Ogni natu è distinatu

Stampa questo copione

(La scena si svolgerà in una sala da pranzo, dove c’è un tavolo, sedie, quadri, un divano, un mobile

Belmonte Mezzagno 13/03/2013

Ogni natu è distinatu

Commedia brillante in due atti di:

   Giovanni Allotta

    Personaggi

Pino                                                          Capo famiglia

Grazia                                                       moglie

Ninetta                                                     figlia

Prete

Zingara

Camilla                                                     amica di Grazia

Dottore

Mimmo                                                    padrone di casa

                                            Prefazione  

Pino è fissato col destino. Qualunque cosa gli capiti, crede che sia stato segnato dalla sorte. Durante un litigio con la moglie, vede passare un topolino da una parte all’altra della stanza. Si spaventa maledettamente. Nonostante le donne abbiano posizionato una trappola per casa, non riescono ad acchiapparlo. Grazie ad un’amica di Grazia, trovano la soluzione per fermare il topo. Pino, tornato a casa dopo una corsa, racconta un particolare che gli era capitato e felicemente svela di non essere più fissato col destino. Proprio mentre tutto sembrava essersi risolto, entra la figlia e nota che…

(La scena si svolge in sala da pranzo con tavolo, sedie, quadri, un divano, una poltrona, un mobile. Sulla parete centrale o laterale, appeso un calendario. A destra, c’è l’uscita che da accesso agli attori, nella casa. a sinistra, la porta per andar fuori casa. Grazia, la moglie, con una pezza pulisce la stanza. infastidisce Pino seduto sulla poltrona che legge il giornale, che si siede sul divano. Grazia, va a spolverare nel posto in cui è seduto Pino che indietreggia. Grazia lo segue spolverando ogni centimetro che Pino indietreggia, fino a farlo uscire dal divano. Pino innervosito va a sedersi sulla sedia. Durante il primo atto, Pino avrà sempre la tosse)

GRAZIA

Ti sposti, ca devo pulire?! (Spolvera, la sedia. Pino va su un’altra sedia e Grazia spolvera) ti sposti che devo pulire?! ( Pino ha colpi di tosse. cambia diverse sedie e Grazia, ripete sempre la stessa frase) ti sposti che devo pulire?

PINO

(Nervoso) buttana da principessa papillon! pari u grillo parlante. (Ripete col muso storto, con derisione) ti sposti che devo pulire? (con rabbia, con la stessa cantilena della moglie) ci divorziamo ca voglio campare?!

GRAZIA

Divorzio con pi a ce re! Ci tengo a precisare a casa è mia, a macchina è mia, il garage è mio. Se mi lasci, ma dari u mantenimento, affitto da pagare. E poi a campari a mia e to figlia. Chiddu ca ci perdi sei tu, no io!

PINO

(confuso, ci pensa su) sai chi ti dico? Non divorziamo ca è megghiu! (Ironico) e poi, un’altra moglie rompiglioni comu tia, manco se la invento c’è, eh! (tra i due si fanno dolci versi d’amore) trottolino amoroso…

GRAZIA

(con dolcezza) dududu dadada...(Pino riprende a leggere tranquillo. Colpo di tosse. Grazia riprende a disturbarlo, pulendo dove lui si trova) ti sposti che devo pulire?

PINO

(Adirato) ma inquitari pi forza! Ognittanto ca decido di rilassarmi picchì nun travagghiu, idda mi deve disturbare!

GRAZIA

Ognittanto? Havi ‘na vita ca  nun travagghi?

PINO

A curpa è mia se il lavoro si è estinto?…curpa di la gente, ca si nni è approfittata, quannu c’è n’era assai. Gli scienziati lu dicivanu sempre “lavorare troppo nuoce alla salute e uccide il futuro. lavorate di meno oggi, e ve lo ritroverete domani” l’essere umano è cretino, travagghiava da matina a sira e ora che il lavoro si estinto, sunnu tutti depressi. Invece, vedi io? Lavoravo giustamente 8 ore al mese, e sugnu friscu e pittinatu ca mi leggiu u giornale.

GRAZIA

Si, però i debiti ni stannu manciannu! …ragioni havia me matri quannu mi diceva, l’amore non è tutto rose e fiori. Talìu a tia, mi rendo conto ca ci sunnu puru le spine! (Stufa) spostati che devo pulire!

PINO

Dico, pi forza ora a puliziare ogni centimetro cubo dunni mi trovu io? Sei una maniaca da pulizia! (Tosse)

GRAZIA

I germi nun si vidinu, ma si trovano dappertutto. Pi evitare ca ni contagia una malattia invisibile, pulisco a casa in tempo reale.

PINO

Io invece ho sentito a radio, che gli anticorpi s’attaccano ai neuroni e si rischia di perdere il cervello. …io lo dico per te, vidi e diventi pazza!

GRAZIA

(Posa la pezza, prende una insalatiera e si mette a sbucciare patate) pazza io? Visto ca sugnu pazza, vafanculu tu e i pulizie puru. Si ti colpisce a malatia invisibile, ti po’ fari curari ri da cosci lordi di to soru ca è pazza, picchì nun si pò sposari.

PINO

(La minaccia col dito) Tu pazza a me soru, non glielo dici va bene? Rimangiati quello che hai diciuto, se no, (Col dito indica il cielo) ti spedisco da quella zoccola di to matri.

GRAZIA

(S’innervosisce. Si alza lentamente, contorcendosi il viso dalla rabbia) mia madre, era un santa fimmina! Solo perché ha tradito mio padre 40 volte col portiere, tu zoccola non glielo dici, va bene? (Guarda in alto e si fa il segno della croce)

PINO

Ora capisciu picchì è morta. Visto ca ci piaceva incassare rigori, è stata espulsa! (Segno verso il cielo)

GRAZIA

(Triste) Mia madre, era una donna di carità. Aiutava i bisognosi. Parli di me matri, e di to patri? Quannu decisi di crearti, havia i spiritozoi fasulli e nascisti tu. Cretino, menomato e ti scanti puru da to ombra. Vergogna!

PINO

(Alza voce, dalla rabbia) Senti, tutti cosi mi poi dire, ma chi mi scantu di la me ombra, no! si tu sapissi u curaggiu chi haju io, ti piasciassi di supra di la paura! (Tosse)

NINETTA

(entra la figlia con foglio di carta in mano) a vuliti finiri di litigarvi? È mai possibile ca mancu pozzu scriviri in pace, ca mi fati cunfunniri. Abbiate un po’ di rispetto per chi è innamorato! (Esce)

GRAZIA

A curpa di to patri è! comunque, nun parlo più. È fiato sprecato. (Riprende a sbucciare le patate, canticchiando sottovoce. Pino legge il giornale. Dopo poco, passa un topolino da una estremità all’altra della stanza. All’impatto, si spaventa) Pino, u surci c’è! (Pino balza in piedi sulla sedia o poltrona dove egli si trovi, urla come un forsennato. Grazia lo guarda, meravigliata) tu? Tu, si chiddu ca…(Inizia a ridere. Entra Ninetta)

NINETTA

Ehi, ma chi sunnu ‘sti vuci?

GRAZIA

(Ridendo) no nenti, to patri…si scanta du surci! (Riprende a ridere)

NINETTA

Porca miseria, c’è bisogno di gridare così! Mi havia parso c’havia murutu qualcunu. Fate silenzio, devo scrivere. (Esce)

PINO

(Ancora in piedi, traumatizzato dallo spavento) chi ci ridi, crapa! (Grazia continua a ridere, da non riprendersi) Grazia, a finisci di ridiri? Si scinnu, ti dugniu un colpo di grazia!

GRAZIA

(Si riprende un po’) ahi ahi, nun ma fidi cchiù di risati. Hai ragioni che appena ho scoperto quantu curaggiu hai, mi pisciava di supra…di risati! (Riprende a ridere. Pino sulla sedia) Scinni mister muscolo, nun c’è cchiù. (Si asciuga le lacrime dalle risate) di tuttu m’immaginava, ca ti spaventavi di surci, no!

PINO

nun mi spavento. È solo che mi pigghiò alla sprovvista, e mi vinni un colpo ‘nto cori. (Tosse)

GRAZIA

Si nun ti spaventi, scinni da seggia e ti stai tranquillo a terra.

PINO

Ti vuliva raccontare un sogno. Misu cca supra, mi lu ricordo megghiu u sonno. (Grazia, si risiede a pelare patate. Ha degli scatti di risate, ma si trattiene. Pino sta per parlare, ma lei ride. Lo fa per diverse volte, Pino si stufa) mi fai parlare si o no? (Grazia fa cenno con la mano che può andare, Pino sta per parlare, Grazia esplode a ridere. Pino la guarda con mano ai fianchi) appena finisci, mu dici.

GRAZIA

(Si riprende) Scusami Pino. quannu mi capita ‘na cosa strana, io ci penso e ripenso e ridu sula! Comunque, vai. Racconta.

PINO

Sai, stanotte ho sognato ca mentri mi trovavo a lavoro, mi capitò di…

GRAZIA

Chi lavoro era? Da quant’havi ca ti canusciu, nun hai mai travagghiatu

PINO

U sai, ca u me mestiere era il muratore. U vidi? Ritorna il fatto dell’estinzione. I muratori, si sono estinti chi dinosauri. Oramai pi vidiri un muratore, si deve andare al museo delle catacombe. Mummificato ca so cazzola. Comunque, mentri lavoravo, trasivu nna stanza du principale e mi cadiu in testa una pietra. Poi, mentre stavamo andando ospitali, l’ambulanza fici un incidente. Mi ricordo ca siamo precipitati da una montagna. Mentri stava pi cadiri, atterravo nno letto. Meno male ca mi svegliavo, altrimenti morivo sonnambulo. Tu, sai chi significa? (Tosse)

GRAZIA

Forse, può significare u fatto ca pirdisti u travagghiu o, ca c’è carestia. Boh! Sinceramente, nun lu sacciu.

PINO

Secunnu mia, a petra ca mi cadiva in testa dintra a stanza du principale, significa a botta chi pigghiavu quannu mi dissi, licenziato! U fatto ca, precipitavo cu l’ambulanza da montagna, po’ essiri significa ca sugnu destinato ca è moriri?

GRAZIA

(Esausta) ti fissasti cu ‘stu destino! Havi un periodo di tempo, ca ti pigghiò cu destino. Ognuno di nuatri è destinato… ti vo livari u dubbio? Chiama o parrino e ci lu dici. (Pino ha paura a scendere, lo fa guardingo) Pino, picchì scinni scantatu? Hai paura del topo?

PINO

Io paura? Ma quando mai! Scendo piano, mi scantu si passa u topo e ci mettu i piedi di supra, lu fazzu a panella! (Tosse. Si prende di coraggio e va al telefono. Digita) pronto? Sono Pino Baretta. Vulissi parlare cu parrino.

VOCE FEMMINILE al telefono

(Con voce telefonica) Attenda un attimo che glielo passo. (Parte per 50 secondi la canzone “ Prisencolinensinaiciusol” di Celentano)

PINO

(Stufo) vero, mi l’havia scurdato ca avemu u prete ballerino. (Grazia segue i bassi della musica con la testa, poi si alza e balla a ritmo di musica…)

PRETE al telefono

Pronto caro Pino. chi c’è?

PINO

Buongiorno parrino! Ogni vota ca unu la chiama, lei ci fa sentiri sempri a musica. Lei, si deve convincere ca è parrino, mica ballerino! (Tosse)

PRETE al telefono

Io amo la musica! sappi che Dio vuole la gioia nei suoi figli. Io, sono un prete ballerino e dono gioia. Comunque, che vuoi?

PINO

Ci vuliva diri una cosa importante. Posso venire in chiesa? Ci devo parlare

PRETE  al telefono

Stavo giusto per uscire. Passo io da casa tua. A fra poco.

PINO

Grazie parrino. L’aspetto! (Chiude chiamata. Tosse) dici ca sta vinennu. intanto ca l’aspetto, mi continuo a leggere u giornale. …Oroscopo. Videmu chi nesci oggi…Vergine! (Legge) Lavoro: oggi sarà per voi, una giornata di intensa attività lavorativa

GRAZIA

(sempre pelando patate) effettivamente vero è…di quantu travagghiu stai facennu, hai a lingua sudata!

PINO

(La manda a quel paese con un gesto di mano. Riprende a leggere) Amore: stanotte stringetevi alla vostra compagna, e soddisferà i vostri desideri più intimi con intense effusioni. (Grazia alza lo sguardo verso Pino, il quale le fa gli occhi dolci, con allusione. Dopo qualche secondo di mimica)

GRAZIA

È inutile ca mi guardi così, stanotte ti po’ iri a curcari cu cane e le fusioni ti fai fare di iddu.

PINO

(le fa smorfie di disappunto) Salute: oggi, sarà un giorno particolare. raggiungerete il boom di salute. (Tra se) boom di salute? Chi significa?

GRAZIA

Significa, (Con le braccia larghe, mima uno scoppio) scoppi di salute e, ti levi di menzu le palle dei miei occhi!

PINO

(Pino fa gli scongiuri. Sfoglia pagina e legge. Tosse) operaio edile, cade da impalcatura dal terzo piano, resta illeso. Prende auto per tornare a casa e all’incrocio muore in incidente stradale. Colpa del destino o strane coincidenze? …Mischinu, puru iddu comu mia nasciu destinato.

GRAZIA

Ognuno di nuatri è destinato. Me matri mi diceva, ca prima di nasciri nuatri, nasci u nostro destino. S’è vero o no, nun lu sacciu. (Si alza, va nel mobile e non trova pane) Pino, nun c’è pane. Ci vai ad accattallu?

PINO

Aspetto ca veni u parrino, e ci vaju. Picchì già ura di manciari è?

GRAZIA

No, sunnu i dudici meno cinque. Però, inizio a preparare.

PINO

(porta mano in testa) Vero! Ci staiu pinsannu ora. Sabato a mezzogiorno, mi havia a vidiri cu un amico pi travagghiu. A proposito, oggi chi jornu è? pirdivu puru u cuntu

GRAZIA

(Si avvicina al calendario) oggi è Lunedì 31 e finisci u misi…(si mette mano nei capelli) Buttana da matri da soru di me cucina di secondo grado, già semu a fini misi!  comu cazzarola fannu a vulare ‘sti jorna? Boh!

PINO

Fra 4 minuti a iena du patroni di casa, chiama. (prende il calendario dalla parete) pi iddu a fini misi veni u trentuno? (Strappa dal calendario il 31) io la strappo! Così si iddu veni, ca si sbaglia, picchì per noi si ferma a 30!

GRAZIA

Si però, ci sunnu misi nno calendario ca finiscinu di trenta! (Pino strappa anche il 30) si però staiu pinsannu, ca Febbraio finisci u vent’otto!

PINO

(Strappa metà calendario fino al 20) va bene fino al venti? ni facemu u calendario personale, senza fine mese. Tutti i poveri disperati comu nuatri, ci ringrazieranno che non arriveranno a fine mese… morinu prima! (Pensa) tre minuti e chiama ‘stu infame! (Guarda in cielo) caro Signore, posso capire che hai inventato tanti mestieri per creare il mondo più bello. ma proprio u padrone di casa doveva inventare? che rompe i … (Allude alle parti basse)

GRAZIA

(Bussano. Va ad aprire. Il prete resta sulla porta, silenzioso. Prende dalla tasca un cellulare, lo esibisce) Parrino, ma chi havi? Si senti mali?

PINO

Pari ca nun lu canuscissi. Lu sai, ca ci piaci fare l’entrata ad effetto  musica (Il prete gli fa “ok” a Pino) videmu chi musica havi oggi.

PRETE

(esibisce il cellulare, lo pigia e parte per 40 sec. “boombastic di shaggy”. Cammina in modo sensuale come la canzone, gira intorno ai due. Poi stacca) Pace e bene, fratelli miei! Vi piaciu la mia nuova canzone?

GRAZIA

Bella veramente! Ci mancava ca trasiva cu panierino e si mittiva a vinniri, “l’ova l’ova…l’ova l’ova”

PRETE

Dai, nun vi putiti laminari di aviri un prete giovane e ballerino! (fa qualche movimento da ballerino)

PINO

Lassamu perdiri u balletto. Parramu di cose serie. Parrino, vuliva sapiri u significato di un mio sogno. (tosse. Il prete lo invita a raccontare) ho sognato, mentri entravo nna stanza du me principale, una pietra mi cade in testa. Di corsa, mi portanu in ospedale c’ambulanza. Chiddu ca guidava, havia essiri orbu e siamo precipitati da montagna. Pi mia fortuna era un sogno. Significa ca devo morire?

PRETE

Ma che c’entra la morte! I sogni, possono avere diversi significati. Ognuno l’interpreta come vuole.

PINO

Pure l’oroscopo mi disse che scoppierò di salute. Secunnu mia, nascivu distinato ca è moriri!

PRETE

Tu si distinatu ca moriri? E l’avutri, restanu pi semenza? …caro Pino, siamo nati per morire.

GRAZIA

Mi scusi parrino, se siamo nati per morire…ma chi ci nascemu a fari?

PRETE

Figliuola, siamo nati per vivere, ovviamente. La vita è l’inizio del nostro cammino, la morte è la fine. Nel corso della quale, dobbiamo lavorare assiduamente nella vigna del Signore, per guadagnarci la fede!

PINO

Allora parrino, io pi accattarici a fede a mia moglie quannu ni sposamu…

PINO E GRAZIA

( sia Pino che Grazia, si girano di lato per non farsi sentire uno dall’altra e dicono entrambi) malidittu du jornu!

PINO

…non ho lavorato nella vigna del Signore, bensì, nell’orto (Con disprezzo) da signora zoccolina. (Col sorriso sulle labbra) Mi lu ricordo ancora, era una signora brava, faceva sempre la carità…come mia suocera col portiere! (Grazia lo schiaffeggia)

PRETE

(seda l’ira di Grazia) fermi! Intendevo, il Signore ch’è in cielo. Il re dei re! Bisogna amarlo come lui ci ha amati. E soprattutto, non credere agli oroscopi. Dietro, si cela l’occulto. Abbi fede in Cristo Gesù. Solo lui è vita

PINO

(guarda orologio al polso. mette l’indice sulle labbra, invita al silenzio) ssssssssssssss! Cinque, quattro, tre, due, uno…(Squilla il telefono)

PRETE

(Meravigliato) sei diventato veggente?

PINO

No, puntualmente. Mezzogiorno spaccato, quattro parole. U- patrone –di- casa. Grazia, rispunni. (Grazia sta per prendere il telefono. Tosse) Leva u vivavoce. Mi scoccia sintillu a ‘sta bestia

GRAZIA

(Pigia un bottone, come a spegnere il vivavoce. Incitata da Pino, risponde) Pronto? – buongiorno signor Mimmo. – cu me maritu? Un attimo ca ci lu passo.

PINO

(sottovoce la sgrida) Cretina, chi ci dici ca sugnu dintra! Dicci ca nun ci sugnu.

GRAZIA

Mi dispiace, me maritu dici ca è nisciutu. Come? allora parra cu mia? (si sposta la cornetta dal viso, disperata) Voli parrari cu mia, chi fazzu?

PINO

Dicci ca si nisciuta puru tu!

GRAZIA

Signor Mimmo, sugnu nisciuta puru io. Ero convinta ca ero dintra, ma mi sono vista fuori. - Vero, nun scherzo! Nun mi cridi? Ora ci lu fazzu diri du parrinu. (costringe il prete ad andare al telefono, viene spinto da Pino)

PRETE

(Impacciato) si, pronto? Si si, non sono in casa. Si vero. Ni haju…la certezza …picchì…ci l’haju davanti l’occhi (Chiude il telefono) vi rendete conto quello che mi fate fare? Mi fate peccare! (Irrequieto) devo sbrigarmi, mi devo confessare. Devo ripulirmi dal peccato! No, io pi vuatri nun ci vado all’inferno.

PINO

Parrino, ci mannassi all’inferno o patroni di casa quantu ci pigghianu focu i corna. Sapi ca nun travagghiu e nun pozzu pagari, picchì ogni fini di misi, chiama a mezzogiorno in punto e fa a vucciria pi telefono?(Tosse)

PRETE

Iddu havi ragioni, vuatri aviti ragioni. io sono in peccato! Si si peccato, peccato telefonico. Fatemi andar via. Vado a purificarmi l’anima e puru l’orecchia. Pace e bene fratelli! (Scappa via)

GRAZIA

(Disperata) Pino, nun ni pozzu cchiù cu ‘sta vita. Da matina a sira sempri boccate amare, sempre! Dico, invece di stariti dintra a fari u lagnusu, –pigro- vidi si po’ truvari qualche lavoretto. Avemu troppi debiti da casa, ti rendi conto? Prima o poi, chiddu ni jetta fora!

PINO

Tu hai ragioni mugghieri mia. Nun sacciu cchiù a cu dumannari pi un travagghiu. Dai nesciu u stissu vado a trovare a du amico (Si sta per avviare ad uscire. Entra Ninetta)

NINETTA

Aspetta papà! In italiano sei bravo? (Pino annuisce) allura veni, mi devi aiutare a fare una lettera.

PINO

(Alla moglie) u vidi? Chistu è u destino, nun voli ca travagghiu! Ninetta che ti serve? (Passa dalla stanza, il topolino. dalla paura balza sulla sedia, gridando peggio di una donna. Grazia e Ninetta, osservano meravigliate)

GRAZIA

Ninetta, ti rendi conto ca to patri grande e grosso,  si spaventa di un topo? Dico, si trasinu ladri vestiti da topo, chiddu tutta a casa fa svaligiare!

PINO

(spavaldo) Cu io? Mi misi a ittari vuci, pi farivi scantari chiossà. (Ride) ho affrontato animali pi du voti cchiù granni di mia e dici ca mi scantu di un topolino? Ahahahh… zittuti, femminuccia! Nun ci fari capiri a to figghia, ca mi spavento. Sono un uomo e nun mi scantu di nenti!

NINETTA

(Ripassa il topolino che attraversa la stanza, da lato a lato) papà guarda, arreri u surci sta passannu! (Pino salta ancora una volta sulla sedia e urla, come un forsennato. Ninetta si ammazza dalle risate, assieme a Grazia)  

GRAZIA

(Aiuta il marito a scendere dalla sedia) scinni da seggia, uomo del monte!

PINO

( ha paura a scendere) no, mi scantu si passa di nuovo! (Tosse)

GRAZIA

Scinni, femminuccia! (Pino scende dalla sedia, resta guardingo) Ninetta, nesci e v’accatta a trappola pi surci. (la figlia è irremovibile. Pino si siede e dalla paura, trema. Lo coccola) Calmati Pinuzzo. Mancu si avissi vistu un coccodrillo. Ora capisco tutto. Tu, hai la fobia di surci!

PINO

Purtroppo nascivo topofobico! È cchiù forte di mia, ma quannu viu surci…io…io… (Tosse)

NINETTA

(Grazia annusa in aria, odore sgradevole) mih, chi puzza di fognatura! mamma, grapi a porta ca gira l’aria.

GRAZIA

Vero puzza c’è. (Va ad aprire la porta) Caro Pino, cu è destinato ad aviri paura di qualcosa, gira e rigira è destinato ca l’havi sempre mezzo i peri.

PINO

Avutri chi menzu i peri…menzu i cosci. Mi cacavo di supra! ( esce dalla stanza con gambe divaricate, tossendo. Le donne si tappano il naso)

GRAZIA

(prepara verdura da pulire) Avissi a essiri a fimmina scantulina e invece, è u masculu …boh! …Ninetta, ti dissi nesci a va pigghia ‘na trappola pi surci. si nun l’acchiappamo subito, fa dannu. Mi capisti?

NINETTA

Ora ci vado! Prima, ti dico ‘na cosa. Mamma, sugnu innamorata di un picciotto.

GRAZIA

Ci mancassi ca ti piacessi ‘na fimmina! (Gioiosa) Cu è ‘sto picciottello?

NINETTA

Si chiama Alfonso. Nun è du paisi. Sta a Palermo. Ti vuliva chiedere un consiglio. Invece di mandarci i soliti messaggi nno cellulare, sai che io sugnu una ragazza all’antica, ci vulissi scriviri una bella lettera d’amore, comu si faciva un tempo. Secunnu tia, ci piaci?

GRAZIA

Brava Nina. A pinsata da lettera è perfetta! Una volta, i fidanzatini si scambiavano lettere d’amore. (Fa un lungo respiro) Belli ricordi

NINETTA

Vulissi un aiuto, un consiglio. Ci vulissi scriviri una bella e profumata lettera, china di parole dolci. Mi po’ aiutari?

GRAZIA

Io? Mi dispiaci vita mia, nun ti pozzu aiutari. Sai ca soffro di diabete analfabetico. Diccillu a to patri ca iddu è romanticone. A mia, sai quantu lettere mi scriviva? Una montagna! Belle, veramente belle ricche d’amore.

NINETTA

Chiamalo. Dicci chi mi aiuta!

GRAZIA

(Urla da seduta) Pino…Pino! Ti canciasti i mutanni?

PINO f. s.

Ancora no. picchì?

GRAZIA

Canciatilli e veni di cursa, devi aiutare to figghia a scriviri una lettera profumata. Smuoviti! …(Alla figlia) U tempo chi si cancia e veni

NINETTA

Mamma, secunnu tia è vergogna che una persona innamorata, nun trova li parole pi scrivere una lettera d’amore?

GRAZIA

Ma chi dici! Tutti i ragazzi o ragazze ca nun sannu scrivere poesie, chi fa nun amano? L’amore, mica si manifesta sulu ca poesia, ma chi fatti!

NINETTA

Secunnu tia, se io ci dico o papà di aiutarmi, Alfonso lo noterà ca li parole di ‘sta lettera nun sunnu mie?

GRAZIA

Ora, ci parru io cu to patri e ci dico ca iddu havi a scriviri a lettera, comu si fussi tu ca parri!

PINO

(Entra sistemandosi la camicia, dentro i pantaloni. Tosse) di cosa si tratta?

GRAZIA

Pino, ascoltami bene. Tu, hai tutti li difetti di ‘stu munno, però, quannu lassi parrare u core, cchiù romantico di tia nun esisti nuddu! …Ninetta, deve scrivere una lettera al suo moroso, però a picciridda nun trova li parole giuste. La puoi aiutare tu?

PINO

Certo! Scrivere poesie d’amore, è pani pi me denti! (con aria spavalda, scansa la moglie per andare da Nina) Levati di menzu i peri, scarabocchio primitivo. (Si siede accanto la figlia) Ninetta, non potevi avere maestro migliore di poesie. (Guarda in aria, per ispirarsi. Grazia si siede a pulire verdura) carissimo amore mio…un momento, comu si chiama?

NINETTA

Si chiama Alfonso!

PINO

(Si arrabbia) già u nome nun mi piace. Uno che fa rima con stronzo, accanto a me figlia, nun ci lu voglio!

NINETTA

Papà, ma Alfonso è bravo!

PINO

Io, uno stronzo ca fa u bravu, non l’ho visto mai. Contenta tu! (Si risiede. Tosse)

GRAZIA

Ti lamenti pi du ragazzo. Allura tu, ca ti chiami Pino e fai rima cu cretino, io, nun ti sposavu u stesso? (Ninetta con gesti, asseconda la madre)

PINO

(Adirato) Sorvoliamo!  (Torna poetico.Ninetta scrive)… carissimo amore mio Alfonso, ti scrivo per dirti che ti amo e ti amerò, fino che ci sarò…

GRAZIA

Ninetta, comu finì? U zitu è tuo, o di to patri? Dici ca Alfonso, nun deve sapiri ca ti la detta to patri, eh! Si scopre ca la scrissi to patri, si arrabbia e fa lo stronzo Alfonso, eh!

NINETTA

Vero! Senti papà, dobbiamo scrivere questa lettera con parole tue, ma col mio amore. Cioè, iddu non deve capire ca mi la detti tu! Nel senso, la scrivi tu, ma non la scrivi tu!

PINO

(Confuso) aspetta, dimmillu a stampatello ca non ho capito!

GRAZIA

Chi c’è di così difficili da capiri. A scrivi tu, ma nun la scrivi tu! (Pino è confuso si gratta la testa)

NINETTA

Papà, significa ca mi la detti con parole tue, ma deve sembrare ca la scrivo io. Capito?

PINO

Tra tia e to matri, mi facistivi sucari u ciriveddu! Basta parlare potabile, tutto si pò fare. Pronta a scrivere Nina? (La figlia annuisce) allora…caro amore suo, lei ti scrive pi dirti…(Nina non scrive) picchì nun scrivi?

NINETTA

(Adirata) Chi vo diri con caro amore suo? Alfonso è solo mio. Nun è ri da zoccola della sua echisi. Capito?

PINO

(Stufo) Per caro amore suo, intendo tuo di te. Mi dicisti ca devo scrivere io, con parole tue. Se scrivo caro amore mio, Alfonso ci pare ca sugnu finocchio. Invece è giusto come ti ho detto, vai tranquilla! Vedrai ca dopo ‘sta lettera, ti sposa sicuro sicuro! (Tosse)

GRAZIA

O si fa monaco!

NINETTA

Mamma ora basta! (Felice) dai papà, mi piace chiddu ca dicisti. Però, sicuro ca iddu, non capirà che l’hai scritta tu?

PINO

Sicurissimo! Alla fine pi fariti stari tranquilla, ci metto puru a firma. vedrai ca iddu, non se ne accorge. Contenta? (Ninetta è felice)

GRAZIA

Nina, tu mi pari cchiù minchiuna di to patri! Comunque, a semenza chidda è! (Ninetta ignora la madre e sprona il padre a dettare, lei scrive)

PINO

(Torna poetico) Caro amore suo…dalla prima volta che lei ti ha vista, ha perso le papille gustative degli occhi. Il tuo viso è bianco come il latte. Il tuo naso, bello come una ciliegia. Le tue guance, due arance rosse. La tua bocca, due fragole spilungate. La tua lingua come la menta. Il tuo collo è leggero come a lattughina…

GRAZIA

Stati scrivennu a lettera d’amore, o a lista pi fari a spisa? Non l’ho capito!

NINETTA

Mamma, per favore! Chista è pura poesia. Non interrompere! Papà, passiamo avanti. (Pino gli fa cenno di ricordargli dove fossero arrivati) Siamo arrivati alla lattuga, dai!

PINO

Ah si! …(Torna poetico) caro Alfonso, sei così dolce ma così dolce, che a luna di miele confronto a te, è diabetica! Caro amore suo (Col dito indica Ninetta, che scrive) prima che ti conoscessi, ero una solitaria principessa sul pisello. Ora che ti ho incontrato, mi sento sbocciata come un fiore sul cactus!

GRAZIA

Ma chista lettera d’amore è? Ninetta, tutta la tua intelligenza dunni ti la scordasti, nna munizza?

NINETTA

Mamma, a me piace. A tia nun t’interessa! Continuiamo papy.

PINO

Continuiamo? Cu idda ca disturba? Basta, la mia cultura è sprecata nna ‘sta famigghia. Basta, già mi è scocciata. (Tosse)

NINETTA

Si, però mica è giustu a lassamu a metà. Oramai, si deve completare!

PINO

(Nervoso) mi dispiace, l’endovena poetica mi è passata. Colpa di to matri!

GRAZIA

Colpa mia? Il modo comu scrivi a lettera, ma chiami poesia? (Ripete con presa in giro) “ il tuo viso come il latte, u naso come ciliegia. Le guance come arance, le labbra come fragola” cu tutta ‘sta frutta, appena du ragazzo leggi a lettera, ci fati veniri a diarrea!

NINETTA

Mamma a finisci! Ogni poeta ha la sua musa ispiratrice. U papà pi parlare d’amore, s’ispira alla frutta. Vero papà?

PINO

Si vero gioia mia. Inutile diricillu a ‘sta citrolona di to matri!

GRAZIA

Tu, sei ‘na banana pensionata! (Pino s’innervosisce)

NINETTA

Ora basta! Papà, si deve continuare a lettera, dai!

PINO

Chiudi a lettera con baci e abbracci, e arrivederci! (Tosse. Passeggia nervoso per la stanza) anzi no, aspetta! Scrivici quello che ti detto…(Ninetta scrive) caro amore suo, spero che le mie parole ti sono piaciute. Ti assicuro che le ho scritte io, Ninetta. Mio padre mi voleva aiutare, ma quella crapa di mia madre…

NINETTA

No papà, nun lu pozzu scriviri a mamma è crapa! (Grazia bacia Ninetta)

PINO

Mettici chiddu chi ci vo mettiri …importanti ca scrivi, che la colpa della fine della mia endovena poetica, è stata di ‘sta mammifera di to matri. Punto e basta! (Ninetta nel frattempo che i genitori parlino, prepara la lettera per andarla ad imbucare)

GRAZIA

Senti, mammifera c’è da gran pezzo di fimmina  di to matri. Ca si era una santa fimmina, invece di portati alla luce, ti havia a jettari o scuru! Tu masculu sei? Si io fussi in te, mi vergognassi a chiamarimi, maschio!

PINO

(Nervoso) Grazia, nun offendere la mia mascolinità, se no mi arrabbio sai! Io, sugnu puro masculo siculo! Tu, mi devi portare rispetto. Vidi ca, sugnu io l’uomo di casa e tu, (Con disprezzo) sei la femminuccia. Io, sono chi comanda. Io, nun mi scantu ne di tia, ne di cento comu tia. Capisti? (Passa il topo da una stanza a l’altra e Pino salta sulla sedia, urlando. Le due donne lo guardano sorprese, ridendo. Pino piange, impaurito. Scende. Ripassa il topo e risale di corsa, impaurito)

GRAZIA

(Pino ancora sulla sedia) mi scusi signor siculo, tra mia e tia, cu è a femminuccia?  (Ninetta e Grazia  ridono)

PINO

(impaurito) ci riditi? C’è di chianciri! …Oh, pozzu scinniri da seggia? …sicuru ca  nun passa cchiù?

GRAZIA

Scinni, nun passa cchiù! (Pino scende lentamente dalla sedia, sempre guardingo. Grazia, scherzosamente gli urla) u surci c’è! (Pino risalta sulla sedia e urla. Le due donne, si stramazzano dalle risate. Pino piange)

PINO

(Piange) Siti due belle stronze! …invece di acchiappallu, mi fati moriri d‘infarto. Vulissi vidiri a vuatri si soffrissivu di sorciofobia (prende i soldi dalla tasca) Nina pigghia ‘sti soldi e v’accatta a trappola pi surci. Subito!

GRAZIA

(prende i soldi dalle mani di Pino) Dammi cca, ci vado io.

NINETTA

Mamma, ci vegniu puru ca imbuco a lettera. (Le due donne si preparano ad uscire)

PINO

Aoh, ma chi fati? Mi lassati sulu cu surci? Ninetta fammi compagnia (Le  donne escono) aspettati, no! U ficiru apposta, pi farmi dispetto. (Tosse. Si rivolge al cielo) Signuri, mi hai creato bello. Occhi verdi, fisico bestiale, core sentimentale. Però mi facisti cacasotto appena viu i surci. Nun si pò fari nenti pi rimediare? Dico io, che ne so darimi ‘na para di chila in più di curaggiu. Io ti amo buon Gesù, ti prego aiutami tu. Facemu ‘na cosa, se tu mi dai u coraggio, a me mugghieri a fazzu diventari monaca. Va bene? Se mi stai ascoltando, batti un colpo (Si sente un colpo alla porta. È incredulo. Alza la voce) se sei tu, batti due colpi (due colpi alla porta) già cca è! pigghiò l’azzurro espresso? comu scinno? Io mi scantu! (Riguarda il cielo) Nella porta ho ricevuto i segnali, significa ch’è arrivato il coraggio (Manda baci al cielo) Grazie Gesù. Ta pò pigghiari a mia moglie. (Scende. Fa le smorfie verso l’angolo dov’è sparito il topo) Nun mi scantu cchiù. dietro questa porta, il Signore mi ha portato il coraggio. Po’ moriri d’invidia d’ora in poi, nun mi scantu cchiù (Ride) …( Apre la porta, vede una zingara. donna brutta vestita trasandata. Pelle olivastra, con orecchini e turbante. D’impatto, Pino crepa dallo spavento, urlando. Si tocca il cuore) beddamatri! avutru chi coraggio, a lucciola ‘nto cori mi vinni! Ahi ahi ahi ahi ahi…

ZINGARA

(Accento straniero) Ciao signore! Tu, pecchè avere spaventato? Io no spaventato. Io, avere bussato e…

PINO

…io avere cacato! (Entrano in casa. Pino dolorante, per lo spavento) Dico, ma chistu modo di presentarsi è? u coraggio, mi lu putivi lasciare sotto a porta, poi mi lu pigghiava io. (Gli porge la mano) forza, dammilu prima che torna il topo della malora e, mi fa moriri di spavento. (Tosse)

ZINGARA

Tu volere da me coraggio? Io avere fame di pititto! Tu dare una cosa a me. ed io, poi dare benedizione a te.

PINO

(Guarda il cielo) ah si certo! (Col dito indica il cielo) Ci dissi al Signore, che appena mia moglie rientra, si fa monaca. Capito? (Con gentilezza, la fa sedere. Pino, gli si siede accanto) prego, si accomodassi. (La zingara fa gesto che ha fame) hai fame? (Quasi impacciato nel dirlo) gli angeli pure mangiano? levami una curiosità...nuatri tutti, semu abituati a vedere angeli belli giovani, ma tu… sei pensionata?

ZINGARA

Io pensione? No no. io avere fame. Capito? Se io non mangiare. Crepare tutta! tu, aiutare me. io, avere fame! Gnam gnam

PINO

Picchì, in paradiso pure  si mangia? (Tosse)

ZINGARA

Ma quale paradiso! La mia vita è un inferno. Per vivere, io chiedere elemosina! Io, vivere per strada. Vivere sotto le stelle dentro le stalle

PINO

tu non sei…(Col dito indica cielo) ma sei una…(Con mano, fa segno di elemosina. Donna annuisce. Con le mani fa una manipolazione come fanno i maghi, quando fanno sparire qualcosa) pss…pss, sparisci! Via via…sin sala minne! Scomparisce…vatinni! (La caccia via)  sciò sciò.

ZINGARA

Tu, perché cacciare me? io, non avere fatto nulla. Io, essere povera.  

PINO

Tu avere malattia talebana. Per questo io a te, mandare a fare in cul. Sciò!

ZINGARA

(Donna inizia a gemere. Pino si fa prendere dall’emozione. Più l’ascolta, più aumenta il pianto) io, essere stata sfortunata. Mio marito è morto tanto tempo fa, ed io vivere con figli, chiedere elemosina. Se ogni giorno, non portare niente a casa, loro morire…piano piano! (Pino esplode a piangere come un bimbo) tu, piange pecchè avere un cuore?

PINO

No…io piange pecchè avere debiti! …(Si soffia il naso come un trombone) se io avissi soldi, ti aiutare. Invece, non potrebbi aiutare, perché io la consumazione fino alle capelle. (Tosse)

ZINGARA

Ma io da te, non volere grandi cose. piccolo gesto, per me fare grande cosa. Dai, tu dare una piccola cosa a me.

PINO

(Voce spezzata dal pianto) Vò una mela? (Zingara ad ogni cosa, dice no) una pera…un’arancia? Allura, chi cosa ti posso dare cosa piccola?

ZINGARA

(Allunga la mano) dare mille euro!

PINO

(Esclama) Minchia! …

ZINGARA

Avere esagerato?

PINO

Avere bestemmiato dicendo mille euro! (Cerca la tasche) …mancu cchiù soldi haju. videmu chi pozzu fari ( Esce e rientra con un sacchetto pieno. Mostra quello che c’è dentro) ci misi una busta di latte, biscotti, zuccaro, pasta e u pelato e una banana. Mi dispiace soru mia, di più nun pozzu fari! (Piange) perdonami che piango, sugnu troppo emozionato.

ZINGARA

(prende il sacchetto e ringrazia) Grazie, grazie di cuore. Tu, molto gentile. Tu cuore grande. Io a te, augurare tanta fortuna…(si blocca a parlare, lo fissa negli occhi, come se vedesse qualcosa. Con le mani, gli afferra la testa, per concentrarsi di più nel guardare gli occhi. Pino si meraviglia)

PINO

picchì mi guardi? …ti piacinu i miei occhi verdi?... (Con vanto) lo so, sono un sechis simbolo! Scusa, picchì mi guardi? Mi vo pi zito? …Mi dispiace, già sono impegnato con un’altra zingara!

ZINGARA

(Lo scuote) silenzio che io concentrare dentro le palle delle occhi tuoi (Lo lascia ed è molto dispiaciuta) io, aver letto una cosa molto brutta nei tuoi occhi. Mi dispiace tanto!

PINO

Liggisti una cosa brutta? (La vede triste) chi liggisti? Parra! invece di stare silenziosa, dimmi chi liggisti!

ZINGARA

(Con dispiacere) io, avere dono di leggere nel cuore della gente, attraverso palle deli occhi. Mio è un dono che avere dato Dio!

PINO

Pure tu credi in Dio? Essendo zingara, cioè vuliva dire, essennu morta di fame, cioè comunque…pure tu, cattolica?

ZINGARA

Io cambiato diverse religioni. Ultima io ero una budda. Ora non più! io credo in Dio. Ora io nuova persona, capito?

PINO

Si capito. Prima facivi la buddana, ora fai un’altra vita. Brava! …comunque (Con allegria)  In poche parole, chi liggisti nei miei occhi?

ZINGARA

A me dispiacere dire, però…tu morire presto! (Pino si blocca qualche secondo) mi dispiace, ma è così! Dai, non fare così. Quando è scritto nel destino, non potere fare nulla! …tu, essere restato male?

PINO

(Torna sereno) no, ma che male! Tanto prima o poi tutti aviti a moriri, eh!

ZINGARA

No io, tu morire! Non scordare che dovere morire, capito? Non scordare!

PINO

(La spinge ad andar via) tranquilla, ora mi lu scrivu nno calendario. Almenu pi quel giorno, nun pigghiu impegni. Ora vai, vai in pace… vai sorella (Tra se) vai a fare in culo…(Chiude la porta, resta qualche secondo a pensare) devo morire?... Ma quannu mai! Idda, chi nni sapi…aspè, e si fussi veru?...ma no, ma quannu mai! E poi, unu c’hava moriri ci l’havi scritto nall’occhi? Ahahahha…quantu fesserie. a idda, ci pari ca sugnu così cretino ca ci credo, mi deprimo (Ride) ma quannu mai! Ahahahah. Aspetta, si torna a parlare du me destino, quindi significa che io…, ma chi cazzarola cridu! U parrinu dice che non esiste u destino( ride, ma va placandosi fino a deprimersi. va al telefono. Digita numero e parla con voce afflitta) pronto? Sugnu Pino Baretta. Devo parlare cu parrino

VOCE FEMMINILE AL TELEFONO

Attenda un attimo che glielo passo! (Parte 30 sec. Di ritornello di “ senza e te nun pozz sta di Gianni Celeste”. Pino si meraviglia)

PRETE al telefono

Pronto. Dimmi Pino!  

PINO

(Piange) Parrino, staiu murennu! Mi dissiru ca haju scrittu a morte nall’occhi. Mi aiutassi parrino! Mi vogghiu cunfissari! Mi serve conforto.

PRETE al telefono

Pino, pinuzzu miu. Stai tranquillo ca nun po’ moriri. L’erba tinta nun mori mai. Comunque, tra cinque minuti sarò da te.

PINO

(Piange) Grazie parrino. Si spicciassi, prima chi agghiaccio (Chiude telefono. si asciuga le lacrime è disperato) porca miseria, giustu giustu io e moriri? Cu tanti facci di cani chi ci stanno o paisi, u destino a mia havia a scegliri! È proprio vero, ogni nato è distinato. Io sugnu destinato a moriri. (tosse. Si siede e piange. Parla col topo che non è in scena) Topolino, ti devo dare una brutta notizia. Sto crepando! Ti conviene canciari casa. Murennu io, nun si scanta nuddu e poi ti annoi. (Si soffia il naso, poi con lo stesso fazzoletto, saluta il topo) Ciao ciao, ti auguro lunga vita. (Passa il topo da un lato all’altro. Pino si spaventa balza in piedi sulla sedia. S’innervosisce) chi ti scoppiassi u cori, accussì ma fari scantari? Chi murissi i subitu! … ti pari ca io moru e tu no? No no! appresso a mia, a veniri, pezzu di curnutu! (Arrivano Grazia e Ninetta, con dei sacchetti)

GRAZIA

(Vede Pino sulla sedia) chi è Pino? Passò di novu u surci e ti scantasti? Stai tranquillo, (Prende la trappola e la mostra) all’amico nostro, ci facemu a festa!

PINO

Finalmente! Almenu finisci ‘sta camurria!

NINETTA

(Prende un pezzettino di formaggio dal sacchetto) teni mamma. Mettici u formaggio ed è sicuro che abbocca! (Grazia sistema la trappola) dammi, ci penso io a sistemarla! (La sistema in un angolo delle pareti)

GRAZIA

Bonu, così finisci ‘sta camurria du surci! …mi dispiace caro topolino, ogni nato è destinato. E tu, sei destinato a morte sicura!

PINO

(Triste. Tossisce) a proposito di morte…inizia a vestirti di nivuru, picchì sta vinennu a truvarini a morte!

GRAZIA

Disgraziato, io alle mie amiche nun li pozzu invitari, picchì c’è carestia. Tu, e to amici si!

PINO

(Sempre più triste e lento) chi capisti? Fra poco mi veni a pigghia a morte. Mi lu dissi a zingara. Dice, dentro i me occhi c’è scritto u me destino. (Piange)  

NINETTA

Ma che dici, papà! Fra poco, mi chiama il mio moroso e poi chi ci dico? Ca me patri è morto? Fazzu brutta figura, eh!

GRAZIA

( A Ninetta) Tu zittuti, puffetta! Pino, fammi capiri. A zingara ti dissi ca devi morire? (Pino annuisce) dunni è ca ci l’hai scritto? (Pino fa segnali negli occhi) nall’occhi? Veni cca, controllo io (Pino va dalla moglie, la quale, cerca di leggere dentro gli occhi di Pino)

PINO

Chi c’è scritto?

GRAZIA

Ma io, nun viu nenti senza occhiali. Ninetta, veni leggi chi c’è scritto cca!

NINETTA

(Guarda gli occhi di Pino) Nun c’è scrittu nenti!

PINO

(Felice) a zingara, mi pigghiò pi fissa? ‘sta buddana! (Grazia e Ninetta, lo ammoniscono con gli occhi) nel senso di religione, no di mestiere!

GRAZIA

Nun si legge nenti, picchì si cancellaru i parole chi lacrime. Quindi, nun sapemu!!s’è vero o no, che devi crepà. (Pino piange) però nun cuminciari cu ‘sta lagna! Tu vo livari u dubbio se devi morire o no? mettiti u vestito du matrimonio, ti chiudi nna stanza di letto. Appena veni a morte, ti fai truvari pronto. Si nun veni, ti spogli. Va bene? (Pino la guarda un attimo, perplesso, poi riprende a deprimersi) apposto semu. U morto lamintusu, avemu! (Bussano) già cca è! va mettiti u vistiti, curri! (Apre ed entra il prete con le cuffie attaccato ad un cellulare. Entra in stanza ballando) Padre lei cca? Me maritu sta…parrino mi senti? Ma chi havi, un ictus?

PRETE

(Si stacca le cuffie) Pace e bene a voi, fratelli? Ascoltavo musica. la musica degli angeli!

PINO

Visto che devo morire e devo andare lassù tra gli angeli, chi musica è? ma facissi sentiri, così mi abituo!

PRETE

(felice ) Oh yes! (pigia sul cellulare e parte per 60 sec., la base di “Stayin’ Alive” il prete diventa John Travolta. Ninetta balla. Pino guarda)

GRAZIA

(infastidita) Parrino, staccassi ‘sta musica! ( A Ninetta) e tu chi ci balli, ca pari ‘na jatta morta! Vatinni da dintra! (Ninetta esce delusa) allora parrino, c’è me marito ca sta male.

NINETTA

Esco a trovare, la mia amica. Ciao! (Esce)

GRAZIA

Nun dari confidenza ai maniaci, drogati, carcerati, scoppiati, superdotati e menomati.

PRETE

Caro Pino, cara Grazia. Vedete la gioia e l’allegria che porta la musica? Dovete sapere, anche la musica è preghiera! …quando si canta, si prega due volte!

PINO

Parrino, (Tosse) lei dice ca  nun esiste u destino, io ci l’haju scritto puru nall’occhi ca sugnu destinato a morire! (Tosse)

PRETE

Ancora cu ‘stu destino! Ti fissasti, figghiu miu. Sappi, la morte non la si deve vedere come una tragedia, no. come una gioia. Tutti, un giorno torneremo alla casa del padre.

PINO

Sinceramente il giorno nun mi lu dissi, però mi dissi che sono destinato a morire (Piange. Grazia gli da fastidio il lamento di Pino)

PRETE

Stai calmo Pino. Cu ti dissi ca si destinato?

GRAZIA

Dici ca ci lu dissi, a zingara.

PRETE

(Ridendo, gli da una pacca sostenuta sulla spalla a Pino) Pino, tu cridi chiddu ca ti dissi a zingara? (Pino annuisce piangendo con lamento)

PINO

Certo ca ci credo. (Tosse) Lo ha letto…dentro i me occhi. Haiu l’occhi verdi. Verde speranza, speranza morte (Scoppia a piangere. Grazia stufa)

PRETE

Ma chi dici! Non credere a ‘ste fesserie. allora tutti quelli che muoiono, sono destinati? Ma finiamola! Non bisogna credere a maghi, fattucchieri, zingari. Questi sono millantatori che ci allontanano dalla luce di Cristo! Pur di strapparti un soldo, sono disposti a dire che diventerai ricco!

PINO

Il fatto (Tosse) che devo morire…mi lu dissi gratis! (Esplode a piangere)

GRAZIA

Ora basta cu ‘stu lamento! …mi facissi un regalo parrino, ci facissi l’estrema congiunzione e mi lu livassi di davanti a ‘stu cadavere.

PRETE

A binidizioni, vi la dassi a tutti e dui, cu un corpu di bastoni, cca! (Indica la testa) abbiate fede in Cristo Gesù. Solamente lui è vita. Chi muore in Cristo, avrà la vita eterna. Lode a Dio! Nessun uomo o donna è in grado di prevenire il futuro. Solo Dio, ha la chiave della nostra vita. Quindi caro Pino, mettiti u cori in paci ca  nun mori!

PINO

Allura, nun sugnu destinato? Evvai! (Bacia il prete) Grazie parrino!

PRETE

Non devi ringraziare me, devi ringraziare il Signore!

PINO

(Lo cerca in giro per la stanza) dove du signore ca lo ringrazio, dov’è? (Il prete gli fa cenno del cielo) Grazie Signore, u signuri ci lu paga! Grazia, bisogna festeggiare visto ca  nun moru cchiù! (colpi intensi di tosse)

GRAZIA

Festeggiare? Cu tutti i debiti chi avemu, putemu festeggiari chi bicchieri vacanti! (Pino sempre più tosse)

PINO

Parrino, grazie di cuore che mi ha convertito alla vita! (Gli tossisce in faccia, il prete si asciuga) secunnu lei, visto ca  nun sugnu cchiù destinato a moriri, chi pozzu fari? (Tossisce, il prete lo allontana e si asciuga)

PRETE

Vai nno duturi e curati ‘sta tosse, se no, ta curo io cu ‘na insaccata di legnate. io vado! Vi raccomando, domenica vi voglio vedere in chiesa. Va bene? Diamo lode al nostro Signore. Evviva Cristo Gesù! (Grazia e Pino, danno il loro assenso) Dio vi benedica (Va via)

GRAZIA

Facemu comu dissi u parrino. Amunì ora nno dutturi, a chist’ura nun ci hava essiri nuddu. (si mettono i giubbotti) io sugnu pronta. Andiamo?

PINO

Pronto! (I due escono di scena. Parlano fuori quasi sottovoce, come a non volersi far sentire dal pubblico) Grazia, stava pinsannu ‘na cosa…

GRAZIA fuori scena

Chi cosa, Pino?

PINO f. s.

Siamo usciti di scena, senza mancu diri nenti…chi sacciu, un saluto a tutti ‘sti cristiani.

GRAZIA f. s.

Ma fregatinni! Havi un’ura ca ti pigghianu pi fissa, ridendo e nostri spaddi e ti preoccupi ca i lassamu suli? Amuninni!

PINO f. s.

Si, hai ragione! Però, visto ca c’è crisi e nun ni putemu permettiri un cane di guardia, almenu ni guardanu a casa, eh! …senti chi facemu, ora rientriamo e ci facemu cridiri che siamo dispiaciuti…almeno, i pigghiamu pi fissa e restanu a taliarini a casa. Va bene?

GRAZIA f. s.

A pinsata bona è. io ti calo sempre a testa, parra tu. vai avanti, io ti copro le spalle! (i due rientrano in scena con aria dispiaciuta ed imbarazzata verso il pubblico, come due bimbi timidi. Lanciano sorrisini semplici)

PINO

(al pubblico con lentezza, quasi imbarazzato ) non ce ne stavamo uscendo senza salutare, vero? (Grazia annuisce) noi, rispettiamo la gente come voi che ci guarda. Poi, il fatto ca ni guardate a casa è il massimo, vero? (Grazia annuisce) Dico, nuatri perdiamo cinque minuti, Vero? (Grazia annuisce) dico, voi fate la guardia alla casa. Si veni qualcuno, abbaiate! Vero? (Grazia annuisce) comunque, si nni veni a cerca u padrone di casa, u putiti ammazzari. Vero? (Grazia annuisce) non ve ne andate. si poi vinemu e nun vi truvamu, ci restiamo male. Vero?

GRAZIA

(Prende Pino con forza, lo trascina fuori scena) u caperu! Ti pari sunnu cretini comu tia. Amuninni! (Cala il sipario)

Fine primo atto

Secondo atto

(la scena è vuota, si sente suonare alla porta. Grazia apre ed entra Camilla, amica di Grazia)

GRAZIA

(Felice) chi piaceri vidiriti! Ciao Camilla, come va?

CAMILLA

Ciao Grazia! (Si salutano) Si nun ti vegniu a trovo io, manco tu sogni di veniri. Scummissa, manco ti ricordi cchiù dunni staiu! (Le due donne si mettono a sedersi)

GRAZIA

Ma chi dici! Si nun mi sbaglio, stai sempre a to casa. Giusto?

CAMILLA

Certo, sempri a me casa staiu!

GRAZIA

Allura u vidi,  ca u sacciu dunni stai! (Ridono) pigghiamunilla a ridiri ca è megghiu. Dai, chi ti pozzu offriri?

CAMILLA

Mi vinni pi pigghiari u caffè, pi stari un poco insieme. Vista ca havi assai ca  nun ni videmu!

GRAZIA

Mi sta facennu piacere vidiriti. Aspetta ca ci fazzu priparari u cafè (Urla) Ninetta, fai u cafè. Ti raccumannu, nun lu fari acqua! …sugnu veramente contenta. (L’osserva) Ti vedo bene! Fai a dieta?

CAMILLA

No, ma quali dieta. Cerco di mantenermi cu manciari. E poi, stannu appresso e me figghi o dimagrisco, o dimagrisco pi forza!

GRAZIA

Aspetta, nun hai sempri un masculu e una fimmina? Ancora nichi sunnu?

CAMILLA

Ora sunnu grandicelli, ma sunnu peggio di chiddu nicu di quattro anni, ca puru iddu, è una peste! Chi va currennu e va rumpennu tutti cosi.

GRAZIA

Navutru figghiu hai? …allura vero assai havi ca manco ni videmu, ne sintemu. Comu passa u tempu. Soru mia, si dice: megghiu tosti ca malati!

CAMILLA

Ah certo! Dico, quannu mi rumpi i cosi, ci dugniu botte nelle manine così impara, ma sempri u stissu è, chi camina e va rumpennu. I cosi vanno e vennu…e tu, chi mi racconti?

GRAZIA

Chi te diri, Camilla. A solita vita. Ogni jornu, sempri i stissi cosi dintra ‘na casa. Per ora, semu dispirati picchì me maritu nun travagghia. I tasse aumentanu. ‘sti cornuti chi sunnu o guvernu, ni stannu purtannu all’osso!

CAMILLA

Nun mi diri nenti. per ora, c’è un paisi fermo. Nun travagghia cchiù nuddu! Ma comu s’hava a fari. Nuatri, puru nne stesse condizioni semu. (Entra Ninetta col vassoio e le tazze del caffè con qualche biscotto) ch’è fatta grande Ninetta! Ti ricordi di mia?

NINETTA

Certo ca mi ricordo di lei! (Si salutano. Ninetta versa il caffè e lo offre. Le donne tra una parola e l’altra, bevono il caffè e mangiano i biscotti)

CAMILLA

(La osserva) Si fatta ‘na bedda ragazza. …Grazia, a navutri dui jorna ti porta u zito dintra to figghia.

GRAZIA

Si si. già, si sta sintennu cu unu. A vita chista è! importante ca sta attenta, prima o poi, puru idda si deve creare una famiglia.

CAMILLA

Chi fai Ninetta, studi o Lavori?

NINETTA

Mi diplomavo in ragioneria e cerco lavoro.

CAMILLA

Problema di tutti. stavamo parranu proprio di chistu cu to matri, lavoro nun esiste più. Vulissi sapiri, chi futuru avrete vuatri giovani. Boh! Io, viu ca i me figghi vannu criscennu e dico, ma chi futuro avranno ‘sti picciotti, visto ca nun ci sunnu cchiù posti di travagghiu? Mah!

GRAZIA

Chi ci putemu fari, Camilla. Pi ammazzarinni, nun ni putemu ammazzari. Pigghiamu a vita, pi comu veni. (Ninetta si congeda) …soru mia, nuatri havi un anno ca  nun ci putemu cchiù pagari a casa o patroni. U patroni di casa giustamente telefona, ma si me maritu nun travagghia, chi putemu fari? Dico io, comu si fa a ghiri avanti così!!!

CAMILLA

(Triste) ti pari nuatri semu megghiu? Si ti ricordi, deci anni fa ni accattamu a casa, cu mutuo. Pi deci anni, abbiamo pagato regolare. Ora, me marito, havi sei misi ca nun travagghia. a ditta licenzià a tutti. chi pochi soldi chi avemu di lato, bastanu giusti giusti pi campari. A banca ni mannò a chiamare. Si nun pagamu entro a fine di l’estate, ni jetta fora da casa (Piange)

GRAZIA

(La consola) dai Camilla, nun fari così. Nun ti preoccupari, nun po’ durari sempri un tempo! I così, avissiru a ghiri a migliorare pi tutti.

CAMILLA

Me maritu è cchiù dispirato di mia! Sai cosa mi arrivò a dirimi? Pur di farmi stari bene a mia chi me figghi, si voli suicidare così mi danno a pensione. Ci dissi, chiuttosto vado a fare l’elemosina, ma chistu mai!

GRAZIA

Paroli o ventu sunnu. In mumentu di rabbia, si nni dicinu tanti cosi senza senso. Stamu calmi, nun po’ chioviri pi sempri! (Da fuori, si sente la tosse di Pino, poi entra col pacchetto del pane) ‘na vota ognittanto, fai ‘na cosa bona ca porti u pane.

PINO

Buongiorno signora (Le da la mano. La signora si asciuga il volto e ricambia il saluto) tutto apposto? Grazia, picchì chianci a signora?

GRAZIA

È l’amica mia, Camilla. Si parrava da crisi, i debiti… ogni casa havi a sua! So maritu ci dissi, pi fari stare bene a idda chi picciriddi, si voli suicidare pi farisi dari a pensione du stato.

PINO

Grazia, prendi esempio du marito da signora, così mi fai stare bene a me, e to figghia. ( Grazia, lo manda a quel paese. sorrisino) Scherzavo signora. Grazie a ‘sti buffoni di politici, semu ridotti male. Iddi, mancianu a deci bocconi, chi si putissiru affuccari! E nuatri, ni liccamu a sarda.

CAMILLA

Speru sulu, ca u governu da aiuto alle imprese e famiglia. Prima chi me maritu o chiddi comu iddu, facissiru veramente pazzie.

GRAZIA

Dai, Su… Camilla! (Pino resta allibito, guarda Grazia. Pino ha dei colpi di tosse) tu pigghiasti u sciroppo? Secunnu mia, tu veni a mori cu ‘sta tosse! (Pino fa il TIè) almenu, mi la dannu a mia a pensioni! (Ride guardando Camilla, che accenna un sorriso)

PINO

Mu pigghiavu, mu pigghiavu! Stai tranquilla, ‘sta fantasia ca mi viri mortu, nun ti la dugniu!

CAMILLA

(Vede il topolino passare) Guarda ch’è sapurito! C’è un topolino! (Pino salta sulla sedia ed urla. Camilla resta di stucco) mi scusi, lei si spaventa di ‘stu topolino?

PINO

(Spaventato) No, nun mi spavento…mi caco di supra! …disgraziatissimo animale. U capivu, sugnu destinato ca è moriri cu ‘stu surci! Ma poi dico, vuatri fimmini nun vi scantati? Ma comu cazzarola siti, superdotati?

GRAZIA

Scinni, cretino! Puru da me amica ti facisti canusciri, ca ti cachi di supra! Sei l’unico al mondo, ca ti scanti di surci. Vergogna!

PINO

A trappola chi ci misimu, nenti fici? Si futti u formaggio topo gigio e scappa. Piccioli ittati o vento. Iddu, ca ni avemu assai!

CAMILLA

Tempo fa, puru in casa mia, haviamu una famiglia di surci! (Pino si schifa) io nun mi scantu, ma mancu è bello vidiri cinqu surci curriri pa casa. Chisti, fannu cchiù danno di qualsiasi altra cosa. Nun ci putiva nenti pi acchiappalli. Ne colla, ne trappola. Poi, ci consigliaru a me marito un veleno ca pari acqua. In ogni angolo da casa, misi ciotoline cu stu veleno. A mezz’ora, surci tutti sterminati!

PINO

Signora Camilla, comu si chiama u veleno? Mi lu dicissi ca lu accattu, prima ca u surci si accoppia, e mi accoppo pure io.

CAMILLA

Nun c’è bisogno di accattallo. A casa, n’haju mezza buttigghia. Ora, mi nni vaiu. U tempu di arrivari a casa e vi lu portu!

GRAZIA

Grazie Camilla. Almenu, videmu pi livarinillu di mezzu, ‘stu surci

CAMILLA

(Si alza per andare) u tempu chi vaju o furnu, ci pigghiu i panini e me figghi, passo da casa pigghiu u veleno e torno. (Bussano)

GRAZIA

Tranquilla! Fai con comodo. Puru cchiù tardu mi lo po’ purtari. (Va alla porta insieme a Camilla)

PINO

Signora, facissi con comodo, però u purtassi subitu u veleno!

GRAZIA

(Entra il dottore con una borsa) buongiorno dottore, si accomodi. (Camilla sulla porta) Camilla, nuatri ci vediamo a fra poco. (Si salutano)

DOTTORE

(Tipo dal sangue freddo) Buongiorno signori Baretta!

PINO

(sorridente e spiritoso) Buongiorno dottore. U megghiu è lei, ca guadagna un puzzu di piccioli e nun fa nenti, tuttu u jornu! Ni cerca operai pi fari i duttura? Io,sono un chirurgo specializzato! Quannu mia moglie accatta i pisci, li opero io. (Ride)

DOTTORE

Se fossi in lei, non avrei così tanta voglia di scherzare, dopo i risultati dei suoi esami! (Dalla borsa, esce dei fogli che li da a Pino) legga!

PINO

(Legge) si attesta che il signor Pino Baretta, dall’esito degli esami risulta essere affetto da ernia iatale e vari polipi nello stomaco. (al dottore) capisco l’ernia, picchì ci l’haiu puru nno disco. i porpi ca galleggiano nno stomaco, chi significa?

DOTTORE

Proprio così! …ma non galleggiano, sono attaccati alla parete dello stomaco!

PINO

(Meravigliato) Grazia, u sintisti chi dissi? …L’avutru jornu, quannu facisti l’insalata di mare, i purpi erano vivi o morti?

GRAZIA

Pino, morti erano! I vitti chi me occhi. (Pino è frastornato)

PINO

Dottore, sicuro ca sunnu porpi? (Il dottore annuisce) mi pari strano! (inizia a preoccuparsi, gli viene la tosse) pi chistu mi veni sempre a tussi. Picchì, ci sunnu i porpi chi acchianano e scinninu, mi fanno u solletico nna gola... (Disperato) Mi dicessi lei dottore, chi c’è da fare pi pescare ‘sti porpi?

DOTTORE

Visto che sono maligni, io direi che bisogna operarsi, subito! Altrimenti, rischia…di morire! (Pino cade nello sconforto, si lascia andare sulla sedia. Grazia va a sostenerlo)

PINO

(Triste con poca forza nel parlare) u vidi? Mi salvo di ‘na cosa, e ricadu in un’altra. È vero, ci l’haju scrittu nno DNA ca sugnu destinato a moriri!

DOTTORE

Signor Baretta, non si perda di coraggio. Siamo nel duemila, mica all’era della pietra, su! La città è piena di grandi chirurghi che la possano salvare!

PINO

(con gioia) dice vero dottore che mi posso salvare? Allora, nun sugnu destinato a moriri, evvai!!!!!!

DOTTORE

Certo che può salvarsi, solo se ha in mano dieci mila euro per l’operazione! (Pino ricade nello sconforto. Il medico gli da schiaffi amichevoli sulla guancia) su, si tiri su che non è nulla! Questa è la vita. Oggi a lei, domani a sua moglie.

GRAZIA

(fa il Tiè, con rabbia) Lei resta pi semenza?

DOTTORE

Ma io sono medico e devo curare la gente! …su via, stavo scherzando! (Si alza) io vado. Questi fogli ve li lascio. Qualsiasi bisogno, chiamatemi! Arrivederci! (Grazia lo accompagna alla porta. Pino si lamenta è depresso)

GRAZIA

Pino, nun fari così ca è peggio! Nun ti preoccupare ca tuttu si risolve, sulu a morte nun c’è rimedio! (Pino fissa la moglie, come farle capire, di non infierire) dico, si ti lamenti chi ci risolvi? Nenti!

PINO

(si alza e cammina a stento, va al telefono. Digita numero) pronto? Sugnu sempre Pino. Vulissi parrare cu parrino.(triste) pi favore sugnu triste, mi mittissi una canzone allegra.

VOCE FEMMINILE AL TELEFONO

Attenda un attimo che glielo passo(Parte 30 sec. di “ una lacrima sul viso” di bobby solo. Pino spalanca gli occhi e piange. Grazia lo abbraccia e ballano un lento…)  

PRETE al telefono

Si, pronto? Dimmi Pino

PINO

(Con sofferenza) dottore, gli devo dire una cosa bruttissima.

PRETE al telefono

Dimmi Pino! Dimmi pure.

PINO

Ho li porpi nello stomaco, chi acchiananu e scinninu! Vinissi subitu, mi vogghiu cunfissari!

PRETE al telefono

(Stufo) i polipi? Che c’entrano i polipi, nello stomaco…senti, stai calmo sto arrivando!

PINO

Grazie parrino. Si sbrigassi! (Chiude telefono e molto disperato, si va a sedere nella poltrona) Grazia, dammi un bicchiere d’acqua. Portamilla nella mia ciotolina preferita! (Grazia prende la ciotola e mette dell’acqua. La da a Pino) Grazie Grazia! (Beve. Colpi di tosse. Urla con poca forza) Ninetta…Ninetta veni subitu! Grazia va chiama a to figghia, ci devo parlare! (Grazia esce a chiamare la figlia, poi rientra. Pino, adagia a terra ai piedi della poltrona la ciotola con l’acqua)

NINETTA

(Entra con premura col cell in mano, perché stava parlando) che c’è papà?

PINO

(voce afflitta) Veni cca, figghia mia! Siediti, ti devo dire una cosa brutta.

NINETTA

(Premurosa) papà, ‘sta notizia mi la po’ dari dopo? C’è la mia amica al telefono che mi aspetta!

PINO

Dopo è tardi! (Si tocca lo stomaco, allude ai polipi) senti a mia, è arrivato il momento della vita ca tu crisci da sola. Mi dispiace, ti sto lasciando…vedova!

GRAZIA

(Lo interrompe con rabbia) …orfana cretino, orfana. No vedova!

PINO

Giusto, orfana! …Perdonami figghia mia, è la prima vota ca moru, sono emozionato (Ninetta è premurosa, con gesti dice al padre di stringere) in poche parole…sto morendo! (Piange) ti vuliva diri sulu chistu!

NINETTA

Finito? (Pino annuisce) scappo al telefono, a me amica mi aspetta. appena muori mi chiami, ca ci salutiamo!  (Scappa via)

PINO

(basito) chi schifia havi nno ciriveddu, pagghia? io staiu murennu e idda, c’interessa a so amica?

GRAZIA

C’hava a fari? S’hava stari cca a fariti u rosario? …stai calmo Pino e non fare il cretino! (Bussa. Grazia apre ed entra il prete, lascia la porta aperta) buongiorno parrino. mi spiace ca la ficimu tornare, a situazione è grave!

PRETE

Tranquilla figliuola. Ci sono qua io! …(Pino, con la mano dice al prete di avvicinarsi) Pino, chi ti successi? Dunni sunnu i porpi?

PINO

Dintra u stomaco sunnu. Cunsumatu sugnu parrino! U dottore mi dissi ca mi posso operare. Sulu ca, nun haju i soldi pi l’operazione. (Triste) chistu significa, sugnu destinato a moriri! (Piange)

PRETE

Ti sei fissato cu ‘stu destino! Si lu dici ancora, ti lu dugniu io un colpo di grazia, e ti levi di soffriri.  Il destino non esiste. Punto e basta!

PINO

Parrino, destino o senza destino, i porpi ci l’haju sempre nno stomaco. (piange come un bimbo, poi si blocca. Spaventato si tocca lo stomaco) aiuto, beddamatri! Li sentu moviri. (in modo goffo, si muove il bacino, come se ballasse)

GRAZIA

(Spaventata) Pino, stai calmo. Nun mi fare spaventare.. Parrino, aiutassi me maritu. U vidi? Du forti duluri, si sta annacando tutti. (Apre la porta di casa) Pino respira e annacati, annacati e respira. Dai, annacati! Annacatiiiii

PRETE

(felice) annacati? (prende cell dalla tasca.) Annacati hai detto? Oh yes! ( pigia e parte 60 sec. di “annacati” Pino balla goffamente per via dei polipi, Grazia lo imita. Prete balla e gira intorno Pino, benedicendolo.) Pino, come stai?

PINO

Parrino, cu ‘sta annacata mi sento cchiù tranquillo. I porpi, dormono. (Si tocca lo stomaco. suona telefono) Grazia, rispunni o telefono.

GRAZIA

(Risponde) Pronto, chi è?

MIMMO fuori scena

Io sono, u patroni di casa! (Grazia è spaventata)

GRAZIA

(Preoccupata) Pino, è u padrone di casa!

PINO

Comu mai ‘sta chiamannu ‘stu crasto? Mica è fini misi! (Grazia con gesti, dice a Pino che deve fare) Dicci ca nun ci semu dintra, rientriamo fra un anno.

GRAZIA

Dintra nun ci semu. Chiamassi fra un anno!

MIMMO

(Con voce minacciosa) siete sicuri sicuri ca  nun siti in casa?

GRAZIA

Certo che siamo sicuri! Si nun fussi sicura di me stessa ca non sono in casa, cu po’ essiri. Un attimo ca ci lu fazzu diri di me maritu.

PINO

Dicci ca mancu io sugnu dintra (Con disprezzo. Intanto entra Mimmo con cellulare in mano. Grazia lo vede da subito e cerca di far segnale a Pino che continua a dirgli parole)  a ‘stu curnutazzu, infame, merda, discarica chi capiddi, futtimutanni, ammazzapatri, consuma famigghi. Chi putissi cripari di subito! (Pino lo vede e resta di marmo. Parla lentamente, sorridente e impacciato) …anche piano piano po’ moriri…tanto c’è tempo

MIMMO

(Uomo maturo. Si mette col cell nelle orecchie. Grazia è sconvolta) Siccome nun lu capivu. Siete in casa, o no?

GRAZIA

(Non sa che dire, deglutisce e parla al telef) non siamo in casa! Però, si nun mi cridi, ci lu fazzu diri da lei stesso. (Gli porge il telefono a Mimmo)

MIMMO

(Adirato) Basta! Vi pari di aviri a che fare chi picciriddi? Haju fattu u stupitu pi telefono, ora basta!!

PINO

U voli fare di persona, u stupitu?

MIMMO

Mi pigghi pu culu? Tuttu chiddu ca mi dicisti, ti fazzu mangiare. Io t’ammazzo! (gli mette le mani al collo, il prete lo ferma in tempo)

PRETE

Fermati figliolo! Tu chi sei per ucciderlo e sporcarti le mani? Non farlo anche tu, ci penserà il destino e i polipi.

PINO

Parrino, mi dissi che non esiste il destino e ora mi dici…(Piange)

MIMMO

Parrino, loro sanno chi sono. Sono u padrone di casa! Mi sono stancato di essere bravo cu vuatri…signori miei, nun vogghiu cchiù sentiri storie. O mi pagate, o canciati casa!

GRAZIA

(Triste) veramente, chiddu ca ‘sta canciannu casa è me maritu!

MIMMO

Divorzio?

PINO

No, cimitero! (piange, si asciuga le lacrime con fazzoletto)

MIMMO

Ma chi dici? Nun ci cridu. Parrino, lei è cca pi chistu? (il prete annuisce, Mimmo si dispera) Pino, allora è vero ca devi morire! (Pino aumenta il lamento del pianto) Pi forza devi morire? Nun si posticipare la morte? (Pino piangendo dice di no, con la testa) chi morte è?

PINO

(Piangendo) Porpi!

MIMMO

Porpi? Chi malatia è?

PRETE

(dispiaciuto) I polipi, sono dei tumori che attaccano il nostro organismo!

MIMMO

(si siede, si mette la testa fra le mani e piange. Attira lo stupore di tutti, specie di Pino ch’è incuriosito) Nun è giustu. Nun è giustu! Vero diceva me patri “ cu è nato è distinato”  sugnu distinato a perdiri sempri! (Disperato) 

PINO

Mi scusi il disturbo, picchì chianci? È triste, perché devo morire?

MIMMO

Chi m’interessa di tia! Piango per i miei interessi, i miei soldi! L’altro giorno, ho seguito una causa al tribunale. Una famigghia a casa affittata era china di debiti cu padrone di casa, proprio comu vuatri. u maritu morto in un incidente. U padrone, giustamente vuliva i so piccioli. Le donne, non lavorando nun putivano pagare. Il giudice ha dato ragione alle donne che non avendo come pagare, non pagavano! (A Pino, gli s’illumina il volto. Mimmo piange) tutti i soldi chi mi aviti a dari d’affitto, pi curpa tua ca devi crepare, nun li pozzu cchiù aviri (Esplode a piangere) disgraziato destino. Portu ‘na stidda in frunti, di essere sfortunato.

PINO

(è felice. Fa il dispettoso, girandogli attorno come un bimbo che saltella. Canta a cantilena) non ti pago…non ti pago…non ti pago… (Mimmo piange ancor di più. Bussano alla porta)

DOTTORE

(Apre Grazia, entra il dottore con una carpetta. Vede Pino che gira felice attorno Mimmo) Buongiorno a tutti! signor Baretta, sono tornato per darle una bella notizia.(Pino continua a saltellare. Mimmo si dispera) A seguito dei tanti omonimi in paese, ho cambiato la sua cartella con un paziente che ahimè, è in grave situazione. Le dico con molta gioia, (Urla) lei non deve morire!! (Mimmo smette di piangere, si frega le mani. Pino si ferma, smette da ridere. Da la carpetta a Grazia) questa è la sua. mi ridia quella sbagliata. signori, scusate per l’inconveniente. Signor Baretta, le auguro una lunga vita felice (Esce)

PINO

(Dispiaciuto) Felice? Ora, cu l’havi i piccioli pi pagari a chistu? (Mimmo fa una risata sarcastica. Prete e Grazia, trattengono Pino che vuole correre dal dottore) Dutturi, vogghiu moriri. Mi dassi cocchi cosa pi moriri subito subito subito!

PRETE

Calmati. Pino Grazia, avete sentito? Questo è un miracolo!

GRAZIA

(Disperata) Chista è ‘na disgrazia! ora dunni li truvamu i soldi pi pagare? Quindi ora…(Quasi piange)

MIMMO

(Con cantilena, gira attorno Pino, allegramente) ora tu mi paghi…ora tu mi paghi…ora tu mi paghi…(Fine cantilena) E subito puru! Parrino, capisco bisogna essere buoni cu cori granni, però, (Si riferisce a Pino) certa gente si merita a testa tagghiata!

PINO

(Si tiene la testa spaventato) no, a testa no,  soffro di cervicale!

PRETE

Buon uomo, si calmi. Inutile arrivare a tanto! la calma è virtù dei forti. A quanto ammonta il loro debito? Posso pagare io, così per dare una mano. Come dice Cristo Gesù, “ più amore nel dare che nel ricevere” Quanti soldi vi devono?

MIMMO

Un anno di casa. Cinqu mila euro!

PRETE

(Meravigliato) Quanto! Cinqu mila? Si avissi ‘sti piccioli, mancu parrinu mi faciva. Mi spiace figliuoli, viditivilla vuatri!

PINO

(Ironico) Grazie parrino, lei è un angelo. Facemu ‘na cosa…visto ca nun moru cchiù, videmu di trovare cocchi cosa di soldi e ci pago almeno sei mesi. Va bene?

MIMMO

Sei misi? I vogghiu tutti i soldi! Quannu nun putiti pagari i debiti, chi ci campati a fari?  Sparativi!

GRAZIA

Pozzu capiri ca stamu ritardannu, però nun è giustu ca ni tratta così! A curpa mica è nostra si travagghiu nun ci nnè cchiù. O manciamu, o pagamu. Un po’ di rispetto!

MIMMO

A curpa è mia si travagghiu nun ci nnè? (Adirato si avvicina per litigare, il prete si mette in mezzo. Cerca di dargli schiaffi o calci. Pino si ripara dal prete) si furtunatu ca nno menzu c’è u parrinu, se no ti scanno. Parrinu, si chistu nun mi paga entro oggi, fazzu scoppiare a bomba!!

PRETE

(Gli s’illumina la mente. Prende cellulare.) bomba? Hai detto bomba? Oh yes! (Pigia dal cellulare e parte “ bomba” per almeno 60 sec. Il prete si diverte a ballare,  invoglia gli altri a ballare)

MIMMO

(Meravigliato) taliati che beddu. U parrino ballerino c’è? complimenti!

PRETE

amo la musica. sin da piccolo, volevo fare il ballerino. Volevo studiare, volevo essere il più grande, il più bravo, il migliore! (Quasi un po’ dispiaciuto) Ma poi, ricevetti la chiamata del Signore ed eccomi qua!

PINO

Si mittiva u telefono fuori posto, u Signore nun la trovava e si faciva ballerino

PRETE

No no, u stissu cuntentu sugnu! A Dio, non si può dir di no! però, nessuno mi vieta di essere un prete ballerino! (fa un giravolta su se stesso) 

MIMMO

Bravo, complimenti! Mi fa piacere. (A Pino) turnamu a nuatri! Ritornu a navutru poco e mi vegniu a pigghiu i soldi o, resto cca e mi li dai subito?

GRAZIA

(Si guarda confusa con Pino)‘na domanda di riserva, nun c’è?

MIMMO

(Impazzisce) basta, già mi siddio! Nun vogghiu cchiù aspittari. Vogghiu i me soldi o ci l’hai, o nun ci l’hai! (Il prete cerca di calmarlo) parrino, lei si facissi i cavoli propri, se no, (Evidenzia il pugno della mano) u cunfessu io! …allora Pino, chi mi rispunni? Mi dai ora ‘sti soldi, o fra poco?

PINO

(Non sa che dire) e sssstttbbbbccc…boh!

MIMMO

(adirato) Pino, nun mi pigghiari pi fissa! Nun ti pigghiari gioco di mia, picchì fazzu ‘na strage. Ammazzo a tutti, e i perdo a piacere mio i soldi!

PRETE

Stai calmo! La calma è la virtù dei forti. Bisogna essere comprensivi, verso chi ha meno di te. Comunque, vieni via con me. cercheremo di risolvere qualcosa. (Lo prende sottobraccio)

MIMMO

Va bene, per ora mi nni vaju. Pino, io sugnu comu un fantasma. Senza chi mi aspetta, ti fazzu l’apparizione! …(Il prete li benedice col segno della croce, ed escono)

PINO

(Disperato, parla con Grazia) ti rendi conto ca semu nne guai? Semu rovinati! Cu tutti ‘sti debiti comu si fa a campari? Travagghiu, nun esisti cchiù. L’esigenze pi campari ci sunnu. I debiti aumentano! (alza lo sguardo al cielo) Signuri, chista vita è? nun si po’ ghiri cchiù avanti così! Io nun sugnu destinato a morire. Sugnu destinato a soffrire! Si, soffrire. Chistu è u me destino. Fussi cosa di ammazzarimi veramente, (Si rivolge a Grazia) almeno nun pagati cchiù i debiti, e u stato ti da a pensione. Come fazzu, comu fazzu! Mi manca u coraggio pi fallo. (con la testa fra le mani)

GRAZIA

(con compassione, si avvicina a Pino, gli mette una mano sulla spalla e con voce afflitta) Pino, non fare così, per favore. Se vuoi, ti ammazzo io! (Pino alza lo sguardo verso di lei, incredulo. Alza le spalle come a dire, “roba da pazzi!”.)

CAMILLA fuori scena

Si, buongiorno! Ma duna a mia, ci la dugniu io. È amica mia, a signora.  (Bussa. Grazia va ad aprire. Ha un sacchetto con la bottiglietta del veleno e del pane) Ciao Grazia. ‘sta busta è vostra. C’era u postino ca la stava imbucando, ci dissi di darimilla ca ti la dava io. (Da la busta a Grazia)

GRAZIA

Oh Grazie! (Legge la lettera e si avvia verso il centro. Camilla resta davanti la porta) Per la mia dolce Ninetta. Chistu è u ‘nnamuratu di me figghia. Ora ci la dugniu. (Nota Camilla davanti la porta) Camilla, chi fai docu? Trasi!

CAMILLA

No, nun vogghiu disturbari! Tanto, vado via subito. Vinni pi dariti a…

GRAZIA

Quali disturbo!(con la mano, le fa cenno di entrare) dai, su Camilla. Vieni!

PINO

Io, vaju da dintra. Mi riposo un poco! (Esce)

GRAZIA

Vai vai, Pino. (Disperata) ahi ahi, quannu hava a canciari a me vita? Boh! (Le due donne si siedono)

CAMILLA

Chi c’è, Grazia? Chi successi?

GRAZIA

U patroni di casa, ni detti l’ultimatum pi pagari a casa entro stasera. Dicu io, comu facemu.

CAMILLA

Soru mia, semu tutti arrivati cu culu a terra! Si u statu nun fa cocchi cosa, ni ammazzanu unu cu l’avutru, pi campare!

GRAZIA

(Disperata) gira e rigira si dicinu sempri li stessi problemi. Cu picca cu assai, semu tutti consumati!

CAMILLA

Appunto! (Prende la bottiglietta del veleno) Teni. Chistu è u veleno di surci. Basta un poco nall’acqua, ci resta siccu entru cinqu minuti.

GRAZIA

(Prende la bottiglietta e l’apre) nun facemu ca fa puzza e mi avissi ad infettare casa! (l’odora)

CAMILLA

Ma quali puzza! …u senti? Nessun odore. Pari acqua.

GRAZIA

Vero. Mi aspettavo di peggio. Aspetta ca chiamo a me figghia ci pensa idda. (La chiama) Nina…Ninetta! Veni cca. (La ragazza entra) chi fai, sempri nna to stanza? Statti puru cca, cu nuatri!

NINETTA

Sto nella mia stanza, picchì sto su facebook con gli amici. Ho mille amici, che mi aspettano!

GRAZIA

Mille amici su feicchibucche? …ma io, sempri sula ti viu! (la ragazza si annoia. L’esibisce la lettera) Comunque, cca c’è una lettera pi tia da parte del tuo zito.

NINETTA

(Con gioia, le strappa la lettera dalle mani a Grazia) Vero? Dammela! (La apre e legge con passione) si, è u me zitu!

CAMILLA

Guardala nall’occhi a to figghia, ci brillano dall’emozione!

NINETTA

(Inizia a leggere con passione) Caro amore mio, quando ci si innamora, si apre la mente, lo spirito e la voce del cuore. Nella lettera che mi hai mandato, vorrei sapere con tanto amore da parte tua, come cazzarola scrivisti, araba? Nun si capisci nenti (Camilla e Grazia, si guardano esitanti) evitiamo di parlare con la voce del cuore, e sintemunni con la bocca. Questo è il mio numero personale  (è felice)… che bellu u so nummaru! (Legge) 328…(Mugugna) mamma, vado di là!

GRAZIA

Aspetta! Si deve mettere ‘stu veleno nall’acqua, pu surci.

NINETTA

Lo faccio dopo. Ciao! (Entra in casa)

CAMILLA

Chi ci vo fari? È normale quando si è innamorati! (Passa il topolino da un lato all’altro) Grazia, u surci sta passannu!

GRAZIA

Si c’era me maritu, manco pi vuci putiva fari!

CAMILLA

Pari stranu, sentiri diri ca un omu si scanta di un surci nicu. (Si sente l’urlo di Pino fuori scena. Ripassa il topo, torna dall’altro lato)

PINO

(Entra vestito con tuta e scarpe da ginnastica) Buttana da miseria, ‘stu surci, mi fa scantari sempri! …Signora lei cca? U purtà u veleno?

GRAZIA

Si, mi lu detti! (gli fa vedere la bottiglietta) u vidi? Ora, sistemu tuttu io. Ma tu chi fai vestito da ginnastica?

PINO

(Inizia a saltellare e fare movimenti ginnici) vado un po’ a correre. Vado a fare un po’ di futting, e mi rilasso! …con permesso, mi nni vaju a futtingare. Bau bau(Esce di scena)

GRAZIA

Stai attento! …(Gli urla da dentro) nun fari tardi, ca fra poco si mangia!

CAMILLA

(Si alza) Grazia, io puru mi nni vaju. Pigghiavu u pane, ora accatto un poco di salumeria e pi oggi si mancia.

GRAZIA

Io vaju a metto u tendone nna stanza da letto e preparo pure. Si lu vidi, è una cosa di lusso! Mi lu detti me matri, ‘stu tendone. Ricamato all’antica!

CAMILLA

(Entusiasta) Vero? Amo u ricamu antico!

GRAZIA

Veni, ca ti lu fazzu vidiri! (La bottiglietta la lascia sul tavolo) Chista a lassu cca. (Escono di scena. Parla con Ninetta) Veni cca Nina, dunni vai? ti pari ca tu manciamu u zitu? Po’ ristari, nun ci interessano i to discursi. Supra u tavolo c’è u veleno pu surci. Mettilo in acqua.

NINETTA

(Entra) va bene, ci penso io! (Parla con sdolcinatezza ) amore, sei sempre lì? – si, ho cambiato stanza, per non farmi sentire da mia madre! …si, è vero! Ma tu mi ami…ma quanti mi ami? Mi pensi, ma quanto mi pensi? Mi sogni, ma quanto mi sogni? (imbarazzata parla a tratti) amore…ma che…ma che domande mi fai? Ma chi tu? mi vergogno! Dalle orecchie? Si certo che sono ancora vergine. Mi vuoi fare il buco? No, me patri nun voli, è all’antica. Dice che mi posso fare il buco, dopo il matrimonio. Stai tranquillo amore, il buco per gli orecchini me lo fai dopo il matrimonio. (entra il topolino, si va a fermare sulla ciotolina posta ai piedi della poltrona, dove l’aveva lasciata Pino. Consiglio: questo dettaglio, lo si può curare attaccando il topo ad un filo di acciaio duro e poterlo muovere da dietro le quinte come si vuole) ancora cca è ‘stu surci! …Si amore, abbiamo in casa un topolino, che ci rompe. Aspettami! (posa cellulare sul tavolo. Topo scappa di scena) ora ci penso io pi tia! (Prende la bottiglietta, ne versa tutto il contenuto nella ciotolina) chistu veleno è? pari acqua! (La riposiziona a terra, sotto la poltrona. Prende cellulare) Eccomi amore. Si, ho creato la trappola per incastrare il topo. Havi a fare a morte du surci! (Rientra in scena Grazia e Camilla che parlano delle tende) Vado di là, mamma (Scappa)

GRAZIA

Vatinni scappa, se no, o zitu ci arrifridda aricchia!

CAMILLA

(Ridendo) lassala stari poverina! Si tu avissi a parlari cu zitu, ti piacissi ca altri ascoltassero i to discursi?

GRAZIA

Giustamente!

CAMILLA

Amunì, mi nni vaju ca si fici tardi. (Si baciano) ni videmu! Ora, aspetto a tia a me casa!

GRAZIA

(Accompagnandola alla porta) va bene, non mancherà tempo e, mi vegniu a pigghiu u caffè, a to casa. Buona giornata! (Camilla esce di scena. Chiude la porta e rientra. Parla tra se) chi priparo pi manciari? Ogni jornu, sempri i stissi problemi. in frigo c’è u pollo di ieri sera, u riscaldo e nu manciamu. Ci dugniu una scopata a terra, tanto nun ci voli nenti a riscaldarlo, u tempo chi torna chiddu di curriri. (Si procura una scopa, inizia a spazzare a terra) si nun mi movu io dintra ‘sta casa, parissi un porcile! I pidocchi ci facissi arrivari in testa, a tutti. (Accentua per farlo sentire alla figlia) A tutti! (Nota la ciotolina a terra) Talìa chi c’è cca, a lasciò a terra china d’acqua. tantu a schiava ci l’havi chi rassetta. (Stava per bere, squilla il telefono non beve più. La riposa a terra della poltrona. Va a rispondere) Pronto? Ciao Antonella! Come va? – solita vita. Debiti, problemi e senza lavoro! – si, certo ca sugnu sula. Me maritu è uscito a futting e me figghia e nna so stanza. Dimmi. – no, ma chi mi dici? Veramente? Quannu, stanotte ficiru a fuitina? – famigghia consumati!-  ci curpa so matri. a so figghia si l’havia a teniri menzu i cosci. A puzza chi havi dintra da casa, veni u schifo. Importante ca la signora si veste, si trucca e nesci. Schifio! – Picchì d’avutra Tanina, sempri in giro a sparrari genti. Dico, i cristiani nun hannu chiffari? E Mimma? Da matina a sira, sempri darreri i finestre a taliari cu trasi e cu nesci da casa di cristiani! …(Rientra Pino, stanco e sudato, lascia la porta aperta) ti lascio turnà me marito. Ciao, poi continuiamo a sparlare i genti. Ciao ciao! …(A Pino) ti rilassasti?

PINO

(Affannato) fammi ripigghiari! (Fa respiri profondi) mentri caminava…mi successi una cosa grave grave,  ma bella!

GRAZIA

Chi ti successi?

PINO

Mentre facevo futting, una fimmina chi guidava, parlava o cellulare. (Mima il gesto) dico, se io nun era veloce a spostarmi, mi acchianava di supra ca macchina! Ci mancava picca e avissi murutu! Grazie a chistu, capivu ca sugnu fissato. U parrinu ragioni havi. Il destino, non esiste! S’ero destinato c’havia a moriri, muriva! (Con gioia) invece eccomi qua

GRAZIA

Ti sei convinto ca eri fissato? Finalmente, ti livasti a fissazione ca nascisti destinato. Ora, l’unico problema è risolviri chidda du patroni di casa!

PINO

Ora videmu comu risolviri ‘st’altra cosa. Intanto chiamo o parrino, gli annuncio che non sono più fissato! (Va al telefono e chiama con gioia) pronto? Sono sempre Pino…pinot di pinot. Mi passa u parrino.

VOCE FEMMINILE AL TELEFONO

Un momento che glielo passo

PRETE  al telefono

Pronto?

PINO

Parrino, sono Pino! comu mai, nun c’è cchiù musica?

PRETE al telef.

Licenziavo i cantanti! (Stufo) chi cosa vo? Sei una camurria figliuolo! Di quali morti a moriri ora? Ti truvaru una sarda salata nel cervello?

PINO

No! l’ho chiamato, picchì vuliva festeggiare con lei ca nun sugnu cchiù fissato cu destino. Il destino, non esiste! Non devo trapassare più!

PRETE al telef.

(Con gioia) alleluia, sono felice di questo! vengo subito a ballare con te!

PINO

(Chiude telefono. È felice) Grazia, mi sento cchiù tranquillo cchiù sereno. ‘stu particolare ca mi capitò, mi ha aperto la mente. nun bisogna essere fissati su un qualcosa ca mancu esiste! (Prende la ciotolina con l’acqua e si siede in poltrona) Sugnu felicissimo. Oggi per me, sarà una nuova vita! Staju cripannu di la siti! Finalmente acqua. l’acqua allunga la vita!

NINETTA

(Entra con gioia, gira su se stessa con aria di chi è innamorata) Mamma  papà, devo darvi una bellissima notizia! (Pino alza la ciotolina agli occhi di Ninetta, come a voler brindare la sua gioia. inizia a bere. Ninetta lo nota ed urla) Noooooooooooooooo! (Si mette le mani ai capelli, disperata)

PINO

(Soddisfatto della bevuta, si lecca le labbra e si asciuga con braccio) Signuri ti ringrazio che gran bevuta! Dopo una bella corsa, st’acqua mi detti a vita! (Erutta) l’acqua è la fonte di vita. Questa ciotola è la mia vita!

GRAZIA

Ma chi hai, Ninetta? ‘sta bella notizia, ce la dai o nun ce la dai?

PINO

(Felice) gioia mia, dacci ‘sta bella notizia. Dammi, questa botta di vita, dai!

NINETTA

(Con disperazione) appena ti lu dico, a botta a tia ti veni!

PRETE

(Entra il prete con aria molto allegra. Lascia porta aperta) allegria, allegria fratelli e sorelle! (schiaffeggia Pino, amichevolmente) Finalmente, ta livasti a fissazione che il destino non esiste! Allegria, allegria a tutti!

NINETTA

(Sempre più triste) Che allegria e allegria parrinu! Chista è una disgrazia!

PRETE

Che dici Nina! Oggi, tuo padre è rinato nella gloria di Dio. Nella verità! No, alle menzogne del mondo. Allegria! Festeggiamo la sua nuova vita

GRAZIA

Ninetta, mi vo fari capiri picchì parli così? Picchì hai ‘sta faccia di cadavere?

NINETTA

Sugnu così triste, picchì l’acqua ca si biviu u papà, era…(Viene interrotta dall’entrata di Mimmo)

MIMMO

(entra con aria spavalda) è permesso! Buongiorno a tutti. arreri cca sugnu Pino! U vidisti? Sono stato puntuale, ti fici l’apparizione patronale. I priparasti i soldi?

PRETE

Un momento figliuolo! Siamo qui per festeggiare la nuova vita di Pino. anticchia di pacenzia.

MIMMO

Visto ch’è così, puru io voglio festeggiare la sua vita! Anche picchì, si avissi murutu, io avissi persu tutti cosi. Invece, ci sei andato futtutu, caro Pino! (Ride)

PINO

Grazia, mu pigghi un poco di bicarbonato? Haiu, acidità ‘nto stomaco.

NINETTA

(Quasi piange) Papà, nun è acidità! È cchiù forte!!!

PINO

Chi cosa è?

PRETE

Acetone?

GRAZIA

Acido lattico?

MIMMO

Acido muriatico!

NINETTA

(Dispiaciuta, piange) no. papà l’acqua ca ti bivisti era… (fa un respiro profondo di naso) papà l’acqua ca ti bivisti era (Respiro profondo di naso) papà l’acqua ca ti bivisti era (Respiro profondo di naso)

PINO

E basta! Cu tutta ‘st’acqua ca mi stai facennu biviri, mi stai allagando, oh! … L’acqua ca mi bivivu, com’era?

NINETTA

(Piange) Com’era? …era velenu di surci! U capisti? Veleno, anzi, velenissimo era papà!

PINO

(In un primo momento non comprende) veleno? mi pariva una cosa cchiù grave! (Dopo qualche secondo, balza in aria e balbetta) coco…coco..mu dici dici sti, veve lele toto…veve lele toto…veve lele toto…tototo po? (La figlia annuisce piangendo. Pino inizia ad avere le convulsioni. si viene a creare, una confusione totale per aiutarlo. Pino quasi prima di morire, vede passare per l’ultima volta il topo, con poca voce dice) Puh curnutu, a fini du surci fici! è vero, ogni nato è destinato (Muore. Grazia e Ninetta di abbracciano e piangono)

MIMMO

(Constata la morte di Pino) Chistu veru muriu! (Piange) ristavu futtutu e bastuniatu! Quannu si nasci distinati nun ci po’ nenti (Si unisce alle donne e piange) per favore, mi posso unire a chianciri cu vuatri. Da solo, mi vergogno! (Si abbraccia alle donne e piangono tutti e tre. Il prete, resta impassibile non sa che fare. Bussano apre il prete, entra Camilla)

CAMILLA

Buongiorno a tutti. Grazia, mi scurdavu a dirti ca…(Nota il pianto delle donne) Chi successi Grazia?

GRAZIA

(Piangendo) me marito… me marito è morto… di topofobia! (Piange. Camilla si stringe al dolore delle donne)

MIMMO

(piangendo) Signora, mi nni vaio. Ci faccio le mie condoglianze (Va davanti Pino morto e gli sputa) Puh, curnutu! Tutti i piccioli mi facisti appizzari! (Il prete lo sgrida e gli fa segno di inginocchiarsi e farsi il segno della croce. Mimmo esegue. Si alza, sputa a Pino e va via piangendo)

 

CAMILLA

(con voce che sa di pianto) Grazia, condoglianze. L’unico conforto ca ti pozzu dari è, diriti cu ‘sta crisi chi c’è, sei stata pure fortunata. Ca morte di to marito, ti livasti di soffriri. Invece, me maritu ancora nun s’ammazzatu! (Piange)

GRAZIA

(Smette di piangere, è felice)Vero, mi l’havia scurdato! Morte sua, pensione mia! (Bacia Camilla) su Camilla, nun chianciri. Festeggiamo!  

PRETE

Si, festeggiamo il suo ingresso nel regno dei cieli. Laddove non esiste sofferenze, ne tribolazioni, ne lavoro

GRAZIA

Disoccupato di vivo e disoccupato puru di morto. (piange)

PRETE

Come dicevo… una vita ricca di tanta gioia e di luce, ma soprattutto una vita paradisiaca. E poi, la morte non è sinonimo di pianto. Dai forza, basta piangere. Diamo il nostro saluto a Pino, dando il suo ingresso nei cieli (Prende cellulare e pigia) con la musica!!!! (Parte la base di Stayin’ Alive” il prete s’improvvisa john travolta, mentre gli altri ballano davanti Pino morto. Cala il sipario)

FINE

 

www.giovanniallotta.it