Ombre cinesi

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OMBRE CINESI

Commedia in tre atti

di GHERARDO GHERARDI

Commedia rappresentata  con grande successo da:

PAOLA BORBONI,  RUGGERO LUPI,  NICOLA PESCATORI

PERSONAGGI

Il conte Carlo Maria Falasco

La contessa Lola Falasco

La principessa Anastasia Shelder

Enrico Davani

Giovanni Fiordi

Fritz Ancari

Fanny Shelder

Il comm. Traverso

Clotilde

Annetta

Il barman

Una cameriera

Un cameriere

Cateragia per il Sito GTTEMPO

La scena rappresenta il bar di un grande al­bergo. Stile arcimodernissimo. Il banco è un po' sulla destra ih modo da consentire al bar­man di entrare e uscire dalla scena. Il fondale è quasi interamente occupato da una vetrata bianca dietro la quale si vedranno passare om­bre di uomini e di donne con grande nitidezza, perchè la luce della sala che si immagina dietro il bar, è molto intensa. La comune a sinistra, ma non si vedranno i battenti della porta. Ogni volta che entrano ed escono personaggi, più o meno lungamente si udrà il suono del jazz. Al­tro passaggio a destra. Un telefonino accanto al bar.

Quando si alza la tela sono in scena il bar­man e, a un tavolino, due giovanotti e una si­gnorina; un giovanotto si chiama Giovanni, un altro Fritz Ancori. La signorina è Annetta. Gluocano a dadi.

Fritz                            - (fermando il braccio di Annetta che agita il bussolotto) Un momento. Badate che se perdete non dovete poi ricorrere alla scusa che siete una donna per non pagare.

Annetta                       - State tranquillo, non vi farò que­sto onore.

Giovanni                     - Questa è per te, Fritz Aneari.

Fritz                            - Non me ne importa. Io bado ai fatti...

Annetta                       - (gettando i dadi) Due paia al­l'asso. A voi.

Giovanni                     - (agitando molto lentamente il bus­solotto con movimento meccanico) Barman...

Il barman                    - (venendo innanzi) Comandi, si­gnor Giovanni.

Giovanni                     - Sai che sia venuta, stasera?...

Il barman                    - Non ancora...

Giovanni                     - (sempre agitando) Ma come fai a dire non ancora, se non ti ho ancora detto...

Il barman                    - Ma ho capito.

Fritz                            - Ma gioca...

Giovanni                     - Un momento. La fortuna è come il lattemiele... Bisogna agitarla...

Annetta                       - Lasciatelo dire di che cosa si tratta.

 Giovanni                    - Siete meno intelligente del bar­man. Barman, diglielo tu... Così mi risparmio la fatica.

Fritz                            - Ma non agitare tanto. Inutile... Vin­co io... Ai dadi vinco sempre...

Il barman                    - Il signore desiderava sapere se era arrivata la signora contessa Lola Falasco, ecco tutto... (Si avvia verso due signori che si sono seduti a un tavolino: Traverso e Clotilde).

Annetta                       - (ridendo) ...Ah!... La bella Lola!...

Fritz                            - Ma gioca... (Costringe Giovanni a gettare i dadi).

Giovanni                     - Grazie. Tre assi. Gioca tu... (Ad Annetta) Perchè ridete? Non è forse una bella donna?

Annetta                       - Ah, per essere bella è bella. Anzi...

Fritz                            - Un asso, un tre...

Annetta                       - Benissimo. Vi sta bene. Ora do­vete pagare voi. Barman: tre whisky, paga Fritz.

Il barman                    - Subito.

Giovanni                     - Non è elegante?

Annetta                       - Ma sì, ma sì, elegantissima... Sol­tanto, sarei curiosa di sapere perchè con tante donne che ci sono, andate proprio a cercare quella lì... (Si serve il whisky).

Giovanni                     - Un momento. Prima di tutto non è esatto che io cerchi quella lì. E' lei che mi ha sedotto con la comodità che presenta. I mariti non mi piacciono...

Annetta                       - Ma anche Lola Falasco ha ma­rito...

Giovanni                     - Oh... Il conte Carlo Maria Fala­sco è una perla rara. Tranquillo, buono, non dice mai niente...

Il barman                    - (al signore con barba bianca che gli sta di fronte al tavolino) Creda, commen­datore, che un barman che se ne intende è me­glio di un farmacista, per i piccoli consulti... Conoscendo il cliente come lo conosciamo noi, non si sbaglia a dargli quello che gli occorre in quel dato momento. Mi fanno ridere i farma­cisti...

Traverso                      - Bene... Vediamo un po'... A me che cosa daresti?

Il barman                    - A lei? Un infernale...

Traverso                      - Cos'è?

Il barman                    - Un cocktail di mia fabbricazio­ne: sveglia i morti... (Via).

Clotilde                       - (signorina giovane) Com'è cu­rioso...

Traverso                      - (arrabbiandosi) Io direi che è un impertinente. Oh, ma... ma...

Clotilde                       - Buono, buono, commendatore... (Traverso si calma).

Giovanni                     - Barman, s'è vista?

Il barman                    - Non so...

Annetta                       - Ma verrà, verrà, abbiate pazien­za. Lo ha detto a me che verrà... Non manca mai... State tranquillo...

Fritz                            - Sì, ma tu per le donne non hai qua­lità... Per le donne, vedi, ci vuole un che... qualche cosa...

Giovanni                     - Cosa ci vuole?

Fritz                            - Eh, lo so io...

Giovanni                     - (ad Annetta) Lo sapete che cer­ca moglie?

Annetta                       - Davvero?

Giovanni                     - No, non vi offrite.

Fritz                            - Credi che se volessi...?

Annetta                       - Parlate per me?

Fritz                            - No, d'.co a lui... Dico che io posso aspettare e scegliere...

Traverso                      - (che ha salutato Clotilde, si avvi­cina) Si possono fare due chiacchiere?...

Giovanni                     - Oh, qui di chiacchiere ce n'è fin che si vuole. Fritz, continua...

Traverso                      - Posso?...

Fritz                            - Per me...

Annetta                       - Fritz dice che sente una partico­lare vocazione per la posizione di marito...

Fritz                            - No. Intendiamoci. E' probabile che io prenda moglie... E forse anche prima di quel che non crediate...

Traverso                      - To', to'...

Fritz                            - Ma non somiglierò mai a quello di cui si parlava poc'anzi...

Traverso                      - Chi? Chi?...

Annetta                       - Ah... Poveretto!.., Ma che tutte le volte che si paarla di mariti si debba tirare in ballo quello sventurato...

Traverso                      - Chi? Chi?

Giovanni                     - Nessuno... Un marito... Ma tu vai a prendere un curioso esempio... Nei suoi panni sfido a non vedere... Ma non credere che tutte le donne siano come quella lì...

Traverso                      - Chi? Chi?...

Giovanni                     - Niente... Una moglie... Ma le donne te la fanno in barba... Così sotti'le e così fina che non la vedi nemmeno col telescopio...

Fritz                            - A me? (Sorriso; si alza con un so­spiro) In ogni modo io ho un'idea sicura...

Giovanni                     - Fuori...

Fritz                            - No, no... Vi saluto... Aspetto gente... (Via).

Giovanni                     - (a se) Quante arie...

Annetta                       - Ma davvero voi dite che sa?

 Giovanni                    - Lo credo bene. Se no... Ma, dico, sua moglie e l'altro...

Traverso                      - Chi?

Giovanni                     - Niente. Un amante... Sì, non fan­no complimenti... Quello che non si capisce è come fa quell'uomo a resistere... Io scompari­rei sotto terra...

Traverso                      - Ma se non mi dite...

Giovanni                     - (gli s)i avvicina all'orecchio dai una parte e Annetta dall’altra e gli sussurrano una parola).

Traverso                      - Ah, Falasco... Carlo Maria Fa...

Giovanni                     - Tacete. Chiacchierone...

Traverso                      - Quello lì... No, non sa... Se sa­pessi che sa... Io gli toglierei il saluto... Io... Io... (Si arrabbia).

Annetta                       - Calma, calma commendatore. (Traverso si calma e sorride. Entra un gruppo di signorine intorno a Fritz. Traverso si volge ai tre}.

Clotilde                       - Champagne... (Altre voci) Cham­pagne...

Fritz                            - Giovanni... Che ne dici? Annetta, non volete?

Annetta                       - Non si rifiuta mai... Però badate che io lo dico in faccia: è per lo champagne... (Grida. Si profila una donna allo s-chermo).

Giovanni                     - Gran Dio. Guardate. E' lei!

Clotilde e Annetta      - Sì; sì... E' lei...

Traverso                      - Oh... La contessa Lola Falasco... Bella... Ma credetemi. Lui non lo sa...

Giovanni                     - Perbacco. L'ho riconosciuta con una sicurezza che nemmeno Caronte... Nemme­no Caronte!...

Traverso                      - Che c'entra Caronte?...

Giovanni                     - Caronte ha l'obbligo di conoscere la gente dall'ombra... No?

Traverso                      - (che non ha capito, con un sorriso idiota) Ah...

Annetta                       - Trucidatelo... E' troppo stupi­do... (Tutti gli sono addosso con bottiglie e bic­chieri) A me... A me... (Un'altra ombra).

Giovanni                     - Fermatevi... Chi è quella là? (Pausa. Tutti guardano le due donne, le ombre delle quali si profilano nitidamente nella ve­trata).

Traverso                      - To'... Volete scommettere...

Fritz                            - Ah... Ci sono. Donna Anastasia... Ma sì... E sua sorella...

Traverso                      - (stupito) La principessa Anasta­sia?...

Giovanni                     - (stupito) La principessa Anasta­sia... E' proprio vero... (Si mette a contare sulle dita).

Clotilde                       - Che cosa conti sulle dita?

Giovanni                     - Quaranta mesi. Come passa pre­sto il tempo! E mi pare ieri...

Clotilde                       - Che c'è di strano se Lola Falasco accompagna a un ballo sua sorèlla? E' vedova, bisogna bene che si consoli...

Giovanni                     - Sì, ma è la prima volta che ma­nifesta il proposito di consolarsi... L'avete mai veduta ai balli, nei teatri, nei salotti?

Annetta                       - Mai...

Traverso                      - Ma via... Ora non esageriamo! Balli o non balli... Io trovo che è un tempera­mento assai diverso dalla sorella.

Clotilde                       - L'equatore e il polo.

Fritz                            - Nero e bianco!

Annetta                       - La gioia e il dolore!

Giovanni                     - Basta, se no arriviamo al pari e dispari.

Traverso                      - Quaranta mesi di lutto... E che lutto... Mi sembrano sufficienti a determinare l'eccezione. O non potrebbe pensare a un altro matrimonio?

Giovanni                     - (con l'aria di chi la sa lunga) Un altro matrimonio?... Con un milionario?

Fritz                            - E perchè dev'essere proprio un mi­lionario? E' tanto ricca lei che io credo invece che più facilmente penserà a un uomo serio, simpatico, brillante...

Giovanni                     - Ma come ti somiglia... (Tutti ri­dono}.

Fritz                            - Ridete, eh? A rivederci. (Esce).

Giovanni                     - (gli grida dietro) 0 milionario o niente...

Clotilde e Annetta      - Ma perchè? Perchè?

Giovanni                     - Niente, niente... So io...

Traverso                      - Ma santo Dio... Si sta qui a fare due chiacchiere e voi non volete spiegare...

Giovanni                     - Calma, commendatore...

Annetta                       - Non insistete... Fingiamo di an­darcene... Morirà dalla voglia di dine...

Giovanni                     - Sentite. Facciamo così. Io vi pro­pongo una sciarada. Ma poi ognuno ci pensi per conto suo... Chi la risolve capisce l'ostacolo con­tro cui deve battere Anastasia nel suo caso di un nuovo amore.

Annetta                       - Sentiamo... Caso mai c'è Gino il cameriere che le indovina tutte, vince dei pre­mi...

Giovanni                     - Il mio primo vuole il boin. - ben s'adorna con 'la noia - il secondo e poi l'inte­ro - è un penserò alquanto nero.

Annetta                       - Un momento. Ilprimiero vuole il boia... E' il primiero o il boia che vuole?...

Giovanni                     - Io non dico niente... Pensateci voi...

Annetta                       - Io vado da Gino... Venite, veni­te... (Tutti fuori meno Clotilde).

Clotilde                       - (assorta) Il primiero vuole il boia... Che cosa vuole il boia? La paga... (Con uno scatto) Ma non slete gentile, sapete...

Giovanni                     - (indica Traverso) Sst...

Traverso                      - (assorto) Ben s'adorna con la noia...

Clotilde                       - (con dispetto) Antipatico... (Via).

Traverso                      - (con un pugno sulla tavola) E' insopportabile. Mi pare, che se uno vuol dire una cosa, la deve dire chiara, sé no... Se no...

Giovanni                     - Calma, calma... A voi, per ri­spetto alia vostra barba, alla vostra età e alla vostra discrezione... E poi, come banchiere vi può esser utile... Ve lo dirò, ma...

Traverso                      - Oh... Potete star certo che non mi esce una parola di bocca...

Giovanni                     - Ecco qua; il defunto Principe Shelder, marito di Anastasia, ha lasciato il suo patrimono alila moglie a patto che gli continui a esser fedele... Né mariti, né amanti...

Traverso                      - Oh!... E se no?...

Giovanni                     - Se no, il patrimonio ritorna alla casa... La principessa Fanny, la ineffabile Fan­ny Shelder è il guardiano del testamento... Ora, che cosa fareste voi per conservare cinque o sei milioni?

Traverso                      - Io? Io farei quello che faccio... Il banchiere...

Giovanni                     - Fareste qualunque cosa. Così A-nastasia sarà fedele... E che cosa fareste per conquistare i milioni di cui sopra?

Traverso                      - Io? Io seguiterei a fare quello che faccio... Il banchiere'...

Giovanni                     - Fanny Shelder spierà ogni atto di Anastasia sperando ogni giorno di vederla ca­dere... Ma perde il suo tempo, credete a me. A-nastasia è una donna virtuosa e inoltre ci trova una indiscutibile convenienza... E' una vocazio­ne fortunata, insomma... Oh, mi raccomando la discrezione... E' un segreto: il solo segreto che avevo...

Traverso                      - Ma, scusate, come l'aveste?

Giovanni                     - Fui al funerale di Shelder... Le vedove in certe occasioni si lasciano scappare qualche parola.

Traverso                      - E io che non voglio mai andare a quelle cerimonie... Ma se capitava un fatto slmile a Lola Falasco?...

Giovanni                     - Se capitava a sua sorella ne avremmo vedute delle belle... Ma il Signore manda il freddo secondo i panni, i mariti secondo le mogli e le vedove secondo i morti...

Traverso                      - No! No! Non fatemi pensare che quel povero uomo sappia. Con un simile esem­pio in famiglia poi... Oh... no, no... Non può essere...

Giovanni                     - Allora è un imbecille! Ma lo sa­pete o no che egli ha il dovere di bussare a tutti gli usci del suo appartamento prima di aprirli?

Traverso                      - Anche in cucina?

Giovanni                     - Anche.

Traverso                      - No, no! Ecco, non... Sentite... Vi giuro che la rompo con lui! No, no... Non sop­porto... Non ammetto... (Si arrabbia).

Giovanni                     - Calma!... Calma!...

Traverso                      - Sì, ma se sa è una vergogna... Lasciatemi andare perchè non posso star fer­mo... Un marito simile... (Appare Carlo Maria).

Giovanni                     - Badate... E' qui... (Traverso se ne va).

Carlo Maria                 - (seguendo Traverso) Parla­vate di me? (Le due donne in ombra se ne sono andate).

Giovanni                     - No. Perchè?

Carlo Maria                 - Un caffè... Barman...

Traverso                      - (tornando sui suoi piedi) Scusa­temi, Giovanni... Una parola...

Giovanni                     - (si alza e va verso Traverso).

Traverso                      - Scusate... Il primiero vuole il boia...

Giovanni                     - Testa...

Traverso                      - Oh... Già! Ben a'adorna il se­condo con la noia...

Giovanni                     - (facendo il segno della barba) Mento. Testamento...

Traverso                      - Ah... Infatti è per questo che... Buona sera, conte... Perdonatemi... Dovrò par­larvi!

Carlo Maria                 - A me?

Traverso                      - Sì, ma dopo... (Via).

Carlo Maria                 - (al barman che serve) Molto zucchero. Mi sono addormentato su una poltro­na subito dopo il pranzo... Mi è rimasta la boc­ca amara... Sai, mia moglie doveva mettersi una nuova toilette. Due ore. Non si può stare due ore con le mani in mano senza far nulla. Ti pare? Tu, forse, non so, ma per me è un'altra cosa. Io sono attivo. Io sarei attivo. Due ore. Così io ho dormito, capisci?

Giovanni                     - Che lavoratore!

Carlo Maria                 - Tu scherzi, ma, se non fosse perchè, ti farei vedere io... Ma lasciamo anda­re... Ma sto in pena... Che sia arrivata mìa mo­glie?

 Giovanni                    - Ma, non l'hai accompagnata tu?

Carlo Maria                 - Io no. Quando mi sono sve­gliato non c'era più nessuno in casa. Né lei, ne sua sorella, né Enrico, né Fanny...

Giovanni                     - Uh, quanta gente.

Carlo Maria                 - Perchè, scusa. Mia moglie sta in casa mia, no? Questo è ben certo. Non diran­no i soliti maligni che non sta in casa mia...

Giovanni                     - Ma lascia andare...

Carlo Maria                 - Oh... Sua sorella... Dico, sua sorella sta in casa mia da quando è rimasta ve­dova, beato lui.

Giovanni                     - Non dirai adesso che Anastasia non fu una buona moglie...

Carlo Maria                 - Dico per dire. Una perfetta moglie! Anzi, quando penso che Anastasia è così buona, così mite, così modesta, così pura... Non so... Lasciamo andare... Resta Enrico che è sempre da noi... Ma sì che lo sai... Andiamo...

Giovanni                     - E Fanny Shelder, come mai è qui?

                                    - Viene di quando in quando. Sta agl'albergo, ma i pasti li prende da noi. Ed è una continua commemorazione del defunto Shelder.

Giovanni                     - Allegri.

Carlo Maria                 - Non che ne parlino... Mai anzi... Ma quelle due donne non possono guar­darsi in faccia senza aver l'aria di compiangersi a vicenda... Ma stasera, sai, Fanny Shelder è un po' matta... Sono venute qui...

Giovanni                     - Allora è la prima volta che Ana­stasia si concede uno svago da quando è vedova.

Carlo Maria                 - Ma sai come è andata? Non sarebbe venuta, sai, ma quando parla la sorella di suo marito parla l'oracolo... Fanny Shelder ha cominciato a dire: « Andiamo, andiamo... ». Avessi sentito mia moglie...

Giovanni                     - Perchè?

Carlo Maria                 - Sai... Mia moglie, si dica quel che si vuole, ma quando si tratta di stabilire quello che devono fare gli altri è rnfallibile... Non voleva... E l'avrebbe spuntata se Enrico, che è debole, non si fosse lasciato scappare un « Che male c'è? ».

Giovanni                     - E tu?

Carlo Maria                 - Io? Io che c'entro? Per me, facciano quello che vogliono...

Giovanni                     - Ecco tua moglie.. Sì, è lei, o no? (Si profila una donna e subito dopo un uomo le si avvicina: le due ombre si protendono una verso l'altra).

Carlo Maria                 - Sì, è lei. La sua ombra e l'om­bra della sua ombra... Meno male... Stavo un  po' in pena. In fondo è un simpatico ragazzo... Dove vai?

Giovanni                     - Vado a salutarla... E poi, sai, sono stanco di star seduto... Ci si stanca a fare tutto a questo mondo...

Carlo Maria                 - Guarda bene se è elegante... Due ore... E non dirle che sono arrivato! Voglio vedere quando le verrà in mente di avermi di­menticato a casa...

Giovanni                     - Tu resti?

Carlo Maria                 - No... Mi muovo, ma non mi laccio vedere...

Giovanni                     - Dove vai?

Carlo Maria                 - Ma, non so...

Giovanni                     - Attento alle belle signore, eh?...

Carlo Maria                 - Per carità... Non credere. E tu aai se sarei capace... Oh se sarei capace! Ma... N'.ente, niente... Vado qui, vado là... (Giovanni via) Barman, se la contessa Falasco dovesse chiedere di me non dirle nulla... La­sciala dire, magari telefonare a casa... Voglio farle una sorpresa.

Il barman                    - Si, signor conte. Ma badi che la contessa viene da questa parte.

Carlo Maria                 - Zitto, eh?...

Lola                            - (entra in fretta seguita da Enricot Fritz, Giovanni, Fanny Shelder, Anastasia) Un mo­mento, un momento, i saluti a poi... (Va al te­lefono e segna un numero) Pronto, pronto... Uh, che noia... Enrico, a voi...

Enrico                         - Pronto? Pronto?

Lola                            - L'abbiamo fatta grossa... Ma do­v'era?

Anastasia                    - Si era addormentato su una pol­trona In salotto...

Enrico                         - Pronto? Casa Falasco? Il signor conte è in casa?

Giovanni                     - (rispondendo) No, il conte è già uscito a piedi...

Enrico                         - Pronto... Il conte...

Giovanni                     - Il conte è già all'albergo...

Enrico                         - Con chi parlo?...

Lola                            - Basta, Enrico... Non vi arrabbiate eoi telefono... Ha funzionato benissimo... (A Giovanni) Ma potevate dirmelo...

Giovanni                     - Non mi avete nemmeno lasciato il tempo di salutarvi...

Lola                            - E' molto arrabbiato?

Giovanni                     - No...

Lola                            - Meno male... In quattro anni di ma­trimonio, mi era accaduto qualche volta di di­menticare qualche cosa... Ma il marito mai... Siate gentile, Giovanni; andate a chiamarlo...

 Giovanni                    - Purché non si sia nascosto... Vuol farvi una sorpresa... (Via).

Lola                            - (ridendo) Che idea! Enrico, che cosa si prende?

Enrico                         - Quello che desiderate. Un liquore?

Lola                            - No, no... Ho sete. Qualche cosa di fresco... E voi?

Fanny                          - Noi due, cocktail.

Lola                            - Un momento. Scusa, Fanny, ma lo sai che Anastasia non è abituata...

Fanny                          - Ma sì, ma sì... Bisogna festeggiare il suo ingresso in società... E poi, un po' di stordimento è piacevole... Si vede la vita sorto un altro colore... Chi non ha sofferto non può comprendere.

Enrico                         - Ebbene, due cocktail e due aran­ciate. Barman...

Il barman                    - Sta bene...

Lola                            - Adesso dimmi tu, Anastasia, se ti di­verti ora...

Anastasia                    - Veramente non mi diverto af­fatto... Mi è bastato passare per quel salone, in mezzo a tanta gente, per sentirmi tutta stordita. E poi, vuoi che ti dica? Tutto ciò mi mette ad­dosso tanta malinconia!

Fanny                          - Che storie! Che storie! E' il primo momento...

Lola                            - Scusa, sai, Fanny, ma era meglio che andaste a letto tutte e due...

Fanny                          - To'... Ma perchè dev'esserci vie­tato... Dopo tutto siamo venute a un ballo di albergo e questo ci consente una grande libertà. Casa di tutti, casa di nessuno... E poi... Da quaranta mesi... Insomma, certe cose si capisco­no o non si capiscono. Vero, Anastasia?

Anastasia                    - (presa dalla tosse) Sì, Fanny.

Fanny                          - Infine la gioia di vivere... (E' inter­rotta da Anastasia che tossisce disperatamente non sopportando il cocktail) Che c'è?

Lola                            - La gioia di vivere... Mi farai il pia­cere tra poco di tornare a casa. Non c'è proprio nessuna ragione che tu stia qui.

Anastasia                    - Sì, cara, sì...

Fanny                          - Noi stiamo qui a nostro bell'agio... Non è vero, Anastasia?

Anastasia                    - Sì, come vuoi.

Fanny                          - Ti ci diverti, tu?

Lola                            - Bel ragionamento. Io, io... io è un'al­tra cosa. Io sono pratica. Sono organizzata per questo... Domandate a Enrico se io mi sento mai stanca...

Enrico                         - Mai, davvero...

Lola                            - Non commetto l'ingenuità, io, di co­minciare con un cocktail! Se no che cosa ci vuole dopo? Un cdlpo di cannone? Con un'aran­ciata si comincia... E si finisce magari con due cocktail... E poi, e poi è inutile... mi pare di parlare con dei bambini...

Fanny                          - Oh, che scienza ci vorrà. Figuria­moci.

Lola                            - Scienza, sicuro... (Due signori si av­vicinano al banco e ordinano e bevono in piedi) Prima di tutto, o si balla, o si sta in casa.

Fanny                          - Io ballo.

Lola                            - Il boston.

Fanny                          - Non è un ballo?

Lola                            - Era. E poi Anastasia non ha mai ballato nemmeno quello. Io parlo per lei e non per te. Non ho il diritto di criticare ciò che fai.

Fanny                          - Credo che sia maggiorenne anche lei...

Lola                            - E poi in società ci si va per trovare qualcuno... Per scambiare quattro parole... Un piccolo flirt... (/ due signori dopo aver bevuto ài voltano e con un « Oh » di meraviglia si avvi­cinano alle signore, baciano loro la mano, molto compiti e rispettosi, quindi con un inchino se ne vanno) Vedete? Date soggezione... Non han­no nemmeno il coraggio di parlare...

Anastasia                    - (che si va animando) Io poi... Non saprei più nemmeno che cosa dire...

Lola                            - Avessi almeno letto il giornale sta­mattina.

Fanny                          - Il giornale?

Anastasia                    - Che c'entra il giornale?

Lola                            - Ma scusa... In quaranta mesi che cosa sei diventata? Almeno il giornale. Ma sicuro. Se uno ti parla dei processi di Torino, che ne sai? Niente. E dire che ne ha ammazzati quat­tro. E le elezioni in Germania? Lo sai almeno che c'è un pericolo comunista in Germania... Vedi...

Fanny                          - Ma scusa, si fa all'amore con questi argomenti, oggi?

Anastasia                    - (sempre più animata) Mamma mia...

Lola                            - Che discorsi... Prima di tutto non ti ho ancora detto che si debba proprio fare al­l'amore. C'è chi lo fa e chi non lo fa... Ma dico che una signora che si rispetti non conviene mostrarsi estranea al suo tempo. C'è la moda, ma con gli uomini non attacca mai per diverse ragioni; ma c'è l'arte, la scienza, l'accademia, il record di volo senza scalo... Bisogna leggere, mantenersi in contatto con i librai, giornalisti, artisti... Volete scomméttere che troverete venti persone che parleranno stasera del premio let­terario? Bada che lo ha vinto Bellozzi, Mario Bellozzi con quel romanzo nostalgico... Aspet­ta...

Anastasia                    - (che sbadigliava) Non so... Que­sto cocktail mi ha...

Lola                            - Lo vedi? Ci vuole una salute di fer­ro... Ti senti male?

Fanny                          - Anastasia, che cos'hai?

Anastasia                    - Niente... Niente...

Enrico                         - Barman, un amaro...

Anastasia                    - Sì, un amaro...

Lola                            - (alzandosi) Prima che tu rimetta piede nei pubblici ritrovi... (Anastasia beve l'amaro che Enrico le porge).

FannY                         - Strano... A me invece ha fatto be­ne...

Enrico                         - Come va?

Lola                            - Aspetta che beva!

Fritz                            - Che stupido!...

Anastasia                    - Meglio, meglio... Ma ho la te­sta...

Lola                            - Vuoi muoverti?

Anastasia                    - No... Lasciami qui... Andate a ballare... Scusate, Enrico, voi siete venuto qui per divertirvi un poco... Andate...

Fanny                          - Ma sì, andate...

Enrico                         - Per me, come vuole la contessa... Se vuole che restiamo, se vuole che andiamo...

Lola                            - Ormai ci siamo fatti vedere...

Fritz                            - (come uno che capito dove si vuole ar­rivare) Ma sì; ma sì... Resto io...

Fanny                          - O bravo... Così tenterò anch'io di tuff anni per una sera nel vortice della danza... Io non so nemmeno che cosa sia il foxtrot... Ma ho delle intuizioni... (Lola ed Enrico par­lano a parte con Anastasia. Fanny ha i piedi vicino a Fritz).

Fritz                            - Lo credo, lo credo...

Fanny                          - (che volge le spalle ai tre seduti a si­nistra) Non ha nulla, sapete... E' un po' stordita... Un po' confusa... E' in uno stato di nervi così delicato che... Oh... Io Oa conosco be­nissimo... E' una vera fortuna che.non vi siano qui che gentiluomini, perchè così com'è, è trop­po impress'onabile... Sapete, la sensibilità fa certi scherzi... Santi numi... Forse ha fatto male davvero a venire qui... Ma io perdo tempo... Lola, che fai?...  (Via).

Lola                            - (alzandosi) Vengo. Vengo.  .

Carlo Maria                 - (entra) Buona sera.

Giovanni                     - (che gli è dietro) Eccolo, stava alla cabina telefonica... Telefonava a casa per sapere se voi avevate telefonato.

Carlo Maria                 - (a sua moglie) Qual buon vento?... Chi non muore si rivede...

Lola                            - Non fare dello spirito. Ti sta male.

Carlo Maria                 - Potevi svegliarmi, no?

Lola                            - Ma, caro... La colpa è tua...

Carlo Maria                 - Oh, sentiamo questa.

Lola                            - Ma si! Tu russi sempre... Stasera a farlo apposta non russavi... Dormivi come di nascosto...

Carlo Maria                 - Benissimo... Un'altra volta provvederemo con qualche segnalazione auto­matica...

Lola                            - Ma andiamo... Finiscila... Sei venuto per farmi impazzire tu? Potevi restare a casa...

Carlo Maria                 - Oh... se avessi potuto... Ma il mio dovere lo so. Credi che mi diverta io qui?

Lola                            - Senti... Per la mezz'ora che ci fer­meremo la tua presenza  non era necessaria...

Carlo Maria                 - Lo so io quando è necessaria e quando non lo è.

Lola                            - (con impazienza frenata)       - Non pren­dere quell'atteggiamento di vittima, Carlo Ma­ria...

Carlo Maria                 - Vittima? Io prendo l'atteg­giamento di vittima?

Enrico                         - Se permettete, contessa, torno su­bito.

Carlo Maria                 - (trattenendo Enrico) E' fi­nito, sapete... E' finito... Vedi, crede che tu mi voglia fare una scenata...

Enrico                         - No... Per carità... Debbo fare un telegramma a mio padre... Vado qui al bureau e torno... (Via).

Carlo Maria                 - Cos'ha? I nervi?

Lola                            - Chi, Enrico?...

Carlo Maria                 - Mi è sembrato così strano... Cos'è quell'idea del telegramma?

Lola                            - E che vuoi che ne sappia io?

Carlo Maria                 - Giovanni, mia moglie ha i nervi, volete raccontarle qualche cosa? A ri­vederci...

Lola                            - Dove vai adesso?

Carlo Maria                 - Ma, non so... Vado qui, vado là...

Lola                            - Non ti addormentare, sai? .

Carlo Maria                 - Se mai non fare troppa fa­tica a cercarmi...  (Via).

Giovanni                     - Che cosa volete ohe vi racconti? Preferite della maldicenza o il racconto di qual­che nobile azione?

Lola                            - Qualche nobile azione, è meglio...

Giovanni                     - Allora bisogna rifarsi un po' indietro... Orazio Coclite era un giovane...

Lola                            - Non ne avete un'altra più recente?

Giovanni                     - No...

 Lola                           - E allora fate della maldicenza... Ac­compagnatemi alia sala...

Giovanni                     - Bene... Troverò molti soggetti...

Lola                            - (ad Anastasia) Tu resti?

Anastasia                    - Sì...

Fritz                            - Ma ci sono io...

Anastasia                    - Non importa, signore...

Lola                            - Permettete che dica una parola?

Fritz                            - Prego... (Si allontana sorridendo fa­tuo con un'occhiata significativa a  Giovanni).

Lola                            - (ad Anastasia) Sta' attenta che quello lì ti farà la corte...

Anastasia                    - Ma santo cielo, è proprio ne­cessario?

Lola                            - Bada a quello che dici. Stai attenta. A più tardi.  (Via).

Fritz                            - Vi dispiace, che io resti con voi?

Anastasia                    - Ma veramente...

Fritz                            - Volete che parliamo di...

Anastasia                    - Ah; non so nulla io... Non so nufda... Non ho nemmeno letto il giornale di questa mattina... E non mi parlate del premio letterario... Sarebbe inutile...

Fritz                            - Oh.. Non ne so niente nemmeno io...

Anastasia                    - No? Meno male... Perchè mia sorella poco fa...

Fritz                            - Oh... Vostra sorella è una inteli'et-tuale... Lo so... Io invece sono un sentimentale... (Anastasia tace impassibile) Sì... Io sono un tipo che sento molto... Vivo sì in mezzo alla so­cietà, ma per stordirmi... In realtà poi finisco per essere più solo che mai. Ho i miei sogni... Ho i miei sogni!... (Pausa, ma Anastasia tace) I miei sogni, vedete, sono...

Enrico                         - (che entra) Ah... Per piacere, la contessa non c'è?...

Fritz                            - E' nel salone...

Enrico                         - E il conte?...

Fritz                            - Il conte... Il conte non lo so...

Enrico                         - Fai un po' di conversazione?

Fritz -                          - Sì, faccio un po' di...

Enrico                         - Bene... arrivederci... (Via).

Fritz                            - Simpatico giovane, vero?

Anastasia                    - Uhm...

Fritz                            - Non vi piace?

Anastasia                    - Preferisco non parlare nemme­no di questo.

Fritz                            - Ah... (Con un sospiro) Capisco... Oh, se capisco... Io leggo nel vostro cuore... Sono certo che ai vostri occhi...

Anastasia                    - Di che cosa parlavate?

Fritz                            - Prima? Ah... (Con mimica fatua) Già... Dei miei sogni... Sono lieto che vi inte­ressino... I miei sogni sono un sogno solo... Trovare la donna del mio cuore, sposarla e riti­rarmi con lei (lontano dal mondo e vivere un'av­ventura d'amore senza fine... (Pausa) In parte ho realizzato tutto ciò... Ho trovato la donna... Oh, sì. Ma non sono ancora ben certo che mi ami... Non me lo ha ancora detto. (Pausa) Non dite nulla?

Anastasia                    - Io? No.

Fritz                            - Eppure colei che dovrebbe parlare... siete proprio voi, donna Anastasia... Signora, guardatemi, guardatemi un poco...

Anastasia                    - Signore... Vi prego di allonta­narvi da me... Vedete bene che non mi posso alzare... Che non sto bene... Ve ne prego...

Fritz                            - Vi ho offesa?

Anastasia                    - Sì, moltissimo...

Fritz                            - Ma j miei sentimenti sono puri, i miei sentimenti...

Anastasia                    - Nessun uomo, signore, dopo mio marito è mai stato autorizzato a parlarmi di sentimenti... E tanto meno voi...

Fritz                            - Vi sapevo virtuosa, ma questo, scu­satemi...

Anastasia                    - (a Fanny che entra) Oh, Fan­ny, ti prego...  Questo signore si permette..

Fanny                          - Che cosa?

Fritz                            - Ma signora, vi assicuro...

Fanny                          - Ah, ho capito... Un po' di corte... Vero? Oh, Anastasia... Ma andiamo...

Anastasia                    - Oh, se mi potessi muovere... Ma che cosa c'era in quel bicchiere?

Fanny                          - Buona, buona... E fate come desi­dera...

Fritz                            - Ma signora, mi permettete almeno di spiegare...

Anastasia                    - No, no... Non è necessario...

Fanny                          - A me sì... A me sì... Venite qui... Ma che diavolo ile avete detto?

Fritz                            - Le ho espresso dei sentimenti di te­nerezza... Ma rispettosamente.. Immediatamente si è offesa... Mi dispiace, ecco... Ma poi, alla fine, buona sera.

Fanny                          - E dove andate? Ma non capite, sciocco che siete? Ma sì... Non vi avevo detto che la sensibilità fa certi scherzi... Via... Do­mani, date retta a me, portatele a casa un maz­zo di fiori...

Fritz                            - Domani? Ah... Bene... Sì, perchè non mi era mai capitato...

Fanny                          - Ma certo... ma certo... E poi... Se mai... Un po' di pazienza... No?...

Fritz                            - Quand'è così... Capirete... Non faccio per dire, ma io... (A un cenno di Fanny) Sì, buona sera. (Via).

 Anastasia                   - Ora, Fanny, dammi il tuo brac­cio... Ho bisogno di aria... di aria...

Fanny                          - (aiutandola) Ma come sei suscet­tibile...

Anastasia                    - Vorrei vedere te, io...

Fanny                          - Ma credi proprio che nessuno mi abbia fatto la corte stasera? Tre... Finora tre... (Via tutte e due. Entrano Lola ed Enrico).

Lola                            - Non ci sono più... Dove saranno an­date?

Enrico                         - Non so... Ci sediamo?

Lola                            - E quel giovanotto?

Enrico                         - Fritz? (Guardando allo schermo) Eccolo. (Si vede Fritz che si pavoneggia allo schermo).

Lola                            - Dall'ombra pare che sia contento di gè...

Enrico                         - Già...

Lola                            - Non vorrei...

Enrico                         - Che cosa?

Lola                            - Ma si fa presto a dire delle parole di cui ci si debba pentire. Se Anastasia, confusa com'era...

Enrico                         - Già...

Lola                            - Come, già? Si dice con quel tono?

Enrico                         - Dico che non credo...

Lola                            - Lo sapete, mio bel giovanotto, che stasera non mi avete ancora detto « cara »?

Enrico                         - Ah... E' vero... Oh, cara... (Le prende  affettuosamente  una  mano).

Lola                            - Adesso non importa... Non c'è nes­suno qui... Io voglio quando c'è gente... E' una parola breve, generica, non compromet­tente, ma che lascia trapelare...

Enrico                         - Sì, sì... Giuro che la dirò... La dirò... Io voglio vedere contento il mio an­gelo...

Lola                            - Ma io sono inquieta... Bisogna che trovi Anastasia... Bisogna che sappia...

Enrico                         - Vado a cercarla subito... Un mo­mento solo... (A Traverso che entra) Bravo Tra­verso, mi volete fare la cortesia di tenere com­pagnia alla signora... Un momento solo...

Traverso                      - Oh... Con piacere..

Enrico                         - Permesso, cara... (Via. Traverso impressionato dalla parola non sa che dire).

Lola                            - Non mi dite nulla?

Traverso                      - Ah... Che volete che vi dica... Voi siete tanto graziosa che francamente è più facile guardarvi che parlarvi...

Lola                            - Ma è più difficile per me, perchè quando gli uomini guardano e tacciono, si espri­mono troppo chiaramente.

(Clotilde entra con Annetta, Giovanni e Fritz).

Clotilde                       - Trovato... Trovato...

Giovanni                     - Non avete trovato nulla. (Sono tutti intorno al bar).

Clotilde                       - L'intero, che è un pensiero al­quanto nero, è funerale.

Giovanni                     - Ma no, ma no... ( Tutti ridono).

Lola                            - Che strani argomenti trovano costoro per stare allegri.

Traverso                      - Sono giovani. Se avessero la mia barba andrebbero più cauti.

Clotilde                       - Il primiero vuole il boia: fune... La fune per impiccare...

Giovanni                     - Ma « rale », che cosa vuol dire « rale »?...

Clotilde                       - Guarderò nel vocabolario... Ci dev'essere... Guardate là chi c'è. (Si vede nello schermo Carlo Maria).

Giovanni                     - Sst... (Tutti si avvedono di Lola e segue una pausa imbarazzante. Ognuno di quelli che sono al banco pensa a bere).

Traverso                      - (arrabbiandosi) Però... però...

Lola                            - Che avete?

Traverso                      - Niente. Pensavo a vostro mari­to... Tanto buono... Tanto bravo...

Lola                            - Sì, veramente è un brav'uomo...

Traverso                      - E merita tutte le fortune, no? Tutto il rispetto e tutte le fortune...

Fritz                            - Io, io... Io vinco sempre... Io vinco a tutti i giuochi...

Clotilde                       - Voi siete tutto. Fate tutto... Ca­pite tutto... Avete tutte le qualità...

Traverso                      - E com'è in casa? E' sereno, que-to?

Lola                            - Mio marito è un angelo. Non abbiamo mai seriamente  bisticciato...  Mai  una nube...

Traverso                      - (a sé) Non lo sa... Non lo sa... Lo dicevo io che non lo sa...

Lola                            - Che cosa brontolate? (A Enrico che entra) Oh... Enrico, le avete trovate?

Enrico                         - Sono in sala di lettura. Ci aspetta­no là.

Lola                            - Bene.

Annetta                       - No, voglio giocare con Enrico... Enrico...

(Enrico va al gruppo).

Traverso                      - (a Lola) Ho piacere di ciò che mi avete detto.. Ho piacere...

Lola                            - Siete molto gentile... Ma si potrebbe sapere perchè v'interessate tanto amabilmente di mio marito?

Traverso                      - Perchè... Perchè... sapete... Mi fa piacere conservargli tutto il mio affetto... Tutto il mio...

 Lola                           - (con un sorriso) Ho capito... Ma sì, ma sì... Potete conservargli tutto... Tutto quello che volete...

Traverso                      - (con un sospiro) Ah...

Annetta                       - (con i dadi) Qui, qui... (Va ai tavolino di destra trascinandovi Enrico) Ma, zitti,  non deve saper nulla...  (Giuoco).

Enrico                         - Sì, ma se perdo non pago. (Giuo­co).

Voci                            - Ha vinto... Ha vinto...

Annetta                       - E io pago... Fermo... (Lo bacia. Risate. Intanto Carlo Maria era entrato ed es­sendosi messo alle spalle del gruppo della, par­tita a curiosare, ha veduto tutto. Enrico rimane male e guarda Lola).

Lola                            - (a Enrico) Ebbene? Si ricevono con quella faccia contrita i baci dalle signorine? (Ad Annetta) O è per beneficenza che glielo avete dato?

Annetta                       - (un po' piccata) No... Mi perdoni, signora, ma non è per beneficenza. E' una scom­messa.

Lola                            - Ah, allora, avete ragione, amico mio... Non è per voi... Ma su, allegro... Ci vuol pazienza... E' il giuoco dei primi fremiti... Bi­sogna perdonare.. Piuttosto andiamo da Fan­ny... (Via ridendo a braccetto con Enrico).

Carlo Maria                 - Vi sta bene.

Annetta                       - (con comica meraviglia) Eh?...

Carlo Maria                 - Sì... Vi sta bene... Questa è almeno una lezione di buon gusto...

Annetta                       - Ah, sentite...

Carlo Maria                 - Sentiamo.

Annetta                       - Niente... Dicevo che quanto a gusto le opinioni sono cento. Scommetto, per esempio, che l'Otello a voi non piace. A me sì. (In questo momento lo schermo si colora) An­diamo, comincia il cotillon... (Via ridendo se­guita da tutti meno che da Carlo Maria e da Traverso. La luce sullo schermo cambia ogni tanto).

Traverso                      - (irato) Io non capisco... Che bisogno c'era che voi...

Carlo Maria                 - Calma, calma... Vi posso of­frire una camomilla? No, non è uno scherzo... Io la prendo sempre a una certa ora... Due ca­momille, barman. (Si ride) Avete ragione, ma insomma, al cuore non si comanda...

Traverso                      - Che c'entra il cuore?... In ogni modo era uno scherzo, innocente...

Carlo Maria                 - Lo fanno mai con voi? No? E allora vuol dire che è magari stupido, ma in­nocente no. Nella fattispecie era anche maligno. Ma sì... Se la mia signora non fosse stata pre­sente nessuno ci avrebbe pensato... Una pic­cola malvagità, ecco...

Traverso                      - Eh?... Ma che dite?

Carlo Maria                 - Ma sì... Volete che non ca­pisca io?...

Traverso                      - Ma che cosa? State bene attento a quello che dite perchè potreste perdere un amico... Ah, sì, perchè...

Carlo Maria                 - Ecco Ha camomilla. (Il bar­man serve) Dicevate?

Traverso                      - No... Stavate dicendo voi delle cose che... Spero che non darete peso alle chiac­chiere, alle voci, alle lettere anonime...

Carlo Maria                 - No, no... Io le chiacchiere non le considero nemmeno... Io sono sicuro...

Traverso                      - Sicuro?

Carlo Maria                 - Caro amico, colui che vi par­la non è un geloso - ha ragione quella là : Otel­lo non mi piace - né un rassegnato ne un tor­mentato... Ho sofferto, sì, ma ormai è passato... I miei occhi sono sereni e possono guardare il mondo esattamente come si guardano quelle ombre che passano su quello schermo : un uomo, una donna... Una donna, un uomo... Come un giuoco di ombre cinesi fatte per distrarre l'oc­chio e non più... Sono tranquillissimo e sere­nissimo... La mia penetrazione è arrivata a tal punto che mi basta un'occhiata, un gesto, un moto della bocca di mia moglie per compren­dere ciò che nemmeno una lettera anonima potrebbe dirmi.

Traverso                      - Ma allora, scasate... Io non vo­glio insistere... Perchè nessuno meglio di voi può giudicare... Quando vi siete accorto di ciò che vi stava capitando, che avete fatto?

Carlo Maria                 - E che dovevo fare? Niente. Posso forse convincere un uomo e una donna che si amano, che farebbero meglio a non amarmi? Sarebbero capaci di darmi dell'egoista.

Traverso                      - Già, ma almeno il diritto di ri­prendere la vostra libertà... Di...

Carlo Maria                 - Come? Come? Separarmi? Mai! Che cosa si direbbe? Che lei mi tradiva e che io l'ho sdegnata.

Traverso                      - La verità, sempre secondo voi.

Carlo Maria                 - Ma le conseguenze?... Una donna che tradisce il marito e ne è scacciata, sapete che cosa diventa per la società?

Traverso                      - No.

Carlo Maria                 - Una disonorata! Io invece voglio che mia moglie rimanga una signora ri­spettabile che riesce a tradire il marito senza conseguenze spiacevoli, tanto più che io, che cosa farei senza di lei? Lasciate stare l'amore... Sarei forse in grado di rifarmi una vita? Diffi­cile, amico mio...

Traverso                      - Non mi vorrete far credere che vi sentite in dovere di rispettare...

Carlo Maria                 - Me solo... Me solo... Ma se, Dio me ne guardi, m'innamoro di qualcuna, sapete voi ciò che accade? Che la moglie ama da una parte, il marito dall'altra e ila gente giudicando in blocco dice: « Quattro sporcac­cioni ». E avrebbe ragione, perchè l'unica atte­nuante in questa irregolarità è l'amore fatale. Ora in una famiglia un amore fatale può essere, ma due... Chi ci crede? Nessuno. E il disprezzo del mondo ci prenderebbe tutti e quattro! Ine­vitabilmente quell'altro si stancherebbe e se ne andrebbe e lei se ne prenderebbe un al­tro... No, no, basta uno. Anzi. Se c'è una per­sona al mondo che abbia ormai tutto l'inte­resse a proteggere il loro amore sono io... Fa­cendo quello che faccio, d:fendo per me quello che mi resta... Io tratto la cosa scientificamente. (Intanto le danze sono finite e si vede diminuita la luce nel salone).

Traverso                      - Tuttavia... Ammettete anche voi che un po' di ridicolo...

Carlo Maria                 - Le donne no. Le donne non amano gli uomini traditi ma li rispettano. GU uomini sì, ridono. Ma solo quando sono più di tre insieme. Il regime ideale dei mariti traditi è lo stato d'assedio, perchè in due tendono la mano, confortano... A tu per tu comprendono...

Traverso                      - Caro amico... Venite a colazione da me domani?

Carlo Maria                 - Ecco... Perchè no?... (Sullo schermo si profila un cameriere che mette via le sedie voltandole all'insù. Al barman che en­tra) Bravo! Fatemi il favore di dire alla, contes­sa Falasco che quando vuole andare...

Il cameriere                 - Ma signore, non c'è più nes­suno... Il ballo è terminato. Siccome c'è la luna, sono andati tutti con le automobili ai prati...

Carlo Maria                 - Diavolo. Si è dimenticata di me un'altra volta. E dovrò andare a piedi.

Traverso                      - C'è la mia macchina... (Arrab­biandosi) Però, scusate, ma io... francamente...

Carlo Maria                 - Calma, calma... A che ora la colazione?

Traverso                      - All'una.

Carlo Maria                 - All'una. Bene. (Via. Il ca­meriere si mette a pulire).

Fine primo atto

ATTO SECONDO

Un salotto elegante. Pianoforte. Telefono.

Lola                            - (sta scrivendo a una scrivanietta. Il tele­fono suona. Lola ne è seccata) Pronto? Ah, sei tu? No, cara, Anastasia non è qui... E' in camera sua... Subito: aspetto un momento al­l'appairecch io. A stasera, sì. (Suonai un campa­nello).

La cameriera               - (entra).

Lola                            - Bussa all'uscio della camera di donna Anastasia e di&le di venire al telefono. C'è donna Fanny...

La cameriera               - Ancora?

Lola                            - Sst!... Non vedi che è aperto il mi­crofono?

La cameriera               - (con un muso verso il microfono se ne va in punta di piedi).

Lola                            - (riprende a scrivere) « Passerò dal negozio la prossima settimana ». (Si ode bussare alla porta) Avanti! (Si ribussa) « Saluti suo ma­rito » ...Avanti!... (L'uscio si apre a poco a poco. Ne entra la voce di Carlo Maria che can­terella).

Carlo Maria                 - Là, là, là... (Tossisce).

Lola                            - Eccolo qua...

Carlo Maria                 - Sei qui?...

Lola                            - Ma sì, avanti, avanti...

 Carlo Maria                - Sei sola?

Lola                            - Non lo vedi?... Che vuol?

Carlo Maria                 - Voilevo salutarti... Non ci sia­mo veduti a colazione... (Si guarda intorno) Non o'è proprio nessuno... (si siede vicino al micro­fono del telefono) ...né Enrico, né quel gendar­me di Fanny!...

Lola                            - Taci!

Carlo Maria                 - Dov'è?

Anastasia                    - (entra e corre al telefono) Pron­to, Fanny? Sono io... Sì, sto in casa lino alle sei... A più tardi...

Lola                            - Che voleva?

Anastasia                    - Il solito...

Carlo Maria                 - Vigilanza speciale...

Anastasia                    - Pazienza... E' il mio destino... (Via).

Carlo Maria                 - Poverina!... Che angelo!... Che creatura!... E' inutile... Sono fenomeni che bisognerebbe studiare...

Lola                            - Sì. Veramente è tutto il ritratto del nostro povero babbo...

Caro Maria                  - Di', la mamma com'era?

Lola                            - Oh... caro... Non essere irriverente... Sei melenso... Io sono stata esattamente come lei fino ad giorno del matrimonio... Ero così o no? Parla francamente.

Carlo Maria                 - Per la verità non lasciavi nemmeno sospettare certi sviluppi... Il mistero è qui... Che Anastasia, nonostante tutto... è ri­masta tale e quale...

Lola                            - Non ha mica sposato te...

Carlo Maria                 - Spero che non vorrai parago­narmi a quel pazzo di Shelder!

Lola                            - Quello era un uomo!

Carlo Maria                 - In una sola cosa riconosco la sua superiorità: lui è riuscito a morire e io no...

Lola                            - Carino...

Carlo Maria                 - Ma vivo per vivo...

Lola                            - Vivo per vivo non ha mai abbando­nato sua moglie un minuto, non l'ha mai tras­curata, era un uomo pieno di delicatezza e di pensieri gentili... Bisognerebbe saperlo conser­vare l'amore di una donna...

Carlo Maria                 - E va bene!... Ma che stai fa­cendo?

Lola                            - Scrivo, non vedi?

Carlo Maria                 - A chi? (Lola non risponde) Ho capito.

Lola                            - Lo sai che da qualche tempo il tuo contegno è repugnante? Carlo Maria     - Perchè?

Lola                            - Lo sai ben'ssimo! Te ne ho accennato anche ieri sera... Ti avrei preso a schiaffi.

Carlo Maria                 - No... Questo no... I maltrat­tamenti fisici no! Del reato, mi dici che debbo fare?

Lola                            - Ti devo insegnare io? Devi fare il marito e non il padre...

Carlo Maria                 - Va bene. Allora dimmi a chi scrivi...

Lola                            - No!

Carlo Maria                 - Va bene!...

Lola                            - Ma strappami questa lettera di ma­no!... Con la forza, con le percosse magari!...

Carlo Maria                 - (si avvicina, con voce grossa) Fammi vedere quella lettera!

Lola                            - (provocante) No!

Carlo Maria                 - (rinunciando) E poi?... Se è una lettera a lui...

Lola                            - Ma dunque... una cosa è ben ferma nella tua mente: che io ti tradisco!...

Carlo Maria                 - (la guarda stupito) Ah... Sen­ti!... (Colpito da un'idea) Aspetta! Sì, sì, è giu­sto! Tu devi fare così... E' perfettamente logi­co... Hai capito perfettamente la tua posizione... Ma anch'io ho capito la mia, che è molto più difficile...

Lola                            - Se fosse difficile come dici, mi faresti almeno delle scenate di gelosia...

La cameriera               - (entrando) C'è il signor En­rico.

Carlo Maria                 - E adesso dovrò anche fare dei convenevoli...

Lola                            - No, no... Ti giustifico io... Vai...

Carlo Maria                 - Brava... Risparmiami il più possibile... Ciao... (Se ne va).

Lola                            - Fai entrare il signore, ma digli che aspetti un momento. (Via da un lato. La came­riera via dal fondo).

Enrico                         - (entrai, sì guarda attorno come cer­cando qualcuno che suppone sia nascosto) Cu-cù... cucù... cucù... Non c'è davvero... (Si mette a girare, si accomoda la cravatta, prende un ritratto da un tavolino e lo guarda sospirando).

Voce di donna interna - Cucù...

Enrico                         - (andando alla porta di fondo) Ah!... Sei qui, eh?... (Apre la porta e prende fra le braccia una donna che non si vedrà subito dalla platea) Sei qui, gattino capriccioso... Sei qui... (La bacìa. Pausa. Suona il telefono).

Anastasia                    - (entrando mentre Enrico chiude) Pronto... Sì... Sono io, Anastasia. Oh, ancora tu... Fanny, dimmi... Sì, sono sola.. Ma nulla: stavo qui leggendo... Visite? Io visite? E che visite vuoi che riceva? No, no... Come? Ah... Oh, poveretto, sono stata moìlto sciocca io... Sì, gli perdono... Ma non lo ricevo, sai... Non lo ricevo... Sì?... Berte, bene... Credi che io fac­cia bene? E allora... Come vuoi... Lo riceverò... A più tardi...

Enrico                         - (con uno scatto violento) Ma che cosa vuole! Ma dille che la smetta! Non si può stare un momento tranquilli che quella telefona o casca fra i piedi! Fa impazzire!

Anastasia                    - Pazienza, caro, pazienza! An­diamo, non ti voglio vedere arrabbiato! Che cosa dovrei dire lo che per farle piacere dovrò (ricevere. Fritz Ancari che verrà qui tra poco...

Enrico                         - Benissimo. Ora si mette anche lui...

Anastasia                    - Via, Enrico... Tu sai che noa posso fare a meno di accontentarla In tutto... Scusa, lascia che mi levi questo pensiero. (Suo­na).

Enrico                         - E io dovrò uscire, vero? Dovrò andare al cinematografo!...

Anastasia                    - Perchè? Lola non si muove...

Enrico                         - (calmo) No? Ma vuoi che le inflig­ga la mia presenza anche quando non dovrebbe essere necessario?

Anastasia                    - Ma Frltz Ancari lo sbrigo in due parole...

La cameriera               - Ha chiamato?

Enrico                         - Avvisi la signora che verrà oggi il signor Fritz...

La cameriera               - Fritz?... Sta bene. (Via).

Enrico                         - Non le diamo noie abbastanza!...

Anastasia                    - Davvero!... Alle volte, per quanto sia mia sorella, mi pare di non avere il diritto di domandarle tanto. E allora mi metto a sognare, a sognare...

Enrico                         - Che cosa sogni?

Anastasia                    - Non so. Tante cose!... Che tu sei diventato un celebre pittore...

Enrico                         - To'!... Perchè pittore?

Anastasia                    - Così... Quando si sogna. Tu no» pensi di ereditare da tuo zio?...

Enrico                         - Ma mio zio è lì... E' vecchio...

Anastasia                    - Non ti fidare dei testamenti! Preferisco pensare che tu diventi un celebre pit­tore, che partiamo insieme su una bella nave, che ci sposiamo in una chiesetta sperduta fra monti sconosciuti...

Enrico                         - E Fanny?

Anastasia                    - Fanny? Che cosa vuoi che mi importi di tutti i Shelder e della loro fortuna se tu sei un celebre pittore?

Enrico                         - Ma cara, non so nemmeno disegna­re un uovo...

Anastasia                    - Non importa, purché mi ami!... Mi ami?

Enrico                         - Certo!... Ne dubiti ancora?

Anastasia                    - Ma... Che ne so io? Pare che le ragazze si divertano a baciarti al gioco dei dadi.

Enrico                         - Quella stupida! Se tu sapessi quan­to mi è seccato quello scherzo!... Tanto più che l'hanno fatto per offendere tua sorella... Oh... L'ho capito così bene... E poi è irritante essere messi in certi imbarazzi...

Anastasia                    - Buono, buono... Non occorre arrabbiarsi... La vostra Nana ha capito tutto e non ha alcuna intenzione di farvi una scenata di gelosia... E tutto sia finito con un bacio...

Enrico                         - Ma...

Anastasia                    - Niente ma!... (Si baciano; il bacio è abbastanza lungo da permettere a Lola di entrare e di fermarsi un poco a guardare).

Lola                            - Dico...

Enrico                         - Chi è?... Ah, scusi!...

Anastasia                    - Lola.

Lola                            - Non perdiamo il controllo, ragazzi!...

Enrico                         - (irritato ad Anastasia) La tua ma­nìa di stringermi alle orecchie! Non si sente più nulla!...

Lola                            - Bene? Questa faccenda la regolerete per conto vostro. Che cosa mi hai mandato a dire di questo Fritz?

Anastasia                    - Viene qui oggi...

Lola                            - E che cosa gli salta in mente? Non riceviamo nessuno... Proprio lui?...

Anastasia                    - Vuole scusarsi per ieri sera...

Lola                            - Ma che idiota!... Niente, niente! Mandalo via!

Anastasia                    - Non posso! Ho promesso a Fan­ny di riceverlo...

Lola                            - Fanny che c'entra?

Anastasia                    - Non so, mi ha telefonato poco fa.

Lola                            - Fanny? O che diavolo c'è sotto? Vuoi vedere che qui c'è un giuoco di quella strega...

Anastasia                    - Ma che pensi?

Lola                            - Qui c'è sotto una trama... Scommet­terei qualche cosa, guarda... Ma si capisce... Tutto ha fatto per colpirti... Tutto... Gioca l'ul­tima carta... Ti getta fra i piedi un uomo inna­morato... Un vanitoso, uno sciocco che avrà poi tutto l'interesse a confidare quello che non è...

Enrico                         - Anastasia!... Tu non lo riceverai!

Anastasia                    - Caro... Sei geloso?

Enrico                         - Non so... Ma insomma non lo rice­verai!...

Anastasia                    - E come posso? A maggior ragio­ne se si può supporre che Fanny...

Enrico                         - Quella è capace di tutto! Per il denaro è capace di tutto! Non è per lei, in fondo, che siamo in questa situazione?

Anastasia                    - Tutto quello che vuoi, ma...

Lola                            - Un momento...

Enrico                         - Sì, sì... Lasciamo dire a lei...

Lola                            - Sì. Lasciate dire a me... Tanto!... Dunque più ci penso e più la cosa mi pare poco chiara... Che Fritz Ancari sia un seduttore di professione...

Enrico                         - Lo dice...

Lola                            - Lo crede. Questo è peggio... E Fan­ny? Fanny che ieri soltanto dopo tanto tempo si mette in testa di tuffarsi nella società? Fanny che si mette in testa di proteggere il primo uomo che ti fa lo spasimante?

Anastasia                    - Spero che non temerai che io sia tanto stupida...

Enrico                         - Non si sa mai...

Lola                            - Io non temo te. Temo loro... No, no... Lo ricevo io... Ma lo sapete che si fa più presto di quel che non si creda a passar per una donna disonesta?... Lo ricevo io... Mi metterò... L'abito verde?... No...

Anastasia                    - Ma che vuoi fare?

Lola                            - (non risponde) Ah... Ecco... Tro­vato!... (Esce in fretta).

Enrico                         - Quanto è cara... Noi le dobbiamo tutto... Tutto!

Anastasia                    - Non ha un pensiero per sé, dav­vero... Vive questo nostro amore come se fosse il suo, con una semplicità, con uno spirito di sacrificio...

Enrico                         - Quando le porto dei fiori... lo sai che mi vergogno? Mi pare di essere ridicolo a portare dei fiori a una donna che...

Anastasia                    - Le piacciono tanto...

Enrico                         - Sì, ma... E' poco... E' ridicolo... Una volta pensai di farle incidere un vecchio braccialetto d'oro, molto bello... Era di mia madre... Ma poi...

Anastasia                    - Come sei caro... Ma non vuole doni! Figurati se non la coprirei d'oro!

Enrico                         - (alzandosi) Insomma è un'anima superiore, è un angelo, ecco. Noi non siamo nemmeno degni di baciare la terra dove passa... Dimmi tu dove si trova un esempio simile... E sono tre anni... Più di tre anni... Niente... Oggi come il primo giorno... Bella, buona, elegante, brillantissima... Capace di primeggiare in qua­lunque luogo... Niente... Si annulla, si annien­ta... Passa in mezzo al mondo che la disprezza credendola colpevole... Distrugge il suo stesso focolare domestico...

Anastasia                    - Di' un po', di' un po', Enrico...

Enrico                         - Eh?

Anastasia                    - Niente... Ti volevo dire di non parlare tanto forte...

Enrico                         - Si... Non è vero forse? Io ti dico la verità... Di fronte a lei mi sento come op­presso da una gratitudine imbarazzante...

Anastasia                    - Siediti, caro, vicino a me...

Enrico                         - Sì, cara... (Si siede e si rialza su­bito) Oh, che donna! Vedi? La prova di oggi è la più bella di tutte... Non la più grande... La più poetica... Perchè è indubitato che adesso Fritz verrà a vedere te... Viene per te... Non so ehe diavolo gli dirà, che cosa inventerà.. Ma lo vedi? Eccola lì tranquilla... Sicura di sé...

Anastasia                    - Siediti, caro...

Enrico                         - (si siede) E' vero o no? E per di più la costringiamo ad assistere alle nostre te­nerezze... Ma lasciami stare le orecchie!...

Anastasia                    - Oh, dunque...

Enrico                         - Dunque bisogna risolvere. (Si alza) Uscire da questa situazione dalla quale esce frantumata una innocente.

Anastasia                    - Sì... Hai ragione... Questo lo penso da molto tempo... Non c'è che un mez­zo... Confessare... E avvenga che può! La mi­seria non mi fa paura... Te l'ha detto ancora... Il primo giorno, ricordi? Il 2 settembre 1927.

Enrico                         - Sì, sì, ma... La mia posizione non è mutata... Non posso e non voglio chiederti un slmile sacrificio... No, no... Tutto quello che vuoi; ma non si butta via così un patrimonio per un... matrimonio.

Anastasia                    - Va bene... Ma siccome non c'è altro mezzo che la morte di uno di noi tre per­chè questo nodo si sciolga...

Enrico                         - Uno, chi?...

Anastasia                    - O io, o tu, o Fanny... E siccome questo non è probabile data la nostra perfettis­sima salute...

Enrico                         - Fanny poi sta benissimo...

Anastasia                    - Ecco: e allora non c'è che da dirci addio...

Enrico                         - No!... Come?...

Anastasia                    - Ma sì! Che altra soluzione vedi?

Enrico                         - Ma io non vedo niente! Io vedo che stiamo calpestando una virtù, una bellezza, una nobiltà...

Anastasia                    - Di' un po', Enrico... (Grave) Ti ho pregato diverse volte di sederti accanto a me e tu continui a stare in piedi là... davanti a lei... Ma ti accorgi o no di ciò che stai dicendo?

Enrico                         - Io?... Che sto dicendo?

Anastasia                    - Mi stai dicendo una cosa orribile... Una cosa che io non avevo mai pensai I to... Oh!..."

Enrico                         - Spiegati, Anastasia...

Anastasia                    - Tu... Tu l'ami!... (Pausa) Tu l’ami! Tu l’ami!... (Singhiozza su una poltrona

Enrico                         - Ma no, Anastasia...

Anastasia                    - (alzandosi) Negalo!...

Enrico                         - Senti... Io proprio non so...

Anastasia                    - Lo vedi?... Lo vedi?... (Si nm] butta giù a piangere).

Carlo Maria                 - (batte alla porta) Si può?..» Ehm... Si può?...

Enrico                         - Avanti!

Carlo Maria                 - Che c'è?... Anastasia... Che cos'ha Anastasia?...

Enrico                         - Ma, non so... L'ho trovata così...

Carlo Maria                 - Si può sapere?

Enrico                         - Non vuol dire...

Carlo Maria                 - A voi, ma a me... Anastasia dimmi...

Anastasia                    - (si è calmata ma continua a mor­dere il fazzoletto, si guarda intorno come eh cerca una scusa qualunque) Oggi!... Che dai ta!... (Indica un calendario a muro con una data: 24).

Carlo Maria                 - Ventiquattro... Ventiquattro aprile... Che cos'è?... Ah... Capisco... No... Fu in giugno che morì...

Anastasia                    - (ancora piangendo) Ma il 24 si mise a letto...

Carlo Maria                 - Ah, sì... Ah, fu il ventiquat­tro?...  Non  sapevo...  Si mise a letto... Tutta I ricorda,  poverina...  Pensare  che io  non  sairò; E mai commemorato... così!... mai... Capisco che  il povero  Franco Shelder era  tanto buono..» Uno di quegli uomini che non potrebbero lungamente vivere senza fare arrossire la naturi» stessa!... Che anima!... Che nobiltà!... Quello» era un uomo!... (Con altro tono) Ti fa piacere» che parliamo di lui o no?

Anastasia                    - Grazie, caro, non occorre...

Carlo Maria                 - Sì, forse è meglio... I grandi! dolori non vanno troppo accarezzati... Sono come certe malattie ehe guariscono soltanto a non curarle... (Entra Lola) Brava Lola... Vieni una po' tu qui... Fra voi donne v'intendete meglio...! E' vero che lei piange per una cosa per la quale» tu non piangerai mai, ma insomma...

Lola                            - Che cosa piange?

Carlo Maria                 - Il marito...

Lola                            - (che sospetta) Ah... Già... Su, via... Basta...  Andatevene, per  favore...  Devo  ricevere Fritz. E' in anticamera.

Carlo Maria                 - Fritz? Fritz Ancari? Senti, Lola... Scusa se profitto della circostanza per farti una preghiera, e qui credo che mi darà ra­gione anche Enrico...

Lola                            - Che c'è?

Carlo Maria                 - Vedi? Non metto mai il naso, per non dire di peggio, nei tuoi affari... Ma in questo caso devo dirti che in linea generale sarei contrario a qualsiasi aumento del personale ad­detto alla nostra casa... Noi ci slamo fatti la no­stra piccola società, le nostre conoscenze.

Lola                            - Ma scusa...

Carlo Maria                 - Ho subito finito: nella fatti­specie poi non ho alcuna titubanza a dirti che Fritz Ancari non mi è simpatico.

Lola                            - Perchè?

Carlo Maria                 - Perchè... perchè... Un com­plesso di cose... Quel suo vantare i suoi successi con le donne... Gli uomini vanitosi sono perico­losissimi appunto perchè hanno fede in se stessi.

Lola                            - (per tagliar corto) Va bene, va bene. (Sottomessa) Questa è la prima e l'ultima volta he lo riceverò... Sarai obbedito!...

Carlo Maria                 - (cadendo dalle nuvole) Come fca detto? (A Enrico) Come?...

Enrico                         - Che sarete obbedito... Che cosa deve dire?

Carlo Maria                 - No!... Davvero?... Lola, non hai scherzato?...

Lola                            - Ma domando io... Ho detto che ho capito e che farò come vuoi.

Carlo Maria                 - (con aria da padrone) Oh!... Ventiquattro aprile!... (Soddisfatto) Che data!... (Via).

Lola                            - E voi due, che cos'avete? Che co­s'hai tu?

Anastasia                    - Oh, non temere, te lo dirà lui!...  (Via con dispetto).

Enrico                         - (si stringe nelle spalle ed esce).

Lola                            - (che ha suonato, alla cameriera che si presenta) Fai entrare quel signore... (Spegne le luci e si mette in posa fatale su una poltrona),

Fritz                            - (entra con un fascio di fiori. Si avvede di Lola) Oh!... Voi, contessa...

Lola                            - Entrate... Sedete, caro amico... Vi epiace trovare me anziché mia sorella?

Fritz                            - Oh no... No davvero...

Lola                            - Mia sorella era molto arrabbiata con voi...

Fritz                            - Sono qui appunto per farmi perdo­nare. Voi credete che mi perdonerà, eh?

Lola                            - E' probabile, ma metterà delle con­dizioni, credo...

 Fritz                           - Sì?... E quali?

Lola                            - Di non tormentarla più...

Fritz                            - Oh, tormentarla!... Che parola!...

Lola                            - E' la parola giusta! Non fate l'inge­nuo!... Non avete bisogno che io vi dica di più!... Volete una tazza di tè?

Fritz                            - Grazie... Veramente si sta tanto bene così...

Lola                            - Un biscotto, un cioccolatino, una si­garetta...

Fritz                            - Una sigaretta, volentieri... Ah, come si sta bene qui... Che bella casa... Non ero mai venuto...

Lola                            - Infatti, io non ricevo che poche amiche...

Fritz                            - Fate bene.

Lola                            - Perchè?

Fritz                            - Perchè mi sono accorto che avete una qualità rarissima nelle donne...

Lola                            - Cioè?

Fritz                            - Voi siete più affascinante in casa che fuori... L'intimità vi dona...

Lola                            - (con un tono di rimprovero) Oh... Oh... Oh... Volete indispettire me, ora?...

Fritz                            - Per carità!... Ritiro subito tutto quello che ho detto...

Lola                            - Bravo!... E non fatemi la corte...

Fritz                            - Oh... Non oserei...

Lola                            - Lasciate stare che l'osereste. Non vi credo capace di timidità in materia...

Fritz                            - (ridendo) Forse avete ragione. Allora dirò che temo che sarebbe un inutile ardi­mento...

Lola                            - Non è un complimento...

Fritz                            - No... Chi sa?... Forse lo è...

Lola                            - Non vi confondete. Non è nemmeno un'offesa...  C'è il rispetto di mezzo, vero?

Fritz                            - Sì, molto rispetto...

Lola                            - Ma il miglior modo di rispettare una signora è di farle intendere che le si vorrebbe mancare di rispetto, ma si ha la forza di aste­nersene. Ignorare una signora non è rispettar­la... Oh, intendiamoci... Dico questo in gene­rale... Non crediate che vi rimproveri la vostra indifferenza...

Fritz                            - Ebbene, signora... (Pausa).

Lola                            - (fingendosi turbata) Perchè mi guar­date così?

Fritz                            - Io?... (S'incanta a guardarla poi di scatto si alza. Pausa) Fa caldo...

Lola                            - Siete impaziente. Ora solleciterò Ana­stasia... Non è carino farsi attendere tanto...

Fritz                            - No, signora... Sediamoci... Verrà... Non sono mica impaziente. Volevo dire... Sì... Vi dico tutto...

Lola                            - Bravo...

Fritz                            - Ma in confidenza...

Lola                            - Sì, va bene... Non dirò a nessuno...

Fritz                            - Io sono un poltrone... Ma la colpa non è mia. E' del destino che mi ha reso tutto facile... tutto... Sono abituato che io ottengo sempre ciò che voglio... Ma non si può volere una stella. Voi mi siete apparsa così...

Lola                            - Ho capito: in sostanza voi volete sol­tanto ciò che ottenete...

Fritz                            - No... Ma una stella...

Lola                            - Bene, questa è carina... nuova...

Fritz                            - E poi... Dico tutto?...

Lola                            - Tutto... Oramai...

Fritz                            - Siete così circondata, così difesa... Che... Insomma, ve l'ho detto... Sono un pol­trone... E voi non mi avete mai guardato come tante altre donne mi hanno guardato... Come mi guardate adesso, per esempio...

Lola                            - La voce! che voce!... Vi prego di non parlarmi così...

Fritz                            - Volete che gridi?

Lola                            - Preferirei... Ma Anastasia che fa?...

Fritz                            - Lasciatela stare... Verrà... Parlia­mo...

Lola                            - Circondata, difesa... Mi fate ridere... O mi fareste piangere. Conoscete mio marito?

Fritz                            - Sì...

Lola                            - E' in casa...

Fritz                            - (balza in piedi) Forse desiderate...

Lola                            - (ride) No, no... Restate... Potreste restare fino alle otto, fino a mezzanotte, fino a domattina... State sicuro che non se ne accorge­rebbe...

Fritz                            - Capisco... E' una questione di tem­peramento!...

Lola                            - Difesa... Circondata... (Con amarez­za) Perchè mi vedete sempre intorno dei cava­lieri, degli amici, tanta gente... Guardate: uno dei miei amici, i)l più fedele, il più gentile di tutti...

Fritz                            - Enrico, volete dire?...

Lola                            - Sì... Ebbene, è in casa... (Fritz si alzai) Prego... Sedete, sedete... Fate questo espe­rimento: provate a urlare che mi amate. Uria-telo!  Urlatelo dunque!  Nessuno accorre!...

Fritz                            - (si siede) Vorrei fare un esperimen­to più semplice... Oh com'è fredda la vostra mano...

Lola                            - Lasciatemi...

Fritz                            - (con voce morbida) No, non vi la­scio... Non vi lascerò...

 Lola                           - Ve ne prego...

Fritz                            - No...

Lola                            - (divincolandosi ma cedendo con la voce) Ma che volete da me?... (Con uno scatto e voce fredda) Ma non c'è bisogno di stringere così... (Si libera e si massaggia il polso) Mi ave-te fatto malie... Quando mi si fa male sento in me nascere un'avversione profonda... Andate via subito!

Fritz                            - Perdonate. Non sapevo... Sono stato brutale...

Lola                            - Sì...

Fritz                            - Non passa ancora?...

Lola                            - (tornando a sorridere) Sì... Passa... Passa... E' passato...

Fritz                            - (si china su di lei per baciarla piano piano ma Lola Si alza).

Lola                            - Chiamo Anastasia...

Fritz                            - No. Preferisco andarmene... Ma vo­glio rivedervi...

Lola                            - Voglio?

Fritz                            - Sì... Domani...

Lola                            - Domani è impossibile...

Fritz                            - Quando?

Lola                            - Vi scriverò...

Fritz                            - Sì? Bene... Lombardia 107.

Lola                            - - Cosa?

Fritz                            - Il mio indirizzo... E...

Lola                            - Dite...

Fritz                            - A donna Anastasia... quei fiori... E ottenetemi il suo perdono... Sono certo che me lo otterrete... (Come ricordandosi di qualcosa) Uh, scusate. Potrei domandarvi un consiglio?

Lola                            - Un consiglio voi a me?

Fritz                            - Sì... E' la prima prova d'amore che dò io, quando sono veramente innamorato... Non faccio più nulla senza il consiglio di colei che...

Lola                            - Dunque?

Fritz                            - La principessa Shelder molto gentil. mente si è interessata alla mia piccola disavven­tura... Anzi credo che l'avesse interpretata in un modo abbastanza lusinghiero per me... Oh, non ci penso nemmeno... Ma certo dovrà sapere qualche cosa. Dovrò dirle...

Lola                            - Ditele la verità...

Fritz                            - Cioè?

Lola                            - Cioè che non pensate più a lei.

Fritz                            - Oh, sì, non ci penso più!

Lola                            - E che vi ha perdonato.

Fritz                            - Ma vorrà dei particolari...

Lola                            - E voi non dateglieli...

Fritz                            - Ma crederà che io sia stato... dirò così, sconfitto...

Lola                            - Ah... E non avete nulla che compensi la vostra vanità, proprio nulla?

Fritz                            - Oh, come è dolce avere già dei pic­coli segreti comuni, delle lievi intimità. (Si av­vicina).

Lola                            - Badate!... (Suonali campanello).

Fritz                            - Già... Sono tutti in casa. Arriveder­ci... Mi avete promesso di scrivermi...

Lola                            - Ma... Non so...

Fritz                            - Come?

La cameriera               - Comandi?

Lola                            - Accompagna il signore e ritorna qui.

Fritz                            - Contessa... (Bacia la mano, poi col tono di dire una cosa molto dolce ma amorosa) Lombardia 107... 107... Buona sera!... (Via).

Lola                            - (sola) Sì, ma speriamo che mia sorel­la non turbi più l'animo, di nessuno, se no chi ci resiste?

Enrico                         - (entra) Se n'è andato?

Lola                            - Volando.

Enrico                         - Che cos'ha detto? Non ha insistito?

Lola                            - Per vedere Anastasia? Macché! E' innamorato di me!...

Enrico                         - (affranto) Di voi?

Lola                            - Perchè? Vi pare strano che un uomo s'innamori di me? (Suona il campanello).

La cameriera               - (entra) Comandi, signora?

Lola                            - Quel signore che è uscito, lo hai vi­sto bene?

La cameriera               - E' piuttosto bello.

Lola                            - Allora non l'hai visto!... Si chiama Ancari. Per lui non sono mai in casa, capito?

La cameriera               - Capito... (Via).

Enrico                         - Oh!... Che cosa vi facciamo fare!

Lola                            - Non ci pensate. Ma che cosa fa Ana­stasia? Chiamatela che le racconto...

Enrico                         - (imbarazzato) No... Anastasia non verrà qui... Si è chiusa nella sua stanza.

Lola                            - Ma che cos'ha?

Enrico                         - Mah!...

Lola                            - Bisticciato?

Enrico                         - Gelosia...

Lola                            - Oh... Allora poco male... Passerà.... Non parlatele più della presunta rivale... Non datele più occasione di ricordarla...

Enrico                         - Sì, ma... Questo è difficile...

Lola                            - Perchè?... Chi è?

Enrico                         - ...Voi...

Lola                            - Io?... Impazzisce mia sorella?

Enrico                         - No, bisogna che io giustifichi Ana­stasia... Non è un'accusa che fa contro di voi... Non ci pensa neppure... Ma contro di me... Si parlava di voi... Si parlava della vostra genero­sità, del vostro sacrificio...

 Lola                           - Ma che c'entra?...

Enrico                         - C'entra perchè non so che cosa ho detto... Ma ho l'impressione di aver canta­to... Allora Anastasia si è messa a piangere...

Lola                            - Che sciocca!...

Enrico                         - Ma, insomma, signora, sono tre anni che io vi vivo accanto... Voi siete troppo buona, troppo bella... Lasciatemi parlare e ac­cada quel che vuoile accadere... E' proprio tanto strano e tanto colpevole da parte mia se un sen­timento nuovo è sorto a poco a poco nel mio cuore per voi?...

Lola                            - Oh!... (Cade a sedere su una sedia. Pausa).

Enrico                         - Ho sofferto, sapete!... Nessuno può dire quanto io ho sofferto!. Ho sofferto sin da quando ho avvertito il primo brivido sottile di questo sentimento... Ho sofferto quando l'ho sentito crescere in me, ingigantire contro la mia più ostinata volontà... E l'amore per Anastasia diminuiva, diminuiva e io non potevo far nulla peri richiamarlo in vita! Ma quale strazio fu pen­ine quando venne il momento che vi amai tutte e due in un modo egua'le: l'amore che saliva, l'amore che scendeva si incontrarono in quel punto con la mia morte, signora; con la mia morte!... Ecco!... Ora sto bene... Avvenga che può... Sto bene!...

Lola                            - Avete finito?

Enrico                         - Sì.

Lola                            - Ragioniamo.

Enrico                         - Non è possibile.

Lola                            - Sì!

Enrico                         - E allora ragioniamo! Ma intendia­moci bene; che io vi ami, nessun dubbio, eh?

Lola                            - Aspettate. Questo vostro amore na­scerebbe dall'ammirazione, vero?

Enrico                         - Nasce, non nascerebbe... Nasce, anzi è nato!

Lola                            - Perchè io sono una donna eroica, ec­cezionale...

Enrico                         - Sublime!

Lola                            - Calma; ma come fate a mettere d'ac­cordo queste mie straordinarie qualità morali, col fatto che c'è un povero uomo che per queste mie virtù è posto in una situazione, diremo cosi, ambigua? Voi non avete mai pensato a quél povero uomo.

Enrico                         - Già, è vero... Io non ci ho mai pensato...

Lola                            - - Naturalmente! Da egoista come sie­ te, tutti così gli scapoli, non avete pensato che a prendere ciò che vi si dava... Non vi siete mai domandato perchè mai, mentre da un lato mi prodigavo per difendere la posizione di mia so­rella, commettevo dall'altra parte una cattiva azione...

Enrico                         - Cattiva azione... Ce ne son tanti mariti traditi... E voi non lo tradite...

Lola                            - E questo è peggio! Perchè verso di lui non ho nemmeno la giustificazione di un amore fatale. Amico mio, se non foste così distratto e approssimativo come siete, conclude­reste che io non sono una donna sublime, eroica, ecc. ecc, ma una pazza, una pazza pericolosa... Che ne dite?

Enrico                         - Io? Ecco, mi pare di essere al buio in una casa sconosciuta e di non trovare il bot­tone della luce elettrica.

Lola                            -  Accendo io!  Io amo mio marito!

Enrico                         - Avete acceso?

Lola                            - Mi pare.

Enrico                         - Ma io non ci vedo.

Lola                            - Lo amo e lo voglio mio, mio, sola­mente mio, voglio assicurarmi che per tutta la vita egli non amerà che me...

Enrico                         - Un momento... scusate... ma rion avevate qualche altro mezzo più facile...

Lola                            - Non è affatto facile mantenere il cuo­re di un uomo a una temperatura rispettabile, specialmente quando vi ha sposato. Prova ne sia che non era passato un anno dal tramonto delia nostra luna di miele che Carlo Maria già mi trattava come un mobile qualunque, come un grammofono che si fa cantare in casa per passa­tempo, mentre la testa è altrove.

Enrico                         - Però, se cambiava i dischi...

Lola                            - Non scherzate : io vi sto facendo delle confidenze che meritano serietà e rispetto! Per­chè io ho sofferto! Sentivo che ormai io non ero più nulla per lui, sentivo che egli aveva la testa piena di giuoco, di avventure galanti, di auto­mobili, di amici - quei maledetti amici! - E io non potevo fair nulla per trattenerlo. Nulla! (Si commuove un poco).

Enrico                         - Che mascalzone!

Lola                            - Senti chi parla!...

Enrico                         - Ma io...

Lola                            - Basta così! Il fatto è che la necessità di proteggere mia sorella, mi diede l'ispirazione di questa grande opera di rieducazione che sto facendo nei riguardi di mio marito. E' quasi compiuta! Da due anni, da quando si è convin­to di avermi perduta, da quando ha sentito il sapore del pubblico equivoco, egli mi considera con altri occhi e nel suo cuore è nato l'amore definitivo. Ci vedete adesso?

Enrico                         - Abbastanza chiaramente...

Lola                            - Bravo. E ora vi consento di ricominciare la serie delie vostre litanie. Meravigliosa. Eroica, sublime... Sicuro! E ne attendo il mio premio! Ma voi capite benissimo, che essendo io la donna singolare che sono, voi... ci vedete?

Enrico                         - Sì... E mi pare di vedere anche la E porta d'uscita.

Lola                            - Oh... siamo arrivati. Ed ora, ciascuno al proprio posto, e silenzio!  (Pausa).

Enrico                         - Dico... Ma il mio posto, per esempio, quale sarebbe secondo voi?

Lola                            - Accanto ad Anastasia, come se nulla fosse accaduto, naturalmente.

Enrico                         - Ma gli è che io, accanto ad Anastasia...

Lola                            - (interrompendolo) Ah, questo è un t affare che riguarda voi...

Enrico                         - Va bene. (Con un sospiro, come tra se) Mi ama terribilmente quella donna... Sarà un gran dolore per lei...

Lola                            - Oh... voglio sperare che sarete abbastanza intelligente da non prendervi l'iniziativa di un tale abbandono.

Enrico                         - Intelligente? Ma qui è questione di onestà, di sentimento, di sincerità... Guai se nell'amore c'entra l'intelligenza!

Lola                            - Cosicché voi volete scavare tra me e mia sorella un abisso, un precipizio, un odio… Eh, sì, dopo ciò che mi avete raccontato, ella  crederà che sia io che le rubo l'amore. Bravo!... Bella idea...  generosa  soprattutto!  Bel  modo di ricompensarmi di ciò che ho fatto per voi... 

Enrico                         - Ma d'altra parte non vedo come...

Lola                            - Ma non ci vedete mai voi! E' così semplice! Fingete di amarla più di prima e aspettate che si stanchi lei.

Enrico                         - Ma questa è una speranza assurda! Poco fa mi diceva che un uomo come me... 

Lola                            - Lasciate andare! Se ne dicono tante!

Enrico                         - Ma come fare? come fare?... Tutto quello che faccio le piace, tutto quello che dico la esalta... è un successo preoccupante, perchè  vedrete che non c'è rimedio... quella lì mi sarà fedele fino alla morte!...

Lola                            - Ma sta' a vedere che con tutto quello che si dice della volubilità delle donne, ci dev'essere un uomo che teme la loro fedeltà!

Enrico                         - Eh... io le ho tentate tutte...

Lola                            - Un'idea. Volete proprio fare di Ana­stasia una donna indifferente, amioiata, fredda? Volete sapere come dovete fare? Non c'è che uà mezzo. Mi promettete di servirvene?

Enrico                         - Sì, sì... tutto quello che volete... Prometto, prometto!

Lola                            - Fatevi insegnare da mio marito. Quel­lo lì se ci si mette!

Enrico                         - Ma... Signora... Riflettete...

Lola                            - Aspettate. (Suona).

Enrico                         - Ma io non ho il coraggio di dirgli…..

Lola                            - Non fate il bambino. Pensate che il vostro destino è qui... Non c'è altro da fare...

La cameriera               - Comandi?

Lola                            - Il conte, per favore... (La cameriera tòa).

Enrico                         - Ma egli vorrà spiegazioni...

Lola                            - Guardatevene bene... Ma non chie­derà nulla. Crede di essere abbastanza intelli­gente da non averne bisogno. E fidatevi di lui. E' il più grande estintore d'incendi che sìa mai stato costruito.  (Carlo Maria bussa).

Lola                            - (sottovoce) Me ne vado... (Via).

Carlo Maria                 - (bussa ancora).

Enrico                         - Avanti.

Carlo Maria                 - Dov'è? (Si guarda attorno) Mi ha fatto chiamare... Dov'è?...

Enrico                         - Sono io che ho bisogno...

Carlo Maria                 - In che cosa posso servirvi?

Enrico                         - Ecco... Ma... Insomma...

Carlo Maria                 - Fin qua siamo d'accordo...

Enrico                         - Troverete voi stesso che non è il caso di chiedere spiegazioni...

Carlo Maria                 - Ma su che?... Si può sapere?

Enrico                         - Insomma... Da tre anni a questa parte io ho un'amante...

Carlo Maria                 - (irritato) E lo dite a me?...

Enrico                         - Se non mi lasciate parlare...

Carlo Maria                 - Avanti!... Avanti!...

Enrico                         - Ecco... Un amore... Naturalmente wn vero amore...  Corrisposto...

Carlo Maria                 - (con pazienza) Sentite, caro,..

Enrico                         - Ma se volete me ne vado...

Carlo Maria                 - No!... Continuate... Ci sono delle porte, che non possono rimanere socchiuse. O chiuse o aperte. Ormai aprite!

Enrico                         - Apro. Si dà il caso, abbastanza frequente credo, che uno di noi due si è stan­cato...

Carlo Maria                 - Uno di voi due? (Preoccu­pato) Ma chi?...

Enrico                         - Io.

Carlo Maria                 - (con disprezzo) Sentite... Ci vuole una faccia fusa coi bronzi nemici per a-vere il coraggio... (A un cenno di. Enrico) No... Aprite, aprite ancora...

Enrico                         - Ho interrogato la mia coscienza... Abbandonarla? Non farmi più vedere? Lasciar­la nel dolore, nel pianto, nella vergogna?

 Carlo Maria                - Guardatevene bene!

Enrico                         - Appunto!...

Carlo Maria                 - Mi pare di sognare!... Che cosa volete da me?

Enrico                         - Ho pensato che sarebbe opera più nobile, aspettare che si stanchi lei...

Carlo Maria                 - Ma... scusate... Si potrebbe sapere come mai vi è venuto in testa di no­minarmi vostro confidente onorario?... Perchè fino a un certo punto si fa appello al carattere, al senso morafle, alla prudenza... Ma al di là è facile scoppiare... E se scoppio io, giovanotto...

Enrico                         - Insomma... tra me e voi c'è... non. so come dire... una incompatibilità di carat­tere. Non mi lasciate parlare.

Carlo Maria                 - Ma non sapete parlare! Voi non parlate, in questo momento voi tirate dei calci...

Enrico                         - La colpa è della vostra signora!...

Carlo                           - (fuori di se, ma trattenuto dalla mera­viglia, tra se) Oh, che fiore di mascalzone!... Ma io non vi ho chiesto di chi è la colpa!

Enrico                         - Mi ha lei stessa consigliato di venire da voi. (Tra se) Lo sapevo che finiva male...

Carlo Maria                 - Lei stessa?

Enrico                         - Sì, mi ha detto che nessuno come voi conosce l'arte di stancare il cuore di una donna. Ecco: vi chiedo semplicemente d'inse­gnarmela.

Carlo Maria                 - Ah!... Mia moglie vi ha det­to?... Ma guarda un po' che complicazioni ha la psicologia,

Enrico                         - Vogete?

Carlo Maria                 - Un momento. Ci penso... (Co­me a se stesso) Sì, sì... entra nel mio sistema... C'entra perfettamente... E' bello, anzi... sede­te!... (Enrico siede) Ma chi mi... avesse detto che io sarei stato chiamato a...

Enrico                         - Ma sarà bene che io vi spieghi...

Carlo Maria                 - Ma che cosa volete spiegare a me? Per carità, tacete... Noi stiamo facendo una conversazione scientifica. Noi stiamo studian­do un problema psicologico: come ridurre una donna, una donna... così... In uno stato morale comatoso... Ecco tutto. Non bisogna distrarsi con le piccolezze... Anzi, non guardiamoci nem­meno in faccia. Voltatevi così. Ci sembrerà di esser soli... Io, col mio passato e le mie espe­rienze personali, e voi con le vostre speranze. Lezione prima. Rispondete brevemente. Ha qual­che sospetto intorno alla vostra crisi sentimen­tale?

Enrico                         - Vagamente sì... Stavo proprio oggi baciandola...

Carlo Maria                 - (con un pugno sulla tavola) Niente particolari, perdio!  Vagamente,  sì...

Enrico                         - Ecco...

Carlo Maria                 - Zitto!... Veniamo al pratico. Guardatevi bene dal ripeterle che non l'amate...

Enrico                         - Sissignore.

Carlo Maria                 - Bisogna che il cuore della donna non abbia alcun dubbio circa l'amore dell'uomo. Dev'essere tranquilla sul stio conto. Allora si crea in lei l'atmosfera della crisi personale. Quando dirà, per esempio: «Caro, tu mi ami come puoi e come sai, ma... », avrete il primo sintomo della crisi. Non lesinate le prove d'amore... Datele molte prove d'amore... Se vi sentite, potreste anche tentare un piccolo suicidio... No?

Enrico                         - Ma... veramente... non mi piace...

Carlo Maria                 - Ma insomma grandi prove!

Enrico                         - E' difficile, perchè data la situa­zione, non posso nemmeno rapirla.

Carlo                           - (vivo) Guardatevene bene! Non è una prova quella, ma uno spettacolo domeni­cale. L'importante è che ella non abbia dubbi sul vostro conto. Ottenuto questo primo risul­tato, siamo sul buon terreno. Procediamo. Vi piace la musica?

Enrico                         - Sì...

Carlo Maria                 - Ecco, qui andiamo male. D'o­ra innanzi dovrete sbadigliare soltanto a sentir­ne parlare.

Enrico                         - Ma lo sa che mi piace.

Carlo Maria                 - Fingete di aver finto che vi piacesse, e fingete di seguitare a fingere...

Enrico                         - Oh... Cielo!...

Carlo Maria                 - Ma sì! Fate un sorriso idiota tutte le volte che vi costringerà a dir bene di Strawinsky... E i fiori? Badate che i fiori hanno una grande importanza nelle donne... Bisogna trascurarli affatto, pestarli, trattarli con mano incauta... magari mangiarli!... Così anche le bestie... I pesciolini, gli uccelli, i gattini, i ca­gnolini... Un solenne calcio al cagnolino... E come andiamo con le bugie?... Ne dite?

Enrico                         - Ecco... Io ne direi magari... ma ar­rossisco e si capisce tutto...

Carlo Maria                 - Male, male... Non arrossite! Del resto basta dirne una: ma bella, grossa... Dopo potete dire tutte le verità che volete... Non vi crederà più.

Enrico                         - Com'è difficile!...

Carlo Maria                 - Difficile? Certo che come in tutte le arti, anche in questa ci vuole un po' di predisposizione naturale, ma credo che ci riuscirete... Oh... Mi dimenticavo... Le commemorazioni... La donna è un animale storico e erono logico... Non ha in testa che date e ore. Le date, soprattutto, dimenticatele.

Enrico                         - Anche il capodanno?

Carlo Maria                 - No, le feste ufficiale va bene... Non vi crederebbe se ve le dimenticaste. Dico! la data  del primo bacio, la data della prima  passeggiata in barca... del primo... Insomma... Tutte le prime cose... Dimenticatele. Vedrete il] suo amore mutare misteriosamente in meno di venti minuti... Oh!... A proposito di minuti, spero che voi non apparterrete a quella noiosa categoria di uomini che arrivano agli appunta­menti all'ora giusta...

Enrico                         - Oh no. Io arrivo sempre prima.

Carlo Maria                 - State bene attento: uno dei più potenti irritativi dell'animo femminile, è ar-1 rivare sempre mezz'ora dopo. Arrivare mezz'ora dopo e non accorgersi che ha un abito nuovo... A proposito, mettete tutta la vostra buona vo­lontà a non pronunciare mai una sola parola sul conto delle nuove toilettes!... Basta sbagliare il colore di una toilette per rovesciare da un momento all'altro tutta la psicologia...

Lola                            - (entra) Volete accompagnarmi, En­rico?

Enrico                         - (balzando in piedi di scatto) Con piacere, signora!

Carlo Maria                 - (alla moglie) Cos'è?... un nuovo cappello?

Lola                            - Oh... Vuol piovere! Credo che sia la prima volta che mio marito si avvede che ho un cappello nuovo!

Carlo Maria                 - Me ne sono accorto perchè ti sta male.

Lola                            - Mi sta male? Questo cappello mi sta male? Un modello perfetto!... Enrico!... mi sta male!... Ci vuole un bel coraggio!...

Carlo Maria                 - Calmati, cara... Non credevo 1 di offenderti... Come modello sarà anche per­ fetto, ma tu stessa hai sempre detto che il viola non ti dona... (// cappello non è viola). .

Lola                            - Viola?... Questo cappello è viola?...

Carlo Maria                 - Viola viola no... Ma tende...

Lola                            - (irritatissima) Senti, senti, fammi il favore di non dire altro perchè se no ci fai pro­prio la figura dell'imbecille... Vi aspetto, En-  j rico... (Via).

Carlo Maria                 - (con aria trionfante a Enrico) Visto? Un esempio!... Il resto a domani, giovanotto, dalle quattro alle cinque!

FINE DEL SECONDO ATTO

ATTO TERZO

La scena è come al secondo atto.

Traverso                      - (è in scena come uno che attende. Si guarda intorno oziosamente, si batte le gi­nocchia. Si bussa. Si ribussa. Traverso tace).

Carlo Maria                 - Si può? Non c'è nessuno qui?... Ah, siete voi... Ma perchè non fate sen­tire la vostra voce?

Traverso                      - Non ne avevo il diritto...

Carlo Maria                 - Avete bisogno di me?

Traverso                      - Sì... Vi ho domandato questo col­loquio per un consiglio.

Carlo Maria                 - Voi? A me? Avete moglie?

Traverso                      - Non più!

Carlo Maria                 - Avete un'amante?

Traverso                      - Non ancora!

Carlo Maria                 - E allora che consiglio volete?

Traverso                      - Perchè? Voi non potete parlare d'altro?

Carlo                           - Oh, io posso parlare di molte cose. Ma mi sono specializzato...

Traverso                      - In che cosa precisamente?

Carlo Maria                 - Che domanda... Mi sono spe­cializzato nell'arte di non farsi amare. Io sarei il rovescio di Don Giovanni. Se ne sentiva la mancanza...

Traverso                      - Sì, ma non è di questo...

Carlo Maria                 - Un'arte magnifica, sapete?... Io distruggo tutte le situazioni drammatiche escogitate fin qui. Tutte no, ma una considerevole percentuale.

Traverso                      - Bene. Ma io non sono venuto per un consulto di questo genere.

Carlo Maria                 - Me ne dispiace.

Traverso                      - Dispiace anche a me... Anzi più a me... La vostra è un'arte per i giovani... No. Io sono venuto per un importante affare che ha attinenza con la vostra famiglia...

Carlo Maria                 - Con la mia famiglia?

Traverso                      - Sono incaricato dalla principes­sa Fanny Shelder di una importante missione.

Carlo Maria                 - Ma Fanny è sempre qui... Non ha detto nulla...

Traverso                      - Non ha detto nulla. Ma dico io... Parliamo francamente e senza perifrasi diplo­matiche. Voi siete senza dubbio informato dei termini del testamento del povero Franco Shel-de, a favore della vedova...

Carlo Maria                 - (imbarazzato) Ma, scusate... In che veste venite?... Di amico, di...

Traverso                      - Io sono il banchiere di donna Fanny e suo amico personale...

Carlo Maria                 - Ma da quando?

Traverso                      - Da qualche tempo... Mi pare po­chi giorni dopo il nostro ultimo incontro al. Grand'Hòtel... Ma ciò non ha importanza. Voi conoscete quel testamento?...

Carlo Maria                 - Voi volete un consiglio o delle confidenze?

Traverso                      - (irato) Ma insomma, parliamo chiaro...

Carlo Maria                 - Calma, calma... Se non par­late chiaro voi...

Traverso                      - Le condizioni patrimoniali di don­na Fanny sono disastrose... Ha appena di che vi­vere con un decoro che tuttavia è ben lungi dal suo titolo e dal suo diritto...

Carlo Maria                 - Mi dispiace, ma nelle vostre mani...

Traverso                      - Appunto. Quel povero principe era molto innamorato di Anastasia... troppo. E ha commesso morendo due ingiustizie : una verso la moglie e una verso la sorella. Che ne dite?

Carlo Maria                 - Io dico che sarà andato al­l'inferno.

Traverso                      - Ora, io penso, se i morti hanno dei capricci, non potrebbero i vivi porvi riparo?

Carlo Maria                 - E come?

Traverso                      - Mettendosi d'accordo, evitando le questioni giudiziarie. Donna Fanny apprezza molto la condotta di Anastasia... Dice che è la virtù personificata.

Carlo Maria                 - Lo dicono tutti...

Traverso                      - Ma si rende perfettamente conto che una donna giovane e bella come lei non può lungamente resistere alla necessità di un amore, di una famiglia...

Carlo Maria                 - Donna Fanny può deporre tutte le speranze in proposito'. Nessuno meglio di me può dirlo... E' sempre qui... La vedo, la seguo, la scruto... No no, caro... Quella è una donna per la quale la virtù non è uno sforzo ma una necessità...

Traverso -                    - Sì, ma tuttavia... Un marito po­terebbe darsi...

Carlo Maria                 - Macché, macché...

Traverso                      - (irato) Come, macche?... Che ne sapete voi?

Carlo Maria                 - Ma io dico « macché » lo stesso...

Traverso                      - Mi volete lasciar finire o no? Potrebbe essere, dice donna Fanny, che Anasta­sia poverina sentisse il bisogno... (Segni silen­ziosi di protesta di Carlo Maria) Ma siete osti­nato, sapete? Sentisse bisogno di... Un amore... Di qualche cosa... Ma sì, ma sì... Finora lo so... Finora non ha sentito nulla... Ma se fosse, dico se fosse, 'perchè dovrebbe negarselo? Per il ti­more di essere gettata sul lastrico da una balor­da disposizione testamentaria? Orbene, Fanny rende tutta intera la sua libertà,.. Fanny tende la mano ad Anastasia...

Carlo Maria                 - Per prendere quanto?

Traverso                      - Ma... Io non so... Si potrebbe di­scutere. Oh, donna Famiy non ha certo folli pretese... Insomma, si vedrebbe... Ma voi, che consiglio mi date? Parlare ad Anastasia diret­tamente o attendere che voi... che siete un a-mico così delicato...

Carlo Maria                 - Un momento. (Pausa) Per­mettetemi di cambiare discorso un momento. Vedrete che ci ricaschiamo a pie' pari. Vi ho detto, è vero, che mi sono specializzato...

Traverso                      - Sì, ma non vedo...

Carlo Maria                 - Un momento solo... E ho un discepolo. Sapete chi è?

Traverso                      - Se non me lo dite...

Carlo Maria                 - Enrico.

Traverso                      - (pensa un po') Ah.., Voi inse­gnate a Enrico... Siete eroico!... E... impara, impara?...

Carlo Maria                 - Sì, sono contento. Ha delle grandi qualità quel ragazzo... E' cambiato da così a così...

Traverso                      - Tanto simpatico...

Carlo Maria                 - No, basta... Adesso è insop­portabile... Ah, sì... Son davvero soddisfatto con me per questo, ma più mi avvicino alla meta... più temo. Perchè, capite? Io ho posto in questa mia opera di educazione morale delle grandi speranze...

Traverso                      - Lo capisco... E' molto bello tut­to ciò...

Carlo Maria                 - Delle speranze definitive... Perchè o lei... la  donna che egli amò, lei...

Traverso                      - Capisco...

Carlo Maria                 - O lei perde in questa esperien­za qualsiasi illusione nell'amore romanzesco è si chiude definitivamente in casa... O si presenta la possibilità che io mi trovi fra i piedi un do­mani più o meno lontano, un altro allievo... E poi un altro... Tutta una scolaresca!... Io sono fermamente fissato su questo principio: meglio uno solo... Ora voi comprendete che io sono in uno stato d'animo delicatissimo... Bisogna che io mi decida. Tentiamo il tutto per il tutto?

Traverso                      - Ma certo, ormai...

Carlo Maria                 - Sono a un pelo dal capola­voro... Perciò mi trovate così nervoso...

Traverso                      - Mi pare che non abbiate altra via che questa e di confidare nella provvidenza...

Carlo Maria                 - Bene. Sì... Via i dubbi... Via le incertezze... Fino in fondo, voi dite?...

Traverso                      - Ma certo!

Carlo Maria                 - Allora del vostro affare, per ora, niente.

Traverso                      - (irato) Ma non scherziamo... Che cosa c'entra?...

Carlo Maria                 - (tirato più di lui) Ma sicuro che c'entra. L'avete capito o no che io sono ia un momento delicatissimo? Gettate una bomba simile in quest'atmosfera sottile, vibrante... ul­trasensibile, e tutto va all'aria. Nessuno pensa più alla psicologa, tutti pensano ai quattrini e i problemi morali fanno un passo indietro... Oh, non avete un'idea della delicatezza del mio lavoro... E' una tela di ragno che trema al pia piccolo alitare del vento, è un velo trapunto di raggi lunari, una evanescente fantasìa di fili di pioggia e cristalli di neve...

Traverso                      - Oh, oh...

Carlo Maria                 - (altro tono) Ma sì... E' l'ar­tista che parla...

Traverso                      - Alle corte. Per quanto la vostra faccenda rivesta un carattere di urgenza, dire­mo così, psicologica... farò come volete... Ma ci sarà molto da aspettare?

Carlo Maria                 - E chi lo sa?... Un'ora... Uà anno...

Traverso                      - Un anno?

Carlo Maria                 - Dico per dire. In ogni modo rispettate il mio segreto e avrete in me un po­tente alleato... Tanto più potente se...

Traverso                      - Già... Se avrete ripreso in casa vostra ima posizione predominante...

Carlo Maria                 - Benissimo... E ora sono co­stretto a privarmi deila vostra compagnia... So­no le tire e cinquantacinque. Alle quattro ho lezione... (Si suona internamente) Sentite? Puntuale come la fatalità... Arrivederci...

Traverso                      - Arrivederci e... Mi raccomando a voi... (Via).

Carlo Maria                 - Va bene!... (Solo, canterella soddisfatto di se. Entra Enrico).

Enrico                         - Buongiorno...

Carlo Maria                 - Buongiorno... Novità?

Enrico                         - (alza le spalle).

Carlo Maria                 - Perfetto.

Enrico                         - Che novità volete che ci siano?... Si tira avanti così... Io ripeto quasi giornal­mente i punti più salienti delle vostre lezioni... Ma è una morte!... Una disperazione!...

Carlo Maria                 - Piano, piano, ragazzo mio... Siate prudente...  Insomma nessuna novità.

Enrico                         - No. Noia.

Carlo Maria                 - Benissimo...

Enrico                         - Che cosa vuol dire? Mi ha detto che farei bene a cercarmi un impiego...

Carlo Maria                 - Vi ha detto così?Benissimo... Si marcia, si marcia a gonfie vele... Proseguia­mo...

Enrico                         - No. Scusate... Oggi no. Ho i nervi... Non so, mi darei degli schiaffi...

Carlo Maria                 - Benissimo. Non potete sop­portare voi stesso... E' una grande forza nel vo­stro caso...

Enrico                         - Va bene, ma parliamo d'altro...

Carlo Maria                 - Noi due non possiamo par­lare che di questo...

Enrico                         - Allora non parliamo di nulla.

Carlo Maria                 - Non è divertente... Preferisco andarmene a mediare... A meditare per voi... Arrivederci... (Via. Enrico rimasto solo sbadi­glia).

Anastasia                    - (si sente la voce) -- Cucù, cucii...

Enrico                         - (alza gli occhi al cielo. Con voce arti­ficialmente affettuosa ma senza muoversi dal luogo nel quale si trova) Dove sei, gattino?... Se ti pesco!...

Anastasia                    - Cucù...

Enrico                         - (come sopra) Se ti pesco...

Anastasia                    - (entra e senza slancio abbraccia Enrico).

Enrico                         - Ah, sei qui?... Gattino, gattino...

Anastasia                    - Non mi cercavi nemmeno...

 Enrico                        - Ma sai, mi stavo accomodando la cravatta.

Anastasia                    - E non avevi il tempo di farlo prima? Sei venuto tanto tardi anche oggi che il tempo per farti il nodo avresti dovuto trovar­lo. Vorrei sapere dove perdi il tuo tempo.

Enrico                         - Ma... Non so...

Anastasia                    - Vedi? Ti dimentichi di me!

Enrico                         - (che sta mangiando un fiore) Di te? Oh, cara, che dici?

Anastasia                    - Ma che fai? Ancora? Non vuoi perdere questo nuovo vizio di mangiare i fiori? Le m".e rose! (Corre ad accarezzarle) Ma guarda come sono belle! E tu le mangi... Ah! (Torna al suo posto come a dire: « Quest'uomo è una miseria ».

Enrico                         - (ridendo) Sono diventato vegeta­riano! Non hai pensato a una insalatina di mu­ghetti?

Anastasia                    - Come sei spirituale!

Enrico                         - Volaltre donne, se non vi attaccate alle frasi fatte, non vi reggete!...

Anastasia                    - Si va bene. Ti faccio osservare che su questo tema mi hai già intrattenuta un'al­tra volta. E' la solita musica...

Enrico                         - A proposito di musica, non ne ab­biamo parlato da un pezzo... La musica... Che cosa odiosa!

Anastasia                    - Ma che c'entra?

Enrico                         - Niente... Si parla del più e dei me­no, di fiori, di tante cose... perchè non si dovreb­be parlare di musica? Ti ricordi di quella sere­nata, no... Cos'era quella cosa che tu sonavi al pianoforte... che ti piaceva tanto...

Anastasia                    - Ma... la Canzone triste di Ciai-kovschi.

Enrico                         - Che cretino quel Ciaikovschi!

Anastasia                    - Francamente, io non capisco che cosa c'entri ora questo discorso... In ogni modo mi permetto di ricordarti che piangevi anche tu, quando suonavo quella composizione...

Enrico                         - Piangevo? (Sorride) Ah!... Già... piangevo, se no, non mi amavi...

Anastasia                    - Ah... così che tu... fingevi...

Enrico                         - Fingevo... No. Piangevo davvero, ma pensavo a delle cose tristi della mia fami­glia.

Anastasia                    - Ah... (Rimane come stupefatta).

Enrico                         - (a se) Questo sarebbe il momento di dare un calcio al cagnolino, ma ci vorrebbe il cagnolino...  (Dà un calcio all'aria) Via!..

Anastasia                    - Cos'è stato?

Enrico                         - M'era parso che ci fosse un cagno­lino.

Anastasia                    - Ma che ti salta in testa? Non ho mai tenuto cani qui in città...

Enrico                         - E' vero... già, peccato!... ma chis­sà perchè... mi pareva di essere in campagna. Ho un sapore di erba in bocca...

Anastasia                    - Come sei carino...

Enrico                         - E tu come sei di umore nero.

Anastasia                    - Io?... Hai del coraggio dav­vero... Ma se, io sono venuta qui allegra, con­tenta...

Enrico                         - Là là... (Con un sospiro) Ora ba­sta... Via... Facciamo la pace... (Le si avvicina con evidente buona volontà).

Anastasia                    - (allontanandolo) No, no, ora non ho voglia di sciocchezze.

Enrico                         - (con ira) Ma allora cosa devo fare? Mi dici come devo fare? In un modo non ti va, nell'altro non ti va...

Anastasia                    - Eh?... Questo tono?...

Enrico                         - (con falsa compunzione) Sì, va be­ne.. Hai ragione... Scusami... Ma anche tu mi tratti in un modo...

Anastasia                    - Io?... Ma che cosa stai dicen­do?...

Enrico                         - Tu non hai mai rifiutato un mio ba­cio come hai fatto adesso.

Anastasia                    - Perchè così non me lo avevi mai offerto...

Enrico                         - (sulla via delVira) Ma senti, ca­ra... Sono ormai tre anni e mezzo...

Anastasia                    - Come li conti...

Enrico                         - Senti chi parla... Che sta attenta agli anniversari...

Anastasia                    - Ma io li conto come feste... Tu suoni a morto...

Enrico                         - Andate a ragionare con le donne...

Anastasia                    - Le donne, le donne... Smettila di parlare delle donne... Io non sono le don­ne...

Enrico                         - Insomma hai intenzione di conti­nuare uni pezzo così? Perchè se mai me ne vado. Io l'amore non lo concepisco così, io... Io non Arengo qui per bisticciare e per sentirmi dare lezioni di creanza...

Anastasia                    - Lezioni?

Enrico                         - Ma sì, credi che non abbia veduto l'occhiata di disprezzo che mi hai dato quando sei venuta a vedere quante rose avevo mangia­te?... Per averne assaggiato una foglia...

Anastasia                    - Ti ho guardato come si guarda un fenomeno spiacevole...

Enrico                         - Mi pare che da un po' in qua lo sto  diventando  abbastanza  frequentemente  ai tuoi occhi.

Anastasia                    - No, senti, siediti e ragioniamo...

Enrico                         - Bene, mi devi dire in che cosa io ti ho offeso...

Anastasia                    - No... Ascolta... Tu mi devi dire la verità. Sei buono di dire la verità? Prova. Tu non mi hai più...

Enrico                         - Io?... Hai un bel coraggio, sai... Ma se...

Anastasia                    - Allora tu mi ami ancora?

Enrico                         - (polemico) Io, sì!

Anastasia                    - Come sei musicale.

Enrico                         - Musicale... Rispondo... E' un sì naturale!...

Anastasia                    - (con l'aria di un professore che vuole prendere alla sprovvista uno scolaretto) Allora, se mi ami, che giorno è oggi?...

Enrico                         - Oggi?... Oggi... E'... Oh, lo ricordo benissimo, ma tu mi fai parlare...

Anastasia                    - Che giorno è oggi?

Enrico                         - Ah... sì... (con un sorriso di trion­fo) tre anni fa, giusto a quest'ora noi due soli, in una casetta del bosco di San Damiano...

Anastasia                    - (stupita) Cosa? Nel bosco... E che cos'è questo bosco di San Damiano?.. Con chi sei  andato  nel bosco  di  San Damiano?...

Enrico                         - Già, già... Hai ragione, niente bo­sco di San Damiano... Oggi ne abbiamo quat­tordici... Vedi se mi ricordo? Quattordici!

Anastasia                    - Rispondimi... Dov'è questo bo­sco di San Damiano?

Enrico                         - Non lo so... Mi sono confuso... Ti sembrerà strano, ma ti giuro che mi sono con­fuso... Devo averlo letto in un romanzo.

Anastasia                    - (singhiozzando) Impostore!... Nulla ricordi, nulla!

Enrico                         - Sciocca! Non vedi che scherzo? Vuoi che non mi ricordi che cos'è il 14 ago­sto?

Anastasia                    - Lo ricordi? E perchè allora mi fai tanto penare... Cos'è?

Enrico                         - Il 14 agosto!... il 14 luglio è... la presa della casa... e il 14 agosto... eh, mi ri­cordo perfettamente... Lugano... Hotel Du Lac...

Anastasia                    - (fredda) E questo in che ro­manzo l'hai letto?...

Enrico                         - (seriamente) Io mi farei turco per sapere...

Anastasia                    - Venezia; camera...

Enrico                         - Quattordici...

Anastasia                    - Ventotto...

Enrico                         - Il doppio!... decisamente io fumo troppo... Il fumo rovina la memoria...

Anastasia                    - Ma dimmi serenamente, franca­mente, che non mi ami più... Che io possa almeno conservare di te un ricordo meno pe­noso...

Enrico                         - Anastasia, hai ragione!... Hai ra­gione... non so come dirti!... Se guardo bene nel fondo del mio cuore, io trovo che... ti amo, ti amo tanto!... (Come ricordando la lezione di Carlo Maria; tra se) Grandi prove d'amore!... (Poi ad Anastasia) Ma un piccolo sentimento nuovo si è sostituito...

Anastasia                    - Basta. Ho capilo. (Sta per an­darsene. Enrico non si muove. Anastasia si volta) Basta! Ti sarei grata se mi evitassi la noia della tua presenza. (Via).

Enrico                         - Austerlitz! che vittoria!... Però que­ste vittorie si consolidano con la fuga!...

Carlo Maria                 - (batte alla porta) Si può?...

Enrico                         - Avanti, avanti...

Carlo Maria                 - Siete solo?

Enrico                         - Solo, ma felice!... Maestro, lasciate che vi abbracci!

Carlo Maria                 - Piano... Non permetto!...

Enrico                         - Scusate, ma non so come dimo­strarvi la mia riconoscenza. Non ho più biso­gno di lezioni. Ho dato l'esame finale e sono slato promosso!

Carlo Maria                 - Promosso, dite?... Ma, siete ben certo di non essere rimandato alla sessione di ottobre?

Enrico                         - No! Promosso! Non c'è dubbio! Me lo ha detto lei stessa... Era lì... No; era qua... No...

Carlo Maria                 - Spéro che non ci vorrete met­tere una lapide!...

Enrico                         - Ha detto: « Ti sarei grata se mi evitassi la noia della tua presenza »... (Com­pare Lola) Ah, signora, signora! Come sono fe­lice... Se sapeste!...

Carlo Maria                 - (intanto ha fatto un salto indie­tro e guarda con crescente affanno i due che parlano tra loro).

Lola                            - Lo so, lo so!... E speriamo che sia una cosa definitiva... duratura! Perchè, inten­diamoci bene, per conto mio, basta!

Enrico                         - State tranquilla... E' una donna di carattere!

Lola                            - Ebbene, avevo ragione, o no, di affi­darvi alla guida di mio marito?

Carlo Maria                 - (scoppiai) Ma!... Ma allora...

Lola                            - Carlo, che hai?... Perchè fai quella faccia?

Carlo Maria                 - Allora si trattava di A... Ana... Anana...

Lola                            - Anastasia.

Carlo Maria                 - Sicché, tu... voi... Niente!...

Lola                            - (offesa) Carlo!... Che intendi dire? Io posso guardarti in faccia senza rimorsi!...

Enrico                         - (con la risata propria di chi fa una lieta sorpresa) Anch'io... anch'io!...

Carlo Maria                 - Ah!... E me lo dite così... Con l'aria di darmi una buona notizia... E aspet­tate, scommetto, delle felicitazioni.

Enrico                         - Ma...

Carlo Maria                 - Ma dove avete la coscienza?... Guardateli!... Si meravigliano... Non capisco­no... Non sentono che la mia vita è rovesciata... Scardinata... Spezzata per la seconda volta... Sì, sì... Rovesciata, perchè io avevo accettato, da uomo moderno, il peso della mia situazione. Mi ero sacrificato, io! Avrei potuto lavorare, avrei potuto seguitare a divertirmi, giuocare, vivere insomma, come ogni altro uomo! Niente!... Tutto, tutto mi sono vietato perchè qualche cosa di puro restasse in casa mia. Inve­ce nulla!... Tutto uno scherzo... Tutta una fin. zione!... Un capolavoro buttato all'aria!

Lola                            - Ma Carlo!... (A Enrico) Enrico, scu­sate... Non vedete che diventa matto? Non ave­te niente da dire?

Enrico                         - Io no...

Carlo Maria                 - E mentre io, povero allocco di marito, non vedevo nulla, tutto il mondo, ma­gari, sapeva e rideva!

Lola                            - i Ma no, Carlo!... No! Nessuno sapeva niente...

Carlo Maria                 - E non un amico, perdio, non un amico che mi abbia mandato una lettera anonima!

Enrico                         - Già..: I mariti sono sempre gli ulti­mi a sapere!

Carlo Maria                 - Ma state zitto voi! Mi mera-viglio che abbiate il coraggio di rivolgermi an­cora la parola!... Dopo quello che avete fatto!

Enrico                         - Che non ho fatto!

Carlo Maria                 - Macché, non ho fatto! Vorre­ste forse negare che voi due per tre anni mi avete ingannato?

Enrico                         - Ingannato... Nel senso che, pur­troppo, non vi abbiamo ingannato.

Carlo Maria                 - In un senso o nell'altro è lo slesso! Il ifatto è che ora sono qui nello stesso stato d'animo del giorno ohe credetti colpevole mia moglie... L'anima che sobbalza da così a così... E adesso dovrei cambiare ancora una volta il mio sistema mentale, i miei giudizi, le mie opinioni, sul matrimonio, la donna, la vi­ta... Mentre il mondo mi guarda e ride, conti-mia a ridere... Perchè ormai non c'è più nessuna differenza fra adesso e prima.

Enrico                         - Per me, ci trovo una grande diffe­renza!...

Carlo Maria                 - Ah, tacete!... Ora che vi guardo bene mi dico tre volte dell'imbecille per non aver capito che era assurdo...

Lola                            - Ah, Carlo!... Ecco la prima cosa buo­na che dici in questa occasione!... lascia parlare me, ora! La rea, l'autrice di questa tragedia.

Carlo Maria                 - Non cercare di giustificarti, sai... Non v'è nulla che possa farmi dimen­ticare...

Lola                            - Ebbene, ciò vuol dire che avremo qualche cosa da non dimenticare tutti e due.

Carlo Maria                 - Adesso non ricominciare con la storia antica...

Lola                            - E' la causa della storia moderna!... Ma non ti dico che una cosa sola: ci sono tre o quattro nomi di donna che basterebbero da soli a dire tutto il mio dolore e l'affanno della mia vita di giovane sposa... Vuoi che te lo ricordi?

Carlo Maria                 - No! Taci! Non vedi che c'è un intruso che ascolta? Siete ancora qui, voi? Ma che volete ancora? Volete una lezione sul modo più veloce di scendere le scale?

Enrico                         - Signore!... Io non posso lasciare una donna compromessa per colpa mia, alle pre­se con un marito infuriato! (Carlo sta per sca­gliarsi su Enrico, ma il telefono squilla. Carlo si ferma. Enrico, che aveva avuto paura, si calma. Lola va a rispondere).

Lola                            - Pronto?... Ah, sei tu, Fanny?... No, niente di nuovo... La solita vita... Carlo?... Che cosa deve fare?... sì... sì. (Con gioia) Oh cara... ma certo, ma certo... E c'era bisogno di mandare il tuo banchiere per questo?... Sì, sì, gliene parleremo... Sono molto contenta, molto contenta!... Arrivederci... (Depone il ricevito­re: a Carlo) E non mi dici nulla? Fanny pro­pone ad Anastasia un accordo sul testamento... e non mi dici nulla?...

Enrico                         - Come, scusate?...

Lola                            - Ah, che giornata!... Ormai non si tratta che di stabilire quanto... Quanto!... Poi mia sorella sarà libera, ricca e libera!... E non mi dicevi nulla... Lo vedi?

Enrico                         - (colpito dalla notizia sta come sba­lordito).

Carlo Maria                 - Mi pare di avere il diritto, l'umano diritto di considerare più importante ciò che sta accadendo a me... (Si avvede della presenza di Enrico) Ma voi, scusate, avete de­ciso di diventare un mobile in casa mia?

Enrico                         - (svegliandosi) Scusate, maestro.... Una domanda sola a poi me ne andrò per sem­pre.  Dipende  dalla  vostra  risposta...  Credete voi che una donna possa, un giorno o l'altro, perdonare a un uomo che ha dato del cretino a Ciaikovschi... che ha dimenticato il suo com­pleanno, che ha mangiato dei fiori?...

Carlo Maria                 - (ridacchia) No, caro... I miei insegnamenti sono fatali! Potete andare!...

Enrico                         - (con un sospiro) Oh... Anastasia... Cucù... Se ti pesco!... (Cupo) Addio, signora... (Bacia la mano) Addio, signore!... (Un largo saluto alla stanza ed esce).

Carlo Maria                 - (si siede affranto).

Lola                            - Dunque non mi vuoi perdonare?

Carlo Maria                 - Queste cose non si perdo­nano... Non si dimenticano... Ma non parliamo­ne più... Tu di là, io di qua... Buoni amici, ma...

Lola                            - No... Così no...

Carlo Maria                 - Me ne duole... Hai voluto cu­rarmi, guarirmi... Ma hai caricato le dosi... Or­mai sono avvelenato...

Lola                            - Sì, ma non sei morto...

Carlo Maria                 - E chi lo sa? Tre anni?... Non ti pare una esagerazione, uno scherzo simile per tre anni?

Lola                            - Caro... C'era anche mia sorella da salvare... E tu lo sai: quando si comincia a fare una buona azione, è difficilissimo smette­re... Ma ora... invece di essere contento di sco­prire che tua moglie è fedele, onesta, innamo­rata...

Carlo Maria                 - Non mi far ridere... Inna­morata!... L'amore... Ma che può restare del­l'amore dopo la triste esperienza che ho fatto io?

Lola                            - Ma se non era vero niente ?!...

Carlo Maria                 - Non era vero niente, ma l'esperienza l'ho fatta lo stesso. No; tu di là, io di qua... Buoni amici...

Lola                            - E sta bene. Hai detto di là? Però ricordati che questo momento tra noi non ri­tornerà mai più. La felicità ci passa da vicino, così da vicino che io ne sento persino il pro­fumo... Non tornerà più... Come vuoi... (Si avvia).

Carlo Maria                 - (sta per parlare e non dice che un:) Ma... (Poi si trattiene).

Lola                            - Hai detto?

Carlo Maria                 - Io?... Niente! (Lola sta per uscire; allora Carlo riprende) Ma come si fa a pretendere che un uomo da un momento al­l'altro... Ma ragiona: adesso io devo andare a cercare l'anima mia di una volta, che è cascata non so dove!... Devo pescarla come si fa col raf­fio quando la secchia è andata in fondo al pozzo... La troverò?... 'Non la troverò?... Mi pare impossibile... Guarda: vuoi la misura del mio mutamento? Poco fa tu m'hai detto di tre o quattro donne, che so io ? Ebbene, ti giuro che non ne ricordo nessuna... Parola!... Se dovessi dirne i nomi, non saprei, tanto si sono per­dute...

Lola                            - Se è per pescare la secchia in fondo al pozzo...  (sospirando) te li ricorderò io.

Carlo Maria                 - No, no... Non c'è bisogno... Ho altro da pensare...

Lola                            - Tu non hai più niente invece da pen­sare. Tu non hai che da ritrovare il tuo cuore giovanile... Oh, non temere, questi nomi me li cono ripetuti tante volte... E poi mi piace... voglio pronunciarli, almeno una volta, ad alta voce: Giovanna Drei... la ricordi?

Carlo Maria                 - Ah già... Giovanna Drei... (Man mano che i ricordi affiorano, Carlo si tra­sforma) Ah, già... Giovanna Drei... Uh... si per­de nel tempo...

Lola                            - Era bella...

Carlo Maria                 - (non convinto) Sì... abba­stanza...

Lola                            - Più bella di me...

Carlo Maria                 - Che c'entra... Era golosa... Un giorno la vidi mangiare delle paste... Basta, basta...

Lola                            - Marta Fasani...

Carlo Maria                 - (più ilare di prima) Sì, sì... Marta Fasani... Con quel passo melodramma­tico...

Lola                            - Era bella...

Carlo                           - Bella?... Per carità!... Aveva qui Bui labbro un neo grosso come un pisello! (Ride).

Lola                            - Come va?

Carlo Maria                 - Che cosa?

Lola                            - La secchia!... Si pesca?...

Carlo Maria                 - Non so... Mi pare di sentir parlare di personaggi di commedie antiche... Fedora... Andreina... La stessa cosa... To'... mi viene in mente un altro bel tipo... La polac­ca... Scusa eh... ma tra amici... Tu eri molto gelosa della polacca... Ma avevi torto... Una cretina!...

Lola                            -  Avevo  torto,  forse...  ma  soffrivo!

Carlo Maria                 - Molto?

Lola                            - Sì.

Carlo Maria                 - Gioventù!... Allora conosce­vo l'arte di farmi amare... Ti ricordi quando fuggimmo insieme a nasconderci per otto giorni alle Brioni?...

Lola                            - (commossa) Grazie...

Carlo Maria                 - Perchè?...

Lola                            - Sei riuscito a pescare anche un pic­colo ricordo di tua moglie...

Carlo Maria  (commosso, non sa che cosa dire) Sai... Un'idea chiama l'altra... Un pen­siero l'altro...

Lola                            - (con trasporto) Carlo!...

Carlo Maria                 - (con tono freddo come prima) No, no... Non avevo nessuna intenzione di l'arti la corte...

Lola                            - Io invece... avevo intenzione di fare un poco la civetta.

Carlo Maria                 - Ma via, saremmo ridicoli... Almeno io. Sarei ridicolo ormai... Ma guardami bene...

Lola                            - Che bell'uomo! Sì, sì, te lo dico fran­camente, senza adulazione, sei un bell'uomo... E poi simpatico... Se tu sapessi come ero con­tenta quando sentivo dire da qualcuno: « Però è un bell'uomo!... ».

Carlo Maria                 - Quel però è un poema!...

Lola                            - No, no, non fare il broncio un'altra volta... Cerca piuttosto di ricordare qualche altro particolare di allora. Mi piace tanto so­gnare il passato!... Forse è un modo di spe­rare... Pensa ancora...

Carlo Maria                 - Non ricordo niente.

Lola                            - Io sì. Quando venivi a casa per la cena, per esempio, i primi tempi.

Carlo Maria                 - Ebbene?

Lola                            - Non ricordi?... Io ti aspettavo leg­gendo qualche libro... Ecco, così... E senza capir niente di quello che leggevo col cuore un poco in moto, mi pareva di seguirti per le vie che percorrevi. Ecco : attraversa la strada, entra nel portone, sale le scale... i suoi passi si avvi­cinano per il corridoio... Ma non stare lì fermo, vai fuori e torna dentro...

Carlo Maria                 - Ma tu scherzi...

Lola                            - No, no... Per ricordare... Fammi questo favore... Per ricordare meglio i bei tem­pi, che tu pure hai richiamato poco fa...

Carlo Maria                 - Se ti fa piacere... Ma poi...

Lola                            - Poi... si vedrà... Vai fuori e rientra...

Carlo Maria                 - (eseguisce. Batte alla porta).

Lola                            - (a Carlo che compare con la testa sol­tanto) Ma no, che non battevi... Non è così... Riprova...

Carlo Maria                 - (apre con grande soddisfazione ma senza battere) Buona sera...

Lola                            - No, caro... No. Sei un testone!... Non era precisamente così... Pensaci bene e riprova un'altra volta...

Carlo Maria                 - (entra, si avvicina a Lola sen­za parlare e la bacia).

Lola                            - Caro!

Carlo Maria                 - Canaglia!

FINE