? Questa è una novità.

PINA. Va bene, vada per le tabelline. Chi incomincia?

MINA. Io. Dieci per uno dieci, dieci per due venti, dieci per tre trenta ...

RINA. Mina, perchè sei partita dalla tabellina del dieci e cioè dalla fine?

PINA. Infatti, come posso addormentarmi se parti dalla fine!? Così posso solo che svegliarmi!

MINA. Vi devo confessare che nelle tabelline non sono molto forte.

TINO. Fosse solo nelle tabelline che non è forte…

MINA. Cosa vorresti dire?

RINA. Nulla. Non ascoltarlo. Oggi non so che cosa abbia. È sempre stato così carino in ospedale ... (Correggendosi) in viaggio di nozze.

PINA. Uno per uno, uno per due due, proseguite o non dormirò più e se non dormo posso dire addio al mio bel fazzolettino. Forza.

RINA. Uno per uno, uno per due due, uno per tre tre, uno per quattro ...

MINA. Quattro! So anche questa tabellina! Uno per cinque cinque, uno per sei sei, uno per sette sette, uno per otto otto, uno per nove nove, uno per dieci dieci. Sono troppo in gamba. Ora lascio però che proseguiate voi.

RINA. Due per uno due, due per due quattro, due per tre sei ...

PINA.  Ragazze non funziona, sono ancora sveglia, più sveglia che mai.

TINO. Conosco io un rimedio per far addormentare la Pina.

RINA. PINA. MINA. Quale?

TINO. Darti una bella mazzata in testa.

RINA. Che ti succede oggi?!

TINO. Ascoltatemi bene. Pensateci un attimo. Come si può ritornare in un sogno già fatto!? E per di più voi vorreste riportare dal sogno, alla realtà, un fazzoletto! Voi siete proprio fuori come un balcone.

PINA. E io ti dico che si può fare. È già successo in un film e perciò si può!

TINO. Tre matte. Sto parlando con tre matte. Rina, io ti ho sposata perché ti voglio bene, ma non ho sposato quelle due lì! (Alle due) voi, fuori da casa mia. E se volete ritornare, è vietato raccontare stupidate.

RINA. Tino, smetti!

PINA. Rina, non lasciarti calpestare altrimenti è finita per te.

MINA. Iniziano così e poi non sai mai fin dove finiscono, stai attenta.

TINO. Rina, non darle retta, hanno solo invidia di noi.

RINA. Tino, sono mie amiche da sempre…

TINO. Rina, deciditi o loro o me.

RINA. (Guarda le due) che cosa devo fare

PINA. Ricordati che noi ci saremo sempre per te.

MINA. Lui non lo so, sai molto bene che gil uomini muoiono tanto in fretta.

TINO. (Fa le corna) tiè!

SCENA VII

Mina, Pina, Rina, Tino e parroco

PARROCO. (Entra da destra) permesso.

TINO. (Fra sé) che ci farà di nuovo qui!

RINA. Buongiorno don Gino. Oggi non riesce a stare senza di noi a quanto pare.

PARROCO. Direi proprio no. Non ho buone notizie.

TINO. (Affrettandosi) don Gino, è l’ora della funzione! (Accompagnandolo alla porta di destra) le conviene affrettarsi o perderà i suoi fedeli.

PARROCO. I fedeli non sono miei, caro Tino, ma sono i fedeli di Dio. Mi sta sostituendo don Dino.

RINA. Un parroco simpatico, l’ho conosciuto al nostro matrimonio. Anche se ero convinta che si chiamasse in un altro modo.

PARROCO. Sono qui appunto per parlare del don che vi ha ... (viene interrotto).

TINO. (Finge di sentirsi male) ohi! Ahi! Uhi! Che dolore!

RINA. (Preoccupata) Tino cosa ti succede? Sdraiati, sdraiati subito.

TINO. Uhi! Che dolore fortissimo! (Si lamenta spesso d’ora in avanti).

MINA. Tino, potrebbe essere la prostaca sai?

PINA. Si, si anche secondo me.

RINA. No, non può essere la prostaca.

PINA. E tu come lo sai?

RINA. Vi dico che non può essere la prostica.

MINA. E perché sei così convinta?

RINA. Ipotizzavo solo. Con la prostica ingrossata si usa spesso in bagno e il Tino invece non ha di questi problemi. Vero Tino?

TINO. (Sofferente) si, si, niente prostica. Il dolore è più in alto.

PINA. Ah, se è più in alto allora è l’elicottero.

RINA. MINA. Elicottero?

PARROCO. Non si dice elicottero, si dice elicobatterus!

MINA. Macchè batterus. Per me questa è una condigestione.

PINA. Anche secondo me è condigestione. Tino, ti fa male più a destra o a sinistra?

TINO. (Sofferente) sento dolore dappertutto ... vorrei solo riposare. E se ci volete lasciare soli...

PARROCO. Ma io dovrei dirvi una cosa molto importante.

TINO. (Normale) se non le dispiace ora non è il momento, come vede sto male.

PINA. Sembra che il dolore ti sia passato.

TINO. (Ricordandosi che deve essere sofferente). Ahi! Ahi! Che dolore! Che dolore!

RINA. Don Gino, forse è meglio che venga un altro giorno.

PARROCO. Ma prima le devo dire che il matrimonio ... (viene interrotto).

TINO. (Molto sofferente) ahi-ahi-ahi! Che dolore! Ahi-ahi! Come sto male! Lasciatemi solo!

RINA. Don Gino, forse è meglio che vada. Anche voi ragazze.

PARROCO. Rina, non posso. Sono obbligato a dirle che il vostro matrimonio non è valido.

PINA. MINA. Cosa ha detto?

TINO. (Sofferentissimo) ohi-ohi-ohi-ohi! Che dolorissimo!

RINA. Che ha detto? Il mio matrimonio non è valido?

PARROCO. Si, non è valido perchè il prete che vi ha sposato è un finto prete.

TINO. (Normale agitato) non è vero! Noi siamo sposatissimi! Non è vero Rinuccia.

RINA. Sta dicendo sul serio don Gino?

TINO. (Si alza) ma no Rina sta scherzando. Don Gino le sembra il caso di dire certe cose ad una moglie? 

PARROCO. Esatto, ad una moglie, ma non la sua. Tino, lei lo conosce un certo Lino Bonfanti?

RINA. È un suo amico.

TINO. No, io non lo conosco.

MINA. Ma se è il vigile del paese! Tutti lo conoscono!

RINA. Tino, perché dici che non lo conosci quando lo hai invitato al nostro matrimonio? Non era presenta alla cerimonia ma al pranzo si.

PARROCO. Vedo che il dolore lancinante le è passato in fretta. Anche se penso che lei si sia finto ammalato perchè non voleva che rivelassi il suo segreto.

TINO. Io non ho finto! Io sto male davvero!

MINA. Con quanta foga lo stai dicendo.

PINA. Peccato che gli ammalati veri non sono così vivi.

RINA. Tino ... tu ...

TINO. Rina, no. Io non ho ... (viene interrotto).

PARROCO. Si invece. Sull’atto di matrimonio c’è una firma ed è quella di Lino Bonfanti e come tutti sappiamo è un vigile e non un prete.

MINA. Ecco perché quel parroco mi sembrava di averlo già visto!

TINO. (Fra sè) eppure gli avevo detto di scrivere il nome del sostituto parroco! Che inetto!

RINA. Tino, Tino, come hai potuto farmi questo?!

PARROCO. Vi lascio soli. Se avete bisogno di me per il matrimonio, quello vero, sapete dove trovarmi. (Esce a destra).

RINA. Non ci sarà nessun matrimonio!  

TINO. Rina, non fare così!

RINA. Come hai potuto!?

TINO. Rina, il parroco si è sbagliato.

RINA. Non ti credo più. Perchè mi hai fatto tutto questo?

TINO. L'ho fatto perché non vedevo l'ora di sposarti! Il parroco era all'ospedale con la gamba ingessata e sapevo che sarebbe stata una cosa molto lunga! Io volevo sposarti al più presto!

MINA. (Preoccupata) Rina! Sei nel peccato! Hai consumato senza essere sposata!

PINA. Rina! Il peccato più grosso che ci sia!

RINA. Macchè peccato! Nessun peccato! Io sono ancora signorina tale e quale a prima! Ho trascorso tutto il viaggio di nozze all'ospedale perché questo citrullo è stato operato alla prostata!

PINA. La prostatica?

MINA. La prostica?

RINA. Sì. E ho fatto per quindici giorni la sua infermiera! In bianco in tutto e per tutto.

TINO. Rina, non fare così. Guarda che io sono disposto a sposarti anche domani!

RINA. E io invece no!

RINCORRONO IL TINO

RINA. Io con te ho chiuso per sempre!

MINA. Sei sempre il solito!

PINA. Sempre il solito imbroglione!

RINA. Non farti più vedere in casa mia!

TINO. Vado e vado, e non torno più in questa casa di matte! (Esco tutti).

SIPARIO