OLIMPIADI
Commedia in tre atti
di ALESSANDRO DE STEFANI
PERSONAGGI
GIANNETTO TADINI
AMBROGIO DERNA
REMO DALMAZZI
FABRIZIO LUPI
SIGURD HARLSSEN
RONALD BURNS
ENEA FAGOLA
BILLI GAI
MATE ELLERO
NORA ANSELMI
UN MAITRE D’HOTEL
UN FACCHINO
UNA CAMERIERA DANESE
UN FRANCESE
UNO SPAGNOLO
UN INGLESE
UN BARMAN
ATLETI DI TUTTE LE NAZIONI
SIGNORINE CAMPIONI
MASSEURS
ONDINE
COMMISSARI
A Copenaghen durante le Olimpiadi
Commedia formattata da
ATTO PRIMO
Un salottino d'albergo stile modernissimo.
(All’alzarsi del sipario un maitre d'hotel entra con Ambrogio Derno, che è in berretto da viaggio, mollettoni, soprabito. Un facchino segue i due con una grossa valigia che posa: poi esce).
Maitre - On pourrait piacer un Ut dans cette pièce... C'est tout que nous pouvons faire...
Ambrogio - C'est bien désagréable. Mais vous navez pas regu des intructions?
Maitre - Oui, mais chaque nation a envoyé des doublures inattendues et nous sommes dans Vimpossibilité... Copenaghen na plus un Ut libre, monsieur.
Ambrogio - E va bene. Metta un po' il letto qui. Et dites aux messieurs qui sont en bas de monter.
Maitre - Bien, monsieur. (E fa per ritirarsi).
Ambrogio - Un momento. Un moment. These doors... Ces deux portes sont fermées, bien entendu.
Maitre - Non, monsieur. Celui-ci est un appartement: salon, salle de bain, et deux chambres à coucher.
Ambrogio - Ma allora chi ci dorme? Qui est-ce qui conche là dedans?
Maitre - Aucun danger: ces sont des gens de votre équipe et du méme sexe. Vous pouvez ètre tranquille,
Ambrogio - Va bene. Grazie. Thank you. Danxe schon. (Il maitre esce. Ambrogio va nello stanzino da bagno).
Maitre - (ricomparendo dal fondo e facendo entrare Giannetto Tadini, Remo Dalmazzi e Fabrizio Lupi) Votre capitain vous prie d'attendre ici. Vos chambres sont les 25, 26 et 27. Tout en face du couloir. Les bagages sont déjà montés. (E si ritira).
Giannetto - (a Fabrizio) Come ti senti tu? I muscoli?
Fabrizio - Lascia stare i muscoli. Ma il cavaliere dove s'è ficcato?
Ambrogio - (di dentro) L'acqua calda... Veau chaude...
Giannetto - Quello si sta ripulendo. Andiamo anche noi a fare lo stesso. Che si aspetta qui?
Ambrogio - (di dentro) Ma è uno schifo... Ueau chaude que je vous disi (E compare da sinistra, scamiciato, bagnato e fremente) Mai visto una roba simile... (Vede i tre) Dov'è andato il cameriere? Suonate il campanello. (Fabrizio suona) L'acqua calda è gelata. Come si può fare a lavarsi? (A Giannetto) Tu che camera hai?
Giannetto - Venticinque. In faccia.
Ambrogio - Va un po' a vedere se in camera tua...
Giannetto - Subito, cavaliere. (Ed esce dal fondo).
Ambrogio - Non è che mi dispiaccia l'acqua fredda: tutt'altro. So che è igienico, ma mi dà dei disturbi... (La porta di fondo si apre e compare il facchino) Ehi, l'acqua calda è fredda... (Il facchino non capisce una parola e resta imbambolato) Ueau chaude est glacée!
Facchino - Hvad foler Dem?
Ambrogio - The water is not cald. Calda! Calda!
Facchino - Hvad foler Dem?
Ambrogio - E vat feuler dem tu! (Il facchino si allontana),
Fabrizio - Lei, cavaliere, che camera ha?
Ambrogio - Io dovrei dormire qui, alla meglio. Ma se c'è questa storia dell'acqua...
Giannetto - (ricomparendo dal fondo) In camera mia è bollente...
Ambrogio - Io trasloco allora... Portatemi le valigie. (Rientra nello stanzino da bagno a riprendere la sua roba, mentre i tre giovani prendono le valigie) Trasloco subito! Se non ti dispiace s'intende. E poi, anche se ti dispiacesse, a te l'acqua fredda fa bene. Sei in allenamento.
Fabrizio - Com'era la tua camera?
Giannetto - Migliore di questa, si capisce. Andiamo, su! (Escono tutti e tre dal fondo: Ambrogio ricompare da sinistra con quello che s'era tolto per lavarsi e li segue. Dal fondo entrano due facchini col letto che dispongono in un angolo della stanza: una cameriera prepara le lenzuola. Dal fondo rientra Giannetto con la propria valigia) Io vorrei un cuscino duro. (La cameriera lo guarda stupita senza capire) Ah, già! Bella città Copenaghen! Serr schon! Io, Rome, Italien! (Mimica corrispondente: la cameriera appare entusiasta).
Cameriera - Oh, Rome!
Giannetto - E allora cuscino... coussin... dur... (Fa la mimica corrispondente: la cameriera cerca di capire e poi dai gesti crede che Giannetto voglia un sonnifero per dormire ed è felice di poterlo accontentare e corre via) Meno male. (Dal fondo compare Ambrogio).
Ambrogio - Cos'hai detto, che era bollente? Fredda, gelata anche lì.
Giannetto - Ma se ho provato io...
Ambrogio - Ti giuro...
Giannetto - Ma che rubinetto ha aperto lei, cavaliere?
Ambrogio - Quello dell'acqua calda, dov'è scritto « kalt ».
Giannetto - Quello vuol dir freddo. Vada, vada.
Ambrogio - Kalt, freddo? (Via. Intanto è comparsa la cameriera che con un gesto grazioso porge un tubetto a Giannetto. Giannetto lo esamina stupito).
Giannetto - Veronal? (La cameriera rifà la mimica fatta dal giovanotto prima: Giannetto capisce) Va bene: grazie dell'intenzione. (La cameriera esce) Un tubetto di Veronal per un cuscino duro, non c'è male! (E comincia a disfare la propria valigia. Bussano) Avanti! (Entra Remo) Che vuoi?
Remo - Non hai portato un manualetto di conversazione italo-danese?
Giannetto - Io no, perché ?
Remo - Volevo una spazzola per i vestiti...
Giannetto - Tò, piglia la mia.
Remo - Sai che Fitzmaurice pare che non ci sia. Che sia malato? Allora, capirai, i quattrocento metri sono miei. Gli altri me li mangio tutti
Giannetto - Vorrei vedere che non sapessi fare neanche questo... Cosa credi d'esser venuto qui per fare un viaggio di piacere?
Remo - C'è Ebert, però, e Grampierre...
Giannetto - Ma se li hai battuti anche a Budapest.
Remo - Non dico di no. Ma Grampierre ha uno scatto in partenza.
Giannetto - Finiscila! Ma se fai sempre così per darti più arie dopo la vittoria.
Remo - Posso prendere l'acqua di colonia?
Giannetto - Non vuoi altro? Sapone per la barba? Fissativo per i capelli? Senza complimenti...
Remo - Si va alla Legazione, oggi?
Giannetto - Io non so. Domanda un po' al cavaliere.
Remo - Io farei un sonnellino. In treno ho dormito male.
Giannetto - E tu riposa. Vuol dire che se c'è da muoversi, verrò a svegliarti.
Remo - Va bene. A più tardi. (Esce dal fondo. Giannetto continua a tirar fuori la sua roba, porta gli arnesi da toilette nella camera da bagno. Va e viene: quando è di là in bagno, ed ha chiusa la porta, dal fondo entrano Billi e Mate in costume da viaggio. Billi si dirige verso la porta di destra quando vede il letto).
Billi - Oh, di': hai visto? Hanno messo un letto qui.
Mate - E c'è della roba. Roba da uomo...
Billi - Come?
Mate - Sì, cara! Non c'è dubbio. Guarda.
Billi - Ma è vergognoso. E noi dovremmo passare di qui? Io protesto. Non rimango lì dentro.
Voce di Giannetto - (dal bagno) Oh, ragazzi; non toccate i miei pantaloni, vi raccomando. Hanno la piega.
Billi È lì.
Mate - È un italiano.
Billi - Va bene, ma non è una ragione...
Mate - Che vuoi fare?
Billi - Intanto protestare.
Mate - Sarà uno dei nostri: della squadra.
Billi - Non ne dubito: ma capirai che avere un uomo nella stanza accanto...
Mate - Hai paura che turbi i tuoi sonni?
Billi - Se non russa, non mi turba affatto, sta' pur certa.
Mate - E allora! In albergo c'è sempre qualcuno nella stanza accanto!
Billi - Che ragione! Qui siamo nello stesso appartamento. Il bagno è in comune. Io non mi sonò ancora lavata e lui ha già occupato il bagno. Lo senti? Alla mattina bisogna traversare questa stanza. Farsi vedere...
Mate - Sei straordinaria, Billi, parola d'onore! Non sembri più neanche tu!
Billi - Perché? Cosa credi che sia, io?
Mate - Passi la vita in costume da bagno. Non c'è giornale italiano od estero che non ti abbia riprodotta, sì, insomma, come sei!
Billi - Per forza! Se sono campione di nuoto non mi farò mica fotografare vestita da alpinista!
Mate - E tutt'a un tratto ti prendono gli scrupoli perché la mattina un uomo può vederti in accappatoio.
Billi - Intanto verifica se le serrature delle nostre porte funzionano.
Mate - Ma che t'è venuto? L'ossessione? (Guarda la porta) Qui c'è il catenaccetto.
Billi - Meno male.
Mate - Qui non c'è niente, invece.
Billi - È la stanza tua: non m'importa.
Mate - Oh, io non ho paura. (Intanto dallo stanzino da bagno si sente canticchiare una canzonetta in voga).
Billi - Chi sarà?
Mate - Vuoi che guardi dal buco della serratura?
Billi - Tu, così riservata, che ti piglia ora?
Mate - Sono all'estero, cara.
Billi - Ah, già: tu è la prima volta che passi la frontiera. E allora...
Mate - Uno sente un non so che: vorrebbe fare delle cose bizzarre.
Billi - Sii seria: pensa a vincere la tua batteria, cerca di entrare in semifinale, e accontentati. Sarà già una cosa bizzarra.
Mate - Adesso non far la mala lingua, Billi.
Billi - E poi che cosa restiamo a fare, qui? Non possiamo andare in camera nostra?
Mate - Oh, bada che tra le nostre due stanze la porta di comunicazione non ha chiave.
Billi - Di te mi fido.
Mate - Sì: ma siccome la mia porta non ha catenaccetto, il bruto, infiammato dalle tue grazie, prima entra nella mia stanza, poi apre la porta di comunicazione e piomba su di te...
Billi - Quanto sei sciocca! Non pensi ad altro tu?
Mate - Io? Non mi passava neanche per la testa. Sei stata tu a voler verificare la chiusura, ed attribuire a quel povero bagnante delle intenzioni...
Billi - Vuoi saperlo? È stato perché stanotte in treno ho avuto un'avventura.
Mate - No?! Di che genere?
Billi - Epistolare.
Mate - (delusa) Ah?!
Billi - Mi ero alzata e l'inserviente aveva rifatto il letto: rientro nello scompartimento: sulla tavoletta c'è una lettera.
Mate - Hai fatto colpo sull'inserviente dei vagoni-letto!
Billi - Ma va. La lettera aveva la carta intestata.
Mate - Compagnie Internationale des Vagons-lits.
Billi - C'era una corona nobiliare.
Mate - E diceva...?
Billi - Diceva: assisterò alla sua gara a Copenaghen. E dopo la sua vittoria mi permetterò di venire ad ossequiarla e a dirle la mia infinita ammirazione.
Mate - Quello era uno scandinavo...
Billi - Come lo sai?
Mate - Dal tono. Più freddi di così...
Giannetto - (dallo stanzino da bagno). Ehi, briganti, chi mi porta l'acqua di colonia? È nella valigetta piccola.
Mate - Hai sentito? Nella valigetta piccola.
Billi - È quella lì.
Mate - (aprendo la valigia e togliendone la bottiglia) Ecco.
Billi - Di': non avrai mica il coraggio...?
Mate - Perché? Una cortesia...
Billi - Ma quello, cara mia, è nudo.
Mate - Già. Io penso sempre al costume da bagno e invece...
Giannetto - (di là) Sbrigatevi! Non c'è nessuno? Se ci sei batti un colpo. (Mate si avvicina alla porta del bagno, con la bottiglia dell'acqua di colonia e batte un colpo) E allora, su, presto. Se no, come faccio?
Billi - (ironica) Povero cocco, come fa senz'acqua di colonia? (Vedendo che Mate ha posato la mano sulla maniglia) Ma di': sei pazza? Che fai? (Mate le fa cenno di stare zitta: poi apre piano piano la porta e introduce appena
la mano con la bottiglia. Poi la ritira senza bottiglia. Lascia la porta socchiusa. Ora la voce di Giannetto si sente più distintamente).
Giannetto - (di là) Grazie! Chi sei? Fabrizio?
Mate - Hm...
Giannetto - Remo?
Mate - Hm...
Giannetto - (c. s.) Aspettami che tra un momento sono da te... (Billi fa istintivamente un passo verso la propria camera. Mate le fa cenno di non muoversi) Non sei andato a dormire allora? Che ne diresti se andassimo a fare due passi per il corso? Ci sarà un corso anche qui, no? Una via Veneto? Di': dammi un paio di calzini. Bianchi. Li ho messi nel primo cassetto dell'armadio. (Billi apre il cassetto, guarda i calzini, fa una smorfia di disprezzo al primo paio, il secondo le pare migliore, lo butta a Mate che ripete l’operazione: introduce la mano con i calzini) Puoi anche entrare, sai... Sono vestito... Come saranno, di', le ragazze danesi? (Smorfia d'indignazione di Billi, la quale ora, si trova accanto alla porta della camera sua, mano sulla maniglia) Io, ti confesso, preferisco le brune. Hanno più fuoco. Le biondine vanno bene al cinematografo. Ma quando devi toccarle con mano... (Billi che è bionda apre la porta ed entra in camera propria. Si sente il catenaccio chiudersi) Qui, la maggioranza sarà bionda naturalmente. Tu che ne dici? (È sulla soglia del bagno in mutande).
Mate - La prego di presentarsi vestito e di non darmi del tu!
Giannetto - (che è scomparso nello stanzino da bagno) Ignoravo... Mi scusi. Ma, per non sapere i fatti suoi, che cosa fa in camera mia?
Mate - È lei che si trova abusivamente in camera mia...
Giannetto - Ah, sì? Ora chiariremo l'equivoco. Scusi, le dispiacerebbe darmi la veste da camera che è appesa all'attaccapanni? (Mate prende la veste da camera e la introduce col solito sistema nello stanzino da bagno: subito dopo compare Giannetto) Può voltarsi...
Mate - Grazie. Rimanevo così per farle notare che sono bruna.
Giannetto - Ah?... Infatti. Dunque, mi dica, signorina, a quale fortunata combinazione devo l'onore...?
Mate - (indicando la porta di destra) Io abito lì.
Giannetto - Ah, vicini allora?
Mate - No.
Giannetto - Come no?
Mate - Se fossimo soltanto vicini io avrei potuto anche ignorare la sua presenza. E poi, scusi, per chi mi prende? Lei s'immagina che io entri a questo modo nella camera dei vicini?
Giannetto - È vero. Ma allora non vedo...
Mate - Si avvicini a quella porta. Ecco, la apra; non abbia paura: apra pure. Ficchi dentro la testa e osservi.
Giannetto - Ebbene?
Mate - Non vede niente?
Giannetto - No.
Mate - Non vede che è una stanza senza porte?
Giannetto - No: in questo, signorina, ha visto male lei. Una porta c'è.
Mate - Lo so. Ma quella dà in un'altra stanza - quella lì - che non ha porte neanche quella sul corridoio.
Giannetto - Quindi per uscire...?
Mate - Siamo costrette a passare da qui. E quello lì, dove lei si è profumato di colonia, è il nostro bagno.
Giannetto - Io sarei, insomma, ospite suo. La ringrazio della cortese ospitalità, e cercherò di arrecarle il meno disturbo possibile.
Mate - Lei si rende conto che è una schiavitù, la nostra. Se io volessi rincasare tardi la notte, uscire presto la mattina, come faccio se c'è qui lei col suo letto e...?
Giannetto - Metteremo un paravento. Le va?
Mate - Io contavo di adoperare il salottino per gli allenamenti...
Giannetto - Allenamenti? Ma lei sarebbe...?
Mate - Olimpiadi, squadra italiana! Mate Ellero, nuoto a rana.
Giannetto - Oh, ma allora... Io sono Giannetto Tadini.
Mate - Che piacere! Tadini... Sicuro! Ora riconosco, dalle fotografie.
Giannetto - Poco fa ha detto: « siamo costrette »...
Mate - Già: non sono sola. Di là c'è una mia compagna: Billi Gai, numero uno delle nuotatrici azzurre.
Giannetto - Ah, sì? E perché non si fa vedere?
Mate - Perché è bionda.
Giannetto - Ah, già! Ma che bella idea hanno avuto questi danesi di metterci insieme così, senza badare al sesso...
Mate - Billi ne è un po' indignata. Ha delle paure.
Giannetto - Cos'è? Una donna all'antica? Crede ancora che noi uomini si perda il tempo...? Ma per carità.
Mate - Veramente ho sentito che lei poco fa parlava in modo più brigantesco...
Giannetto - Se ne ricorda ancora? Io no. Sono ad un regime d'una severità! Ho un incontro durissimo, sa, qui. Gli ungheresi sono magnifici. C'è Erdoss che mi ha già battuto una volta. Si figuri se in queste condizioni penso alle donne. Come lei. Pensa agli uomini, forse, lei?
Mate - Chi lei, io, o Billi?
Giannetto - Tutt'e due.
Mate - Billi riceve delle dichiarazioni in treno...
Billi - (comparendo sulla soglia della sua porta) Potresti anche fare a meno di fare la pettegola a questo modo... (Dando la mano a Giannetto) Piacere. Inutili le presentazioni: so.
Mate - (a Billi) E tu, allora potresti fare a meno di origliare dietro la porta.
Giannetto - Non permetto che per causa mia...
Billi - Non ci badi: litighiamo sempre, dalla mattina alla sera. Siamo grandi amiche. Allora è inevitabile.
Giannetto - Prego, s'accomodino. Mi spiace di non poter offrire niente, ma...
Mate - (a Billi) Ti faccio notare che si tratta d'un collega. È campione di scherma.
Billi - La mia amica le ha già spiegato l'incresciosa situazione, diremo così topografica delle...
Giannetto - Benissimo. E allora qui, mettiamoci attorno a questa tavola, come i rappresentanti di tre grandi potenze e studiamo diplomaticamente le soluzioni possibili.
Billi - Senta: invece di fare tante chiacchiere si faccia cambiar di camera, ci restituisca la nostra indipendenza, e non ne parliamo più.
Giannetto - Le stanze dell'albergo sono tutte occupate, tanto che si è rimediato così, alla meglio...
Billi - Cambi albergo.
Giannetto - Gli informatori ci assicurano che tutta Copenaghen è al completo.
Billi - Che cosa vuole che m'importi? Passeggi: faccia a meno di dormire la notte.
Giannetto - Faccio presente che non posso, per così dire, smembrarmi dal resto della mia squadra la quale alloggia al ce Majestic » e al « Majestic » devo alloggiare anch'io.
Billi - E allora, senta, vada a pregare una cliente di sesso femminile di cederle il letto...
Giannetto - Oh, signorina! E il mio decoro?
Billi - Mandi qui una donna e vada lei al suo posto.
Giannetto - Impossibile questo. Le mie forze hanno occupato, per virtù strategica, una posizione avanzata. Tutto quel che posso concedere, in vista dei supremi ideali che perseguiamo, è un corridoio neutro dalle vostre porte al bagno, ed un paravento, del quale è lasciato al vostro beneplacito di stabilire l'altezza e la larghezza,
Billi - Signor...
Mate - Tadini. Si chiama Tadini!
Billi - Ah! Finalmente hai aperto bocca anche tu. Era ora. Andiamo: protesta. Fatti sentire... Sei interessata, mi pare.
Mate - Billi, il signore è un gentiluomo.
Billi - Ho capito. Ti sei lasciata corrompere...
Giannetto - Vogliamo procedere ad una votazione?
Billi - La finisca! Ora che ha Mate dalla sua, lei fa presto... Va bene: vuol dire che resteremo su un piede di reciproca tolleranza. Precisiamo i punti. Lei viene a riposare all'una e mezzo di notte: si alza alle sei e mezzo di mattina. Alle sette ha finito le abluzioni: sparisce e non torna più in albergo. D'accordo?
Giannetto - E questa sarebbe la «reciproca tolleranza » ?
Billi - È il meno che lei possa fare nei riguardi di due signorine che...
Giannetto - Ma lei dimentica, signorina, che io sono qui per disputare le Olimpiadi!
Billi - E allora?
Giannetto - Ma lei si propone di andare a letto quando vuole, di alzarsi quando vuole, di riposarsi insomma. Ma io, col regime da lei fissatomi, sarò uno straccio il giorno dell'incontro. Non farò che sbadigliare.
Mate - In questo ha ragione lui. Non puoi, Billi, pretendere...
Billi - Ma se ci tiene tanto a questo letto, parliamoci chiaro, vuol dire che non ha delle intenzioni pacifiche!
Giannetto - Come?
Billi - Se fosse soltanto per dormire, per riposare, come dice lei, le sarebbe indifferente riposare altrove. No: lei medita qualcosa...
Giannetto - Signorina, mi meraviglio dei suoi pensieri. Vuol conoscere i vantaggi che mi propongo?
Mate - Sì, sì: li voglio conoscere anch'io.
Giannetto - Io voglio godere della vostra compagnia...
Billi - Godere? L'espressione non è felice...
Giannetto - Alt! È la vostra interpretazione che è peccaminosa. Intendo « godere » nel senso più delicato della parola. Conversare nelle ore di ozio: offrirmi di andare a prendere il caffè quando il cameriere non si presenta, fare da interprete - immagino che le signorine non conoscano il danese...
Mate - Neanche una parola...
Giannetto - Benissimo. Neanch'io. Difenderle nel caso di aggressioni...
Mate - In fondo ha ragione: può esserci utile.
Giannetto - (a Billi) Vogliamo firmare il trattato d'alleanza?
Billi - Se lei è così ostinato...
Mate - Dopo tutto, meglio lui che un altro...
Giannetto - Grazie.
Billi - Ma, e se si viene a sapere...? È compromettente che un giovanotto...
Giannetto - Intanto siamo all'estero, poi in sede sportiva. Poi in tre. E infine nessuno saprà niente. Il trattato sarà di reciproco silenzio.
Billi - Comunque, il paravento!
Giannetto - Provvedo io.
Billi - Io chiudo la porta col catenaccio!
Giannetto - Faccia pure: precauzione superflua. Non avrei mai pensato di venire a disturbare il suo riposo...
Billi - Neanche pensato?
Giannetto - Oh, per carità! Ma cosa s'immagina lei?
Billi - Ah, perché sono bionda forse?
Giannetto - In primis. E poi campionato. Ma dove lo mette lei, il campionato?
Billi - Ha ragione. (A Mate) Allora possiamo togliere il disturbo...
Mate - Oh, va' pure.
Billi - Come? Tu vuoi rimanere? Ma non vedi che è in veste da camera? Lascialo rivestirsi.
Giannetto - Oh, per questo passo di là un momento.
Billi - Non cominciamo con i tète-à-tète. Sarebbe di pessimo gusto.
Giannetto - Vedo che avete un carattere un po' prepotentino.
Billi - Che c'entra? Allora il corridoio...?
Giannetto - Aspettate! (Va nello stanzino da bagno).
Billi - (piano e rapidamente a Mate) Di' che ti piace, andiamo! Sei vergognosa...
Mate - Io?
Giannetto - (ritornando con lo stick di sapone per la barba) Ecco: segnamo allora le frontiere. (Traccia col sapone le delimitazioni). Il corridoio intanto dev'essere uno e non due.
Billi - Come sarebbe a dire?
Giannetto - Non è possibile fare due corridoi separati dalle due porte. Una, la sua, signorina bionda e tremebonda...
Billi - Ma io non sono affatto tremebonda...
Giannetto - Diciamo prudente, allora. Dunque, la sua porta la condanniamo. Non si aprirà mai. Va bene così?
Billi - È un po' stretto.
Giannetto - Bisogna tener presente che io lo devo poter saltare.
Mate - Perché ?
Giannetto - Se no come faccio a passare di là senza violare il vostro territorio?
Billi - No: in questo ha ragione lui. Qui ci vuole la biforcazione: via per la porta d'uscita o via per il bagno.
Giannetto - Credo superfluo mettere un cartello indicatore...
Billi - Attenti alla frontiera!
Giannetto - Allora... (Bussano).
Billi - Cominciano i guai.
Giannetto - Sparite. C'è gente...
Billi - E finché qui c'è gente non potremo uscire di camera... (Ribussano).
Giannetto - Un momento. Vengo subito.
Billi - Bel divertimento. No: senta...
Giannetto - Il trattato è firmato. (Le due ragazze escono. Giannetto apre la porta di fondo) Prego, cavaliere!
Ambrogio - Fatte le abluzioni, messo un po' d'ordine alla toilette...
Giannetto - Andava bene la mia acqua?
Ambrogio - Grazie. Sto riprendendo contatto con tutti i miei allievi. Tu sai che io rispondo di tutti voi davanti al Comitato olimpionico. Le mie responsabilità sono gravi.
Giannetto - Vedrà che ci faremo onore. Si fidi di noi.
Ambrogio - No: è questo il punto. Non posso fidarmi.
Giannetto - Come?
Ambrogio - Non è mica la prima volta che dirigo le nostre squadre. No. Tutti bravi ragazzi, ma...
Giannetto - Oh, cavaliere, non dica! (In-tanto si veste).
Ambrogio - Monellacci! Uno scappa di qua, uno corre di là. Bisognerebbe avere cent'occhi. Sono andato da Gallerani, poco fa.
Giannetto - Dov'è?
Ambrogio - Al quarantotto. Sai cosa stava facendo?
Giannetto - (con un'occhiata di sfuggita alla porta di destra) Io, no. Se è qualcosa di sconveniente, non me lo dica, cavaliere. Sono cose che...
Ambrogio - Stava mangiando.
Giannetto - Ah, meno male!
Ambrogio - Come, meno male? Mangiare? A quest'ora?
Giannetto - Avrà avuto fame.
Ambrogio - E il regime? Le disposizioni tassative dell'allenatore? Parola d'onore, è incoscienza. Caviale e aragostine. Le ho mangiate anch'io.
Giannetto - Ah, ah, cavaliere! Due pesi e due misure!
Ambrogio - Io non ho da disputare nessuna gara. E poi, come facevo a sottrargli quella roba, se non mangiandogliela...? (Scorgendo le righe tracciate per terra col sapone) Che sono quei segni?
Giannetto - Quali? Ah, già... Sì... sono dei segni...
Ambrogio - Vedo.
Giannetto - Mi servono per gli esercizi. Sa, sostituiscono la pedana. Io faccio del movimento muscolare così su e giù lungo questo corridoio... Ecco! Ha capito?
Ambrogio - Il materiale è nella sala di lettura: è stata messa a nostra disposizione e chiusa al pubblico.
Giannetto - Benissimo.
Ambrogio - (indicando le porte di destra) Hai saputo che abita lì?
Giannetto - No, cavaliere. Comunque ho deciso di mettere un paravento davanti al mio letto per dare l'autonomia ai vicini.
Ambrogio - (cavando di tasca un foglietto) Queste sono le norme che ho l'obbligo di far rispettare da tutti i miei allievi. Alle nove e mezzo tutti devono essere a letto.
Giannetto - Non le sembra un pochino presto, cavaliere?
Ambrogio - Io non sono qui per discutere il regolamento: sono qui per farlo rispettare. Tutti devono tenere le porte aperte...
Giannetto - Come? Aperte?!
Ambrogio - S'intende non chiuse a chiave. A qualunque ora della notte io devo poter entrare per il controllo.
Giannetto - Cavaliere, di notte si dorme!
Ambrogio - Io devo essere sicuro che dormiate. Al reggimento c'era chi metteva un fantoccio di stracci nel letto e poi tagliava la corda!
Giannetto - Oh, che cose! E chi mai osava...?
Ambrogio - Io quindi ho una certa pratica...
Giannetto - Ma che vuole? Siamo all'estero: non conosciamo i luoghi, come vuole che tagliamo la corda? Per andar dove?
Ambrogio - Ci sono i tabarins. Molti locali sono aperti fino al mattino. Io devo essere sicuro che ognuno invece è nel proprio letto e riposa.
Giannetto - Ma entrare così di notte nelle camere non le sembra...?
Ambrogio - Cosa?
Giannetto - Uno si sveglia, la scorge al buio, crede a un ladro, spara... Badi a quello che fa...
Ambrogio - Io metto soltanto dentro il capo. E poi i ragazzi hanno la proibizione d'essere armati.
Giannetto - Comunque queste apparizioni possono turbare i loro nervi...
Ambrogio - Niente, niente. In tutto questo c'è un solo inconveniente, grave.
Giannetto - Cioè...?
Ambrogio - Che io non potrò mai dormire in pace. Ma! Pazienza!...
Giannetto - Non per sapere i fatti suoi, cavaliere... Ma lei andrà a fare quelle ispezioni notturne anche nelle camere ri elle donne?
Ambrogio - Ma, suppongo che le donne non penseranno a uscire la notte... La mattina mi sveglio alle... (La porta ai fondo si apre ed entrano Fabrizio e Remo che si sono cambiati).
Giannetto - Potreste anche bussare, no?
Fabrizio - Ma smettila...
Giannetto - Potrei aver gente, c'è il cavaliere, come vedete.
Ambrogio - State a sentire anche voi, perché è tutto tempo guadagnato.
Giannetto - Non chiudete la porta a chiave di notte perché avrete visite in camera...
Fabrizio - Chi? Chi?
Giannetto - Ma! Sorpresa...
Remo - È vero, cavaliere? E lei crede che le danesi...? (Ambrogio gli lancia un occhiataccia).
Ambrogio - Dicevamo che la sveglia collettiva è alle sette, alle sette e mezzo ognuno deve aver fatto il bagno e la prima colazione.
Giannetto - Un momento, cavaliere. Mezz'ora mi par poco...
Ambrogio - Basta.
Giannetto - Vede, in certi casi... quando, per esempio, c'è un bagno solo in tre, come accade a me... Sa, mezz'ora per tre persone... Il tempo di cambiare l'acqua... Di...
Ambrogio - Se vuoi i tuoi comodi alzati mezz'ora prima.
Giannetto - Ecco: giustissimo. Non ci avevo pensato. Grazie.
Ambrogio - Alle sette e mezzo i masseurs verranno a fare un quarto d'ora di massaggio ad ognuno.
Giannetto - Ma le donne, cavaliere, hanno dei masseurs maschi...?
Ambrogio - Tadini, che è questa ossessione femminile? Mi pare un pessimo sintomo. Poi tutte le istruzioni, sul genere dell'alimentazione, sui chilometri da fare a piedi ogni giorno, eccetera, sono stampate qui. A voi: un foglietto per uno. E, intesi, eh?, non ammetto poi l'ignoranza: il non sapevo, il credevo... (Si dirige verso la prima porta a destra, col foglietto in mano. Giannetto si precipita a fermarlo).
Giannetto - Dove va, cavaliere?
Ambrogio - Devo dare a tutti le istruzioni... Ci sono due dei nostri anche di là.
Giannetto - Non si può disturbarli. Riposano.
Ambrogio - Entro lo stesso, pian piano. È nelle mie funzioni. Lascio giù il foglio...
Giannetto - Questa porta è chiusa di dentro.
Ambrogio - Ah, ah! Proibito! Articolo secondo del regolamento...
Giannetto - (a voce forte) Ah, è proibito? Sicuro: è proibito chiudersi dentro. Dia a me i foglietti. Li consegno io: prendo la responsabilità.
Remo - Cavaliere, io faccio di solito un bel riposino di giorno... Non potrei la sera invece...?
Ambrogio - Non cominciamo con le abitudini individuali: qui siamo tutti una cosa sola e dobbiamo attenerci al regolamento. (Squilla il telefono. Giannetto va al microfono).
Giannetto - Allò... Oui... Bon... Certainement... Faites-le monter... (Riappende). È il campione danese di scherma che vuole rendermi omaggio.
Remo - Io...
Giannetto - No: non ve ne andate. Non mi si lascia solo con un danese.
Ambrogio - Intanto rimango io...
Giannetto - Grazie, cavaliere. Ma è bene restare compatti in questi casi. Di': togli quella valigia. Chiudi quel cassetto. Fa sparire quella roba... A proposito, in che lingua si deve parlare?
Ambrogio - Dipende. Di solito bisogna trovare quella che è meglio capita da entrambi gli interlocutori. (Bussano).
Giannetto - Avanti. (La porta si apre e compare Sigurd Harlssen). Fortunatissimo, enchanté.
Sigtjrd - (presentandosi) Sigurd Harlssen...
Giannetto - Giannetto Tadini... (Si stringono la mano. Presentando gli altri) Il cavaliere Ambrogio Derna, capitano della squadra italiana... Fabrizio Lupi, campione italiano del salto coli'asta... Remo Dalmazzi, campione italiano di mezzofondo... Peut ètre que monsieur ne comprende pas Vitalien? (Sigurt rimane impassibile). Una sedia? Voulez-vous asseoir? (Finalmente Sigurd capisce il gesto e siede. Silenzio generale). Vous parlez francais? Franzosische?
Sigurd - Nej.
Giannetto - L'affare si complica, Sprechen die Deutsch?
Sigurd - Nej.
Ambrogio - English?
Sigurd - Nej.
Fabrizio - Habla espanol? Spanischa?
Sigurd - Nej.
Giannetto - (ad Ambrogio) Questo non parla nessuna lingua altro che il danese. Senza interprete come si fa?
Ambrogio - Scusa, cosa avresti voluto dirgli?
Giannetto - Io? Niente.
Ambrogio - E allora glielo puoi dire come vuoi.
Giannetto - Già. È vero... (A Sigurd) Ah, Copenaghen! Io Rome!
Sigurd - Ah! Rome! Rome!
Giannetto - Copenaghen! (Si alza e gli stringe la mano).
Sigurd - Rome! Rome! (S'inchina a tutti ed esce).
Giannetto - In fondo dovrebbe esser questo il sistema in uso nelle visite ufficiali. Avete visto? Tutto è stato detto. Rapidamente. Efficacemente. Copenaghen, Rome. Rome, Copenaghen.
Ambrogio - Tra un'ora si va tutti alla Legazione.
Giannetto - Non sono ammesse defezioni?
Ambrogio - Mi stupisce. (Telefono. Giannetto va a rispondere).
Giannetto - Qui c'è un'altra visita. (Al microfono) Allò.., Comment? Monsieur Derna? Attendez... (Ad Ambrogio) Vogliono lei, cavaliere... (Gli passa il microfono).
Ambrogio - (al microfono) Allò... Oui, e'est moi... Certainement... lei. Oui. J'attende... Merci. (Riappende). Il maitre. Gli avevo chiesto la lista esatta dei nostri alloggiati qui e come erano disposti. Bisogna che io lo sappia. Ora me la porta.
Giannetto - (con un'occhiata verso destra) Cominciano le complicazioni.
Ambrogio - Come?
Giannetto - Ma sì. Io lo so come succede. L'avverto, cavaliere, che io non cambio più di stanza, per nessuna ragione.
Ambrogio - E perché dovresti cambiar di stanza ?
Giannetto - Così. Non si sa mai. Ho diritto ad essere lasciato tranquillo, dopo tutto. (Bussano). Avanti. Entrez. (Entra il maitre).
Maitre - Je demande pardon... Voilà la liste avec les indications.
Giannetto - Al signore... (Indica Ambrogio). A moi, qa ne ni'interesse pas... (Al maitre che fa per ritirarsi) Dica, un momento... Dites...
Maìtre - Monsieur!
Giannetto - J'ai besoin qu'an place là, devant mon Ut, un paravent. Un grand paravent. Le plus grand que vous avez...
Maitre - Bien, monsieur.
Ambrogio - Ma l'appartamento 12...?
Giannetto - Ci siamo!
Ambrogio - (al maitre) L'appartement numero 12, s'il vous plait...?
Maitre - Est celui-la, monsieur...
Ambrogio - Come? M. Ambrogio Derna?...
Giannetto - Questo è lei, cavaliere...
Ambrogio - Lo so. Io sono passato di là: va bene. E poi Billi Gai e Mate Ellero. Ces Billi Gai et Mate Ellero?
Maitre - Ce sont les deux messieurs qui lo-gent dans les deux chambre a coté.
Ambrogio - Come messieurs? Mais ce ne sont pas des messieurs. Ce sont des dames. Des jeune fìlles mème.
Maitre - Je demande pardon, mais...
Ambrogio - Mais, cosa? Volete che io non lo sappia?
Remo - Come, avevi vicino...?
Maitre - J'ai crii, d'après les noms... Billi est un noni masculin, Mate nia pam masculin aussi. On niavait dit que le noms feminins en italien terminent tous par « a ».
Ambrogio - C'est de la pure folie. On regarde le sexe en peu plus de) pres, monsieur.
Maitre - Je n'aurais jamais osé, monsieur.
Ambrogio - Enfin... Giannetto, e tu sapevi che in quelle due stanze...?
Giannetto - Cavaliere, io ero nella più assoluta ignoranza...
Ambrogio - Capirai che questa situazione non può durare... (Al maitre) Vous pouvez aller, je me charge des changements... (Il maitre si ritira).
Giannetto - (al maìtre) Le paravent... (Il maitre sparisce). Non vedo, cavaliere, in che modo... Come ha sentito, metto un paravento!
Ambrogio - Ah, metti il paravento, eh? Questa era una cosa combinata.
Giannetto - Le giuro...
Ambrogio - Credi di farla a me, eh? Ti sbagli. C'è stato tutto un piano che io svento. Ah, sì, eh? Camere comunicanti, eh?
Giannetto - Signor cavaliere, lei in questo momento sta offendendo la mia fidanzata!
Ambrogio - Ah, siete anche fidanzati?
Giannetto - La mia fidanzata è a Roma che aspetta trepidante notizie dell'incontro, cavaliere. E in queste condizioni...
Ambrogio - In queste condizioni tu combini con una signorina...
(La porta di destra si apre e compare Billi seguita da Mate).
Billi - Lei ci manca di rispetto, cavaliere.
Ambrogio - Non era mia intenzione.
Billi - Io e la mia amica non abbiamo mai conosciuto prima di oggi il signore. E siccome siamo giunte a Copenaghen prima di lui, ci siamo...
Giannetto - (interrompendola) Inutile giustificarsi. Cavaliere, chi era stato messo qui in questa stanza adiacente e comunicante? Lei. Chi ha voluto che occupassi questo posto? Lei!
Ambrogio - Ritiro la premeditazione.
Giannetto - Che pericoli ci possono essere? Lei fa torto alle signorine credendo che...
Ambrogio - In quanto a questo...
Giannetto - E fa troppo onore a me, immaginando...
Ambrogio - Su questo argomento ti tolgo la parola. Non vorrai pretendere che io lasci prolungare una situazione di questo genere...
Remo - Se potessi dire una parola...
Ambrogio - Non puoi.
Giannetto - Quando lei può entrare in tutte le stanze a qualunque ora a verificare, a controllare, mi pare che...
Ambrogio - Niente, niente. Dilemma: o di qui va via Giannetto e viene sostituito da una persona di sesso femminile...
Giannetto - Rifiuto. Ho già fatto un trasloco. E questo si chiama abusare.
Ambrogio - ... o le signorine si trasferiscono in due camere separate. Nelle vostre, per esempio, Lupi e Dalmazzi, e voi due prendete il loro posto.
Giannetto - Cavaliere, lei non è logico.
Ambrogio - Cosa?
Giannetto - Facciamo un'ipotesi, assurda, ma facciamola. Che io abbia l'intenzione di approfittare della vicinanza delle signorine. Scusino, signorine. È soltanto per fare una dimostrazione.
Mate - Sentiamo.
Giannetto - E che esse siano d'accordo nel tollerare questo mio sconfinamento...
Billi - La prego!
Giannetto - Sempre ipotesi! (Ad Ambrogio) Lei, cavaliere, di che cosa ha paura? Che io passi quella porta, vero?
Ambrogio - Mi pare!
Giannetto - Ma se lei me la mette nella stanza di fronte, cioè col solo corridoio in mezzo, e le porte devono essere aperte, che differenza c'è? Non avrei che da passare il corridoio in più! Inezie, se ci fosse l'accordo.
Ambrogio - Le signorine hanno l'autorizzazione di chiudersi a chiave in camera.
Giannetto - Se ci fosse l'accordo non si chiuderebbero. E poi, anche qui, allora potrebbero farlo...
Billi - Veramente...
Giannetto - (interrompendola) Ssst! Risponda, cavaliere!
Ambrogio - Rispondo che la tua insistenza è quanto mai sospetta! Quindi, basta! Si cambia.
Billi - Bravo, cavaliere!
Ambrogio - Vedi? Anche la signorina è d'accordo...
Giannetto - Anche la signorina crede che...?
Billi - Preferisco. Dormirei più tranquilla.
Ambrogio - Lo vedi?
Giannetto - Va bene, va bene.
Billi - E spero che il signore sia tanto cavaliere da scomodarsi a cambiare lui, lasciando in pace noi.
Giannetto - Certamente!
Fabrizio - (piano a Giannetto) Non ha attaccato, eh?
Ambrogio - Chi c'è, tra le rappresentanti femminili che possa,..? La Anselmi, dov'è?
Remo - Al numero 33.
Ambrogio - Come lo sai?
Remo - L'ho intravista in corridoio...
Billi - (ad Ambrogio) Ha ancora bisogno di noi, cavaliere?
Ambrogio - No: possono ritirarsi.
Billi - Buon giorno.
Giannetto - (ironico) E grazie!
Billi - Prego! (Billi e Mate scompaiono a destra).
Ambrogio - Su, prepara la tua valigia!
Giannetto - È una specie di mania, questa! Tre volte al giorno, ora! Fossero poi belle quelle due vicine... Macché! Due ragazze come ce ne son tante... Immaginarmi capace di...
Ambrogio - E smettila di brontolare...
Fabrizio - No, per essere carine, son carine...
Ambrogio - (a Fabrizio) Nessuno ha chiesto la tua opinione. (Bussano).
Remo - (a Giannetto) Hanno bussato.
Giannetto - Non è più stanza mia. Non rispondo. (Bussano ancora).
Ambrogio - Avanti! (Compare un facchino con un paravento e il maitre d'hotel).
Maitre - Excusez-moi...
Giannetto - Non serve più. Ormai...
Ambrogio - Posez quand mème.
Maitre - (ad Ambrogio) En bas il-y-a le consul d'Italie qui demande après vous.
Ambrogio - Le consul? Vengo subito. Scendo subito! (Il maitre e il facchino scompaiono dal fondo). C'è giù il console. Bisogna che scenda...
Giannetto - Vada, vada: non faccia complimenti per noi. (Ambrogio si avvia, poi ha paura a lasciare Giannetto: teme comunichi con le ragazze vicine e preparino qualche birbonata).
Ambrogio - Sarà meglio che scendiate anche voi...
Giannetto - Noi? Per far che?
Ambrogio - Il console desidera certo conoscere i nostri campioni. Sopratutto Tadini, la famosa lama Tadini. Andiamo...
Giannetto - Ma io devo finire la valigia...
Ambrogio - La finisci dopo. Tanto ci sbrighiamo presto.
Giannetto - (tra i denti) Ma me la paghi, sai!
Ambrogio - Su, presto, presto.
Giannetto - Eccomi! (Tutti escono dalla porta di fondo. Scena per un istante vuota. Poi da destra rientra Mate: si guarda attorno, si avvicina alla valigia. La esamina. Sulla soglia della sua porta compare anche Billi).
Billi - Che fai qui?
Mate - E tu?
Billi - Io cercavo te: non ti ho vista in camera tua...
Mate - Stavo andando al bagno...
Billi - Bada, che stai sconfinando dalle frontiere...
Mate - Lui se ne va, la cosa non conta più...
Billi - Ah, se ne va?
Mate - Non vedi? Sta facendo la valigia!
Billi - È il meno che poteva fare! Era ora...
Mate - Io trovo che il cavaliere ha esagerato... Come se noi fossimo gente che pensa a cose simili. Abbiamo ben altro per la testa!
Billi - Ma hai sentito cos'ha detto lì, il tuo campione di scherma?
Mate - Beh, che ha detto?
Billi - Che noi siamo due ragazze come ce ne sono tante... Che non siamo belle!
Mate - Dopo che tu l'avevi trattato in quel modo, era il meno che poteva dire!
Billi - In che modo?
Mate - Davanti al cavaliere! Invece di sostenerlo un po', di aiutarlo - così, per la forma, si capisce - gli hai detto in faccia che desideravi che se ne andasse. Non è stato gentile da parte tua. E allora...
Billi - Non potevo mica dire che preferivo che restasse qui! Figurati! Intanto non è nemmeno simpatico...
Mate - Senti, questo in sincerità, non lo puoi dire.
Billi - Poi è fidanzato.
Mate - Ah, è questo che ti ha dato ai nervi?
Billi - A me? Figurati! E trovo che un giovanotto fidanzato dovrebbe essere meno premuroso verso le altre signorine.
Mate - Così avremo una donna!
Billi - Sarà tanto di guadagnato.
Mate - Questo lo dici tu. Niente più corridoio, cortesia diplomatica, quella non avrà nessun riguardo. Si prenderà il bagno per delle ore. Non ti farà un favore neanche se preghi. Figurati, le donne! Per carità!
Billi - Però, hai visto? Dice che siamo brutte, ma non voleva andarsene di qui!
Mate - Si vede che almeno una di noi due gli doveva piacere...
Billi - Io spero che fossi tu quella.
Mate - Può darsi: ha detto che preferisce le brune.
Billi - Se sapesse...
Mate - Cosa?
Billi - Ma non lo dire, eh?
Mate - E quando mai!
Billi - Io sono ossigenata!
Mate - Ah, sì? Non me ne ero mai accorta. Figurati che anche l'anno scorso, tra di noi, si diceva: straordinaria! Proprio nessuno crederebbe che è ossigenata!
Billi - Ah, dicevate così?
Mate - Comunque, lui questo non lo può certo indovinare!
Billi - Com'è, come schermidore?
Mate - Come dev'essere? È il campione d'Italia e in Europa non so chi lo possa battere.
Billi - In fondo, però, bisogna ammetterlo, era carina l'idea di stabilire i confini, di rispettare i territori... Si giocava. Questo ci avrebbe aiutato a passare il tempo. Ma non dovevi andare al bagno, tu? (Bussano).
Mate - Entrez. (Il cameriere entra: ha un telegramma su un vassoio).
Cameriere - Tadini.
Billi - Posez. (Il cameriere esce).
Billi - Un telegramma...
Mate - Appena arrivato. Già un telegramma? Chi dici che sia?
Billi - Per questo, è chiaro... È la fidanzata!
Mate - Ma per carità! Le fidanzate non telegrafano con tanta premura! Questa è l'amante...
Billi - Perché , secondo te, ha anche un'amante?
Mate - Per forza! Vuoi che un giovanotto così non abbia l'amante?
Billi - Già: questo è vero. (Pausa). Però io credo che il telegramma sia della fidanzata.
Mate - Se fosse stata ricca, sarebbe venuta anche lei a Copenaghen per assistere alla sua vittoria.
Billi - Già. Forse è vero. Preferisco. È più simpatico se sposa una donna povera. Per amore. Dì, credi che vincerà?
Mate - Speriamolo. Per l'Italia!
Billi - Sicuro: per l'Italia. Oh, dì, guarda! (Ha preso in mano il telegramma).
Mate - Che c'è?
Billi - È incollato di fresco, ed è incollato male.
Mate - E allora?
Billi - Se uno volesse essere indiscreto, ecco, facendo appena così, lo si potrebbe aprire...
Mate - Billi!
Billi - Poi si richiuderebbe e nessuno s'accorgerebbe di niente.
Mate - Che idee ti passano per la testa?
Billi - Non ci possono mica essere segreti di stato in un telegramma d'una fidanzata!
Mate - Billi, ti prego: torna in camera tua, andiamo! Non fare sciocchezze...
Billi - Sei peggio d'una zia! Andiamo...
Mate - Andiamo!...
Billi - (Le due ragazze escono da destra. Scena vuota per brevi istanti. Poi, dalla prima stanza di destra, si ode Billi canticchiare una canzonetta. Contemporaneamente dalla seconda porta a destra rientra, furtiva, in punta di piedi, Mate: si avvicina al telegramma, lo scolla, lo legge. Un'espressione di grande stupore le si dipinge in viso. Intanto Billi s'interrompe di cantare).
Voce di Billi - Mate, hai una lametta Gillette? (Mate ripiega precipitosamente il telegramma, lo rimette a posto e ritorna in camera propria).
Voce di Mate - No, cara. (Billi compare dopo un istante sulla soglia della prima porta a destra. Ripete la stessa mimica di Mate: apre il telegramma, lo scorre. La sua meraviglia è tale che le sfugge una piccola esclamazione di stupore).
Billi - Oh! (Lo rincolla e lo richiude e si dirige in punta di piedi verso la sua camera).
Fine del primo atto
ATTO SECONDO
(La scena è la stessa, poche ore dopo; è vuota. La porta di fondo si apre ed entrano Billi e Mate accompagnate da Nora Anselmi. Le valigie e gli indumenti sparsi di Giannetto sono ancora dov'erano).
Billi - Qui è dove dovresti dormire tu.
Nora - Va bene: per me, sapete, pur che ci sia un letto... Ma vedo, ancora le tracce...
Billi - Già: Tadini non ha sloggiato ancora.
Mate - E come volevi che facesse se era con noi alla Legazione?
Billi - Il cameriere avrebbe potuto nel frattempo...
Mate - Ma andiamo, se la valigia non era nemmeno fatta...
Billi - Oh, il telegramma è ancora lì!
Mate - Chi vuoi che l'abbia toccato?
Nora - Simpatico però, Tadini. Mi ha fatto un po' la corte...
Mate - Non vantarti ora.
Billi - (a Mate) Di': gli hai detto che c'era un telegramma?
Mate - Io no: e tu?
Billi - Nemmeno. Non mi sembrava delicato aver l'aria di aver spiato...
Nora - Dammi un fiammifero, scusa. (Accende la sigaretta). Sicuro che m'ha fatto la corte. Mi ha presa in disparte e m'ha parlato per dieci minuti della sua fidanzata... E, cara, quando uno parla della fidanzata, o della moglie, o dei propri ricordi d'infanzia vuol dire che fa delle confidenze. Sono le confidenze che chiariscono le intenzioni d'un uomo.
Billi - E com'è questa fidanzata?
Mate - Come si chiama?
Nora - Ah, il nome non me l'ha detto. O me l'ha detto? No: mi pare proprio che il nome non me l'abbia detto.
Billi - Ho capito: tu avevi bevuto e allora...
Nora - Eravamo, è vero, al buffet, ma ti prego di credere...
Mate - Io non so come tu sappia allora che Giannetto ti parlava della sua fidanzata!
Nora - Già: chissà poi se parlava della fidanzata...
Billi - Beh, ma dov'è rimasto ora quell'infelice?
Nora - Infelice, perché ?
Billi - Così. Deve traslocare un'altra volta. Insomma...
Nora - Non è venuto via insieme agli altri?
Billi - Non so. Io non ho fatto attenzione. Però mi pareva che fosse salito nell'automobile di quell'esploratore con gli occhiali...
Mate - No, cara. Se n'è andato con l'addetto militare francese e con la sua signora. Avevano un macchinone enorme. Sai, l'ho notato proprio per caso. Ma era davanti a me, all'uscita e la macchina era così grande che non si poteva non vederla.
Billi - Ragione di più: avrebbe dovuto esser qui prima di noi.
Mate - Non dire: quella signora m'è parsa molto carina!
Billi - Che cosa vuoi che gliene importi? È fidanzato, poveretto!
Nora - Dio, come siete noiose! Non sembrate nemmeno due signorine sportive. Pensate agli uomini, a quel che dicono, che fanno...
Billi - Noi? Per carità... Sei tu invece... mi pare...
Nora - Io ai ricevimenti flirto, lo confesso. Se no, cosa si fa? Ma dopo basta. Chiuso. (Intanto ella è andata ad aprire dei cassetti: cava la roba che mette sulla tavola).
Mate - Ma cosa fai?
Nora - Risparmio fatica allo spadaccino.
Mate - Non mi pare delicato.
Nora - Per carità! E ora vado a prendere la mia valigia... (Esce).
Mate - (dopo una breve esitazione) Billi!
Billi - Eh?
Mate - M'è venuto un dubbio... Anzi uno scrupolo... sai, a proposito del telegramma...
Billi - Sentiamo.
Mate - Se si trattasse d'una notizia spiacevole?
Billi - Chi lo sa. Piacevole forse no, ma utile, magari.
Mate - Utile? Che ne sai tu?
Billi - Io, niente! Così, immagino... E poi gli uomini si meritano alle volte una sorpresa spiacevole. Sono così canaglie... Avere la fidanzata e andare con la moglie dell'addetto francese!
Mate - Oh, questo! Del resto chissà, forse si tratta degli auguri che avevamo detto...
Billi - Perché no? Auguri e baci. (Entra Ambrogio).
Ambrogio - Dunque? Dunque? Dunque? Questo trasloco?
Billi - Stiamo aspettando il signorino. L'Anselmi è già andata a prendere la sua valigia.
Ambrogio - Benissimo.
Mate - Lei sa dov'è andato Giannetto?
Ambrogio - Giannetto. No. Cioè, sì. Ha accompagnato... Cioè, si è fatto accompagnare. Voleva comperare una borsetta...
Billi - Ah, un regalo allora?
Ambrogio - Già: un regalo. Care signorine, io approfitto di questo momento nel quale mi trovo solo con voi, momento che non so se si ripeterà, per dirvi due paroline... Voi siete carine.
Mate - Oh, cavaliere!
Ambrogio - Non ammetto obbiezioni. Siete carine e forse anche qualcosa di più. È anzi un fatto abbastanza insolito in due rappresentanti sportive. E me ne compiaccio. È sempre lusinghiero portare all'estero dei campioni nazionali che possono destare l'ammirazione multipla e completa degli altri paesi.
Billi - Lei è troppo gentile...
Ambrogio - Non ho finito. Del resto, di questo ve ne siete accorte anche voi al ricevimento di poco fa perché eravate circondate di ammiratori. Vi posso dire che durante le altre Olimpiadi, alle quali ho preso parte, sempre come direttore di squadra, le nostre rappresentanti erano meno... come dire? Sì, insomma, erano meno. Ora se questo ha, da un lato i suoi vantaggi, ha d'altra parte anche dei pericoli. (Nora rientra con la propria valigia: Ambrogio le fa cenno d'ascoltare e continua). Se voi mi turbate i miei campioni, addio integrità fisica, concentrazione d'allenamento, efficienza agonistica.
Nora - Si potrebbe turbare i campioni delle squadre avversarie?...
Ambrogio - Signorina! E poi quand'anche questo accadesse, gli avversari per mostrarsi degni d'attenzione, raddoppierebbero sforzi e valore. No, no. Bisogna invece rinfoderare il fascino.
Billi - Ci dica come dobbiamo fare.
Ambrogio - Oh, Dio! Questo è un po' difficile. Non saprei... Farvi vedere poco. Dire che siete... cioè, non dire... Parlare poco. La conversazione è sempre un veicolo di turbamento. Vestire molto coperte.
Billi - Io, sa, dovendo nuotare non credo che...
Ambrogio - Già: la faccenda del nuoto è quella che mi preoccupa... E poi non dare esca. La base di tutto è non dar esca. Quindi... Certo, da una parte sarebbe stato meglio, e più pacifico per me, che non foste state belle, ma dato che questo è un fatto che non si può modificare... Io vi raccomando, non date esca.
Billi - Le pare che diamo esca?
Ambrogio - Ecco, veramente oggi, a quel ricevimento, vi ho sentito molto ridere. Purtroppo il riso dà esca.
Mate - Ma abbiamo vent'anni, cavaliere.
Ambrogio - Capisco. Ebbene, se volete ridere, se avete proprio bisogno di espandervi... ci son qua io.
Billi - Come?
Ambrogio - Sì: io mi sacrifico. Posso fare la vittima. Io non ho nessun campionato da disputare, e allora capirete... Ridiamo insieme. Se è proprio indispensabile per i vostri vent'anni. Insomma, siamo d'accordo? Mi sono spiegato? Non datemi del seccatore: io devo fare il mio dovere.
Nora - Si capisce. È giusto. Ciascuno fa il suo dovere. (Entra Giannetto).
Giannetto - Buona sera.
Ambrogio - Su, presto, presto. Si aspettava proprio te. La signorina Anselmi è già qui con la sua roba. Porta via la tua.
Giannetto - Son qua... (A Billi e a Mate) Buona sera, signorine... (Si accinge a completare la propria valigia). Si sono divertite?
Billi - Non c'è male, grazie.
Giannetto - (mostrando a Billi e a Mate una borsetta) Scusino, mi dicano se ho fatto un buon affare...
Mate - Carina!
Billi - Sì: andrebbe bene anche col vestito che ho di là.
Mate - L'ha pagata cara?
Giannetto - 40 corone; che sarebbero, al cambio, HO lire.
Billi - Oh, da noi costerebbe meno.
Mate - No, cara. Guarda la pelle. Una borsetta così...
Giannetto - Io non ho molta pratica e volevo appunto...
Billi - No, non ha fatto un buon affare. Come mai la moglie dell'addetto militare francese che sarà una parigina non le ha detto...?
Giannetto - Appunto, mi ha detto invece...
Ambrogio - Signorine! Giannetto! Se qui ci si mette a far conversazione invece di sbrigarsi...
Billi - A proposito, guardi che c'è un telegramma per lei...
Giannetto - Un telegramma per me? Dove?
Mate - Lì. Sulla tavola.
Giannetto - (prendendo il telegramma) Ah, già. Scusate... Permette, cavaliere? (Lo apre. Legge e rimane colpito) Oh, diamine! (Un istante di silenzio).
Ambrogio - Beh, cosa c'è?
Giannetto - Ha un orario, cavaliere? Un orario delle ferrovie?
Ambrogio - Io no. Ma un orario per far che?
Mate - Cos'è? Qualcosa di spiacevole? (Giannetto resta un attimo perplesso, poi va al telefono e chiama).
Giannetto - Allò... A quelle heure, s'il vous plait, le premier train pour l’Italie? (Ambrogio vuol intervenire protestando, ma Giannetto lo ferma con un gesto) Oui, ca ne fait rien. Le plus rapide possible... Dans une heure! Merci. (Riap pende. Ambrogio gli si avvicina costernato).
Ambrogio - Che succede? Ma non penserai mica sul serio...?
Giannetto - Come? È indispensabile. E bi sogna che parta subito.
Ambrogio - Non dire sciocchezze. E il campionato ?
Giannetto - Che vuole che me ne importi quando...?
Ambrogio - Non voglio udire frasi simili in bocca a un rappresentante...
Giannetto - (interrompendolo) Forfait. Mi ritiro.
Ambrogio - Non lo permetto. Era la sola vittoria sicura. Proprio sicura...
Giannetto - Bisogna rassegnarsi e rinunciare.
Ambrogio - Ma, insomma, che cosa è accaduto? Si può sapere?
Giannetto - (mettendo il telegramma in tasca) No.
Ambrogio - È morto qualcuno? Un parente?
Giannetto - (cupo, continuando febbrilmente a fare la valigia) No.
Ambrogio - Qualcuno sta male?
Giannetto - No.
Ambrogio - (riprendendo di colpo autorità) Ah, allora, mio caro, se non c'è di mezzo una gravissima ragione di salute, niente, niente: tu non ti muovi!
Giannetto - Come? Lei oserebbe...?
Billi - Se noi siamo di troppo...
Giannetto - No. Nessuno è di troppo. E ha approfittato proprio quando io...
Ambrogio - Giannetto, inutile che io ti ripeta i doveri che hai assunto... In questo momento non sei più un uomo, sei un rappresentante...
Giannetto - Ah, so io cosa sono. (A Billi sfugge una sommessa risatina. Giannetto se ne accorge). Non c'è niente da ridere, signorina! Del resto, si capisce, solidarietà femminile!
Ambrogio - Che vuol dire?
Giannetto - Lei, cavaliere, ha il mio biglietto di ritorno. Me lo dia.
Ambrogio - Neanche per sogno. Intanto voglio sapere. Mostrami quel telegramma.
Giannetto - No.
Ambrogio - Come no? Io ho il diritto... E tu non puoi...
Giannetto - Sono cose intime, private...
Ambrogio - Insomma, ti ordino...
Giannetto - (cavando di tasca il telegramma) Però mi giura che non lo farà vedere a nessuno. Che manterrà il segreto.
Ambrogio - Ma sì: andiamo. Da' qua. (Ambrogio legge e poi guarda Giannetto). E tu vorresti partire... Abbandonare il tuo posto di battaglia per una sciocchezza simile?
Giannetto - Una sciocchezza, cavaliere? Si vede che lei non sa cosa sia l'amore...
Ambrogio - Ma non autorizzo nessuna partenza. Tu sei pazzo! Lei non può tenermi qui con la forza.
Ambrogio - Ma, insomma, ragiona... Che vai a fare in Italia? A che cosa serve?
Giannetto - Forse tutto non è perduto.
Ambrogio - Come? Il telegramma parla chiaro... La cosa è già avvenuta... Renata...
Billi - (a Mate) Hai visto? Si chiama Renata!
Ambrogio - Se alle Olimpiadi i campioni dipendessero dai capricci delle loro amiche lasciate in patria, lo sport diventerebbe impossibile!
Giannetto - Ma io sono innamorato. Io l'amo...
Ambrogio - Capisco benissimo...
Giannetto - No, lei non capisce niente. (Si rivolge a Billi) Forse lei mi capisce di più. Scusi: se d'improvviso, telegraficamente, venisse a sapere che l'uomo che lei ama è in pericolo...
Ambrogio - In pericolo? Come in pericolo?
Giannetto - Sì. È in pericolo.
Ambrogio - « Renata ti sta tradendo », dice il telegramma!
Giannetto - L'ha voluto dire!
Ambrogio - Mi pare che non si tratti di pericolo. Se ti ha già tradito, non vedo...
Giannetto - Un momento! Qui forse c'è un equivoco! Lei, forse, cavaliere, non sa chi è Renata.
Ambrogio - Se ti tradisce, sarà la tua amante, immagino.
Giannetto - No: è questo l'errore. Non è la mia amante. È la mia fidanzata.
Ambrogio - Ti avverto che devo denunziarti alla Federazione!
Giannetto - Che posso farci?
Ambrogio - Che ti squalificheranno!
Giannetto - Pazienza! (Si avvia). Vorrei il biglietto.
Ambrogio - Non te lo dò.
Giannetto - Ci rimetterò anche il viaggio. (A Bill e a Mate) Buon riposo e auguri per le vostre gare!
Billi - Saluti a Renata!
Giannetto - Non mancherò... (Esce dal fondo).
Ambrogio - (seguendolo) Ma va! Non mi dare questo dispiacere! Senti, Giannetto!
Mate - Poveraccio! È stato un colpo però!
Billi - Ma va'! Quello ama Renata come io amo lo Scià di Persia!
Nora - Io posso tornare in camera mia, allora.
Mate - Buona notte.
Nora - Buona notte.
Mate - Figurati che bel viaggio farà quel disgraziato!
Billi - Ed era anche andato a comperarle la borsetta! Poteva anche lasciarla a me, la borsetta. Mi sarebbe andata bene.
Mate - Forse spera di riconquistarla con il regalino.
Billi - Bella moglie! Se lo tradisce prima del matrimonio, figurati dopo! (Pausa).
Mate - Andiamo a letto?
Billi - Ecco, vuoi che ti confessi la verità? Non prendermi in giro...
Mate - Sta zitta. Ti ho capita.
Billi - Oh, sai: era solo per provare un po' il brivido del pericolo, mica altro.
Mate - Oh, naturale!
Billi - Sapere che un uomo come Tadini... Perché , non c'è che dire, è un uomo che deve piacere... è qui: che le porte sono aperte.
Mate - La tua no.
Billi - La tua. Insomma che il passaggio c'è... Capirai! Forse avrei potuto dormire...
Mate - Allora meglio così. Noi abbiamo delle gare. Dobbiamo riposare...
Billi - Andiamo... Andiamo a dormire!
(Dalla porta di fondo ricompare Giannetto con la sua valigia. Le due ragazze fanno per gridare di stupore: Giannetto fa loro cenno di star zitte e chiude la porta).
Mate - Come mai?
Giannetto - Ho perso il treno.
Billi - Ma se aveva tutto il tempo...! Non dovrebbe neanche esser partito ora il treno.
Giannetto - Infatti.
Billi - E allora?
Giannetto - Era tutto pieno.
Mate - Non scherzi. Ci dica...
Giannetto - È questa: ho cambiato idea!
Billi - Ah, sì?
Giannetto - Ho riflettuto. In fondo...
Mate - In fondo?
Giannetto - Non era decoroso che io dimostrassi così violentemente che tenevo tanto a lei. Non vi pare?
Billi - Ma insomma: ci tiene o non ci tiene?
Giannetto - A cosa?
Billi - A Renata e a tutto quello che essa ha!
Giannetto - In confidenza: no!
Billi - Io non riesco a capire...
Giannetto - Intanto rimetto a posto la mia roba: l'avrò fatta e rifatta la valigia oggi...
Mate - Dunque, questa Renata...?
Billi - Avanti, ci dica, non è la sua fidanzata?
Giannetto - Ma che!
Billi - E chi è? (Giannetto cava di tasca il telegramma e lo porge alle due donne). Che c'è da vedere?
Giannetto - Leggetelo tutto.
Billi - Letto. Non vedo niente.
Giannetto - Non avete il fiuto del poliziotto. Non vedete che c'è scritto Copenaghen?
Billi - Per forza, siamo a Copenaghen.
Giannetto - Sì: ma sui telegrammi, qui, ci deve essere il nome della città da cui proviene il telegramma. Copenaghen è la provenienza!
Billi - Come?
Mate - Allora la sua fidanzata è qui?
Giannetto - Né qui, né là. Il telegramma l'ho spedito io, o meglio l'ho fatto spedire dall'ufficio telegrafico che c'è di sotto.
Mate - Non capisco.
Billi - E a che scopo?
Giannetto - Quando io ho capito che l'autorità superiore voleva che io sloggiassi da questo territorio, ho pensato come avrei potuto invece mantenerlo.
Billi - Come! Come! È stato...?
Giannetto - Sicuro: volevo restar qui, in questa stanza, a qualunque costo, magari colla forza, meglio con l'astuzia, ma rimanerci. E allora ho pensato al trucco del telegramma.
Billi - Ah, ho capito...
Mate - Ma, scusi un momento...
Billi - Già, è quello che volevo domandare anch'io...
Mate - Per fare tutto questo...
Billi - C'è da credere che lei tenesse molto a questa stanza...
Giannetto - Enormemente!
Billi - E vuole essere così gentile da confidarcene il motivo?
Giannetto - Ecco: posso credere che non abbiate le qualità del poliziotto, ma che non riusciate a capire neanche questo, mi pare un po' eccessivo...
Mate - Sì, Billi, veramente...
Billi - (dopo una pausa) E si può sapere! a quale di noi due dobbiamo l'onore...?
Giannetto - Ora entriamo nel campo delle indiscrezioni... E io non vorrei...
Billi - Ha forse paura di offendere la non prescelta? Ma se io sto pregando in cuor mio da un quarto d'ora, che l'eletta del suo cuore sia Mate. Vede dunque...
Giannetto - Ah, lei sta pregando...? E allora il cielo non sarà così barbaro da non esaudire la sua preghiera...
Billi - Quand'è così, non vorrei disturbare... Mi ritiro.
Mate - Ma no, Billi: non fare la sciocca!
Billi - Ipocrita, andiamo: se non desideri altro!
Mate - Billi, ti assicuro che se te ne vai mi offendo...
Billi - Ha sentito? La voce della menzogna ha parlato. Per fortuna che io ho una discrezione... Un tatto...
Giannetto - Signorina, non vada mia...
Billi - Arrivederci! (Esce. Pausa).
Giannetto - Che brutto carattere ha Billi...
Mate - Sì: è un po' permalosa, ma è tanto cara...
Giannetto - Sì, in fondo l'intenzione era...
Mate - Quando due si vogliono bene, la miglior cosa da farsi è sempre quella di lasciarli soli!
Giannetto - Sì, anche questo è vero... Quando due si vogliono bene...
Mate - (dopo una pausa) E allora, lei, così, ad un tratto, appena ci ha conosciute...
Giannetto - Sì, del resto io credo che la simpatia sia istintiva. O subito o niente.
Mate - Può anche darsi.
Giannetto - Lei è molto amica di Billi?
Mate - Oh, molto. Perché ?
Giannetto - Così. E, che lei sappia, ha nessun... nessun uomo nella sua vita?
Mate - Oh, per carità! Non è una sentimentale. Ci tiene troppo allo sport!
Giannetto - Capisco...
Mate - Io, invece, so che non posso aspirare a grandi cose... nello sport!
Giannetto - E cos'era quella storia della lettera?...
Mate - Sciocchezze... Ma, dica, siamo proprio obbligati a parlare di Billi e di nient'altro?
Giannetto - Sa, è l'unica conoscenza comune e allora... Di solito...
Mate - Io è la prima volta che vado all'estero...
Giannetto - Ah, sì? La sua amica invece scommetto...
Mate - Già - (Fingendo di sbadigliare). Io ho sonno, lei?
Giannetto - Veramente.
Mate - Se non le dispiacesse io andrei a dormire. Riprenderemo la conversazione su Billi domani...
Giannetto - Non vorrei... Mi pare... Lei, signorina, è così graziosa...
Mate - Non faccia sforzi: non è il caso. Buona notte!
Giannetto - Buona notte! Ah! Per il bagno?
Mate - Noi ci alziamo alle otto.
Giannetto - Alle otto io avrò già sgombrato.
Mate - Lei è d'una cortesia squisita! Buon riposo... (Esce).
(Rimasto solo, Giannetto va alla porta in fondo e la chiude a chiave. Poi va alla porta di Mate e si mette in ascolto. Quindi si avvicina alla porta di Billi. Gira piano piano la maniglia e con sua grande meraviglia la porta si apre. Egli indietreggia perché dalla porta entra subito Billi: i due parlano a bassa voce per non farsi sentire da Mate).
Billi - Cosa voleva fare?
Giannetto - Niente!
Billi - Perché allora ha tentato...?
Giannetto - Siccome lei aveva detto che avrebbe chiuso col catenaccio, volevo assicurarmi...
Billi - Siccome lei doveva partire, non c'era più bisogno...
Giannetto - Già... Capisco...
Billi - E Mate? L'eletta?...
Giannetto - È andata a riposare. Meglio parlar piano per non disturbarla...
Billi - Così breve il colloquio?
Giannetto - Già: abbiamo trovato pochissimi argomenti di conversazione. Anzi, per dire la verità, uno solo.
Billi - Cioè?
Giannetto - Lei, signorina. Io non facevo che parlare di lei. Allora la sua amica ha sentito improvvisamente un gran sonno.
Billi - E cosa dicevate di me?
Giannetto - Ma! La sua amica diceva che lei, l'amore, ohibò! E io pensavo, che peccato!... Questo però non l'ho detto all'amica!
Billi - E perché lo dice a me?
Giannetto - Sono cose riservate che si dicono solo alle persone direttamente interessate. Sieda qui. Troppa luce? Vuole che mitighi?
Billi - Ma no! Perché ?
Giannetto - Ecco, così. Pensi che a quest'ora, secondo il regolamento, noi dovremmo già essere a letto. Dico noi, squadra! E per di più addormentati!
Billi - Io trovo che è un po' esagerato.
Giannetto - Un vero abuso di potere... E adesso mi spieghi una cosa, signorina.
Billi - Che cosa?
Giannetto - Perché lei da oggi, da quando m'ha conosciuto, è così aggressiva, così dispettosa con me? Ha proprio un'antipatia istintiva verso questo suo innocuo vicino di letto?
Billi - Andiamo, non faccia l'ipocrita ora. Lei sa benissimo di non essere innocuo. E io sono una ragazza prudente che sa evitare i pericoli.
Giannetto - Grazie! Io dunque sarei un pericolo?
Billi - Adesso non s'illuda. Non è un pericolo pubblico numero uno per me...
Giannetto - Che numero avrei?
Billi - Dipende. Ci può essere della gente che si monta la testa facilmente...
Giannetto - Lei no, mi pare, vero?
Billi - Oh, io sono piuttosto refrattaria. Comunque ci tengo...
Giannetto - A dormire tranquilla nel proprio letto. Lo so.
Billi - Ma che mania ha lei di parlare di letto! Non sa trovare altre parole?
Giannetto - Perché? È una parola che non va? Ah, ho capito. Le suggerisce delle immagini... Ma il letto serve anche per riposare onestamente, per fare dei sogni purissimi.
Billi - La finisca!
Giannetto - E poi quando si è malati ci si mette a letto. A letto lei è nata, signorina. A letto, probabilmente, io morirò. Nascita, morte, malattia... Vede quante altre cose hanno per teatro il letto, oltre...
Billi - Insomma...
Giannetto - Ho chiuso il capitolo... No, mi permetta ancora una domanda: com'è il suo in Italia?
Billi - E che le interessa il mio, in Italia?
Giannetto - Così. Il mio, sa, è piccolo. Un lettino da fraticello francescano...
Billi - Se non la smette...
Giannetto - Non lo nomino più. Che sensibilità squisita!...
Billi - È l'ora, la luce, questa necessità di parlare piano come se ci confidassimo dei segreti... Vorrei poter gridare.
Giannetto - Per carità! Non si può. Sicuro! Ci stiamo confidando dei segreti. Le dispiace?
Billi - Se mi dispiacesse me ne sarei già andata!
Giannetto - E adesso, mi tolga una curiosità...
Billi - Sentiamo.
Giannetto - Le sarà capitato qualche volta che un ammiratore...?
Billi - Non ho ammiratori!
Giannetto - Bugiarda! Anche poco fa, giù, su una rivista italiana, ho visto la sua fotografia in costume da bagno! Si figuri se non ha ammiratori!
Billi - Qual'era? Quella dove sto facendo il tuffo?
Giannetto - No: quella dove esce dall'acqua...
Billi - Ah! di profilo...
Giannetto - Già! Si figuri, con quel profilo che circola, se non ha ammiratori...
Billi - Ammettiamo che ne abbia: e poi?
Giannetto - Qualcuno avrà tentato... insomma di darle all'improvviso un bacio...
Billi - Non so. Non ricordo.
Giannetto - Cerchi di ricordare.
Billi - Ebbene?
Giannetto - Volevo sapere: come ha reagito, lei, in quell'occasione? Bruscamente? Educatamente? Vibratamente?
Billi - Senta, lei è vergognoso di prudenza...
Giannetto - Come?
Billi - Vuole anche l'assicurazione preventiva contro i rischi! Vuol saperlo? Ho protestato quando il Tizio non mi piaceva. Contento ora?
Giannetto - Insomma, come fanno tutte le donne.
Billi - Ma tutto questo succedeva in Italia. All'estero, nessuno ha mai osato... Quindi non potrei darle nessuna garanzia...
Giannetto - Billi!
Billi - Oh, Dio! Caschiamo nel sentimento. Avanti, avanti, ascolto.
Giannetto - No: se lei mi smonta subito così...
Billi - Vuol che le dica io una cosa?
Giannetto - Sentiamo.
Billi - Lei, con tutte le sue grandi arie, non sa far la corte a una donna!
Giannetto - Ah, no? Del resto, può darsi. È il fatto che lei è signorina, vede che... E poi, intanto, chi le dice che voglio farle la corte?
Billi - Va bene! Dica che non le piaccio, se ha coraggio! Provi a mentire!
Giannetto - E come dovrei fare, secondo lei?
Billi - Vuole che le faccia vedere? Ecco: facciamo finta, per un momento che il giovanotto sia io e che lei sia la signorina.
Giannetto - Sì, sì.
Billi - Badi, premesso che è per gioco!
Giannetto - Per gioco!
BiLH - Del resto sapesse quante volte ci ho pensato! Se io fossi un uomo saprei fare mille volte meglio...
Giannetto - Vediamo!
Billi - Prenda il mio posto: io prendo il suo. Così mi viene meglio.
Giannetto - Ecco fatto.
Billi - Dunque... Io ho sempre avuto una grande simpatia per le donne bionde...
Giannetto - No: senta, questo è banale. Questo lo dicono gli impiegati alle dattilografe...
Billi - Sì, forse ha ragione. Cominciamo in un altro modo. Prima di conoscere lei mi sentivo così solo nella vita...
Giannetto - Per carità! Peggio... Il caporale alla balia ai giardini pubblici.
Billi - Vuole che le legga la mano?
Giannetto - Non è originale anche questo, ma...
Billi - È curioso. E dire che avevo in mente tante maniere per cominciare una conversazione, e adesso non mi vengono.
Giannetto - Saltiamo il principio. Siamo già amici da un pezzo. Sarà più semplice.
Billi - Sì: forse.
Giannetto - Lei mi dà già del tu.
Billi - Perché ?
Giannetto - Se siamo amici da un pezzo. Se no la cosa non le viene naturale.
Billi - E son io che devo dar del tu a lei?
Giannetto - Se l'uomo è lei, se vuol insegnarmi come si prendono le iniziative...
Billi - Già. E vero... Però...
Giannetto - Cominci coll'accostare la sedia. Ecco. Brava. Così... E io, allora badi che faccio la signorina. «Oh, ma non venga così vicino... Ci possono sorprendere. E chissà cosa penseranno!
Billi - No, in questo vede, non sa fare la signorina. È difficile che una signorina dica una frase simile.
Giannetto - Che dice?
Billi - Niente. Sospira.
Giannetto - Io sospiro, sì. Ma qui una frase ci vuole. Il sospiro solo non va.
Billi - E allora dica: « Oh, Dio! Tutti eguali voi uomini... Appena rimanete soli con una donna... ».
Giannetto - Giustissimo. È vero. Ora ricordo... Tutti eguali voi uomini... Appena rimanete soli con una donna...
Billi - Ah, sì? Allora lei.
Giannetto - (suggerendo) tu. Qui ci vuole il tu!
Billi - Allora tu hai una certa pratica?
Giannetto - Eh, eh!
Billi - Chissà quanti uomini ti hanno fatta la corte!
Giannetto - Come? Ah, già. Eh, certo!
Billi - E lo dici così, senza pudore?
Giannetto - Che vuoi? Piaccio!
Billi - Mi fai schifo!
Giannetto - No, ecco, questo un uomo a una signorina non lo dice. È troppo.
Billi - Per ipocrisia... E invece in questo momento... Quando penso che magari hai dati chissà quanti altri baci. Perché ti voglio bene... E vorrei essere la sola... La sola...
Giannetto - Il solo, maschile.
Billi - Il solo, lei.
Giannetto - No, tu.
Billi - Oh, Dio! Non capisco più niente...
Giannetto - E a questo momento... Bada che tu sei uomo, e allora sei lusingato, felice che io, proprio io, prenda l'iniziativa, ti stringa così... E... (La bacia lungamente sulle labbra).
Billi - Ma è spaventoso...
Giannetto - Perché (Qualcuno dal fondo tenta di entrare, si sente la maniglia girare).
Billi - Perché sta per venir gente.
Giannetto - È chiuso a chiave. E poi mi credono in viaggio. (Si odono delle voci confuse nel corridoio) Questo è quel boia d'un cavaliere. Sarà capace di far aprire la porta lo stesso...
Billi - Io vado in camera mia...
Giannetto - Ci vengo anch'io...
Billi - Per compromettermi del tutto...
Giannetto - Ma se quello mi pesca qui, succede il finimondo.
Billi - Beh, per un momento allora, finché termina la perquisizione.
Giannetto - Si capisce... Ti adoro! Ti adoro! Ti adoro... (Giannetto prende la valigia e poi...).
Billi - Ssst! (... in punta di piedi i due passano nella stanza di Billi e si sente chiudere il catenaccetto. La porta di fondo si apre ed entra Ambrogio, seguito dal maitre e da Remo).
Ambrogio - (al maitre) Merci. Vous pouvez vous en aller... (Il maitre sparisce) Beh, qui non c'è nessuno...
Remo - Le garantisco, cavaliere...
Ambrogio - Parla piano: ci sono due signorine che dormono di là.
Remo - Non è partito. Il portiere l'ha visto rientrare e risalire.
Ambrogio - Questi sono portieri danesi. Non sono fisionomisti...
Remo - Cavaliere, vuole la verità? L'ho visto io.
Ambrogio - Tu, cosa? Dov'eri?
Remo - Ero nel corridoio.
Ambrogio - Avrà dimenticato forse qualcosa...
Remo - (che ha trovato il telegramma) E il telegramma? Ricorda, cavaliere, che se n'è andato col telegramma... E invece, ora è qui.
Ambrogio - Già. L'avrà dimenticato quando è tornato su...
Remo - Guardi, Copenaghen! Il telegramma proviene da Copenaghen! Di qui. E un trucco!
Ambrogio - È vero. Bada che non è bello quello che fai: tradisci un compagno.
Remo - Io lo faccio per spirito sportivo!
Ambrogio - Ah, già. Meraviglioso!
Remo - E poi si tratta di due signorine. È per questo che io...
Ambrogio - Ma se è tornato indietro dove sarebbe ora?
Remo - Questo poi...
Ambrogio - Non c'è nemmeno il bagaglio!
Remo - Io, quando l'ho veduto, aveva la valigia in mano.
Ambrogio - Guarda nel bagno...
Remo - (dopo aver guardato) È vuoto.
Ambrogio - Allora...
Remo - Cavaliere, ci sono altre due stanze!...
Ambrogio - Oh, ti proibisco di pensare...
Remo - Cavaliere, io non sarei così tranquillo!
Ambrogio - Ma le signorine avrebbero chiamato, gridato... E invece, silenzio assoluto. Calma totale.
Remo - E se ci fosse stato il consenso? Se tutto fosse stato concordato?
Ambrogio - Ah, ma allora... Aspetta! (Si avvicina cautamente alla porta di Mate Billi. Si apre quella di Mate che appare in vestaglia da notte).
Mate - A che cosa debbo...?
Ambrogio - Scusi, signorina. Ma qualcuno è scomparso. E lo stiamo ricercando. Perdoni quindi l'intrusione, ma...
Mate - Scomparso? Chi è scomparso?
Ambrogio - Tadini. Giannetto Tadini.
Mate - Come? Non è partito?
Ambrogio - No, non è partito. E ho ragione di credere che tutto quel che è stato detto e scritto a questo proposito, fosse messinscena.
Mate - Oh, ma a che scopo?
Ambrogio - Ma! È quello che stiamo-cercando di capire. Lei non ha nessuna idea, signorina?
Mate - Io? No. E perché poi io...?
Ambrogio - Lei non ha visto Tadini?
Mate - No. Ma se non è partito tanto meglio... Un campione di più...
Ambrogio - È proprio sicura che non si trovi per caso nascosto...?
Mate - Dove?
Ambrogio - Non saprei! In camera sua, per esempio.
Mate - Cavaliere!
Ambrogio - A sua insaputa. Beninteso.
Mate - E perché avrebbe dovuto nascondersi? Non ha mica commesso un reato!
Ambrogio - Potrebbe averne l'intenzione! Le dispiace signorina, se do una capatina in camera sua?
Mate - Veramente...
Ambrogio - È necessario.
Mate - E allora... (Ambrogio entra, mentre Mate rimane in scena con Remo).
Remo - Sono stato io che l'ho visto!
Mate - Poteva anche fare a meno di correre ad avvertire il cavaliere, no?
Remo - Io l'ho fatto per impedire...
Mate - Si vergogni! (Ambrogio rientra).
Ambrogio - In camera sua, signorina, non c'è nessuno.
Mate - Lo sapevo!
Ambrogio - (dirigendosi verso l’altra porta) Ora vorrei dare un'occhiata anche qui...
Mate - Credo che Billi dorma... Era stanca...
Ambrogio - Mi spiace dover insistere, ma...
Mate - La porta è chiusa dal di dentro. Nessuno avrebbe potuto entrare...
Ambrogio - Non sarà sempre stata chiusa.
Mate - Permetta, cavaliere... se lei proprio vuole...
Ambrogio - Devo.
Mate - E allora, permetta... (Bussa a sua volta e parla attraverso l'uscio) Billi! Billi! Sono io... Vuoi aprire per favore? C'è il cavaliere che vorrebbe dare un'occhiata in camera tua...
Voce di Billi - Ora vengo.
Mate - Ha già visitato la camera mia e non ha trovato nessuno. (La porta si apre e compare Billi vestita come nella scena precedente).
Ambrogio - Scusi, ma... Ma non dormiva allora?
Billi - Sì: m'ero assopita così... Permette che entri? (Ambrogio È passato in camera Billi entra).
Ambrogio - Si figuri: s'accomodi...
Mate - (piano a Billi) mia?
Billi - Sì.
Mate - Ma cosa intende fare?
Billi - Dormirà qui, dietro il paravento, appena gli intrusi se ne sono andati.
Remo - Buona sera, signorina!
Mate - Non gli parlare. È il traditore.
Billi - Ah, è stato lei che...?
Remo - Avevo visto che lei era così contraria all'idea...
Billi - E se pensasse ai fatti suoi non sarebbe meglio?...
Ambrogio - (ricomparendo da destra) Nessuno. Evidentemente... (D'improvviso ode, o crede di udire un rumore nella camera di Mate. Vi si precipita. Le due donne rimangono un attimo in ansia, ma Ambrogio ritorna in scena) No. Niente.
Billi - (forte) Allora io posso andare a riposare?
Ambrogio - Prego, signorina. Non può, deve... È l'ora.., E il regolamento... (A Mate) Anche lei, signorina...
Billi - Buona notte. (Piano a Mate) Mandali via che io possa farlo uscire... (Ed entra nella sua camera).
Ambrogio - (a Remo) Tu puoi andare, mazzi. Buon riposo.
Remo - Ma, e lei, cavaliere?
Ambrogio - Io resto. (Remo esce).
Mate - Come, cavaliere...? Resta...?
Ambrogio - Sì, ha paura di me, forse?
Mate - Non è paura, ma...
Ambrogio - Crede che io non abbia mangiato la foglia? L'ho mangiata. Egli è in giro chissà dove. E aspetta. Aspetta che l'albergo sia avvolto nel sonno e poi viene qui... E di qui... Ha capito il piano? Ma ha fatto i conti senza di me... Qui ci sarò io che mi parerò davanti a lui. «Alt! Di qui non si passa! ».
Mate - No, senta, cavaliere, la sua idea è eccellente, ma noi due bastiamo da sole...
Ambrogio - Che è questa insistenza, signorina? Vada a riposare.
Mate - Ma lei se ne vada, la prego, se ne vada.
Ambrogio - Si calmi, si calmi. Non abbia paura. Teme che io forse...? No, io sono una persona per bene. Posso ridere, scherzare, se lei ci tiene. Ma so stare al mio posto. Non so se ho reso bene l'idea...
Mate - (avvicinandosi alla porta di Billi e parlando forte) Allora lei di qui non si muoverà tutta la notte?
Ambrogio - Non mi muoverò.
Mate - (forte) Non si muoverà.
Ambrogio - Non gridi così. C'è della gente che dorme. Il regolamento vuole che dormano a quest'ora...
Mate - Ah, il regolamento... Sì... sì... (Esce).
Ambrogio - Che è questo, sì... sì...? (Toglie il paravento davanti al letto. Poi immagina la scena che dovrebbe accadere. Va alla porta di fondo, rientra con l'aria subdola e conquistatrice dell9 immaginario Giannetto. Si dirige verso la porta di Billi. Si ferma spaventato ed ecco ch'egli ritorna ad essere Ambrogio e gli addita la porta di fondo. Poi si frega le mani tutto soddisfatto).
Fine del secondo atto
ATTO TERZO
La scena rappresenta una sala centrale sotterranea nello Stadio.
(A destra si aprono corridoi e porte di spogliatoi. A sinistra un atrio forma l'ingresso e in secondo piano una scala dà nello Stadio. In mezzo un bar. Il tutto d'un modernismo molto accentuato. Si sente, durante tutto l'atto, il brusio lontano lontano della folla ammassata nello Stadio, e ogni tanto, attenuati, gli inni delle varie nazioni che hanno vinto una competizione. In scena un via vai continuo di atleti nei loro costumi ginnici).
Voce - Garde-moi ma montre.
Altra Voce - Non ci badare: appena fuori ti passa!
Voce - It is very difficult! Too wind to-day!
Voce - Oh, nein, nein. Minerai Wasser... (In un angolo due masseurs stanno dando gli ultimi ritocchi ai muscoli di due campioni. Uno dei masseurs è l'italiano Enea Fagola il quale sta trattando le gambe di Fabrizio Lupi).
Enea - Hai fame?
Fabrizio - Sì, perché? Si può mangiare?
Enea - Macché! Ma l'appetito è l'indizio della forma. Quando un campione al momento della gara ha appetito significa che la sua condizione è ottima.
Fabrizio - Allora, non c'è dubbio: sto bene.
Enea - Finita la gara potrai sfamarti a tuo piacere!
Fabrizio - Sarebbe ora! Peccato che qui non trovo di sicuro un bel piatto di spaghetti come dico io!
Enea - Piega la gamba! Angolo retto! Avan-ti! Qualche flessione...
Atleta - (al bar) Whisky, please.
Barman - No whisky for the champions, sir.
Atleta - Dammi
Enea - (ascoltando) Senti: un'altra volta l'inno polacco. Oggi è la giornata dei polacchi.
Fabrizio - E il giavellotto. Non ha importanza.
Enea - Intanto è una vittoria di più. (Da sinistra entra un vincitore circondato da amici. Applausi).
Vincitore - Barman, champagne, s'il vous plait... Aucune crainte: J'ai fini.
Enea - È il belga dei duecento metri.
Vincitore - Que ceux qui doivent disputer des courses se ritirent. Les autres peuvent baigliela le becl Je paye la tournée!
Fabrizio - È straordinario quello lì. Tre gare in un giorno ha vinto.
Enea - Tutto merito del suo masseur.
Fabrizio - E tu, allora, perché non mi fai vincere ?
Enea - Tu devi vincere. Mettitelo bene in testa! Io la polvere te l'ho data: ora devi sparare!
Fabrizio - Che ora è?
Enea - Non ti precocupare e non ti stancare. Più abbandonate le flessioni: senza sforzo. Solo per tenere i muscoli in movimento. Così. (Da un corridoio di destra entra Ambrogio: è in tight j ed ha il cilindro).
Ambrogio - (ad Enea) Come va? Come va?
Fabrizio - Noi siamo pronti.
Ambrogio - Ssst! Non parlo con te. Enea, come te li senti questi ragazzi?
Enea - Bene, bene. Non hanno un grammo di grasso in corpo.
Fabrizio - E di sopra?
Ambrogio - Son venuto via nauseato.
Enea - Cosa c'è che non va?
Ambrogio - Quello che prevedevo. Ma!
Enea - I 400 con ostacoli?
Ambrogio - No: siamo in finale. Non ho molte speranze, ma l'onore è salvo. È il nuoto che crolla!
Fabrizio - La Gai?
Ambrogio - Bell'affare, la Gai! Battuta nella sua batteria!
Enea - No?!
Ambrogio - Già! Non c'è che la Ellero che ha preso un secondo posto nella sua e così entra nei quarti.
Fabrizio - Io capisco cosa c'è sotto!
Ambrogio - E io non lo capisco? C'è sotto che... accidenti all'amore e a chi l'ha inventato!
Fabrizio - Ha visto, cavaliere, cosa vuol dire non tenere gli occhi aperti?
Ambrogio - Come, non tenere...? Ma io ho vigilato! Ho controllato... E poi ti proibisco...
Enea - (piano ad Ambrogio) Non Io irriti, cavaliere. Tra poco ha la gara...
Ambrogio - Già. Precisamente. Avrei voluto vedere un altro, chiunque altro al mio posto! Ah, beati i capitani delle altre squadre. Inglesi, polacchi, finlandesi, svedesi... Tutta gente a sangue freddo. Non c'è da temere niente. E invece questi latini!... Ffff!
Fabrizio - Io non ho fatto perdere la testa a nessuna nostra rappresentante.
Ambrogio - La Gai! Non me la sarei aspettata, ecco! Incredibile! L'aveste vista ora! Non era più lei! Uno straccio. È partita in testa e dopo ottanta metri era già finita. Non aveva più fiato. Il console ch'era vicino a me m'ha chiesto se era malata... (Da sinistra entra Giannetto in costume da gara).
Fabrizio - Eccola lì, la malattia!
Ambrogio - Tu sta zitto!
Enea - (piano ad Ambrogio) Mi raccomando, cavaliere, non me lo esasperi!
Giannetto - Enea, vuoi sgranchirmi un po' le gambe?
Ènea - Se lei è vestito...
Giannetto - Così, soltanto per svegliarle! (E siede: Enea s'inginocchia davanti a lui e comincia a battergli le cosce sistematicamente).
Ambrogio - Sono addormentati, eh, i muscoli ?
Giannetto - Un pochino, cavaliere!
Ambrogio - Si vede che le notti passate non avranno riposato a sufficienza!
Giannetto - Ma... non saprei... Non me li sento elastici.
Ambrogio - Benissimo. Ci vorrebbe che anche tu ti facessi battere e saremmo a posto!
Giannetto - Io ho quell'australiano in finale che è un diavolo. S'è pappato l'ungherese come un uovo all'ostrica. È la rivelazione delle Olimpiadi!
Ambrogio - Ho capito: reciti il de profundis anche tu. Giannetto, bada!
Giannetto - Cavaliere, io farò del mio meglio, ma...
Ambrogio - Non voglio ma!
Enea - Eh, ha ragione il cavaliere.
Giannetto - Quel Burns è duro. E poi è anche mancino!
Fabrizio - Io scommetto che se l'avessi incontrato dieci giorni fa l'avresti battuto...
Giannetto - (voltandosi inviperito) Che vorresti dire?
Ambrogio - Ssst! Non tollero discussioni proprio ora che si sta per scendere sul terreno. Tu, Lupi, va: tocca a te. Pensa ai fatti tuoi e procura di battere il tuo record.
Fabrizio - (allontanandosi) Oh, io non ho nessun handicap. E ho fame! Enea dice che è buon segno! (Esce da sinistra su per la scala).
Ambrogio - Eri di sopra durante la batteria delle ondine?
Giannetto - Sì.
Ambrogio - Hai visto allora?
Giannetto - Eh, ho visto.
Ambrogio - Bella soddisfazione, eh?!
Giannetto - Ma! Si vede che non era in giornata...
Ambrogio - Evidentemente! Ma quando io dovrò fare il rapporto riservato alla Federazione...
Giannetto - Non si può proibire alla gioventù d'essere giovane!
Ambrogio - Ah, sì? Senti, puoi ringraziare che tra mezz'ora devi batterti, se no ti direi quello che penso di te e...
Enea - Allunghi un po' la gamba!
Ambrogio - Io ho qui, dentro di me, una bomba! Sì, una bomba che non va ne su né giù. E se non esplode...
Giannetto - Avrei voluto veder lei al mio posto!
Ambrogio - Io? Ma io... E poi, benedetto cielo, non potevate aspettare a innamorarvi che ci si fosse almeno messi in treno per il ritorno?
Giannetto - Impossibile! L'amore differito non è ancora stato inventato!
Ambrogio - E intanto lei perde la batteria e tu hai i muscoli addormentati.
Giannetto - Cavaliere, dopo tutto, che vuole che sia una sconfitta davanti alla felicità...?
Ambrogio - Ti proibisco! Ti proibisco di continuare... Tu stai bestemmiando! Una donna si ritrova quando si vuole. Una vittoria non si ritrova più. Tienilo bene a mente! E quando penso che tu avrai lì, davanti alla tua lama, un avversario da battere. E se vinci sei campione del mondo, ma io mi butterei, là, là, tre colpii altro che donne!... Niente!
Giannetto - Ma bravo, cavaliere! E perché non va lei al posto mio? (Ad Enea) Basta così! (Da sinistra entrano varie nuotatrici in accapo patio. Tra queste Billi. Una va al bar a bere. Le altre passano a destra negli spogliatoi).
Billi - È andata male. Io non so...
Giannetto - Non si preoccupi, signorina. In fondo...
Ambrogio - In fondo, cosa? Tu va. Va per i fatti tuoi! Non perdere qui altre energie! Come sono le gambe? A posto?
Billi - Come ti senti? Come si sente?
Ambrogio - Come ti...? Come si...?
Giannetto - Non c'è male. Ma quel Burns... È mancino!
Billi - Sarebbe vergognoso che vincesse!
Giannetto - Oh, Dio! Vergognoso, poi...
Ambrogio - Come?
Giannetto - Sarebbe una mezza sconfitta, perché la madre di quel Burns è italiana.
Ambrogio - Vattene! Tu mi farai venire il mal di fegato!
Giannetto - (avviandosi verso destra) Ci rivediamo, vero, signorina?
Billi - Diamine!
Giannetto - E non ci pensi troppo alla sconfitta! (In questo momento entra Mate da sinistra raggiante).
Mate - Cavaliere! Cavaliere! Ho vinto il quarto di finale!...
Ambrogio - No?!
Mate - Sì, per poco, ma ho vinto.
Billi - E come hai fatto se c'era...?
Mate - Non lo so neanch'io. Credevo che foste lì a guardarmi... Lei, cavaliere... Lei, Ta-dini...
Giannetto - Brava! Complimenti!
Mate - Grazie!
Ambrogio - Almeno una consolazione in mezzo a tante amarezze!
Billi - Ma sei partita in testa?...
Mate - Ero seconda, e a metà percorso... Peccato che lei, Tadini... non fosse lì.
Ambrogio - Se ci fosse stato lui, non avrebbe vinto.
Mate - Vado in semifinale! In semifinale, capisci?
Billi - Son contenta! Chi l'avrebbe detto? Io eliminata, e tu...
Giannetto - Son felice per lei!...
Ambrogio - Tu, cosa fai ancora qui? Va! Va!
Mate - Vengo anch'io. Vado a vestirmi. (Prende sottobraccio Giannetto ed esce con lui da destra).
Billi - (ad Ambrogio) Ed ora perché non protesta? Non ha visto?
Ambrogio - Perché tutto quello che può distrarre Tadini dalla sua ossessione, non può che giovargli!
Billi - E la sua ossessione...?
Ambrogio - Sì, signorina. È lei. Proprio lei. E siccome lei ha avuto la buona idea di farsi eliminare in batteria, e quindi non ha più nessuna gara da disputare, con lei posso almeno sfogarmi senza pericolo di menomare le sue energie. Posso dirle tutto quello che penso!
Billi - E dica pure. Tanto, quello che mi son detto io è certo più grave!
Ambrogio - Ah, sì? Meno male!
Billi - Ma oramai! Che vuol farci?
Ambrogio - È vergognoso! E poi, se si sapesse, si direbbe che la colpa è mia, che non ho saputo tenervi separati...
Billi - Ma spero che non si saprà!
Ambrogio - Ma ai giornalisti ora, cosa dico io?
Billi - Dica che ho avuto dei crampi allo stomaco tutta la notte...
Ambrogio - L'ho già detto, anche al Console... crampi allo stomaco! Una signorina... Perché, dopo tutto, lei è una signorina. Ora io mi domando...
Billi - Non si domandi niente. A questo penso io. So quello che faccio.
Ambrogio - Sa quello che fa? Primo: ha perso il campionato!
Billi - Ma che vuole che sia un campionato...?
Ambrogio - Quando c'è di mezzo la felicità? Lo so. L'ha detto anche quell'altro. Ma non basta: glielo fa perdere anche lui!
Billi - Come?
Ambrogio - Già. Tadini ha già l'anima del vinto. Lo si sente dal come parla dell'avversario. È già battuto prima dell'incontro.
Billi - Questo non è vero! Giannetto vincerà!
Ambrogio - Belle illusioni!...
Billi - Io sarò lì, in prima fila: lo guarderò...
Ambrogio - Allora è fatta! Non indovinerà un colpo.
Billi - Cavaliere, non voglio che Giannetto sia battuto!
Ambrogio - Adesso fa la coccodrilla? Doveva pensarci prima.
Billi - Ma io non volevo... È stato... Ma non è possibile... Bisogna trovare un modo... Le pare proprio così giù?
Ambrogio - Oh, quello è sottoterra!
Billi - E ora come si fa?
Enea - Scusi, se mi permetto d'intervenire... Ma intanto sarebbe utile che la signorina andasse a vestirsi.
Billi - Perché ?
Enea - Così.
Ambrogio - È giusto. Vada, vada!
Billi - (si avvia, poi torna) Perché , vede, io so come sono gli uomini! Dopo, non mi perdonerà mai più questa sua sconfitta! Tutte le volte che nasce una lite mi dirà: colpa tua se non sono più campione!
Ambrogio - Si vesta.
Billi - Avrei voluto dirgli due parole d'incoraggiamento... (Corre via da destra).
Ambrogio - Che guaio le donne!
(Da destra, da un altro corridoio, entra Burns, in tenuta di scherma: viene a stringere la mano ad Ambrogio).
Ronald - Complimenti, caro cavaliere!
Ambrogio - Complimenti, di che?
Ronald - I suoi atleti si comportano molto bene.
Ambrogio - Lasci andare, per carità!
Ronald - Io ne sono lietissimo: sono mezzo italiano anch'io. Già, la mamma era veneta. E con lei, a Queenstown, ho sempre parlato italiano. E laggiù mi chiaman tutti «l'italiano». Per questo forse ho delle qualità di schermidore. Gli australiani di solito...
Ambrogio - Una bella disdetta per noi: trovare un campione come lei, che è italiano e che è allo stesso tempo avversario! Come le pare il nostro Tadini?
Ronald - Molta scuola: ma un po' fiacchino forse. Si direbbe overtrained: troppo allenato. Ma finora forse non si è impegnato a fondo. Erano incontri molto facili.
Ambrogio - Manca di veleno! Non ha che miele nelle vene! Ah, se sapesse!
Ronald - (vedendo sopraggiungere da destra Giannetto) Ah, eccolo qua! Come va, Tadini? (Si stringono la mano. Ricompare da destra, vestita, anche Mate).
Giannetto - Oh, Burns! A noi due, eh, tra poco?
Ronald - Già ho visto le quote: siete il favorito...
Giannetto - Speriamo bene. È la prima volta che venite a tirare in Europa?
Ronald - La prima.
Mate - Volete presentarmi?
Giannetto - Il mio grande avversario nella finale di scherma: Ronald Burns... La signorina Mate Ellero...
Mate - Semifinale di nuoto!
Ronald - Complimenti!
Mate - Ma outsider. Sono stata la sorpresa della giornata. Vero, Giannetto?
Giannetto - Verissimo! (Ad Ambrogio) Ha visto la signorina Gai, cavaliere?
Ambrogio - Sì, s'è vestita ed è su, nella tribuna.
Giannetto - Io vado di sopra a guardare il salto coli'asta. Non venite?
Mate - Vengo io. Vengo io. Permettete? (Salgono la scala di sinistra. Burns sta conversando piano con un altro atleta. Enea e scomparso da destra. Ambrogio va al bar).
Ambrogio - Cognac... (Il barman lo serve). Danke. (Lontanissimo l'inno inglese).
Ronald - (ad Ambrogio) Una vittoria inglese! God sawe the king! (Da destra rientra Billi).
Billi - Cosa mi offre?
Ambrogio - Se potessi spedirla subito per aeroplano in Italia, le offrirei il biglietto...
Billi - Io ho sete!
Ronald - Se permette... Barman!
Billi - Grazie. Anisette soda...
Ambrogio - Signorina, badi che è Ronald Burns, campione italo-australi ano di scherma...
Billi - Ah, è proprio lei? Piacere. Io sono Billi Gai, ex campione d'Italia di nuoto... (Strette di mano). Dunque, è lei che si deve battere fra poco con Tadini?
Ronald - Sembra.
Billi - Pronostico?
Ronald - Chi lo sa? Tadini è una lama d'eccezione. Sarà un incontro duro. Mi pare solo che manchi un po' di veleno. Il risultato può dipendere da tante imprevedibili minime cose...
Ambrogio - Uno: ha dormito poco la notte...
Billi - Lei ha dormito bene?
Ronald - Io, sì.
Ambrogio - La vostra squadra viene dall’Australia?
Ronald - Sì, siamo in diciassette.
Ambrogio - Quante donne?
Ronald - Tutti uomini!
Ambrogio - Ecco! Eh, allora sfido io che vincete! Si capisce... Inutile! Niente da fare.
Ronald - Perché ?
Ambrogio - Niente. Così. Scusatemi, io salgo a vedere. Sono ormai scettico, ma il mio dovere...
Billi - Emi lascia sola con un uomo, così...?
Ambrogio - Oramai! È già stata eliminata! È diventata una quantità trascurabile. (Esce da sinistra).
Ronald - Trascurabile? Mi pare che esageri...
Billi - Vero? E poi dicono che gli italiani sono galanti: quello è un orso! E poi con certe idee... Si figuri che non fa che brontolare sui nostri risultati perché dice che l'integrità della nostra squadra è turbata. E pensi un po' da cosa? Dalla nostra presenza. Dice che le nostre occhiate hanno menomato i nostri campioni.
Ronald - In fondo, dovrebbe essere lusinghiero per voi.
Billi - Ma le par possibile?
Ronald - Possibile, ecco, forse sì... I suoi occhi, per esempio...
Billi - Be', lei adesso si crede in dovere di farmi dei complimenti per buona educazione...
Ronald - Ma no: le assicuro...
Billi - Allora, grazie. Ma ecco, provi un po' a pensare che io fossi stata sulla stessa nave che l'ha condotto qui, che avessimo viaggiato insieme... Si sentirebbe menomato ora?
Ronald - Sa, dipende molto dall'ubicazione eventuale delle nostre cabine...
Billi - Ah?!... Già. Be', lasciamo stare questo argomento, perché ... Insomma lei crede...?
Ronald - Sapesse come ci sorvegliavano a bordo i nostri trainers! Perché donne a bordo ce n'erano, sa! Delle viaggiatrici che ci osservavano come bestie rare. Capirà, campioni. Ci divoravano con gli occhi.
Billi - E voi, impassibili?
Ronald - Eravamo guardati a vista.
Billi - Anche gli italiani: ma i nostri sono più furbi.
Ronald - Un'americana è riuscita a farmi pervenire un biglietto: formidabili le americane! Avrebbe voluto un figlio o da me o da Jack Davis, nostro campione di salto. Le era indifferente: l'uno o l'altro. Era solo per amore del prodotto.
Billi - E voi due?
Ronald - Abbiamo continuato l'allenamento!
Billi - Non doveva essere troppo affascinante l'americana!
Ronald - Non c'era male. Certo, non era come lei...
Billi - Ah, no? E se fossi stata io a scriverle il biglietto d'invito? Oh, badi, io avrei lasciato da parte il suo Jack Davis!
Ronald - Eh, allora... Credo che l'allenamento avrebbe subito un grave arresto!
Billi - Sì? Lei mi piace perché non è un tipo congelato come gli altri inglesi. Sono convinta che lei sarebbe capace...
Ronald - Di far che?
Billi - Di osare qualche gesto brusco. Di dire magari « ti amo » a una donna senza arrossire e senza pensarlo. Di prendere delle iniziative sentimentali.
Ronald - Le piacciono gli uomini così?
Billi - Sono abituata male: in Italia capirà...
Ronald - Deliziosa!
Billi - Bravo! Come l'ha detto bene... Pareva quasi sincero!
Ronald - Perché? Ne dubita?
Billi - Oh, sa...
Ronald - Mi dica: è innamorata già di qualcuno?
Billi - Innamorata? No. Qualche capriccio. Ma poi... (Da sinistra scende Mate). Mate - Ah, sei qui tu?
Billi - Sì, perché? Conosci...?
Mate - Ho già avuto l'onore. Perché Giannetto ti sta cercando dappertutto. Billi - E lascia un po' che cerchi!
Mate - Come?
Billi - Non sono mica obbligata di restare a sua disposizione... Che ne dice lei, Burns?
Ronald - Giustissimo. Mai a disposizione degli uomini. Cos'è? Innamorato Giannetto?
Billi - Ma che! Capricci!
Ronald - Anche lui?
Mate - Billi, che dici?
Billi - Sicuro, cosa credi? Dopo tutto sono giovane e ho diritto di divertirmi ancora un po' prima di abdicare.
Ronald - Come si può darle torto? Sarebbe un egoismo deplorevole sottrarre la grazia, lo spirito...
Billi - Li senti, eh, Mate, gli australiani? Non si mettono soggezione neanche della tua presenza...
Mate - Lui, si capisce, ma è di te che stupisco!
Billi - Oh, insomma! Ora non ti basta più di fare la zia. Ora diventi suocera!
Mate - Perché ti sei messa ad esagerare.
Billi - Ho perso il campionato; voglio rifarmi!
Ronald - Brava! Un'altra anisetta?
Billi - No. Lei vuole farmi perdere la testa... Non è generoso da parte sua...
Ronald - (piano) Perché non manda via quella sua amica?
Billi - Ah! Ah! Brutte intenzioni allora? Pensi che tra poco ha la finale di scherma...
Ronald - Già: non ci pensavo più...
Billi - Non vorrei che lei credesse alle volte che io tento d'indebolirla apposta per avvantaggiare il suo avversario...
Mate - Sarebbe la tua unica scusa!
Billi - Ma finiscila! Per carità!...
Ronald - Non la suppongo così perfida!
Billi - Sarei semplicemente sciocca! Come vuole che la indebolisca? Tutt'altro anzi, no? E poi, sentiamo: le ho forse detto che lei mi piace? Ancora non gliel'ho detto!
Mate - Billi, senti... Io... Tu hai bevuto!
Billi - Io? Un'anisetta. Una sola.
Mate - E quel disgraziato ti sta cercando dappertutto, mentre tu qui...
Billi - Perché non gli tieni compagnia tu? È tanto simpatico Tadini. Te lo cedo.
Mate - Billi, se non la smetti, bada, m'arrabbio sul serio!
Billi - Non fare la sciocca. Mi hai battuta in acqua: mi batti anche in terra. Che vuoi di più? È la tua gran giornata, oggi!
Mate - (piano) È una commedia che stai recitando, per chi?
Billi - Io non so che cosa ti metti in mente! E poi, uff! Basta! Ho l'età di poter fare da sola quel che mi piace. No? Ronald, mi dia il braccio.
Ronald - Si appoggi pure...
(Mate, seccata e offesa, si dirige verso destra. Si ferma d'improvviso perché ha veduto Giannetto scendere la scala di sinistra e fermarsi perché ha visto Billi e Ronald. Ma Billi lo ha visto ancor prima di Mate).
Billi - Però non stringa troppo!
Ronald - In che albergo è alloggiata lei?
Billi - Al «Majestic ». Ma è tutto occupato. Niente da fare lì.
Ronald - Io spero che ci potremo incontrare però fuori... Fare qualche gita...
Billi - Perché no?
Ronald - Lei poco fa ha pronunziato una specie di promessa...
Billi - Quale? Io sono così distratta...
Ronald - ce Ancora non le ho detto che lei mi piace...». Non ha detto così?
Billi - Può darsi. E con questo?
Ronald - Quell'cc ancora » è un barlume sul futuro. O mi sbaglio? Su! Dica la verità!
Billi - Ma non pretenda i puntini sugli i. Si accontenti per ora!
Giannetto - (intervenendo) Ma sicuro! Ha ragione la signorina! Si accontenti per ora!
Billi - Oh, voi Tadini!
Giannetto - Già: io. Inopportuno, forse?...
Billi - Ma per carità...
Mate - Billi scherzava...
Giannetto - Me ne sono accorto. Del resto può scherzare fin che vuole. Non deve render conto a nessuno di quel che fa!
Billi - Appunto. E poi Ronald Burns è così simpatico! Per fortuna vive in Australia e l'Australia è lontana: se no potrebbe essere un uomo pericoloso!
Giannetto - Le vostre vittorie non si contano più, Burns. Siete irresistibile!
Ronald - Per carità!
Giannetto - Ma badate che di sopra ci aspettano! È venuto il nostro momento!
Ronald - Sicuro: io sono pronto...
Billi - Allora, auguri...
Giannetto - Ah! Non ne ha bisogno! E a me cosa dite?
Billi - A voi? Niente, Giannetto... Che volete che vi dica?
Giannetto - Sta bene. Andiamo... (Dà un colpo sulla spalla a Burns e con lui sale la scala di sinistra. In scena sono rimaste le due ragazze e il barman).
Mate - Senti, io sono stata sempre troppo amica tua per tacere... Fare una parte simile a un giovane, proprio nel momento nel quale sta giocando una partita decisiva per la sua carriera di sportivo, è un'azione così indegna... così... Io, se fossi stata in lui, ti avrei schiaffeggiata!
Billi - L'ha fatto forse? No. Quindi vuol dire che non mi amava abbastanza...
Mate - Avrà pensato che non ne valeva la pena.
Billi - (alzando le spalle) E lascia che soffrano un pochino. Fa sempre bene...
Mate - Credi?
Billi - Certamente.
Mate - Ma, che intenzioni hai tu?
Billi - Io? Ma! Te lo dirò appena finito l'incontro.
Mate - Sei diventata incomprensibile...
Billi - Prima ero una ragazza. Ora sto trasformandomi...
Mate - L'ho visto.
Billi - Hai imparato come si fa a far perdere la testa agli uomini? È facilissimo. E tu, mia cara, non hai ombra di abilità ancora! Lascia che te lo dica io!
Mate - Non ho bisogno di possedere queste abilità!
Billi - Servono! Servono sempre...
Mate - Bel risultato hai ottenuto!
Billi - Quando Giannetto era lì che ciondolava come l'asino di Buridan.0 tra me e te, tu che morivi dalla voglia di essere l'eletta...
Mate - (interrompendola) Io morivo...?
Billi - Ma andiamo! Come se non me ne fossi accorta! Be', tu che hai saputo fare? Niente. Te lo sei lasciato scappare come niente dalle mani...
Mate - Se tu credi d'averlo trattenuto coi tuoi pasticcetti!
Billi - Mate! Tu ora mi stai coprendo del tuo disprezzo con una gioia segreta!
Mate - Io?... Ti prego di credere...
Billi - Vuoi che ti dica tutto? Bada, senza rancore. E se parlo, parlo un po' per ingannare il tempo. Capirai che sono in ansia per quel che sta succedendo di sopra.
Mate - Per chi?
Billi - Dunque, tu, in fondo al cuore, tu hai una piccola speranza: « Quest'idiota di una Billi, facendo quello che fa, lo esaspera, lo stanca, lo perde... E allora... chissà. Egli può forse accorgersi finalmente che c'è qualcun'al-tro che sta nell'ombra, che non lo farebbe soffrire, qualcuno che è entrato in semifinale... ».
Mate - Billi, ti proibisco. Non è carino da parte tua...
Billi - Ebbene, cara: non accarezzare queste speranze: io ti voglio bene e per questo ti dico: accontentati della tua improvvisa gloria di ondina. Per il resto... (Da sinistra scende a precipizio Remo).
Remo - Magnifico!
Billi - Ha vinto?
Remo - Non ancora: ma è un fulmine! Mai visto tirare a questo modo. Non gli dà fiato. Ha già tre punti di vantaggio.
Billi - Grazie... Ma lei, come mai ha piantato lì l'incontro?
Remo - È stato il cavaliere che m'ha detto di venire ad avvertire lei. Ora torno su... (Sparisce di nuovo a sinistra).
Billi - Dopo tutto, carino però il cavaliere. Hai visto? Tre punti... Non lo battono più... Hai visto, Mate? Chi aveva ragione? Io...
Mate - Io sono felice. Ma non ha ancora vinto. Aspetta.
Billi - Ti dico che non lo battono più. Sono felice. Qui: dammi un bacio.
Mate - Ma, insomma, si può sapere che c'è in questa tua testolina balzana?
Billi - Non è evidente?
Mate - Lo ami?
Billi - No. Lo adoro.
Mate - E facevi la civetta coll'australiano ?
Billi - Bambina! Giannetto oggi si sarebbe fatto battere: ne ero sicura. Colpa mia! Il cavaliere me l'ha detto. Ho dovuto riparare al mal fatto. C'era un solo mezzo: farlo scendere sulla pedana con un tal odio per il suo avversario da farlo diventare un altro...
Mate - E tu?
Billi - Gli ho iniettato il veleno necessario nel sangue. Nota che questa è una prova poi che mi ama! La scherma è una competizione bellicosa: se non c'è un po' di furore, guai!
Mate - Ma lui intanto crede...
Billi - Intanto vince. Dopo, vedremo. Per questo ti ho detto: Mate, mia cara, non coltivare nessuna speranza. vuoi, ti cedo l'australiano... È carino, sai!
Mate - Che dici...?
Billi - Zitta. Ascolta. Cos'è? Non ti sembra la « Marcia Reale » ?
Mate - No!
Billi - La suonano male, ma è...
Mate - Ma sì: è la « Marcia Reale »!
Billi - Ha vinto! Ha vinto! Ha vinto! Gliele ha date... Ogni stoccata era in mio onore... To', piglia! Fai la corte a Billi? Piglia! Ti piace Billi? Piglia! Se fosse stato duello, pensa! Lo ammazzava almeno dieci volte per me...
Mate - Billi, non essere crudele...
cosa vuoi...
! Ma
Billi - Hai ragione, s Non posso. Eccolo!
(Da sinistra entra Giannetto accompagnato da Ambrogio ed altri che gli battono le mani. Da destra rientra Enea che viene a congratularsi).
Ambrogio - Meraviglioso! Non avrei mai creduto... Tac, tac... Non l'ha lasciato respirare!
Enea - Bravo! Complimenti!
Giannetto - (a Billi) E voi non mi dite niente? Vi dispiace che ve l'abbia battuto?
(Billi lo guarda con un sorriso ironico).
Mate - (a Giannetto) L'aveva fatto apposta... Per darvi un po' di veleno contro l'avversario e farvi vincere...
Giannetto - No? Billi...
Billi - Signor campione!
Ambrogio - Ohe, dico: un po' di discrezione... Qui c'è lo champagne che aspetta!
Billi - E ora mi perdoni?
Giannetto - No. Ti sposo.
Ambrogio - Ohe...
Giannetto - E lei, cavaliere, se vuole, ci farà da testimone...
Ambrogio - Sono dieci giorni che non faccio altro! Qua: alla vostra salute! (Bevono).
FINE